depurazione delle acque
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depurazione delle acque
in testa all’impianto, per ricominciare tutto dall'inizio (tranne la quota che è estratta di continuo per essere avviata alla linea fanghi). Nelle linee tradizionali (A e C), questo compito è svolto dai sedimentatori, larghe vasche di calma dove si lasciano appunto sedimentare i fanghi, mentre l’acqua depurata si separa in alto ed è scaricata. Questo è il sistema di separazione acqua/fango tradizionalmente usato ma che è ormai insufficiente a garantire il rispetto dei nuovi e più restrittivi limiti di legge in tutte le condizioni di funzionamento (ed anzi spesso costringono a trattare meno acqua di quella che sarebbe teoricamente possibile) perché, in particolari condizioni critiche, una piccola parte dei fiocchi di fango riescono comunque a scappare assieme all’acqua depurata. Per questo motivo la nuova linea B adotta un innovativo sistema di “ultrafiltrazione a membrane cave in depressione” al posto della sedimentazione. In pratica, i fanghi sono separati facendoli passare attraverso delle speciali membrane con pori molto piccoli (di dimensioni medie di 0,00004 mm) che sono in grado di trattenere tutti i fiocchi di fango e persino i singoli batteri. Le membrane consentono di mantenere una concentrazione di fango molto maggiore in volumi ristretti: il risultato netto è che la nuova linea B occupa circa la stessa superficie della vecchia linea ma è in grado di trattare una quantità di acqua più di tre volte superiore. 4.5 – Affinamento linea A Per recuperare la piena potenzialità della linea A, come detto limitata dalla scarsa efficienza della fase di sedimentazione, è stata inserita una fase ulteriore, cosiddetta di affinamento, con lo scopo di trattenere anche quelle particelle solide che sfuggono con l’acqua. Questa sezione è costituita da due batterie necessità di un trattamento specifico per rimuoverlo fino al di sotto di questo limite. A questo scopo sono stati installati dei sistemi di dosaggio di un composto chimico (principalmente cloruro ferrico ma non solo) in grado di formare con il fosforo dei sali insolubili, che quindi precipitando sono allontanati dall’acqua assieme ai fanghi (si veda il successivo punto 4.7). 4.7 – Linea fanghi Quando i fanghi sono estratti dalle linee di trattamento, sono costituiti per oltre il 99 % da acqua e solo dall’1 % di cellule batteriche ("secco"), in queste condizioni non possono essere correttamente smaltiti. I fanghi sono perciò sottoposti prima ad un trattamento di ispessimento che aumenta il tenore di secco al 6-7 % circa e dopo avviati alla digestione anareobica che è il cuore della linea fanghi. In questa sezione i batteri sono mantenuti per alcune settimane in totale assenza di ossigeno (“anaerobiosi”) e di cibo, perché non sono alimentati con il liquame fognario; in queste condizioni i batteri che di volta in volta muoiono sono “digeriti” da altri batteri con produzione di biogas che può essere recuperato come fonte di energia. Al termine di questa fase la quantità di fanghi da smaltire si è alquanto ridotta perciò i fanghi possono essere estratti e sottoposti all’ultimo trattamento, la centrifugazione, che consente di ottenere un materiale semisolido con oltre il 20 % di secco. Questo materiale può essere smaltito in sicurezza ed essere utilizzato come fertilizzante in agricoltura o bruciato al Termoutilizzatore per produrre energia. 5 – Telecontrollo Tutto l’impianto è costantemente controllato con un sistema di gestione centralizzato; tutte le macchine e tutti gli strumenti di misura (oltre 8 mila punti) sono collegati ad un computer che ne registra i dati di funzionamento e segnala le anomalie o le misure non conformi. Secondo la gravità dell’allarme è possibile allertare immediatamente gli operatori. Alcune parti dell’impianto sono anche comandabili a distanza dall'operatore e altre funzioni sono automatizzate: sulla base dei valori misurati in campo è il computer stesso che, sulla base dei programmi di elaborazione preimpostati, provvede alle manovre necessarie. E N O I Z A DEPUR LLE DE ACQUE 6 – Consigli per l’uso Per un buon funzionamento di un impianto di depurazione è necessario evitare di scaricare in fognatura, tramite il WC, il lavandino o peggio in qualche tombino, sostanze chimiche come candeggina o altri disinfettanti (che uccidono i batteri) e altre come acidi, solventi e gasolio. È opportuno limitare anche l’uso di detergenti di ogni genere (contengono tensioattivi – le sostanze che fanno schiuma – che sono poco biodegradabili), e lo scarico di oli alimentari che sono dannosi (e per i quali esiste l’obbligo di conferimento separato). Altri prodotti in plastica o carta (bastoncini per le orecchie, assorbenti, mozziconi di sigaretta e tante altre cose) non devono essere buttati in fognatura ma smaltiti come rifiuti. Tutte queste sostanze possono causare gravi danni all’impianto e costi di gestione aggiuntivi che si trasformano in aumenti delle tariffe pagate per la depurazione. Stampa: STAGED - BS 4.2 – Equalizzazione La quantità ed anche la composizione del liquame fognario varia notevolmente durante l’arco della giornata (ed anche in qualche misura durante la settimana e nel corso dell’anno), in dipendenza dei normali ritmi delle attività umane. Ecco quindi che in alcune ore della giornata arriva pochissimo liquame (da mezzanotte alle 8), mentre in altri periodi ne arriva di più di quanto l’impianto possa trattare (da mezzogiorno a mezzanotte, con una flessione nel corso del pomeriggio). Questa continua alternanza comporta la difficoltà dell’impianto, e dei batteri in particolare, a funzionare regolarmente durante le 24 ore. Per questo motivo, il liquame in uscita dai pretrattamenti finisce in una grande vasca sotterranea (24 mila metri cubi) detta di “equalizzazione” perché ha lo scopo di equalizzare, cioè di rendere il più possibile costante la quantità di refluo avviato alle successive fasi biologiche. In pratica, l’acqua in più che arriva durante le ore di punta viene stoccata all’interno di questa vasca e restituita all’impianto di notte per compensare la carenza di portata. 4.3 – Fasi biologiche: denitrificazione e ossigenazione/nitrificazione Il cuore dell’impianto è costituito dalle vasche di trattamento vero e proprio, in cui i batteri operano la trasformazione delle sostanze inquinanti biodegradabili con produzione di sostanze minerali non inquinanti (sali minerali, CO 2 , acqua). I batteri, a differenza degli animali superiori, sono in grado di sopravvivere anche in assenza di ossigeno; questa loro capacità è utilizzata nell’impianto per trasformare uno dei principali inquinanti presenti in fognatura, l’ammoniaca (componente principale dell’urina), attraverso due passaggi successivi fino ad ottenere azoto gassoso che è liberato nell’atmosfera (della quale, peraltro, è il costituente principale). PARAMETRI ANALITICI PRINCIPALI (VALORI MEDI ANNO 2007) CONCENTRAZIONE NELLA FOGNATURA IN INGRESSO CONCENTRAZIONE IN USCITA DALLE MEMBRANE CONCENTRAZIONE ALLO SCARICO FINALE LIMITI DI LEGGE (D.Lgs. 152/06 e Regolamento Regionale 3/2006) 204 <1 2 25 405 12 21 125 Solidi sospesi (mg/L) 192 <1 4 35 Azoto Totale (mg/L N) Fosforo Totale (mg/L P) 38 7,3 9,8 5,50 1,6 1,9 10 (in vigore dal 01.01.2009) 1 (in vigore dal 01.01.2009) PARAMETRO (u.m.) 1BOD 5 (mg/L O2) 2COD (mg/L O 2) Nelle vasche di denitrificazione e ossidazione/nitrificazione i batteri sono mantenuti in agitazione per essere sempre a contatto con il liquame da depurare; la differenza tra le due vasche è che nella seconda si pompa aria per far sì che i microrganismi respirino l’ossigeno atmosferico mentre nella prima devono andarselo a procurare strappandolo ad altre molecole. La combinazione nitrificazione/denitrificazione consente in definitiva di rimuovere l’azoto dall’acqua per trasformarlo in un gas inerte; ciò è molto importante perché l’azoto (unitamente al fosforo di cui si parlerà più oltre) rappresenta un problema per l’ambiente acquatico causando la proliferazione incontrollata di alghe che progressivamente soffocano i corpi idrici (la cosiddetta “eutrofizzazione”). 4.4 – Sedimentazione ed ultrafiltrazione Al termine del processo depurativo i fanghi devono essere separati dall’acqua per poi essere riportati parallele, una costituita da membrane di ultrafilitrazione analoghe a quelle della linea B, mentre l’altra da filtri in tela con pori un po’ più grandi (circa 0,0004 mm). Dei sensori rilevano continuamente il contenuto di solidi in diverse sezioni dell’impianto ed un computer calcola quanta acqua far passare attraverso ciascuna sezione di filtrazione, al fine di garantire che lo scarico complessivo dell’impianto resti sempre all’interno dei limiti di legge. L’affinamento è solitamente fermo ed entra in funzione soltanto quando diventa necessario, tipicamente in inverno quando i fanghi attivi fanno particolarmente fatica a sedimentare. 4.6 – Precipitazione del fosforo Le nuove normative regionali impongono che, a partire dal 01 gennaio 2009, la concentrazione massima di fosforo allo scarico sia di 1 milligrammo per litro; ciò comporta la www.a2a.eu A cura dell’ Ufficio Comunicazione Brescia A2A S.p.A. - Maggio 2008 (1) Domanda biochimica di ossigeno (2) Domanda chimica di ossigeno 1 – La raccolta e la depurazione delle acque di scarico L’acqua usata per scopi agricoli, industriali o igienici deve essere opportunamente trattata per rimuovere gli inquinanti dovuti alle attività umane prima di essere restituita all’ambiente. Questo trattamento prende il nome di “depurazione delle acque reflue”. Gli scarichi raccolti e convogliati nella fognatura, che ha una struttura ad albero, i cui rami sono costituiti dai singoli scarichi che convergono in tubazioni di dimensioni via via crescenti, fino a convergere al “tronco”, che è il collettore principale all’impianto di depurazione. Le reti fognarie possono essere di due tipi: “separate”, nel caso di raccolta distinta degli scarichi (“acque nere”) e delle acque piovane ("acque bianche"), che sono recapitate in qualche corpo idrico superficiale o nel sottosuolo; “unitarie” o “miste” quando si raccolgono tutte le acque in un unico sistema comune. Oltre agli scarichi domestici le fognature possono raccogliere anche scarichi industriali, a condizione che questi siano compatibili con il funzionamento dell’impianto di depurazione. Il processo depurativo, infatti, è di tipo biologico perché è eseguito da una moltitudine di organismi microscopici, i batteri, che demoliscono o trasformano le sostanze di rifiuto e le rimuovono dall’acqua. Lo scopo ultimo della depurazione è quindi quello di produrre acqua di qualità sufficientemente buona per essere restituita all’ambiente senza alterarlo. 2 – La rete fognaria di Brescia La rete fognaria di Brescia si è sviluppata a partire dall’800 ed è tuttora in corso di completamento. Proprio per questa sua lunga storia la fognatura è in parte di tipo separato ed in parte mista, a 3 – La depurazione: aspetti generali Alcuni organismi unicellulari appartenenti al regno dei batteri sono in grado di utilizzare le sostanze di rifiuto biodegradabili come fonte di cibo. Un depuratore è un impianto industriale realizzato in maniera tale da sfruttare al massimo queste capacità. I batteri si riuniscono a formare colonie dette “fiocchi” che sono mantenute in sospensione nell’acqua. L’insieme ha l’aspetto del fango e per questo motivo tale processo depurativo è detto “a fanghi attivi”. Il cuore dell’impianto è rappresentato dalle vasche di trattamento biologico di denitrificazione e ossidazione/nitrificazione dal nome delle principali reazioni biochimiche che i batteri effettuano al loro interno. Prima delle vasche biologiche il liquame è sottoposto a trattamenti fisici di grigliatura e dissabbiatura per rimuovere tutto il materiale e le sostanze indesiderate che possono avvelenare la biomassa o danneggiare le apparecchiature dell’impianto. Dopo la fase biologica i batteri sono separati dall’acqua ormai depurata e riportati in testa all’impianto per continuare il loro lavoro. I batteri si cibano delle sostanze di rifiuto e si riproducono in continuazione. Secondo le condizioni ambientali ed operative ogni giorno la loro quantità aumenta dal 5 al 20%. Il surplus (detto “fango di supero”) deve quindi essere rimosso quotidianamente ed opportunamente trattato per consentirne lo smaltimento in sicurezza ed a costi contenuti, perciò una parte consistente dell’impianto di depurazione è destinata proprio a questo scopo (“linea fanghi”). L’insieme dei trattamenti depurativi veri e propri prende invece il nome di “linea acque”. Il tempo necessario per la completa depurazione varia secondo il tipo di processo e la portata, la nuova linea B acqua depurata in uscita dalla linea B causa delle diverse scuole di pensiero che si sono succedute nel corso dei decenni. Praticamente la totalità della città di Brescia è collegata alla fognatura e all’impianto di depurazione, con l'esclusione solo di alcune case isolate. La rete raccoglie anche la quasi totalità degli scarichi di Collebeato, Cellatica, Bovezzo e Rezzato, più una parte di quelli di Castenedolo, Gussago e Roncadelle. Nei prossimi anni la rete sarà ulteriormente estesa ad altri comuni della provincia, compresa la Val Trompia. Tutti i tratti fognari convergono verso l’impianto di depurazione posto nella frazione di Verziano tramite due collettori: uno raggiunge l’impianto da nord, raccogliendo la maggior parte delle acque della città e dell’hinterland, l’altro da sud raccogliendo la frazione di Fornaci e la zona industriale. generalmente è di circa 10 – 12 ore, mentre per il trattamento dei fanghi sono necessari tempi più lunghi, almeno 20 giorni. 4 – Il depuratore di Verziano L’impianto di depurazione di Brescia è stato costruito a partire dal 1980 quando è stata realizzata la prima linea adatta a trattare circa 12 000 m3/h di reflui, a cui si sono aggiunte negli anni due nuove linee di trattamento per altri 42 000 m 3 /h. In seguito sono stati eseguiti vari interventi di potenziamento e ristrutturazione, tanto che adesso l’impianto è in grado di trattare fino a circa 90 000 m3 di acqua al giorno (90 milioni di litri). La potenzialità depurativa comprende anche gli abitanti “fluttuanti”, vale a dire tutte quelle persone che raggiungono quotidianamente la città per lavoro, oltre a quegli scarichi industriali che finiscono in fognatura. L’impianto è stato adeguato ai nuovi limiti di legge (in vigore dall’1 gennaio 2009) che impongono standard di qualità allo scarico sempre più restrittivi, al fine di tutelare al meglio la risorsa acqua e l’ambiente in generale. 4.1 – Pretrattamenti Il liquame fognario contiene una grande quantità di materiali estranei che finiscono in fognatura, in parte a causa del comportamento non corretto di coloro che smaltiscono in fognatura dei materiali che invece dovrebbero finire nei rifiuti, in parte perché trascinati dalle acque di pioggia che confluiscono nei tratti di fognatura mista. Per questo è necessario inserire all’inizio dell’impianto una serie di pretrattamenti meccanici per rimuovere tutte le sostanze ed i materiali che possono danneggiare le macchine installate o il processo depurativo vero e proprio (o che comunque i batteri non sono in grado di utilizzare e quindi trattare). I reflui provenienti dal collettore nord (al momento costituenti circa l’85% del totale ma destinati in futuro ad aumentare a seguito del collettamento dei paesi dell’interland) sono sottoposti di seguito ad una grigliatura grossolana (costituita da barre di acciaio distanziate di 2 cm), ad una dissabbiatura/disoleatura (destinata, come evidente dal nome, alla rimozione delle sabbie e delle sostanze grasse ed oleose che sono poco gradite dai batteri), infine ad una grigliatura fine attraverso dei cestelli forati (simili a quelli di una lavatrice) con fori di 2 mm. Le sezioni dei pretrattamenti sono sufficientemente grandi da poter fare fronte anche al notevole aumento di portata che si registra in tempo di pioggia.