semestrale di letteratura e altre scritture anno XVI, numero 31

Transcript

semestrale di letteratura e altre scritture anno XVI, numero 31
incroci
semestrale di letteratura e altre scritture
anno XVI, numero 31
gennaio-giugno duemilaquindici
Mario Adda Editore
2
incroci
semestrale di letteratura
e altre scritture
Direzione
Lino Angiuli, Raffaele Nigro, Daniele Maria Pegorari
Redazione
Gina Cafaro, Esther Celiberti, Domenico Mezzina, Domenico Ribatti,
Salvatore Ritrovato, Marilena Squicciarini (segretaria), Carmine Tedeschi
Direttore responsabile
Salvatore Francesco Lattarulo
incroci 31
Curatrici degli “incroci po/meridiani”
Milica Marinković e Sara Ricci, per il Caffè culturale BaTaFoBrLe di Bari
In copertina: Massimo Ruiu, Anima marina, stampa su forex e vetro smaltato, installazione
presso il Museo “Pino Pascali” di Polignano a Mare, 2012
web – http://incrocionline.wordpress.com
Materiali e corrispondenza possono essere inviati all’indirizzo: [email protected]
Si collabora per invito.
Abbonamento annuale: euro 18,00
Una copia: euro 10,00
da versare sul c.c. postale n. 10286706
intestato a: Adda Editore, via Tanzi, 59 - 70121 Bari
Autorizzazione del Tribunale di Bari n. 2068 del 2012 (n. Reg. Stampa 32)
ISBN 9788867171811
ISSN 2281-1583
© Copyright 2015
Mario Adda Editore, via Tanzi, 59 - 70121 Bari
Tel. e Fax 080 5539502
web: http://www.addaeditore.it
e-mail: [email protected]
Finito di stampare nel mese di giugno 2015 presso Grafica 080 per conto di Mario Adda Editore - Bari
Sommario
Dove l’acqua canta
poesia indigena messicana presentata e tradotta da Emilio Coco
Sudamerica. Terre di colore, luoghi di dolore
un saggio di Giuseppe Ceddia
7
26
Resistenza e resistenze nella realtà quebecchese
un saggio di Milica Marinković40
Per una grafia unitaria della poesia nei dialetti alto meridionali
un contributo di Francesco Granatiero
53
Il mare della lingua
opere di Massimo Ruiu e testi di Wanda Marasco, Alexandra Zambà,
Helene Paraskeva, Oliver Friggieri72
Massimo Ruiu, il mare addosso
una nota di Francesco Giannoccaro
80
Il trenino
un racconto breve di Else Lasker-Schüler
82
Scrivere l’assenza
un commento di Claudia Ciardi
84
incroci 31
Editoriale5
4
Dameta Paleologa, il labirinto, il chiostro
una ‘predella’ narrativa di Esther Celiberti86
Una moderna sensibilità romantica: la poesia di Giuseppina Turrisi Colonna
un saggio di Giovanni Inzerillo
89
Il mestiere di scrivere. La resistenza personale di Virginia Woolf
un saggio di Antonella Squicciarini101
I versi di Gabriela Mistral tra guerra e pace: la trilogia postbellica di “Lagar I”
un contributo di Salvatore Francesco Lattarulo
108
incroci 31
Recensioni
su C. Di Lieto (di C. Toscani); M. Cohen-V. Cuccaroni-G. Nava-R. Renzi-C.
Sinicco (di M.R. Cesareo); P. Lagazzi (di M. Comitangelo); S. Aman (di S. Venuti); F.
Baccelliere, A. Volpi, L. Todisco (di D.M. Pegorari); D. Cara (di A. Calò Gabrieli); G.
Lupo (di C. Masotti); M. Desiati (di V.M.M. Traversi); F. Lorusso (di F. Franzin); M.
Oliva (di A. Giampietro); L. Rainieri (di F.M. Ferraris); N. Lagioia, F. Brugnaro (di C.
Tedeschi); U. Veronesi-M.G. Luini (di D. Ribatti); D. Carosso (di R. Di Biasio).
* I sommari dei numeri precedenti si possono consultare sul sito:
incrocionline.wordpress.com
121
Resistenza e resistenze nella realtà quebecchese
un saggio di Milica Marinković
Vi sono vicende storiche in cui il ruolo della cultura e della letteratura si carica di valore
politico e contribuisce attivamente alla determinazione del destino di un popolo. È il caso del
Canada francofono, il cui sviluppo culturale e letterario è diacronicamente illustrato da una
giovane francesista, di origine serba, dottoranda presso il Dipartimento di Lettere, Lingue, Arti
dell’Università degli Studi di Bari, cui è stata recentemente assegnata la Bourse d’excellence
Gaston-Miron per perfezionare i suoi studi presso l’Università degli Studi di Sherbrooke.
incroci 31
La questione del Québec
Che cosa succede oltreoceano? O meglio, che cosa è successo oltreoceano? La maggior parte di noi, figli del nuovo secolo e impegnati a combattere la crisi, crede che lì si
stia meglio, che lì non ci siano problemi. E magari pensa pure di attraversare l’Atlantico,
sottovalutando il fatto che ogni luogo vive i propri disagi e le proprie difficoltà. Ogni popolo, infatti, sotto ogni latitudine, di fronte alle difficoltà, tende a chiudersi, a isolarsi, a
considerare solo i propri valori e a svalorizzare quelli stranieri. Ci si rinchiude tra le mura
rassicuranti del localismo senza tener conto dei pericoli che esso può portare. Chi sa: forse
l’isolamento è uno dei volti della resistenza e forse l’‘unione’ non serve se non c’è ‘unità’.
Questa premessa per affermare che anche nell’ambito delle culture nordamericane
(il plurale è voluto perché non esiste soltanto una realtà nordamericana), nel regno dove
albergano modernità, libertà, ‘democrazia’, coca-cola e fast food, tutto all’insegna dell’anglofonia, alcuni movimenti si sono svolti lentamente e contraddittoriamente, a cominciare dal rinforzo dell’identità culturale e linguistica che ha portato dagli inizi a combattere
il ‘nemico linguistico’ della lingua inglese: il francese.
Orbene, la capacità di una comunità di sapersi oppore ai potenti per poter costruire
il proprio capitale culturale non è da tutti: ecco perché riteniamo importante presentare il
caso di una di quelle letterature minori, che costituisce, nel contempo, il caso di una delle
più forti resistenze al dominio di due correnti culturali dominanti: quella statunitense e
quella francese. Si tratta del popolo e della cultura canadesi di lingua francese, ovvero della
cultura quebecchese.
Questo popolo, l’anima francese nel corpo americano, pur avendo conosciuto diverse dominazioni culturali, ha saputo sempre ribellarsi e alzare la voce contro tutti, anche
41
se trovare una strada nazionale tra tante possibili non è stato semplice e immediato, come
si vedrà. In questo lavoro, pertanto, sarà presentata concisamente la storia letteraria del
Québec, con particolare riguardo all’engagement degli scrittori e degli intellettuali, inseparabile dalla realtà quebecchese. Grazie allo scrittore engagé, difatti, il Québec ha oggi
una storia e una letteratura che ci sembra così lontana da quella italiana. Eppure, l’avvio di
questo viaggio storico-letterario ci rivela un dato molto interessante, che lega il Bel Paese
al Canada, chiamato inizialmente Nuova Francia, se si considera che il primo testo quebecchese deve la sua prima pubblicazione proprio a un italiano. Per poter illustrare meglio
questo dato, dobbiamo spostarci nel Seicento.
Com’è noto, terre canadesi furono scoperte dall’esploratore francese Jacques Cartier
nel 1534. Il re di Francia, Francesco I, inviò Cartier per scoprire una strada occidentale
che portasse in Asia. L’esploratore fece il primo viaggio nel 1534, seguito da altri due
rispettivamente nel 1535-1536 e nel 1541-1542. Le relazioni, ossia i racconti di viaggio
lasciati da Jacques Cartier, dimenticati per essere ritrovati nell’Ottocento quando si risveglia il passé national, rappresentano i testi fondatori della letteratura quebecchese. L’importanza dell’Italia è legata proprio alla prima delle tre relazioni scritte da Cartier. Tale
relazione, composta dall’esploratore nel 1534 durante il suo primo viaggio, viene pubblicata per la prima volta nel 15651, in lingua italiana, tradotta dal geografo, diplomatico e
umanista italiano della Serenissima, Giovan Battista Ramusio. Solo dopo la traduzione
italiana, il testo viene tradotto dall’italiano in inglese e pubblicato nel 1580, mentre solo
nel 1598 è tradotto e pubblicato in francese. Come mai Ramusio incrociò gli scritti di
Jacques Cartier?
Grazie alla sua permanenza in Francia, presso la corte del
re Luigi XII, Ramusio si interessò moltissimo alle esplorazioni
francesi dell’America del Nord,
essendo un appassionato geografo
e autore – tra l’altro – del primo
trattato geografico dell’età moderna Delle navigationi et viaggi, ma anche grazie agli interessi
commerciali della Repubblica di
Venezia, che desiderava trovare
una nuova strada marittima libera dai pericoli rappresentati dalla presenza ottomana nel
mediterraneo. Dopo aver ottenuto i resoconti di viaggio di Jacques Cartier, Ramusio, insieme al cartografo Giacomo Gastaldi, seguendo le descrizioni dello stesso Cartier, creava
la mappa La Terra de Hochelaga nella Nova Francia, dove per la prima volta vediamo situa1 Non si è d’accordo sull’anno di questa pubblicazione. Secondo alcune fonti, l’anno di
pubblicazione sarebbe il 1556.
incroci 31
Resistenza e resistenze nella realtà quebecchese
42
Milica Marinković
incroci 31
ta la collina chiamata “Monte Real” e la rappresentazione schematica del villaggio Hochelaga,
la prima agglomerazione della futura città di Montréal.
Dai primi testi ispirati alla Nuova Francia fino alla letteratura quebecchese contemporanea sono passate molte acque sotto i ponti di San Lorenzo, che Cartier chiama «le grand
fleuve de Hochelaga».
Sappiamo che le conquiste degli esploratori non si sono mai svolte senza crimini compiuti contro gli indigeni e senza conflitti tra i vari Paesi interessati alla colonizzazione. Qui,
ancora una volta, la partita fu giocata tra la Francia e l’Inghilterra. Se aggiungiamo a queste
vicende anche l’attività dei missionari e le relative conseguenze, possiamo concludere che la
storia del Québec ha già tanto da dire.
Quello che ci interessa qui, comunque, è soprattutto la sua storia letteraria, segnata da
molte resistenze e rivoluzioni, dovute a fattori linguistici, geografici, artistici e culturali. Le
guerre letterarie quebecchesi si sono sempre svolte con molta determinazione: forse proprio
per questa ragione la critica letteraria quebecchese rappresenta oggi una tra le più ammirate,
con grande oggettività nell’esaminare e ammirevole limpidità nell’esporre.
Dagli inizi all’Ottocento
Generalmente la storia della letteratura quebecchese2 è divisa in cinque grandi epoche.
La prima inizia, appunto, nel 1534, quando Jacques Cartier scopre il Canada, e si conclude nel
1763, quando, con un trattato siglato a Parigi, la Francia concede il Canada all’Inghilterra. La
maggior parte di testi scritti durante questo periodo sono le relazioni o i racconti di viaggio, la
cronaca, le memorie, gli annali, la corrispondenza, i diari. Ciò che lega tutti questi generi è il
loro lettore, nel senso che ognuno di essi è stato scritto per un lettore francese che avrebbe dovuto conoscere le nuove terre tramite le impressioni dei viaggiatori. Ciò, tra l’altro, dimostra
ancora una volta che l’attività del viaggio è strettamente unita all’arte della scrittura.
Certamente, ogni viaggiatore è diverso e si lascia attirare da diversi aspetti della realtà canadese. Ecco perché alcuni di loro sono colpiti dagli usi e dai costumi degli Amerindiani, dal
paesaggio troppo diverso da quello francese, dalle lingue mai sentite, dalle condizioni climatiche
incredibili (il gesuita, padre Le Jeune, parla di «inchiostro congelato»). Ovviamente, lo scopo
principale dei primi resoconti è legato alla missione dell’autore, di solito politica o religiosa, per
cui il lato estetico della scrittura quasi non esiste. La mancanza estetica, però, non può essere un
pretesto per escludere questi testi dalla storia letteraria quebecchese, la qual cosa è invece accaduta, visto che gli «scritti dalla Nuova Francia» sono stati per molto tempo dimenticati per essere
riscoperti soltanto nell’Ottocento e utilizzati dagli scrittori della seconda metà del diciannovesimo e del ventesimo secolo come base per la costruzione della tradizione letteraria nazionale.
2 In questo articolo sarà rispettata la cronologia storico-letteraria esposta nella seguente opera:
Biron, Dumont, Nardout-Lafarge, Histoire de la littérature québécoise, Les Éditions du Boréal,
Montréal 2010.
43
Già in queste prime creazioni letterarie gli autori rivelano una critica rivolta alla
propria cultura, comparata a quella degli indigeni. Oltre alle già menzionate relazioni di
Jacques Cartier, si ricordano anche le descrizioni molto più dettagliate del fondatore di
Québec, Samuel de Champlain, le Relazioni dei gesuiti che influenzarono moltissimo la
vita culturale del Québec, le Relazioni di Marie de l’Incarnation, fondatrice e prima superiora delle Orsoline quebecchesi. Questo primo tempo è segnato anche da varie Storie
della Nuova Francia, così come da diverse cronache femminili sulla vita quotidiana.
Il secondo grande periodo della letteratura quebecchese inizia dal 1763, col regime
inglese, e si prolunga fino alla fine dell’Ottocento. Si tratta di un periodo caratterizzato
da ribellioni e da resistenze, soprattutto verso tutto ciò che è nuovo e straniero, mentre
cresce l’attenzione verso il risveglio di una coscienza nazionale. Una grande differenza
tra gli scritti del primo periodo e quelli del secondo che preannuncia l’idea nazionale è
ancora una volta da riferire alla figura del lettore: mentre l’autore de Les écrits de la Nouvelle-France si rivolgeva al lettore presente nella madrepatria, l’autore del secondo periodo
scrive per un destinatario del Québec. Così, poco alla volta, vediamo formarsi un’attività
intellettuale locale che si fa sentire sempre più, soprattutto attraverso i giornali.
Il primo giornale in lingua francese viene creato a Montréal nel 1778 e intitolato La
Gazette littéraire. Pochi anni dopo diventerà bilingue, così come sono la maggior parte
dei giornali quebecchesi creati tra il 1764 e il 1806. La gente del Québec si ribella contro
il potere inglese e crea l’Association des Fils de la Liberté, ispirandosi alla Rivoluzione americana. Poiché la Gran Bretagna, ovviamente, rifiuta la riforma richiesta dal Parti patriote,
scoppiano le rivolte del 1837-1838. Insieme al popolo armato, anche gli scrittori combattono e creano una letteratura politica che si esprime sui giornali. In conformità alle
idee del romanticismo europeo, lo scrittore assume un ruolo politico e svolge la missione
di unificazione del proprio popolo. Grazie a questo sfondo politico-culturale si prepara un solido terreno per la costruzione di quella che oggi è la letteratura quebecchese.
Poco dopo le rivolte, nel 1844, gli intellettuali creano l’Istituto canadese, mentre cominciano ad apparire le prime opere di narrativa e di poesia. La pubblicazione dell’opera di
François-Xavier Garneau Histoire du Canada e l’attività dei circoli culturali creati intorno
ad alcuni editori e librai generano un grande fermento di liberalismo intellettuale. Ecco
perché dal 1860 si può parlare di un vero «movimento letterario in Canada», come lo
descrive l’abate Casgrain, rappresentante della corrente conservatrice, quella che fa capo
alla Chiesa, che ha un ruolo importantissimo nelle vicende culturali e letterarie del Canada. La Chiesa cattolica, infatti, nel mentre si oppone alle attività dell’Istituto canadese,
considera la patria, la religione e la lingua come un unico fattore, sottomesso a una sola
autorità, quella ecclesiastica. Ovviamente, anche la letteratura subisce la stessa influenza e
perciò vengono glorificati i testi che richiamano il passato e la tradizione. Tuttavia, esistono anche voci che si oppongono ai dictat clericali, come quella di Octave Crémazie, che
troverà l’esilio a Parigi, o come quella dell’anticlericale Arthur Buies, il quale vivrà in Europa come studente per poi partecipare volontariamente al servizio militare di Garibaldi.
incroci 31
Resistenza e resistenze nella realtà quebecchese
incroci 31
44
Milica Marinković
Egli poi ritorna in Canada e partecipa attivamente alla battaglia anticlericale conservando
la sua camicia rossa portata dalla Sicilia.
Il peso che porta tutta la società quebecchese, dovuto alla Chiesa, condiziona anche
i generi letterari: la poesia esalta la patria, il romanzo celebra gli usi e costumi che valorizzano la società religiosa e tradizionalista. Altri tipi di romanzo erano giudicati male e lo
stesso romanzo era considerato genere quasi immorale.
Intanto, mentre gli scrittori di questo periodo sanno quale sia la loro doppia funzione
– costruire una nazione e scriverne una storia per poi dotarla di una letteratura – comincia
a farsi sentire anche il versante opposto che critica negativamente questo comportamento
e introduce nel clima quebecchese le idee nate all’estero, negli Stati Uniti e in Europa,
ragion per cui si crea un vero incrocio tra varie culture e influenze che condizionerà il
futuro della letteratura nazionale. Con l’arrivo dei lealisti americani e degli stranieri che
provengono soprattutto dalla Gran Bretagna, la popolazione anglofona nel Canada aumenta velocemente. Dato che essa già possiede una ricca vita culturale, sarà naturalmente
il modello dell’organizzazione sociale canadese con le sue reading rooms e newsrooms. In
più, gli scrittori anglofoni non hanno bisogno di scrivere per la nazione e per la patria, per
cui il primo romanzo canadese sarà scritto per il pubblico anglofono.
Anche in questo caso il romanzo diventa campo di battaglia. Gli scrittori irlandesi di
Montréal, di lingua inglese ovviamente, cominciano a sentirsi più vicini alla popolazione
di lingua francese per questioni di natura religiosa e politica. Ecco perché le traduzioni
francesi dei loro romanzi diventano molto più famose delle loro versioni originali. Lo
stesso discorso vale per alcuni romanzi di lingua francese che appaiono prima in inglese o
contemporaneamente in due lingue.
La fine dell’Ottocento vede lo sviluppo delle nuove idee venute dall’esterno e fa nascere il grande conflitto tra i valori tradizionali e quelli stranieri. Dal 1895, l’anno dell’inizio del terzo periodo della storia letteraria quebecchese, alcuni scrittori cominciano a
unirsi creando il gruppo dell’École littéraire de Montréal. Già il solo nome di questo circolo letterario ci indica una grande differenza rispetto al periodo precedente: il centro culturale si sposta da Québec a Montréal, dove peraltro ci si diverte all’americana. Il cinema,
il teatro, l’urbanizzazione, il trasporto moderno, i music hall, lo spettacolo: tutto questo
attira la gente che dalla campagna si trasferisce in città e in qualche maniera si allontana
dal carattere primigenio dell’anima quebecchese.
Dall’altro lato, c’è l’Europa, e soprattutto, Parigi. Mentre il modello americano genera una cultura di massa, quello parigino è riservato alla cultura di élite. Gli scrittori riuniti intorno all’École littéraire de Montréal sono poeti decadenti e simbolisti, provenienti
dai vari gruppi creati tramite alcune riviste, e soprattutto grazie al Groupe de Six Éponges,
fondato da sei studenti rappresentanti della piccola bohème di Montréal. La voce più significativa di questo gruppo è quella del poeta Nelligan, chiamato dai critici «le Rimbaud
québécois». Egli soffre di problemi psichiatrici ma, a differenza di Rimbaud, continua a
scrivere anche in manicomio, diventando il mito della letteratura quebecchese, il mes-
45
saggero di nuova poesia che valorizza il ruolo della musicalità e dimostra che i bei versi
possono essere creati in lingua francese non solo a Parigi.
A questo punto si può concludere dicendo che esistono ben tre realtà diverse all’interno della stessa cultura: il divertimento americano e la Montréal commerciale, i valori
regionali e il nazionalismo, il desiderio di costruire una vita letteraria e culturale, secondo il modello parigino. Tra gli intellettuali si sente sempre più l’influenza dei modelli
francesi, che si appalesano in tutti gli aspetti di vita letteraria. Si attivano anche i circoli
femminili e le donne cominciano a far sentire la propria voce tramite le riviste e i romanzi
sentimentali alla francese.
Nasce così una vera lotta linguistica, estetica, letteraria inseparabile dalla dimensione politica. La letteratura nazionale resiste fortemente alle influenze moderne appoggiandosi sul nazionalismo di alcuni scrittori e sul potere della Chiesa, la quale, in verità,
comincia a perderlo, tanto che, per conservarlo, rende ancora più rigorosa la censura dei
testi e soprattutto dei giornali. Come conseguenza, alcuni giornalisti vengono arrestati.
Massima importanza è dedicata alla questione identitaria. Alcuni pensano che la letteratura nazionale dei franco-canadesi sia quella francese, mentre altri si oppongono a questa
posizione. Tuttavia, risulta difficile creare una letteratura nazionale utilizzando non solo
la lingua ma i modelli importati passivamente dalla Francia. Si comprende, pertanto, perché molti assumano posizioni ostili a Parigi.
Il Novecento
Opposto alla corrente che parte da Nelligan, Camille Roy, fedele al patriottismo, è il
primo a porre questo problema durante il suo famoso discorso del 1904, intitolato La nationalisation de la littérature canadienne. Camille Roy, dopo aver studiato alla Sorbonne, è
il primo insegante di letteratura canadese di lingua francese all’università, e lotta per l’insegnamento di questa letteratura a tutti i livelli scolastici. Manifestando fedeltà a Roma,
e non alla Francia – secondo lui troppo moderna – la conferenza di Camille Roy segna
l’inizio della famosa lotta tra les régionalistes e les exotiques (chiamati dispregiativamente
anche parisianistes). In proposito, bisogna sottolineare che i regionalisti franco-canadesi
non attaccano la Francia in generale (che conosce anche i suoi movimenti regionalisti,
come ad esempio quello guidato da Frédéric Mistral), bensì Parigi. Una vera guerra ideologica inizia e non c’è autore che non abbia scelto il proprio campo di battaglia, mentre il
conflitto diventa evidente e culmina nel 1918, intorno alla rivista «Le Nigog», dedicata
completamente all’arte. Anche se i ‘patrioti’ vedono in questa rivista il loro principale nemico, «Le Nigog» non si oppone al nazionalismo, ma alla perdita della vera arte quando
è soffocata da un eccessivo localismo.
Una delle maggiori problematiche emerse durante questo conflitto è la questione linguistica, che vedrà le sue diverse forme anche durante il periodo tra le due guerre mondiali.
incroci 31
Resistenza e resistenze nella realtà quebecchese
incroci 31
46
Milica Marinković
Mentre les exotiques privilegiano il français raffiné, dal quale dipende anche la qualità estetica
del testo, les régionalistes vogliono costruirsi una langue à nous, per poter esprimere i temi
‘di casa’. Nel dopoguerra molti ‘esotici’ partono per la Francia o semplicemente scompaiono
dalla scena culturale, per cui la lotta tra le due fazioni diventa più debole. Alcuni ‘esotici’
sono pure invitati a partecipare alla creazione della letteratura franco-canadese, praticando
un régionalisme renouvelé. Tuttavia, la maggior parte degli scrittori riesce a trovare una posizione ben bilanciata tra il modernismo radicale e il regionalismo solitario.
Con la crisi del 1929 la realtà quebecchese conosce, mutatis mutandis, una situazione simile a quella nostra odierna. La povertà, la disoccupazione, il malessere costringono
la gente a rivalorizzare la vita in campagna e la tradizione. Ovviamente, il clima fascista
presente in diversi Paesi proprio degli anni Trenta da una parte e la Chiesa dall’altra esaltano l’ideale del ritorno alla terra e ciò condiziona anche la letteratura. Questo quadro
politico-culturale non determina solo la realtà franco-canadese, ma anche quella di altri
Paesi. In tale situazione drammatica che spinge verso il ritorno alla terra, si afferma Lionel Groulx, l’intellettuale più influente di questo periodo, che fa ricorso al passato con
l’intento di assicurare al suo popolo un futuro nazionale. Credendo la propria ‘razza’ minacciata, questo storico e intellettuale vede la principale causa dell’indebolimento della
nazione franco-canadese nell’individualismo, nell’urbanizzazione, nel cosmopolitismo,
nel socialismo e in tutti i portati della modernità.
Questo è anche il momento in cui risorge il grande genere quebecchese ottocentesco, le roman du terroir, che rivede la luce del giorno e rievoca una vita che quasi non esiste
più. Tranne pochi esempi, fino agli anni Trenta non si può parlare di vero realismo in questi testi, ma si tratta di romanzi con tesi che recano un’ideologia ascrivibile alla società del
tempo. Il romanzo più importante del periodo, un vero best seller, è Maria Chapdelaine,
scritto dall’autore francese Louis Hémon. Quest’opera, creata da un francese per il pubblico francese, descrive benissimo il conflitto tra il locale e lo straniero, le virtù e la purezza
dell’ ‘anima canadese’ e contribuisce a ispirare anche altre storie. Contemporaneamente,
però, appaiono altri romanzi i cui autori preferiscono i temi dell’attualità a quelli legati al
passato e alla tradizione.
La situazione cambia drasticamente con l’affermazione internazionale del Fascismo,
con le conseguenze della guerra di Spagna, con l’arrivo della seconda guerra mondiale.
Intanto, gli scrittori e gli intellettuali conoscono solo un modo di agire: l’engagement,
mentre la gente comune rimane perplessa. Regna una grande disoccupazione provocata
dalla crisi e tutto ciò nutre i progetti della Chiesa e dei nazionalisti intenti a diffondere le
loro idee contro le correnti contemporanee. Il popolo torna all’ideale rurale e sull’onda
dell’angoscia nutre nostalgia per i tempi passati. L’elezione di Maurice Duplessis dell’Union nationale come primo ministro fa trionfare i conservatori, però la realtà corrisponde
sempre meno a quello che questi celebrano. Il Canada, nonostante tutto, sta diventando
un Paese moderno e urbanizzato mentre c’è una grande povertà e tutto ciò provoca lo
sviluppo di enormi distanze tra le classi sociali.
47
La situazione inizia a modificarsi con la seconda guerra mondiale. La grande crisi
economica si vede sostituita dalla crisi dei valori du terroir e riaccende le speranze del
popolo. Molti intellettuali e studenti canadesi, partiti in Francia prima della guerra, sono
costretti a tornare in patria, dove vogliono cambiare il contesto culturale. La situazione
isolata nella quale si trova la Francia occupata dai tedeschi favorisce un notevole sviluppo
editoriale di Montréal così come la costruzione di ponti artistici tra il Québec e l’Europa,
mentre nel 1944 si crea l’Académie canadienne-française.
Nel breve periodo di soli quindici anni, dal 1930 al 1945, si rivelano parecchi mutamenti sul piano politico e artistico-letterario. Il distacco tra i ‘regionalisti’ e gli ‘esotici’
non è mai stato tanto grande e l’arte e la letteratura riflettono queste distanze. La produzione letteraria reca con sé opposizioni di ogni tipo: tra il rurale e l’urbano, tra l’antico e il
moderno, tra il declino e la rinascita: quest’ultimo contrasto spiega al meglio la posizione
degli scrittori portati a esprimere la fine di un mondo e l’inizio di un altro.
Il notevole mélange tra la dimensione locale e le suggestioni esterne si registra in
molti testi, così come nella poesia di Alfred DesRochers, il quale vuole dimostrare che la
poesia ‘regionalista’ non è automaticamente nemica di tutto ciò che proviene dagli altri. In
questo stesso periodo si sviluppa la questione della lingua di scrittura e si può cominciare
a parlare della formazione di una vera e propria critica letteraria quebecchese. Si accentua
la conflittualità tra le diverse opzioni in fatti di lingua letteraria. Mentre alcuni sostengono il joual, termine inventato da Claude-Henri Grignon per definire il parlato francofono usato in Canada, altri sono del parere di Louis Dantin, intellettuale di orientamento
socialista, il quale pensa che gli scrittori franco-canadesi debbano scegliere un francese
leggibile anche in Francia. Scoppia un vero conflitto tra queste diverse opinioni e i ciritici
si attaccano vicendevolmente con pamphlet, lettere e altre manifestazioni testuali. Circolano varie ‘teorie’ sulla lingua di scrittura che si oppongono reciprocamente. Il concetto
di una langue à nous, ideato da Pelletier per descrivere una lingua ricca non solo di canadismi, ma anche di anglicismi, capace di descrivere la realtà vissuta dei franco-canadesi, è
diversa dal francese accademico, lontano dalla gente comune. Dopo tante querelles, verso
la fine degli anni Trenta vince la scelta degli autori che usano le due lingue di scrittura per
poter ottenere una buona qualità estetica. In questo modo e almeno in questa fase, sembra
superato il conflitto tra regionalismo e cosmopolitismo.
Inoltre, la letteratura si arricchisce finalmente di voci femminili che fino a questo
momento non erano state molte. La differenza tra letteratura maschile e femminile è ben
chiara, perché le dispute tra ‘regionalisti’ e ‘universalisti’ non interessano le scrittrici che
preferiscono trattare i temi dell’amore, della sensualità, del desiderio. Significativa la loro
presenza sul versante della poesia, che cambia radicalmente grazie a poeti che evitano i
conflitti culturali, chiudendosi nella propria sfera intima. Il modello di eccellenza è quello di Saint-Denys Garneau, un’altra grandiosa figura della poesia quebecchese successiva
a Nelligan. Nella sua solitudine, lontano sia dai régionalistes che dagli exotiques, SaintDenys Garneau cerca di riconciliare la fede cattolica e il modernismo, trovando la soluzio-
incroci 31
Resistenza e resistenze nella realtà quebecchese
incroci 31
48
Milica Marinković
ne nel personnalisme che, diversamente dall’individualismo liberale, conduce verso l’unità
tra realtà interna ed esterna. L’unità della persona, evidente nell’intera opera, diventa l’ossessione del poeta, così come l’esplorazione del proprio intimo.
Con la seconda guerra mondiale le cose cambiano in tutto il mondo, non solo nel
Québec. In particolare, la fine della guerra segna l’inizio di un nuovo periodo nella storia e
nella letteratura quebecchese, chiamato la Grande Noirceur: un periodo di quindici anni,
a partire dal 1944, allorquando Maurice Dupplessis viene di nuovo eletto primo ministro,
fino al 1959, quando egli muore e si conclude questo periodo dal nome poco ottimistico.
Paradossalmente, però, gli anni della Grande Noirceur coincidono con una fase di sviluppo globale avutosi nel dopoguerra, uno sviluppo che condiziona positivamente anche
l’arte e la letteratura, le quali, private dell’appoggio esplicito del regime conservatore e
della Chiesa, trovano spazio e stimoli tra i gruppi degli autori resistenti al clima di oppressione culturale. Se il potere della censura e del controllo dello Stato può diminuire il numero delle pubblicazioni o anche vietarle, non può controllare i pensieri degli stessi autori
che si ribellano più che mai. Nonostante il termine forte della fase in cui si vive (‘il grande
buio’), appunto, l’intellighenzia prepara una rivoluzione che marchierà tutta la storia del
Québec. Il conflitto quebecchese tra gli antichi e i moderni ormai è superato nonostante
le cautele del regime politico. Grazie all’industrializzazione e al progresso sociale, i grandi
movimenti culturali, con particolare riferimento al surrealismo, non sono più estranei,
ovvero ‘esotici’ rispetto alla realtà franco-canadese.
Questa volta, l’esordio della nuova generazione, pronta a rompere definitivamente con
la tradizione e con tutto ciò che opprime la libera creazione, si fa notare non nel campo della
letteratura ma in quello delle arti figurative. Ci riferiamo a un testo d’importanza epocale per la cultura dei quebecchesi, scritto dal pittore Paul-Émile Borduas (successivamente
espulso e licenziato dalla scuola dove insegnava) e firmato da altri quindici artisti. Il testo, intitolato Refus global, pubblicato nell’agosto del 1948 e diffuso presso la Librairie Tranquille,
rappresenta il più famoso manifesto nella storia del Québec. Le frasi di questo manifesto,
ormai iscritto nell’elenco dei grandi manifesti del Novecento, sembrano oggi molto attuali,
forse non tanto per la realtà canadese, quanto per quella europea attuale nostra, caratterizzata dalla crisi e da una voglia di ribellarsi. Gli attori del ‘rifiuto globale’ non si oppongono solo
alla Chiesa e al potere di Duplessis, ma a tutti coloro che soffocano la libertà creativa e alla
ragione che uccide il sogno. Oltre al decisivo rifiuto di vivere nel passato e alla forte volontà
di viaggiare verso il futuro, il manifesto è importante anche perché segna l’affermazione del
surrealismo quebecchese, iniziato già nei testi di alcuni scrittori precedenti, soprattutto nella
poesia di Saint-Denys Garneau. Il gruppo dei surrealisti quebecchesi, chiamati les automatistes, diventa sempre più attivo e più numeroso e ottiene anche un marchio politico, ovviamente di sinistra. Gli ‘automatisti’ diventano i creatori della moderna cultura quebecchese e le
loro voci si sentono soprattutto nei giornali come «Combat», «Le Devoir», «Cité libre».
Sempre negli anni Quaranta sembra essere risolto anche il conflitto relativo al rapporto Québec-Francia. La querelle conclusiva è attivata, per motivazioni politiche, da
49
Louis Aragon, al quale risponde l’editore e scrittore Robert Charbonneau. Aragon non
perdona agli editori franco-canadesi di aver pubblicato alcuni autori francesi accusati di
collaborazionismo, mentre Charbonneau spiega che la letteratura franco-canadese non è
francese, bensì un corpo autonomo in libera crescita. Come editore, Charbonneau conosce le leggi del marketing e parteggia per lo sviluppo di un’editoria quebecchese, nordamericana, interessata alla promozione di una letteratura autonoma.
Al di là della poesia d’ispirazione surrealista, espressa nelle opere di Claude Gauvreau, Gilles Hénault, Roland Giguère e altri, in questo periodo nasce anche una drammaturgia nazionale, però il genere che subisce le maggiori trasformazioni è senz’altro il romanzo. Totalmente opposto al grande roman de la terre, il tempo del dopoguerra celebra
il nuovo roman de la ville. I temi cambiano e si moltiplicano; è evidente anche il terrore
della guerra con le sue conseguenze, però il tipo di romanzo più significativo è quello che
rivela la lotta interiore dell’individuo, pessimista di fronte al malessere e all’alienazione
dominanti. Insieme a un gran numero di importanti romanzieri, come Gagnon, Giroux,
Thériault, Langevin e altri, ci sono anche alcune scrittrici che meritano di avere una menzione speciale, come Gabrielle Roy e Anne Hébert, autrici che sono riuscite a creare i
propri universi immaginari, lontane da tutti i movimenti e influenze locali, iscrivendosi
con la loro creazione nel contesto universale.
Proprio in questo ambito universale troverà il suo posto la letteratura quebecchese.
In effetti, il termine littérature québécoise per la prima volta si fa sentire nel 1965 nella
rivista «Parti pris», per disegnare quello che fino a quel momento è stato chiamato littérature canadienne-française.
Dagli anni Sessanta ai giorni nostri
Ciò che è accaduto nel periodo precedente prepara la situazione letteraria degli anni
Sessanta e la cosiddetta Révolution tranquille, un altro momento importantissimo nella storia del Québec. Le cose cambiano risolutamente proprio a partire dell’anno 1960, quando, dopo la morte di Duplessis (1959), sale al potere il Partito liberale. Anche l’arte e la
letteratura ricevono il sostegno dello Stato dopo il lungo periodo della Grande Noirceur.
Peraltro, la cultura comincia a essere disponibile per tutti grazie alla riforma dell’insegnamento con cui la scuola viene affrancata dall’influenza della Chiesa. In un clima di positivi e
forti cambiamenti, l’arte e lo scrittore assumono di nuovo un ruolo politico. In sintonia con
l’engagement proposto dall’esistenzialismo, infatti, lo scrittore rinuncia alla solitudine celebrata pochi anni prima e comincia a intervenire sulla società con le proprie opere. In questo
tempo e in questo modo si costruisce pienamente una letteratura nazionale, che non vuole
opporsi alla modernità, bensì riflettere sul passato grazie alla riscoperta e rilettura dei primi
testi della letteratura franco-canadese. L’autore sente il bisogno di agire, uscendo dall’isolamento. Ciò nonostante, dietro tanta voglia di cambiare il mondo e dietro l’euforia prodotta
incroci 31
Resistenza e resistenze nella realtà quebecchese
incroci 31
50
Milica Marinković
dal progresso sociale, nel suo profondo la sua coscienza è attraversata dall’angoscia, il grande
sentimento del Novecento. Perciò, insieme alle istanze politiche simili a quelle profetiche
dell’Ottocento, lo scrittore diventa oggetto di un’introspezione rivolta a liberare un io a
lungo trascurato per necessità nazionali, un io carico di inquietudine e domande esistenziali.
In corrispondenza con il sentimento di alienazione vissuto dal narratore, anche la
lingua diviene campo di sperimentazione. Gli scrittori non si preoccupano di raggiungere
la perfezione formale, badando maggiormente a farsi riconoscere per la propria identità
nazionale, ormai affermatasi anche all’estero, a cominciare dall’amata ed esigente Parigi,
dove si comincia a pubblicare la letteratura quebecchese.
Tante sono le novità portate dagli anni Sessanta, alla stregua di quello che accade nel
mondo. In particolare, la realtà quebecchese è per sempre segnata dalla ‘Rivoluzione tranquilla’, movimento culturale iniziato con l’impegno del gruppo fondato da sei intellettuali, specialmente da Gaston Miron, chiamato Éditions de l’Hexagone, che già dall’inizio
della sua attività, nel 1953, prepara i mutamenti portati dalla Révolution tranquille, che a
sua volta sancisce il definitivo passaggio alla modernità.
Gli scrittori dell’Hexagone, legati peraltro da profonda amicizia, vogliono formare
il loro pubblico di lettori e promuovere l’idea della poésie du pays per poter costruire non
solo una letteratura, già esistente, ma soprattutto una nazione. Ecco perché l’engagement
e l’impegno politico anche in poesia conferiscono un carattere peculiare a questo gruppo.
Ed è proprio la poesia che assume un ruolo politico nel Québec, diversamente dagli altri
Paesi dove, nello stesso periodo, questa prerogativa appartiene al romanzo. Lo stesso Gaston
Miron, scrittore di una delle più importanti opere quebecchesi, L’Homme rapaillé, afferma
inequivocabilmente che egli intende la sua poesia come uno strumento politico. Questa posizione gli costa anche l’arresto insieme ad altri intellettuali, durante la famosa crisi d’ottobre del 1970, che ha come protagonista il Fronte di Liberazione del Québec, movimento di
estrema sinistra che proclama l’indipendenza del Québec e la sua trasformazione comunista.
Oltre all’impegno politico, la ‘Rivoluzione tranquilla’ si rivolge anche verso l’américanité, termine che comincia a diffondersi, visto che l’America non risulta più come un
luogo straniero ai poeti, bensì come una sorta di origine ritrovata.
Nonostante la grande affermazione della poesia, comunque, si scrivono anche numerosi romanzi da parte di importanti romanzieri come Jacques Godbout, Hubert Aquin,
Jacques Ferron, Réjean Ducharme, Marie-Claire Blais. Ed è proprio in questo genere che
rinasce la questione, mai sopita, del linguaggio e della lingua della scrittura. Alcuni decidono di scrivere in joual, lingua francese influenzata dall’inglese o, come alcuni dicono,
franglais. Molti, al contrario, considerano il joual espressione di rozza volgarità, per cui
creano una propria lingua di scrittura, lontana sia dal ‘gergo’ che dal purismo francofono.
Naturalmente, dietro il problema estetico-linguistico, si nasconde anche una conflittualità politica relativa alla lingua d’insegnamento, al bilinguismo e alle lingue ufficiali. Tuttavia, il joual vede il suo trionfo nel teatro, quando Michel Tremblay, nel 1968, scrive la
prima opera importante in quella lingua, Les Belles-Soeurs. Con questa rappresentazione
51
teatrale, il joual entra nella scena letteraria nonostante discussioni e accesi dibattiti. Ecco
perché questo momento nella storia letteraria quebecchese si ricorda come la bataille des
Belles-Soeurs, che fa da pendant rispetto alla bataille d’Hernani di Hugo.
La questione della lingua, la crisi identitaria, l’alienazione, gli eventi terroristici durante la crisi d’Ottobre del 1970, i conflitti sempre più acerbi tra il Québec e il Canada inglese,
ma anche i conflitti e le guerre nel mondo, fanno sì che l’ottimismo nato nei vari gruppi
organizzati durante i decenni precedenti diventi sempre più debole e che la situazione degli
anni Settanta sia molto diversa rispetto ai tempi passati. Nonostante tutto, la letteratura
quebecchese ormai è una letteratura autonoma che si studia presso i vari Centri di ricerca
universitari, mentre il numero delle pubblicazioni diventa sempre più alto. La letteratura
non è più una questione nazionale; i generi e i modelli estetici sono sempre più mobili; gli
scrittori s’ispirano ai movimenti internazionali, specialmente allo strutturalismo. I movimenti studenteschi del 1968 e la controcultura americana suscitano nuovi comportamenti
tra i giovani avanguardisti, all’insegna della libertà sessuale e di una libertà totale.
Queste nuove correnti culturali sono evidenti in ogni genere letterario. Nella poesia si celebrano la trasgressione, la rivolta, la decostruzione del linguaggio. I poeti sono
innamorati della musica, particolarmente del jazz, del cinema e di tutto ciò che la controcultura porta con sé. Uno dei poeti maggiori della contocultura quebecchese è Patrick
Straram. Tuttavia, nonostante la poesia degli anni Settanta sia globalmente molto diversa
da quella proposta da Hexagone alla quale le nuovi generazioni voltano le spalle, ci sono
ancora poeti che si organizzano per rendere la poesia pubblica. La loro poesia è molto più
lirica e intima rispetto a quella degli avanguardisti e vede come principali rappresentanti
Gilbert Langevin, Michel Beaulieu e altri.
Il romanzo degli anni Settanta subisce un grande frazionamento. Il numero dei lettori aumenta notevolmente, gli interessi cambiano, non c’è un movimento letterario unico e ben definito. Per queste ragioni, ma anche per molte altre, si crea una grande distanza
tra i romanzieri e tra i loro testi. Il disorientamento si sente dappertutto e il romanzo lo
riproduce con i suoi nuovi temi: la violenza, la frustrazione, i problemi familiari, la rottura
con i valori passati e con la tradizione, la sessualità, il suicidio sono solo alcuni dei tanti.
Ovviamente, gli scrittori già affermati, come Anne Hébert, Gabrielle Roy, Jacques Ferron,
continuano a scrivere accontentando sia i loro lettori che la critica, un po’ scettica verso
la nuova generazione di romanzieri. Questi ultimi si oppongono al realismo quebecchese
parteggiando nella propria scrittura per un naturalismo senza limiti. È presente anche
l’influenza del Nouveau Roman francese che invita gli scrittori a un’esplorazione della
scrittura, dalla quale sorge un nuovo tipo di protagonista: il personaggio-scrittore.
Naturalmente, questo periodo di controcultura quebecchese non sarebbe così importante senza uno dei suoi segni più importanti: il femminismo. In effetti, già all’inizio
del decennio, nel 1971, viene creato il Front de libération des femmes du Québec e poi anche le Centre des Femmes di Montréal. La rivista legata a questo primo periodo della lotta
femminista è intitolata «Québécoises deboutte!». Il femminismo quebecchese, secondo
incroci 31
Resistenza e resistenze nella realtà quebecchese
incroci 31
52
Milica Marinković
i modelli francesi e americani, si fa sentire nella lotta per i diritti femminili sul piano intellettuale, politico, sociale, mentre i primi testi delle écritures au féminin appaiono nelle
riviste «La Barre du jour» e «Herbes rouges». La più significativa rappresentante del
femminismo quebecchese è senza dubbio Nicole Brossard. Il suo engagement féministe
comprende la lotta sul piano politico per un lesbismo radicale, mentre nella scrittura combatte per la creazione di una langue-femme.
Il femminismo quebecchese, molto più intimista rispetto alla letteratura libera della controcultura, rappresenta anche un ottimo passaggio tra quest’ultima e la letteratura
degli anni Ottanta, legata maggiormente al vissuto personale. Con gli anni Ottanta inizia
l’ultimo periodo della letteratura quebecchese che dura ancor’oggi. La scrittura cambia
parecchio e cambia continuamente. La questione nazionale sembra troppo lontana, dato
che l’identità è sempre meno legata all’origine e alla nazione. Non è più uguale nemmeno
il rapporto con la Douce France, la quale per gli scrittori contemporanei significa soltanto una fra tante realtà internazionali. La letteratura diventa sempre più disponibile per
tutti, aumentano sia gli scrittori, che i generi, i titoli, l’attività critica, le performances. I
movimenti e le scuole letterarie appartengono al passato, la resistenza è piuttosto silenziosa, l’engagement si è dissolto. Gli autori si sentono soli, disorientati, senza punti di riferimento, così come accade al linguaggio, sempre più libero. Ciò si riflette anche nei generi,
anche se quello che domina è senza dubbio il romanzo. I best seller che fanno parte della
letteratura di consumo, di massa, i ‘romanzi barocchi’, i ‘romanzi minori’, sono solo alcune voci della vasta produzione romanzesca. Anche le altre componenti della letteratura
canadese sono importanti, come la letteratura in lingua inglese o in francese però non del
Québec. Quella che merita di essere menzionata è senz’altro la letteratura migrante che
nel contesto letterario quebecchese ottiene un posto importante, diversamente da ciò che
succede nelle altre letterature, dove risulta marginale.
Alla fine di questo rapido percorso, dal quale sono omessi alcuni momenti significativi e, soprattutto, tantissimi nomi importanti, non possiamo concludere senza nominare
quel tipo di narrazione oggi famoso in Francia, chiamato l’autofiction. Questo termine
non ha avuto una grande fortuna nel Québec, dove se ne usa un altro, la fiction de soi, per
definire la narrazione che si rinchiude nell’intimo, non intesa come nell’autobiografico,
come sta a indicare il termine fiction. Già anticipato da alcuni testi precedenti, questo è il
genere che chiude le porte del Novecento e ci introduce negli anni Duemila.
È certamente impossibile individuare quali saranno i prossimi passi della cultura
quebecchese. Ciò che comunque possiamo apprendere di/da questa letteratura, per così
dire minore, è il costante bisogno di agire e di resistere nonostante tutto, ma soprattutto
l’esigenza di capire ciò che un popolo vuole e può realizzare con gli strumenti della letteratura. Appare del tutto evidente che, grazie agli scrittori, il Québec è riuscito a creare
una tradizione letteraria, riconoscibile, oltre che aperta a tutti. Partendo da un progetto
nazionalista esso ha raggiunto una realtà abbastanza solida e stabile, grazie alle continue
battaglie culturali e all’impegno profuso nel campo della scrittura creativa.