I paesaggi di expo 2015 - parte prima

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I paesaggi di expo 2015 - parte prima
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IL PROGETTO DEL PAESAGGIO CONTEMPORANEO
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CONTEMPORARY LANDSCAPE PROJECT
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TOPSCAPE PAYSAGE n° 14 - Rivista Internazionale di Architettura del Paesaggio - Periodico Trimestrale Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 335/2003 - conv. L.46/2004, art. 1 c. 1, DCB - Milano
Euro 16 per Italia - Numero arretrato 18 euro - Spagna, euro 18 - Portogallo euro 18, 56 - Austria, Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Principato di Monaco euro 20 Svizzera Canton Ticino chf. 25 - Svizzera chf. 28 - Danimarca dkk 160 - Gran Bretagna gbp 18 - Norvegia nok 180 - Svezia sek 230
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• ESSAY STEWARDSHIP DI RICHARD WELLER •
SPECIALE EXPO 2015 ANGELO PARIS • BENEDETTO SELLERI •
PAN ASSOCIATI • FRANCO ZAGARI • JORDI BELLMUNT • CITY
LANDSCAPE RED FOLDING PAPER • NATURCITY • RESIDENTIAL PARK •
FUNEN PARK • WATER ‘SCAPE LEARNING FROM BLACKPOOL • IL PARCO DELLE ERBE
DANZANTI • BRAND LANDSCAPE BUSINESS PARK • VERDE HI-TECH VANDUSEN
BOTANICAL GARDEN • IL PORTELLO 2.0 • VERTICAL GREEN BY PATRICK BLANC •
SLOW LANDSCAPE IL MINCIO DI VIRGILIO • HILL TOWN’S LANDSCAPE • SPORT
LANDSCAPE BOX HILL GARDENS • CITY PLAY • IL PARCO DI VECCHIANO •
MERIDA FACTORY • PARC DE BELLEVILLE • TOP GARDEN • MODELLATO
DALLA PIETRA • MODENA DAILY GARDEN •
€ 16,00
Italy only
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Speciale
I PAESAGGI DI EXPO 2015
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Il progetto Piastra per
A 5 anni dall’assegnazione dell’Expo 2015 a Milano
sul tema cruciale della nutrizione, e a meno di 600
giorni dall’apertura ufficiale del grande evento prevista
per il 1° maggio 2015, l’esposizione universale si
avvia a ritmi frenetici verso la fase più compulsiva
della sua realizzazione. In particolare il progetto del
paesaggio, nella tradizione dei grandi eventi
espositivi universali da Paxton in poi, anche a Milano
ha una grande rilevanza e, in questo settore, è
sicuramente il più importante intervento europeo in
corso. A testimonianza del rilievo di questo
avvenimento, così importante per il nostro Paese,
Paysage ha deciso di dedicare un’ampia serie di
servizi, di cui i primi due - contenuti in questo numero
e nel prossimo - riguardano il progetto in corso di
esecuzione. Abbiamo chiesto al Direttore Generale
Construction e ai progettisti, di raccontare la prima
parte del progetto definitivo, denominato “Piastra”,
che costituisce l’articolato sistema che, dall’anello
verde che circonderà l’intera area, dipana verso le
Piazze maggiori e le Piazze minori fino a lambire le
nove aree Hortus nel cuore della città espositiva, dove
gli oltre 21 milioni di visitatori previsti, consumeranno
il loro riposo e troveranno un’ulteriore interessante
occasione di visita.
Introduzione di Angelo Paris – Direttore Generale
Construction Expo 2015 S.p.A.
Chiunque venisse oggi a visitare il cantiere di Expo
Milano 2015 rimarrebbe certamente impressionato per la sua dimensione, il numero di unità e risorse impiegate, la qualità di ogni dettaglio, il ritmo febbrile di quanto vi accade
tutti i giorni. È una città che sta sorgendo,
modernissima, che prende rapidamente forma sul tracciato più antico e
sperimentato della nostra tradizione, il castrum, un decumano e un cardo massimi e i loro assi paralleli, una agorà, un tessuto di insulae, e un
ring tutto attorno, un parco anulare con un canale lungo tutto il perimetro che media armonicamente il rapporto con gli insediamenti dei
quartieri confinanti. Alla rilevanza di questo evento urbanistico si aggiunge ovviamente la forza del tema della nutrizione, argomento cruciale nel consesso internazionale, nel quale si esprimono e si confrontano diverse culture e diverse visioni di natura, non sempre fra loro coincidenti, spesso dialettiche, qualche volta anzi in opposizione, ma comunque in dialogo, rispetto al quale i Paesi di tutto il mondo sono chiamati a portare idee, contributi e conoscenze a beneficio della comunità globale. Expo 2015 è un evento unico che affronta la sfida della alimentazione, della nutrizione, dello sviluppo sostenibile e insieme un’occasione straordinaria di dimostrazione di best practice e innovazioni all’avanguardia sul tema della sostenibilità. Expo è una piattaforma globale che fungerà da aggregatore di idee e contributi e che lascerà,
dopo il 2015, un’eredità di iniziative e soluzioni. La risposta a queste
sollecitazioni è stata straordinaria; prova di ciò è data dai partecipan-
ti ufficiali il cui numero ha raggiunto i 138 Paesi. La città espositiva ha
certamente negli spazi verdi un layout di alta qualità, che si inserisce
nella ormai antica tradizione dei grandi eventi internazionali, si pensi
ai casi più recenti di Londra, Lisbona, Barcellona, Beijing, Shanghai e
in continuità con la gloriosa storia del giardino italiano apprezzata in
tutto il mondo. Si tratta del progetto al momento più importante in questo settore in Europa. Non sta a me giudicare la qualità delle proposte
e delle soluzioni, devo però testimoniare con orgoglio che il lavoro svolto è stato ed è immenso e che i primi risultati sembrano confermare la
bontà delle scelte strategiche e delle interpretazioni progettuali. Penso
di poter affermare che Expo abbia dimostrato di essere un committente
presente nelle sue responsabilità in ogni momento, a cominciare dall’impostazione del masterplan, disegnato dai progettisti di Expo 2015
con il supporto di architetti di fama internazionale quali Jacques Herzog, Ricky Burdett, Joan Busquets, William McDonough e Stefano Boeri, che è stato poi la cornice del progetto preliminare elaborato dai nostri uffici, che ha rappresentato un riferimento sicuro per il progetto definitivo ed esecutivo ad opera di Metropolitana Milanese, che si è avvalsa della collaborazione e del coordinamento, per quanto riguarda il
progetto paesaggistico, di Benedetto Selleri e di Franco Zagari, fino all’attuale fase esecutiva, nella quale la direzione dei lavori è affidata a
Infrastrutture Lombarde.
Al termine del periodo espositivo, Expo lascerà in eredità un sito che
sarà la matrice di uno dei distretti più interessanti di questa vasta area
di nuova strategica centralità, con una elevatissima potenzialità di sviluppo che auspico faccia proprio il lascito di idee e soluzioni, privilegiando in tal modo la sostenibilità, il paesaggio e la natura.
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UNO SGUARDO ESTERNO
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UNA BREZZA MEDITERRANEA PROFUMA A MILANO
DI JORDI BELLMUNT
... Y todo ello impregnando y perfumando el ambiente de colores, sensaciones y estímulos provenientes del Mediterráneo.
Un’impostazione classica caratterizza il disegno della futura Expo Milano 2015, un tessuto ippodameo su cui si appoggiano e relazionano spazi serventi e serviti, tante attività, come flussi, strutture e spazi verdi. L’incredibile complessità dell’evento allora si ordina e si semplifica, così
come l’organizzazione dei padiglioni, che avviene in modo da consentire un certo grado di libertà alle varie componenti.
Un progetto generale di landscape, che riguarda la totalità degli spazi
verdi dell’Expo, è curato da PAN Associati sotto la guida di Benedetto
Selleri. Il rapporto della città espostiva con l’intorno della fiera e dei quartieri di Rho è felicemente mediato da una corona verde e un canale, che
sono il primo e il più importante ambito del progetto, un anello che permette di addolcire e armonizzare l’interfaccia fra Expo e città, attraverso
delle eccellenti unità boschive lombarde che individuano e relazionano
la struttura espositiva con un intorno dal carattere e dalla personalità peculiari. Infatti l’idea è di riproporre un paesaggio tradizionale, ma filtrato
e reinterpretato con una nuova scrittura fresca e originale, che contiene,
isola e aiuta l’architettura. Sono definiti parchi, giardini, viali e molti spazi pubblici diversi, tra cui le grandi e piccole piazze, le aree di fitodepurazione, le colline e i filari.
Al centro, diffuso su tutta l’area in nove episodi, incontriamo uno speciale gioiello poliedrico, dal sapore mediterraneo: giardini per il riposo dei
visitatori denominati Hortus, la cui progettazione è condivisa da PAN Associati con Franco Zagari, giocando con la geometria rigorosa imposta
dall’organizzazione generale, tessendo un discorso progettuale a partire
dalla cultura, dal design, dalla pedagogia e dalla competenza. Il progetto utilizza differenti livelli di argomentazione e informazione che, sovrapponendosi, offrono una sottile complessità e densità. Questi, contrariamente a quanto intuibile, divengono un insieme di molteplici unità facilmente comprensibili. Il difficile tema generale dell’Expo, che fa riferimento alla nutrizione nel mondo, viene ripreso sottolineando le strutture
del paesaggio agricolo attraverso il concetto di orto giardino, un disegno
di frutteti, piante da collezione, aiuole medicinali.
È in questo rapporto fra giardino e coltivazione, adombrato anche nell'evocazione di un herbarium medievale, che prendono corpo spazi confortevoli e di relazione, con giochi d’ombra ed esperienze didattiche. La
proposta si configura qui con decisione come un’opera contemporanea,
riconoscibile, estremamente trasmissibile, un progetto paesaggistico che
credo sarà un riferimento inedito e che non cadrà inosservato nell’attuale panorama europeo. Il contributo di Selleri e Zagari e dei loro studi somma conoscenze, capacità e volontà tutte finalizzate a un intimo rapporto
con il pubblico.
Al di sopra di materiali, finiture e forme programmate e generate come
sistemi e della progammazione dei vari componenti per un eventuale riutilizzo dopo l’Expo, proposti nel progetto come un impegno per la sostenibilità, questo luogo dei luoghi sembra vocato più che a riposare a unire persone.
... E tutto pervade e profuma l’atmosfera di colori, sensazioni e stimoli
provenienti dal Mediterraneo.
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IL SISTEMA DELLE PIAZZE
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In basso:
il Lago Arena costituito da uno
specchio d’acqua di 80 metri cinto
da una gradonata coronata da
anelli concentrici di betulle, faggi e
querce.
Nella pagina accanto:
le opere paesaggistiche di Expo
2015, suddivise nei diversi ambiti,
campiti nei differenti colori.
Ci può illustrare il progetto di paesaggio interno
all’Expo, sia per quanto concerne il disegno generale sia per gli elementi simbolici sottolineati
nell’uso della vegetazione?
Il progetto che ci è stato affidato riguarda le
opere a verde del sito espositivo: ne è quindi una delle componenti più caratterizzanti,
sia sotto il profilo simbolico sia funzionale,
ponendosi nella tradizione della lunga storia del paesaggio.
Questo progetto è un processo molto complesso che vede
determinante il contributo dell’equipe di Expo in quanto committente, autrice del masterplan e del progetto preliminare e
di Metropolitana Milanese, responsabile del progetto generale definitivo e esecutivo. Il progetto presenta tutte le implicazioni tipiche di una grande esposizione universale: l’artificialità di un paesaggio e di un contesto del tutto nuovo, il
carattere particolare di un uso intenso e temporaneo, la necessità del pronto effetto particolarmente impegnativo per
quanto riguarda le opere a verde, le problematiche inerenti
al dopo evento (smontaggio/conservazione/riciclo). In tutti
i comparti vi è un esplicito riferimento al tema generale della nutrizione, che da sempre richiama motivi cruciali che
sono alla radice del progetto di paesaggio come il trasferimento di conoscenze produttive in azioni culturali, il passaggio dall’agricoltura all’arte dei giardini estesa al disegno
di ambiti che riguardano gli insediamenti umani. Si è partiti
da un progetto preliminare, elaborato appunto da Expo, con
alcune variazioni che si sono rese necessarie nell’approfondimento dei temi, adottandone gli schemi distributivi e di accesso, dei percorsi, degli spazi serventi e serviti, e accogliendone ove possibile superfici, materiali e finiture. Lo schema è quello di un’isola espositiva delimitata da un ring, un
parco lineare volto alla accessibilità e alla mitigazione degli
elementi infrastrutturali perimetrali. Quindi una trama di sistemi diversi in cui si inseriscono gli spazi espositivi dei parte-
cipanti e le strutture per eventi e servizi. Tutti questi sistemi
configurano sequenze di spazi con coerenti programmi vegetazionali nei quali sono ricorrenti le citazioni dei nostri moduli agricoli di pianura, paesaggi che accompagnano il visitatore con l’intento di mettere in relazione naturalità e ricerca, sostenibilità e crescita.
Quando si parla del Progetto “Paesaggi di Expo 2015”,
cosa si intende esattamente? Quali aree sono comprese?
Il progetto è articolato in sette ambiti:
• Ambito anello verde esterno;
• Ambito filari;
• Ambito vasche di fitodepurazione;
• Ambito hortus;
• Ambito piazze minori;
• Ambito piazze maggiori;
• Ambito collina mediterranea.
Ciascuno di essi ha caratteristiche proprie e sviluppa una tematica differente, declinando in modi diversi attività, flussi e
comportamenti lungo direttrici di orientamento e di scoperta:
la maggiore naturalità del bosco perimetrale col canale, la
rigenerazione/depurazione naturale dei giardini acquatici,
il paesaggio mediterraneo largamente modellato dall’uomo,
la citazione degli Horti romani come base della cultura agricola, l’uso della natura nei paesaggi agricoli e artificiali (filari, piazze).
L’ambito “anello verde esterno” comprende oltre al canale e
alla vegetazione acquatica in questo contenuta, la realizzazione di una fascia boschiva tampone che rievoca il bosco
naturale proprio della pianura lombarda. Suo naturale completamento è il “progetto interferenze” o “ambito 0” (pubblicato su Topscape Paysage n. 12) che avvolge ulteriormente
l’intero sito dall’esterno e con cui compone un’unica fascia verde perimetrale. Ha grande valenza paesaggistica perché costituisce una sorta di “quinta” continua lungo il perimetro di
Expo e insieme un intero ecosistema, in sintonia con l’assetto
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SCHEDA TECNICA
PROGETTO I PAESAGGI DI EXPO
2015 (PRIMA PARTE)
Luogo Milano-Rho
Committente Expo 2015 S.p.a.
Imprese esecutrici Raggruppamento temporaneo di imprese costituito da Ing. E. Mantovani
S.p.a., Consorzio Veneto Cooperativo S.c.p.a., Bilfinger Sielv
Facility Management S.r.l.
Cronologia 2011- in fase di
realizzazione
Dati dimensionali
• Sito:1.000.000 m²
• Opere a verde: 125.000 m²
Numero di alberi inseriti nel
progetto 7100
In basso: pianta dell’Accesso Ovest
con il Giardino delle Farfalle.
Nella pagina accanto:
prospettiva aerea del Lago Arena al
termine del Cardo, collegata al canale perimetrale e caratterizzato da
alberature disposte su tre anelli concentrici, geometria che consente di
evitare l’effetto a raggiera e conservare la trasparenza verso il Cardo.
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floristico delle aree naturali protette prossime al Sito (Boscoincittà, Parco delle Cave, Parco di Trenno, Parco delle Groane).
Il progetto prevede la realizzazione di un ecosistema ripariale diversificato in tipologie vegetazionali a diverso sviluppo e
igrofilia. La predisposizione della vegetazione acquatica del
canale completa l’opera da un punto di vista paesaggistico
ed ecologico (depurazione). Gli altri ambiti paesaggistici
sono tutti sull’”isola” espositiva di Expo. L’ambito delle vasche
di fitodepurazione riguarda 11 giardini d’acqua. Si tratta di
vasche per depurare le acque meteoriche di prima pioggia.
Le vasche, dal forte impatto visivo grazie alla scelta delle specie, alla loro fioritura e al portamento diversificato, garantiscono l’effetto depurante grazie alla presenza di specie atte a
questo scopo come le idrofite, che sono piante acquatiche radicanti o galleggianti, le elofite, che sono piante semi acquatiche la cui base risulta sommersa insieme alle gemme mentre
la parte aerea è completamente emersa, e le ossigenanti, che
vegetano completamente sommerse e, grazie alla capacità di
liberare grande quantità di ossigeno, rendono l’acqua limpida. Le vasche sono posizionate lungo il canale, nel quale riversano le acque una volta depurate. All’estremo Est del Decumano è collocata la Collina mediterranea, elemento
fortemente caratterizzante il paesaggio di Expo. È un
elemento geometrico “puro”, con percorsi e terrazzamenti che scandiscono aree destinate a rievocare
elementi tipici del paesaggio e delle colture mediterranee (querceto misto, vite maritata, uliveti,
agrumi ecc.). L’ambito dei filari consiste in giardini lineari localizzati prevalentemente lungo
le sponde interne del Canale Expo e lungo
alcuni percorsi più interni all’area. Tutti i
filari (con una sola eccezione) si sviluppano paralleli al Decumano, seguendo quindi una direttrice estovest. La funzione principale è
l’accompagnamento dei visitatori lungo i percorsi dell’area
espositiva, garantendo ombreggiamento e spazi
per brevi soste.
Sono costituiti da alberature d’alto fusto a passo regolare,
alla cui base sono collocate erbacee e arbusti interrotti a tratti da zone di sosta arredate. Le specie arboree che costituiscono i filari lungo il Canale si pongono in relazione con la
vicinanza dell’acqua quindi, specie tipiche degli ambienti
fluviali o lacustri. La vegetazione tappezzante è costituita da
erbacee autoctone tra cui felci, equiseti, e varie specie erbacee da fiore mentre, per le passeggiate interne, sono stati scelti alberi che richiamano il paesaggio agricolo padano
e arbusti da frutto o bacca edule con funzione tappezzante
(fragole, ribes, mirtillo ecc.). Gli Hortus, le Piazze maggiori,
le Piazze minori, in tre modi diversi, costituiscono la declinazione di carattere più urbano delle rappresentazioni paesaggistiche. Sono spazi generalmente incastonati nel tessuto
urbano dell’isola espositiva agli ingressi o a fianco dei padiglioni degli Stati, degli edifici di servizio o degli assi stradali. La funzione è generalmente quella della sosta e del riposo dei visitatori.
Quali difficoltà ha incontrato, sapendo che il progetto e la
sua realizzazione richiedono il pronto effetto?
Come già ricordato il progetto delle
opere a verde ha privilegiato la scelta
vegetazionale di esemplari arborei e
arbustivi autoctoni o naturalizzati, proponendo una reinterpretazione/reintegrazione in particolare dell’immagine
del paesaggio agrario, come valore
storico-culturale e insieme del paesaggio naturale. In questo contesto, visto
che le tempistiche di realizzazione delle opere non permettono di puntare sull’accrescimento delle piante, è risultato
necessario in primo luogo l’utilizzo di alberature di dimensioni esemplari in
modo da costituire, da subito, una cornice a elevato impatto paesaggistico e
in grado di garantire la necessaria ombreggiatura. È prevista, quindi, la fornitura di numerose alberature caratterizzate da notevole dimensione che arrivano
PIAZZE MAGGIORI
Le Piazze maggiori sono tre grandi spazi aperti posti nei punti
strategici d’accesso di Expo. L’“Accesso Ovest” è lo spazio d’accoglienza per i visitatori che arrivano da ferrovia e metropolitana. L’area si apre dalla quota interrata del mezzanino in forma
di trapezio in leggera pendenza fino al piano dell’isola espositiva. Gli alberi (frassino, ciliegio, tiglio, castagno e noce – tutte
specie che evocano il tema dell’alimentazione) sono disposti lungo le rampe di accesso in una maglia irregolare per disposizione e assortimento. Lungo le falde laterali inclinate e in copertura
di alcuni edifici circostanti è realizzato il “Giardino delle Farfalle”. Qui la composizione è guidata dalla scelta delle specie e
dalla loro messa a dimora in masse dove luce e movimento generano continue nuove suggestioni (“New Perennial”). Il giardino appare come una distesa di colori cangianti, che ricopre i
pendii con un andamento naturale e sinuoso, quasi mimesi di ala
di farfalla, punteggiata di arbusti, come ad esempio il Caenothus, rifugi per le farfalle e insieme accenti verticali che, con le
loro opulente fioriture creano un ritmo di punti focali che guida
lo sguardo del visitatore lungo i pendii colorati delle perenni. La
scalarità delle altezze consente al disegno di essere riconoscibile sia dai percorsi sopraelevati che dal percorso a quota inferiore. La scelta ha favorito specie nettarine e nutrici appartenenti alla flora erbacea spontanea della Lombardia, rustiche, poco
esigenti in termini irrigui, valorizzando anche specie “portate
dal vento”– quelle del Terzo Paesaggio, amate da Gilles Clément. Particolare attenzione è stata prestata a garantire una sca-
larità delle fioriture a beneficio sia dei lepidotteri che dei visitatori. In primavera il giardino si arricchisce tra le altre delle fioriture giallo pastello delle primule, delle sfumature bianco-rosate
della plantago, del profumo delle viole, e in estate si accende
del poropra del centranthus, dell’oro della solidago, degli intensi azzurri di lavanda e erba medica. In autunno i contrasti creati dal contrapporsi di masse dalle tessiture diverse, e dal fogliame dai verdi brillanti, teneri o cupi. Nuvole leggere di Bromus
erectus contruiscono una sorta di matrice che contribuisce a conservare la struttura spaziale del giardino in modo costante nel
corso delle stagioni. La “Porta della via d’acqua” e la “Piazza
del Lago” sono spazi di grande rappresentatività e delimitano a
nord e sud il Cardo, lo spazio rappresentativo destinato all’Italia. La Porta della Via d’acqua consente l’accesso al sito da sud
attraverso una passerella che attraversa l’autostrada e la ferrovia. Le alberature sono disposte geometricamente in una maglia
regolare, lungo sei filari perpendicolari al canale, a formare un
peristilio arboreo. La specie prescelta è il platano. La “Piazza del
Lago”, posta a nord presso il Palazzo Italia, ha al centro un grande specchio d’acqua circolare circondato da gradonate. Le alberature sono disposte in tre anelli concentrici distanziati di 7 m,
in modo tale da creare una geometria di coni visuali ortogonali. Questa disposizione permette di evitare l’effetto a raggiera e
consente l’apertura e la trasparenza verso il Cardo e la chiusura visiva verso gli angoli della piazza. Le piante (quercia comune, faggio selvatico e betulla) sono specie il cui legname è storicamente utilizzato per la creazione di manufatti per la navigazione o a contesti agricoli legati all’acqua.
Piazze maggiori
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Giardino delle Farfalle
In alto:
sezione longitudinale dell’Accesso
Ovest dall’uscita della Metropolitana
all’ingresso del sito espositivo.
fino a circonferenze di 70-80 cm e altezze superiore a 10
m. Altro aspetto di grande rilevanza è la struttura e conformazione degli alberi e arbusti utilizzati che per alcuni
ambiti, quali ad esempio l’anello esterno o la collina, deve
caratterizzarsi da subito per una conformazione tipica della pianta a maturità. A tal fine e allo scopo di rievocare la
naturalità, sono previste numerose alberature policormiche
e con portamento naturaliforme. Ancora, la scelta esclusiva di fornitura di piante in vaso air pot (vedi parti che seguono) è presa allo scopo di avere alberi in grado di vegetare già dal primo anno in modo rigoglioso limitando le
conseguenze del trapianto e della piantagione. Sempre in
considerazione delle tempistiche previste, si è scelto di utilizzare il prato a rotoli prevegetato.
In termini di innovazione tecnologica e di sostenibilità
del progetto di paesaggio, quali sono gli elementi salienti? Come ha influito il tema della temporaneità nella
sua proposta progettuale?
Per quanto concerne il verde e il tema dell’innovazione
l’elemento saliente di maggiore significato è la scelta dell’utilizzo di alberature in vaso air pot. Questo sistema,
come noto, favorisce un grande sviluppo dell’apparato radicale della pianta, e comporta quindi una diminuzione
dello stress da trapianto, facilitando un buon risultato vegetativo subito dopo la messa a dimora. L’air pot consente, inoltre una maggiore elasticità nei periodi di messa a
dimora. Inoltre abbiamo scelto di utilizzare il sistema dei
contratti di coltivazione che permettono la scelta anticipata di alberi e arbusti e la loro coltivazione presso i vivai di
fornitura allo scopo di raggiungere dimensioni e caratteristiche richieste dal progetto. Ad oggi, possiamo affermare
che la grande maggioranza delle alberature, opportunamente etichettate e classificate, stanno crescendo nei vivai
in attesa di impianto. A proposito della sostenibilità e temporaneità (parte degli spazi di Expo sono funzionali solo
ai sei mesi del periodo espositivo e saranno riprogettati a
manifestazione finita), un tema del quale si è tenuto conto
è la reversibilità delle opere, sia di quelle a verde che degli interventi architettonici a esse legati (come sedute, pergole, pavimentazioni). Piantagioni, strutture, sedute sono
concepite per essere smontate e recuperate dopo l’Expo, e
già ora si potrebbero stabilire protocolli di intenzione con
amministrazioni pubbliche o private per l’adozione e per
una destinazione definitiva. Si è quindi optato, dove possibile, per soluzioni che consentissero la rimozione e ricollocazione delle opere. Per quanto riguarda gli arredi, le sedute sono fissate in modo da poter essere smontate e collocate altrove; i pergolati sono stati progettati per consentirne un facile smontaggio, di modo che anch’essi possano
essere anche ricollacati in altri luoghi. Le pavimentazioni,
in alcuni casi, prevedono la posa a secco. Le alberature di
tutto l’ambito degli Horti, così come degli agrumi dell’ambito della collina mediterranea, sono in vaso interrato o fuori terra per consentirne lo spostamento e la ricollocazione.
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La scelta di mantenere le piante in vaso potrà essere estesa anche dove al momento non è previsto, non appena risulti definito quali degli spazi del sito Expo siano da considerarsi effettivamente temporanei. Mi lasci, al termine di
questa intervista, lo spazio per ringraziare tutto il gruppo
di Metropolitana Milanese che mi ha dato la possibilità di
lavorare a questo progetto e i colleghi di Expo 2015. Con
loro si è instaurato un rapporto intenso e profondo caratterizzato dalla grande passione per il paesaggio. Inoltre vorrei ricordare ILSPA a cui è affidato il delicato compito di seguire la realizzazione delle opere. Un grazie infine al mio
gruppo di lavoro che ha dimostrato una grandissima passione, competenza e impegno e a Franco Zagari e i suoi
collaboratori che, in particolare nel progetto degli Hortus,
ci ha affiancato offrendoci, con la sua grande sensibilità,
delle competenze che sono risultate molto armoniche e interattive con le nostre, con uno scambio creativo reciproco
molto felice.
In alto:
le cromie stagionali del Giardino
delle Farfalle.
Benedetto Selleri (coordinatore del progetto definitivo ed esecutivo paesaggistico di Expo 2015 “Piastra”) Dottore forestale socio fondatore di PAN Associati S.r.l., paesaggista con numerose esperienze nel campo della progettazione di parchi e giardini, del recupero ambientale delle aree degradate, dell’inserimento paesaggistico e naturalistico di grandi infrastrutture e della conservazione della natura. È esperto di forestazione urbana e promuove nel suo lavoro di progettista e pianificatore il concetto della Green Infrastructure e un approccio progettuale sostenibile, in particolare in ambito urbano. Svolge attività in Italia e all’estero anche in qualità di progettista e coordinatore di progetti europei.
PAN associati S.r.l. Società di ingegneria con certificazione di qualità costituita nel 2001 da un gruppo di professionisti tra
i quali architetti, ingegneri, agronomi e forestali che operano nei campi della progettazione architettonica e del paesaggio
in Italia e all’estero. L’attività di PAN associati riguarda la pianificazione urbana e progettazione del paesaggio, con particolare riguardo alla progettazione di parchi e giardini e arredo urbano, alla riqualificazione ecologico-paesaggistica, al recupero di aree degradate e agli studi di impatto ambientale.
Hanno collaborato al progetto: Gaetano Selleri (architetto), Mario Poggi (ingegnere), Viola Corbari (architetto), Flavia
Iandoli (architetto), Stefano Bianchi (architetto), Chiara Osticioli (architetto), Francesco Pastorelli (architetto), Roberto Colombani (architetto)
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Piazze minori
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PIAZZE MINORI
25 Piazze minori di varia forma e collocazione accolgono il pubblico in prossimità di aree di sevizio e ristoro, e saranno utilizzate per manifestazioni minori che
richiedono un contesto più intimo e raccolto (spettacoli, concerti, esposizioni). Per
consentire nel modo più ampio la sosta e il transito delle persone, gli spazi sono
sempre interamente pavimentati con prato rasato calpestabile o con calcestre, e
sono quindi totalmente percorribili. La caratteristica distintiva è l’utilizzo degli elementi secondo disegni semplici e geometrici. Nella disposizione delle alberature,
dei prati, delle aree in calcestre e delle siepi si delineano forme regolari che rendono più esplicita una modellazione antropica artificiale. Per altro verso, questa
impostazione consente la massima flessibilità d’uso e trasformazione pur garantendo spazi confortevoli e accoglienti. Il trattamento semplice dello spazio e l’utilizzo di alberature molto sviluppate offre vere isole di ristoro e sosta dalla convulsa vita dell’esposizione. Salvo alcune eccezioni, le Piazze minori sono poste di regola sui lati esterni alla piastra in prossimità del canale, beneficiando del refrigerio e del panorama aperto. Ciascuna Piazza è contraddistinta di regola da una
specie arborea che ne determina il nome (sono quindi presenti la Piazza dei peri,
dei tigli, dei gelsi, delle querce, dei platani, delle querce policormiche, dei piopIn alto: Settore sud-est del sito espositivo presso
il canale perimetrale esterno con tre Piazze minori e una vasca di fitodepurazione: A. filare
di Morus nigra; B. Piazza dei Gelsi; C.
Piazza delle Stanze Verdi; D. Piazza delle
Stanze Verdi; E. Vasca di fitodepurazione.
A lato: Abaco delle Piazze maggiori e della
Piazze minori:
A. Accesso Ovest, B. Lago Arena, C. Ingresso d’Acqua; 1. Piazza della centrale
di condensazione, 2. Piazza dei sorbi,
3. Piazza delle querce, 2, 4. Piazza
della vite, 5. Piazze dei platani, 6.
Piazza delle querce, 7. Piazze dei
pioppi, 8. Piazza delle querce
policormiche, 9. Piazza dei
frassini, 10. Piazza delle
Stanze Verdi, 3, 11. Piazza
delle Stanze Verdi, 2,
12. Piazza dei gelsi,
13. Piazza dei tigli,
14. Piazza delle
Stanze Verdi,
1, 15. Piazza dei
peri, 16. Piazze
degli olmi
pi bianchi, dei sorbi, dei frassini degli olmi, della vite). Alcune sono raccolte in
gruppi con tipologia simile (piazze dei platani, dei pioppi, degli olmi). Spesso
sono abbinate volutamente a filari e ad altre piazze minori in modo da amplificare e riecheggiare le soluzioni paesaggistiche. Diverse piazze sono caratterizzate da una fitta presenza arborea che segna in modo regolare lo spazio, come
a creare semplici colonnati vegetali, altre hanno disposizioni più aperte:
• La Piazza della vite (nella quale la presenza di sottoservizi ha determinato l’impossibilità di prevedere alberi) ha una spalliera architettonica affacciata sul canale fatta per il gioco e la sorpresa dell’acqua;
• Le Piazze delle Stanze Verdi sono contraddistinte da grandi siepi tagliate in
forme geometriche regolari (Fagus purpurea, Carpinus) che creano delle quinte
poste su un palcoscenico di prato rasato;
• La “Piazza della Centrale di Condensazione” è in realtà un intervento di mascheramento che, sempre con siepi in forma, simula giocosamente vortici d’aria.
Alcune piazze sono dotate di sedute, tutte sono in ogni caso predisposte come
dehors dei punti di ristoro e comunque per la collocazione di opportuni arredi. Le
sedute – utilizzate anche per i filari – sono originali, in laminato plastico per esterni, con sistema costruttivo simile a quelle degli Hortus e riportano disegni e macrografie legati al mondo vegetale.
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In alto: Piazza delle Stanze Verdi 3
Al centro: dettagli del pergolato della
Piazza della vite.
In basso, a destra: siepi in forma nascondono il volume tecnico.
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HORTUS, MOTIVI
DI FRANCO ZAGARI
Una felice sinergia fra il mio studio e PAN Associati – con cui si è poi aperta una collaborazione
anche su altri fronti, con mia piena soddisfazione –
ci ha permesso di affrontare questo bellissimo tema
di un sistema di “orti” dedicati al riposo dei visitatori anche come un invito alla scoperta dei segreti
legami che nella nostra storia corrono fra nutrizione
e giardino. Non sono nuovo a quel clima eccitante
del tutto particolare che, nelle grandi esposizioni internazionali, caratterizza l’evoluzione dei progetti,
dalla ideazione alla realizzazione. Ricordo bene
l’aria adrenalinica che si respira nello studio, il rapporto con le istituzioni responsabili, con le imprese,
le forniture, il cantiere, tutto avviene con tempi e
modi contratti, del tutto diversi dai canoni abituali.
La regola madre del progetto è la ricerca di un equilibrio fra le specifiche – che sono costruttive come
simboliche, esattamente allo stesso modo – di
un’opera che è temporanea, come potrebbe essere
una installazione, ma che è anche duratura, per un
tempo non banale, di solito circa sei mesi, sottoposta a un uso parossistico, abrasivo da parte di milioni di visitatori, costruita rapidamente e poi altrettanto rapidamente rimossa, con ecologica correttezza, senza residui, impeccabilmente riutilizzabile
o riciclabile, comunque biodegradabile, sostenibile. Questa condizione fisica corrisponde perfettamente a una esigenza rappresentativa, anch’essa
“gridata”, che qualsiasi opera ha comunque in
un’Expo, dal minimo dettaglio al padiglione della
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nazione ospite, perché è come una bandiera, ha
un valore rappresentativo intrinseco che non va sottovalutato.
Anche il tema più sobrio partecipa al rito dell’esporre, con una particolare attenzione comunicativa, come dire che il mezzo coincide fatalmente
con il fine e viceversa. Così, in un generale rumore
ogni elemento ha un suo suono iconico. Nella concezione degli Hortus il primo problema è stato quindi di definire uno spazio che fosse accogliente,
confortevole, sicuro e resistente, ma direi soprattutto dotato di un carattere facilmente percepibile, e
di un principio chiaro nell’orientamento rispetto ai
flussi, alle attività, ai comportamenti dell’Expo. Abbiamo quindi adottato delle costanti e delle variabili, una serie di pentagrammi su cui si dispongano
delle note. Ecco praterie con sentieri di calcestre e
isole di gres policromo, dove muoversi liberamente,
uno spazio continuo nel quale sedersi e anche sdraiarsi all’ombra di frutteti regolari, ombracoli e spalliere. Qui si trovano anche piccoli orti e un giardino diffuso di piante medicinali, le superfici sono disegnate e scritte, appaiono codici di antiche tassonomie di acclimatazione, introducendo in ogni hortus informazioni per conoscere meglio le diverse
piante che vi si incontrano, e offrendo anche suggestioni interpretative del tema stesso, che è la culla del giardino italiano. Del resto che riposo avrebbe potuto avere il pubblico in uno spazio che fosse
incapace di una narrazione?
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In questa pagina: i nove hortus sono come transetti del
grande Decumano che è il principale asse di orientamento della città espositiva.
Ogni hortus è una PRATERIA lunga e stretta, definita
sui lati da varie associazioni di ERBACEE. Il movimento del pubblico è libero su un suolo a prato rinforzato, sul quale vi sono percorsi in calcestre e isole
di sosta in gres policromo.
La vegetazione è caratterizzata da frutteti di diverse
specie con impianto agricolo, vi sono poi esemplari
MATER isolati, alcuni esemplari DA COLLEZIONE IN
VASO, altri IMPALCATI A MURO, PICCOLI ORTI.
Il movimento del pubblico avviene da e verso il Decumano e secondo pochi varchi trasversali. Lo spazio ha
momenti di compressione e distensione, analoghi a quelli della luce e della folla.
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IL PROGETTO IN BREVE
Gli Hortus (circa 27.000 mq) sono un sistema di nove insulae per il riposo dei visitatori che già dal nome ricordano, in
epoca romana e medievale, quegli archetipi del giardino all’italiana che nascono proprio a partire da esigenze alimentari. Accessibili dal Decumano, sono spazi concepiti per potersi sedere o sdraiare all’ombra, affiancati dagli edifici di
servizio e ristorazione. Oltre a questa funzione servente il progetto li propone anche come itinerari di visita, con un interesse scientifico e didattico in sé.
In queste pagine: schemi della copertura del suolo: (a sinistra in
basso) i percorsi in CALCESTRE assicurano l’attraversamento trasversale,
con un orientamento o parallelo al
Decumano o cardinale nord-sud, estovest; isole in GRES policromo individuano le zone di sosta di
maggiore densità; (a destra in alto)
la “mappa dell’ombra” costituita da
frutteti, ombracoli con teli semitrasparenti, spalliere pentagonali di glicine
e millezia. Il gres è in moduli 60 x
60 in sei colori diversi, ardesia e
cinque terre.
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Una prima scelta dirimente, al contrario dell’anello esterno
che è permanente, è stata la decisione di prevedere per questi giardini una durata limitata al periodo di svolgimento dell’Expo, perché le specifiche funzionali, costruttive e i comportamenti dei visitatori di una mostra temporanea ad altissima frequentazione sono necessariamente molto diversi da
quelli di uno spazio pubblico di lunga durata.
Si sono così adottate delle attenzioni particolari per favorire
il più possibile il recupero e il riciclo sia del patrimonio vegetale sia delle attrezzature. Nel progetto ogni hortus si of-
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fre con una notevole complessità di elementi, cui sorprendentemente corrisponde una assoluta fluidità del libero movimento del pubblico e un’immediata comprensibilità dei riferimenti di orientamento: una prateria liberamente percorribile
da e verso il Decumano, ben definita sui
lati da erbacee modulate per altezza e
colori, nella quale si succedono vari sistemi di alberi, pergole e spalliere e, all’ombra di questi, dei sistemi di sedute.
La prateria alterna tre diversi sistemi di copertura del suolo: percorsi in calcestre,
che assicurano gli accessi laterali e gli attraversamenti trasversali, su direttrici cardinali (nord-sud, est-ovest) o parallele al
Decumano; il prato, che è strutturato per
poter essere calpestato; isole pavimentate in gres porcellanato, dove maggiormente si concentra la sosta.
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Notevole la complessità vegetale: gli alberi
sono dei frutteti tutti diversi da due a quattro
specie per ogni Hortus, disposti a gruppi
omogenei a quinconce a passi diversi a seconda delle specie. Fra le scelte più importanti vi è quella di avere adottato la massima
quantità e qualità di alberi, per lo più da frutto, sempre disposti per famiglie omogenee,
con portamento agricolo.
Si è cercato per quanto possibile un pronto
effetto di ombra e si è voluto mantenere un
carattere di work in progress e di provvisorietà, che è una delle chiavi espressive del
progetto, così che vi sono anche delle specie presentate in vaso fuori terra. Altra scelta caratterizzante è quella di integrare l’offerta di ombra della copertura arborea, che
In queste pagine: sistemi d’ombra
artificiali. Gli OMBRACOLI sono
strutture metalliche che sostengono
con cavi teli di plastica microforati
(trasparenza 50%). Sono di due
tipi: PORTALI, portici lineari, e trapezi, chioschi puntuali di uno, due
o tre elementi. Le SPALLIERE sono
11 stanze pentagonali rivestite sui
lati di glicine o di millezia.
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sarebbe stata certamente insufficiente, con degli ombracoli, pergole con teli semitrasparenti.
Ombracoli (distinti in portali e trapezi) e spalliere (stanze
pentagonali) sono dei “meccano” metallici che assumono
un ruolo di riferimento importante. In rima da hortus a hortus, esemplari di grandi dimensioni (castagni, ciliegi, noci,
peri) punteggiano le aree più frequentate. In ogni giardino si potranno ammirare anche alcuni esemplari da collezione, e in due casi dei peri impalcati a muro.
Ugualmente si è deciso di caratterizzare i sistemi di seduta con grafie sviluppate su disegno originale come
mappe informative con due sistemi diversi, “set bar” e
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“conviviali”, caratterizzate da superfici in laminato plastico per esterni decorate con disegni originali, partendo da un racconto delle essenze che caratterizzano
ogni hortus e della ricchezza tematica della nutrizione
nella nostra tradizione, proponendo poi anche un mondo vegetale iconico di struggente bellezza. Le prime
sono normali set di sedie e tavolini del tipo più diffuso
nei nostri caffè, ma il piano dei tavolini è del tutto originale, in sette forme curve definite come “posteuclidee”, ricavate ognuna da sei archi diversi fra loro in tangenza, ognuno per sette colori.
Questo fa già una combinatoria di 49 alternative, cui si
aggiungono 256 pezzi unici eseguiti su disegno digitale originale, che liberamente reinterpretano un erbario
salernitano dell’XIII secolo. Le conviviali inoltre ospitano
piccoli orti e aiuole di piante medicinali (la tradizione
“dei Semplici”).
Ogni Hortus ospita anche aiuole per specie orticole. Le
erbacee sono suddivise in nove mescole cromatiche e,
all’interno di ciascuna, sono selezionate specie di altezze e portamento differenti in grado di garantire fioriture per tutta la durata dell’esposizione.
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In queste pagine: sistemi di seduta. Sulla sinistra le
CONVIVIALI sono banchi in laminato plastico stampato su disegno, che si distinguono in MATRICI
forme circolari a più archi diversi, e BURLEMARXIANE sinusoidi a diversa altezza (anche pensate
per la seduta di bambini), che contengono aiuole di
piante medicinali (i SEMPLICI). Sulla destra, i SET
BAR, semplici sistemi di sedie tavoli da caffè ma
con TAVOLINI decorati, sempre in laminato plastico
stampato, liberamente ispirati da
CIRCA INSTANS
trattato salernitano di erbe (1280-1313, Londra, British Library Catalogue). Le forme curve sono dette
POSTEUCLIDEE perché adottando archi sempre diversi fra loro tangenti offrono profili morbidi come
delle curve di maggiore complessità, pur mantenendo una grande semplicità costruttiva.
Franco Zagari e Studio Franco Zagari Architetto, Paesaggista, Professore ordinario di
Architettura del Paesaggio, attualmente insegna presso “Sapienza” Università di Roma.
Dal 1973 ha fondato uno studio indipendente di architettura e paesaggio che si è specializzato in interventi di riqualificazione di
contesti di alta qualità storica e ambientale, e
di pianificazione e programmazione di processi di rigenerazione urbana. Fra i collaboratori stabili emergono le figure di Domenico
Avati, capoprogetto, Endri Memay e Vincenza Del Marco, Ph. D. di comunicazione.
Molte opere realizzate in Italia, Francia, Scozia, Georgia, Giapppone, attualmete attivo
in Brasile e in Giordania. È autore di saggi e
film, fra cui: L’architettura del giardino contemporaneo (un libro, una mostra, sei film
RAI), Milano 1988; Questo è paesaggio. 48
definizioni, Roma 2006; Giardini. Manuale
di progettazione, Roma 2009; Franco Zagari Sul paesaggio Lettera aperta, Melfi, 2013.
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