Valter Scotti, grande maestro di batteria
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Valter Scotti, grande maestro di batteria
12 IL PERSONAGGIO COSTUME & SOCIETA’ martedì 1 settembre 2009 PERCUSSIONISTA AL SAN CARLO E PROFESSORE AL CONSERVATORIO DI BARI, HA FORMATO DECINE DI MUSICISTI Valter Scotti, grande maestro di batteria di Mimmo Sica prevalentemente da soldati americani con le loro compagne. Accettai alter Scotti, romano di nascil’invito e fortunatamente tutto andò ta, ma napoletano di adozione, bene. Una sera fui notato dal pianiè considerato dagli addetti ai lavosta della Band che suonava per le ri tra i più grandi maestri di batteForze Alleate. Rimase talmente colria che l’Italia abbia avuto dal dopito dal mio stile che mi volle come poguerra ad oggi. Figlio d’arte, suo batterista con lui» padre Torquato era un noto batteriÈ corretto definirLa un battesta, a soli dieci anni era “tamburirista di jazz? no balilla”. Il Maestro si “racconta”. «La batteria ha molti generi: il jazz, Si dice che Lei è un autodidatla musica da ballo, il rock, il varietà ta e che ha imparato a suonare a altri ancora. Il mio genere è il vaosservando e rietà. Nella scelta ascoltando suo Erano di moda i “tè danho seguito il conpadre. E pro- zanti” frequentati prevalen- siglio che mi dieprio così? temente da soldati america- de mio padre. È «Fondamentaluno dei generi ni con le loro compagne. mente è vero. Una sera mi notò il pianista più complicati; il Mio padre mi della Band che suonava per batterista, infatti, portava con lui in le Forze Alleate. Rimase tal- innanzitutto deve giro per l’Italia e conoscere il solmente colpito dal mio stile mi faceva assifeggio e leggere stere a tutte le che mi volle con lui la musica, deve, sue esibizioni. poi, andare a Non mi ha mai impartito una leziotempo con il maestro, che normalne in quanto per lui era necessario mente è il pianista, e riuscire a cosolo osservare suonare e ascoltare. ordinarsi con gli artisti sul palcoLa musica, però, cioè la sua lettura scenico» e il solfeggio me l’insegnarono il Quale è stata la Sua prima Maestro Mazziniani, un anziano ex esperienza teatrale? direttore di banda. Utilissimo fu, «La mia prima esibizione teatrale ripoi, lo studio che feci di una della sale al 1948. In quell’anno ebbi l’onoprime edizioni del metodo di Gene re di suonare nell’orchestra del teaKupra». tro Volturno di Roma diretta dal Quando ha avuto il debutto? Maestro Giovanni Massucci». «Accadde tutto per caso il primo Agli inizi degli anni Sessanta settembre del 1944. Un collega di si trasferì a Napoli e conobbe il mio padre, improvvisamente, lasciò Maestro Antonio Buonomo. il suo gruppo musicale e mi propoChe rappresentò per Lei questo se di sostituirlo. Allora erano di moincontro? da i locali “tè danzanti” frequentati «La svolta decisiva e definitiva nel- V CINQUE GIORNI A MAIORI la mia vita di artista, ma soprattutto di insegnante. Il Maestro Buonomo fu docente di percussioni presso il conservatorio di San Pietro a Majella e, poi, al Santa Cecilia di Roma. Uomo di enorme spessore e di altissime qualità mi ha trasmesso tutto quello che so. Gli sarò grato e riconoscente per sempre. Per merito dei suoi insegnamenti vinsi il con- LA MOSTRA Libri sotto le stelle, successo di pubblico A nche quest’anno l’Associazione culturale e di promozione sociale “i Meridiani” presieduta da Alfonso Giarletta non ha deluso le aspettative degli abitanti e dei tanti turisti della costiera amalfitana. Sotto un cielo stellato e nello splendido scenario di piazza San Francesco della città di Maiori si è svolto con successo la seconda edizione della rassegna culturale “Un libro sotto le stelle” (nella foto, un momento della manifestazione). Molti gli crittori che si sono alternati nel corso della rassegna che ha visto sempre un notevole successo di pubblico. La chiusura dei lavori della kermesse è stata affidata alla giornalista Skytg24 Raffaella Cesaroni con la presentazione del volume “L’Outsider” di Maria Federica Selvi. Le serate sono state allietate con le esibizioni del cantautore e militare dell’Esercito Italiano, da sempre impegnato in missioni di pace all’estero con i propri reparti, Rosario Morisco che ha partecipato anche al Festival di Sanremo 2008 nella sezione “Categoria Giovani” con il brano “Signorsì” e vincitore del Premio “Mia Martini” edizione 2009; dai grandi successi della canzone napoletana con lo charme della lingua francese di Annalisa Martinisi e dall’esibizione della danzatrice di flamenco Lorena Salis. LA RUBRICA Il batterista napoletano Valter Scotti; a destra, il suo allievo Maurizio dei Lazzaretti corso come percussionista che mi fece entrare “stabile” nell’orchestra del San Carlo: era il primo settembre del 1964, esattamente venti anni dopo il mio debutto come batterista. Il mio primo concerto fu diretto dal Maestro Abbado». Maurizio dei Lazzaretti, tra i più affermati batteristi in campo internazionale, ha ripetuta- stati premiati: esordì nel quartetto jazz di Romano Mussolini ed è diventato Direttore della Facoltà di Batteria nell’Università della Musica di Roma. Nel suo prestigioso palmarès sono presenti collaborazioni con artisti jazz del calibro di Ray Charles, Joe Zawinul, Chet Baker, Caetano Veloso e tanti altri; collaborazioni con artisti italiani, fra tutti, Lucio Dalla, Mina, Laura Pausini; ancora, collaborazioni per colonne sonore con Ennio Morricone e Nicola Piovani; collaborazioni con la mente detto Filarmonica della che Le deve Sono due i ricordi che Scala di Milano; tutto. Che cosa ho maggiormente a partecipazioni al significa que- cuore: la registrazione Festival di Sanresto per Lei? di un disco per sole per- mo nelle edizioni «Maurizio è stato cussioni fatto sotto la che vanno dal uno dei tanti al- direzione di Antonio 2001 al 2009. Mi lievi che ho avu- Buonomo e l’ultimo fermo quì perchè to. Ho insegnato, concerto al San Carlo, l’elenco è ancora anche, a Peppe lungo. Mi diretto dal Maestro Da- troppo Merolla, a Tonino chiede che valoRomano, a Alber- niel Oren re abbiano per to D’Anna e a me gli apprezzatantissimi altri. Tutti bravissimi e armenti fatti da Maurizio sulla mia tisti di successo. Maurizio fin da giopersona? Sono la più grande grativanissimo aveva dimostrato di aveficazione che possa ricevere per il re una predisposizione e un talento mio lavoro. E questo vale per lui e particolare per la batteria. È stato per tutti gli altri “ragazzi” della mia mio allievo al Conservatorio Piccinscuola che continuano a darmi atni di Bari, nel periodo in cui ero titestati di stima e di riconoscenza». tolare della cattedra di Percussioni Quale è il ricordo al quale è parclassiche. Quando, poi, mi trasferii ticolarmente affezionato? a Napoli, ogni settimana, da Lecce «Sono due i ricordi che ho maggiorveniva a lezione da me. Lo prepamente a cuore: la registrazione di rai, anche, per l’esame di ammisun disco per sole percussioni fatto sione al Berklee College of Music di sotto la direzione di Antonio BuoBoston, che superò brillantemente. nomo e l’ultimo concerto al San CarI suoi sacrifici e il suo talento sono lo, diretto dal Maestro Daniel Oren». LE SCULTURE DI MIMMO PALLADINO AL POSITANO MYTH FESTIVAL Nella cripta sognano “I dormienti” D opo la grande danza, arriva la coccodrilli, più larghi per gli uomitro. In questa occasione si inaugrande arte. Domani alle ore ni. Ciascuna delle sculture ha un gura anche la ristrutturata Cripta: 19,30 la perla della costiera amalficolore leggermente diverso dalle si potrà così ammirare un altro patana, Positano, sarà lo scenario di altre, in relazione al tipo di terra trimonio storico-architettonico che “Positano Myth Festival”. La Cripusata e ai materiali a cui è stata possiede Positano. Una mostra nelta Medievale accoglierà tra le sue mescolata: sabbia, ossidi e altri elela mostra. Ciascuno dei “dormienbraccia la mostra “I dormienti” di menti scelti in maniera casuale o ti” è stato posato al suo interno, Mimmo Paladino (nella foto una istintiva. “Il grande ciclo dei Dorcreando una suggestiva dimendelle sue sculture), con un’inedita mienti è nato al Roundhouse di sione “onirica e arcaica”. L’aspetcolonna sonora realizzata per l’ocLondra - spiega Paladino - ma ogni to, o per meglio dire il senso di rocasione da Lucio Dalla. Un connuciclo ha la sua originalità legata al vina e di disfacimento che l’espobio originale tra il più sizione dà, si collega significativo protago- Nella Chiesa dell’Assunta dodici sculture di infatti con i miti antinista della transavan- terracotta, di uomini larvati e adagiati su pia- chi e arcaici del noguardia e il famoso stre rettangolari di ferro scuro. A cullarli le stro essere, creando, cantautore. “È un Lu- nuove note di Lucio Dalla secondo le intenzioni cio Dalla non consuedello stesso curatore, to - racconta Mimmo un legame con il noPaladino - e in questa occasione luogo dell’esposizione. A Positano stro inconscio e le nostre radici. I sperimenta sonorità inedite, con è ispirata alla Cripta e al tema del volti richiamano così lo scavo nelsuoni molto legati al lavoro ispiramito, a Orfeo e alle immagini che la storia collettiva ma anche indito alla mia opera”. evoca del sonno e dell’oltretomba. viduale, rafforzati dagli ambienti Dodici le sculture di terracotta che È un luogo particolare che già cosolenni della Cripta. “Gli uomini acverranno esposte nella magnifica noscevo e che mi ha sempre affacoccolati in posizione fetale rapCripta della Chiesa dell’Assunta scinato, ideale per questo soggetpresentano l’esistenza umana ma che ritraggono in parte coccodrilto”. L’artista beneventano porta anche il suo stato precedente li, in parte uomini in posizione fesempre la sua arte in un luogo perspiega lo stesso artista - sono uotale, adagiate su tavoli rettangolafetto, perché in Paladino tutta la mini immersi in un sonno ricco di scena dell’arte diventa quasi teari di ferro scuro: più piccoli per i sogni e di profondità dell’incon- scio”. Creature efebiche che rimandano alle sembianze dei calchi di Pompei, manichini atrofizzati dotati di grande fascino estetico, con in volto l’espressione dell’ignoto. E il sogno, l’inconscio, saranno anche racchiusi nella splendida colonna sonora di Lucio Dalla, ideata appositamente per l’occasione. rc TRA ANEDDOTICA E MEMORIA Le avventure di Don Pedro Alvarez de Toledo di Aurelio De Rose È noto che dal 1503 e fino al 1707, Napoli fu governata da viceré, prima spagnoli e successivamente asburgici. Tra i tanti che si susseguirono spicca la figura di Don Pedro Alvarez (nel ritratto) de Toledo duca d’Alba, in quanto fu l’unico a non dover fuggire, come tanti altri, per il malgoverno esercitato e trafugamenti d’opere d’arte. Fu quindi tra i pochi che si dedicò, nei ventun’anni di vicereame, alla cura della città. Ciò avvenne non solo attraverso la realizzazione di opere pubbliche ma, anche attraverso prammatiche atte a salvaguardare la sicurezza dei cittadini, avversati sia da ladri che falsari (tra questi i tosatori di monete) nonché dai soldati al soldo dei baroni, ai quali ultimi fece lotta, per eliminarne lo strapotere feudale. Se pecca vi fu in quel vicereame la si deve al fatto che la “cultura” venne messa in secondo piano tanto che vennero eliminate tutte le accademie esistenti offrendo quale diversivo tornei e giostre. Di magagne e “vizi” che vi furono nella sua vita privata, gli si ascrivono in particolare quelli di un particolare interesse nei confronti del sesso femminile, da questo però corrisposto, non certo per il fisico non propriamente gradevole ma, particolarmente per la carica che ricopriva. Tra le tante eclatanti avventure il Giannone scrive che insediò persino la moglie del figlio Garzia ma, la più duratura e complicata fu quella che ebbe con la so- rella di Giovan Battista Spinelli marito della sua primogenita Isabella. Conosciuta donna Vincenza, che aveva 30 anni ed una forte femminilità tale da accedere il desiderio dell’attempato viceré, se ne invaghì talmente da non curarsi minimante sia del fatto che era sposata con Pietro Antonio Caracciolo d’Aragona signore di Pisciotta, né tantomeno che fosse la sorella a suo genero. Alle ripetute attenzioni ed assalti, donna Vincenza non fu indifferente e pian piano ricambiò le attenzioni ed effusioni dell’innamorato viceré. Questa situazione portò, essendo di pubblico dominio, alla decisione sia del fratello, che del marito, d’allontanarsi da Napoli perché in tal modo si attutissero le voci più che fondate di quanto stava acca- dendo. A questa decisone donna Vincenza acconsentì ma, prima che ciò accadesse, la comunicò al proprio amante che preso da una isterica gelosia, per non perderla, escogitò un’accusa nei confronti del Caracciolo. Accusa secondo la quale, lo si riteneva reo d’un delitto avvenuto in città. Sebbene ne fosse estraneo, ma dovendo comunque discolparsi, quella partenza non fu possibile in attesa dell’esito dell’inchiesta. Quanto accaduto però rese a tal punto di esasperazione l’uomo che pensò più volte del come liberarsi della consorte, causa principale di quanto accadeva e finanche di ucciderla, mediante varie forme d’esecuzione tra le quali anche quelle di ottenere, rivolgendosi a fattucchiere, filtri magici o bevande avvele- nate da causarne la morte. Questo rimuginare continuo lo condusse man mano ad uno stato di prostrazione che scaturì poi in una febbre altissima, tipica di quei tempi, che oggigiorno definiremmo da cavallo, che allora era detta “castrone” e tale da condurlo alla morte. Giustappunto pervenne questa soluzione, perché non solo liberò la donna dal “quasi consenziente” marito che, dal primo istante era a conoscenza di quanto accadeva senza profferir parola, ma diede in tal modo a don Pedro pieno possesso dell’amata. Infatti nonostante l’età considerata avanzata per quei tempi (aveva più di sessant’anni) e già vedovo dal 1539 la sposò per convivere quell’amore fino alla morte che avvenne a Firenze il 12 febbraio 1553, dove si era recato in visita alla figlia Eleonora che aveva sposato Cosimo de’ Medici. Verrà seppellito nel duomo di quella città, sebbene avesse già predisposto per la sua tomba a San Giacomo degli Spagnoli, che resterà però, per i napoletani, solo un cenotafio a ricordo.