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LA PRODUZIONE E IL TRAFFICO MONDIALE DELLA COCAINA
di Alessandro Donati
PREMESSA
Nell’aprile 2007, l’allora Ministro (con il Governo di Romano Prodi) della Solidarietà Sociale Paolo
Ferrero mi ha nominato, in quanto esperto del doping, come membro del Comitato scientifico
nazionale sulle dipendenze e come componente del Tavolo di coordinamento delle politiche
comunitarie ed internazionali antidroga.
Avendo da poco realizzato per conto della World Antidoping Agency un Report sui traffici mondiali
delle sostanze dopanti1, mi è sembrato logico operare un confronto con i dati mondiali relativi ai
traffici di droga e, in particolare, della cocaina2 contenuti nel Report 2005 dell’Ufficio Onu per la
droga e la criminalità (UNODC). Consultando il Report ho rilevato un dato, almeno
apparentemente inspiegabile: l’UNODC stimava per il 2004 una produzione mondiale di
cocaina di 687 tonnellate3 e, nel contempo, indicava che erano state sequestrate in tutto il
mondo 591 tonnellate4. Che circa l’85% della cocaina prodotta potesse essere stata sequestrata
appariva assurdo e, dunque, decisi di realizzare una prima verifica il cui sorprendente risultato è
riassunto nella seguente tabella:
Produzione mondiale stimata5
687 tonnellate
6
Sequestri in America Latina
333 tonnellate
7
150 tonnellate
Consumi in America Latina
Cocaina residua
204 tonnellate
Sequestri Usa8
166 tonnellate
Consumi Usa9
300 tonnellate
Cocaina “mancante”
-262 tonnellate
Sequestri “resto del mondo”10
92 tonnellate
Consumi “resto del mondo”11
300 tonnellate
Cocaina “mancante”
-754 tonnellate
Nel giugno 2007, con Don Luigi Ciotti Presidente di Libera e Roberto Morrione responsabile di
Libera Informazione abbiamo indetto una conferenza stampa dal titolo “Coca nera”, proprio a
1
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/29
Il confronto era motivato dal fatto che la cocaina è compresa tra le sostanze dopanti ed il suo utilizzo
appare significativamente correlato con quello degli ormoni anabolizzanti.
3
http://www.unodc.org/pdf/WDR_2005/volume_1_chap1_coca.pdf (Tabella 1.3.1 pag. 61)
4
http://www.unodc.org/pdf/WDR_2006/wdr2006_chap1_cocaine.pdf (Figura 52 pag. 87)
5
WDR 2005
6
WDR 2006
7
Us Dep. Of Defence 2004
8
WDR 2006
9
Us Dep. Of Defence 2004
10
WDR 2006
11
Us Dep. Of Defence 2004
2
significare la cocaina “mancante”, con lo scopo di denunciare l’incongruità della stima della
produzione mondiale.
LE “RISCRITTURE” DEI DATI DA PARTE DELL’UNODC
In realtà, l’UNODC aveva poi modificato per ben tre volte le proprie stime della produzione
mondiale 2004, una prima volta con il Report del 200612, una seconda volta con il Report del
200713 e, addirittura a distanza di alcuni anni, con il Report del 2010.
Con il Report del 2006, a sorpresa, l’UNODC aveva innalzato enormemente la stima, da 687
tonnellate a ben 937 tonnellate. Nel Report si spiegava di aver provveduto a questo forte
innalzamento a posteriori per il dubbio causato dal forte aumento dei sequestri14 ed in seguito
ad una verifica sul campo dell’accresciuta produttività delle piantagioni colombiane di foglie di
coca. Nonostante l’imponente correzione della produzione stimata, rimaneva, però, una
consistente quota di cocaina “mancante” e, per “risolvere” il problema, gli esperti dell’UNODC
sono ricorsi ad un curioso espediente statistico: hanno “abbattuto” di circa il 50% le 591 tonnellate
di cocaina sequestrate nel mondo, “spiegando” – per la prima volta nella storia della loro
reportistica - che la cocaina sequestrata è in gran parte diluita dalle sostanze di “taglio”. La
spiegazione ha una validità solo apparente poiché qualsiasi esperto ben sa che più del 90% della
cocaina è intercettata dalle forze di polizia in grossi carichi (decine di Kg o addirittura alcuni
quintali o tonnellate) che sono sempre costituiti da cocaina pura15 … Comunque, nonostante
questi “aggiustamenti” statistici a posteriori, restavano ancora almeno 250 tonnellate di cocaina
“mancante”… Con il Report del 2007, come detto, l’UNODC ha “rivisto” di nuovo la produzione
mondiale 2004 di cocaina innalzandola a 1008 tonnellate.
In sintesi, nell’arco di tre anni, l’UNODC ha fornito le seguenti stime della produzione 2004 di
cocaina16:
12
WDR 2006
WDR 2007 http://www.unodc.org/documents/about-unodc/AR06_fullreport.pdf
14
Fa riflettere che negli anni seguenti, allorché i sequestri aumenteranno ancora e di parecchio, l’UNODC
non si sia fatta invece più venire alcun dubbio sull’affidabilità delle proprie stime della produzione.
15
Pura almeno quanto quella che è prodotta all’origine. Il cloridrato di cocaina impacchettato nei
cristalizaderos, generalmente, ha un grado di purezza del 90% che, per definizione, può essere considerato
come massimo.
16
Nel WDR del 2010 l’UNODC ha “riscritto” nuovamente la propria stima della produzione mondiale del
2004 (chissà perché e in base a quali criteri) e l’ha ulteriormente innalzata a 1048 tonnellate.
13
Tra luglio 2007 e gennaio 2008, sorpreso dalle numerose, disinvolte e macroscopiche correzioni
a posteriori che, quantomeno, facevano perdere credibilità ai dati, ho realizzato uno studio più
approfondito comparando tra loro tutti i Report dell’UNODC dal 1998 in poi, per verificare se
anche in altre circostanze si fosse fatto ricorso ad aggiustamenti” dei dati precedenti. Ebbene, tale
confronto ha condotto ad evidenziare numerose e sistematiche “riscritture” dei dati, tutte
riguardanti la stima della produzione di cocaina della Colombia che, come si vedrà, era
stata la causa dell’impasse anzidetto in cui era caduto l’UNODC.
La prima, massiccia e mai spiegata, riscrittura dei dati si è verificata con il Report del 2000:
l’UNODC ha modificato le proprie stime della produzione colombiana degli anni trascorsi, fino a
risalire addirittura al 1993. Come se avesse improvvisamente scoperto di aver sottostimato per
anni la produzione colombiana, l’ha sensibilmente aumentata ma senza spiegarne le ragioni.
Ma l’UNODC non si è limitato a “riscrivere” i dati pregressi della Colombia, contemporaneamente si
è accorto di un altro errore, cioè di aver sovrastimato per anni la produzione boliviana, o meglio, di
averla sovrastimata a danno della produzione colombiana . Questa sorta di travaso di stime dalla
Bolivia alla Colombia è tanto più ingiustificato se si considera che l’UNODC stima la produzione in
base al calcolo della superficie coltivata (oltreché al suo rendimento per ettaro) ma la Colombia e
la Bolivia neppure confinano tra di loro. Dunque, data la posizione geografica dei due Paesi,
non era concretamente possibile commettere un errore di attribuzione di una quota parte della
superficie coltivata …
PRODUZIONE DI COCAINA IN COLOMBIA
1993
1994
1995
1996
1997
1998
World Drug Report 1999
93
141
158
223
254
326
World Drug Report 2000
119
201
230
300
350
435
Differenza
+26
+60
+72
+77
+96
+109
1999
680
PRODUZIONE DI COCAINA IN BOLIVIA
1993
1994
1995
1996
1997
1998
World Drug Report 1999
277
283
286
286
284
219
World Drug Report 2000
240
255
240
215
200
150
Differenza
-37
-28
-46
-71
-84
-69
1999
70
Bisogna purtroppo concludere che la “riscrittura” della produzione colombiana non è stata fatta in
seguito all’acquisizione tardiva di nuovi e più precisi dati ma è stata decisa a tavolino. Lo si
deduce, del resto, dalla linearità crescente delle “correzioni”… Più semplicemente, gli estensori del
Report si sono preoccupati di “recuperare” dalla Bolivia ciò che avevano dovuto assegnare alla
Colombia, per non dover ritoccare il dato complessivo della produzione mondiale.
Il Report 2000 dell’UNODC è stato pubblicato (come ogni anno) in giugno, proprio nel periodo in
cui il Congresso statunitense si trovava a discutere i motivi per cui approvare il cosiddetto Plan
Colombia, un piano impegnativo e complesso, non privo di un’elevata componente politica e
militare17 nel quale gli USA avrebbero investito circa 500 milioni di dollari all’anno. Bisognava
spiegare ai congressisti perché si decideva di intraprendere un piano di tale portata in Colombia e
non invece nel Perù che, fino a quel momento, era considerato il maggior produttore mondiale di
cocaina. Furono proprio quelle “riscritture” a provocare il “sorpasso” e quindi a decretare che la
Colombia era il Paese con la più elevata produzione di cocaina.
Dopo l’entrata in funzione del Plan Colombia (dal 2001 in poi), i Report UNODC hanno descritto,
anno per anno, una situazione in progressivo miglioramento nella quale la produzione colombiana
diminuiva significativamente, fino a pressoché dimezzarsi nel 2004.
Purtroppo, come si è visto, questa dichiarata diminuzione (a 380 tonnellate annue) non
corrispondeva affatto alla realtà e la stessa UNODC ha dovuto esplicitamente ammetterlo con ben
tre revisioni verso l’alto della stima della produzione colombiana. Infatti, con i Report del 2006, del
2007 e del 2010 la produzione del 2004 è stata fissata prima a 630 tonnellate, poi a 640 e infine a
680 tonnellate.
17
Per questa ragione Amnesty International vi si era opposta e l’Unione Europea aveva rinunciato a
partecipare.
La conclusione di questa complessa sequenza di modifiche a posteriori dei dati è
paradossale. Anche se ufficialmente l’UNODC ha sempre dichiarato il contrario,
implicitamente ha riconosciuto che il Plan Colombia aveva provocato l’effetto opposto a
quello per il quale era stato varato!
Nella primavera 2008, dopo che lo studio fu presentato sia al Comitato nazionale scientifico sulle
dipendenze, sia al Tavolo di coordinamento per le politiche comunitarie ed internazionali antidroga
(nel quale sedevano i rappresentanti di diversi Ministeri), il Ministro Ferrero decise di trasmetterlo
all’UNODC con una richiesta di adeguate spiegazioni.
La risposta scritta del Direttore, l’italiano Antonio Maria Costa, non si fece attendere: con una
lettera dal tono in parte piccato ed in parte conciliante accompagnò un documento dei suoi esperti
che, lungi dal confutare i risultati dello studio, si limitava a spiegare il perché dei propri dati
dissonanti. Al termine della lettera, il Direttore dell’UNODC invitava l’autore dello studio per un
confronto con i suoi esperti. Accompagnato da un Colonnello della Guardia di Finanza e dal primo
Dirigente dell’Ambasciata italiana presso l’ONU, mi recai a Vienna dove ebbi un colloquio di
diverse ore con gli esperti dell’UNODC nel corso del quale tutti noi ci rendemmo conto della
sorprendente insussistenza delle spiegazioni. Purtroppo, tutti i dubbi sui dati si confermavano.
Tornato a Roma ne informai il Ministro che subito chiese ed ottenne un secondo, immediato,
incontro, questa volta direttamente con il Direttore dell’UNODC.
Parteciparono, oltre a me e il Ministro, l’Ambasciatore italiano presso l’ONU, un dirigente del
Ministero degli Esteri e lo stesso Colonnello della Guardia di Finanza che aveva preso parte
all’incontro precedente. Quel giorno erano riuniti a Vienna centinaia di delegati giunti da ogni parte
del mondo ma Costa non esitò ad abbandonare l’immensa sala conferenze per incontrare nel suo
studio la delegazione italiana. Introdusse magnificando il ruolo storico dell’ONU e dell’UNODC
nella lotta alla droga, dopodiché il Ministro mi invitò a prendere la parola. Senza preamboli, dissi
che mi sembrava più proficuo entrare nel merito delle numerose incongruenze dei dati che i suoi
stessi esperti avevano in parte già riconosciuto. Costa, senza scomporsi e con un tono
diplomatico, disse che era sempre possibile migliorare il flusso dei dati e che mi sarebbe stato
grato se gli avessi messo a disposizione un componente del mio staff che lui sarebbe stato pronto,
addirittura, ad assumere nell’organico dell’UNODC. Gli risposi che avevo realizzato lo studio da
solo e Costa, sempre con lo stesso tono di imperturbabile gentilezza, disse che sarebbe stato lieto
se, nei mesi a seguire, io avessi potuto collaborare con i suoi esperti al “miglioramento” dei dati del
Report.
Tutti i componenti della delegazione tirarono un sospiro di sollievo, essendo stato evitato uno
scontro diplomatico ed anzi l’apertura di Costa fu vista come un riconoscimento dell’importanza
dello studio italiano. Nelle settimane successive iniziarono i contatti con gli esperti dell’UNODC ma
poi il Governo Prodi cadde e Costa, evidentemente ormai sicuro che nessuno gli avrebbe chiesto
ulteriormente conto, non si fece più vivo.
L’ANALISI DEI LABORATORI E DEI CRISTALIZADEROS COLOMBIANI
Ma anche dopo la fine del Governo Prodi non abbandonai lo studio e, avendo ormai appurato che i
dati ufficiali forniti dall’UNODC (e più ancora, come si vedrà, quelli forniti dal Dipartimento di Stato
degli USA) tendevano a nascondere, di fatto, l’impressionante dimensione delle coltivazioni
colombiane, il nuovo obiettivo fu quello di tentare di verificare quale fosse realmente la
produzione di cocaina in Colombia e, di conseguenza, quale fosse realmente la produzione
mondiale. Mi resi conto che, per perseguirlo, occorreva andare oltre i dati dei Report
dell’UNODC e del Dipartimento di Stato americano e consultare direttamente le fonti
istituzionali colombiane.
Infatti mi ero accorto che tutti gli organismi militari e di polizia colombiani impegnati nel contrasto
alla cocaina (in particolare l’Ejercito nacional, l’Armada nacional, la Policia nacional e il
Departimento Administrativo de Seguridad), al termine di ogni azione nella quale vengono scoperti
i laboratori clandestini di produzione della coca base e della cocaina o viene sequestrata la droga,
emettono dei comunicati ufficiali nei quali forniscono le informazioni, spesso anche molto
dettagliate, su quanto è stato fatto.
Ecco un esempio di un comunicato ufficiale dell’Ejercito Nacional:
Destruido cristalizadero de la banda criminal Erpac
03 de marzo de 2011
Villavicencio. Operaciones ofensivas adelantadas por tropas de la Cuarta División contra las
bandas criminales al servicio del narcotráfico permitieron en las últimas horas ubicar un
cristalizadero empleado para el procesamiento de clorhidrato de cocaína.
La construcción artesanal, que pertenecía a la banda criminal Erpac, que dirige el narcotraficante
José Ernesto López Montero, alias `Caracho´, fue puesta al descubierto por efectivos del Gaula
Militar Meta, unidad orgánica de la Séptima Brigada, en la vereda Humea, área rural del municipio
de Medina en el departamento de Cundinamarca.
La infraestructura clandestina, que tenía la capacidad para producir una tonelada de clorhidrato de
cocaína mensual, contaba con una zona tratamiento, secado y empaque de los alcaloides.
Además, los efectivos militares encontraron ocultos entre la vegetación del lugar, un albergue para
aproximadamente 12 personas, una cocina y un comedor.Durante la operación, los soldados se
incautaron de 27 kilos de clorhidrato de cocaína, 40 kilos de sulfato de magnesio, 800 galones de
acetona, 10 kilos de pergamanáto, 300 kilos de sulfato de aluminio, 10 bolsas de sulfato de
magnesio, 1.200 galones de thinner, cuatro hornos microondas, un horno artesanal, dos
lavadoras, una planta eléctrica, una electrobomba, una prensa hidráulica, un compresor, dos
grameras digitales, tres cilindros de gas de 45 libras, una estufa de gas, 46 canecas plásticas, dos
tanques para el almacenamiento de agua, un molde para prensar y diferentes logotipos para
marcar la cocaína.18
Con un lavoro giornaliero di quattro - cinque ore realizzato nel corso di tutto il 2008, ho raccolto
le informazioni significative contenute in detti comunicati all’interno di un gigantesco data base nel
quale ho complessivamente registrato circa 120.000 dati riguardanti più di 2.000 operazioni. In
particolare, tra tutte le azioni di contrasto del narcotraffico, circa 300 avevano una speciale
rilevanza in quanto riguardavano la scoperta e l’inventario di ciò che era stato rinvenuto nelle
strutture clandestine che producono il cloridrato di cocaina che è poi la polvere bianca che va in
commercio. Questi laboratori sono chiamati in Colombia cristalizaderos. Il sopra indicato
comunicato dell’Ejercito nacional ne è un esempio. Come si può leggere, le autorità hanno
descritto ciò che è stato trovato all’interno e hanno formulato la stima della sua capacità di
produzione mensile di cocaina. In realtà, non sempre tale stima viene resa nota. Ne è riprova il
fatto che, su un totale di 311 cristalizaderos scoperti dalle forze militari e di polizia, solo per 152
(48,9%) è stata formulata la stima della capacità produttiva mensile, mentre per i rimanenti
159, o perché più piccoli o per altre ragioni che sfuggono, non è stata formulata alcuna
stima.
Ma già le stime formulate per i 152 cristalizaderos consentivano, finalmente, di disporre di dati
originali ed indicativi della produzione colombiana 2008, da poter confrontare con quelli indicati
dall’UNODC (430 tonnellate annue pari a poco più di 35 tonnellate mensili)19 sulla base della
superficie coltivata. La somma delle stime dei 152 cristalizaderos ha dato luogo ad un totale di
599,574 tonnellate mensili di cloridrato di cocaina! Il risultato ha costituito una grande sorpresa
in quanto superava addirittura la stima che l’UNODC aveva formulato per l’intero anno 2008!
Constatata l’enorme differenza ho comunque ritenuto opportuno trattare i dati con prudenza per cui
ho adottato una serie di criteri restrittivi: a) anzitutto ho ipotizzato che la capacità produttiva
stimata dagli esperti colombiani sia stata mediamente sfruttata solo per la metà; ma anche con
questa interpretazione molto limitativa il totale mensile della cocaina prodotta nei 152
cristalizaderos è stata almeno di 300 tonnellate … b) ho adottato un secondo criterio restrittivo
anche rispetto ai rimanenti 159 cristalizaderos non stimati dai militari: essi appaiono più piccoli
degli altri, all’incirca in ragione di 4 a 1; per prudenza ho invece calcolato la loro capacità
produttiva pari a un decimo per cui si può calcolare che abbiano prodotto mensilmente almeno
18
19
http://www.ejercito.mil.co/index.php?idcategoria=279200
http://www.unodc.org/documents/wdr/WDR_2009/WDR2009_Coca_Cocain_Market.pdf (Tabella 6 pagina
64)
60 tonnellate di cocaina; c) ho quindi assunto un terzo criterio restrittivo riducendo da sei mesi a
quattro mesi e mezzo la vita media di ciascun cristalizadero20.
In conclusione, i 311 cristalizaderos, prima di essere scoperti, hanno prodotto almeno 360
tonnellate al mese per circa quattro mesi e mezzo , cioè 1.620 tonnellate di cocaina all’anno.
Anche adottando tutti questi criteri restrittivi, la differenza rispetto alle 430 tonnellate stimate
dall’UNODC è talmente elevata da lasciare sbigottiti! … Anche perché il potenziale produttivo non
finisce qui! Non va infatti dimenticato che un numero sconosciuto (ma certamente non
trascurabile!) di cristalizaderos attivi durante il 2008 non è stato scoperto dai militari o dalle
forze di polizia. Quelle strutture hanno dunque potuto produrre indisturbate la cocaina per tutto
l’anno! Tenendo presente anche questa sconosciuta quota parte di cristalizaderos, stimare che la
produzione colombiana 2008 di cocaina abbia raggiunto le 2.000 tonnellate è, in tutta evidenza,
un’ipotesi davvero minimale!
Prova ne è la verifica metodologica e statistica del data base realizzata dalle Facoltà di Economia
delle Università di Trento e di Bologna che hanno calcolato per i 311 cristalizaderos una
produzione totale compresa tra 1.500 e 2.630 tonnellate21.
Lo studio sistematico dei 311 cristalizaderos colombiani consente, dunque, di affermare
che la produzione 2008 di cocaina della Colombia è stata, come minimo, 4-5 volte maggiore
di quella stimata dall’UNODC (430 tonnellate) e 7-8 volte superiore a quella stimata dal
Dipartimento di Stato americano (295 tonnellate)!
Si tratta di una differenza tale da lasciare stupefatti e doversi chiedere se i militari colombiani
abbiano esagerato nelle loro valutazioni, magari allo scopo di enfatizzare i risultati raggiunti. Il
dubbio è presto chiarito in quanto essi hanno essenzialmente basato le loro stime: a) sulla
grandezza e sul numero delle apparecchiature rinvenute nel singolo cristalizadero ed
utilizzate per la cottura finale della cocaina; b) sulla quantità di sostanze chimiche ritrovate
all’interno e necessarie per la purificazione della sostanza. Lo si deduce dall’analisi statistica
che ha dato luogo ad una correlazione molto alta (R=0,81) tra le stime dei militari e il numero delle
secadoras e dei forni a microonde rinvenuti e discretamente alta (R=0,70) tra le stime dei militari e
la quantità di precursori chimici (liquidi e solidi)ritrovati all’interno di ciascuna struttura.
L’INCOERENZA TRA LE STIME DELL’UNODC E DEL DIPARTIMENTO DI STATO
AMERICANO E GLI ALTRI INDICI SIGNIFICATIVI
La sistematica e macroscopica sottostima della produzione colombiana può essere evidenziata
anche analizzando gli indici più significativi:
Primo indice: il raffronto tra la stima della superficie coltivata e le superfici fumigate ed
eradicate manualmente. Occorre, anzitutto, spiegare che cosa sono le fumigazioni aeree e le
eradicazioni manuali. Le fumigazioni
consistono nel sorvolo delle piantagioni (già
20
Poiché i 311 cristalizaderos sono stati scoperti con regolare continuità nel corso dell’anno, i primi ad
essere scoperti hanno potuto produrre cocaina solo per pochi giorni mentre gli ultimi hanno prodotto per
l’intero anno. Di conseguenza, ciascun cristalizadero ha, mediamente, prodotto per sei mesi. Tale durata
media dell’attività è stata ridotta a quattro mesi e mezzo calcolando che, in alcuni casi, la scoperta e la
distruzione di un cristalizadero, ha spinto l’organizzazione criminale che lo gestiva ad allestirne un altro in
una zona limitrofa, impiegando uno - due mesi per costruirlo e renderlo operativo. Si tratta di un criterio di
valutazione davvero molto prudenziale poiché questa ipotesi può aver riguardato solo una parte dei 311
cristalizadero.
21
Counteracting cocaine production, An analysis based on a novel dataset. Riccardo Leoncini e Francesco
Rentocchini. Quaderni Working Papers DSE N. 693.
precedentemente individuate attraverso le immagini satellitari e le foto aeree a bassa quota)
rilasciando sulle stesse il glifosato, una sostanza chimica in grado di danneggiare pesantemente o
di distruggere gli arbusti di coca. Le eradicazioni manuali delle piantagioni (anch’esse già
individuate attraverso le immagini satellitari e le foto aeree) vengono attuate da squadre militari
specializzate, integrate da braccianti che provvedono ad estirpare alla radice i singoli arbusti. Le
eradicazioni dovrebbero far sparire la piantagione interessata, mentre le fumigazioni dovrebbero
distruggerla o, quantomeno, comprometterne per lungo tempo la capacità di produzione.
Come detto, l’UNODC fornisce ogni anno la stima della superficie colombiana coltivata a foglie
di coca e certifica i dati forniti dalle autorità colombiane sulla superficie fumigata per via
aerea e sulla superficie eradicata manualmente. Per il calcolo della superficie coltivata,
l’UNODC affitta annualmente per qualche giorno alcuni satelliti e poi ne analizza le immagini. Il
metodo, peraltro, è fortemente criticato da numerosi esperti, per diverse ragioni:
a) una parte delle piantagioni non è visibile a causa delle nuvole (estese e ricorrenti in
alcune zone della Colombia);
b) non sono riconoscibili le piantagioni dove c’è appena stato il raccolto delle foglie;
c) non sono ben individuabili le piantagioni danneggiate dalle fumigazioni;
d) non sono visibili gli arbusti di coca nascosti da alberi o mescolati ad altro tipo di
vegetazione.
Va però precisato che questi limiti di visione satellitare, in realtà, spiegano solo una piccola parte
della sottostima della superficie coltivata che è ben più grave! Per rendersene conto occorre
analizzare e comparare attentamente i dati sulla superficie coltivata e i dati sulle fumigazioni e
sulle eradicazioni.
l’UNODC – dal 1999 al 2008 – ha fatto i seguenti calcoli della superficie colombiana
coltivata (numero di ettari)22:
1999
2000
2001
160.100
163.300
144.800
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
102.000 86.000
80.000
86.000
78.000
99.000
81.000
Superficie stimata (in ettari) delle coltivazioni colombiane a foglie di coca.
Come detto, le autorità colombiane affermano di realizzare, annualmente, un’intensa attività
di fumigazione aerea (in collaborazione con il Dipartimento di Stato americano) e di eradicazione
22
World Drug Report 2009, Tabella 6, pagina 64
manuale delle piantagioni di cui forniscono i totali (numero di ettari) riferiti all’intera Colombia23.
L’UNODC fa da garante dei dati di cui, inoltre, verifica gli effetti attraverso le immagini satellitari. La
tabella che segue riepiloga i totali annui (numero di ettari) – dal 1999 al 2008 – delle fumigazioni e
delle eradicazioni manuali:
Anno
Fumigazione
(ha)
Eradicazione
(ha)
1999
43.111
1.549
2000
58.073
2.700
2001
94.152
1.300
2002
130.364
2.975
2003
132.814
4.491
2004
136.552
7.458
2005
138.772
38.454
2006
172.026
43.808
2007
153.135
66.385
2008
133.496
96.215
Superficie colombiana coltivata fumigata ed
eradicata manualmente
Si tratta di dati addirittura paradossali, come ben si comprende dalla tabella
che mette a confronto, anno per anno, la stima della superficie coltivata con
complessivamente fumigata o eradicata manualmente. L’incongruità dei
spiegare solo in due modi: a) un’accentuata sottostima della superficie
un’enorme falsificazione dei dati sulle fumigazioni e sulle eradicazioni.
Anno
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Stima Superficie
coltivata
160.100
163.300
144.800
102.000
86.000
80.000
86.000
78.000
99.000
81.000
Superficie fumigata +
Superficie eradicata
44.660
60.773
95.452
133.339
137.305
144.010
177.226
215.834
219.520
229.711
riepilogativa
la superficie
dati si può
coltivata; b)
Proporzione
27,89%
37,21%
65,92%
130,47%
159,65%
180,01%
206,07%
276,71%
221,74%
283,59%
Rapporto tra la superficie colombiana coltivata e la superficie fumigata o eradicata
23
Censo de coltivo de coca 2009, Tabella 41, pagina 77; Colombia: avances y logros en la lucha contra el
problema mundial de las drogas 1998-2008 Rappresentazione grafica pagina 3
Ecco alcuni delle tante incoerenze e contraddizioni:
1) nel 1999, le superfici eradicate e fumigate corrispondevano a meno del 30% delle superfici
coltivate stimate mentre nel 2008 corrispondevano quasi al 300% …
2) dal 2003 in poi, proprio nel periodo nel quale l’attività volta a distruggere le piantagioni si è
quadruplicata rispetto agli anni precedenti, la superficie coltivata sarebbe invece rimasta
pressoché immutata …
3) paradosso tra i paradossi, nel 2008 sono stati eradicati manualmente 96.215 ettari, ossia più
della superficie coltivata che è stata stimata in 81.000 ettari …
Il non senso di questi dati lo ha ben espresso il ricercatore colombiano Francisco Thoumi:
Secondo indice: l’incongruenza tra l’età delle piantagioni e la stima della produzione. Anni
ed anni di intensissime fumigazioni aeree ed eradicazioni manuali (complessivamente 274.214
ettari “bersagliati” tra il 2005 e il 2009!)avrebbero dovuto progressivamente distruggere le
piantagioni con più anni di età, progressivamente sostituite dalle nuove piantagioni. I dati forniti
dall’UNODC per le regioni colombiane del Pacifico24 – quelle con maggior produzione di cocaina –
delineano invece un quadro del tutto opposto: gli arbusti giovani erano già incomprensibilmente
pochi (meno del 10%) nel censimento del 2005 e sono diventati quasi inesistenti nel 2009 …
Età delle coltivazioni di coca
2005
2009
Meno di 1 anno
1,2%
Tra 1 e 2 anni
7,7%
1,6%
Tra 2 e 3 anni
10,6%
12,0%
Tra 3 e 4 anni
18,5%
16,3%
Tra 4 e 5 anni
27,2%
18,0%
Più di 5 anni
34,8%
52,1%
Classificazione per età delle coltivazioni colombiane di coca
24
UNODC: Censos de coltivo de coca 2009, Tabella 17, pagina 41
L’attività di fumigazione e di eradicazione è stata mirata in un modo piuttosto “curioso” visto che in
cinque anni non ha minimamente toccato le piantagioni più mature e, quindi, a più alto rendimento
che, nel frattempo, sono anzi aumentate…
Questa situazione è, con ogni probabilità, il risultato combinato di due fattori: a) l’accentuata
sottostima della superficie coltivata; b) la modalità per nulla chiara nella scelta delle piantagioni da
fumigare o da eradicare manualmente. Ci si può chiedere quali siano state le ragioni che hanno
spinto il Governo colombiano, l’UNODC e il Dipartimento di Stato americano a fornire e ad avallare
dati così contraddittori. Probabilmente un concorso di motivi: 1) la pressante esigenza di
dimostrare che si stava facendo molto per combattere il narcotraffico e che si stavano ottenendo
ottimi risultati; 2) i diversi interessi di ciascuno degli attori coinvolti (l’UNODC, il Dipartimento di
Stato americano, il Governo colombiano e, all’interno di questo, la struttura politica, la Policia e le
Forze Armate): ognuno ha cercato di dimostrare l’efficacia del proprio ruolo ed il risultato è stato
quello di concorrere alla “sovrapproduzione” di informazioni tra loro non coerenti che hanno finito
per causare gravi incongruenze nel quadro complessivo e per far emergere imbarazzanti
manipolazioni; 3) con superficialità, o con arroganza, si è pensato che nessuno se ne sarebbe
accorto o che, comunque, sarebbe stato facile ridurre ad una minoranza fisiologica i pochi,
eventuali, pareri critici.
Terzo indice: l’andamento dei prezzi contrasta con la stima della produzione. L’andamento
dei prezzi (depurati dal peso dell’inflazione) in Colombia che, dal 1991 ad oggi, sono diminuiti
costantemente, sia per quanto riguarda la pasta base (che è il prodotto intermedio della
lavorazione), sia per quanto concerne il cloridrato di cocaina (comunemente detta cocaina che è il
prodotto finale della raffinazione) dimostra, in modo inoppugnabile, l’aumento pressoché
ininterrotto della cocaina disponibile sul mercato.
Andamento dei prezzi della pasta base in Colombia, dal 2002 al 200825:
25
WDR 2009.
Andamento dei prezzi del cloridrato di cocaina, in Colombia, dal 1991 al 200926:
Estendendo l’analisi dei prezzi al contesto mondiale e, in particolare, ai due principali mercati
internazionali (quello europeo e quello statunitense), si giunge alla stessa conclusione: i prezzi
della cocaina si sono abbassati progressivamente, a dimostrazione della disponibilità
crescente della sostanza sui mercati internazionali27.
Andamento dei prezzi all’ingrosso del cloridrato di cocaina in Europa e negli Stati Uniti,
dal 1990 al 2006
26
UNODC: Censos de cultivos de coca 2009, grafico n. 17, pagina 55 “Valor de la cocaina en precios
constantes en Colombia 1991-2009”
27
WDR 2008 e http://insightcrime.org/insight-latest-news/item/817-a-reduction-in-supply?-analyzing-recentcocaine-price-trends Quarto indice: il contrasto tra la stima della produzione colombiana e i sequestri di cocaina
e di coca base in Colombia. Mentre l’UNODC e il Dipartimento di Stato americano descrivono un
andamento sostanzialmente decrescente della produzione, i sequestri all’interno del Paese
indicano un fortissimo aumento.
Basta confrontare i dati di inizio e fine del periodo di osservazione (1999-2008) per rendersi conto
dell’abissale differenza: nel 1999, le autorità colombiane riuscivano a sequestrare meno del 10%
della produzione stimata – il che rientra nella percentuale media di ciò che nei diversi Paesi
produttori si riesce a sequestrare – mentre dieci anni dopo sarebbero riuscite ad aumentare di
quasi sette volte tale percentuale…
Anno
Produzione stimata di
cocaina
Cocaina e coca base
sequestrate in Colombia
Rapporto percentuale
sequestri/produzione
1999
680 tonnellate
60 tonnellate
8,82%
2008
430 tonnellate
252 tonnellate
58,60%
C’è anche da sottolineare che nel 2009 l’UNODC ha ulteriormente abbassato la stima della
produzione colombiana, portandola a 410 tonnellate, mentre i sequestri di cocaina (e dei suoi
prodotti intermedi calcolati come equivalenza in cocaina) all’interno della Colombia – come
dimostrano gli stessi dati pubblicati dall’Observatorio de drogas de Colombia - hanno
raggiunto quasi le 270 tonnellate. Se dovessimo credere ai dati dell’UNODC, nel 2009
sarebbe stato sequestrato in Colombia il 65,85% della produzione stimata!
Se poi, alle 270 tonnellate sequestrate in Colombia si aggiungono almeno altre 170 tonnellate di
cocaina sequestrate nel resto del mondo ed identificate come cocaina colombiana, nel corso del
2009, si giunge a 440 tonnellate accertate di cocaina colombiana sequestrata (se si considera
che nella maggior parte dei sequestri non si forniscono informazioni sulla provenienza, è evidente
che la cocaina colombiana effettivamente sequestrata è molta di più!).
Questa nutrita serie di evidenze è più che sufficiente per dimostrare che è stata compiuta per
anni dall’UNODC e dal Dipartimento di Stato americano una sistematica sottostima della
produzione
ma, per completare l’analisi, vanno evidenziate nei dati ufficiali altre gravi
contraddizioni:
La stima della produzione colombiana contrasta in modo stridente con il crescente numero dei
laboratori clandestini di coca base e di raffinazione del cloridrato di cocaina che sono stati scoperti
e distrutti in Colombia: poche centinaia nel 1999 e più di 3.000 nel 2008!
Così come è in contraddizione con la quantità sequestrata dei precursori chimici liquidi necessari
per la raffinazione della cocaina che, dal 1999 al 2008, è aumentata di decine di volte!
La stima UNODC della superficie coltivata si era, del resto, già dimostrata incompatibile con le
stime suddivise per Dipartimento: quattro anni fa, ad esempio, Fabio Trujillo Governatore del
Dipartimento di Narino (che è uno dei più rilevanti della Colombia nella produzione di foglie di
coca) aveva stimato in 60.000 ettari la superficie coltivata a foglie di coca presente nel
Dipartimento, mentre l’UNODC aveva stimato soltanto 15.600 ettari, cioè un quarto… Perfino
l’allora Ambasciatore statunitense in Colombia William Wood, riferendosi al Dipartimento di Narino,
ebbe a dichiarare di essersi accorto della “evidente sottostima allorché la superficie fumigata è
risultata ben superiore a quella stimata”28
Alla luce delle contraddizioni emerse per il Dipartimento di Narino, acquistano tutto il loro
significato anche le ammissioni – fatte dinanzi ai magistrati - di Salvatore Mancuso:“Allorché il
SIMCI ("Sistema integrado monitoreo de cultivos ilicitos" che è il frutto della collaborazione tra le
autorità colombiane e l’UNODC) afferma che nel Dipartimento di Cordoba esistono 1.200-1.500
ettari coltivati a coca verificabili per internet, ciò non corrisponde affatto alla realtà. A Cordoba
esistono tra 15.000 e 18.000 ettari di coca, dei quali noi controlliamo la metà e la guerriglia l’altra
metà. Noi controlliamo nel Dipartimento di Cordoba 7.000-8.000 ettari che producono 3.500-4.000
chilogrammi di cocaina ogni mese»29. E’ significativo che l’UNODC abbia stimato un
dodicesimo della superficie coltivata realmente presente nel Dipartimento. Se si considera
che l’UNODC valuta la produzione del Dipartimento circa pari all’1,5% dell’intera produzione
nazionale, le 7-8 tonnellate prodotte mensilmente (sommando la produzione controllata dai
paramilitari a quella controllata dalle Farc) corrisponderebbero ad una produzione nazionale
mensile di 450 tonnellate… 28
Colombia - Cocaine Jungle - http://www.abc.net.au/foreign/content/2006/s1578686.htm
Las cuentas de Mancuso - http://www.semana.com/wf_InfoArticulo.aspx?idArt=115092
29 29
Ma le incoerenze e le contraddizioni non finiscono qui: è sufficiente analizzare i dati ufficiali delle
Forze Armate statunitensi sulle rotte marittime ed aeree sospette (quelle marittime sono
considerate sospette soprattutto in ragione della direzione e della velocità, quelle aeree per la
direzione, la quota di volo e le particolari zone di decollo e di atterraggio) rilevate tramite satellite,
per rendersi conto di quanto il traffico della cocaina sia superiore alle stime ufficiali. Basta
considerare che nel 2007 sono state rilevate 367 rotte marittime sospette e che sulle singole navi e
sui singoli semisommergibili coinvolti nel narcotraffico vengono, generalmente, trovate diverse
tonnellate di cocaina …
A conferma di quanto indicano le rotte sospette ed in totale contraddizione con le stime della
produzione dell’UNODC e dello stesso Dipartimento di Stato americano, il Generale Douglas
Fraser, Comandante delle Forze Armate Usa del Sud ha stimato tra 1.200 e 1.400 tonnellate il
flusso di cocaina che dal lato nord del Sud America si è diretto, nel corso del 2008, verso i
diversi mercati mondiali (soprattutto quello degli Stati Uniti e dell’Europa).
Il dato fornito dal Generale Douglas si riferisce alla cocaina che dal Sud America muove verso il
continente nord Americano, verso l’Europa e verso altre parti del mondo. Ma occorre ricordare
che, prima ancora di muoversi verso i mercati internazionali, la cocaina viene sequestrata in
notevoli quantità (per un totale di quasi 550 tonnellate) nei tre Paesi di produzione e nel resto del
continente sud americano, come si può vedere dalla tabella seguente:
Aggiungendo alla cocaina sequestrata nell’America centrale e meridionale quella che dal Sud
America si dirige verso i diversi mercati mondiali e stimata dal Generale Douglas in 1.200-1.400
tonnellate, si giunge ad una produzione mondiale stimabile in 1.750-1950 tonnellate che è più
del doppio delle stime dell’UNODC (845 tonnellate)…
Fin qui è stata soprattutto analizzata l’insostenibilità dei dati dell’UNODC ma già i pochi riferimenti
fatti sono più che sufficienti per affermare che ancora più insostenibili sono i dati del Dipartimento
di Stato americano. Basta ricordare la stima della produzione colombiana 2008 di 295 tonnellate
contenuta nell’INCS (International Narcotics Control Strategy) Report … e confrontarla con le 270
tonnellate di cocaina sequestrate nel corso dello stesso anno in Colombia cui vanno poi aggiunte
le 170 tonnellate accertate (quelle reali sono state sicuramente molte di più) di cocaina colombiana
sequestrata nel resto del mondo per rendersi conto che quella del Dipartimento di Stato è qualcosa
di più e di diverso da una sottostima …
Il Dipartimento di Stato americano si è spinto oltre ogni limite, al punto che dobbiamo chiederci:
come ha potuto giungere a tanto? E’ una domanda fondamentale ed ineludibile. Eppure
l’hanno elusa i Servizi antidroga dei diversi Paesi del mondo, così come hanno evitato di
porsela i ricercatori e i tanti studiosi del narcotraffico! Viene quasi da concludere che le
autorità statunitensi e l’Ufficio per la droga e la criminalità dell’UNODC, schiacciando
pesantemente la stima della produzione, fossero sicuri del fatto loro: nessuno se ne
sarebbe accorto o avrebbe voluto accorgersi.
Non fosse bastata la palese incoerenza dei dati, un altro dato di fatto avrebbe dovuto,
quantomeno, generare negli addetti ai lavori un sospetto: ogni anno, prima che i dati vengono
riportati dall’INCS, sono resi pubblici dalla CIA.
CONSIDERAZIONI FINALI
Perché l’Ufficio Onu per la droga e la criminalità e il Dipartimento di Stato americano hanno
“schiacciato” per anni i dati sulla produzione mondiale della cocaina? E perché entrambi hanno
“schiacciato”, soprattutto, la stima della produzione colombiana?
E’ impensabile che tutti i ricercatori e tutti i più importanti media abbiano evitato per autocensura
(data la rilevanza dei protagonisti chiamati in causa)di accorgersi di ciò che stava accadendo. E’
invece possibile che alcuni ricercatori abbiano avuto difficoltà ad inquadrare il problema, sia perché
abituati a ricerche che riguardano obiettivi molto più delimitati, sia perché non hanno ritenuto di
dover dubitare dell’attendibilità dei dati forniti da Organismi governativi e intergovernativi di così
grande rilievo.
Eppure già da molto tempo tutta la storia dell’oppio trasportato negli anni sessanta dal triangolo
d’oro del sud est asiatico in Europa e negli Stati Uniti è stata abbinata, da diversi studiosi,
all’intervento americano nel Vietnam, così come il ruolo della CIA e della DEA nel narcotraffico era
stato prospettato nel sostegno che gli Stati Uniti avevano fornito ai Contras in Nicaragua, come in
parte riconosciuto dalla Commissione d’inchiesta del Senato americano presieduta da John Kerry.
Non bastasse, era noto che la CIA aveva realizzato con i mujahidin afgani un’operazione simile a
quella fatta in Nicaragua con i Contras, finanziandoli indirettamente favorendo il loro traffico
dell’oppio. Ed alla luce di tutti questi fatti pregressi avrebbe dovuto essere evidente per tutti ciò che
poi è accaduto in Afghanistan, dal momento dell’arrivo delle truppe statunitensi, cioè dall’ottobre
2001 in poi. Prima di quel momento due editti talebani (uno emesso nel 1999 e il secondo nel
2000) avevano intimorito i contadini afgani convincendoli ad abbandonare la coltivazione
dell’oppio, al punto che la produzione afgana era divenuta di nuovo minoritaria rispetto a quella del
sud est asiatico, anzi si era quasi azzerata. Dall’arrivo delle truppe statunitensi in poi la
produzione afgana di oppio è esplosa a livelli inimmaginabili, al punto da triplicare la
produzione mondiale e da far pressoché scomparire la produzione di oppio del sud est
asiatico.
In tutte queste vicende pregresse c’erano tutti gli elementi per capire l’utilizzo disinvolto che il
Governo degli Stati Uniti ha reiteratamente fatto della droga come forma di autofinanziamento o di
finanziamento di operazioni nascoste o, comunque, non completamente esplicitabili. Lo ha
evidenziato una recente inchiesta del New Yor Times che ha accusato la CIA di avere a libro paga
un noto narco trafficante afgano, nientemeno che il fratello del Presidente Karzaj. Lo aveva
ammesso in parte anche la sopra citata Commissione di inchiesta guidata dal senatore americano
(e futuro candidato alla Presidenza) John Kerry. Così come aveva espresso seri dubbi sul
significato e sui risultati del Plan Colombia un’altra Commissione di inchiesta del Congresso
americano. Quella Commissione comprendeva tra gli altri lo stesso John Kerry e il futuro
Presidente statunitense Barack Obama.
Considerata la situazione qui descritta, si deve ritenere che l’intera collettività internazionale sia
messa in una condizione estremamente grave: qual è, infatti, la possibilità di ridimensionare
(se non proprio di debellare) la piaga della droga se l’ONU falsifica da anni i dati sulla sua
reale dimensione e se il Governo del più potente Paese del mondo fa altrettanto e mostra di
avere responsabilità dirette e di estremo rilievo? Per i giovani si prospetta, dunque, un
futuro senza speranza essendo una notevole parte di loro destinata a divenire consumatrice
di droga?
Sarebbe però semplicistico ritenere che solo il Governo degli Stati Uniti sia responsabile. La rete
delle responsabilità è completata dalla corruzione di molti Governi sud e centro americani e dalle
loro strutture militari e di polizia. Recentemente è stato scoperto il pieno coinvolgimento nel
narcotraffico del Generale René Sanabria, responsabile antidroga della Bolivia30. Due anni fa è
stato arrestato il responsabile Interpol in Messico Ricardo Gutierrez Vargas e il responsabile
30
http://www.bbc.co.uk/mundo/noticias/2011/02/110228_bolivia_narcotrafico_rene_sanabria_perfil_az.shtml
antidroga messicano in quanto erano a libro paga del più potente cartello della droga31. E’ storia di
oggi l’arresto in Colombia del narcotrafficante venezuelano Walid Makled García che ha ammesso
di essere stato supportato per anni nei suoi traffici dallo stesso Governo del Venezuela32. Così
come è storia di questi giorni la linea di difesa adottata davanti al tribunale americano dal
narcotrafficante messicano Vicente Zambada Niebla che ha denunciato per istigazione al crimine
la US DEA accusandola di averlo supportato in ogni modo nel traffico di 200 tonnellate di cocaina
tra il 2005 e il 2009 dirette verso Chicago e poi smistate nelle diverse città statunitensi33. Tre anni e
mezzo fa un aereo ricollegabile alla CIA ha fatto un atterraggio di emergenza sulla penisola dello
Yucatan in Messico e sono state trovate a bordo tre tonnellate e mezza di cocaina34 e in
precedenza altri aerei riconducibili all’Agenzia di intelligence statunitense sono stati trovati con
carichi di cocaina.
Si potrebbe proseguire a lungo con questa lista della corruzione, parlando dei tanti deputati
peruviani coinvolti nel narcotraffico, dei legami inquietanti delle massime autorità panamensi con
narcotrafficanti dei cartelli messicani, del ruolo oscuro del Governo dell’Honduras, del responsabile
Interpol nella Repubblica Dominicana arrestato per coinvolgimento nel traffico della cocaina, delle
grandi protezioni istituzionali di cui godono in diversi Paesi centro americani i capi dei principali
cartelli messicani, ecc. Ma già questi riferimenti dovrebbero essere sufficienti per comprendere
quale sia la situazione.
A conclusione di questa analisi, è essenziale capire le dinamiche fondamentali del narcotraffico
della cocaina. Il costo della sostanza nei Paesi di produzione è molto basso mentre il costo nei
mercati di consumo (nord americani, europei e asiatici) è estremamente elevato. Dunque, il
guadagno dei contadini e di tutti coloro che si limitano a produrre la cocaina è irrisorio o
comunque molto limitato. Di contro, il guadagno di coloro che spostano la cocaina dai
Paesi di produzione ai Paesi di consumo è spaventosamente alto. Di conseguenza, sono
ingentissimi i capitali a disposizione di coloro che gestiscono questa fase fondamentale e,
dunque, molto superiori alle attuali stime sono i proventi reinvestiti in attività finanziarie,
commerciali ed industriali, con tutte le conseguenze che ne derivano per la correttezza e la
libera concorrenza dei mercati.
31
http://www.interpol.int/public/icpo/pressreleases/pr2008/pr200867.asp
32
http://mexico.cnn.com/mundo/2011/05/09/colombia-extradita-al-capo-de-la-droga-walid-makled-garcia-avenezuela
33
file:///C:/Users/Administrator/Desktop/Osservatorio%20Redattore/Messico%20situazione/757697.html
34
http://www.eluniversal.com.mx/nacion/162119.html
La sottostima della produzione e la manipolazione dei dati sui sequestri continua ed è per
questa ragione che abbiamo creato il sito web “Narcoleaks” che aggiorna settimanalmente
il totale dei sequestri mondiali di cocaina, grazie ad un monitoraggio giornaliero di più di
100 fonti (siti governativi dei diversi Paesi, principali Agenzie di informazione, maggiori
testate giornalistiche internazionali).
www.narcoleaks.org
I SEQUESTRI DI COCAINA NEL MONDO
E’ un’iniziativa nata dalla collaborazione con un gruppo di sette giovani giornalisti (coordinati dal
dottor Giovanni Augello del “Redattore Sociale”) che consentirà di raggiungere molteplici obiettivi.
Ad esempio, consente di verificare le recenti affermazioni delle autorità statunitensi e della stessa
UNODC, secondo le quali, la “guerra” delle Istituzioni colombiane alla cocaina sta avendo
successo e la Colombia si avvia a non essere più il primo produttore mondiale.
L’analisi dei sequestri raccolti da Narcoleaks consente invece di affermare che l’81,5% della
cocaina sequestrata nel corso del 2011 è cocaina colombiana.
Roma, 10 giugno 2011
Alessandro Donati
[email protected]