VERBALIZZAZIONI 2° ROUND PRIMO DIALOGO

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VERBALIZZAZIONI 2° ROUND PRIMO DIALOGO
VERBALIZZAZIONI 2° ROUND
PRIMO DIALOGO: FRA UN 25ENNE E UN 50ENNE/ IL MONDO DEL LAVORO
25/UNO – “Ti lamenti della crisi, ma tu almeno un posto fisso ce l’hai. Io invece farò il precario a
vita… mai che si riesca ad avere un contratto a tempo indeterminato.”
50/ALTRO - “Guarda che il posto fisso non ce l’ha più nessuno…si parla continuamente di mobilità
e prepensionamenti. E poi io mi sento ancora tutte le energie per andare avanti, questi sono gli
anni in cui posso mettere a frutto l’esperienza che mi sono fatto. Ti pare che dovrei mollare proprio
adesso? E con quali prospettive?”
25/UNO – “Non dico questo, ma quando eri giovane tu era più facile trovare un lavoro. Le aziende
investivano sulle persone.”
50/ALTRO – “Può darsi, ma è anche vero che il mondo è cambiato e voi giovani avete poca umiltà.
Perché nessuno è più disposto a fare il panettiere, l’infermiere e tanti altri lavori per i quali c’è
richiesta e si trova solo personale straniero”.
25/UNO – “Intanto non sono mestieri che si possono improvvisare e poi non ti sembra che uno che
ha magari una laurea in biologia sia un po’ sprecato a fare il panettiere, o uno con un master non si
senta a suo agio a fare l’infermiere?”
50/ALTRO – “Se uno ha bisogno di lavorare un lavoro lo trova. Cosa credi, che tutti quelli che oggi
hanno la mia età sono finiti a fare quello che sognavano di fare quando erano giovani?”
25/UNO – “Non dico questo, ma almeno avere un minimo di garanzie e di futuro. Invece sembra
che le aziende prendano sempre chi costa meno, non chi è più capace.”
50/ALTRO – “Però sta di fatto che a tutti è richiesta una maggior flessibilità e se non lo siete voi a
25 anni, figurati noi a 50 che difficoltà avremmo a riciclarci.”
COMMENTI DEI PARTECIPANTI
Marika
Premetto che entrambi hanno le proprie sante ragioni, ma alla fine propendo per la posizione del
25enne, non solo perchè mi ritrovo personalmente nella medesima situazione, ma soprattutto
perchè, tolta la percentuale di chi proprio non vuole avvicinarsi a lavori più manuali (e non umili,
perchè qualsiasi lavoro è dignitoso e da dignità!), c'è anche chi, come nel mio caso, si sente dire
che non può essere assunto perchè troppo qualificato! Ritengo cioè che sia necessario che sia
eliminato questo paradosso, e che inoltre molti datori di lavoro non si nascondano dietro al
precariato reiterato per evitare di assumere in modo stabile una persona che loro vogliono
solamente sfruttare temporaneamente!
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Marcello
Devo dire che la situazione è davvero difficile.
Sapete dove è la difficoltà?
Hanno tutti ragione perché questo è un periodo di cambiamento per tutti e quindi tutti perdono le
loro certezze o almeno i punti di ancoraggio che avevano fino a pochi anni fa.
I giovani hanno meno prospettive di quante ve ne fossero 20 anni fa, ma la precarietà avanza ed è
realmente duro dovere affrontare a 50 anni un licenziamento perché a quell’età non hai nessuna
speranza anche avendo tanta esperienza.
Credetemi, pur con un lavoro a tempo indeterminato, ho dovuto affrontare un licenziamento nel 95
ed avevo 37 anni.
Avendo un discreto bagaglio ho affrontato il problema e ne sono venuto fuori; se il tutto accedesse
oggi pur avendo un bagaglio superiore, oggi non avrei alcuna possibilità e la mia famiglia dipende
unicamente da me.
Purtroppo questa crisi si sta trasformando in una battaglia generazionale, spero che non degeneri,
ma personalmente sono scettico
Luca
Direi che questo dialogo centra in pieno la situazione attuale.
Il problema per i giovani, soprattutto se laureati, fanno fatica a trovare un impiego adatto ai loro
studi, non dico che l'università dovrebbe garantirgli un lavoro, ma almeno un aiuto bisognerebbe
darglielo.
Mentre il 50enne che lavora a tempo indeterminato, comunque si sente come se il lavoro fosse a
tempo determinato, magari perchè la ditta in cui lavora è in crisi e rischia la chiusura, o tagli al
personale, ecc....E dopo?Che lavoro si troverà a fare? Sarà anche peggio di un giovane di 25 anni!
Non lo invidio.
Franca
Penso che abbia ragione il ragazzo di 25 anni, d'altra parte noi genitori abbiamo cercato di fare in
modo che i nostri figli avessero una vita migliore della nostra, che potessero proprio fare quello che
non avevamo potuto fare noi e cioè un lavoro che piace e che dà soddisfazione. Oggi invece i
ragazzi che hanno sgobbato sui libri per raggiungere un sogno si ritrovano a dover mendicare un
qualsiasi lavoro. Devo ammettere di essere più delusa di loro. Come ci siamo ritrovati a
questo? Era davvero meglio quando si stava peggio?
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Elisa
- Il mio punto di vista è più orientato al 25enne
- Condivido che a 50 anni si è acquisita un'esperienza tale da metterla in pratica ancora per anni e
credo anche che noi giovani non possiamo prendercela con chi ha 50 anni e ha un posto fisso ma
con lo stato che non crea le condizioni necessarie per avere anche noi giovani un contratto a
tempo indeterminato.
- Poi l'affermazione del 50enne che dice: "Cosa credi, che tutti quelli che oggi hanno la mia età
sono finiti a fare quello che sognavano di fare quando erano giovani?". Non credo che tutti abbiano
fatto ciò che desideravano ma che il lavoro era in abbondanza e si poteva scegliere anche non
avendo titoli di studio. Oggi noi giovani studiamo fino alla laurea e magari anche master a
pagamento e poi dovremmo andare a fare i lavapiatti o le commesse? Non è che non siamo umili
ma abbiamo oserei dire il diritto di avere un lavoro adeguato a ciò che studiamo con tanti sacrifici
anche andando a lavorare facendo i camerieri o le promoter....(30 euro per 8 ore in piedi...e poi ci
dicono che non siamo umili!)
- Io se avessi poteri decisionali al governo mi comporterei così:
1. Garantirei una continuità lavorativa direttamente con l'università per concretizzare ciò che si è
studiato
2. Creerei un tipo di contratto che valorizzerebbe chi ha già tanti anni di esperienza nelle aziende
di tutti i settori per affiancare i giovani, così si creerebbero nuovi posti di lavoro. Ovviamente l'età
pensionabile dovrebbe diminuire di parecchio e dopo la pensione dare la possibilità a chi ha
esperienza di essere ancora utile per l'azienda in cui ha lavorato per tutta la vita.
3. Alleggerirei tante procedure burocratiche che soffocano tutti i settori.
4. Aprirei delle agenzie per i giovani che possano dare aiuto e risolvere tanti problemi agli anziani
che non hanno la possibilità di essere autosufficienti.
Ismaela
Credo che entrambi abbiano ragione e che dipingano la loro situazione lavorativa in funzione della
loro età anagrafica. Serve un intervento da parte di un arbitro imparziale. Lo Stato?
Aldo
Effettivamente il problema sta nel fatto che i giovani pensano a studiare per avere il famoso "pezzo
di carta" che, se utile per partecipare ai concorsi del pubblico impiego, non è utile a trovare un
posto di lavoro qualificato. Anche per i laureati occorre fare dei master di
professionalizzazione. Per entrare dignitosamente nel mondo del lavoro occorre saper fare.....
quindi tanta buona volontà e tanti stage di approfondimento. Diverso per chi ritiene di dover fare
una professione manuale. Prendiamo ad esempio la professione del cuoco, dopo aver fatto un
corso professionale di circa 6 mesi e facendo un po’ di gavetta ci si può affermare dignitosamente
nel mondo del lavoro, con stipendi ragguardevoli. Il problema sta nel fatto che oggigiorno sono
pochi i giovani veramente volenterosi.
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Angelo
il problema del lavoro è un'arma a doppio taglio: capisco perfettamente le ragioni dell’uno e
dell’altro, del resto chi ha conseguito una laurea dopo tanti anni di studio certamente vorrebbe un
lavoro fisso, che combaci o che sia strettamente correlato a quanto a studiato ma la situazione sta
degenerando.
Per cui direi che sarebbe bello riprendere i vecchi lavori artigianali, è anche falso che gli stranieri
fanno i lavori più umili, molti si improvvisano a fare lavoretti. Ho delegato una tinteggiatura di un
appartamento a degli stranieri e devo dire che il risultato è stato davvero pessimo, nel senso che
non hanno formazione, mancano di formazione e penso che questa formazione sia un problema
non solo degli stranieri, ma prima ancora di tutti gli italiani.
Alessandro
Il 25enne denuncia un problema reale e che tocca anche me.
Non condivido in discorso del 50enne sulla mancanza di umiltà perchè sono le prospettive che
oggi proprio mancano. Condivido invece il discorso sulla mobilità e i prepensionamenti che non
aprono, a mio avviso posti per i giovani ma servono solo a diminuire le spese anche nel pubblico.
Il 25enne ha ragione che i laureati non possono fare qualsiasi cosa, ma quindi è meglio emigrare
quando non si trova nulla.
Lorenzo
Sicuramente io sto con l'altro, cioè quello più maturo. Quello che mi spinge a pensare come lui è il
fatto che si tenda a nascondersi dietro la crisi per non voler dimostrare quello che si è capaci di
fare, e, per meglio dire, per non voler impegnarsi al massimo. Il disfattismo non fa parte del mio
carattere, ed è per questo che con impegno e concentrazione è necessario sapersi adeguare il più
possibile. Credo che principalmente sia un problema culturale-generazionale: negli anni 80, finita
la scuola, in estate, decine di ragazzini cercavano lavoro nelle officine, piuttosto che nelle botteghe
o presso qualche giardiniere, per poter pagarsi le ferie, il motorino o qualsiasi altra cosa. Oggi non
se ne vede neanche più uno, perchè il motorino ce l'hanno già, le ferie sono già pagate........certo,
rispetto ad allora le assunzioni a "tempo determinato" comportano più incombenze da parte del
datore di lavoro, che non si assume tante rischi e non va incontro a tanta burocrazia per assumere
un giovane che tanto non continuerà nell'attività. Ma lo spirito di allora oggi non lo vedo più: il
senso del sacrificio è venuto a mancare a causa delle ottime abitudini della maggior parte dei
ragazzi di oggi, abitudini che i genitori, troppo presi dai loro capricci di bambini troppo cresciuti,
fomentano con il loro menefreghismo. Certo che dopo anni di studi, uno vorrebbe subito il posto
d'oro, ma il posto d'oro oggi non c'è, e se c'è te lo devi conquistare sudando (fanno eccezione i
soliti raccomandati). La scuola non insegna questo: che per arrivare ad essere dirigente, devi
prima essere operaio. Con quali pretese pensi di poter dirigere una linea di 15 operai se non sai
nemmeno cosa provano e cosa pensano? Che arrogante sei se pretendi d'insegnare ai tuoi
dipendenti il "loro" mestiere che tu hai solo imparato sui libri, e che tante volte la realtà dispone in
maniera totalmente opposta? Un bel bagno di umiltà e tanto spirito di sacrificio sono una delle
medicine che possono condurre le persone fuori dalla crisi.
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Eleonora
Sono d'accordo su alcuni punti che il lavoro si potrebbe trovare, forse è anche vero ma molti
cercano personale con esperienza …ma se mai lavoriamo mai ne faremo di questa benedetta
esperienza.
E se un lavoro non lo so fare non posso improvvisare.
Fiorella
Per quello che riguarda il mondo del lavoro l'argomento soprattutto negli ultimi anni è forse fra i
temi più discussi, più scottanti e problematici... Io mi ritengo molto fortunata perchè dall'età di 23
anni ho un lavoro di insegnante fisso e statale che oltretutto adoro... Certo gli stipendi non sono
alti... per la responsabilità che abbiamo, ma per le ore di lavoro, lo stipendio è molto dignitoso
... Non sono d'accordo con l'utente che dice che i giovani pretendono troppo non si accontentano e
cercano lavori in cui si lavori poco e si guadagni molto. Credo che i giovani oggi sappiano
benissimo che avere una laurea non equivale ad avere un lavoro top e soprattutto inerente a
quello che hanno studiato... Certo che il problema del precariato è reale e tangibile non ci sono più
le sicurezze di una volta... ma sono anche fiduciosa sul fatto che sia solo una fase passeggera e
che molto presto riusciremo a raggiungere una buona stabilità anche per quanto riguarda il mondo
del lavoro.
Alessia
Concordo con l'opinione di Altro anche se sono giovane. Purtroppo ora tutti si iscrivono
all'università perchè ambiscono a posti di lavoro da manager o chissà che cosa. Ormai i ragazzi
vogliono tutti laurearsi e pretendono di avere il posto migliore subito... Non sento mai uno che dice
voglio fare il panettiere o la commessa... Io non sono laureata e ho solo il diploma di maturità
scientifica, ma lavoro come impiegata grazie agli anni che ho passato in Germania a fare le pulizie
negli alberghi per permettermi di imparare la lingua e grazie a questo ho un bel lavoro, ma ti
assicuro che prima di arrivare lì... da donna delle pulizie sono passata a commessa e poi in
ufficio...quindi...con un po’ di umiltà forse il lavoro per cui hai studiato lo otterrai, ma non
pretendere di avere subito il posto che vuoi tu! E cmq anche per i non laureati di posti ce ne
sarebbero ma la gente non si abbassa a fare altri lavori... piuttosto resta senza lavoro pur di non
andare a fare le pulizie o il pane! Conosco imprese di pulizie che devono assumere
extracomunitari perchè gli italiani non vogliono farlo! Ma tirate su le maniche invece di lamentarvi e
basta!!
Cristian
La flessibilità non è sempre un male. Si acquisiscono maggiori esperienze e una migliore capacità
di adattarsi. Spinge a studiare nuove cose e non fermarsi. Inoltre spesso se non ci fosse la
possibilità per le aziende di assumere con contratti a scadenza, ma solo a tempo indeterminato,
molti non verrebbero assunti affatto. Però la flessibilità non può durare troppo, altrimenti si
trasforma in precariato. Una volta le aziende assumevano di più a tempo indeterminato, ora la
possibilità di minori costi con i contratti flessibili è diventata, più che un'opportunità per le aziende,
la regola e un modo per risparmiare. E’ grave; è diventata la prassi e anche se qualcuno
meriterebbe un contratto indeterminato, gli viene preferito uno meno capace ma con contratto
flessibile. I profitti fanno gola a tutti.
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Luisa
In generale mi trovo più d'accordo con l'ALTRO che sembra di età più matura.
Trovo giusto il ragionamento che oggi non si riesca più ad ottenere un contratto di lavoro a tempo
indeterminato, ma è pure vero che "quando eravamo giovani noi", le aziende assumevano con
contratto di formazione anche ai limiti di età (32 anni prima, 27 anni poi) senza tenere conto né del
titolo di studio né dell'esperienza maturata.
Non sono d'accordo sull'affermazione che prima era più facile trovare lavoro. Bisogna sempre
considerare cosa si è disposti a fare pur di lavorare. Ed è vero che oggi i giovani hanno poca
umiltà, perché oltre a non valutare alcuni settori dove c'è bisogno di forza lavoro, non sono più
disposti a spostamenti di lunga percorrenza, mentre prima c'erano molti più pendolari.
E' vero che la manodopera straniera costa meno e le aziende tendono a spendere poco. Gli
stranieri traggono dei vantaggi nell'avere un lavoro regolare (permesso di soggiorno, ecc.), quindi
si accontentano di poco.
Sempre relativamente al fatto che le aziende tendono a spendere poco, se leggiamo alcuni
annunci di lavoro, si cerca personale "giovane" (per il quale si hanno delle agevolazioni), ma con
esperienza. Questo è assurdo, perché il trattamento economico di un soggetto deve essere
direttamente proporzionale all'esperienza accumulata.
Come soluzione, posso esporre la mia esperienza personale. Dopo 21 anni di lavori più o meno
saltuari, ho trovato il lavoro che ho sempre sognato di fare (che svolgo da 2 anni). Ovviamente non
ho un contratto a tempo indeterminato, ma ho trovato un'altra soluzione che sembra la più
apprezzata anche dalle aziende al giorno d'oggi: l'apertura della partita IVA. Con le agevolazioni
attuali (regime dei minimi e regime semplificato) aprire una partita IVA non ha costi annuali
improponibili. Nel contempo permette al lavoratore (che altrimenti verrebbe pagato in nero o con
altre soluzioni che a livello pensionistico non sono vantaggiose) di pagare tasse e contributi in
completa autonomia. L'azienda a sua volta ha dei vantaggi sia a livello contributivo (costo
pressoché ridotto a zero) sia a livello di tasse (l'IVA sulle fatture emessa dal lavoratore autonomo è
totalmente deducibile).
Jessica
Sono stanca di sentir dire che i giovani non hanno umiltà e non accettano i lavori più umili. Vorrei
vedere gli "anziani" dopo aver passato minimo 5 anni all'università senza una lira a studiare a più
non posso se dopo si accontenterebbero di fare i panai! E non vedo nemmeno cosa ci sia di male
a cercare di trovare il lavoro che uno vorrebbe fare. Ovviamente quando c'è bisogno dobbiamo
accontentarci anche di fare cose che non appartengono al nostro campo, pur di tirare avanti, ma
se ci criticate anche per l'ambizione allora proprio non vi va bene niente!
Sabrina
La crisi giustifica solo in parte il pessimismo del 25enne perché egli dimentica che è ancora
giovane e che ancora ha molte possibilità: le crisi non sono eterne. Ha ragione il 50enne quando
afferma che i ragazzi di oggi non hanno più umiltà: l'umiltà di imparare, l'umiltà di adattarsi, in caso
di necessità, a fare anche dei lavori per i quali non si è studiato, l'umiltà di fare dei lavori "pesanti".
Non sempre, giustamente, si riesce a fare nella vita ciò che si sognava di fare da giovani. Le
aziende, per contro, un po’ per la crisi e un po’ per gli eccessivi oneri che comporta un dipendente
a tutti gli effetti tendono a ripiegare su forme collaborative e/o sulla grande marea di
extracomunitari che ormai fanno parte del nostro quotidiano: loro basta che lavorano. E',
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purtroppo, un'amara realtà fatta di mancanza di garanzie per il futuro: si potrebbe cominciare per
davvero, però, con il ridurre in modo considerevole i costi dei dipendenti per le aziende...chissà!
Rosella
In parte hanno ragione entrambi... è vero che oggi anche chi ha il posto fisso non è che può stare
tranquillo al massimo ma sta sempre meglio di chi non lavora affatto.
E' anche vero che si da più importanza al lavoro a basso costo piuttosto che alla qualità e questo
per i giovani che studiano anni e anni è demoralizzante, non hanno molte speranze. I mestieri
stanno scomparendo ed anche quelli più antichi come il panettiere è rivoluzionato da stranieri, loro
si accontentano di molto meno rispetto agli italiani. Quindi è lecito chiedersi perchè non rivalutiamo
i mestieri più umili e diamo più fiducia ai giovani?
Giorgio
Non è affatto vero che "il lavoro si trova": si trovano sottolavori, sottopagati, in nero, con aziende
che hanno pretese assurde e non vogliono pagare ... e purtroppo l'unico criterio di scelta è "pagare
poco", non importa la qualità delle persone, non importano le loro capacità, che alla fine sono ciò
che produce il risultato.
Aziende miopi puntano solo a spendere poco, ed ovviamente in cambio ottengono pochissimo,
motivo principale per cui in italia (la minuscola è voluta) non nascono più prodotti tecnologicamente
avanzati, ma si scade sempre più nella piccola manifattura, che costerebbe un decimo far
realizzare in Cina (e fra poco succederà).
Il lavoro si trova se a 40 anni si è disposti a lavorare in nero, in orari assurdi, con condizioni
capestro, senza alcuna certezza ... è lavorare questo?
Come schiavi a raccogliere il cotone?
Patrizia
Il mio punto di vista riguardo questo argomento converge molto verso l'altro: ritengo una cosa
verissima che i giovani di oggi non si accontentano di iniziare a lanciarsi nel mondo del lavoro
magari iniziando con qualcosa di umile, il laureato vorrebbe già fare il dottore, il diplomato non
farebbe mai il cameriere e così via...
Certo la crisi ci mette il suo zampino, riducendo i posti di lavoro, ma chi ha bisogno di lavorare si
deve dovrebbe accontentare anche di lavori umili, come il raccogliere pomodori in estate dove
vengono impiegati moltissimi extracomunitari dato che nessuno è disponibile a farlo!
Ci sono in Italia milioni di badanti che si prendono cura di persone anziane o malate, ma sono
comunque tutte straniere....
Poi si dice che c'è bisogno di rilasciare permessi di soggiorno per aumentare la forza lavoro in
Italia, ma con tutti i disoccupati che non fanno altro che manifestare e attendere il famoso POSTO,
è mai possibile che dobbiamo far lavorare gli stranieri?
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Secondo me i posti di lavoro in Italia ci sono è solo questione di arroganza da parte del cosiddetto
disoccupato che si gongola dietro questo paravento e non si rimbocca le maniche e va a lavorare,
tutti abbiamo iniziato dal basso per potere poi arrivare in cima!!!
Gianluca
Secondo il mio parere Uno ha ragione. Il problema per le giovani generazioni, oltre al massiccio
ricorso da parte delle aziende a contratti atipici a partire dallo stage che nella maggioranza dei casi
si rivela improduttivo risiede anche nella scarsa copertura contributiva ai fini della pensione. Chi va
in pensione ora avrà circa l'80% della retribuzione attuale mentre, chi lo farà tra qualche decennio
raggiungerà a malapena il 55%. E la chiamano giustizia. Da più parti si spinge a utilizzare il Tfr
nella previdenza complementare ma alcuni ritengono rischioso farlo. Dobbiamo poi considerare
che gli statali non hanno un fondo pensione chiuso e quindi se volessero fare un discorso del
genere dovrebbero investire in un fondo aperto per esempio con tutti i rischi del caso. Sicuramente
da parte dei giovani esiste poca propensione al sacrificio: è vero che alcuni giovani laureati non si
sognano di lavorare in contesti per loro non adatti. Questo atteggiamento è sbagliato perchè
intanto si fa esperienza e prima o poi l'occasione giusta arriva. Il problema è che molte aziende
preferiscono assumere lavoratori stranieri sottopagati perchè solo loro accettano condizioni di
lavoro inaccettabili. Lo Stato deve intervenire con controlli mirati e punire severamente chi sgarra.
Silvia
E’ vero che alcuni lavori detti erroneamente "umili" li fanno i disperati stranieri ma è pur vero che
ogni giovane ha diritto di provare a realizzare il proprio progetto lavorativo! quello che condivido
nelle parole del 25enne è il nuovo metodo di assunzione delle imprese che, non tutte per fortuna,
non ricercano più personale specializzato ma badano sopratutto ai costi del contratto lavorativo.
Di contro è anche desolante sentire un 50enne che, avendo perso tutte le speranze, non incita il
giovane a perseverare nei suoi progetti lavorativi.
Deborah
In effetti entrambi i punti di vista trovano dei riscontri nella realtà quotidiana e nelle esperienze e
storie di persone che conosco, ma sarà perchè sono una giovane laureata in cerca di
un'occupazione relativamente stabile e abbastanza ben retribuita da permettermi di fare qualche
progetto a lungo termine, mi sento più in sintonia con le argomentazioni del 25enne, anche se mi
rendo conto che la prospettiva di un pre-pensionamento e una vita da pensionato al minimo di
retribuzione non sia certo una prospettiva di vita rosea...
Il problema delle divergenze tra richiesta e offerta nel mondo del lavoro credo sia dovuto
principalmente ad un mancato coordinamento tra istruzione, strutture formative e mondo del
lavoro, alla mancanza di un percorso formativo che prepari realmente le figure professionali
richieste dal mercato, e da una possibilità di realizzazione professionale credibile per chi non abbia
almeno un titolo di studio come biglietto da visita.
Sicuramente con un po’ di umiltà e molta buona volontà si può trovare un impiego sottopagato e
non in linea con le nostre aspirazioni, ma che almeno, per un tempo determinato, ci "assicuri" uno
stipendio!...
Credo che sia inutile al momento aspettarsi soluzioni dall'alto, l'unica alternativa è trovare dentro di
noi e intorno a noi le risorse per realizzarci anche in campo professionale.
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Luigi
Purtroppo il mondo gira sempre sui soldi, quindi tutto quello che si fa, è studiato in relazione ai
soldi.
Ogni singola azione, è valutata sui costi e sui guadagni. Se il mondo cambia, si valuta sempre
dove andare a fare un guadagno, e una persona che prima era utile in determinati lavori, oggi
viene scartata perchè non è più richiesta o costa troppo in relazione al ricavo. Succede così che un
anziano non trova lavoro perché non ha le competenze di altri settori o costerebbe troppo poterlo
istruire. Il giovane in compenso, non avendo esperienza, viene svalutato; oppure sfruttato a causa
della situazione sempre barcollante del futuro di tutti, e non gli si garantiscono prospettive certe.
I politici, d'altronde, non si rendono conto di queste situazioni, o peggio ancora... sanno e se ne
stanno molto alla larga da queste cose; per mantenersi nel loro livello di benessere. Dovrebbero
pagarli a lavoro eseguito e risultati ottenuti!! (e nemmeno o uno o l'altro, solo entrambi).
Guido
Entrambi dicono cose esatte: il 25enne ha ragione quando dice che chi ha una laurea è sprecato
per fare il panettiere; è altrettanto vero che dipende dalla laurea e che ormai l'università è diventata
'di massa'.
Il 50nne ha ragione sulla poca umiltà, ma non mi riferisco solo ai giovani ma in generale alla
società; è anche vero che molti 50enni sono a capo delle aziende e forse hanno qualche
responsabilità sulla crisi; e forse sono loro, i manager aziendali 50enni, che devono dare un po' più
fiducia ai giovani (che hanno poca o nessuna esperienza lavorativa), e che devono instaurare
principi di meritocrazia (ed eliminare le raccomandazioni).
Marco
Dò ragione all'altro visto la crisi la vogliamo noi anche perché ci sono un sacco di giovani a casa
che aspettano di essere chiamati da qualche agenzia interinale per poter fare il lavoro che gli
interessa. Ma secondo me invece bisogna saper arrangiarsi per poter mangiare il pane e quindi
andare a fare anche i lavori più umili.
Francesco
Sto più con l'uno, lavori come l'infermiere non sono facili e per tutti, e poi ci vuole la laurea,
comunque il problema di umiltà è veritiero perché non ci si accontenta più di lavori diciamo sporchi
o faticosi. La flessibilità ormai è legge, ma non è facile essere flessibili in un paese che al di là
delle pretese e delle chiacchiere non lo è!
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SECONDO DIALOGO: FRA MADRE E FIGLIA/USCIRE DI CASA
F –“Lo so mamma che voi, per quello che potete, mi aiutereste, ma sono davvero indecisa se fare
il grande passo e uscire di casa o meno, proprio in questo momento di crisi.”
M – “Un po’ ancora che aspetti, non riuscirai più a formarti una tua famiglia e ad avere dei figli. È
vero che c’è la crisi, ma la gente si sposava e faceva figli anche in periodi ben peggiori, per
esempio ai tempi dei nonni, quando c’era la guerra e c’era poco da mangiare.”
F – “Sì, ma non vorrei ritrovarmi ad avere una casa e poi, fra me e il mio futuro marito, non avere i
soldi per vivere decentemente e dover solo pagare mutui, affitti, bollette e rate di ogni genere.”
M – “Beh, dipende da cosa voi due intendete per ‘vivere decentemente’… forse ci saranno delle
cose a cui si può rinunciare, delle abitudini da cambiare, dei sacrifici da fare.”
F – “Però ho anche letto che negli USA diverse giovani coppie hanno dovuto rientrare nelle
famiglie di origine perché non ce la facevano più a mantenersi.”
M – “Ma noi non siamo negli USA, siamo in Italia.”
F – “E dici che qui è diverso?”
COMMENTI DEI PARTECIPANTI
Elisa
- Sono d'accordissimo con la figlia
- Non sono d'accordo con il paragone con i nonni. A quei tempi si mangiava grazie alla terra, non
si studiava e si stentava a vivere. Oggi i giovani studiano e gli antichi mestieri sono in estinzione.
Poi con l'avvento della tecnologia tutto è cambiato. Perchè criticare i giovani che non possono
vivere senza il cellulare o il computer... perchè non proviamo a togliere agli adulti la lavatrice, la tv
e l'aspirapolvere?
- Anch'io sono una figlia e non posso crearmi un futuro. Come potrei fare se a 27 anni mi ritrovo
con una laurea e un lavoro al call-center 5 ore al giorno per 6 giorni la settimana per 280 miseri
euro!
- Secondo me non c'è una soluzione fino a quando non si creerà il contesto giusto per il lavoro e
tutti noi giovani potremmo iniziare a crearci un futuro. Altrimenti se voglio fare il passo più lungo
della gamba posso anche cercarmi una casa e una famiglia e se poi sarò licenziata dirò ai miei
figli: "stasera non si mangia ma non vi preoccupate anche i vostri bisnonni hanno sofferto senza
mangiare!"
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Marcello
Il problema c'è e purtroppo secondo me la soluzione è una sola che riguarda genitori e figli.
E' arrivato il momento di pagare i conti da parte di una società che ha vissuto al di sopra delle
proprie possibilità.
E' arrivato il momento di scoprire e far scoprire che la vita non è principalmente divertimento, come
ci hanno fatto credere per una trentina di anni, ma che il divertimento bisogna trovarlo in quello che
si fa quotidianamente.
E' un discorso difficile per chi ha 20 anni e che fino ad ora di sacrifici ne ha fatti pochi, ma basta
considerare che per chi sacrifici ne ha sempre fatti, questo momento è come quelli che ha avuto
fino ad ora.
Franca
Non ci possiamo lamentare se i nostri figli hanno paura a vivere da soli in questo momento perché
siamo stati proprio noi (e la società) ad abituarli così, cioè ad avere tutto il necessario e di più, fino
da piccoli hanno avuto tutto quello che volevano, noi eravamo contenti di poterglielo offrire perché
molti di noi non l'avevano avuto. E' naturale che siano spaventati, quello che per noi è considerato
superfluo per loro è il necessario.
Ismaela
Sono d'accordo con la madre. I giovani oggi si appoggiano troppo ai genitori non tanto per
risparmiare ma per godere delle "coccole" di mamma e papà il più a lungo possibile.
Angelo Andrea
La Madre vuole il bene della figlia, ovviamente.
Aldo
Naturalmente per poter lasciare la casa dei genitori è necessario poter fruire di una entrata da
attività lavorativa. Vero è che tanti giovani con l'introduzione della famosa legge Biagi hanno
difficoltà, nel momento in cui volessero acquistare una casa ad ottenere un mutuo per l'eventuale
acquisto. La precarietà del posto di lavoro non dovrebbe compromettere la possibilità di un
acquisto, ci vorrebbe un intervento governativo al fine di sospendere le rate del mutuo nei momenti
di disoccupazione.
Angelo
La madre ha perfettamente ragione, non si può bloccare la vita con una crisi.
Se la figlia vuole mettere su famiglia, dovrà comunque rinunciare a delle cose, del resto la crisi
serve a questo, far cambiare i costumi ai nuovi rigori e alle nuove leggi di mercato. La storia ci
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insegna che ci sono state tante crisi e sempre sono iniziate nuove epoche però nel frattempo le
famiglie crescevano, facevano figli.
Alessandro
Non accetto nulla di quello che dice la madre "farsi una famiglia e dei figli?", ci sono anche quelli
che vogliono stare da soli e quelli che non vogliono far vivere i figli come hanno vissuto loro.
La figlia ha ragione a non sapere se andare via, il discorso di vivere decentemente, non si può
volere tutto ma quello che hanno gli altri e poi perchè sposarsi e fare sacrifici? Allora, non ci si
sposa e si fanno meno sacrifici.
L'unico modo per cambiare tutto ciò è il lavoro… se non c'è allora non si può far niente, i governi
devono attuare politiche che incentivino il lavoro.
Lorenzo
Cara figlia, se mai ti decidi a ballare, mai ballerai. Ti racconto la mia esperienza: a 25 anni ( ne ho
33 ora) ho detto alla mia mamma che andavo a vivere da solo, nota che guadagnavo 1.100.000
lire al mese. Ho trovato un monolocale a 500.000 lire al mese, spese escluse. Come facevo a
starci dentro? La sera, nel week-end, andavo a lavorare nei locali. Ti assicuro che mi sono divertito
un mondo: certo, gli amici andavano in discoteca, mentre io sudavo, però mi ha aperto la vita ad
un’esperienza nuova e positiva. Oggi poi non va tanto meglio di allora: mia moglie ha un'attività
aperta di recente, che al momento non porta reddito. Io guadagno 1400 euro al mese e la rata del
mutuo è di 630+le spese. A settembre poi, nostro figlio comincia l'asilo. Mi sa che mi tocca riaprire
l'agenda con i numeri dei locali, in attesa che la situazione migliori.....
Cesarina
Le speranze per un giovane sono veramente poche, noi abbiamo lavorato per 30 anni sempre in
posti fissi, loro non so come faranno se non hanno un genitore che li aiuti per mettere su casa loro.
Cesarina
Mia figlia ha per ora rinunciato al matrimonio troppe spese, e convive, come posso non essere
d’accordo o la casa in affitto con relative spese o il matrimonio con bomboniere cerimonia pranzo.
Essendo pensionato mio marito ed io casalinga non si poteva fare di meglio.
Fiorella
Altro problema su cui ci sarebbe molto da dire affrontando due temi principali... Il primo è quello dei
giovani che se ne dovrebbero andare di casa già dalla maggiore età...i così detti bamboccioni!
Tuttavia, io non sono molto d'accordo con il mondo di oggi i costi della vita e i giovani che lavorano
sempre più tardi e saltuariamente, creerebbero situazioni insostenibili.
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Forse, vivere in casa dei genitore, magari contribuendo in qualche modo, stipendio o lavoretti mi
sembra francamente l'unica soluzione... mantenersi da soli casa spesa ecc. con uno stipendio
anche normale è difficilissimo per non pensare allo spreco di forze e costi.
L'altro è per quanto riguarda le coppie che si formano o stanno per formarsi in un mondo in cui una
famiglia su due si sfascia nel giro i qualche anno. Io sono un'insegnante e stando a contatto con
molte famiglie ogni giorno si vive il dramma di nuove separazioni e di figli buttati da una parte
all'altra e che soffrono. Tutto questo è dovuto un po’ al fatto che siamo cambiati che non c'è più lo
spirito di sopportazione e di adattamento che c'era in passato ma un po’ è anche per colpa della
crisi per la difficoltà di arrivare a fine mese... di non riuscire a pagare il mutuo e mantenere i figli.
La situazione in America a mio avviso è un po’ diversa il paese è diverso, la gente è diversa. ..per
tanti problemi che abbiamo nel nostro paese mi ritengo comunque fortunata di vivere in Italia.
Eleonora
Stare in famiglia o fuori, il tema è stare meglio: il che non significa essere ricchi ma poter vivere
dignitosamente. Se io lavoro ho diritto a vivere in maniera comoda non dovere rinunciare sempre a
tutto. I confronti con i nonni non hanno senso... arrivare a fine mese e poter dire bè qualcosa in
tasca mi è rimasto.... peggio di così significherebbe andare a vivere sotto a un ponte.
Alessia
Concordo con la figlia...non è il momento di prendere decisioni così importanti in un periodo così
incerto. Da un giorno con l'altro chiudono le aziende o iniziano la cassa integrazione... io fossi in lei
aspetterei che la situazione si stabilizzi!
Cristian
La figlia ha ragione. Perché mettere su famiglia per fare una vita insoddisfacente? Meglio darsi da
fare finché c'è l'aiuto dei genitori e andarsene da casa quando si è messo da parte un po' di
denaro. Altrimenti per anni si fa una vita difficile e non ci si gode neanche un figlio o un marito.
Luisa
In generale sono d'accordo con la figlia.
Non sempre i genitori sono in grado di aiutare i propri figli, anche volendo.
E' vero che prima ci si sposava ed erano tempi ben peggiori, ma prima i mutui e le banche non
"strangolavano" i risparmiatori come oggi. Anche rinunciando a molte cose, la maggior parte delle
famiglie non riesce più ad arrivare a fine a mese.
La soluzione è che purtroppo oggi, in una coppia, non basta più che lavori solo uno. Entrambi i
coniugi/conviventi devono portare a casa dei soldi a fine mese e probabilmente non bastano più le
8 ore giornaliere: doppio lavoro o straordinari per poter vivere decentemente. Decentemente? E’
una spirale senza fine.
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Antonella
Con gli stipendi che danno hai giovani dove volete che vadano?
Oggi senza l'appoggio dei genitori non sono in grado di uscire di casa, anche se lo desiderano,
non tutti.
In Italia o all'estero non cambia, ma forse da noi le paghe sono le più basse.
Jessica
Sicuramente sono d'accordo con la figlia. Vivo ancora con i miei genitori e, anche se abbiamo un
bel rapporto, la voglia di indipendenza è tanta. La paura più grande però è ritrovarsi senza lavoro
al termine del contratto e non sapere come fare a pagare mutuo e bollette. Sicuramente ci sono
stati tempi peggiori ma ognuno si comporta in base al tempo in cui vive e questo in cui viviamo non
è certo il tempo delle certezze.
Sabrina
Il desiderio di una madre di vedere "sistemata" la propria figlia è comprensibile, meno
l'incoscienza di esortarla ad uscire fuori di casa in una congiuntura simile. Considerando la crisi
attuale, la precarietà del lavoro e questo nostro sfrenato desiderio di avere tutto a tutti i costi,
vivere decentemente, oggi, è molto difficile perché per quanto si possa rinunciare, cambiare, fare
dei sacrifici ci sono sempre delle spese fisse (maggiormente con figli) a cui dover far fronte...una
volta valeva il detto "due cuori e una capanna": oggi ci vogliono soprattutto i soldi…”due stipendi
per una capanna”! Perché senza soldi si sfasciano anche le unioni...e poi, scusate, ma non si può!
vivere solo per pagare!
Rosella
Uscire di casa in queste condizioni? No assolutamente, anche in Italia i giovani escono di casa
sempre più tardi... e come si fa a vivere? fare figli oggi è difficilissimo, come si fa a farli diventare
grandi? un figlio costa. Poi puoi decidere ugualmente di metterlo al mondo ma quando ti chiederà
questo o quello come farai a dirgli sempre di no? io sono del parere che un figlio bisogna farlo solo
se alle spalle c'è disponibilità economica e sicurezza lavorativa altrimenti sono rinunce su rinunce
per farli diventare grandi e questo non è giusto!
Giorgio
Continuo a vivere in famiglia, perchè sarebbe assurdo duplicare tutte le spese e rimanere tutti con
meno soldi.
E poi, una famiglia non la voglio: potrei proprio trovarmi a non poterla mantenere, una famiglia.
Tantomeno dei figli, cui non potrei garantire nulla. Niente da fare, quindi, vivo al risparmio.
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Patrizia
Personalmente ho vissuto sulla mia pelle i sacrifici di mettere in piedi una casa ed una famiglia da
sola con mio marito, è stata davvero dura e comunque mi sono sposata 13 anni fa quando di crisi
non c'era nemmeno l'ombra.
Arrancavamo tra bollette, affitto e spese per vestiario e cibo, non ci potevamo permettere
nemmeno una pizza fuori, economizzavamo su tutto. Vacanze e divertimenti sono stati aboliti per
qualche anno.
Ma fortunatamente il nostro cammino è stato in salita, siamo riusciti ad andare avanti con le nostre
forze, senza aiuto dei genitori, ed oggi abbiamo una bella casa tutta nostra e due splendidi figli
che tiriamo su senza troppi vizi, per fargli capire che tutto ciò che si conquista nella vita deve
essere guadagnato.
Credo che il problema dei giovani moderni sta proprio nelle famiglie che non riescono a far
crescere i propri figli, con "crescere" intendo renderli responsabili e maturi ad affrontare la vita nel
bene e nel male come facevano i nostri genitori, eppure l'epoca non è tanto lontana, io ho solo 37
anni.
Il passo è certo difficile ed impone maturità e sapersi adeguare alle restrizioni che i primi tempi
comportano, i giovani oggi sono abituati a fare la vita comoda, a soddisfare ogni proprio capriccio,
macchine nuove, abiti costosi, scarpe firmate, viaggi all'estero.....tutto questo risulta difficile con
una casa sulle spalle e con i genitori non più a sorreggerli.
Gianluca
La figlia ha ragione in parte. Bisogna poi considerare con attenzione la sua situazione economica
ma è indubbio che serva una seria politica per la famiglia con sgravi fiscali per le giovani coppie e
la possibilità di pagare un mutuo con rate non eccessivamente onerose. Capisco anche la
preoccupazione della madre che vorrebbe qualcosa di diverso per la figlia, un futuro migliore, che
la figlia si deve costruire pian piano.
Silvia
Non condivido il pensiero della madre...trovo invece molto responsabile ciò che la figlia pensa!
Anch'io ho una figlia in cerca di lavoro che, egoisticamente sarebbe pronta a sposarsi e farmi
assaporare il ruolo di nonna, ma la parte razionale del suo cuore le dice di aspettare che arrivi la
sua indipendenza economica....troppo facile, incalza, tornare a casa da mamma e papà....e loro?
Dice ancora....non sarebbe giusto, dopo una vita di sacrifici, privarsi di qualcosa che finalmente
possono avere o fare!
Deborah
La situazione di incertezza e precarietà economica e sociale rende più che mai difficile decidere di
fare il grande passo e crearsi una propria vita al di fuori della famiglia d'origine, soprattutto fintanto
che non si abbia un impiego che garantisca un minimo di serenità economica.
Vero è anche che siamo cresciuti, e siamo stati abituati a vivere, in un benessere illusorio fatto
solo di materialità e di beni accessori, sicuramente non indispensabili; siamo disabituati all'idea del
sacrificio e della rinuncia a tal punto che risulta impensabile per tanti fare qualche piccola
economia, o rinunciare ad una spesa voluttuaria...
Io ho deciso di incamminarmi sulla "strada difficile" costruendomi la mia indipendenza e la mia vita
anche a costo di qualche difficoltà...
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Luigi
Non è possibile fare un confronto veritiero con l’età dei nonni. Una volta vi era più partecipazione
familiare, valori più alti, e molte meno spese anche dai costi inferiori. Vedi quelli essenziali, luce,
acqua, gas. Non so allora, ma di certo non avevano i prezzi odierni, in proporzione.
Poi ci sono i costi di sopravvivenza, come pane, farina, carni, verdura, frutta, ecc... Molti di questi
prodotti erano fatti in casa, e quindi a prezzi inferiori. Erano più genuini, e quindi i costi di
produzione e mantenimento, (insetticidi, concimi, frigoriferi, trasporto) influivano in maniera
inferiore.
E infine le spese superflue, come telefono, e cellulare, la macchina e i suoi costi vari, internet,
abbonamenti vari a televisione terrestre o satellite. Tutte spese che influiscono sul bilancio di uno
stipendio, ciascuna è una piccola debolezza, una malattia assolutamente non mortale, ma tutte
assieme fiaccano l’organismo.
Guido
I dubbi della figlia sono legittimi anche se non credo che lei rinuncerebbe facilmente alle sue
comodità e che si allontanerebbe dalla famiglia, dagli amici, dalla sua città.
La madre ha ragione quando ricorda la guerra; è altresì vero che oggigiorno "costruire una
famiglia" senza fare sacrifici è difficile se si guadagna 1000 euro al mese (o addirittura meno).
Quindi all'inizio i genitori dovrebbero aiutare i figli e poi, col passare del tempo, si spera in un
aumento di stipendio.
Marco
Si ma qualunque cosa vada a fare questa figlia, bene o male avrà bisogno di soldi e non solo
fiducia e i mercati in questo momento non hanno la stabilita per offrirla ne alla madre, ne alla figlia.
Francesco
Sto con la madre. Ormai poca gente è disposta a rischiare e fa comodo la mamma che ti prepara
tutto, è un problema di mentalità, anche se ci sono oggettivamente poche opportunità per i giovani.
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TERZO DIALOGO: FRA UN OTTIMISTA E UN PESSIMISTA/UMORI
P/TIZIO –“Se andiamo avanti così non so dove andremo a finire…”
O/CAIO – “Il peggio ormai è passato, vediamo di rimboccarci le maniche e darci da fare”.
P/TIZIO – “E che vuoi fare? Il potere d’acquisto è diminuito, c’è un sacco di gente in cassa
integrazione e dicono che per fare riprendere l’economia bisognerebbe riprendere a consumare,
ma con quali soldi?”
O/CAIO – “Non è solo questione di soldi, ma di fiducia. Molti acquisti sono calati perché la gente
ha preferito rimandarli e tenersi il gruzzoletto di riserva “.
P/TIZIO – “E non ti sembra saggio essersi tenuti qualche risparmio per i tempi bui?”
O/CAIO – “Sì, ma adesso se vogliamo uscire da questi tempi bui, bisogna pur darsi da fare, non
aspettare che lo faccia qualcun altro al posto nostro, no?”
COMMENTI DEI PARTECIPANTI
Marcello
Come sarebbe il caso di fare sempre, si spenda il giusto per ogni cosa senza strafare.
Il comportamento di un singolo non cambia lo stato delle cose, un comportamento collettivo di
spesa potrebbe fare uscire presto dalla crisi ma per ripiombarci poco dopo e senza più alcuna
risorsa.
Franca
Ha ragione l'ottimista, d'altra parte a che pro tenersi i soldi da parte se poi si svalutano, diamo
impulso all'economia e convinciamo le persone anziane a spendere, tanto quando si muore i soldi
non servono più.
Angelo Andrea
Essere ottimista mi sembra l'ideale o almeno il modo migliore per non peggiorare questa discussa
crisi sociale!
Angelo
Penso che sia meglio mettere da parte sempre qualche soldo. Tizio ha ragione: i tempi sono
sempre incerti, per cui per affrontare la vita è bene avere qualche risparmio. Sono ottimista, gli
italiani a differenza di molti europei sono belle formichine, mettono da parte sempre qualcosa e
fanno bene. Visto che i governi che passano fanno sempre per aiutare ma alla fine si rivela sempre
un bluff.
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Aldo
Certamente la propensione al risparmio si fa più forte nei momenti di crisi. Un padre di famiglia
sente la necessità di poter mettere qualcosa da parte, per eventuali momenti di difficoltà, piuttosto
che comprare la macchina nuova. E' anche vero che dal punto di vista economico se i consumi
non vengono incentivati risulta difficile poter aumentarne la propensione. Credo che allargando alle
famiglie la possibilità di scaricare dalla dichiarazione dei redditi buona parte degli acquisti familiari
più necessari potrebbe essere una iniziativa lodevole.
Alessandro
Il discorso dell'ottimista sulla gente che non vuole spendere è un luogo comune molti non
spendono perchè non hanno i soldi o sono diminuiti e poi chi dovrebbe farci uscire dalla crisi se
non quegli stati dove esportiamo i nostri beni.
Il pessimista invece ha ragione nel dire che le cose vanno male e i risparmi sono una ottima cosa.
L'unica cosa da fare è non prendere in giro gli italiani e dire le cose come stanno e obbligare le
imprese il governo i sindacati a fare cose per il bene dell’Italia non a dire bugie (governo), politiche
assistenziali (imprese) o politiche troppo costose (sindacati).
Lorenzo
Sicuramente la crisi ha messo paura alle persone, e chi può non spende. Del resto, se non ce li
hai, non li puoi spendere!!! Credo che, in ogni caso, le persone debbano spendere in maniera più
intelligente: controllando le offerte al supermercato, valutando la qualità degli acquisti e non
buttando i soldi dalla finestra.
Cesarina
Io pessimista nata non penso che in futuro ci sarà un miglioramento almeno nel mio caso, anzi
sempre più che non si possono proprio rimandare, per cui sto quatta.
Elisa
- In questo caso non prendo una posizione precisa.
- Sono d'accordo con l'ottimista che bisogna rimboccarsi le maniche ma allo stesso tempo da
singoli cittadini non possiamo rischiare più di tanto. Mi spiego meglio: se io personalmente inizio a
spendere quello che ho cercato di risparmiare e poi un bel giorno vengo licenziata non ho uno
Stato alle spalle che mi aiuterà a trovare un nuovo posto di lavoro o a darmi un contributo mensile
fino a quando lo troverò. Allora il singolo cittadino pensa: "perchè rischiare? poi chi mi aiuta?"
- La soluzione deve partire dall'alto, non dal basso, e piano piano noi singoli cittadini riprenderemo
con cautela a investire il denaro. Ma bisogna crearne le condizioni!
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Fiorella
La crisi in Italia è reale, ma io penso che molto sia dovuto anche dagli allarmismi con i quali ogni
giorno stampa, tv e radio ci bombardano. Io credo che lagnarsi serva a poco, ma che tocchi
rimboccarsi le maniche e trovare nuove fonti di energia per andare avanti. Comunque sono anche
del parere che risparmiare sia giusto, ma se l'economia non gira non credo che riusciremo mai ad
uscire da questa crisi. Basterebbe che ognuno di noi facesse qualcosa...
Eleonora
Riprendere a consumare? e con cosa pago i miei consumi? oltre all'essenziale ci penso non 2 ma
3-4 volte prima di fare un acquisto. Non è questione di fiducia, ma di guardarsi dentro il
salvadanaio… vuoto.
Cristian
Tizio ha ragione. Nessuno può assicurarci che questa crisi sia finita. Spendere non aiuterà molto e
soprattutto se dovesse riacutizzarsi la crisi nessuno verrà a restituirti i soldi che tu hai speso.
Storicamente gli italiani sono sempre stati risparmiatori, ciò non ha mai impedito la crescita del
paese che nei periodi migliori aveva un Pil che cresceva anche del 7-8%. Eppure la vecchia
saggezza di risparmiare non è mai venuta meno.
Sono i debiti all'origine della crisi. I debiti che le famiglie non riuscivano più ad onorare per le loro
case negli Stati Uniti. Un modello di debito che si è rivelato fallimentare. Meglio essere previdenti
come le nostre nonne che "spaccano il soldo in 4".
Luisa
In generale sono più d'accordo con Tizio.
Chi a suo tempo ha preferito tenersi "il gruzzoletto di riserva" può sperare in qualcosa di diverso.
Il fatto di riprendere a consumare potrebbe essere una soluzione, ma aiuterebbe anche il fatto di
combattere l'evasione fiscale. Se tutti pagassero le tasse, tutta l'economia ne trarrebbe
giovamento. Permetterebbe di diminuirle a chi le paga e di conseguenza, aumentare i consumi.
Antonella
Non credo affatto che il peggio sia passato, anzi.
Come si spende se a stento molti arrivano a fine mese?
Cosa fare?
Aumentare gli stipendi e i posti di lavoro.
E poi, tutti insieme nel nostro piccolo e la crisi passerà.
Le banche faticano a fare prestiti, questo rallenta l'economia.
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Basterebbe che loro per prime avessero più fiducia e che la gente non spostasse i soldi ad ogni
"pericolo ".
E’ pur vero del resto che il panico fa danni inutili. Lo stato dovrebbe intervenire in questo.
Jessica
No. Nei momenti di crisi mi sembra più che saggio limitare le spese e cercare di risparmiare
qualcosa (anche se mi sembra molto difficile), proprio questo dovrebbero insegnarci no? Che alle
cose superflue si può rinunciare e la vita va avanti bene lo stesso.
E' proprio questo il punto. A cosa abbiamo veramente rinunciato? Io personalmente a molto poco,
magari una vacanza più lunga. La cosa che mi spaventa di più di questa crisi non sono le
immediate rinunce materiali, che sinceramente non ho dovuto sopportare più di tanto, ma le
rinunce alle speranze per un futuro lavorativo soddisfacente e stabile.
Sabrina
Come si dice...la prudenza non è mai troppa! Di questi tempi, poi! Ottimo consiglio: rimboccarsi le
maniche, la volontà c'è e anche tanta ma i soldi dove sono? Non è solo una questione di fiducia o
di tenersi il gruzzoletto di riserva: mancano proprio i soldi da spendere, la gente comune stenta ad
arrivare alla fine del mese perché aumenta tutto. Che li spendano i ricchi!
Rosella
In teoria bisognerebbe darsi da fare ma in pratica siamo rimasti troppo scottati ed oggi almeno io
ho paura. Siamo scesi troppo in basso e la risalita sarà dura anche perchè non c'è molta fiducia…
siamo al confine fra intelligenza e spregiudicatezza?
Giorgio
E' magnifico sentire Berlusconi dire alla gente di spendere, di aumentare i consumi.
Certo, se avessi i suoi soldi li spenderei volentieri ... ma con un lavoro precario che non so mai
quanto durerà ... col cavolo che i quattro soldi che prendo vado a sprecarli. La radice del problema
è l'impossibilità di trovare un lavoro decente: per questo non si spendono i pochi soldi disponibili
(oppure no, si spendono, tra una bolletta e l'altra). Per questo se si può si evitano figli ed
investimenti a lungo termine.
Dovrei cambiare la macchina, ma immobilizzare 10'000 Euro, che non so mai per quanti mesi
ancora avrò un reddito?
No, vado avanti con la mia Uno di 19 anni, messa a metano ... questo sì, è ottimismo!
Patrizia
Sono decisamente d'accordo con Caio, la gente ha smesso di colpo di spendere per conservare i
soldi, perchè terrorizzata dalla crisi. Ma questa crisi ormai sta passando, pian piano si tornerà alla
normalità e per accelerare questo processo bisognerebbe iniziare a spendere....
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Chi voleva comprare l'elettrodomestico nuovo che lo faccia, chi voleva comprare la macchina
nuova che lo faccia, tutto questo pian piano produrrà la ricchezza di cui ha bisogno la nostra Italia
per uscire definitivamente dalla crisi.
Sono sempre stata d'accordo con il governo che ha detto dal primo momento di non congelare gli
acquisti, solo con la fiducia e l'ottimismo si può uscire dalla crisi.
Alessia
Anche prima della crisi risparmiavo e le mie abitudini sono rimaste le stesse. Non intendo ora
spendere solo perchè devo aiutare l'economia nazionale a riprendersi...ma che lo facciano i politici
con tutto lo stipendio che si prendono! Fanno presto loro a parlare e poi? Uno spende e spande
per " aiutare l'economia" e cosa fa se la ditta dove lavora chiude improvvisamente? va a suonare
alla porta dei politici che dispensano tutti questi bei consigli??? non sono proprio del parere...resto
sulle mie abitudini: Risparmiare!!!
Gianluca
In effetti ha ragione Caio. Se non si rimette in moto l'economia la situazione sarà sempre più dura.
Bisogna stimolare i consumi e di questo se ne deve occupare lo Stato con una serie di manovre
opportune che ridiano fiato e facciano ripartire la locomotiva Italia.
Gianluca
In effetti la situazione è ingarbugliata. Non è detto che la crisi sia finita. Troppe volte sono state
smentite dai fatti previsioni ottimistiche sulla ripresa economica mondiale effettuate, almeno sulla
carta, da prestigiosi organismi. Sarei prudente.
Deborah
Sicuramente la situazione dell'economia globale non è delle migliori, ma la storia ci insegna che
ogni crisi e ogni difficoltà è passeggera, se l'uomo si impegna e sfrutta le proprie doti migliori per
affrontare i momenti bui...
Di certo stare a piangere e rimuginare, lamentandosi delle difficoltà non porta a nulla di buono...
E’ solo con un impegno collettivo e con un approccio propositivo e creativo si può risolvere l'attuale
crisi economica e magari trarne anche qualche insegnamento.
Luigi
Purtroppo non si può e non si deve chiedere, a chi ha un minimo di soldi, di spenderli per far
ripartire l'economia.
Una volta c'era il valore del risparmio, per poter fare acquisti futuri. Oggi le persone comprano,
spendendo quello che non guadagnano. Facendo così entrano in una spirale negativa, poiché
dovranno pagare delle rate con soldi che non hanno, addebitando così più interessi e facendogli
aumentare il debito.
Ma se si vuole uscire dal periodo buio, bisogna aver la possibilità di avere entrate certe, e la
capacità di gestirle.
Delphi – 2
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Su quest’ultimo punto, purtroppo, manca l'educazione civica, economica e sociale.
Guido
Rimboccarsi da solo le maniche non serve a niente (a meno che non si è imprenditori); c'è bisogno
di un “ottimismo globale” che sia motivato e cioè:
banche che diano più soldi alle imprese --> aumenti di stipendi --> aumenti di spese -->
miglioramento economia --> stato che aiuta famiglie, imprese e banche ---> imprese che vendono
di più e finanziano le banche ecc...
Se solo uno dei meccanismi si inceppa, la ripresa sarà più lenta.
Francesco
La crisi non è finita! Metterei a disposizione la prudenza, visto che di soldi da metter a disposizione
non ne ho.
QUARTO DIALOGO: FRA NORD E SUD/DIPENDE DOVE SEI
NORD/NINO – “Una crisi così non si era mai vista!”
SUD/PINO – “Da noi invece c’è sempre stata, solo che da tempo non fa più notizia.”
NORD/NINO – “Mi preoccupa proprio perché ora c’è crisi anche dove non c’è mai stata…lo so
bene che c’è gente che sta peggio di me, ma non mi consola e soprattutto non posso prenderli
come modello a cui tendere.”
SUD/PINO – “D’accordo, anch’io non posso confrontarmi con i paesi del terzo mondo, ma qual è
allora il modello a cui tendere: gli Stati Uniti, il Giappone, la Svizzera? E poi spiegami, che cosa
significa veramente stare meglio e stare peggio per te?”
NORD/NINO – “Forse questo è un punto su cui sia io che te dovremmo rifletterci sopra
seriamente.”
COMMENTI DEI PARTECIPANTI
Lorenzo
La crisi non guarda certo la cartina geografica. E' per questo che oggi occorre essere flessibile e,
nei limiti del possibile, accettare di trasferirsi.
Non esistono più i paradisi dove tutto va a gonfie vele, però esistono ancora delle opportunità, e
vanno sfruttate.
Ognuno di noi ha il proprio concetto di benessere: l'importante è, oggi, saper distinguere tra "prima
necessità", quindi avere un tetto, mangiare, pagare le spese, e valutare se il benessere è dato per
forza da quell'ultimo modello di televisore ultrapiatto con vasca da bagno inclusa, senza il quale
proprio non so stare, e per prenderlo sono disposto anche a vendere la suocera.......
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Angelo Andrea
Tra Nord e Sud la differenza economico-sociale c'è sempre stata in Italia, per via del differente tipo
di persone che vi risiedono. In Svizzera la gente è intelligente come anche in Giappone, la
multietnia USA è ancora diversa.
Ismaela
La crisi c'è e non c'è? A riguardo non penso ci sia da essere ne ottimisti ne pessimisti, solo
realisti, guardando ciascuno il proprio borsellino.
Angelo
Non bisognerebbe adottare modelli di Stati, ma bensì prendere sul serio delle regole umane che
evitino gli sprechi da parte degli occidentali e diano la possibilità di crescere anche ai paesi meno
abbienti.
Alessandro
Quello del sud ha ragione qua noi siamo sempre in crisi.
Anche quello del nord ha ragione nel dire che è preoccupato perchè gli effetti si vedranno per anni.
Bisogna comunque fare serie politiche di rilancio per il sud o rimarrà una zavorra per il nord.
Per migliorare la situazione specie nel sud c'è bisogno di una lotta serrata alla mafia e dare i
contributi solo a chi se lo merita veramente.
Cesarina
Nord o sud è lo stesso.
Con l’attuale governo cosa ci si può aspettare? promesse promesse ma non mantenute,voglio
proprio vedere se in Abruzzo a settembre sarà tutto ok .Io non ne sono convinta.
Fiorella
Io vivo in un paese di medie dimensioni del centro Italia che io dico sempre esser un'isola felice....
non ci sono i grossi problemi del sud e nemmeno la frenetica vita del nord. Qui si vive bene un po’
tutto è ancora a misura d'uomo e la maggiore crisi si sente guardando la tv e leggendo i giornali.
La vita di paese non è cambiata il lavoro è sempre lo stesso si fanno le stesse cose e tutto
procede normalmente.
Eleonora
Non ha importanza dove vivi in Italia. io come italiana, come tanti vorrei essere più tutelata non
chiedo altro pago le tasse e credo sia il minimo ricevere un tornaconto su casa e lavoro.
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Cristian
Le popolazioni del terzo mondo pagheranno un prezzo molto alto per questa crisi. Molti
pagheranno morendo di fame.
Non capisco perchè bisogna prendere a modello per forza uno stile di vita straniero, siamo già fin
troppo americanizzati. Cerchiamo invece di recuperare il nostro tradizionale modo di vivere che è
sempre stato un giusto equilibrio tra crescita personale e solidarietà. Questo almeno nel nostro
"piccolo".
Per quanto riguarda l'economia intesa a livello di Stato, purtroppo è impossibile sottrarsi alla
globalizzazione, neanche se volessimo, sarebbe dunque saggio per i governi non guardare troppo
all'America, ma all'Europa che non ha mai rinunciato ad un welfare forte per un'economia troppo
aggressiva.
Si parla di crediti/debiti e stili di vita. Farsi guidare in linea di massima da una normale prudenza è
la cosa più saggia che si possa fare. Senza prendere ad esempio altri Paesi, altri stili di vita che
non ci appartengono
Luisa
In generale sono più d'accordo con Pino.
Secondo il mio parere, la Germania ha un sistema economico a prova di bomba.
Non serve stare meglio o stare peggio, l'importante è poter vivere decentemente oggi, dandosi da
fare per avere un futuro migliore.
Antonella
Penso che sempre ci sia stato chi sta meglio e chi sta peggio...e sempre ci sarà.
Ogni epoca e ogni luogo ha i suoi problemi.
Ma il cambiamento deve venire dall’alto o dal basso? Cambiare e rinnovare la gente che governa...
può aiutare, ma come lo si fa se le scelte sono quelle in campo?
Sabrina
E' senza alcun dubbio una crisi grave e generalizzata, che ha colpito anche quelle zone dove il
benessere non è mai mancato. Si dice che per vivere bene basta guardarsi alle proprie spalle: c'è
sicuramente chi sta peggio. Ma è umano cercare di portarsi ad una situazione migliore, un gradino
più su delle condizioni attuali, per se e per chi ha vicino. Stare meglio o stare peggio è un punto di
vista strettamente personale e, in parte, legato alle abitudini e alla cultura del luogo in cui si vive.
Rosella
Non esiste stare meglio o peggio rispetto ad altre nazioni, ci sarà sempre chi sta meglio di noi e chi
no. La cosa più importante oltre alla nostra serenità è vedere quello che ci circonda da vicino e
come si vive. Purtroppo, oggi da qualsiasi parte guardi vedi solo malcontento, tutti si lamentano e
cercano di risalire ma ancora secondo me la strada sarà lunga.
Delphi – 2
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Giorgio
Oddio, io vivo al nord, ma ormai mi sembra di vivere ad Algeri: tra un po' anche qui saremo ridotti
come nel terzo mondo, siamo un paese in via di sottosviluppo.
Guardiamo i servizi: anno dopo anno i costi aumentano e i servizi peggiorano, sanità, poste,
trasporti, rifiuti, un po' tutto. Pago una follia per l'abbonamento ferroviario e ogni giorno o l'andata o
il ritorno quando non entrambi hanno ritardi pari a metà del tragitto.
Ed usiamo, in pianura, in estate, gli stessi treni che in Finlandia superano il circolo polare artico ...
segno che sono le organizzazioni che li gestiscono a fare la differenza, non i mezzi.
Patrizia
Forse il problema è proprio questo, che il nord ha vissuto e sta vivendo quello che da sempre noi
al sud viviamo: fabbriche che chiudono, imprese che falliscono e così via, dato che gli investimenti
sono pochi spesso capita di doversi arrangiare e cercare un nuovo lavoro.
Tutto questo al nord era molto raro, sono convinta che la crisi abbia colpito prevalentemente il nord
dove prima circolava la maggior parte della ricchezza italiana, e questo ha spaventato la gente che
era abituata a trovare facilmente lavoro o cambiare lavoro da un giorno all'altro data la grande
offerta presente.
Magari potrebbe servire da lezione a chi di dovere per spingere maggiori investimenti anche al sud
in modo da bilanciare la ricchezza su tutto il territorio nazionale.
Alessia
Forse sono anch’io della zona di Pino...perchè da noi c'è crisi nera!! In Lombardia è un disastro...
la normalità qui da me è diventata essere in cassa integrazione...chi lavora è una mosca bianca!!
Deborah
Questa crisi è solo la naturale e fisiologica conseguenza di un sistema economico malato che ha
sempre avuto come unici moventi la speculazione e il profitto fini a se stessi.
E il nostro errore è stato proprio quello di assorbire, acriticamente, modelli economici e sociali
altrui, che non potevano adattarsi ai modelli sociali, culturali e di sviluppo del nostro paese;
piuttosto avremmo dovuto costruire un modello di sviluppo e prosperità più adatto alle peculiari
caratteristiche del nostro paese e della nostra gente.
Penso che davvero tutti dovremmo riflettere bene sul vero significato del "BENESSERE" che
secondo me è un concetto solo marginalmente economico...
Luigi
Stare bene si può. E' la volontà dei politici a tenerci in questa situazione.
Poiché bisogna stare sotto il loro potere, ed ai loro ritorni economici.
Stare bene, è permettersi di avere un entrata economica che possa coprire tutte le spese
necessarie a vivere uno stile di vita salutare.
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Il solo pensiero di dover risparmiare su un prodotto alimentare è di per sè un danno. Stare a
cercare il biscotto più economico perché non si arriva a fine mese, è davvero offensivo.
Non si pretende che tutti possiedano la macchina potente o bella, oppure cambiare cellulare ogni 6
mesi o anno. Ma di poter vivere una vita serena, che si abiti sulle Dolomiti o sulla Sila, questo sì.
Guido
Sinceramente non vedo troppe differenze di percezione della crisi tra nord e sud.
Forse il nord è più vicino alle grandi imprese e all'Europa e quindi può avvertire la crisi in maniera
più "diretta/drastica", altre differenze non credo ci siano.
Elisa
- Sono nata e vivo in Sicilia e non posso che pensarla da cittadino del sud.
- Condivido il nord che non si consola pensando a chi sta peggio. Anch'io ogni tanto mi consolo
pensando che esistono luoghi in cui non hanno neanche la luce e l'acqua potabile ma ovviamente
può essere una consolazione momentanea, poi ognuno di noi vorrebbe vivere meglio.
- Due anni fa parlavo con il mio ragazzo dicendogli che appena avrei finito l'università saremmo
andati al nord per costruirci una vita anche se mi sarebbe dispiaciuto abbandonare la mia terra, i
familiari e la splendida temperatura. Oggi sono già laureata da 7 mesi e non riesco a lavorare se
non come operatrice telefonica o promoter...a questo punto potevo evitare di studiare, no? La crisi
è diventata globale e adesso anche al nord manca il lavoro. La crisi si è estesa anche in tutta
Europa e anche l'America ne ha parlato. E quindi cosa faccio? Aspetto che la crisi finisca e poi si
vedrà.
- C’ è l'impossibilità di aprire nuove attività qui al sud e fin quando ci saranno dei criminali che
sanno vivere solo estorcendo gli altri, mi sembra difficile che il sud possa risollevarsi.
Marco
Trovo sbagliato non confrontarsi con gli altri anche perché se avessimo solo un briciolo di
sensibilità per guardare l'Africa dove non hanno neanche di che nutrirsi...e non saprei che paese
stia meglio di noi, forse la Svizzera sta un po’ meglio di noi ma perché h a delle risorse finanziarie
e delle condizioni bancarie meglio delle nostre.
No secondo me in Italia si sta ancora bene potremmo lamentarci di tutto ma ricordiamoci che alla
pizza non si rinuncia mai dico la pizza in senso generale.
Francesco
Sto con entrambi, perché bisogna prima di tutto avere gli strumenti per uscire dalla crisi darsi da
fare e solo poi mettersi a fare confronti, capire a che livello siamo di fronte all'Europa e USA.
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QUINTO DIALOGO: FRA UNA BANCA E UN CLIENTE/IN BANCA
BANCA – “Signor Rossi, noi siamo ancora disponibili ad aiutarla, anche se è un momento difficile,
ma lei deve fare delle scelte: mi ha detto che vuole rilanciare la sua attività lavorativa, vuole
ristrutturare la casa, vuole cambiare auto e poi non so che altro…”
CLIENTE/ROSSI – Beh, le cose sono collegate: fino a poco tempo fa, prima della crisi, la mia
attività mi dava reddito a sufficienza per la casa, l’auto e anche per concedermi delle belle
vacanze…non posso abbassare di colpo il mio tenore di vita. Gli altri cosa penserebbero?
BANCA – “D’accordo, ma comprenderà che anche noi non possiamo correre troppi rischi in questo
momento. Lei, del resto, dispone già di diversi crediti che le abbiamo fatto…”
CLIENTE/ROSSI – “Certo, fino a ieri mi proponevate di tutto: prestiti, rate, finanziamenti e non ho
mai detto di no, vi sono venuto dietro…adesso che per una volta sono io a prendere l’iniziativa e a
chiedervi credito fate i difficili?”
BANCA – “Beh, il fatto che noi abbiamo proposto delle soluzioni di finanziamento non significava
che lei fosse obbligato ad accettarli. È sempre il cliente che deve sapere cosa scegliere e questo è
un momento in cui tutti dobbiamo fare delle scelte, anche se alcune non sono piacevoli.”
CLIENTE/ROSSI – “Belle parole, ma in sostanza?”
COMMENTI DEI PARTECIPANTI
Alessandro
Le banche offrono servizi che poi obbligano i clienti a comprare beni non necessari.
Ma sto dalla parte della banca perchè il cliente non doveva prendere tutti quei servizi e stare più
accorto.
Il rimedio è non concedere prestiti sopra una cifra proporzionale al reddito.
Ismaela
Le banche fanno solo i loro interessi e non vanno scambiate per organi umanitari basta saperlo…
elementare.
Angelo Andrea
Se posso consigliare: le Banche hanno troppi interessi sul Denaro per arricchirsi in modo semplice,
meglio le Poste italiane che proprio non hanno questa necessità, poiché le entrate per il bilancio
sono tante e varie.
Delphi – 2
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Angelo
Le banche devono fare il proprio lavoro: guadagnare! per cui saranno sempre loro disposti a fare
credito, anche se devono fare maggiori sforzi.
Penso che Rossi non abbia assolutamente capito cosa voglia dire crisi. Prima o poi dovrà
rinunciare ai tanti servizi: non si può ottenere tutto col credito, alla fine il sistema salta ne è
testimonianza la crisi che stiamo vivendo. Del resto rinunciare a qualcosa non è così facile, invece
di fare le vacanze costosissime si può tranquillamente fare un pacchetto di offerte che ne esistono
a iosa su internet. Occorre solo un po' di buona volontà collettiva!!! ma mi sa tanto che non ce n'è!
Lorenzo
In sostanza il Sig Rossi non vuole capire che se oggi non puoi permetterti la berlina extra-lusso, ti
devi accontentare dell'utilitaria: investi solo sull'azienda che è la cosa più importante, il resto verrà
di conseguenza.
In sostanza, le banche al Sig Rossi possono anche offrire credito, tanto lui può impegnare
qualcosa in cambio.
Ma le banche, al Sig. Bianchi, cosa offrono? Le stesse cose del Sig. Rossi, a patto che vengano
poste delle succulente garanzie. E se il Sig. Bianchi a garanzia può mettere solo la propria
persona e la propria professionalità?
Per 4 Sig, Rossi che hanno chiesto capitali alle banche, mandandole tal volta in crisi, per avere
speculato milioni di euro e dichiarato fallimenti fittizi, ci sono 4000 Sig. Bianchi che avrebbero
utilizzato quei soldi seriamente per rilanciare l'economia e dare nuovi posti di lavoro.
GRAZIE BANCHE!!!!
Aldo
Le banche, forse, sono le più colpevoli. Hanno finanziato con scrupolo in alcuni casi, e hanno
finanziato con troppa superficialità in altri. Adesso la piccola impresa che si trova in difficoltà in
quanto ha il magazzino pieno e non riesce a vendere per la caduta dei consumi, non riceve l'aiuto
necessario per far fronte alle spese correnti. E non parliamo di investimenti, adesso ti fanno la
radiografia e richiedono le fidejussioni anche ai tuoi familiari. Non dovrebbero limitarsi alla verifica
del bilancio prima di darti un prestito ma essere disponibili all'esame delle prospettive di sviluppo
dell'azienda.
Marcello
In sostanza, per tutti i signor Rossi della terra è arrivato il momento delle scelte consapevoli, è
arrivato il momento di fare il passo lungo quanto la gamba e se non ci sono soldi la macchina non
si cambia, non si ristruttura casa e non si fanno vacanze.
Delphi – 2
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Cesarina
Con la mia banca Carige, sono ai ferri corti.
Tante promesse ma fatti niente.
Anzi mettono più casino che ordine (ho perso mio marito e sono ancora in alto mare per le varie
burocrazie).
Fiorella
Il problema delle banche sta diventando sempre più serio proprio l'altro giorno qualcuno mi diceva
che ottenere un mutuo o un prestito è diventato difficilissimo.
Eppure tutti ne hanno io compresa... come si potrebbe fare diversamente?? Come potremmo
avere mai comperato una casa senza avere fatto un mutuo? sarebbe impossibile. Però penso che
le banche oggi abbiano paura e siano diventate molto più severe nel concedere...data la precarietà
del lavoro dei clienti, immagino. Di più non saprei dire..
Eleonora
Se mi dessero un mutuo i sacrifici li farei eccome, ma torniamo al discorso di prima niente lavoro
fisso niente mutuo. Io sto in affitto con marito e bimba piccola arriviamo a fine mese con un po’ di
difficoltà ma posso dire che non ho mai chiesto aiuto a nessuno ce l’ho fatta da sola.
La sostanza è sempre la stessa a chiedere fanno tutti presto a dare no!!!!
Franca
La banca ha ragione, il signor Rossi ha sottoscritto delle cose e deve farvi fronte.
Fossi in lui penserei prima di tutto al lavoro che è la cosa che più conta, dovrà avere un po' di
pazienza per la casa e il resto, poi con il lavoro che riprenderà potrà fare tutto quello che vuole.
Luisa
In generale sono d'accordo con Rossi.
Le banche hanno sempre preferito agevolare chi di soldi ne ha a sufficienza, a scapito dei piccoli
risparmiatori che oltre a fare salti mortali per ottenere una linea di credito esigua, devono subire
tutta la burocrazia del sistema economico.
E' anche vero che, se il Sig. Rossi non aveva bisogno di linee di credito nel periodo in cui la Banca
le ha proposte, doveva rifiutarle.
Prima alcuni miei conoscenti "giocavano" anche in borsa.
Secondo me, la soluzione è spendere soldi in investimenti sicuri. Il settore immobiliare è un settore
che ha alti e bassi, ma i periodi non sono lunghi, quindi è anche fonte di investimento sicura.
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QR 60/09 Obs 2009/10 – 29
Cristian
Sarà meglio per il signor Rossi evitare di contrarre altri debiti e cercare di onorare quelli che ha.
Pazienza se dovrà abbassare il suo tenore di vita.
Le banche sono tremende, pensano solo al loro interesse, questo è vero, ma in fin dei conti questo
è vero anche nei momenti peggiori: in caso non riuscisse a tener dietro ai debiti, la banca
comincerebbe spietatamente a pignorare e a rifarsi sul cliente che non onora i debiti. Il cliente
perderebbe tutto. Meglio tenersi stretto quello che ha.
Il sistema del debito a tutti i costi diffuso negli Stati Uniti è stato l'origine della crisi (i mutui subprime) un modello che ha spinto le banche a dare crediti anche quando non c'erano le garanzie.
La tremenda e insensibile macchina finanziaria che regola le banche ha agito "rivendendo" questi
crediti male assortiti in pacchetti finanziari rischiosi (la banca fa di tutto per non perdere i propri
soldi). Quando le prime insolvenze sono arrivate, questi investimenti avevano già inquinato il
mercato, col risultato che tutti stiamo pagando gli errori di pochi.
Jessica
Da parte mia fiducia zero nelle banche.
Perché meravigliarsi se una banca ci nega un prestito, un finanziamento o quant'altro? Il loro
modus operandi è questo: ti propongono prodotti e servizi quando non ne hai bisogno ma nel
momento del tuo bisogno loro non hanno i prodotti o servizi per te. E' vero, c'è la crisi...ma che non
si nascondano dietro a questa scusa!
Ma provo anche disprezzo per chi pensa a "cosa direbbero gli altri" e mantiene un tenore di vita al
di sopra delle proprie possibilità economiche. Caro signor Rossi, non si è grandi uomini in base a
quanto si guadagna o si spende, ma in base a come ci si comporta.
Rosella
In sostanza la storia è vecchia... finchè c'è benessere tutti ti cercano e ti propongono ma quando le
cose non vanno troppo bene ti vedi negare tutto e questo non è giusto, dov'è la fiducia di un
tempo? Allora viene da pensare che era una fiducia molto interessata.
Giorgio
In sostanza siamo inondati, via posta, via volantini, via internet, di proposte di finanziarie, di
banche italiane, di banche internazionali, tutta gente che vuole prestare soldi a chi non ne ha
bisogno, ma non è mai disponibile a prestarne a chi ne ha davvero bisogno ... ad una mia amica
disperata, 10 mila € li ho dovuti dare io, perchè nessuna banca, nessuna finanziaria erano disposti
a darglieli ... tutto il sistema finanziario fa schifo, questi figli di puttana andrebbero crocifissi.
Patrizia
Che le Banche facciano le difficili nel concedere crediti e mutui non credo sia una cosa sbagliata,
in fondo la crisi in America non è partita da lì?
Certo anche le persone dovrebbero cercare di accontentarsi un po’ delle piccole cose, non
eccedere e strafare se prima riusciva a cambiare auto come l'abito, a fare delle vacanze
megagalattiche, potrebbero mettersi un po’ tranquille e accontentarsi di quello che si ha, aspettare
Delphi – 2
QR 60/09 Obs 2009/10 – 30
che passi la crisi senza ricorrere ad un eccesso di indebitamento che può solo portare altro
scompiglio in una situazione già precaria.
Insomma io credo che se i soldi ci sono si devono anche spendere sennò che gusto c'è, ma se
mancano non bisogna fare il passo più lungo della gamba, perchè dietro l'angolo non si sa mai
cosa ci si para contro!
Se tutte le persone ragionassero su questa lunghezza d'onda magari la crisi non sarebbe mai
iniziata.....
Chi vuole comprare casa deve ben valutare l'incidenza della rata sul proprio stipendio e sul proprio
tenore di vita e valutare bene fino a quanto spingersi, senza tener conto di quanto la banca offre;
molte persone si sono trovate talmente impelagate nei debiti da non poter più pagare i mutui,
soprattutto quelli a tasso variabile che, a causa dell'aumento dei tassi hanno raggiunto delle rate
astronomiche.
Quando si stipula un mutuo bisognerebbe avere la lucidità mentale necessaria per valutare tutte le
ipostesi. Stesso discorso vale per qualsiasi tipo di finanziamento si voglia fare, bisognerebbe
valutare bene la somma di tutte le rate già da pagare.....
Alessia
Il Signor Rossi dovrebbe forse abbassare il proprio tenore di vita... ma purtroppo la gente è
abituata a far vedere che possiede...Io non do importanza a questo e di avere la casa che non
posso permettermi e di aver un'auto la cui manutenzione costa non me ne può fregare nulla.
Preferisco vivere con umiltà e semplicità senza troppi lussi piuttosto che far vedere e alla fine se mi
girano al contrario che non mi escono nemmeno gli spiccioli dalle tasche. E' quello che penso io: la
gente è troppo abituata a fare la bella vita!!
Gianluca
L'atteggiamento del signor Rossi sembra totalmente fuori luogo. A parte il fatto che bisognerebbe
vedere a quale tasso la banca gli concederebbe i finanziamenti, ma non capisco dove voglia
andare a parare. Non sa che in Usa alcune famiglie sono sul lastrico proprio perchè indebitate oltre
misura con le banche per l'acquisto di una casa e poi non riuscivano a onorare le rate del mutuo?
La situazione è delicata, le banche vogliono garanzie certe e sicure e il signor Rossi dovrebbe fare
una scelta precisa. Se fossi in lui mi concentrerei sul rilancio dell'attività lavorativa lasciando da
parte le spese superflue.
Deborah
Per quel che riguarda le banche, preferirei non commentare, in realtà non ne ho un'opinione molto
lusinghiera, anche perché esse sono tra i principali responsabili dei crack finanziari più recenti e
della stessa crisi economica attuale...
Tuttavia l'atteggiamento del cliente mi sembra estremamente superficiale, teso più all'apparenza e
al superfluo che non ad un'iniziativa concreta per il superamento della difficoltà attuale...una crisi
economica non si risolve indebitandosi ancora di più per futili motivi...
In sostanza in momenti come questi bisogna avere il coraggio di aprire gli occhi e osservare bene
la propria condizione, tirare le somme e prendere le necessarie contromisure...utilizzando il buon
senso. Anche se significa fare delle scelte o delle rinunce.
Delphi – 2
QR 60/09 Obs 2009/10 – 31
Luigi
Beh, di certo io ho abbassato il mio tenore di vita, proprio perché vi sono meno entrate, ma anche
le banche “devono” riguardare le loro entrate e loro spese. Sono elefanti che devono fare una sana
cura dimagrente. Togliere o calare le spese che un cliente paga. Ad esempio gli incentivi a tutti
coloro che lavorano nel settore, possono essere reinvestiti in prestiti ai clienti e minori costi agli
stessi.
Elisa
- il cliente ha sempre ragione ma spesso si fida troppo. La banca nella maggior parte dei casi fa il
proprio interesse e non quello del cliente, anche se vuole farlo credere.
- la banca è amica fin quando gli porti i tuoi soldi, appena le cose stringono finisce l'amicizia!
- Secondo me la crisi è anche iniziata a causa delle banche. Ci sono persone che sono indebitate
e non sanno più cosa fare. Questo soprattutto nel settore dei mutui dove il tasso variabile ha
rovinato troppe persone. Poi le stesse banche non davano neanche la possibilità di cambiare
banca dicendo che non si poteva fare o che non conveniva perché si dovevano pagare delle spese
ulteriori. Invece non è vero nulla e per mesi la gente ha visto salire il tasso e pagato quasi il doppio
della rata iniziale. Belle amiche le banche!
- Purtroppo si ha bisogno delle banche ma la cosa migliore è tenersi informato e non farsi prendere
in giro perché poi i problemi rimangono a chi deve pagare.
Guido
Il cliente sbaglia quando dice che non può abbassare di colpo il tenore di vita, è una sciocchezza
immotivata.
Per quanto riguarda le banche è ovvio che preferiscano ricevere soldi (e restituirli a tassi bassi)
piuttosto che darne in prestito (a tassi alti ma con qualche rischio) ma questo atteggiamento
dovrebbe essere stato minimizzato (o mitigato) dall'iniziativa del governo che è andato incontro
alle banche stesse (soprattutto per quanto riguarda i prestiti alle imprese).
Marco
Le banche per me sono il primo strozzino legalizzato...... prima della crisi ti lasciavano sconfinare
mutui prestiti e così via ...come hanno sentito l'odore della crisi rientrare subito dai fidi non
sconfinare più altrimenti ti segnalano come cattivo pagatore...a me sembra più un ricatto.
Francesco
La priorità va data alla crescita delle industrie e non alla nuova macchina. Le banche devono fare
credito a chi dà crescita e non a chi vuole solo mantenere un buon tenore di vita!
Delphi – 2
QR 60/09 Obs 2009/10 – 32