SIAMO ANCORA CAPACI DI MERAVIGLIA

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SIAMO ANCORA CAPACI DI MERAVIGLIA
SIAMO ANCORA CAPACI DI MERAVIGLIA ?
A cura di Anna Campora
Intervento del 17 ottobre 2014
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Introduzione al concetto di Meraviglia
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Dal Caos al Cosmo
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Dalla physys dei greci alla natura secondo la scienza
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Conclusione
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Citazioni
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Bibliografia minima
Introduzione al concetto di Meraviglia
La domanda del titolo è provocatoria nel senso che sposta all’oggi un atteggiamento che ha
alimentato da sempre la spinta dell’uomo a capire, interrogarsi, rispondere in modi sempre nuovi
alle sfide vitali della natura per la sua sopravvivenza e la sua evoluzione.
Il cuore della MERAVIGLIA è la domanda del PERCHE’, da quella nascono tutte le altre: da dove?
Come? Quando?
E’ la domanda che non si accontenta, la domanda che tiene aperto l’orizzonte del senso, la
domanda insistente del bambino che, quando è padrone di un linguaggio sufficiente, è in grado di
fare, per scoprire il mondo, e le storie, i racconti lo rassicurano nell’immediato, ma le risposte non
lo soddisfano mai ed è come se non potesse fare a meno di chiedere “perché”.
Due citazioni per avvalorare questa mia premessa di due filosofi lontani nel tempo ( cit 1 e 2)
La MERAVIGLIA, all’origine della sophia, cioè del sapere (sia esso filosofico-scientifico), ma ancor
prima, sin dalle primissime documentazioni che abbiamo ( anche le incisioni rupestri),non è banale
stupore di fronte a fatti strani, ma nasce dall’aspetto tragico della vita, dalla paura, nasce di fronte
all’ignoto, al caos, è questa MERAVIGLIA a cui si riferiscono i due filosofi, e così le domande che
da questo stupore emergono, proprio perché si ripropongono in ogni tempo e in ogni luogo e per
ciascuno di noi, significa che sono il segno della nostra umanità, appartengono alla nostra
strutturadi esseri pensanti.
Dove sta allora la provocazione ?
Oggi, nella società ipertecnologica e mediatica in cui viviamo, in cui internet soddisfa ogni richiesta
di informazioni, sembra quasi che non ci sia più di che meravigliarci, perché ad ogni richiesta può
corrispondere un numero esorbitante di possibili risposte in grado diverso di attendibilità, ma che al
momento sembrano sufficienti al nostro bisogno di un capire immediato utilitaristico.
. Il sapere globalizzato è una risorsa enorme forse troppo per i nostri bisogni, rischiamo infatti di
avere troppo sapere a disposizione, non riuscire ad utilizzarlo o fare fatica a muoverci all’interno di
esso.
Invece meravigliarsi vuol dire porci sulla soglia di una ricerca, le informazioni nella loro parzialità, a
volte contraddittorietà, , non possono soddisfare o annullare il bisogno profondo delle domande e
delle risposte fondamentali che restano al di là di ogni sapere specifico.
Solo superando il livello delle informazioni e conoscenze settoriali e addentrandosi nei percorsi
della storia millenaria delle risposte ai grandi problemi (primi e ultimi), potremmo recuperare
questo atteggiamento sorgivo.
Forse il termine MERAVIGLIA non sembra di moda nell’epoca dell’assuefazione che porta anche
all’indifferenza o alla superficialità ( ogni conoscenza vale l’altra) o in cui non si ha più il tempo
lungo del pensare senza accendere un computer o un …
Eppure, a certe condizioni e di fronte alle sfide della scienza attuale, di fronte alla NATURA che
continua a sfuggire alle nostre previsioni e si sottrae al nostro potere che per troppo tempo
abbiamo ritenuto prometeico, la NATURA di cui facciamo parte e che continua ad essere nostro
malgrado madre e matrigna, potremmo ancora meravigliarci.
“ La scienza (cioè il nostro sapere fino ad oggi), non può risolvere il mistero della natura, ed è così
perché in ultima istanza noi stessi siamo parte del mistero che cerchiamo di risolvere” PlanK,
fondatore della teoria quantistica agli inizi del ‘900
Giustamente questi incontri vorrebbero, attraverso più voci, ridestare questo atteggiamento che
non solo ci caratterizza nel nostro essere umani in una ininterrotta catena dalle caverne ad oggi,
ma ci restituisce un po’ di salutare umiltà per tutto quello che resta e resterà sempre da capire.
Se un grande come NEWTON ha scritto di sé: citazione n°3, avremo speranza di riuscirci anche
noi.
Dal Caos al Cosmo
Da Socrate ad oggi la consapevolezza della propria ignoranza o meglio dell’ignoranza propria
dell’uomo in quanto essere limitato e finito, accompagna la storia pur esaltante del pensiero
filosofico-scientifico nel suo procedere e può considerarsi l’altra faccia della necessità di
MERAVIGLIARSI e porsi degli interrogativi per intraprendere qualsiasi ricerca che si proponga di
accrescere conoscenza.
Se nessuno si fosse posto da capo le domande, se nessuno avesse sollevato dubbi, avremmo
fatto pochi passi oltre le caverne: dai FISICI di Mileto alle scoperte delle particelle elementari e del
big bang, quella che solo per pochi accenni riproporrò è la storia millenaria dei tentativi di dare
risposte sempre nuove alle stesse e alle nuove domande che nascono di fronte ai misteri
dell’Universo e al Mistero.(citazione n° 4 Rovelli).
Dall’ incontro precedente è risultato sicuramente chiaro che oggi, se parliamo di CONOSCENZA, è
alla SCIENZA che dobbiamo guardare, ma la scienza come oggi viene intesa, tradizionalmente ha
una data di nascita: in Italia e poi nel resto d’Europa tra metà del 1500 e metà del 1600 con Galileo
e il metodo sperimentale o meglio con l’applicazione della matematica allo studio della Natura.
Ma prima?
1-Ogni popolo, ogni cultura, in ogni parte del globo ha elaborato per millenni, racconti a partire da
una concezione della natura impregnata di divino, di cui noi siamo a conoscenza solo perché ci
sono rimasti testi scritti estremamente vari e ricchi di immagini che testimoniano che da sempre
l’uomo ha cercato di trovare un senso, un ordine al CAOS noi diremmo ai fenomeni che lo
incantano o lo spaventano, si tratta dei MITI COSMOGONICI DELL’ORIGINE.
Queste narrazioni più o meno complesse sono produzioni di un pensiero per immagini che non è
certo scomparso, anzi ancora si esprime nei linguaggi della poesia e dell’arte, ma riguardo a quelle
narrazioni si è soliti chiamarlo mitopoietico. Ma come si è costruita la domanda sull’origine ?
Mi sembra molto efficace leggere l’inizio del Prologo del libro “Cercatori di meraviglia” del fisico
Balbi , pag 9
Nel suo raccontare il mondo, l’uomo prima o poi inizia a RETROCEDERE, rendendosi conto che
PRIMA dell’albero c’era il seme, PRIMA del figlio i suoi genitori, ma prima del primo seme e prima
dei progenitori e così fino a prima delle stelle,c’è un nulla o un Dio o le forze della natura sono
divinità, ma all’origine delle divinità.? C’un inizio dal nulla? O un inizio relativo dal Caos o da un
uovo,da una materia primigenia etc etc. Di fronte a tante domande, le risposte sono
moltissime,tante quante le cosmogonie di cui ci sono rimasti i testi, è la concretezza
dell’esperienza del mondo che rimanda a darle un senso, un ordine, i MITI COSMOGONICI nella
loro grande ricchezza e fascino riguardano proprio il COSMO, cioè il mondo ordinato
Va fatta ancora una precisazione che consente poi di proseguire verso la nascita della filosofia
occidentale. Le cosmogonie sono radicate nel silenzio e nella parola primordiale e per questo sono
impregnate di religiosità. Anzi si può dire che i linguaggi e i testi di tutte le religioni sono
espressioni di questo modo di pensare.
Non mi compete l’approfondimento di questo ricchissimo patrimonio ma mi preme ricordare che i
miti non sono favole o fantasie , contro una lunga tradizione di contrapposizione tra MYTHOS e
LOGOS e della superiorità del secondo al primo, oggi sappiamo che una valutazione negativa
nasce dal pregiudizio e dalla chiusura culturale o da un’ideologia scientista. I MITI sono a volte
stupende intuizioni, di importanza vitale per i popoli e le culture che li hanno prodotti. I MITI si
raccontano, si ascoltano, non si valutano in termini di veridicità, il loro significato è altro dal
concetto di verità che sostanzialmente nasce con il pensiero occidentale.
A convalida di quanto detto voglio leggere tre testi emblematici che appartengono a tre culture
molto lontane anche tra loro, il primo è il celebre Papiro di Smith (più di 2500 a.c. ) elaborato dai
teologi egiziani di Menfi e che è una grandiosa intuizione delle origine del mondo che precorre di
quasi 2 millenni la sia il mito ebraico del Dio creatore che la filosofia dei greci di cui parleremo
subito dopo.
Gli altri due sono rispettivamente un testo di Lao-tse Cina del VI sec e un a citazione dalle
Upanishad, India, entrambi sono contemporanei alla nascita della filosofia in Occidente (cit. 5,6,7)
2- Come la scienza, anche la filosofia occidentale ha una data di nascita, ma l’intreccio tra mito e
logos è ancora riconoscibile nei primi scarsi frammenti che sono giunti a noi e il linguaggio della
filosofia faticosamente si imporrà come linguaggio razionale rigoroso, è certo comunque che a
differenza dei racconti che sono espressioni di gruppi e comunità e non hanno autori, il linguaggio,
quasi un balbettio, dei FISICI di Mileto (VI sec. a.C) caratterizza da subito delle individualità.
E’ a partire da un’esperienza individuale che Talete, Anassimandro, Anassimene e poi Democrito e
così via riescono con un balzo audace a “giustificare” una risposta, comprensibile con la ragione ,
accettabile nella sua consequenzialità a partire dalla domanda fondamentale: quale è l’origine di
tutte le cose, l’arché il PRINCIPIO che è anche l’elemento che permane, che le fa essere vive e
che governa dall’interno i suoi mutamenti e “spiega” le loro trasformazioni: tentativi diversi di dare
un ordine, di spiegare TUTTO utilizzando esperienza e ragione, tentativi di individuare tale
principio in un elemento(naturale :acqua, aria, fuoco, atomo materiale ma senza caratteristiche
naturali, elemento tratto dalla matematica, l’uno di Pitagora o l’apeiron , l’infinito materiale di
Anassimandro) dal quale tutto può generarsi.(cit ,9)
Come si può notare anch’io ho fatto un balzo collocandomi sulle coste dell’Asia Minore, nella
colonia greca di Mileto, nel VI secolo e vi ho fatto incontrare le scaturigini del nostro modo di
pensare e dare risposte non più mitiche ai grandi interrogativi.
L’impronta laica e democratica della cultura ionica va ricercata nella forma politica della città-stato
governata dalle leggi fatte dagli uomini , nella vivacità di un’’economia mercantile, nell’utilizzo
ardito di conoscenze matematiche e astronomiche di popoli confinanti da parte di individualità che
riescono a coniugare il loro essere cittadini impegnati con i loro interessi “scientifici” nel senso
originario della parola: scienza come sapere, indagine. (citazione n°8)
Il trapasso dal caos all’ordine i Milesi o FISICI da PHISYS = NATURA lo hanno proiettato dal
cerchio ristretto delle mura cittadine allo sterminato orizzonte della natura nella convinzione che i
due mondi, quello umano e quello fisico fossero interni ad una medesima RAZIONALITA’.
Il mondo fisico non è più solo un campo di battaglia dove potenze soprannaturali personificate
giocano, sulla testa degli uomini, il destino degli uomini e di quello della natura, ma un COSMO
ordinato da principi, relazioni, regole sulla cui permanenza l’uomo può contare, la cui articolazione
segreta può essere penetrata dall’intelligenza LOGOS.
Questo è il cuore del miracolo ellenico: la convinzione che la conoscenza è opera umana e si
costruisce in un percorso induttivo e deduttivo che è proprio del nostro pensare e ragionare a
partire di lì.
Oggi faremo un viaggio nel tempo umano che, rispetto al tempo cosmico è brevissimo ma non
meno appassionante perché permette di ripercorrere il cammino della coscienza che dalla sua
emersione dalla notte del passato più remoto, si pone la questione della sua esistenza e quindi del
suo posto nel grande Universo.
Questa premessa mi obbliga a iniziare con un grande pensatore, fisico e uomo di fede che proprio
nello stesso secolo della grande rivoluzione scientifica (1600) di cui ci occuperemo, seppe riflettere
sui limiti della scienza e sulla miseria e grandezza dell’uomo, si tratta del francese Blaise PASCAL
e del suo testo PENSIERI.
“ l’uomo contempli la natura tutta intera nella sua alta e piena maestà…miri quella luce sfolgorante,
collocata come una lampada eterna a illuminare l’universo, la terra gli appaia un punto in
confronto dell’immenso giro che quell’astro descrive e lo riempia di stupore il fatto che questo
stesso vasto giro è solo un tratto minutissimo in confronto di quello descritto dagli astri roteanti nel
firmamento….Tutto questo mondo visibile è solo un punto impercettibile nell’ampio seno della
natura….è una sfera infinita, il cui centro è in ogni dove e la circonferenza in nessun luogo.” N° 223
“ L’uomo è solo una canna, la più fragile della natura, ma una canna che pensa…quant’anche
l’universon lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pur sempre più nobile di quel che lo uccide, perché sa
di morire e conosce la superiorità che ha l’universo su di lui, mentre l’universo non ne sa
nulla….per lo spazio l’universo mi comprende e mi inghiotte come un punto, con il pensiero lo
comprendo” n° 377-378
Dalla physys dei greci alla natura secondo la scienza
, Anassimandro è il primo dei milesi che abbiamo chiamati appunto FISICI e non filosofi, che
pubblicò un’opera “ Sulla natura” del quale ci restano pochi frammenti,ma altri lo seguirono e
ancora il filosofo epicureo Lucrezio nel 1° sec a.c titolò la sua opera fondamentale “ De rerum
natura”, e cioè l’indagine sulla natura nella sua origine, totalità ,sul principio di tutte le cose che
equivale anche all’elemento comune, ciò che spiega tutte le cose particolari ricorrendo a tale
principio.( cit.nà 10 e 11)
Da questo momento si può dire che il termine NATURA entra nella storia del pensiero occidentale
e l’interesse per lo studio della natura lo qualificherà in modo determinante.
Non potendo seguire le tappe di questo percorso , anche questa volta, con un balzo di secoli,
approdo nell’Europa del 500/600 per esaminare uno degli esiti di tale riflessione che qui ci
interessa : la rivoluzione scientifica cioè la separazione dalla grande tradizione filosofica che in
Aristotele e nella sua FISICA aveva la sua indiscussa autorità (ipse dixit), di un sapere costruito
lentamente, prima con rudimentali strumenti , non a diretto contatto della natura, ma facendo
domande pertinenti sui suoi comportamenti, per leggerne i segreti senza mediazione libresche e
utilizzarli a vantaggio dell’uomo.
I grandi protagonisti di questa rivoluzione molto noti che solo cito sono stati COPERNICO,
GALILEI, KEPLERO e NEWTON) essi hanno coniugato tra loro i dati sperimentali e il discorso
della matematica, che diventa così il linguaggio della scienza come il grande Galilei afferma in una
(cit.n°12)un linguaggio che corrispondendo al linguaggio della NATURA, permette di scoprire le
cause dei fenomeni e quindi le loro relazioni che vengono ad assumere così il carattere di
necessità: le famose LEGGI della fisica
Il contributo decisivo per attribuire a quel sapere la valenza di scientificità= verità fu proprio la
convinzione della sicura corrispondenza tra le leggi enunciate dalla fisica e il comportamento della
natura che diviene così OGGETTO di indagine separandosi in modo netto da chi (uomo,
scienziato, SOGGETTO), questa natura matematizzata e quantificata andava costruendo (cit.
N°13)
Da questa rivoluzione nasce quel MODELLO di conoscenza destinato a rimanere il MODELLO
almeno per i due secoli successivi. Grazie al lavoro di traduzione degli umanisti italiani, i filosofiscienziati hannoi potuto attingere ad un enorme patrimonio di conoscenze del mondo antico,
ignorate nel Medioevo (di IPPOCRATE, GALENO, EUCLIDE; ARCHIMEDE etc) che entrò a far
parte di una coscienza umana tesa al dominio sul mondo della natura e a rendere il sapere
scientifico all’origine della rivoluzione tecnica, indispensabile ai fini del progresso di quella che,con
un termine oggi forse da usare con le pinze, diventerà la civiltà tout court.
Si può dire però che fu proprio quel tipo di razionalità , il logos dei greci a diventare lo strumento
principe di quel modello, facendo sì che il concetto di NATURA si connotasse in un certo modo, via
via escludendo altre possibili declinazioni: finalistiche, organicistiche , vitalistiche etc. che peraltro
non erano destinate a scomparire
Il modello galileiano-newtoniano ha resistito fino alle soglie del ‘900, quando la crisi dei fondamenti
della matematica e della fisica ( le geometrie non euclidee, la rivoluzione einsteiniana, la teoria dei
QUANTI hanno aperto la crisi del concetto di verità assoluta facendo cadere gran parte delle
certezze su cui si era basata la fisica classica e fecendo lentamente comprendere che la
conoscenza della REALTA era ben lontana dall’essere completa,poi l’approccio di altri saperi alla
conoscenza della natura (la nascita delle scienze Umane e sociali) hanno contribuito ad avviare
un processo di affiancamento di altri modelli che hanno messo in crisi il famoso dualismo
OGGETTO-SOGGETTO, e hanno inciso fortemente su quel MODELLO, modificandone lo statuto:
una scienza in continua progressione, ma fortemente consapevole oltre che dei suoi grandi
contributi e delle mete raggiunte, anche della sua continua necessità di revisione e dello
sconfinato numero di problemi non ancora risolti.
Parliamo di relatività del sapere scientifico ma anche del recupero di una concezione della Natura
più complessa, di cui siamo parte integrante, non più da dominare e manipolare esclusivamente a
nostro vantaggio, ma da rispettare a vantaggio della vita di ogni essere vivente e non solo
Accanto allo spirito prometeico dell’uomo, si fa strada una modalità più ricca, (pensiamo alla
coscienza ecologica), più aperta all’apporto di interventi meno violenti, al recupero di pratiche
naturali e altro, ma il cammino è lungo,e sarebbe argomento per altri interventi.
Conclusione
Ora mi preme chiudere il cerchio, la meraviglia di cui abbiamo parlato nell’introduzione
accompagna ancora chi è impegnato sul fronte impervio della ricerca e ci sollecita a voler capire
qualche cosa di più nel momento che non ci accontentiamo di notizie giornalistiche o di semplici
informazioni, ma anche la consapevolezza della ignoranza è elemento fondamentale di questo
sapere in crescita e aperto che continuamo a chiamare SCIENZA, ma che quando riesce a
dialogare con altri saperi si presenta forse meno ostica e più affascinante.
L’interdisciplinarietà intesa come possibilità di dialogo tra saperi diversi e di cui questo ciclo di
incontri ha tentato di dare un assaggio, ma che è ancora molto di più, può essere allora la parolachiave nell’epoca della sovrabbondanza delle specializzazioni che rischia di fa perdere di vista che
le nostre competenze e acquisizioni sono parziali,e ci aiuta a scoprire l’importanza dei contributi di
altri senza dimenticare che comunque LA REALTA’ NON è MAI COME APPARE perché è
sempre eccedente ai nostri sforzi per appropriarcene ma resta comunque l’unico campo in cui
stiamo giocando il nostro destino di umani (cit.n° 14)
. Non dimentichiamo che oltre all’incontro scontato tra filosofia e scienze che nel tempo si sono
rese autonome da essa, ci sono possibili inusitati ma promettenti incontri : tra musica e
matematica e astronomia, tra arti visive e scienza, tra teologia e scienza, è possibile che ci si trovi
a scoprire che anche quello che più credevamo assodato o acquisito in modo definitivo, risulti
superato: un obiettivo ambizioso quello di liberarci dai dogmatismi e dai pregiudizi a cui
contribuisce da sempre la ricerca condotta con rigore , perseveranza e passione
Ogni uomo, fisico o filosofo o artista che sia o semplicemente uomo in ricerca ha a che fare con il
sentire, il volere il desiderare con passioni ed emozioni, aspettative e la CONOSCENZA nel suo
millenario cammino,sempre aperta al contributo dei molti che verranno dopo di noi, non è stata
solo il prodotto di una pura razionalità come un pò semplicisticamente possiamo aver raccontato,
ma un affascinante avventura, complessa, di uomini in carne ed ossa ieri come oggi che hanno
dedicato la vita o una parte di essa a ciò che hanno considerato davvero specifico della loro
umanità. (cit. 15 e 16)
Citazioni
N° 1 Aristotele: “ Gli uomini, all’inizio come adesso, hanno preso lo spunto per FILOSOFARE dalla
MERAVIGLIA, essi si stupivano dei fenomeni più semplici e poi…si trovarono di fronte a fenomeni
sempre più complessi”
N° 2 Schopenauer: “ Ad eccezione dell’uomo, nessun altro essere si STUPISCE della propria
esistenza e di ciò che lo circonda: la sua MERAVIGLIA è tanto più seria in quanto qui si trova, per
la prima volta, con coscienza di fronte alla morte”
N° 3 Newton: “ Non so che cosa diranno di me in futuro, a me sembra di essere stato il fanciullo
che gioca sulla riva del mare e trova ogni tanto un sassolino o una conchiglia più luminosa del
solito,mentre il grande oceano della verità è davanti a lui ancora da scoprire”
N° 4 Rovelli:”L’universo è multiforme e sconfinato e continuamo a scoprirne nuovi aspetti, ma più
scopriamo più ci rendiamo conto che quello che ancora non sappiamo è più di quello che abbiamo
capito”
N° 5 Papiro di Smith (più di 2500 a.C) per i teologi della scuola di Menfi è dal Dio Pthat che tutti gli
dei e tutto deriva: “ Egli (il cuore) è la fonte di ogni concetto e la lingua annuncia il pensiero del
cuore. Così tutti gli dei sono stati formati, e tutto il divino ordinamento è sorto dal pensiero del
cuore e da ciò che la lingua ha ordinato. Così furono create tutte le opere e tutte le arti…perciò
avviene che Ptath sia detto: colui che ha creato ogni cosa e fatto sorgere gli dei”
N°6 Lao-tse Cina VI sec a.c. testo TAO-TE-KING , contemporaneo dei Milesi :” Vi è qualcosa di
indefinibile, nata prima del cielo e della terra, tanto silenziosa e senza forma ,assoluta e
immutabile, gira e non fa danni, può essere la madre del cielo e della terra, non so il suo nome,
sforzandomi lo chiamo TAO”
N° 7 Le Upanishad, India, contemporaneo dei Milesi VI sec. “ All’inizio mio caro, null’altro v’era che
l’essere unico e senza secondo. Altri in verità dicono: All’inizio v’era il non-essere, uno e senza
secondo, da questo non essere nacque l’essere, ma come può essere così? Come dal non essere
può nascere l’essere? In verità è l’essere che esisteva al principio delle cose, l’essere che pensò:
possa io diventare molti, possa io generare e produsse le acque.”
N° 8 “ Talete la prima volta che andò in Egitto importò in Grecia la geometria, vi aggiunse egli8
stesso molte scoperte e di molte altre insegnò ai suoi successori i primi rudimenti a volte con
metodi più generali, a volte partendo dalle sensazioni”
N° 9 “ Anassimandro dice che l’illimitato è il principio delle cose, da esso infatti tutto si genera e in
esso tutto si risolve , nascono perciò infiniti mondi e si risolvono di nuovo in ciò da cui provengono.
E diceva che esso non era né acqua o altro elemento e fu il primo dei Greci di cui sappiamo che
pubblicò un’opera intorno alla natura” ….” Chiamava dei i cieli infiniti” Aristotele
N° 10 Lucrezio ( I sec a.c ) De rerum natura, libro I “ inizierò a trattare la struttura fondamentale di
cielo e di dei, disvelerò i principi delle cose, donde natura crea tutte le cose, le accresce e le
alimenta e in essi risolve ciò che è stato disfatto. Questi principi usiamo chiamarli “materia”, semi
delle cose poiché è da essi, che tutto esiste” “ ma i principi delle cose non possono scorgersi con
gli occhi …e dunque con corpi nascosti la Natura regge le cose”
N° 11 Lucrezio, De rerum natura, cap 1 “ nessun oggetto nasce mai, per azione divina dal nulla e
tutte le cose avvengono senza intervento divino”
N° 12 Galileo Galilei:” La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta
aperto innanzi agli occhi dico l’universo, ma non si può intendere se prima non si impara a intender
la lingua e conoscere i caratteri nei quali è scritto: egli è scritto in lingua matematica e i caratteri
sono triangoli, cerchi e altre figure geometriche senza i quali è un aggirarsi vanamente per un
oscuro lagirinto” Il Saggiatore
N° 13 Giovanni Keplero , lettera del 1605 “ Il mio scopo è di dichiarare che la macchina
dell’universo non è costruita sul modello di un divino animale, ma sul modello di un orologio e in
essa tutti i diversi momenti si debbono ad una diversa forza attrattiva materiale….”
N°14 “Dialogare non significa confondere le posizioni degli interlocutori che si parlano, significa
ascoltare lìaltro per meglio comprendere la propria posizione, poiché tutti siamo servi di quella
verità che ci possiede” Emanuele Severino, filosofo
N° 15 Amedeo Balbi,fisico “ L’emozione di sbirciare dentro i meccanismi che governano l’universo
è una delle più forti emozioni che una persona possa provare.”
N° 16 Carlo Rovelli, fisico e filosofo della scienza: “Cercare di guardare più lontano, di andare più
lontano, mi sembra uno di quelle cose splendide che danno senso alla vita. Come amare e come
guardare il cielo.”
Bibliografia minima
-
A cura di Maciej Bielawski, IN PRINCIPIO, Racconti sull’origine del mondo, Garzanti, 2014
-
I PRESOCRATICI - frammenti e testimonianze vol. 1 Einaudi 1976 o qualsiasi altra
edizione
-
Lucrezio, LA NATURA DELLE COSE, Oscar Mondadori, 2013
-
B.Brecht: GALILEO GALILEI - tutto il teatro
-
Amedeo Balbi, CERCATORI DI MERAVIGLIA, Rizzoli 2014
-
Carlo Rovelli, LA REALTA’ NON E’ COME APPARE, Cortina Editore 2014
-
H. Kung, L’INIZIO DI TUTTE LE COSE, Rizzoli, 2005