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GREENMAKERS LAB
Metodo per la realizzazione di superfici di gioco per il GOLF (putting green e pitching green)
DESCRIZIONE SINTETICA DEL BREVETTO GREENMAKERS
L’invenzione si riferisce ad un metodo, come anche ad un sistema, per convertire una superficie calpestabile sostanzialmente livellata in un campo da golf. In particolare, tale superficie calpestabile può essere un campo da tennis. Tradizionalmente la costruzione di un campo di golf a partire da superfici pre-­‐esistenti comprende una serie di passaggi operativi complessi che richiedono personale specializzato in opere edili. In particolare, uno dei passaggi previsti con il metodo tradizionale consiste nella costituzione di un substrato drenante per le acque meteoriche ottenuto mediante la sovrapposizione e compattazione di pietrisco e sabbie disposte secondo un ordine granulometrico decrescente. Conseguentemente, il metodo tradizionale risulta attuabile solo su terreni naturali e non su superfici dure che, invece, sono soggette all’azione erosiva delle acque meteoriche provocando, di fatto, l’instabilità della struttura da golf realizzata, pregiudicandone quindi la durata nel tempo. Inoltre, l’artigianalità del metodo tradizionale richiede, nelle fasi operative di costituzione del substrato drenante e della modellazione della superficie pre-­‐esistente, il coinvolgimento della committenza alla quale non solo è delegato il compito del reperimento dei materiali a pié d’opera (pietrisco, ghiaia, sabbia, ecc) ma anche quello di effettuare alcune opere preliminari quali pulizia e dissodamento dell’area d’interesse, livellamento e compattazione della superficie. Nel complesso quindi, la costruzione di un campo da golf su un terreno pre-­‐esistente si caratterizza per una serie di svantaggi tra i quali rientrano anche l’utilizzo di materiali pesanti e di difficile trasporto (inerti di varia granulometria), l’utilizzo di attrezzature ingombranti, l’utilizzo di tecniche invasive, attento studio della logistica dell’intervento, progettazione sistematica dell’intervento che tenga conto del tipo di superficie di partenza. Tutto questo si traduce in tempi di esecuzione molto lunghi e investimenti economici importanti. Inoltre, il metodo tradizionale comprendendo passaggi che prevedono un intervento diretto sulla superfice d’interesse quali, ad esempio, un passaggio di livellamento e la costruzione di un substrato drenante sottostante, prevede di fatto un intervento radicale sulla superfice non consentendo, in caso di necessità, un recupero immediato della superficie di partenza senza che siano previsti ulteriori interventi di ripristino delle condizioni iniziali. Scopo dell’invenzione è stato proporre una soluzione nuova ed originale agli svantaggi presenti nello stato della tecnica nota. MATRICE “GOLFISTICA” DELL’IDEA L’iniziativa di realizzare, attraverso la “conversione di una superfice”, una installazione per la pratica del golf, intende riproporre parzialmente la concezione del comune campo pratica (Driving Range) creando uno spazio dedicato a questo democratico sport, per il training del neofita e del giocatore professionista. Il campo pratica è un’area idonea a sviluppare la tecnica necessaria al gioco del golf ed in tal senso è visto come servizio promozionale e di avviamento alla attività sportiva. Ai fini del regolamento della FIG ( ved. Parag. 2.2 Stralcio delle NORME PER L'IMPIANTISTICA DI PERCORSI DI GOLF) si definisce campo pratica uno spazio aperto, rettangolare, con dimensioni minime di mt 220x60. Nella sua completezza deve essere attrezzato con: un’area per il gioco lungo: composta da un’area di tiro, detta anche “battitore” e da una zona di atterraggio delle palline, detta “landing area”; • un’area per il gioco corto: putting green per la pratica del putt e pitching green per i colpi di approccio (pitch e chip). Un DrivingRange può inserirsi oltre che come parte integrante di un campo da golf, come struttura a se stante, solitamente all’interno o nelle immediate vicinanze di un centro abitato o all’interno di una struttura turistico ricettiva, deve permettere: •
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di soddisfare le esigenze di golfisti di qualsiasi livello; far divertire i neofiti, avviandoli con maggiore conoscenza e sicurezza al giro sul percorso effettivo; -­‐ di concentrare la pratica su colpi specifici col fine di apportare miglioramenti alla tecnica; -­‐ l’ottimizzazione del tempo disponibile Un campo pratica necessita, per aspetti visivo-­‐funzionali, di un orientamento fisso sud-­‐ nord, oltre ad una dotazione di aree funzionali idonee: -­‐
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al lancio d’inizio; all’avvicinamento alla buca quindi all’esercizio del pitch e chip; al colpo finale putt. L’attenzione di GREENMAKERS è focalizzata alla realizzazione di una superficie ideale, GREEN SINTETICO, per la pratica di tutti i colpi golfistici che rientrano nella categoria normalmente definita “gioco corto”, coniugando facilità e semplicità realizzativa con prestazioni di gioco altamente professionali. MATRICE PROFESSIONALE DELL’INVENZIONE La Greenmakers Golf & Leisure ha sviluppato, ingegnerizzandolo, un sistema di conversione dei campi da tennis, o superfici equivalenti, in green sintetici per la pratica del golf avvalendosi dell’esperienza progettuale del Golf Architect Willy Moroder, dando vita ad installazioni sportive dalle performance altamente professionali valutabili attraverso le caratteristiche di seguito esposte: 1. Corrispondenza dimensionale L’ idea progettuale prevede di sfruttare l’intera superficie dell’esistente campo da tennis, che nello standard regolamentare tennistico è circa 650 mq (18mx36m) ed è corrispondente alle dimensioni medie di un green in naturale. Una superficie disponibile inferiore determina una immagine meno verosimile (se si considera la dimensioni min. di 400 mq prevista per la realizzazione di un green naturale) ed un numero inferiore di buche ma non inficia la validità delle performance di gioco, la qualità e quantità dei colpi eseguibili. 2. Varietà di situazioni di gioco La superficie, in origine chiaramente pianeggiante, è movimentata attraverso la realizzazione di 3 cosiddette “isole”, adeguatamente disposte, di forme ed altezze standard. Il ricorso a questa modellazione risulta necessario al fine di offrire all’utilizzatore una molteplicità di situazioni di gioco e di difficoltà tali da rendere piacevole l’esperienza ludica e accattivante l’immagine del campo stesso. 3. Riproduzione delle tipologie morfologiche superficiali caratterizzanti i green I profili (sezioni) degli elementi costituenti la modellazione di base, sono stati studiati in maniera tale da agevolare e rendere fluido lo scorrere della pallina sulle superfici di gioco ottenute, raccordandosi dolcemente e senza creare ostacoli con la superficie piana del campo da tennis. Le pendenze raggiunte sono compatibili con ricorrenti e reali situazioni di gioco, risultando apprezzabili anche al giocatore professionista. Avvalendoci di Maestri e giocatori professionisti di Golf, in fase di proto-­‐tipizzazione, sono stati eseguiti numerosi test preliminari che hanno determinato la variazioni delle geometrie fino al raggiungimento delle configurazioni più ottimali degli elementi costituenti la modellazione base con pendenze variabili comprese tra 0,5% e 3% per ciascun elemento. 4. Ricerca delle migliori prestazioni di gioco /risposte al putt-­‐chip-­‐pitch Come successivamente descritti, l’obbiettivo proposto e raggiunto, consisteva nella più stretta aderenza alle risposte ai colpi del putt, chip e pitch normalmente offerte da green naturali realizzati secondo le indicazioni della U.S.G.A. (united states golf association). Purtroppo non esistono, attualmente, parametri o standard comparativi italiani, europei o statunitensi, per la valutazione puntale ed esatta delle prestazioni di gioco attese per un green naturale, né tanto meno, per una realizzazione che prevede l’utilizzo di manti sintetici. L’esperienza maturata nel Golf dal nostro staff tecnico ha permesso di individuare un “protocollo di valutazione” che si è avvalso di test standardizzati che hanno permesso il confronto tra le possibili soluzioni tecniche attuabili determinando la scelta dei materiali impiegati tra le numerose alternative, centrando, in termini di prestazioni di gioco, tutti gli obbiettivi illustrati al paragrafo seguente. OBBIETTIVI E RISULTATI IN AMBITO GOLFISTICO DELL’ INVENZIONE (CONVERSIONE) L’attenzione di GREENMAKERS è focalizzata alla realizzazione di una superficie ideale, GREEN SINTETICO, per la pratica di tutti i colpi golfistici che rientrano nella categoria normalmente definita “gioco corto”, coniugando facilità e semplicità realizzativa con prestazioni di gioco altamente professionali. La realizzazione della superficie di gioco prevede l’utilizzo di 2 differenti tipologie di manti erbosi sintetici consentendo di individuate due distinte aree: il green ed il Rough o fringe / landscaping (zona approccio). La superficie centrale, propriamente definita green, possiede peculiarità di risposta al gioco (dunque caratteristiche meccaniche e geometriche) tali da permettere l’esercizio del putt, chip e pitch. La superficie perimetrale che circonda il green, Rough, è realizzata impiegando una tipologia di manto sintetico caratterizzato dall’altezza più elevata e dalle pregevoli qualità estetiche; è la zona dalla quale si effettuano i colpi del chip e del pitch verso il centro del green più semplicemente definita zona approcci. In definitiva la conversione della superficie originaria ha come obbiettivo la creazione di un green sintetico che abbia tutte le caratteristiche di un putting green e di un pitching green, sostanzialmente le caratteristiche di un green naturale. Dal punto di vista delle prestazioni di gioco, semplificando, si possono sintetizzare le caratteristi e qualità del greeen sintetico (e naturale) come segue: A. Un valido putting green deve permettere di giocare il colpo del putt ed offrire: § Varietà di situazioni di gioco e difficoltà, dunque, colpi da effettuare in salita, discesa, superamento di sormonti e depressioni superficiali …; § permettere l’esercizio del putt su distanze diverse: da poche decine di centrimetri ai 10, 12, 20 m; § Possedere una morfologia superficiale leggibile (il giocatore deve essere in grado di interpretare le pendenze del green allo scopo di intuirne l’influenza sul rotolamento della palla, osservandolo da più angolazioni prima di eseguire il putt); § Tenuta della linea di tiro (essere in grado di mantenere la traiettoria desiderata dal giocatore dopo la lettura delle pendenze); § Possedere un adeguata velocità, ovvero, una velocità in stimp caratteristica dei green naturali; § Possedere un rotolamento lineare, nitido, privo di sobbalzi e indesiderati cambi di direzione; B. Un valido pitching green deve permettere di giocare il colpo del chip e del pitch garantendo : § Al termine del volo della palla l’impatto sulla superficie deve essere “sordo”, ovvero, deve essere tale da smorzare i rimbalzi successivi riproponendo ciò che accade su un terreno naturale; § A seguito dell’impatto con la superficie la pallina deve mantenere il proprio spin, cioè la rotazione impressa alla palla lungo il proprio asse durante il volo, sia in senso longitudinale che latitudinale; § Il rimbalzo (bounce) deve essere coerente con la geometria della superficie d’impatto, evitando repentini ed immotivati cambi di direzione. La ricerca impegnativa, gli studi e le sperimentazioni effettuate, hanno condotto GREENMAKERS allo identificazione di soluzioni tecniche efficaci che unitamente all’impiego di materiali accuratamente selezionati e sviluppati per gli obbiettivi preposti, permettono di concretizzare e coniugare in una unico prodotto le qualità e le caratteristiche sopra descritte ai punti A e B con un risultato estetico di pregevole effetto. Particolare attenzione è stata posta alla caratterizzazione dei risultati ottenuti in riferimento alle caratteristiche espresse al punto B per i quali si rimanda al Cap.3. SPERIMENTAZIONE E TESTING PER IL RAGGIUNGIMENTO DELLE OTTIMALI PERFORMANCE DI
GIOCO
Come anticipato precedentemente non esistono protocolli, parametri di riferimento e standard comparativi italiani, europei o statunitensi, per la valutazione puntale ed esatta delle prestazioni di gioco attese per un green naturale, né tanto meno, per una realizzazione che prevede l’utilizzo di manti sintetici. Al fine di poter razionalizzare e rendere comparabili le sperimentazioni e i test di valutazione eseguiti, lo staff tecnico GREENMAKERS, inspirandosi al modello protocollare proposto dalla LEGA NAZIONALE DILETTANTI PER LA REALIZZAZIONE DEI CAMPI DA CALCIO IN ERBA ARTIFICIALE DI ULTIMA GENERAZIONE ha definito un protocollo di valutazione primo ed unico riferimento esistente per la definizione delle caratteristiche necessarie per la pratica del golf su superfici in sintetico. DEFINIZIONE DEL PROTOCOLLO DI VALUTAZIONE Elementi basilari considerati essenziali per la realizzazione di un green con tappeto in erba artificiale soddisfacente i requisiti e le caratteristiche evidenziate al punto 2.5, sono essenzialmente i requisiti prestazionali generali di tutti gli elementi concorrenti alla realizzazione del GREEN valutate con test specifici effettuati in laboratorio ed in campo; -­‐ requisiti prestazionali per strato ammortizzante “Shock Pad”: -­‐ requisiti prestazionali per manti in erba artificiale; -­‐ requisiti prestazionali per gli intasamenti; -­‐ tipologie dei sottofondi; Attraverso la valutazione in sequenza dei requisiti sopra descritti adottando uno standard di riferimento per l’effettuazione di Test comparativi si è giunti alla definizione dei requisiti di base sotto elencati: 1) DEFINIZIONE DI REQUISITI DI BASE UTILIZZATI PER STRATO AMMORTIZZANTE; 2) DEFINIZIONE DI REQUISITI DI BASE UTILIZZATI PER I MANTI IN ERBA ARTIFICIALE; 3) DEFINIZIONE DI REQUISITI BASE PER I COMPONENTI DA INTASAMENTO; 4) DEFINIZIONE DI REQUISITI TECNICI DEL SOTTOFONDO; DEFINIZIONE REQUISITI PRESTAZIONALI (DA TESTARE IN LABORATORIO) : ü rimbalzo della palla -­‐effettuato su tutti i componenti concorrenti alla realizzazione del GREEN e sulle combinazioni più significative e ricorrenti -­‐ ü resistenza rotazionale -­‐ non effettuata -­‐ si ritiene che l’attività atletica che si svolge su in green sia molto blanda e tale da non produrre sollecitazione e stress fisico-­‐ ü assorbimento dello shock -­‐ effettuato in forma indiretta attraverso l’analisi dei dati derivanti dalla prova per la valutazione del rimbalzo della palla -­‐ ü scorrimento e velocità del Green -­‐ effettuato esclusivamente sulla superficie del manto sintetico prima e dopo l’effettuazione dell’intaso-­‐ ü rimbalzo angolare -­‐ in via di definizione -­‐ ü drenaggio -­‐ in via di definizione-­‐ METODOLOGIE PER LA REALIZZAZIONE DEI TESTS (in laboratorio e in campo) RIMBALZO VERTICALE Il rimbalzo della pallina ha un'importanza fondamentale nel gioco del golf. E' quindi necessario determinare l'altezza a cui la palla rimbalza dopo essere stata rilasciata da un'altezza precisa. Metodologia di esecuzione del test: La misurazione deve essere effettuata in laboratorio ed è il risultato medio di 3 prove consecutive. Ad esecuzione avvenuta, la prova potrebbe essere ripetuta su almeno 6 diversi punti del manto spostando l'apparecchiatura, successivamente descritta, per ogni misurazione. Una pallina viene lasciata cadere da un'altezza di 2.50 metri (parte inferiore della pallina). Dopo la caduta libera si misura e si registra l'altezza del rimbalzo (parte inferiore della palla) dopo l'impatto con la superficie. Per le modalità di esecuzione della prova e l’illustrazione dei dispositivi di rilevamento ….. Questa altezza di rimbalzo viene espressa come percentuale dell'altezza iniziale (250 cm) RESISTENZA ROTAZIONALE (con le stesse modalità con cui si esegue sulle superfici destinate al calcio) Il test di resistenza rotazionale non ha un ruolo molto importante per un green l’attività atletica che si svolge su questa superficie è molto blanda e tale da non produrre sollecitazione e stress fisico. Questo tipo di test è molto importante su superfici destinate al gioco del calcio, l'atleta infatti, deve infatti poter cambiare direzione ripetutamente, senza compromettere muscoli, legamenti ed articolazioni. La superficie deve quindi avere valori minimi e massimi equilibrati, che garantiscano lo svolgimento corretto delle azioni di gioco. RIDUZIONE DELL’ENERGIA MECCANICA GLOBALE (ASSORBIMENTO SHOCK) Al termine del volo della palla l’impatto sulla superficie del green deve essere “sordo”, ovvero, deve essere tale da smorzare i rimbalzi successivi riproponendo ciò che accade su un terreno naturale,evitando di dar luogo a superfici di gioco troppo rigide né troppo soffici.
Metodologia del test: Il teste è effettuato in forma indiretta attraverso l’analisi dei dati derivanti dalla prova per la valutazione del rimbalzo della palla tenendo conto di tutti i rimbalzi della pallina fino alla loro completa scomparsa. Creata una tabella dati che esprime sull’asse delle ascisse i valori temporali espressi in s e sull’asse delle ordinate i valori delle altezze da terra della pallina durante i rimbalzi fino al progressivo esaurimento si potranno valutare: E TOT = E cin + E pot l’energia totale della palla (soggetta solo alla forza di gravità sulla superficie terrestre); Ecin = 1/2 m v2 l’energia cinetica della palla; E pot = mgd è l’energia potenziale della palla (dovuta all’azione della forza di gravità) (v è la velocità, m è la massa, d è la distanza della palla dal pavimento, g=9.81 m/s2 è l’accelerazione di gravità). Tenendo conto degli errori sperimentali l’energia meccanica globale durante ciascun rimbalzo (fase di volo)si conserva ma diminuisce progressivamente fino ad esaurirsi a seguito dei successivi rimbalzi Oggetto del test è la determinazione della diminuzione percentuale dell’energia meccanica globlale Considerate le variazioni di altezza massima raggiunta in ciascun rimbalzo si nota che la linea di tendenza che meglio descrive tale variazione è quella a cui corrisponde un equazione del tipo: y = (h precedende) * e-­‐0.AA*x dunque dopo ogni rimbalzo l’altezza massima del successivo rimbalzo è: y =(h max successiva) = e -­‐0.AA da cui si ricava la diminuzione percentuale media dell’altezza. Considerando che energia meccanica totale nel punto di max altezza = energia potenziale E TOT = EPOT = m g d è se y diminuisce ≈ e-­‐0.AA*x ad ogni rimbalzo, anche l’energia potenziale e, quindi, l’energia totale diminuiscono della stessa percentuale. Tanto più elevato sarà il valore e -­‐0.AA tanto più efficace sarà stata la superficie di impatto in termini di smorzamento energetico. A titolo semplificativo i grafici sopra riportati si riferiscono ad un test eseguito con un altezza di caduta iniziale pari h=1,40 m ottenendo i seguenti risultati: y = 1.40 e-­‐0.27x e -­‐0.27 ≈ 0.76 dunque la diminuisce energetica globale ≈ 24 % ad ogni rimbalzo che è pari all’energia meccanica assorbita dalla superficie d’impatto. SCORRIMENTO E VELOCITA’ DEL GREEN Valori usuali: Questi i dati di velocità della USGA: 1) Green lenti: 4.5 feet 2) Green Medi: 6.5 feet 3) Green Veloci: 8.5 feet Per lo U.S. Open ecco le velocità raccomandate: 1) Green lenti:6.5 feet 2) Green Medi: 8.5 feet 3) Green Veloci: 10.5 feet Inventato dal dilettante americano Edward S. Stimpson che gli ha dato il "suo nome", è una barra in acciaio inclinata di 20 gradi rispetto al terreno dalla quale viene fatta scivolare una palla a una velocità determinata in modo che venga misurata la distanza di rotolamento (in piedi, come unità di misura). Per rendersi conto di come differiscono i green naturali su cui si gioca, basta confrontare la velocità media dei green italiani misurata in 7-­‐8 in primavera e 9,5 in estate, con la velocità media dei green del Masters o dell'US Open misurata intorno ai 13. Metodologia del test: classica utilizzando lo stimpmeter: Il dispositivo è di alluminio estruso, 36 pollici (91 cm)di lunghezza e 1,75 pollici (4,4 cm) di larghezza, con una sezione a 145 ° a forma di V. Il dispositivo è rastremato ad un'estremità per ridurre il rimbalzo della palla all’impatto sul green. Su una piccola scanalatura ad angolo retto a circa 30 pollici (76 cm) dalla estremità inferiore viene collocata la pallina. La pallina oltrepassa la tacca per gravità quando il dispositivo viene lentamente portato ad un angolo di circa 20 °, rotolando sul green ad una velocità variabile di circa 6ft/sec. 1,83 m / sec. La distanza percorsa dalla pallina misurata in piedi rappresenta la la 'velocità' del green. Si effettuano 6 misurazioni, tre in ciascuna delle due direzioni opposte sul tratto più pianeggiante del green, la velocità media risultante è la velocità assegnata al green. RIMBALZO ANGOLARE Metodologia del test: in fase di definizione Il rimbalzo angolare è fondamentale nel gioco del golf anche più del rimbalzo verticale. E' necessario determinare l'altezza a cui la palla rimbalza dopo essere stata colpita con un impatti angolari variabili tra i 6° ed 60° ed angoli di impatto al suolo variabili tra i 33° ed 76°. Il nostro staff tecnico dopo aver effettuato un attento studio sulle traiettorie di volo della pallina con l’ausilio di un radar doppler è impegnato nella formulazione di una prova di laboratorio in grado di considerare e valutare tutte le variabili in gioco, ideando opportuno sistema di rilevazione dati. VALUTAZIONE , SPERIMENTAZIONE E TESTING ESEGUITO
PREMESSA La fase di studio, raccolta campioni e conseguente comparazione ha riguardato unicamente i materiali costituenti gli elementi essenziali della stratificazione proposta per la ideazione del “Metodo per la Conversione di Superfici destinabili al gioco del Golf”. A tale scopo, GREENMAKERS ha condotto una ricerca sui materiali raffrontando le schede tecniche di ciascun prodotto, dunque tenendo conto delle caratteristiche fisico-­‐chimico-­‐meccaniche ed effettuando una prima selezione empirica, metodo induttivo, per ciascuna categoria di materiali e per ogni razionale combinazione degli stessi: •
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erba sintetica; materiali di intaso; shock pad e prodotti ammortizzanti; Per ciascuna categoria di materiale sono stati attenzionati numerosi articoli di produttori italiani ed esteri: erbe sintetiche: RADICI SPORT (IT ) -­‐ n. 25 tipologie ITALGREEN(IT) -­‐ n. 12 tipologie LIMONTA (IT)-­‐ n. 07 tipologie ROSSIFLOOR (IT) -­‐ n. 04 tipologie SUNTEX (China) -­‐ n. 12 tipologie VIVATURF (China) -­‐ n. 10 tipologie GREENFILELDS (NL) -­‐ n. 08 tipologie LAZYLAWN (UK) -­‐ n. 02 tipologie CONDOR GRASS (NL) -­‐ n. 35 tipologie BRILLANT8 (US) -­‐ n. 03 tipologie DYWILAN (Polland) -­‐ n. 03 tipologie n. 121 tipologie complessive Meteriali da intaso: SIBELCO -­‐Cave Natale -­‐ SILVA srl -­‐ SABBIE INDUSTRIALI srl -­‐ EUROPOMICE srl; n. 22 tipologie complessive (qualità e granulometrie) shock pad e prodotti ammortizzanti: ISOLMAT -­‐ TROCELLEN -­‐ PROGAME -­‐ ARTE’ -­‐ REBOUNCE; n. 73 tipologie complessive RIMBALZO VERTICALE Per la sperimentazione e esecuzione dei test indirizzati allo studio del RIMBALZO VERTICALE e della
RIDUZIONE DELL’ENERGIA MECCANICA GLOBALE, ci si è avvalsi dell’utilizzo di un sistema di
rilevamento ed acquisizione dati denominato RTL.
Si tratta di un sistema di acquisizione dati in tempo reale (Real Time Laboratory, in breve RTL) di facilità e
l’immediatezza d’uso che permettere l’integrazione fra attività sperimentali e trattazione teorica.
RIDUZIONE DELL’ENERGIA MECCANICA GLOBALE (ASSORBIMENTO SHOCK) Un altro modo per valutare la perdita di energia durante ogni rimbalzo è studiare l'altezza massima
raggiunta dalla palla ad ogni successivo rimbalzo. Ogni altezza massima dà informazioni sull'energia
potenziale massima essendo nulla la componente energetica cinetica in detti punti.
Il test è effettuato in forma indiretta attraverso l’analisi dei dati derivanti dalla prova per la valutazione del
rimbalzo della palla (vedi grafici) tenendo conto di tutti i rimbalzi della pallina fino alla loro completa
scomparsa.
SCORRIMENTO E VELOCITA’ DEL GREEN Il test è stato eseguito utilizzando lo STIMPMETER.
Il dispositivo è di alluminio estruso, 36 pollici (91 cm)di lunghezza e 1,75 pollici (4,4 cm) di larghezza, con
una sezione a 145 ° a forma di V. Il dispositivo è rastremato ad un'estremità per ridurre il rimbalzo della
palla all’impatto sul green. Su una piccola scanalatura ad angolo retto a circa 30 pollici (76 cm) dalla
estremità inferiore viene collocata la pallina. La pallina oltrepassa la tacca per gravità quando il dispositivo
viene lentamente portato ad un angolo di circa 20 °, rotolando sul green ad una velocità variabile di circa
6ft/sec. 1,83 m / sec. La distanza percorsa dalla pallina misurata in piedi rappresenta la la 'velocità' del
green.
Si sono effettuate 6 misurazioni, tre in ciascuna delle due direzioni opposte sulla superficie del manto
sintetico testato, la velocità media risultante è la velocità assegnata alla combinazione di prodotti impiegati.
SINTESI - CONCLUSIONI - DEFINIZIONE DEI REQUISITI BASE PER TUTTE LE COMPONENTI
ESSENZIALI
SINTESI E CONCLUSIONI La fase di studio, raccolta campioni e conseguente comparazione ha riguardato unicamente i materiali costituenti gli elementi essenziali (COMPONENTI BASE) della stratificazione proposta per la ideazione del “Metodo per la Conversione di Superfici destinabili al gioco del Golf”. Elementi basilari considerati essenziali per la realizzazione di un green con tappeto in erba artificiale soddisfacente i requisiti e le caratteristiche evidenziate al punto 2.5, sono essenzialmente i requisiti prestazionali generali di tutti gli elementi concorrenti alla realizzazione del GREEN (COMPONENTI BASE) valutatI con test specifici effettuati in laboratorio ed in campo; -­‐ requisiti prestazionali per strato ammortizzante “Shock Pad”: -­‐ requisiti prestazionali per manti in erba artificiale; -­‐ requisiti prestazionali per gli intasamenti; -­‐ tipologie dei sottofondi; A tale scopo, GREENMAKERS ha condotto una ricerca sui materiali raffrontando le schede tecniche di ciascun prodotto, (COMPONENTE BASE) dunque tenendo conto delle caratteristiche fisico-­‐chimico-­‐meccaniche ed effettuando una prima selezione empirica, metodo induttivo, per ciascuna categoria di materiali e per ogni razionale combinazione degli stessi: erba sintetica; materiali di intaso; shock pad e prodotti ammortizzanti; Attraverso la valutazione in sequenza dei requisiti sopra descritti adottando lo standard di riferimento illustrato per l’effettuazione di Test comparativi e grazie al supporto delle aziende che hanno sviluppato prodotti su nostre precise specifiche, RADICI GROUP -­‐ PROGAME by TROCELLEN -­‐ SIBELCO si è giunti alla definizione dei requisiti dei COMPONENTI BASE sotto elencati: •
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1) DEFINIZIONE DI REQUISITI DI BASE UTILIZZATI PER STRATO AMMORTIZZANTE; 2) DEFINIZIONE DI REQUISITI DI BASE UTILIZZATI PER I MANTI IN ERBA ARTIFICIALE; 3) DEFINIZIONE DI REQUISITI BASE PER I COMPONENTI DA INTASAMENTO; L’utilizzo di tali componenti base permetterà il raggiungimento delle caratteristiche prestazionali individuate attraverso i test descritti al parag. 4. DEFINIZIONE DI REQUISITI DI BASE UTILIZZATI PER STRATO AMMORTIZZANTE TIPOLOGIA 1 : adatta alla realizzazione del putting green o in combinazione con la tipologia 2 alla realizzazione di un putting/ pitchin green Materiale: schiuma di polietilene reticolato Struttura: a cellule chiuse Densità: 30 kg/mc Tipologia: XC-­‐cut plus per compensare l’espansione e la contrazione del materiale espanso Superficie superiore: Laminata a caldo con TNT Superficie inferiore: Linee di drenaggio distanti 7-­‐9 cm a sez. triangolare di altezza 7 mm e larghezza 9 mm Altezza complessiva: 15 mm Assorbimento acqua: < 3 vol. % (come da norma ISO 2896) Stabilità dimensionale: stabile a temperature da -40 a + 90 °C Atossico e facile da riciclare: ecocompatibile
TIPOLOGIA 2: adatta alla realizzazione del pitching green o in combinazione con la tipologia 1 alla realizzazione di un putting/ pitchin green Materiale: poliuretano espanso riciclato Struttura: a cellule aperte Densità: 150 kg/m3 Tipologia: Polyurethane foam
Superficie superiore: -­‐ Superficie inferiore: -­‐ Altezza complessiva: 10 mm Assorbimento acqua: idrofugo Stabilità dimensionale: stabile a temperature da -5 a + 22 °C Atossico e facile da riciclare: ecocompatibile Carico di rottura : > 45 kP Resistenza allo strappo : > 3 N/cm
RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DEI RISULTATI DELLA RICERCA E DELLE CARATTERISTICHE ESSENZIALI DELLE NOSTRE SUPERFICI DI GIOCO SITUAZIONE DI PARTENZA (STATO DI FATTO) TEST 1: SUPERFICIE BASE (test effettuato su superficie costituita da battuto cementizio) Scopo del Test 1 è quantificare e qualificare la risposta in termini prestazionali di una qualità superfiale ricorrente ante
conversione.
ALTEZZA INIZIALE: mm 2480,00
ALTEZZA PRIMO RIMBALZO: mm 1846,75
RAPPORTO PERCENTUALE MEDIO (su 3 prove): 0,7446%
SOLUZIONE PER LA REALIZZAZIONE DI UN PUTTIN GREEN SINTETICO (METODO GREENMAKERS) TEST6: COMBINAZIONE ERBA SINTETICA - INTASO PRESTAZIONALE - SHOCK PAD Trocellen
Scopo del Test 6 è quantificare e qualificare la risposta in termini prestazionali del pacchetto base che costituisce la
prima opzione di stratificazione prevista per attuare la “conversione”.
ALTEZZA INIZIALE: mm 2480,00
ALTEZZA PRIMO RIMBALZO: mm 537,26 RAPPORTO PERCENTUALE MEDIO (su 3 prove): 0,2166%
SOLUZIONE PER LA REALIZZAZIONE DI UN PITCHING GREEN SINTETICO (METODO GREENMAKERS) TEST8: COMBINAZIONE ERBA SINTETICA - INTASO PRESTAZIONALE - SHOCK PAD Rebounce 2cm
Scopo del Test 8 è quantificare e qualificare la risposta in termini prestazionali del pacchetto che
costituisce la terza opzione di stratificazione prevista per attuare la “conversione”.
ALTEZZA INIZIALE: mm 2480,00
ALTEZZA PRIMO RIMBALZO: mm 227,98 RAPPORTO PERCENTUALE MEDIO (su 3 prove): 0,0919%