Discorso - David Finkelhor ITA

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Discorso - David Finkelhor ITA
Il maltrattamento infantile: sguardi complementari Congresso internazionale organizzato dalla Fondazione ASPI in occasione del 20° anno di attività Lugano, 19 ottobre 2011 L’efficacia della prevenzione degli abusi sessuali e del maltrattamento infantile David Finkelhor Professore di sociologia, New Hampshire University, USA Una delle cose che l’epidemiologia internazionale sul maltrattamento dei bambini sta dimostrando, è che i bambini sono molto, molto più vulnerabili alla violenza e vittimizzazione in confronto agli adulti. Per crimini convenzionali come rapina, assalti e crimini del sesso, essi affrontano rischi che sono due o tre volte superiori di quelli degli adulti, e in aggiunta a tutti i crimini e le vittimizzazioni che i bambini condividono con adulti, questi primi soffrono pure di vittimizzazioni particolari, come l’essere trascurati o abusi sessualmente. Si tratta di crimini specifici al loro stato dipendente di bambini. Perciò è molto importante dire -­‐ non solo ai nostri colleghi, bensì ai politici-­‐, che i bambini fanno parte del segmento più vulnerabile della società quando si tratta di violenza e vittimizzazione, e che sfortunatamente abbiamo ancora la tendenza a non vedere una grande quantità di questi fatti. Questo articolo, innanzitutto, mette a fuoco l’abuso sessuale. Prima di tutto voglio essere chiaro sul che cosa intendo quando mi riferisco ad “abuso sessuale”: generalmente comporta due tipi separati di maltrattamento: uno riguarda gli atti sessuali non voluti coinvolgenti dei bambini, dove c’è coercizione, forza o mancanza di consenso; l’altro riguarda atti sessuali che coinvolgono bambini e persone adulte, o persona con autorità, sia che queste attività siano coercitive, sia che si tratti di attività desiderate o in cui vi è una libera partecipazione da parte del giovane. In realtà la mobilitazione attorno a questo problema ha preso inizio negli anni 70 ed è cresciuta unitamente al gran numero di cambiamenti sociali. Innanzitutto, c’è stata l’ascesa del movimento delle donne, che focalizzava molto l’attenzione sulla loro vittimizzazione e sui crimini sessuali. All’epoca, i crimini sessuali nei confronti dei bambini erano un aspetto importante nel quadro generale. Secondariamente, vi è stata la crescita, nei Paesi più sviluppati, di una larga classe di individui – nel campo medico, sociale psicologico ed educativo -­‐, che avevano particolarmente a cuore il benessere dei bambini e che hanno costituito un importante pubblico per le nuove idee riguardo a quanto si sarebbe potuto fare. Terzo, vi era una grande mobilitazione, negli anni 60, sul maltrattamento dei bambini. In particolare ci si era focalizzati sugli abusi fisici e sull’abbandono dei bambini. Ma più tardi, quando il problema fu portato alla loro attenzione, ci si è concentrati sull’abuso. Quarto, da ritenersi comunque importante, la società divenne molto più aperta ed era dunque più facile parlare di argomenti riguardanti la sessualità. L’apertura si estese anche ai media, che si misero a pubblicare articoli che discutevano di questi argomenti in una maniera che, appena dieci anni prima, sarebbe stata inimmaginabile. 1
Quinto e ultimo punto, ci fu una nuova capacità a livello delle scienze sociali di fare ricerche, fare domande e ricevere risposte valide su argomenti molto delicati sui quali prima sarebbe stato impossibile indagare. L’unione di questi cinque elementi ha realmente costituito il fondamento della mobilitazione riguardo al problema dell’abuso sessuale. Ciò che è notevole è il grado con cui questo problema ha continuato a crescere e svilupparsi. Non è sparito, non solo perché il problema ancora non è risolto, ma anche perché la natura del problema stesso ha generato sempre più interesse. Una degli elementi che hanno caratterizzato la durata è senza dubbio l’interesse sul sesso e il crimine, si tratta di argomenti intrinsecamente avvincenti. Secondariamente, nell’area del crimine e nell’area della sessualità, ci sono molte divisioni morali e problemi di politica pubblica, ma sull’argomento dell’abuso sessuale tende ad esserci un grande consenso: tra liberali e conservatori, tra persone con un orientamento moderno e persone con un orientamento tradizionale. C’è pure una varietà di nuovi argomenti che sono emersi dal 1970, e che hanno creato alcune nuove preoccupazioni e consapevolezze. Quindi, per esempio, abbiamo visto lo sviluppo di problemi riguardanti l’abuso da parte dei preti e la possibilità di abuso sessuale attraverso internet, e queste tematiche hanno mantenuto una certa attualità accordando una diffusione intellettuale. Il grande pubblico dei professionisti citati precedentemente -­‐ desideroso di maggiori informazioni riguardo all’argomento -­‐ mostra che abbiamo incominciato una nuova fase nell’evoluzione di questo argomento. Infatti, tipicamente si comincia con una fase introduttiva in cui aumenta la consapevolezza. Il centro d’interesse si riassume in: Quanto è grande il problema? Quanto è serio il problema? Poi quando un problema raggiunge un certo livello di consapevolezza, si può accedere a un nuovo stadio di maturità “lo stadio dell’efficacia”. A questo punto, altri problemi possono sorgere: come sviluppare strategie efficaci per ridurre la mole del problema e aiutare gli individui e le persone che soffrono a causa di questo problema? Attualmente siamo solidamente in questa fase e una delle opportunità che abbiamo è il saper esser critici nei confronti delle pratiche iniziali. Possiamo prendere coscienza degli errori fatti agli inizi. Per esempio, non diciamo più che ogni singolo bambino debba esser creduto. Sappiamo che esistono le false accuse. Non cerchiamo più ad ogni costo, una storia di abuso sessuale, quale spiegazione dei problemi della gente. Riconosciamo la diversa natura delle differenti vittime, dei differenti criminali, come pure dei contesti nel quale è avvenuto il crimine sessuale. Ci siamo inoltre mossi verso un miglior grado di collaborazione interdisciplinare: tra il corpo giuridico, i professionisti in campo sociale, la psichiatria, il campo infermieristico, la sanità pubblica e la medicina. Nello stadio in cui ci troviamo, abbiamo anche iniziato ad affrontare argomenti più difficili e impegnativi: come quello delle vittime compiacenti -­‐ ossia bambini che sollecitano relazioni sessuali o collaborano volontariamente nelle relazioni sessuali con adulti. Stiamo anche esplorando il problema riguardante ai crimini femminili, ciò non faceva parte della nostra conoscenza del problema quando abbiamo incominciato a trattare l’abuso sessuale. E questo 2
nuovo tipo di consapevolezza riguardo al problema, ha prodotto una migliore e più ampia epidemiologia e conoscenza in questo ambito. Fino ad oggi, ci sono stati numerosi studi epidemiologici, su larga scala, effettuati in una dozzina di Paesi nel mondo. Ognuno di questi studi chiedeva a giovani adulti delle loro storie di abuso sessuale. Da questa epidemiologia emerge come l’abuso sessuale, in base ai dati, esista in larga misura tra un importante segmento della popolazione in ogni Paese. Ma ci sono altri elementi interessanti che trapelano da questa prospettiva internazionale. Uno di questi è che sembra ci siano delle differenze significative nell’attuale livello di abuso sessuale tra Paesi e le regioni. Degli studi nei Paesi africani, per esempio, hanno riportato tassi che sembrano particolarmente alti. Dai grafici vediamo anche ciò che sembrano essere tassi più bassi per le femmine in certi Paesi dell’Asia, un contrasto interessante. Ciò che sembra variare maggiormente nelle tendenze internazionali è il livello di vittimizzazione delle ragazze. Il livello di vittimizzazione dei ragazzi è circoscritto in una gamma più ristretta. L’epidemiologia stabilisce chiaramente che c’è una varietà di differenti predatori, includendo membri della famiglia e conoscenti, ma anche una grande quantità di abusi da parte di altri minori. Un altro elemento interessante è che i ragazzi, sebbene siano vittimizzati in misura minore rispetto le ragazze, sono anche loro vittimizzati e ciò non è qualcosa che, inizialmente, veniva preso in considerazione. Un altro elemento che è diventato sempre più chiaro è che sebbene la storia di un abuso sessuale può essere conseguentemente associato a comportamenti negativi – abuso di sostanze e di alcol, problemi di salute mentale e fisica, comportamenti criminali e violenti – non tutte le vittime li sperimentano. Ci sono gruppi relativamente grandi di vittime di abusi sessuali che sembrano riprendersi da un episodio di violenza abbastanza velocemente e mostrando di proseguire la loro vita senza traumi. Anche questo è un importante gruppo che dobbiamo conoscere. Un’altra cosa scaturita dagli studi epidemiologici è che lo stress non sempre è il risultato di un abuso sessuale, qualche volta precede l’abuso sessuale. È una delle ragioni per cui i bambini diventano vittime, infatti, avendo problemi emotivi diventano maggiormente vulnerabili; dunque bersaglio di criminali o ancora incapaci di proteggere se stessi. Così quando vediamo un bambino che è abusato sessualmente e angosciato, è possibile che l’abuso sessuale non sia la causa dell’angoscia. Potrebbe essere stato angosciato precedentemente. Di questo passo si arriva a un quadro più complicato sulle varie tipologie e conseguenze. Abbiamo anche appreso, grazie all’epidemiologia, di altri fattori di rischio che sono molto importanti per spiegare perché i bambini diventano vittime di abuso sessuale. Uno dei rischi maggiori è che la violenza della famiglia e altri maltrattamenti nei confronti dei bambini sembrano esporre i bambini al rischio di abuso sessuale. Spesso vediamo anche che l’abuso sessuale si verifica unitamente ad altri tipi di maltrattamento. Un altro elemento -­‐ che questo nuovo livello di conoscenza ha creato -­‐ è una certa consapevolezza su cosa si stia facendo per combattere l’abuso sessuale e quali sono le tendenze. È incoraggiante notare come ci siano risultati positivi negli Stati Uniti e in altri Paesi. Negli Stati Uniti tra il 60 e il 75% degli stupri violenti denunciati alla polizia hanno avuto come vittime delle persone d’età inferiori ai 18 anni. Tra il 1992 e il 2009 abbiamo assistito a un calo del 33% di questi casi. In vent’anni, abbiamo pure notato un calo di circa 60% dei casi di abuso sessuale rivelati da agenzie 3
attive nella protezione dell’infanzia. Questo è molto incoraggiante. In Canada tre grandi studi di casi di abuso sessuale posti all’attenzione del sistema di protezione dell’infanzia canadese mostrano che gli abusi sessuali sono in calo. Dati inglesi mostrano un grande calo in ciò che sono chiamate “registrazioni” – bambini presi in custodia a seguito di un abuso sessuale – in Inghilterra. Se questi fossero unicamente dati delle agenzie, ci si potrebbe interrogare se essi riflettono una tendenza oppure dei cambiamenti nelle regole, nelle maniere di redigere i rapporti, o a livello del budget e delle capacità di un’agenzia. Negli Stati Uniti abbiamo pure dei dati di vittime che mostrano che sono diminuiti gli abusi sessuali tra giovani. Questi sono sondaggi del governo degli Stati Uniti realizzati annualmente con giovani tra i 12 e i 17 anni, per vedere la vittimizzazione del crimine. In questi sondaggi, l’assalto sessuale è diminuito di più del 50%. In un altro sondaggio fatto ogni tre anni nello stato del Minnesota, dove si chiede a tutti gli scolari del 6°, 9° e 12esimo anno se hanno sperimentato abusi sessuali mentre crescevano, abbiamo notato dei cali nel numero di bambini che hanno riportato l’abuso sessuale. Ulteriormente, uno sguardo ai casi di abusi da parte dei preti, riportati nelle diocesi cattoliche in tutti gli Stati Uniti, rivela che persino i casi riportati nell’anno 2000 si riferiscono ad abusi che risalgono agli anni 1970-­‐1980. In questi ultimi anni il numero di casi realmente avvenuti sembra esser diminuito, il che suggerisce che persino il problema degli abusi del clero sacerdotale e dei preti sono calati negli Stati Uniti. Questo non significa che solo negli Stati Uniti abbiamo la chiave per risolvere questo particolare problema. Tuttavia ci sono alcune cose che abbiamo fatto negli Stati Uniti -­‐ e che oggi sono attuate in molti altri posti -­‐ che hanno contribuito a questo miglioramento. Prima però sarà importante soffermarsi facendo una breve cronistoria sulle teorie importanti e i quadri concettuali per riflettere al come prevenire gli abusi sessuali. Questo è un modello che ho sviluppato e che si chiama i quattro modelli di “precondizionamento” sull’abuso sessuale, che cerca di spiegare in modo generale che cosa deve accadere a un bambino affinché diventi una vittima. La prima pre-­‐condizione è che bisogna avere un individuo motivato ad avere un qualsiasi tipo d’interazione sessuale con il bambino. Vedo tre componenti a questa motivazione: uno è un componente emozionale, io la chiamo congruenza emotiva. Il criminale cerca di soddisfare qualche bisogno emotivo, deve sentirsi potente, o riparare esperienze avute durante l’infanzia. Secondariamente, la persona deve essere capace d’eccitarsi in interazione con un bambino. Non tutta la gente trova i bambini eccitanti sessualmente, ma questo tipo di eccitamento sessuale può essere incoraggiato da molte cose, un disturbo di orientamento sessuale o da un processo di apprendistato sociale, fantasia, masturbazione, e forse attraverso altri meccanismi che noi non riusciamo a comprendere pienamente. Terzo, vi sono impedimenti, per il criminale, nel poter raggiungere i suoi bisogni sessuali ed emotivi in relazioni più normali o che non siano contro la legge. Poi, dobbiamo riconoscere che ci sono individui che hanno degli interessi emotivi e sessuali, ma che non li esercitano perché capiscono che andrebbero incontro a guai seri, che è un crimine e che è nocivo per il bambino. Alcuni sono inibiti da questa consapevolezza, ma ce ne sono altri che oltrepassano queste inibizioni e finiscono col diventare criminali sessuali. Il sorpasso delle inibizioni accade in particolar modo con uso di droghe o alcol o con atteggiamenti che normalizzano il comportamento (cercando giustificazioni) “solo le stupide persone puritane pensano che questo possa nuocere al bambino”… o altri modi di razionalizzazione: “Oh, sto 4
provvedendo alla sua educazione, questo sarà una cosa positiva”. Così oltrepassano queste inibizioni. Un’altra cosa che accade a coloro che abusano sessualmente di un bambino è che devono superare un certo numero d’impedimenti esterni. Di fatto, ogni bambino ha un certo grado di protezione nel suo ambiente, altri adulti preoccupati per il suo benessere e che lo sorvegliano bene. Prima di poter abusare di un bambino un potenziale criminale deve superare questi impedimenti esterni. Infine molti bambini saranno in grado di evitare un incontro con il criminale sessuale e resistere in qualche modo scappandos, dicendo di no o lottando. Perciò, per abusare di un bambino l’adulto deve sorpassare questa resistenza, sia usando la forza, accattivandosi la fiducia del bambino o dando al bambino degli incentivi per partecipare. È solo quando tutti questi impedimenti sono stati levati che avviene l’abuso. L’utilità di questo è che ci aiuta a vedere dove dobbiamo focalizzare i nostri sforzi sulla prevenzione. Dobbiamo focalizzarci sulla riduzione delle motivazioni che costringono una persona ad abusare sessualmente di un bambino. Dobbiamo anche accrescere gli impedimenti interni affinché gli individui non si sentano liberi di agire ascoltando quelle motivazioni. Dobbiamo rinforzare gli impedimenti esterni così che i bambini siano meglio protetti dal loro ambiente, da altri adulti e forse anche dagli aspetti strutturali e fisici del loro ambiente. Dobbiamo anche rinforzare la resistenza dei bambini in modo tale che essi siano maggiormente capaci di capire cosa gli stia accadendo, diventando in seguito capaci a dire di no e di resistere. Ci sono due campi principali dove è giusto dire che sono state focalizzate molte attività di prevenzione: il sistema giuridico e il sistema educativo. Queste due istituzioni hanno intrapreso programmi di prevenzione separati. Hanno entrambe contribuito in modo importante alla protezione dei bambini, ma con approcci al problema distinti, associati alle loro attività e i loro programmi. Il sistema giuridico ha incrementato di molto la quantità di investigazioni, arresti e condanne di criminali sessuali. Questa è stata una vera trasformazione in tutti i Paesi del mondo -­‐ dove una volta era raro vedere storie di investigazione su crimini sessuali nei confronti dei bambin-­‐
i, oggi è difficile trovare un giornale dove non sia discusso un caso del genere. Questo ha avuto molti effetti sulla società. S’è rafforzato l’addestramento di molti investigatori e professionisti, tant’è che ora in molti dipartimenti di polizia ci sono persone che hanno una conoscenza di punta riguardo al problema dell’abuso sessuale e ricevono addestramenti speciali sul come parlare ai bambini e come parlare ai criminali. E nello stesso tempo c’è stato anche un addestramento fra i professionisti nel campo del lavoro sociale e nel campo della protezione dei minori, che hanno imparato a cercare segnali di abuso sessuale, come fare domande ai bambini per poter rivelare gli abusi sessuali e come parlare ai criminali per scoprire cos’hanno fatto. Ovviamente, quando si investiga, si arrestano e si accusano questi criminali, molti di loro sono tolti dalla circolazione, non sono più là fuori, non hanno accesso ai bambini e questo, per propria natura, riduce la vulnerabilità dei bambini. Abbiamo visto triplicare, negli Stati Uniti, il numero di persone che sono state imprigionate, in poco più di dieci anni. Forse la cosa più importante è che le notizie su questo tipo d’accusato ha avuto un grande effetto deterrente. Ha avuto un effetto deterrente sulle persone che non hanno ancora commesso il crimine e ha avuto un effetto deterrente sulle persone che hanno già commesso il crimine, ma che ora realizzano che 5
potrebbero essere facilmente catturati. In passato c’era gente che pensava “Oh, è facile manipolare un bambino, posso zittirlo spaventandolo. Nessuno parla di questi fatti. Posso fare questo e cavarmela.” Molte di queste persone oggi non sono più così sicure. Hanno capito che esiste un’alta possibilità di venire catturate se assumono questo tipo di comportamento e, di conseguenza, evitano di mettersi su quella strada. Questo probabilmente è un importante fatto che sta dietro al successo che abbiamo avuto. Negli Stati Uniti oltre agli accresciuti sforzi per arrestare e perseguire, abbiamo anche sviluppato un numero importante di politiche il cui obiettivo è stato di aumentare le restrizioni nei confronti degli individui che in passato hanno commesso reati. Queste politiche post-­‐condanna hanno dato origine ai registri dove, regolarmente, i criminali sessuali sono obbligati a fornire informazioni alla polizia su dove vivono. L’informazione è spesso resa pubblica cosicché gli individui che vivono in una comunità possono controllare questi dati e scoprire chi tra i loro vicini ha commesso crimini sessuali. Inoltre la legislazione ha anche ristretto il perimetro in cui possono vivere questi individui. Essi devono vivere a una distanza di 1000 metri da una scuola o un asilo nido o qualsiasi altro posto dove possano esserci bambini. Una volta valutate, queste misure non hanno mostrato una grande efficacia e sfortunatamente si basano sul profilo di un criminale sessuale stereotipato. Infatti, queste misure tendono a stereotipare i criminali sessuali come principalmente uomini, adulti, che hanno un orientamento pedofilo sessuale, che sono estremamente scaltri nel sedurre i bambini, che usano ambienti pubblici come i parchi o i giardini scolastici per identificare le loro vittime, che sono molto resistenti ai cambiamenti e che con ogni probabilità ripetono il crimine a patto che noi istituiamo queste politiche molto coercitive che li tengano in riga. A dire il vero, la ricerca non sostiene questa visione. I criminali sessuali fanno parte di una popolazione più variata. Prima di tutto molti criminali sessuali non sono pedofili. Sebbene questo termine sia usato molto liberamente c’è una certa confusione. Pedofilia è un termine che è stato sviluppato nella nomenclatura psichiatrica da applicare a individui che hanno un interesse sessuale preferenziale per i bambini, che sono eccitati innanzitutto dai bambini non pubescenti o pre-­‐
pubescenti. Questo non descrive la maggior parte degli autori di reati sessuali che in verità definiamo come autori di reati situazionali: individui che hanno un ampio ventaglio d’interessi sessuali che include i bambini, che abusano o molestano perché ne hanno la possibilità. Questo ha implicazioni sulla probabilità di ricommettere reati sessuali e per il modo in cui noi dobbiamo gestirli nell’ambiente dopo condanna. Abbiamo scoperto, e questo è molto importante, che tra questi casi di abusi sessuali che giungono all’attenzione delle forze dell’ordine, un terzo o anche di più sono reati che sono stati commessi da altri giovani. E quando infatti facciamo l’epidemiologia per approfondire la vittimizzazione dei giovani che non lo hanno dichiarato alle forze dell’ordine, la maggioranza di questi casi, sono stati compiuti da ragazzi. Perciò è molto importante capire che qualcosa non è stato trattato nel modo giusto dal sistema giudiziario e certamente non da questi tipi di restrizioni post-­‐condanna. Un’altra cosa che sappiamo da tanto tempo, ma che è sempre importante risottolineare è che spesso viene dimenticato che non parliamo principalmente di individui che incontrano i bambini sulla strada o nei giardini scolastici. La maggior parte degli individui che abusa di bambini è un membro o fa parte della famiglia o ancora è un conoscente che si trova nella rete sociale della famiglia. Per questi motivi non è veramente utile tenere lontani i criminali dalla scuola, perché è 6
soprattutto la rete sociale della famiglia che fornisce l’accesso alla vittima. Un’altra cosa che scopriamo, che complica la nostra comprensione, è la grande percentuale di casi dove i bambini vengono abusati perché partecipano in qualche modo volontariamente – sono casi dove essi vanno ad incontrare un conoscente adulto che vuole avere una relazione sessuale con loro, oppure essi partecipano all’attività sessuale in modo più volontario. Pure questi sono casi con cui dobbiamo avere un approccio differente. Un’altra cosa sorprendente che abbiamo scoperto riguarda al tasso di recidiva. Una volta si pensava che gli autori di reati sessuali avrebbero continuato a ripetere il reato finché diventavano anziani. Ma ciò non risulta. C’è un tasso variabile che include un gruppo di individui ad alto rischio di recidiva. In generale, il tasso di recidiva identificato dalla polizia tende ad essere all’incirca del 20%. Per alcune categorie degli autori di crimini sessuali, come autori di reato presenti nella famiglia, la percentuale è più bassa, meno del 10%. Il tasso di recidiva è molto basso. Inoltre, tra i giovani identificati come autori di crimini sessuali il tasso è anche molto più basso, al di sotto del 5%. Perciò ancora una volta questo genere di politica post-­‐condanna non raggiunge il fulcro della questione su cui dovremmo puntare la nostra attenzione. Ciononostante, queste politiche hanno i consensi dell’opinione pubblica. Ma come l’ha mostrato la ricerca, anche se s’impedissero tutte le recidive, si preverrebbe soltanto il 10% di nuovi casi di abuso sessuale. Solo il 10% dei nuovi arresti per abuso sessuale include una persona già schedata. Il 90% (dei reati) vengono compiuti da persone non schedate. Questo mostra come gli sforzi per arrestare, perseguire, incarcerare e poi limitare con diverse restrizioni gli autori dei reati, dopo il loro rilascio, affronti solo una piccola parte del problema potenziale. Se vogliamo prevenire gli abusi sessuali, dobbiamo agire prima che intervenga il sistema giudiziario. Il sistema giudiziario gioca un ruolo molto importante nell’investigare il crimine, facendo sentire insicuri gli individui che commettono un crimine e rendendo la gente consapevole delle conseguenze. Per far questo devono promuovere le denunce (rivelazioni) d’abuso sessuale. Tuttavia, le misure post-­‐condanna devono essere indirizzate solo agli individui ad alto rischio. Il sistema giudiziario ha davvero bisogno di focalizzarsi sul rendere se stesso molto più amico dei bambini, così che questi abbiano voglia di rivelare l’abuso – così che non si sentano rivittimizzati dalle interrogazioni della polizia – nella loro partecipazione nel perseguire il criminale -­‐, così che possano sentire che il loro caso sarà trattato in modo rapido ed efficiente. È importante che non vengano fatti attendere per mesi e mesi, persino a volte per anni, prima che qualcosa accada. Diventando più amico dei bambini, il sistema giudiziario non potrà che incoraggiare le rivelazioni (le denunce) contribuendo di per sé al processo di prevenzione. I limiti del sistema giudiziario mostrano l’importanza della prevenzione proposta ai bambini e ai membri della comunità per evitare che accadano abusi sessuali. Ciò permetterebbe di neppure entrare nei processi del sistema giudiziario. A questo proposito, i programmi di prevenzione scolastici sul problema dell’abuso sessuale, possono essere raccomandati sotto vari aspetti. In primo luogo, questi possono prevenire l’abuso sessuale e i crimini contro i bambini prima che accadano. 7
Un altro aspetto è che l’ambiente scolastico è un buon luogo per raggiungere bambini a rischio d’abuso sessuale – 8, 9, 10 anni. Questo abuso è distinto dall’abuso fisico, dove i bambini coinvolti sono molto più giovani e meno raggiungibili dal sistema scolastico. Un terzo aspetto è che virtualmente tutti i bambini frequentano la scuola perciò è un modo per compiere della prevenzione universale, a un costo relativamente basso e in un modo relativamente efficace. Inoltre, i programmi dell’educazione scolastica si basano su di un paradigma di prevenzione. Infatti, delle valutazioni scientifiche hanno dimostrato la validità di altri tipi di sforzi preventivi all’interno della scuola. Questi programmi includono la prevenzione di abuso di droghe, la prevenzione del bullismo e della violenza, la promozione della salute dentale e della sicurezza nel nuoto e sulla bicicletta. È dunque lecito pensare che potremmo avere successo basandoci su queste esperienze. Un altro elemento utile nella prevenzione scolastica è che può essere combinata con una prevenzione che si occupa della “riduzione del danno” cosicché si può designare un programma di prevenzione che non soltanto si occupa di prevenzione dell’abuso, ma anche delle sue conseguenze. Per esempio, sappiamo che uno dei danni conseguenti all’abuso, è il sentimento di essere in colpa e/o sentirsi colpevole per aver avuto quel tipo d’esperienza. Possiamo prevenire questo male tra le altre cose dicendo ai bambini “non è colpa vostra se siete stati abusati”. Possiamo anche dir loro di raccontare a qualcuno dell’abuso, se accade, dando loro un modo per ricevere aiuto. Questi sono interventi per ridurre il male e possono essere inseriti nei programmi di prevenzione. Un quinto elemento utile nel programma di prevenzione scolastico è che questo raggiunge i bambini che prima o poi diventeranno degli autori di crimini sessuali. Sappiamo che c’è un gran numero di bambini “criminali sessuali” e alcuni di questi commettono reati perché non capiscono pienamente che ciò che stanno facendo è sbagliato. Non capiscono il dolore permanente che causeranno. Ci sono inoltre punti inseribili all’interno dei programmi di prevenzione che possono poi raggiungere potenziali criminali scoraggiandoli o impedendo loro di diventare, più tardi, dei criminali. Quindi c’è molto da raccomandare. Ci sono, tuttavia, alcuni limiti nel paradigma di prevenzione scolastica. Uno di questi è che i programmi sono un peso per le scuole e per gli insegnati, molte scuole e insegnanti fanno resistenza. Essi pensano: “Il nostro lavoro è provvedere alla conoscenza e alle capacità di formazione cognitiva perché i bambini hanno bisogno di diventare veri lavoratori e imparare a leggere, a contare, e abbiamo già abbastanza responsabilità. Non dateci questo e specialmente non caricateci di ciò perché questo è un argomento molto problematico e difficile da trattare ed è qualcosa che non rientra nella nostra formazione d’insegnanti.” S’incontra quindi una certa resistenza da parte delle scuole, degli insegnanti e delle autorità che trattano questo problema. Un problema più serio è che, ad oggi, non sappiamo ancora con sicurezza se l’educazione sessuale sulla prevenzione degli abusi sessuali che stiamo effettivamente facendo, prevenga l’abuso sessuale. Noi abbiamo delle ricerche che suggeriscono che questi programmi hanno molti effetti positivi. Ma non abbiamo ancora fatto degli studi che ci mostrino con sicurezza che ciò evita che la gente abusi e che evita che i bambini diventino delle vittime. Quello che sappiamo è che messaggi 8
molto simili hanno avuto effetto nel prevenire violenza, bullismo e uso di droghe. Tecniche quali il rinforzo delle norme insegnano ai bambini come resistere a delle situazioni problematiche dando loro un’opportunità per praticare e ripetere queste tecniche. Tutto ciò che stiamo facendo nei programmi di prevenzione, s’è dimostrato efficace nel prevenire la vittimizzazione già in altri contesti. Abbiamo ora anche ricerche molto buone che mostrano che i bambini imparano concetti accrescendo la loro consapevolezza. I concetti sono comprensibili – gli allievi acquisiscono nuove tecniche in maniera permanente. Facciamo studi in cui domandiamo ai bambini la loro conoscenza dell’abuso sessuale. Sei mesi dopo il programma scopriamo che sembrano aver assimilato questa conoscenza, è un buon segno di successo per questi programmi. Abbiamo pure fatto ricerche che mostrano che i bambini che hanno ricevuto questo genere di programmi sono più propensi a rivelare l’abuso e tendono meno a biasimare se stessi delle conseguenze. Si tratta di scoperte incoraggianti, tuttavia ancora non sappiamo, e dunque dobbiamo mettere maggior enfasi, nello studiare se questi programmi raggiungono uno degli scopi essenziali: prevenire l’abuso sessuale prima che questo accada. Ci sono state varie obiezioni pretestuose emerse contro l’educazione riguardo l’abuso sessuale dei bambini. Derivano da vari punti di vista. Alcune persone sono a disagio con l’argomento; e alcuni credono che discutere con i bambini su cose che riguardano il comportamento sessuale, non dovrebbe essere fatto dalla scuola, bensì dai genitori. Una delle cose più intelligenti di questi argomenti è che è moralmente ingiusto mettere il peso della prevenzione degli abusi sui bambini; che ciò è qualcosa di cui gli adulti dovrebbero essere responsabili. Dovremmo assicurarci che i bambini siano al sicuro, ma non dovremmo dir loro “Ascolta, questa è la tua responsabilità. Ti insegniamo a prevenire l’abuso sessuale.” È un bell’argomento. Suona come un argomento moralmente evoluto, ma ci sono un paio di obiezioni. Una è che non facciamo queste distinzioni in altre aree. Sarebbe bello tenere al sicuro i bambini ciclisti insegnando ai motociclisti come guidare evitando incidenti con loro! Ma abbiamo i caschi, sappiamo che i caschi servono a proteggere i bambini, e sarebbe moralmente sbagliato non dire ai bambini di indossare i loro caschi quando sappiamo che questi li proteggono. Non significa abbandonare la responsabilità morale di dire ai bambini di indossare i caschi, e la stessa cosa è analogamente vera riguardo all’abuso sessuale. Sì, dovremmo impedire agli adulti o ai criminali di abusare dei bambini, ma ciò non significa che, quando abbiamo qualcosa che pensiamo sia efficace, non dobbiamo fornirlo ai bambini. In secondo luogo si sentono argomenti che sostengono che l’educazione sull’abuso sessuale non funziona e che gli autori di abusi sono troppo motivati e non possono essere scoraggiati. Una volta ancora la ricerca mostra che ciò è sbagliato. Ma quando pensiamo all’abuso sessuale, sappiamo che ci sono molti tipi di situazioni, ad esempio l’abuso da parte di un pari (peer) non completamente a proprio agio con quello che sta facendo. L’autore dell’abuso potrebbe essere inibito in qualche modo, per esempio, aver paura di poter essere preso, ... o un bambino che dice “No, non puoi farlo!” potrebbe essere, in effetti, efficace. Altri argomenti sostengono che la prevenzione dell’abuso sessuale spaventa i bambini allienandoli dagli adulti, fa sentire loro che gli adulti hanno cattive intenzioni, così hanno paura di star loro vicino, di abbracciarli o di sedersi loro in grembo. Le ricerche effettuate in quest’ambito 9
suggeriscono chiaramente che questi effetti negativi non ci sono. È vero, i bambini e genitori che hanno seguito questi programmi, riferiscono di avere un po’ più di ansia riguardo al problema, ma riferiscono anche che sono contenti d’aver avuto queste informazioni e non mostrano eccessiva e irragionevole ansia o restrizioni in prossimità degli adulti. Quindi nessuna ricerca sostiene quel tipo d’argomento. Abbiamo dunque una strategia che promette e che va perseguita. Tuttavia ci servono più informazioni per ampliare la nostra pratica, così da migliorarla assicurandoci che funzioni. Oltre all’educazione mirata ai giovani scolari, ci sono molte altre componenti rivelatesi efficaci nel ridurre gli abusi sessuali negli Stati Uniti. Una di loro è di occuparsi di bambini e adulti vittime di abusi sessuali fornendo loro un’educazione su come fermare la trasmissione intergenerazionale di questo problema, come parte del trattamento. Questa è stata una strategia efficace. Un’altra strategia sta nel prevenire problemi sociali che includono l’abuso fisico di un bambino. Ciò include quella che chiamiamo violenza domestica, o violenza del partner, perché sappiamo che i bambini in questo tipo di famiglie sono molto più vulnerabili. La prevenzione delle mogli abusate, ad esempio, provvedendo a case-­‐rifugio per donne maltrattate e aiutandole ad uscire da matrimoni violenti, ha aiutato a ridurre la vulnerabilità dei bambini nei confronti dell’abuso sessuale. Infine l’educazione fa sì che migliori la genitorialità e che ci sia un miglior controllo sui bambini, in modo che gli adulti prestino maggior attenzione alla persona che si occupa di badare ai loro figli e che i genitori riflettano sulle persone che portano nelle loro vita, nelle loro relazioni romantiche o nelle relazioni familiari. Bisogna chiedersi se queste persone possono costituire un potenziale rischio per i loro figli. Ci sono nuove iniziative che dovremmo intraprendere e che coinvolgono nuovi modi di fare prevenzione, oltre a quelli utilizzati finora. La prima è che dobbiamo imparare a combinare i nostri programmi educativi in materia di prevenzione dell’abuso sessuale con altri tipi di obiettivi preventivi. Il problema è che molta gente è stata mobilizzata per risolvere problemi sociali che coinvolgono i giovani – così abbiamo attivisti che si occupano d’aiutare i bambini ad avere delle relazioni sicure, a evitare di diventare vittime di un crimine sulla strada, a imparare a proteggere se stessi dall’AIDS e a evitare di diventare dipendenti dalla droga e così via – e non penso sarà possibile andare avanti con programmi separati che sono mirati a ognuno di questi problemi. Probabilmente le scuole diranno “Guarda, ci sono troppi programmi di prevenzione. Abbiamo bisogno di un curriculum integrato. Abbiamo bisogno di un approccio globale.” Osservando le campagne di prevenzione è stato dimostrato che ci sono temi comuni, e abbiamo bisogno di mettere insieme tutti questi temi in un approccio globale. Abbiamo bisogno di integrare il curriculum che tratta degli abusi sessuali, della salute mentale, delle relazioni, delle droghe, e questo significa, per molti di noi che lavorano nel campo dell’abuso sessuale, abbandonare i nostri specifici curriculum nei confronti di una prevenzione specializzata e unire le forze con le persone che stanno facendo altri tipi di prevenzione. È il solo modo per far sopravvivere quest’attività e rafforzarla a lungo termine. Secondariamente, dobbiamo spostarci dalle scuole ad altri ambienti giovanili. È stato molto più facile svolgere le attività di prevenzione nelle varie scuole, ma i bambini trascorrono anche molto tempo nei parchi, nelle organizzazioni di scout, nelle organizzazioni sportive, nelle organizzazioni ecclesiali e questi generi di organizzazioni sono state molto più lente ad adottare messaggi riguardanti l’abuso sessuale e la prevenzione per la sicurezza. Dobbiamo raggiungere queste organizzazioni. Molte di esse non hanno grandi risorse o non hanno dei professionisti formati 10
adeguatamente che lavorano con loro, e hanno bisogno di acquisire abilità e conoscenze per creare un ambiente che li tuteli dall’abuso sui minori. Hanno bisogno di imparare come vegliare sui loro volontari e dipendenti, per assicurarsi che quegli individui non siano propensi all’abuso del bambino. Hanno bisogno di sapere come impostare modelli e norme in questi ambienti dove è chiaro che non ci si può permettere di abusare. Per esempio, le organizzazioni di scout ora hanno una politica, nella quale non permettono più agli adulti di stare in ambienti privati con i loro scout – devono esserci due adulti presenti a ogni incontro. Questo potrebbe non essere necessario a tutte le organizzazioni, ma è un genere di modello che può essere impostato, così che le persone capiscano quali sono le norme e quando le norme e le regole sonoo violate. Dobbiamo anche fornire vie facili ed efficaci attraverso la tecnologia e i media per allenare lo staff di queste organizzazioni, così che possano apprendere come identificare bambini abusati o membri dello staff che potrebbero cercare di abusare dei bambini. Dobbiamo educare i giovani e i loro genitori in queste organizzazioni, promuovendo e favorendo l’apertura attraverso i canali di queste organizzazioni. Questi sono tutti passi che queste organizzazioni devono sviluppare e abbiamo bisogno di “pacchetti informativi sui ripiani” e questo è quanto possono fare le persone che si occupano di prevenzione dell’abuso. Capiamo sempre più che ci sono gruppi di bambini che sono particolarmente a rischio d’abuso sessuale e dobbiamo adattare alcuni dei programmi per raggiungere questi gruppi vulnerabili, perché essi hanno necessità che non possono essere adeguatamente affrontate dai programmi generali di prevenzione dell’abuso sessuale. Non sono magari neppure in grado di usare le abilità che hanno imparato, né di capirne o accettarne i concetti. Possono avere seri problemi emotivi che li portano ad avere comportamenti a rischio. Questo include giovani che hanno dei seri conflitti con le loro famiglie, giovani che stanno lottando con problemi emotivi o che non stanno andando bene a scuola. Dobbiamo immaginare delle vie per avvicinarci a questi giovani attraverso specifici programmi terapeutici allertando i terapisti e animatori dei programmi terapeutici che questi sono bambini a rischio di vittimizzazione. Hanno bisogno di una prevenzioni specializzata che dia loro l’abilità di identificare le situazioni a rischio e di conseguenza le persone che potrebbero essere pericolose nelle loro vite. Sappiamo che questi sono bambini resistenti, ma dobbiamo trovare tecniche per cercare di vincere questa resistenza e parlare loro in un modo che li aiuti a ridurre la probabilità di essere vittimizzati. Un altro gruppo a cui bisogna rivolgersi i modo più specialistico è quello dei giovani con un orientamento sessuale differente. Le nostre ricerche suggeriscono che i ragazzi, in particolare, che stanno sviluppando un orientamento sessuale per lo stesso sesso, spesso sono isolati, incapaci di parlare con qualcuno di quello che sentono e che poi, per esempio, lo svelano su internet o in ambienti dove potrebbero incontrare qualcuno che li aiuti, spesso vengono poi implicati e coinvolti in attività sessuali. Perciò i programmi di prevenzione sull’abuso sessuale dei minori hanno bisogno di far sapere a questi ragazzi, che c’è qualcuno intorno a loro con cui possono parlare di quel che sta succedendo loro. Possono ricevere aiuto pensando a quel che sta capitando loro, cosa sentono, cosa significa crescere ed essere omosessuale, senza doverlo dire e correre rischi, invece di essere aiutati in modo appropriato. Abbiamo bisogno di affrontare con più vigore la questione dello stupro statutario o i crimini commessi con la complicità della vittima. In tutte le società abbiamo giovani sotto l’età del 11
consenso -­‐ che tende essere 16 o 17 anni – dunque si parla di giovani di 13, 14 o 15 anni, che per una certa ragione pensano che potrebbe essere eccitante avere un’avventura o una relazione sessuale con persone che sono considerevolmente più vecchie. Possono incontrare quel tipo di persona in rete o in alcune loro ordinarie attività e decidere di andare a sperimentare il sesso con lei. E non ci sono programmi di prevenzione per affrontare in maniera adeguata questo problema. Troppo di ciò che diciamo ai bambini va nel senso di renderli attenti se qualcuno li tocca in un modo che li fa sentire a disagio e ambivalenti. Ma questi bambini possono essere eccitati riguardo all’idea di avere una relazione sessuale con un adulto. Per questo si deve avere un messaggio diverso per trattare questo particolare problema: dobbiamo parlare di più sul perché è sbagliato avere rapporti sessuali tra adulti e giovani. Dobbiamo spiegar loro che l’aspettativa della società è che gli adulti siano i mentori e che aiutino i giovani a socializzarsi, e che se permettiamo loro di avere relazioni sessuali con i giovani questo corrompe e compromette il ruolo che vogliamo che essi interpretino; che non porta a uno sviluppo appropriato il fatto che gli adulti abbiano relazioni sessuali con i giovani; che i giovani non possono soppesare queste relazioni né sono in grado di capire il proprio interesse in contrasto al potere, all’autorità e alle conoscenze dell’adulto; e che loro hanno un’incapacità di acconsentire a queste relazioni. Ci sono molti adulti e giovani che non capiscono il fondamento logico di queste restrizioni, e che pensano. “Beh, gli adolescenti sono pieni di energia e interesse sessuale e così anche i giovani adulti e gli adulti più anziani. Perché non li facciamo partecipare alla festa?” Abbiamo dei media che tendono a sessualizzare i giovani. Perciò può essere molto facile per alcune persone nella società non capire la natura di questa restrizione, che abbiamo stabilito. Quindi è una cosa davvero importante per noi parlarne di più. Dobbiamo parlare onestamente delle dinamiche per cui quando i giovani sono coinvolti in questi generi di relazioni sono troppo imbarazzati riguardo al ruolo che hanno ricoperto e dunque faticano in seguito nel farsi avanti ed esternarlo, perché realizzano che erano in parte responsabili e pensano che verranno biasimati e forse anche perseguiti. Un’altra cosa da fare è mirare agli “spettatori”. Spesso, quando i giovani hanno queste relazioni con gli adulti, lo esternano ai loro amici e gli amici – se sono stati educati in modo appropriato riguardo al problema – riusciranno a dare dei consigli agli amici che si sono confidati. “Sai, non penso sia una buona idea. Forse non dovresti farlo.” Per finire, il posto dove oggi stiamo facendo molta educazione preventiva e dove probabilmente stiamo facendo più male che bene, è la questione dei crimini sessuali contro i bambini su internet. C’è stata grande ansia rispetto a questo problema nei media. Molte campagne di prevenzione e pubblicità enfatizzano l’estremo pericolo in cui si trovano i bambini di oggi, e fanno chiamate allarmanti ai genitori dicendo che devono assicurarsi di proteggere i loro bambini. Di recente abbiamo fatto sei studi a larga scala negli Stati Uniti riguardanti la sicurezza su internet, tre grandi sondaggi di giovani e tre grandi studi sui casi di abuso sessuale venuti all’attenzione delle forze dell’ordine. Ed è certamente un problema, ma le dimensioni e le dinamiche non sono pienamente capite. Qui ci sono alcune delle cose importanti che troviamo nella nostra ricerca. Prima di tutto le vittime dei criminali sessuali sono quasi esclusivamente adolescenti, trai 13 ed i 15 anni. Estremamente poche sono sotto i 12 anni. Così molte delle immagini e raffigurazioni in cui dei bambini comunicano in rete con questi orrendi molestatori di bambini sono semplicemente 12
sbagliate. Questi sono maggiormente crimini sessuali statutari, non stupri violenti, forzati. C’è poco rapimento, aggravazione e sorprendentemente poco inganno. La maggior parte di questi adolescenti vanno ad incontrare adulti, sapendoli considerevolmente più vecchi e interessati al sesso, dopo aver avuto conversazioni con loro in rete. Vanno perché sono eccitati per l’opportunità di stare con questa persona. Pensano di essere innamorati di questa persona e pensano di essere coinvolti in un’avventura. Questo è il genere di vittima complice di cui abbiamo parlato prima. In più, molte delle persone che incontreranno non sono individui che hanno conosciuto esclusivamente in rete, bensì persone che conoscono nella loro vita reale – persone che hanno incontrato in chiesa, nelle attività ricreative o attraverso le conoscenze familiari – ma che hanno riorientato le loro relazioni sulla rete, perché è una cosa così facile e confidenziale da fare. Questo ha molte implicazioni per quello che dovremmo fare nei programmi di prevenzione. Ma un altro punto da enfatizzare è che c’è molta preoccupazione che internet sia un ambiente particolarmente rischioso per i bambini. E una delle cose che la nostra ricerca consiglia è che, sebbene i bambini sicuramente sono vittimizzati sulla rete, non c’è una chiara indicazione che i rischi associati ad un incontro sulla rete sono maggiori o più gravi dei rischi che incontrano nei loro ambienti reali. La gente vede bambini vittimizzati sulla rete, ma questi casi potrebbero non essere meno frequenti dei rischi di vittimizzazione in altri ambienti. Infatti, potrebbero essere inferiori. Mentre internet è diventato parte della vita di una grossa fetta di adolescenti negli Stati Uniti, non solo i tassi degli abusi sessuali sono scesi, ma anche i tassi dei suicidi degli adolescenti, del bullismo, come pure i tassi di un comportamento sessuale a rischio. Così la nozione che internet alimenti un comportamento aggressivo, un comportamento sessuale o ancora un comportamento ad alto rischio tra i giovani non è confermato dalle statistiche. Inoltre, i crimini sessuali che coinvolgono i giovani che incontrano gli autori in rete sono molti bassi. Nei 10 anni di monitoraggio c’è stato circa 6% di tutti gli arresti per crimini sessuali contro i bambini. Una delle ipotesi per spiegare questo fenomeno è l’idea che internet possa effettivamente essere, in qualche modo, un ambiente protettivo; che internet possa essere un sostituto ai comportamenti a rischio del mondo reale. In passato, quando gli adolescenti volevano essere indipendenti e dimostrare d’esser adulti, questo implicava andare a una festa in casa di qualcuno senza i genitori o in qualche posto remoto dove molti giovani portavano alcool. Adesso i giovani escono “in rete”, possono andare in posti dove parlare con gli adulti o in posti dove qualcuno sta facendo qualcosa di inusuale e anti-­‐sociale. Ma se ciò sostituisce questi comportamenti più rischiosi, internet potrebbe veramente avere un effetto protettivo perché per finire nei guai, c’è bisogno ancora di qualche altro passo. Non è solo semplicemente che qualcuno afferra qualcun altro e lo assale sessualmente o lo spinge in una caverna. Altri passi devono susseguirsi, prima che il crimine, la vittimizzazione o il comportamento anti –sociale avvenga dopo un inizio in rete. È possibile per alcuni impedimenti permettano di trattenersi, prima che accada qualcosa di sgradevole. Internet attualmente tiene i bambini più in casa, rispetto al passato, il che è un altro potenziale fattore di protezione. Fornisce anche molte nuove opportunità per l’applicazione della legge, che non sono state sufficientemente riconosciute. Internet porta alla luce crimini nascosti. Ci sono stati casi in cui la polizia è riuscita ad arrestare centinaia o anche migliaia di criminali sessuali perché tutti stavano accedendo a un certo sito di pornografia infantile. Questo sforzo ha fatto catturare molti autori agli inizi della loro storia sui crimini sessuali. Negli Stati Uniti c’è un’imposizione 13
legislativa – ad esempio fingere di essere adolescenti in rete per catturare criminali sessuali -­‐, e magari interrompere così questi criminali sessuali prima che possano prendere un bambino vero. L’altra cosa che internet ha cambiato è la qualità delle prove (per l’accusa) degli autori di abusi sessuali. In genere, quando il criminale sessuale è accusato dell’abuso sessuale di un bambino, ci sono alcune foto dell’abuso o c’è la trascrizione dell’interazione in rete tra il bambino e l’autore del crimine, dove l’adulto stava provando a sedurre il bambino. Quando esiste questo genere d’evidenza, il caso non dipende più dalla credibilità della testimonianza del bambino contro quella dell’adulto. In molti di questi casi non si arriva neanche a un processo perché l’evidenza è così schiacciante che il criminale sessuale semplicemente si dichiara colpevole. Questo intero processo può salvare il bambino dal testimoniare e può ridurre la durata del tempo del processo di giustizia criminale. Così, in alcuni frangenti, internet si è rivelato un vantaggio, una funzione protettiva, un fattore protettivo riguardo a questo crimine. Non dovremmo dunque ignorare questi fatti o semplicemente guardare internet come se fosse un ambiente molto pericoloso, diabolico e inaffidabile. Dobbiamo fare prevenzione dell’abuso sessuale di bambini in internet, evitando tattiche volte a incutere paure e piene d’idee spaventose; sappiamo già che queste tattiche non funzionano in altri generi di prevenzioni di problemi sociali, perciò è improbabile che funzioneranno anche qui. Dobbiamo combinarle con educazioni generali e altre conoscenze nel campo della prevenzione in merito alla cittadinanza di internet ed evitando comportamenti negativi in ogni genere di ambiente. Ci sono alcuni temi nell’attuale prevenzione su internet che sono completamente in efficaci. Ad esempio l’enfasi riguardo al non fornire informazioni personali si sta dimostrando totalmente inutile. La nostra ricerca suggerisce che dare le nostre referenze personali non è un fattore rischioso per l’abuso sessuale. Cercare di convincere giovani, in particolare adolescenti, a prendere precauzioni nei confronti degli adulti sarà molto difficile, perché gli adolescenti prendono gli adulti quali modelli. Sarà molto difficile dire: “Beh, non puoi fare queste cose perché hai solo 16 anni. Ma una volta che avrai 18 anni, va bene.” Ma ciò di cui dobbiamo parlare sono le cose che sappiamo saranno in grado di promuovere comportamenti rischiosi, come agire in modi sessualmente provocatori o parlare di sesso con persone che non si conoscono. Ma anche qui, sappiamo che alcuni di questi discorsi sono appropriati tra adolescenti. Aiutarli a capire dove è invece inappropriato, è più complicato che cercare di educarli. Importantissimo, è che non dovremmo permettere che le nostre preoccupazioni riguardo a internet eclissino il problema riguardo alla prevenzione convenzionale sull’abuso sessuale. 14