n. 24 - giugno 2007 - Lega Italiana Osteoporosi

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n. 24 - giugno 2007 - Lega Italiana Osteoporosi
NOTIZIE LIOS
LEGA ITALIANA OSTEOPOROSI
Per la ricerca, la prevenzione e la cura delle malattie demineralizzanti delle ossa
Associazione senza scopo di lucro, fondata nel 1981 Sede: Via Monte Generoso, 31 - 20155 Milano
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n. 24 - giugno 2007
Un articolo della dr.ssa Maria Luisa Bianchi, segretario generale LIOS
OSTEOPOROSI
E
FRATTURE
Le fratture sono la complicanza più seria dell’osteoporosi e la principale ragione che giustifica gli
sforzi per la sua prevenzione e cura.
Le stime sulla diffusione dell’osteoporosi sono per lo più basate sulle fratture di femore, le uniche che non possono
sfuggire alle statistiche. Infatti per il loro trattamento si deve ricorrere sempre all’ospedalizzazione e spesso a un
intervento chirurgico, per cui in quasi tutti i paesi è possibile valutare con precisione il numero di fratture. Sono invece
molto più lacunose le stime sulle fratture vertebrali, che in molti casi vengono diagnosticate solo a posteriori, spesso
per caso, facendo per qualche motivo una radiografia della colonna. Si calcola che oggi due fratture vertebrali su tre
siano considerate dagli stessi pazienti come semplici episodi di “mal di schiena”, e che non vengano neppure portate
all’attenzione del medico.
In uno studio sulle fratture vertebrali in Europa (EVOS), è stato stimato che circa il 13% nelle donne tra i 65 e i 69
anni ne abbia subita almeno una. Per una donna “bianca” di 50 anni il rischio per il resto della vita di incorrere in
fratture vertebrali si calcola intorno al 35%, mentre quello di fratture di polso è del 17%, simile a quello delle fratture
di femore. E non è tutto. Spesso le fratture da osteoporosi si ripetono nel tempo, sottolineando che al di là di possibili
concause è proprio la fragilità ossea all’origine delle fratture. Si calcola che le fratture di femore siano ricorrenti nel
14% delle donne e quelle di polso nel 10%, mentre fratture vertebrali multiple sono presenti addirittura nel 25%.
Nel Rapporto Europeo sull’Osteoporosi (2000) si sottolinea che, in Europa, il 40% delle donne e il 13% degli uomini
di 50 anni di età avrà almeno una frattura “da fragilità ossea”, e il 17.5% delle donne (più di 1 su 6) una frattura di
femore, mentre un europeo su otto subirà una frattura vertebrale. Il numero di fratture di femore nell’Unione Europea
è aumentato del 25% fra il 1996 e il 2000, da circa 380.000 a oltre 480.000. È aumentato in proporzione anche il
costo delle degenze ospedaliere, da 3,6 miliardi di Euro nel 1996 a 4,8 miliardi di Euro nel 2000 (+33%).
Proseguendo con questo ritmo, in pochi anni quasi tutti i letti dei reparti ospedalieri di ortopedia saranno occupati
da fratture di femore. Si prevede che nel 2050, il numero di fratture di femore in Europa più che raddoppierà,
arrivando a 972.000 fratture/anno. Se non riusciremo a modificare le cose, occorreranno almeno 56.000 letti per
trattare le sole fratture di femore. Già oggi, per le donne di età superiore ai 45 anni, il numero di giorni di ricovero
ospedaliero per fratture da osteoporosi è più alto di quello di malattie diffuse come il diabete, l’infarto miocardico o
il cancro del seno. Inoltre, proprio a causa delle fratture, le donne anziane, le più colpite dall’osteoporosi, passano
spesso dalla condizione di poter dare un valido aiuto in famiglia a quella di essere di grave peso per la famiglia stessa.
Purtroppo, mancano ancora dati precisi sul numero di persone affette da osteoporosi in Italia , ma è stato valutato che
nel 1990 l'osteoporosi abbia causato circa 100.000 fratture di polso e 60.000 di femore. Non sono quantificabili le
fratture vertebrali, non rilevabili a fini statistici. Si stima che in Italia le spese per la sola assistenza medica immediata
per le fratture dovute ad osteoporosi siano intorno ai 360 milioni di euro all'anno.
Questi dati devono far riflettere sull’assoluta necessità e urgenza di serie campagne di prevenzione dell’osteoporosi
a partire dalle scuole, considerando che il “capitale osseo” - cioè la quantità di minerali (calcio) contenuti nello
scheletro - si accumula principalmente nell’infanzia e nell’adolescenza.
Educazione alimentare (alimentazione sana e ricca di calcio), vita all’aria aperta (il sole sulla pelle vuol dire vitamina
D) e regolare attività fisica e sportiva (il lavoro muscolare e il peso stesso del corpo sono stimoli importanti per la
formazione di un osso robusto) sono i tre elementi su cui è necessario informare ed educare i nostri figli e nipoti fin
dalla più giovane età - molto più e molto meglio di come è stato fatto finora - se vogliamo ridurre significativamente
il peso sociale e personale dell’osteoporosi nel nostro futuro.
FRATTURE VERTEBRALI
Sono una delle complicanze più frequenti dell’osteoporosi e spesso non vengono
nemmeno diagnosticate.
Le fratture vertebrali sono una complicanza frequente
dell’osteoporosi. Il corpo vertebrale contiene soprattutto osso
trabecolare o spugnoso, che, come dice il nome, è caratterizzato
dalla presenza di numerosi piccoli spazi vuoti, simili alle cavità
di una spugna, delimitati da sottili lamine ossee (trabecole).
L’osso spugnoso, che oltre che nelle vertebre è presente
soprattutto alle estremità delle ossa lunghe (come radio, omero,
femore) è il tipo di osso più fortemente indebolito
dall’osteoporosi. Come è intuitivo, se le trabecole interne si
assottigliano o addirittura si rompono, l’intera struttura dell’osso
Sezione di un corpo vertebrale che evidenzia la
diventa più debole e quindi più fragile.
struttura interna costituita da osso spugnoso
La tipica frattura delle vertebre è una frattura da compressione:
il corpo vertebrale si deforma in vario modo o si appiattisce. Le
fratture alterano le normali curve della colonna, e quindi il suo
equilibrio complessivo. Per questo, in molti casi, è facile che a una prima frattura vertebrale ne seguano altre.
Le fratture vertebrali si manifestano con un dolore improvviso e violento alla schiena, che di solito, specie se a livello
lombare, rende difficili o quasi impossibili i movimenti. Le fratture vertebrali possono avvenire non solo a seguito di
una caduta, ma anche facendo movimenti scorretti o sforzi eccessivi. Sollevare pesi, soprattutto piegandosi in avanti
sulla schiena e raddrizzandosi, sottopone le vertebre a un forte aumento del carico, che in caso di osteoporosi può
facilmente provocare una frattura. Quando un dolore alla colonna è molto forte e non passa in pochi giorni con il
riposo, è importante sospettare che possa trattarsi di una frattura vertebrale e non di un banale "mal di schiena" per
altre cause: una radiografia della colonna vertebrale in questi casi è raccomandata, e risolverà ogni dubbio. Le fratture
vertebrali sono causa frequente di dolore cronico e di una certa inabilità, ma sono soprattutto soggette a recidive,
Fino a pochi anni fa, l'unico modo di curare le fratture vertebrali era il riposo: a letto nei primi giorni, poi in poltrona.
Oggi, almeno in alcuni casi, esiste anche la possibilità di intervenire chirurgicamente, con
tecniche chiamate "vertebroplastica" e “cifoplastica”, capaci di stabilizzare la frattura e di
ridurre il dolore. In assenza di intervento chirurgico, la fase acuta, quella in cui il dolore
impedisce una vita normale, dura in genere 2-4 settimane, durante le quali il medico
prescriverà riposo e analgesici adatti per ridurre il dolore a livelli sopportabili.
Alla fase iniziale, segue una fase in cui il dolore diventa più sopportabile, diventa possibile
la graduale ripresa dell’attività, e pian piano si ritorna a una vita più o meno normale. In
genere in questa fase sono molto utili busti e altri presidi ortopedici. Nei casi più fortunati,
entro qualche mese i dolori cessano completamente o quasi. Un po’ di dolore può
naturalmente ritornare quando ci si stanca o quando cambia tempo, un po’ come avviene
nell’artrosi. Nello stesso periodo, la frattura si consolida completamente. Nei casi sfortunati,
particolarmente dopo fratture vertebrali multiple, un certo grado di dolore cronico può
rimanere sempre o quasi sempre, magari con alti e bassi a seconda dei giorni e del tipo di
attività fisica. Alcune persone possono essere seriamente invalidate da questo tipo di dolore,
il cui trattamento può essere particolarmente difficile e può richiedere l’intervento di
specialisti in terapia del dolore.
Le fratture vertebrali, specie la prima, possono facilmente essere ignorate sia dal paziente che
dal medico. Il paziente può rassegnarsi al classico “colpo della strega”, e il medico può
attribuire erroneamente il dolore alla presenza di artrosi. Si calcola che due fratture vertebrali
su tre non siano diagnosticate subito. Alcune verranno scoperte a distanza di tempo, facendo
una radiografia della colonna. Altre non verranno mai diagnosticate e, se anche c’è dolore
cronico, il paziente sarà invitato a sopportare, e curato per un generico“mal di schiena”.
Una possibile seria conseguenza delle fratture vertebrali multiple è il cambiamento
dell’immagine del proprio corpo e i disturbi psicologici legati a ciò. Fratture delle prime
vertebre dorsali possono provocare una “gobba”, e fratture multiple possono provocare una
perdita di altezza anche molto notevole. Queste modificazioni fisiche possono essere causa di forti reazioni emotive,
incluse gravi forme di depressione, che complicano una situazione già di per sé spesso caratterizzata da dolore
cronico, limitazione dei movimenti, perdita di autonomia e altre difficoltà fisiche.
L’USO CORRETTO DEL BUSTO
Riceviamo spesso telefonate o messaggi con domande sull’uso del busto, perciò riteniamo utile riprendere il discorso.
In presenza di fratture vertebrali, sia dorsali che lombari, l’uso di un busto ortopedico può essere molto utile. Ma la
decisione di usarlo o meno non può esser presa da soli. Il consiglio del medico (meglio se specialista ortopedico o
fisiatra) è necessario sia per la scelta del tipo di busto, sia per sapere quando e per quanto tempo portarlo. Un busto
non adatto, o un uso scorretto del busto, può non servire a nulla o anche fare più male che bene. Il busto deve essere
fatto su misura o deve comunque essere adatto alla struttura fisica del paziente. Inoltre sarà di tipo diverso a seconda
del livello della frattura o delle fratture vertebrali (dorsali, lombari o miste). È molto importante anche imparare a
indossare bene il busto: il modo più corretto di farlo è stendere il busto sul letto, sdraiarcisi sopra, e allacciarlo da
sdraiati. Le persone più anziane possono aver bisogno di aiuto per indossarlo bene.
In genere il busto si deve usare tutto il giorno nella fase iniziale acuta dopo una frattura, appena è possibile riprendere
l’attività, perché la sua funzione è quella di scaricare e ridistribuire il peso, alleggerendo lo sforzo delle vertebre
fratturate in via di guarigione. Più avanti - dopo che la frattura si è consolidata - è meglio utilizzare il busto solo come
aiuto, nei momenti in cui le sollecitazioni sulla colonna sono più intense (lavori domestici, passeggiate, ecc.). Infatti,
se si continua a portare il busto tutto il giorno, si tende a far indebolire la muscolatura della colonna vertebrale, e
questo non è un bene. Alcune persone, particolarmente se molto anziane, si abituano rapidamente al sostegno fornito
dal busto e non riescono più a farne a meno. In questi casi, è meglio lasciarlo usare sempre, anche se ciò comporta
la perdita del tono muscolare, piuttosto che rendere la persona più instabile e insicura dei movimenti, e quindi più
a rischio di cadere e di avere altre fratture. Qualche esercizio per il rafforzamento della muscolatura paravertebrale
(due o tre volte al giorno, senza busto) è sempre consigliato. E fa molto bene anche a chi non ha mai avuto fratture!
VERTEBROPLASTICA E CIFOPLASTICA
Interventi che guadagnano consensi
Fin dal 1984 si provò a stabilizzare la frattura di una vertebra e alleviare il dolore
iniettando uno speciale cemento osseo all'interno della vertebra fratturata, simulando
il naturale consolidamento della frattura. L'intervento (chiamato “vertebroplastica”)
può essere particolarmente utile per le fratture vertebrali incomplete, a rischio di un
ulteriore schiacciamento, e per quelle in cui il dolore è particolarmente grave e
persistente. Il risultato è positivo in oltre l’80% dei casi.
Più di recente, questa tecnica ha avuto un’importante evoluzione. Il nuovo
intervento, chiamato "cifoplastica", comprende tre momenti: prima, si inserisce
all'interno del corpo vertebrale schiacciato uno speciale palloncino; poi, si gonfia il
palloncino ricostruendo almeno in parte il volume originario della vertebra; infine,
VERTEBROPLASTICA
dopo avere sgonfiato lentamente il palloncino, si inietta nella vertebra il cemento
osseo, che riempie la cavità lasciata dal palloncino e in pochi minuti si indurisce.
Il vantaggio della nuova tecnica sta nel fatto di correggere almeno in parte la deformazione della vertebra fratturata:
ciò può salvare, nei limiti del possibile, la curva normale della colonna vertebrale, evitando le alterazioni e
complicazioni provocate dalle fratture (fratture successive, ingobbimento, dolore).
Entrambi gli interventi si effettuano in genere in anestesia locale, e se necessario, possono essere eseguiti anche su
2 o 3 vertebre in una singola seduta. La vertebroplastica non richiede degenza e può essere effettuata in day-hospital;
la cifoplastica invece richiede 1-2 giorni di degenza. In genere devono essere fatti nei primi due mesi dopo la frattura,
prima che essa si sia consolidata spontaneamente. L'opportunità e la possibilità di intervento va valutata nel singolo
caso. Il fatto ben noto che si ha un aumentato rischio di frattura nelle vertebre "sane" adiacenti a una vertebra
fratturata, richiede sempre una accurata valutazione della situazione. Un adeguato trattamento farmacologico per
ridurre il rischio di ulteriori fratture è sempre indicato, anche dopo interventi di vertebroplastica o cifoplastica.
CIFOPLASTICA
Le tre fasi dell’intervento:
1) introduzione del palloncino
2) gonfiamento e ripristino del
volume della vertebra
3) iniezione del cemento nella
cavità creata dal palloncino
CONSIGLI PER L’ESTATE
Approfittiamo delle vacanze per dare un aiuto al nostro osso
Una bella e fresca insalata caprese: mozzarella, qualche pomodorino, un po’ di basilico o origano, un filo d’olio, un
pizzico di sale... Un frappè, un gelato alla crema... Stare distesi a crogiolarsi al sole su una spiaggia o su un prato...
Una camminata in montagna, una partita di palla a volo sulla spiaggia... Questa - ovviamente con mille varianti - è
l’estate di molti di noi. Ma non tutti pensiamo che tutte queste cose si traducono in benefici diretti per il nostro osso,
e sono un’effettiva prevenzione dell’osteoporosi.
Mozzarella e latte vogliono dire una bella dose di calcio. Il sole sulla
pelle si traduce in un’attiva sintesi di vitamina D (che, immagazzinata
www.lios.it
nel tessuto adiposo, ci aiuterà anche nell’inverno a assorbire il calcio
e fissarlo nell’osso). Camminare, correre e saltare sono stimoli
Ormai che internet è in quasi tutte le
fondamentali per il tessuto osseo e il suo continuo rinnovamento.
case, e che i ragazzi sono avidi di
Facciamo dell’estate la stagione della disintossicazione dalle cattive
informazioni trovate “navigando”, non
abitudini (troppo caffè, troppe sigarette, troppo alcool, troppa carne,
dimenticate il sito della Lega Italiana
troppi grassi), quella delle giuste ore di riposo (non solo il sonno, ma
Osteoporosi.
anche il rilassamento leggendo un buon libro, o semplicemente
Lo sappiamo, non è un sito molto ricco
chiacchierando senza impegno con gli amici), quella della ripresa di
una giusta e salutare attività fisica (camminare, andare in bicicletta,
e appariscente. Ha poche immagini.
nuotare, fare sport, dimenticando la macchina per giorni interi). La
Non ha nemmeno un’animazione o un
stagione dell’alimentazione ricca ma leggera, semplice ma variata, in
filmato.
cui frutta e verdure fresche hanno la parte principale. Certo, anche la
Però abbiamo messo la massima cura
stagione delle ristoratrici bevute per reintegrare i molti liquidi persi:
nel fornire tutte le informazioni
ma bevute di acqua fresca, qualche volta anche di gustose spremute
essenziali in un linguaggio chiaro,
o succhi di frutta (meglio se non zuccherati), riducendo al minimo la
preciso, scientificamente corretto.
birra e il vino, e cancellando del tutto, se possibile, i superalcolici.
Facciamo dell’estate anche un momento di educazione su tutto
Potete anche scriverci per informazioni
questo per i nostri figli e nipoti. Riflettiamo sul fatto che uno scheletro
e chiarimenti a [email protected].
veramente sano e robusto si può solo costruire da giovani, nel periodo
della crescita e dello sviluppo. Più tardi, si possono solo cercare
rimedi più o meno efficaci agli errori del passato, ma quello che non
si è costruito da giovani (parlando ovviamente di scheletro e di massa ossea) non si costruirà mai più.
Insegniamo quindi ai bambini e agli adolescenti l’importanza di un’alimentazione corretta, ricca di latte e di yogurt
e (seppur con moderazione) anche di formaggio. Insegniamogli l’importanza della vita all’aria aperta, dell’attività
fisica e - soprattutto alla loro età, che non ha limiti di fatiche né di dolori - anche quella di una sana e allegra attività
sportiva. Diamogli il senso dell’importanza di tutte queste cose in modo che le rendano parte della loro vita
quotidiana, delle loro abitudini, e che siano invogliati a farle tutto l’anno, perché ovviamente l’estate non basta.
“NOTIZIE LIOS” viene spedito per un anno a chi invia alla LIOS un contributo di almeno 10 euro.
Con un contributo di 26 euro, oltre a “Notizie LIOS”, si può chiedere anche un libro in omaggio a scelta
fra “55 RICETTE per un’alimentazione più ricca di calcio”, “55 CONSIGLI per la salute dell’osso”, “55
ESERCIZI per un osso piu’ sano”, o “55 DOMANDE E RISPOSTE su osso e osteoporosi”.
Tutti i versamenti vanno effettuati sul c/c postale 16680209 intestato alla Lega Italiana Osteoporosi.
L’eventuale libro scelto deve essere indicato nella causale.
NESSUNO È AUTORIZZATO A RACCOGLIERE SOLDI A FAVORE DELLA LIOS.
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