Gaudenzio Merula e il Borgo del `500
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Gaudenzio Merula e il Borgo del `500
In copertina: I giovani volontari del BURCHVIF In questo numero: • Scopriamo il 2014 • Anno 2014, si accende un falò … • Al Viturijn ovvero… il Leonardo di Borgo • Il 5 per 1000 • Un anno di lavoro • Notizie dalle Oasi • Burchvif e i piccioni… una precisazione • Dialöt … nüm i l’argnacumä no! • Situazione economica L’Agogna Morta, Sito di Importanza Comunitaria • A fé un piasì a brüsä al cü par tri dì che ha come oggetto d’attenzione l’ultima grande lanca • … dalla redazione piemontese del torrente Agogna ed ha la finalità della sua savaguardia e qualificazione anche mediante la ricoInserto speciale: struzione, sui terreni limitrofi e sulle rive, dell’antico Gaudenzio Merula e il Borgo del ’500 bosco di pianura. Associazione culturale per la ricerca, la salvaguardia, la valorizzazione del patrimonio ambientale, storico e culturale di Borgolavezzaro. L’Associazione, sorta nel Novembre dell’84, opera strutturata in tre gruppi di lavoro: Ambiente, Ricerche storiche ed archeologiche, Tradizione, folklore e manifestazioni sociali. E’ stata riconosciuta “Associazione di volontariato” con D.P.G.R. n° 1389 del 13/04/1993. Si occupa di recupero, gestione ed educazione ambientale con le seguenti principali iniziative: Il Campo della Ghina che vede realizzata una serie di micro habitat caratteristici della Pianura Padana. Il Campo della Ghina assume oggi l’importanza di un piccolo ma esauriente giardino botanico. Il Campo della Sciura che è un “sabbione” di modellazione eolica sul quale l’associazione ha realizzato la ricostruzione dell’originario querceto a farnia ed, in una depressione, un fontanile ed una zona umida in cui è in atto un progetto di conservazione di alcune specie di rane rosse. QUOTE ASSOCIATIVE anno sociale 2013/2014 socio sostenitore socio ordinario socio giovane €. 40,00 €. 20,00 €. 10,00 (fino a 16 anni) Questo notiziario è stato riprodotto nel mese di febbraio del 2014 in 200 copie,150 delle quali grazie a: Il Campo del Munton che è uno degli ultimi dossi di formazione alluvionale. Anche qui Burchvif sta riportando la vegetazione dell’antico bosco planiziale. È stato realizzato uno stagno in cui si riproducono anfibi come la raganella e il tritone crestato. Ospita numerosi cunicoli e tane abitate dal tasso e, saltuariamente, anche dalla volpe. Burchvif persegue i propri obiettivi grazie alla disponibilità di chi collabora volontariamente, con i proventi derivanti dalle quote associative e dall’autofinanziamento, con i contributi di enti pubblici e privati cittadini. Corso Cavallotti, 9 – Novara tel.0321.33393 - fax.0321.631007 In redazione: Lorenzo Gie’ G.B. Mortarino Realizza e distribuisce il “Notiziario del Burchvif”. Burchvif Via Molino Nuovo, 10 – 28071 Borgolavezzaro (NO) 0321/88.56.84 www.burchvif.it [email protected] aderisce alla Federazione Nazionale Pro Natura ed a Pro Natura Piemonte 2 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Gli appuntamenti con Burchvif (già decisi o allo studio) da segnare in agenda. Scopriamo il 2014 1° Gennaio – domenica Falò al Campo della Sciurä Vin brülé e scambio di auguri per iniziare bene il nuovo anno. 19 Gennaio - domenica Al Disné-vif al disné dal Burchvif Tutti insieme per un pranzo in allegria e per raccogliere fondi per l’associazione 1 o 4 maggio La bella giornata di primavera biciclettata al Campo della Sciura per la fioritura dei biancospini e grigliata di mezzogiorno. 11 Maggio – domenica Il Bambino e la Quercia Al Campo della Ghina per festeggiare i bambini nati o accolti nel 2013 e per la consegna delle piccole querce loro coetanee. Sabato 7 e venerdì 13 giugno Nöcc a-strià - Notti stregate Due sere, dalle 22 alle 24, alla scoperta delle magie della notte. • A cà di lüsarö – A casa delle lucciole Appuntamento notturno con migliaia di lucciole nell’oscurità del bosco. • Rènn, sciatin e ranin ad San Giuan – rane, rospi e raganelle Ascoltarli nel silenzio della notte e riconoscerne i canti. 25 Ottobre – sabato Fiera di Ottobre Stand dell’associazione alla fiera autunnale arricchita da una piccola mostra micologica. 3 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Un amico ha scritto a Burchvif, qualche settimana fa, prima del falò dell’ultimo dell’anno. Ha voluto farci questo bel regalo che ci onora e gratifica. Un bel regalo per cominciare l’anno come si deve, con un gran entusiasmo. Credo interpreti bene lo spirito che muove Burchvif e i suoi volontari dai veterani ai più giovani. A nome di Burchvif lo ringraziamo di cuore. Anno 2014, si accende un falò… di Adriano Arlenghi (*) Nel suo racconto Jean Giono parla di quell’uomo che come professione piantava gli alberi. Si dedicava tenacemente, con molta fatica e nessun tornaconto personale, a piantare querce in una rada desolata. Ed era così impegnato in tale opera che le ultime due guerre mondiali erano passate su di lui senza sfiorarlo. Non era uno stravagante, lui sapeva che ogni albero trasmetteva un messaggio. Profondo. Che si propagava nel cuore e nella cultura così come radici e rami e foglie e frutti dell’albero facevano quando contaminavano il terreno circostante. Un albero, lui pensava, era un messaggio di riconciliazione, di rinascita. Simbolo di equilibrio e di saggezza. E poi ogni albero era la dimora segreta di mille creature sconosciute, sprigionava colori inarrivabili, suoni indecifrabili e profumi sconosciuti in ogni ora del giorno e della notte. Altro che Lancome o Chanel. Un amico poeta cinese cantava “ogni giorno quell’albero mi dà pensieri di gioia” e uno dei santi padri della chiesa amava ripetere “troverai più nei boschi che nei libri”. Secondo John Muri, pioniere americano della conservazione, “qualsiasi stupido è capace di distruggere gli alberi” ma pochi, ancora troppo pochi, hanno invece il cuore, l’intelligenza, la dedizione necessaria per salvarli, accudirli, piantarli. Domani Gianbattista sarà là nel campo della Sciura alle tre del pomeriggio di un giorno di ghiaccio ad accendere un falò tra i mille alberi che lui e i suoi amici hanno piantato in tantissimi anni. Un falò di pace e di poesia. Giambattista me lo aveva fatto conoscere la Graziella, l’ecologista che vive sul limitare della radura che la separa da quelli del Burchvif. Un nome, Burchvif, che sembra americano spurio e che invece è di un classico dialetto piemontese. Associazione di Borgolavezzaro, ai confini con la Lomellina terra di riso e di aironi, di chiacchiere e di discariche. Me lo aveva fatto conoscere anche Cinzia, insegnante elementare che nel bosco della Sciura ci porta i suoi bambini. A raccogliere foglie di futuro, a metterci radici di sapienza. E poi compariva sul giornale locale, di tanto in tanto, con le sue lettere al direttore, nei libri editati qua e là, poesia liquida, gocciolio di versi, amore verso gli spazi sconfinati. E costruttore di falò. Come quello di domani, primo giorno del nuovo anno, che accenderà in una radura, insieme ad amici silvani, mentre il sole rosso di ghiaccio dardeggerà la sua impronta e scenderà rapido sull’orizzonte. Canti, balli, poesie, ciacole, un rito che lui ripropone uguale ogni anno, con la sua forza atavica, con la magia che irrompe dal falò, dal suo calore, dal suo luccicore. Lo chiamano Giamba ed è il capo degli elfi, il seminatore di alberi. Uguale a quello raccontato da Jean. E poi ci sono gli Elfi, che sono un mare di ragazzi, che sembrano proprio essere usciti dai boschi e dalla mitologia. Li trovi spesso nei vari campi e risorgive in cui le grandi terre emerse e l’impero arboreo del Burchvif è suddiviso. A raccogliere sfalci di legno, piantare e controllare essenze, censire i nidi. Sono rimasto decisamente affascinato quando sulla testata giornalistica locale ho letto che era stato trovato un moscardino in un nido. Un moscardino che russava. Io non sapevo cosa fosse un moscardino, pensavo ad un uccellino sfigato che non aveva avuto la forza e i soldi per svernare verso lidi turisticamente più accoglienti. Mi hanno poi raccontato che il moscardino è un roditore che mangia un'enorme quantità di cibo in modo da accumulare una riserva di grasso sotto la pelle, 4 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 che poi si costruisce un rifugio dove si rannicchia a mo' di sfera in modo da conservare più calore possibile. Mi hanno pure mandato un breve filmato di questo strano essere che ispira già, solo con il nome, simpatia e tenerezza. Ma sì, russava e, in letargo, forse aspettava. La primavera. Che tra poco irromperà nella nostra mente e nella nostra vita. Portando con sé nuovi giochi e ammiccamenti e complicità. Devo essere sincero questi ragazzi elfi mi ricordano tanto le parole di un eco filosofo che negli scorsi anni ha scorrazzato in lungo e in largo con i suoi racconti questa nostra terra. A cui sono molto legato. Si chiama Luciano Valle. Luciano Valle è un filosofo, un teologo, un appassionato divulgatore di tutte quelle tematiche che insegnano a riconoscere ciò che ci lega profondamente all'ambiente circostante. Come i ragazzi del Burchvif. Appunto. Pensate che sono già più di 10.000 le persone a cui, soltanto negli ultimi dieci anni, Luciano Valle ha trasmesso il suo appassionato messaggio. Messaggio che riapre la mente, il cuore e l'anima a una visione del mondo capace di includere anche l'ambiente naturale, animato e inanimato. Scoiattoli, querce, ruscelli, nuvole e rocce non sono solo elementi indispensabili per la vita materiale, ma anche per l'equilibrio spirituale di un essere umano, che oggi ha perso il contatto col mondo di cui è parte. Se lo chiami lui ti racconta sempre che l'uomo oggi non è più quell'insieme armonico di cui parlavano gli antichi greci. E' diventato perturbante, prepotente, sta accelerando e acuendo la devastazione del pianeta. E allora cosa dobbiamo fare? Gli ho chiesto una volta in una conferenza che aveva tenuto a Mede. Dobbiamo imparare a guardare il mondo in modo diverso. "Dobbiamo imparare a dialogare coi fiori, le erbe e le farfalle", mi ha detto. Ma per riuscirci bisogna imparare a diventare piccoli come i loro. "Senza la ginestra - direbbe Leopardi - mi sento impoverito...". Come impoverita ha iniziato a sentirsi la parte più sensibile della società civile fin dal primo serio segnale di allarme, lanciato nel '63 da Rachel Carson, con il suo libro-denuncia Primavera Silenziosa. E se alla fine di un lungo ragionamento gli chiedi che messaggio portare ai ragazzi di oggi spesso disorientati, nichilisti, virtuali ti risponde senza tentennamenti “Fate fare loro l’esperienza dell’alba, cioè la scelta di immergersi nella vita della natura prima che il sole sorga!" Ma tutto questo gli elfi, i ragazzi del Burchvif lo sanno da tempo e lo sperimentano sempre più spesso. In quei larghi spazi di cielo e di poesia capaci di destare ogni volta stupore e meraviglia che Borgolavezzaro possiede e che stringe da tempo forte a se. Come un gioiello, come una preghiera, come una visione di futuro che ringrazia il suo Creatore. (*) Ad Adriano Arlenghi abbiamo chiesto di auto-presentarsi in poche righe: “Sono nato a Mortara nel 1954, ho lavorato presso Banca Intesa. Sono sposato con una figlia che fa la sociologa che è una cosa di cui mi sfugge il significato così come mi sfugge ciò che fa realmente. Offro un po’ del mio tempo ad alcune associazioni lomelline come Legambiente, la Caritas vigevanese, l’associazione mortarese Il Villaggio di Esteban. Infine organizzo con il Mir - Movimento Non violento di Torino, campi di lavoro estivi. A tempo perso scrivo poesie che nessuno legge e intaso di racconti la posta degli amici e dei social network. Voglio scrivere un libro in cui raccontare i personaggi matti ma simpatici della Mortara della mia infanzia.” 5 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Ho avuto ed ho la fortuna di conoscere persone e di avere amici di capacità e virtù non comuni. In questa occasione voglio ricordarne uno, del tutto particolare, che ho conosciuto molti anni fa e con cui ho condiviso alcuni anni della mia vita. Al Viturijn ovvero il Leonardo di Borgo G. Debarberis e con l’aiuto dell’amico Giamba Si chiamava Vittorio Filippini ma per me e per i borghigiani era al Vitori o, meglio, per via della corporatura minuta, al Viturijn. Lui, scherzando, si autodefiniva Filippini da Borgo. Venne ad abitare a Borgo in tempo di guerra, erano gli anni 1941-1943, ed in seguito diventammo cari amici. Aveva una personalità dinamica e disinvolta che definire invidiabile è dire poco. Non ho mai saputo se avesse conseguito qualche titolo di studio, mi sembra che avesse frequentato un Istituto Tecnico ed in seguito avesse lavorato alla Fiat di Torino. Sostanzialmente era un autodidatta. Aveva una particolare predilezione per i lavori artigianali ed artistici che eseguiva con fantasia escogitando anche, per risolvere le difficoltà contingenti, ardite soluzioni. Nel primo dopoguerra erano state messe in commercio piccole auto monoposto, scoperte; in quel periodo al Vitori ne costruì una con materiali di recupero. Si potrebbe definire un precursore del riciclo. Consigliava a tutti di non disfarsi delle componenti metalliche dei materiali usati (ferro alluminio, stagno e stagnola, rame, piombo…) considerandole di scarto ma di rivenderle ed ottenerne anche qualche piccolo guadagno; aveva intuito il valore di quelle che, al giorno d’oggi, si definiscono “materie prime seconde” Non è facile descrivere quanto fosse eclettico e versatile seppur puntuale e preciso. Basterà sapere che fece il sarto, il barbiere, che aprì una bottega di meccanico ciclista, che si dedicò a trasporti vari per conto di terzi con un camioncino che lui stesso aveva modificato per adattarlo alle specifiche necessità; fece il sellaio e il ciabattino; progettò con tanto di disegno tecnico e costruì con le sue mani, modificando il vecchio camioncino, un camper che venne regolarmente omologato dalle autorità competenti per la circolazione su strada. Si cimentò anche nella professione dell’odontotecnico ottenendo un buon successo di clienti; successo che però non lo salvò dalla chiusura forzata dell’attività perché non in possesso del richiesto titolo di studio che, già allora, la legge prevedeva. Dopo quell’esperienza passò alla creazione di opere stilizzate in ferro battuto realizzando anche una bella mostra nel salone dell’Oratorio, nei giorni in cui si festeggia Santa Giuliana, mostra che destò meraviglia e fu molto frequentata. Cambiò poi nuovamente attività dedicandosi alla falegnameria, alla carpenteria ed al restauro di mobili antichi e, da qui, il passo verso la scultura in legno, fu breve. Mi capitò anche di lavorare con lui a qualche commessa e posso affermare che non si risparmiava; per lui il lavoro e la fatica erano un gioco affascinante soprattutto se, per realizzare ciò che aveva in mente, sorgevano complicazioni e qualche rischio. Amava i continui cambiamenti che lo facevano sentire libero di sprigionare la fantasia senza alcun tipo di costrizione. Nei suoi lavori amò utilizzare materiali innovativi come la faesite, il truciolato, il laminato plastico chiamato formica, il rivestimento murale in p.v.c., naturalmente il legno massiccio in tavole e il legno semilavorato come perline, dogati, ecc… Ha fatto il materassaio; imbottiva e tappezzava divani e poltrone…poi gli si accese la lampadina della pittura. Era un po’ di tempo che non si vedeva in giro è così decisi di andare a casa sua per avere notizie. Sua moglie Nina mi disse che da un bel po’ trascorreva gran parte delle giornate nel suo laboratorio 6 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 senza rivelare cosa stesse facendo. Quando al Vitori mi vide oltre la finestra mentre stavo sbirciando all’interno mi salutò e mi fece cenno di entrare: “Ciau Giüsèp! ’Sa ta na disä da si quàdär ch’i sum invià fé?” (Ciao Giuseppe! Cosa ne dici di questi quadri che sto facendo?) Era tutto imbrattato di ogni sorta di colore ad olio; stava creando copie di capolavori di Modigliani (Nudo sdraiato), De Chirico (Il vaticinatore), Van Gogh (Campo di grano), aveva riprodotto la Gioconda di Leonardo ...“Cosa vuoi che siano? Se li hanno fatti loro, posso farli anch’io!” concluse. Io rimasi semplicemente di stucco e non fui in grado di proferir parola. Credo che l’espressione di meraviglia del mio viso sia stata una gratificazione sufficiente ad accontentarlo. Suonava il pianoforte di cui era anche accordatore, la fisarmonica, la chitarra, il mandolino ed il banjo. Non era raro vederlo in giro per le strade del paese, insieme ai coscritti di varie leve, mentre suonava canzoni popolari con una pesante fisarmonica che portava a tracolla. In periodo bellico ebbe occasione di mostrare anche un aspetto poco noto del suo carattere quando si rifiutò di suonare ad una manifestazione di propaganda fascista per la nascita della cosiddetta Repubblica di Salò; noi amici lo si prendeva in giro: “A t’ha ’ndai ben!” (ti è andata bene!). Suonò, facendo parte di varie orchestre, in locali pubblici e sale da ballo ma, quando si presentava l’occasione, suonava più che volentieri anche per accontentare agli amici. C’è ancora chi ricorda quanto fosse piacevole vedere la grinta e la passione con cui suonava la fisarmonica non solo nelle osterie ma anche nelle case private. Ha fatto parte, per varie edizioni, dell’orchestra del Concorso Canzoni Nuove, suonando il pianoforte, concorso che si svolse per alcuni anni nel salone dell’Oratorio di Borgo con l’organizzazione dell’allora parroco don Aldo Stangalini. A lui ci si rivolgeva per problemi d’ogni genere: materiali, burocratici, fiscali e si poteva star certi che al Vitori era sempre in grado di trovare una soluzione, risolvendoli di persona. Non l’ho mai sentito dire: “Questo non si può fare”; era un’affermazione che non esisteva nel suo vocabolario. Aveva molti amici coi quali amava stare in compagnia ed era assai piacevole trascorre il tempo con lui. Sicuramente avrò tralasciato o dimenticato qualcosa ma quello che ho qui ricordato credo basti a dar l’idea di un uomo che non aveva tempo d’annoiarsi. Amante della libertà, una volta il nostro discorso cadde sulla morte e su ciò che ci aspetta “dopo” e lui mi disse: “Non so come farò a starmene fermo là sotto”. Fu l’unica volta che lo vidi preoccupato. Morì nel 1985 a 66 anni; in molti, e soprattutto chi l’ha conosciuto bene, l’hanno considerato e lo considerano il Leonardo di Borgo. L’ingegno non gli mancò di certo. Modigliani - Nudo sdraiato 7 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Allegato a questo numero del Notiziario del Burchvif troverete il prezioso inserto: Gaudenzio Merula e il Borgo del ’500 Bruno Radice Chi era Gaudenzio Merula? Un semplice “disciplinatore delli putti”, un “ramingo maestro di grammatica” come lo descrive lo storico Butti oppure un letterato di alto livello, “il Principe degli umanisti Novaresi”, come racconta il Ramponi, conosciuto da Erasmo da Rotterdam, Sebastian Munster, che inviava lettere a Giovanni Calvino e le cui opere sono state conosciute e corrette da un futuro Papa? Ha veramente gestito a Borgolavezzaro la prima tipografia del Novarese, quella di Betaceus Tortiellus o ha “millantato” tale edizione per dare lustro alla nostra comunità, sempre amata e ricordata in tante sue opere? In un periodo di grandi cambiamenti politici, sociali e religiosi, era un fiero sostenitore delle idee innovative di Calvino e Lutero o era un buon cristiano fedele alla dottrina della Chiesa di Roma, al punto di donare uno dei trenta denari dati a Giuda alla Confraternita del Corpo di Cristo di Borgolavezzaro? A queste e ad altre domande tenta di dare una risposta, l’articolo di Bruno che ripercorre la vita dell’umanista Novarese cercando di correlarla alle vicende della nostra terra e del Borgo agli inizi del secolo XVI. In essa riviviamo la vita e le opere del Merula che, come concordano tanti studiosi, sono ancora pienamente da conoscere e valorizzare. 8 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Al disné-vif … al disné dal Burchvif Festa dei Nodi Assemblea ordinaria dei soci Il Babbo Natale del Burchvif Falò di Capodanno Censimento annuale dei nidi artificiali Cartografia “Alberi di particolare valore ambientale” Il Borgo degli Aironi La bella giornata di primavera Il Bambino e la Quercia-29a edizione Liberazione del lodolaio Serse Notti stregate Tanto per provare Borgo nel cuore Installazione cassetta-nido per allocchi La Fiera di Ottobre 9 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Dicembre 2012 1 22 3 4 5 6 7 8 9 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Al disné-vif … al disné dal Burchvif Lo scopo dell’iniziativa era quello di coniugare un pranzo e un pomeriggio divertenti con la destinazione di una parte del ricavato della giornata all’ultimo progetto dell’associazione. Al progetto, naturalmente di carattere ambientale, abbiamo dato il nome di Campo del Munton-al Muron dal Nètu. I motivi di questo nome, forse un po’ inconsueto, sono due: il primo è perché vogliamo valorizzare il gelso centenario (al muron, appunto) presente nel campo ed il secondo è per ricordare Netu (Francesco) Barbè come espressamente richiesto dal figlio Giovanni e della vedova da cui Burchvif ha acquistato gran parte dell’area. Per tornare al disnè-vif: dopo l’annuncio del programma della giornata ed i saluti di rito è iniziato il pranzo; tra una portata e l’altra c’è stato anche lo spazio per raccontare qualcosa in dialetto. Si è parlato di povr-om, del fascino di un bosco al tramonto e delle avventure di due misteriosi personaggi borghigiani: Liunard Birö e Cristòfer Piviòn. (grazie a Gianfranco Pavesi e a Gianni Galliano). Verso la fine del pranzo è poi iniziata l’estrazione dei biglietti della lotteria i cui premi erano ben oltre i cento. Durante il pranzo sono passate sullo schermo le immagini delle nostre aree naturalistiche, degli animali e delle piante che vi si possono incontrare; immagini che hanno fatto apprezzare quanto possa essere bella la nostra campagna e la nostra terra quando è amata e trattata con rispetto. Grazie Alberto per le belle immagini. Un grazie infine a Giuliana, Rosetta, Rosaria, Natalina, Luisa, Roberta, Anna, Rita e Cinzia che, con la disponibilità di sempre, hanno preparato anche per questa occasione le torte per il gran finale. Il ricavato della giornata, circa 600 euro, è andato ad aggiungersi alle voce “entrate” del piano dei conti del progetto. Dicembre 2012 1 2 3 4 5 6 7 8 9 11 12 13 14 15 16 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Festa dei Nodi Domenica 16 dicembre tour di Novara Birdwatching a tutte le Isole di Natura di Burchvif in occasione della giornata nazionale della “Festa dei Nodi” promossa da EBN Italia, la delegazione italiana di Euro Bird Net. Anche la fortuna ci ha messo lo zampino e così all’Agogna Morta una trentina di Gru cenerine è passata in volo basso sulla testa degli ospiti e un enorme stormo di Cesene si è lasciato osservare per alcuni minuti al Campo della Sciura. Un “NODO” non è altro che un gruppo di persone che si trova per fare birdwatching, magari dietro casa, che conosce la realtà locale ed è attento ai problemi ambientali della propria zona. Il Nodo esercita azione di promozione per l'attività del birdwatching: corsi di identificazione, conferenze, proiezioni, giornate tematiche… Il birdwatching (in italiano osservazione degli uccelli) è un hobby inerente all'osservazione e allo studio degli uccelli in natura. È sinonimo del termine birding, usato negli Stati Uniti d'America, che comprende, oltre all'osservazione, anche l'ascolto e il riconoscimento dei canti. Colui che pratica il birdwatching viene chiamato birdwatcher o birder. (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera). 10 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Dicembre 2012 1 2 3 4 5 6 7 8 9 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Assemblea ordinaria dei soci Si è tenuta venerdì 21 dicembre 2012, a Palazzo Longoni, alle ore 21,00 in seconda convocazione, nella sala della colonne, l’annuale assemblea ordinaria dei soci. Alla presenza di una quindicina di soci si sono discussi gli argomenti all’o.d.g. e precisamente: • approvazione verbale assemblea precedente; • lettura verbale redatto dai Revisori dei Conti e approvazione bilancio 2011/2012; • relazione sulle attività svolte e programmi per l’anno sociale 2012/2013; • rinnovo cariche sociali; • varie ed eventuali Al termine è seguito il tesseramento. Per ciò che concerne le cariche sociali non vi sono state novità per cui il C.D. risulta così composto: Presidente: Lorenzo Giè Capogruppo Ambiente: Gian Battista Mortarino; Capogruppo Ricerche storiche e archeologiche: Bruno Radice; Capogruppo Manifestazioni sociali: Luisa Monfrinotti; Anche per il Segretario-Cassiere, Angelo Zampa, si è trattato di una rinomina; L’unica novità ha riguardato i Revisori dei Conti che ha visto un nuovo componente in sostituzione del dimissionario per ragioni di salute, Angelo Guida. Il collegio dei Revisori dei Conti risulta pertanto composto da Giuseppe Debarberis e da Santino Sempio. Dopo una disamina delle varie attività realizzate nel coso del 2012 che ha riscosso l’assenso ed il voto favorevole dei soci si è passati al bilancio che si è chiuso con l’approvazione all’unanimità dell’attivo di €. 3.180,92. Per quanto riguarda le attività previste per il nuovo anno sociale la parte del leone l’ha fatta la nuova iniziativa di carattere ambientale Al Muron dal Nètu (acquisto di terreni della superficie di oltre un ettaro, ricostruzione di un antico dosso alluvionale e successiva forestazione dell’intero appezzamento mediante la creazione di un querco-carpineto planiziario padano). Dicembre 2012 1 2 3 4 5 6 7 8 9 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 24 25 26 27 28 29 30 31 Il Babbo Natale del Burchvif L’iniziativa del Babbo-Vif, il Babbo Natale del Burchvif, si è conclusa con il versamento di quanto pervenuto con le offerte dei genitori. I partecipanti non sono stati molti (dieci) e la cifra raccolta è stata di 130 euro. Ad essa Burchvif ha aggiunto un suo piccolo contributo, prima di effettuare il versamento di 150 euro sul c/c postale di NOVARA CENTER Onlus. 11 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Gennaio 2013 1 12 3 4 5 6 7 8 9 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Falò di Capodanno Il primo di gennaio è il giorno del falò beneaugurante di inizio anno. Anche quest’anno l’appuntamento si è rinnovato al Campo della Sciura intorno alle 15 per l’accensione del fuoco, lo scambio degli auguri con brindisi e vin brulé Dalle braci e dal comportamento delle fiamme, come antichi vati, abbiamo tratto gli auspici per l’anno nuovo. Dopo l’assunzione di appropriate bevande non è stato difficile fare previsioni che si sono rivelate tutte assai favorevoli e positive. Ci siamo scambiati auguri, strette di mano, baci ed abbracci ed abbiamo brindato con il vin brulé, ricetta vecchio druido. Molti hanno raccolto l’invito a disfarsi di dolci, dolcetti e bevande rimaste dai festeggiamenti dei giorni precedenti portandoli in loco; qui sono stati smaltiti secondo le più rigide norme della “differenziata”. Dopo il tramonto, a buio inoltrato, c’è stato chi si è fermato a chiacchierare intorno al fuoco ed alla griglia su cui arrostivano salamelle alla brace… Gennaio 2013 1 2 3 4 5 6 7 8 9 11 12 13 14 15 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Censimento annuale dei nidi artificiali Si è concluso il censimento annuale degli oltre cento nidi artificiali installati nelle aree naturalistiche dell’associazione grazie all’impegno di Alberto, Luca, Matteo e Zeno. I risultati sono più che soddisfacenti con un’alta percentuale di nidi occupati (88%) soprattutto da cinciallegre, cinciarelle e passeri. Non sono mancate occupazioni interessanti, rare o particolari come quelle di moscardini, pipistrelli e insetti vari; alcune tracce sono rimaste senza interpretazione TABELLA RIEPILOGATIVA DEL CENSIMENTO DEI NIDI ARTIFICIALI ANNO 2012 Campo della Campo della Campo del Agogna Nidi artificiali Totali Sciura Ghina Munton Morta Installati 37 23 11 46 117 Occupati 32 20 11 40 103 Vuoti 5 3 0 6 14 Percentuale di occupazione: 88,03% Gennaio 2013 1 2 3 4 5 6 7 8 9 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 28 29 30 31 Cartografia “Alberi di particolare valore ambientale” L’iniziativa che abbiamo chiamato “Alberi di particolare valore ambientale” (nata per garantire adeguata tutela agli alberi presenti sul territorio comunale che per l’età, le dimensioni, il valore culturale o storico meritano di essere conservati per le attuali e le future generazioni), ormai ben avviata, per essere completa, mancava di una specifica cartografia. Come si può immaginare lo scopo di una cartina illustrata è quello di facilitare, attraverso l’illustrazione del percorso e la descrizione degli alberi, la visita e la fruizione degli alberi stessi. Grazie alla disponibilità dell’ing. ambientale Sara Rinoldi che ne ha curata l’elaborazione grafica ed dell’ATL della Provincia di Novara (e in particolare della presidente dr. Maria Rosa Fagnoni) che ha provveduto alla stampa, da gennaio 2013 possiamo disporre di questo pratico strumento per visitare con cognizione di causa i quindici alberi più belli di Borgo. 12 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 La cartina è stata inserita nel Notiziario del Burchvif che è stato inviato a casa dei soci verso la metà di febbraio 2013. Aprile 2013 1 2 3 4 5 6 7 8 9 11 12 13 14 15 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Il Borgo degli Aironi Due nuovi pannelli relativi all’iniziativa de “Il Borgo degli Aironi”, sono stati installati in tempi diversi sotto al bel porticato della Trattoria Astigiana da Ernesto e sul fronte della casa di Sandro Lovati in via IV novembre. Il tema trattato è stato, naturalmente, quello degli aironi questa volta rappresentati in volo sopra ad una campagna di stoppie con sfondo parte del nostro Borgo e in caccia con una grossa rana nel becco sulla sfondo della Cascina Fornace. Autore delle composizioni grafiche è Alberto Giè. Ricordo che l’iniziativa prosegue e invito chi ne fosse incuriosito e, magari ci facesse un pensiero, a chiedere i bozzetti delle nuove opere che aspettano solo un muro su cui far bella mostra di sè. Grazie agli artisti coinvolti: i fotografi, specialmente Franco Sala e i grafici Patrizia Balocco Lovisetti e Alberto Giè. Aprile 2013 1 2 3 4 5 6 7 8 9 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 27 28 29 30 La bella giornata di primavera Mercoledì sera, 20 marzo, c’è stata la riunione dei volontari per fare il punto sul lunedì di Pasqua e la consueta manifestazione all’Agogna Morta. Le previste pessime condizioni meteo per la giornata del 1° aprile e per i giorni antecedenti (che avrebbero reso ancor più impraticabile la strada sterrata di accesso scoraggiando la partecipazione), ci hanno convinti a prendere la decisione di annullare l’iniziativa e sostituirla con un’altra, in diversa data (cambiando di conseguenza anche il nome della manifestazione). La data ed il nome della nuova manifestazione sono quindi diventate, dopo un ulteriore rinvio: 25 APRILE 2013 – LA BELLA GIORNATA DI PRIMAVERA La festa, che si è tenuta al Campo della Sciura, è riuscita veramente bene. Una giornata splendida sotto ogni aspetto ci ha consentito di realizzare quanto avevamo in mente e cioè mostrare questa bella “isola di natura” a soci, amici e curiosi, trascorrere una bella giornata insieme tra povr-om e raccogliere fondi per sostenere le iniziative dell’associazione ed in particolare de “il Campo del Munton – al Muron dal Netu” l’ultima importante avventura con la quale ci stavamo confrontando proprio in quei mesi e che aveva bisogno di notevoli risorse. La scelta del Campo della Sciura è stata la novità di quest’anno e forse, anche perché di più facile accesso, è stata apprezzata da tutti; l’altra novità è stata una partecipata “lotteria da campo”. I volontari, come sempre, non si sono risparmiati ed a loro, i veri artefici dell’iniziativa insieme ad una Natura splendida, vanno i meriti della riuscita giornata. 13 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Maggio 2013 1 2 3 4 556 7 8 9 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Il Bambino e la Quercia-29a edizione Nella consueta, splendida cornice del Campo della Ghina anche se con condizioni meteo un po’ incerte si è svolta con successo, anche quest’anno, la tradizionale manifestazione de Il Bambino e la Quercia. Com’è noto, la manifestazione consiste nel consegnare un attestato ed una piccola quercia (coetanea del bambino) ad ogni bimbo nato l’anno precedente in uno dei sei comuni della Bassa Novarese i cui genitori abbiano dato la propria adesione (ma l’iniziativa è aperta, naturalmente, a tutti coloro che, venuti a conoscenza dell’iniziativa, volessero partecipare). Quest’anno, quindi, la consegna delle querce è stata dedicata ai bambini nati nel 2012. La quercia, dopo essere stata consegnata, può essere messa a dimora nel giardino di casa, nell’orto, in pieno campo, per crescere insieme al bambino e diventare, in futuro, un bel ricordo. Burchvif offre anche l’opportunità, a coloro che non abbiano un luogo in cui mettere a dimora la piantina, di lasciarla all’associazione che la pianterà in una delle oasi e, a richiesta, indicherà il luogo esatto del trapianto. Sono stati ventisei i bimbi nati nel 2012 che hanno aderito all’iniziativa il cui ospite d’onore è stato il dottor Ettore Rigamonti di Novara Birdwatching che ha consegnato a genitori e bimbi le piantine e gli attestati. ELENCO DEI BIMBI CHE HANNO PARTECIPATO 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 ALLIERI GRETA CIANFRONE ALICE COSSANDRI SIMONE DE GIULI ELAIDE FOSSATI ALESSANDRO GIAMMANCO MARINA LALLA LOVATI MATTIA MOLINARI GINEVRA MORTARINO SOFIA PELLATI FEDERICO RAIMONDI FRANCESCA RAMPI GIULIA CAVIGIOLO FILIPPO GARDA CLELIA GARDA GIULIA MICALI ENEA BELLAZZI NICOLE RAMATI MATTEO RIELLO GIULIO CICOGNA MOZZONI MADDALENA BLANCINI FEDERICO GALLIANO MATILDE GILARDONI ALBERTO GOZZELINO FRANCESCO RINOLDI DAVIDE SELMI DORIAN BORGOLAVEZZARO BORGOLAVEZZARO BORGOLAVEZZARO BORGOLAVEZZARO BORGOLAVEZZARO BORGOLAVEZZARO BORGOLAVEZZARO BORGOLAVEZZARO BORGOLAVEZZARO BORGOLAVEZZARO BORGOLAVEZZARO BORGOLAVEZZARO CILAVEGNA NIBBIOLA NIBBIOLA GARBAGNA VESPOLATE VESPOLATE VESPOLATE TORNACO NOVARA NOVARA NOVARA NOVARA NOVARA TORINO Al termine della consegna delle piantine, gustosi dolci preparati dalle volontarie di Burchvif sono stati offerti ai partecipanti insieme ad un bicchiere di spumante per il brindisi di rito. 14 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Naturalmente il merito della buona riuscita dell’iniziativa va ai bambini, ai loro genitori, alle volontarie di Burchvif che hanno preparato gustose torte e dolcetti ed ai povr-om che, come al solito, non si sono risparmiati nell’allestire e nel disallestire il luogo dell’evento; un grazie infine anche all’amico Antonio Destro Festo per il bel servizio fotografico. Giugno 2013 1 2 3 4 5 6 7 88 9 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Liberazione lodolaio Il falco lodolaio (Falco subbuteo) Serse è tornato libero al Campo della Sciura. E’ tornato alla sua libertà dopo una quindicina di giorni di “degenza” in un’ampia voliera per recuperare dal trauma subito e ristabilirsi dopo essere andato a cozzare contro una vetrata in Via Cilavegna. Gian Luigi De Marchi e Serse (ecco l’origine del nomignolo affibbiato) Zugni lo hanno trovato a terra pressoché immobile e l’hanno portato in associazione. Il trauma aveva causato qualche danno all’occhio sx e una lieve ferita ad una zampa. Recuperate le forze nella tranquillità di una voliera schermata e con l’aiuto di una ricca dieta a base di insetti (che ha dimostrato di gradire molto più della carne) ha spiccato un volo sicuro lasciando gli amici presenti (Alberto, Luca, Lorenzo, Zeno e Giamba) con un velo di tristezza nel cuore. Giugno 2013 1 2 3 4 5 6 7 7 8 9 11 12 13 14 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Notti stregate La prima delle due notti stregate, quella di venerdì 7 giugno, non ha deluso la trentina di partecipanti che dopo una breve camminata si è ritrovata al Campo della Ghina per passare in rassegna l’assembramento di lucciole qui riunite per motivi amoroso-riproduttivi. La bella serata è stata anche l’occasione per ascoltare, dalla risaia di fronte all’ingresso, il fragoroso concerto delle raganelle; vicino al tabellone didascalico, invece, si esibiva in un assolo, un rospo smeraldino mentre le rane verdi si sentivano un po’ dovunque. Anche la seconda serata di visita al bosco incantato delle lucciole ha riscosso grande partecipazione di adulti, ragazzi e bambini con oltre cinquanta partecipanti. Altre comitive si sono mosse poi in modo autonomo in diverse serate dello stesso mese di giugno (la tradizione popolare vuole, infatti, che le lucciole siano presenti in gran numero fin verso il giorno di San Giovanni). Agosto 2013 1 2 3 4 5 6 7 8 9 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 29 28 29 30 31 Tanto per provare Giornata campale quella di mercoledì 28 agosto, che ha fatto ritrovare al Campo della Sciura per una mattinata di lavoro, una ventina di persone tra collaudati volontari e giovani volontari “per provare”. Il tempo è volato tra qualche chiacchiera, numerose domande e altrettante risposte circa l’oasi, le sue piante e i suoi animali e l’attività di volontariato. Naturalmente si è anche lavorato con risultati essai evidenti nel diradamento di piante soprannumerarie e nell’eliminazione di moltissimi ricacci di robinia; la tecnica adottata è stata quella dal furmion o del formicone, tecnica che trova la sua spiegazione proprio nel nome: come le formiche ognuno ha fatto la sua piccola /grande parte e alla fine i risultati si sono visti. 15 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Terminato il lavoro, intorno alle 11 abbiamo fatto il giro dell’oasi ad assaggiare prugnoli (con relative facce schifate) e grappolini d’uva “Clinton” Ottobre 2013 1 2 3 4 5 6 6 7 8 9 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Borgo nel Cuore E così, dopo una partenza difficoltosa a causa delle bizze del tempo che hanno fatto slittare di una settimana l’iniziativa, la seconda edizione di “Borgo nel Cuore” si è felicemente conclusa intorno al mezzogiorno di domenica 6 ottobre. L’iniziativa, come si ricorderà, è nata l’anno scorso da Burchvif e dall’Amministrazione comunale, nell’ambito della più vasta e internazionale Puliamo il Mondo, con l’ambizione di durare nel tempo cercando di coinvolgere singoli cittadini, associazioni, imprenditori, artigiani, commercianti del nostro Borgo per dimostrare che è possibile manifestare, anche con piccoli gesti, l’attaccamento e l’amore per il proprio paese. Ecco così spiegato anche il nome che è stato scelto: “Borgo nel Cuore”. Quest’anno gli obiettivi individuati sono stati cinque e precisamente: 1. il restauro delle spallette del ponte sull’Arbogna in via Vercelli Il capomastro Luciano Molon con l’aiuto di Santino, Angelo e Marilena ha realizzato parte del restauro dei due muri di mattoni a vista che reggono le grandi beole di granito. Il lavoro, non ultimato in giornata, lo sarà nel corso dell’anno o nella prossima edizione dell’iniziativa. 2. l’istallazione delle ringhiere sul ponte della Biraghetta di via 4 Novembre Sono state installate due ringhiere in ferro realizzate da Fabrizio “Bicio” Buratto recanti, al centro di ognuna, un motivo de “Il Borgo degli Aironi” nato dalla fantasia e dalla professionalità di Claudio Serra. Bicio, Mario e Bruno hanno provveduto all’installazione e, insieme agli altri componenti della squadra, Irene e Mirko, hanno anche eseguito la verniciatura. 3. lo sfalcio e la pulizia dai rifiuti della scarpata a destra del passaggio a livello lungo la provinciale per Cilavegna. Ale, Omar, Lorenzo e Giamba si sono occupati della rimozione dei rifiuti e dello sfalcio dei rovi e dell’erba; 4. la sistemazione dell’area incolta nei pressi del passaggio a livello per Tornaco Sono stati rimossi i rovi, numerosi ricacci di robinia ed è stata effettuata un’accurata pulizia dai rifiuti. Si sono occupati del lavoro Alberto, Luca, Teo e Lorenzo. Qui ha fatto la sua comparsa anche un riccio che, dopo un cordiale scambio di saluti coi presenti e qualche foto, è stato trasferito in un luogo più sicuro. 5. la sistemazione del casello di sollevamento del depuratore E’ stato avviato, in accordo con Acqua Novara VCO, l’intervento sui muri del casello di sollevamento del depuratore sulla “Strada Vecchia di Albonese”. In settimana sono state messe a dimora piantine di rampicanti che copriranno i graffiti e abbelliranno la struttura. Anche il sindaco Lovati ha voluto essere simbolicamente presente all’iniziativa. Burchvif ed il Comune di Borgolavezzaro ringraziano molto sentitamente tutti quelli che hanno contribuito alla buona riuscita dell’iniziativa (inutile dire che tutti hanno lavorato gratuitamente). Un particolare ringraziamento: 16 il Notiziario del Burchvif • • • • • • numero 26 - anno 2013 a Luciano Molon per i lavori di muratura al ponte dell’Arbogna ed i materiali forniti; a Fabrizio Buratto per i lavori sul ponte della Biraghetta; al Judo Borgolavezzaro nelle persone di Francesco, Giovanni e Roberto per la preparazione del pranzo. a Virginio Lovati per la pulizia con la fresa della scarpata di Via Cilavegna; ad Antonio Barison, assente per motivi di lavoro, per la parte organizzativa in rappresentanza del Comune. A Giuseppe che è stato il fotoreporter della giornata ed ha seguito le varie squadre in diversi momenti della mattinata. Ora il nostro Borgo e il mondo sono un po’ più puliti e un po’ più belli. Il prossimo appuntamento con “Borgo nel Cuore” è naturalmente fissato per il prossimo anno; ancora una volta avremo l’occasione di contribuire a rendere un pochino più bello il nostro paese. Ottobre 2013 1 2 3 4 5 6 7 8 9 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 31 La Fiera di Ottobre Anche quest’anno la Fiera di Ottobre, messa in calendario dal Comune di Borgo per sabato 26, se n’è andata e con essa si è chiuso idealmente l’anno sociale 2013. (anche se la chiusura formale è il 31 ottobre di ogni anno). Altrettanto idealmente si è aperto l’anno sociale 2014. Si dice che il buon giorno si vede dal mattino; se così fosse, il mattino di Burchvif è stato veramente promettente: in molti hanno frequentato il nostro stand, hanno chiesto informazioni, hanno acquistato le nostre pubblicazioni ed i nostri barlafüs, si sono interessati al “Borgo degli Aironi”; ci sono stati nuovi iscritti e oltre quaranta soci hanno rinnovato la loro adesione. Come ormai da anni lo stand si presentava fisicamente diviso tra i due lati di viale Curù: da un lato libri, magliette, nidi artificiali, mangiatoie per il birdgardening, un bel tabellone con una elaborazione grafica de “Il Borgo degli Aironi” realizzata da Alberto, la segreteria … e, dall’altro, la mostra micologica allestita con i funghi raccolti nelle nostre “Isole di Natura”. Quest’anno è stato presente a dar manforte nell’identificazione delle specie più ostiche anche il micologo della “Bresadola” di Vigevano, Franco Bianchi. Grazie Franco! Come sempre il merito dell’organizzazione e del reperimento dei funghi va al Giusèp al lignamé che, anche con l’aiuto di amici borghigiani competenti, ha proposto una quarantina di specie tra cui alcuni esemplari di particolare bellezza e significato (Polyporus giganteus, Lepiota procera, Boletus edulis, Amanita phalloides). In segreteria sono stati presenti i giovani povr-om che questa volta hanno lavorato di fino sostituendo agli attrezzi agricoli la penna e le pubbliche relazioni. Giudizio, quindi, assai positivo grazie a tutti quelli che si sono impegnati dal mattino presto fin verso le diciassette. La tecnica e la tenacia del formicone hanno vinto ancora. 17 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 mei un “andé” che cent “andumä” Burchvif dipende dalla generosità di coloro a cui sta a cuore la conservazione della natura, delle tradizioni, della storia del nostro paese e del nostro territorio. E’ solo con la partecipazione e l’aiuto di queste persone che l’ associazione può continuare a gestire al meglio quanto ha realizzato finora e può, non solo sognare nuovi e più importanti risultati, ma può cimentarsi per tradurli in realtà. Ci sono molti modi per aiutare Burchvif: • • • • • • iscriversi all’Associazione in qualità di soci; collaborare come volontari alle varie iniziative per i lavori di squadra o, da soli, per qualche ora alla domenica o nel tempo libero. partecipare alle attività di Burchvif visitando le Isole di Natura, cioè le oasi dell’associazione, prendendo parte alle manifestazioni organizzate nel corso dell’anno, acquistando le pubblicazioni e gli oggetti proposti in varie circostanze; destinare all’associazione il 5 per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche; donare piccole o grandi somme in denaro, beni immobili, terreni o altri beni monetizzabili da cui l’associazione può ricavare un sostegno economico; ricordare Burchvif nel proprio testamento disponendo un lascito. La liberazione del lodolaio Serse al Campo della Sciura 18 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 ….potete immaginare quale sia stata la sorpresa quando, verso la fine di giugno, un allocco si è fatto osservare più volte e fotografare affacciato all’apertura d’ingresso della cassetta nido… 19 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 IL CAMPO DEL MUNTON IMPORTANTE FINANZIAMENTO E INSTALLAZIONE DEL TABELLONE DIDASCALICO PER IL CAMPO DEL GELSO VECCHIO - AL MURON DAL NÈTU Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione della Comunità del Novarese Onlus, nella riunione del 22 novembre, ha ritenuto meritevole di finanziamento il progetto da noi presentato denominato "Il Campo del Gelso Vecchio". La delegazione di soci di Burchvif presente alla conferenza stampa di giovedì 6.12, presso la sala conferenze Faraggiana a Novara, ha avuto un sussulto di gioia quando il presidente della Fondazione della Comunità del Novarese, senatore Ezio Leonardi, ha annunciato l’importo del contributo riconosciuto a Burchvif: ben 18.000 euro, quasi l’intera cifra che avevamo richiesto. Con questo importo s’è potuto coprire circa il 40% del costo complessivo del progetto che si aggira intorno ai 47.000 euro. Il contributo è stato versato alla conclusione del progetto stesso e cioè alla fine di ottobre, dopo la rendicontazione puntuale dei costi. Abbiamo espresso il nostro grazie al presidente Leonardi ed all’intero Consiglio d’Amministrazione della Fondazione per la fiducia in Burchvif ed abbiamo assicurato che ce la metteremo tutta per dimostrare che è stata ben riposta. Il progetto ha potuto concludersi positivamente anche grazie alle anticipazioni di alcuni soci per un importo di oltre 14.000 euro; importo che, salvo specifica rinuncia, sarà rimborsato non appena vi sarà la disponibilità di cassa. L’elenco di questi soci è desumibile dalle registrazioni di bilancio. Con l’installazione del tabellone didascalico del 21 ottobre e la sottoscrizione del rogito di compravendita si può considerare chiuso il progetto. Il tabellone installato è in perfetto stile Burchvif; in legno con le scritte incise ed è opera del “Giusèp al lignamé” per il manufatto mentre le accurate incisioni sono di Gian Carlo Geddo. INSTALLAZIONE DI UN PICCOLO TABELLONE DIDASCALICO AL DOSSO DELLE VOLPI Il pomeriggio del 26 maggio è stato dedicato all’installazione di un piccolo tabellone didascalico nei pressi del laghetto che, per l’occasione, era fiorito di ninfee bianche. Il tabellone arreda e completa questo scorcio di oasi descrivendo gli anfibi, le libellule e le farfalle che qui è possibile incontrare. Si tratta di anfibi come il tritone crestato, la raganella, la rana dalmatina; di libellule del genere Orthetrum e Crocothemis e di farfalle come Lycaena dispar. Terminata l’installazione, i lavori sono proseguiti con lo sfalcio dell’erba intorno a giovani alberi ed arbusti, con la messa a dimora di Iris, Hibiscus, ecc… IRRIGAZIONE D’EMERGENZA Chiamata straordinaria per i povr-om del Burchvif quella della prima settimana di luglio. La prolungata siccità ha reso infatti necessario una irrigazione di emergenza per assistere le oltre 400 piantine messe a dimora in inverno. E’ stata falciata l’erba e ci si è dedicati, zappe alla mano, alla creazione e sistemazione dei “catini” intorno ad ogni pianta; nel fine settimana seguente, poi, abbiamo irrigato utilizzando una cisterna, gentilmente messa a disposizione dall’Azienda Agricola Traso. Complessivamente sono stati coinvolti una decina di volontari tra cui la new entry Cristiano proveniente da Tornaco. Finalmente terminati i lavori, intorno al mezzogiorno di domenica, nel momento del rientro a casa, il Ford 4600 ha deciso di spegnersi e di rimanere ostinatamente spento nonostante le insistenze per riavviarlo. L’inconveniente è stato superato nel pomeriggio per merito dei soci Fausto e Piero che grazie alle rispettive competenze sono riusciti a fargli cambiare idea. 20 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 IL CAMPO DELLA SCIURA INSTALLAZIONE DI UNA PIATTAFORMA PER CICOGNE E DI UN NIDO PER GHEPPI Verso la fine di gennaio il grosso palo di cemento alto 11 metri è stato dapprima smantellato da Cascina Caccesca e quindi trasportato, con l’intervento dei mezzi di Renzo e Sergio dell’Azienda Agricola Cremona, al Campo della Sciura; sulla sommità del palo abbiamo montato una piattaforma-nido per cicogne. Nella stessa giornata abbiamo fatto un primo tentativo di mettere il palo in posizione verticale ma il tentativo, nonostante l’impegno profuso, non è riuscito. Il secondo tentativo con un braccio meccanico più lungo è andato a buon fine mercoledì 6 febbraio dopo aver montato, ad un paio di metri dalla cima, anche un nido per gheppi, i piccoli rapaci nostrani che frequentano di tanto in tanto il Campo della Sciura. Questo secondo tentativo si è realizzato grazie alla disponibilità dell’Azienda Agricola Savoia di Albonese. Grazie a tutti quelli che si sono impegnati nell’impresa: Claudio Serra per la piattaforma in ferro e i rami di salice intrecciati a formare un abbozzo di nodo; i sigg. Cremona per l’aiuto loro e dei loro mezzi; il signor Vittorio Degrate di Cascina Caccesca; gli infaticabili povr-om. Non ci facciamo certo illusioni sull’occupazione dei due nidi; ciò non toglie che qualche possibilità esista (soprattutto per i gheppi). RANA DALMATINA: LA DEPOSIZIONE La deposizione è iniziata negli ultimi giorni di febbraio per concludersi nella seconda metà di marzo con la deposizione, nei due stagnetti appositamente realizzati, di diciassette ovature, un record fino ad ora mai raggiunto. LAGHETTO Sono stati eseguiti oltre ai lavori di manutenzione ordinaria come gli sfalci intorno alle piante più giovani, la rimozione dei ricacci di robinia e dei rovi, il diradamento di piante gracili e in sovrannumero anche lavori straordinari come la rimozione di salici bianchi e saliconi caduti nel laghetto insieme ad una notevole quantità di ramaglie che ostruivano il deflusso dell’acqua nel Cavo Plezza. Questa volta è stato necessario indossare anche gli stivaloni ed entrare in acqua ma, viste le temperature di agosto, lavorare nell’acqua fresca del fontanile non è stato poi così sgradevole. NUOVA NIDIFICAZIONE DELLO SPARVIERE Anche quest’anno la nidificazione di questo piccolo rapace specializzato a cacciare nel “chiuso” del bosco è andata a buon fine così come era successo lo scorso anno; i giovani involati sono stati tre; un altro indizio che misura la buona qualità naturalistica dell’area. VISITA CON NUOVE GUIDE NATURALISTICHE Tra i vari gruppi che hanno visitato il Campo della Sciura ci piace ricordare la nutrita comitiva di visitatori coordinati da Giuseppe Cremona della Pro Loco di Tornaco che è venuta in visita, domenica 16 giugno. La loro iniziativa il cui nome, Pedalarmangiando, aveva lo scopo di far scoprire il territorio e l’enogastronomia locali, ha fatto tappa in mattinata a questa nostra Isola di Natura. Qui Alberto Giè ha accolto la comitiva insieme a Matteo Marangon ed ha illustrato caratteristiche e peculiarità dell’area mentre Luca Barba ha realizzato il reportage fotografico. La soddisfazione dei partecipanti dopo oltre un’ora di visita all’oasi è stata la miglior gratificazione per i povr-om che hanno fatto da ciceroni e per tutti noi “malati di natura”. NUOVO INQUILINO Quando, ad inizio primavera, istallammo la grande cassetta nido per allocchi al Campo della Sciura, vi scrivemmo sul fronte, con l’autoironia che circola spesso tra i povr-om, uno scaramantico “Cà dal sciuitòn” (Casa dell’allocco.) 21 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Certo speravamo nell’occupazione del nido artificiale visto che gli allocchi sono presenti in questa area naturalistica ma la cosa era tutt’altro che garantita. Potete immaginare quale sia stata la sorpresa quando, verso la fine di giugno, un allocco si è fatto osservare più volte e fotografare affacciato all’apertura d’ingresso della cassetta nido. RAMARRI Verso la fine di aprile abbiamo contato almeno cinque ramarri (due coppie di adulti e un giovane dell’anno) in uno spazio abbastanza ridotto nei pressi di una radura. Grande soddisfazione tra i volontari per l’osservazione non frequente di questi sauri molto belli e questo risultato del nostro lavoro di conservazione. Sapevamo (sappiamo) che i ramarri prediligono terreni leggeri, coperti da arbusti, rovi e ramaglie, interrotti da piccole radure, molto soleggiati…come alcune aree che abbiamo ricostituito alla Sciura. Dopo anni di perseveranza anche questo bel risultato è arrivato. PIANTE ACQUATICHE PER LA FONTANA PAVESI Qualche ora della mattina del 17 agosto è stata dedicata alla messa a dimora di piante acquatiche alla Fontana Pavesi. Nel lavoro di conservazione della biodiversità non poteva mancare il nostro impegno per riportare, nelle acque ferme e stagnanti di cui può disporre Burchvif, piante autoctone ormai scomparse o rare. Dopo il successo al laghetto del Campo del Munton (e il fallimento alla Ghina) abbiamo ripetuto il tentativo trapiantando alla “Pavesi” cespi di Ninfea bianca (Nynphaea alba), Castagna d’acqua (Trapa natans), e Limnantemo (Nymphoides peltata). Sapevamo che era una prova, un tentativo che avrebbe potuto riuscire o fallire a causa di variabili e non facili da valutare. Dopo qualche giorno, infatti, non v’era più traccia delle piante: pensiamo che le tenere foglie e i fiori siano state assai gradite a qualche nutria residente o alle gallinelle d’acqua o ai germani reali. Fatto sta che di tutte le piante messe a dimora ben presto non è rimasta traccia. IL CAMPO DELLA GHINA Nei mesi di aprile e maggio sono stati riverniciati con impregnante i cinque ponticelli di legno e le due panchine. Artefici del restauro sono stati Alberto, Luca e Loris che, per altro, erano già in possesso del necessario requisito di “mastro di pennello”. L’UNIONE ITALIANA CIECHI IN VISITA ALLA GHINA Una delegazione dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti - Sez. di Novara è stata in visita il 4 luglio al Campo della Ghina; c’erano il presidente, il segretario, la responsabile de “Il libro parlato” e tre volontari lettori. Al termine della visita dello specifico percorso naturalistico (realizzato nel 2008 grazie alla collaborazione con l’Agenzia Turistica Locale della provincia di Novara) il gruppo ha apprezzato peculiarità e caratteristiche della passeggiata fornendo anche qualche suggerimento per una miglior fruizione; suggerimento di cui abbiamo preso buona nota. L’AGOGNA MORTA EFFETTI DEL NUBIFRAGIO Gli effetti del nubifragio di fine agosto si sono fatti sentire (e vedere) anche all’oasi dell’Agogna Morta. Tra gli alberi abbattuti vi è stato un gigantesco pioppo euroamericano alto almeno una ventina di metri e formato da quattro grosse branche. Cadendo rovinosamente, pur rimanendo ancora ben ancorato al terreno, ha coinvolto un paio di querce e un acero ed ha interrotto la stradina di servizio perimetrale alla lanca. Abbiamo deciso di lasciare il vecchio patriarca al suo posto e di deviare la stradina in modo da superarlo. I lavori sono iniziati con la rimozione di tutte le ramaglie cadute ed il taglio o il 22 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 raccorciamento di alcune branche per alleggerire l’imponente chioma e favorirne così la sopravvivenza. Naturalmente sono state necessarie altre uscite per vedere il lavoro finito ma crediamo che questo spazio acquisterà nel tempo particolare fascino e con il lento degrado della massa legnosa costituirà una preziosa risorsa per una gran quantità di organismi del bosco (funghi, insetti e loro larve, uccelli insettivori, mammiferi….). Ad una di queste sessioni di lavoro ha partecipato, proveniente da Tornaco, anche Omar, ad una delle sue prime uscite quale aspirante povr-om. Benvenuto Omar! In quàtär a tiré al rassiòn e in dü a mangé al pulon In quattro a tirare il segone ed in due a mangiare il tacchino Hanno lavorato nelle Isole di Natura in qualità di raccoglitore di ramaglie e di rifiuti, mastro piantumatore, irrigatore, concimatore e sfalciatore, mastro di scala, di corda, di sega e di mucchio, di tizzone, dirigitore di caduta, censitore di nidi artificiali, spargitore di ghiaione e di letame…: Pier Mario Aniasi Samuele Aniasi Luca Barba Ivan Belli Lorenzo Buratto Marilena Calciati Gian Carlo Corbetta Giuseppe Debarberis Rita De Marchi Giampiero Fanello Gianni Galliano Fulvio Gennaro Omar Giannino Lorenzo Giè Alberto Giè Zeno Geddo Gian Carlo Geddo Arabella Lazzarin Carlo Lazzarin Alessandro Lazzarini Matteo Marangon Rita Mazzoli Giovanni Micali Pier Mario Moro Giamba Mortarino Santino Sempio Elisabetta Silvestri Riccardo Tolotti Angelo Zampa Federico Zugni Riccardo Zugni Superficie dei terreni gestiti da Burchvif al 31 Ottobre 2013 Il Laboratorio di Ecologia all’aperto Agogna Morta Il Campo della Signora Il Campo della Ghina Il Campo del Munton-Dosso delle Volpi Il Campo del Munton-Al muron dal Netu Il Punt alt La Carbonina Il Cravin-Erbatici Sentiero dei Biancospini TOTALE ha ha ha ha ha ha ha ha ha 5.64.58 pari a pertiche milanesi 86.32 7.23.98 pari a pertiche milanesi 110.70 2.00.30 pari a pertiche milanesi 30.63 2.82.09 pari a pertiche milanesi 43.13 1.17.40 pari a pertiche milanesi 17.95 0.32.90 pari a pertiche milanesi 5.03 0.06.60 pari a pertiche milanesi 1.02 0.03.30 pari a pertiche milanesi 0.50 0.36.72 pari a pertiche milanesi 5.61 ha 19.67.87 pari a pertiche milanesi 300.89 La superficie di 300.89 pertiche milanesi è pari ad una percentuale dello 0,91% di tutto il territorio comunale che è di 33.000 pertiche. Il nostro obiettivo è di raggiungere il 10% di territorio protetto, pari alla media nazionale. A questa velocità ci vorranno ancora circa 300 anni; un tempo ragionevole per … una farnia e per chi, come Burchvif, lavora ed investe nel millennio. 23 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 La notizia comparsa sulla stampa locale nello scorso mese di gennaio circa l’intervento dei Vigili del Fuoco per verificare la stabilità e le infiltrazioni di acqua piovana dal tetto della chiesa parrocchiale, a causa dell’accumulo di deiezioni nei canali di scolo, ha riportato d’attualità la mai risolta questione dei piccioni in paese. Burchvif e i piccioni … una precisazione GB. Mortarino Fino ad ora è stato adottato, come soluzione per contenerne l’eccessivo numero, l’abbattimento con l’uso del fucile. Squadre di cacciatori con specifica autorizzazione provinciale ed in seguito a richiesta comunale hanno effettuato alcune battute. In seguito alla sopra citata notizia relativa al tetto della nostra chiesa alcuni soci hanno chiesto quale sia la posizione di Burchvif circa l’abbattimento dei piccioni con l’uso del fucile perché circolano voci secondo cui la nostra associazione sarebbe contraria all’abbattimento. Ecco quindi la necessità di un chiarimento. Premesso che i piccioni, quando sono così numerosi come a Borgo, sono una vera calamità per i beni architettonici, sono un pericolo per la salute e un grave danno per il decoro urbano, la precisazione è la seguente: Burchvif non è contrario (non lo è mai stato) al contenimento dei piccioni con i mezzi consentiti dalla legge, compreso l’uso del fucile. Burchvif è contrario al munizionamento dei fucili con i pallini di piombo. La ragione è molto semplice: il piombo è un metallo pesante, è molto velenoso e persistente e quando viene disperso nell’ambiente e nei campi coltivati, entra nella catena alimentare, contaminandola. Catena alimentare che ha all’apice uomo e animali predatori: rapaci come falchi e gufi, poiane e civette, mammiferi come la puzzola, la donnola o la volpe… che cibandosi di animali feriti e contaminati da piombo possono a loro volta subire danni alla salute o morire di avvelenamento. Ricordo che nel 2011 per abbattere i piccioni a fucilate furono esplosi circa mille colpi in un’area della superficie di pochi ettari che era stata coltivata a grano disperdendo su tale superficie circa 30/ 35 Kg di piombo (ogni cartuccia contiene circa 30/35 g. di piombo). E’ fin troppo evidente che chi si è nutrito o si nutrirà dei cereali coltivati in quel campo (sottoforma di pasta o pane o dolci o polenta…) assumerà anche una certa quantità di piombo o dei suoi ossidi o derivati. L’alternativa all’uso del piombo esiste, è già d’obbligo da qualche anno nelle zone speciali di conservazione (ZSC) e nelle zone di protezione speciale (ZPS) ed è molto semplice: si tratta di usare i pallini di acciaio che, come è noto, hanno un impatto sull’ambiente pressoché nullo. Ci sembra che questa sia una aspirazione ragionevole e che sia una strada percorribile, una soluzione che volendo potrebbe essere adottata e non solo per il contenimento dei piccioni ma anche per l’attività venatoria in generale. Il perché non si faccia rimane un mistero visto che in ballo vi è la salute pubblica ed i costi per l’uso dei pallini d’acciaio sono del tutto sopportabili. Fino ad ora il problema dei piccioni a Borgolavezzaro è rimasto irrisolto ed i danni provocati sono un’evidenza quotidiana; sarà forse per questo che si ha come l’impressione che si voglia vedere in Burchvif il capro espiatorio. Speriamo che sia solo un’impressione. Chi volesse approfondire l’argomento può consultare il recente studio dell’I.S.P.R.A. dal titolo “IL PIOMBO NELLE MUNIZIONI DA CACCIA: PROBLEMATICHE E POSSIBILI SOLUZIONI”- Rapporto realizzato su incarico del Ministero dell’Ambiente. E’ necessario precisare anche che il solo uso del fucile, con o senza piombo, non è metodo risolutivo e che qualche risultato si può ottenere solo associando diverse tipologie d’intervento: dal divieto di ogni tipo di alimentazione (ordinanza del sindaco), all’installazione di dissuasori meccanici, ai sistemi antintrusione, alle linee debolmente elettrificate oltre alla cattura con trappole e reti. 24 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Il rapporto ISPRA pubblicato nell’ottobre 2012. Su incarico del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ISPRA ha realizzato e pubblicato il rapporto Il piombo nelle munizioni da caccia: problematiche e possibili soluzioni. Le problematiche derivanti dall’impiego del piombo nelle munizioni da caccia sono emerse nell’ambito di una serie di iniziative condotte da ISPRA a seguito dell’adesione a un accordo internazionale per la conservazione degli uccelli acquatici (AEWA). Le ricerche svolte hanno dato modo di appurare che l’uso del piombo nelle cartucce determina effetti negativi anche su numerosi uccelli rapaci: ciò ha portato un ampliamento del campo di indagine anche agli ecosistemi terrestri. E’ così emerso che molte specie di volatili sono esposte al rischio di avvelenamento da piombo. A ciò si aggiungono problematiche legate all’inquinamento dei suoli e alla salute di chi consuma carne di selvaggina. Per la redazione del rapporto si è dunque scelto di seguire un approccio interdisciplinare e di trattare anche aspetti non strettamente legati alla conservazione della fauna selvatica. Vengono così fornite indicazioni generali sul piombo e sui suoi effetti sull’ambiente, descritte le caratteristiche delle armi e munizioni da caccia più diffuse, presentate stime della quantità del piombo sparato annualmente, descritte le modalità di assunzione dei pallini e dei proiettili da parte delle diverse specie di uccelli e gli effetti provocati, riportate informazioni sugli effetti sulla salute umana dovuti al consumo di selvaggina abbattuta con munizioni di piombo, discusse le possibili soluzioni al problema. Questo studio risulta utile a fini comparativi per poter monitorare nel lungo periodo l’evolversi del fenomeno di contaminazione e l’efficacia di provvedimenti quali l’emanazione di nuove norme che di fatto vietano l’utilizzo di munizionamento a pallini di piombo all’interno nelle ZPS (Decreto n. 184/07 del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare). Per scaricare la pubblicazione: http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/il-piombo-nelle-munizioni-da-caccia-problematiche-e-possibili-soluzioni Cenno sulla tossicità e altri effetti sull’uomo (Arpa Emilia Romagna- Centro Tematico Regionale Ambiente e Salute) Benché siano trascorsi diversi anni da quando l'OMS descrisse l'avvelenamento da piombo come "uno dei peggiori problemi ambientali del mondo", la valutazione e lo studio degli effetti sono ancora di grande consistenza e importanza. Infatti, visti i suoi vari utilizzi, l'esposizione al piombo può avvenire attraverso molteplici vie: acqua potabile, cibo, aria, terreno e polvere. Nella popolazione generale adulta la via principale di esposizione proviene da cibo (65%) e acqua. Cibo, aria, acqua, terreno e polvere sono le potenziali principali vie di esposizione per i neonati ed i bambini. Per i neonati fino a 4 o 5 mesi di età, aria, latte, acqua, polvere e terreno sono le principali sorgenti. Negli esseri umani l'esposizione al piombo può provocare una vasta gamma di effetti biologici a seconda del livello e della durata di esposizione; inoltre i feti in sviluppo, i neonati e i bambini sono ovviamente più sensibili degli adulti. E’ stato rilevato che questo elemento si dimostra capace di attraversare la barriera placentare, raggiungendo, nel feto, concentrazioni ematiche e tissutali uguali a quelle della madre (Horiuchi et al. 1959; Barltrop 1969). o Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale 25 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 5 per 1000 La nostra terra è il riflesso del nostro modo di vivere proteggiamola insieme La terra su cui sorge il nostro paese e che ci circonda è il riflesso della nostra vita, delle nostre azioni quotidiane. Curiamola insieme, proteggiamola, rendiamola più bella perché possano gioirne anche le generazioni future. Sostieni l’attività di difesa del nostro territorio scegliendo di destinare il 5 per mille a Burchvif Per scegliere Burchvif Sul modulo della dichiarazione dei redditi, nello spazio dedicato al 5 per mille, è necessario: - mettere la propria firma nel primo riquadro (sostegno al volontariato ed alle onlus); inserire il Codice Fiscale di Burchvif 01330150036 nell’apposito spazio sottostante. L’Agenzia delle Entrate ha liquidato nel mese di dicembre 2012, con un bonifico sul c/c bancario di Burchvif, l’importo relativo alla quota del 5 x 1000 per l’anno 2011 (den. dei redditi 2010). La somma accreditata è stata di €. 2.997,43. Nel mese di agosto 2013 vi è stato poi un ulteriore versamento di €. 3.184,03 per l’anno 2012 (den. dei redditi 2011). Inutile dire che Burchvif ringrazia tutti coloro che hanno scelto la nostra associazione tra le tante associazioni di volontariato meritevoli. Preferendo Burchvif si è scelto di utilizzare la propria quota per il nostro borgo, il suo ambiente e la sua cultura. per informazioni e per chiarire eventuali dubbi ci si può rivolgere a Giamba telefonando allo 0321885684. 26 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 11° Concorso Nazionale di poesia e narrativa in lingua italiana e in lingua piemontese“Vittorio Alfieri”-Asti Academia dal Rison Uficina di parladi dal Nuares 349 132 83 85 [email protected] www.academiadalrison.altervista.org 27 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Giügumä in dialöt? Gianfranco Pavesi In premi, incà st’ann, un bèl salam crü da mès chilu! I règul di giögh i hin precis cumè in italiön. Guardumä inveci na quai règulä ad grafìä. Tücc i «e» cum sü miä ad acent is lésgiän sarà (é): temp, ses; «sg» cum dopu «e» o «i» as lesgiä cumè la «j» dal frances (rusgiä, roggia); la «z» as lesgiä cumè la «s» dulsä: zöcä (colpo inferto), ma: söcä (secca); burzön (borghigiano), ma: bursin (borsellino); la «ss» as lesgiä cumè na «s» durä (jünä sulä!): cüssin (cuscino), ma: cüsin (cugino); i nòstär “dialöt” igh hön no i dü són ad la «z» cumè ’l tagliön («zigano» e «zero», par inténdäss); cüj poch ch’i sàftän förä i ja scrivumä «ts» la «z» dürä (tsadèss) e «ds» culä dulsä (dudz’e mèsä); Par d’àtär: pènsciä (pancia), ghèmbär (gambero): i scrivumä «ä» culä «a» particularä che nüm i gh’umä la tendensa da prununcelä pressapoch cumè na «è» (vèrtä); in cèrti giögh però, par cumudità, i fumä che scriv-lä «a»; sciüch (zucche), sücc (asciutto), vencc (vincere), mas-cc (maschio), s-ciapé (rompere); gnürènt (ignorante), parchè al feminil l’è “gnürèntä”, ma: grènd, cum la -d- a la fin, (alto), parchè al feminil l’è “grèndä”; sop (zoppo, fem. sopä), ma: göb (gobbo), cum la -b- a la fin (fem. göbä); caraf (caraffa, sing. carafä), ma: crav (capre), cum la -v- a la fin (sing. cravä); dricc (dritto, fem. driciä), ma svigg (sveglio), cum -gg- a la fin (fem, svigiä); gris (grigio), cum na -s- sulä a la fin (fem. grisä), ma gross, cum do -s- a la fin (fem. grossä). Sciaradä In enigmistica, la sciarada è uno schema che consiste nell'unire due o più parole per formarne un'altra. È dunque sintetizzabile nella formula X + Y = XY (es.: tram + busto = trambusto). Rumanzinä par un tiratardi «Gnì cà da si xx-chì? Mi i disä ca t’è yyyy!» «Ma i sevä no ’mmà mi…!» «Ah, si? I sì tücc xxyyyy!» Tra tutti coloro che risponderanno in modo corretto alla sciarada entro il 30 giugno 2014 (inviare le risposte a Burchvif – via Molino Nuovo, 10 - Borgolavezzaro o all’indirizzo di posta elettronica [email protected] indicando, oltre alla risposta, cognome, nome ed indirizzo) sarà sorteggiato il vincitore cui spetterà un salame crudo da mezzo chilo (...circa). Chèmbi d’inissial (ènsi, quasi gnèncä…) Culp La botä agh l’ha dài xxxx: gh’ha dài propi na yxxx! 28 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Parol incrusià N.B. Tignì present che chinsichì, cumè ch’as mötä no i acent süj vucal e a sa scrivä no i liniöt (pr’esempi “s-cincà” a sa scrivarà SCINCA e duncä al tegnarà 6 casèl), insì i mütumä no gnèncä i dü puntin sü la «ä» e i fumä che scriv-lä «a» (p.es. «mamä» = MAMA). Cüj sü la “ö” e sü” la “ü” inveci si. I parol da scriv int i casèl gris i hin tücc da tegn d’in cünt 1 2 3 4 5 6 7 9 8 10 11 12 13 16 20 14 15 17 18 19 21 22 Definissión Par la lungä: 1. Ch’al fà ’ndé dal corp – 9. Còmüdä e quasi un pò larghinä – 11. Maciam da tré viä – 12. Cul grech l’è ’n nǜmär – 13. L’“auto focus” di màchinn futugràfich – 14. La galinä… püssè rabientä – 15. Cramunä süj aftumòbil – 16. La manerä da “stegh” ch’la vö dì cüré o téndagh a ’n quaicos – 18. I ja vòltän cüj ch’i hin no ricunuscent – 20. Dé na mön – 21. Lavré cum al suprèss – 22. Agh è culä di trenu e culä di curier. In pé: 1. La sarìä tropä còmudä andegh in carossä – 2. Al dirit ch’al parmötä da sté dentä int una cà finä ch’a sa schèmpä sensä paghé ’l ficc – 3. I la fön i barzilöt cüntà ben – 4. La Gasötä Üficial int i citassión – 5. Matassä – 6. Tàrantu süj màchinn – 7. Cum dentä gnentä – 8. I vön sgiò int i calsöt di donn – 12. Un frambajin int i öcc – 14. As và… indrumantèndäss – 15. Custus… ’mè ’l fögh – 17. I la scùndän i donn – 19. Ch’a ga stà dentä pü gnentä – 21. Is la dìsän i spus. Diminütiv fals (al giögh dal premi dl’ann passà) Bèlä la mamä, bunä la fiolä La fiolä da fé ’ndé arost o cum al pin, la mamä sti ann indré ad modä… süj sciüchin! Hanno risposto correttamente al gioco dell’anno scorso i soci Gianni Galliano e Santino Sempio. In ossequio ad antica consuetudine, si è provveduto al sorteggio tirèndä i büscöt: è così risultato vincitore Gianni Galliano. Il triste destino dal salam crü da mès chilu è stato, come sempre e grazie alla generosità del vincitore, quello di finire mangiato senza troppi preamboli dal gruppo di lavoro del vocabolario, unanime nel sostenere che anche chi lavora “di testa” brucia molte energie e deve quindi rifocillarsi! La muntagnä ch’a sa spegiä D’una parolä as passä int l’aträ giuntèndägh tacà na löträ o tirèndagän viä jünä sicund cunfurmä dal nǜmär di casèl e pö fèndä l’anagramä. As devä druvé tücc i lötär int al riquàdär e vansen miä. I règul par a-scriv i parol i hin cumè cüj di Parol incrusià e incà chì i parol int i casèl gris i hin cüj püssè da tegn d’in cünt. 29 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 a a a a a a a a a a a a a a a a a a c c c c c c c c e e e e e e e e e e e e g g g g g h n n n n n n n n r r r r r r r r r r r r Definissión: 1. Int al màr e ’nt al lagh – 2. Al post induä ch’a sa stà – 3. Agh è no da mötäl dannön di bö – 4. As musträ tratèndä ben la gent – 5. A sa stopä int al mür – 6. Sagumà par tajé püssè ben l’ariä – 7. Piènsg – 8. Ced int una discüssión (*) – 9. A sa spendä par i rob püssè bumpat – 10. L’è stai Pressident ad la Méricä (USA) – 11. Al culur püssè scür da tücc – 12. La duvarìä safté par Sènt’Üliènä – 13. Un toch ad curtä – 14. La notä… cum la curunä – 15. Agh l’è siä int al mangé che ’nt al bev. (*) Cüsti-chì i hin tücc parol che int al “dialöt” dal Burgh is pödän dì in divèrsi maner (’mè “tusgdü” e “tüs-dü” [tutti e due, entrambi], par fé n’esempi). As capissä che int al giögh a na và ben jünä sulä… Cumunque int la sulüssión i tirumä mön incà l’alträ (o i àtär…). 30 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Lingua o dialetto? La prima volta che sentii parlare della necessità di definire “lingue” le nostre parlate locali pensai, lo confesso, che fosse un “fastidi grass”: una preoccupazione da lasciare a chi non avesse nulla di meglio da fare. Poi cominciai ad approfondire l’argomento ma anche così inizialmente mi parve che quella della “dignità di lingua” fosse una rivendicazione importante solo per le varianti linguistiche che hanno dalla loro una storia letteraria tanto importante quanto ignorata dalle scuole (quanti sanno, ad esempio, che Piemontese e Milanese hanno secoli di letteratura con autori tradotti – e studiati – in varie lingue europee?). Almeno dalle nostre parti si fa una gran fatica a cogliere l’importanza, in realtà fondamentale, della distinzione tra “lingua” e “dialetto”: chi ama la sua parlata locale e la chiama “dialetto”, da noi, non coglie la minima sfumatura negativa o riduttiva nell’uso di questo termine. A tutta prima pare anzi che sia la classificazione più ovvia e naturale: la percezione è che si sia sempre fatto così, e comunque “così fan tutti”… Persino loro, i nostri “dialetti”, quando si autodefiniscono: “dialöt”, “dialët”, “dialèt”, “dialæt” o “dialåt” che siano, magari con l’aggiunta (in realtà: la conservazione) di una ‘u’ finale, sempre “dialetto” è. Credo che un tempo non si dicesse così, ma certo oggi chiamarli “lingua” ci sembra pomposo e sproporzionato. E poi, non lo chiamavano così anche a scuola, il “dialetto”? Ah, già, la Scuola… La Scuola (la Scuola, non il singolo insegnante!) che ti diceva “Se impari il dialetto, non imparerai mai bene l’Italiano”, spacciando per scientifica un’affermazione che di scientifico non ha proprio nulla e che invece gronda ideologia: com’è possibile sostenere contemporaneamente che se i genitori parlano “dialetto” il bambino è sfortunato perché non imparerà mai bene l’Italiano, mentre se parlano, che so, Inglese, il bambino ha una gran fortuna perché imparerà sia l’Italiano che l’Inglese?! Ancora oggi l’esempio del Canton Ticino (dove “dialetti” non lontani dai nostri sono assai più rispettati e parlati e non sono di alcun ostacolo ad un multilinguismo tutto da raggiungere in Italia) è lì a mostrarci quanto infondata e tendenziosa sia questa tesi. Eppure in nome di questa affermazione culturalmente criminosa (perché uccidere una lingua è un crimine culturale) più d’una generazione di genitori dialettofoni è stata indotta a vergognarsi della parlata propria e dei propri padri e a parlare in “italiacano” ai figli, il che per di più ha arrecato solo danni a quei “poveri” (a quel punto sì) bambini, indotti a mischiare il (si spera) buon Italiano appreso a scuola con quello “in più meglio” somministrato loro fra le mura domestiche. Un disegno politico Come mai un simile accanimento nel definire le parlate locali come “dialetti”, intesi come “parlate di serie B”? Dobbiamo risalire all’Unità d’Italia, quando il nostro Paese dovette darsi una lingua nazionale che assolutamente non aveva. L’Italiano (a scanso di equivoci: lingua nobilissima, di cui dovremmo andare fieri e che dovremmo difendere dall’imbarbarimento odierno) era infatti usato, in quel momento, solo dal 2% della popolazione: e considerato che in Toscana era parlato come variante municipale, fate un po’ voi i conti di quanti lo usavano al di fuori dei confini del Granducato… Se a ciò aggiungiamo, con Choran, che «Non si abita un Paese, si abita una Lingua», cioè che la parlata locale fa sempre identità (basti pensare alle sistematiche rivendicazioni linguistiche dei movimenti autonomisti), diventa non solo comprensibile, ma direi ovvio che le parlate locali facessero paura al momento dell’Unità d’Italia, raggiunta in pochissimo tempo dopo un millennio e mezzo di frantumazione, ed in una situazione in cui erano parlate da tutti. Ma dopo? Ma oggi? Il problema è che questa logica non è mai stata abbandonata. Il processo – ripeto: necessario – di diffusione dell’Italiano è stato condotto tutto all’insegna dell’horror dialecti: anziché affiancare l’Italiano alle parlate locali, si è puntato ad eliminarle criminalizzandole con l’inverosimile accusa di ostacolare l’apprendimento dell’Italiano, vietandole per legge (fino a tutti gli anni ’60 era proibito parlate “dialetto” a scuola: lo sapevate? “Sapevatelo…!”) e denigrandole insegnando e diffondendo un concetto di “dialetto” del tutto estraneo alla linguistica. 31 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Chiediamolo al linguista Eh, già, perché per un linguista il “dialetto” l’è tüt un’aträ robä! La scuola ci ha insegnato che le “lingue” sono importanti, belle, nobili, moderne, “da studiare”, i dialetti invece ignoranti, volgarotti, brutti, antiquati, “da evitare”… ma provate a chiedere ad un linguista! Vi dirà che “dialetto è la variante (locale) di una lingua”: per fissare le idee, se il Piemontese è una Lingua, allora p.es. il Vercellese può esserne un “dialetto”, ma solo nel senso di una variante locale, vale a dire di una parlata che condivide con la versione “centrale” gran parte delle proprie caratteristiche, discostandosene nel contempo per alcuni o vari aspetti collaterali. Altro che “lingue” in “serie A” e “dialetti” in “serie B”! Applicata alle nostre parlate locali, questa definizione ci mette subito in difficoltà: «Il tuo è un “dialetto”? Va bene, ma di quale “lingua”?», ci chiede il linguista. Cioè: d’accordo, quella che tu parli è una variante… ma di cosa?! La domanda ci pone due problemi in una sola volta. Il primo è che definire quale sia la “lingua” cui è riconducibile il “dialetto” di un singolo paese è scelta che ci coglie poco preparati e può metterci in imbarazzo: quella dal Burgh, ad esempio, è una variante del Novarese o del Lomellino? Ma, prima ancora, il vero problema è che la possibilità di riconoscere quali “lingue” il Novarese o il Lomellino non ce la siamo mai sognata: anche quelli per noi sono “dialetti” (ma vardä…!) e anzi “campanilisticamente” forse ci disturba anche un po’ l’idea di metterli al di sopra della nostra variante municipale… “lingua” quello e “dialetto” il mio?! «Nomina sunt consequentia rerum» Eh, sì, perché hai un bel dire che «Non importa come la chiamo, la mia parlata locale: importa che idea ne ho, come la tratto, cosa faccio con e per essa». Come scrive Marco Tamburelli1 in un recente articolo, se la pensate così «allora chiedetevi perché non troviamo tra i prodotti della Knorr una zuppa con il nome di “Brodaglia”, o perché negli alberghi non trovate la targhetta “cesso” sulla porta dei bagni. Basta che siano puliti e funzionali, cosa importa come li chiamiamo? Importa. Importa eccome. La ricerca psicolinguistica moderna dimostra che l’idea che ci facciamo di un oggetto dipende in parte dal nome che gli viene dato, è quello che noi linguisti chiamiamo “l’effetto connotativo” della parola. I nomi evocano pregiudizi e atteggiamenti importanti che influenzano la nostra percezione di una cosa o di un concetto. Anche se tale cosa si rivela poi positiva (per esempio, se i “cessi” sono moderni e pulitissimi o la “Brodaglia” è gustosa), la scelta del nome può influire fortemente su come la percepiamo, tanto da farci credere che Brodaglia non sia tanto buona quanto quell’altro prodotto, gastronomicamente identico, ma dal nome più positivo. Se non fosse così, le aziende di marketing non spenderebbero milioni di euro in ricerche prima di scegliere il nome dei loro prodotti.»2 Del resto, non è certo una novità: “I nomi sono una conseguenza delle cose”, dicevano i nostri padri latini, e il problema del “vero” nome delle cose c’è già nelle Sacre Scritture… Dall’Italia al mondo Per capire l’importanza e la portata del problema può essere utile sapere che l’uso discriminatorio del termine “dialetto” non è affatto una storia solo italiana. Ancora Tamburelli ha recentemente segnalato un’importante iniziativa che aiuta a rendersi conto della diffusione del problema: «Il centro studi per la diversità culturale del Messico (noto come Biblioteca de Investigación Juan de Córdova) ha dato il via alla campagna “Todas se llaman lenguas” (si chiamano tutte lingue, consultabile da questo sito: http://www.todas-lenguas.mx/ ), una campagna contro l’uso denigratorio della parola ‘dialetto’, e per la “sensibilizzazione alla diversità linguistica del paese”. Un richiamo ad usare la parola ‘lingua’ e ad abbandonare contemporaneamente il termine ‘dialetto’, termine che nelle Americhe come in Europa è stato integrato nel sistema sociale e scolastico con la precisa intenzione di eliminare l’uso delle lingue ancestrali (nel caso americano) e di quelle locali/regionali (nel caso europeo). Quella messicana è quindi una campagna di riappropriazione delle lingue storiche, campagna di cui hanno bisogno anche molte lingue regionali d’Europa, e 1 Marco Tamburelli è docente di bilinguismo al Dipartimento di Linguistica dell'Università di Bangor, in Galles. Da: “Si chiamano tutte lingue. Anche la nostra”, http://www.labissa.com/think-tank/2886-si-chiamano-tutte-lingueanche-la-nostra.html , creato il 13.12.13, h. 19.57. 2 32 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 specialmente quelle storicamente radicate sul territorio italiano.»3 Quel “dialetto” nella testa La controprova di quanto sia di per sé discriminante il solo e semplice uso del termine “dialetto” (al posto di “lingua”), ovvero di come quel sostantivo basti da solo a indirizzare i nostri pensieri e le nostre azioni, si ha nel circolo vizioso instauratosi e, purtroppo, consolidatosi rispetto alle iniziative concretamente messe in atto “in dialetto”. Chi scrive in versi (perché solo in versi e non in prosa? Oh bèlä, ma perché “è dialetto”…) parla di solito di un passato visto con occhi nostalgici e proposto come del tutto slegato dal (anzi, opposto al) presente (che invece è quel che interesserebbe i giovani!); chi fa teatro mira solo a far ridere. E il pubblico che va a sentirli – ecco il circolo vizioso – si aspetta esattamente quello: nostalgia e risate di grana grossa. Perchè “è dialetto”. Col che, quelle che dovrebbero essere se mai “marce in più” della parlata locale diventano ghetti entro cui i residui operatori culturali che la utilizzano si autoconfinano. Eppure anche questa situazione ha radici storiche precise, come sottolinea ancora Marco Tamburelli: «Qualunque linguista degno di tale qualifica sa benissimo che qualsiasi lingua ha il potenziale di essere “seria”, e che nessuna lingua nasce “ridicola”. Anzi, per creare la percezione che alcune lingue “fanno ridere” bisogna investire tempo e risorse in un’ingegneria linguistica atta ad escluderle da particolari strati sociali (tipicamente la scuola, l’amministrazione, i media), insistendo con il chiamarle ‘dialetti’, ‘patois’ e quant’altro di denigratorio ed opposto a ‘lingua’. Le lingue regionali d’Italia iniziarono ad esser viste come inadatte all’uso ‘serio’ (o meglio ‘colto’) solo dopo sistematiche campagne denigratorie con la precisa intenzione di estirpare quella che un miopissimo Manzoni, ahi noi, chiamava “la malerba dialettale”. Campagne che avevano alla base la parola ‘dialetto’ in chiara opposizione a quella di ‘lingua’.»4. I turnumä sémpär lì… Volete provare? A quanti non fossero ancora convinti di quanto sia importante parlare di “lingue” anziché di “dialetti” propongo un gioco. Scrivete una lista delle iniziative svolte dalle vostre parti a favore dei “dialetti”. O, se siete tra coloro che “amano il (loro?) dialetto”, stilatela voi una simile lista elencando quel che avete fatto o quel che vi piacerebbe si facesse. In particolare, indicate le iniziative atte a tener vivo il “dialetto”, perché – almeno per chi lo ama – il problema dei problemi è sempre quello: come tenerlo vivo?, come dargli un futuro? Poi, una volta apposto il punto fermo finale, tornate indietro, sostituite “dialetto” con “Inglese” e rileggete tutto. Scommettiamo che improvvisamente quella lista vi apparirà inadeguata e qua e là forse anche un tantino ridicola? Scommettiamo che improvvisamente vi balzeranno agli occhi storture e veri e propri preconcetti e pregiudizi di cui non vi eravate mai accorti? Provare per credere… Sulüssión di giögh Chèmbi d’inissial (ènsi, quasi gnèncä…): söcä / zöcä Parol incrusià Par la lungä: 1. Pürgativ – 9. Asiusä – 11. Rüd – 12. Pi – 13. AF – 14. Pitä – 15. CR – 16. Drerä – 18. Spal – 20. iüté (ch’a sarìä quasi püssè mej a-scrìväl “jüté”) – 21. Stiré – 22. Stassión. In pé: 1. Paradis – 2. Üsüfrüt – 3. Rid – 4. GU – 5. Asciä – 6. TA – 7. Vöi – 8. Scurlèr – 12. Pastò – 14. Pres – 15. Car – 17. Età – 19. Pin – 21. Si. Diminütiv fals (al Giögh dal premi dl’ann passà): galä / galinä. La muntagnä ch’a sa spegiä 1. A – 2. Cà – 3. Car – 4. Cerä – 5. Crènä – 6. Carenà – 7. Caragné – 8. Argneché (o püssè ’ncurä: argnachelä) – 9. Cagnèrä – 10. Reagan – 11. Négär – 12. Rènä – 13. Èrä – 14. RE – 15. E. 3 4 Tamburelli, cit. Tamburelli, cit. 33 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Ai sensi dell’art. 5 della Legge Regionale 38/94 le Organizzazioni di Volontariato iscritte al Registro sono tenute a trasmettere alla Provincia, al fine della verifica del permanere dei requisiti che hanno dato luogo all’iscrizione, entro il 31 luglio di ogni anno: a) relazione sull’attività svolta nell’anno precedente con indicazione del numero dei soci, dei volontari ed eventuale personale dipendente; b) copia del bilancio consuntivo relativo all’ultimo esercizio finanziario approvato dall’Assemblea dei soci. Situazione economica dell’Associazione al 31ottobre 2013 DESCRIZIONE TESSERAMENTO - n° 21 soci onorari - n° 113 soci ordinari - n° 9 soci sostenitori - n° 7 soci giovani CONTRIBUTI E 5 PER 1000 - da privati - da istituzioni pubbliche e private - da Agenzia delle Entrate per 5 per 1000 MANIFESTAZIONI SOCIALI - La Bella Giornata di Primavera - Il Bambino e la Quercia - Disné-vif PUBBLICAZIONI, LIBRI E… BARLAFÜS INIZIATIVE DI RECUPERO AMBIENTALE - Campo della Ghina - Campo della Signora - Laboratorio di ecologia all’aperto dell’Agogna Morta - Campo del Munton - Dosso delle volpi - Campo del Munton - Al Muron dal Nètu - Sentiero dei Biancospini - Spese varie di gestione oasi - altre iniziative di carattere ambientale ALTRE INIZIATIVE ADESIONI AD ALTRE ASSOCIAZIONI - Pro Natura Piemonte – saldo fornitura Notiziari - Pro Natura Piemonte – quota sociale 2012 - Federazione Naz. Pro Natura – quota sociale 2012 VARIE - spese postali, rappresentanza, segreteria… - polizze di assicurazione per attivisti, macchine agricole e pick-up - imposte e tasse PRESTITI DA SOCI PER ACQUISTO TERRENI PRELIEVI / DEPOSITI CASSA E BANCA AL 31/10/2012 TOTALI SALDO ATTIVO 34 ENTRATE €. 2.700,00 2.270,00 360,00 70,00 7.909,69 1.053,23 675,00 6.181,46 2.105,69 1.272,69 260,00 573,00 1.506,60 4.567,82 USCITE €. 51,58 51,58 28.841,76 214,00 1.637,00 269,00 5.681,65 19.200,00 1.250,82 1.680,00 130,00 2.937,11 540,00 151,30 550,62 284,02 73,30 193,30 2.774,70 1.379,15 1.096,75 298,80 10.929,00 3.200,00 3.180,92 36.229,72 659,76 3.200,00 35.569,96 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 Situazione patrimoniale dell’Associazione al 31 ottobre 2013 DESCRIZIONE PATRIMONIO ATTIVO - Terreni - Attrezzature e beni d’uso - Disponibilità di Cassa e Banca PATRIMONIO PASSIVO - Prestiti da soci per acquisto terreni TOTALE PATRIMONIO NETTO VALORE €. VALORE €. VARIAZIONI al 31/10/2012 al 31/10/2013 173.605,39 16.178,84 189.784,23 159.744,91 19.200,00 178.944,91 10.679,56 (*) 500,00 10.179,56 3.180,92 2.521,16 659,76 4.250,00 10.929,00 15.179,00 4.250,00 10.929,00 15.179,00 174.605,23 N.B. nelle variazioni relative alle attrezzature ed ai beni d’uso è stato tenuto conto della quota annuale di ammortamento Tutti i dati e le cifre che, elaborate, hanno determinato la formazione della presente situazione economica sono, con le pezze giustificative, a disposizione dei soci e possono essere consultate presso il segretario Sig. Angelo Zampa. pubblicazioni e barlafüs Cum i àl int al vent Ritratto di famiglia Isole di Natura Le Tradizioni Popolari di Borgolavezzaro Il Laboratorio di Ecologia all’aperto Agogna Morta Il Campo della Ghina Isole di Natura DVD Maglietta del povr-om Borsa eco per il pane 35 €. 20,00 €. 20,00 €. 25,00 €. 15,00 €. 8,00 €. 3,00 €. 5,00 € 15,00 €. 5,00 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 I più sentiti ringraziamenti a chi ha aiutato, nei modi più diversi, l’associazione a fé un piasì a brüsä al cü par tri dì I soci e gli amici e le loro famiglie per le donazioni e i prestiti che hanno costituito il “Fondo Terreni” indispensabile alla realizzazione del progetto “Campo del Munton-al Muron dal Nètu”: Rosetta Affettuoso, Samuele Aniasi, Rita e Giancarlo Corbetta, Giuseppe Debarberis, Giampiero Fanello, Lorenzo Gié, Giovanni Micali, Vittorio Montecchiari, Giamba Mortarino, Leonardo Mostini, Pier Luigi Porta, Bruno Radice, Santino Sempio, Claudio Serra, Caterina Zadra; La Fondazione della Comunità del Novarese per il risolutivo contributo per l’acquisto del Campo del Munton-al Muron dal Nètu; Il dott. Sergio e l’avv. Valentina Corti per la disponibilità e generosità nel disbrigo delle pratiche amministrative relative a rogiti; L’Amministrazione Comunale di Borgolavezzaro per aver messo a disposizione, in varie occasioni, strutture ed attrezzature, per la concessione di uno stand alla fiera di ottobre, per il contributo economico concesso e per la disponibilità; Il socio signor Donato Mortarino per la concessione in uso del trattore e di altre attrezzature agricole; Il socio dottor Daniele Fre per l’assistenza fiscale; La ditta A.GRO.MO. di Nibbiola per la particolare attenzione riservata all’associazione negli acquisti e nelle riparazioni delle attrezzature; Il signor Walter Rossi per la costante attenzione al mantenimento del livello ottimale dell’acqua al Campo della Ghina; I F.lli Ferrari ed i signori Recchia per l’assenso all’uso del cavo Elevatina; Il socio signor Claudio Serra per l’assistenza ai mezzi meccanici … e molto altro; I signori Fabrizio Buratto, Virginio Lovati e il Judo Borgolavezzaro (Francesco, Giovanni e Roberto) per la collaborazione all’iniziativa “Borgo nel cuore”; L’Azienda Agricola Savoia Ugo per la disponibilità nei lavori movimento terra; Il socio signor Giorgio Mossini per la fornitura di protezioni antirosure da utilizzare nelle nuove piantumazioni; I soci signori Piero Cavigiolo e Fausto Zugni per i preziosi interventi nel soccorso dei mezzi in panne; Il signor Antonio Destro Festo per i servizi fotografici di varie manifestazioni; I proprietari del Sentiero dei Biancospini che hanno rinunciato al proprio compenso a favore di Burchvif; Il socio signor Giuseppe Cabiale per la donazione di un megafono; Il Centro Servizio per il Volontariato di Novara per la riproduzione di questo Notiziario; I signori titolari degli esercizi commerciali ed artigianali per la disponibilità ad esporre nelle loro vetrine le locandine dell’associazione. 36 il Notiziario del Burchvif numero 26 - anno 2013 … dalla redazione dell’unico Notiziario “una tantum” di Borgolavezzaro G&G La redazione sarà a disposizione per rispondere anche a lettere di chiarimenti e dubbi direttamente da queste pagine o, per chi è collegato in rete, tramite posta elettronica Hanno collaborato a questo Notiziario: Invito ai soci Si invitano tutti i soci dotati di E-mail a trasmettere il proprio indirizzo all’associazione per consentire di inoltrare la corrispondenza, gli inviti, le convocazioni, gli avvisi, etc ... eliminando così le comunicazioni tramite posta ordinaria o consegna a domicilio. [email protected] • Adriano Arlenghi • Donata Corbetta • Giuseppe Debarberis • Gianfranco Pavesi • Bruno Radice • Alberto Giè si ricorda che l’indirizzo internet dell’associazione è www.burchvif.it segnaliamo, di seguito, alcuni siti di particolare importanza dove reperire notizie e informazioni che possono interessare soci ed amici. Federazione Nazionale Pro Natura – www.pro-natura.it/ Novara Birdwatching – www.bwnovara.it/ FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano – www.fondoambiente.it/ Stop al consumo di territorio – www.stopalconsumoditerritorio.it/ Greenpeace – www.greenpeace.org/international/ Legambiente – www.legambiente.it LIPU – www.lipu.it WWF – www.wwf.it … è ora di rinnovare la tessera quote associative per l’anno 2013/2014 • socio sostenitore € 40.00 • socio ordinario € 20.00 • socio giovane (fino a 16 anni) € 10.00 presso Giamba Mortarino, Lorenzo Giè, Bruno Radice, Santino Sempio o con un bonifico bancario - cod. IBAN IT31D0503445210000000001617 prefazione del Tipografo Cavallo all’opera di Achille Fario Alessandro, Venezia 1563 ALLI BENIGNI LETTORI In tutte le attioni humane quasi di necessità convien che succedano degli errori: ma dove più facilmente, in più diversi modi, et più ne possono accadere che si avvengano nello stampare libri, non ne so immaginare alcuna. Et parmi la impresa della correttione di essi veramente poterla assimigliare al fatto di Hercole intorno all’Hydra de i cinquanta capi: perciochè si come quando egli col suo ardire, et forze le tagliava una testa, ne rinascevano due, così parimenti mentre co ‘l sapere, et con la diligentia, si emenda un errore, le più volte s’imbatte che ne germogliano non pur due, ma anche tre et quattro, spesse fiate di maggior importanza, che non era il primo……. 37 Dedicato a… … ai burzön gnüch … nincurä pasià d’amur …ai borghigiani testardi … non ancora paghi d’amore T’È PARI È INUTILE T’è pari vusé se ninsünä at sentä, se immà ’l cör al batä fort. La vus la vegnä sgaratà, al rispir pisènt. È inutile urlare se nessuno ti ascolta, se solo il cuore batte forte. La voce diventa rauca, il respiro pesante. T’è pari a no ced se, sussön, t’è immà ti se immà ’l cör al batä fort. I ghèmb it résän pü, la schenä as dubijä. È inutile non cedere se sei solo, così spesso, se solo il cuore batte forte. Le gambe non ti reggono più, la schiena si piega. T’è pari a fé segn se ’nsünä al guardä in-vèr’ ti, se immà ’l cör al batä fort. I brasc i végnän a-strach, i puls dulantiv. E’ inutile sbracciarsi se nessuno guarda verso di te, se solo il cuore batte forte. Le braccia diventano stanche, i polsi dolenti. L’è no ’sè, dabón d’un cör ch’al batä fort par al cel di rundaninn, par l’aquä fröscä e cèrä, par al giüsc dla tèrä. Non basta, davvero un solo cuore che batta forte per il cielo delle rondini, per l’acqua fresca e chiara, per la linfa della terra. I dévän vess tènci i cör ch’a batä insèmä i brasc narvent ch’i lavùrän insèmä; i burzön gnüch… nincurä pasià d’amur. Devono essere tanti i cuori che battano assieme; le braccia vigorose che lavorano insieme; i borghigiani testardi… non ancora paghi d’amore. giamba Gaudenzio Merula e il Borgo del ’500 di Bruno Radice Borgolavezzaro e il novarese di fine ‘400 Gaudenzio Merula nasce in un Borgo che alla fine del XV secolo fa parte del contado di Novara e appartiene al Ducato di Milano. Nasce in un tempo travagliato a cavallo di due epoche storiche molto diverse e di fatto sul confine di due grandi stati, Francia e Impero Germanico, in lotta tra loro per il controllo dello stato milanese. L’assetto politico europeo a inizio Cinquecento. L’inizio del ‘500 è un periodo assai turbolento per la nostra terra. Il Ducato di Milano, benché formalmente parte del Sacro Romano Impero, era rimasto per oltre un secolo uno Stato pressoché indipendente ed aveva goduto di una certa prosperità sotto il governo degli Sforza. Ludovico Sforza, detto il Moro, voleva fare di Milano la “nuova Atene” e aveva chiamato intorno a sé artisti e uomini di cultura tra cui, nel 1482, Leonardo da Vinci. Il confine sul Sesia tra Ducato di Savoia, alleato della Francia e Ducato di Milano - Impero. Nel 1494 il ducato era oggetto delle mire di un potente nobile francese, Luigi, Duca di Orleans. Sua nonna era Valentina Visconti ed egli vantava per sé il titolo di Duca di Milano. In realtà era un pretesto, la conquista francese del ducato milanese rientrava nella logica molto più ampia del conflitto tra Francia ed Impero germanico. Nel 1495 il Duca decide di occupare il Ducato di Milano governato da Ludovico il Moro. In primavera compare a Novara un messaggero del Duca d’Orleans: la città di Novara deve consegnarsi ai francesi; tre giorni dopo il Duca, in accordo con i Tornielli ed i Caccia, occupa la città con le sue truppe.(1) Ludovico il Moro non resta a guardare e nell’estate dello stesso anno intorno a Novara si raduna il suo esercito e quello dei suoi alleati per assaltare la città in mano ai francesi. Dopo vari scontri, a settembre, viene concordata la pace. Il Duca d’Orleans, sconfitto, lascia Novara al Moro che la rioccupa. I Tornielli e i Caccia, per evitare vendette, fuggono da Novara. Purtroppo per la nostra terra, nel maggio 1498, il Duca di Orleans diventa Re di Francia con il nome di Luigi XII, ridiscende una seconda volta in Italia, occupa Milano e sconfigge a Novara, nell’anno 1500, l’esercito di Ludovico il Moro e porta quest’ultimo in prigione in Francia dove morirà alcuni anni dopo. II Re di Francia si autonomina così Duca di Milano e tale resterà per i prossimi dodici anni. Borgolavezzaro all’inizio del ‘500 Burgolavizario, come lo chiama Merula, è un paese di poche centinaia di abitanti, che sorge ad est dell’antica strada romana che collega Novara e Mortara, circondato dalle mura a loro volta lambite da un fossato costituito a est dalla “fossa” e a ovest dall’Arbogna. In corrispondenza delle quattro strade principali , sulle mura, si aprono le quattro porte. Lo stesso Merula scriverà “..quod nos incolimus oppidum, nobile, vetustus et memorialis illustre”. (il nostro è fortificato, nobile, antico e illustre per care Memorie). (2) Ormai da oltre due secoli gli abitanti dei villaggi di Astelo e Caron si sono trasferiti all’interno delle mura del nuovo Borgo fondato due secoli e mezzo prima. (3) In Piazza sorge la chiesa di San Gaudenzio costruita da oltre due secoli e ormai in cattive condizioni. Fuori dall’abitato verso sud-ovest si trova un dosso con i resti dell’antico villaggio di Caron, con le due chiese di San Bartolomeo, che è ancora chiesa parrocchiale e quella di Santa Maria con annesso il convento dei frati domenicani che da poco tempo si sono insediati. Verso Tornaco dell’antico Villaggio di Astelo resta solo la chiesa di San Lorenzo. A Borgolavezzaro la famiglia più importante è quella dei Tornielli, ma feudatari di Borgo sono i Caccia, da sempre loro amici e alleati. Lo stemma della famiglia Tornielli Gaudenzio Merlo, giovinezza In questo contesto nasce a Borgo, nell’anno 1500 da Domenico Merlo, Gaudenzio. Della madre non sappiamo nulla. Sappiamo che la sua era una famiglia di modesti contadini “da humilissimi parenti che tutto il giorno lavorano la terra e forse mercenarj” scriverà in seguito il biografo Dal Pozzo. Nei suoi scritti Merula racconterà di discendere da una gens consolare romana e affermerà di essere imparentato con il celebre umanista di Alessandria, Giorgio Merloni (Giorgio Merula), «consanguineus meus» (4). La famiglia di Domenico Merlo, comunque, non doveva essere povera, se Gaudenzio racconterà nei suoi scritti di essersi dedicato alla stesura delle sue opere durante uno dei tanti ritorni “in fundo avito” in Borgolavezzaro. Antica mappa del Novarese A Borgo vivono altre persone con lo stesso nome, tra cui anche Emilio Merlo, anch’egli umanista e parente di Gaudenzio. (5) La giovinezza di Gaudenzio Merlo trascorre in anni difficili per il Novarese. Nel 1512 le truppe svizzere alleate all’ Imperatore germanico Massimiliano d’Asburgo rimettono sul trono di Milano Massimiliano Sforza, figlio di Ludovico il Moro. Nell’aprile 1513 Luigi XII re di Francia manda un nuovo esercito a conquistare il Ducato di Milano. Prima tappa della conquista, ovviamente, la povera Novara. Ma nella Battaglia dell’Ariotta, nota anche come Battaglia di Novara (la prima), vicino a Trecate viene sconfitto e lascia il Novarese agli Imperiali. (6) La battaglia di Novara del 1513 A Borgo si trova in quegli anni uno strano personaggio, Cornelio Agrippa di Nettesheim, che ha e avrà un ruolo significativo per la vita del Merula. Umanista e interessato a scienze occulte ed alchimia, Agrippa coordina e tiene rapporti con un gruppo di studiosi ed alchimisti, un “esoterico sodalitium” di cui fanno parte Domizio Calciati, Emilio Merula e Carlo Barbavara di Gravellona, un’amicizia che giocherà un ruolo importante per il futuro del giovane Gaudenzio. (7) Cornelio Agrippa di Nettesheim Solo per la cronaca va detto che Cornelio Agrippa era non solo un uomo di enorme cultura, ma di grande valore; riconobbe il ruolo della donna, si oppose ai processi per stregoneria e difese, rischiando la propria vita, una giovane accusata di stregoneria salvandola dal rogo. Per il novarese permangono ancora anni duri. Due anni dopo il nuovo Re di Francia, Francesco I, riprende l’idea del predecessore e ancora una volta (la terza) ridiscende con un esercito, sconfigge gli imperiali a Marignano (Melegnano) il 15 settembre 1515, e sul trono di Milano viene posta la moglie di Francesco I, Claudia. (Claudia di Valois-Orleans figlia di Luigi XII) Gli studi a Milano Come sappiamo a Borgo vivono il letterato e poeta Domizio Calciati di circa quindici anni più anziano di Gaudenzio e Emilio Merula, il suo presunto parente. Entrambi notano le capacità del giovane e lo presentano all’amico Carlo Barbavara, feudatario di Gravellona Lomellina, anch’esso membro del sodalizio costituito da Agrippa di Nettesheim, per far sì che Gaudenzio possa essere adeguatamente educato. Domizio Calciati sarà poi ricordato da Merula come “conterraneo e maestro”. Stemma della famiglia Barbavara, Carlo Barbavara ha un fratello, Scipione, che lavora a Milano dove svolge un incarico molto importante al servizio dei Signori di Milano “Homo doctissimo et delli signori Sforzeschi scriptore de soi segreti”. Carlo affida il giovane Gaudenzio al fratello Scipione che lo porta con sè a Milano per farlo studiare. Scrive il biografo Dal Pozzo: “fu conosciuto da puto da uno messer Scipiono Barbavara da Gravalona “ . Carlo Barbavara aiuterà il giovane anche in futuro. Scriverà infatti Merula: “cuius liberalitate miram sum in calamitatibus meis expertus” (la cui straordinaria generosità ho sperimentato nelle mie disgrazie). Gaudenzio giunge a Milano “Spintovi dalla fame e dalla disperazione di vedere le sue terre devastate di continuo dalle soldatesche, con sacchetto in spalla, giunge alla metropoli a cui chiede pane e fama. Si guarda intorno attonito e s’accorge che molti hanno fatto come lui. E questo gli dà conforto a sperare che Milano gli sarà da madre e non matrigna.” (8) Tra i suoi maestri c’è Domenico Maccaneo, detto Domenico della Bella (9). Secondo alcuni studiosi inizia nel ‘20 gli studi di giurisprudenza a Pavia, ma non è provato e, se anche così fosse, ritorna comunque presto a Milano. La Milano in cui si trova a studiare il giovane Merula, continua a non essere una citta tranquilla. Nel 1520 in Germania diventa imperatore a soli venti anni Carlo d’Asburgo, che diventerà famoso come Carlo V. L’imperatore “sul cui regno non tramonta mai il sole“ non accetta l’idea di lasciare il Ducato di Milano ai francesi, così nel 1521, grazie ancora alle truppe svizzere alleate, riconquista il Ducato e ricolloca, quale duca di Milano, Francesco II Sforza, figlio di Ludovico il Moro. Carlo V d’Asburgo Tra gli insegnanti e gli amici del Merula c’è il famoso Bonaventura Castiglioni studioso ed umanista, di famiglia nobile e di tredici anni più vecchio che nel 1521 diventa parroco di Santa Maria della Scala. La chiesa sarà distrutta due secoli più avanti per far posto al Teatro Della Scala, che prenderà il suo nome. Merula inizia a frequentare la chiesa e l’annesso convento, forse studia proprio li. Sono anni di dispute e contese religiose a cui il giovane Merula inizia a interessarsi e ad appassionarsi. Nel 1521 Il Papa Leone X scomunica Martin Lutero e sancisce così l’avvio della Riforma Protestante. In questi anni di studi a Milano, Merula conosce Renato Birago che, nato nel 1507, è un giovane studente di legge. Renato Birago è il nipote di Pietro Birago che nel 1488 aveva acquistato la roggia Rizza, realizzata nel 1424, che prelevava le acque dal fiume Sesia e le portava in Lomellina. Birago aveva fatto scavare la roggia Rizza-Biraga. Un ramo della quale si stacca a Granozzo e, con il nome di Biraghetta, arriva a Borgo ad alimentare le acque del Mulino Vecchio. La famiglia Birago detiene il feudo di Ottobiano e possiede a Borgo alcuni terreni e una casa che il Merula chiama Palazzo “..ma contempliamo alquanto questo bellissimo palazzo, il quale ha edificato in favor delle muse , Renato Birago..” Il fatto di avere in Borgo un comune riferimento contribuisce all’amicizia tra Renato Birago e il Merula, amicizia che, come vedremo, si rivelerà utile a Merula negli anni futuri. Purtroppo le guerre non sono finite per la nostra terra. Il re di Francia Francesco I non accetta di rinunciare al Milanese cosi tenta di riconquistare il ducato e scende, per la quarta volta, con un esercito nell’Italia settentrionale, ma nel 1524 viene sconfitto nella famosa battaglia di Pavia e fatto prigioniero dai soldati di Carlo V. La battaglia di Pavia Le truppe francesi devastano il nostro territorio e Domizio Calciati, testimone di tali fatti, in ricordo di tali eventi, scrive il poemetto “De Bello Gallico in Insubribus gesto” La Chiesa di San Gaudenzio al centro di Borgo viene saccheggiata e danneggiata. Nel 1524, anno in cui Borgolavezzaro è distrutta dalle truppe francesi, il Merula si trova però a Milano. Le guerre e le carestie hanno favorito la diffusione della peste. Il Merula riesce a salvarsi come ricorderà in futuro, grazie ad una pozione da lui stesso preparata. Dopo gli studi Merula rimane a Milano riuscendo ad inserirsi nei circoli umanistici della città. Appartiene alla cerchia dell’umanista Andrea Alciato e stringe legami con molti letterati, tra i quali Scipione Vegio che sta lavorando ad un’opera storica sul Ducato di Milano. Con molta probabilità Gaudenzio si dedica all’insegnamento. Mentre Merula vive a Milano, anche la città di Novara è soggetta a continui scontri tra milizie spagnole e imperiali da una parte e francesi dall’altra. Così i Tornielli, ancora una volta, lasciano la città e si rifugiano a Borgolavezzaro e a Vignarello. (10) Nel 1527 le truppe di Carlo V, in gran parte luterane, invadono Roma e danno vita al “sacco di Roma”. Il governatore spagnolo di Novara, Giovanni De Leyva organizza una processione in segno di gioia. Al passaggio degli eserciti di Carlo V, Domizio Calciati, insieme ad altri, fugge da Borgo ma a causa del caldo e per la salute precaria muore, come ricordano i biografi “sulla strada verso Vercelli”. Il sacco di Roma colpisce tutti e anche Merula ne è profondamente turbato; nei “Commentarii libri XX” (11) descriverà in modo tragico e disperato il terribile evento, attribuendone però la causa alla corruzione della Chiesa. Il sacco do Roma del 1527 Il celebre umanista Erasmo da Rotterdam, nel 1528, pubblicata l’opera “Ciceronianus” , che produce un grande effetto sugli umanisti lombardi. Nell’opera Erasmo critica coloro che, imitando Cicerone, sembrano perdere di vista i valori cristiani; “Con la bocca professiamo Gesù, ma nel cuore portiamo Giove”. Anche Merula è interessato e coinvolto nella questione e, insieme ad altri letterati, prende posizione contro le idee espresse da Erasmo. Nel 1529 Merula è “esule” a Cremona e compie in questi anni alcuni viaggi a Como dall’amico Benedetto Giovio e probabilmente anche a Roma. Sappiamo che in giovane età ebbe un figlio illegittimo di nome Maynino che lo lascerà per arruolarsi in qualche esercito di passaggio . Scriverà molto più avanti dal Pozzo: “il quale essendo di mala creanza è ito sopra la guerra e già da tempo che non se ne ha nova”. Da quest’anno comincia a raccogliere materiale e a comporre, tra Milano e Borgolavezzaro, i “Memorabilium libri” e “Gallorum Cisalpinorum antiquitate”. L’umanista Gaudenzio “Merula” In questi anni milanesi il giovane Gaudenzio trasforma il cognome Merlo nel latino Merula. Milano in un’antica mappa Merula è ormai un raffinato conoscitore della letteratura latina e si unisce a un gruppo di studiosi chiamati “Ciceroniani” perché sostenitori di Cicerone e che, come abbiamo visto, si oppongono ad Erasmo da Rotterdam all’epoca un uomo di 64 anni al culmine della fama. Del gruppo fa parte il famoso letterato Ortensio Lando che nella sua opera “Cicero relegatus” inserisce proprio Gaudenzio Merula in una conversazione in merito a Cicerone. In quegli anni si reca a Lucca, come si legge nelle “Forcianae quaestiones” sempre di Ortensio Lando. Nell’opera è riportato un dialogo che s’immagina svolto negli anni 153335, in cui il Merula compare insieme a un gruppo di amici umanisti, tra i quali Pomponio Trivulzio, Paolo Sadoleto e Girolamo Seripando. A Milano continua a frequentare la chiesa di Santa Maria Della Scala il cui parroco è Bonaventura Castiglioni che Merula inserisce tra i personaggi che animano il “Terentianus”. In quest’ambiente che lo storico Ariatta chiama “uno dei luoghi Meruliani”, conosce molte persone tra cui il parroco Girolamo Mattia al quale dedica la commedia “Gelastino”. Nella chiesa e nel convento sono ambientate alcune scene immaginarie in cui il commediografo latino Plauto si trova ospite del Castiglioni dove si rifugia anche il poeta Terenzio inseguito dai suoi nemici nella “guerra” scoppiata contro di lui. Santa Maria della Scala a Milano Nel 1533 l’amico e maestro Bonaventura Castiglioni viene nominato commissario generale per I’Inquisizione milanese, con ampi poteri. Una nomina che venti anni dopo rivelerà avere seri effetti sulla vita di Merula. Nello stesso anno si trasferisce presso la famiglia di Carlo Balbiano di Belgioioso, probabilmente come precettore per i figli e dove vivrà per i prossimi dieci anni. Scriverà il Merula: “Ego in hac familia fere decenniom diversatus sum”(12). Nel 1534 compone “Gelastino” una commedia in latino a imitazione di quelle di Plauto. La commedia narra, in cinque atti, le peripezie di Gelastino, un giovane perdigiorno, un “parassita” in cerca di espedienti per soddisfare i propri bisogni e desideri. Gelastino approfitta della passione del vecchio Demeneto per una giovane per ottenerne i favori. Nell’opera si percepiscono tutta l’energia e gli ideali giovanili del Merula. Gelastino, che per vari aspetti è il portavoce del poeta, (13) nel prologo si scaglia contro i frati che sono contro le commedie e contro le loro opere “ma voi, spettatori, lasciate pure che vomitino la bile questi zoccolanti arnesi da fusta, che blaterano che non bisogna ascoltare le commedie. Che ha di male una commedia, perché non la si possa leggere? Ditelo, branco di collitorti”. Nell’ambito delle polemiche suscitate da Erasmo da Rotterdam, compone un’opera contro le sue posizioni con lo pseudonimo di M. Crocotula, intitolato “ Bellum Erasmicanum” (la guerra con Erasmo) dedicandola a Borgolavezzaro che lui chiama “ex Foro Lebetiorum”. Alcuni studiosi identificano l’opera con un testo dato alle stampe a Milano o con il “Bellum civile inter Ciceronianos et Erasmicos” entrambi menzionati dallo stesso Erasmo nel suo epistolario. Erasmo da Rotterdam Nel 1535 Erasmo scrive a Damiano Goes ” Et alius paratus, cui titulus, Bellum civile inter Ciceronianos et Erasmicos”, quasi ego sim hostis Ciceronis” e poi scrive a Francesco Sforza, duca di Milano invitandolo ad intervenire contro i “cosidetti” Ciceroniani. Del manoscritto di Merula non abbiamo più traccia, ma sappiamo che Erasmo da Rotterdam deve aver conosciuto le idee di Merula se scrive nel giugno del 1536 a Melantone “Mediolanum habet Merulam, qui tamen non asus est suum nome addere..” L’opera è andata perduta, ma di essa ci sono tracce evidenti. Scrive Girolamo Cardano “Gaudentius Merula de bello Erasmicano, hic fuit primus qui nomen nostrum Typis publicavit, Patria Novariensis”. Girolamo Cardano è il grande umanista di Pavia, studioso, letterato, matematico e inventore del giunto “cardanico”. Girolamo Cardano, umanista pavese Nel 28 di giugno del 1536 Erasmo da Rotterdam scrive a Conrad Goclen di Basilea lamentandosi ancora una volta dei suoi nemici milanesi e di Merula “Suspicor harum molestiarum…(omissis) Doletos, et Merula in me subornat” Erasmo muore nel Luglio dello stesso anno e il conflitto ha così termine. Le opere della maturità La situazione del Ducato di Milano va verso una condizione di stabilità. Francesco II Sforza duca di Milano e figlio di Ludovico il Moro, muore nel 1535, così Carlo V concede il Ducato di Milano al figlio Filippo II, futuro Re di Spagna. Da questo momento il Ducato resterà agli spagnoli per i prossimi 170 anni. La città di Milano è però sconvolta da così tanti cambiamenti. Si fanno strada fra la gente le idee della Riforma. La Chiesa reagisce con ordini di frati predicatori tra cui i Barnabiti. Merula non sembra riconoscere la loro opera. Scrive il Ramponi “ E il Merula? Io ho paura che Egli non abbia compreso il profondo valore di quel risorgimento cristiano….i suoi libri non ne parlano”, (14) Nello stesso anno l’amico e letterato Scipione Vegio muore lasciando incompiuta la sua opera di storia, o meglio di cronaca del Ducato di Milano, due “libri” chiamati ”Ephemeridium libri duo”.(15) Il Merula decide di continuare l’opera di Vegio e scriverà, nel tempo, i libri tre e quattro. L’opera nota come “Commentatorium libri” che doveva essere di 25 libri, non sarà mai completata e pubblicata. Il manoscritto si trova oggi alla Biblioteca Marazza di Borgomanero.(16) Nel 1536 l’amico di Gaudenzio Merula, Renato Birago, viene accusato di tradimento per essere stato sostenitore dei francesi; lascia quindi il Ducato di Milano per trasferirsi in Francia. E’ un fatto importante per la vita del Merula che, come vedremo ,continuerà a mantenere rapporti con Birago negli anni successivi. Renato Birago Nel 1538 l’imperatore Carlo V crea il Marchesato di Novara staccandolo dal Ducato di Milano per concederlo in feudo a Pier Luigi Farnese, figlio di papa Paolo III anche se il controllo militare della città rimane alle truppe spagnole dell’imperatore. Come scrive Cognasso “ ..sulla torre del castello di Novara continuava a sventolare il vessillo di Carlo V”(17). In questi anni, non sappiamo purtroppo la data, Merula sposa Margherita de Burri dalla quale avrà un figlio che sarà chiamato Settimio. Nel 1537 compone l’opera “Elucubrationes in Vitruvii de Architectura Libros” dedicandola a Cosimo I de Medici, Duca di Firenze, (Ariatta) forse durante uno dei suoi viaggi nell’Italia centrale . Tale informazione è data dal Merula stesso, ma dell’opera non si hanno più tracce. Nel 1538 è un anno importante. Viene pubblicata la prima opera del Merula. A Lione, presso il tipografo Sebastiano Grifio, esce il “De Gallorum Cisalpinorum antiquitate et origine” che contiene la dedica a Ippolito Majno, uno dei suoi benefattori. Al 1538 risale molto probabilmente anche la composizione ”Europa”, forse una parte di una opera più grande, una “Cosmographia”, andata perduta e di cui è rimasta una citazione settecentesca che la data al 21 marzo 1545. Nello stesso periodo inizia l’attività e la ricca corrispondenza con il tipografo Giovanni Oporino di Basilea del quale diventa consigliere e collaboratore editoriale. Nel 1538 cura l’edizione postuma dei “Commentari” di Galeazzo Capra, letterato milanese morto l’anno prima. L’opera sarà pubblicata a Strasburgo con prefazione di Ioachim Camerario uno dei più famosi umanisti della riforma germanica. Frontespizio del “De gallorum Cisalpinorum antiquitate , ac origine” Nel 1541 Merula è in contatto, a Milano, con il frate cappuccino vicino alle posizioni di Calvino e di cui ascolta le prediche, Bernardino Ochino che , come ricorderà Merula, “ per primo gli aprì la strada a Cristo.” Nell’agosto dello stesso anno Ochino fugge in Svizzera rifugiandosi da Calvino. Nel 1542 viene istituito, per volontà di papa Paolo III, il tribunale della “Congregazione della sacra romana e universale Inquisizione” che avrebbe combattuto l’eresia nei secoli successivi e che avrebbe coinvolto anche Merula. Probabilmente Merula in questi anni lavora alla sua unica opera storica, il cui proemio è datato 1° giugno 1540, intitolata “Suae aetatis rerum gestarum”, rimasta manoscritto fino al 1876 quando secondo alcuni studiosi, fu pubblicata nella Bibliotheca historica Italica. Continua a lavorare all’opera” Terentianus dialogus”, in cui descrive i termini della disputa svoltasi a Milano tra i fautori di Terenzio e Cicerone da una parte e i loro strenui oppositori dall’altra. All’inizio dell’anno 1543 il Merula si trova ancora a Milano, come ricorda in una nota a margine nell’edizione lionese dei Memorabilium un suo allievo, Pomponio Castalio (18). Il ritorno nel Novarese La città di Novara negli anni 40 del 1500 è ormai sotto l’amministrazione dei Farnese e sotto il controllo di Carlo V. E’ ora una città più tranquilla, in fase di ricostruzione dopo quarant’ anni di travagli e di assedi. Novara in un’antica mappa I Tornielli, un tempo alleati dei Francesi, ritornano a Novara da Borgo e da altre località e riprendono il loro ruolo nel governo della Città. Nel corso del 1543 il Merula decide di traferirsi da Milano a Novara per dedicarsi all’insegnamento e alla scrittura. Nello stesso anno Renato Birago diventa, per volontà del Regno di Francia, Presidente del Parlamento di Torino e governatore di Pinerolo. A Novara Merula rafforza e stringe amicizia con molti umanisti come Giovan Battista Ploto, Francesco Revislato ed altri entrando a far parte dell’ Accademia dei Pastori d’Agogna, un gruppo di letterati e umanisti amanti del latino. Il 26 aprile del ‘43 riceve dal Comune di Novara la cittadinanza grazie all’ intervento dell’amico Gianbattista Ploto. Insieme alla cittadinanza riceve in dono dieci fiorini. Ottiene in regalo dal Ploto 46 “ jugeri“ di terreno a Borgolavezzaro, non poco se pensiamo che equivalgono a circa 11 ettari ( uno jugero corrisponde a 2500 mq). Scrive il Merula al Ploto “..tu mi hai elargito gratuitamente circa 46 jugeri di terra coltivata nel territorio di Borgolavezzaro mia patria, con cui puntellare la mia nobiltà. Saprò inoltre come, dopo vari travagli sostenuti in Lombardia, grazie alla tua liberalitate sono stato restituito come da un esilio ai focolari ed alla dignità patria”.(19) Il “Terentianus dialogus” viene pubblicato il 7 ottobre del 1543 dall’ editore e stampatore Bettaceo Tortelius di Borgolavezzaro. Si discuterà molto su questa stamperia in Borgolavezzaro. Molti studiosi mettono in dubbio tale ipotesi non essendoci altri libri di tale tipografo. Secondo altri, invece, Merula cercò di avviare una propria tipografia, stampando in proprio le sue prime opere. Sappiamo che soggiorna a Borgolavezzaro nel 1544. E’ probabile che il Merula tornasse frequentemente nel nostro paese. In questi anni nasce a Borgo la “Societas Corporis Christi” la” Confraternita del Corpo di Cristo”. Durante un breve soggiorno ad Abbiategrasso, nel settembre del 1545, scrive una lettera a Giovanni Oporino , tipografo di Basilea. Nel 1545 si apre il Concilio di Trento, voluto dall’imperatore Carlo V, che darà il via alla Controriforma Cattolica, un tentativo di risolvere il conflitto nato dalla Riforma Protestante e combattere le “eresie” che serpeggiano nel nord Italia. E’ di quegli anni e precisamente il1546, un interessante documento in cui la Società del Corpo di Cristo di Borgo si fa carico di recuperare il denaro per pagare il pittore Bernardino Lanino di Vercelli “qui dipingit cappella magna positam in ecclesia Sancti Gaudentii dicte terre noncupatam Capella Sacratissimi Corporis Domini Nostri Jesu Christi dictae terre” Il Merula lascia Novara per spostarsi a Vigevano dove lavora come maestro “disciplinator de puti” e, nel 1546, assiste a Vigevano alla morte di Alfonso d’Avalos, comandante delle truppe imperiali, in memoria del quale scrive dei versi latini andati poi perduti. Il castello di Vigevano Secondo alcuni studiosi nel 1546 termina di scrivere il “Memorabilium libri” dedicandolo a Francesco Revislato. Il Merula infatti scriverà di aver fatto stampare (oltre al “Terentianus dialogus”) anche il primo libro a Borgolavezzaro per opera di Bettaceus Tortiellus. Scrive Ariatta “di questa prima edizione borgolavezzarese, già rara negli anni immediatamente successivi alla sua composizione, come afferma lo stesso Merula nella dedica a Birago non è pervenuta alcuna copia, tanto che alcuni la ritengono dubbia” (42). I Memorabilium libri presentano in cinque libri argomenti molto vari: filosofia, astronomia, astrologia, mitologia, cosmografia, architettura, scultura, pittura, chimica e botanica. L’opera si presenta come una piccola enciclopedia, come diremmo oggi, un’opera di divulgazione. Nell’opera compaiono molte descrizioni e conoscenze alchemiche e astrologiche che oggi possono farci sorridere, ma dobbiamo considerare il tempo a cui i Memorabilium risalgono. L’opera contiene anche alcune affermazioni contro papa Alessandro VI, Rodrigo Borgia, che l’Inquisizione provvederà poi a cancellare. “Sesto Tarquinio, Sesto Nerone, Sesto anche costui: sempre sotto un sesto Roma fu distrutta” e ancora “Vende Alessandro le chiavi e gli altari di Cristo; a buon diritto può venderli , anche lui prima li aveva comprati”. A Vigevano Merula conosce il notaio Simone Dal Pozzo, nato nel 1492, con cui stringerà una salda amicizia. Dopo la morte del Merula sarà proprio Dal Pozzo che scriverà una breve biografia del Merula nel “ Libro dell’estimo generale dell’annuo censo di Vigevano”. La città di Vigevano gli conferisce la cittadinanza che fa affermare a Merula “Vigevanum patria Mea” (20). Stemma di Ludovico Sforza, il Moro, In piazza ducale a Vigevano Dal Pozzo ricorda così il Merula quarantacinquenne, ”Homo di statura bassa, membruto et corpulento, di bello volto disteso, con barba prolixa, volto d’uno philosofo, di singolar natura, tardo nel parlare e non con bona gratia”. In questi anni scrive “Claris antiquissimisque Italorum aliarumque gentium familiis”, opera rimasta manoscritta, priva di data, ma ritenuta comunque posteriore al 1545 (21). Il 28 giugno del 1547 dona alla Confraternita del Corpo di Cristo di Borgo una moneta, dichiarando che si tratta di uno dei trenta denari dati a Giuda per il tradimento di Cristo. Tra i “testimoni” dell’atto vediamo “Antonius Cassius (Antonio Caccia) dominus et feudatariis dicte terre Burgi Lavizarii” e altri membri della confraternita. Il Merula racconta di aver ricevuto la moneta a Milano da un soldato svizzero in cambio di alcuni favori. Nel 1548 conosce Martino Muraldo, Podestà di Vigevano e “ispiratore della comunità riformata di Locarno”. Tra i due nasce una salda amicizia in virtù della comune passione per la letteratura latina e la visione religiosa in linea con le posizioni della Riforma. A Vigevano diventa però anche amico del primo vescovo della città, Galeazzo Pietra di cui scriverà ” cuius amicitia et liberalitate quod licuit, usum sum”(22). Nel 1550 vede finalmente la luce la sua seconda opera, la prima edizione certa del “Memorabilium”, che viene stampata a Venezia ad opera del tipografo Gabriele Giolito De’ Ferrari, tipografo originario di Trino Vercellese. Frontespizio dei “Memorabiluim Liber” stampato a Venezia. Merula rimane a Vigevano fino al 1550, quando il 6 settembre, nonostante goda di grande stima presso la Città e di cui, come abbiamo visto, aveva ricevuto la cittadinanza onoraria, il Comune gli sospende lo stipendio per problemi economici. Merula scrive una lettera di commiato il 10 agosto ai “decurionii” della città in cui apre scrivendo “ Andarsene senza salutare l’ospite, come si dice, è proprio di un traditore di un trasfuga o di un uomo perduto o barbaro”. A Vigevano aveva mantenuto una ricca corrispondenza con umanisti italiani e tedeschi tra cui Sebastian Munster famoso cartografo e cosmografo. Scrive Simone dal Pozzo “..in tutte le parti della Germania fu famoso, como da molti della Saxonia et altre parti della Germania et Gallia l’ho veduto , stando qua in questa città (Vigevano), esser visitato da homini dottissimi et anchor per littere, como Sebastiano Munisterio ,(Sebastian Munster) le quale ho habute in mie mano”. Il Consiglio risponde al commiato del Merula con una lettera del 10 agosto 1550 piena di lodi e apprezzamenti. Anche l’amico Dal Pozzo scrive “ Se dato comeato al dotto et elloquente Merula Gaudentio, il quale il suo elegante stilo, non che questa citta (Vigevano) ma tutta italia illustrava: onde fu condotto dal populo Turinese sotto dominio de’ Galli.” Il Trasferimento a Torino Siamo ormai a metà del scolo, nel 1550 diviene vescovo di Novara Ippolito d’Este , figlio di Lucrezia Borgia a sua volta figlia di papa Alessandro VI. In quell’epoca i Vescovi non vivevano nella città e, purtroppo, si limitavano a riscuoterne le tasse. Il primo vero Vescovo a vivere, a operare a Novara e a ricostruire la Chiesa Novarese sarà Carlo Bescapè nel 1593. Egli scriverà “Questa Chiesa si dava a pastori che non pascevano il gregge, ma che godevano gli emolumenti del gregge” A Borgo, sorge il piccolo convento dei frati domenicani di Santa Maria di Caron. Qui vive un frate, Vincenzo d’Ascona il quale, infervorato dalla lotta contro l’eresia, ascolta ogni discorso e riferisce al vicario generale del Vescovo di Novara ogni comportamento sospetto osservato. Renato Birago, l’amico di Merula, continua nel suo incarico di Presidente del Parlamento di Torino. Probabilmente grazie al suo aiuto, nel 1550, Merula si trasferisce a Torino “città vicina alle montagne” per svolgere il suo lavoro di insegnante. Antica pianta di Torino Tra chi chiama Merula a Torino vi è anche il “magistrato” Raffaele Bellacomba. Intanto, a Torino, l’umanista entra in contatto con personalità legate alla Riforma protestante. Scrive e ricorda il suo biografo “In quella città (Torino) si lasso alquanto contaminare dalla perfidia Lotherana”. A questo periodo torinese risale, presumibilmente, la composizione dell’opera “Syllabarum exactissima dimensio”, stampata a Torino dal tipografo Martino Cravoto (“Martinus Cravotus Typographus”)ed oggi conservate in una miscellanea della Biblioteca Ambrosiana di Milano.(23) Lo scontro tra Francia e Impero è sempre in atto. Carlo V decide di fare di Novara un baluardo contro la Francia e per fare ciò, nel 1552, decide di sostituire le antiche mura romane e i sobborghi con nuove mura, forti bastioni e fossati. (24) In nome della guerra, sono così distrutte le antiche basiliche di San Gaudenzio, di Sant’Agabio, di San Lorenzo e più di duecento case. Molti vedono in questo gesto anche uno sfregio ”quasi una sorta di mortale ferita alla tradizione cristiana e cattolica della città”.(25) Nel 1552 diventa vescovo di Novara Giovanni Morone che avvia a un forte processo di rinnovamento nella Chiesa ma inizia anche una lotta alle eresie e ai libri proibiti avviando molti processi inquisitori. A Vigevano, intanto, nell’ottobre del 1552, muore il Vescovo Galeazzo Pietra e il clero vigevanese chiede a Merula che, ricordiamo, si trova a Torino, di scrivere l’epigrafe per il suo mausoleo come primo vescovo della città. (26) L’inquisizione comincia ad operare anche a Borgo. Nel 1553 il frate di Borgo, Vincenzo d’Ascona, accusa il parroco di Borgolavezzaro, Simone Lavo, di aver avuto figli, di aver fatto aborti, di non recitare l’ufficio divino ed altre nefandezze. Il parroc è sottoposto al processo per opera del vicario del Vescovo, ma anche grazie alla testimonianza dei Consiglieri di Borgo, viene assolto. Probabilmente in questi anni Merula comincia a lavorare alla versione in volgare dei Memorabilium chiamandola “Selva di varia lettione.” E’ il professor Ariatta ad aiutarci nella comprensione: “ Selva, dal latino Silva, è usato per indicare un’opera miscellanea di varia lettura (lettione), come le Silvae del poeta Stazio” (27). Frontespizio e pagine interne della “Nuova Selva di varia lettione” A Torino Merula tuttavia non si trova bene. Nel Febbraio del ‘54 scrive una lettera ai decurioni della città di Torino per rinunciare all’incarico di insegnante. Certo Merula è abbastanza vicino alle posizioni critiche contro la Chiesa. Il 27 aprile 1554 scrive una lettera a Giovanni Calvino in cui si dichiara suo discepolo e annuncia un imminente viaggio a Ginevra per incontrarlo.”Quod si in tuorum non amicorum numero, sed discipulorum me numeris,hoc tempore mihi prestare poteris gratius nihil”. E’ molto importante questa lettera per comprendere lo stato d’animo e le idee del Merula. Non sappiamo se Calvino abbia risposto, di una sua lettera non esiste traccia. Il ritorno a Borgo e i processi per eresia Nel settembre 1554 Merula, convinto dalla moglie, decide così di tornare a Borgolavezzaro,” onde a instanze della sua consorte lasciò quella città”. Tuttavia a Borgo la situazione non è certo serena. Il paese è obbligato a mantenere 200 soldati della compagnia del capitano Bartolomeo Olevano e parte degli uomini della compagnia di Gerolamo Sacco. Scrive probabilmente in questo periodo una prefazione per la nuova edizione dei Memorabilium (o Selva) in cui chiarisce la sua posizione “Perché ci pare che nel parlar de’cieli o delle costellazioni, o d’altre così fatte cose, io attribuisca assai alle forze di quelle, però io non voglio mai, che da me sia detto cosa alcuna ne confermata in questo libro, se non quanto è determinato dalla Santa Chiesa Romana e Cattolica, dalla quale io non intendo partirmi, et al giudicio e censura di cui, in tutti li miei scritti, humilmente mi sottometto” Nell’autunno del 1554 è a Borgolavezzaro, quando insieme all’amico Francesco Reveslate ha la cattiva idea di mettersi a discutere con il frate Vincenzo d’Ascona in merito al Purgatorio e ad altre questioni religiose. Il frate naturalmente non manca di denunciarlo al Vescovo Giovanni Morone. Inoltre arriva da Milano una lettera del 28 gennaio 1555 di Bonaventura Castiglioni, l’ex amico di Santa Maria della Scala, diventato prevosto di Sant’Ambrogio e da tempo attivo Inquisitore della città di Milano . Egli accusa Merula di essere un eretico ”heretici d’oggi chi son osservatori dell’arte oratoria” e di essere in rapporti epistolari con il riformatore Agostino Mainardi di Chiavenna. Nel Febbraio del 1555 si tiene il processo contro il Merula presieduto da Giovanni Giorgio Paravicino vicario del Vescovo di Novara. Il broletto di Novara Le persone chiamate a testimoniare nel processo contro Merula sono sette: Dominus Presbiter Franciscus Merula habitans in Burgo Lavizario Magister Franciscus Ferrarius, un consigliere della comunità di Borgo. Magnificus D.Joannes de la Porta Presbiter Zaninus, forse prete Giovannino de Vegii che aveva difeso il parroco Lavo Magister Vincentium Calciatus dictus el longo Dominus Bernardus de Longis Magister Johannes de Ferraris dictus Baninella Abbiamo la testimonianza del giurista novarese Giovanni della Porta il quale “afferma che nel1554, portandosi ,al tempo delle vendemmie nel convento di Santa Maria a Borgolavezzaro con il dottor Jo Francesco Reveslate, suo genero e con Gaudenzio Merula e fra Vincenzo d’Ascona che risiedeva al monastero, sentì che il Merula e il frate discutevano intorno al purgatorio..”. Il processo inquisitorio a Galileo Galilei del 1616 Oggi conosciamo tutti gli atti del processo raccolti e pubblicati da Piergiorgio Longo. Grazie alle testimonianze, tutte in suo favore, Merula viene assolto dall’accusa di eresia. Tuttavia l’inquisitore milanese Bonaventura Castiglioni non è soddisfatto e, poco dopo, da Milano arrivano delle nuove accuse di eresia contro Merula, forse per affermazioni fatte durante il periodo milanese, così Gaudenzio è costretto ad andare a Milano e subire un nuovo processo. Secondo il Dal Pozzo il giudice è proprio il Castiglioni ”In quelli medesimi tempi fu accusato a Milano della medesima eretica gravità et la querelle fu data al judicio d’uno egregio gentilhomo monsignor Bonaventura da Castiliono el quale che era stato suo discepulo , sotto il quale si liberò di tal imputazione Il Merula assolto torna a Borgo e racconta le sue disavventure all’amico Simone dal Pozzo, ma il trauma dei due processi e la fatica hanno causato un peggioramento della sua salute. Preso da «grave sdegno di tal colpa [che] gli era imputata» il 22 maggio del 1555 Gaudenzio Merula muore a Borgolavezzaro. Scrive dal Pozzo “ Gaudentio Merula morse l’anno 1555 alle 22 di martio, e fu sepulto. Io gli andai a fare onore, e con pericolo, che li francesi scorrevano il paese. Morse al Borgolavezzaro, e mi dubito in danno dell’alma sua, ch’el morisse scorso in la perfidia lotherana”. L’amico-nemico Bonaventura Castiglioni morirà nel mese di Giugno dello stesso anno a Milano. (28). Dopo la morte del Merula, Borgo, come tutto il Milanese, si avvia a un periodo ancora più difficile. Il dominio spagnolo si farà sentire e l’Inquisizione continuerà la sua opera. Nel 1558, il 23 aprile, il parroco di Borgo Antonio da Vaprio denuncerà alcune persone per non essersi confessate e Francesco Tornielli per aver detto di non credere al Corpus Domini e di voler essere Luterano. (29). II 20 Novembre 1586 un Borgolavezzarese, accusato di eresia, Battista Farina sarà arso a Novara.(30) La Società del Corpo di Cristo continuerà ad esistere trasformandosi nei secoli successivi in quella del S.S. Sacramento e che, nel 1800,si fonderà con quella di San Rocco. L’amico Renato Birago si trasferirà in Francia dove prenderà la cittadinanza francese e assumerà il nome di Renè De Birague. Avvierà, a ben 65 anni, la carriera ecclesiastica diventando Vescovo e poi Cardinale, morirà nel 1583. Borgolavezzaro nelle opere di Merula Gaudenzio Merula ha spesso citato l’amato Borgolavezzaro nelle sue opere. Scrive Ausonio Zappa “Egli parla sempre con cognizione di causa, ad esempio, e con mal celato amore del suo Borgolavezzaro e delle terre novaresi circostanti, opime di messi e di viti che danno generoso liquore”(43) Innanzitutto ricorda Borgo come suo paese natale “ E se questo mio modo di parlare il quale è veramente Novarese nato tra le paterne selve di Borgolavezzaro al fiume d’Agonia” (31). E ancora “Cum esse in foro Lebeciorum quo hodie Burgus Lavizarius appellatur patria mea”(32). Edizione del 1556 di “Memorabilium” Per Merula il “Burgo Lavizario” era sicuramente da considerare un paese di origine romana. Lo storico greco Polibio aveva scritto che la nostra zona era abitata dalla tribù dei Lebeci (44), così Gaudenzio immagina che Borgo fosse chiamato ” Foro dei Lebeci” . Scrive nel “De Gallorum “ “Sull’estremo lembo della campagna novarese c’è il municipio, credibilmente chiamato dai nostri maggiori, capoluogo dei Lebui o dei lebeti, come si può credere; nell’età presente lo chiamano Borgolavezzaro, poiché il lebete è un grande vaso, come sapete, per cuocere le vivande; e pertanto scendendo al linguaggio dei nativi per l’ignavia dei tempi passati, o piutosto perché i notai non sapevano più parlare, quel villaggio cominciò ad essere detto Lavezzaro. Fiorì di molti uomini illustri nella repubblica delle lettere, Domizio Calciati e Giacomo Maieto, che meritavano di essere chiamati “Sirene latine”. Quivi ancora c’è quanto rimane della famiglia dei Merula, che, in quanto onore sia stata presso i Romani, lo dichiarano le storie degli antichi”(33) Cornice in cotto del ‘500 - Casa Sempio La casa del Merula era poco lontana dall’Arbogna, egli infatti scrive nell’Europa “ Deinde est Albula ad iactus lapidis, domo meae proxima, in Foro Lebetiorum cuius etiam uti soleo ad levandam sitim mei viridari” (45) che viene tradotto dagli studiosi “ quindi c’è l’Albula (Arbogna) vicina un tiro di pietra a casa mia in Foro Lebetiorum (Borgolavezzaro), della cui acqua son solito servirmi per alleviare la sete del mio verziere (orto). (34) Anche le rive dell’Agogna erano frequentate dal Merula. Nella Selva scrive “Intorno a Borgolavizario, corre il fiume Agonia il quale essendo una volta grandemente gonfio e cresciuto; dopo la piena, scoperse appresso alla mia villa un sepolcro di pietra, nel quale si scorgevano solamente queste lettere IIS QVAE ES OMNIA DO TE TIBI” Merula ricorda che nel convento domenicano di San Pietro Martire a Santa Maria si trovava una antica lapide romana. Ricostruzione della lapide ricordata dal Merula Lo storico Momsen la ricostruirà così “ Domitius Iustinus VI vir. Aug. Sextertium in usum rosalium legavit”(35). Sempre nella Selva (riedizione dei Memorabilium) scrive un dialogo in cui un protagonista Lattanzio Opizio incontra degli amici sulle rive dell’Agogna. “Salvi ancora a te, o Opizio. Che cosa hanno di nuovo i tuoi Barbavari?-Allora disse Lattanzio:-Quando io voglio saper qualche cosa di nuovo io me ne vo in piazza di Borgolavizario al mio Filareto e mi sto un pezzo con seco e veggio, che tutto quello che a me è nuovo a lui è vecchissimo. Nel Terentianus, Merula immagina che Plauto, Terenzio e Cicerone dopo essersi rifugiati nella Chiesa di Santa Maria della Scala, inseguiti dai “grammatici parassiti di tradizione medievale” (36) fuggono a Borgolavezzaro. Citazioni di “Burgilavizarij ed Agoniam” nelle opere di Merula Nel Terentianus scrive “ E’ un paese sull’estremo margine della pianura novarese, posto celeberrimo per l’amenità dell’aria e l’eletta bontà del vino” (37). Le opere di Merula Per gli studiosi di Merula non è stato facile, e non lo è nemmeno oggi, mettere ordine fra tutte le sue opere. Alcune sono rimaste manoscritte ed altre sono state pubblicate, anche di recente; si pensi all’Europa edita nel 1863 e al Gelastino pubblicato nel 1989. Alcune opere sono citate dal Merula o da altri studiosi ma, ad oggi, non sono state rinvenute come nel caso dei testi stampati a Borgolavezzaro da Betaceus Tortelius. In questo insieme di dati, citazioni e riferimenti non è facile mettere ordine. Abbiamo cercato di elencare le opere conosciute, citate dagli studiosi che si sono dedicati a Merula. La “Nuova Selva”riedizione dei Memorabilia Bellum Erasmicanum – Databile intorno al 1530. Opera non rinvenuta. Secondo alcuni pubblicata a Milano. Gelastinus - Databile 1534. 1989 Bollettino Storico Provincia di Novara LXXX- Novara . Tradotto a cura di Pierangelo Ariatta. De Gallorum Cisalpinorum antiquitate, ac origine. 1538 Gryphe (Sebastien Gryphe) Lione (Indicato come Lugduvi). 1592 Giovanni Antoni, Ventura Comino. Bergamo. 1593 Giovanni Antoni, Ventura Comino . Bergamo. Terentianus dialogus vltra omnem festiuitatem vrbanissimum. 1543 Betaceus Tortielius Foro Lebetiorum (Borgolavezzaro). Citato da Merula. Gaudentii Merulae Nouariensis, Memorabilium liber, perquam vtilis et eruditus. 1546 Betaceus Tortielius Foro Lebetiorum (Borgolavezzaro) Citato da Merula. 1550 Gabrielem Iolitum et Fratres De Ferrariis Venezia. 1556 Matthiam Bonhomme Lugduni (Lione). 1559, 1561, 1562 Gio. Andrea Valvassori detto Guadagnino, Venezia. Elucubrationes in Vitruvii de Architectura libros. Manoscritto- Citato da Merula e non rinvenuto. De Claris antiquissimisque italorum aliarunque gentium familis authore Gaudentio Merula Cronica. Manoscritto alla Biblioteca Braidese di Milano. Manoscritto alla Trivulziana di Milano proveniente dal Monastero di S.Ambrogio. Commentatorium libri XXV. Manoscritto Conservato alla Biblioteca Marazza di Borgomanero. Sua Aetatis rerum gestarum libri tres cum additionibus. Manoscritto. Probabilmente è la stessa opera chiamata Commentari. Europa. 1963 Giappichelli Torino – pubblicato con prefazione di Ausonio Zappa. Syllabarum exactissima dimensio. Gaudentio Merula authore. Hieronymi Ruscacii Taurinensis Tetrastichon. Martino Cravoto -Torino. Laudativi generis formulae ex M.T. Cicerone. Manoscritto. Iovio Virgiliana. Manoscritto. Annotationes ad Heroides Ovidii. Manoscritto. Querela apologetica. Aggiunto alla fine dell’edizione del 1538 del De Gallorum. Iphortinas Quaestiones. Manoscritto citato da Lazzaro Agostino Cotta. Nemesus de natura hominis. Manoscritto. Secondo Pomponio Gastaldo stampato a Lione. Laudativi generis formulae ex M.T.Cicerone. Manoscritto. Conservato alla Trivulziana. Cod 295. Dedica a Renato Birago nel Memorabilium L’eredità letteraria e gli studi su Merula Dopo la sua morte le opere di Merula godono di un certo successo. Nel 1556 l’opera Memorabilium Libri viene pubblicata postuma a Lione da Matthia Bonhomme, in un’edizione a cura di P. Castalio. L’opera di Merula è però considerata sospetta e viene sottoposta al controllo dell’Inquisizione. E’ importante notare che questa fu la prima opera analizzata dalla Congregazione dell’Indice a Roma, l’opera riceve così le attenzioni della censura romana a causa di alcuni passi contro il lusso degli ecclesiastici e la simonia di papa Alessandro VI. All’edizione lionese, presente poi nell’Indice romano del 1596 e censurata in Spagna nel 1584, segue, come abbiamo visto, la traduzione in volgare, dal titolo “Nuova selva di varia lettione”, data alle stampe a Venezia (G.A. Valvassori) nel 1559 e autorizzata dallo zelante inquisitore Felice Peretti che diventerà poi il futuro papa Sisto V. Nella premessa della versione in volgare il Merula, come abbiamo visto, fa pubblica ammenda dinanzi ai lettori. L’opera, fatta oggetto di molte richieste, fu ristampata a Venezia, presso lo stesso tipografo, nel 1562 e nel 1573. Nel 1714 lo studioso Lazzaro Agostino Cotta dona alla Biblioteca Ambrosiana il manoscritto di Merula del “Gelastinus”. Nel 1899 Attilio Butti scrive l’opera forse più importante su Merula ” Vita e scritti di Gaudenzio Merula” in cui però gli conferisce, forse non conoscendo molte opere e lettere, una importanza minore di quanto meriti. Nel secolo passato la sua figura è ripresa da vari storici, primo fa tutti Don Carlo Ramponi che pubblicherà nel 1955 “ Il principe degli umanisti novarese: Gaudenzio Merula “ e “ L’umanista Gaudenzio Merula e la Controriforma cattolica”. Nel 1958 esce sul Bollettino Storico della provincia di Novara “Gaudenzio Merula e le sue opere letterarie e geografiche” di A. Zappa. 2349 Il Comune di Borgolavezzaro, intitola negli anni ’70, la Scuola Elementare di Borgolavezzaro all’umanista borgolavezzarese. Viene pubblicata per la prima volta nel 1963 (400 anni dopo) a Torino l’opera “ Europa” nell’ambito di un lavoro di Ausonio Zappa dal titolo “L’Europa di Gaudenzio Merula” per l’editore Giappichelli. Ausonio Zappa, Europa. Il professor Pierangelo Ariatta di Novara, nel 1989, pubblica sul Bollettino Storico per la Provincia di Novara la commedia “ Gelastino” con traduzione in italiano. Il Comune di Borgolavezzaro, insieme al Professor Ariatta, organizza nel 1990 una mostra sulla vita e sull’opera dell’ umanista. Nel 2009 Piergiorgio Longo pubblica sulla rivista” Novarien” gli atti del processo a Merula “Donec sunt viator: documenti per l’eresia di Gaudenzio Merula”. La ricercatrice Simonetta Adorni Braccesi ha cercato di mostrare il Merula come vicino alle posizioni di Calvino nello studio “Gaudenzio Merula tra Erasmo e Calvino: Ricerche in Corso”. Piergiorgio Longo ha integrato tale opera con “ Gaudenzio Merula, Uno studio recente e nuove note sul Cinquecento religioso Novarese”. Elena Valeri ha scritto una biografia per il “Dizionario biografico degli Italiani “ dell’enciclopedia Treccani, Gaudenzio Merula - Volume 73 (2009) (38) L’Opera “Il Principe degli Umanisti Novaresi Gaudenzio Merula” di Carlo Ramponi Conclusione Chi era Merula? Un semplice “disciplinatore delli putti”, “un ramingo maestro di grammatica” come lo descrive lo storico Butti (41) o un letterato di alto livello, “il Principe degli umanisti Novaresi”, come racconta il Ramponi, conosciuto da Erasmo da Rotterdam, Sebastian Munster, che inviava lettere a Giovanni Calvino e le cui opere sono state conosciute e corrette da un futuro Papa? Ha veramente gestito a Borgolavezzaro la prima tipografia del Novarese o ha “millantato” tale edizione, per dare lustro alla nostra comunità, sempre amata e ricordata in tante sue opere? In un periodo di grandi cambiamenti politici, sociali e religiosi era un fiero sostenitore delle idee innovative di Calvino e Lutero o era un buon cristiano fedele alla Chiesa di Roma al punto da donare uno dei trenta denari dati a Giuda alla Confraternità del Corpo di Cristo di Borgolavezzaro? Ramponi ha cercato di mostrare il Merula come un “cattolico fedele alla chiesa”(39) mentre altri studiosi hanno cercato di presentarlo come un sostenitore dell’idee di Calvino e Lutero al punto da subire due processi per eresia. Sulla tipografia Borgolavezzarese di Betaceus Tortiellus resta ancora molto da scoprire. Ad oggi non ci sono prove certe. I maggiori studiosi che si sono interessati del Merula sono concordi nell’essere scettici. Speriamo che queste pagine siano servite a fornire alcune risposte e ad aiutare a comprendere il pensiero e i dubbi di un uomo d’ingegno vissuto in un’epoca travagliata, scossa da conflitti militari e battaglie ideologiche e religiose. La storia della sua vita è ancora da comporre, come scrive Piergiorgio Longo “la biografia è ancora tutta da ricostruire e i dati sono rintracciabili anche in alcune opere manoscritte rimaste per ora sconosciute”. L’Arbogna alla Cattedrale (40) Ai borgolavezzaresi di oggi Merula racconta di passioni, valori e conflitti interiori validi oggi come cinque secoli fa. Ci appare come un uomo saggio, animato da una sincera e semplice fede ma sempre in cerca della conoscenza e della verità. Ricorda e fa rivivere la bellezza, in mezzo alle tante vicissitudini della vita, di riuscire a tornare a riposare accanto alle rive della nostra Arbogna. Grazie ai suoi scritti Merula ci regala un rapido sguardo sul Borgo della prima metà del ‘500 e forse, nelle sue opere non ancora conosciute, si nascondono altri segreti della nostra comunità di allora che speriamo, un giorno, possano essere svelati. Note 1 Cognasso - Storia di Novara 2 C. Ramponi –L’umanista Gaudenzio Merula e la Controriforma cattolica. Pag 5 3 Borgolavezzaro è stato fondato nel 1255 dal Comune di Novara. 4 Merula - Memorabilium libri, Lugduni 1556, c. 272. 5 Simonetta Adorni Braccesi- “Gaudenzio Merula tra Erasmo e Calvino: Ricerche in Corso In Giovanni Calvino e la riforma in Italia. Influenze e conflitti. Torino 2011 Pag 249. 6 Cognasso -“ Storia di Novara”. 7 Simonetta Adorni Braccesi- “Gaudenzio Merula tra Erasmo e Calvino: Ricerche in Corso”. In Giovanni Calvino e la riforma in Italia. Influenze e conflitti. Torino 2011 Pag 248. 8 Zappa - L’Europa di G. Merula- Giappichelli Torino 1963 Pag 12 –Dalla dedica al Memorabilia nel ms. dell’Ambrosiana. 9 C. Ramponi “Il Principe degli Umanisti Novaresi Gaudenzio Merula”Pag.3. 10 Carlo Cognasso” Storia di Novara” pag. 398. 11 Pier Giorgio Longo – “Donec sum viator”: documenti per l’”eresia” di Gaudenzio Merula. 13 Pierangelo Ariatta. “Un’inedito autografo di Gaudenzio Merula: la commedia Gelastino” BSPN LXXX 1989 pag 12 14 C. Ramponi –“L’umanista Gaudenzio Merula e la controriforma cattolica”. 15 Effemeridi sono cronache degli avvenimenti- effemèride (o efemèride) s. f. [dal lat. ephemĕris -ĭdis, gr. ἐϕηµερίς -ίδος «diario», comp. di ἐπί «sopra» e ἡµέρα «giorno»]. Per estens., diario, cronaca giornaliera degli avvenimenti-Tratto da vocabolario on line. 16 Pier Giorgio Longo – “Donec sum viator”: documenti per l’”eresia” di Gaudenzio Merula. 17 Carlo Cognasso –“ Storia di Novara”. 18 Prefazione al” Terentianus”- 31 maggio 1543 – Traduzione di P. Ariatta 19 Dedica al Ploto.C. Ramponi –“L’umanista Gaudenzio Merula e la controriforma cattolica”- p22. 20 Zappa.” L’Europa” di G. Merula- Giappichelli- Torino 1963- pag. 8. 21 Milano, Biblioteca naz. Braidense, AF.X.1. 22 Commentatorium libri f.243 r. Citato in Longo - “Donec sum viator”: documenti per l’”eresia” di Gaudenzio Merula “-Pag. 268. 23 Simonetta Adorni Braccesi “Gaudenzio Merula tra Erasmo e Calvino: Ricerche in Corso”. In “Giovanni Calvino e la riforma in Italia. Influenze e conflitti”. Torino 2011- Pag. 246. 24 Carlo Cognasso – “Storia di Novara”. 25 Pier Giorgio Longo – “Donec sum viator”: documenti per l’”eresia” di G. Merula- pag 274. 26 C. Ramponi –“L’umanista Gaudenzio Merula” e la controriforma cattolica. Pag 18 27 Traduzione di Pierangelo Ariatta. 28 Marco Palma “ Dizionario biografico degli Italiani”. Volume 22 (1979) Bonaventura Castiglioni Treccani-it 29 Letteralmente “Io me ne incago del Corpus Domini et voglio esser Lutero” 30 Piergiorgio Longo -“ Gaudenzio Merula. Uno studio recente e nuove note sul Cinquecento religioso Novarese”.- Novarien XXX- Pag 181. 31” Nuova Selva di varia lettione”- Venezia 156 p.5- Citato da C. Ramponi ne “Il Principe degli Umanisti Novaresi Gaudenzio Merula”Pag.3 32 C. Ramponi “Il Principe degli Umanisti Novaresi Gaudenzio Merula”Pag.3 33 Memorabilium. lib III, c. XXIX Citato da C. Ramponi ne“Il Principe degli Umanisti Novaresi Gaudenzio Merula”-Pag.3. 34 Traduzione di Pierangelo Ariatta. 35 Ramponi –“ Origine prelatine e romane di Borgolavezzaro”- Tip. Cattaneo Novara 1954- p59 Il sacerdote Augustale Domitio Iustino lascia una somma in sesterzi per la Festa delle rose. 36 Traduzione di Pierangelo Ariatta. 37 C. Ramponi –“L’umanista Gaudenzio Merula e la controriforma cattolica”. -Pag 5. 38 Elena Valeri - il “Dizionario biografico degli Italiani “ Gaudenzio Merula - Volume 73 (2009) sito www treccani.it 39 C. Ramponi –“L’umanista Gaudenzio Merula e la controriforma cattolica”. 40 Foto di Alessandro Vecchi- Chiusa sul torrente Arbogna all'altezza della Cascina Cattedrale, tra Vespolate e Borgolavezzaro. 41 - A. Butti, vita e scritti di Gaudenzio Merula, in “Archivio storico Lombardo” 1899- p. 381. 42 Pierangelo Ariatta.” Un’inedito autografo di Gaudenzio Merula: la commedia Gelastino” BSPN LXXX 1989 pag 12. 43 Zappa –“ L’Europa” di G. Merula- Giappichelli Torino 1963. 44 Polibio (200-120 a.C.) scrive: "nella regione vicina alle sorgenti del Po, si stabilirono i Lai e i Lebéci, al di là di essi gli Insubri, la massima popolazione celtica; più oltre, lungo il fiume Po, i Cenòmani..." 45 Zappa –“ L’Europa “di G. Merula Giappichelli- Torino 1963 pag. 24.