Gaudenzio Merula e il Borgo del `500

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Gaudenzio Merula e il Borgo del `500
In copertina:
I giovani volontari del BURCHVIF
In questo numero:
• Scopriamo il 2014
• Anno 2014, si accende un falò …
• Al Viturijn ovvero… il Leonardo di Borgo
• Il 5 per 1000
• Un anno di lavoro
• Notizie dalle Oasi
• Burchvif e i piccioni… una precisazione
• Dialöt … nüm i l’argnacumä no!
• Situazione economica
L’Agogna Morta, Sito di Importanza Comunitaria • A fé un piasì a brüsä al cü par tri dì
che ha come oggetto d’attenzione l’ultima grande lanca
• … dalla redazione
piemontese del torrente Agogna ed ha la finalità della
sua savaguardia e qualificazione anche mediante la ricoInserto speciale:
struzione, sui terreni limitrofi e sulle rive, dell’antico
Gaudenzio Merula e il Borgo del ’500
bosco di pianura.
Associazione culturale per la ricerca, la salvaguardia, la
valorizzazione del patrimonio ambientale, storico e culturale di Borgolavezzaro.
L’Associazione, sorta nel Novembre dell’84, opera
strutturata in tre gruppi di lavoro: Ambiente, Ricerche
storiche ed archeologiche, Tradizione, folklore e manifestazioni sociali.
E’ stata riconosciuta “Associazione di volontariato” con
D.P.G.R. n° 1389 del 13/04/1993.
Si occupa di recupero, gestione ed educazione ambientale con le seguenti principali iniziative:
Il Campo della Ghina
che vede realizzata una serie di micro habitat caratteristici della Pianura Padana. Il Campo della Ghina assume
oggi l’importanza di un piccolo ma esauriente giardino
botanico.
Il Campo della Sciura
che è un “sabbione” di modellazione eolica sul quale
l’associazione ha realizzato la ricostruzione dell’originario querceto a farnia ed, in una depressione, un fontanile ed una zona umida in cui è in atto un progetto di
conservazione di alcune specie di rane rosse.
QUOTE ASSOCIATIVE
anno sociale 2013/2014
socio sostenitore
socio ordinario
socio giovane
€. 40,00
€. 20,00
€. 10,00
(fino a 16 anni)
Questo notiziario è stato riprodotto
nel mese di febbraio del 2014 in 200
copie,150 delle quali grazie a:
Il Campo del Munton
che è uno degli ultimi dossi di formazione alluvionale.
Anche qui Burchvif sta riportando la vegetazione
dell’antico bosco planiziale. È stato realizzato uno stagno in cui si riproducono anfibi come la raganella e il
tritone crestato. Ospita numerosi cunicoli e tane abitate
dal tasso e, saltuariamente, anche dalla volpe.
Burchvif persegue i propri obiettivi grazie alla disponibilità di chi collabora volontariamente, con i proventi
derivanti dalle quote associative e dall’autofinanziamento, con i contributi di enti pubblici e privati cittadini.
Corso Cavallotti, 9 – Novara
tel.0321.33393 - fax.0321.631007
In redazione:
Lorenzo Gie’
G.B. Mortarino
Realizza e distribuisce il “Notiziario del Burchvif”.
Burchvif
Via Molino Nuovo, 10 – 28071 Borgolavezzaro (NO)
0321/88.56.84 www.burchvif.it [email protected]
aderisce alla Federazione Nazionale Pro Natura ed a Pro Natura Piemonte
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
Gli appuntamenti con Burchvif (già decisi o allo studio) da segnare in agenda.
Scopriamo il 2014
1° Gennaio – domenica
Falò al Campo della Sciurä
Vin brülé e scambio di auguri per iniziare bene il nuovo anno.
19 Gennaio - domenica
Al Disné-vif al disné dal Burchvif
Tutti insieme per un pranzo in allegria e per raccogliere fondi per l’associazione
1 o 4 maggio
La bella giornata di primavera
biciclettata al Campo della Sciura per la fioritura dei biancospini e grigliata di mezzogiorno.
11 Maggio – domenica
Il Bambino e la Quercia
Al Campo della Ghina per festeggiare i bambini nati o accolti nel 2013 e per la consegna delle piccole
querce loro coetanee.
Sabato 7 e venerdì 13 giugno
Nöcc a-strià - Notti stregate
Due sere, dalle 22 alle 24, alla scoperta delle magie della notte.
• A cà di lüsarö – A casa delle lucciole
Appuntamento notturno con migliaia di lucciole nell’oscurità del bosco.
•
Rènn, sciatin e ranin ad San Giuan – rane, rospi e raganelle
Ascoltarli nel silenzio della notte e riconoscerne i canti.
25 Ottobre – sabato
Fiera di Ottobre
Stand dell’associazione alla fiera autunnale arricchita da una piccola mostra micologica.
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
Un amico ha scritto a Burchvif, qualche settimana fa, prima del falò dell’ultimo dell’anno.
Ha voluto farci questo bel regalo che ci onora e gratifica.
Un bel regalo per cominciare l’anno come si deve, con un gran entusiasmo.
Credo interpreti bene lo spirito che muove Burchvif e i suoi volontari dai veterani ai più giovani.
A nome di Burchvif lo ringraziamo di cuore.
Anno 2014, si accende un falò…
di Adriano Arlenghi (*)
Nel suo racconto Jean Giono parla di quell’uomo che come professione piantava gli alberi. Si
dedicava tenacemente, con molta fatica e nessun tornaconto personale, a piantare querce in una rada
desolata. Ed era così impegnato in tale opera che le ultime due guerre mondiali erano passate su di
lui senza sfiorarlo.
Non era uno stravagante, lui sapeva che ogni albero trasmetteva un messaggio. Profondo. Che
si propagava nel cuore e nella cultura così come radici e rami e foglie e frutti dell’albero facevano
quando contaminavano il terreno circostante. Un albero, lui pensava, era un messaggio di
riconciliazione, di rinascita. Simbolo di equilibrio e di saggezza.
E poi ogni albero era la dimora segreta di mille creature sconosciute, sprigionava colori
inarrivabili, suoni indecifrabili e profumi sconosciuti in ogni ora del giorno e della notte.
Altro che Lancome o Chanel.
Un amico poeta cinese cantava “ogni giorno quell’albero mi dà pensieri di gioia” e uno dei
santi padri della chiesa amava ripetere “troverai più nei boschi che nei libri”. Secondo John Muri,
pioniere americano della conservazione, “qualsiasi stupido è capace di distruggere gli alberi” ma
pochi, ancora troppo pochi, hanno invece il cuore, l’intelligenza, la dedizione necessaria per
salvarli, accudirli, piantarli.
Domani Gianbattista sarà là nel campo della Sciura alle tre del pomeriggio di un giorno di
ghiaccio ad accendere un falò tra i mille alberi che lui e i suoi amici hanno piantato in tantissimi
anni. Un falò di pace e di poesia.
Giambattista me lo aveva fatto conoscere la Graziella, l’ecologista che vive sul limitare della
radura che la separa da quelli del Burchvif. Un nome, Burchvif, che sembra americano spurio e che
invece è di un classico dialetto piemontese. Associazione di Borgolavezzaro, ai confini con la
Lomellina terra di riso e di aironi, di chiacchiere e di discariche.
Me lo aveva fatto conoscere anche Cinzia, insegnante elementare che nel bosco della Sciura ci
porta i suoi bambini. A raccogliere foglie di futuro, a metterci radici di sapienza. E poi compariva
sul giornale locale, di tanto in tanto, con le sue lettere al direttore, nei libri editati qua e là, poesia
liquida, gocciolio di versi, amore verso gli spazi sconfinati.
E costruttore di falò. Come quello di domani, primo giorno del nuovo anno, che accenderà in
una radura, insieme ad amici silvani, mentre il sole rosso di ghiaccio dardeggerà la sua impronta e
scenderà rapido sull’orizzonte.
Canti, balli, poesie, ciacole, un rito che lui ripropone uguale ogni anno, con la sua forza
atavica, con la magia che irrompe dal falò, dal suo calore, dal suo luccicore. Lo chiamano Giamba
ed è il capo degli elfi, il seminatore di alberi. Uguale a quello raccontato da Jean.
E poi ci sono gli Elfi, che sono un mare di ragazzi, che sembrano proprio essere usciti dai
boschi e dalla mitologia. Li trovi spesso nei vari campi e risorgive in cui le grandi terre emerse e
l’impero arboreo del Burchvif è suddiviso. A raccogliere sfalci di legno, piantare e controllare
essenze, censire i nidi.
Sono rimasto decisamente affascinato quando sulla testata giornalistica locale ho letto che era
stato trovato un moscardino in un nido. Un moscardino che russava. Io non sapevo cosa fosse un
moscardino, pensavo ad un uccellino sfigato che non aveva avuto la forza e i soldi per svernare
verso lidi turisticamente più accoglienti. Mi hanno poi raccontato che il moscardino è un roditore
che mangia un'enorme quantità di cibo in modo da accumulare una riserva di grasso sotto la pelle,
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che poi si costruisce un rifugio dove si rannicchia a mo' di sfera in modo da conservare più calore
possibile. Mi hanno pure mandato un breve filmato di questo strano essere che ispira già, solo con il
nome, simpatia e tenerezza.
Ma sì, russava e, in letargo, forse aspettava. La primavera. Che tra poco irromperà nella
nostra mente e nella nostra vita. Portando con sé nuovi giochi e ammiccamenti e complicità. Devo
essere sincero questi ragazzi elfi mi ricordano tanto le parole di un eco filosofo che negli scorsi anni
ha scorrazzato in lungo e in largo con i suoi racconti questa nostra terra. A cui sono molto legato.
Si chiama Luciano Valle.
Luciano Valle è un filosofo, un teologo, un appassionato divulgatore di tutte quelle tematiche
che insegnano a riconoscere ciò che ci lega profondamente all'ambiente circostante. Come i ragazzi
del Burchvif. Appunto.
Pensate che sono già più di 10.000 le persone a cui, soltanto negli ultimi dieci anni, Luciano
Valle ha trasmesso il suo appassionato messaggio. Messaggio che riapre la mente, il cuore e l'anima
a una visione del mondo capace di includere anche l'ambiente naturale, animato e inanimato.
Scoiattoli, querce, ruscelli, nuvole e rocce non sono solo elementi indispensabili per la vita
materiale, ma anche per l'equilibrio spirituale di un essere umano, che oggi ha perso il contatto col
mondo di cui è parte. Se lo chiami lui ti racconta sempre che l'uomo oggi non è più quell'insieme
armonico di cui parlavano gli antichi greci. E' diventato perturbante, prepotente, sta accelerando e
acuendo la devastazione del pianeta.
E allora cosa dobbiamo fare? Gli ho chiesto una volta in una conferenza che aveva tenuto a
Mede. Dobbiamo imparare a guardare il mondo in modo diverso. "Dobbiamo imparare a dialogare
coi fiori, le erbe e le farfalle", mi ha detto. Ma per riuscirci bisogna imparare a diventare piccoli
come i loro. "Senza la ginestra - direbbe Leopardi - mi sento impoverito...". Come impoverita ha
iniziato a sentirsi la parte più sensibile della società civile fin dal primo serio segnale di allarme,
lanciato nel '63 da Rachel Carson, con il suo libro-denuncia Primavera Silenziosa. E se alla fine di
un lungo ragionamento gli chiedi che messaggio portare ai ragazzi di oggi spesso disorientati,
nichilisti, virtuali ti risponde senza tentennamenti “Fate fare loro l’esperienza dell’alba, cioè la
scelta di immergersi nella vita della natura prima che il sole sorga!"
Ma tutto questo gli elfi, i ragazzi del Burchvif lo sanno da tempo e lo sperimentano sempre
più spesso. In quei larghi spazi di cielo e di poesia capaci di destare ogni volta stupore e meraviglia
che Borgolavezzaro possiede e che stringe da tempo forte a se. Come un gioiello, come una
preghiera, come una visione di futuro che ringrazia il suo Creatore.
(*) Ad Adriano Arlenghi abbiamo chiesto di auto-presentarsi in poche righe:
“Sono nato a Mortara nel 1954, ho lavorato presso Banca Intesa. Sono sposato con una figlia che fa la sociologa che è
una cosa di cui mi sfugge il significato così come mi sfugge ciò che fa realmente.
Offro un po’ del mio tempo ad alcune associazioni lomelline come Legambiente, la Caritas vigevanese, l’associazione
mortarese Il Villaggio di Esteban.
Infine organizzo con il Mir - Movimento Non violento di Torino, campi di lavoro estivi.
A tempo perso scrivo poesie che nessuno legge e intaso di racconti la posta degli amici e dei social network.
Voglio scrivere un libro in cui raccontare i personaggi matti ma simpatici della Mortara della mia infanzia.”
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
Ho avuto ed ho la fortuna di conoscere persone e di avere amici di capacità e virtù non comuni.
In questa occasione voglio ricordarne uno, del tutto particolare, che ho conosciuto molti anni fa e
con cui ho condiviso alcuni anni della mia vita.
Al Viturijn
ovvero il Leonardo di Borgo
G. Debarberis e con l’aiuto dell’amico Giamba
Si chiamava Vittorio Filippini ma per me e per i borghigiani era al Vitori o, meglio, per via della
corporatura minuta, al Viturijn. Lui, scherzando, si autodefiniva Filippini da Borgo.
Venne ad abitare a Borgo in tempo di guerra, erano gli anni 1941-1943, ed in seguito
diventammo cari amici.
Aveva una personalità dinamica e disinvolta che definire invidiabile è dire poco. Non ho mai
saputo se avesse conseguito qualche titolo di studio, mi sembra che avesse frequentato un Istituto
Tecnico ed in seguito avesse lavorato alla Fiat di Torino. Sostanzialmente era un autodidatta.
Aveva una particolare predilezione per i lavori artigianali ed artistici che eseguiva con fantasia
escogitando anche, per risolvere le difficoltà contingenti, ardite soluzioni.
Nel primo dopoguerra erano state messe in commercio piccole auto monoposto, scoperte; in quel
periodo al Vitori ne costruì una con materiali di recupero. Si potrebbe definire un precursore del
riciclo. Consigliava a tutti di non disfarsi delle componenti metalliche dei materiali usati (ferro
alluminio, stagno e stagnola, rame, piombo…) considerandole di scarto ma di rivenderle ed
ottenerne anche qualche piccolo guadagno; aveva intuito il valore di quelle che, al giorno d’oggi, si
definiscono “materie prime seconde”
Non è facile descrivere quanto fosse eclettico e versatile seppur puntuale e preciso. Basterà
sapere che fece il sarto, il barbiere, che aprì una bottega di meccanico ciclista, che si dedicò a
trasporti vari per conto di terzi con un camioncino che lui stesso aveva modificato per adattarlo alle
specifiche necessità; fece il sellaio e il ciabattino; progettò con tanto di disegno tecnico e costruì con
le sue mani, modificando il vecchio camioncino, un camper che venne regolarmente omologato
dalle autorità competenti per la circolazione su strada.
Si cimentò anche nella professione dell’odontotecnico ottenendo un buon successo di clienti;
successo che però non lo salvò dalla chiusura forzata dell’attività perché non in possesso del
richiesto titolo di studio che, già allora, la legge prevedeva.
Dopo quell’esperienza passò alla creazione di opere stilizzate in ferro battuto realizzando anche
una bella mostra nel salone dell’Oratorio, nei giorni in cui si festeggia Santa Giuliana, mostra che
destò meraviglia e fu molto frequentata.
Cambiò poi nuovamente attività dedicandosi alla falegnameria, alla carpenteria ed al restauro di
mobili antichi e, da qui, il passo verso la scultura in legno, fu breve.
Mi capitò anche di lavorare con lui a qualche commessa e posso affermare che non si
risparmiava; per lui il lavoro e la fatica erano un gioco affascinante soprattutto se, per realizzare ciò
che aveva in mente, sorgevano complicazioni e qualche rischio.
Amava i continui cambiamenti che lo facevano sentire libero di sprigionare la fantasia senza
alcun tipo di costrizione.
Nei suoi lavori amò utilizzare materiali innovativi come la faesite, il truciolato, il laminato
plastico chiamato formica, il rivestimento murale in p.v.c., naturalmente il legno massiccio in tavole
e il legno semilavorato come perline, dogati, ecc…
Ha fatto il materassaio; imbottiva e tappezzava divani e poltrone…poi gli si accese la lampadina
della pittura.
Era un po’ di tempo che non si vedeva in giro è così decisi di andare a casa sua per avere notizie.
Sua moglie Nina mi disse che da un bel po’ trascorreva gran parte delle giornate nel suo laboratorio
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
senza rivelare cosa stesse facendo. Quando al Vitori mi vide oltre la finestra mentre stavo
sbirciando all’interno mi salutò e mi fece cenno di entrare: “Ciau Giüsèp! ’Sa ta na disä da si quàdär
ch’i sum invià fé?” (Ciao Giuseppe! Cosa ne dici di questi quadri che sto facendo?)
Era tutto imbrattato di ogni sorta di colore ad olio; stava creando copie di capolavori di
Modigliani (Nudo sdraiato), De Chirico (Il vaticinatore), Van Gogh (Campo di grano), aveva
riprodotto la Gioconda di Leonardo ...“Cosa vuoi che siano? Se li hanno fatti loro, posso farli
anch’io!” concluse.
Io rimasi semplicemente di stucco e non fui in grado di proferir parola. Credo che l’espressione
di meraviglia del mio viso sia stata una gratificazione sufficiente ad accontentarlo.
Suonava il pianoforte di cui era anche accordatore, la fisarmonica, la chitarra, il mandolino ed il
banjo. Non era raro vederlo in giro per le strade del paese, insieme ai coscritti di varie leve,
mentre suonava canzoni popolari con una pesante fisarmonica che portava a tracolla.
In periodo bellico ebbe occasione di mostrare anche un aspetto poco noto del suo carattere
quando si rifiutò di suonare ad una manifestazione di propaganda fascista per la nascita della
cosiddetta Repubblica di Salò; noi amici lo si prendeva in giro: “A t’ha ’ndai ben!” (ti è andata
bene!).
Suonò, facendo parte di varie orchestre, in locali pubblici e sale da ballo ma, quando si
presentava l’occasione, suonava più che volentieri anche per accontentare agli amici. C’è ancora chi
ricorda quanto fosse piacevole vedere la grinta e la passione con cui suonava la fisarmonica non
solo nelle osterie ma anche nelle case private.
Ha fatto parte, per varie edizioni, dell’orchestra del Concorso Canzoni Nuove, suonando il
pianoforte, concorso che si svolse per alcuni anni nel salone dell’Oratorio di Borgo con
l’organizzazione dell’allora parroco don Aldo Stangalini.
A lui ci si rivolgeva per problemi d’ogni genere: materiali, burocratici, fiscali e si poteva star
certi che al Vitori era sempre in grado di trovare una soluzione, risolvendoli di persona.
Non l’ho mai sentito dire: “Questo non si può fare”; era un’affermazione che non esisteva nel
suo vocabolario.
Aveva molti amici coi quali amava stare in compagnia ed era assai piacevole trascorre il tempo
con lui.
Sicuramente avrò tralasciato o dimenticato qualcosa ma quello che ho qui ricordato credo basti a
dar l’idea di un uomo che non aveva tempo d’annoiarsi.
Amante della libertà, una volta il nostro discorso cadde sulla morte e su ciò che ci aspetta “dopo”
e lui mi disse: “Non so come farò a starmene fermo là sotto”. Fu l’unica volta che lo vidi
preoccupato.
Morì nel 1985 a 66 anni; in molti, e soprattutto chi l’ha conosciuto bene, l’hanno considerato e lo
considerano il Leonardo di Borgo. L’ingegno non gli mancò di certo.
Modigliani - Nudo sdraiato
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
Allegato a questo numero del Notiziario del Burchvif
troverete il prezioso inserto:
Gaudenzio Merula e il Borgo del ’500
Bruno Radice
Chi era Gaudenzio Merula?
Un semplice “disciplinatore delli putti”, un “ramingo maestro di grammatica” come lo descrive
lo storico Butti oppure un letterato di alto livello, “il Principe degli umanisti Novaresi”, come racconta il Ramponi, conosciuto da Erasmo da Rotterdam, Sebastian Munster, che inviava lettere a
Giovanni Calvino e le cui opere sono state conosciute e corrette da un futuro Papa?
Ha veramente gestito a Borgolavezzaro la prima tipografia del Novarese, quella di Betaceus Tortiellus o ha “millantato” tale edizione per dare lustro alla nostra comunità, sempre amata e ricordata
in tante sue opere?
In un periodo di grandi
cambiamenti politici, sociali e
religiosi, era un fiero sostenitore delle idee innovative di
Calvino e Lutero o era un
buon cristiano fedele alla dottrina della Chiesa di Roma, al
punto di donare uno dei trenta
denari dati a Giuda alla Confraternita del Corpo di Cristo
di Borgolavezzaro?
A queste e ad altre domande tenta di dare una risposta,
l’articolo di Bruno che ripercorre la vita dell’umanista
Novarese cercando di correlarla alle vicende della nostra terra e del Borgo agli inizi del
secolo XVI.
In essa riviviamo la vita e
le opere del Merula che, come
concordano tanti studiosi, sono ancora pienamente da conoscere e valorizzare.
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
Al disné-vif … al disné dal Burchvif
Festa dei Nodi
Assemblea ordinaria dei soci
Il Babbo Natale del Burchvif
Falò di Capodanno
Censimento annuale dei nidi artificiali
Cartografia “Alberi di particolare valore ambientale”
Il Borgo degli Aironi
La bella giornata di primavera
Il Bambino e la Quercia-29a edizione
Liberazione del lodolaio Serse
Notti stregate
Tanto per provare
Borgo nel cuore
Installazione cassetta-nido per allocchi
La Fiera di Ottobre
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
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Al disné-vif … al disné dal Burchvif
Lo scopo dell’iniziativa era quello di coniugare un pranzo e un pomeriggio divertenti con la destinazione di una parte del ricavato della giornata all’ultimo progetto dell’associazione.
Al progetto, naturalmente di carattere ambientale, abbiamo dato il nome di Campo del Munton-al
Muron dal Nètu.
I motivi di questo nome, forse un po’ inconsueto, sono due: il primo è perché vogliamo valorizzare il gelso centenario (al muron, appunto) presente nel campo ed il secondo è per ricordare Netu
(Francesco) Barbè come espressamente richiesto dal figlio Giovanni e della vedova da cui Burchvif
ha acquistato gran parte dell’area.
Per tornare al disnè-vif: dopo l’annuncio del programma della giornata ed i saluti di rito è iniziato il pranzo; tra una portata e l’altra c’è stato anche lo spazio per raccontare qualcosa in dialetto.
Si è parlato di povr-om, del fascino di un bosco al tramonto e delle avventure di due misteriosi
personaggi borghigiani: Liunard Birö e Cristòfer Piviòn. (grazie a Gianfranco Pavesi e a Gianni
Galliano).
Verso la fine del pranzo è poi iniziata l’estrazione dei biglietti della lotteria i cui premi erano ben
oltre i cento.
Durante il pranzo sono passate sullo schermo le immagini delle nostre aree naturalistiche, degli
animali e delle piante che vi si possono incontrare; immagini che hanno fatto apprezzare quanto
possa essere bella la nostra campagna e la nostra terra quando è amata e trattata con rispetto.
Grazie Alberto per le belle immagini.
Un grazie infine a Giuliana, Rosetta, Rosaria, Natalina, Luisa, Roberta, Anna, Rita e Cinzia che,
con la disponibilità di sempre, hanno preparato anche per questa occasione le torte per il gran finale.
Il ricavato della giornata, circa 600 euro, è andato ad aggiungersi alle voce “entrate” del piano dei
conti del progetto.
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Festa dei Nodi
Domenica 16 dicembre tour di Novara Birdwatching a tutte le Isole di Natura di Burchvif in occasione della giornata nazionale della “Festa dei Nodi” promossa da EBN Italia, la delegazione italiana di Euro Bird Net.
Anche la fortuna ci ha messo lo zampino e così all’Agogna Morta una trentina di Gru cenerine è
passata in volo basso sulla testa degli ospiti e un enorme stormo di Cesene si è lasciato osservare
per alcuni minuti al Campo della Sciura.
Un “NODO” non è altro che un gruppo di persone che si trova per fare birdwatching, magari dietro casa, che conosce la realtà locale ed è attento ai problemi ambientali della propria zona. Il Nodo
esercita azione di promozione per l'attività del birdwatching: corsi di identificazione, conferenze,
proiezioni, giornate tematiche…
Il birdwatching (in italiano osservazione degli uccelli) è un hobby inerente all'osservazione e allo
studio degli uccelli in natura. È sinonimo del termine birding, usato negli Stati Uniti d'America, che
comprende, oltre all'osservazione, anche l'ascolto e il riconoscimento dei canti.
Colui che pratica il birdwatching viene chiamato birdwatcher o birder. (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).
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Assemblea ordinaria dei soci
Si è tenuta venerdì 21 dicembre 2012, a Palazzo Longoni, alle ore 21,00 in seconda convocazione, nella sala della colonne, l’annuale assemblea ordinaria dei soci.
Alla presenza di una quindicina di soci si sono discussi gli argomenti all’o.d.g. e precisamente:
• approvazione verbale assemblea precedente;
• lettura verbale redatto dai Revisori dei Conti e approvazione bilancio 2011/2012;
• relazione sulle attività svolte e programmi per l’anno sociale 2012/2013;
• rinnovo cariche sociali;
• varie ed eventuali
Al termine è seguito il tesseramento.
Per ciò che concerne le cariche sociali non vi sono state novità per cui il C.D. risulta così composto:
Presidente: Lorenzo Giè
Capogruppo Ambiente: Gian Battista Mortarino;
Capogruppo Ricerche storiche e archeologiche: Bruno Radice;
Capogruppo Manifestazioni sociali: Luisa Monfrinotti;
Anche per il Segretario-Cassiere, Angelo Zampa, si è trattato di una rinomina;
L’unica novità ha riguardato i Revisori dei Conti che ha visto un nuovo componente in sostituzione del dimissionario per ragioni di salute, Angelo Guida. Il collegio dei Revisori dei Conti risulta pertanto composto da Giuseppe Debarberis e da Santino Sempio.
Dopo una disamina delle varie attività realizzate nel coso del 2012 che ha riscosso l’assenso ed il
voto favorevole dei soci si è passati al bilancio che si è chiuso con l’approvazione all’unanimità
dell’attivo di €. 3.180,92.
Per quanto riguarda le attività previste per il nuovo anno sociale la parte del leone l’ha fatta la
nuova iniziativa di carattere ambientale Al Muron dal Nètu (acquisto di terreni della superficie di
oltre un ettaro, ricostruzione di un antico dosso alluvionale e successiva forestazione dell’intero appezzamento mediante la creazione di un querco-carpineto planiziario padano).
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Il Babbo Natale del Burchvif
L’iniziativa del Babbo-Vif, il
Babbo Natale del Burchvif, si è
conclusa con il versamento di
quanto pervenuto con le offerte
dei genitori. I partecipanti non
sono stati molti (dieci) e la cifra
raccolta è stata di 130 euro. Ad
essa Burchvif ha aggiunto un
suo piccolo contributo, prima di
effettuare il versamento di 150
euro sul c/c postale di NOVARA
CENTER Onlus.
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Falò di Capodanno
Il primo di gennaio è il giorno del falò beneaugurante di inizio anno. Anche quest’anno
l’appuntamento si è rinnovato al Campo della Sciura intorno alle 15 per l’accensione del fuoco, lo
scambio degli auguri con brindisi e vin brulé
Dalle braci e dal comportamento delle fiamme, come antichi vati, abbiamo tratto gli auspici per
l’anno nuovo. Dopo l’assunzione di appropriate bevande non è stato difficile fare previsioni che si
sono rivelate tutte assai favorevoli e positive.
Ci siamo scambiati auguri, strette di mano, baci ed abbracci ed abbiamo brindato con il vin brulé,
ricetta vecchio druido. Molti hanno raccolto l’invito a disfarsi di dolci, dolcetti e bevande rimaste
dai festeggiamenti dei giorni precedenti portandoli in loco; qui sono stati smaltiti secondo le più rigide norme della “differenziata”.
Dopo il tramonto, a buio inoltrato, c’è stato chi si è fermato a chiacchierare intorno al fuoco ed
alla griglia su cui arrostivano salamelle alla brace…
Gennaio 2013
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Censimento annuale dei nidi artificiali
Si è concluso il censimento annuale degli oltre cento nidi artificiali installati nelle aree naturalistiche dell’associazione grazie all’impegno di Alberto, Luca, Matteo e Zeno. I risultati sono più che
soddisfacenti con un’alta percentuale di nidi occupati (88%) soprattutto da cinciallegre, cinciarelle e
passeri. Non sono mancate occupazioni interessanti, rare o particolari come quelle di moscardini,
pipistrelli e insetti vari; alcune tracce sono rimaste senza interpretazione
TABELLA RIEPILOGATIVA DEL CENSIMENTO DEI NIDI ARTIFICIALI ANNO 2012
Campo della Campo della
Campo del
Agogna
Nidi artificiali
Totali
Sciura
Ghina
Munton
Morta
Installati
37
23
11
46
117
Occupati
32
20
11
40
103
Vuoti
5
3
0
6
14
Percentuale di occupazione: 88,03%
Gennaio 2013
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Cartografia “Alberi di particolare valore ambientale”
L’iniziativa che abbiamo chiamato “Alberi di particolare valore ambientale” (nata per garantire
adeguata tutela agli alberi presenti sul territorio comunale che per l’età, le dimensioni, il valore culturale o storico meritano di essere conservati per le attuali e le future generazioni), ormai ben avviata, per essere completa, mancava di una specifica cartografia.
Come si può immaginare lo scopo di una cartina illustrata è quello di facilitare, attraverso
l’illustrazione del percorso e la descrizione degli alberi, la visita e la fruizione degli alberi stessi.
Grazie alla disponibilità dell’ing. ambientale Sara Rinoldi che ne ha curata l’elaborazione grafica
ed dell’ATL della Provincia di Novara (e in particolare della presidente dr. Maria Rosa Fagnoni)
che ha provveduto alla stampa, da gennaio 2013 possiamo disporre di questo pratico strumento per
visitare con cognizione di causa i quindici alberi più belli di Borgo.
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
La cartina è stata inserita nel Notiziario del Burchvif che è stato inviato a casa dei soci verso la
metà di febbraio 2013.
Aprile 2013
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Il Borgo degli Aironi
Due nuovi pannelli relativi all’iniziativa de “Il Borgo degli Aironi”, sono stati installati in tempi diversi sotto al bel porticato della Trattoria Astigiana da Ernesto e sul fronte della casa di Sandro
Lovati in via IV novembre.
Il tema trattato è stato, naturalmente, quello degli aironi questa volta rappresentati in volo sopra
ad una campagna di stoppie con sfondo parte del nostro Borgo e in caccia con una grossa rana nel
becco sulla sfondo della Cascina Fornace.
Autore delle composizioni grafiche è Alberto Giè.
Ricordo che l’iniziativa prosegue e invito chi ne fosse incuriosito e, magari ci facesse un pensiero, a chiedere i bozzetti delle nuove opere che aspettano solo un muro su cui far bella mostra di sè.
Grazie agli artisti coinvolti: i fotografi, specialmente Franco Sala e i grafici Patrizia Balocco Lovisetti e Alberto Giè.
Aprile 2013
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La bella giornata di primavera
Mercoledì sera, 20 marzo, c’è stata la riunione dei volontari per fare il punto sul lunedì di Pasqua
e la consueta manifestazione all’Agogna Morta.
Le previste pessime condizioni meteo per la giornata del 1° aprile e per i giorni antecedenti (che
avrebbero reso ancor più impraticabile la strada sterrata di accesso scoraggiando la partecipazione),
ci hanno convinti a prendere la decisione di annullare l’iniziativa e sostituirla con un’altra, in diversa data (cambiando di conseguenza anche il nome della manifestazione).
La data ed il nome della nuova manifestazione sono quindi diventate, dopo un ulteriore rinvio:
25 APRILE 2013 – LA BELLA GIORNATA DI PRIMAVERA
La festa, che si è tenuta al Campo della Sciura, è riuscita veramente bene. Una giornata splendida
sotto ogni aspetto ci ha consentito di realizzare quanto avevamo in mente e cioè mostrare questa
bella “isola di natura” a soci, amici e curiosi, trascorrere una bella giornata insieme tra povr-om e
raccogliere fondi per sostenere le iniziative dell’associazione ed in particolare de “il Campo del
Munton – al Muron dal Netu” l’ultima importante avventura con la quale ci stavamo confrontando
proprio in quei mesi e che aveva bisogno di notevoli risorse.
La scelta del Campo della Sciura è stata la novità di quest’anno e forse, anche perché di più facile accesso, è stata apprezzata da tutti; l’altra novità è stata una partecipata “lotteria da campo”.
I volontari, come sempre, non si sono risparmiati ed a loro, i veri artefici dell’iniziativa insieme
ad una Natura splendida, vanno i meriti della riuscita giornata.
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
Maggio 2013
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Il Bambino e la Quercia-29a edizione
Nella consueta, splendida cornice del Campo della Ghina anche se con condizioni meteo un po’
incerte si è svolta con successo, anche quest’anno, la tradizionale manifestazione de Il Bambino e la
Quercia.
Com’è noto, la manifestazione consiste nel consegnare un attestato ed una piccola quercia (coetanea del bambino) ad ogni bimbo nato l’anno precedente in uno dei sei comuni della Bassa Novarese i cui genitori abbiano dato la propria adesione (ma l’iniziativa è aperta, naturalmente, a tutti coloro che, venuti a conoscenza dell’iniziativa, volessero partecipare).
Quest’anno, quindi, la consegna delle querce è stata dedicata ai bambini nati nel 2012.
La quercia, dopo essere stata consegnata, può essere messa a dimora nel giardino di casa,
nell’orto, in pieno campo, per crescere insieme al bambino e diventare, in futuro, un bel ricordo.
Burchvif offre anche l’opportunità, a coloro che non abbiano un luogo in cui mettere a dimora la
piantina, di lasciarla all’associazione che la pianterà in una delle oasi e, a richiesta, indicherà il luogo esatto del trapianto.
Sono stati ventisei i bimbi nati nel 2012 che hanno aderito all’iniziativa il cui ospite d’onore è
stato il dottor Ettore Rigamonti di Novara Birdwatching che ha consegnato a genitori e bimbi le
piantine e gli attestati.
ELENCO DEI BIMBI CHE HANNO PARTECIPATO
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8
9
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26
ALLIERI GRETA
CIANFRONE ALICE
COSSANDRI SIMONE
DE GIULI ELAIDE
FOSSATI ALESSANDRO
GIAMMANCO MARINA
LALLA LOVATI MATTIA
MOLINARI GINEVRA
MORTARINO SOFIA
PELLATI FEDERICO
RAIMONDI FRANCESCA
RAMPI GIULIA
CAVIGIOLO FILIPPO
GARDA CLELIA
GARDA GIULIA
MICALI ENEA
BELLAZZI NICOLE
RAMATI MATTEO
RIELLO GIULIO
CICOGNA MOZZONI MADDALENA
BLANCINI FEDERICO
GALLIANO MATILDE
GILARDONI ALBERTO
GOZZELINO FRANCESCO
RINOLDI DAVIDE
SELMI DORIAN
BORGOLAVEZZARO
BORGOLAVEZZARO
BORGOLAVEZZARO
BORGOLAVEZZARO
BORGOLAVEZZARO
BORGOLAVEZZARO
BORGOLAVEZZARO
BORGOLAVEZZARO
BORGOLAVEZZARO
BORGOLAVEZZARO
BORGOLAVEZZARO
BORGOLAVEZZARO
CILAVEGNA
NIBBIOLA
NIBBIOLA
GARBAGNA
VESPOLATE
VESPOLATE
VESPOLATE
TORNACO
NOVARA
NOVARA
NOVARA
NOVARA
NOVARA
TORINO
Al termine della consegna delle piantine, gustosi dolci preparati dalle volontarie di Burchvif sono stati offerti ai partecipanti insieme ad un bicchiere di spumante per il brindisi di rito.
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
Naturalmente il merito della buona riuscita dell’iniziativa va ai bambini, ai loro genitori, alle volontarie di Burchvif che hanno preparato gustose torte e dolcetti ed ai povr-om che, come al solito,
non si sono risparmiati nell’allestire e nel disallestire il luogo dell’evento; un grazie infine anche
all’amico Antonio Destro Festo per il bel servizio fotografico.
Giugno 2013
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Liberazione lodolaio
Il falco lodolaio (Falco subbuteo) Serse è tornato libero al Campo della Sciura.
E’ tornato alla sua libertà dopo una quindicina di giorni di “degenza” in un’ampia voliera per recuperare dal trauma subito e ristabilirsi dopo essere andato a cozzare contro una vetrata in Via Cilavegna. Gian Luigi De Marchi e Serse (ecco l’origine del nomignolo affibbiato) Zugni lo hanno trovato a terra pressoché immobile e l’hanno portato in associazione.
Il trauma aveva causato qualche danno all’occhio sx e una lieve ferita ad una zampa.
Recuperate le forze nella tranquillità di una voliera schermata e con l’aiuto di una ricca dieta a
base di insetti (che ha dimostrato di gradire molto più della carne) ha spiccato un volo sicuro lasciando gli amici presenti (Alberto, Luca, Lorenzo, Zeno e Giamba) con un velo di tristezza nel
cuore.
Giugno 2013
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Notti stregate
La prima delle due notti stregate, quella di venerdì 7 giugno, non ha deluso la trentina di partecipanti che dopo una breve camminata si è ritrovata al Campo della Ghina per passare in rassegna
l’assembramento di lucciole qui riunite per motivi amoroso-riproduttivi.
La bella serata è stata anche l’occasione per ascoltare, dalla risaia di fronte all’ingresso, il fragoroso concerto delle raganelle; vicino al tabellone didascalico, invece, si esibiva in un assolo, un rospo smeraldino mentre le rane verdi si sentivano un po’ dovunque.
Anche la seconda serata di visita al bosco incantato delle lucciole ha riscosso grande partecipazione di adulti, ragazzi e bambini con oltre cinquanta partecipanti. Altre comitive si sono mosse poi
in modo autonomo in diverse serate dello stesso mese di giugno (la tradizione popolare vuole, infatti, che le lucciole siano presenti in gran numero fin verso il giorno di San Giovanni).
Agosto 2013
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Tanto per provare
Giornata campale quella di mercoledì 28 agosto, che ha fatto ritrovare al Campo della Sciura per
una mattinata di lavoro, una ventina di persone tra collaudati volontari e giovani volontari “per provare”.
Il tempo è volato tra qualche chiacchiera, numerose domande e altrettante risposte circa l’oasi, le
sue piante e i suoi animali e l’attività di volontariato.
Naturalmente si è anche lavorato con risultati essai evidenti nel diradamento di piante soprannumerarie e nell’eliminazione di moltissimi ricacci di robinia; la tecnica adottata è stata quella dal
furmion o del formicone, tecnica che trova la sua spiegazione proprio nel nome: come le formiche
ognuno ha fatto la sua piccola /grande parte e alla fine i risultati si sono visti.
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
Terminato il lavoro, intorno alle 11 abbiamo fatto il giro dell’oasi ad assaggiare prugnoli (con relative facce schifate) e grappolini d’uva “Clinton”
Ottobre 2013
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Borgo nel Cuore
E così, dopo una partenza difficoltosa a causa delle bizze del tempo che hanno fatto slittare di
una settimana l’iniziativa, la seconda edizione di “Borgo nel Cuore” si è felicemente conclusa intorno al mezzogiorno di domenica 6 ottobre.
L’iniziativa, come si ricorderà, è nata l’anno scorso da Burchvif e dall’Amministrazione comunale, nell’ambito della più vasta e internazionale Puliamo il Mondo, con l’ambizione di durare nel
tempo cercando di coinvolgere singoli cittadini, associazioni, imprenditori, artigiani, commercianti
del nostro Borgo per dimostrare che è possibile manifestare, anche con piccoli gesti, l’attaccamento
e l’amore per il proprio paese.
Ecco così spiegato anche il nome che è stato scelto: “Borgo nel Cuore”.
Quest’anno gli obiettivi individuati sono stati cinque e precisamente:
1. il restauro delle spallette del ponte sull’Arbogna in via Vercelli
Il capomastro Luciano Molon con l’aiuto di Santino, Angelo e Marilena ha realizzato parte del
restauro dei due muri di mattoni a vista che reggono le grandi beole di granito. Il lavoro, non
ultimato in giornata, lo sarà nel corso dell’anno o nella prossima edizione dell’iniziativa.
2. l’istallazione delle ringhiere sul ponte della Biraghetta di via 4 Novembre
Sono state installate due ringhiere in ferro realizzate da Fabrizio “Bicio” Buratto recanti, al centro di ognuna, un motivo de “Il Borgo degli Aironi” nato dalla fantasia e dalla professionalità di
Claudio Serra.
Bicio, Mario e Bruno hanno provveduto all’installazione e, insieme agli altri componenti della
squadra, Irene e Mirko, hanno anche eseguito la verniciatura.
3. lo sfalcio e la pulizia dai rifiuti della scarpata a destra del passaggio a livello lungo la provinciale per Cilavegna.
Ale, Omar, Lorenzo e Giamba si sono occupati della rimozione dei rifiuti e dello sfalcio dei rovi e dell’erba;
4. la sistemazione dell’area incolta nei pressi del passaggio a livello per Tornaco
Sono stati rimossi i rovi, numerosi ricacci di robinia ed è stata effettuata un’accurata pulizia
dai rifiuti. Si sono occupati del lavoro Alberto, Luca, Teo e Lorenzo. Qui ha fatto la sua comparsa anche un riccio che, dopo un cordiale scambio di saluti coi presenti e qualche foto, è stato
trasferito in un luogo più sicuro.
5. la sistemazione del casello di sollevamento del depuratore
E’ stato avviato, in accordo con Acqua Novara VCO, l’intervento sui muri del casello di sollevamento del depuratore sulla “Strada Vecchia di Albonese”. In settimana sono state messe a
dimora piantine di rampicanti che copriranno i graffiti e abbelliranno la struttura.
Anche il sindaco Lovati ha voluto essere simbolicamente presente all’iniziativa.
Burchvif ed il Comune di Borgolavezzaro ringraziano molto sentitamente tutti quelli che hanno
contribuito alla buona riuscita dell’iniziativa (inutile dire che tutti hanno lavorato gratuitamente).
Un particolare ringraziamento:
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il Notiziario del Burchvif
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numero 26 - anno 2013
a Luciano Molon per i lavori di muratura al ponte dell’Arbogna ed i materiali forniti;
a Fabrizio Buratto per i lavori sul ponte della Biraghetta;
al Judo Borgolavezzaro nelle persone di Francesco, Giovanni e Roberto per la preparazione del pranzo.
a Virginio Lovati per la pulizia con la fresa della scarpata di Via Cilavegna;
ad Antonio Barison, assente per motivi di lavoro, per la parte organizzativa in rappresentanza del Comune.
A Giuseppe che è stato il fotoreporter della giornata ed ha seguito le varie squadre in diversi momenti della mattinata.
Ora il nostro Borgo e il mondo sono un po’ più puliti e un po’ più belli.
Il prossimo appuntamento con “Borgo nel Cuore” è naturalmente fissato per il prossimo anno;
ancora una volta avremo l’occasione di contribuire a rendere un pochino più bello il nostro paese.
Ottobre 2013
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La Fiera di Ottobre
Anche quest’anno la Fiera di Ottobre, messa in calendario dal Comune di Borgo per sabato 26,
se n’è andata e con essa si è chiuso idealmente l’anno sociale 2013. (anche se la chiusura formale è
il 31 ottobre di ogni anno).
Altrettanto idealmente si è aperto l’anno sociale 2014.
Si dice che il buon giorno si vede dal mattino; se così fosse, il mattino di Burchvif è stato veramente promettente: in molti hanno frequentato il nostro stand, hanno chiesto informazioni, hanno
acquistato le nostre pubblicazioni ed i nostri barlafüs, si sono interessati al “Borgo degli Aironi”; ci
sono stati nuovi iscritti e oltre quaranta soci hanno rinnovato la loro adesione.
Come ormai da anni lo stand si presentava fisicamente diviso tra i due lati di viale Curù: da un
lato libri, magliette, nidi artificiali, mangiatoie per il birdgardening, un bel tabellone con una elaborazione grafica de “Il Borgo degli Aironi” realizzata da Alberto, la segreteria … e, dall’altro, la mostra micologica allestita con i funghi raccolti nelle nostre “Isole di Natura”. Quest’anno è stato presente a dar manforte nell’identificazione delle specie più ostiche anche il micologo della “Bresadola” di Vigevano, Franco Bianchi. Grazie Franco!
Come sempre il merito dell’organizzazione e del reperimento dei funghi va al Giusèp al lignamé
che, anche con l’aiuto di amici borghigiani competenti, ha proposto una quarantina di specie tra cui
alcuni esemplari di particolare bellezza e significato (Polyporus giganteus, Lepiota procera, Boletus
edulis, Amanita phalloides).
In segreteria sono stati presenti i giovani povr-om che questa volta hanno lavorato di fino sostituendo agli attrezzi agricoli la penna e le pubbliche relazioni.
Giudizio, quindi, assai positivo grazie a tutti quelli che si sono impegnati dal mattino presto fin
verso le diciassette. La tecnica e la tenacia del formicone hanno vinto ancora.
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
mei un “andé” che cent “andumä”
Burchvif dipende dalla generosità di coloro a cui sta a cuore la conservazione della natura, delle
tradizioni, della storia del nostro paese e del nostro territorio.
E’ solo con la partecipazione e l’aiuto di queste persone che l’ associazione può continuare a gestire al meglio quanto ha realizzato finora e può, non solo sognare nuovi e più importanti risultati,
ma può cimentarsi per tradurli in realtà.
Ci sono molti modi per aiutare Burchvif:
•
•
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•
•
•
iscriversi all’Associazione in qualità di soci;
collaborare come volontari alle varie iniziative per i lavori di squadra o, da soli, per qualche ora
alla domenica o nel tempo libero.
partecipare alle attività di Burchvif visitando le Isole di Natura, cioè le oasi dell’associazione,
prendendo parte alle manifestazioni organizzate nel corso dell’anno, acquistando le pubblicazioni e gli oggetti proposti in varie circostanze;
destinare all’associazione il 5 per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche;
donare piccole o grandi somme in denaro, beni immobili, terreni o altri beni monetizzabili da
cui l’associazione può ricavare un sostegno economico;
ricordare Burchvif nel proprio testamento disponendo un lascito.
La liberazione del lodolaio Serse al Campo della Sciura
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
….potete immaginare quale sia stata la sorpresa
quando, verso la fine di giugno, un allocco si è fatto
osservare più volte e fotografare affacciato
all’apertura d’ingresso della cassetta nido…
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
IL CAMPO DEL MUNTON
IMPORTANTE FINANZIAMENTO E INSTALLAZIONE DEL TABELLONE DIDASCALICO
PER IL CAMPO DEL GELSO VECCHIO - AL MURON DAL NÈTU
Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione della Comunità del Novarese Onlus, nella
riunione del 22 novembre, ha ritenuto meritevole di finanziamento il progetto da noi presentato
denominato "Il Campo del Gelso Vecchio".
La delegazione di soci di Burchvif presente alla conferenza stampa di giovedì 6.12, presso la sala
conferenze Faraggiana a Novara, ha avuto un sussulto di gioia quando il presidente della
Fondazione della Comunità del Novarese, senatore Ezio Leonardi, ha annunciato l’importo del
contributo riconosciuto a Burchvif: ben 18.000 euro, quasi l’intera cifra che avevamo richiesto.
Con questo importo s’è potuto coprire circa il 40% del costo complessivo del progetto che si
aggira intorno ai 47.000 euro. Il contributo è stato versato alla conclusione del progetto stesso e cioè
alla fine di ottobre, dopo la rendicontazione puntuale dei costi.
Abbiamo espresso il nostro grazie al presidente Leonardi ed all’intero Consiglio
d’Amministrazione della Fondazione per la fiducia in Burchvif ed abbiamo assicurato che ce la
metteremo tutta per dimostrare che è stata ben riposta.
Il progetto ha potuto concludersi positivamente anche grazie alle anticipazioni di alcuni soci per
un importo di oltre 14.000 euro; importo che, salvo specifica rinuncia, sarà rimborsato non appena
vi sarà la disponibilità di cassa. L’elenco di questi soci è desumibile dalle registrazioni di bilancio.
Con l’installazione del tabellone didascalico del 21 ottobre e la sottoscrizione del rogito di
compravendita si può considerare chiuso il progetto.
Il tabellone installato è in perfetto stile Burchvif; in legno con le scritte incise ed è opera del
“Giusèp al lignamé” per il manufatto mentre le accurate incisioni sono di Gian Carlo Geddo.
INSTALLAZIONE DI UN PICCOLO TABELLONE DIDASCALICO AL DOSSO DELLE
VOLPI
Il pomeriggio del 26 maggio è stato dedicato all’installazione di un piccolo tabellone didascalico
nei pressi del laghetto che, per l’occasione, era fiorito di ninfee bianche. Il tabellone arreda e
completa questo scorcio di oasi descrivendo gli anfibi, le libellule e le farfalle che qui è possibile
incontrare.
Si tratta di anfibi come il tritone crestato, la raganella, la rana dalmatina; di libellule del genere
Orthetrum e Crocothemis e di farfalle come Lycaena dispar.
Terminata l’installazione, i lavori sono proseguiti con lo sfalcio dell’erba intorno a giovani alberi
ed arbusti, con la messa a dimora di Iris, Hibiscus, ecc…
IRRIGAZIONE D’EMERGENZA
Chiamata straordinaria per i povr-om del Burchvif quella della prima settimana di luglio. La
prolungata siccità ha reso infatti necessario una irrigazione di emergenza per assistere le oltre 400
piantine messe a dimora in inverno.
E’ stata falciata l’erba e ci si è dedicati, zappe alla mano, alla creazione e sistemazione dei
“catini” intorno ad ogni pianta; nel fine settimana seguente, poi, abbiamo irrigato utilizzando una
cisterna, gentilmente messa a disposizione dall’Azienda Agricola Traso.
Complessivamente sono stati coinvolti una decina di volontari tra cui la new entry Cristiano
proveniente da Tornaco.
Finalmente terminati i lavori, intorno al mezzogiorno di domenica, nel momento del rientro a
casa, il Ford 4600 ha deciso di spegnersi e di rimanere ostinatamente spento nonostante le insistenze
per riavviarlo.
L’inconveniente è stato superato nel pomeriggio per merito dei soci Fausto e Piero che grazie
alle rispettive competenze sono riusciti a fargli cambiare idea.
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
IL CAMPO DELLA SCIURA
INSTALLAZIONE DI UNA PIATTAFORMA PER CICOGNE E DI UN NIDO PER GHEPPI
Verso la fine di gennaio il grosso palo di cemento alto 11 metri è stato dapprima smantellato da
Cascina Caccesca e quindi trasportato, con l’intervento dei mezzi di Renzo e Sergio dell’Azienda
Agricola Cremona, al Campo della Sciura; sulla sommità del palo abbiamo montato una
piattaforma-nido per cicogne. Nella stessa giornata abbiamo fatto un primo tentativo di mettere il
palo in posizione verticale ma il tentativo, nonostante l’impegno profuso, non è riuscito. Il secondo
tentativo con un braccio meccanico più lungo è andato a buon fine mercoledì 6 febbraio dopo aver
montato, ad un paio di metri dalla cima, anche un nido per gheppi, i piccoli rapaci nostrani che
frequentano di tanto in tanto il Campo della Sciura.
Questo secondo tentativo si è realizzato grazie alla disponibilità dell’Azienda Agricola Savoia di
Albonese.
Grazie a tutti quelli che si sono impegnati nell’impresa: Claudio Serra per la piattaforma in ferro
e i rami di salice intrecciati a formare un abbozzo di nodo; i sigg. Cremona per l’aiuto loro e dei
loro mezzi; il signor Vittorio Degrate di Cascina Caccesca; gli infaticabili povr-om.
Non ci facciamo certo illusioni sull’occupazione dei due nidi; ciò non toglie che qualche
possibilità esista (soprattutto per i gheppi).
RANA DALMATINA: LA DEPOSIZIONE
La deposizione è iniziata negli ultimi giorni di febbraio per concludersi nella seconda metà di
marzo con la deposizione, nei due stagnetti appositamente realizzati, di diciassette ovature, un
record fino ad ora mai raggiunto.
LAGHETTO
Sono stati eseguiti oltre ai lavori di manutenzione ordinaria come gli sfalci intorno alle piante più
giovani, la rimozione dei ricacci di robinia e dei rovi, il diradamento di piante gracili e in
sovrannumero anche lavori straordinari come la rimozione di salici bianchi e saliconi caduti nel
laghetto insieme ad una notevole quantità di ramaglie che ostruivano il deflusso dell’acqua nel Cavo
Plezza. Questa volta è stato necessario indossare anche gli stivaloni ed entrare in acqua ma, viste le
temperature di agosto, lavorare nell’acqua fresca del fontanile non è stato poi così sgradevole.
NUOVA NIDIFICAZIONE DELLO SPARVIERE
Anche quest’anno la nidificazione di questo piccolo rapace specializzato a cacciare nel “chiuso”
del bosco è andata a buon fine così come era successo lo scorso anno; i giovani involati sono stati
tre; un altro indizio che misura la buona qualità naturalistica dell’area.
VISITA CON NUOVE GUIDE NATURALISTICHE
Tra i vari gruppi che hanno visitato il Campo della Sciura ci piace ricordare la nutrita comitiva di
visitatori coordinati da Giuseppe Cremona della Pro Loco di Tornaco che è venuta in visita,
domenica 16 giugno. La loro iniziativa il cui nome, Pedalarmangiando, aveva lo scopo di far
scoprire il territorio e l’enogastronomia locali, ha fatto tappa in mattinata a questa nostra Isola di
Natura. Qui Alberto Giè ha accolto la comitiva insieme a Matteo Marangon ed ha illustrato
caratteristiche e peculiarità dell’area mentre Luca Barba ha realizzato il reportage fotografico. La
soddisfazione dei partecipanti dopo oltre un’ora di visita all’oasi è stata la miglior gratificazione per
i povr-om che hanno fatto da ciceroni e per tutti noi “malati di natura”.
NUOVO INQUILINO
Quando, ad inizio primavera, istallammo la grande cassetta nido per allocchi al Campo della
Sciura, vi scrivemmo sul fronte, con l’autoironia che circola spesso tra i povr-om, uno scaramantico
“Cà dal sciuitòn” (Casa dell’allocco.)
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
Certo speravamo nell’occupazione del nido artificiale visto che gli allocchi sono presenti in
questa area naturalistica ma la cosa era tutt’altro che garantita.
Potete immaginare quale sia stata la sorpresa quando, verso la fine di giugno, un allocco si è fatto
osservare più volte e fotografare affacciato all’apertura d’ingresso della cassetta nido.
RAMARRI
Verso la fine di aprile abbiamo contato almeno cinque ramarri (due coppie di adulti e un giovane
dell’anno) in uno spazio abbastanza ridotto nei pressi di una radura.
Grande soddisfazione tra i volontari per l’osservazione non frequente di questi sauri molto belli e
questo risultato del nostro lavoro di conservazione.
Sapevamo (sappiamo) che i ramarri prediligono terreni leggeri, coperti da arbusti, rovi e
ramaglie, interrotti da piccole radure, molto soleggiati…come alcune aree che abbiamo ricostituito
alla Sciura. Dopo anni di perseveranza anche questo bel risultato è arrivato.
PIANTE ACQUATICHE PER LA FONTANA PAVESI
Qualche ora della mattina del 17 agosto è stata dedicata alla messa a dimora di piante acquatiche
alla Fontana Pavesi.
Nel lavoro di conservazione della biodiversità non poteva mancare il nostro impegno per
riportare, nelle acque ferme e stagnanti di cui può disporre Burchvif, piante autoctone ormai
scomparse o rare.
Dopo il successo al laghetto del Campo del Munton (e il fallimento alla Ghina) abbiamo ripetuto
il tentativo trapiantando alla “Pavesi” cespi di Ninfea bianca (Nynphaea alba), Castagna d’acqua
(Trapa natans), e Limnantemo (Nymphoides peltata).
Sapevamo che era una prova, un tentativo che avrebbe potuto riuscire o fallire a causa di
variabili e non facili da valutare. Dopo qualche giorno, infatti, non v’era più traccia delle piante:
pensiamo che le tenere foglie e i fiori siano state assai gradite a qualche nutria residente o alle
gallinelle d’acqua o ai germani reali. Fatto sta che di tutte le piante messe a dimora ben presto non è
rimasta traccia.
IL CAMPO DELLA GHINA
Nei mesi di aprile e maggio sono stati riverniciati con impregnante i cinque ponticelli di legno e
le due panchine. Artefici del restauro sono stati Alberto, Luca e Loris che, per altro, erano già in
possesso del necessario requisito di “mastro di pennello”.
L’UNIONE ITALIANA CIECHI IN VISITA ALLA GHINA
Una delegazione dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti - Sez. di Novara è stata in visita il 4
luglio al Campo della Ghina; c’erano il presidente, il segretario, la responsabile de “Il libro parlato”
e tre volontari lettori. Al termine della visita dello specifico percorso naturalistico (realizzato nel
2008 grazie alla collaborazione con l’Agenzia Turistica Locale della provincia di Novara) il gruppo
ha apprezzato peculiarità e caratteristiche della passeggiata fornendo anche qualche suggerimento
per una miglior fruizione; suggerimento di cui abbiamo preso buona nota.
L’AGOGNA MORTA
EFFETTI DEL NUBIFRAGIO
Gli effetti del nubifragio di fine agosto si sono fatti sentire (e vedere) anche all’oasi dell’Agogna
Morta. Tra gli alberi abbattuti vi è stato un gigantesco pioppo euroamericano alto almeno una
ventina di metri e formato da quattro grosse branche. Cadendo rovinosamente, pur rimanendo
ancora ben ancorato al terreno, ha coinvolto un paio di querce e un acero ed ha interrotto la stradina
di servizio perimetrale alla lanca.
Abbiamo deciso di lasciare il vecchio patriarca al suo posto e di deviare la stradina in modo da
superarlo. I lavori sono iniziati con la rimozione di tutte le ramaglie cadute ed il taglio o il
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
raccorciamento di alcune branche per alleggerire l’imponente chioma e favorirne così la
sopravvivenza.
Naturalmente sono state necessarie altre uscite per vedere il lavoro finito ma crediamo che
questo spazio acquisterà nel tempo particolare fascino e con il lento degrado della massa legnosa
costituirà una preziosa risorsa per una gran quantità di organismi del bosco (funghi, insetti e loro
larve, uccelli insettivori, mammiferi….).
Ad una di queste sessioni di lavoro ha partecipato, proveniente da Tornaco, anche Omar, ad una
delle sue prime uscite quale aspirante povr-om. Benvenuto Omar!
In quàtär a tiré al rassiòn e in dü a mangé al pulon
In quattro a tirare il segone ed in due a mangiare il tacchino
Hanno lavorato nelle Isole di Natura
in qualità di
raccoglitore di ramaglie e di rifiuti, mastro piantumatore, irrigatore, concimatore e sfalciatore, mastro di scala, di corda, di
sega e di mucchio, di tizzone, dirigitore di caduta, censitore di nidi artificiali, spargitore di ghiaione e di letame…:
Pier Mario Aniasi
Samuele Aniasi
Luca Barba
Ivan Belli
Lorenzo Buratto
Marilena Calciati
Gian Carlo Corbetta
Giuseppe Debarberis
Rita De Marchi
Giampiero Fanello
Gianni Galliano
Fulvio Gennaro
Omar Giannino
Lorenzo Giè
Alberto Giè
Zeno Geddo
Gian Carlo Geddo
Arabella Lazzarin
Carlo Lazzarin
Alessandro Lazzarini
Matteo Marangon
Rita Mazzoli
Giovanni Micali
Pier Mario Moro
Giamba Mortarino
Santino Sempio
Elisabetta Silvestri
Riccardo Tolotti
Angelo Zampa
Federico Zugni
Riccardo Zugni
Superficie dei terreni gestiti da Burchvif al 31 Ottobre 2013
Il Laboratorio di Ecologia all’aperto Agogna Morta
Il Campo della Signora
Il Campo della Ghina
Il Campo del Munton-Dosso delle Volpi
Il Campo del Munton-Al muron dal Netu
Il Punt alt
La Carbonina
Il Cravin-Erbatici
Sentiero dei Biancospini
TOTALE
ha
ha
ha
ha
ha
ha
ha
ha
ha
5.64.58 pari a pertiche milanesi 86.32
7.23.98 pari a pertiche milanesi 110.70
2.00.30 pari a pertiche milanesi 30.63
2.82.09 pari a pertiche milanesi 43.13
1.17.40 pari a pertiche milanesi 17.95
0.32.90 pari a pertiche milanesi 5.03
0.06.60 pari a pertiche milanesi 1.02
0.03.30 pari a pertiche milanesi 0.50
0.36.72 pari a pertiche milanesi 5.61
ha
19.67.87 pari a pertiche milanesi 300.89
La superficie di 300.89 pertiche milanesi è pari ad una percentuale dello 0,91% di tutto il territorio
comunale che è di 33.000 pertiche. Il nostro obiettivo è di raggiungere il 10% di territorio protetto, pari alla
media nazionale. A questa velocità ci vorranno ancora circa 300 anni; un tempo ragionevole per … una
farnia e per chi, come Burchvif, lavora ed investe nel millennio.
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
La notizia comparsa sulla stampa locale nello scorso mese di gennaio circa l’intervento dei Vigili
del Fuoco per verificare la stabilità e le infiltrazioni di acqua piovana dal tetto della chiesa
parrocchiale, a causa dell’accumulo di deiezioni nei canali di scolo, ha riportato d’attualità la mai
risolta questione dei piccioni in paese.
Burchvif e i piccioni
… una precisazione
GB. Mortarino
Fino ad ora è stato adottato, come soluzione per contenerne l’eccessivo numero, l’abbattimento
con l’uso del fucile. Squadre di cacciatori con specifica autorizzazione provinciale ed in seguito a
richiesta comunale hanno effettuato alcune battute.
In seguito alla sopra citata notizia relativa al tetto della nostra chiesa alcuni soci hanno chiesto
quale sia la posizione di Burchvif circa l’abbattimento dei piccioni con l’uso del fucile perché
circolano voci secondo cui la nostra associazione sarebbe contraria all’abbattimento.
Ecco quindi la necessità di un chiarimento.
Premesso che i piccioni, quando sono così numerosi come a Borgo, sono una vera calamità per i
beni architettonici, sono un pericolo per la salute e un grave danno per il decoro urbano, la
precisazione è la seguente:
Burchvif non è contrario (non lo è mai stato) al contenimento dei piccioni con i mezzi consentiti
dalla legge, compreso l’uso del fucile.
Burchvif è contrario al munizionamento dei fucili con i pallini di piombo. La ragione è molto
semplice: il piombo è un metallo pesante, è molto velenoso e persistente e quando viene disperso
nell’ambiente e nei campi coltivati, entra nella catena alimentare, contaminandola.
Catena alimentare che ha all’apice uomo e animali predatori: rapaci come falchi e gufi, poiane e
civette, mammiferi come la puzzola, la donnola o la volpe… che cibandosi di animali feriti e
contaminati da piombo possono a loro volta subire danni alla salute o morire di avvelenamento.
Ricordo che nel 2011 per abbattere i piccioni a fucilate furono esplosi circa mille colpi in un’area
della superficie di pochi ettari che era stata coltivata a grano disperdendo su tale superficie circa 30/
35 Kg di piombo (ogni cartuccia contiene circa 30/35 g. di piombo).
E’ fin troppo evidente che chi si è nutrito o si nutrirà dei cereali coltivati in quel campo
(sottoforma di pasta o pane o dolci o polenta…) assumerà anche una certa quantità di piombo o dei
suoi ossidi o derivati.
L’alternativa all’uso del piombo esiste, è già d’obbligo da qualche anno nelle zone speciali di
conservazione (ZSC) e nelle zone di protezione speciale (ZPS) ed è molto semplice: si tratta di
usare i pallini di acciaio che, come è noto, hanno un impatto sull’ambiente pressoché nullo.
Ci sembra che questa sia una aspirazione ragionevole e che sia una strada percorribile, una
soluzione che volendo potrebbe essere adottata e non solo per il contenimento dei piccioni ma
anche per l’attività venatoria in generale. Il perché non si faccia rimane un mistero visto che in ballo
vi è la salute pubblica ed i costi per l’uso dei pallini d’acciaio sono del tutto sopportabili.
Fino ad ora il problema dei piccioni a Borgolavezzaro è rimasto irrisolto ed i danni provocati
sono un’evidenza quotidiana; sarà forse per questo che si ha come l’impressione che si voglia
vedere in Burchvif il capro espiatorio. Speriamo che sia solo un’impressione.
Chi volesse approfondire l’argomento può consultare il recente studio dell’I.S.P.R.A. dal titolo
“IL PIOMBO NELLE MUNIZIONI DA CACCIA: PROBLEMATICHE E POSSIBILI
SOLUZIONI”- Rapporto realizzato su incarico del Ministero dell’Ambiente.
E’ necessario precisare anche che il solo uso del fucile, con o senza piombo, non è metodo
risolutivo e che qualche risultato si può ottenere solo associando diverse tipologie d’intervento: dal
divieto di ogni tipo di alimentazione (ordinanza del sindaco), all’installazione di dissuasori
meccanici, ai sistemi antintrusione, alle linee debolmente elettrificate oltre alla cattura con trappole
e reti.
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il Notiziario del Burchvif
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Il rapporto ISPRA pubblicato nell’ottobre 2012.
Su incarico del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ISPRA ha
realizzato e pubblicato il rapporto Il piombo nelle munizioni da caccia: problematiche e possibili
soluzioni.
Le problematiche derivanti dall’impiego del piombo nelle munizioni da caccia sono emerse
nell’ambito di una serie di iniziative condotte da ISPRA a seguito dell’adesione a un accordo
internazionale per la conservazione degli uccelli acquatici (AEWA). Le ricerche svolte hanno dato
modo di appurare che l’uso del piombo nelle cartucce determina effetti negativi anche su numerosi
uccelli rapaci: ciò ha portato un ampliamento del campo di indagine anche agli ecosistemi terrestri.
E’ così emerso che molte specie di volatili sono esposte al rischio di avvelenamento da piombo. A
ciò si aggiungono problematiche legate all’inquinamento dei suoli e alla salute di chi consuma carne
di selvaggina.
Per la redazione del rapporto si è dunque scelto di seguire un approccio interdisciplinare e di
trattare anche aspetti non strettamente legati alla conservazione della fauna selvatica. Vengono così
fornite indicazioni generali sul piombo e sui suoi effetti sull’ambiente, descritte le caratteristiche
delle armi e munizioni da caccia più diffuse, presentate stime della quantità del piombo sparato
annualmente, descritte le modalità di assunzione dei pallini e dei proiettili da parte delle diverse
specie di uccelli e gli effetti provocati, riportate informazioni sugli effetti sulla salute umana dovuti
al consumo di selvaggina abbattuta con munizioni di piombo, discusse le possibili soluzioni al
problema.
Questo studio risulta utile a fini comparativi per poter monitorare nel lungo periodo l’evolversi
del fenomeno di contaminazione e l’efficacia di provvedimenti quali l’emanazione di nuove norme
che di fatto vietano l’utilizzo di munizionamento a pallini di piombo all’interno nelle ZPS (Decreto
n. 184/07 del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare).
Per scaricare la pubblicazione:
http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/il-piombo-nelle-munizioni-da-caccia-problematiche-e-possibili-soluzioni
Cenno sulla tossicità e altri effetti sull’uomo
(Arpa Emilia Romagna- Centro Tematico Regionale Ambiente e Salute)
Benché siano trascorsi diversi anni da quando l'OMS descrisse l'avvelenamento da piombo come
"uno dei peggiori problemi ambientali del mondo", la valutazione e lo studio degli effetti sono
ancora di grande consistenza e importanza.
Infatti, visti i suoi vari utilizzi, l'esposizione al piombo può avvenire attraverso molteplici vie:
acqua potabile, cibo, aria, terreno e polvere.
Nella popolazione generale adulta la via principale di esposizione proviene da cibo (65%) e
acqua.
Cibo, aria, acqua, terreno e polvere sono le potenziali principali vie di esposizione per i neonati
ed i bambini. Per i neonati fino a 4 o 5 mesi di età, aria, latte, acqua, polvere e terreno sono le
principali sorgenti.
Negli esseri umani l'esposizione al piombo può provocare una vasta gamma di effetti biologici a
seconda del livello e della durata di esposizione; inoltre i feti in sviluppo, i neonati e i bambini sono
ovviamente più sensibili degli adulti. E’ stato rilevato che questo elemento si dimostra capace di
attraversare la barriera placentare, raggiungendo, nel feto, concentrazioni ematiche e tissutali uguali
a quelle della madre (Horiuchi et al. 1959; Barltrop 1969).
o
Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
5 per 1000
La nostra terra è il riflesso del nostro modo di vivere
proteggiamola insieme
La terra su cui sorge il nostro paese e che ci circonda è il riflesso della nostra vita, delle nostre
azioni quotidiane.
Curiamola insieme, proteggiamola, rendiamola più bella perché possano gioirne anche le
generazioni future.
Sostieni l’attività di difesa del nostro territorio scegliendo di destinare il 5 per mille a Burchvif
Per scegliere Burchvif
Sul modulo della dichiarazione dei redditi, nello spazio dedicato al 5 per mille, è necessario:
-
mettere la propria firma nel primo riquadro (sostegno al volontariato ed alle onlus);
inserire il Codice Fiscale di Burchvif 01330150036 nell’apposito spazio sottostante.
L’Agenzia delle Entrate ha liquidato nel mese di dicembre 2012, con un bonifico sul c/c bancario
di Burchvif, l’importo relativo alla quota del 5 x 1000 per l’anno 2011 (den. dei redditi 2010). La
somma accreditata è stata di €. 2.997,43.
Nel mese di agosto 2013 vi è stato poi un ulteriore versamento di €. 3.184,03 per l’anno 2012 (den.
dei redditi 2011).
Inutile dire che Burchvif ringrazia tutti coloro che hanno scelto la nostra associazione tra le tante
associazioni di volontariato meritevoli.
Preferendo Burchvif si è scelto di utilizzare la propria quota per il nostro borgo, il suo ambiente e la
sua cultura.
per informazioni e per chiarire eventuali dubbi ci si può rivolgere a Giamba telefonando allo 0321885684.
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
11° Concorso Nazionale di poesia e narrativa in lingua italiana e in lingua piemontese“Vittorio Alfieri”-Asti
Academia dal Rison
Uficina di parladi dal Nuares
349 132 83 85
[email protected]
www.academiadalrison.altervista.org
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
Giügumä in dialöt?
Gianfranco Pavesi
In premi, incà st’ann, un bèl salam crü da mès chilu!
I règul di giögh i hin precis cumè in italiön.
Guardumä inveci na quai règulä ad grafìä.
‰ Tücc i «e» cum sü miä ad acent is lésgiän sarà (é): temp, ses;
‰ «sg» cum dopu «e» o «i» as lesgiä cumè la «j» dal frances (rusgiä, roggia);
‰ la «z» as lesgiä cumè la «s» dulsä: zöcä (colpo inferto), ma: söcä (secca); burzön
(borghigiano), ma: bursin (borsellino);
‰ la «ss» as lesgiä cumè na «s» durä (jünä sulä!): cüssin (cuscino), ma: cüsin (cugino);
‰ i nòstär “dialöt” igh hön no i dü són ad la «z» cumè ’l tagliön («zigano» e «zero»,
par inténdäss); cüj poch ch’i sàftän förä i ja scrivumä «ts» la «z» dürä (tsadèss) e
«ds» culä dulsä (dudz’e mèsä);
Par d’àtär:
‰ pènsciä (pancia), ghèmbär (gambero): i scrivumä «ä» culä «a» particularä che nüm i
gh’umä la tendensa da prununcelä pressapoch cumè na «è» (vèrtä); in cèrti giögh
però, par cumudità, i fumä che scriv-lä «a»;
‰ sciüch (zucche), sücc (asciutto), vencc (vincere), mas-cc (maschio), s-ciapé
(rompere);
‰ gnürènt (ignorante), parchè al feminil l’è “gnürèntä”, ma: grènd, cum la -d- a la fin,
(alto), parchè al feminil l’è “grèndä”;
‰ sop (zoppo, fem. sopä), ma: göb (gobbo), cum la -b- a la fin (fem. göbä);
‰ caraf (caraffa, sing. carafä), ma: crav (capre), cum la -v- a la fin (sing. cravä);
‰ dricc (dritto, fem. driciä), ma svigg (sveglio), cum -gg- a la fin (fem, svigiä);
‰ gris (grigio), cum na -s- sulä a la fin (fem. grisä), ma gross, cum do -s- a la fin (fem.
grossä).
Sciaradä
In enigmistica, la sciarada è uno schema che consiste nell'unire due o più parole per formarne un'altra.
È dunque sintetizzabile nella formula X + Y = XY (es.: tram + busto = trambusto).
Rumanzinä par un tiratardi
«Gnì cà da si xx-chì?
Mi i disä ca t’è yyyy!»
«Ma i sevä no ’mmà mi…!»
«Ah, si? I sì tücc xxyyyy!»
Tra tutti coloro che risponderanno in modo corretto alla sciarada entro il 30 giugno 2014 (inviare le
risposte a Burchvif – via Molino Nuovo, 10 - Borgolavezzaro o all’indirizzo di posta elettronica
[email protected] indicando, oltre alla risposta, cognome, nome ed indirizzo) sarà sorteggiato il
vincitore cui spetterà un salame crudo da mezzo chilo (...circa).
Chèmbi d’inissial (ènsi, quasi gnèncä…)
Culp
La botä agh l’ha dài xxxx:
gh’ha dài propi na yxxx!
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
Parol incrusià
N.B. Tignì present che chinsichì, cumè ch’as mötä no i acent süj vucal e a sa scrivä no i liniöt
(pr’esempi “s-cincà” a sa scrivarà SCINCA e duncä al tegnarà 6 casèl), insì i mütumä no gnèncä i
dü puntin sü la «ä» e i fumä che scriv-lä «a» (p.es. «mamä» = MAMA). Cüj sü la “ö” e sü” la “ü”
inveci si. I parol da scriv int i casèl gris i hin tücc da tegn d’in cünt
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19
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Definissión
Par la lungä: 1. Ch’al fà ’ndé dal corp – 9. Còmüdä e quasi un pò larghinä – 11. Maciam da tré viä
– 12. Cul grech l’è ’n nǜmär – 13. L’“auto focus” di màchinn futugràfich – 14. La galinä… püssè
rabientä – 15. Cramunä süj aftumòbil – 16. La manerä da “stegh” ch’la vö dì cüré o téndagh a ’n
quaicos – 18. I ja vòltän cüj ch’i hin no ricunuscent – 20. Dé na mön – 21. Lavré cum al suprèss –
22. Agh è culä di trenu e culä di curier.
In pé: 1. La sarìä tropä còmudä andegh in carossä – 2. Al dirit ch’al parmötä da sté dentä int una cà
finä ch’a sa schèmpä sensä paghé ’l ficc – 3. I la fön i barzilöt cüntà ben – 4. La Gasötä Üficial int i
citassión – 5. Matassä – 6. Tàrantu süj màchinn – 7. Cum dentä gnentä – 8. I vön sgiò int i calsöt di
donn – 12. Un frambajin int i öcc – 14. As và… indrumantèndäss – 15. Custus… ’mè ’l fögh – 17. I
la scùndän i donn – 19. Ch’a ga stà dentä pü gnentä – 21. Is la dìsän i spus.
Diminütiv fals
(al giögh dal premi dl’ann passà)
Bèlä la mamä, bunä la fiolä
La fiolä da fé ’ndé
arost o cum al pin,
la mamä sti ann indré
ad modä… süj sciüchin!
Hanno risposto correttamente al gioco dell’anno scorso i soci Gianni Galliano e Santino Sempio. In
ossequio ad antica consuetudine, si è provveduto al sorteggio tirèndä i büscöt: è così risultato
vincitore Gianni Galliano.
Il triste destino dal salam crü da mès chilu è stato, come sempre e grazie alla generosità del
vincitore, quello di finire mangiato senza troppi preamboli dal gruppo di lavoro del vocabolario,
unanime nel sostenere che anche chi lavora “di testa” brucia molte energie e deve quindi rifocillarsi!
La muntagnä ch’a sa spegiä
D’una parolä as passä int l’aträ giuntèndägh tacà na löträ o tirèndagän viä jünä sicund cunfurmä
dal nǜmär di casèl e pö fèndä l’anagramä. As devä druvé tücc i lötär int al riquàdär e vansen miä.
I règul par a-scriv i parol i hin cumè cüj di Parol incrusià e incà chì i parol int i casèl gris i hin cüj
püssè da tegn d’in cünt.
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a a a a a a a a a a a a a a a a a a
c c c c c c c c
e e e e e e e e e e e e
g g g g g
h
n n n n n n n n
r r r r r r r r r r r r
Definissión:
1. Int al màr e ’nt al lagh – 2. Al post induä ch’a sa stà – 3. Agh è no da mötäl dannön di bö – 4. As
musträ tratèndä ben la gent – 5. A sa stopä int al mür – 6. Sagumà par tajé püssè ben l’ariä – 7.
Piènsg – 8. Ced int una discüssión (*) – 9. A sa spendä par i rob püssè bumpat – 10. L’è stai
Pressident ad la Méricä (USA) – 11. Al culur püssè scür da tücc – 12. La duvarìä safté par
Sènt’Üliènä – 13. Un toch ad curtä – 14. La notä… cum la curunä – 15. Agh l’è siä int al mangé che
’nt al bev.
(*) Cüsti-chì i hin tücc parol che int al “dialöt” dal Burgh is pödän dì in divèrsi maner (’mè “tusgdü” e “tüs-dü” [tutti e due, entrambi], par fé n’esempi). As capissä che int al giögh a na và ben
jünä sulä… Cumunque int la sulüssión i tirumä mön incà l’alträ (o i àtär…).
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il Notiziario del Burchvif
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Lingua o dialetto?
La prima volta che sentii parlare della necessità di definire “lingue” le nostre parlate locali pensai,
lo confesso, che fosse un “fastidi grass”: una preoccupazione da lasciare a chi non avesse nulla di
meglio da fare. Poi cominciai ad approfondire l’argomento ma anche così inizialmente mi parve che
quella della “dignità di lingua” fosse una rivendicazione importante solo per le varianti linguistiche
che hanno dalla loro una storia letteraria tanto importante quanto ignorata dalle scuole (quanti
sanno, ad esempio, che Piemontese e Milanese hanno secoli di letteratura con autori tradotti – e
studiati – in varie lingue europee?).
Almeno dalle nostre parti si fa una gran fatica a cogliere l’importanza, in realtà fondamentale, della
distinzione tra “lingua” e “dialetto”: chi ama la sua parlata locale e la chiama “dialetto”, da noi, non
coglie la minima sfumatura negativa o riduttiva nell’uso di questo termine. A tutta prima pare anzi che
sia la classificazione più ovvia e naturale: la percezione è che si sia sempre fatto così, e comunque
“così fan tutti”… Persino loro, i nostri “dialetti”, quando si autodefiniscono: “dialöt”, “dialët”,
“dialèt”, “dialæt” o “dialåt” che siano, magari con l’aggiunta (in realtà: la conservazione) di una ‘u’
finale, sempre “dialetto” è. Credo che un tempo non si dicesse così, ma certo oggi chiamarli “lingua”
ci sembra pomposo e sproporzionato. E poi, non lo chiamavano così anche a scuola, il “dialetto”?
Ah, già, la Scuola…
La Scuola (la Scuola, non il singolo insegnante!) che ti diceva “Se impari il dialetto, non imparerai
mai bene l’Italiano”, spacciando per scientifica un’affermazione che di scientifico non ha proprio
nulla e che invece gronda ideologia: com’è possibile sostenere contemporaneamente che se i
genitori parlano “dialetto” il bambino è sfortunato perché non imparerà mai bene l’Italiano, mentre
se parlano, che so, Inglese, il bambino ha una gran fortuna perché imparerà sia l’Italiano che
l’Inglese?! Ancora oggi l’esempio del Canton Ticino (dove “dialetti” non lontani dai nostri sono
assai più rispettati e parlati e non sono di alcun ostacolo ad un multilinguismo tutto da raggiungere
in Italia) è lì a mostrarci quanto infondata e tendenziosa sia questa tesi.
Eppure in nome di questa affermazione culturalmente criminosa (perché uccidere una lingua è un
crimine culturale) più d’una generazione di genitori dialettofoni è stata indotta a vergognarsi della
parlata propria e dei propri padri e a parlare in “italiacano” ai figli, il che per di più ha arrecato solo
danni a quei “poveri” (a quel punto sì) bambini, indotti a mischiare il (si spera) buon Italiano
appreso a scuola con quello “in più meglio” somministrato loro fra le mura domestiche.
Un disegno politico
Come mai un simile accanimento nel definire le parlate locali come “dialetti”, intesi come “parlate
di serie B”?
Dobbiamo risalire all’Unità d’Italia, quando il nostro Paese dovette darsi una lingua nazionale che
assolutamente non aveva. L’Italiano (a scanso di equivoci: lingua nobilissima, di cui dovremmo
andare fieri e che dovremmo difendere dall’imbarbarimento odierno) era infatti usato, in quel
momento, solo dal 2% della popolazione: e considerato che in Toscana era parlato come variante
municipale, fate un po’ voi i conti di quanti lo usavano al di fuori dei confini del Granducato…
Se a ciò aggiungiamo, con Choran, che «Non si abita un Paese, si abita una Lingua», cioè che la
parlata locale fa sempre identità (basti pensare alle sistematiche rivendicazioni linguistiche dei
movimenti autonomisti), diventa non solo comprensibile, ma direi ovvio che le parlate locali
facessero paura al momento dell’Unità d’Italia, raggiunta in pochissimo tempo dopo un millennio e
mezzo di frantumazione, ed in una situazione in cui erano parlate da tutti. Ma dopo? Ma oggi?
Il problema è che questa logica non è mai stata abbandonata. Il processo – ripeto: necessario – di
diffusione dell’Italiano è stato condotto tutto all’insegna dell’horror dialecti: anziché affiancare
l’Italiano alle parlate locali, si è puntato ad eliminarle criminalizzandole con l’inverosimile accusa
di ostacolare l’apprendimento dell’Italiano, vietandole per legge (fino a tutti gli anni ’60 era
proibito parlate “dialetto” a scuola: lo sapevate? “Sapevatelo…!”) e denigrandole insegnando e
diffondendo un concetto di “dialetto” del tutto estraneo alla linguistica.
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
Chiediamolo al linguista
Eh, già, perché per un linguista il “dialetto” l’è tüt un’aträ robä! La scuola ci ha insegnato che le
“lingue” sono importanti, belle, nobili, moderne, “da studiare”, i dialetti invece ignoranti, volgarotti,
brutti, antiquati, “da evitare”… ma provate a chiedere ad un linguista! Vi dirà che “dialetto è la
variante (locale) di una lingua”: per fissare le idee, se il Piemontese è una Lingua, allora p.es. il
Vercellese può esserne un “dialetto”, ma solo nel senso di una variante locale, vale a dire di una
parlata che condivide con la versione “centrale” gran parte delle proprie caratteristiche,
discostandosene nel contempo per alcuni o vari aspetti collaterali. Altro che “lingue” in “serie A” e
“dialetti” in “serie B”!
Applicata alle nostre parlate locali, questa definizione ci mette subito in difficoltà: «Il tuo è un
“dialetto”? Va bene, ma di quale “lingua”?», ci chiede il linguista. Cioè: d’accordo, quella che tu
parli è una variante… ma di cosa?! La domanda ci pone due problemi in una sola volta. Il primo è
che definire quale sia la “lingua” cui è riconducibile il “dialetto” di un singolo paese è scelta che ci
coglie poco preparati e può metterci in imbarazzo: quella dal Burgh, ad esempio, è una variante del
Novarese o del Lomellino? Ma, prima ancora, il vero problema è che la possibilità di riconoscere
quali “lingue” il Novarese o il Lomellino non ce la siamo mai sognata: anche quelli per noi sono
“dialetti” (ma vardä…!) e anzi “campanilisticamente” forse ci disturba anche un po’ l’idea di
metterli al di sopra della nostra variante municipale… “lingua” quello e “dialetto” il mio?!
«Nomina sunt consequentia rerum»
Eh, sì, perché hai un bel dire che «Non importa come la chiamo, la mia parlata locale: importa che
idea ne ho, come la tratto, cosa faccio con e per essa». Come scrive Marco Tamburelli1 in un
recente articolo, se la pensate così «allora chiedetevi perché non troviamo tra i prodotti della Knorr
una zuppa con il nome di “Brodaglia”, o perché negli alberghi non trovate la targhetta “cesso” sulla
porta dei bagni. Basta che siano puliti e funzionali, cosa importa come li chiamiamo? Importa.
Importa eccome. La ricerca psicolinguistica moderna dimostra che l’idea che ci facciamo di un
oggetto dipende in parte dal nome che gli viene dato, è quello che noi linguisti chiamiamo “l’effetto
connotativo” della parola. I nomi evocano pregiudizi e atteggiamenti importanti che influenzano la
nostra percezione di una cosa o di un concetto. Anche se tale cosa si rivela poi positiva (per
esempio, se i “cessi” sono moderni e pulitissimi o la “Brodaglia” è gustosa), la scelta del nome può
influire fortemente su come la percepiamo, tanto da farci credere che Brodaglia non sia tanto buona
quanto quell’altro prodotto, gastronomicamente identico, ma dal nome più positivo. Se non fosse
così, le aziende di marketing non spenderebbero milioni di euro in ricerche prima di scegliere il
nome dei loro prodotti.»2
Del resto, non è certo una novità: “I nomi sono una conseguenza delle cose”, dicevano i nostri padri
latini, e il problema del “vero” nome delle cose c’è già nelle Sacre Scritture…
Dall’Italia al mondo
Per capire l’importanza e la portata del problema può essere utile sapere che l’uso discriminatorio
del termine “dialetto” non è affatto una storia solo italiana. Ancora Tamburelli ha recentemente
segnalato un’importante iniziativa che aiuta a rendersi conto della diffusione del problema: «Il
centro studi per la diversità culturale del Messico (noto come Biblioteca de Investigación Juan de
Córdova) ha dato il via alla campagna “Todas se llaman lenguas” (si chiamano tutte lingue,
consultabile da questo sito: http://www.todas-lenguas.mx/ ), una campagna contro l’uso
denigratorio della parola ‘dialetto’, e per la “sensibilizzazione alla diversità linguistica del paese”.
Un richiamo ad usare la parola ‘lingua’ e ad abbandonare contemporaneamente il termine ‘dialetto’,
termine che nelle Americhe come in Europa è stato integrato nel sistema sociale e scolastico con la
precisa intenzione di eliminare l’uso delle lingue ancestrali (nel caso americano) e di quelle
locali/regionali (nel caso europeo). Quella messicana è quindi una campagna di riappropriazione
delle lingue storiche, campagna di cui hanno bisogno anche molte lingue regionali d’Europa, e
1
Marco Tamburelli è docente di bilinguismo al Dipartimento di Linguistica dell'Università di Bangor, in Galles.
Da: “Si chiamano tutte lingue. Anche la nostra”, http://www.labissa.com/think-tank/2886-si-chiamano-tutte-lingueanche-la-nostra.html , creato il 13.12.13, h. 19.57.
2
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
specialmente quelle storicamente radicate sul territorio italiano.»3
Quel “dialetto” nella testa
La controprova di quanto sia di per sé discriminante il solo e semplice uso del termine “dialetto” (al
posto di “lingua”), ovvero di come quel sostantivo basti da solo a indirizzare i nostri pensieri e le
nostre azioni, si ha nel circolo vizioso instauratosi e, purtroppo, consolidatosi rispetto alle iniziative
concretamente messe in atto “in dialetto”. Chi scrive in versi (perché solo in versi e non in prosa?
Oh bèlä, ma perché “è dialetto”…) parla di solito di un passato visto con occhi nostalgici e proposto
come del tutto slegato dal (anzi, opposto al) presente (che invece è quel che interesserebbe i
giovani!); chi fa teatro mira solo a far ridere. E il pubblico che va a sentirli – ecco il circolo vizioso
– si aspetta esattamente quello: nostalgia e risate di grana grossa. Perchè “è dialetto”. Col che,
quelle che dovrebbero essere se mai “marce in più” della parlata locale diventano ghetti entro cui i
residui operatori culturali che la utilizzano si autoconfinano.
Eppure anche questa situazione ha radici storiche precise, come sottolinea ancora Marco
Tamburelli: «Qualunque linguista degno di tale qualifica sa benissimo che qualsiasi lingua ha il
potenziale di essere “seria”, e che nessuna lingua nasce “ridicola”. Anzi, per creare la percezione
che alcune lingue “fanno ridere” bisogna investire tempo e risorse in un’ingegneria linguistica atta
ad escluderle da particolari strati sociali (tipicamente la scuola, l’amministrazione, i media),
insistendo con il chiamarle ‘dialetti’, ‘patois’ e quant’altro di denigratorio ed opposto a ‘lingua’. Le
lingue regionali d’Italia iniziarono ad esser viste come inadatte all’uso ‘serio’ (o meglio ‘colto’)
solo dopo sistematiche campagne denigratorie con la precisa intenzione di estirpare quella che un
miopissimo Manzoni, ahi noi, chiamava “la malerba dialettale”. Campagne che avevano alla base la
parola ‘dialetto’ in chiara opposizione a quella di ‘lingua’.»4. I turnumä sémpär lì…
Volete provare?
A quanti non fossero ancora convinti di quanto sia importante parlare di “lingue” anziché di
“dialetti” propongo un gioco.
Scrivete una lista delle iniziative svolte dalle vostre parti a favore dei “dialetti”. O, se siete tra
coloro che “amano il (loro?) dialetto”, stilatela voi una simile lista elencando quel che avete fatto o
quel che vi piacerebbe si facesse. In particolare, indicate le iniziative atte a tener vivo il “dialetto”,
perché – almeno per chi lo ama – il problema dei problemi è sempre quello: come tenerlo vivo?,
come dargli un futuro? Poi, una volta apposto il punto fermo finale, tornate indietro, sostituite
“dialetto” con “Inglese” e rileggete tutto. Scommettiamo che improvvisamente quella lista vi
apparirà inadeguata e qua e là forse anche un tantino ridicola? Scommettiamo che improvvisamente
vi balzeranno agli occhi storture e veri e propri preconcetti e pregiudizi di cui non vi eravate mai
accorti? Provare per credere…
Sulüssión di giögh
Chèmbi d’inissial (ènsi, quasi gnèncä…): söcä / zöcä
Parol incrusià
Par la lungä: 1. Pürgativ – 9. Asiusä – 11. Rüd – 12. Pi – 13. AF – 14. Pitä – 15. CR – 16. Drerä –
18. Spal – 20. iüté (ch’a sarìä quasi püssè mej a-scrìväl “jüté”) – 21. Stiré – 22. Stassión.
In pé: 1. Paradis – 2. Üsüfrüt – 3. Rid – 4. GU – 5. Asciä – 6. TA – 7. Vöi – 8. Scurlèr – 12. Pastò –
14. Pres – 15. Car – 17. Età – 19. Pin – 21. Si.
Diminütiv fals (al Giögh dal premi dl’ann passà): galä / galinä.
La muntagnä ch’a sa spegiä
1. A – 2. Cà – 3. Car – 4. Cerä – 5. Crènä – 6. Carenà – 7. Caragné – 8. Argneché (o püssè ’ncurä:
argnachelä) – 9. Cagnèrä – 10. Reagan – 11. Négär – 12. Rènä – 13. Èrä – 14. RE – 15. E.
3
4
Tamburelli, cit.
Tamburelli, cit.
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il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
Ai sensi dell’art. 5 della Legge Regionale 38/94 le Organizzazioni di Volontariato iscritte al
Registro sono tenute a trasmettere alla Provincia, al fine della verifica del permanere dei requisiti
che hanno dato luogo all’iscrizione, entro il 31 luglio di ogni anno:
a) relazione sull’attività svolta nell’anno precedente con indicazione del numero dei soci, dei
volontari ed eventuale personale dipendente;
b) copia del bilancio consuntivo relativo all’ultimo esercizio finanziario approvato
dall’Assemblea dei soci.
Situazione economica dell’Associazione
al 31ottobre 2013
DESCRIZIONE
TESSERAMENTO
- n° 21 soci onorari
- n° 113 soci ordinari
- n° 9 soci sostenitori
- n° 7 soci giovani
CONTRIBUTI E 5 PER 1000
- da privati
- da istituzioni pubbliche e private
- da Agenzia delle Entrate per 5 per 1000
MANIFESTAZIONI SOCIALI
- La Bella Giornata di Primavera
- Il Bambino e la Quercia
- Disné-vif
PUBBLICAZIONI, LIBRI E… BARLAFÜS
INIZIATIVE DI RECUPERO AMBIENTALE
- Campo della Ghina
- Campo della Signora
- Laboratorio di ecologia all’aperto dell’Agogna Morta
- Campo del Munton - Dosso delle volpi
- Campo del Munton - Al Muron dal Nètu
- Sentiero dei Biancospini
- Spese varie di gestione oasi
- altre iniziative di carattere ambientale
ALTRE INIZIATIVE
ADESIONI AD ALTRE ASSOCIAZIONI
- Pro Natura Piemonte – saldo fornitura Notiziari
- Pro Natura Piemonte – quota sociale 2012
- Federazione Naz. Pro Natura – quota sociale 2012
VARIE
- spese postali, rappresentanza, segreteria…
- polizze di assicurazione per attivisti, macchine
agricole e pick-up
- imposte e tasse
PRESTITI DA SOCI PER ACQUISTO TERRENI
PRELIEVI / DEPOSITI
CASSA E BANCA AL 31/10/2012
TOTALI
SALDO ATTIVO
34
ENTRATE €.
2.700,00
2.270,00
360,00
70,00
7.909,69
1.053,23
675,00
6.181,46
2.105,69
1.272,69
260,00
573,00
1.506,60
4.567,82
USCITE €.
51,58
51,58
28.841,76
214,00
1.637,00
269,00
5.681,65
19.200,00
1.250,82
1.680,00
130,00
2.937,11
540,00
151,30
550,62
284,02
73,30
193,30
2.774,70
1.379,15
1.096,75
298,80
10.929,00
3.200,00
3.180,92
36.229,72
659,76
3.200,00
35.569,96
il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
Situazione patrimoniale dell’Associazione
al 31 ottobre 2013
DESCRIZIONE
PATRIMONIO ATTIVO
- Terreni
- Attrezzature e beni d’uso
- Disponibilità di Cassa e Banca
PATRIMONIO PASSIVO
- Prestiti da soci per acquisto
terreni
TOTALE PATRIMONIO NETTO
VALORE €.
VALORE €.
VARIAZIONI
al 31/10/2012
al 31/10/2013
173.605,39
16.178,84
189.784,23
159.744,91
19.200,00
178.944,91
10.679,56 (*) 500,00
10.179,56
3.180,92 2.521,16
659,76
4.250,00
10.929,00
15.179,00
4.250,00
10.929,00
15.179,00
174.605,23
N.B. nelle variazioni relative alle attrezzature ed ai beni d’uso è stato tenuto conto della quota annuale di ammortamento
Tutti i dati e le cifre che, elaborate, hanno determinato la formazione della presente situazione
economica sono, con le pezze giustificative, a disposizione dei soci e possono essere consultate presso il
segretario Sig. Angelo Zampa.
pubblicazioni e barlafüs
Cum i àl int al vent
Ritratto di famiglia
Isole di Natura
Le Tradizioni Popolari di Borgolavezzaro
Il Laboratorio di Ecologia all’aperto Agogna Morta
Il Campo della Ghina
Isole di Natura DVD
Maglietta del povr-om
Borsa eco per il pane
35
€. 20,00
€. 20,00
€. 25,00
€. 15,00
€. 8,00
€. 3,00
€. 5,00
€ 15,00
€. 5,00
il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
I più sentiti ringraziamenti a chi ha aiutato, nei modi più diversi,
l’associazione
a fé un piasì a brüsä al cü par tri dì
I soci e gli amici e le loro famiglie per le donazioni e i prestiti che hanno costituito il “Fondo
Terreni” indispensabile alla realizzazione del progetto “Campo del Munton-al Muron dal Nètu”:
Rosetta Affettuoso, Samuele Aniasi, Rita e Giancarlo Corbetta, Giuseppe Debarberis, Giampiero
Fanello, Lorenzo Gié, Giovanni Micali, Vittorio Montecchiari, Giamba Mortarino, Leonardo
Mostini, Pier Luigi Porta, Bruno Radice, Santino Sempio, Claudio Serra, Caterina Zadra;
La Fondazione della Comunità del Novarese per il risolutivo contributo per l’acquisto del Campo
del Munton-al Muron dal Nètu;
Il dott. Sergio e l’avv. Valentina Corti per la disponibilità e generosità nel disbrigo delle pratiche
amministrative relative a rogiti;
L’Amministrazione Comunale di Borgolavezzaro per aver messo a disposizione, in varie occasioni,
strutture ed attrezzature, per la concessione di uno stand alla fiera di ottobre, per il contributo
economico concesso e per la disponibilità;
Il socio signor Donato Mortarino per la concessione in uso del trattore e di altre attrezzature
agricole;
Il socio dottor Daniele Fre per l’assistenza fiscale;
La ditta A.GRO.MO. di Nibbiola per la particolare attenzione riservata all’associazione negli
acquisti e nelle riparazioni delle attrezzature;
Il signor Walter Rossi per la costante attenzione al mantenimento del livello ottimale dell’acqua al
Campo della Ghina;
I F.lli Ferrari ed i signori Recchia per l’assenso all’uso del cavo Elevatina;
Il socio signor Claudio Serra per l’assistenza ai mezzi meccanici … e molto altro;
I signori Fabrizio Buratto, Virginio Lovati e il Judo Borgolavezzaro (Francesco, Giovanni e
Roberto) per la collaborazione all’iniziativa “Borgo nel cuore”;
L’Azienda Agricola Savoia Ugo per la disponibilità nei lavori movimento terra;
Il socio signor Giorgio Mossini per la fornitura di protezioni antirosure da utilizzare nelle nuove
piantumazioni;
I soci signori Piero Cavigiolo e Fausto Zugni per i preziosi interventi nel soccorso dei mezzi in
panne;
Il signor Antonio Destro Festo per i servizi fotografici di varie manifestazioni;
I proprietari del Sentiero dei Biancospini che hanno rinunciato al proprio compenso a favore di
Burchvif;
Il socio signor Giuseppe Cabiale per la donazione di un megafono;
Il Centro Servizio per il Volontariato di Novara per la riproduzione di questo Notiziario;
I signori titolari degli esercizi commerciali ed artigianali per la disponibilità ad esporre nelle loro
vetrine le locandine dell’associazione.
36
il Notiziario del Burchvif
numero 26 - anno 2013
… dalla redazione
dell’unico Notiziario “una tantum” di Borgolavezzaro
G&G
La redazione sarà a disposizione per rispondere anche a lettere di chiarimenti e dubbi direttamente
da queste pagine o, per chi è collegato in rete, tramite posta elettronica
Hanno collaborato a
questo Notiziario:
Invito ai soci
Si invitano tutti i soci dotati di E-mail a trasmettere il proprio indirizzo
all’associazione per consentire di inoltrare la corrispondenza, gli
inviti, le convocazioni, gli avvisi, etc ... eliminando così le
comunicazioni tramite posta ordinaria o consegna a domicilio.
[email protected]
• Adriano Arlenghi
• Donata Corbetta
• Giuseppe Debarberis
• Gianfranco Pavesi
• Bruno Radice
• Alberto Giè
si ricorda che l’indirizzo internet dell’associazione è
www.burchvif.it
segnaliamo, di seguito, alcuni siti di particolare importanza dove
reperire notizie e informazioni che possono interessare soci ed amici.
Federazione Nazionale Pro Natura – www.pro-natura.it/
Novara Birdwatching – www.bwnovara.it/
FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano – www.fondoambiente.it/
Stop al consumo di territorio – www.stopalconsumoditerritorio.it/
Greenpeace – www.greenpeace.org/international/
Legambiente – www.legambiente.it
LIPU – www.lipu.it
WWF – www.wwf.it
… è ora di
rinnovare la tessera
quote associative per l’anno 2013/2014
• socio sostenitore
€ 40.00
• socio ordinario
€ 20.00
• socio giovane (fino a 16 anni) € 10.00
presso Giamba Mortarino, Lorenzo Giè, Bruno Radice, Santino Sempio o con un
bonifico bancario - cod. IBAN IT31D0503445210000000001617
prefazione del Tipografo Cavallo all’opera di Achille Fario Alessandro, Venezia 1563
ALLI BENIGNI LETTORI
In tutte le attioni humane quasi di necessità convien che succedano degli errori: ma dove più facilmente, in più
diversi modi, et più ne possono accadere che si avvengano nello stampare libri, non ne so immaginare alcuna.
Et parmi la impresa della correttione di essi veramente poterla assimigliare al fatto di Hercole intorno all’Hydra
de i cinquanta capi: perciochè si come quando egli col suo ardire, et forze le tagliava una testa, ne rinascevano
due, così parimenti mentre co ‘l sapere, et con la diligentia, si emenda un errore, le più volte s’imbatte che ne
germogliano non pur due, ma anche tre et quattro, spesse fiate di maggior importanza, che non era il primo…….
37
Dedicato a…
… ai burzön gnüch …
nincurä pasià d’amur
…ai borghigiani testardi …
non ancora paghi d’amore
T’È PARI
È INUTILE
T’è pari vusé
se ninsünä at sentä,
se immà ’l cör al batä fort.
La vus la vegnä sgaratà,
al rispir pisènt.
È inutile urlare
se nessuno ti ascolta,
se solo il cuore batte forte.
La voce diventa rauca,
il respiro pesante.
T’è pari a no ced
se, sussön, t’è immà ti
se immà ’l cör al batä fort.
I ghèmb it résän pü,
la schenä as dubijä.
È inutile non cedere
se sei solo, così spesso,
se solo il cuore batte forte.
Le gambe non ti reggono più,
la schiena si piega.
T’è pari a fé segn
se ’nsünä al guardä in-vèr’ ti,
se immà ’l cör al batä fort.
I brasc i végnän a-strach,
i puls dulantiv.
E’ inutile sbracciarsi
se nessuno guarda verso di te,
se solo il cuore batte forte.
Le braccia diventano stanche,
i polsi dolenti.
L’è no ’sè, dabón
d’un cör ch’al batä fort
par al cel di rundaninn,
par l’aquä fröscä e cèrä,
par al giüsc dla tèrä.
Non basta, davvero
un solo cuore che batta forte
per il cielo delle rondini,
per l’acqua fresca e chiara,
per la linfa della terra.
I dévän vess tènci
i cör ch’a batä insèmä
i brasc narvent
ch’i lavùrän insèmä;
i burzön gnüch…
nincurä pasià d’amur.
Devono essere tanti i cuori
che battano assieme;
le braccia vigorose
che lavorano insieme;
i borghigiani testardi…
non ancora paghi d’amore.
giamba
Gaudenzio Merula e il Borgo del ’500
di Bruno Radice
Borgolavezzaro e il novarese di fine ‘400
Gaudenzio Merula nasce in un Borgo che alla fine del XV secolo fa parte del contado di
Novara e appartiene al Ducato di Milano. Nasce in un tempo travagliato a cavallo di due
epoche storiche molto diverse e di fatto sul confine di due grandi stati, Francia e Impero
Germanico, in lotta tra loro per il controllo dello stato milanese.
L’assetto politico europeo a inizio Cinquecento.
L’inizio del ‘500 è un periodo assai turbolento per la nostra terra. Il Ducato di Milano,
benché formalmente parte del Sacro Romano Impero, era rimasto per oltre un secolo uno
Stato pressoché indipendente ed aveva goduto di una certa prosperità sotto il governo
degli Sforza. Ludovico Sforza, detto il Moro, voleva fare di Milano la “nuova Atene” e
aveva chiamato intorno a sé artisti e uomini di cultura tra cui, nel 1482, Leonardo da Vinci.
Il confine sul Sesia tra Ducato di Savoia, alleato della Francia e Ducato di Milano - Impero.
Nel 1494 il ducato era oggetto delle mire di un potente nobile francese, Luigi, Duca di
Orleans. Sua nonna era Valentina Visconti ed egli vantava per sé il titolo di Duca di
Milano.
In realtà era un pretesto, la conquista francese del ducato milanese rientrava nella logica
molto più ampia del conflitto tra Francia ed Impero germanico.
Nel 1495 il Duca decide di occupare il Ducato di Milano governato da Ludovico il Moro. In
primavera compare a Novara un messaggero del Duca d’Orleans: la città di Novara deve
consegnarsi ai francesi; tre giorni dopo il Duca, in accordo con i Tornielli ed i Caccia,
occupa la città con le sue truppe.(1)
Ludovico il Moro non resta a guardare e nell’estate dello stesso anno intorno a Novara si
raduna il suo esercito e quello dei suoi alleati per assaltare la città in mano ai francesi.
Dopo vari scontri, a settembre, viene concordata la pace. Il Duca d’Orleans, sconfitto,
lascia Novara al Moro che la rioccupa. I Tornielli e i Caccia, per evitare vendette, fuggono
da Novara.
Purtroppo per la nostra terra, nel maggio 1498, il Duca di Orleans diventa Re di Francia
con il nome di Luigi XII, ridiscende una seconda volta in Italia, occupa Milano e sconfigge
a Novara, nell’anno 1500, l’esercito di Ludovico il Moro e porta quest’ultimo in prigione in
Francia dove morirà alcuni anni dopo. II Re di Francia si autonomina così Duca di Milano e
tale resterà per i prossimi dodici anni.
Borgolavezzaro all’inizio del ‘500
Burgolavizario, come lo chiama Merula, è un paese di poche centinaia di abitanti, che
sorge ad est dell’antica strada romana che collega Novara e Mortara, circondato dalle
mura a loro volta lambite da un fossato costituito a est dalla “fossa” e a ovest dall’Arbogna.
In corrispondenza delle quattro strade principali , sulle mura, si aprono le quattro porte.
Lo stesso Merula scriverà “..quod nos incolimus oppidum, nobile, vetustus et memorialis
illustre”. (il nostro è fortificato, nobile, antico e illustre per care Memorie). (2)
Ormai da oltre due secoli gli abitanti dei villaggi di Astelo e Caron si sono trasferiti
all’interno delle mura del nuovo Borgo fondato due secoli e mezzo prima. (3)
In Piazza sorge la chiesa di San Gaudenzio costruita da oltre due secoli e ormai in cattive
condizioni. Fuori dall’abitato verso sud-ovest si trova un dosso con i resti dell’antico
villaggio di Caron, con le due chiese di San Bartolomeo, che è ancora chiesa parrocchiale
e quella di Santa Maria con annesso il convento dei frati domenicani che da poco tempo
si sono insediati.
Verso Tornaco dell’antico Villaggio di Astelo resta solo la chiesa di San Lorenzo.
A Borgolavezzaro la famiglia più importante è quella dei Tornielli, ma feudatari di Borgo
sono i Caccia, da sempre loro amici e alleati.
Lo stemma della famiglia Tornielli
Gaudenzio Merlo, giovinezza
In questo contesto nasce a Borgo, nell’anno 1500 da Domenico Merlo, Gaudenzio. Della
madre non sappiamo nulla. Sappiamo che la sua era una famiglia di modesti contadini “da
humilissimi parenti che tutto il giorno lavorano la terra e forse mercenarj” scriverà in
seguito il biografo Dal Pozzo.
Nei suoi scritti Merula racconterà di discendere da una gens consolare romana e
affermerà di essere imparentato con il celebre umanista di Alessandria, Giorgio Merloni
(Giorgio Merula), «consanguineus meus» (4).
La famiglia di Domenico Merlo, comunque, non doveva essere povera, se Gaudenzio
racconterà nei suoi scritti di essersi dedicato alla stesura delle sue opere durante uno dei
tanti ritorni “in fundo avito” in Borgolavezzaro.
Antica mappa del Novarese
A Borgo vivono altre persone con lo stesso nome, tra cui anche Emilio Merlo, anch’egli
umanista e parente di Gaudenzio. (5)
La giovinezza di Gaudenzio Merlo trascorre in anni difficili per il Novarese. Nel 1512 le
truppe svizzere alleate all’ Imperatore germanico Massimiliano d’Asburgo rimettono sul
trono di Milano Massimiliano Sforza, figlio di Ludovico il Moro.
Nell’aprile 1513 Luigi XII re di Francia manda un nuovo esercito a conquistare il Ducato di
Milano. Prima tappa della conquista, ovviamente, la povera Novara. Ma nella Battaglia
dell’Ariotta, nota anche come Battaglia di Novara (la prima), vicino a Trecate viene
sconfitto e lascia il Novarese agli Imperiali. (6)
La battaglia di Novara del 1513
A Borgo si trova in quegli anni uno strano personaggio, Cornelio Agrippa di Nettesheim,
che ha e avrà un ruolo significativo per la vita del Merula. Umanista e interessato a
scienze occulte ed alchimia, Agrippa coordina e tiene rapporti con un gruppo di studiosi ed
alchimisti, un “esoterico sodalitium” di cui fanno parte Domizio Calciati, Emilio Merula e
Carlo Barbavara di Gravellona, un’amicizia che giocherà un ruolo importante per il futuro
del giovane Gaudenzio. (7)
Cornelio Agrippa di Nettesheim
Solo per la cronaca va detto che Cornelio Agrippa era non solo un uomo di enorme
cultura, ma di grande valore; riconobbe il ruolo della donna, si oppose ai processi per
stregoneria e difese, rischiando la propria vita, una giovane accusata di stregoneria
salvandola dal rogo.
Per il novarese permangono ancora anni duri. Due anni dopo il nuovo Re di Francia,
Francesco I, riprende l’idea del predecessore e ancora una volta (la terza) ridiscende con
un esercito, sconfigge gli imperiali a Marignano (Melegnano) il 15 settembre 1515, e sul
trono di Milano viene posta la moglie di Francesco I, Claudia. (Claudia di Valois-Orleans
figlia di Luigi XII)
Gli studi a Milano
Come sappiamo a Borgo vivono il letterato e poeta Domizio Calciati di circa quindici anni
più anziano di Gaudenzio e Emilio Merula, il suo presunto parente. Entrambi notano le
capacità del giovane e lo presentano all’amico Carlo Barbavara, feudatario di Gravellona
Lomellina, anch’esso membro del sodalizio costituito da Agrippa di Nettesheim, per far sì
che Gaudenzio possa essere adeguatamente educato. Domizio Calciati sarà poi ricordato
da Merula come “conterraneo e maestro”.
Stemma della famiglia Barbavara,
Carlo Barbavara ha un fratello, Scipione, che lavora a Milano dove svolge un incarico
molto importante al servizio dei Signori di Milano “Homo doctissimo et delli signori
Sforzeschi scriptore de soi segreti”.
Carlo affida il giovane Gaudenzio al fratello Scipione che lo porta con sè a Milano per farlo
studiare. Scrive il biografo Dal Pozzo: “fu conosciuto da puto da uno messer Scipiono
Barbavara da Gravalona “ .
Carlo Barbavara aiuterà il giovane anche in futuro. Scriverà infatti Merula: “cuius
liberalitate miram sum in calamitatibus meis expertus” (la cui straordinaria generosità ho
sperimentato nelle mie disgrazie).
Gaudenzio giunge a Milano “Spintovi dalla fame e dalla disperazione di vedere le sue terre
devastate di continuo dalle soldatesche, con sacchetto in spalla, giunge alla metropoli a
cui chiede pane e fama. Si guarda intorno attonito e s’accorge che molti hanno fatto come
lui. E questo gli dà conforto a sperare che Milano gli sarà da madre e non matrigna.” (8)
Tra i suoi maestri c’è Domenico Maccaneo, detto Domenico della Bella (9). Secondo
alcuni studiosi inizia nel ‘20 gli studi di giurisprudenza a Pavia, ma non è provato e, se
anche così fosse, ritorna comunque presto a Milano.
La Milano in cui si trova a studiare il giovane Merula, continua a non essere una citta
tranquilla. Nel 1520 in Germania diventa imperatore a soli venti anni Carlo d’Asburgo, che
diventerà famoso come Carlo V. L’imperatore “sul cui regno non tramonta mai il sole“ non
accetta l’idea di lasciare il Ducato di Milano ai francesi, così nel 1521, grazie ancora alle
truppe svizzere alleate, riconquista il Ducato e ricolloca, quale duca di Milano, Francesco II
Sforza, figlio di Ludovico il Moro.
Carlo V d’Asburgo
Tra gli insegnanti e gli amici del Merula c’è il famoso Bonaventura Castiglioni studioso ed
umanista, di famiglia nobile e di tredici anni più vecchio che nel 1521 diventa parroco di
Santa Maria della Scala. La chiesa sarà distrutta due secoli più avanti per far posto al
Teatro Della Scala, che prenderà il suo nome. Merula inizia a frequentare la chiesa e
l’annesso convento, forse studia proprio li.
Sono anni di dispute e contese religiose a cui il giovane Merula inizia a interessarsi e ad
appassionarsi. Nel 1521 Il Papa Leone X scomunica Martin Lutero e sancisce così l’avvio
della Riforma Protestante.
In questi anni di studi a Milano, Merula conosce Renato Birago che, nato nel 1507, è un
giovane studente di legge. Renato Birago è il nipote di Pietro Birago che nel 1488 aveva
acquistato la roggia Rizza, realizzata nel 1424, che prelevava le acque dal fiume Sesia e
le portava in Lomellina. Birago aveva fatto scavare la roggia Rizza-Biraga. Un ramo della
quale si stacca a Granozzo e, con il nome di Biraghetta, arriva a Borgo ad alimentare le
acque del Mulino Vecchio.
La famiglia Birago detiene il feudo di Ottobiano e possiede a Borgo alcuni terreni e una
casa che il Merula chiama Palazzo “..ma contempliamo alquanto questo bellissimo
palazzo, il quale ha edificato in favor delle muse , Renato Birago..”
Il fatto di avere in Borgo un comune riferimento contribuisce all’amicizia tra Renato Birago
e il Merula, amicizia che, come vedremo, si rivelerà utile a Merula negli anni futuri.
Purtroppo le guerre non sono finite per la nostra terra. Il re di Francia Francesco I non
accetta di rinunciare al Milanese cosi tenta di riconquistare il ducato e scende, per la
quarta volta, con un esercito nell’Italia settentrionale, ma nel 1524 viene sconfitto nella
famosa battaglia di Pavia e fatto prigioniero dai soldati di Carlo V.
La battaglia di Pavia
Le truppe francesi devastano il nostro territorio e Domizio Calciati, testimone di tali fatti, in
ricordo di tali eventi, scrive il poemetto “De Bello Gallico in Insubribus gesto” La Chiesa di
San Gaudenzio al centro di Borgo viene saccheggiata e danneggiata.
Nel 1524, anno in cui Borgolavezzaro è distrutta dalle truppe francesi, il Merula si trova
però a Milano. Le guerre e le carestie hanno favorito la diffusione della peste. Il Merula
riesce a salvarsi come ricorderà in futuro, grazie ad una pozione da lui stesso preparata.
Dopo gli studi Merula rimane a Milano riuscendo ad inserirsi nei circoli umanistici della
città. Appartiene alla cerchia dell’umanista Andrea Alciato e stringe legami con molti
letterati, tra i quali Scipione Vegio che sta lavorando ad un’opera storica sul Ducato di
Milano. Con molta probabilità Gaudenzio si dedica all’insegnamento.
Mentre Merula vive a Milano, anche la città di Novara è soggetta a continui scontri tra
milizie spagnole e imperiali da una parte e francesi dall’altra. Così i Tornielli, ancora una
volta, lasciano la città e si rifugiano a Borgolavezzaro e a Vignarello. (10)
Nel 1527 le truppe di Carlo V, in gran parte luterane, invadono Roma e danno vita al
“sacco di Roma”. Il governatore spagnolo di Novara, Giovanni De Leyva organizza una
processione in segno di gioia. Al passaggio degli eserciti di Carlo V, Domizio Calciati,
insieme ad altri, fugge da Borgo ma a causa del caldo e per la salute precaria muore,
come ricordano i biografi “sulla strada verso Vercelli”.
Il sacco di Roma colpisce tutti e anche Merula ne è profondamente turbato; nei
“Commentarii libri XX” (11) descriverà in modo tragico e disperato il terribile evento,
attribuendone però la causa alla corruzione della Chiesa.
Il sacco do Roma del 1527
Il celebre umanista Erasmo da Rotterdam, nel 1528, pubblicata l’opera “Ciceronianus” ,
che produce un grande effetto sugli umanisti lombardi. Nell’opera Erasmo critica coloro
che, imitando Cicerone, sembrano perdere di vista i valori cristiani; “Con la bocca
professiamo Gesù, ma nel cuore portiamo Giove”. Anche Merula è interessato e coinvolto
nella questione e, insieme ad altri letterati, prende posizione contro le idee espresse da
Erasmo.
Nel 1529 Merula è “esule” a Cremona e compie in questi anni alcuni viaggi a Como
dall’amico Benedetto Giovio e probabilmente anche a Roma.
Sappiamo che in giovane età ebbe un figlio illegittimo di nome Maynino che lo lascerà per
arruolarsi in qualche esercito di passaggio . Scriverà molto più avanti dal Pozzo: “il quale
essendo di mala creanza è ito sopra la guerra e già da tempo che non se ne ha nova”.
Da quest’anno comincia a raccogliere materiale e a comporre, tra Milano e
Borgolavezzaro, i “Memorabilium libri” e “Gallorum Cisalpinorum antiquitate”.
L’umanista Gaudenzio “Merula”
In questi anni milanesi il giovane Gaudenzio trasforma il cognome Merlo nel latino Merula.
Milano in un’antica mappa
Merula è ormai un raffinato conoscitore della letteratura latina e si unisce a un gruppo di
studiosi chiamati “Ciceroniani” perché sostenitori di Cicerone e che, come abbiamo visto,
si oppongono ad Erasmo da Rotterdam all’epoca un uomo di 64 anni al culmine della
fama. Del gruppo fa parte il famoso letterato Ortensio Lando che nella sua opera “Cicero
relegatus” inserisce proprio Gaudenzio Merula in una conversazione in merito a Cicerone.
In quegli anni si reca a Lucca, come si legge nelle “Forcianae quaestiones” sempre di
Ortensio Lando. Nell’opera è riportato un dialogo che s’immagina svolto negli anni 153335, in cui il Merula compare insieme a un gruppo di amici umanisti, tra i quali Pomponio
Trivulzio, Paolo Sadoleto e Girolamo Seripando.
A Milano continua a frequentare la chiesa di Santa Maria Della Scala il cui parroco è
Bonaventura Castiglioni che Merula inserisce tra i personaggi che animano il
“Terentianus”. In quest’ambiente che lo storico Ariatta chiama “uno dei luoghi Meruliani”,
conosce molte persone tra cui il parroco Girolamo Mattia al quale dedica la commedia
“Gelastino”. Nella chiesa e nel convento sono ambientate alcune scene immaginarie in cui
il commediografo latino Plauto si trova ospite del Castiglioni dove si rifugia anche il poeta
Terenzio inseguito dai suoi nemici nella “guerra” scoppiata contro di lui.
Santa Maria della Scala a Milano
Nel 1533 l’amico e maestro Bonaventura Castiglioni viene nominato commissario generale
per I’Inquisizione milanese, con ampi poteri. Una nomina che venti anni dopo rivelerà
avere seri effetti sulla vita di Merula.
Nello stesso anno si trasferisce presso la famiglia di Carlo Balbiano di Belgioioso,
probabilmente come precettore per i figli e dove vivrà per i prossimi dieci anni. Scriverà il
Merula: “Ego in hac familia fere decenniom diversatus sum”(12).
Nel 1534 compone “Gelastino” una commedia in latino a imitazione di quelle di Plauto. La
commedia narra, in cinque atti, le peripezie di Gelastino, un giovane perdigiorno, un
“parassita” in cerca di espedienti per soddisfare i propri bisogni e desideri. Gelastino
approfitta della passione del vecchio Demeneto per una giovane per ottenerne i favori.
Nell’opera si percepiscono tutta l’energia e gli ideali giovanili del Merula. Gelastino, che
per vari aspetti è il portavoce del poeta, (13) nel prologo si scaglia contro i frati che sono
contro le commedie e contro le loro opere “ma voi, spettatori, lasciate pure che vomitino
la bile questi zoccolanti arnesi da fusta, che blaterano che non bisogna ascoltare le
commedie. Che ha di male una commedia, perché non la si possa leggere? Ditelo, branco
di collitorti”.
Nell’ambito delle polemiche suscitate da Erasmo da Rotterdam, compone un’opera contro
le sue posizioni con lo pseudonimo di M. Crocotula, intitolato “ Bellum Erasmicanum” (la
guerra con Erasmo) dedicandola a Borgolavezzaro che lui chiama “ex Foro Lebetiorum”.
Alcuni studiosi identificano l’opera con un testo dato alle stampe a Milano o con il “Bellum
civile inter Ciceronianos et Erasmicos” entrambi menzionati dallo stesso Erasmo nel suo
epistolario.
Erasmo da Rotterdam
Nel 1535 Erasmo scrive a Damiano Goes ” Et alius paratus, cui titulus, Bellum civile inter
Ciceronianos et Erasmicos”, quasi ego sim hostis Ciceronis” e poi scrive a Francesco
Sforza, duca di Milano invitandolo ad intervenire contro i “cosidetti” Ciceroniani.
Del manoscritto di Merula non abbiamo più traccia, ma sappiamo che Erasmo da
Rotterdam deve aver conosciuto le idee di Merula se scrive nel giugno del 1536 a
Melantone “Mediolanum habet Merulam, qui tamen non asus est suum nome addere..”
L’opera è andata perduta, ma di essa ci sono tracce evidenti. Scrive Girolamo Cardano
“Gaudentius Merula de bello Erasmicano, hic fuit primus qui nomen nostrum Typis
publicavit, Patria Novariensis”. Girolamo Cardano è il grande umanista di Pavia, studioso,
letterato, matematico e inventore del giunto “cardanico”.
Girolamo Cardano, umanista pavese
Nel 28 di giugno del 1536 Erasmo da Rotterdam scrive a Conrad Goclen di Basilea
lamentandosi ancora una volta dei suoi nemici milanesi e di Merula “Suspicor harum
molestiarum…(omissis) Doletos, et Merula in me subornat”
Erasmo muore nel Luglio dello stesso anno e il conflitto ha così termine.
Le opere della maturità
La situazione del Ducato di Milano va verso una condizione di stabilità. Francesco II
Sforza duca di Milano e figlio di Ludovico il Moro, muore nel 1535, così Carlo V concede il
Ducato di Milano al figlio Filippo II, futuro Re di Spagna. Da questo momento il Ducato
resterà agli spagnoli per i prossimi 170 anni.
La città di Milano è però sconvolta da così tanti cambiamenti. Si fanno strada fra la gente
le idee della Riforma. La Chiesa reagisce con ordini di frati predicatori tra cui i Barnabiti.
Merula non sembra riconoscere la loro opera. Scrive il Ramponi “ E il Merula? Io ho paura
che Egli non abbia compreso il profondo valore di quel risorgimento cristiano….i suoi libri
non ne parlano”, (14)
Nello stesso anno l’amico e letterato Scipione Vegio muore lasciando incompiuta la sua
opera di storia, o meglio di cronaca del Ducato di Milano, due “libri” chiamati
”Ephemeridium libri duo”.(15) Il Merula decide di continuare l’opera di Vegio e scriverà, nel
tempo, i libri tre e quattro. L’opera nota come “Commentatorium libri” che doveva essere
di 25 libri, non sarà mai completata e pubblicata. Il manoscritto si trova oggi alla Biblioteca
Marazza di Borgomanero.(16)
Nel 1536 l’amico di Gaudenzio Merula, Renato Birago, viene accusato di tradimento per
essere stato sostenitore dei francesi; lascia quindi il Ducato di Milano per trasferirsi in
Francia. E’ un fatto importante per la vita del Merula che, come vedremo ,continuerà a
mantenere rapporti con Birago negli anni successivi.
Renato Birago
Nel 1538 l’imperatore Carlo V crea il Marchesato di Novara staccandolo dal Ducato di
Milano per concederlo in feudo a Pier Luigi Farnese, figlio di papa Paolo III anche se il
controllo militare della città rimane alle truppe spagnole dell’imperatore. Come scrive
Cognasso “ ..sulla torre del castello di Novara continuava a sventolare il vessillo di Carlo
V”(17).
In questi anni, non sappiamo purtroppo la data, Merula sposa Margherita de Burri dalla
quale avrà un figlio che sarà chiamato Settimio.
Nel 1537 compone l’opera “Elucubrationes in Vitruvii de Architectura Libros” dedicandola
a Cosimo I de Medici, Duca di Firenze, (Ariatta) forse durante uno dei suoi viaggi nell’Italia
centrale . Tale informazione è data dal Merula stesso, ma dell’opera non si hanno più
tracce.
Nel 1538 è un anno importante. Viene pubblicata la prima opera del Merula. A Lione,
presso il tipografo Sebastiano Grifio, esce il “De Gallorum Cisalpinorum antiquitate et
origine” che contiene la dedica a Ippolito Majno, uno dei suoi benefattori.
Al 1538 risale molto probabilmente anche la composizione ”Europa”, forse una parte di
una opera più grande, una “Cosmographia”, andata perduta e di cui è rimasta una
citazione settecentesca che la data al 21 marzo 1545.
Nello stesso periodo inizia l’attività e la ricca corrispondenza con il tipografo Giovanni
Oporino di Basilea del quale diventa consigliere e collaboratore editoriale. Nel 1538 cura
l’edizione postuma dei “Commentari” di Galeazzo Capra, letterato milanese morto l’anno
prima. L’opera sarà pubblicata a Strasburgo con prefazione di Ioachim Camerario uno dei
più famosi umanisti della riforma germanica.
Frontespizio del “De gallorum Cisalpinorum antiquitate , ac origine”
Nel 1541 Merula è in contatto, a Milano, con il frate cappuccino vicino alle posizioni di
Calvino e di cui ascolta le prediche, Bernardino Ochino che , come ricorderà Merula, “ per
primo gli aprì la strada a Cristo.” Nell’agosto dello stesso anno Ochino fugge in Svizzera
rifugiandosi da Calvino.
Nel 1542 viene istituito, per volontà di papa Paolo III, il tribunale della “Congregazione
della sacra romana e universale Inquisizione” che avrebbe combattuto l’eresia nei secoli
successivi e che avrebbe coinvolto anche Merula.
Probabilmente Merula in questi anni lavora alla sua unica opera storica, il cui proemio è
datato 1° giugno 1540, intitolata “Suae aetatis rerum gestarum”, rimasta manoscritto fino al
1876 quando secondo alcuni studiosi, fu pubblicata nella Bibliotheca historica Italica.
Continua a lavorare all’opera” Terentianus dialogus”, in cui descrive i termini della disputa
svoltasi a Milano tra i fautori di Terenzio e Cicerone da una parte e i loro strenui oppositori
dall’altra.
All’inizio dell’anno 1543 il Merula si trova ancora a Milano, come ricorda in una nota a
margine nell’edizione lionese dei Memorabilium un suo allievo, Pomponio Castalio (18).
Il ritorno nel Novarese
La città di Novara negli anni 40 del 1500 è ormai sotto l’amministrazione dei Farnese e
sotto il controllo di Carlo V. E’ ora una città più tranquilla, in fase di ricostruzione dopo
quarant’ anni di travagli e di assedi.
Novara in un’antica mappa
I Tornielli, un tempo alleati dei Francesi, ritornano a Novara da Borgo e da altre località e
riprendono il loro ruolo nel governo della Città.
Nel corso del 1543 il Merula decide di traferirsi da Milano a Novara per dedicarsi
all’insegnamento e alla scrittura.
Nello stesso anno Renato Birago diventa, per volontà del Regno di Francia, Presidente del
Parlamento di Torino e governatore di Pinerolo.
A Novara Merula rafforza e stringe amicizia con molti umanisti come Giovan Battista
Ploto, Francesco Revislato ed altri entrando a far parte dell’ Accademia dei Pastori
d’Agogna, un gruppo di letterati e umanisti amanti del latino.
Il 26 aprile del ‘43 riceve dal Comune di Novara la cittadinanza grazie all’ intervento
dell’amico Gianbattista Ploto. Insieme alla cittadinanza riceve in dono dieci fiorini.
Ottiene in regalo dal Ploto 46 “ jugeri“ di terreno a Borgolavezzaro, non poco se pensiamo
che equivalgono a circa 11 ettari ( uno jugero corrisponde a 2500 mq). Scrive il Merula al
Ploto “..tu mi hai elargito gratuitamente circa 46 jugeri di terra coltivata nel territorio di
Borgolavezzaro mia patria, con cui puntellare la mia nobiltà. Saprò inoltre come, dopo vari
travagli sostenuti in Lombardia, grazie alla tua liberalitate sono stato restituito come da un
esilio ai focolari ed alla dignità patria”.(19)
Il “Terentianus dialogus” viene pubblicato il 7 ottobre del 1543 dall’ editore e stampatore
Bettaceo Tortelius di Borgolavezzaro. Si discuterà molto su questa stamperia in
Borgolavezzaro. Molti studiosi mettono in dubbio tale ipotesi non essendoci altri libri di tale
tipografo. Secondo altri, invece, Merula cercò di avviare una propria tipografia, stampando
in proprio le sue prime opere.
Sappiamo che soggiorna a Borgolavezzaro nel 1544. E’ probabile che il Merula tornasse
frequentemente nel nostro paese.
In questi anni nasce a Borgo la “Societas Corporis Christi” la” Confraternita del Corpo di
Cristo”.
Durante un breve soggiorno ad Abbiategrasso, nel settembre del 1545, scrive una lettera
a Giovanni Oporino , tipografo di Basilea.
Nel 1545 si apre il Concilio di Trento, voluto dall’imperatore Carlo V, che darà il via alla
Controriforma Cattolica, un tentativo di risolvere il conflitto nato dalla Riforma Protestante
e combattere le “eresie” che serpeggiano nel nord Italia.
E’ di quegli anni e precisamente il1546, un interessante documento in cui la Società del
Corpo di Cristo di Borgo si fa carico di recuperare il denaro per pagare il pittore Bernardino
Lanino di Vercelli “qui dipingit cappella magna positam in ecclesia Sancti Gaudentii dicte
terre noncupatam Capella Sacratissimi Corporis Domini Nostri Jesu Christi dictae terre”
Il Merula lascia Novara per spostarsi a Vigevano dove lavora come maestro “disciplinator
de puti” e, nel 1546, assiste a Vigevano alla morte di Alfonso d’Avalos, comandante delle
truppe imperiali, in memoria del quale scrive dei versi latini andati poi perduti.
Il castello di Vigevano
Secondo alcuni studiosi nel 1546 termina di scrivere il “Memorabilium libri” dedicandolo a
Francesco Revislato. Il Merula infatti scriverà di aver fatto stampare (oltre al
“Terentianus dialogus”) anche il primo libro a Borgolavezzaro per opera di Bettaceus
Tortiellus.
Scrive Ariatta “di questa prima edizione borgolavezzarese, già rara negli anni
immediatamente successivi alla sua composizione, come afferma lo stesso Merula nella
dedica a Birago non è pervenuta alcuna copia, tanto che alcuni la ritengono dubbia” (42).
I Memorabilium libri presentano in cinque libri argomenti molto vari: filosofia, astronomia,
astrologia, mitologia, cosmografia, architettura, scultura, pittura, chimica e botanica.
L’opera si presenta come una piccola enciclopedia, come diremmo oggi, un’opera di
divulgazione.
Nell’opera compaiono molte descrizioni e conoscenze alchemiche e astrologiche che oggi
possono farci sorridere, ma dobbiamo considerare il tempo a cui i Memorabilium
risalgono.
L’opera contiene anche alcune affermazioni contro papa Alessandro VI, Rodrigo Borgia,
che l’Inquisizione provvederà poi a cancellare. “Sesto Tarquinio, Sesto Nerone, Sesto
anche costui: sempre sotto un sesto Roma fu distrutta” e ancora “Vende Alessandro le
chiavi e gli altari di Cristo; a buon diritto può venderli , anche lui prima li aveva comprati”.
A Vigevano Merula conosce il notaio Simone Dal Pozzo, nato nel 1492, con cui stringerà
una salda amicizia. Dopo la morte del Merula sarà proprio Dal Pozzo che scriverà una
breve biografia del Merula nel “ Libro dell’estimo generale dell’annuo censo di Vigevano”.
La città di Vigevano gli conferisce la cittadinanza che fa affermare a Merula “Vigevanum
patria Mea” (20).
Stemma di Ludovico Sforza, il Moro, In piazza ducale a Vigevano
Dal Pozzo ricorda così il Merula quarantacinquenne, ”Homo di statura bassa, membruto et
corpulento, di bello volto disteso, con barba prolixa, volto d’uno philosofo, di singolar
natura, tardo nel parlare e non con bona gratia”.
In questi anni scrive “Claris antiquissimisque Italorum aliarumque gentium familiis”, opera
rimasta manoscritta, priva di data, ma ritenuta comunque posteriore al 1545 (21).
Il 28 giugno del 1547 dona alla Confraternita del Corpo di Cristo di Borgo una moneta,
dichiarando che si tratta di uno dei trenta denari dati a Giuda per il tradimento di Cristo.
Tra i “testimoni” dell’atto vediamo “Antonius Cassius (Antonio Caccia) dominus et
feudatariis dicte terre Burgi Lavizarii” e altri membri della confraternita. Il Merula racconta
di aver ricevuto la moneta a Milano da un soldato svizzero in cambio di alcuni favori.
Nel 1548 conosce Martino Muraldo, Podestà di Vigevano e “ispiratore della comunità
riformata di Locarno”. Tra i due nasce una salda amicizia in virtù della comune passione
per la letteratura latina e la visione religiosa in linea con le posizioni della Riforma.
A Vigevano diventa però anche amico del primo vescovo della città, Galeazzo Pietra di cui
scriverà ” cuius amicitia et liberalitate quod licuit, usum sum”(22).
Nel 1550 vede finalmente la luce la sua seconda opera, la prima edizione certa del
“Memorabilium”, che viene stampata a Venezia ad opera del tipografo Gabriele Giolito De’
Ferrari, tipografo originario di Trino Vercellese.
Frontespizio dei “Memorabiluim Liber” stampato a Venezia.
Merula rimane a Vigevano fino al 1550, quando il 6 settembre, nonostante goda di grande
stima presso la Città e di cui, come abbiamo visto, aveva ricevuto la cittadinanza onoraria,
il Comune gli sospende lo stipendio per problemi economici. Merula scrive una lettera di
commiato il 10 agosto ai “decurionii” della città in cui apre scrivendo “ Andarsene senza
salutare l’ospite, come si dice, è proprio di un traditore di un trasfuga o di un uomo perduto
o barbaro”.
A Vigevano aveva mantenuto una ricca corrispondenza con umanisti italiani e tedeschi tra
cui Sebastian Munster famoso cartografo e cosmografo.
Scrive Simone dal Pozzo “..in tutte le parti della Germania fu famoso, como da molti della
Saxonia et altre parti della Germania et Gallia l’ho veduto , stando qua in questa città
(Vigevano), esser visitato da homini dottissimi et anchor per littere, como Sebastiano
Munisterio ,(Sebastian Munster) le quale ho habute in mie mano”.
Il Consiglio risponde al commiato del Merula con una lettera del 10 agosto 1550 piena di
lodi e apprezzamenti.
Anche l’amico Dal Pozzo scrive “ Se dato comeato al dotto et elloquente Merula
Gaudentio, il quale il suo elegante stilo, non che questa citta (Vigevano) ma tutta italia
illustrava: onde fu condotto dal populo Turinese sotto dominio de’ Galli.”
Il Trasferimento a Torino
Siamo ormai a metà del scolo, nel 1550 diviene vescovo di Novara Ippolito d’Este , figlio di
Lucrezia Borgia a sua volta figlia di papa Alessandro VI. In quell’epoca i Vescovi non
vivevano nella città e, purtroppo, si limitavano a riscuoterne le tasse. Il primo vero Vescovo
a vivere, a operare a Novara e a ricostruire la Chiesa Novarese sarà Carlo Bescapè nel
1593. Egli scriverà “Questa Chiesa si dava a pastori che non pascevano il gregge, ma che
godevano gli emolumenti del gregge”
A Borgo, sorge il piccolo convento dei frati domenicani di Santa Maria di Caron. Qui vive
un frate, Vincenzo d’Ascona il quale, infervorato dalla lotta contro l’eresia, ascolta ogni
discorso e riferisce al vicario generale del Vescovo di Novara ogni comportamento
sospetto osservato.
Renato Birago, l’amico di Merula, continua nel suo incarico di Presidente del Parlamento
di Torino. Probabilmente grazie al suo aiuto, nel 1550, Merula si trasferisce a Torino “città
vicina alle montagne” per svolgere il suo lavoro di insegnante.
Antica pianta di Torino
Tra chi chiama Merula a Torino vi è anche il “magistrato” Raffaele Bellacomba.
Intanto, a Torino, l’umanista entra in contatto con personalità legate alla Riforma
protestante. Scrive e ricorda il suo biografo “In quella città (Torino) si lasso alquanto
contaminare dalla perfidia Lotherana”.
A questo periodo torinese risale, presumibilmente, la composizione dell’opera “Syllabarum
exactissima dimensio”, stampata a Torino dal tipografo Martino Cravoto (“Martinus
Cravotus Typographus”)ed oggi
conservate in una miscellanea della Biblioteca
Ambrosiana di Milano.(23)
Lo scontro tra Francia e Impero è sempre in atto. Carlo V decide di fare di Novara un
baluardo contro la Francia e per fare ciò, nel 1552, decide di sostituire le antiche mura
romane e i sobborghi con nuove mura, forti bastioni e fossati. (24) In nome della guerra,
sono così distrutte le antiche basiliche di San Gaudenzio, di Sant’Agabio, di San Lorenzo
e più di duecento case. Molti vedono in questo gesto anche uno sfregio ”quasi una sorta di
mortale ferita alla tradizione cristiana e cattolica della città”.(25)
Nel 1552 diventa vescovo di Novara Giovanni Morone che avvia a un forte processo di
rinnovamento nella Chiesa ma inizia anche una lotta alle eresie e ai libri proibiti avviando
molti processi inquisitori.
A Vigevano, intanto, nell’ottobre del 1552, muore il Vescovo Galeazzo Pietra e il clero
vigevanese chiede a Merula che, ricordiamo, si trova a Torino, di scrivere l’epigrafe per il
suo mausoleo come primo vescovo della città. (26)
L’inquisizione comincia ad operare anche a Borgo. Nel 1553 il frate di Borgo, Vincenzo
d’Ascona, accusa il parroco di Borgolavezzaro, Simone Lavo, di aver avuto figli, di aver
fatto aborti, di non recitare l’ufficio divino ed altre nefandezze. Il parroc è sottoposto al
processo per opera del vicario del Vescovo, ma anche grazie alla testimonianza dei
Consiglieri di Borgo, viene assolto.
Probabilmente in questi anni Merula comincia a lavorare alla versione in volgare dei
Memorabilium chiamandola “Selva di varia lettione.” E’ il professor Ariatta ad aiutarci
nella comprensione: “ Selva, dal latino Silva, è usato per indicare un’opera miscellanea di
varia lettura (lettione), come le Silvae del poeta Stazio” (27).
Frontespizio e pagine interne della “Nuova Selva di varia lettione”
A Torino Merula tuttavia non si trova bene. Nel Febbraio del ‘54 scrive una lettera ai
decurioni della città di Torino per rinunciare all’incarico di insegnante.
Certo Merula è abbastanza vicino alle posizioni critiche contro la Chiesa. Il 27 aprile 1554
scrive una lettera a Giovanni Calvino in cui si dichiara suo discepolo e annuncia un
imminente viaggio a Ginevra per incontrarlo.”Quod si in tuorum non amicorum numero,
sed discipulorum me numeris,hoc tempore mihi prestare poteris gratius nihil”.
E’ molto importante questa lettera per comprendere lo stato d’animo e le idee del Merula.
Non sappiamo se Calvino abbia risposto, di una sua lettera non esiste traccia.
Il ritorno a Borgo e i processi per eresia
Nel settembre 1554 Merula, convinto dalla moglie, decide così di
tornare a
Borgolavezzaro,” onde a instanze della sua consorte lasciò quella città”. Tuttavia a Borgo
la situazione non è certo serena. Il paese è obbligato a mantenere 200 soldati della
compagnia del capitano Bartolomeo Olevano e parte degli uomini della compagnia di
Gerolamo Sacco.
Scrive probabilmente in questo periodo una prefazione per la nuova edizione dei
Memorabilium (o Selva) in cui chiarisce la sua posizione “Perché ci pare che nel parlar
de’cieli o delle costellazioni, o d’altre così fatte cose, io attribuisca assai alle forze di
quelle, però io non voglio mai, che da me sia detto cosa alcuna ne confermata in questo
libro, se non quanto è determinato dalla Santa Chiesa Romana e Cattolica, dalla quale io
non intendo partirmi, et al giudicio e censura di cui, in tutti li miei scritti, humilmente mi
sottometto”
Nell’autunno del 1554 è a Borgolavezzaro, quando insieme all’amico Francesco Reveslate
ha la cattiva idea di mettersi a discutere con il frate Vincenzo d’Ascona in merito al
Purgatorio e ad altre questioni religiose. Il frate naturalmente non manca di denunciarlo al
Vescovo Giovanni Morone. Inoltre arriva da Milano una lettera del 28 gennaio 1555 di
Bonaventura Castiglioni, l’ex amico di Santa Maria della Scala, diventato prevosto di
Sant’Ambrogio e da tempo attivo Inquisitore della città di Milano . Egli accusa Merula di
essere un eretico ”heretici d’oggi chi son osservatori dell’arte oratoria” e di essere in
rapporti epistolari con il riformatore Agostino Mainardi di Chiavenna.
Nel Febbraio del 1555 si tiene il processo contro il Merula presieduto da Giovanni Giorgio
Paravicino vicario del Vescovo di Novara.
Il broletto di Novara
Le persone chiamate a testimoniare nel processo contro Merula sono sette:
Dominus Presbiter Franciscus Merula habitans in Burgo Lavizario
Magister Franciscus Ferrarius, un consigliere della comunità di Borgo.
Magnificus D.Joannes de la Porta
Presbiter Zaninus, forse prete Giovannino de Vegii che aveva difeso il parroco Lavo
Magister Vincentium Calciatus dictus el longo
Dominus Bernardus de Longis
Magister Johannes de Ferraris dictus Baninella
Abbiamo la testimonianza del giurista novarese Giovanni della Porta il quale “afferma che
nel1554, portandosi ,al tempo delle vendemmie nel convento di Santa Maria a
Borgolavezzaro con il dottor Jo Francesco Reveslate, suo genero e con Gaudenzio
Merula e fra Vincenzo d’Ascona che risiedeva al monastero, sentì che il Merula e il frate
discutevano intorno al purgatorio..”.
Il processo inquisitorio a Galileo Galilei del 1616
Oggi conosciamo tutti gli atti del processo raccolti e pubblicati da Piergiorgio Longo.
Grazie alle testimonianze, tutte in suo favore, Merula viene assolto dall’accusa di eresia.
Tuttavia l’inquisitore milanese Bonaventura Castiglioni non è soddisfatto e, poco dopo, da
Milano arrivano delle nuove accuse di eresia contro Merula, forse per affermazioni fatte
durante il periodo milanese, così Gaudenzio è costretto ad andare a Milano e subire un
nuovo processo. Secondo il Dal Pozzo il giudice è proprio il Castiglioni ”In quelli medesimi
tempi fu accusato a Milano della medesima eretica gravità et la querelle fu data al judicio
d’uno egregio gentilhomo monsignor Bonaventura da Castiliono el quale che era stato suo
discepulo , sotto il quale si liberò di tal imputazione
Il Merula assolto torna a Borgo e racconta le sue disavventure all’amico Simone dal
Pozzo, ma il trauma dei due processi e la fatica hanno causato un peggioramento della
sua salute. Preso da «grave sdegno di tal colpa [che] gli era imputata» il 22 maggio del
1555 Gaudenzio Merula muore a Borgolavezzaro.
Scrive dal Pozzo “ Gaudentio Merula morse l’anno 1555 alle 22 di martio, e fu sepulto. Io
gli andai a fare onore, e con pericolo, che li francesi scorrevano il paese. Morse al
Borgolavezzaro, e mi dubito in danno dell’alma sua, ch’el morisse scorso in la perfidia
lotherana”.
L’amico-nemico Bonaventura Castiglioni morirà nel mese di Giugno dello stesso anno a
Milano. (28).
Dopo la morte del Merula, Borgo, come tutto il Milanese, si avvia a un periodo ancora più
difficile. Il dominio spagnolo si farà sentire e l’Inquisizione continuerà la sua opera.
Nel 1558, il 23 aprile, il parroco di Borgo Antonio da Vaprio denuncerà alcune persone per
non essersi confessate e Francesco Tornielli per aver detto di non credere al Corpus
Domini e di voler essere Luterano. (29). II 20 Novembre 1586 un Borgolavezzarese,
accusato di eresia, Battista Farina sarà arso a Novara.(30)
La Società del Corpo di Cristo continuerà ad esistere trasformandosi nei secoli successivi
in quella del S.S. Sacramento e che, nel 1800,si fonderà con quella di San Rocco.
L’amico Renato Birago si trasferirà in Francia dove prenderà la cittadinanza francese e
assumerà il nome di Renè De Birague. Avvierà, a ben 65 anni, la carriera ecclesiastica
diventando Vescovo e poi Cardinale, morirà nel 1583.
Borgolavezzaro nelle opere di Merula
Gaudenzio Merula ha spesso citato l’amato Borgolavezzaro nelle sue opere.
Scrive Ausonio Zappa “Egli parla sempre con cognizione di causa, ad esempio, e con mal
celato amore del suo Borgolavezzaro e delle terre novaresi circostanti, opime di messi e di
viti che danno generoso liquore”(43)
Innanzitutto ricorda Borgo come suo paese natale “ E se questo mio modo di parlare il
quale è veramente Novarese nato tra le paterne selve di Borgolavezzaro al fiume
d’Agonia” (31). E ancora “Cum esse in foro Lebeciorum quo hodie Burgus Lavizarius
appellatur patria mea”(32).
Edizione del 1556 di “Memorabilium”
Per Merula il “Burgo Lavizario” era sicuramente da considerare un paese di origine
romana. Lo storico greco Polibio aveva scritto che la nostra zona era abitata dalla tribù
dei Lebeci (44), così Gaudenzio immagina che Borgo fosse chiamato ” Foro dei Lebeci” .
Scrive nel “De Gallorum “ “Sull’estremo lembo della campagna novarese c’è il municipio,
credibilmente chiamato dai nostri maggiori, capoluogo dei Lebui o dei lebeti, come si può
credere; nell’età presente lo chiamano Borgolavezzaro, poiché il lebete è un grande vaso,
come sapete, per cuocere le vivande; e pertanto scendendo al linguaggio dei nativi per
l’ignavia dei tempi passati, o piutosto perché i notai non sapevano più parlare, quel
villaggio cominciò ad essere detto Lavezzaro. Fiorì di molti uomini illustri nella repubblica
delle lettere, Domizio Calciati e Giacomo Maieto, che meritavano di essere chiamati
“Sirene latine”. Quivi ancora c’è quanto rimane della famiglia dei Merula, che, in quanto
onore sia stata presso i Romani, lo dichiarano le storie degli antichi”(33)
Cornice in cotto del ‘500 - Casa Sempio
La casa del Merula era poco lontana dall’Arbogna, egli infatti scrive nell’Europa “ Deinde
est Albula ad iactus lapidis, domo meae proxima, in Foro Lebetiorum cuius etiam uti soleo
ad levandam sitim mei viridari” (45) che viene tradotto dagli studiosi “ quindi c’è l’Albula
(Arbogna) vicina un tiro di pietra a casa mia in Foro Lebetiorum (Borgolavezzaro), della cui
acqua son solito servirmi per alleviare la sete del mio verziere (orto). (34)
Anche le rive dell’Agogna erano frequentate dal Merula. Nella Selva scrive “Intorno a
Borgolavizario, corre il fiume Agonia il quale essendo una volta grandemente gonfio e
cresciuto; dopo la piena, scoperse appresso alla mia villa un sepolcro di pietra, nel quale
si scorgevano solamente queste lettere IIS QVAE ES OMNIA DO TE TIBI”
Merula ricorda che nel convento domenicano di San Pietro Martire a Santa Maria si
trovava una antica lapide romana.
Ricostruzione della lapide ricordata dal Merula
Lo storico Momsen la ricostruirà così “ Domitius Iustinus VI vir. Aug. Sextertium in usum
rosalium legavit”(35).
Sempre nella Selva (riedizione dei Memorabilium) scrive un dialogo in cui un protagonista
Lattanzio Opizio incontra degli amici sulle rive dell’Agogna. “Salvi ancora a te, o Opizio.
Che cosa hanno di nuovo i tuoi Barbavari?-Allora disse Lattanzio:-Quando io voglio saper
qualche cosa di nuovo io me ne vo in piazza di Borgolavizario al mio Filareto e mi sto un
pezzo con seco e veggio, che tutto quello che a me è nuovo a lui è vecchissimo.
Nel Terentianus, Merula immagina che Plauto, Terenzio e Cicerone dopo essersi rifugiati
nella Chiesa di Santa Maria della Scala, inseguiti dai “grammatici parassiti di tradizione
medievale” (36) fuggono a Borgolavezzaro.
Citazioni di “Burgilavizarij ed Agoniam” nelle opere di Merula
Nel Terentianus scrive “ E’ un paese sull’estremo margine della pianura novarese, posto
celeberrimo per l’amenità dell’aria e l’eletta bontà del vino” (37).
Le opere di Merula
Per gli studiosi di Merula non è stato facile, e non lo è nemmeno oggi, mettere ordine fra
tutte le sue opere. Alcune sono rimaste manoscritte ed altre sono state pubblicate, anche
di recente; si pensi all’Europa edita nel 1863 e al Gelastino pubblicato nel 1989.
Alcune opere sono citate dal Merula o da altri studiosi ma, ad oggi, non sono state
rinvenute come nel caso dei testi stampati a Borgolavezzaro da Betaceus Tortelius.
In questo insieme di dati, citazioni e riferimenti non è facile mettere ordine.
Abbiamo cercato di elencare le opere conosciute, citate dagli studiosi che si sono dedicati
a Merula.
La “Nuova Selva”riedizione dei Memorabilia
Bellum Erasmicanum – Databile intorno al 1530.
Opera non rinvenuta. Secondo alcuni pubblicata a Milano.
Gelastinus - Databile 1534.
1989 Bollettino Storico Provincia di Novara LXXX- Novara . Tradotto a cura di
Pierangelo Ariatta.
De Gallorum Cisalpinorum antiquitate, ac origine.
1538 Gryphe (Sebastien Gryphe) Lione (Indicato come Lugduvi).
1592 Giovanni Antoni, Ventura Comino. Bergamo.
1593 Giovanni Antoni, Ventura Comino . Bergamo.
Terentianus dialogus vltra omnem festiuitatem vrbanissimum.
1543 Betaceus Tortielius Foro Lebetiorum (Borgolavezzaro). Citato da Merula.
Gaudentii Merulae Nouariensis, Memorabilium liber, perquam vtilis et eruditus.
1546 Betaceus Tortielius Foro Lebetiorum (Borgolavezzaro) Citato da Merula.
1550 Gabrielem Iolitum et Fratres De Ferrariis Venezia.
1556 Matthiam Bonhomme Lugduni (Lione).
1559, 1561, 1562 Gio. Andrea Valvassori detto Guadagnino, Venezia.
Elucubrationes in Vitruvii de Architectura libros.
Manoscritto- Citato da Merula e non rinvenuto.
De Claris antiquissimisque italorum aliarunque gentium familis authore Gaudentio Merula
Cronica.
Manoscritto alla Biblioteca Braidese di Milano.
Manoscritto alla Trivulziana di Milano proveniente dal Monastero di S.Ambrogio.
Commentatorium libri XXV.
Manoscritto Conservato alla Biblioteca Marazza di Borgomanero.
Sua Aetatis rerum gestarum libri tres cum additionibus.
Manoscritto. Probabilmente è la stessa opera chiamata Commentari.
Europa.
1963 Giappichelli Torino – pubblicato con prefazione di Ausonio Zappa.
Syllabarum exactissima dimensio. Gaudentio Merula authore. Hieronymi Ruscacii
Taurinensis Tetrastichon.
Martino Cravoto -Torino.
Laudativi generis formulae ex M.T. Cicerone.
Manoscritto.
Iovio Virgiliana.
Manoscritto.
Annotationes ad Heroides Ovidii.
Manoscritto.
Querela apologetica.
Aggiunto alla fine dell’edizione del 1538 del De Gallorum.
Iphortinas Quaestiones.
Manoscritto citato da Lazzaro Agostino Cotta.
Nemesus de natura hominis.
Manoscritto. Secondo Pomponio Gastaldo stampato a Lione.
Laudativi generis formulae ex M.T.Cicerone.
Manoscritto. Conservato alla Trivulziana. Cod 295.
Dedica a Renato Birago nel Memorabilium
L’eredità letteraria e gli studi su Merula
Dopo la sua morte le opere di Merula godono di un certo successo. Nel 1556 l’opera
Memorabilium Libri viene pubblicata postuma a Lione da Matthia Bonhomme, in
un’edizione a cura di P. Castalio.
L’opera di Merula è però considerata sospetta e viene sottoposta al controllo
dell’Inquisizione. E’ importante notare che questa fu la prima opera analizzata dalla
Congregazione dell’Indice a Roma, l’opera riceve così le attenzioni della censura romana
a causa di alcuni passi contro il lusso degli ecclesiastici e la simonia di papa Alessandro
VI.
All’edizione lionese, presente poi nell’Indice romano del 1596 e censurata in Spagna nel
1584, segue, come abbiamo visto, la traduzione in volgare, dal titolo “Nuova selva di varia
lettione”, data alle stampe a Venezia (G.A. Valvassori) nel 1559 e autorizzata dallo zelante
inquisitore Felice Peretti che diventerà poi il futuro papa Sisto V. Nella premessa della
versione in volgare il Merula, come abbiamo visto, fa pubblica ammenda dinanzi ai lettori.
L’opera, fatta oggetto di molte richieste, fu ristampata a Venezia, presso lo stesso
tipografo, nel 1562 e nel 1573.
Nel 1714 lo studioso Lazzaro Agostino Cotta dona alla Biblioteca Ambrosiana il
manoscritto di Merula del “Gelastinus”.
Nel 1899 Attilio Butti scrive l’opera forse più importante su Merula ” Vita e scritti di
Gaudenzio Merula” in cui però gli conferisce, forse non conoscendo molte opere e lettere,
una importanza minore di quanto meriti.
Nel secolo passato la sua figura è ripresa da vari storici, primo fa tutti Don Carlo Ramponi
che pubblicherà nel 1955 “ Il principe degli umanisti novarese: Gaudenzio Merula “ e “
L’umanista Gaudenzio Merula e la Controriforma cattolica”.
Nel 1958 esce sul Bollettino Storico della provincia di Novara “Gaudenzio Merula e le sue
opere letterarie e geografiche” di A. Zappa. 2349 Il Comune di Borgolavezzaro, intitola
negli anni ’70, la Scuola Elementare di Borgolavezzaro all’umanista borgolavezzarese.
Viene pubblicata per la prima volta nel 1963 (400 anni dopo) a Torino l’opera “ Europa”
nell’ambito di un lavoro di Ausonio Zappa dal titolo “L’Europa di Gaudenzio Merula” per
l’editore Giappichelli.
Ausonio Zappa, Europa.
Il professor Pierangelo Ariatta di Novara, nel 1989, pubblica sul Bollettino Storico per la
Provincia di Novara la commedia “ Gelastino” con traduzione in italiano.
Il Comune di Borgolavezzaro, insieme al Professor Ariatta, organizza nel 1990 una
mostra sulla vita e sull’opera dell’ umanista.
Nel 2009 Piergiorgio Longo pubblica sulla rivista” Novarien” gli atti del processo a Merula
“Donec sunt viator: documenti per l’eresia di Gaudenzio Merula”.
La ricercatrice Simonetta Adorni Braccesi ha cercato di mostrare il Merula come vicino
alle posizioni di Calvino nello studio “Gaudenzio Merula tra Erasmo e Calvino: Ricerche
in Corso”.
Piergiorgio Longo ha integrato tale opera con “ Gaudenzio Merula, Uno studio recente e
nuove note sul Cinquecento religioso Novarese”.
Elena Valeri ha scritto una biografia per il “Dizionario biografico degli Italiani “
dell’enciclopedia Treccani, Gaudenzio Merula - Volume 73 (2009) (38)
L’Opera “Il Principe degli Umanisti Novaresi Gaudenzio Merula” di Carlo Ramponi
Conclusione
Chi era Merula?
Un semplice “disciplinatore delli putti”, “un ramingo maestro di grammatica” come lo
descrive lo storico Butti (41) o un letterato di alto livello, “il Principe degli umanisti
Novaresi”, come racconta il Ramponi, conosciuto da Erasmo da Rotterdam, Sebastian
Munster, che inviava lettere a Giovanni Calvino e le cui opere sono state conosciute e
corrette da un futuro Papa?
Ha veramente gestito a Borgolavezzaro la prima tipografia del Novarese o ha “millantato”
tale edizione, per dare lustro alla nostra comunità, sempre amata e ricordata in tante sue
opere?
In un periodo di grandi cambiamenti politici, sociali e religiosi era un fiero sostenitore delle
idee innovative di Calvino e Lutero o era un buon cristiano fedele alla Chiesa di Roma al
punto da donare uno dei trenta denari dati a Giuda alla Confraternità del Corpo di Cristo di
Borgolavezzaro?
Ramponi ha cercato di mostrare il Merula come un “cattolico fedele alla chiesa”(39)
mentre altri studiosi hanno cercato di presentarlo come un sostenitore dell’idee di Calvino
e Lutero al punto da subire due processi per eresia.
Sulla tipografia Borgolavezzarese di Betaceus Tortiellus resta ancora molto da scoprire.
Ad oggi non ci sono prove certe. I maggiori studiosi che si sono interessati del Merula
sono concordi nell’essere scettici.
Speriamo che queste pagine siano servite a fornire alcune risposte e ad aiutare a
comprendere il pensiero e i dubbi di un uomo d’ingegno vissuto in un’epoca travagliata,
scossa da conflitti militari e battaglie ideologiche e religiose. La storia della sua vita è
ancora da comporre, come scrive Piergiorgio Longo “la biografia è ancora tutta da
ricostruire e i dati sono rintracciabili anche in alcune opere manoscritte rimaste per ora
sconosciute”.
L’Arbogna alla Cattedrale (40)
Ai borgolavezzaresi di oggi Merula racconta di passioni, valori e conflitti interiori validi oggi
come cinque secoli fa. Ci appare come un uomo saggio, animato da una sincera e
semplice fede ma sempre in cerca della conoscenza e della verità. Ricorda e fa rivivere la
bellezza, in mezzo alle tante vicissitudini della vita, di riuscire a tornare a riposare accanto
alle rive della nostra Arbogna.
Grazie ai suoi scritti Merula ci regala un rapido sguardo sul Borgo della prima metà del
‘500 e forse, nelle sue opere non ancora conosciute, si nascondono altri segreti della
nostra comunità di allora che speriamo, un giorno, possano essere svelati.
Note
1 Cognasso - Storia di Novara
2 C. Ramponi –L’umanista Gaudenzio Merula e la Controriforma cattolica. Pag 5
3 Borgolavezzaro è stato fondato nel 1255 dal Comune di Novara.
4 Merula - Memorabilium libri, Lugduni 1556, c. 272.
5 Simonetta Adorni Braccesi- “Gaudenzio Merula tra Erasmo e Calvino: Ricerche in Corso
In Giovanni Calvino e la riforma in Italia. Influenze e conflitti. Torino 2011 Pag 249.
6 Cognasso -“ Storia di Novara”.
7 Simonetta Adorni Braccesi- “Gaudenzio Merula tra Erasmo e Calvino: Ricerche in
Corso”. In Giovanni Calvino e la riforma in Italia. Influenze e conflitti. Torino 2011 Pag 248.
8 Zappa - L’Europa di G. Merula- Giappichelli Torino 1963 Pag 12 –Dalla dedica al
Memorabilia nel ms. dell’Ambrosiana.
9 C. Ramponi “Il Principe degli Umanisti Novaresi Gaudenzio Merula”Pag.3.
10 Carlo Cognasso” Storia di Novara” pag. 398.
11 Pier Giorgio Longo – “Donec sum viator”: documenti per l’”eresia” di Gaudenzio Merula.
13 Pierangelo Ariatta. “Un’inedito autografo di Gaudenzio Merula: la commedia Gelastino”
BSPN LXXX 1989 pag 12
14 C. Ramponi –“L’umanista Gaudenzio Merula e la controriforma cattolica”.
15 Effemeridi sono cronache degli avvenimenti- effemèride (o efemèride) s. f. [dal lat.
ephemĕris -ĭdis, gr. ἐϕηµερίς -ίδος «diario», comp. di ἐπί «sopra» e ἡµέρα «giorno»]. Per
estens., diario, cronaca giornaliera degli avvenimenti-Tratto da vocabolario on line.
16 Pier Giorgio Longo – “Donec sum viator”: documenti per l’”eresia” di Gaudenzio Merula.
17 Carlo Cognasso –“ Storia di Novara”.
18 Prefazione al” Terentianus”- 31 maggio 1543 – Traduzione di P. Ariatta
19 Dedica al Ploto.C. Ramponi –“L’umanista Gaudenzio Merula e la controriforma
cattolica”- p22.
20 Zappa.” L’Europa” di G. Merula- Giappichelli- Torino 1963- pag. 8.
21 Milano, Biblioteca naz. Braidense, AF.X.1.
22 Commentatorium libri f.243 r. Citato in Longo - “Donec sum viator”: documenti per
l’”eresia” di Gaudenzio Merula “-Pag. 268.
23 Simonetta Adorni Braccesi “Gaudenzio Merula tra Erasmo e Calvino: Ricerche in
Corso”. In “Giovanni Calvino e la riforma in Italia. Influenze e conflitti”. Torino 2011- Pag.
246.
24 Carlo Cognasso – “Storia di Novara”.
25 Pier Giorgio Longo – “Donec sum viator”: documenti per l’”eresia” di G. Merula- pag
274.
26 C. Ramponi –“L’umanista Gaudenzio Merula” e la controriforma cattolica. Pag 18
27 Traduzione di Pierangelo Ariatta.
28 Marco Palma “ Dizionario biografico degli Italiani”. Volume 22 (1979) Bonaventura
Castiglioni
Treccani-it
29 Letteralmente “Io me ne incago del Corpus Domini et voglio esser Lutero”
30 Piergiorgio Longo -“ Gaudenzio Merula. Uno studio recente e nuove note sul
Cinquecento religioso Novarese”.- Novarien XXX- Pag 181.
31” Nuova Selva di varia lettione”- Venezia 156 p.5- Citato da C. Ramponi ne “Il Principe
degli Umanisti Novaresi Gaudenzio Merula”Pag.3
32 C. Ramponi “Il Principe degli Umanisti Novaresi Gaudenzio Merula”Pag.3
33 Memorabilium. lib III, c. XXIX Citato da C. Ramponi ne“Il Principe degli Umanisti
Novaresi Gaudenzio Merula”-Pag.3.
34 Traduzione di Pierangelo Ariatta.
35 Ramponi –“ Origine prelatine e romane di Borgolavezzaro”- Tip. Cattaneo Novara
1954- p59
Il sacerdote Augustale Domitio Iustino lascia una somma in sesterzi per la Festa delle
rose.
36 Traduzione di Pierangelo Ariatta.
37 C. Ramponi –“L’umanista Gaudenzio Merula e la controriforma cattolica”. -Pag 5.
38 Elena Valeri - il “Dizionario biografico degli Italiani “ Gaudenzio Merula - Volume 73
(2009) sito www treccani.it
39 C. Ramponi –“L’umanista Gaudenzio Merula e la controriforma cattolica”.
40 Foto di Alessandro Vecchi- Chiusa sul torrente Arbogna all'altezza della Cascina
Cattedrale, tra Vespolate e Borgolavezzaro.
41 - A. Butti, vita e scritti di Gaudenzio Merula, in “Archivio storico Lombardo” 1899- p.
381.
42 Pierangelo Ariatta.” Un’inedito autografo di Gaudenzio Merula: la commedia Gelastino”
BSPN LXXX 1989 pag 12.
43 Zappa –“ L’Europa” di G. Merula- Giappichelli Torino 1963.
44 Polibio (200-120 a.C.) scrive: "nella regione vicina alle sorgenti del Po, si stabilirono i
Lai e i Lebéci, al di là di essi gli Insubri, la massima popolazione celtica; più oltre, lungo il
fiume Po, i Cenòmani..."
45 Zappa –“ L’Europa “di G. Merula Giappichelli- Torino 1963 pag. 24.