Untitled - Rizzoli Libri

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MARY POPPINS
P. L. Travers
MARY POPPINS
Traduzione di Letizia Bompiani
Illustrazioni di Júlia Sardà
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VENTO DA EST
Se volete trovare il Viale dei Ciliegi, tutto quello che dovete
fare è chiedere al vigile all’incrocio. L’uomo piegherà l’elmetto
da una parte, si gratterà la testa pensosamente e infine, puntan­
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do l’imponente dito bianco guantato, dirà: «Prima a destra, poi
a sinistra, poi ancora a destra, e ci siete. Buon giorno.» Infatti,
seguendo esattamente le indicazioni, sarete subito lì, proprio
in mezzo al Viale, dove da un lato c’è una fila di case, dall’altro
si stende il Parco e in mezzo, allineati come i cavalieri di una
quadriglia, stanno gli alberi di ciliegio.
Se andate in cerca del numero 17 (cosa molto probabile, poi­
ché tutto il libro riguarda proprio questa casa), lo troverete subito.
Per cominciare è la casa più piccola del Viale. E poi è la sola
un po’ malandata, che abbia bisogno di una nuova mano di
bianco. Ma il signor Banks, suo proprietario, aveva detto alla
signora Banks di scegliere tra una casa graziosa, lucida, confor­
tevole, e quattro bambini: le due cose insieme, infatti, non po­
tevano permettersele. E la signora Banks, dopo averci riflettuto
un po’, aveva concluso che preferiva Giovanna, che era la mag­
giore, e Michele, che era il secondo, e Barbara e Giovannino,
che erano gemelli e venivano per ultimi. Così fu deciso, e così
fu che la famiglia Banks venne ad abitare al numero 17, con la
signora Brill che cucinava, Ellen che apparecchiava la tavola, e
Robertson Ay che falciava l’erba delle aiuole, puliva i coltelli, si
impegnava a lucidare le scarpe e, come diceva il signor Banks,
“a perdere il suo tempo e il mio denaro!”
Naturalmente c’era anche Katie Nanna, che però non me­
rita affatto di entrare nel libro, perché proprio all’epoca di cui
sto parlando aveva lasciato il numero 17.
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«Senza il mio permesso e senza una parola di preavviso! E
adesso come faccio?» aveva detto la signora Banks.
«Un annuncio sul giornale» aveva risposto il signor Banks,
infilandosi le scarpe. «Ah, se anche Robertson se ne andasse
senza una parola di preavviso! Anche oggi mi ha lucidato una
scarpa sola. Avrò un’aria sbilenca!»
«Questo» lo interruppe la signora Banks «non ha nessuna
importanza. Non mi hai detto quello che devo fare con Katie
Nanna.»
«Non vedo che cosa tu possa fare con lei» replicò il signor
Banks, «visto che è scomparsa. Ma se io fossi in te – io, dico,
io – bene, metterei un annuncio sul giornale per dire che Gio­
vanna e Michele e Barbara e Giovannino Banks (per non par­
lare della loro mamma) cercano con urgenza la migliore delle
bambinaie possibili al minor prezzo possibile. Poi aspetterei e
starei a vedere le bambinaie fare la coda davanti al cancello,
e m’inquieterei molto se intralciassero il traffico e mi obbli­
gassero a dar la mancia al vigile per avergli creato problemi.
Adesso devo uscire. Accidenti! Fa freddo come al Polo Nord.
Da che parte soffia il vento?» E dopo aver detto questo, il si­
gnor Banks mise il capo fuori dalla finestra e diede un’occhia­
ta alla casa dell’Ammiraglio Boom, all’angolo. Era la casa più
grande del Viale, e tutto il Viale ne era molto fiero, perché era
costruita come un bastimento. Nel giardino c’era l’asta della
bandiera e sul tetto una banderuola dorata, a forma di tele­
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scopio. «Ah» disse il signor Banks, ritirando la testa in fretta,
«il telescopio dell’Ammiraglio dice: Vento da Est. Mi pareva,
ho il gelo nelle ossa. Metterò due cappotti.» E baciò sul naso
la moglie che stava tutta assorta, fece un cenno ai bambini, e
andò alla City.
La City era un posto dove il signor Banks si recava ogni
giorno, fuorché la domenica e i giorni di vacanza naturalmen­
te. E quando era lì, sedeva sopra una grande sedia davanti a un
grande scrittoio e fabbricava denaro. Lavorava tutto il giorno,
ritagliando penny, scellini, mezze corone e monete da tre pen­
ny. E le portava poi a casa nella sua piccola valigia nera.
Qualche volta ne dava a Giovanna e Michele, per i loro sal­
vadanai, e quando non ne aveva da dar via, diceva: «La Banca
è sbancata» e loro capivano che quel giorno il papà aveva fab­
bricato poco denaro.
Bene, il signor Banks uscì con la sua valigia nera, e la si­
gnora Banks andò in salotto e stette lì tutto il giorno a scrivere
lettere ai giornali, chiedendo di mandarle subito delle bambi­
naie poiché ne aveva bisogno; e intanto, su nella loro camera,
Giovanna e Michele spiavano dalla finestra e si domandavano
chi sarebbe venuto.
Erano contenti che Katie Nanna fosse andata via, perché
non le avevano mai voluto bene. Era vecchia e grassa, con ad­
dosso uno spiacevole odore di orzata. Qualunque cosa sarebbe
stata meglio di Katie Nanna, anzi, molto meglio.
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Quando la luce cominciò a morire, lontano, dietro il Par­
co, la signora Brill ed Ellen vennero a portare la cena e a fare
il bagno ai gemelli. E dopo cena Giovanna e Michele si mi­
sero di nuovo alla finestra, aspettando il ritorno a casa
del signor Banks e ascoltando il sibilo del Vento
dell’Est, attraverso i rami spogli dei ciliegi.
Gli alberi, agitandosi e curvandosi nella
luce incerta, sembravano impazzi­
ti, come se ballassero con le
radici fuori dalla terra.
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«Eccolo» disse Michele puntando a un tratto il ditino ver­
so una figura che con un bastone batteva energicamente al
cancello.
«Non è il papà» disse lei. «È qualcun altro.»
Poi la figura, scossa e sballottata dal vento, sganciò il luc­
chetto del cancello e i bimbi poterono vedere che si trattava
di una donna, che con una mano si teneva fermo il cappello e
con l’altra portava una grande borsa. Ecco che, continuando a
guardarla, Giovanna e Michele videro una cosa molto curiosa.
Appena la figura ebbe oltrepassato il cancello, sembrò che il
vento la sollevasse, portandola in volo verso la casa. Fu come se
l’avesse trascinata fino al cancello, avesse atteso che si aprisse
e poi di nuovo soffiando avesse sollevato lei, la grande borsa e
tutto fino alla soglia di casa. I bimbi, sempre protesi a guarda­
re, udirono un terribile rumore e, come lei ebbe posto piede a
terra, l’intera casa si scosse.
«Che buffo! Non ho mai visto una cosa simile» disse Mi­
chele.
«Scendiamo e andiamo a vedere chi è» disse Giovanna e,
preso Michele per un braccio, lo condusse via dalla finestra, at­
traverso la camera, fin nel corridoio. Di lì i bambini potevano
vedere chiaramente tutto ciò che succedeva in anticamera. Scor­
sero la madre che usciva dal salotto seguita da una visitatrice.
Giovanna e Michele poterono vedere la nuova venuta: ma­
gra, con una lucida chioma nera, grandi mani, grandi piedi e
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