picinisco chiama scozia

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picinisco chiama scozia
| testo | ilaria romano | foto | luigi giannetti, nick de marco
dalla ciociaria alla caledonia
e ritorno: emigranti di successo
riscoprono la terra degli avi.
“
G
radisce una tazza di tè? Qui in paese
lo facciamo molto buono, sa?” sorride
un anziano salutando dalla porta di
casa. In effetti, se gli stemmi comunali rappresentassero località italiane sotto forma di cibi e
bevande, forse il tè delle cinque meriterebbe un
posto sulla bandiera di Picinisco (Fr), accanto
ai due alimenti per cui è famoso: il pecorino
locale e il fish and chips.
Se l’abbinamento vi sembra insolito siete
giustificati. Infatti siamo in Ciociaria, e Picinisco è un paesino di 1.200 abitanti affacciato sulla Val di Comino, nel Parco nazionale
d’Abruzzo, Lazio e Molise. Una terra isolata, a
due ore d’auto da Roma, che per secoli ha vis-
suto di pastorizia, producendo un formaggio tipico (in attesa del riconoscimento di prodotto
dop) che porta in giro per il mondo gli aromi
delle sue erbe selvatiche.
Come molti luoghi di montagna, anche questo ha conosciuto spopolamento e abbandono:
“Nel 1972 nella valle vivevano 37mila persone,
ora siamo 18mila”, dice il sindaco, Giancarlo
Ferrera. Ma l’emigrazione ha anche trasformato questo borgo in un’enclave anglosassone nel
cuore della Ciociaria. E oggi, per rilanciare il
territorio, Picinisco punta sulla fratellanza con
i compaesani sparsi nel Regno Unito, soprattutto in Scozia.
La storia comincia da lontano: dall’Ottocento, quando gli uomini e le donne della zona
lavoravano come modelli per artisti italiani e
stranieri che nei loro viaggi lungo l’Appennino
o a Roma rimanevano affascinati dai volti della
gente del Frusinate. Così, seguendo gli artisti,
i modelli ciociari si spostarono a Parigi e poi a
Londra. Uno di loro, Orazio Cervi, fu il tramite
per cui nel 1919 arrivò da queste parti anche
lo scrittore David Herbert Lawrence. “Lo scultore per cui Cervi aveva posato voleva capire se
Picinisco poteva essere adatto per le vacanze di
sua figlia, e mandò Lawrence in avanscoperta a
casa dell’ex modello”, racconta Romina Pacitti,
che con la sua famiglia è proprietaria del casale
in cui fu ospitato lo scrittore. Oggi si chiama
Casa Lawrence ed è un agriturismo e un’azienda casearia. “All’epoca era una villa vittoriana
in cui si faceva una vita del tutto pastorale. Lo
scrittore capì che il luogo non era adatto a una
signora inglese, ma ne restò colpito e vi ambientò alcune pagine del suo romanzo La ragazza perduta”.
I modelli furono raggiunti da amici e parenti
in cerca di fortuna. In Inghilterra molti di loro
trovarono lavoro nella ristorazione e si specia-
Tra le famiglie di origine ciociara a Edimburgo,
ci sono i Crolla, una dinastia di ristoratori
premiati per il loro fish and chips. Qui, la signora
Pierina con due figlie. Anche l’autore di queste
foto, Nick De Marco è un oriundo. Nella pagina
accanto, un corteo nuziale a Picinisco.
picinisco chiama scozia
lizzarono nel fish and chips. Come commercianti di pesce e patatine approdarono prima a
Manchester e poi in Scozia a Edimburgo e Glasgow, dove oggi vive la più popolosa comunità
piciniscana all’estero: 2mila persone, più degli
abitanti del paese d’origine.
Picinisco ha emigrati in tutto il mondo, ma
gli “scozzesi” hanno conservato più di altri il
legame con la madrepatria, grazie alla relativa
vicinanza geografica e al benessere economico
acquisito negli anni. Qualcuno è tornato a vivere qui, come Antonio Pia, novantenne, e suo
figlio Tommaso, 52 anni. “Mio padre era pastore, è partito per Edimburgo nei primi anni
Sessanta -racconta Tommaso-. Con un fratello
di mia madre che era lì da un decennio misero
su un negozio di fish and chips. Io ho continuato l’attività. I miei figli anche. In passato
c’era diffidenza verso gli italiani, poi le cose
sono migliorate. Ho sempre avuto nostalgia di
Picinisco e nel ‘92 sono tornato. I ragazzi invece resteranno lì”. Ma vengono in visita. Soprattutto d’estate, quando Picinisco si riempie
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di automobili targate Uk, le villette delle vacanze riaprono le persiane dai colori pastello e le
strade risuonano di conversazioni in inglese e
in dialetto.
“I voli low cost hanno semplificato il viaggio e moltiplicato le occasioni di contatto”,
ammette il sindaco, che fa spesso la spola con
l’Oltre Manica e non nasconde di guardare con
favore al progetto dell’aeroporto di Frosinone,
contestato dagli ambientalisti. Già ora che si
atterra a Ciampino, comunque, “tanti scozzesi
ci raggiungono per la ricorrenza dei Morti o in
agosto per la Madonna di Canneto, una festa
pastorale molto sentita -spiega il primo cittadino-. Amano le nostre tradizioni e con la loro
nostalgia ne sono i custodi più fedeli. E domandano di sposarsi qui”. Con il rito cattolico e le
usanze dei nonni, “dalla serenata alla cerimonia in cui la sposa visita la futura casa -in questi
casi quella delle vacanze- per portarvi il corredo”. E con sfarzo: “carrozze trainate da cavalli
bianchi, cortei di due o trecento invitati con
cornamuse e kilt”, racconta una ragazza con
un sorriso tra l’ammirato e l’ironico. Sposalizi
e offerte per le feste paesane hanno sostituito
i grandi investimenti di un tempo, quando il
cambio con la sterlina era favorevole. Memoria
ne sono le ville che ancora punteggiano la Val di
Comino. Il sindaco, ingegnere, ne ha progettate
diverse: “Tra gli anni Settanta e il 2000 gli scozzesi hanno riversato nell’edilizia qualcosa come
15 milioni di euro -racconta-. Ma quell’epoca è
finita. Un po’ per la crisi, un po’ per il ricambio
generazionale: i giovani prevedono di vivere in
Scozia, quindi investono lì. E a dire la verità il
tenore di vita del paese ne ha risentito”.
Ma il piccolo borgo ci tiene a mantenere vivi
i rapporti con le comunità dei suoi emigrati e
a farne uno strumento per conservare e rilanciare il territorio. Da tempo Picinisco vorrebbe
suggellare la “parentela” con Glasgow tramite
un gemellaggio, ma l’impresa non è ancora riuscita. Intanto, un avvocato scozzese-ciociaro,
Cesidio Di Ciacca, ha deciso di ristrutturare un
palazzo del centro storico e di farne un albergo
da 20 posti (apertura prevista: primavera 2012).
Il progetto è quello di richiamare una clientela
internazionale a cui offrire tutti i comfort, ma
anche (in collaborazione con aziende del posto) una finestra sul mondo agropastorale, i
saperi tradizionali e i prodotti locali. Una parte
dell’edificio sarà a disposizione della cittadina
per manifestazioni e convegni. E Picinisco spera
in nuove opportunità.
A memoria di piciniscano è la prima volta
che uno “scozzese” investe per la promozione
del luogo d’origine. “Sono stato semplicemente
il primo ad avere l’opportunità di farlo -sorride Di Ciacca-. La generazione di mio padre ha
patito la seconda guerra mondiale. La mia ha
disimparato l’italiano. Però non abbiamo perso
i ricordi e ora, come le rondini, torniamo. There
is something special about Picinisco”. | 032 | febbraio 12
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