Noi `Ragazzi di Pippo Fava`. Il suo esempio rivive

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Noi `Ragazzi di Pippo Fava`. Il suo esempio rivive
Noi ‘Ragazzi di Pippo Fava’. Il suo esempio
rivive grazie a un docu-film
di Antonio Roccuzzo | 5 gennaio 2014
Il docu-film I ragazzi di Pippo Fava, prodotto da Cyrano New Media, racconta un pezzo della mia
vita, la mia esperienza giovanile di cronista in cui ho imparato a raccontare il mondo a partire da
una tranquilla città di mafia come era Catania negli anni Ottanta dello scorso secolo. Raitre manda
in onda il film stasera, domenica 5 gennaio 2014, in prima serata alle 21,30 subito dopo Fabio
Fazio, trent’anni dopo l’assassinio di Fava deciso dalla mafia politico-economica che dominava
quella Catania e quella Sicilia.
Quella del 1984 era una città che negava l’evidenza del suo degrado civile, politico, economico.
Catania, trent’anni fa, era una straordinaria metafora del successivo e travolgente degrado italiano e
noi l’abbiamo raccontata da cronisti ventenni scoprendola e facendola scoprire ai nostri lettori.
Facendo semplicemente il nostro mestiere.
Quello che facevamo con Giuseppe Fava era il mensile I Siciliani, un giornale utile perché in
solitudine faceva il suo dovere: dava notizie in una città di mafia e per questo a basso tasso di
democrazia. I Siciliani raccontava senza omissioni, badando ai fatti, nudi e crudi. Il paradosso era
che “facevamo notizie” uscendo una volta al mese. Perché, il contesto giornalistico siciliano
dell’epoca – con l’eccezione de l’Ora di Palermo – per 29 giorni al mese taceva, non raccontava,
girava le spalle ai fatti.
La vicenda che il docu-film ricostruisce è la storia del mio attimo fuggente e quello degli altri miei
coetanei che lo vissero con me. Eravamo un gruppo di ventenni e ci capitò la fortuna di incontrare
sulla nostra strada un bravo maestro, un uomo che senza retorica ci fornì gli strumenti di un
mestiere bello, se lo fai liberamente. “Non c’è giornalismo, senza libertà“, ci diceva Fava. Ecco,
un modello non retorico di vivere.
Questo racconta il nostro docu-film. E, narrando tutto ciò, questa vicenda parla anche ai ragazzi di
oggi: a venti anni cosa può volere un ragazzo se non diventare adulto facendo liberamente la sua
vita? Cosa può sperare di più se non di avere una guida credibile che ti dia l’occasione di essere te
stesso e di imparare bene quel che hai scelto di fare? Il film che vedrete parla di questo e così si
rivolge a tutti i ragazzi che, anche nel 2014, vanno in cerca di parole libere. E, se ne hanno
l’occasione, per questo sono disposti a scommetterci e a crederci.
La cosa bella, durante la lavorazione di questa fiction, è stato il clima sul set, come se la redazione
de I Siciliani rivivesse: ho scritto la sceneggiatura con Gualtiero Peirce, un collega di valore e di
straordinaria sensibilità. Regista, tecnici, operatori, tutti sul set e fuori hanno condiviso lo spirito di
quel giornale e di quella storia. Leo Gullotta e Alessandra Costanzo hanno dato parole e gesti a
mie ossessioni ed emozioni private del tempo. Gli attori, tutti giovani e siciliani (tranne una), hanno
dato volto e sorriso a quelle passioni e le hanno fatte vivere. Passioni senza tempo e utili ancora
oggi.
Perché è vero anche nel 2014 che “non c’è giornalismo senza libertà”.