Il negozio di tessuti distrutto dalle fiamme I carabinieri

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Il negozio di tessuti distrutto dalle fiamme I carabinieri
LE INDAGINI
Il negozio di tessuti distrutto dalle fiamme
I carabinieri hanno un video dell'attentatore
Giovedì 10 Ottobre 2013 - 06:30 di Riccardo Lo Verso
L'immagine dell'attentatore è rimasta impressa in una
telecamera di videosorveglianza. Possibile svolta nell'indagine
sull'incendio doloso che la settimana scorsa ha distrutto il
negozio Casa Marbrisa in via Nicolò Garzilli, a Palermo.
PALERMO - Un uomo arriva al civico 6 di via Nicolò Garzilli. Nel cuore della notte. Armeggia qualche
minuto davanti alla saracinesca del negozio Casa Marbrisa. Si allontana. Poi, le fiamme devastano la
boutique di tessuti nel centro di Palermo. L'immagine dell'attentatore è rimasta impressa in una telecamera
di videosorveglianza. E adesso i carabinieri stanno analizzando i fotogrammi per dare un nome all'uomo che
la settimana scorsa ha distrutto il locale, provocando danni per settanta mila euro.
È certo che ha fatto tutto da solo. Almeno nella fase esecutiva. È stato lui ad infilare sotto la vetrata il tubo
attraverso cui fare passare la benzina utilizzata per appiccare le fiamme. Non si sa ancora, però, se un
complice lo stesse aspettando per aiutarlo nella fuga.
Le indagini, dunque, potrebbero essere ad una svolta. Nessuna pista viene esclusa. Anche e soprattutto
alla luce delle dichiarazione rese dalla titolare, Rosalina Girone, agli investigatori. La donna ha detto di non
avere mai rivecuto richieste estorsive. Nessuna minaccia che potesse fare presagire il peggio. Ecco perché è
certa che la mafia non c'entri. Le indagini prendono pure in considerazione la pista delle questioni legate
all'attività professionale della donna che ha aperto l'attività commerciale da un paio d'anni, dopo avere
lavorato a lungo presso un altro negozio del settore.
La pista del racket, però, non può essere messa da parte, visto che nella zona del centro la morsa degli
esattori è sempre stretta. Se c'è dietro la mano del clan di mafioso di Resuttana, sotto la cui egida rientra
anche la zona di via Libertà, l'incendio dovrebbe essere stato il gesto finale preceduto da una scia di
avvertimenti. I mafiosi mettono prima paura e pressione al commerciante per convincerlo a pagare. Un
negozio distrutto smette, infatti, di essere un luogo da cui attingere denaro. Non si può eslcudere, pero, che
i picciotti si siano spinti fino al gesto eclatante come monito per tutti gli altri commercianti della zona.
Ipotesi che cozza con le dichiarazioni della Girone che smentisce ogni minaccia.
Adesso la titolare del negozio Casa Marbrisa si lecca le ferite per quei danni che hanno messo in ginocchio
il suo lavoro. Le fiamme hanno ridotto ad un mucchio di stracci i suoi tessuti, molto apprezzati da una
clientela che si è subito stretta attorno alla donna.