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PARTICIPIO
È una forma nominale del verbo e deriva il suo nome dal fatto che
partecipa contemporaneamente della natura del nome (genere, numero,
caso) e della natura del verbo (tempo, diatesi).
Per quanto riguarda i tempi, si distinguono:
il participio presente: è di forma attiva e lo hanno tutti i verbi, i
transitivi e gli intransitivi, gli attivi e i deponenti:
laudans (trans.), veniens (intrans.), hortans (dep.
trans.), moriens (dep. intrans.). Esso indica
un’azione contemporanea rispetto al verbo della
proposizione reggente;
il participio perfetto:
è di forma e significato passivi nei verbi transitivi
attivi, mentre è sempre di significato attivo nei
verbi deponenti transitivi e intransitivi e manca
nei verbi intransitivi attivi: laudatus (passivo),
hortatus (attivo), profectus (attivo). Esso indica
un’azione anteriore rispetto al verbo della
proposizione reggente;
il participio futuro:
è di forma attiva e lo hanno tutti i verbi che
possiedono il supino: laudaturus (trans.), venturus
(intrans.), hortaturus (dep. trans.), profecturus
(dep. intrans.). Esso indica un’azione posteriore
rispetto al verbo della proposizione reggente.
Poiché dunque il participio, come l’infinito nelle oggettive e nelle
soggettive, esprime solo un rapporto di contemporaneità, di anteriorità, di
posteriorità rispetto alla sua reggente, nella traduzione, trasformando il
participio in una proposizione esplicita, bisognerà rispettare le leggi che in
italiano regolano i rapporti dei tempi tra la proposizione reggente e quelle
dipendenti.
CONSIGLI PRATICI DI TRADUZIONE:
Può esserti utile osservare questo schema:
per la contemporaneità (participio presente): presente/imperfetto/futuro;
repellimus hostes impetum facientes = respingiamo i nemici che (ci)
assalgono (contemporaneità nel presente);
repellebamus hostes impetum facientes = respingevamo i nemici che (ci)
assalivano (contemporaneità nel passato);
repellemus hostes impetum facientes = respingeremo i nemici che (ci)
assaliranno (contemporaneità nel futuro);
per l’anteriorità (participio perfetto): è sufficiente il participio passato;
omni suspicione liberati domum perveniunt = ritornano a casa (dopo che
sono stati) liberati da ogni sospetto (anteriorità rispetto al presente);
omni suspicione liberati domum pervenerunt = ritornarono a casa (dopo
che erano stati) liberati da ogni sospetto (anteriorità rispetto al passato);
omni suspicione liberati domum pervenient = ritorneranno a casa (dopo
che saranno stati) liberati da ogni sospetto (anteriorità rispetto al futuro);
per la posteriorità (participio futuro): futuro/condizionale passato/futuro;
Romam iturus patrem meum saluto = poiché andrò a Roma, saluto mio
padre (posteriorità rispetto al presente);
Romam iturus patrem meum salutavi = poiché sarei andato a Roma,
salutai mio padre (posteriorità rispetto al passato);
Romam iturus patrem meum salutabo = poiché dovrò andare a Roma,
saluterò mio padre (posteriorità rispetto al futuro).
Attenzione!
L’uso del participio può essere verbale o nominale: nel primo caso il
participio fa le veci di una proposizione subordinata o coordinata, nel
secondo caso invece fa le veci di un nome o di un attributo e come tale si
comporta.
L’uso verbale del participio comprende:
ƒ il participio congiunto
ƒ l’ablativo assoluto (cfr. scheda 1);
l’uso nominale del participio comprende:
ƒ il participio sostantivato
ƒ il participio attributivo
ƒ il participio predicativo.
A. PARTICIPIO CONGIUNTO
È usato con funzione verbale e, poiché costituisce una proposizione
implicita, non ha nessun introduttore. È così detto perché è collegato
strettamente al soggetto o ad un complemento qualsiasi della reggente,
anche sottinteso, con cui concorda in genere, numero e caso. Non può,
quindi, essere confuso con il participio sostantivato.
Come il cum + congiuntivo, di cui è un costrutto alternativo alla pari
dell’ablativo assoluto, può avere funzione di:
1) proposizione temporale: es.: Timeo Danaos et dona ferentes = Temo
i Danai anche quando portano doni;
2) proposizione causale: es.: Vercingetorix, veritus ne ab omnibus
desereretur, legatos ad Caesarem misit = Vercingerorige, poiché
temeva di essere abbandonato da tutti, mandò ambasciatori a Cesare;
3) proposizione concessiva: es.: Marius, humili loco natus, consul factus
est = Mario, benché fosse di umili origini, divenne console;
4) proposizione condizionale: es.: Quis est qui totum diem iaculans non
aliquando colliniet? = Chi è colui che se scaglia giavellotti tutto il
giorno non colpirà prima o poi il bersaglio?
Il participio congiunto può avere, inoltre, funzione di proposizione finale:
es.: Legati venerunt de pace agentes = giunsero ambasciatori a trattare la
pace.
Quando ha valore temporale può essere tradotto con una proposizione
coordinata copulativa:
es.: Graeci incenderunt Troiam captam = i Greci presero Troia e (la)
incendiarono (lett.: dopo averla incendiata).
CONSIGLI PRATICI DI TRADUZIONE:
In latino
In italiano
participio riferito al soggetto
presente
perfetto
futuro
gerundio semplice o una delle
proposizioni esplicite citate
gerundio composto attivo
(se il verbo è deponente)
gerundio composto passivo
(se il verbo è transitivo attivo)
gerundio
(= "stando per" + infinito: vedi
perifrastica attiva)
participio riferito ad un complemento qualsiasi
presente
proposizione relativa
perfetto
participio passato
futuro
proposizione relativa
(= "che sta per" + infinito: vedi
perifrastica attiva)
Esempi:
Cornelius Rufus dormiens oculorum visum amisit = C. Rufo dormendo
(mentre dormiva) perse la vista degli occhi;
Caesar cohortatus milites proelium commisit = Cesare avendo esortato
(dopo aver esortato) i soldati attaccò battaglia;
Alexandro caelestes honores concupiscenti non deerat perniciosa adulatio
= Ad Alessandro, che bramava onori divini, non mancava una rovinosa
adulazione;
Hostes urbem captam incenderunt = I nemici incendiarono la città presa
(dopo averla presa);
Stultus est qui equum empturus non ipsum inspicit sed stratum eius ac
frenos = È stolto colui che, avendo intenzione di comprare un cavallo, non
esamina (il cavallo) in sé, bensì la sua gualdrappa e le briglie.
N.B.: Tutte le volte che si può, è bene tradurre il participio congiunto con
una appropriata proposizione esplicita (vedi anche ablativo assoluto).
B. PARTICIPIO SOSTANTIVATO
È usato in funzione nominale come sostantivo e lo si riconosce solo da
un’attenta lettura del testo, in quanto non si distingue affatto dal
participio congiunto, che è usato in funzione verbale.
Ricorda, tuttavia, che, generalmente, esso non è riferito a nessun sostantivo
o pronome espresso o sottinteso e funge da soggetto o da complemento.
Si traduce con un sostantivo corrispondente o con un’espressione come
“colui/colei/coloro che...”.
Es.: Sapientes mortem non timent = I sapienti non temono la morte;
Turres procul intuentibus pares sunt = Le torri sono uguali per coloro
che guardano da lontano.
C. PARTICIPIO ATTRIBUTIVO
È usato in funzione nominale come attributo ed accompagna un nome a
cui è riferito. Può essere tradotto con un aggettivo corrispondente o con
una proposizione relativa.
Es.: miles patiens laboris = un soldato tollerante della fatica, un soldato
che tollera la fatica;
Astrologi motum errantium stellarum notaverunt = gli astrologi
studiarono il moto delle stelle erranti (= che errano).
Attenzione!
Visto che il participio attributivo si può tradurre con una proposizione
relativa, come talvolta il participio congiunto (vedi scheda del participio
congiunto), ti domanderai che differenza ci sia.
Il participio congiunto indica una qualità transitoria, mentre il participio
attributivo, esattamente come un aggettivo, esprime una qualità
distintiva del sostantivo a cui si riferisce.
Dire homo sapiens è diverso che dire homo dormiens: nel primo caso
sapiens indica una qualità dell’uomo; nel secondo caso dormiens indica
solo un'azione che l’uomo sta compiendo in quel momento.
D. PARTICIPIO PREDICATIVO
È usato in funzione nominale e funge da complemento predicativo del
soggetto o dell’oggetto. Poco frequente in latino, lo si trova:
1) in espressioni come ianua clausa fuit = la porta rimase chiusa, con
funzione di complemento predicativo del soggetto;
2) in dipendenza dai verbi facio e induco nel significato di
“rappresentare”, come predicativo dell’oggetto:
es.: Omerus Polyphemum cum ariete colloquentem facit = Omero fa
parlare Polifemo con l’ariete (= rappresenta Polifemo che parla con
l’ariete);
3) in dipendenza dai verbi di percezione diretta come video e audio,
come predicativo dell’oggetto:
es.: vidi pueros ludentes = vidi dei ragazzi giocare (lett.: giocanti);
4) in dipendenza da habeo, come predicativo dell’oggetto:
es.: domitas habere libidines = tenere a freno le passioni.
Una precisazione: il participio futuro della perifrastica attiva è in realtà un
participio predicativo del soggetto che funge da predicato nominale: es.:
non estis cenaturi? = non avete intenzione di pranzare? (= non siete
persone intenzionate a...?).