Volume 70° Rotary Bologna (1997)

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Volume 70° Rotary Bologna (1997)
Settanta anni di Rotary
a Bologna
"Signora De Morsier sorrida!
Cavaliere si sposti un po' più al centro ... Perfetto!".
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Un bel lampo al magnesio ed ecco immortalati i fondatori del
Rotary Club di Bologna.
Non credo che la trentina di gentiluomini, convenuti all'Hotel Baglioni,
immaginasse che a distanza di 70 anni vi sarebbero stati, a Bologna,
7 Rotary Club e più di 500 rotariani.
Forse avevano seguito una moda del tempo, trascinati o affascinati dall'imprenditorialità di un Pirelli, o più semplicemente volevano dimostrare
la loro solidarietà ed ammirazione per quell'iniziativa partita dal continente americano divenuto più vicino per merito del concittadino Marconi.
Quel Rotary Club visse e prosperò per 12 anni prima di sciogliersi spontaneamente incalzato dalle tendenze nazionalistiche allora nascenti.
Fortunatamente il Rotary di quegli anni aveva messo delle buone radici e
da quelle radici il nostro Club é risorto più rigoglioso che mai.
Questo volumetto, prendendo lo spunto dalle manifestazioni celebrative
del settantesimo anniversario del Club, si propone di comparare il passato
con il presente tenendo d'occhio il futuro che si prospetta carico di tensioni
ma anche di speranze.
Oggi, infatti, stiamo assistendo – e partecipando attivamente – allo sviluppo di una rete che sta avvolgendo il mondo, una "reticolazione" in grado di essere presente in ogni nazione con lo stesso linguaggio, le stesse motivazioni e le stesse regole di comportamento. Se si associa l'organizzazione
capillare del Rotary ai nuovi mezzi di azione e di comunicazione, da questo connubio sinergico potrebbe nascere una vera potenza mondiale in grado di indirizzare verso il bene le decisioni politiche dei governi locali.
Basti guardare al nostro Club che, pur nelle sue modeste dimensioni, ha le
competenze e le capacità per portare a compimento progetti anche di un
certo impegno.
Figuriamoci quali potrebbero essere le potenzialità del Rotary International
del domani!
Non riesco immaginare che cosa scriverà il mio omologo nel 2027 quando
il nostro Club celebrerà i 100 anni dalla sua fondazione.
Ma, tra 30 anni, esisterà ancora il Rotary o sarà stato soppresso perché
divenuto troppo potente (o troppo ingombrante)?
Noi siamo ottimisti; quindi ...
lunga vita al Rotary!
LA MANIFESTAZIONE
CELEBRATIVA
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Il Presidente Dott. Francesco Sforza
apre la riunione
La celebrazione del 70° anniversario di fondazione del R.C. Bologna
ha avuto un suo "primo tempo" nell'incontro pomeridiano dei dirigenti e dei soci, presente il Governatore Distrettuale
ing. Giuseppe Fini, nella chiesa di S. Maria dei Servi, per inaugurare il restauro della Cappella di S. Lucia, voluto e finanziato dal
Club per lasciare una duratura memoria della ricorrenza attraverso
una incisiva, anche se modesta, testimonianza dell'impegno rotariano a favore della comunità cittadina e dei suoi valori.
Una cerimonia semplice e suggestiva – è stata scoperta una targa a
ricordo – alla quale erano presenti il socio arch. Franco Montanari,
titolare dell'impresa cui è affidato il lavoro di restauro dell'intera
basilica, l'arch. Graziella Polidori, che ha curato personalmente l'intervento sulla Cappella di S. Lucia, e P. Paolo Feronato dell'Ordine
dei Servi di Maria, che ha risposto ringraziando al breve discorso
di circostanza del presidente dott. Sforza.
La riunione conviviale che ha fatto seguito qualche ora dopo,
all'Hotel Royal Carlton, ha registrato un primato di presenza come
numero e come rappresentatività: con i dirigenti e i soci effettivi ed
onorari, il Governatore Fini, il dirigente del Gruppo Felsineo
not. Augusto Turchi, e i Presidenti degli altri sei R.C. cittadini, che
Sforza ha presentato singolarmente per l'applauso dei presenti.
E ancora: personalità cittadine amiche, rappresentanti della stampa,
rotaractiani, e molte gentili signore. Letti i messaggi del past Vice
presidente internazionale prof. Tristano Bolelli, del governatore designato prof. Pietro Pasini, del Rettore prof. Fabio Roversi Monaco,
il dott. Sforza ha reso noto i tempi e i contenuti della serata: al termine della cena, una sua riflessione, l'allocuzione del Governatore,
e tre brevi interventi affidati ai tre past Governatori soci del Club
dott. Renato Pasquali, prof. Edile Belelli e prof. G. Vitaliano Valenti,
rispettivamente sullo ieri, sull'oggi e sul domani del Club e del
Rotary in generale:
"Le esperienze che hanno vissuto i nostri past Governatori, e che il
nostro ing. Fini sta vivendo, costituiscono un patrimonio per il
Club e per il Rotary. I loro interventi accresceranno il significato di
questa celebrazione".
"Al termine dei loro interventi, come in tutte le cerimonie che si rispettano, ad ogni socio e agli ospiti sarà consegnato un attestato a
ricordo (e alle Signore un omaggio). Abbiamo pensato di individuare qualcosa che non dovesse finire in un cassetto come ad
esempio una medaglia. Abbiamo pensato invece a qualcosa con visibilità immediata, che – ne sono sicuro – ciascuno di voi incorni-
cerà ed appenderà nel proprio studio e nella propria casa: una
stampa a tiratura limitata che riporta l'immagine dei guidoncini
storici del Club, con iscrizioni in oro zecchino sullo sfondo del bluRotary. Consegneremo poi, ai destinatari, contributi a riconoscimento per atti di solidarietà di quest'anno. E siccome il Club vuole
manifestare la propria gratitudine a chi più si è sacrificato e più ha
contribuito a mantenere vivi gli ideali del Rotary, a degna conclusione, consegneremo PHF e "pietre blu", le alte onorificenze concesse per i meriti rotariani conseguiti".
Dopo la cena (non è mancata la grande torta con ruota rotariana a
tutta grandezza) il dott. Sforza ha pronunciato la sua "riflessione" e
dato poi la parola, successivamente all'ing. Fini, al dott. Pasquali,
al prof. Belelli e al prof. Valenti.
Al termine, ha presentato l'attestato-ricordo al Governatore – donandogliene un esemplare incorniciato in radica – e ai rotariani ed
ospiti, ai quali pure è stata offerta la raffinata plaquette.
Con la consegna allo stesso ing. Fini di un contributo straordinario,
raccolto attraverso un'offerta volontaria di tutti i Soci, in favore del
fondo per la Polio Plus, il Presidente ha aperto la seconda fase della serata celebrativa, quella della solidarietà e della riconoscenza.
La Cappella di S. Lucia nella Basilica dei
Servi.
La targa che ricorda l'intervento di restauro da parte del Rotary Club Bologna.
Il Dott. Sforza presenta la plaquette
commemorativa e ne offre un esemplare
al Governatore
Solidarietà
Contributi: all'ANT, l'iniziativa del socio prof. Pannuti; alla Sezione
regionale ANLAIDS e per essa alla Signora Barbara Filippi
Gabardi; ai degenti della Clinica Ottonello e per essi al socio
prof. Volterra.
Riconoscenza
Riconoscimenti: "pietra blu" ai tre past Governatori Pasquali,
Belelli e Valenti; al decano del Club dott. Giancarlo Pascale, socio
dal 1953; al gen. Mario Politi e all'avv. Franco Fabbri per l'annosa,
assidua e preziosa attività dedicata al Club.
Le insegne del PHF al past-Presidente dott. Nicola Vecchietti Massacci.
Un oggetto ricordo ai Soci onorari.
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Il Dott. Sforza consegna contributi
di solidarietà:
alla dott. Pannuti per l'ANT (1), al
prof. Volterra per la Clinica Ottonello (2)
e alla Sig.ra Filippi Gabardi per
l'ANLAIDS.
Riconoscimenti: "pietre blu"
ai tre PDG – dott. Pasquali, prof. Belelli
e prof. Valenti – che hanno svolto le relazioni su "Ieri-Oggi-Domani";
al dott. Pascale decano del Club (3);
al gen. Politi (4) e all'avv. Fabbri per
l'assidua attività dedicata al Club.
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Un dono ricordo ai Soci Onorari:
prof. Pozzati (5 – al centro il consigliere
Segretario avv. Doro), ing. Del Terra,
prof. Goidanich.
le insegne di P.H.F.
al dott. Vecchietti Massacci, presidente
dell'annata 1996-97 (6).
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Alcune riflessioni
sul ruolo del Rotary e dei rotariani
Dott. Francesco Sforza
Carissimi amici,
il piacere di trovarsi insieme ed apprezzarsi vicendevolmente, in
sintonia con le migliaia di realtà rotariane sparse nel mondo, credo
stasera raggiunga toni elevati, perché si celebra il 70° anniversario
della nascita del nostro Club, che coincide con la nascita del Rotary
a Bologna.
La catena di congiunzione fra la testimonianza della fondazione
del Club nel lontano 1927 da parte di un personaggio che si chiamava Piero Pirelli, Governatore allora dell'Italia, e il Governatore
del Distretto ing. Giuseppe Fini, che ci onora della sua presenza, ci
dà oggi l'idea della continuità e della diffusione dell'Istituzione rotariana; attorno all'unico Club primogenito bolognese, sono via via
sorti 6 altri sodalizi e abbiamo la soddisfazione di avere con noi i
loro Presidenti in rappresentanza di oltre 500 soci. Così come, da
una unica entità italiana, sono nati 10 distretti, ciascuno con un
proprio Governatore e un proprio territorio.
La formula rotariana ha dimostrato di essere vincente contro l'usura del tempo. Quando dico formula rotariana mi riferisco in particolare alla originale sequenza settimanale delle conviviali, ed al
coinvolgimento spontaneo dei Soci, da cui parte la linea d'azione
del Rotary.
Ma l'appartenenza al Rotary non va enfatizzata, né occorre darne
una connotazione monacale; al contrario, ingredienti fondamentali
dei rotariani sono la misura e l'equilibrio, conditi di indipendenza
individuale.
E constatiamo che la storia del nostro Club si è sviluppata nel corso degli anni con continuità di obiettivi.
Il nostro Club ha contato e può contare su soci illustri e di alto livello, ha mantenuto un organico numeroso e vivace, e soprattutto
si muove in sintonia con i manuali e con le indicazioni distrettuali,
che teniamo sempre sott'occhio. Così dicasi, ne sono sicuro, per gli
altri Club bolognesi.
Semmai il rischio che i singoli Club possono correre è quello di
chiudersi in se stessi, sottovalutando il fatto di appartenere ad un
contesto con diffusione mondiale. Perciò sono convinto sia indispensabile che l'istituzione rotariana italiana sviluppi una facoltà
che ancora non le è propria, che invece è diffusa all'estero, vale a
dire quella di saper creare opinione e dare alla collettività una sensazione di forza e di autorevolezza, grazie alla capillarità e qualità
della propria organizzazione.
Ciò mi risulta avvenga particolarmente negli Stati Uniti dove, in
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preparazione di importanti elezioni locali o addirittura presidenziali, i primi sondaggi e le prime indicazioni si cercano in ambienti
rotariani.
E di queste viene tenuto gran conto nel corso delle campagne elettorali.
Perciò molte risorse e mezzi dovrebbero essere destinati dal Rotary
nei prossimi anni, alla propria diffusione e al proprio rafforzamento.
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Queste considerazioni che mi paiono calzanti per la celebrazione
dei 70 anni, riconducono proprio alla inconfondibile caratteristica
del Rotary, di continuità nell'evoluzione e nell'adattamento ai tempi.
Ecco perché, a mio parere, il Rotary deve essere considerato entità
giovane, in grado di affrontare il futuro, molto meglio attrezzata
ed apprezzabile che non altri aggregati di persone similari, ammesso che esistano.
Così dobbiamo citare ed, anzi questa volta sì enfatizzarlo, l'aspetto
internazionale del Rotary che ha consentito quell'operazione imponente e strategica di risonanza mondiale, denominata Polio Plus, a
beneficio dell'intera umanità.
Oltre gli Stati, oltre gli interessi particolari, questa a mio avviso è
l'autentica sublimazione del Rotary.
Credo che il problema della frequenza non si ponesse nei decenni
passati, perché i ritmi di vita erano assai meno forsennati dei nostri. Per quanto ci riguarda però, posso confermarvi che il nostro
Club mantiene una frequenza media, riferita alle conviviali interne, superiore al 53%.
Questo dato a mio avviso è soddisfacente, ma sarebbe auspicabile
una maggiore partecipazione anche da parte di chi è pressato dai
propri impegni più degli altri soci.
Tutta la filosofia del Rotary è improntata ad un senso molto concreto, che rende le sue strutture dinamiche e in continuo divenire;
dovrebbe essere stimolante per i soci vivere dall'interno la vita del
Club e dell'Istituzione, capirne i meccanismi complessi e contribuire soprattutto con la propria presenza al consolidamento, e al successo di questa geniale, antica, ma modernissima invenzione che è
il Rotary.
F.S.
Mantenere alti gli ideali
del Rotary e trasformarli in realtà
Gentili Ospiti, Signori e Signore,
Amiche e Amici del Rotary,
L'ing. Giuseppe Fini
Governatore del distr. 2070 R.I.
desidero anzitutto ringraziare i Soci del R.C. Bologna per l'invito
che mi hanno rivolto a partecipare a questa serata poiché mi dà la
possibilità di esprimere loro le mie felicitazioni per i 70 anni di servizio resi al sodalizio a favore della comunità.
Il R.C. di Bologna ha svolto, nel corso di questi 70 anni, progetti ed
iniziative importanti che confermano l'impegno e la volontà ad
operare. Il Club ha, fra i suoi Soci, Rotariani di valore, molto attivi,
a supporto delle strutture distrettuali ed ai quali vanno i miei ringraziamenti e la mia gratitudine, ed ha espresso, ad oggi, quattro
Governatori.
Diciamo che il R.C. di Bologna rappresenta per il Distretto uno dei
punti di riferimento per quanto riguarda attività ed iniziative;
ciò mi sembra, d'altra parte, comprensibile, facendo parte, questo
Club, della storia del Rotary in Italia. Quando il sodalizio è stato
fondato, il 1° marzo del 1927, erano attivi in Italia 15 Club e nel
corso dell'anno, oltre al Vostro Club, hanno preso avvio quelli di
Brescia e di Como. I Rotariani presenti in Italia erano 587 nel 1926
e 752 a fine 1927.
Oggi i Club in Italia sono diventati 552 ed i soci 33.540 e nel mondo i Distretti sono saliti a 518, i Club a oltre 28.000 con 1.210.000
Soci. In questi settan'anni la nostra società ha vissuto grandi trasformazioni, ma non sempre i nostri sodalizi hanno saputo adeguarsi, rimanendo talvolta ancorati a concetti superati. Dobbiamo
invece dare un nuovo impulso all'azione, ridefinendo la posizione
del Rotary nel mondo.
Occorre, cioè, un aggiornamento intellettuale che consista, non già
nel cambiare i nostri ideali, ma nell'interpretarli alla luce dei nostri
giorni. Dobbiamo agire rafforzando la nostra presenza nella comunità, inserirci nella realtà cittadina, proporre progetti di servizio
utili per la società, dobbiamo saper "creare opinione", come ha affermato il vostro Presidente.
Noi possiamo far questo, perché abbiamo nei nostri sodalizi le
menti e le intelligenze dei nostri Soci. L'unico nemico che dobbia-
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mo combattere è l'inerzia e la mancanza di interesse verso gli obbiettivi che ci poniamo. Dobbiamo anche impegnarci di più e meglio a favore dei giovani, sia come esempio nella vita, nella famiglia, nella professione, sia come supporto morale-culturale.
Il Sommo Pontefice Paolo VI, in un suo breve intervento rivolto
nel 1978 ad un gruppo di Rotariani degli Stati Uniti, diceva:
"Sappiate vivere di questi vostri ideali, mettendo ad utilità degli altri i talenti di ingegno, di operosità, di mezzi, di cui siete forniti, e
trasmettere questi ideali ai giovani. Il segreto della vostra vitalità
futura sta proprio qui: nutrite perciò in voi altri motivi di donazione, per i quali valga la pena di spendere la vita, e passatene la fiaccola luminosa anche agli altri, per accendere nel mondo energie
valide, disinteressate, generose ..."
Vorrei infine concludere con una considerazione. Talvolta, la visione dei nostri Club non va al là degli orizzonti limitati della loro
comunità locale. Dobbiamo, invece, svolgere un ruolo più attivo in
campo internazionale, ben consapevoli di appartenere alla prima
ed alla più internazionale Associazione di Club di servizio.
L'attività della Rotary Foundation, separata solo per opportunità
legale, ma parte integrante della nostra Associazione, gli incontri
interpaese, i gemellaggi fra i Club, se opportunamente valorizzati
dai nostri sodalizi, favoriscono le risorse umane che ci vengono da
una visione resa più ampia dall'allargamento dei nostri orizzonti e,
come dice Paulo Costa, Past President del R.I. e Presidente della
Rotary Foundation, "contribuiscono alla costruzione di una comunità umana solidale, attenta ai bisogni dell'umanità meno favorita,
e fanno nascere la speranza nel futuro".
G.F.
Al termine della sua allocuzione, il Governatore Fini ha dato lettura del messaggio che il Presidente
del Rotary Internazionale, Luis Vicente Giay, invia al Rotary Club di Bologna.
IERI
IERI
Come eravamo
Caro Governatore e cari amici rotariani,
graditissimi ospiti, gentili signore,
PDG Dott. Renato Pasquali
Anzitutto voglio tranquillizzarvi.
Non vi racconterò la storia del R.C. Bologna dal 1927 ad oggi.
Nemmeno vi dirò "come eravamo" a cominciare dal 1927 perché
nel 1927 ero ancora ben lontano dalla "età rotariana", e perché io
sono tenuto alla brevità del mio intervento, al pari dei colleghi
Belelli e Valenti che parleranno, rispettivamente dell'oggi e del
domani.
Ciascuno di loro ha scelto un taglio molto specifico come argomento, e molto originale.
Non posso fare altrettanto io, chiamato a parlare di ieri.
Mi trovai nello stesso imbarazzo venti anni fa, quando celebrammo il 50° anniversario. Ero Presidente del Club, e mi sarebbe piaciuto ricostruirne la prima fase di vita e di attività. Ma dovetti cavarmela con un accenno molto fugace, perché negli archivi della
Segreteria trovai soltanto le raccolte delle due riviste: Rotary e
Realtà. La guerra aveva distrutto ogni altro materiale. Saltò fuori a
sorpresa un libriccino, di una trentina di pagine. Titolo: "Il Rotary
Club di Bologna – Dodici anni di vita". Sottotitolo: "Fascicolo di
chiusura e di rendiconto finale". Conteneva una specie di canto del
cigno: discorsi e mozioni di quella assemblea distrettuale del 14
novembre 1938 che decise l'autoscioglimento dei Rotary Club italiani.
Lo accantonai, perché non mi sembrava adatto al carattere festoso
che volevamo dare, e che demmo, al 50° anniversario.
Ora invece l'ho ripreso in mano, perché troppo preziose sono le
notizie e i dati che ci dà su quella che è stata la prima fase dell'attività rotariana in Italia, dalla fondazione all'autoscioglimento.
E aggiungerò un cenno, soltanto un cenno, alla rinascita.
Di questo periodo desidero parlarvi, e spero di farlo nella maniera
meno pedante e meno noiosa possibile.
"Il Rotary" – la rivista oggi "approvata e prescritta" per i Distretti
italiani, e allora alle sue prime uscite – pubblicava nel numero di
aprile 1927 un servizio con titolo a tutta pagina: "L'inaugurazione
del Rotary di Bologna". La "festa inaugurale" si era tenuta il giorno
5 marzo, primo sabato del mese, "nelle magnifiche sale dell'Hotel
Baglioni Majestic, ove ordinariamente avvengono le riunioni settimanali del Club".
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Era questa, dunque, la prima riunione ufficiale del nostro Club, la
consacrazione del lavoro intrapreso circa un anno prima da undici
promotori, fra i quali il prof. Redenti, l'ing. Calzoni, il Conte
Isolani, il prof. Puppini, il prof. Ghigi. Questi eminenti cittadini
avevano già dato inizio alle riunioni del sabato al Baglioni
Majestic, raccogliendo nuovi consensi. Quando consegnarono al
Governatore del 46° Distretto, il dott. Piero Pirelli, la domanda di
adesione al Rotary, le firme in calce erano già diventate 21.
Con il dott. Pirelli erano presenti il Segretario Generale (vale a dire
Distrettuale) avv. Bossi, il Governatore 1925-26 Mylius, e rotariani
di Milano, Firenze, Cuneo, Trieste, Cremona, Genova. I Club già
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La riunione conviviale di fondazione del
Rotary Club Bologna all’Hotel Baglioni
il 5 marzo 1927.
esistenti erano allora 15, e sarebbero diventati 18 con Brescia e
Como, nati pure nel 1927, per 732 soci.
Come disse poi il dott. Pirelli, il R.C. contava allora 130 mila soci,
in 38 paesi. Egli delineò l'etica del sodalizio: dare la possibilità a
ciascun rotariano di mettere la propria esperienza professionale a
disposizione dei colleghi e al servizio della collettività.
L'avv. De Morsier, presidente designato dal gruppo dei 21 fondatori, rivendicò a Bologna i titoli per diventare un centro rotariano
qualificato: alta intellettualità multisecolare, magnifica posizione
geografica, importante centro produttivo.
Si procedette all'elezione delle cariche, confermando De Morsier a
Presidente; vennero letti i messaggi augurali dei Club che non avevano potuto intervenire. Durante la colazione l'on. Arpinati, appena eletto podestà di Bologna, raggiunse i rotariani al Baglioni e li
accompagnò a visitare il "Littoriale" già agibile in parte ma non ancora terminato.
SOCI FONDATORI
Comm. Avv. Prof. Enrico Redenti
Cav. Gugliemo Gardi
Avvocato civilista
Professore Università facoltà giurisprudenza
Titolare della Ditta G. Gardi
Commercio cotoni
Comm. Avv. Frank De Morsier
Ing. Gaetano Barbieri
Avvocato
Organizzatore commerciale e Camere di Commercio
Industriale fabbricante macchine frigorifere
Albino Roversi
Dott. Cav. Pietro Vanzini
Commerciante di macchine da scrivere Ag. Underwood
Macchine da scrivere
Proprietario del R. Laboratorio Zarri - industrie
Prodotti farmaceutici
Ing. Alfredo Calzoni
Ferdinando Barilli
Direttore Generale S.A. Officine Aless. Calzoni
Fonderia ed officine maccaniche
Industriale Cons. Delegato della S.A. Riseria Italiana
Cereali
Gr. Uff. Conte Dott. Gualtiero Isolani
Gr. Uff. Licinio Cappelli
Agricoltore - Presidente Cassa di Risparmio di Bologna
Casse di Risparimio
Titolare della Casa Editrice Licinio Cappelli
Editore
Gr. Uff. Prof. Ing. Umberto Puppini
Comm. Ing. Giuseppe Amati
Ingegnere professionista
Ingegneria idraulica
Consigliere Delegato della Soc. Bolognese di Elettricità
Officine elettriche
Ing. Prof. Giuseppe Sartori
Cav. Lorenzo Policardi
Ingegnere e professore Scuola degli ingegneri
Ingegneria elettrotecnica
Commerciante titolare della Ditta L. Policardi
Confezioni
Comm. Avv. Ettore Nadalini
Comm. Alberto Buriani
Avvocato
Avvocato civilista
Commerc. Compropr. della Ditta Buriani & Genova
Tessuti
Cav. Guido Sonino
On. Prof. Vittorio Peglion
Titolare della Ditta Guido Sonino e C.
Esportazione canapa
Professore di Università
Insegnamento scienze agrarie
Comm. Prof. Alessandro Ghigi
Salvatore Turri
Professore Università facoltà scienze
Industriale compropr. della Ditta Salvatore Turri di Antonio
Filatura tessitura spagheria
Cav. Dott. Rag. Edmondo Piretti
Ragioniere professionista
Nella stessa annata 1927/28 vennero iscritti al Club anche:
Comm. Dott. Prof. Vittorio Putti
Cav. Lav. Comm. Carlo Regazzoni
Professore Università
Facoltà di Medicina-Ortopedia
Industria meccanica
Costruzioni ferroviarie (vagoni)
Comm. Ettore Modiano
Comm. Dott. Ing. Alfonso Calzoni
Industria Cartaria
Costruzioni turbine elettriche
La sera, cena di gala, e spettacolo al Corso. Il giorno seguente, visita ai lavori della Direttissima, a Ca' di Landino, e colazione di congedo a Castiglion de' Pepoli, con discorso conclusivo dell'avv.
Bossi.
Il R.C. Bologna iniziò la sua attività, non più in veste provvisoria.
Come il Rotary era nato in Italia
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Piero Pirelli era autorevole esponente di un gruppo di industriali
lombardi che sentivano fortemente l'esigenza di rinnovare il sistema economico italiano.
Scoprirono la strada verso il Rotary per merito di un industriale tessile di origine scozzese, James Henderson. Fu lui a fondare il primo R.C. a Milano, il 20 novembre 1923, al ristorante "Cova". Di qui
una scintilla che presto divampò, portando il numero dei Club a 18
entro il 1927. Henderson, già Presidente a Milano, divenne primo
Governatore del Distretto 46°.
L'impulso alla modernizzazione fu il primo connotato della "rotarianità" italiana. Un impulso che rivolse la propria attenzione, nello
spirito del "service", alle grandi opere di pubblica utilità:
la Direttissima, l'autostrada Milano-Torino, il traforo del Predil e
altro.
Conquistò subito attenzione e consenso in un regime che voleva
togliersi di dosso la taccia di conservatorismo, per dimostrarsi
aperto al progresso e alle nuove idee.
I rotariani a loro volta sostennero attivamente tutte quelle "campagne" che diventarono presto di moda: battaglia del grano, lotta
contro la tubercolosi, grandi bonifiche, e quant'altro.
Altre iniziative rientravano nella "beneficenza" (un termine andato
presto in disuso), come il dono di attrezzature mediche agli ospedali, e le borse di studio per gli scolari più promettenti. Era già il
"servire" rotariano. Questo verbo "servire" però agli italiani non andava giù: si tentò persino di sostituirlo, con altre locuzioni come
"rendersi utili", tanto quel termine veniva sentito come estraneo alla nostra cultura.
La "variante" italiana
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1 Avv. Frank De Morsier
2 Dott. Piero Pirelli
I RR.CC. italiani si distaccarono dai modelli e dagli esempi d'oltre
oceano per alcuni aspetti qualificanti.
Anzitutto, nel criterio adottato per l'assunzione di nuovi soci. A
fronte dell'apertura ai rappresentanti di tutti i settori dell'impresa e
delle professioni, che l'avvocato Paul Harris aveva stabilito chiamando accanto a sè "il banchiere e il panettiere, il pastore e l'idraulico", in Italia venne adottato il criterio della più rigorosa selettività.
Il primo Governatore, Henderson, motivava questa scelta con la
grande differenza socio-economica esistente in Italia fra un ingegnere e un operaio, a fronte della situazione degli Stati Uniti caratterizzata da un livellamento generalizzato. Il secondo Governatore,
Giorgio Mylius, teorizzò – per così dire – la selettività, come metodo per fare del Rotary, in Italia, "un'aristocrazia del lavoro e dell'impresa". Selezione del settore, e nel settore chiamata soltanto dei
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"capifila"; un criterio, quest'ultimo, che ha avuto vita lunga nella
prassi rotariana. Erano principi omologhi alla cultura del tempo, e
che risultarono vincenti, perché consentirono al "Rotary italiano" di
avere come Presidente Onorario il Re, di acquisire come Soci
Onorari una decina di membri della Casa reale, e di ottenere l'adesione di un vero e proprio Gotha della scienza, dell'impresa, dell'alta amministrazione pubblica. Ne abbiamo avuto fra noi un
esempio luminosissimo.
Il nostro Club ebbe l'onore e la fortuna di avere come socio – "onorario", perché il suo continuo peregrinare per oceani non gli consentiva una presenza alle riunioni – Gugliemo Marconi, che si dichiarò convinto assertore degli ideali rotariani, e ne diede
luminosa conferma con la sua opera: un "servizio" reso all'umanità
con il superamento dello spazio e l'abbattimento delle barriere fra i
popoli.
Ho parlato di "Rotary italiano" perché la seconda variante adottata
dal 46° Distretto fu, per l'appunto, la caratterizzazione nazionale:
venne usato il termine "Rotary d'Italia", in contrasto con il principio dell'internazionalità cui si ispira tutta la normativa del R.I.;
venne inventato un "Consiglio Nazionale", con poteri e modalità
operative analoghe a quelle dei Congressi Distrettuali. Il
Congresso, allora, era biennale, e il Consiglio si riuniva nell'anno
"dispari".
Un'altra variante che il Rotary Club d'Italia apportò rispetto ai modelli originali d'oltre oceano consistette nell'inserire la cultura fra i
campi dell'azione rotariana; tutta la cultura, e non soltanto quella
scientifica e tecnologica. Anche l'arte. Durante i lavori congressuali
dello stesso anno 1927, il noto giornalista e "opinionista" Ugo Ojetti
propose e ottenne che venissero istituiti due premi di pittura
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Il Rotary in Italia nel 1927
I Club costituiti, •
in ordine di data fondazione:
1923
MILANO
1924
TRIESTE
1925
GENOVA
TORINO
ROMA
PALERMO
FIRENZE
LIVORNO
VENEZIA
BERGAMO
PARMA
CUNEO
NAPOLI
1926
CREMONA
PIACENZA
1927
BOLOGNA
BRESCIA
COMO
"Rotary Club d'Italia" per le due grandi rassegne artistiche:
la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma. Il nostro Club
istituì un concorso annuale di pittura riservato agli artisti bolognesi iscritti al Sindacato Belle Arti.
Questa apertura culturale si diffuse poi largamente soprattutto nei
Distretti europei.
I cugini
L'autoscioglimento
Il "libricino" che rimane l'unico testimone dell'autoscioglimento del Club
Come veniva giudicato, negli altri Paesi, questo "Rotary Italiano"
che in tanti aspetti si discostava dalle "buone regole" dettate da
Paul Harris e dai suoi successori?
Ho trovato il giudizio che espresse Stanley Leverton, rappresentante ufficiale del Rotary britannico al nostro Convegno
Distrettuale di Torino nel 1928. Mi sembra molto acuto:
"Qui (in Italia) il Rotary appare un po' diverso, piuttosto un cugino
che un fratello. Si ha l'impressione che in Italia il Rotary non tiri la
nostra barca, ma una barca molto simile alla nostra, benché nella
stessa direzione. Ma, credetemi, il Rotary in Italia è molto all right.
Io ho avuto la possibilità di osservarlo molto da vicino, di parlare
con molti dei rotariani più rappresentativi del paese e sono convinto che il loro Rotary è il solo Rotary possibile per l'ltalia. I suoi Soci sono socialmente fra i più elevati del mondo. Quasi senza eccezione
essi sono uomini notevoli e conversando con loro si riconosce che sono
gli uomini che stanno facendo l'Italia moderna".
I rapporti fra il Rotary e il regime erano stati sempre molto difficili,
perché le frange estreme del partito svolgevano una ricorrente
campagna contro il dichiarato "internazionalismo" e contro i sospetti rapporti fra il Rotary e la Massoneria, soppressa nel 1928.
La situazione andò involvendosi con il modificarsi sostanziale del
"grande scenario della politica estera italiana", come ha scritto
Cianci (Il Rotary nella società italiana, 1983). Basti ricordare la sequenza guerra etiopica-sanzioni-autarchia. La sempre più stretta
alleanza con la Germania, sino alla creazione dell'Asse, non lasciava spazio ad idee come "intesa mondiale", "comprensione reciproca fra nazione e nazione", "buona volontà e pace".
Gli ultimi tre anni videro l'accentuarsi di tale contrapposizione sino ad una totale incompatibilità, che suggerì ai Rotariani di sottrarsi con dignità al pericolo di veder messo fuori legge il sodalizio.
Il Consiglio Nazionale venne convocato il 14 novembre 1938 a
Palazzo Salviati. Il Governatore in carica, il petroliere genovese
G. Attilio Pozzo pronunciò un nobilissimo discorso (che il libriccino riporta). Approvata all'unanimità la proposta dell'autoscioglimento a datare dal 31 dicembre, venne inviato al Rotary
International un messaggio che comunicava l'avvenuta decisione
ribadendo l'auspicio di pace e di riconciliazione fra i popoli.
Per il Rotary International il Segretario Generale Chelsey Perry
espresse "comprensione profonda e sentita" così concludendo:
"La decisione di sciogliersi presa dai Rotary Club italiani è in piena
armonia col ponderato esame delle obbligazioni che ai Rotariani
italiani incombono come buoni cittadini del loro Paese.
Ogni critica, commento e interessamento che venissero dall'esterno
non creerebbero probabilmente altro che imbarazzi".
23
Il presidente Ghigi istituisce le relazioni
Dopo l'annuncio del "lieto evento" bolognese, dato a tutta pagina dalla rivista Rotary dell'aprile 1927, non pervengono alla
redazione – da parte del nostro Club – se non trafiletti che danno notizia di nuove adesioni.
Per rivedere la bella testatina panoramica in stile liberty è
necessario attendere il numero di ottobre 1929.
È stato eletto Presidente, dopo il biennio De Morsier,
il prof. Alessandro Ghigi.
Nella riunione del 24 agosto, egli ha istituito, regolamentato e
– si direbbe oggi – "calendarizzato" quelle relazioni che diventeranno prassi in tutti (o quasi) i Club rotariani.
"Nelle riunioni che si terranno dal 14 settembre 1930 al
30 agosto 1931, in numero di 44, ciascuno dei 34 Soci terrà
una relazione. Nella prima settimana, nessuna relazione".
Il Presidente sorteggiò i nomi dei Soci, cosicché ciascuno sapesse in quale riunione toccasse a lui parlare.
E poiché da quel momento egli provvide a far pervenire alla rivista resoconti mensili, noi possiamo oggi ricostruire quanto
meno i titoli degli argomenti trattati, o sapere in quale altro
modo era stata utilizzata la riunione settimanale.
La laboriosa esplorazione che ne è stata fatta ci sembra ricostruire anche il cammino del Rotary.
Interessato a tutti i problemi locali:
dalla vita teatrale a quella sportiva, alle vicende della politica
internazionale; agli studi, scambi, progetti per avvicinare fra
loro i giovani di diverse nazioni.
Alcune iniziative rivelano una sana tendenza ad operare, oltre
che a discutere:
la progettazione di case popolari, l'operazione che diede vita
agli studi delle scienze commerciali a livello universitario.
E, naturalmente, l'interesse per il socio Gugliemo Marconi.
I Rotariani bolognesi chiusero l'esercizio 1938-39, vendettero i mobili e chiusero la sede. Ma molti di loro seguitarono ad incontrarsi
nel giorno delle riunioni. Poi la guerra distrusse ogni legame.
La rinascita
Il documento del Rotary International
che riammette il Rotary Club Bologna
confermando la data di fondazione
La rinascita venne promossa in Italia dall'avv. Achille Bossi di
Milano, che prese contatto con gli "ex" di tutte le città già sedi di
Club. Verso la fine del 1946, in pieno accordo con Bossi, l'iniziativa
di ricostruire il Club di Bologna venne presa da tre autorevoli "ex":
l'ing. Tullio Serafini, che era stato presente all'assemblea di Palazzo
Salviati come segretario del Club di Bologna;
il prof. Carlo Gamberini, noto primario chirurgo del Maggiore, e
l'avv. Sergio Stoppato, che venne eletto presidente del Club provvisorio già attivo alla fine dello stesso anno 1946, e fu poi Governatore nell'annata '59-'60 .
Il 5 aprile 1947 venne presentata la domanda di ammissione al
Rotary International, che datò al 21 aprile la ricostituzione, riconoscendo come data di fondazione il 5 marzo 1927.
I soci erano 41; 17 di loro erano "veterani" della prima fase. Questa
felice circostanza, che dimostra quanto saldo fosse stato l'affiatamento raggiunto, permise a noi – nel 1927 giovani o giovanissimi –
di conoscere alcuni dei personaggi che avevano fatto nascere a
Bologna il Rotary.
Io avevo avuto occasione, negli anni '31-'38 di conoscere per motivi
di famiglia uno dei fondatori, il comm. Alberto Buriani. Era un
commerciante all'ingrosso di tessuti, ma doveva la sua notorietà al
fatto di presiedere la Virtus e di avere poi preso in mano anche le
sorti della Bologna Sportiva, quando la creatura di Arpinati entrò
in crisi contemporaneamente al declino politico del suo fondatore.
Conobbi anche personalmente, perché gli fui presentato da un mio
docente, il prof. Ghigi quando era Rettore dell'Università. Il mio
diploma di laurea porta la sua firma.
Sempre per motivi di carattere familiare conobbi il
prof. Carlo Gamberini, che ebbe in cura per venticinque anni mia
mamma. Nel 1938 fui per nove mesi collaboratore non retribuito
presso il conte Gualtiero Isolani, uno dei fondatori, nell'amministrazione delle sue numerose attività ed in particolare nella tenuta
dei "conti colonici" della sua azienda agraria. Gran signore, molto
ma molto – come si usa dire oggi – "democratico". Dotato anche di
fine arguzia, al termine del mio volontario tirocinio scrisse ai miei
lodandomi per il mio zelo, ma esprimendo il parere che io avrei
impiegato meglio il mio tempo se avessi trascorso le mattinate sul
campo della Virtus e i pomeriggi in locali ove dare sfogo alla mia
vitalità.
Conobbi Arturo Gazzoni, il "Cavaliere" per antonomasia, che aveva fatto parte del primo Rotary e fu un animatore del secondo. È
stato nostro socio suo figlio, il dott. Fernando; è nostro socio suo
nipote il dott. Giuseppe.
Ho conosciuto il notaio Cristiano Gualandi, che presiedeva il Club
quando Marconi presenziò a quella conviviale che noi definiamo
"storica". Anche il figlio Lanfranco è stato socio, dalla rifondazione
e per alcuni decenni. Questa continuità "familiare" è un altro segno
della validità che gli ideali rotariani conservavano, pur nei grandi
25
mutamenti della società di cui ha parlato l'amico Fini. Abbiamo fra
i nostri iscritti un Calzoni, un Marescotti e una Regazzoni, discendenti da Rotariani del 1927-28, e un Cappelli discendente del fondatore Licinio; e l'elenco potrebbe continuare.
Per concludere, dovrei forse dare un giudizio – o quanto meno
esprimere un'opinione – sulla frase del "cugino" inglese Leverton
che diceva dei Rotariani italiani "sono gli uomini che stanno facendo l'Italia moderna". Ma preferisco richiamarmi alla definizione
che dà del Rotary il dizionario della lingua inglese di Johnson:
assembly of goodfellows; traducendo con qualche approssimazione:
riunione di brave persone.
Ecco, credo di poter dire, per quanto conosco ed ho saputo, che i
Rotariani della prima fase erano "brave persone".
R.P.
26
1
21
2
22
23
24
3
25
4
26
Rotariani del 1948/49
Da una caricatura
del Pittore Maiani (Nasica)
5
6
27
28
7
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1
2
3
4
8
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9
31
10
32
11
33
12
34
Stoppato Sergio Avv. – Presidente
Pini Alfonso Comm. Cav. Mauriz.
Battaglia Felice Prof. Dott. Gr. Uff.
Bega Melchiorre Arch. Gr. Uff. Prof.
5 Berardi Giovanni Battista
Comm.
6 Bertolini Giuseppe Gr. Uff. Gen.
7 Bianchi Lorenzo Gr. Uff. Dott. Prof.
13
35
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23
24
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14
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15
37
16
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18
40
Vignoli Giuseppe Comm. Avv.
Tornani Emanuele Dott. Ing.
Tamburi Guido Comm. Cav. Mauriz. Rag.
Serafini Filippo Comm. Dott. Ing.
26 Scagliarini Giuseppe
Gr. Uff. Comm. Mauriz.
27 Santi Antonio Avv. Comm.
28 Righi Aldo Comm. Dott. Ing.
8 Bonino Giovanni Battista Acc. Pontif. Dott. Prof.
9 Della Monica Ezio Comm. Dott.
10 De Vecchi Gino Dott. Comm.
29 Rambaldi Angelo Cav. Uff.
30 Piretti Edmondo Dott. Rag.
31 Pini Giovanni Dott. Prof. Comm.
11 Delitala Francesco N.H. Comm. Dott. Prof.
12 Donini Domenico Corrado Dott. Ing.
32 Parisini Federico Dott. Ing.
33 Palmieri Gian Giuseppe Comm. Dott. Prof.
13 Evangelisti Giuseppe Prof. Ing.
14 Fabbriani Francesco Comm. Cav. Mauriz.
15 Ferraresi Aldo Dott. Comm.
34 Nobile Fortunato Dott. Ing.
35 Montevecchi Remo Cav. Rag.
36 Miliani Giuseppe Comm.
16 Festi Amato Cav. del Lavoro
17 Francia Comi Tito Dott. Comm.
37 Martelli Pericle Dott. Ing.
38 Marescotti Paolo Conte Dott. Ing. Comm.
18 Gamberini Carlo Prof. Dott. Gr. Uff.
19 Gazzoni Arturo Cav. del Lavoro
20 Gasbarrini Antonio Gr. Uff. Dott. Prof.
39 Longo Giorgio
40 Lipparini Giuseppe Prof. Dott. Gr. Uff.
41 Guidi Silvio Cav. Uff. Dott. Ing.
21 Zanarini Enrico
42 Ghigi Alessandro
Comm.
Acc. Pontif. Sen. Gr. Uff. Prof.
19
41
20
42
OGGI
28
Il PDG Prof. Edile Belelli
Il Rotary
per le nuove generazioni
una nuova generazione
per il Rotary
Ormai da tempo non esiste organizzazione o singolo individuo che
non dichiari di avere a cuore il "mondo giovanile"; altri parlano di
"problemi giovanili", di "gioventù malata" o cose simili, presentando di volta in volta stati d'animo pieni di equivoci.
Non di rado si sottolinea il disagio che, per vari motivi, chi ha da 0
a 30 anni o giù di lì costituirebbe per la società nel suo complesso.
Oppure il fatto che degli individui per motivi esclusivamente anagrafici possono costituire un universo autonomo di difficile esplorazione, una sorta di corpo estraneo in seno alla stessa società.
Parlando di gioventù traspare spesso, in chi giovane non è più,
una specie di nostalgia per il bel tempo che fu. Un ricordo prevalentemente ripetitivo di un tempo andato, pieno di energie di ogni
genere, ormai svanite, che purtroppo qualcuno, in modo equivoco,
tenta maldestramente di ricostruire cercando la complicità dei giovani col permissivismo più deteriore o, peggio ancora, vestendosi
e comportandosi come loro.
Parlando di nuove generazioni il Rotary dimostra invece di voler
sciogliere il nodo cruciale, vale a dire: la continuità che lega tutti i
membri della società in cui viviamo. Ognuno con il suo compito
ma con la stessa responsabilità e quindi con gli stessi diritti.
Il patrocinio dei Club Interact ma soprattutto Rotaract è già di per
sè una grossa dimostrazione del corretto e sano atteggiamento del
Rotary nei confronti delle nuove generazioni. Tuttavia, perché l'intera società conosca le finalità rotariane, non è possibile che ci si limiti alla sia pur feconda attività all'interno dei nostri Club, ma è
necessario uscire allo scoperto.
Obbedendo alle linee programmatiche del Presidente Internazionale
Luis Vicente Giay, rotariano dall'età di 22 anni, che per chi non lo
sapesse è argentino con antenati piemontesi, facciamo nostro il suo
messaggio "Costruire il futuro preparando le nuove generazioni".
Egli ci dice testualmente: "Provate a chiedere ai giovani della vostra comunità di che cosa hanno bisogno. Molti vi daranno la stessa risposta: – Abbiamo l'impressione che nessuno ci stia ad ascoltare, che nessuno ci chieda la nostra opinione, anche su cose che
condizionano direttamente la nostra vita – ".
Giustificata o meno, questa impressione provoca spesso isolamento e perdita di fiducia in sè stessi.
Spetta a noi volgere in avanti lo sguardo, verso l'inizio del nuovo
secolo e del terzo millennio, per prendere in seria considerazione
le persone a cui affidare il retaggio di quello spirito rotariano che a
nessun vero rotariano può mancare, ma che dovrebbe essere anche
l'essenza di qualsiasi vero uomo.
I nostri sforzi saranno stati vani se non saremo riusciti a preparare
le nuove generazioni ad assumere posizioni di responsabilità e di
servizio quando saranno chiamate a farlo in un mondo ormai globalizzato e in continua, frenetica evoluzione.
Lo sviluppo tecnologico ha di fatto invertito la realtà generazionale, oltre ogni previsione. Fino a mezzo secolo fa diverse generazioni si succedevano in un'unica era. Oggi una singola generazione è
attraversata da più ere, da rapidi cambiamenti, e ciò produce sconvolgenti reazioni nell'esistenza del singolo.
L'idealismo e la meditazione si affievoliscono sempre di più, per cedere il passo all'ambizione di avere, a scapito dell'orgoglio di essere.
È indispensabile perciò prima di tutto risvegliare le coscienze per
riscoprire i valori e promuovere le responsabilità.
Questo è l'impegno che la società civile non può non darsi, ma per
noi rotariani è attraverso questo impegno che dovremo, senza alcun indugio, procedere anche al rinnovamento e al rafforzamento
dei nostri quadri, per dare ai Club e ai Distretti non solo forze giovani, ma soprattutto forze che rappresentino le mutate esigenze e
le nuove intelligenze della società.
Il Presidente Giay col suo tema: "Costruisci il futuro con azione e
lungimiranza" ci ricorda anche che il destino non dipende dalla
fortuna ma dalle nostre scelte. Jonas Salk, premio Nobel per le
scienze, afferma che la nostra maggiore responsabilità è quella di
essere dei buoni antenati.
Per esserlo davvero più che alle parole dovremo, con perspicacia,
affidarci all'azione; convinti che solo i fatti, le cose concrete, potranno servire a costruire o migliorare il futuro delle nuove generazioni anche del Rotary.
Sarà anche l'unico modo per pagare il nostro debito individuale
verso il passato dei nostri padri.
E.B.
I Ragazzi di Cernobyl
La sensibilità rotariana per i giovani
e per le loro esigenze, e la capacità
di rispondere ad esse anche in circostanze straordinarie vennero dimostrate dai Club del Gruppo
Felsineo organizzando per oltre 300
ragazzi della zona di Cernobyl, nell'estate del 1991, un soggiorno nella
colonia marina A.G.I.P. di
Cesenatico, messa munificamente a
disposizione dal nostro Ente
Petrolifero. Il prof. Belelli – all'epoca Governatore Distrettuale –
sottolineò come l'iniziativa si fosse
potuta realizzare grazie, non soltanto all'adesione dei Club romagnoli,
ma anche all'imponente afflusso di
appoggi e collaborazioni da parte
di enti, imprese, privati.
"Noi non presumiamo nè pretendiamo – aggiunse – di fare tutto da
soli, anzi cerchiamo di raccogliere
intorno ai nostri progetti tutti gli
uomini di buona volontà". "Il primo
'scopo sociale' del Rotary non è forse il promuovere solidarietà e amicizia fra gli uomini e fra i popoli?".
L'iniziativa, che si ripetè nelle due
estati successive, ebbe come ideatore P. Toschi (BO Est) validamente
appoggiato dal suo presidente
ing. Barbieri. Coordinatore nella fase esecutiva Franco Venturi di
Bologna Sud e, in loco, Carlo
Ceccarelli di Cesenatico-Cervia.
29
Il Rotary ponte verso il futuro
NI
A
M
O
D
30
Il titolo di questa chiacchierata – "Domani" – me lo ha affidato il nostro Presidente. Ma io, col suo e col vostro permesso, desidero modificarlo un poco.
Parlerò quindi con voi di Rotary verso il futuro; vorrei scrutare
con voi quello che il Rotary deve affrontare negli anni prossimi.
Quando il nostro sodalizio cominciava ad affermarsi, Paul Harris
disse: "Il meglio del Rotary è nel suo futuro". Un'affermazione fiduciosa e presaga.
Dobbiamo riconoscere che gli anni trascorsi hanno dato all'Associazione, con l'espansione, più spazi allo "spirito di servizio", più
obbiettivi da raggiungere, ma anche più problemi da affrontare.
Perciò, con interesse e sempre aggiornato impegno, dobbiamo
guardare avanti, al nostro futuro, quale regno del possibile e momento dialettico col presente e col passato.
Il PDG Prof. Giuseppe Vitaliano Valenti
Tutta la nostra attenzione infatti non deve essere riservata solamente al presente: quando il futuro non interessa e l'oggi è accettato solo se recupera il passato, rimane la semplice sopravvivenza.
Il Rotary è uno strumento di elevatissimo potenziale e, per essere
efficace, richiede di essere condotto con criteri sempre più moderni, concreti e adeguati alla società che è in continua evoluzione.
Il Rotary quindi è destinato a cambiare nel tempo, con estrema
gradualità e prudente misura, perché anche un Rotary che venisse
eccessivamente e caparbiamente protetto dal contagio del mondo
che lo circonda, sarebbe comunque destinato a mutare, pena la sua
stessa esistenza. perché è la realtà che cambia, perché siamo noi
stessi a cambiare, quasi senza che ce ne accorgiamo, spesso senza
volerlo ammettere.
L'azione rotariana, per far fronte a condizioni di vita integralmente
e rapidamente mutevoli, risponde, il più delle volte, col comportamento difensivo dell'imitazione, col riportarsi agli altri, in modo
non vissuto e senza produrre un'attività propria.
Tutto questo aggrava la crisi di identificazione dei Club, sterilizza
l'ideazione e conduce a modelli anonimi, effimeri, che non giungono ad avere la dignità di poli di riferimento.
Quando invece, per propria vocazione, il Rotary dovrebbe precedere, fare cultura, offrire delle certezze, più ancora che seminare
dubbi, per riprendere una frase di Norberto Bobbio.
Club sorti
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dopo la cad rlino
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del muro di
Se ora ci soffermiamo a considerare il futuro prossimo del nostro
Sodalizio, due problemi, in particolare, si presentano alla nostra attenzione. Entrambi con conseguenze non trascurabili.
Mi riferisco a:
Espansione del Rotary in alcuni Paesi comunisti
Ammissione delle donne nei Club rotariani.
Per il primo problema, dopo molte difficoltà, vi è uno sviluppo.
Per il secondo, già ormai deliberato al Congresso di Seul, nel maggio 1989, c'è la necessità di farsene coscienza, l'obbligo di trarne un
giudizio sereno, realistico e responsabile, in una valutazione estesa
all'ambito mondiale, non limitata al ristretto particolare del proprio Club o del proprio ambiente.
Albania
Tirana
Armenia
Yercvan
Bielorussia
Minsk
Bulgaria
Bourgas
Dobrich
Gabrovo
Haskovo
Kardjali
Pazardjik
Pleven
Plovdiv
Russc
Smolian
Sofia
Stara Zagora
Varna
Croazia
Dubrovnik
Karlovac
Osijck
Rijeka
Split
Varazdin
Zagreb
ubljka
Ceska Rep
Brno
ovuce
Ceské Budej
lov
m
Cesky Kru
Cheb/Eger
lové
Hradec Krà
Apertura al Rotary in alcuni paesi comunisti.
Nella lettera mensile del Presidente internazionale Royce Abbey,
pubblicata anche sul numero di gennaio-febbraio 1989 della
Rivista ROTARY era scritto:
L'impegno di moltissimi rotariani, ad ogni livello, ha portato a significativi progressi nel promuovere la conoscenza degli obiettivi e dell'attività del
Rotary presso gli ambienti ufficiali in paesi come la Polonia, la Cina, e
l'Unione Sovietica. Anche le mie visite in Cina e in Polonia sono state
produttive.
Il succedersi, con scadenza annuale, dei Presidenti Internazionali,
porta, di volta in volta, alla proposizione di iniziative e di programmi nuovi, idee di corto respiro o di maggiore successo, alcune
portate avanti anche dai successori, come la "Polio Plus",
le "Conferenze della buona volontà", ecc.
Ogni Presidente vuole essere ricordato per qualcosa.
Abbey ambiva passare alla storia del Rotary per aver propugnato
e poste consistenti premesse per l'espansione della nostra Associazione in Paesi dell'area comunista.
L'argomento, assai stimolante, ha indotto molti ad interessarsene.
In Italia, la Rivista Panorama pubblicò, all'inizio del 1989, un articolo dal titolo: "Al Club compagni - L'esclusivo Rotary apre una sede a
Mosca", riportando anche i nomi di alcuni illustri esponenti del
mondo della cultura, della scienza, dell'economia, quali prossimi
probabili rotariani di una ipotetica filiale moscovita del Rotary.
Uno dei temi dibattuti al Congresso del 208° Distretto, tenutosi a
Roma nel febbraio dello stesso anno, riguardò appunto l'apertura
del Rotary all'EST.
Al dibattito parteciparono col Past-Director Vianelli, il PDG Cianci
gli ambasciatori in Italia delle repubbliche di Polonia, d'Ungheria,
di Cecoslovacchia e l'ex Ambasciatore d'Italia Giovanni Falchi.
I resoconti della stampa rotariana intitolarono l'avvenimento:
"Congresso della speranza", "Tappa storica nella vita del distretto".
Secondo gli oratori avevano costituito principali premesse al tema:
1 il conferimento delle insegne di PHF a M. Gorbaciov (Sacharov
le aveva ricevute dal nostro Distretto nel 1980);
31
32
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2 la visita a Chicago di 160 giovani dirigenti sovietici, accolti dal
Presidente Abbey e da centinaia di rotariani statunitensi;
3 la visita di un gruppo di studio di giovani polacchi in Australia;
4 la visita di un gruppo di giovani sovietici in Inghilterra e negli
Stati Uniti.
Questi fatti recenti si aggiungevano ai contatti, fin ad allora infruttuosi, che il R.I. ha avuto, negli scorsi anni, con personalità jugoslave, al fine di aprire, in quel Paese, Club rotariani.
Da qui (e da prima) il mandato affidato ai Club austriaci per esportare il Rotary in Ungheria e ai Club scandinavi per promuovere la
fondazione di un Rotary Club a Varsavia. Avemmo così due Club
"provvisori": uno a Budapest e l'altro a Varsavia: le sole due capitali di oltre cortina in cui allora era possibile immaginare l'esistenza
e il funzionamento di un nostro Club, dopo i pentimenti e le tardive riabilitazioni nell'una e le paure della vittoria elettorale di
Solidarnosc nell'altra capitale.
Su questa complessa e difficile opera di espansione, che desta consensi ed entusiasmi, ma anche perplessità e interrogativi non superficiali, tutti dobbiamo meditare.
Acquisire all'idea rotariana Paesi ove il Rotary fino ad allora non
era stato presente o dove non lo era più, a seguito di vicende politiche ben note, starebbe a testimoniare trasformazioni positive, su
presupposti di libertà e di democrazia, che in quegli stessi Paesi si
sarebbero verificate.
Quindi una cosa molto importante, qualcosa di alto valore storico
che trascende il campo tutto circoscritto e marginale della realtà rotariana.
Per quanto le sue possibilità siano modeste, se comparate ad un fine tanto grande, il Rotary non può esimersi dal dare un aiuto, sia
pure minimo, e dal buttare una corda a chi si dibatte nel chiuso
stagno di ideologie a noi lontane.
La sete di democrazia, il desiderio di respirare la libertà, che in una
qualche misura il Rotary può rappresentare ed esserne simbolo, ci
porta ad interessarci di tutti i Paesi ove questi aneliti si fanno sempre più evidenti.
Ecco che, se siamo tutti propensi a guardare con favore e speranza
all'operazione "Rotary all'EST", vogliamo credere, d'altro lato, che
tutto si sia svolto e che continui a svolgersi con la massima prudenza, nell'intento di non esporre il Rotary a passi falsi, controproducenti per tutti.
Questo al di fuori di slanci emotivi e lontano da ogni forma di protagonismo, a qualsiasi livello.
Per alcune delle nazioni considerate sarebbe ed è un ritorno, non
un primo insediamento del Rotary, e lì i nostri Club furono chiusi,
a suo tempo, per l'ostilità dei regimi politici in vigore.
A questo punto è bene richiamare alla mente, in breve, alcuni
eventi della nostra storia.
Dopo la presa di potere del regime castrista, il Rotary, trascorso un
periodo di vita vegetativa, si spense a Cuba, ove era stato fondato
nel 1916, primo Paese di lingua non inglese.
Szeged
Szobathely
Kazakhstan
Almaty
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Il Rotary non è più dal 1951 in Cina, dove il primo Club vi fu costituito nel 1920, a Shanghai.
Non era più in Cecoslovacchia, dove, dopo la seconda guerra
mondiale, vi era stata una ripresa e rotariani erano stati Benes e
Masarik.
Dopo la guerra il Rotary non ha avuto più ospitalità in Ungheria,
Romania, Jugoslavia, Estonia, Lituania, Lettonia, Polonia.
Fuori d'Europa, negli anni '70, si sono chiusi i Club di Siria,
Vietnam, Borneo del Nord, Repubblica Kmera, Laos, Somalia,
Yemen, Mozambico,Libia.
In Spagna siamo tornati nel 1977, dopo che dal '21 al '28 vi avevamo prosperato.
Chiusi negli anni '30 i Rotary tedeschi e austriaci, il 31 dicembre
del '38 quelli italani, essi sono stati riaperti, alla cessazione delle
ostilità, nel 1946.
Ecco le cose che fanno riflettere.
Ma ciò che da parte rotariana ha creato e crea difficoltà all'espansione nei Paesi comunisti, è quanto possiamo leggere nelle nostre
carte.
La linea di condotta del R.I. nel quadro dell'azione internazionale
recita: (vedi "Sette vie verso la pace", pag. 27 - R.I., 1959)
L'ideale rotariano del servire trova la sua espressione soltanto
ove esiste la libertà dell'individuo, la libertà di pensiero, di parola, di riunione, la libertà religiosa, la protezione contro la persecuzione, l'aggressione, il bisogno e la paura.
La libertà, la giustizia, la verità, la fede nella parola data e il rispetto dei diritti dell'uomo sono inseparabili dai principi rotariani e insieme si rivelano vitali per il mantenimento della pace e il
progresso dell'umanità.
Ancora: una risoluzione approvata al Congresso Internazionale del
'40 afferma che:
Dove non esistono la libertà, la giustizia, la verità, il rispetto della parola data e dei diritti dell'uomo, il Rotary non può esistere e
i suoi ideali non possono affermarsi.
Non possiamo certo dire che in tutti i 165 Paesi o Regioni Geografiche in cui il Rotary è presente, tutte le libertà, tutti i diritti umani
siano puntualmente rispettati.
Rimane però incontrovertibile il fatto che ovunque, in questi, la libertà di associazione, la possibilità di esprimere le proprie idee, la
libera circolazione all'interno e le frontiere aperte, rimangono affermazioni di dignità umana.
Nei Paesi del socialismo reale (particolarmente in alcuni) molta
strada è stata fatta, in questi ultimi tempi, verso concezioni di vita
più vicine a quelle occidentali, ma il cammino è ancora lungo e
forse le maggiori difficoltà potranno presentarsi verso il termine
del percorso.
33
34
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Strzelce Kra
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Il Cardinale Biffi, di Bologna, ha detto che il marxismo è finito come utopia, etica, fede, speranza.
È una opinione condivisa da altri, sulla quale è difficile essere totalmente in disaccordo.
Nessuna persona di buon senso può negare che molte cose sono
cambiate e stanno cambiando oltre cortina e, in alcuni di questi
Paesi, con ritmo più celere.
Gorbaciov, che resta un punto di riferimento, attuò una sorta di rivoluzione, ma con i metodi e nell'ottica del vecchio mondo comunista, in un ambiente nel quale non si può dire che egli riscuotesse
tutti i consensi.
Nonostante tanti pentimenti, i comunisti restano legati al dirigismo e sono ostili all'economia di mercato. Sono per il pubblico
contro il privato.
La mano che ora il Rotary stende oltre cortina va oltre il significato
di una semplice estensione territoriale: rappresenta piuttosto una
risposta, con un simbolo prestigioso dell'occidente, alla sete di libertà, così diffusamente accesasi in quei Paesi, da parte sopra tutto
dei giovani.
È ai giovani che il Rotary può offrire le migliori opportunità, promovendo incontri, ospitando nelle nostre case, nelle nostre officine,
nei nostri luoghi di studio, quanti saranno lasciati liberi di cogliere
le nostre offerte.
Tutto questo moltiplica la comprensione reciproca e pertanto va
triplicato per qualità e quantità.
Quindi grande propensione, da parte di tutti, allo scambio e alla
accoglienza di giovani studenti e di giovani laureati.
A questo punto viene anche di pensare: chissà quanti di quei 40mila giovani cinesi che fino ad oggi avevano studiato negli Stati
Uniti, assaporando la libertà e scrutando condizioni di vita democratica, erano, nei tragici giorni in piazza Tien An Men, a Pechino,
a vivere nella loro grande immaturità politica, la fantastica illusione della speranza, a consumare la tragica realtà della morte.
La Cina, alla quale aveva guardato con tanta speranza fiduciosa il
Presidente Abbey, costituisce un caso limite, un esempio di come i
problemi di allora possono essersi fatti ancora più complicati. La
Cina di oggi ha abbandonato, affermano i suoi governanti, la politica economica di marca dirigistica e collettivistica per convertirsi
al libero mercato. E indubbiamente sente la necessità di inserirsi
sempre più in un modo economico-finanziario che va sempre più
globalizzandosi. Quanto alla libertà individuale, continua però a
respingere gli inviti delle grandi nazioni a riconoscere i diritti umani, sostenendo che questa è materia di politica interna. Si può immaginare un'attività economica libera, quando i suoi attori liberi
non sono? Aveva forse ragione Kipling quando sosteneva:
"L'Oriente è l'Oriente, l'Occidente è l'Occidente, e non si incontreranno mai".
Questo anno 1997 ci ha portato anche la fine del dominio coloniale
britannico su Hong Kong, che il 1° luglio è tornato alla Cina, impegnata a farne una regione amministrativa autonoma mantenendo
invariato per 50 anni l'attuale sistema economico e sociale. Staremo
a vedere come si evolveranno le due libertà. Ad Hong Kong esiste
un Rotary Club sin dal 1954.
Novi Sad
Valijevo
Zemun
Slovenija
Bled
Celije
Ljublijana
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Ljublijana E
Maribor
Novo Mesto
Portoroz
Ptuj
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Bratislav
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Piestany
Poprad
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Kharkov
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Kiev
Kobelyaki
Lutsk
Lviv
Nickokayev
Odessa
Poltava
Rivne
Simféropol
Sumy
Ternopil
Uzhgorod
Yalta
Non sono elencati i Club sorti
nel ex-Repubblica Democratica
Tedesca.
In tutta questa operazione, ambiziosa, incerta e persino rischiosa,
ma carica di speranza, c'è un pericolo, più o meno reale: quello di
reclutare soci detentori di classifiche per la maggior parte costituite
da esponenti della establishment, della nomenklatura o da persone
"autorizzate" dall'autorità.
Anche loro, forse, possono avere difficoltà a rispettare, in piena libertà, tutte le norme dei nostri Statuti e dei nostri Regolamenti,
uguali e accettate da tutti i Club esistenti nel mondo.
Alla "Tavola Rotonda" tenutasi a Roma, nell'ambito del Congresso
Distrettuale già ricordato, uno dei moderatori disse che il Rotary,
nel suo sviluppo all'EST deve "adattarsi" ai Paesi ove espandersi.
Si può discutere l'interpretazione di questa frase, ma ove questa significhi che la nostra Associazione, pur di insediarsi nell'area socialista, debba rinunciare a qualcuno dei suoi scopi istituzionali,
non tenere fermi tutti i suoi princìpi o, anche più semplicemente,
accettare l'inosservanza alle norme stabilite dall' "azione interna",
non dovrebbe essere concesso.
Per quanto fino ad oggi è stato fatto, pare sia stato osservato quanto contenuto nella "Mozione finale" del Congresso di Roma, in cui
veniva affermato:
"Tale espansione dovrà avvenire con professionalità, prudente
gradualità e nell'osservanza dei principi fondamentali del
Rotary relativi alla libertà, alla tutela della vita e dei diritti umani e allo sviluppo della comprensione e dell'amicizia fra i popoli, nel pieno reciproco rispetto delle identità culturali e religiose
delle varie comunità etniche.
E in cui veniva auspicato:
Che gli organi centrali del R.I. privilegino, nelle iniziative del
contatto ... i distretti e i club dell'area europea".
Dobbiamo quindi sperare nella saggezza di tutti affinchè il progetto al quale già si è cominciato a dare corso, possa realizzarsi senza
precipitazione, nell'auspicio, veramente sincero, che le condizioni
sociali, economiche e politiche dei Paesi d'oltre cortina o comunque del "socialismo reale", evolvano verso una maggiore libertà,
un maggiore benessere, una piena democrazia.
Uno sviluppo, in termini incoraggianti, vi è stato come abbiamo
detto, e lo dimostrano i dati forniti, sino al 1997, dal Board, relativamente alla Regione CEEMA, e riportati nella "finestra" qui accanto.
Consideriamo ora l'altro grande problema che si presenta prepotentemente alla nostra attenzione nello scrutare il futuro prossimo
del nostro sodalizio: l'ammissione delle donne nei Club rotariani.
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L'ammissione delle donne nel Rotary
Dunque è deciso. La questione ha sofferto un lungo travaglio e la
soluzione che ha avuto dalla decisione del Consiglio di Legislazione, tenutosi a Singapore nel gennaio 1989, e divenuta operativa dopo la Convention di Seul, nel maggio successivo, è maturata lentamente nel tempo, anche al di fuori delle vicende relative al Club di
Duarte e alla conseguente sentenza dell'Alta Magistratura Statunitense che, per altro, come tale, aveva valore solo per il Rotary degli
Stati Uniti.
I fatti americani però ne hanno accelerato l'esito.
Il Rotary è nato maschile (se così si può dire) nel 1905, in un mondo in cui tutte le leve dirigenziali della produzione, del commercio, delle professioni, della cultura, erano in mano agli uomini.
Le eccezioni rimarcavano maggiormente l'evidenza.
Negli Stati Uniti il voto alle donne è stato concesso molto dopo
quella data, esattamente nel 1918.
Neppure la Rivoluzione Francese (per stare nell'attualità delle rievocazioni storiche) aveva riconosciuto alle donne questo e altri diritti importanti.
Un tentativo della scrittrice Maria Olimpia De Gouges di fare approvare dalla Costituente Repubblicana una "Declaration de droit
des femmes" naufragò per l'opposizione di Roberspierre (che più
tardi, nel 1793, la fece anche decapitare).
Era impensabile, in quel contesto del 1905 e negli anni successivi,
che il reclutamento dei Soci potesse essere diverso.
Peraltro il "Manuale di procedura" recita:
Ogni Rotary Club dovrebbe avere tra i suoi soci un rappresentante di ogni genere di affari, di attività o di istituzioni svolte
nella località
E il reclutamento, in base all'art.IV dello Statuto Internazionale, deve attuarsi sul presupposto che il Socio di un Rotary Club:
È persona di maggiore età, di buona moralità e di buona reputazione negli
affari o in una professione, il quale sia
1 Proprietario, socio, rappresentante legale o direttore di una impresa, o
eserciti una attività o una professione rispettabile e riconosciuta;
oppure:
2 Detentore di una importante posizione amministrativa con poteri discrezionali in un'impresa o professione rispettabile e riconosciuta;
oppure:
3 Agente locale o capofiliale di una impresa o professione rispettabile e riconosciuta con funzioni direttive in tale azienda o filiale.
Solo l'emancipazione della donna, nel secondo dopo guerra, ma
soprattutto dopo gli anni '60, ha fatto sì che nel mondo dirigenziale, imprenditoriale, culturale, nella magistratura, nelle professioni,
si affermassero e primeggiassero anche molte donne.
perché Paul Harris
creò un club
di solo uomini?
?
Vi è un'area nella quale Paul Harris non seppe anticipare gli avvenimenti futuri. Il forum di amici dell'ambiente degli affari che
egli creò era, in sintonia con i tempi, un club composto solamente
di uomini. Paul Harris non poteva indubbiamente immaginare
che sarebbe venuto un giorno in cui le donne sarebbero state alla
testa di imprese o avrebbero esercitato delle professioni liberali.
Ma grandi cambiamenti si sarebbero verificati nel mondo e nel
Rotary. Nel 1989 tutti i Rotary Club furono autorizzati ad accettare
le donne nelle loro fila.
Anche se Paul Harris non aveva immaginato tale futuro, ne avevano certamente presagito la possibilità le sue stesse parole riguardo la "natura globale" del Rotary: "una entità" sufficientemente vasta per includere ogni sorta di gente aperta all'amicizia, alla
tolleranza e all'altruismo.
?
?
A questo punto, confessato o no, cosciente o represso, a ciascuno
che segua con sufficiente interesse e attenzione le cose rotariane
può e poteva presentarsi il dilemma:
Rotary potenzialmente espressione di tutta la classe dirigente del
territorio,
oppure:
Rotary espressione della sola classe dirigente maschile.
Quest'ultima limitazione, che può essere anche considerata discriminatoria, non ha avuto analoga applicazione quando si dovevano
esercitare scelte riguardanti altre categorie di persone.
Mi riferisco al colore della pelle e al credo religioso.
Sappiamo bene che i rotariani negri sono un'infima minoranza.
Ma non per norma statutaria.
37
38
Ricordiamo le perplessità che si sono avute all'ingresso, in alcuni
Club, di esponenti del Clero, quando da tempo lo "storico steccato"
era caduto e il "non expedit" era stato tolto.
Ma non per norma statutaria.
Lo Statuto - che deve essere unico e uguale in tutti i Paesi e
Regioni Geografiche della Terra - non poteva prefigurare discriminazioni di razza, di fede e anche di credo politico (ove restino salvaguardati principi di libertà e di democrazia).
La deliberazione votata e approvata al Congresso di Seul toglie l'esclusiva maschile, toglie il veto all'ingresso delle donne nel Rotary.
Non è più proibita l'iscrizione ad un Club di una persona di sesso
femminile che ne abbia tutti i requisiti.
Le donne al Rotary non sono imposte. Si apre per loro la possibilità di essere rotariane se e quando un Club, seguendo la prassi regolamentare, le ammetterà.
Un'ammissione che possiamo, in molti casi, ipotizzare sofferta, difficile, anche contrastata e sotto certi aspetti lacerante.
Lacerante perché verrà a rompere consuetudini, tradizioni, un certo quieto vivere; obbligherà a riconsiderare, sotto una luce nuova,
rapporti interpersonali, relazioni di gruppo, potrà influire sull'attività stessa del Club.
Non necessariamente tutto questo in senso negativo.
Da quanto ora sappiamo: in senso positivo, ove sono state ammesse, come appunto negli Stati Uniti (ormai più di undicimila).
Avremo un lungo periodo di tempo per assuefarci alla novità che
viene a scuoterci, perché le ammissioni credo non saranno, da noi,
immediate e neppure numerose. Il reclutamento se e dove avverrà,
dovrà essere molto accorto e misurato e le scelte ancor più ponderate di quanto già ora non avvenga.
Sbagliare nelle ammissioni è sempre stato nefasto per la vita del
Club e per l'immagine del Rotary. Per quanto riguarda le donne sarebbe ancor più grave.
Sento degli amici (e non pochi) di più lunga appartenenza al nostro Sodalizio che mi dicono: "Se nel mio Club entrano delle donne, io mi dimetto"
Posso capirli, ma non giustificarli.
Un atteggiamento tutto diverso lo riscontro nei rotariani più giovani, più vicini, se si vuole, al Rotaract, dove uomini e donne costituiscono il Club e lavorano in armonia.
*
Rotary
Donne nel
75.200
85
Donne
i Club 1.6
Presidenti d
Le generazioni più giovani restano stupite per le difficoltà e le ritrosie ad allargare l'esperienza rotariana a donne di qualità e di
prestigio, detentrici di posizioni eminenti.
Ormai, in Italia, il mondo della scuola è prevalentemente femminile.
La magistratura è ogni giorno di più formata da Giudici donne.
Nelle Università, alcune facoltà hanno elevate percentuali di cattedratici di sesso femminile.
Potevamo per un concetto ormai superato, continuare ad escludere
queste forze dalla realtà rotariana?
Cari Amici,
ho portato la vostra attenzione su due problemi che interessano il
Rotary Internazionale, ma che implicano considerazioni, giudizi,
scelte, da parte di ogni Club e che chiedono anche risposte da ciascuno di noi.
Siamo tutti convinti che saranno trovate soluzioni ottimali.
E qui - per concludere - mi si ripresenta l'idea del "ponte", come
era nel titolo di questa chiacchierata, del "Ponte verso il futuro" e
ne recupero l'immagine.
Un mezzo - il ponte - gettato a superare un ostacolo, a unire, a rendere solidali due sponde, un tramite per farvi transitare uomini e
idee.
E questo è il Rotary che si è accinto ad esportare la sua filosofia in
terre vergini, che tende la sua mano a nuovi possibili amici e che,
ove sussistano le condizioni permittenti, li rende partecipi della
più vasta solidarietà umana.
E questo è il Rotary che si apre all'altra metà del cielo, alle donne
protagoniste e che si offre ai compiti di servizio, nella sua nuova
compagine, senza dicotomie, senza preclusioni.
GV.V.
"La finestra" a pagina 35 e le fotografie sono tratte dal volume: "Image du Rotary Imaginez un monde …"
presentato dal P.I. Paulo Costa alla Convention di Città del Messico nel 1991.
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Donne al Rotary :
le ambasce di un Presidente
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"Cari amici rotariani, gentilissime signore,
graditissimi ospiti!",
con questa semplice e, al tempo stesso, aulica frase un Presidente solitamente apre la riunione di un Club rotariano. Di un Club rotariano con soli uomini, però! Quando nel Club tra i soci vi sono anche le donne, per il
Presidente cominciano le ambasce.
"Cari amici rotariani e rotariane ..." già sta male mettere prima gli uomini delle donne, comunque é peggio "Cari amici rotariane e rotariani" e
"Care amiche rotariane e amici rotariani" é sicuramente troppo prolisso.
Ed ora, i mariti delle rotariane come li citiamo?
Un trucco potrebbe essere quello di ricorrere al vocabolo "consorti" che
comprende sia le mogli dei rotariani che i mariti delle rotariane.
Purtroppo "gentilissime" si riferisce solo alle mogli e "gentilissimi" fa pendere troppo la bilancia verso i mariti che, fra l'altro, sono in numero molto
limitato. Possiamo ricorrere all'aggettivo "gentili" e di conseguenza anche
gli ospiti non sono più "graditissimi" ma diventano semplicemente "graditi".
"Cari amici rotariani, gentili consorti e graditi ospiti".
Abbiamo perduto tutti i superlativi e l'aulicità del passato.
Come siamo caduti in basso!
Un altro grave problema riguarda la lettera che la Presidentessa spedisce
alle mogli dei soci per Natale.
"Cara amica, anche quest'anno le mogli dei rotariani in occasione del
Santo Natale ...".
Per le rotariane che debbo fare? La indirizzo a lei o al marito?
"Caro amico, ..."
Se i "cari amici" sono due o tre il Presidente riesce a mantenere il ... controllo della situazione, ma se i "cari amici" sono venti o trenta?
Conclusione.
Il grave problema per il Rotary non sono le rotariane: sono i loro mariti!
Gli Anniversari
Gli Anniversari
Il primo decennale
Nel pur breve periodo dalla fondazione all'autoscioglimento, il
R.C. Bologna aveva organizzato ed ospitato (1935) il Congresso
Distrettuale . In tale occasione pubblicò un ricco volume, a cura del
socio prof. Albano Sorbelli, "Poesie di Giosue Carducci nei loro autografi"che venne distribuito ai congressisti in omaggio, e fu definito "opera di eccezionale valore bibliografico e di altissimo valore
ideale per la città che ebbe Carducci sulla cattedra di Letteratura
Italiana e che ha il privilegio di custodire i suoi resti mortali".
Celebrò anche, il 6 marzo 1937, il suo primo decennio, (benché spirassero già i venti ostili che ne avrebbero spento la fiamma poco
più di un anno dopo), alla presenza del segretario del "Rotary
Italiano", avv. Achille Bossi, delle autorità cittadine, dei rappresentanti di altri Club. Il discorso celebrativo fu tenuto dall'avv. Frank
De Morsier, il Presidente della fondazione. In chiusura delle riunione, secondo la prassi rotariana, il Presidente entrante, prof.
Giuseppe Lipparini, parlò sul tema:
"Il salotto bolognese della Marchesa Teresa Malvezzi, nel 1800".
"Le nozze d'argento"
La prima celebrazione della seconda fase non si tenne nel ventennio, ma dopo 25 anni – "le nozze d'argento" si disse – il 18 ottobre
1952, Presidente il sen. prof. Alessandro Ghigi. Ospiti il Prefetto,
gen. De Simone, il direttore del "Giornale dell'Emilia" (in procinto
di chiamarsi nuovamente "Il Resto del Carlino") Giuseppe Longo,
altre autorità e personalità cittadine. Erano rappresentati i Club di
Firenze, Forlì, Lodi, Mantova, Milano, Modena, Parma, Piacenza,
Reggio Emilia, Verona. La cerimonia si svolse a Palazzo Poggi, ove
il Magnifico Rettore, prof. Felice Battaglia – socio del Club, Presidente qualche anno dopo – porse il saluto dell'Università, "non come semplice atto formale, ma a prova dell'intima adesione con l'attività del Rotary". "Voi non siete ospiti qui, ma dovete sentirvi a
casa vostra. La nostra storia universitaria segna il sorgere della disciplina corporativa degli studi e delle competenze, come il Rotary
rappresenta una "corporazione" di studi, di industrie e di molteplici attività".
La relazione fu tenuta dal Presidente prof. Gherardo Forni, sul tema "L'Archiginnasio" e fu un omaggio ai fasti dell'Università di
Bologna alla quale dedicò per tutta la vita profonde ricerche così
da venir considerato – lui, illustre chirurgo – il fondatore degli studi storici sull'Ateneo.
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"Le nozze d'oro"
Il premio Rotary Club Bologna
Venticinque anni dopo festeggiammo "le nozze d'oro". A Bologna
operavano non più uno ma cinque Rotary Club.Presidenti:
il dott. Renato Pasquali – poi Governatore Distrettuale 1985-86 –
del R.C. Bologna, Luciano Chili del Bologna Ovest, il prof. Gian
Luigi Quaglio – poi G.D. 1979-80 – del Bologna Est, il dott. Raul
Comini del Bologna Nord, il dott. Emilio Vivaldi del Bologna Sud.
Nel Salone della Biblioteca di S. Domenico – presenti il Sindaco
Zangheri, autorità cittadine, numerosi P.D.G. Rotariani – il dott.
Pasquali porse il saluto e svolse una interessante rievocazione storica del Rotary a Bologna, il PDG. prof. Valenti esaltò i valori rotariani, il G.D. avv. Lamberto Ariani colse con sensibilità appassionata il significato dell'evento.
Furono consegnate le insegne del PHF a tre illustri e benemeriti soci: l'ing. Serafini, socio sin dal 1931; l'avv. Sergio Stoppato, presidente della rifondazione e G.D. nel 1959-60; il dott. Gravano, presidente negli anni 1962-63 e 1963-64 e G.D. nel 1970-71.
Ma il momento più significativo fu la consegna del "Premio Rotary
Club Bologna", istituito dal Consiglio Direttivo su proposta del
Comitato per il Cinquantenario presieduto dal prof. Sotgiu, e destinato ad illustri cittadini, bolognesi per nascita o per adozione,
attivi in vari campi dell'operare, con la seguente motivazione:
"Hanno servito Bologna, contribuendo alla sua crescita civile, e tenendo alto il nome della città in Italia nel mondo".
Riccardo Bacchelli con la statuetta del
"Premio Rotary Club Bologna"
Il premio, un bronzetto in multipli numerati dello scultore bolognese Enzo Pasqualini, fu assegnato: al prof. Felice Battaglia filosofo; alla scrittore Riccardo Bacchelli; al m° Francesco Molinari
Pradelli, direttore d'orchestra; al prof. Francesco Delitala, ortopedico; al prof. Giuseppe Evangelisti, ingegnere idraulico; al cav. del
lav. Achille Sassoli, industriale.
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60° Anniversario
La "Universitas Studiorum"
di Bologna
verso il IX Centenario
Con un convegno su "La Universitas Studiorum a Bologna e la
diffusione universitaria in Europa", il Rotary celebrò il 60° anniversario della sua presenza in Bologna, articolato in cinque Club, per
450 soci. Presidenti: per il nostro Club, il PDG prof. G.V. Valenti;
per il Bo Est il prof. C. Cacciari, per il Bo Ovest il prof. P. Mengozzi;
per il Bo Nord il dott. E. Borasio; per il Bo Sud il prof. I. Tagliaventi.
La scelta del tema voleva testimoniare l'attenzione dei rotariani alle vicende del glorioso Studio, tanto più viva e attuale nell'imminenza del IX suo centenario. Lo dichiarò in apertura dei lavori il
presidente del Club sessagenario, P.G.D. prof. Valenti, ringraziando l'Università di aver concesso alla manifestazione il suo patrocinio, di averla ospitata nella sala del Rettorato che conserva ed
espone i cimeli raccolti per l'VIII centenario, di onorarla con la presenza del Rettore, prof. Fabio Roversi Monaco, rotariano. Salutò
poi, le autorità e gli ospiti, e in particolare i tre Ambasciatori che
avevano accettato l'invito a dare testimonianza dei secolari rapporti fra l' "Alma Mater Studiorum" e i loro Paesi: la Francia Jacques
Andreani, la Germania Friedrich Ruth, la Polonia Josef Wiejacz.
Il Rettore illustrò le prospettive e gli obiettivi del IX Centenario:
non una manifestazione meramente celebrativa, ma un'occasione
offerta alla "istituzione Università" per interrogarsi sul suo ruolo
nella società attuale.
Offrì poi in omaggio ai tre illustri ospiti un esemplare del
Sigillum Magnum dell'Ateneo più antico del mondo.
La relazione ufficiale fu svolta dal prof. Ovidio Capitani, ordinario
di Storia Medievale nell'Università di Bologna, presidente del
Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo. Egli esordì indicando
l'elemento originario di Bologna nel nuovo modo di fare cultura di
Irnerio: "studendo docere", interpretazione e partecipazione, si realizza la costruzione della ricerca. E poichè la ricerca, non ancora socializzata, aveva bisogno di tutela, ecco la costituzione "Habitat" di
Federico Barbarossa, che concede protezioni e privilegi agli studenti"fatti esuli per amore della scienza".
Alla fine del Xlll secolo la "Universitas Studiorum", cioè la cultura,
il terzo potere accanto alla religione (la Chiesa) e allo Stato (l'impero), passa ad una fase istituzionale, che è quella associativa destinata a durare più a lungo a Bologna, (le corporazioni che scelgono
i docenti, la collecta per retribuirli, ecc.); ma privilegi e garanzie
cedono all'ingerenza del pubblico potere.
Poi i grandi sconvolgimenti che vengono ad incidere sull'Università: il Rinascimento portando in primo piano la figura dell'umani-
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sta, la Riforma che determina la spaccatura religiosa e annulla l'unità del sapere.
Più vicino a noi il fenomeno delle Accademie, che privilegiano la
ricerca scientifica e il metodo sperimentale; infine la riforma di
Humboldt (1810) in una cornice di vivo ed elevato dibattito fra
Illuminismo, Neoclassicismo, Romanticismo.
Siamo oggi alle sperimentazioni, alla concezione funzionalistica
della "multiversity" americana che sta fra la stazione di servizio
della conoscenza e la società per azioni della domanda di conoscere. "L'importante – conclude il relatore – è pensare all'Università
avendo presenti le condizioni politiche, sociali, tecnologiche del
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Al tavolo da sinistra:
Prof. Ovidio Capitani, medievalista,
relatore; S.E. Jacques Andreani,
Ambasciatore di Francia;
il Rettore prof. Fabio Roversi Monaco;
il prof. Vitaliano Valenti, Presidente
R.C. Bologna;
Josef Wiejacz, Ambasciatore di Polonia;
S.E. Friedrich Ruth, Ambasciatore
Repubblica Federale di Germania
nostro secolo, che non è quello di Irnerio. Ma è altrettanto importante pensare all'Università interrogando se stessi circa la volontà
dell' "amor scientiae".
Dopo che Valenti ha ringraziato il relatore per aver così efficacemente ricostruito il passato dell'Università e la sua evoluzione, gli
interventi dei tre Ambasciatori nello stesso segno: il ricordo dei giovani che qui accorrevano per amor di scienza e qui assimilavano
l'amore per la libertà, il concorde auspicio che rinasca e si affermi
una cultura "europea", anche attraverso percorsi universitari armonizzati, riconoscimento dei diplomi, mobilità fra le diverse scuole.
"Oggi – concluse Valenti – cultura e internazionalità, importanti
presupposti della filosofia rotariana, si sono coniugate in modo
prestigioso e gratificante".
Il convegno ebbe un seguito conviviale da "Nonno Rossi", nel corso
del quale, secondo la prassi rotariana, Valenti consegnò le insegne
P.H.F. al prof. Edile Bellelli, al rag. Alessandro Canetoli, all'ing.
Giuseppe Coccolini; donò poi a ciascuno dei tre Ambasciatori un
esemplare del volume "Omaggio a Bacchelli" con acquerelli di
Paolo Manaresi, e un esemplare di una antica moneta bolognese.
Al levare delle mense, l'Ambasciatore polacco, parlando anche a
nome dei colleghi, ringraziò calorosamente il Rotary, anche per
aver ricordato "a tutti" che "tutti apparteniamo ad una unica e
grande famiglia: l'Europa".
Parteciparono alla giornata: il Governatore designato Carpanelli,
in rappresentanza anche del Governatore Corsini assente dall'Italia, e i past-Governors: Ubertone, Favaro, Quaglio, Castagnoli,
Laffi, Pasquali.
Convegno Intergruppo
Convegno interclub Felsineo
"Il IX centenario:
un ponte verso il futuro"
Il futuro dell'Università
dopo il IX Centenario
dell'Ateneo Bolognese
La partecipazione rotariana al IX Centenario, apertasi con il
"Convegno degli Ambasciatori", si concluse il 15 aprile 1989 con
una riunione Intergruppo indetta dal "Felsineo", dal "Romagna
Nord", dal "Romagna Sud" e dai rispettivi Interact, e tenutasi nella
nuova Aula Magna, l'ex chiesa incompiuta, poi soppressa, poi recuperata, di S. Lucia.
Il discorso rotariano – disse il PDG prof. Valenti (R.C. Bologna) –
iniziato "in anteprima" al IX Centenario, veniva ripreso mentre l'evento volgeva a conclusione, per scrutare il futuro dell'Università
in ordine a progetti, non effimeri e concreti, elaborati nelle varie fasi celebrative. Su alcuni temi scelti si sarebbero intrattenuti esperti
rotariani e non.
Esordì il Rettore prof. Roversi Monaco (R.C. Bologna Ovest): l'opera di ricostruzione dell'Università all'interno e all'esterno doveva
proseguire e arricchirsi con il contributo degli studenti, che debbono venire ammessi a deliberare sulla didattica e sui servizi.
Dopo gli interventi dell'arch. Scannavini sul recupero di un notevole monumento sacro dismesso, e sull'intervento per la nuova destinazione, e del prof. Caputo, direttore dell'Istituto Giuridico, sul
"Progetto Erasmo" e sulla "Magna Charta" delle Università, il prof.
Comani, presidente del R.C. Bologna Est, parlò del IX Centenario
come evento determinante per definire il modello insediativo dell'Università nella città e nel territorio. Il prof. Mengozzi, presidente
del R.C. Bologna Est, sottolineò gli scambi di idee e di progetti comuni attuati dal programma "Bononia Nationes". Il PDG Quaglio
(Bologna Est) indicò lo sviluppo del Polo Romagnolo con l'attivazione di scuole specializzate o speciali legate ad attività produttive del
territorio (turismo, scienza dell'informazione, e altro), come possibile soluzione, in ordine alle esigenze dei mutamenti sociali e
scientifici e valida anche per attenuare il problema dell'affollamento.
Concluse il Governatore Distrettuale, dott. Cardinale. Richiamandosi alla definizione del Rotary come espressione di una civiltà e
di una cultura che fanno della libertà e della dignità dell'uomo l'elemento essenziale della propria esistenza, riconobbe nella Magna
Charta delle Università i principi e i valori – ricerca del vero, scambio di idee e conoscenze al di sopra delle frontiere – che sono alla
base del Rotary e che i rotariani debbono sostenere.
In questa ispirazione, il prof. Comani conferì al prof. Roversi
Monaco le insegne di P.H.F., consegnategli dal Governatore
Distrettuale.
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Il Rotary e la cultura in Italia
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Il Past Vice Presidente Internazionale
Prof. Tristano Bolelli
Il Premio Internazionale
'Galileo Galilei' dei Rotary italiani
Nello stesso anno 1927, che vedeva nascere il Club di Bologna il
pur ancora giovane "Rotary d'Italia" varava una nuova iniziativa.
Nuova ed importante: l'edizione di una rivista, Realtà, che pubblicasse le relazioni tenute nei vari Club, e che non potevano più essere ospitate per ragioni di spazio nell'organo ufficiale di stampa
del sodalizio, ROTARY. Ne assunse la direzione il Sen. Giuseppe
Bevione, rotariano, che era stato direttore de "Il Secolo" e che, un
paio d'anni dopo, passando in rassegna il quadro della stampa rotariana nel mondo, rilevava compiaciuto come l'Italia, pur rotarianamente giovane, vantasse due riviste mensili più che apprezzabili
per contenuto e veste grafica. Le relazioni nel corso delle conviviali
avevano per tema la storia, l'arte, la letteratura, oltre che il progresso scientifico e tecnologico: dimostravano ed incentivavano al tempo stesso quella vocazione culturale che costituiva – come ha detto
Renato Pasquali nel suo intervento – una caratteristica specifica del
Rotary italiano.
Il prof. Tristano Bolelli – romagnolo per origine familiare, bolognese di nascita, pisano di elezione – ben noto in tutti i Club del Distretto per le sue benemerenze rotariane, sia per le sue illuminanti
presenze, che lo portano alla carica di Vice Presidente Internazionale negli anni fra il '65 e il '67, ama rievocare le battaglie sostenute
in seno al Board per far sì che la "cultura" fosse inserita fra i campi
d'azione del Rotary. Nella relazione introduttiva ad un congresso
del nostro Distretto, che aveva per tema i valori culturali dell'uomo (Pisa, 1991), egli spiegò che "la parola cultura ha diversi significati", che al Rotary preferivano parlare di education anziché di
culture, e che egli aveva dovuto faticare non poco in seno ad una
Commissione del Board per fare entrare nelle risoluzioni destinate
al "Rotary nel XXI secolo" la frase:
"il Rotary promuove attività culturali per una migliore intesa e
comprensione fra i popoli".
Appare paradossale il fatto, se si considera che nel 1991 il Premio
"Galileo Galilei" ideato, organizzato da Bolelli e sostenuto con l'appoggio del Club di Pisa e il patrocinio dell'Università pisana, aveva già conseguito il traguardo della 31a edizione, da parecchi anni
era diventato il Premio Internazionale Galileo Galilei dei Rotary
italiani, da una decina era stato riconosciuto come Fondazione, e
oggi si colloca fra le massime manifestazioni culturali esistenti.
Il premio onora studiosi stranieri che si siano occupati in modo
eminente di argomenti riguardanti la civiltà italiana: archeologia
ed estruscologia, storia delle lingua, della letteratura, dell'arte, della musica, del pensiero, della scienza, del diritto dell'economia e
storia politica.
La cerimonia di consegna del
Premio 'Galileo Galilei'
nell'Aula Magna dell'Università di Pisa
I Premi "Maria Cianci"e
"Nicoletta Quinto"
Il Premio – nato e sostenuto da adesioni volontarie – è oggi supportato da una Associazione di Amici della Fondazione, che annovera in prima fila i Club del Gruppo Felsineo e gli altri del
Distretto, che garantisce un plafond finanziario abbastanza sicuro
(in luogo delle elargizioni sporadiche dei primi tempi), che ha consentito alla Fondazione l'acquisto di una sede.
Bolelli ha così raccolto almeno in parte i frutti di un'operazione gestita per anni quasi personalmente da lui e da pochi collaboratoriamici.
È accaduto poi nel tempo un fatto molto eloquente: due Rotariani
– il PDG Ernesto Cianci, lo "storico" del Rotary italiano, e il nostro
Presidente del 1978-79 Prof. Pietro Quinto hanno elargito alla
Fondazione un lascito, dedicato alla memoria di una cara persona
scomparsa, che consente di sovvenzionare due borse annuali di
studio per giovani stranieri studiosi di storia dell'arte, per consentire loro di perfezionare qui le loro ricerche.
Il "Premio Galileo Galilei 1997" è stato assegnato quest'anno allo
studioso di musica italiana Franck D'Accone, statunitense: il
"Premio Maria Cianci" alla giapponese Mari Kawakami, il Premio
"Nicoletta Quinto" al tedesco Eike Dieter Schmidt, che ha dichiarato di voler approfondire le sue ricerche sulle sculture eburnee rinascimentali delle collezioni medicee.
Il premio – anzi, i Premi – vengono consegnati nel primo fine settimana di ottobre, nel corso di tre giornate che vedono riuniti i
DD.GG. di Club italiani, componenti il consiglio di amministrazione della Fondazione, insieme con dirigenti dei Club, autorità, personalità di rilievo nel campo in cui il "Galilei" viene assegnato per
l'annata, Rettore e Consiglio Accademico dell'Università di Pisa:
una manifestazione che apre di fatto l'annata rotariana e che ha eco
in tutti i media italiani.
T.B.
47
Rotary Italiano e cultura
La Maison de l'Italie ha celebrato il
30 novembre 1997 il 40° anniversario
della sua istituzione alla presenza
dell'Ambasciatore d'Italia
48
La vite vergine,
ricopre interamente la facciata delle
Maison de l'Italie e
la loggia progettate del Portaluppi.
La Maison de l'Italie
Si colloca pure nell'ambito della "vocazione culturale" del Rotary
italiano una delle sue opere più significative e durature: la "Maison
de l'Italie" nella "Cité International Universitaire" di Parigi.
Una invenzione urbanistica mirata a fornire un punto d'appoggio e
di residenza per i giovani di tutto il mondo, studenti o ricercatori
laureati, che già allora – anni venti – confluivano a Parigi per frequentare i prestigiosi Istituti di alta specializzazione: quelle
"Grandes Ecoles" che erano e sono un privilegio secolare di Parigi.
La Cité si è sviluppata tra e dopo le due guerre, attraverso il fiorire,
nel parco di Montsouris, di "Maison" e di "Fondations".
Assente allora l'Italia, chiusa nella sua autarchia culturale e nelle
politiche revansciste. L'idea di istituire nella Cité una Casa italiana
nacque nel 1951 nel corso di un convegno del Movimento
dell'Unione Europea, e venne subito accolta da ambo le parti anche
come un segnale di ritrovata unità negli ideali umanistici e scientifici che con ben più profonde radici uniscono i due Paesi.
Questo l'iter: immediata costituzione di un Comitato promotore
presieduto dal rotariano Falk prima e del rotariano Marazza poi;
nel 1952 il Congresso del Distretto italiano a Bari fa sua l'iniziativa.
Il rotariano PDG Portaluppi realizza il progetto e assumerà la direzione dei lavori. Nel 1953 l'Ambasciatore italiano Quaroni firma gli
atti (concessione dell'area, impegni a costruire, ecc.), nel 1955
viene posata la prima pietra, nel 1957 viene inaugurata l'opera dal Presidente francese Coty e dal nostro on.
Merzagora, Presidente del Senato. Nel 1967 la
"Maison" conta già 3.500 presenze.
L'iniziativa ha subito poi qualche fase di stanca;
strutture e impianti hanno dato segni di vetustà. È intervenuto l'Istituto Culturale Rotariano,
ha ravvivato i collegamenti, ha organizzato una
grande esposizione sulla cultura italiana, sta
approntando una adeguata biblioteca, ha avviato un piano di restauro e rinnovamento.
Prezioso, determinante, l'appoggio
dell'Ambasciatore italiano.
La Maison de l'Italie ha potuto festeggiare il
30 novembre il 40° anniversario della sua
apertura.
Il
'Paul Harris day'
49
Tutti i Club sono stati invitati a
ricordare "con adeguate iniziative",
la ricorrenza
Anno denso di celebrazioni commemorative, il 1997.
Cinquant'anni prima, il 27 gennaio 1947, moriva a Chicago, all'età
di 79 anni, Paul P. Harris, l'ideatore e il fondatore del Rotary. Si
spense nella casetta di un sobborgo di Chicago, che aveva chiamato "Comely Bank" dal nome di una strada di Edimburgo dove sua
moglie Jean aveva trascorso la fanciullezza e la gioventù. Aveva
concluso, poco più di un anno prima, la sua straordinaria autobiografia "La mia strada verso il Rotary".
Interclub del Gruppo Felsineo nel Salone del Podestà
Il Dott. Augusto Turchi, notaio,
rappresentante del Governatore per il
Gruppo Felsineo, ha aperto gli interventi celebrativi del 'Paul Harris day'
I sette RR.CC. di Bologna, che costituiscono il Gruppo Felsineo,
hanno celebrato il 50° anniversario della scomparsa di Paul Harris
con un interclub svoltosi nella splendida cornice del Salone del
Podestà, alla presenza del Governatore in Carica ing. Giuseppe Fini,
del suo predecessore ing. Giorgio Boni, dell'incoming prof. Piero
Pasini, di autorità civili e militari, di illustri ospiti, di una cerchia di
gentili signore.
La manifestazione è stata organizzata dal Rotary Club di Bologna
Est, con la regia del consigliere prefetto dott. Gian Paolo Galliani.
Ha aperto gli interventi il coordinatore del Gruppo Felsineo, not.
dott. Augusto Turchi (Bologna Sud), che ha esortato ad una rimeditazione delle origini del movimento rotariano, per un sempre più
consapevole impegno di servizio:
"La nostra vocazione – ha concluso – è operare con spirito di iniziativa, di solidarietà e di tolleranza, senza distinzioni di credo religioso, di fede politica, di colore della pelle e di etnia, ma consapevoli che c'è una grande finalità che giustifica il nostro impegno di
servizio: contribuire a formare una nuova società, più libera, più
giusta, più civile".
Il vice sindaco prof. Luigi Pedrazzi ha recato il saluto dell'Amministrazione comunale, compiacendosi della presenza di una così qualificata rappresentanza rotariana nella città, auspicando forme di
convivenza sempre più dialoganti e garantendo la disponibilità
dell'Amministrazione stessa a collaborare a progetti ed iniziative
utili alla comunità cittadina.
Il nostro Governatore Distrettuale ing. Giuseppe Fini ha poi tracciato la storia del Rotary, dalla prima riunione di quattro amici, in un
quartiere della periferia di Chicago, ai giorni nostri. Oggi il Rotary
è presente in 154 Paesi con oltre 1.200.000 soci: ma il Rotary è an-
50
I quattro fondatori:
a destra Paul Harris, accanto a lui
Hiram Shorey, Silvester Schiele e
Gustavus Loehr.
che artefice di un patrimonio di progetti e di realizzazioni umanitarie ed educative, concretizzate nel mondo a favore dei più deboli
e più bisognosi in stretta coerenza con i suoi ideali.
I programmi del Rotary International vengono attuati attraverso i
rotariani singoli, la Fondazione Rotary, i Club ed i Distretti, che si
inseriscono nell'azione internazionale del Rotary, un'azione che si
svolge nella concretezza di iniziative vere, tangibili, importanti.
Questo, amici, è il Rotary International fondato da Paul Harris, del
quale oggi celebriamo il ricordo: l'associazione dei Rotary Club di
tutto il mondo, un'organizzazione di esponenti delle svariate attività economiche e professionali, che lavorano insieme a livello
mondiale per rendere un servizio umanitario alla società, incoraggiando il rispetto di principi etici nell'esercizio di ogni professione,
per arrivare a costruire un mondo di amicizia e di pace".
Il prof. avv. Massimo Jasonni (R.C. Bologna) – attento e acuto lettore
de "La mia strada verso il Rotary" – ha pronunciato infine il discorso commemorativo, seguito con viva partecipazione dai presenti
tutti e calorosamente applaudito.
La giovinezza di Paul Harris:
alle radici del paradosso rotariano
Ripensare alla vita di Paul Harris con spirito non marcatamente celebrativo, ma inteso alla fedele ricostruzione della personalità del
fondatore, significa imbattersi in un paradosso, che coinvolge non
solo la nascita del Rotary, ma, in realtà, tutta la storia della ruota
dentata.
Nella giovinezza del Nostro nulla emerge di tanto significativo da
impegnare la penna dello storiografo, o anche solo da poter suscitare gli entusiasmi di un cronista alla affannosa ricerca di "eventi "
sociali; ma è pur vero che anche quella prima parte della biografia
si segnala per vivacità ed umanità straordinarie, costituendo, al di
là delle apparenze, epifania di un autentico stile di vita.
Prof. Massimo Jasonni
Harris nasce nella seconda metà dell'ottocento da genitori di modeste condizioni economiche e di medio ceto sociale a Racine, centro agrario del Wisconsin. La più parte del tempo dell'adolescenza
è trascorsa con i nonni paterni in una piccola cittadina immersa tra
le verdi vallate del Vermont: Wallingford. L'animo del ragazzo si
confronta con la vastità del territorio e la confidenza si alterna allo
stupore: prati e boschi si riflettono nell'argento dei laghi, ma le vette imbiancate delle montagne parlano il severo linguaggio degli
dei. In questo quadro ambientale gli affetti domestici si avvalorano
dei ritmi delle stagioni e la sensibilità civile è acuita dalla condivisione delle responsabilità: spalar la neve, tutti insieme in paese, per
rendere agibile la vita; tagliar legna per il fuoco del camino, in rinnovata e cristianissima comunione degli spiriti, cogliere nell'eco
domenicale delle campane non già l'intransigenza di un dogma,
ma il naturale richiamo alla sacralità dell'essere dell'uomo.
La biblioteca di casa Harris non è vasta, e Paul pare prediligere le
scorribande nei boschi, in compagnia di amici e con la scorta di
animali, alla frequentazione dei manuali della scuola. Purtuttavia
in essa spiccano alcuni classici, grandezze letterarie che rispecchiano, tra cielo e terra, le armonie del mondo, ed un testo fondamentale – segno drammatico della crisi incombente – che non potrà
non influenzare il processo di maturazione: L'idiota di Dostoievskj.
La laurea, conseguita in giurisprudenza nel 1887, nulla parrebbe
aggiungere alla aurea mediocritas degli studi, se non fosse che il
titolo ci induce a riflettere:
Il diritto come punto di equilibrio tra privato e pubblico. Esso indica
una aristotelica attenzione per la socialità dell'esperienza umana
51
ed un'aspirazione al contemperamento tra valori individuali ed interessi collettivi, che costituirà momento nevralgico dell'esperienza
rotariana.
Modestia e nobiltà caratterizzano anche le successive scelte di vita:
laureatosi, Paul non cede alle lusinghe del posto di ricercatore universitario offertogli, ma decide di imbarcarsi alla volta di una vera
e propria odissea di viaggi ed avventure che, sino alla fine del secolo, lo vedono a Los Angeles, Miami, Parigi e Londra, per citare
solo alcuni punti di approdo.
Cronista, attore, portiere di notte, cow boy, commerciante, e chissà
cos'altro: sempre e comunque compartecipe, per non dire comparsa, mai protagonista o primo attore.
Anche queste cartoline sbiadite di un'epoca pionieristica – ben poca
cosa rispetto all'imponenza culturale di altri uomini dell'America e
dell'Europa tra i due secoli – testimoniano paradossalmente l'inesauribile ricchezza etica di quelle scelte esistenziali. C'è, nel giovane Paul Harris, un'inquietudine interiore, una umiltà ed un amore
per la vita, cui la ruota dentata deve la sua origine e la ragione forse più intima e segreta della sua proiezione nel futuro.
52
M.J.
Il Luogo, i tempi, gli uomini
Forse il Rotary avrebbe potuto nascere sotto un cielo più soleggiato, in un clima più mite, in una città di
maggiore compostezza mentale della paradossale Chicago, dove peraltro 50 anni prima si era combattuta
con tanto vigore la battaglia per i diritti civili, e dove erano concentrate le forze a favore della gioventù.
Ma per la genesi di un movimento come il Rotary, non ci sarebbero potuto essere un periodo migliore dell'inizio del XX secolo, nè una città più adatta della rude, aggressiva Chicago, afflitta dai mali che in quei
giorni erano comuni a molte altre città: nessun principio etico negli affari, spirito comunitario ai livelli minimi quasi ovunque. Era tempo per un cambiamento in meglio.
Il Rotary fu dunque il frutto di quel grande calderone sociale dove gli estremi razziali, politici, economici e
religiosi si incontravano, si scontravano, infine si ricomponevano in una apparente omogeneità.
Nel 1905, nella città sul lago, il Rotary ebbe una parte all'interno del dramma messo in scena. Gli attori furono uomini della vita di tutti i giorni. Forse non avevano qualità che li distinguessero da altri come loro,
ma rappresentavano coloro che possono essere definiti come "i migliori elementi"
Paul P. Harris
(Liberamente tratto da "La mia strada verso il Rotary")
I GRANDI DEL ROTARY
Portatori di progresso, civiltà e di pace
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Thomas Mann:
Albert Schweitzer:
Winston Churchill:
Il compito di accomunare libertà e servigio è
internazionale, come internazionale è il Rotary.
In esso si sono trovati riuniti uomini di tutti
gli idiomi e di tutte le classi, i quali ben sanno
quali inestimabili valori sono connessi alla sfera del proprio "io", alla sfera dell'arte e della
cultura.
Quando sono con i rotariani sento di essere fra
uomini che sinceramente desiderano dare
maggiore senso morale alla nostra civiltà per
salvare il mondo dalla rovina.
Ogni persona ragionevole riconosce i valori
morali e spirituali del Rotary. Il motto "Service
Above Self" contiene un grande significato.
Pochi sono coloro che non riconoscono le realizzazioni del Rotary nell'intero mondo libero.
R.C. München, Premio Nobel per la letteratura 1926
R.C. Strasburgo, Premio Nobel per la pace 1952.
R.C. London, Premio Nobel per la letteratura 1953.
Altri rotariani Nobel
La bandiera del Rotary,
Gugliemo Marconi (I) – Fisica 1909
Arthur H. Compton (USA) – Fisica 1927
Bernardo A. Houssay (AG) – Medicina 1947
Giulio Natta (I) – Chimica 1963
Rita Levi Montalcini (*) – Medicina 1986
*s.o.R.C. Roma Est
recata nel 1926 al Polo Nord e nel '29 al Polo
Sud dall'ammiraglio Richard E. Byrd, nella
stratosfera nel '32 e nelle profondità del Pacifico nel '33 da Piccard padre e figlio, è stata posata nel 1969 sulla luna da Neil A. Armstrong.
Rotariani erano stati anche Orwille Wright, il
più giovane dei due pionieri dell'aviazione (il
fratello Wilbur morì precocemente), gli esploratori, circumnavigatori e transvolatori
Umberto Nobile, Thor Heyerdahl, Charles
Lindbergh, Francesco De Pinedo
U N E S C O E ON U
Nel 1942 il 13° Distretto del Rotary convocò a
Londra un Congresso dei Ministeri
dell'Istruzione dei Paesi alleati al fine di gettare le basi di un vasto e organizzato programma di scambio di studio e di cultura.
Era il primo abbozzo di quello che diventò
l'UNESCO.
I 26 Paesi che avevano firmato nel 1942 la
Dichiarazione delle Nazioni Unite, insieme
con altri venti schierati in guerra contro
l'Asse decisero di tenere a S. Francisco, il 25
aprile, una conferenza per pianificare la pace.
Circa 50 Rotariani, a diverso titolo, parteciparono al dibattito che portò il 26 giugno, alla
firma delle Carta dell'ONU. Fra essi spiccarono per forza intellettuale i rotariani Thomas
Mann; Carlos Romul, già vice presidente del
R.I. nel 1937-38 e capo della delegazione delle
Filippine; Ezequiel Padillá, capo della delegazione messicana e ministro degli esteri;
O.D.A. Oberg, consigliere della delegazione
australiana; J. Fidel Duron, già ministro degli
esteri dell'Honduras; Jan Masaryk, membro
del governo ceco in esilio; essi ebbero un ruolo rilevante nel dibattito. Il R.I. fu una delle
organizzazioni non governative invitate a
partecipare come consulenti alla Conferenza.
La Carta delle Nazioni Unite divenne operante il 24 ottobre.
Il giorno dopo
54
Il giorno seguente al fatidico 23 febbraio 1905, Harris interessò a
questo progetto di club Harry Ruggles, un tipografo, che a sua volta interessò all'idea Will Jenson, un agente immobiliare.
Poco tempo dopo, ad una riunione tenuta nell'ufficio di Schiele, fu
portata a compimento l'organizzazione del Rotary club con l'elezione di Schiele a presidente, Jenson a segretario per la corrispondenza, Shorey a segretario per l'archivio e Ruggles a tesoriere.
Paul Harris declinò modestamente ogni incarico nel nuovo club e
non ne divenne il presidente che due anni dopo.
È interessante rilevare che ognuno di questi primi sei membri del
primo Rotary club si sentiva come un pesce fuor d'acqua nella
grande città, essendo venuto a Chicago dal proprio paesello per ragioni di affari, e ognuno, senza dubbio, sentiva necessità di un'amicizia personale che rimpiazzasse i legami affettuosi troncati nell'abbandonare il villaggio natìo. Lo scopo del primo Rotary club
era d'incoraggiare l'amicizia, il cameratismo e l'aiuto reciproco.
Ad una delle prime riunioni vennero proposti diversi nomi per la
nuova organizzazione. Fu scelto quello suggerito da Paul Harris,
cioè "Rotary", che descriveva perfettamente il metodo seguito fin
dall'origine dai membri del club di riunirsi a rotazione nei loro rispettivi luoghi di lavoro.
A queste prime riunioni vennero tenute conferenze su questioni relative al mondo professionale; Harry Ruggles propose per primo
di cantare insieme nel club, idea adottata in seguito da molte altre
differenti organizzazioni, e Paul Harris consigliò sovente di allietare le riunioni con qualche numero a sorpresa.
L'effettivo del nuovo club crebbe rapidamente. La sua novità era
motivo d'attrazione, e coloro che entravano a far parte del club
erano stimolati, dall'amicizia e dal cameratismo che vi regnavano,
a curare più intensamente le loro relazioni in campo professionale,
sociale e comunitario.
Con l'aumentare dell'effettivo del club divenne pressoché impossibile tenere le riunioni negli uffici dei soci. Di conseguenza, il club
iniziò a riunirsi per i pranzi, dando origine più tardi alle riunioni
conviviali settimanali.
GUGLIELMO MARCONI
ROTARIANO
Socio Onorario del R.C. Bologna dal 1933 al 1937
56
La fotografia a pagina 55
è uno degli ultimi ritratti di Marconi, e
quindi anche uno dei preferiti dai Suoi
cari, come ci ha fatto sapere la principessa Elettra, inviandocene gentilmente un
esemplare.
"Lieto e onorato di appartenere al Rotary bolognese,
ringrazio sinceramente la S.V. e i consoci tutti
per il vibrante messaggio, molto gradito".
La risposta di Guglielmo Marconi al Presidente che gli comunicava
la sua nomina a socio onorario del Club di Bologna, giungeva immediata e franca.
Si era nel 1933: il Rotary bolognese aveva appena sei anni e in
Italia da dieci il nostro Sodalizio si proponeva e si confrontava con
la realtà del Paese.
Ma lo scienziato italiano, vissuto molto in nazioni dell'area anglosassone e sempre a contatto con uomini significativi di tanti e diversi Paesi, certamente conosceva molto bene l'Associazione, sia
per il prestigio che ad essa veniva riconosciuto, sia per gli scopi
istituzionali da lui stesso condivisi.
Onori ne aveva ricevuti tanti, i maggiori. Dal Premio Nobel per la
fisica (1909) al laticlavio (1914); dalla nomina e componente la delegazione italiana alla Conferenza della Pace di Parigi (1919) al titolo nobiliare (1929); dalla presidenza dell'Accademia d'Italia
(1930) alle tante decorazioni straniere.
Tuttavia la distinzione rotariana, offertagli dai suoi concittadini,
dovette appagarlo di non minore gradimento, per un onore che
veniva espresso non dagli organismi, dagli apparati, dalle istituzioni, ma da uomini fra loro aggregati per meriti personali e saldamente uniti da comuni sentimenti di stima, di amicizia e di pace.
Quando nel maggio 1934, lui presente e ospite principale, si inaugurò a Bologna la Mostra della Radio Industria, i rotariani, da parte loro, vollero offrirgli una pergamena che recava scritto:
"Il Rotary Club di Bologna – al suo Socio Onorario – dice devotamente – l'orgoglio dei consoci – che alla gratitudine delle genti –
alla ammirazione del mondo – annettono – il vanto e la colleganza
– di concittadini e di rotariani".
Quella sera stessa, alla conviviale, di fronte alle massime autorità
cittadine, fu il Presidente N.H. dottor Cristiano Gualandi a rivolgergli le parole di saluto.
È facile immaginare la commozione e l'attenta fierezza di tutti i presenti per un avvenimento destinato a costituire un ricordo storico.
"Il nome dello scienziato che altamente onora l'Italia ed in ispecie questa
nostra città di Bologna dove egli è nato, è troppo conosciuto nel mondo
perché io possa permettermi di ricordarne gli eccezionali meriti; ed anche
perché questo raduno ha voluto pensatamente mantenere il carattere, mi
si conceda la parola, amichevole di consuetudine, limito il mio dire con
l'esternare a S.E. il Marchese Senatore Marconi e alla sua degna e gentile
consorte tutta la nostra devota riconoscenza".
In tempi di retorica – per altro prevalente non solamente in Italia –
lo stile del discorso ci appare tutto sommato conciso ed efficace e,
al di là delle parole, ci è naturale risalire all'uomo concreto che rappresentava quella sera il Rotary di una città ricca per cultura e operosità.
Rifattosi il silenzio, dopo gli applausi che testimoniavano il consenso e la partecipazione di tutti, Marconi rispose:
"Mi è molto grato l'appartenere quale socio al Rotary Club di
Bologna e ringrazio con molta cordialità il Presidente delle
gentili espressioni rivoltemi anche a nome dei Colleghi. Bologna mi ha accolto con tanta spontanea gentilezza che nemmeno avrei potuto prevedere. In questa simpatica riunione è stato
per me anche un piacere rivedere il vostro Presidente che mi
ha conosciuto fin da quando ero giovanetto. Grazie ancora della tanto bella accoglienza che avete fatta a mia moglie e a me".
Fu rotariano purtroppo per pochi anni. Quasi sempre all'estero,
molte volte frequentò però Club stranieri, svolgendovi anche relazioni.
Tre anni dopo l'incontro bolognese si spegneva a Roma per un attacco cardiaco in un luglio afoso. Ma prima aveva ben espresso il
suo preciso desiderio di avere tumulazione nella sua terra, nei luoghi della sua fanciullezza e delle sue più ferme speranze. Sarà nel
1941 che le spoglie mortali di Marconi troveranno sistemazione nel
grande sarcofago di porfido, ai piedi della Villa da cui fece partire,
nel settembre del 1895, timido e ansioso, il primo segnale affidato
all'etere. Fra tanti messaggi di cordoglio scritti in ogni lingua, su
tutti i giornali del mondo, spicca per noi la pagina listata a lutto di
ROTARY, in cui il Direttore della Rivista dice:
"Dinnanzi alla fine del grande scienziato, tutti gli uomini senza distinzione di patria e di parte, hanno provato lo stesso unamine cordoglio ed
hanno testimoniato con gli atti e con le parole la profonda solidarietà
umana innanzi agli imperscrutabili decreti del destino".
In tutti i Club si tennero commosse commemorazioni, mentre a riprova della partecipazione rotariana, pervenivano al Club di
Bologna e al Distretto italiano attestazioni di sincera adesione al
grande lutto, da parte di innumerevoli Club sia d'Europa che
d'America.
57
Ricorrendo il primo centenario della nascita di Gugliemo Marconi,
i rotariani della sua città furono in prima fila a ricordare il loro
grande consocio e a partecipare, in modo opportuno, alle celebrazioni indette in Italia da vari Enti e Associazioni. Si fecero così promotori ed organizzatori, a conclusione "dell'Anno Marconiano", di
tre giornate di lavori sul tema: "Le radiocomunicazioni e la loro
importanza nella civiltà moderna", cui parteciparono eminenti
scienziati e numerosi rotariani italiani e stranieri.
Nella Villa Griffone di Pontecchio il 14 ottobre 1974 si ebbe l'apertura del Convegno scientifico. Le sedute proseguirono, nei giorni
successivi, all'Archiginnasio di Bologna e presso il Centro
58
Il presidente del comitato organizzatore
PDG dott. Giacomo Gravano (Bologna)
apre il Convegno Scientifico.
A destra il presidente del nostro Club
ing. Terrino del Terra.
La manifestazione si avvalse della collaborazione della Fondazione Marconi,
presieduta dal rotariano
ing. Mario Bajardo Baldini (Bologna Est).
(Da "Rotary" LV n° 5 maggio 1979)
Sperimentale Onde Millimetriche di Ozzano Emilia. Le relazioni
esposte vennero poi pubblicate in un volume di Atti che costituisce
ancora oggi un contributo di grande valore per gli studi sulle telecomunicazioni.
In quell'occasione i Rotary d'Italia concorsero tutti alla realizzazione di una Biblioteca collocata al pianterreno della casa di Marconi
e affidata alla Fondazione che porta il suo nome.
Inaugurata dal Presidente della Repubblica, alla presenza dei Governatori dei Distretti italiani, la Biblioteca (come il Salone per
Convegni della Villa) è spesso sede di incontri scientifici e ospita
molte riunioni rotariane.
Servono al ricordo, ma soprattutto sono, ogni volta, manifestazioni
di omaggio allo scienziato e al consocio. Un modo anche per conoscerlo meglio e, con lui, come lui, puntare lo sguardo in alto a riaffermare e perseguire un principio:
"Knowledge the wing wherewith we fly to heaven".
"Il sapere è l'ala con cui voliamo al cielo".
(Shakespeare – Henry VI, Pt. II, IV, 7).
G.V.V.
Quel giorno
... tra bell e campanèl
"Tugnat, et sintò s'là suné al campanèl?" ("Antonio, hai sentito se il
campanello ha suonato?"). "No, sgnurein. ch'al le dmanda a la sgnera
marcheisa" ("No, signorino. Lo domandi alla signora marchesa").
"Mami, have you heard the bell ringing?" ("Mamma, hai sentito suonare il campanello?"). "Yes, William, and very strongly!" ("Sì,
Guglielmo, ed anche molto forte!"). "I am very happy, mami!"
("Mamma, sono molto felice!")
Questi erano, più o meno, i colloqui in anglo-bolognese che si svolgevano a Villa Griffone tra Guglielmo Marconi, il fido aiutante
Antonio Marchi e la mamma irlandese, Annie.
Solitamente Marconi faceva le sue ricerche nella ormai famosa soffitta, detta "stanza dei bachi", nella quale aveva radunato numerose vasche piene di acido entro le quali immergeva lastre di rame e
zinco. Con esse riusciva a caricare un accumulatore, molto più potente di quelli fino ad allora conosciuti. L'esito positivo dell'esperimento del campanello gli confermava di avere messo a punto un
sistema tale da generare potenti scariche con conseguente emissione nello spazio di apprezzabili radiazioni elettromagnetiche.
Quel giorno i vapori dell'acido gli avevano procurato un terribile
mal di testa. Decise di sospendere per un po' i suoi esperimenti e
di andare a pescare. Aprì la porta della soffitta, prese un po' di cibo
dal vassoio che la madre amorosamente gli preparava fuori dall'uscio per non disturbarlo, e chiamò Antonio.
"Tugnat! Prepera al sumarein, ch'andan a pschèr!"
Giunti allo stagno, luogo delle sue battute di pesca, Guglielmo lanciò la lenza. Il galleggiante andò a cadere vicino ad una canna palustre, sollevando piccole onde nell'acqua stagnante.
Egli osservò che le onde venivano attenuate in corrispondenza della canna ma poi si ricongiungevano dietro di essa.
"E se le onde elettriche che io genero si comportassero nello
spazio come queste onde nell'acqua? Potrei aggirare gli ostacoli, superare dislivelli ... Dipende solo dalla potenza della mia
radiazione" si disse Guglielmo.
"Tugnat! Prepera al somarein che a turnan a cà" ("Antonio, prepara
l'asinello che torniamo a casa").
Il trio passò davanti alla vecchia casa dei Prati, che sorgeva di fronte a Villa Griffone, dove stazionavano alcuni contadini della zona.
"Guerda com al matt al s'agrapa a Tugnat!" ("Guarda come il matto si
aggrappa a Tugnat!") fece un contadino. "Cun tott al scintelli e al diavulerì che al matt al m'fa, la mi vaca la n'à piò al latt!" ("Con tutte le
scintille e le diavolerie che combina il matto, la mia vacca non mi
dà più latte!").
Aggrappato a Tugnat, Guglielmo non si curò di loro: aveva altro a
cui pensare.
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"Col nuovo generatore potrei creare una radiazione tale da superare le montagne, da raggiungere le navi in pericolo in mezzo al mare. Altro che telegrafo! Questo è il vero telegrafo.... e
senza fili! Forse un giorno potrò trasmettere anche le parole, la
musica, le immagini! Potrò concentrare la radiazione sui corpi
e curare alcuni malanni. Chissà se mai qualcuno darà il mio
nome a questa terapia... Guglielmo cerca di non sognare e di
rimanere con i piedi per terra ...".
L'asinello si era fermato. "Sgnurein, a' san arivat." ("Signorino, siamo arrivati").
Il giorno seguente tutto era pronto. Tugnat aveva i soliti bastoni,
con in cima i fazzoletti, che agitava quando il segnale generato dalle onde elettromagnetiche veniva rivelato. Quel giorno c'era anche
il fratello Alfonso con il fucile.
Dalla finestra della stanza dei bachi Marconi vedeva i due che si
allontanavano sempre più salendo verso la vetta della collina antistante. Cento metri ed i fazzoletti si agitavano, trecento metri ed i
fazzoletti si agitavano, ormai erano sul crinale ed ancora i fazzoletti si agitavano. Scomparvero dietro la collina. Si udì un colpo di fucile. Una ghiandaia dall'azzurro piumaggio volò via terrorizzata
ma felice: non era stato per lei quel colpo di fucile!
"Pay attention, William; with your tea-cup you are dirting the cover of
this new magazine" ("Fa attenzione Guglielmo; con la tazza del té
stai sporcando la copertina di questa nuova rivista").
Marconi guardò la rivista e sorrise. Si trattava di 'Bologna che dorme:
periodico umoristico, letterario, illustrato'.
Quel colpo di fucile non era riuscito a svegliare Bologna dal suo
endemico letargo. Ma a quei tempi si era consci di ciò e ci si scherzava sopra. A quei tempi.
Liberamente tratto dal libro "I giorni della radio" di Giorgio Maioli, Re Enzo Editrice
In alto:
la collina dei Cappuccini vista dalla finestra della stanza dei bachi.
A fianco:
la stessa immagine dall'interno.
Qui sopra:
si distingue sulla parete esterna la lapide, sotto la finestra, che ricorda i celebri
primi esperimenti.
La biblioteca
L'arch. Mazzanti nostro Socio realizzò la Biblioteca Marconi al piano
terreno della Villa Griffone, adattando a tale scopo le antiche scuderie senza peraltro alterarne la fisionomia architettonica. Nel pieno
rispetto delle strutture preesistenti, che anzi vennero valorizzate e
messe in gradevole evidenza, egli articolò gli ambienti oggetto dell'intervento in un locale destinato alla Biblioteca vera e propria, in
una sala di lettura e in vani di servizio. Le razionali ed ampie scaffalature della Biblioteca erano destinate a raccogliere il materiale
storico e scientifico già in possesso della Fondazione e a ricevere
progressivamente volumi, fotografie, diapositive, e microfilm. Nella stessa sala fu collocata un'ampia e luminosa vetrina, nella quale
vennero esposti alcuni cimeli marconiani di grande prestigio.
1
3
2
1
Atrio della Villa.
2
Una bacheca con cimeli marconiani.
3
La sala di lettura
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Un particolare dell'ambiente.
4
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Era già nella mente dei cultori delle memorie marconiane, verosimilmente, l'idea che Villa Griffone dovesse diventare un compendio di valore internazionale di tutto ciò che si riferisse al grande
Scienziato, idea divenuta progetto, e realizzatasi con l'utilizzazione
della "stanza dei bachi".
I locali restaurati per la Biblioteca hanno accesso dall'atrio della villa, ai piedi dello scalone, e si proiettano verso il parco con grandi
vetrate, che rendono oltremodo piacevole il soggiorno nella sala di
lettura. La Biblioteca venne inaugurata dal Presidente della Repubblica Leone, in visita ufficiale a Bologna ai primi di settembre, e fu
poi ufficialmente donata alla Fondazione Marconi con una semplice e suggestiva cerimonia il 14 ottobre 1974, nella prestigiosa
"Giornata di Marconi", che fu la prima del Convegno Scientifico internazionale.
Dopo il Convegno scientifico
Internazionale
A differenza di quanto accade non di rado per iniziative del genere, il Congresso ebbe vasta eco negli ambienti scientifici specializzati, ma sopratutto valse a ravvivare nell'ambiente rotariano il ricordo di una grande figura che era rimasta quasi "ingessata" fra i
"sommi" sempre citati quando passiamo in rassegna l'immaginaria
galleria dei nostri antenati illustri – Schweitzer, Churchill, Th.
Mann – e, in casa nostra, nella foto "storica"della conviviale del 5
maggio 1934. La presenza di somme figure della scienza delle radiocomunicazioni – fra le quali tre statunitensi cui fu conferita la
laurea honoris causa dall'Università più antica del mondo – e il il
suggestivo ritorno nei luoghi dove il giovane Marconi aveva rea-
l Presidente Internazionale
Paolo V. Costa (1990),
in visita a Bologna, rende omaggio
al Mausoleo di Marconi.
Da sinistra a destra:
PDG Valenti, PDG Belelli;
Director Laffi;
il Presidente Internazionale;
il prof. Corazza, Presidente della
Fondazione Marconi;
PDG Quaglio
lizzato il raggiungimento del suo primo traguardo, lasciarono un
segno, giacché in seguito si susseguirono con una certa frequenza
la presenza e la partecipazione ad ogni iniziativa volta ad onorare
il nostro grande concittadino. Il Convegno segnò anche l'inizio di
una sempre più intensa e incisiva collaborazione dei RR.CC. bolognesi e del Distretto con la fondazione Marconi.
Così l'omaggio alla tomba del Grande Scienziato è divenuto un
momento rituale di incontri e riunioni; valga per tutti la visita che
il Presidente Internazionale Paulo Costa fece a Villa Griffone quando dedicò un paio di giorni a Bologna.
A celebrazione della prima trasmissione marconiana i sette RR.CC.
del Gruppo Felsineo dedicarono un interclub di particolare rilievo,
la sera del 22 marzo 1995, nella sala cinquecentesca della Biblioteca
63
di S. Domenico. La riunione si aprì con l'omaggio alla N.D. Elettra
Marconi Giovanelli, nominata socio onorario del nostro Club, alla
quale il Presidente ing. Francesco Angiolini consegnò distintivo,
statuto, tessera e un omaggio floreale. La Principessa Elettra ringraziò per la nomina, e per i calorosi applausi che l'avevano salutata, ricordando come suo padre apprezzasse l'analoga attenzione
rivoltagli dai Rotariani bolognesi e conservasse sempre affetto vivissimo per la sua città.
64
Il nostro Presidente
ing. Francesco Angiolini consegna alla
Principessa Elettra Marconi Giovanelli
le insegne di Socio Onoraio.
Il Presidente della riunione, ing. prof. Corlaita, Presidente di
Bologna Nord, dava poi la parola ad Umberto Eco, ringraziandolo
per aver accettato l'invito a svolgere un tema degno della serata e
delle ben note virtù affabulatorie del semiologo noto in tutto il
mondo.
"Lo straordinario sviluppo della comunicazione: dalla radio all'Internet".
Prendendo le mosse dai due gesti ormai storici – il primo segnale
cento anni fa e alcuni decenni dopo l'accensione delle luci di
Sidney – che realizzarono il sogno millenario della azione a distanza e aprirono "la vera e più profonda stagione dei mezzi di comunicazione di massa", incominciata con l'invenzione della stampa,
l'illustre oratore ha passato in rassegna gli altri mezzi – il libro, il
giornale e il cinema – che implicano un atto volitivo da parte di chi
riceve il messaggio. La televisione invece arriva in tutte le case, e la
possibilità dello zapping dà all'utente l'eccitante possibilità di scelta in una nuova forma di "azione a distanza". Avventurandosi nell'esplorazione del futuribile, Eco vede il diffondersi del computer e
la nascita dell'Internet come una nuova svolta storica, che segna la
fine della civiltà dell'immagine per tornare alla civiltà alfabetica. E
chi non saprà fare il salto e non saprà dominare l'enorme volume
delle informazioni ne sarà travolto. Una "lezione monito", questa
del prof. Eco, secondo la stampa cittadina.
La Principessa Elettra Marconi Giovanelli
taglia il nastro inaugurale della
Stanza dei bachi attrezzata alla raccolta
di cimeli marconiani.
L'ultimo avvenimento importante nell'alleanza fra Rotary e
Fondazione Marconi si è avuto in questa annata con l'inaugurazione di una raccolta di cimeli marconiani nella "stanza dei bachi" di
Villa Griffone, l'ambiente che occupa l'ultimo piano del settecentesco edificio, che il giovane Guglielmo utilizzò come suo primo laboratorio sperimentale e che, con una grande finestra, guarda sulla
collina dei Cappuccini, dove i Suoi primi e affezionati collaboratori
spararono gli storici colpi di fucile. L'inaugurazione venne effet-
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Inaugurazione della Stanza dei Bachi.
Accanto alla Principessa il Ministro
Gambino e il prof. Corazza.
Con loro dirigenti del Rotary e della
Fondazione Marconi.
tuata nella "Giornata Marconiana", il 25 aprile 1996, alla presenza
del ministro Gambino. Il Distretto 2070 e i sette RR.CC. bolognesi,
che avevano erogato un consistente contributo, erano presenti accanto alla socia onoraria Elettra.
Marconi e il mare
L'apparizione sugli schermi del
"colossal" Titanic, ha ricordato un
avvenimento determinante per illuminare ed esaltare l'invenzione di
Guglielmo Marconi.
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Il Marchese Luigi Solari, il più grande
amico di Marconi, e il suo primo biografo.
Quando già la trasmissione a distanza aveva superato ben altri
spazi che non la collina dei Cappuccini a nord di Villa Griffone,
Marconi affermava "La telegrafia senza fili dovrà essere applicata
soprattutto sul mare per la sicurezza della vita dei naviganti". E
anticipava: "Verrà il giorno in cui tutte le navi saranno munite del
mio nuovo sistema di telegrafia. Ed io allora sarò felice, perché
avrò reso un grande servizio ai marinai di cui sono ammiratore ed
amico". Queste, le sue testuali parole secondo la biografia scritta
dal marchese Luigi Solari, l'alto ufficiale che la Marina aveva delegato per mantenere i collegamenti con l'inventore (e per "ricucire
lo strappo" dei primi non felici contatti), e che era diventato il suo
migliore amico. Il libro "Marconi" pubblicato da Mondadori nel
1940, aggiungeva che Marconi amava il mare di per se stesso, dichiarava che avrebbe vissuto sempre volentieri sul mare (non soffriva il mal di mare), e questo costituiva un vantaggio, perché egli
aveva in progetto di recarsi spesso in America e in giro per il mondo. Grazie alla sua capacità manageriale, la Marconi Company
aveva già concluso accordi la con alcune grandi compagnie di navigazione, pochi anni dopo l'esperimento della propagazione delle
onde elettromagnetiche attraverso l'Atlantico, per l'installazione
della radio su decine di navi mercantili. Già da oltre dieci anni prima del disastro, il primo bollettino di bordo contenente le notizie
giunte per radio era stato stampato e diffuso.
È noto, ed è stato drammaticamente narrato nel film, che il messaggio "Save our sales" lanciato dal radiotelegrafista del "Titanic",
pur nelle molteplici avversità e nei traumatici contrattempi di
quella notte dell'aprile 1912, valse a fare accorrere navi provvedute
anch'esse del telegrafo senza fili, e a salvare 770 persone. Noto anche che i superstiti , qualche giorno dopo la tragedia, attraversarono silenziosamente in lungo corteo la metropoli di New York per
recarsi da Guglielmo Marconi ed attestargli la loro riconoscenza,
consegnandoli una pergamena con tutte le loro firme ed una statua
dello scultore Trubetzkoi. Meno noto che il grande inventore come,
racconta Solari, era stato invitato dalla White Star Line a far parte
di coloro che avrebbero compiuto il viaggio inaugurale del
"Titanic", fissato per il 10 aprile, ma Marconi preferì partire qualche
giorno prima con il "Lusitania", perché un'abilissima stenografa a
bordo di quest'ultimo transatlantico si era messa a sua disposizione per aiutarlo durante il viaggio a sistemare la corrispondenza arretrata.
Una scelta banalissima, che gli salvò la vita.
Il marchese Solari fu ospite del R.C. Bologna il 6 giugno 1936; affascinò l'auditorio con la sua aneddotica su Marconi ed auspicò che
Bologna divenisse un centro importante di telefonia e radiotelefonia, sia per la sua ubicazione geografica, sia per una sorta di "diritto di paternità" rispetto al grande inventore.
È merito di Bologna, e di alcuni suoi figli illustri e no, l'aver resistito alla tentazione di fare di Villa Griffone una sorta di "santuario",
custode di leggendarie memorie, ad uso dei turisti preferendo invece dar vita in essa a quella Fondazione che, anche per merito dei
rotariani, è diventato un centro di studi a livello internazionale nel
campo da Lui aperto.
Il Rotary per la Gioventù
Progetto giovani
Un'iniziativa realizzata
dai Rotary e dai Rotaract
del Gruppo Felsineo
in collaborazione
con l'Università di Bologna
I Rotary e i Rotaract del Gruppo Felsineo in collaborazione con
l'Università degli Studi di Bologna hanno organizzato – nel periodo
24 marzo-23 aprile 1997 – una serie di incontri con gli studenti che
frequentavano l'ultimo anno delle Scuole superiori e delle Facoltà
universitarie di Bologna per allo scopo di fornire loro, informazioni
e consigli utili per la scelta della Facoltà e per orientarsi nel mondo
del lavoro.
Gli incontri riguardavano tutte le Facoltà dell'Università di Bologna.
I relatori di ogni incontro erano:
il Preside della Facoltà, i Presidenti dei Corsi di Laurea, i rappresentanti degli Studenti, esponenti del mondo del lavoro.
Ogni incontro prevedeva:
1 Una breve presentazione dell'organizzazione didattica (Corsi di
Laurea, Corsi di Diploma, Indirizzi, Orientamenti, Dottorati di
ricerca, Scuole di Specializzazione, ecc.);
2 La descrizione degli ambiti professionali in cui potranno inserirsi i laureati;
3 La valutazione delle possibilità occupazionali a breve e medio
termine.
È sempre stato dato ampio spazio agli Studenti per domande ed
osservazioni.
L'iniziativa è stata gestita da un Comitato di cui facevano parte
tutti i Club (per il nostro, il prof. Giorgio Casadei); coordinatore il
prof. Giorgio Aicardi del Club Bologna Carducci .
Motivi di un successo
Il nostro Consigliere,
prof. Gian Luigi Spada, preside del
Liceo classico "Luigi Galvani", la
cui collaborazione è stata particolarmente utile per i rapporti con il
Provveditorato agli Studi e con i
colleghi degli Istituti partecipi, sintetizza per noi scopi e risultati.
È naturale che il Rotary sviluppi molte iniziative per i giovani. Un
Club di servizio non può ignorare la parte più viva ed importante
del contesto sociale: quella parte che è il fulcro della società del domani e nella quale confluiscono tutte le aspettative, le prospettive e
le speranze. A quanto viene sviluppato a livello nazionale e internazionale in questo ambito, i Rotary dell'area felsinea hanno voluto aggiungere un proprio particolare contributo finalizzato all'orientamento universitario e professionale degli allievi dell'ultimo
anno delle scuole superiori bolognesi. L'attività ha avuto origine
da alcune iniziative del Rotary Bologna, iniziative nate per far conoscere ai giovani il Rotary, con l'intento di avvicinarli allo spirito
di servizio attraverso una testimonianza concreta, che fosse al contempo esempio e risposta ai loro problemi. L'attività originaria si
era sviluppata su due linee d'azione: l'una organizzata con il
Rotaract Bologna e il liceo Galvani e finalizzata all'orientamento
universitario dei liceali; l'altra, successiva, destinata agli studenti
delle scuole cittadine ed orientata ad affrontare tematiche di alto
interesse per i giovani, tra cui, anche, l'orientamento professionale.
Il successo dell'iniziativa e l'interesse suscitato hanno suggerito di
67
ampliare lo spettro di azione attraverso un servizio gestito congiuntamente dal Gruppo rotariano e rotaractiano felsinei. Fu organizzata un'attività di orientamento universitario per studenti delle
scuole bolognesi. Lo scopo era quello di far conoscere le facoltà
universitarie sia come struttura sia come prospettive professionali.
La partecipazione del Rotaract all'iniziativa, nata originariamente
con lo scopo di vivacizzare il dibattito, ha consentito di aggiungere
al punto di vista dei docenti universitari e dei professionisti la
diretta esperienza di chi aveva appena terminato gli studi ed era,
quindi, in grado di mettere in risalto l'ottica dello studente,
sia in rapporto alla corrispondenza tra realtà e prospettive iniziali,
sia in rapporto alle difficoltà incontrate per inserirsi nel mondo
del lavoro.
L'iniziativa ha avuto notevole successo per la larga partecipazione
dei giovani, per la vivacità del dibattito e per l'efficacia della ricaduta. Gli studenti che avevano partecipato agli incontri avevano
particolarmente apprezzato la coralità degli interventi. La notevole
competenza ed esperienza dei relatori ha consentito di avere uno
spaccato della realtà universitaria e produttiva, che ha offerti scenari originali e concerti particolarmente efficaci per orientare chi
deve operare una scelta coniugando capacità e interessi personali
con le prospettive occupazionali.
G.L.S.
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Premio ROTARY
per le Facoltà dell'Università di Bologna
L'assegnazione del premio – una
targa diploma e un assegno di due
milioni – viene fatta sulla base dei
dati forniti da ciascuna Facoltà per
i laureati in corso dell'Anno
Accademico ultimo concluso, in
questo caso l'Anno 1995-96 – relativamente alla votazione media ri-
Nella foto, la cerimonia di consegna dei
premi per l'ultimo concorso, settima
edizione dell'iniziativa.
Accanto ai premiati, a destra il PDG
Edile Belelli, l'incoming DG Piero
Pasini, che copre parzialmente il
Prorettore prof. Verondini.
portata nel totale degli esami, più il
voto di laurea, più l'eventuale lode.
La formula venne escogitata sette
anni or sono dal nostro pastPresidente prof. Guido Paolucci, ed
ha il pregio di non richiedere iscrizione a concorso né commissione
aggiudicatrice. Gli altri Club del
Gruppo vi parteciparono con entusiasmo e anche la stampa cittadina
riecheggiò favorevolmente l'iniziativa. Nei casi di ex-aequo (come verificatosi appunto nel 1997) il
Gruppo naturalmente assegna un
premio in più.
I seminari
RYLA
RYLA è l'acronimo di "Rotary Youth Leadership Awards" – formazione rotariana di giovani leaders. Il Manuale di Procedura così lo
definisce:
è un progetto distrettuale; mira a sviluppare nei giovani d'ambo i
sessi le doti di comando e il senso di civismo; viene svolto nelle varie parti del mondo nei modi più diversi, assumendo talvolta le note caratteristiche della località in cui viene organizzato; per la maggior parte, questi programmi giovanili vengono condotti in forma
di un seminario o di un campeggio di addestramento a compiti di
guida.
L'idea del RYLA nacque una ventina di anni fa in Australia e in
Nuova Zelanda. Non è improbabile quindi che mirasse
all'addestramento di giovani in grado di guidare gruppi in escursione attraverso le regioni desertiche ed impervie del quinto continente.
La formula giunse in Europa attraverso l'America, e qui la leadership venne intesa come attitudine a ricoprire cariche e incarichi direttivi alla luce dei problemi della civiltà moderna.
L'attuazione aderente alla mentalità italiana venne elaborata e sperimentata nell'annata 1982-83 dal PDG Gianfranco Napoli e da
Tonino Pacella del club di Livorno, che riunirono in una accogliente
località toscana, Pelagone, per una settimana di primavera, un ristretto numero di giovani, selezionato ed invitato dai Club del
Distretto, per dibattere l'impegnativo tema "L'uomo dei tempi nuovi", svolto da relatori – rotariani e non – di alta qualificazione accademica e/o imprenditoriale.
L'esperimento ebbe grande successo, anche come numero di partecipanti, e il RYLA venne ripetuto annualmente (altre sedi: Rimini,
Chianciano, Portoferraio). Oggi tutti i Distretti italiani organizzano
il RYLA sulla falsariga di questa formula.
Nell'annata 1996-97 il RYLA del Distretto 2070 si è tenuto dal 13 al
20 aprile a Portoferraio sul tema "Verso il Duemila: incontro con il
futuro".
Vi hanno partecipato 85 giovani.
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ROTARACT CLUB BOLOGNA
Distretto 2070
Presidente dott. Lucia Vannini
70
Il Rotaract Club Bologna, fondato nel 1969, attualmente ha 27 soci.
Lo scopo del Club, in linea con quello degli altri Rotaract Club, è
quello di offrire a giovani di età compresa tra i 18 ed i 30 anni, la
possibilità di acquistare conoscenze e attitudini necessarie per la
crescita personale, al fine di sapere affrontare i bisogni della propria comunità, e di promuovere migliori relazioni tra i popoli del
mondo sulla base dell'amicizia e del servizio.
Numerose sono le attività inerenti la sfera sociale, professionale e
culturale realizzate nel corso dell'anno sociale 1996/97.
Attività sociali
Sia a favore del "service" nazionale, rappresentato dal proseguimento dell'attività di raccolta di fondi per la ristrutturazione di
un'ala dell'ospedale Gaslini di Genova, sia a sostegno dell'ANT
(Associazione Nazionale Tumori), l'ente che assiste a domicilio i
malati di cancro. A favore di tali enti sono stati devoluti i ricavati
delle due feste organizzate, in collaborazione con gli altri Rotaract
bolognesi, in prossimità delle vacanze natalizie e di quelle estive. Il
ricavato invece della festa di Carnevale, nonché di un'asta di beneficenza, è stato destinato alla realizzazione del progetto "La casa
del sorriso di Mariele", con la quale l'Antoniano di Bologna ricorda
Mariele Ventre e che prevede la costruzione di una casa di accoglienza per bambini orfani in Bolivia.
Attività culturali
Conferenze con vari esponenti del mondo accademico, dell'arte e
della scienza, ed in particolare:
Prof. Marco Battacchi, docente di Psicologia dinamica sul tema
"La vergogna"; Ing. Vittorio Giardino sul tema "Il mondo dei
fumetti"; Prof. Giorgio Bernini, docente di Economia e Commercio,
sul tema "I giovani e l'Europa".
Il Club ha inoltre collaborato all'organizzazione della mostra
"Segni e di-segni" di Grazia Gottarelli che si è svolta presso la
Chiesa della Neve.
Sviluppo
delle capacità professionali
In collaborazione con i Rotary ed i Rotaract di Bologna,
il Progetto Giovani. (Si veda l'apprezzamento del prof. Spada).
Nel corso dell'anno inoltre numerose sono state le occasioni di
incontro finalizzate a promuovere l'iniziativa e l'affiatamento tra i
soci e tutti gli amici simpatizzanti: tra queste il cocktail di apertura
dell'anno sociale, le numerose conviviali e la gita a Mantova e
Sabbioneta.
L.V.
Il Rotary
nella Comunità
Omaggio all'Arma
Su proposta di Bologna Est, fatta propria da tutti i Club del Gruppo
Felsineo e patrocinata dal Distretto, i Rotariani bolognesi hanno donato all'Arma dei Carabinieri un monumento alla memoria dei
Militi caduti per la Patria, eretto nel piazzale della Caserma del V
Battaglione Carabinieri Emilia-Romagna di via delle Armi.
Un'iniziativa fortemente voluta dal PDG Prof. Gian Luigi Quaglio,
il quale ne ha personalmente curato l'attuazione in ogni fase. Il monumento, opera del noto scultore concittadino Romano Nucci, di
Bologna Est, è stato inaugurato il 26 ottobre dell'anno scorso con
una sobria, austera cerimonia, presenti autorità militari e civili e le
rappresentanze delle Associazioni d'Arma.
Hanno partecipato alla manifestazione il presidente del Consiglio
Romano Prodi, accompagnato dal prefetto Mosino e dal questore
dott. Aldo Gianni, il procuratore generale dott. Pellegrino
Jannaccone, il presidente della 3a Sezione civile della Corte
d'Appello dott. Giuseppe Bagnulo, il generale Giglio della Guardia
di Finanza. Per l'Arma: il comandante della Legione gen. Mariano
Ceniccola, il comandante della XI Brigata gen. Ermanno Vallino, il
comandante del V Battaglione col. Alvaro Cicognani, che ha comandato lo schieramento in armi e ha reso gli onori alla bandiera
di guerra.
Numerosa e qualificata la presenza dei Club Rotariani.
Scoperto il monumento, il col. Cicognani ha rievocato le glorie del
V Battaglione, il Governatore Distrettuale ing. Fini ha espresso l'ammirazione e l'affetto dei Rotariani – come di tutti i cittadini amanti
della Patria – per i Carabinieri e il grato compiacimento del Rotary
nel vedere accolta così solennemente l'omaggio rotariano all'Arma;
il gen. Ceniccola ha ringraziato a sua volta per il significativo gesto
e per le presenze autorevoli che ne hanno sottolineato l'importanza.
71
La "Casa del terrapieno" alle
suore di Madre Teresa
72
"Villa S. Antonio"
in via del Terrapieno, 15
Alla ripresa dopo le ferie estive, il prof. Casali venne invitato all’inaugurazione, da parte del Cardinale Biffi, della nuova Casa di
Accoglienza delle Suore Missionarie di Madre Teresa di Calcutta.
Valutata la inadeguatezza della loro prima sede in Bologna, S. Em.
aveva dato incarico a mons. Marino Dal Fiume, presidente dell'Opera Pia Davia Bargellini, di trovare adeguata soluzione.
L'Opera, che ha fra i suoi scopi sociali quello di sussidiare immobili, facenti parte del patrimonio avuto in eredità dalla nobile famiglia senatoria, "a sollievo della classe indigente", deliberò di dare
all'Ordine di Madre Teresa, in uso gratuito e perpetuo con il solo
vincolo della destinazione, la "Villa S. Antonio" di via del
Terrapieno.
Gli interventi di restauro, rilevanti, vennero finanziati
dall'Archidiocesi con i fondi dell'otto per mille destinati alla carità.
"A questo punto, il felice incontro con il Rotary e con il suo Governatore, gen. Furio Basacca, il quale elargì 50 milioni per strutturare
ed attrezzare la cucina": così lo ha raccontato lo stesso mons.
Dal Fiume, ospite il 18 novembre della conviviale del R.C. Bologna,
per la consegna delle insegne di P.H.F., un riconoscimento che egli
ha ritenuto spettante all'Opera, e che molto ha gradito. Alla serata
erano presenti anche il gen. Basacca, i PDG Pasquali, Valenti,
Quaglio, la Major Donnor signora Vera Busi Girardini, e molti rotariani, ospiti e signore.
Villa S. Antonio ha una capacità di 35 posti letto, oltre i sei alloggi
per le Suore; è ubicata e attrezzata per tutti i servizi che l'Ordine
dà ai "poveri fra i più poveri"; è dotata di un appezzamento di terreno adatto ad orto, potrà creare un reparto per i malati di AIDS.
Il prof. Casali ha annunciato che il ricavato delle consuete offerte
natalizie del Comitato consorti verrà devoluto a "Villa S. Antonio",
per sostenere le molte altre spese occorrenti "quando si mette su
casa".
La Fondazione
motore
e anima
del Rotary
La chiamano "il fiore all'occhiello",
il "braccio operativo", e in molti altri modi. Ma nessuna definizione
vale quanto l'enunciazione del suo
scopo sociale, che prendiamo da
uno dei più attivi e convinti fautori
di questa istituzione:
"Sostenere le azioni del R.I. per la
comprensione e la pace, attraverso
programmi internazionali umanitari, di educazione e di scambi culturali. La caratteristica essenziale della Fondazione è l'internazionalità.
È la Fondazione il motore propulsivo di tutto ciò che il Rotary fa al di
sopra delle bandiere nazionali".
Ma cominciamo dal principio.
Un altro "settimo anno", un'altra vicenda che è entrata a far parte dei
miti rotariani.
Nel giugno 1917, al Congresso di
Atlanta, il sesto Presidente di quella associazione di Club che già si
chiamava "Rotary International",
Archie Klumph, presenta la proposta di istituire un fondo di dotazione con lo scopo di "far del bene nel
mondo".
La proposta è accettata; l'unica contribuzione è di ventisei dollari e
cinquanta cents. Perché quell'importo e non ventisette dollari?
Potrebbe sembrare una domanda
inutile, come sarebbe quella di
chiedersi perché il 23 febbraio 1905
Paul Harris invitasse tre amici e
non quattro all'incontro considerato l'atto di fondazione del Rotary.
In verità, la tradizione vuole che
quel singolare importo fosse il residuo attivo di gestione del
Congresso. Tuttavia l'accostamento
con i quattro fondatori non appare
eccessiva, se si pensa che quell'esiguo "Fondo" diventerà la
Fondazione Rotary e che la crescita
di quell'importo è stata ancor più
prodigiosa che non la dilatazione
del numero dei rotariani, e la diffusione del Rotary nel mondo.
Al 30 giugno 1995 – comunica
attraverso la rivista Rotary
Carlo Monticelli, coordinatore regionale della Fondazione 1995-97
(34 Distretti Europei) – alcune cifre
che documentano quale sia la dimensione finanziaria attuale della
Fondazione stessa:
Contributi raccolti nell'annata
1994/95: 98,4 miliardi di lire.
Contributi cumulativi raccolti al
giugno 1995: 1.386 miliardi di lire.
Spese per programmi 94/95:
73,4 miliardi di lire.
Spese cumulative per programmi:
1.109 miliardi di lire.
La crescita dimensionale del Fondo
creato nel 1917 non fu esplosiva,
come non lo fu la crescita dei Club
(come noto, il Rotary rimase circoscritto a Chicago dal 1905 al 1908,
quando venne fondato a
S. Francisco il Club n° 2)
Contro le possibilità di una espansione immediata del Fondo fu determinante la situazione storica internazionale, che influì su tutta
l'Associazione, limitandone quantitativamente e qualitativamente la
sfera d'azione.
Come noto, il 1917 fu l'anno in cui
gli Stati Uniti d'America entrarono
in guerra (in quella detta impropriamente "la grande guerra"), e
che i Rotary Club si diedero a sostenere lo sforzo della Nazione
contribuendo al soccorso per le famiglie colpite da lutti e ai prestiti
obbligazionari statali e confederali.
Ma anche dieci anni dopo la fine
della guerra, benché nel 1928 il
Fondo prendesse il nome di
Fondazione, le cose non cambiarono molto: la Fondazione rimase
una sorta di ufficio assistenza senza programma, attiva solamente attraverso interventi locali, caso per
caso. Si pensò addirittura (lo abbiamo imparato ora) di sopprimere l'istituzione. Si dovette aspettare, per
il decollo, un altro "settimo anno"
quel tristissimo 1947 che si aprì in
gennaio con la morte di Paul
Harris.
In primavera la Fondazione raggiunge i cinquecento milioni di
dollari, tanto quanto aveva raccolto
nel precedente trentennio: un eloquente segno di come i rotariani
accusassero la dolorosa perdita del
fondatore e ne onorassero la memoria con i fatti e non con le parole.
Il vertice del Rotary Internazionale
avverte che la Fondazione è lo strumento attraverso il quale può realizzare programmi umanitari, educativi e di scambi culturali a raggio
veramente internazionale.
E nello stesso anno, avvia il primo
di questi programmi, che ora passeremo in rassegna, (con la massima concisione dato che la stampa
rotariana e lo stesso M.d.P. forniscono ampie notizie in merito),
informando anche i lettori su quale
sia stata la partecipazione del
Distretto 2070, del Gruppo
Felsineo, del Rotary Club Bologna.
73
74
"Grazie ad una borsa di studio, conferitami dai Rotariani di Atlanta, ebbi la
fortuna di poter studiare negli Stati
Uniti d'America poco tempo dopo la fine della guerra.
Ho potuto vivere in prima persona gli
ideali che Voi Rotariani perseguite:
e cioè "la comprensione reciproca,
la buona volontà e la pace fra le
nazioni".
Ho potuto constatare l'apertura degli
animi che esiste laddove i liberi rapporti fra gli uomini oltrepassano le frontiere".
Friedrich Ruth
ex Ambasciatore di Germania in Italia
Viene varato l'anno stesso (1947) –
un altro anniversario da celebrare,
dunque – il primo programma: le
Borse di Studio; ne vengono assegnate diciotto di sette diversi Stati.
La crescita farà del Rotary l'ente
privato che ha finanziato il più vasto programma di Borse di Studio
nel mondo. I Distretti italiani sono
attivi come sponsor e come ospiti
di borsisti stranieri che hanno chiesto e ottenuto di frequentare per un
anno accademico una Università
italiana. In testa naturalmente il
Distretto 2070 con i suoi sette storici Atenei. La formula , ai fini dello
scopo sociale rotariano – stabilire
rapporti amichevoli fra persone di
nazionalità diversa – si dimostra
così valida da meritare una definizione più alta:
Borse degli Ambasciatori di buona volontà.
Importante, e sperabilmente ben
noto a tutti, le borse non possono essere assegnate a figli, nipoti o coniugi
di rotariani.
Il nostro Club, così a lungo rimasto
l'unico Rotary cittadino, ha funzionato altrettanto a lungo come l'uni-
co Club ospite. Il che comporta una
serie di adempimenti amministrativi e non, che il Governatore
Distrettuale affida a un rotariano
della località ove il giovane o la
giovane hanno chiesto di trascorrere l'anno accademico che la Borsa
copre, così come il Distretto prescelto ed ottenuto dal borsista italiano all'estero nominerà in appoggio a questi. Il Board e gli
Amministratori della R.F. hanno
stabilito, sia per il borsista sia per il
suo assistente compiti specifici, finalizzati allo scopo che l'annata di
studi borsistici realizzi il fine di fare del borsista stesso "un ambasciatore di amicizia". È questa forte
connotazione che distingue le
Borse della Fondazione dalle innumerevoli borse di studio che istituzioni ed enti vari rendono accessibili a studenti universitari.
Nell'annata 1996-97 sono state concesse 1.277 borse per un valore
complessivo di circa 20 milioni di
dollari. Si calcolano in oltre 28 mila
i Borsisti della Fondazione, in viaggio in 140 Paesi, e in 50 miliardi di
lire lo stanziamento a loro sostegno, dal 1947 ad oggi.
Lo Scambio
di Gruppi
di Studio
Il secondo programma è varato nel
1965: lo Scambio di Gruppi di
Studio, che si realizza attraverso
l'accordo fra due Distretti di
Continenti diversi. I rotariani assidui ricorderanno la rituale presentazione del Gruppo di Studio ospite a nostre riunioni di Interclub,
anche perché nell'area del Distretto
2070 la laboriosa organizzazione
del programma italiano è affidata a
in scienze, fisioterapista, e tutti professionalmente attivi da almeno 2
anni. Il programma elaborato dal
dott. Giancarlo Pascale seguiva
questo itinerario: Pisa, Firenze,
Prato, Riccione, Rimini, Ravenna,
Ferrara, Bologna, con puntate a
Lucca, San Marino, Delta del Po,
S. Agata B., Sasso Marconi. In ogni
sede di sosta, il Gruppo veniva assistito da un responsabile del
75
Il Gruppo di Studio del Distretto 7090
(Canada-USA) all’aereoporto di Bologna
in procinto di rientrare in patria.
Lo accompagna il dott. Giancarlo Pascale
Giancarlo Pascale, Presidente della
Sottocommisione Distrettuale dei
G.S.E. Non sono mancate le presentazioni simultanee dei due Gruppi
– l'italiano appena rientrato e l'ospite in partenza - ai Congressi quando i tre calendari coincidevano.
Dal 27 maggio al 24 giugno 1997
abbiamo avuto ospite un Gruppo
di studio del Distretto 7090, canadese, ma con un'appendice territoriale negli Stati Uniti. Lo guidava
Paul H. Vale, professore di lettere
laureato a Buffalo, accompagnato
dalla consorte, signora Elena
Marchini. Lo componevano:
Grayce Bonifacio, laureata in "arte
del teatro"; James L. Oliver, laureato in biologia e in ingegneria dell'ambiente; Isabel Reinhart, marketing; Lisa Schmidtfrerick, laureata
Rotary locale. Come da regolamento, il calendario comprendeva cinque giornate "vocazionali", nelle
quali ciascun componente eseguiva
una visita professionale relativa al
suo specifico interesse.
Il Gruppo Scambi di Studio sponsorizzato dal nostro Distretto, destinazione USA-Canada, era accompagnato dal dott. Fulvio Grindelli
(Viareggio-Versilia) e composto da:
ing. Marco Celestino, Pisa; Milena
Fanti, Bologna; Stefano Neri, Siena;
Francesca Tosi (Viareggio-Versilia).
Tutti laureati o diplomati.
Nell'annata '94-'95 hanno "viaggiato" 500 gruppi. Dal 1965, primo varo dell'iniziativa, 5.500 gruppi in
100 Paesi, per un totale a carico
della Fondazione di oltre 80 miliardi di lire.
Matching
Grants
Sovvenzioni
Paritarie
76
Nello stesso anno 1965
nasceva anche il programma
"Matching Grants", tradotto in italiano "Sovvenzioni paritarie":
la Fondazione copre il 50% dei costi di un progetto educativo o sociale avviato e realizzato da due o
più Club o Distretti. Il beneficiario
è sempre o quasi un Paese del terzo mondo ove un Rotary Club locale vuole aprire un ospedale o una
scuola o creare un sistema idrico.
Un esempio ricavato dal primo
esperimento di Matching Grants
realizzato nel nostro Distretto.
Durante l'anno rotariano 1992/93,
il Distretto 2070, sotto la guida del
governatore Gabriele Tristano
Oppo, ha realizzato il Progetto
Maching Grants n. 3285 per il finanziamento di una scuola speciale
per bambini sordomuti in costruzione nel territorio di Cochin (Stato
di Kerala–India meridionale).
Il progetto, cooptato dai Distretti
2210 della Spagna (Governatore
Josè Manuel Gutierrez) e 1700 della
Francia (Governatore Paul Ajat), è
stato approvato dalla Rotary
Foundation che ha concesso la sovvenzione paritaria, grazie all'instancabile impegno della Commis-
sione distrettuale APIM,
Mario Calamia del R.C. Firenze
Sud.
Con tali finanziamenti la costruzione e l'arredamento della scuola sono stati completati a tempo di record, così che il 21 gennaio 1995 è
stato possibile inaugurarla ufficialmente.
Nel 1978 viene istituito il
Programma 3H
Health, Hunger, Humanity
allo scopo di migliorare la salute,
alleviare la fame, elevare l'umanità,
cioè il livello sociale. Appartiene a
questa area il programma "Vita per
l'Albania", che merita una citazione
a parte per il contributo dato dal
Distretto 2070.
Un programma 3H contro
l'epatite B è stato promosso da tutti
i Distretti italiani, in collaborazione
con OMS e Ministero della Sanità
Albanese; durata 3 anni (1993/94 1994/95 - 1995/96).
Il progetto ha assunto recentemente la denominazione di
"3H PROJECT 94-3" nell'ambito
dei progetti umanitari finanziati
dal Programma 3H.
Esso indica esclusivamente la campagna triennale di vaccinazione
contro l'epatite virale B.
La raccolta dei fondi è iniziata nell'anno rotariano 1993/94 e terminato nell'anno 1995/96. La fase operativa (quella delle vaccinazioni
vere e proprie) iniziata nel maggio
1994, è terminato nell'ottobre 1997.
I 70.000 neonati circa di ogni anno,
ricevono (o hanno ricevuto) la prima dose di vaccino entro 48 ore
dalla nascita, la seconda tra la sesta
e l'ottava settimana di vita, la terza
al sesto mese. Il vaccino è acquistato attraverso l'OMS, onde ottenere
il prezzo più favorevole. Alla fine
di settembre 1995 era costituito da
312.300 dosi di vaccino, 390.000 siringhe monouso e da 500.000 copie
di una "Guida alla prevenzione contro
l'epatite B" in lingua albanese.
Le vaccinazioni sono iniziate l'11
maggio 1994.
I vaccinati dal giugno 1995 a fine
anno circa, sono stati:
con una dose
77.849
con due dosi
60.513
e con tre dosi
39.204
Totale vaccini 749.800.
Finanziamento rotariano dell'operazione Lit. 1.700.000.000 così ripartiti: Rotary italiani Lit. 1.240.000.000
('ogni distretto si è fatto carico di
contribuire annualmente al Progetto con una somma di circa 30.000
dollari').
La Rotary Foundation ha dato Lit.
465.000.000.
In parallelo con la campagna per la
vaccinazione dei bambini albanesi contro l'epatite C, promossa dai Distretti
italiani e sostenuta anche da una erogazione della R.F., l'ANT – creatura
del nostro socio Prof. Pannuti – ha
aperto nel '92 a Tirana uno di quei
suoi Ospedali Domiciliari Oncologici
che costituiscono l'ANT.
77
78
La partecipazione del Rotary è
coordinata da una Commissione
Internazionale, che delega responsabili – naturalmente rotariani –
nelle aree via via investite dalla
campagna Polio Plus. Tale Commisione ha diffuso per l'appunto in
data 30 giugno 1997 – un documento di grande valore perché fa il
punto sui risultati raggiunti sinora,
sugli obiettivi immediati, e anche
Il documento così prosegue:
2
Il Rotary si impegna a dare 287 milioni di dollari per l'eliminazione
totale della poliomielite.
3
Fino ad oggi, 118 Paesi hanno ricevuto fondi PolioPlus per l'eliminazione della poliomielite.
4
Senza la campagna di vaccinazione
sul ruolo che il R.I. svolge in questo sforzo globale. Il documento così esordisce:
1
"Da qui all'anno 2005, la contribuzione finanziaria dei Rotariani allo
sforzo globale per l'eliminazione
della poliomielite, si eleverà a 400
milioni di dollari. Inoltre, i Club e i
Distretti del Rotary hanno effettuato, a titolo particolare, doni in natura il cui valore ammonta a parecchi
milioni di dollari. Ma, soprattutto,
il R.I. ha mobilitato centinaia di migliaia di volontari a livello locale,
che svolgono un lavoro considerevole nei centri medici, organizzano
campagne di vaccinazione e intraprendono diverse azioni di lotta
contro la poliomielite nelle loro collettività. A tutt'oggi, più di un milione di Rotariani hanno contribuito al successo della nostra lotta
contro la poliomielite."
di questi ultimi 10 anni, circa 4 milioni di bambini che camminano e
giocano oggi normalmente sarebbero stati vittime della polio.
Almeno 500.000 casi di polio sono
evitati ogni anno grazie agli sforzi
dei governi e del partnership fra
l'Organizzazione Mondiale della
Sanità, il Rotary Internazionale, il
Fondo dell'ONU per l'Infanzia
(UNICEF) e i Centri americani di
controllo e prevenzione delle malattie (CDC).
5
Numero dei bambini vaccinati:
dal 1985 a tutto il 1996: più di un
miliardo; nell'anno record 1996
400 milioni negli 85 Paesi nei quali
sono state organizzate "Giornate
della vaccinazione".
6
Risultati: nel 1996 non sono stati
denunciati casi di poliomielite in
154 Paesi.
Nel 1985 il Rotary International
lancia la sua campagna più ambiziosa: la POLIO PLUS contro il
diffondersi della poliomielite e
delle malattie infettive nel mondo.
Il programma è accettato dalla
Organizzazione Mondiale della
Sanità e il Rotary diventa il primo
collaboratore non statale della campagna di vaccinazione, che ha già
immunizzato interi Continenti, e
che i rotariani vogliono terminare
nel 2002, così da poter dichiarare
debellate le epidemie , dopo i tre
anni di controllo, nel 2005, centenario del Rotary.
7
Rapporto fra casi denunciati e casi
stimati: Per l'anno 1996 sono stati
segnalati circa 4 mila casi di polio.
L'O.M.S. stima, tenendo conto delle
zone a debole sorveglianza, che i
casi siano stati 40 mila.
8
Economie che potrebbero realizzarsi per l'eliminazione totale della polio: almeno 1 miliardo e mezzo di
dollari, tenendo conto soltanto del
costo delle vaccinazioni periodiche.
9
Costo del vaccino per bambino:
0,50 dollari.
79
Altri programmi della Fondazione
Ultimo nato: il programma dei
"Forum per la Pace", conferenze internazionali per dirimere i conflitti
nel mondo. Dal 1987 ne sono state
tenute trenta.
Altri programmi, di minore importanza perché più specializzati:
Volontari del Rotary, Sovvenzioni
Carl Miller, Sovvenzioni per
Docenti Universitari: non ci addentriamo nell'illustrazione perché
rivestono un carattere particolare
che esula dai limiti di questa nota.
10
Importo da dedicare alla Polioplus
in Africa: 82 milioni di dollari.
11
Idem per l'Asia:
110 milioni di dollari.
12
Terminologia relativa alle forme di
collaborazione: "Coalizione" descrizione di un gruppo preciso;
"Donatore" associazione che versa
fondi rilevanti; "Partner": organizzazioni precise: OMS, UNICEF,
CDC, Rotary Internazionale.
Per questi enti si deve parlare di
"Partners principali". Il Rotary è alla testa di una coalizione speciale
che comprende: la Fondazione
Rotary, il Gruppo speciale per la
sopravvivenza e lo sviluppo dell'infanzia; il Comitato americano
dell'UNICEF, l'Associazione americana dei pediatri, e la Fondazione
March of Dimes Bith Defects.
Il Rotary è il principale donatore
non governativo.
Secondo dati continuamente aggiornati, e fra i quali è difficile un
orientamento preciso, nell'annata
1994/95 il totale delle sovvenzioni
erogate dalla Fondazione ha superato i 54 milioni di dollari.
I 26 dollari e 50 cents versati alla
nascita del Fondo, padre della
Fondazione, sono stati aumentati
oltre due milioni di volte. Un record che, ripetiamo, non sfigura di
fronte alla crescita di rotariani , dai
quattro fondatori riuniti in una città
americana a 1.213, 748 rotariani esistenti oggi (o ieri) in 155 Paesi del
mondo.
La Fondazione
vive
di contributi
volontari
80
Ma la serie dei primati non è finita: la Fondazione è la più grande
organizzazione del mondo che viva di contribuzioni volontarie e
che con contributi volontari alimenti una così ampia attività.
Giuridicamente, la Fondazione è stata costituita nel 1983 in "società
senza fini di lucro", in conformità alle Leggi dello Stato dell'Illinois
ed è gestita da 13 Amministratori nominati dal Presidente del
Rotary Internazionale.
Le regole gestionali e amministrative, che il Rotary si è dato per
questo suo "braccio secolare", fanno della Fondazione un modello
universalmente riconosciuto. Peccato non poterne parlare adeguatamente anche qui.
I Governatori Distrettuali, in quanto dirigenti del R.I. hanno "la diretta responsabilità di dare impulso alla Fondazione" (Manuale di
Procedura). I Club e i Soci sono stimolati anche attraverso la pubblicazione mensile di un report che indica , per ciascun Club , il livello della contribuzione pro capite.
La Fondazione ha creato anche una formula di riconoscimento e di
riconoscenza verso i rotariani più sensibili e più generosi:
attribuisce il titolo di PHF (Paul Harris Fellow) a chi – rotariano o
non – versa un contributo di mille dollari, o a nome del quale vengono versati i mille dollari. In pratica accade più spesso che il con-
Primato CEEMA*
del Distretto 2070 nella
contribuzione alla Fondazione.
Il Distretto 2070 con una contribuzione complessiva di 424.435 $, è
risultato il primo Distretto del CEEMA ed il 29° nella classifica di
tutti i Distretti del mondo. Anche nella contribuzione pro-capite il
Distretto 2070 si trova al primo posto tra i Distretti del CEEMA ed
al 68° della classifica generale.
* Europa Continentale Medio Oriente Africa
tributo venga versato a nome di una persona che il Club vuole onorare. Il PHF – che dà diritto a un attestato, a un distintivo e ad una
medaglia - diventa così una sorta di onorificenza, che può arricchirsi di una "Pietra Azzurra" per ogni ulteriore versamento di mille
dollari.
Esistono anche altre contribuzioni alla Fondazione per Borse di studio che danno diritto a citazioni speciali. Abbiamo nell'ambito del
Gruppo Felsineo un esempio di questo genere.
81
Il Presidente Giay ringrazia
la Major Donners
la Signora Vera Girardini Busi
La Signora Vera Girardini Busi, vedova del Rotariano Avv. Luigi
Busi (Bologna Nord), ha effettuato una rilevante donazione per
Borse di Studio della Fondazione Rotary: il versamento di 22 mila
dollari per una Borsa di Studio destinata ad un giovane straniero
che verrà in Italia per un anno a seguire un corso di perfezionamento post laurea in "Diritto delle Comunità Europee" presso
l'Università di Bologna; un lascito testamentario di 150 mila dollari
per una Borsa di Studio permanente che sarà amministrato dalla
Rotary Foundation. Per tanta generosità la donatrice sarà iscritta a
Evanston nel prestigioso albo dei Major Donors.
Per il 1997 la Borsa di studio è stata assegnata alla
Sig.na Claudia Fabiana Gomez, Distretto 4910 Argentina.
Alla cena in onore dei vincitori del Premio "Galileo Galilei", a Pisa
la sera del 5 ottobre 1996, il Presidente Internazionale del Rotary
Luis Vincente Giay ha rivolto alla Signora Vera Girardini Busi,
ospite, le seguenti parole:
Con vivo piacere voglio salutare la Signora Vera Girardini Busi di
Bologna, che stasera è fra noi e che, con la sua azione generosa di sostegno
alla Fondazione Rotary, ha voluto ricordare suo marito, l'avvocato e rotariano Luigi Busi, socio del Rotary Club di Bologna Nord dal 1972 alla Sua
82
scomparsa nel 1984.
La Signora Busi, attraverso la Fondazione Rotary, ha istituito la borsa di
studio, intitolata a "Vera e Luigi Busi" per giovani stranieri che vengono a
studiare in Italia.
La Signora Vera Busi ha effettuato un importante investimento, non in
azioni, nè in obbligazioni, non acquistando un immobile.
No, il suo altruistico investimento è destinato al futuro, verso l'abbattimento delle barriere e dei confini che dividono i popoli, verso l'aiuto alle
nuove generazioni, per studiare, preparandosi meglio alla vita e alla comprensione verso gli altri.
Queste parole del Presidente Giay sono state accolte con commozione da tutti i presenti e salutate con un prolungato applauso rivolto alla benefattrice, alla quale il Presidente Giay ha offerto un artistico oggetto in cristallo recante i nomi di Luigi e Vera Busi
accanto a quello della Fondazione
Per la sua generosa donazione, la Signora Vera Busi è stata iscritta
nel prestigioso Albo dei "Major Donors".
(Dalla rivista "Rotary" novembre - dicembre 1996)
Il Governatore Giuseppe Fini (1996/97), al termine del suo mandato ha aperto un conto, presso la R.F. che, al raggiungimento della
somma di 250.000 $, attiverà una borsa di studio annuale, perpetua
e "intitolata" (named) ai "Rotariani-Defunti" del nostro Distretto.
La somma fin qui versata è stata di 175.000 $, utilizzando le rimanenze di gestioni distrettuali pregresse e dell'annata 1996/97.
Potrebbero bastare alcune iniziative locali "mirate" per acquisire
la non rilevante differenza e arricchire di una unità il numero delle
Borse spettanti al Distretto in base ai conferimenti annuali
pro Fondazione.
OMAGGIO
A RICCARDO BACCHELLI E
A PAOLO MANARESI
I rotariani bolognesi organizzarono ed ospitarono l'ultimo
Congresso Distrettuale all'ombra delle Due Torri ai primi di maggio del 1986, Governatore il dott. Renato Pasquali, tema
"L'economia e la società civile in Emilia-Romagna e in Toscana",
Presidente del R.C. primogenito il prof. Edile Belelli. Un confronto
a tutto campo: dall'industria al commercio, dai trasporti alla finanza, dalla ricerca alle correnti di pensiero. Ai congressisti i rotariani
del Gruppo Felsineo vollero fare un omaggio-ricordo, "un mazzetto di pagine di Riccardo Bacchelli " selezionate dal prof. Marcelli, e
riprodotte per gentile concessione della Mondadori, arricchite da
dodici acquerelli originali di Paolo Manaresi. "Noi vorremmo, – diceva la presentazione, – che gli ospiti sentissero (e l'arte del
Bacchelli ce ne assicura) fra le immagini evocative, sgorgare la vita
e il carattere delle genti emiliane e romagnole, nella genuinità delle
cose e delle opere esaltate dall'incantesimo poetico". "Paolo
Manaresi – proseguiva la presentazione – ci aiuta a penetrare in
questo mondo nostro, col suo segno che esprime anch'esso con
classico magistero d'arte, la fantasia inimitabile delle viuzze e dei
vicoli cittadini, la sospensione d'animo che essa provoca, la follia
degli smisurati monumenti in cotto. Vogliano gli amici rotariani
gustare questi esempi di classica compostezza e di intensa capacità
espressiva".
Due rotariani: Bacchelli, "ad honorem" per aver ricevuto circa dieci
anni prima il "premio R.C. Bologna" destinato a dieci "grandi" che
in vari settori avevano tenuto alto il nome della Dotta in Italia e
nel mondo.
Il secondo, Paolo Manaresi, rotariano vero, convinto e amatissimo.
Socio effettivo dal 1955 al 1961, dimessosi poi per gravi lutti che
avevano accentuato la sua tendenza alla solitudine, aveva accettato
le insistenze degli amici che lo volevano "onorario". Ma questa sua
condizione durò soltanto un paio d'anni – 1984-85 – durante i quali
frequentò pochissimo il Club nonostante l'accoglienza affettuosa
degli amici tutti.
Fu in quel tempo che accolse le insistenze per farci i dodici acquarelli. Ma di lui artista occorre dire qualche cosa di più.
83
84
Allievo di Giorgio Morandi, Paolo Manaresi ne ereditò la Cattedra
d'Incisione all'Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1958 e, con
quella, – scrisse Franco Basile – "una visione appartata, fortemente
intima, dell'arte". "Ma a differenza del Maestro – proseguì Basile –
Manaresi infondeva nelle sue incisioni una tensione lirica, quasi
tragica, si trattasse di visioni notturne o di paesaggi, simili nel segno ma non nel distacco dell'anima alle celebri vedute della
"Fondazza" e Grizzana.
Quasi tutte le sue acqueforti (tecnicamente predilette) vennero
pubblicate dall'editore Prandi in un volume monografico di 850
esemplari nel 1969. Nel presentarlo, Roberto Pallucchini diceva di
Manaresi: "È un virgulto nutrito dall'alta lezione morandiana, ma
che è cresciuto e si è sviluppato con indipendenza ed altrettanta
coerenza: sempre dentro di sé, quasi con asprezza, affinché quelle
immagini diventino lo specchio poetico della propria angosciata
solitudine".
La sua attività fu costellata di premi e riconoscimenti: Biennale,
Quadriennale, Olivetti.
Nelle settimane precedenti l'improvvisa scomparsa, Manaresi stava lavorando ad una personale dove avrebbe esposto la produzione della sua ultima maniera: abbandonando bulini e acidi si era rivolto ai colori e alla pittura astratta.
"Addio a Manaresi, dolente maestro".
Così il Resto del Carlino nella nota necrologica pubblicata all'indomani della Sua dipartita.
"… alle case plebee in città, e a quelle contadinesche in
campagna diede sesto e carattere e colore il mattone:
colore scabro, sesto robusto, carattere austeramente
cordiale, ma pertinace, indelebile.
Il carattere della casa colonica impiantata e improntata
sulla unità famigliare autonoma e autosufficiente…"
"… nati dalla convenienza e dal proposito di rendere
più capaci e civili le strade che
l'economia e il costume volevano strette e stipate,
i portici si svilupparono in una sorta di civica istituzione, pratica, stilistica e insomma umana…"
"… mi chiedo qual'è il colore che, immaginato, più del
"cotto" emiliano mi rende in fantasia l'Emilia.
Dal grigio freddo e lucido delle argille a quello aspro e
crudo delle terre forti, grigio terragno.
Anche di terra, ma "cotta", dal rosso fiammante a
terroso spento…"
PAOLO MANARESI
"… ed ecco, mentre ci accostiamo al mare,
le ultime file d'alberi e le macchie di tamerici apparire
come sorgenti da un piano d'aria.
Lo splendido sole d'autunno, senza contrasto d'ombre,
sfavillava sugli alberi spogli e sui fiumi e sulle valli…"
86
"… quanta parte strumentale e stilistica
abbia il mattone dei fornaciai emiliani e romagnoli lo
dicono l'Emilia e Romagna romanica e gotica "cotta",
parca e sdegnosa di rivestimenti e d'intonachi che ebbe
nel mattone il suo linguaggio…"
Dal 13 gennaio 1998
R.C. Bologna nell'Internet
87
89
ROTARY CLUB
DI BOLOGNA
Soci onorari:
Del Terra Terrino
Soci effettivi:
Amato Gabriele
Industria elettronica calcolatori
Distretto 2070
Goidanich Gabriele
Ambrosioni Ettore
Ins.to Università Medicina
Marconi Giovanelli Elettra
Andrisano Angelo Oreste
Ins.to Università Ingeneria Meccanica
Mastragostino Angelo
Angiolini Francesco
Industria edile stradale S.A.
90
Cariche sociali:
Anno 1997/98
Pozzati Piero
Ins.to Medie Superiori
Roversi Monaco Fabio
Presidente
Franco Casali
Antonucci Raffaele
Baldini Paolo
Cliniche mediche private
Barbiera Roberto
Commercio abbigliamento
Presidente uscente
Francesco Sforza
Bargagli Petrucci Barduccio
Industria meccanica di precisione
Barnabei Ottavio
Vice Presidenti
Gabriele Amato
Paolo Baldini
Ins.to Università Scienze Naturali S.A.
Presidente eletto
Vittorio Volterra
Benassi Guido
Belelli Edile
Ins.to Università Chirurgia
Industria elettronica componenti S.A.
Benetollo Vincenzo o.p. padre
Segretario
Mario Doro
Ins.to Università Teologia
Billi Luciano
Credito Fondiario S.A.
Tesoriere
Saverio Montella
Bisbini Pierluigi
Ins.to Università Scienze Naturali S.A.
Bonomini Vittorio
Consiglieri
Ferdinando Calda,
Franco Fabbri,
Enrico Postacchini,
Gian Luigi Spada
Alberto Venturi
Prefetto
Paolo Baldini
Ufficio di Segreteria
40124 Bologna Via Clavature 22
Tel. 051/23 47 47 Fax 22 42 18
E-mail: [email protected]
Ins.to Università Nefrologia S.A.
Bonora Guido
Culture Erbacee S.A.
Borea Giorgio
Ins.to Università Odontoiatria S.A.
Borghi Giancarlo
Commercio arredamento tessuti A.Z.
Borlotti Alfredo
Industria arredamenti accessori
Bruzzi Luigi
Ins.to Università Ingegneria Sanitaria
Calda Ferdinando
Avvocatura Diritto Commerciale
Eusebi Vincenzo
Latini Gino Paolo
Ins.to Università Patologia Clinica
Procure
Campanacci Mario
Fabbri Franco
Laus Gianluigi
Ins.to Università Ortopedia S.A.
Associazioni Commerciali S.A.
Avvocature Diritto del lavoro
Carassiti Carlo Alberto
Falciasecca Gabriele
Lelli Alfredo
Industria meccanica idraulica S.A.
Ins.to Università Ingegneria Elettronica
Commercialismo societario
Carullo Antonio
Fanizza Giovanni
Lenzi Guido
Avvocatura Diritto Amministrativo
Consulenza Aziendale
Ingegneria Civile
Casadei Giorgio
Farneti Giancarlo
Leonardi Marco
Ins.to Università Informatica
Ingegneria Meccanica
Neuroradiologia
Casali Franco
Filetti Bruno
Lercker Giovanni
Ins.to Università Fisica
Brokers
Ins.to Università Agraria
Cecchini Marco
Filippi Filippo
Lombardini Giuseppe
Consulenza informatica
Industria Meccanica
Ins.to Università Architettura Urbanistica
Chianura Gerardo
Flamigni Carlo
Longobardi Paolo
Radiologia S.A.
Ins.to Università Endocrinologia
Consulenza ricerca personale
Cocco Lucio
Furia Euclide
Magalotti Andrea
Ins.to Università Anatomia Umana
Banche diritto pubblico
Associazioni benefiche
Coccolini Giuseppe
Furlanetto Daniele
Magli Luigi
Ingegneria Civile S.A.
Industria impianti telecomunicazioni
Banche private S.A.
Colacchio Giuseppe
Prefetture S.A.
Gallerani Valeri Caldesi
Notariato
Alessandro
Malipiero Pierpaolo
Corinaldesi Alberto
Galliani Marco
Manaresi Giovanni
Ins.to Università Radiologia S.A.
Industria siderurgica leghe
Ingegneria Estimo
D'Ercole Mauro
Gazzoni Frascara Giuseppe
Mancini Antonio
Consulenza economica
Industria alimentare dietetici S.A.
Avvocatura Stato
De Sanctis Bruno
Giovannini Alfonso
Marcelli Umberto
Commercio farmaceutici
Ins.to Università Oculistica
Ins.to Università Storia A.Z.
De Virgiliis Aldo
Giusti Paolo
Marescotti Galeazzo
Consulenza tributaria
Istituto Fisica Nucleare
Agriturismo
Della Volpe Ghedini Ubaldo
Gobbi Giuseppe
Marrocu Claudio
Arte pittura
Neuropsichiatria Infantile
Guardia di Finanza S.A.
Destro Alberto
Grandi Renzo
Martelli Aldo
Ins.to Università Tedesco
Ingegneria Elettronica
Ins.to Università Urologia
Di Capua Vittorio
Graziosi Stefano
Masotti Giampietro
Amministrazione Gruppo Lamborghini
Avvocatura Diritto civile
Consorzi Agrari
Di Nino Gianfranco
Guazzaloca Giorgio
Melodia Tommaso Alberto
Ins.to Università Anestesiologia
Commercio carni
Poste e Telecomunicazioni S.A.
Di Pasquale Luigi
Guidi Guidalberto
Michelacci Pasquale
Banca d'Italia A.Z.
Industria elettronica componenti
Spettacolo Cinema S.A.
Donati Antonio
Jasonni Massimo
Minguzzi Attile
Consulenza parabancaria S.A.
Avvocatura Diritto penale
Agricoltura e Foreste
Doro Mario
Lamborghini Tonino
Monari Sardè Ubaldo
Banche speciali
Industria Meccanica bruciatori
Industria alimentari surgelati S.A.
Soci effettivi:
Consulenza editoria
91
Ins.to Università Scienze Naturali
Tamburini Giovanni
Culture Erbacee
Montanari Francesco
Quiri Pinotti Renzo
Tattara Luca
Industria edilizia restauri
Commercio Farmaceutici S.A.
Telecomunicazioni
Montanari Giuliano
Regazzoni Daniela
Terenziani Carlo
Banche Popolari
Industria meccanica ferrotranviaria
Carabinieri S.A.
Montella Saverio
Ricci Armandi Antonio
Tresca Carducci Filippo
Ins.to professionale
Industria alimentare latte S.A.
Banca d'Italia S.A.
Mottaran Piergiorgio
Roda Enrico
Trombetti Tullio
Banche Cooperativa
Ins.to Università Gastroenterologia
Ins.to Università Ingegneria Nucleare
Musso Mario
Rossi Dario
Tugnoli Franco
Industria editoria scientifica
Industria pelletterie
Commercio farmaceutici
Negosanti Massimo
Ruffini Renzo
Turchi Fabrizio
Dermatologia
Ente Regione
Commerc. tributario A.G.
Nobili Luigi
Salvioli Gian Paolo
Valenti Giuseppe Vitaliano
Carabinieri
Ins.to Università Medicina Neonatale S.A.
Ginecologia S.A.
Nonni Marco
Sani Guelfo
Vallania Giovanni
Consulenza bancaria
Ins.to Università Ginecologia S.A.
Industria alimentare vini
Onniboni Roberto
Santoro Bisio Roberto
Vecchietti Massacci Nicola
Banche interesse nazionale
Consulenza finanziaria
Commerc. tributario
Orsillo Cosimo
Saporetti Franco
Venturi Alberto
Banca d'Italia S.A.
Industria elettronica accumulatori
Industria edilizia prefabbricati
Ottavi Cavina Anna
Sforza Francesco
Volterra Vittorio
Ins.to Università Belle Arti
Assicurazioni
Ins.to Università Psichiatria
Pallotta Umberto
Siragusa Beniamino
Zecchini Luigi
Ins.to Università Agraria S.A.
Imposte Dirette A.Z.
Industria alimentare caffè
Pannuti Franco
Spada Gian Luigi
Oncologia
Ins.to Medie Superiori
Paolucci Guido
Spinelli Domenico
Ins.to Università Pediatria
Ins.to Università Farmacia S.A.
Pascale Giancarlo
Sprovieri Giuseppe
Agenzie turismo S.A.
Analisi Mediche
Pascale Guidotti Magnani
Associazioni industriali
Emilio
Stagni Angelo
Pasquali Renato
Stagni Ernesto
Commercio metalli ferrosi S.A.
Ins.to Università Trasporti S.A.
Petroni Liano
Stati Sorin
Ins.to Università Letterature straniere S.A.
Ins.to Università Glottologia
Politi Mario Leonida
Stupazzini Gianni
Esercito A.Z.
Frutticultura
Possati Stefano
Suppini Gian Luca
Idustria elettronica di processo
Commercio autovetture
Postacchini Enrico
Susini Giancarlo
Commercio abbigliamento
Ins.to Università Storia S.A.
Soci effettivi:
92
Pupillo Paolo
Consulenza legale
•
Legenda
A.G.
Socio Aggiunto
S.A.
Socio Senior Attivo
A.Z.
Socio Anziano
Ins.to
Insegnamento
INDICE
na
gi
pa
94
na
gi
pa
4
Settanta anni di Rotary a Bologna
Franco Casali
54
I giorno dopo
56
Guglielmo Marconi Rotariano
6
Manifestazione celebrativa
59
Quel giorno tra bell e campanèl Franco Casali
9
Alcune riflessioni sul ruolo del Rotary e dei
rotariani Francesco Sforza
62
La biblioteca
11
Mantenere alti gli ideali del Rotary
e trasformarli in realtà Giuseppe Fini
63
Dopo il Convegno Scientifico
66
Marconi e il mare
15
IERI: Come eravamo Renato Pasquali
Fondazione (1927), autoscioglimento (1938),
rinascita (1947),
il Presidente Ghigi istituisce le relazioni,
67
L'azione per la gioventù
Progetto giovani
Motivi di un successo Gian Luigi Spada
68
Premio Rotary per le Facoltà dell'Università
di Bologna
28
OGGI: Il Rotary per le nuove generazioni
una nuova generazione per il Rotary
Edile Belelli
69
I Seminari Ryla
70
Rotaract Club Bologna Lucia Vannini
29
I ragazzi di Cernobyl
71
30
DOMANI: Il Rotary ponte verso il futuro
Giuseppe Vitaliano Valenti
Il Rotary nella Comunità
Omaggio all'Arma
72
La "Casa del terrapieno"
31
Apertura al Rotary in alcuni Paesi comunisti
73
La Fondazione motore e anima del Rotary
36
L'ammissione delle donne nel Rotary
74
Borse di studio
37
Perché Paul Harris creò un club
di solo uomini
75
Lo scambio di Gruppi di Studio
76
Matching Grants
40
Donne al Rotary: le ambasce di un Presidente
Franco Casali
77
Programma 3H, Vita per l'Albania
78
Polio Plus
41
Gli Anniversari
79
Altri programmi della Fondazione
43
60° Anniversario: la "Universitas Studiorum"
verso il IX Centenario
80
La Fondazione vive di contributi volontari
45
Il futuro dell'Università dopo il IX Centenario
81
La Major Donners
Signora Vera Girardini Busi
46
Il Rotary e la cultura
Il Premio Galileo Galilei
83
Omaggio a Riccardo Bacchelli e
84
Paolo Manaresi – "Addio dolente maestro"
87
R.C. Bologna nell'Internet
47
I premi Maria Cianci e Nicoletta Quinto
48
La Maison de l'Italie
49
'Paul Harris Day'
51
La giovinezza di Paul Harris:
alle radici del paradosso rotariano
Massimo Jasonni
52
Il luogo, i tempi gli uomini Paul Harris
53
I Grandi del Rotary