di Robert Zemeckis - Lo Spettacolo del Veneto
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di Robert Zemeckis - Lo Spettacolo del Veneto
Federazione [email protected] Italiana Cinema d’Essai ATTORI: Brad Pitt, Marion Cotillard, Lizzy Caplan, Matthew Goode, Raffey Cassidy, Charlotte Hope, Jared Harris, Marion Bailey SCENEGGIATURA: Steven Knight FOTOGRAFIA: Don Burgess MONTAGGIO: Mick Audsley, Jeremiah O'Driscoll MUSICHE: Alan Silvestri PRODUZIONE: GK Films, Paramount Pictures DISTRIBUZIONE: Universal Pictures Italy. PAESE: USA, 2017 DURATA: 124 Min [email protected] wwww.spettacoloveneto.it Associazione Generale Italiana dello Spettacolo di Robert Zemeckis PRESENTAZIONE E CRITICA 1942. Il comandante di aviazione franco-canadese Max Vatan arriva a Casablanca per conoscere Marianne Beausejour e fingersi il suo consorte. Insieme i due devono farsi invitare al ricevimento dell'ambasciatore tedesco e assassinarlo. L'operazione è un successo e tra Max e Marianne nasce il più imprevedibile e incauto degli amori. Aprire su una storia di spie al tempo della seconda guerra mondiale, in cui l'elevato tasso di glamour è intuibile sin da subito, è una chiara scelta di campo. Ambientare l'inizio di questa storia a Casablanca lo è altrettanto, con un portato di cinefilia e di rimandi a (o confronti con) modelli ingombranti, che solo un autore della portata di Robert Zemeckis è in grado di sostenere. Oggi che il cinema si pone, sempre più, come un oggetto di analisi in cui la componente narrativa recita un ruolo quasi secondario, in cui a contare è come lo si dice più che quel che si dice, Zemeckis rappresenta la cartina di tornasole ideale. Per dire di due titoli lontani tra loro ma altrettanti entusiasmanti in questo senso, già Flight, A Christmas Carol o Polar Express costituiscono strumenti di intrattenimento discutibili, ma sfide concettuali fuori dal comune. Se guardando alla superficie di ALLIED è infatti possibile cogliere citazioni o (apparenti) ingenuità o (apparenti) discese nel cattivo gusto - la scena di sesso nella tempesta di sabbia o l'ellissi a cui segue il parto in un ospedale bombardato dai tedeschi - alterando il livello di lettura è inevitabile apprezzare la maestria e la densità di senso del fare cinema di Zemeckis. Nell'incipit che vede il comandante Vatan paracadutarsi nel deserto, avvicinandosi al suolo senza mai atterrare, sono in gioco, da subito, sia il simbolismo che il senso di irrealtà che caratterizzano la ricostruzione di ALLIED. Insieme a Tarantino - e alla sua grottesca riscrittura della Storia - quello di Zemeckis è un racconto sul cinema e sullo storytelling attorno ai fatti della seconda guerra mondiale, dove lo Spielberg di Salvate il soldato Ryan intendeva riprodurre quei fatti, nella maniera più realistica possibile. Il sapore è quello del cinema classico, con Pitt e Cotillard come divi irraggiungibili e impeccabilmente agghindati, con Casablanca nuovamente teatro di transizione, d'amore e di segreti (benché ci sia molto più Hitchcock che Curtiz in ALLIED). Ma è un'immagine trasfigurata, doppiamente falsa - come testimoniano gli specchi in cui si riflette l'immagine di Marianne - che rivela la sua natura contemporanea attraverso alcuni imprescindibili dettagli. Il turpiloquio, la messa in scena esplicita della tensione sessuale, una coppia omosessuale ritratta come sarebbe stato impensabile fare al tempo della RKO. In linea con la sua produzione più recente, Zemeckis depista volutamente lo spettatore, con quella padronanza beffarda che è propria di chi accetta le sfide solo quando comportano un rischio estremo (A Christmas Carol, The Walk). Cinema della (dis)illusione, tra i più audaci e interessanti in circolazione. Per chi è disposto ad accettare la sfida e a non accontentarsi. (www.mymovies.it) Patina, fascino, spionaggio, intrighi e complotti: sono questi gli elementi che Robert Zemeckis, regista di cult intramontabili come la trilogia di Ritorno al Futuro, Forrest Gump, La Morte ti Fa Bella, Cast Away e Chi ha incastrato Roger Rabbit?, cerca di adattare per il grande schermo confezionando – letteralmente – un prodotto dal sapore retrò. Durante la Seconda Guerra Mondiale l’agente canadese dei servizi segreti Max Vatan viene inviato a Casablanca per compiere una pericolosa missione in coppia con la spia francese Marianne Beausejour: i due dovranno fingersi marito e moglie per eliminare un funzionario dell’ambasciata tedesca. Proprio nel pericolo maggiore, tra i due scoppia una passione inarrestabile che si ________________________________________________________________________________ di Robert Zemeckis conclude con un felice matrimonio, il ritorno in Inghilterra di entrambi e la nascita di una figlia; ma questo piccolo quadro idilliaco si incrina quando i servizi segreti stessi insinuano, in Max, l’ombra di un orribile dubbio riguardo a sua moglie: la donna potrebbe infatti non essere davvero chi dice di essere. A lui spetta l’onere di indagare per scoprire la verità. ALLIED – UN’OMBRA NASCOSTA è il classico caso di un film patinato pronto ad imitare – ad arte – i meccanismi e le strutture tipicamente auto – riflessive della Hollywood classica: il divismo e le spy story sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale evocano subito i fasti vintage di classici immortali come Casablanca (…). Il gioco continuo ed ininterrotto tra spie – che si rincorrono, si cercano, si trovano, e sospettano l’uno dell’altro – si riflette nella struttura stessa di ALLIED – UN’OMBRA NASCOSTA, una sorta di contenitore di 124’ nel quale confluiscono stimoli diversi, spunti eterogenei e disorganici, frammenti di Vita prima ancora che di Cinema (…). (www.darumaview.it) È un tema vecchissimo (per il cinema) quello di “Chi è l’altro?” (chi è la persona che vive accanto a me? La conosco veramente?) un tema solitamente declinato dal punto di vista della donna, creatura indifesa d’elezione in sala, corpo che subisce lo stordimento dei sentimenti e che teme la violenza del sopruso e scappa dai killer o dai mostri che la vogliono svestire e possedere. A mentirgli di solito sono mariti avventurieri o agenti segreti di nascosto, infedeli, killer, spie, bugiardi di incredibile abilità, i protagonisti del genere, anche solo assassini occasionali, l’importante è che le donne subiscano sempre le conseguenze del thriller, l’ansia del dubbio o la scoperta della realtà. Qui invece Zemeckis ribalta tutto, come Orson Welles fece con il noir in Lo Straniero: è una donna ad essere forse una spia doppiogiochista ed un uomo ad essere roso dal dubbio reso insostenibile da un amore che motiva i gesti più incredibili. Dietro l’incredibile fascino pop della confezione di Zemeckis si cela un film molto meno convenzionale del solito (ma anche Flight lo era, così strano nella sua struttura), in cui l’azione è tutta compressa all’inizio, in un pugno di scene di addestramento e poi combattimento. Come un piccolo film nel film, il periodo dei due protagonisti a Casablanca, tra pianificazione, finzione, conoscenza, innamoramento, sesso prima di morire e poi l’incredibile momento in cui portare a termine una missione che pareva un suicidio, è un gioiello per brevità ed essenzialità che elimina l’azione dall’equazione del resto della storia. Perché il film in realtà è poi un altro, quello che si svolge a casa, nel fronte interno, come se La Signora Miniver non fosse chi dice di essere. E il bello di quest’avventura di spionaggio in costume, una volta tanto, è il rapporto tra due attori e i paesaggi finti di Zemeckis. Innamorato dell’effetto speciale invisibile, del set virtuale e della ricostruzione solo apparentemente fotorealistica (poi modificata un po’ per renderla più sentimentale), Zemeckis infarcisce ALLIED di momenti in cui la coppia di star sta nell’inquadratura come si sta nei quadri: immersa in un paesaggio creato per loro. La tempesta di sabbia del loro amore è solo un esempio (ma anche l’alba di poco precedente ha quella funzione). Ogni condizione di questo film, dalla paracadutata iniziale che sembra portare il protagonista dentro un plastico, fino alla più classica delle piogge finali stanno lì per Brad Pitt e Marion Cotillard, per farli sudare, piangere, stringere, infreddolire o abbracciare. È un modo di lavorare su quelle componenti che solitamente passano indolori, come il vero sentimento che brucia tra due persone (quello che fa dubitare lui), che dà a questo film dalla trama molto canonica che 70 anni fa sarebbe potuta esistere solo in un B movie, un afflato diverso. Tra i due è Brad Pitt ad avere il centro della scena ma è Marion Cotillard a creare di fatto il film. Senza la sua sottile doppiezza, la sua capacità di suggerire una cosa nell’affermarne un’altra, non ci sarebbe possibile dubbio. Vedere marciare la coppia di amanti per finta (che intanto lo sono diventati davvero) in abito da sera, con le armi in mano e dietro di loro un palazzo che hanno devastato di spari per far fuori un gerarca nazista, con lo sguardo preoccupato di non morire proprio a pochi minuti dalla fuga è una meraviglia, è un’immagine di determinazione e innamoramento serio che non si scorda, perché c’è un piccolo mondo a dargli valore. (www.badtaste.it) ________________________________________________________________________________