Editoriale - Piazza Italia Online

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Editoriale - Piazza Italia Online
E
Editoriale
di Giangi Cretti
he ci sia ciascun lo dice, dove (come?) sia nessun lo sa.
O quantomeno, questo, non lo dice. E non è l’araba fenice.
Più semplicemente (?) è il sistema di fare sistema.
Puntualmente (ritualmente?) evocato, si presenta ormai con i paramenti paludati e riccamente
variopinti che camuffano la pia aspirazione, piuttosto che con i tratti sobri, pertanto facilmente
riconoscibili, della seria intenzione.
Per sua natura è un passo più avanti dell’inflazionata raccomandazione a fare squadra,
va da sé: a vantaggio dell’intero spogliatoio. Oppure del riciclato incitamento a fare spogliatoio,
(anche qui) vien da sé: ad esclusivo profitto di tutta la squadra.
Presuppone, infatti, la funzionale e finalizzata collaborazione di più squadre, disposte,
se il caso, a condividere lo stesso spogliatoio.
Di volta in volta illustrata come necessità, e perché no? come urgenza: di armonizzare,
coordinare, condividere, è una ricerca che mette a nudo, senza che ciò comporti sorpresa
alcuna, l’interesse particolare a scapito di quello generale.
Eppure, in attesa di un illuminante colpo di genio, in quanto tale comunque benvenuto, si profila
come la vera sfida da vincere qualora si voglia davvero che la pia aspirazione si trasformi
in seria intenzione e trovi la sua rigorosa applicazione.
In fin dei conti, è semplice (ma forse proprio per questo motivo è del pari complicato):
per raggiungere un obiettivo comune sarebbe cosa razionalmente intelligente che
i vari attori coinvolti agissero, con unità di intenti, condividendo tempi e modi.
Così purtroppo non accade, quando si tratta di rendere operativa una strategia di proiezione
dell’Italia fuori dagli italici confini (non è che dentro le cose vadano meglio). Riflettendo
sul modo di agire, che in questo ambito, manifestano i vari attori pubblici e privati, si può
notare che in realtà c’è poco o nulla di strategico; semmai un sovrapporsi scoordinato di
interventi, tra loro, talvolta persino colpevolmente, in penalizzante competizione.
Se questo è lo scenario, sin qui certificabile in una lunghissima teoria di operazioni classificabili
alla voce ‘internazionalizzazione’, a maggior ragione quando si esprime la volontà di declinare
il futuro secondo le logiche della razionalizzazione, sarebbe auspicabile che si coinvolgesse
la ragione (non come estrema, ma come prima ratio). La quale dovrebbe indurre a privilegiare
l’efficienza al pari dell’efficacia.
Scomparirebbero dualismi, anche, e necessariamente soprattutto, fra istituzioni ed enti
pubblici, privilegiando la possibilità di concorrere al migliore risultato.
Trovare il sistema di fare sistema: ecco la banale (si fa per dire, e non ancora per fare)
chiave di volta, per meglio finalizzare l’azione tesa ad affermare l’Italia fuori d’Italia.
Uno sguardo disincantato allo stato delle cose dovrebbe indurci a constatare che ce n’è
davvero bisogno.
C
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Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
1
S
Sommario
Editoriale
PRIMO
PIANO
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INCONTRI
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Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
CULTURA
1
Ripresa e svolta sul mercato del lavoro solo nel 2011
Economia svizzera
14
A rischio oltre 40 milioni di posti di lavoro nel mondo
La disoccupazione in testa alle preoccupazioni degli svizzeri
17
In calo soprattutto quelle verso i Paesi Ue
Studio Istat sulle “esportazioni regionali italiane’
19
A tavola il falso Made in Italy costa 4,2 miliardi
21
Trovare il sistema di fare sistema
Conferenza Permanente Stato–Regioni e Province Autonome–CGIE
23
Un manager prudente, ottimista per natura
Stefano Rezzin, Country Manager Natuzzi Switzerland AG
26
La ricerca al servizio dell’umanità
Donne in carriera: Paola Verde
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Europa di oggi, Europa di Coppet
Tavola rotonda al Castello di Coppet
49
SETA • ORO • CREMISI: Segreti e tecnologia alla corte
dei Visconti e degli Sforza
Al Museo Poldi Pezzoli di Milano fino al 21 febbraio 2010
54
Ricordando Un’ora per voi
56
«Vivo molto, ogni tanto scrivo»
Intervista con Susanna Tamaro
58
Una radio che c’è
A colloquio con gli artefici del programma Piazza Italia
in onda su Radio RaBe
60
RUBRICHE
In breve
Italiche
Europee
Internazionali
Oltrefrontiera
Benchmark
Burocratiche
Angolo Fiscale
Angolo legale
4
7
9
11
13
33
35
39
41
Convenzioni Internazionali
L’elefante invisibile
Carnet
Scaffale
Sequenze
Diapason
Convivio
Motori
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47
54
57
65
67
73
77
In copertina: Il salone di Villa Madama a Roma ha ospitato i lavori della Conferenza Permanente Stato–Regioni e Province Autonome–CGIE
DOLCE
VITA
«L’identità non è un’automobile o un reggiseno,
è un’anima»
Il cabarettista Massimo Rocchi presenta «RocCHipedia»
62
Mistico «Duo» Jazz a Zurigo
Enrico Rava e Stefano Bollani in concerto
66
Degustare vino secondo Luca Maroni
69
Vendemmia 2009: si conferma l’importanza
della scelte nel vigneto
Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero
70
La Focaccia: soffice, umile e superba
Capolavoro dell’arte bianca, ha legioni di appassionati
73
Nuovo Fiat Doblò: Partner nel tempo libero o nel lavoro
78
Sarà quindi Giulietta e non Milano
In prima mondiale al prossimo Salone di Ginevra
Maserati GranTurismo S MC Sport Line
con finitura Bianco Opaco “ghiaccio” in tiratura limitata
IL MONDO Emporium: Parma, 16-17 gennaio 2010
IN FIERA 10° raduno invernale di antiquariato e modernariato
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Flormart/ Miflor: Padova, 19 – 21 febbraio
Vocazione Florovivaistica
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Olio Capitale: Trieste, 5 - 10 marzo
C’è più gusto con l’extravergine
87
Igeho 2009
Un’edizione di successo
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90
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Wein Einfach
93
Contatti commerciali
94
Servizi camerali
96
Direttore - Giangi CRETTI
Comitato di Redazione
L. ATTANASIO, G.M. BONADA, A.G. LOTTI,
C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI
Collaboratori
Ph. BERNASCONI, C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN,
G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, V. CESARI LUSSO,
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L. D’ALESSANDRO, M. DIORIO, T. GATANI, G. GUERRA, F. Macrì, G.
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Fr. 60.- Estero: 50 euro - Gratuito per i soci CCIS
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Ospitare ed essere ospiti
4 febbraio 2010: una serata all’insegna dello stile
Editore: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
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79
BIT: Milano, 18 – 21 febbraio 2010
Borsa internazionale del turismo
IL MONDO Incontro a Ginevra con il Viceministro Adolfo Urso
IN CAMERA
Consegnati a Zurigo Certificati PLIDA
Un incentivo alla carriera professionale
73
91
14
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In breve
Scudo fiscale:
rientrati più di 80 miliardi
Con lo scudo sono rientrati «di più degli 80 miliardi di euro
stimati» e «la proroga era necessaria». Lo ha reso noto
il ministro dell’Economia Giulio Tremonti che pero non ha
fornito dettagli. Il totale rimpatriato «sarà più degli 80 miliardi di euro stimati», si è limitato a dire, sottolineando
comunque che «il rientro in Italia di 160.000 miliardi delle
vecchie lire in soli due mesi è un fatto senza precedenti e
l’effetto macro-economico è ben più importante di quello
sul bilancio». La proroga, ha spiegato, «è stata necessaria perché l’accumulo di rimpatri alla fine andava oltre la
capacità degli operatori di espletare le domande».
Secondo il quotidiano economico Il Sole 24 Ore, la maggior parte dei patrimoni finora rimpatriati proviene dalla
Svizzera. L’80% sarebbe rientrato dalla Confederazione
(prima Lugano, seguita da Zurigo e Ginevra). Il resto da
Montecarlo (10 per cento), San Marino e Lussemburgo (5
per cento ciascuno).
Trieste la provincia
dove si vive meglio
Il viver bene abita a Trieste. È la provincia-capoluogo del
Friuli Venezia Giulia ad aggiudicarsi il primato nella classifica sulla qualità della vita, l’indagine del Sole 24 Ore che
mette a confronto il benessere nelle diverse aree italiane,
giunta quest’anno alla ventesima edizione. Trieste scalza
Aosta (vincitrice nel 2008, sesta quest’anno) ed è tallonata da altre due province del nord, Belluno e Sondrio. In
coda scivola Agrigento, preceduta di poche lunghezze da
Napoli e Caltanissetta. Nella top ten non entrano Milano
e Roma, entrambe però in miglioramento: il capoluogo
lombardo è 19ª e la capitale 24ª.
Trieste è al secondo oscar, dopo il primo conquistato nel
2005, mentre Agrigento già aveva occupato l’ultimo gradino nel 2007.
Quanto alle variazioni positive, si distinguono Macerata
che sale al quarto posto (+14) e Rimini che avanzando di
29 posizioni entra nella top ten.
RAPSEL si aggiudica il Premio Interior Design
“Best of the Year” 2009
Una giuria composta da esperti e stimati designers ed
editori appartenenti alla rivista di Design – Interior Design
ha votato la collezione One disegnata da Matteo Thun &
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Antonio Rodriguez per Rapsel, quale “Best of the Year”.
La premiazione si è svolta al museo Guggenheim a New
York lo scorso 3 Dicembre.
È questo il secondo “Best of the Year” di Rapsel - Rapsel
– ditta innovatrice nel campo dell’arredo del bagno con
sede a Milano - che nell’anno 2007 si era aggiudicata questo premio con la collezione Melting Chic Line disegnato
da Ludovica e Roberto Palomba
Rapsel è stata riconosciuta dal mondo internazionale del
design come la prima a presentare il concept del bagno
invisibile – concept che già in precedenza si era aggiudicato il “Best in Bath” durante l’edizione 2009 di ICFF.
Lo scilift
compie 75 anni
Bernardino Regazzoni nuovo
ambasciatore svizzero in Italia
Compie 75 anni il precursore dello scilift ad ancora: il
24 dicembre 1934 a Davos fu infatti inaugurata la prima
sciovia di questo tipo inventata da uno svizzero.
Nel corso degli anni sono stati costruiti migliaia di questi
impianti in tutto il mondo.
Oggi vengono però spesso sostituiti con delle più comode e veloci seggiovie. Inizialmente l’impianto concepito
dallo zurighese Ernst Gustav Constam aveva una stanga
a forma di J. La sciovia, costruita nel versante sud del
Jakobshorn, ha riscosso un immediato successo: nella
prima stagione sono state contabilizzate 70.000 risalite.
L’anno seguente, per aumentare le capacità dell’impianto,
il maestro di sci davosiano Jack Ettinger ebbe la brillante
idea di sostituire le stanga a J con pertiche a forma di T
rovesciata.
Era così nata la sciovia ad ancora.
Per diversi anni l’installazione venne pubblicizzata con il
motto «Sie-und-er-Lift» («Lift lui e lei»).
Regazzoni, che è spostato e padre di due figli, originario
di Balerna, è nato a Lugano nel 1957. Dottore in filosofia,
è entrato al servizio del DFAE nel 1988. Dopo il suo stage
presso l’Ufficio dell’integrazione e l’Ambasciata svizzera
ad Abidjan, nel 1990 viene trasferito a Kinshasa in qualità
di primo collaboratore del capomissione. Nel 1993 rientra a Berna per assumere la funzione di capo del Servizio
della Francofonia alla Divisione politica I (Europa, America
del Nord). Nel 1996, è nominato capo aggiunto della Divisione politica I, incaricato delle relazioni politiche bilaterali con i Paesi dell’Europa e dell’America del Nord. Dalla
metà del 1999, è consigliere del capo del DFAE per gli
affari diplomatici; dal settembre 2002, ambasciatore nella
Repubblica socialista democratica dello Sri Lanka e nella
Repubblica delle Maldive. Dal luglio 2006 è ambasciatore
nella Repubblica di Indonesia, nella Repubblica democratica di Timor Est e dal settembre 2009 anche presso l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN.
Joseph Deiss candidato presidente
dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite
Il gruppo regionale occidentale (WEOG) ha designato a Nuova York l’ex
consigliere federale Joseph Deiss quale proprio
candidato ufficiale alla
carica di presidente della 65a Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Anche il Belgio si è candidato lanciando nella
corsa alla carica l’ex mi-
nistro degli esteri e commissario europeo Louis Michel. Il
WEOG presenterà ora, come proposta unitaria, la candidatura dell’ex consigliere federale Deiss per decisione
all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
L’elezione in seno all’Assemblea avviene nel corso della primavera del 2010. La 65a Assemblea generale
delle Nazioni Unite inizia in settembre 2010 e dura un
anno. Appresa la notizia il Consiglio federale ha espresso
soddisfazione, persuaso che la Svizzera, nella persona
dell’ex consigliere federale Joseph Deiss, metta a disposizione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite un
eccellente candidato.
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5
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Consumo combinato: 14,7 l/100 km (4.2), 15,7 l/100 km (4.7) I Emissioni di CO2: 345 g/km (4.2), 365 g/km (4.7)
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ITALICHE
di Corrado Bianchi Porro
Il risparmiatore
s’è desto
La recessione è finita, ma non la crisi, scrive Giovanni
Ajassa, responsabile del Servizio studi della BNS nella
sua introduzione al rapporto 2009 sul risparmio e i risparmiatori in Italia. Con l’aumento trimestrale del Pil dello 0,6% registrato nel terzo trimestre 2009, anche l’Italia
è uscita dal tunnel della recessione, ma in 18 mesi la recessione ha portato le lancette dell’economia indietro di
sei anni. Il perdurare della crisi lo si avverte ancora nelle
incerte prospettive sul mercato del lavoro e nell’accresciuta propensione al risparmio. La domanda interna non
mostra ancora una netta inversione di tendenza, anche
se si è consolidato un clima più disteso di fiducia delle
imprese e delle famiglie. Il mondo bancario ha superato con eccellenza la prova del fuoco della recessione,
pur se nel terzo trimestre 2009 il rapporto tra le nuove
sofferenze e il totale dei finanziamenti erogati ha raggiunto i valori più elevati del decennio toccando il 2,2% (al
3% per le imprese). E tuttavia, l’importo del sostegno
pubblico italiano al sistema bancario a fine giugno 2009
era pari solo allo 0,6% del Pil a fronte del 6,1% della
Germania, del 7,4% degli Usa e del 44,1% della Gran
Bretagna. Le banche italiane si sono rivelate alla prova
dei fatti più robuste di molte concorrenti estere. La crisi
ha incrementato la propensione al risparmio. Dall’indagine della BNL risulta che il 47% degli intervistati è riuscito
a risparmiare, dopo il minimo storico del 31% registrato
nel 2008 e il 70% indica di ritenere indispensabile o molto utile riuscire a risparmiare. Da sempre l’Italia è uno
dei campioni mondiali del risparmio e non è un caso che
questa connotazione abbia incentivato negli ultimi anni
una progressiva diffusione delle banche estere nella Penisola. Tolto il caso della piazza della Gran Bretagna dove
le banche estere raggiungono la quota del 50, grazie al
ruolo centrale della piazza di Londra (ma anche dell’Est
europeo, dove la “rinascita” del mercato bancario è stata
pilotata dall’intervento delle banche occidentali dopo la
privatizzazione), nei Paesi dell’area dell’euro, la quota degli istituti esteri non arriva al 20% delle attività complessive. Ebbene, il numero degli intermediari di matrice estera
presenti in Italia è andato progressivamente crescendo
a seguito del processo di progressiva liberalizzazione e
modernizzazione fino allo scoppio della crisi, incentivato
dalla straordinaria propensione al risparmio manifestata
dagli italiani e solo le concentrazioni seguite alla crisi finanziaria ne hanno ridotto lo sviluppo.
Come accennato, il flusso degli istituti esteri è stato pilotato dall’obiettivo di trarre vantaggio dall’elevata capacità di risparmio delle famiglie italiane, ma nello stesso
tempo il loro apporto ha elevato la diversificazione dei
servizi e ampliato la qualità dell’offerta sul mercato. La
quota di mercato degli istituti esteri in Italia nei rappor-
ti interbancari attivi che era al 6% nel 1990 è salita al
17,1% nel primo semestre 2009. In effetti, la percentuale relativa degli intermediari esteri nel 2007 (ultimo
anno in cui si dispone dei dati di raffronto internazionale)
era pari all’11,1% in Germania, 11,6% in Spagna, 12,9%
in Francia e 17,4% in Italia. La loro presenza, rimarca la
Banca d’Italia, si è esplicitata nell’ampliare la gamma dei
servizi di natura finanziaria offerti alla clientela, mentre
rimane generalmente limitata la loro quota nel retail. D’altra parte le banche locali hanno proprio nella conoscenza
storica del territorio la punta di forza nel mercato del
credito. Resta indubitabile che l’ampliamento dell’offerta
ha contribuito ad aumentare la mobilità della clientela,
stimolando l’innovazione di prodotto. Dall’ultima indagine
della BNL risulta ad esempio che due terzi della clientela
locale hanno valutato diverse offerte prima di sottoscrivere un mutuo e che per un quarto delle famiglie l’intermediario di riferimento non è più lo stesso di due anni fa.
Anche a motivo del fermento in atto nel settore bancario.
Ad esempio vi sono famiglie che non hanno fisicamente
cambiato luogo nell’utilizzo dei servizi bancari nel corso degli ultimi 15 anni, ma gli azionisti di riferimento a
monte sono cambiati varie volte a motivo dei processi di
concentrazione in atto.
Fatto sta che in Italia il risparmio s’è desto e nello stesso tempo sta cambiando pelle. I risparmiatori vivono la
lezione della crisi in un’acuita attenzione al confronto tra
banca e banca. Secondo Andrea Beltratti, docente alla
Bocconi, nelle fasi di aumento dell’incertezza si tende
ad aumentare il risparmio di tipo precauzionale e l’ultima
crisi ha rilanciato ancor più il tema della sicurezza quale obiettivo primario. All’inizio degli anni 2000 l’obiettivo
sicurezza era quasi coincidente (al 35%) con quello del
rendimento a breve. Oggi l’attenzione del rendimento a
breve si trova al 15%, non distante dai minimi del 10%
raggiunto nel 2008, mentre il fattore sicurezza è risalito
verso il 60%. Un’evidenza del bisogno di sicurezza è la
propensione al risparmio in funzione dell’aumento della
proprietà dell’abitazione passata nel giro di un quarto di
secolo dal 60 al 75%.
La crisi finanziaria ha invece fatto precipitare la propensione all’investimento azionario che dal 9,4% del 2001 è
oggi stabile al 6% nell’ultima rilevazione. Resta carente,
rileva il rapporto, una valutazione e programmazione del
risparmio a medio termine. Le banche rappresentano
solo il 45% della fonte d’informazione dei risparmiatori (erano al 58,9% nel 2003), mentre amici e famigliari
sono al 17,5% (16% nel 2003) ed i promotori finanziari
sono scesi nelle preferenze dall’11,3% al 7,3%. C’è bisogno di un’informazione più puntuale e meno aggressiva
per scegliere con cognizione.
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gucci.com
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TWIRL COLLECTION
acciaio e diamanti con bracciale in caucciù
EUROPEE
di Philippe Bernasconi
Un inizio poco
incoraggiante
C’è poco da dire, la nuova Europa è nata con il piede
sbagliato. Le prime nomine figlie del Trattato di Lisbona lasciano perplessi. E non lasciano intravvedere nulla di buono in proiezione futura. Herman Van Rompuy
primo presidente stabile del Consiglio d’Europa e Catherine Ashton primo ministro degli esteri dell’Unione
europea. Ma chi sono costoro? Se lo sono chiesti in
molti nel giorno delle nomine delle due principali figure della nuova Europa. Il commento del Corriere della
Sera a firma Franco Venturini vale per tutti: “Non deve
essere stato facile tradire un Trattato fortemente voluto e finalmente in procinto di entrare in vigore, ma
l’Europa c’è riuscita nominando un signor e una signora Nessuno alle cariche di presidente e di responsabile
della politica estera Ue”. Un vero disastro, insomma.
Perlomeno fino a quando con i fatti i due “signori Nessuno” non dimostreranno il contrario. Dopo anni da encefalogramma piatto, dopo un allargamento affrettato
e mal gestito, dopo una corsa ad ostacoli per dare
vita ad un testo costituzionale che più mini non si può,
dopo sonanti bocciature popolari, dopo tutto questo
l’Unione aveva bisogno di altro per poter ripartire con
un nuovo slancio, su basi più solide, con nuove ambizioni. Ci sarebbero volute due personalità forti, popolari e conosciute in ogni angolo del Vecchio continente,
ci sarebbero voluti due europeisti convinti in grado di
dare un taglio alle politiche del passato fatte di equilibrismi e nazionalismi, di finalmente concretizzare quelle spinte unitarie che avevano portato i padri fondatori
dell’Unione a gettarsi in questa avventura. Invece l’asse portante dell’Unione (quello franco-tedesco evidentemente) ha preferito affidarsi a due personalità che
non dovrebbero scombussolare troppo l’assetto attuale del club dei 27. Tanto per non rischiare. Speriamo di
sbagliarci, ma le prime sensazioni non lasciano troppo
spazio all’ottimismo. Le due nomine di fine novembre
sono giunte alla fine di un lungo iter che ha dato vita
al Trattato di Lisbona. Un trattato costituzionale, nato
sulle ceneri della più ambiziosa Costituzione europea
(bocciata in scrutinio popolare e poi abbandonata),
che dovrebbe permettere di gestire da un punto di vista istituzionale un’Unione divenuta ormai ingombrante. Troppi interessi da conciliare, troppe teste da fare
convogliare verso un unico obiettivo, il bene comune
di tutti gli europei. È come se il governo tedesco (o
italiano o francese) fosse composto dai rappresentanti
di tutte le regioni o le province dello Stato. Un caos
infernale, con ognuno che cercherebbe di tirare la
giacchetta dell’altro verso la propria parte. La ricerca
del minimo comune denominatore sarebbe insomma
impossibile (o quasi). È più o meno quello che è successo in Europa dall’allargamento ad est fino ad oggi.
L’Unione è di fatto entrata in una fase di letargo. Senza
slanci ideali, incapace di lanciarsi in nuovi progetti e in
nuove sfide. In questi ultimi anni Bruxelles si è di fatto
limitata a gestire la quotidianità. Ma con il Trattato di
Lisbona si sarebbe dovuto inaugurare una nuova fase.
Con una nuova architettura decisionale e, soprattutto,
con due nuove figure rappresentative e carismatiche.
Come succede in molti dei principali Stati del mondo.
Con un presidente o un primo ministro e un ministro
degli esteri popolari e autorevoli. In patria e all’estero.
Fino ad ora la presidenza dell’Unione spettava a rotazione ogni sei mesi a uno dei 27 paesi membri. Il
nuovo presidente presiederà invece per due anni e
mezzo (rinnovabili una sola volta) il Consiglio europeo,
garantendo continuità all’azione politica di Bruxelles e
puntando al consenso e al compromesso duraturo tra
i singoli Paesi. Per cinque anni poi l’Unione avrà un
vero ministro degli esteri, che potrà così esprimere
la posizione dell’Unione all’interno degli organismi internazionali e delle conferenze intergovernative. Due
figure e un nuovo armamentario istituzionale che dovrebbe permettere all’Unione di mettersi sullo stesso
piano delle altre potenze mondiali e regionali. Bruxelles dovrebbe riuscire a contare di più sullo scacchiere
internazionale grazie a una politica chiara, coerente
e duratura. Dovrebbe, appunto. Perché per farlo non
bastano gli strumenti legislativi. Non basta una magna
charta. Ci vogliono delle personalità forti e credibili. E
il primo ministro belga Herman Van Rompuy e il commissario europeo al mercato, la britannica Catherine
Ashton, non lo sono. Almeno per il momento.
Un inizio, quello della nuova Europa, zoppicante. Con
sullo sfondo nuove impegnative sfide. L’uscita dalla
crisi economica e finanziaria (con in casa la variabile impazzita rappresentata dalla Grecia) e l’accordo
sul clima (che si è tentato a Copenaghen, nel cuore
dell’Europa), innanzitutto. Ma poi nuove nomine, dal
presidente dell’Eurogruppo al presidente della Banca
centrale europea, che lasciano intravvedere nuovi
tatticismi e interessi di parte. Che consentono poco
spazio a quello slancio ideale di cui la vecchia Europa
avrebbe maledettamente bisogno.
la
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INTERNAZIONALI
di Michele Caracciolo
di Brienza
Un paio d’anni fa l’ex vice presidente degli Stati Uniti
Al Gore è stato insignito del premio Nobel per la Pace,
per il suo straordinario contributo alla presa di coscienza sul riscaldamento del pianeta. Ma cosa c’entra
il cambiamento climatico con la pace nel mondo?
Se la generazione presente vuole intraprendere il proprio sviluppo in maniera sostenibile è necessario che
lasci abbastanza risorse alla generazione successiva
per continuare la sua crescita. Ciò è valido non solo per
quello che riguarda i fattori di produzione, ma anche
per l’ambiente. La generazione attuale non deve lasciare il pianeta così inquinato da avvelenare la prossima.
Questa è una questione morale e non soltanto ecologica o industriale. Tuttavia, si potrebbe controbattere:
«Chi se ne importa se un pugno di orsi polari affogano
perché i ghiacci artici si stanno sciogliendo? Chi se ne
importa se un pugno di minuscole isole nel Pacifico
spariranno?». Beh! Innanzitutto gli orsi polari non hanno
alcuna colpa, tale da subire l’estinzione; in secondo
luogo, se si considerano paesi come il Bangladesh,
dove decine di milioni di persone vivono vicino alla
riva, le inondazioni stagionali hanno ripercussioni tremende sulla loro vita quotidiana. Anche se il fenomeno
non ha per ora conseguenze su chi legge, sta in realtà
causando disagi e sofferenze altrove e ad altre persone. Dunque è già adesso un problema di tutti. Secondo il rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia
pubblicato all’inizio del dicembre scorso, se l’utilizzo
di combustibili fossili continua con il ritmo attuale, solo
nel 2030 si scaricheranno nell’atmosfera circa 40 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, esattamente
il doppio delle emissioni del 1990. L’aumento di temperatura che questo incremento di anidride carbonica
provocherebbe è di circa 6 C. Già in questi anni la Cina
ha superato gli Stati Uniti per le emissioni di gas serra
(21,5% contro 20,2% del totale mondiale). In Antartide
è evidente la formazione continua di iceberg colossali.
I ghiacciai della Groenlandia si stanno sciogliendo così
rapidamente, che solo nel periodo 2006-2007 hanno
perduto una massa di circa 273 miliardi di tonnellate.
L’aumento conseguente del livello del mare è stimabile in 0.75 millimetri su scala planetaria. Sembra un
dato irrisorio, ma se tutti i ghiacciai della Groenlandia
si sciogliessero, il livello degli oceani salirebbe di sette
metri. I campanelli d’allarme sono numerosi, ma non
mancano gli scettici. È un fatto, tuttavia, che l’attività
umana stia incidendo sul clima in tempi molto rapidi e
Il cambiamento
del clima è
una questione morale?
le conseguenze sono in gran parte imprevedibili. Dal
7 al 18 dicembre scorso s’è tenuta a Copenhagen la
conferenza mondiale dell’ONU sul clima. C’è stata una
presa di coscienza del problema climatico da parte
della comunità internazionale, ma l’intesa tra gli Stati
è stata minima. L’obiettivo del summit è di iniziare un
percorso negoziale e di studio di misure collettive per
limitare a 2°C l’aumento della temperatura del pianeta.
La bozza di accordo approvata Stati Uniti, Cina, India,
Brasile e Sudafrica contiene questo obiettivo. Nulla è
ancora vincolante per gli Stati e non è nemmeno stato impostato un insieme di controlli indipendenti delle
emissioni per evitare fenomeni di free-riding, ovvero
comportamenti opportunistici da parte di paesi che,
pur impegnandosi nella riduzione delle emissioni, non
sostengono il costo di adattare il loro sistema produttivo. Di fatti, si tratta di compiere investimenti nuovi per
risparmiare energia e inquinare sempre meno.
In una recente intervista al Corriere Magazine Richard
Branson, patron del gruppo Virgin, ha dichiarato che
il settore dell’energia alternativa è interessante per
chi voglia cominciare un’impresa. L’energia solare ed
eolica hanno un potenziale notevole e sono un utile
complemento all’uso dell’energia fossile.
Da più parti si ha il terrore che le politiche per ridurre
il riscaldamento climatico creino disoccupazione imponendo dei vincoli intollerabili alla crescita. Tuttavia, la
riduzione dei gas serra è raggiungibile ed essenziale.
Si possono ottenere profonde riduzioni nelle emissioni
con un lieve impatto sulla crescita economica, lo sostiene l’economista Paul Krugman sull’Herald Tribune
del 19 dicembre scorso. Un recente studio di McKinsey
& Company ha mostrato inoltre che vi sono innumerevoli modi per ridurre le emissioni di gas serra ad un
costo relativamente modesto: ad esempio, un migliore
isolamento termico, automobili e camion dai consumi
ridotti, un uso maggiore di energia eolica, solare e nucleare, eccetera. Utilizzando i giusti incentivi queste
misure si realizzerebbero da sole. Alcune compagnie
di crociera, quali ad esempio la MSC Crociere, utilizzano combustibili a basso tasso d’inquinamento. Tutte
le procedure di riciclaggio dei rifiuti e di trattamento
delle acque fanno delle navi da crociere più moderne
un esempio da seguire in tema di tutela ambientale.
Gli investimenti necessari per raggiungere questi standard elevati sono il miglior argomento contro chi vede
nelle misure anti-inquinamento un freno alla crescita.
la
Rivista
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OLTREFRONTIERA
di Fabrizio Macrì
Secondo il World Competitiveness report del World
Economic Forum 2008 – 2009 l’Italia occupa il 48esimo posto nella classifica delle economie più competitive al mondo, preceduta da paesi quali Qatar (22),
Emirati Arabi Uniti ( 23), Arabia Saudita (28), Cile (30),
Cipro (34), Tailandia (36), Tunisia (40), Polonia e Repubblica Slovacca (posti 46 e 47 della classifica).
Ai primi posti figurano, nell’ordine, Svizzera, Stati Uniti, Singapore, Svezia, Danimarca, Finlandia, Germania,
Giappone e Regno Unito e Francia: il nostro paese insomma spicca per essere l’unico membro del G 7 a
non comparire tra le prime 20 economie più competitive al mondo. Tra i compiti delle Camere di Commercio
Italiane all’Estero rientra non solo quello di promuovere il meglio del Sistema Italia all’Estero, ma anche
di importare in Italia quanto di meglio i nostri partner
economici e commerciali hanno da offrirci.
La CCIS, che ha il privilegio di avere sede nella capitale
economica del Paese più competitivo del mondo, Zurigo, ha la possibilità di offrire all’Italia spunti di riflessione analizzando il funzionamento del sistema economico svizzero, individuando gli elementi che fanno della
Svizzera un’economia così dinamica e competitiva e
riportando le impressioni che gli operatori economici
svizzeri ci trasmettono quando entrano in contatto con
le nostre imprese.
La Newsletter semestrale della Greater Zürich Area,
agenzia cantonale per l’attrazione di investimenti e la
creazione d’impresa nell’area economica di Zurigo,
individua nell’innovazione di prodotto e di processo
l’elemento determinante dell’alto livello di competitività
del sistema. Biotecnologie, tecnologie mediche e Life
Sciences sono i settori di punta dello sviluppo zurighese negli ultimi anni. Un ruolo determinante lo gioca
anche l’IT che ha avuto come volano di sviluppo, non
solo l’innovazione introdotta dalla ricerca, ma anche la
domanda di nuove soluzioni proveniente dalle banche
e dal loro indotto.
Oltre alle specializzazioni settoriali, giocano un ruolo
determinante l’origine dei fondi per l’innovazione. Non
tutti i soggetti attingono a fondi pubblici che scatenano spesso un assalto alla diligenza, che premia non le
aziende con il prodotto migliore, ma quelle con le migliori entrature e capacità di evadere laboriose pratiche
burocratiche. Il 73,7% degli investimenti in innovazione viene in Svizzera dall’economia privata, il 25,2 dal
settore della formazione (in parte finanziato con fondi
pubblici) e solo l’1,1% consiste di un intervento statale
Se l’erba del vicino
è davvero più verde
diretto. Questo crea un ambiente estremamente competitivo che consente alla ricerca e all’innovazione di
non perdere mai di vista le esigenze del mercato.
Il parco aziende di cui dispone una piazza come Zurigo
è talmente ricco da garantire sempre nuove applicazioni tecnologiche e da mettere a disposizione risorse
di finanziamento private per la ricerca.
In base al rapporto del World Economic Forum, oltre
all’elemento dell’innovazione, i punti di forza della Svizzera per l’imprenditore sono: la dotazione infrastrutturale, la bassa inflazione, l’etica e la motivazione della
forza lavoro, il sistema fiscale e la regolamentazione
del mercato del lavoro.
Tutti elementi sui quali, a parte forse il basso livello dei
prezzi, già relativamente sotto controllo in Italia, grazie ai vincoli imposti dall’Unione Monetaria, varrebbe la
pena di puntare per favorire il recupero di competitività
del nostro Paese, magari prendendo spunto da qualche nostro vicino di casa come la Svizzera.
Informazioni preziose di carattere più micro che macroeconomico ci vengono poi dagli imprenditori svizzeri,
clienti delle nostre PMI; clienti importanti se pensiamo
che i nostri esportatori trovano in questo piccolo ma
ricco paese il sesto bacino di esportazione al mondo
per le loro esportazioni, bacino più grande di quello
offerto da colossi demografici quali Russia e Cina e ad
un’incollatura da quello di grandi paesi industriali tradizionali partner dell’Italia come Regno Unito e Spagna.
Incapacità di comunicare in modo continuativo in forma
scritta, scarsa puntualità nelle comunicazioni e nelle
consegne, scarsa assistenza tecnica post-vendita, difficoltà di comunicazione dovute alla scarsa conoscenza delle lingue, scarse risorse da investire in promozione e marketing: queste le principali criticità indicate
dai clienti svizzeri di fornitori italiani. In genere molto
soddisfatti della qualità del prodotto, della creatività e
della capacità di innovare, gli svizzeri si lamentano di
un complessivo deficit di affidabilità.
Da qui il forte investimento che la CCIS fa in formazione e informazione per tenere le aziende italiane a
conoscenza delle aspettative che il mercato svizzero,
ricco ma competitivo, ha verso i propri fornitori.
Crediamo che tale sforzo ancora di più andrebbe fatto
a livello di sistema per trasferire in Italia dalla Svizzera
e dai mercati vicini, know how non solo tecnologico
ed industriale, ma anche e soprattutto gestionale,
comportamentale e, come sottolineavamo all’inizio, di
rilancio territoriale.
la
Rivista
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Economia svizzera
Ripresa e svolta sul mercato
del lavoro solo nel 2011
Nel rasserenamento della situazione economica mondiale, anche l’economia
svizzera ha potuto superare la recessione durante il terzo trimestre del 2009. Secondo la valutazione del gruppo di esperti della Confederazione, la ripresa congiunturale
dovrebbe proseguire l’anno prossimo, anche se a un ritmo contenuto, a causa di un
indebolimento passeggero degli impulsi positivi provenienti dal quadro congiunturale
internazionale. Nel 2010 la crescita del prodotto interno lordo (PIL) a prezzi costanti
dovrebbe ammontare a +0,7%. Solo nel 2011 la congiuntura dovrebbe registrare una
sensibile accelerazione (crescita del PIL: +2,0%). Considerato il fatto che la ripresa
congiunturale avanza decisamente a stento, le prospettive sul mercato del lavoro
rimangono fosche. Soltanto per il 2011 è possibile prevedere l’inizio di una svolta
nell’andamento della disoccupazione
D
alla metà del 2009 si registra a livello
mondiale una ripresa congiunturale in
seguito alla precedente severa recessione. Questa ripresa è favorita in misura determinante dalle svariate misure di sostegno
della politica economica e secondo gli indicatori
precursori positivi dovrebbe in un primo tempo
proseguire ulteriormente.
Ciononostante le prospettive congiunturali internazionali per il 2010 e probabilmente anche per
gli anni seguenti non sono affatto prive di ombre.
Gli impulsi attualmente determinanti hanno prevalentemente un carattere temporaneo - in particolare i programmi congiunturali statali, ma anche
l’inversione del ciclo di formazione delle scorte
- e diminuiranno di nuovo immancabilmente nel
corso dell’anno. Per una solida ripresa economica
sarebbe quindi necessario un netto aumento del-
14
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
la domanda privata di consumi e di investimenti,
ciò che tuttavia appare dubbio per diversi motivi.
Infatti, l’espansione del consumo privato, in particolare negli Stati Uniti (come pure in altri Paesi,
che nel decennio scorso hanno fatto registrare un
boom dei consumi favorito dagli indebitamenti),
potrebbe essere frenata ancora per alcuni anni dal
fatto che le economie domestiche private si sforzeranno di ridurre il loro elevato indebitamento.
Oltre a ciò anche un rapido e forte rilancio degli
investimenti delle imprese a livello mondiale sembra poco probabile a causa della scarsa saturazione delle capacità disponibili.
Per questo motivo il gruppo di esperti prevede
una dinamica incerta e complessivamente senza
slancio dell’economia mondiale, anche se non si
attende una nuova ricaduta nella recessione. Nel
2010 la crescita del PIL negli Stati Uniti dovrebbe
situarsi al di sotto del 2% e nell’Unione europea
attorno all`1%, mentre nel 2011 essa dovrebbe accelerare gradualmente (Stati Uniti: 2,5%; area europea: 1,7%). Complessivamente questo scenario
dell’economia mondiale corrisponde a una ripresa
lenta e, in un’ottica pluriennale, inferiore alla media, ciò che in passato è stato possibile constatare
spesso dopo le crisi finanziarie e immobiliari.
Previsioni congiunturali per la Svizzera
Nel rasserenamento della situazione economica
mondiale anche la Svizzera ha potuto superare la
recessione nella seconda metà dell’anno. Dopo
quattro trimestri negativi il PIL reale per la prima volta è di nuovo leggermente aumentato nel
3° trimestre del 2009 (+0,3% rispetto al trimestre
precedente, tassi di variazione non annualizzati).
A tale proposito si è registrata una svolta positiva nelle esportazioni, che nel 3° trimestre sono di
nuovo cresciute dopo una travagliata recessione
durata un anno. Inoltre la domanda interna, e in
particolare il consumo privato e pubblico nonché
gli investimenti nell’edilizia, ha continuato a rappresentare un solido sostegno congiunturale.
Su base annua, nel 2009 la produzione economica in Svizzera dovrebbe aver subito una contrazione dell`1,6%. Anche se ciò corrisponderebbe alla
più forte regressione annuale dal 1975, occorre
sottolineare che l’economia svizzera, in confronto
a diversi altri Paesi, ha superato senza eccessivi
danni la crisi finanziaria ed economica a livello
mondiale. A questo proposito ha avuto un effetto
favorevole il fatto che l’economia nazionale godesse di buona salute all’inizio della recessione:
ciò significa che in Svizzera non esistevano squilibri importanti (nessun indebitamento eccessivo,
né privato né statale, nessuna crisi immobiliare).
Inoltre, la costante crescita della popolazione negli ultimi anni ha contribuito all’espansione del
consumo privato e all’ulteriore espansione degli
investimenti nell’edilizia. Anche se la svolta congiunturale in Svizzera sembra conclusa, le attese
nella crescita restano limitate, soprattutto per il
2010, a causa della dinamica dell’economia mondiale presumibilmente senza slancio. Per il 2010
il gruppo di esperti prevede ora una crescita del
PIL dello 0,7% (finora: +0,4%). Ciò corrisponde,
come è stato il caso finora, allo scenario di una
ripresa congiunturale abbastanza titubante che è
ancora lontana da una sostanziale fase ascendente. Soltanto nel corso del 2011 il gruppo di esperti
prevede che si verificherà una ripresa più marcata
del PIL in Svizzera (+2,0%).
Per quanto riguarda le esportazioni ci si attende,
per i prossimi due anni, un rilancio piuttosto moderato dopo il netto crollo del 2009 (-9,7%). La
ripresa degli investimenti in macchinari e attrezzature delle imprese dovrebbe ritardare ancora
per un po’, poiché lo sfruttamento della capacità
produttiva nelle imprese si è ridotto raggiungendo
il livello più basso da parecchi anni a questa parte,
di modo che esiste un fabbisogno relativamente
scarso di ampliamenti delle capacità produttive.
Viste le prospettive moderate a livello di mercato
del lavoro e di reddito, per il 2010 occorre temporaneamente prevedere un’espansione piuttosto
rallentata anche nel caso del consumo privato, finora assai vivace. Considerata la lenta ripresa del
PIL, anche l’anno prossimo il mercato del lavoro
dovrebbe restare ancora il punto debole dell’evoluzione economica. Per quanto riguarda l’occupazione esistono comunque primi segnali di un
minore calo in tale settore. Tuttavia, a causa della
sottoutilizzazione delle capacità e degli eccessivi
effettivi di personale, anche nel corso dell’anno
prossimo in numerose imprese non dovrebbe praticamente esserci alcun fabbisogno di assunzioni.
Il tasso di disoccupazione (destagionalizzato) dovrebbe aumentare dall’attuale (novembre 2009)
4,2% a un livello massimo di oltre il 5% entro
la fine del 2010 - ciò che corrisponde a più di
200`000 disoccupati iscritti - e quindi iniziare a
diminuire lentamente nel corso del 2011. Nella
media annuale, sia nel 2010 che nel 2011 il tasso
di disoccupazione dovrebbe ammontare al 4,9%.
Sul fronte dei prezzi al consumo, la fase di calo
dei prezzi dovuta prevalentemente alle fluttuazioni del prezzo del petrolio dovrebbe essersi conclusa in Svizzera, come in numerosi altri Paesi,
nell’autunno del 2009. Per il 2010 (+0,8%) e il
2011 (+0,7%) il gruppo di esperti prevede di nuovo tassi d’inflazione leggermente positivi. A causa
dell’elevato allentamento congiunturale, il pericolo di inflazione viene invece considerato esiguo.
Rischi congiunturali
Le ripercussioni a medio termine della crisi finanziaria internazionale, come pure la cronologia e
le «strategie di uscita» delle banche di emissione,
che dovranno progressivamente porre termine alle
misure di approvvigionamento di liquidità, rappresentano fattori di insicurezza notevoli e difficilmente valutabili per l’evoluzione congiunturale
a livello mondiale. Per quanto riguarda lo scenario di una lenta ripresa congiunturale in Svizzera,
ritenuto probabile dal gruppo di esperti, esistono
notevoli rischi sia verso l’alto che verso il basso.
Nel caso in cui le tendenze al rilancio attualmente
constatabili in tutte le regioni del mondo - analogamente al crollo, ma in senso inverso, dell’anno
scorso - si rafforzassero reciprocamente, nel 2010
la crescita dell’economia mondiale potrebbe comunque rivelarsi, a dispetto di tutti i fattori frenanti, più robusta del previsto (ripresa a forma di «V»).
D’altro lato, esiste un notevole rischio negativo per
le prospettive congiunturali inerenti ai problemi finora non ancora superati nell’ambito del sistema
finanziario internazionale. Un possibile pericolo
consiste, ad esempio, nel fatto che il ritiro delle
liquidità che occorre attendersi da parte delle banche centrali faccia nuovamente emergere le attuali
debolezze di alcuni istituti finanziari.
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
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A rischio oltre 40 milioni di posti
di lavoro nel mondo
O
ltre 40 milioni di persone potrebbero uscire dal mercato del lavoro, nel
mondo, se non saranno adottate e, in
alcuni casi prolungate, le misure adeguate. È quanto sostiene il Rapporto dell'Ilo, l'organizzazione Internazionale del Lavoro, 'World
of Work Report 2009: The Global Jobs Crisis and
Beyond (Mondo del lavoro 2009: la crisi globale
dell'occupazione e oltre).
Secondo il rapporto una sospensione prematura
delle misure di stimolo, adottate in risposta alla
crisi economica globale, potrebbe ritardare di
anni la ripresa dell'occupazione e rendere la fase
iniziale della ripresa economica «fragile e incompleta». «Nonostante vi siano alcuni segnali di ripresa, le misure di sostegno - ha dichiarato Raymond Torres, direttore dell'International Institute
for Labour Studies dell'Ilo e principale autore del
rapporto - non dovrebbero essere sospese troppo
presto, a causa dell'aumento significativo della disoccupazione e del lavoro part-time».
«La crisi globale dell'occupazione non è ancora superata - ha aggiunto Torres - è pertanto fondamentale evitare di interrompere prematuramente le
misure di sostegno. In breve, la ripresa economica
sarà fragile e incompleta fino a quando continuerà
la crisi del lavoro. Una ripresa reale - ha sottolineato - sarà raggiunta solo quando l'occupazione
crescerà di nuovo». Il rapporto indica inoltre che
i principali fallimenti del sistema finanziario, alla
base della presente crisi, non sono stati affrontati
finora, e questa viene indicata come un'altra ragione che avvalora la tesi secondo la quale sarebbe prematura una sospensione delle misure.
L'Ilo sostiene che la durata e le dimensioni della
crisi dell'occupazione potrebbero essere ridotte,
se le misure di stimolo e le politiche generali adotteranno l'approccio indicato dal Patto globale per
l'occupazione. Il Patto consiste in un pacchetto
integrato di misure che mettono, al centro della
risposta alla crisi, l'occupazione e la protezione
sociale, e ha ricevuto un sostegno internazionale
ai più alti livelli, compreso quello delle Nazioni
Unite e del G20. Secondo il rapporto l'adozione
continuata di misure fiscali di stimolo, se ben focalizzate sul lavoro, contribuirebbe a far crescere
l'occupazione del 7% rispetto ad una situazione
di sospensione prematura delle misure. Sempre
secondo l'indagine, in base alle più recenti stime
sulla crescita del Fmi, l'occupazione nei paesi con
pil pro-capite elevato potrebbe non tornare alla situazione precedente alla crisi, se non prima del
2013, a meno che non saranno adottate misure
rigorose per stimolare la creazione di nuovi posti
di lavoro. Nei paesi emergenti e in quelli in via
di sviluppo, i livelli di occupazione potrebbero
iniziare a riprendersi dal 2010, e raggiungere la
situazione pre-crisi non prima del 2011.
LA DISOCCUPAZIONE IN TESTA ALLE PREOCCUPAZIONI DEGLI SVIZZERI
Da nove anni a questa parte, i timori principali degli
svizzeri rimangono sempre quelli, con la disoccupazione nettamente al primo rango, seguita dalla sanità
e dalla previdenza per la vecchiaia.
Il 33. barometro del Credit Suisse sulle apprensioni
della popolazione - condotto e fine estate dall’istituto
Gfs.bern su un campione rappresentativo di 1.000 persone aventi diritto di voto - mostra che nel complesso
la percezione della crisi non è così incisiva come nel
2001 dopo lo scoppio della bolla della new economy.
Ad esempio, non si sono concretizzati i classici riflessi
come la trasposizione dei problemi verso l’esterno o la
delegittimazione delle istituzioni politiche ed economiche. In ogni caso, la tradizionale fonte di maggior
apprensione, il lavoro, ha compiuto un sostanzioso
balzo in avanti (+13 punti) rispetto al 2008, raggiungendo il 66% del corpo elettorale. Si tratta di un livello
quasi doppio rispetto alle preoccupazioni che seguo-
no in graduatoria: sanità e AVS (entrambe al 36%) in
calo rispettivamente di 4 e 3 punti percentuali. Rispetto al rilevamento precedente è nettamente cresciuto
anche il timore per l’andamento dell’economia, ora al
27% (+10 punti).
La crisi finanziaria/bancaria, per la prima volta nella lista, è ritenuta problematica dal 29% degli interrogati. In forte calo è invece la paura dell’inflazione
(14%/-18).
A perdere importanza sono state tematiche come protezione dell’ambiente (17%/-3), questioni energetiche
(9%/-6) e politica familiare (6%/-7), ma, in modo piuttosto inatteso, anche la problematica degli stranieri.
Sia gli argomenti riguardanti stranieri, rifugiati/diritto
d’asilo, sicurezza personale, estremismo/terrorismo,
sia i temi di UE e globalizzazione vengono valutati
in modo analogo o addirittura meno preoccupante rispetto al 2008.
la
Rivista
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La nuova pasta integrale Barilla.
Ricca di fibre e sostanze nutritive.
100% di gusto.
Tipicamente Barilla. Pasta al dente, con tutto il gusto dell’italianità, di una bontà senza compromessi. La nuova pasta Barilla Integrali nasce con un procedimento di macinatura esclusivo, è
ricca di fibre naturali e contiene preziose sostanze nutritive. Barilla Integrali esiste in quattro formati di pasta classici: gli Spaghetti no. 5, le Pennette Rigate, i Fusilli o le Pipe Rigate. Barilla
Integrali: l’alimentazione sana diventa anche varia e gustosa!
No 1 in Italia
Studio Istat sulle “esportazioni regionali italiane’
In calo soprattutto
quelle verso i Paesi Ue
Aumenta l’export dalle regioni del Centro-sud
verso la Svizzera
N
ei primi nove mesi del 2009, rispetto al
corrispondente periodo dell’anno precedente, il valore delle esportazioni italiane registra una flessione del 23,1%,
dovuta a consistenti riduzioni tendenziali dei flussi sia verso i paesi Ue (-25,5%) sia, in misura più
contenuta, verso i paesi extra Ue (-19,7%).
Tutte le ripartizioni territoriali fanno rilevare
flessioni, con riduzioni superiori alla media nazionale per quella insulare (-44,2%, dovuta alla
forte riduzione del valore delle vendite all’estero
di prodotti petroliferi raffinati) e per quella meridionale (-27,2%); flessioni inferiori alla media
nazionale sono registrate, invece, dalla ripartizione nord-occidentale (-22,5%), da quella nordorientale (-22,4%) e dall’Italia centrale (-18%).
La dinamica congiunturale, valutata sulla base dei
dati trimestrali depurati della componente stagionale, evidenzia, nel terzo trimestre 2009 rispetto
al trimestre precedente, variazioni positive delle
esportazioni in tutte le ripartizioni. Gli incrementi
più rilevanti si registrano per Italia nord-orientale
(+4,7%) e Italia nord-occidentale (+4,3%).
Nei primi nove mesi del 2009, rispetto al corrispondente periodo del 2008, tutte le regioni fanno
registrare una flessione delle esportazioni, ad eccezione della Liguria (+8,8%, per il forte incremento
delle vendite all’estero dei mezzi di trasporto). Fra
le regioni che più contribuiscono ai flussi commerciali con l’estero, le flessioni maggiori riguardano Sardegna (-50%), Sicilia (-40,8%), Abruzzo
(-35,7%), Marche (-28,4%), Puglia (-27,8%), Piemonte (-25,9%), Emilia-Romagna (-25,4%), Lombardia (-22,6%) e Veneto (-20,7%).
L’analisi dell’andamento delle esportazioni per
area di sbocco nei primi nove mesi del 2009, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, mette in evidenza come la flessione delle
esportazioni dell’area nord-occidentale, pari al
22,5%, abbia interessato maggiormente i flussi verso i paesi Ue (-26,9%), con variazioni particolarmente negative verso Spagna, Regno Unito e Germania. Per i paesi extra Ue (-15,7% nel loro complesso) si rilevano flessioni marcate verso Russia,
Turchia, Brasile, paesi Mercosur, Sudafrica e India.
La flessione delle esportazioni dell’Italia nordorientale (-22,4%) deriva da tendenze omogenee
dei flussi verso le due principali aree di sbocco:
i flussi diretti verso i paesi Ue (-22,9%) segnano
diminuzioni particolarmente rilevanti per Regno
Unito e Spagna. L’export diretto verso i paesi extra
Ue (-21,6%), registra diminuzioni particolarmente
significative verso Russia, Sudafrica, Messico, Corea del Sud, Turchia e Stati Uniti; i flussi diretti verso la Cina mostrano, invece, un lieve incremento.
La contrazione delle esportazioni generate nell’Italia centrale (-18%) è dovuta soprattutto alla caduta dei flussi diretti verso i paesi Ue, diminuiti
del 19,2%, con flessioni rilevanti verso Spagna e
Germania. Nell’area extra Ue (-16,5%) diminuzioni significative si registrano per le esportazioni
verso Messico, Russia, India, Stati Uniti, Sudafrica, paesi ASEAN e Turchia; mentre incrementi si
sono registrati per Cina, Svizzera e Corea del Sud.
Nell’area meridionale e insulare la flessione delle esportazioni (-33,6%) è più intensa per i flussi
diretti verso i paesi Ue (-34,5%), rispetto a quella
rilevata per le esportazioni dirette verso i paesi extra Ue (-32,4%).
Verso i paesi Ue decrementi rilevanti riguardano
Spagna e Francia. Per i paesi extra Ue, flessioni significative si registrano per Messico, Russia, paesi
Asean, Turchia, paesi EDA, Brasile, Stati Uniti, paesi Mercosur e Corea del Sud; aumenti si rilevano,
invece, per India e Svizzera.
la
Rivista
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A tavola il falso Made in Italy
costa 4,2 miliardi
L
’inganno del falso Made in Italy a tavola
dovuto alla vendita in Italia di prodotti alimentari pagati come italiani senza esserlo
per la mancanza dell’obbligo di indicare l’origine in etichetta, costa ben 4,2 miliardi.
È quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che
in Italia gli inganni del finto Made in Italy riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani
ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma
anche tre cartoni di latte a lunga conservazione
su quattro che sono stranieri senza indicazione
in etichetta, oltre un terzo della pasta - che è ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori - e la metà delle
mozzarelle non a denominazione di origine - che
sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere.
Secondo l’indagine Coldiretti/Swg, quasi la metà
degli Italiani (47%) ritiene un alimento realizzato con prodotti coltivati o allevati interamente in
Italia valga almeno il 30% in più. La superiorità
del Made in Italy alimentare è attribuita nell’ordine al rispetto di leggi più severe, alla bontà e
freschezza e alla garanzia di maggiori controlli.
La fiducia degli Italiani nel Made in Italy rispetto
ai prodotti stranieri è massima per l’alimentazione
(92%) e la moda (63%), ma rimane alta anche per
l’arredamento (48%) e i prodotti di bellezza (48%)
mentre scende per l’auto (23%) e per apparecchi
elettronici, computer o elettrodomestici (16%). In
generale, per quanto riguarda la qualità, i concorrenti più temibili del Made in Italy secondo i
consumatori italiani sono i francesi e i tedeschi,
mentre all’ultimo posto si classificano i cinesi. La
situazione è diversa per l’alimentare dove, a differenza degli altri settori, i prodotti italiani - rileva
la Coldiretti - sono giudicati di gran lunga superiori rispetto a quelli provenienti dai diversi paesi
esteri mentre i prodotti tecnologici perdono con
i giapponesi e la moda pareggia con i francesi.
Da rilevare che più di otto italiani su dieci (l’84%)
sono d’accordo sul fatto che - continua la Coldiretti - per rilanciare l’economia oggi sia necessario
comperare prodotti fatti interamente in Italia. L’attenzione all’origine del prodotto è evidenziata dal
fatto che ben il 97% degli Italiani ritiene che dovrebbe essere sempre indicato il luogo di allevamento o
coltivazione dei prodotti contenuti negli alimenti.
Il pressing della Coldiretti ha portato all’obbligo di
indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, all’arrivo dal primo gennaio 2004 del
codice di identificazione per le uova, all’obbligo
di indicare in etichetta, a partire dal primo agosto 2004, il Paese di origine in cui il miele è stato
raccolto, all’obbligo scattato il 7 giugno 2005 di
indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco, all’etichetta del pollo
Made in Italy per effetto dell’influenza aviaria dal
17 ottobre 2005 e all’etichettatura di origine per la
passata di pomodoro a partire dal 1 gennaio 2008.
Dal primo di luglio è arrivato anche l’obbligo di
indicare l’origine delle olive impiegate nell’extravergine, ma molto resta ancora da fare e per oltre il 50% della spesa - ha concluso la Coldiretti
- l’etichetta resta anonima per la carne di maiale,
coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali, ma anche per il latte a lunga conservazione
e per i formaggi non a denominazione di origine.
Il presidente di Coldiretti ne è convinto: “mettere
in trasparenza la provenienza di quanto portiamo
in tavola non solo aumenta il potere contrattuale
delle imprese agricole, ma protegge dalle psicosi
nei consumi provocate anche da emergenze in
paesi lontani e fornisce un servizio essenziale ai
cittadini consumatori poiché favorisce i controlli e
consente di fare scelte di acquisto consapevoli”.
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Conferenza Permanente Stato–Regioni
e Province Autonome–CGIE
Trovare il sistema di fare sistema
Si chieda al sistema delle Regioni, al Governo Centrale e al CGIE ‘’di lavorare con una
più stretta ed efficace sinergia per portare avanti progetti che coinvolgano gli italiani all’estero
e particolarmente i giovani’’: dalla Conferenza, poi, è emersa la necessità di ‘’trovare una sede
di confronto stabile tra i tre organismi che si sono confrontati oggi’’, lavorando in una logica
tesa a ‘’fare Sistema’’ tra le Istituzioni ‘’per promuovere al meglio, magari proprio attraverso
gli italiani nel mondo, ‘il Sistema Italia nel suo complesso’’’. Con queste parole il Vice Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome Michele Iorio (Presidente
della Regione Molise) ha concluso i lavori della Terza Assemblea Plenaria della Conferenza
Permanente Stato-Regioni-Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) che si è svolta a
Roma lo scorso 30 novembre, nella superba cornice di Villa Madama, L’Assemblea è stata
coordinata dal Sottosegretario agli Affari Esteri, Alfredo Mantica, e ha visto gli interventi, oltre che di parlamentari e membri del CGIE, del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
dei Ministri Gianni Letta, che ha parlato anche a nome del Presidente Silvio Berlusconi e del
Ministro degli Esteri Franco Frattini.
Il sottosegretario Letta, dopo aver portato il saluto
del Presidente del Consiglio, assente perché “impegnato in una delicata missione in Bielorussia”,
ha sottolineato l'importanza delle comunità italiane all’estero. “Voi siete l'eredità di 20 milioni di Italiani che emigrarono dopo l'unità fino alla scoppio
della prima guerra mondiale”, ha proseguito, “e
di altri dieci che anche dopo scelsero volontariamente, ma più spesso per necessità, di costruire un
futuro per sé e i propri figli fuori dalle nostre fron-
tiere”. Il Sottosegretario di Stato ha poi ricordato:
“parliamo di milioni di persone presenti oggi, caso
unico al mondo, in tutti i continenti ed integrate
nella quasi totalità dei Paesi di voto o di nascita.
Persone che conservano un sentimento di unità
e di appartenenza che possono apportare molto
sia di creativo che di costruttivo”. Riprendendo i
temi dibattuti, tra cui la questione della promozione del Sistema Paese e, in particolare l’attività di
divulgazione della lingua e della cultura italiana
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Il Sottosegretario agli Affari Esteri, Alfredo Mantica, ha aperto i lavori della Conferenza. Al tavolo della presidenza si riconoscono il Vice Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome Michele Iorio (secondo da sin.), il segretario
generale del CGIE Elio Carozza.
nel mondo, si è detto convinto che “alla cultura è
affidato il compito di mantenere alta l'immagine
dell'Italia e degli italiani. La nostra cultura deve essere garanzia di solidità ed azione propulsiva per
un futuro che non può che vedere il nostro Paese
sempre protagonista nell'interazione con le altre
culture”. “Occorre quindi costruire politiche complessive” per promuovere al meglio il Sistema Paese e per “affrontare le molteplici sfide della realtà
internazionale ottimizzando le risorse per evitare
dispersioni”.
In tal senso il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, ritiene che si rendano necessarie “politiche che consentano di attuare vere e
proprie strategie di influenza” e in grado di “alimentare un dialogo che favorisca la diffusione della lingua. Politiche che non siano solo strumenti di
penetrazione commerciale ma anche una politica
nazionale globalmente intesa”.
L’internazionalizzazione non è una formula
“Molteplici sono gli attori dentro e fuori le frontiere, attori istituzionali come Stato, Regioni, Provincie Autonome, Cgie, Camere di Commercio, una
somma di realtà di valori positivi, di creatività e
immaginazione. L'internazionalizzazione del Sistema Paese non è una formula”, ha precisato Letta,
“ma è una necessità con la quale quotidianamente
confrontarsi per scelte programmatiche globali”. In
tale direzione “i nostri connazionali all'estero possono arrecare un grosso contributo d'intelligenza,
di conoscenza, di prestigio e di valore assoluto”.
Concludendo, il Sottosegretario ha affermato che
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“l'Italia di oggi deve essere sensibile alle necessità
e contemporaneamente attenta alle aspirazioni di
quanti rappresentano il nuovo fenomeno dell'emigrazione”, fenomeno che secondo Gianni Letta,
“oggi va reinterpretato e valorizzato”. “Tutti insieme potremo divenire artefici di un futuro migliore,
beneficiando del prezioso contributo di tutti, sommando impegno e conoscenza, aspirazioni allo
sviluppo e alla dignità della condizione umana”.
Alle parole di Gianni Letta hanno fatto eco quelle
del Ministro degli Esteri, Franco Frattini, secondo
il quale: “il profilo degli italiani all'estero è profondamente cambiato sotto molti aspetti. Dobbiamo
guardare ad una nuova identità dell'emigrazione
italiana, ricercatori, professionisti, operatori economici, studenti che rappresentano una risorsa preziosa per il nostro Paese”.
Come Governo “guardiamo a queste realtà come
ad una risorsa, ad un valore aggiunto all'identità
del Paese portando un messaggio positivo”.
Anche gli italiani all'estero, ha dichiarato Frattini,
sono “consapevoli che l'Italia sta cambiando” ed
“è cresciuta la consapevolezza che bisogna guardare ad un'Italia nuova e moderna pronta a cogliere le opportunità e le sfide sulla scena internazionale”. Il Ministro ha ricordato che l'Italia è diventata “parte di una sfida globale che ci chiama a
nuove responsabilità e siamo stati chiamati a contribuire alla pacificazione ed alla stabilizzazione di
grandi aree di crisi del mondo dove siamo presenti
con la nostra immagine, la nostra cooperazione,
per produrre sicurezza e non più solo consumare sicurezza. Un ruolo nuovo, che ha oltrepassa-
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta, durante il suo intervento con il Ministro degli Esteri
Franco Fratini seduto al tavolo della Presidenza accanto al sottosegretario Mantica.
to quell'agenda regionale domestica che esisteva
fino alla caduta del muro di Berlino”. “Questa immagine di una politica internazionale del presente
e del futuro”, ha aggiunto, è la testimonianza “di
un'Italia che cresce e di un'Italia che cambia”, che
riformula la sua identità.
Sull’identità non ci si può dividere
Quello dell'identità, ha sottolineato Frattini è un
tema chiave anche nel dibattito europeo, “tocca i
diritti fondamentali di tutti, dei gruppi e dei singoli. La presenza qui oggi delle varie rappresentanze
istituzionali ci dice come sul tema dell'identità non
ci si possa dividere, si deve essere davvero uniti
nell'affermare valori e principi”.
Ed è di fondamentale importanza proprio in un
momento come questo in cui “l'Italia è diventato
Paese d'immigrazione ed è chiamata a riflettere su
di un'emigrazione che significa rispetto delle leggi,
legalità, ma anche accoglienza e integrazione senza negare e perdere la propria identità”.
Per il titolare della Farnesina dunque “i principi
della solidarietà ed accoglienza non possono mettere in discussione la nostra storia e la nostra cultura” e quindi “quanto più saremo forti nel difendere
e preservare le nostre radici tanto più saremo in
condizione di integrare le identità degli altri”.
La cittadinanza, infine, è solo “la conclusione di
un percorso fatto di dialogo ma anche di rispetto
delle regole e della cultura del nostro Paese”.
Al fine di valorizzare questa identità italiana oltre confine per Frattini è necessario che “il Sistema
Italia faccia sistema, per raccogliere le opportunità
che le comunità all'estero rappresentano. Opportunità frutto del capitale umano e dell'impegno ma
anche di un'azione politica e strategica di saper
dialogare con ogni Paese del mondo”.
Si collocano in questo ambito, anche le nuove iniziative della Farnesina come l'innovativo “consolato digitale che attraverso una piattaforma digitale
permetterà ai cittadini di usufruire di informazioni
utili, di sbrigare le procedure più complesse, il passaporto, l'iscrizione all'Aire”, nato dalla necessità
di “migliorare i servizi offerti alle comunità italiane
nel mondo” e “dal progetto di dare maggiore slancio alla rete degli uffici all'estero”. Con la consapevolezza che è necessario “rafforzare e costruire
una rete di diplomazia economica, già auspicato
anni fa dal Presidente del Consiglio, in modo da
tutelare gli interessi nazionali, delle nostre aziende
e dei nostri territori”.
Infine, Il Ministro degli Esteri si è detto concorde sull’urgenza di “definire una strategia globale
per promuovere la diffusione della lingua italiana,
biglietto da visita della nostra identità che molti
cominciano a studiare ed imparare nel resto del
mondo. Per questo”, ha concluso, “occorre un approccio sistematico e sapere dove e come la lingua
italiana può essere polo per attività culturali”.
Pag. 23: I lavori della Terza Assemblea Plenaria della Conferenza Permanente Stato-Regioni-Consiglio Generale degli
Italiani all’Estero (CGIE) che si è svolta a Roma lo scorso 30
novembre, nella superba cornice di Villa Madama.
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Stefano Rezzin, Country Manager Natuzzi Switzerland AG
Un manager prudente,
ottimista per natura
di Giangi Cretti
Italiano, nato e cresciuto in Svizzera, da
due anni e mezzo è alla guida di Natuzzi in
Svizzera in Austria. Nel suo ruolo di Country
manager avrebbe voluto fare di più: non tanto, o non solo, in termini di fatturato, quanto
piuttosto in termini di cambiamenti strategici.
Il gruppo ha da poco compiuto 50 anni. In
Svizzera è presente da quasi 8 e, complice il
fatto di poter contare su un marchio con una
consolidata fama internazionale, anche in un
momento di crisi può guardare al futuro con
prospettive di espansione. Di quali e di quale
natura Stefano Rezzin ce ne ha parlato nel corso di un incontro che abbiamo avuto a Zurigo
a poche settimane dalla fine del 2009
N
atuzzi Svizzera si rivolge ad un pubblico selezionato: dai 25 anni in su con
status economico sociale medio alto.
Sul territorio è presente con 5 negozi
di proprietà e con 6 shopping shop: delle aree
dedicate che riproducono un negozio Natuzzi
all’interno di un altro negozio di mobili. Quattro
di questi sono allestisti dentro negozi di Mobili
Pfister. Cinque sono i punti vendita in Svizzera
romanda: due di proprietà e tre shopping shop; sei
quelli nella Svizzera tedesca: tre di proprietà e tre
shopping shop.
Già stanziati, a fine anno, sostanziosi investimenti:
per rinnovare gli shopping shop collocati presso
Pfister e un negozio di proprietà nella svizzera
francese. Obiettivo: di rendere più omogenee e
più funzionali le superfici di vendita.
Un segnale che la crisi non sta lasciando segni
profondi, anche se, precisa Rezzin, non è che non
se ne sia risentito. Semmai è il modo di affrontarla,
senza timori, con particolare attenzione ai dettagli
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Stefano Rezzin country manager Natuzzi Switzerland AG.
e nell’atteggiamento nei confronti della clientela
che ha permesso di confermare anche nel 2009
una crescita rispetto ad un 2008, nel quale la cifra d’affari era aumentata del 18% nei confronti
dell’anno precedente. Comprensibile, pertanto, la
scelta di continuare ad investire sul mercato svizzero, dove, oltre agli interventi già accennati, si intende riposizionare il negozio di Zurigo - in nuova
sede più rappresentativa, sempre nel centro della
città che ne aumenti la visibilità - mentre è già in
fase di avanzata valutazione l’opportunità di aprir-
ne un altro nei pressi di Pratteln. A breve medio
termine, nel giro di un paio d’anni, nuove aperture
sono previste anche nei pressi di Berna e di Ginevra. Contemporaneamente si stanno sondando
le possibilità di aprire degli shopping shop nella
Svizzera centrale e nella regione fra San Gallo e il
Grigioni. Fondamentale in questa operazione, la
fase di pianificazione che, oltre ad una conoscenza del territorio, deve considerare anche una seria
valutazione sulla dimensione del bacino d’utenza
su cui si possa ragionevolmente contare. Tenendo
conto che non è un fatto marginale il fatto che nella zona, dove s’intenda essere presenti in futuro, ci
sia una buona presenza di connazionali. Ma non
solo. Infatti, a secondo della realtà, è comunque
importante anche poter contare su una clientela
internazionale.
Numerosi sono clienti, in modo particolare in città
come Zurigo, che entrano in un negozio Natuzzi,
perché lo hanno già conosciuto a Londra piuttosto
che a Dubai. Sono segnali dei buoni risultati che si
ottengono potenziando una strategia di costumer
care, nella piena convinzione che la soddisfazione del cliente sia una pubblicità molto redditizia
in termini di ritorno di immagine. “Noi – puntualizza Rezzin – il motto ‘soddisfatti o rimborsati’ lo
applichiamo alla lettera”. E i risultati si vedono.
Accanto alla ristrutturazione fisica e all’intenzione
di potenziare la presenza sul territorio, In fase di
ripensamento è anche il concetto di Natuzzi Svizzera: non più solo, o comunque soprattutto, divani, ma anche mobili, che consentano di respirare
un’atmosfera di domestica eleganza che si avvicini ad una logica di total living. Un cambio di passo, e per certi versi culturale, voluto dall’azienda,
per adeguarsi ad un mercato internazionale che
non si accontenta del monobrand. Ne deriva che
anche l’architettura dei negozi deve essere adeguata. Ecco spiegata, almeno in parte, anche la
decisione di procedere al rinnovamento fisico dei
punti vendita.
D’altro canto, uscire dalla logica del monoprodotto significa anche smarcarsi dalla concorrenza
stretta, in quanto in un concetto di total living, oltre al prodotto stesso e al prezzo, assumono maggior importanza gusto, colori, consulenza. Va da
sé, nella convinzione di poter disporre di quella
qualità e di quella creatività che consente di distinguersi.
Rezzin ne è convinto: avere alle spalle un marchio
affermato come Natuzzi è indubbiamente un valore aggiunto che facilita nell’accesso dei mercati esteri. D’altro canto, sottolinea: “Made in Italy
è già un marchio di per sé”. Nel caso specifico,
aiuta avere alle spalle un’azienda con 50 anni di
storia. D’altronde, non può essere un caso se il
primo mobilificio svizzero accetta di ospitare nei
suoi spazi espositivi un‘area espressamente dedicata al prodotto Natuzzi.
Neppure è un caso se un’azienda, che cinquant’anni fa prende le mosse dall’intuizione di un signore,
che ha realizzato un salotto lo ha fotografato ed
è andato negli Stati Uniti a farlo vedere ai grandi
gruppi d’acquisto per vedere se poteva venderlo,
è oggi presente in tutto il mondo con 900 punti
vendita. Evidentemente si trattava di un’idea vincente. La stessa che in fin dei conti consente ancora oggi di proporsi su un mercato come quello
svizzero, esigente e multiculturale, che apprezza
la qualità, con la consapevolezza di poter reggere
la concorrenza.
Lo confermano i numeri, che, come detto, in un
contesto dove predominano le cifre rosse, segnalano un trend in crescita. Lo testimoniano anche
i contatti che si instaurano con importanti gruppi
d’acquisto svizzeri, che numerosi mostrano il loro
interesse a stringere collaborazione con Natuzzi.
L’esperienza internazionale del gruppo Natuzzi,
consente di rispondere alle esigenze di un pubblico differenziato come quello della Confederazione elvetica fortemente caratterizzato da una gran
varietà di culture, di lingue e di religioni, pertanto
di usi, costumi e abitudini. Ciò comporta una particolare attenzione alle tipologie di pubblico, da
cui discende una strategia di vendita il più possibile mirata.
PRESENTE NEL MONDO HA IL QUARTIER GENERALE IN PUGLIA
Le suggestive atmosfere del mediterraneo e i mercati
internazionali. Una tradizione artigiana, sinonimo di
qualità, cura e stile italiano e le dimensioni di un leader globale.
Da questa originale unione, nasce la fisionomia del
Gruppo Natuzzi, creato nel 1959 e guidato da Pasquale Natuzzi, Presidente, Amministratore Delegato
e stilista.
Con un fatturato pari a 666,0 milioni di euro, realizzato nel 2008, il Gruppo Natuzzi è la più grande
azienda italiana nel settore dell’arredamento ed è uno
dei leader mondiali nel segmento dei divani in pelle. La holding Natuzzi S.pA. è l’unica azienda non
americana del settore arredamento quotata a Wall
Street dal 1993.
Il Gruppo Natuzzi esporta il 90% della produzione in
123 mercati e detiene le maggiori quote di mercato in
Europa con il 61 % e in America con il 31%. Due le
sedi commerciali: Shanghai per l’Asia, High Point in
North Carolina, per le Americhe. Ma il quartier generale, cuore e mente del Gruppo, rimane a Santeramo
in Colle, nel sud dell’Italia.
Ogni giorno 4000 persone, in 123 diversi paesi, nei
cinque continenti, scelgono un prodotto Natuzzi per
arredare la propria casa: un successo costruito in oltre
50 anni di lavoro, idee creative ed innovazioni.
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Un’indagine condotta tra gli studenti ha evidenziato
che oltre il 50% degli intervistati ne è stato vittima
La macchia nera del bullismo
Il fenomeno ha assunto negli ultimi anni una rilevanza
e una diffusione sempre maggiore all’interno della nostra società,
come testimoniano i recenti casi di cronaca
di Gabriele Fodella*
D
i alcune settimane è il caso di uno studente tredicenne di Torino che, all’interno dei locali scolastici, durante il
cambio d’ora, è stato aggredito da due
compagni di classe che lo hanno marchiato a fuoco sul braccio destro. Questi casi estremi sono,
però, solamente la punta dell’iceberg del fenomeno, per capire il quale occorre fare un passo
indietro e definire esattamente che cosa si intende
per bullismo.
Nella letteratura psicologica internazionale con
tale termine si fa riferimento al “fenomeno delle
prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei
confronti dei loro coetanei soprattutto in ambito
scolastico. In particolare con il termine bullismo
si intende riunire aggressori e vittime in un’unica
categoria”. Tale definizione lascia spazio a un’ulteriore considerazione di carattere prettamente
sociale, ossia al fatto che il fenomeno del bullismo è in continua crescita nella scuola, essendo
quest’ultima divenuta il maggior centro di socializzazione per bambini e ragazzi. A questo proposito, è rimasta significativa la definizione di bullismo data da Olweus, uno dei maggiori studiosi ed
esperti del fenomeno a livello mondiale, secondo
il quale “Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando
viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo,
alle azioni offensive messe in atto da parte di uno
o più compagni”. In ogni caso per parlare di bullismo è necessario che vi sia un’asimmetria nella
relazione tra i soggetti interessati.
La violenza entra in aula
Infatti, se un tempo la maggior parte delle relazioni sociali e di comunicazione connotate da aggressività si svolgevano al di fuori dell’ambiente
scolastico e si risolvevano sovente in giochi e gare
tra bambini e ragazzi, che finivano per diluire ed
evitare casi di particolare gravità, oggi un’organizzazione sociale che costringe i minori a passare la
maggior parte del loro tempo a scuola e presso la
propria abitazione fa sì che gli episodi di bullismo
siano sempre più frequenti all’interno degli edifici scolastici e durante l’attività didattica. Naturalmente nell’insorgenza dei fenomeni di bullismo è
particolarmente rilevante l’educazione famigliare,
che in alcuni casi negativi riesce a influire sul corretto sviluppo cognitivo ed emotivo dei minori, sia
nei confronti delle persone che li circondano, sia
della società in senso lato.
Le dimensioni del fenomeno
Ma qual è la reale portata del fenomeno in questione? Da recenti studi, condotti in Italia, emerge
che oltre il 50% degli studenti intervistati ha riferito di essere stato vittima di episodi di bullismo
e di questi il 33% ne sono vittime ricorrenti. Di
questi l’11,6% ha dichiarato di aver subito tali episodi qualche volta, mentre l’1,7% tutti i giorni. Il
gruppo più numeroso che ha subito prepotenze
è quello dei ragazzi di età sotto i 14 anni (Studio
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realizzato dall’Associazione Villa Sant’Ignazio per
conto della Provincia di Trento). Occorre anche
individuare quali siano le forme di prepotenza
maggiormente ricorrenti nei casi noti. Innanzitutto
è rilevante come le prepotenze di natura verbale (prese in giro, offese, calunnie, minacce) siano
nettamente prevalenti rispetto a quelle di tipo fisico (botte, danni alle cose, furti).
Non bisogna, poi, dimenticare quelle forme di
bullismo meno evidenti, ma altrettanto gravi,
che consistono in violenze psicologiche, isolamento ed esclusione dal gruppo, manipolazione
dei rapporti di amicizia all’interno dell’ambiente
scolastico.
Il tema della responsabilità
Dopo aver analizzato per sommi capi il fenomeno
del bullismo e la sua attuale portata, è necessario prendere in esame le responsabilità giuridiche
sussistenti non solo in capo a chi commette atti
di prepotenza nei confronti dei propri compagni,
ma anche in capo a genitori, insegnanti, dirigenti
scolastici e personale non docente. Molti dei comportamenti sopra elencati possono essere violativi
sia della legge penale, sia di quella civile. Le botte inflitte a un compagno, per esempio, possono
configurare il reato di percosse (art. 581 c.p.) o
lesioni (art. 582 c.p.) a seconda delle conseguenze
dei fatti posti in essere, mentre le offese possono
configurare il reato di ingiuria (art. 594 c.p.). In
particolare occorre esaminare entrambe le forme
di responsabilità previste dall’ordinamento giuridico italiano, ossia quella penale e quella civile.
La responsabilità penale è personale e, dunque, il
primo e principale soggetto che dovrà rispondere
dei fatti commessi è l’autore stesso, sottolineando che solamente le persone maggiori dei 14 anni
sono imputabili, non escludendosi un’eventuale
responsabilità degli insegnanti, in linea di massima, per mancata vigilanza sugli alunni e, dunque,
per fatti meramente omissivi. Anche in relazione alle richieste di risarcimento in ambito civile,
le richieste della vittima possono incombere sia
sull’autore del fatto dannoso, sia sui soggetti deputati alla sorveglianza e all’educazione di quest’ultimo, nel caso in cui egli sia minorenne.
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Le norme sulle responsabilità
Il sistema della responsabilità giuridica degli operatori scolastici è normato, in primo luogo, dal disposto dell’art. 28 della Costituzione, la quale stabilisce che “i funzionari e i dipendenti dello Stato e
degli Enti pubblici sono direttamente responsabili,
secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la
responsabilità si estende allo Stato e agli altri enti
pubblici”. In secondo luogo l’art. 2048 del codice
civile stabilisce che “I precettori e coloro che insegnano un mestiere o un’arte sono responsabili del
danno cagionato dal fatto illecito dei loro allievi
e apprendisti nel tempo in cui sono sotto la loro
vigilanza”. È questa la cosiddetta culpa in vigilando, in relazione alla quale l’unica esimente per gli
insegnanti è quella di dimostrare di non aver potuto impedire il fatto poiché il medesimo si sarebbe
manifestato in modo imprevedibile, repentino e
improvviso. Con la responsabilità degli insegnanti
concorre, poi, quella dei genitori sempre in forza
del contenuto dell’articolo 2048 del codice civile.
In questo caso si parla di culpa in educando e la
prova che i genitori dovranno fornire per andare
esenti da qualsivoglia responsabilità è quella di
aver impartito al minore un’educazione adeguata
a impedire il fatto illecito. È questa una probatio
diabolica, poiché la stessa commissione del fatto
dannoso da parte del minore dimostrerebbe, di per
sé, l’inadeguatezza dell’educazione da quest’ultimo ricevuta. Resta ancora da esaminare la responsabilità dei dirigenti scolastici, sui quali non
incombono doveri di vigilanza degli alunni, ma
obblighi di adottare e porre in essere tutte quelle
misure utili a garantire la sicurezza nell’ambiente
scolastico e la disciplina tra gli alunni.
Quali soluzioni? L’esperienza scandinava
In conclusione possiamo affermare che il bullismo è un fenomeno particolarmente grave, che ha
riflessi sociali negativi non solo nell’attualità ma
anche in prospettiva futura.
Da ricerche in materia, infatti, è emerso che i bulli
crescendo hanno molte più probabilità di commettere reati anche gravi, mentre le vittime risultano essere maggiormente esposte alla depressione
in età adulta, con un’autostima più bassa rispetto
a persone che in gioventù non sono state vittime
di prepotenze. Sono dunque auspicabili degli interventi, in primo luogo in ambito scolastico, al
fine di ridurre drasticamente il fenomeno. A tal
proposito in alcuni paesi nordici è stato adottato
un programma di intervento elaborato da Olweus
che ha portato a una riduzione degli atti di bullismo che sono diminuiti anche del 50%. I principi base elaborati da Olweus al fine di modificare
il comportamento aggressivo di alcuni studenti
consistono, innanzitutto, nel creare un ambiente
scolastico caratterizzato da affetto ed interessi positivi anche mediante un maggior coinvolgimento e consapevolezza del fenomeno da parte degli
adulti. Il sistema prevede sanzioni punitive verso
gli atti di prevaricazione e prepotenza stabilite e
rese note a tutti gli allievi, che tuttavia non devono
consistere in coercizioni fisiche. Gli adulti, siano
essi insegnanti o genitori, sono invitati ad adottare
un comportamento autorevole ma aperto al dialogo, onde comprendere eventuali fattori di disagio
del minore. Il metodo di Olweus, in sintesi, è fina-
lizzato a responsabilizzare gradualmente gli alunni, orientamento che offre indicazioni utili anche
al sistema educativo italiano, dove troppo spesso
gli insegnanti sono spinti a esercitare più il ruolo
dei sorveglianti, piuttosto che degli educatori, nei
confronti degli alunni.
*Comitato Italiano dell’Assicurazione di Tutela Legale
la
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31
BENCHMARK
di Nico Tanzi
Ogni anno, molti fra quanti si occupano di “trendwatching” non resistono alla tentazione di azzardare una
previsione per l’anno che sta per arrivare. Ecco alcune
delle tendenze più gettonate fra quelle relative ai trend
di marketing, con un’attenzione particolare per le attività legate a Internet. È un elenco parziale e molto sintetico, che può forse offrire qualche spunto di riflessione,
ma non va certo considerato esaustivo, né tantomeno
scientifico. Piuttosto una sorta di oroscopo, organizzato per parole-chiave. Nel 2010 vedremo se l’astrologo
(gli astrologhi) hanno azzeccato le previsioni.
Social Media. In molte aziende se ne discute parecchio, ultimamente. La domanda più ricorrente è: ma
dobbiamo proprio entrarci? Vale a dire, è davvero necessario investire tempo e risorse per essere presenti
sui cosiddetti social networks? La domanda – come
nota Paolo Bolpet in un intervento in rete – ricorda la
domanda che si facevano le aziende una quindicina
d’anni fa: ma è davvero indispensabile essere presenti
su internet?
Info DOC. Blog, siti di informazione, e-mail, gruppi
su Facebook, passaparola, “tweets” (micro-messaggi
diffusi con Twitter), newsletter… Il problema non è informarsi, ma difendersi dall’eccesso di notizie. È una
dura battaglia. Per vincerla è necessario individuare le
fonti giuste: quelle che ci offrono le informazioni che
ci servono, nel momento giusto, con la massima attendibilità.
No password. Inserire i propri dati: nome/cognome/
professione/data di nascita/indirizzo e-mail/username/password… Aaaargghhh! Basta! Non abbiamo più
il tempo di compilare moduli di registrazione ogni volta che vogliamo accedere a un sito di e-commerce,
o anche solo ricevere una newsletter promozionale.
Scherzi a parte, alla lunga questa insofferenza rischia
di diventare un problema, e soprattutto di rallentare la
crescita dei servizi online, a pagamento e non.
Videonews. C’è chi stenta a crederci. In effetti è una
bella botta, per quelli che sono abituati a girare spot
costosissimi e spendere cifre astronomiche per farli
passare in televisione.
Tenetevi forte: con YouTube, i mezzi non servono più:
bastano le idee. Un buon video si diffonde come un virus, e gratis, per di più. Inoltre, rispetto agli spot tv, un
video che gira in rete non è una fastidiosa interruzione
del vostro programma preferito. Anzi!
Cosa succederà
nel 2010? Otto trend
da tener d’occhio
per comunicare meglio
Cellulari. C’è già una nuova mutazione genetica in atto
nel popolo della rete, ed è una mutazione di carattere
generazionale. I più giovani, quelli che sul web ci stanno
soprattutto per comunicare nei social networks, hanno
cominciato a usare quasi più il telefonino del computer, per le loro navigazioni online. Non a caso l’universo
iPhone si è trasformato nel paradiso delle “apps”, le
applicazioni dedicate. È una tendenza forte, ed è sfruttabile in modo relativamente facile. Come ha fatto, un
esempio fra migliaia, la Illy distribuendo gratuitamente
una applicazione che permette di ricercare con l’iPhone
il bar più vicino dove bere un caffè (Illy, of course).
Facebook. Se siete in Facebook ve ne sarete già accorti: sempre più persone tendono a mandare messaggi non più attraverso la posta elettronica tradizionale,
ma via Facebook, appunto. Questo rafforza la posizione del più grande social network del mondo (che ha
raggiunto quota 300 milioni di iscritti) e rende ancora
più realistica l’ipotesi che il web presto smetterà di essere google-centrico per eleggere a bussola suprema
il giocattolo di Mark Zuckerberg.
No service. Avete presente il bancone della frutta e
verdura al supermercato, dove ci si infila il guanto, si
infila la merce nel sacchetto, la si pesa, si incolla sul
sacchetto l’etichetta con il prezzo e si mette il tutto nel
carrello? Oppure quei negozi di abbigliamento in cui si
sceglie, si prova e si va alla cassa senza che nessuno
se non ne abbiamo voglia ci rivolga la parola? No service. La tendenza va incontro a un innato bisogno di
autonomia e di indipendenza, e potrebbe diffondersi in
bar, hotel, ristoranti.
Crowdsourcing. “Un modello di business nel quale
un’azienda o un’istituzione richiede lo sviluppo di un
progetto, di un servizio o di un prodotto ad un insieme
di persone non già organizzate in un team attraverso
degli strumenti web o comunque dei portali su internet. Inizialmente il crowdsourcing si basava sul lavoro di volontari ed appassionati che dedicavano il loro
tempo libero a creare contenuti e risolvere problemi.
La community open source è stata la prima a trovarne beneficio. Oggi il crowdsourcing rappresenta per le
aziende un nuovo modello di open enterprise, e per i
freelance la possibilità di offrire i propri servizi su un
mercato globale”. Traggo la definizione non a caso da
Wikipedia, a sua volta il maggior esempio al mondo di
crowdsourcing volontario.
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
33
Cio’ che pratichiamo dal 1958
ha oggi un nome:
Fair-Relationship-Banking.
Tutte le pubblicazioni bancarie affermano che il cliente è il «centro
dell’attenzione»: cosa signica concretamente questa frase?
E come fare per non perdere di vista questo «centro dell’attenzione»,
fra i tantissimi impegni di un’azienda moderna?
Da più di 50 anni Finter Bank Zurich, banca svizzera di qualità,
percorre la propria strada in autonomia: la nostra presenza sul
mercato è sempre stata molto riservata, ma chi ha voluto conoscerci
meglio ha presto scoperto che da noi il concetto di «valori» assume
un’importanza molto rilevante.
Fair-Relationship-Banking è ciò che i clienti possono chiederci e
che noi dobbiamo dare loro: per tutti i clienti che non si accontentano
di promesse, ma che desiderano provare davvero quanto possa essere
diverso il Private Banking.
Per ulteriori informazioni > www.finter.ch
Fair-Relationship-Banking
Sede centrale: Finter Bank Zürich S.A. Claridenstrasse 35 CH-8002 Zurigo
Sedi e Affiliata: Lugano, Chiasso, Nassau Bahamas
Assicurazione vita: FinterLife Vaduz Liechtenstein
BUROCRATICHE
di Luigi Cortese
È valida la multa formalmente sbagliata
Un freno cartelli di divieto fai da te
Nelle grandi aziende il mobbing non è reato
Non basta che la multa stradale sia sbagliata nell’indicazione dell’articolo violato per vincere il ricorso
ed ottenere l’annullamento del verbale. Lo ha capito
bene un automobilista indisciplinato che è stato pizzicato dai vigili urbani senza fare uso delle cinture
di sicurezza. Nonostante il verbale fosse sbagliato
nell’indicazione dell’articolo violato il Giudice di Pace
ha confermato l’accertamento e la Corte di Cassazione sez. II civ., con la sentenza n. 8885 del 14
aprile 2009 ha confermato questa linea interpretativa. In tema di infrazioni amministrative, specifica infatti il collegio, «l‘obbligo di contestazione prescritto
dalla L. n. 689 del 1981, art. 14 a tutela del diritto
di difesa del trasgressore, deve ritenersi osservato
anche in presenza, nel relativo verbale, di errori circa
la individuazione della norma applicabile, ove risulti
che detti errori non abbiano in concreto implicato
un pregiudizio per il diritto di difesa dell‘incolpato, in
relazione alle facoltà accordategli dagli art. 16 e 18
della citata legge».
In buona sostanza vale la multa anche se formalmente non perfetta purché gli errori letterali non limitino
il diritto di difesa del trasgressore.
Sospensione della patente
Lievita il periodo minimo di sospensione della patente in caso di più infrazioni al codice della strada. L’automobilista che ha compiuto più reati, ad esempio, la
giuda in stato di ebbrezza e l’omissione di soccorso,
non può godere dei benefici legati al reato continuato
e a ciascuna infrazione «corrisponde un autonomo
periodo di sospensione della patente».
Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che, con la
sentenza n. 25933 depositata e destinata all’ufficio
del massimario, ha dichiarato inammissibile il ricorso
di un extracomunitario accusato di guida in stato di
ebbrezza, omissione di soccorso e inottemperanza
all’ordine di fermarsi. Oltre a un mese e dieci giorni
di reclusione (sospesi con la condizionale) i giudici
avevano anche deciso per una sospensione della patente di quasi tre anni (un mese perché non si era
fermato all’alt degli agenti, un anno per l’omissione
di soccorso e un anno e mezzo per la guida in stato
di ebbrezza).
Lui ha fatto ricorso in Cassazione, lamentando che le
sue infrazioni potessero essere qualificate come reato continuato e che quindi la sospensione della patente doveva essere stabilita per un periodo forfetario e non facendo la somma algebrica della sanzione
relativa a ciascun reato. Questa tesi è stata respinta
dalla quarta sezione penale della Cassazione. Si tratta, di un concorso formale ma materiale.
Nel caso di specie, conclude il Collegio, «è palese
come le violazioni contestate corrispondano a distinte condotte (inottemperanza al dovere di fermarsi,
mancata assistenza alla persona ferita e guida in
stato di ebbrezza), onde ad ognuna di esse deve necessariamente corrispondere un autonomo periodo
di sospensione della patente di guida che il Giudice
del merito ha ritenuto di contenere nel minimo edittale o in misura ad esso prossima». Ora l’automobilista
non potrà guidare per quasi tre anni e dovrà versare
1.000 euro alla cassa delle ammende.
Stretta contro i pirati della strada
Dopo la riforma dell’anno scorso è possibile sequestrare il veicolo per guida in stato di ebbrezza anche
se questo è cointestato con un parente. Lo ha sancito la Cassazione che, con la sentenza n. 24015
dell’11 giugno 2009, destinata alla masticazione ufficiale, ha confermato la condanna nei confronti di un
25enne di Latina fermato alla guida di un’auto sotto
l’effetto dell’alcool.
La macchina, intestata a lui e alla madre, gli era stata sequestrata. Così il giovane aveva impugnato la
misura cautelare, ma il Gip di Latina aveva respinto.
La decisione di confermare il sequestro era stata poi
adottata anche dal Riesame.
A questo punto il ragazzo ha fatto ricorso in Cassazione ma qui ha perso definitivamente: dal tenore
delle nuove norme, scrive il Collegio «si tratta di una
confisca obbligatoria»; ciò, aggiunge, «risulta sia dalla terminologia utilizzata sia dal richiamo al secondo
comma dell‘art. 240 c.p.p. che prevede, appunto,
casi di confisca obbligatoria». «Con la sentenza di
condanna», ecco le modifiche dell’anno scorso
all’art. 186 cds, «ovvero di applicazione della pena a
richiesta delle parti, anche se è stata applicata la so-
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
35
spensione condizionale della pena, è sempre disposta
la confisca del veicolo con il quale è stato commesso
il reato ai sensi dell‘articolo 240, secondo comma, del
codice penale, salvo che il veicolo stesso appartenga
a persona estranea al reato».
Sul punto della cointestazione della macchina che,
secondo il giovane ricorrente era un ostacolo alla
conferma del sequestro, la Cassazione ha bocciato
senza mezzi termini il motivo richiamando ancora una
volta la lettera della legge che «non autorizza questa
interpretazione sembrando il legislatore, al contrario,
escludere la confisca del veicolo appartenente ad un
terzo per la tutela del suo diritto di proprietà». Insomma, «solo nel caso di appartenenza integrale del veicolo a un terzo la presunzione assoluta di pericolosità
derivante dall‘uso del veicolo può risultare attenuata,
mentre in caso di comproprietà la presunzione medesima rimane integra».
‘Meglio’ essere investiti sulle strisce pedonali
Guai a farsi investire poco lontano dalle strisce pedonali. Oltre alla salute lo sfortunato pedone rischia
anche di non essere integralmente risarcito e persino
di dover pagare una multa. Lo sa bene un cittadino
36
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
toscano che è stato travolto in prossimità di un attraversamento pedonale e che dopo essere stato ricoverato in ospedale si è visto recapitare pure un verbale dei vigili urbani intervenuti per rilevare il sinistro,
ai sensi dell’art. 190 del cds. Contro questa misura
punitiva adottata per aver trascurato l’uso del vicino
passaggio pedonale l’interessato ha proposto ricorso
al Giudice di Pace che ha rigettato le censure e la
Cassazione, sez. II civ., con la sentenza n. 11421 del
18 maggio 2009 ha confermato questa decisione. Il
Giudice di Pace, specifica la sentenza, ha indicato con
puntualità la fonte probatoria del suo convincimento
ovvero il rapporto della polizia municipale intervenuta
per rilevare il sinistro.
La diversa ricostruzione della vicenda prospettata dal
ricorrente trascura «di considerare i poteri a proposito devoluti al giudice di merito». Un freno ai divieti
anti-smog ed ai cartelli di divieto fai da te. Non vale
infatti la multa se le giornate ecologiche non sono
pubblicizzate con segnaletica stradale adeguata e il
verbale non indica chiaramente quale norma è stata
violata. Lo ha chiarito la Corte di Cassazione, sez. II
civ., con la sentenza n. 15769 del 3 luglio 2009. Un
automobilista residente fuori regione si è recato nella
capitale incappando a sua insaputa in un blocco totale
del traffico per i problemi di inquinamento. Contro la
conseguente infrazione notificata dai vigili l’interessato ha proposto ricorso al Giudice di Pace che ha confermato l’operato degli agenti.
La Cassazione ha però ribaltato questa interpretazione annullando la multa. Innanzitutto il verbale deve indicare chiaramente quale violazione è stata commessa
dall’automobilista in relazione alla particolarità della
limitazione del traffico anti-smog. Inoltre le limitazioni
del traffico per motivi ambientali devono considerarsi
eccezionali e per questo incombe sul Comune l’onere
di divulgare l’ordinanza.
Ma anche di impiegare segnaletica conforme agli articoli 38 del codice della strada.
Ciclisti imprudenti
Arriva la stretta per il ciclista che non osserva il semaforo rosso, trascura la segnalazione del vigile, usa il
telefonino o non si ferma in caso di incidente grave.
Anche commettere ripetutamente infrazioni stradali
comuni come passare in bicicletta con il semaforo
rosso, non rispettare le segnalazioni dell’agente del
traffico oppure usare il telefonino cellulare alla guida
faranno perdere punti patente. Anche i conducenti imprudenti di biciclette, motorini o altri veicoli semplici,
infatti ora rischiano la licenza di guida eventualmente posseduta. Sempre che il trasgressore, in questo
caso, commetta la stessa infrazione per almeno due
volte nel biennio. Basta invece una sola infrazione per
le violazioni più gravi che già comportano, teoricamente, il ritiro, la sospensione o la revoca della patente.
E questo severo inasprimento riguarderà anche i titolari del certificato di idoneità alla guida dei ciclomotori. Lo stabilisce il nuovo articolo 219-bis del codice
stradale che entrerà in vigore con la pubblicazione in
Gazzetta Ufficiale del pacchetto sicurezza.
Ma quello che è meno evidente tra le righe della riforma riguarda l’applicazione in toto di questa severa
disciplina anche agli altri conducenti spericolati muniti
di biciclette o semplici carri a trazione animale.
D’ora in poi anche questi utenti stradali rischieranno la
patente di guida eventualmente riposta nel cassetto
di casa. E non solo se violeranno certe regole di condotta importanti come circolare contromano in curva,
nei dossi o in condizione di scarsa visibilità, oppure
guidare alterato all’alcol o dalla droga o non osservare
i divieti di sorpasso.
…E SOPRATTUTTO
Nelle grandi aziende tramonta ogni chance di ottenere una condanna penale per mobbing. Infatti, il
dipendente emarginato, da capi e colleghi, in mancanza di una specifica normativa, non può praticare la via penale e vedere condannati i suoi aguzzini
per maltrattamenti.
lesivo, ma una mirata reiterazione di una pluralità di atteggiamenti anche se non singolarmente
connotati da rilevanza penale, convergenti sia
nell’esprimere l’ostilità nel soggetto attivo verso la
vittima sia nell’efficace e di isolare il dipendente
nell’ambiente di lavoro. Non solo.
Due anni fa si era detto, il mobbing non è reato
ma ora la Cassazione, con la sentenza n. 26594,
deposita una decisione ancora più perentoria, confermando l’assoluzione dal reato di maltrattamenti
nei confronti di un capoufficio che tormentava una
dipendente.
Affinché questa condanna abbia effetti penali,
aveva poi chiarito la Suprema Corte, la figura di
reato maggiormente prossima ai connotati caratterizzanti il mobbing è quella descritta dall’articolo
572 del codice penale «maltrattamenti commessi
da persona dotata di autorità per l‘esercizio di una
professione» che devono compiersi in modo continuativo.
In alcuni punti la nuova sentenza sul mobbing segna addirittura un dietrofront con una giurisprudenza che sembrava ormai aver accolto all’unanimità altre figure di reato, come i maltrattamenti in
famiglia, per sopperire al vuoto legislativo ancora
esistente in Italia sul mobbing.
Nella sentenza n. 33624 del 2007, passata alla
storia come la prima ad aver decretato che in
mobbing non è una fattispecie prevista dal nostro
codice penale, si lasciava comunque una chance
per ottenere una condanna per maltrattamenti in
famiglia, in caso di reiterazione dei comportamenti vessatori e discriminatori.
La condanna di mobbing, c’era scritto in quelle
motivazioni, suppone non tanto un singolo atto
Ora invece la Cassazione nega la possibilità persino di una condanna per maltrattamenti, almeno
nelle grandi aziende.
Insomma per strappare al Giudice una decisione
sulla responsabilità penale di chi mobizza bisogna che le vessazioni siano avvenute in un lavoro,
«come avviene in quello domestico» o come avviene «fra apprendista e artigiano» il cui ambiente sia
tanto piccolo da essere familiare: «è soltanto nel
limitato contesto di un peculiare rapporto parafamiliare che può ipotizzarsi, ove si verifichi l’alterazione della funzione del medesimo rapporto attraverso lo svilimento e l‘umiliazione fisica e morale
del soggetto passivo, il reato di maltrattamenti».
la
Rivista
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ANGOLO FISCALE
di Tiziana Marenco
L'anno fiscale 2009 è stato per la Svizzera un anno straordinario, caratterizzato da una forte concentrazione degli
sforzi legislativi nel settore internazionale e dalla quasi-paralisi dell'apparato legislativo in materia di diritto interno,
eccezion fatta per la revisione totale della legge sull'Imposta sul Valore Aggiunto che ha beneficiato del totale disinteressamento del pubblico ed è stata congedata durante la
sessione parlamentare estiva nel giro di pochi giorni.
1. Convenzioni sulla doppia imposizione
Mai a mente della scrivente la Svizzera ha proceduto
all'emendamento di un numero così elevato di convenzioni
sulla doppia imposizione come nell'anno appena trascorso.
A seguito della dichiarazione del Consiglio Federale del 13
marzo 2009, secondo la quale la Svizzera, seguendo l'invito dell'OCSE e del G20, avrebbe concesso l'allargamento
dello scambio di informazioni a quelle che lo stato rogante
richiede per applicare il proprio diritto interno, tra le quali in
primo luogo quelle atte a prevenire o constatare l'evasione
fiscale, una quindicina di convenzioni sono state rinegoziate
dalla Svizzera, senza contare quelle rinegoziate o concluse
con nuovi stati indipendentemente dal nuovo standard sullo
scambio di informazioni. La Svizzera ha colto l'occasione
per rinegoziare anche clausole e articoli di convenzioni che
da qualche tempo si ritenevano insoddisfacenti, come nel
caso della Francia, dove la clausola anti-abuso e quella sullo sgravio dall'imposta alla fonte sui dividendi sono state
adattate agli standard più moderni della legislazione europea. Anche in questo ambito tuttavia l'evasione fiscale e la
questione del segreto bancario hanno costituito il nocciolo
dei negoziati e, proprio alla vigilia di Natale, hanno messo a
dura prova la diplomazia dei due paesi.
Dopo che la Francia all'inizio dell'anno scorso era segretamente entrata in possesso di dati bancari relativi ad una
grossa filiale svizzera di una banca internazionale, solo nel
corso dell'estate, pochi giorni dopo la firma della nuova
convenzione, il ministro francese delle finanze ne aveva informato l'opinione pubblica (e con la stessa indirettamente
anche le autorità svizzere), dichiarando di voler utilizzare
tali dati per colpire i contribuenti francesi che si erano resi
colpevoli di evasione fiscale. La Svizzera ha bloccato di
conseguenza alla vigilia di Natale la ratificazione della convenzione, ritenendo che il fondamento essenziale di ogni
convenzione internazionale sia costituito dal principio della
buona fede e che lo stesso debba essere rispettato sia in
fase di trattative sia in fase di applicazione, condannando
quindi il modo di agire dello stato francese e la sua scorrettezza diplomatica. Per la Svizzera si pone inoltre la questione di principio dell'utilizzo di dati ottenuti in via delittuosa
per scopi penali o fiscali. L'utilizzo di materiale ottenuto
delittuosamente, come i dati bancari di cui è in possesso
il fisco francese, non è infatti permesso dai codici di procedura penali svizzeri. Da parte svizzera non si dovrebbe
perciò ritenere ammissibile la concessione di informazioni
in via convenzionale qualora lo stato rogante sia entrato in
possesso dei dati che gli permettono di formulare la roga-
Retrospettiva
dell’anno fiscale 2009
e prospettive 2010
toria attraverso un delitto.
2. wRevisione totale della legge sull'Imposta
sul Valore Aggiunto (IVA)
All'ombra delle convenzioni internazionali il parlamento svizzero ha congedato nella sessione estiva la revisione totale
della legge sull'IVA e ne ha decretato l'entrata in vigore al
1° gennaio 2010. Pur riconoscendo le buone intenzioni del
legislatore, che intendeva eliminare ridondanze e fardelli
amministrativi della prima legge del 2001 e dell'ordinanza
1995, l'entrata in vigore a brevissimo termine delle modifiche di legge sta creando seri problemi di implementazione
ai dipartimenti contabili delle aziende e dei contribuenti in
generale. Si pensi infatti che la pubblicazione degli opuscoli
informativi relativi all'applicazione pratica della legge, fatta
eccezione per l'opuscolo sulle modifiche generali pubblicato
in autunno, è iniziata solo verso la metà di dicembre con la
messa a disposizione dei progetti non ancora definitivi degli
stessi opuscoli.
3. Altre modifiche di imposte dirette sugli utili
e sul capitale / Ristrutturazioni
L'anno 2009 non ha lasciato al legislatore né il tempo né
lo spazio per decidere altre modifiche di peso in materia di
imposte dirette (utili e capitali) che siano degne di essere
citate in questa sede. Se da una parte le imprese in tempi
di crisi sono piuttosto propense a concentrarsi sull'utilizzo
delle perdite fiscalmente deducibili, le grosse pressioni politiche esercitate da parte europea sui privilegi fiscali cantonali e quelle relative allo scambio di informazioni (che, non
dimentichiamo, toccano anche le imprese!) stanno mettendo in moto giganti ristrutturazioni anche a livello di gruppi industriali internazionali. Sarà, infatti, importantissimo al momento dell'entrata in vigore di eventuali modifiche legislative
aver già messo in atto le ristrutturazioni che permetteranno
anche in futuro di ottimizzare gli oneri fiscali e il prelevamento di imposte alla fonte su dividendi, canoni e interessi.
4. Imposta sostitutiva su averi bancari depositati
presso istituti svizzeri
Dal settore bancario arriva infine, seppur tardivo rispetto
all'evoluzione della politica finanziaria dell'anno passato,
l'auspicio dell'introduzione di una tassa da prelevare su redditi conseguiti da clienti di istituti bancari svizzeri residenti
all'estero in relazione ad averi custoditi e gestiti in Svizzera,
tassa che dovrebbe permettere il pagamento anonimo delle
imposte nel paese di residenza e quindi anche la gestione
in Svizzera di averi anonimi, ma correttamente dichiarati nel
paese di domicilio del contribuente.
L'introduzione di una tale imposta sostitutiva necessita in
linea di principio di una convenzione con gli stati partner,
dove i clienti risiedono, a meno che il sistema dello stato
estero non abbia già introdotto i meccanismi per il prelevamento dell'imposta sostitutiva, come è il caso per l'Italia.
[email protected]
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
39
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ANGOLO LEGALE
di Massimo Calderan
L’Accordo di Basilea II
e le imprese
Nel 1974 viene istituito, nell’omonima città, il Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria. Tale Comitato
riunisce i Governatori delle Banche Centrali di Belgio,
Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno
Unito e Stati Uniti. L’azione di tale Comitato è volta ad
approntare un intervento coeso di regolazione per raggiungere la stabilità patrimoniale degli istituti bancari.
Il riconoscimento del ruolo chiave degli istituti bancari
e di credito nel complessivo funzionamento dell’economia sta alla base degli Accordi di Basilea. In tali Accordi è stabilita la misura di accantonamento che le
banche devono prevedere in relazione alla liquidità che
esse forniscono. La banca deve garantire una capitalizzazione adeguata che possa far fronte ad eventuali
perdite. Mentre il primo Accordo si limitava a stabilire
la misura del capitale da accantonare calcolata sull’ammontare del capitale erogato (quota dell’8%), il secondo costruisce un sistema completamente innovativo,
più sofisticato, ed interviene operando su diversi piani
(i cd. tre pilastri dell’Accordo). L’Accordo, che è stato
reso vincolante con atti di natura normativa a vari livelli, sia nazionali che comunitario, impone nuovi requisiti
patrimoniali, rafforza la possibilità di intervento e di
controllo delle autorità nazionali di controllo ed innalza
il grado di trasparenza richiesto. Le autorità possono quindi operare prima che si producano gli effetti
delle valutazioni preliminari all’emissione di credito,
andando ad incidere proprio su tali valutazioni (non più
ingessate in criteri rigidi e formali) e verificando l’adeguatezza dei sistemi di valutazione del credito che la
banca adotta. L’importanza del secondo Accordo di
Basilea è notevole. I requisiti patrimoniali (che stabiliscono l’ammontare del patrimonio di vigilanza di una
banca ovvero il patrimonio che consente di riconoscere che il margine di rischio assunto da quest’ultima è
sufficientemente compensato e ”controllato”) sono parametrati in relazione ai tre fattori di rischio: il rischio
di mercato, il rischio operativo e soprattutto il rischio
di credito. In riferimento a quest’ultimo non solo entrano in gioco le agenzie di rating accreditate ECAI ma
valgono valutazioni di cui le imprese, principali fruitori
del credito stesso (essenziale allo svolgimento dell’attività produttiva), devono assolutamente tenere conto.
Le banche devono essere in possesso del coefficiente di rischio connesso ad ogni singolo loro debitore.
Essenziale a tal fine è il rating che viene dato a tali
controparti della banca. Il rating o parere emesso sul
cosiddetto merito di credito è fondato su una serie di
informazioni e indica il giudizio che viene dato alla realtà imprenditoriale che vuole accedere al credito, sulla base della situazione patrimoniale di quest’ultima,
sulla solidità aziendale e sulle scelte operative della
medesima in riferimento al settore in cui opera. Tali
variabili considerate unitariamente permettono di classificare l’azienda in riferimento alla rischiosità legata
alla probabilità di insolvenza.
La banca può effettuare questo controllo attraverso il
metodo basilare del rating esterno, un’agenzia esterna
alla banca riconosciuta fornisce il parere sul merito di
credito, oppure, con un sistema di rating interno, una
modalità più complessa, la banca stabilisce autonomamente i propri criteri sulla base dei quali valuterà il coefficiente di rischio legato all’erogazione di un credito
ad una determinata realtà aziendale.
Enormi sono gli sforzi che le banche hanno dovuto affrontare per conformarsi a quanto stabilito, parallelamente si è dovuto modificare l’approccio che le imprese hanno nei confronti dell’erogazione di credito. Esse
non possono non tenere conto dei risvolti operativi di
questo ulteriore fattore, il quale non solo influenza gli
adempimenti legali che le riguardano, ma si traduce in
termini di costi, di esigenze organizzative e di possibilità future. Ciascuna realtà aziendale ha dovuto mettere in conto di approntare le tecniche giuste, come
valutazioni più approfondite nella programmazione
finanziaria sulla sostenibilità di ogni operazione, sulla presentazione dell’insieme di dati che la qualificano
(di bilancio, di settore, di fattibilità delle operazioni, di
governance, di coerenza generale degli obiettivi di gestione) volti a identificarla come un soggetto solido,
caratterizzato da buone capacità di pianificazione e da
condotte coerenti.
Non sono mancati anche i rilievi critici mossi al nuovo
impianto che, come sempre accade in una materia
così complessa, ha subito e probabilmente subirà ancora degli adattamenti. Il timore è che in periodi già
critici dell’andamento economico tali requisiti tenderebbero a colpire, aggravandola, la condizione delle
medie-piccole imprese che, prima di tutte, avrebbero
necessità di sostegno finanziario.
[email protected]
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
41
CONVENZIONI
INTERNAZIONALI
di Paolo Comuzzi
A proposito dell’immanenza della
clausola in merito al beneficiario
effettivo
La convenzione tra
Stati Uniti e Ungheria
Entrando
nel sito
del cd nell’omonima
IRS (Internal Revenue
Service)
Nel
1974 viene
istituito,
città, il Comitato
si
trova
facilmente
la
convenzione
tra
Stati
Uniti
Undi Basilea per la Vigilanza Bancaria. Tale Comitatoeriunigheria
(entrata
in
vigore
il
18
Settembre
1979
con
la
sce i Governatori delle Banche Centrali di Belgio, Canafirma
di Jimmy
Carter) eItalia,
si nota
subito quanto
segue:
da,
Francia,
Germania,
Giappone,
Lussemburgo,
Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e
ARTICLE
Stati
Uniti.10
L’azione di tale Comitato è volta ad appronInterest
tare un intervento coeso di regolazione per raggiungere
Interestpatrimoniale
arising in a Contracting
and paid to a
la1.stabilità
degli istituti State
bancari.
of the other
be taxable
Ilresident
riconoscimento
del Contracting
ruolo chiaveState
deglishall
istituti
bancari
in that nel
other
State.
eonly
di credito
complessivo
funzionamento dell’economia sta alla base degli Accordi di Basilea. In tali Accordi
èARTICLE
stabilita 11
la misura di accantonamento che le banche
devono
prevedere in relazione alla liquidità che esse
Royalties
forniscono. La banca deve garantire una capitalizzazio1. Royalties arising in a Contracting State and paid to
ne adeguata che possa far fronte ad eventuali perdite.
a resident of the other Contracting State shall be taxMentre il primo Accordo si limitava a stabilire la misura
able only in that other State.
del capitale da accantonare calcolata sull’ammontare
del
capitale
erogato
(quota
il secondo
costruCome
si vede
è chiaro
chedell’8%),
in nessuna
delle clausole
isce
un sisistema
completamente
innovativo,
sofisticitate
menziona
il beneficiario
effettivo più
lasciando
cato,
ed interviene
operando
su diversi
piani (i cd.
tre
intendere
che questa
caratteristica
(richiesta
invece
pilastri
dell’Accordo).
per i dividendi) non interessa nel caso di specie e vieL’Accordo,
che chiedersi
è stato reso
atti di natura
ne spontaneo
se vincolante
questa siacon
veramente
una
normativa
a
vari
livelli,
sia
nazionali
che
comunitario,
interpretazione che possiamo mantenere anche oggi
impone
nuovi
patrimoniali,
rafforza
la possibili(trascorsi
30requisiti
anni dalla
firma) o se
la stessa
debba
tà
di
intervento
e
di
controllo
delle
autorità
nazionali
di
essere modificata pur in presenza di un wording concontrollo
ed che
innalza
il grado
di trasparenza
richiesto.
Le
venzionale
appare
diverso
e non inclusivo
di una
autorità
possono quindi operare prima che si producasimile clausola.
no
gli effetti
valutazioni
di
È facile
chedelle
questa
clausolapreliminari
del benefiall’emissione
ciario effettivo
credito,
andando
ad
incidere
proprio
su
tali
valutazioni
assume una certa importanza nel contesto della cd
(non
più ingessate
in criteri
rigidi e formali)
e verificando
fiscalità
internazionale
in quanto
le convenzioni
sono
l’adeguatezza
dei
sistemi
di
valutazione
del
che
protese ad impedire la doppia imposizionecredito
ma anche
lalabanca
adotta.
non imposizione (come è quella che gli americani
L’importanza del secondo Accordo di Basilea è notevohanno combattuto proprio nei rapporti con la Confedele. I requisiti patrimoniali (che stabiliscono l’ammontare
razione fin dal 1962 giungendo a fare in modo che la
del patrimonio di vigilanza di una banca ovvero il patriConfederazione inserisse una norma interna, unilateramonio che consente di riconoscere che il margine di
le, contro l’utilizzo abusivo delle convenzioni contro le
rischio assunto da quest’ultima è sufficientemente comdoppie imposizioni).
pensato e ”controllato”) sono parametrati in relazione
ai tre fattori di rischio: il rischio di mercato, il rischio
operativo e soprattutto il rischio di credito. In riferimenCommenti
to a quest’ultimo non solo entrano in gioco le agenzie
diVarating
ECAI
valutazioni
di cui
postoaccreditate
in evidenza
chemanelvalgono
documento
denominaletoimprese,
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del credito
stessotutte
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accompagna
le
Technicalprincipali
ziale
allo svolgimento
dell’attività
produttiva),
devono
convenzioni
contro le doppie
imposizioni
siglate
dagli
assolutamente
Le banche
devonoche
essere
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stessoconto.
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“…
inParagraph
possesso1del
coeffi
ciente
di
rischio
connesso
ad
ogni
provides the rule found in the U.S. Model
42
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
singolo
loro debitore.
Essenziale
tal fine èfrom
il rating
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May 1977
that interest
shall bea exempt
tax che
at
viene dato
tali controparti
Il ratingHowo pasource
and ataxable
only in thedella
statebanca.
of residence.
rere emesso
sul cosiddetto
merito
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è fondato
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of the U.S.
Model
which refers
to
su una serie
di informazioni
e indica
il giudizio
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“derived
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owned”
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neadato
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imprenditoriale
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accedere
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Contracting
State
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request
of
al
credito,
sulla
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della
situazione
patrimoniale
the Hungarian delegation to the language of the OECDdi
quest’ultima,
solidità aziendale
e sulle
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(Articlesulla
11, paragraph
1) which
refersscelte
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della
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in
riferimento
al
settore
in
cui
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considerate
unitariamente
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the variabili
other Contracting
State
…”.
no di classificare l’azienda in riferimento alla rischiosità
legata
alla
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di insolvenza.
In
buona
sostanza
la posizione
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La banca
può effettuare
questo
controllo attraverso
corpo
dell’articolo
la classica
la precisazione
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metodo
delcial
rating
esterno,
esterna
in
meritobasilare
al “benefi
owner”
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stata accettata
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fornisce
il parere
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Ungherese
e questo
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credito,
oppure,
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una
mutazione
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convenzionale
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stabilisce autonomanamente
alla richiesta
mente i propri criteri sulla base dei quali valuterà il coefIn
meritodialle
royalties
simile richiesta
vienead
ficiente
rischio
legatouna
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di unnon
credito
menzionata
nel
documento
relativo
alle
tecnical
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nations
dettoche
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riferimento
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sono glivasforzi
banche
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in modo
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ciario
frontare
conformarsi
parallelaeffettivo
deve
trovare precisa
mente sieèquesto
dovutoconcetto
modificare
l’approccio
che le appliimprecazione
una tassazione
ridotta.
se hannoper
neiavere
confronti
dell’erogazione
di credito. Esse
non possono non tenere conto dei risvolti operativi di
Va
ancheulteriore
posto in
debitail evidenza
il documento
questo
fattore,
quale nonche
solo
influenza gli
tra
Stati
Uniti
e
Ungheria
è
stato
negoziato
basein
adempimenti legali che le riguardano, ma sisulla
traduce
del
cd US
e quindi
coloro
che si sonoe presentati
termini
di Model
costi, di
esigenze
organizzative
di possibilialle
discussioni
erano
pienamente
consci
del tema
del
tà future.
Ciascuna
realtà
aziendale
ha dovuto
mettere
benefi
ciario
effettivo inlequanto
se giuste,
guardiamo
moin conto
di approntare
tecniche
comealvalutadello
proposto
da US possiamo
notare
zioni convenzionale
più approfondite
nella programmazione
finanziaria
con
(ultimo
periodo
dell’articolo
in tema di
sullachiarezza
sostenibilità
di ogni
operazione,
sulla presentaziointeressi
e royalties)
cheche
esiste
la nozione
di bilancio,
beneficialdi
ne dell’insieme
di dati
la qualifi
cano (di
owner
mentre
questa defi
manca di
delgovernance,
tutto nella
settore,
di fattibilità
dellenizione
operazioni,
convenzione.
di coerenza generale degli obiettivi di gestione) volti a
identificarla come un soggetto solido, caratterizzato da
Ilbuone
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della convenzione
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paradi pianificazione
da condotteil coerengrafo
(3) della norma in tema di interessi e royalties
ti.
ma
lo mancati
ripete in anche
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e integrale
inNonnon
sono
rilievi critici
mossi aled
nuovo
fatti
afferma
solo
che
“
…The
provisions
of
paragraph
impianto che, come sempre accade in una materia così
1complessa,
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if the eperson
deriving the
royalties,
ha subito
probabilmente
subirà
ancora
being
a
resident
of
a
Contracting
State,
carries
on
degli adattamenti. Il timore è che in periodi già critici
business
in
the
other
Contracting
State
in
which
the
dell’andamento economico tali requisiti tenderebbero a
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arise throughlaacondizione
permanentdelle
establishment
colpire, aggravandola,
medie-piccosituated
therein,
or performs
in avrebbero
that other State
inde-di
le imprese
che, prima
di tutte,
necessità
pendent
services from a fixed base situated
sostegnopersonal
finanziario.
therein, and the right or property
in respect of which
[email protected]
the royalties are paid is effectively connected with such
permanent establishment or fixed base. In such a case
the provisions of Article 7 (Business Profits) or Article
13 (Independent Personal Services), as the case may
be, shall apply …”.
Possiamo dire che di fatto il beneficial owner è diventato la “… person deriving the royalties ..:” e questa
è certamente una nozione completamente diversa da
quella del beneficial owner in quant oil beneficial owner
è la persona che apprende le royalties e che rischia per
questa apprensione (diciamo che è il titolare del contratto) mentre la persona “ … deriving the royalties …”
è un soggetto molto più vago e non è detto che sia il
beneficiario effettivo.
A questo punto si pone il problema: siamo di fronte ad
una convenzione che in modo esplicito (come ammesso
dagli stessi americani) esclude in qualsiasi modo le parole beneficial owner e lo fa consciamente.
In questa situazione pensare che sia lecito aggiungere
questa posizione, per poter beneficiare della convenzione stessa, appare problematico in quanto verrebbe
aggiunto un elemento che le parti (sovrane) nella loro
negoziazione hanno inteso escludere.
Questo ovviamente non significa che le parti non possano riconsiderare la posizione ma che questo avvenga
in giudizio (negando l’applicazione del dettato convenzionale) appare alquanto forzoso, proprio perché ci sarebbe una sostituzione della volontà del giudice a quella
che è la volontà delle parti.
Certamente, resta evidente, che essendo la convenzione
fondata sul cd US model, è chiaro che la “… prevention
of fiscal evasion …” è uno degli scopi della convenzione
ma qui dobbiamo intenderci: un’eventuale problematica
concernente le ritenute alla fonte (in presenza di una
piena deduzione del costo) è tale da essere considerata
come fiscal evasion? Non è forse fiscal evasion solo un
tema che porta alla riduzione dell’imponibile nel paese
di residenza del soggetto erogante con la conseguenza
che si applica un’imposta inferiore?
Se diamo seguito a questa affermazione allora il fatto
che non sussista alcuna clausola di beneficiario effetti-
vo ma sussista invece lo scopo di prevenire l’evasione
fiscale non porta ad alcuna contraddizione: la prima
clausola è posta a tutela delle ritenute alla fonte (della
loro riduzione) mentre la seconda è posta a tutela delle ragioni erariali dello stato della fonte e per impedire
che via una riduzione indebita del reddito nel soggetto
erogante.
In questa situazione non ci sembra che una sostituzione
giudiziale (mediante il principio dell’immanenza) al volere delle parti sia del tutto lecita proprio perché la mancanza di quella clausola è dovuta ad un preciso volere
delle parti contraenti e dare un’interpretazione diversa
significa sostituire un’interpretazione unilaterale ad una
interpretazione comune (e del resto il documento denominato tecnical explanations non è un documento
interpretativo condiviso e può essere usato solo come
interpretazione di parte, come documento che fornisce
un primo elemento di interpretazione e non la interpretazione).
Conclusione
Il testo del dettato convenzionale indica chiaramente
che andare verso un’interpretazione che supera dei
precisi dettati letterali soprattutto quando quei dettati
letterali sono stati precisamente voluti nell’ambito della
negoziazione del testo e le parti erano del tutto consapevoli delle mutazioni apportate appare certamente
problematico.
E’ cosa ovvia che la convenzione (qualsiasi convenzione) non deve portare ad alcuna tolleranza verso utilizzi
abusivi della stessa, ma di utilizzo abusivo proprio quando la convenzione viene violata il che nel caso di specie
non appare cosa pacifica.
In questo senso appare del tutto evidente che sono ancora necessari dei passaggi per giungere ad un’interpretazione e diciamo pure evolutiva del dettato convenzionale, interpretazione che impedisca al contribuente
di celarsi nella smagliature delle stesse convenzioni per
apprendere quei vantaggi che sono certamente scorretti sul piano morale (ma la morale viene invocata proprio
quando va in crisi il diritto).
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
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Donne in carriera: Paola Verde
La ricerca al servizio dell’umanità
A
bbiamo incontrato Paola Verde, Capitano dell’aeronautica Militare, nonché medico altamente qualificato. Una giovane donna, graziosa, semplice, ma
con una grinta notevole e una volontà di ferro, è
solare, vivace e piena di interessi. Paola è nata a Napoli il
14 giugno 1969 e fin dai tempi dell’università si è già interessata di medicina aeronautica, discutendo una tesi sperimentale sugli effetti dell’ipossia acuta nell’uomo. Dopo la
laurea, nel 1997, si è specializzata in medicina aeronautica presso la Rojal Air Force e quindi presso l’Università di
Roma ‘La Sapienza’. Borsista presso l’agenzia di ricerca in
neuroscienze, ha successivamente vinto il post-doc presso
l’Università di Napoli ‘Federico II’. Ha svolto funzioni di consulente presso il reparto di medicina aeronautica e spaziale
del Centro Sperimentale Volo e ha collaborato in progetti
di ricerca con l’Università Catholique di Louvain (Belgio),
l’Ospedale Zurzula di Madrid e la sezione di neuro-otologia
della base USAF di Andrews. Nel 2001 è stata ammessa in
Aeronautica Militare mediante il “concorso a nomina diretta
a tenente”. Abbiamo raggiunto Paola a Roma e l’intervista
si è potuta concretizzare (tra un aereo e l’altro) al fine di
far conoscere al grande pubblico questa donna, veramente
speciale.
Lei è un medico spaziale in servizio presso il Centro
Sperimentale Volo, reparto medicina, una professione più unica che rara: è soddisfatta di questa scelta?
Sì, molto, perché si tratta di un lavoro particolarmente gratificante.
Da cosa nasce la scelta di intraprendere la carriera
militare in aeronautica? Fondamentalmente dal desiderio di fare ricerca, in quanto l’Aeronautica Militare mi ha
dato la possibilità di proseguire nelle ricerche che riguardano principalmente la fisiologia.
Qual è stata la sua soddisfazione maggiore durante
la sua esperienza di ufficiale dell’Aeronautica Militare? Sicuramente quella di aver potuto soccorrere la
popolazione civile come ufficiale medico nelle infermerie
allestite dall’Aeronautica Militare a Pristina (Kosovo) e a Herat (Afghanistan).
Cosa significa essere medico spaziale? Si tratta di una
qualifica collaterale, ma che mi gratifica molto e completa
quello che era il mio bagaglio di conoscenza, rivolto principalmente alla medicina aeronautica.
Si è parlato molto della prima donna astronauta:
pensa che ci sarà posto sulla Luna per un medico?
Il medico sarà senz’altro necessario quando verrà realizzata una base lunare, abitata da una comunità di umani.
Lei ha curato dal punto di vista medico il rientro
dell’Astronauta colonnello Roberto Vittori, in occasione della missione ENEIDE sulla stazione spaziale.
Cosa ricorda di quella esperienza in Russia?
Le esperienze in Russia sono state molto importanti per
me: praticamente mi sono accorta che i miei studi negli
USA. non comprendevano quanto mi è stato insegnato
nella base russa: in sostanza sia gli americani che i russi
sono giunti entrambi alle stesse conclusioni, partendo da
punti diversi.
È stata tra le prime donne ad entrare in Aeronautica:
quali sono state le difficoltà nell’affrontare un mondo
prettamente maschile?
Secondo me, se la donna si comporta in modo professionale in ogni circostanza, le difficoltà vengono superate. Da
militare potrei rispondere che il pro è che sono donna ed il
contro è che sono donna!
Com’è cambiata la condizione della donna rispetto a
quando lei è entrata in Aeronautica?
Oggi non è più una novità, né un caos isolato: infatti le
donne di diverse categorie e gradi in Aeronautica Militare
sono ormai più di cinquecento.
Essere donna l’ha aiutata o ostacolata nel suo percorso di studi scientifici e successivamente nella
carriera militare?
Non mi è stato né di aiuto né di ostacolo.
A che cosa deve rinunciare per la professione?
Certamente a qualche serata da trascorrere in compagnia
del fidanzato, Pietro e con gli amici. Ho dovuto e devo
anche rinunciare a qualche bella, lunga, dormita, che mi
permetterebbe di affrontare in perfetta forma la giornata
lavorativa.
Una donna come lei, impegnata nel lavoro e con una
brillante carriera, riesce a coltivare qualche hobby?
Amo molto il mare: quindi, quando posso mi reco ad Ischia,
dove posso nuotare; unico sport che riesco a praticare.
Inoltre, mi piace viaggiare (anche privatamente) quindi se
sono in ferie, la destinazione immancabilmente sono luoghi
– vicini o lontani – dove c’è il mare.
Nella foto: Il capitano Paola Verde seduta nel simulatore della
capsula spaziale Soyuz con un sorriso disarmante.
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n. 1 - Gennaio 2010
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Elefante invisibile1
“S”, come speranza
Cos’è la speranza? È lo stato d’animo di fiducia nel futuro, anche (e soprattutto!) nei momenti in cui il presente
appare irto di ostacoli. Speranza e fiducia sono due facce
della stessa medaglia. Si tratta di risorse fondamentali della nostra psiche. Esse ci motivano e spingono ad agire in
prima persona per superare le difficoltà, contribuendo così
concretamente alla loro evoluzione positiva. Chi spera percepisce il mondo come affidabile. Non ha paura di agire e di
esporsi. I suoi comportamenti sono quelli di persona aperta,
attiva, serena.
Di fronte alla speranza non siamo tutti uguali.
C’è chi sembra possederne smisurate quantità fin dalla più
tenera età. C’è chi invece diffida per tutta la vita del mondo,
degli altri, e finanche di se stesso e delle proprie capacità.
Come spiegare tali differenze? Diversi fattori concorrono a
renderci più o meno fiduciosi. La nostra indole. La qualità
dell’accoglienza e delle cure che abbiamo ricevuto durante
la nostra infanzia e il conseguente sviluppo di sentimenti
di attaccamento più o meno sicuri. Il carattere più o meno
equilibrato dell’educazione familiare dal punto di vista del
bilanciamento tra libertà e divieti. L’ideologia dei gruppi che
frequentiamo. I valori e le credenze religiose che fondano
il senso della nostra vita. Il particolare contesto storico e
culturale in cui siamo cresciuti e siamo immersi.
Come spesso accade nel campo dei sentimenti umani,
non è la natura di questo o quel sentimento, positivo o negativo che sia, a essere fonte di difficoltà, ma la sua “dose”
eccessivamente alta o bassa. Un po’ come succede per la
temperatura del corpo: quando sale o scende al di sopra o
al di sotto di un determinato punto di equilibrio essa è sintomatica di patologie. Il che significa che troppa speranza
o troppa fiducia possono risultare altrettanto nocive quanto
un eccesso di pessimismo e di sfiducia. Tutto è dunque questione di ricerca dell’equilibrio e di una giusta combinazione
tra opposti poli (elefante questo spesso invisibile).
Ecco tre esempi per illustrare le possibili tensioni tra il
troppo e il troppo poco. Giulia è una giovane donna che,
malgrado si avvicini ormai alla quarantina, continua a coltivare speranze irrealistiche sul piano professionale. Sogna
continuamente di realizzare megaprogetti faraonici, illudendosi di trovare schiere di sponsor disposti a darle credito
e a sostenere le sue puerili fantasticherie. Nel suo caso
l’eccesso speranza non è nient’altro che un ingannevole sogno infantile a occhi aperti. Gianni dal canto suo è invece
il prototipo dell’individuo bloccato da una grave carenza di
speranza e di fiducia. Si sofferma sempre e unicamente sugli aspetti negativi della realtà che lo circonda. I messaggi
che, in modo più o meno consapevole, lancia alle persone
che lo frequentano sono intrisi di diffidenza e cupo pessimismo. Queste a loro volta si difendono riducendo al minimo indispensabile i contatti con lui. Gianni si ritrova così
sempre più spesso a ruminare i suoi tenebrosi pensieri in
modo isolato e ostile. Ciò lo rende sempre più sfiduciato e
pessimista e rende il prossimo sempre meno ben disposto
nei suoi confronti. L’assenza di speranza e fiducia fa sì che
il circolo vizioso instauratosi tra lui e il mondo diventi sempre più tragico e pervasivo. Giuliano, per contro, sa bene
come utilizzare la speranza in modo equilibrato per farne
una risorsa generatrice di nuove facoltà e capacità personali e professionali. Di fronte alle normali crisi della vita non
si perde d’animo. Le accetta come un segno della “provvida sventura” di manzoniana memoria. Conserva una forte
fiducia in futuri sbocchi positivi, ben sapendo però che la
gestione del presente richiede nuovi sforzi e nuovi impegni.
Sa dunque che la fiducia da sola non basta, ma che occorre
agire per creare le condizioni atte a trasformare le speranze
in realtà. Ciò lo rende carico di contagiose energie positive,
che gli attirano le simpatie di amici e collaboratori anche nei
momenti più duri.
Ci sono momenti in cui il bisogno di speranza appare
più forte. A volte si tratta di momenti drammatici segnati
da malattie, catastrofi naturali e conflitti, in altri casi si tratta
invece di più semplici circostanze simboliche che marcano il
passaggio tra un prima e un dopo. L’avvento del nuovo anno
è uno di questi. Quanti rituali abbiamo compiuto in questi
giorni per esprimere e dare corpo alle nostre speranze! Prima fra tutte la speranza che l’anno nuovo sia migliore! Che
mantenga le promesse, ad esempio (e seconda delle nostre
sensibilità e dei nostri interessi), di ripresa economica, di
miglioramento del clima, di pace in famiglia, di buona salute,
di successo professionale, di conquiste amorose, ecc…
Ognuno di noi ha cercato di propiziare a modo suo l’avverarsi di tali speranze. C’è chi ha brindato con gli amici; chi ha
mangiato cibi ai quali attribuisce un potere di portafortuna;
chi si è letto decine di oroscopi; chi ha gettato vecchi oggetti dalle finestre; chi ha scritto centinaia di biglietti di auguri;
chi ha indossato qualcosa di rosso; chi …
Il mio augurio è che le vostre speranze per l’anno appena
cominciato si realizzino appieno sempre che… esse siano
minimamente realistiche e non socialmente pericolose!
1
Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra le folle con la sua imponente mole passava comunque
inosservato. Come se fosse invisibile…
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Tavola rotonda al Castello di Coppet
Europa di oggi, Europa di Coppet
di Michele Caracciolo di Brienza
Sabato 14 novembre al Castello di Coppet la Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera, l’Associazione Culturale Calimala con il patrocinio della Rappresentanza
Permanente d’Italia presso le organizzazioni internazionali hanno organizzato il dibattito sul tema: «Europa di oggi, Europa di Coppet». L’ospite d’onore è stato l’on. Gianni
Pittella, Vice Presidente del Parlamento Europeo. Sono intervenuti il dott. Adolfo Barattolo, Console d’Italia a Losanna, il dott. Andrea Lotti, Segretario Generale della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) a Zurigo e Pierre André Romanens,
Sindaco di Coppet. Inoltre hanno partecipato l’avv. Renzo Baldino, direttore del Castello di Coppet, la dott.sa Marilena Berardo, responsabile dell’ufficio CCIS di Ginevra,
l’avv. Stefano Catelani ed il Professor Paolo Garonna
N
el suo saluto iniziale, il Console d’Italia
a Losanna ha sottolineato l’importanza
del momento in cui si svolge questo dibattito: la vigilia dell’entrata in vigore
del trattato di Lisbona. Tra le varie novità introdotte
ci sarà la sostituzione delle presidenze semestrali
dell’Unione Europea, con una presidenza stabile
con obiettivi fissati e coerenti. Prima le presidenze risentivano del grado di europeismo del paese
in carica e dei suoi particolari interessi regionali.
Prevista, la nomina è già avvenuta, la figura del
ministro degli Esteri dell’UE, che rischia però di
aggiungersi a quelli già esistenti.
Al centro dell’Europa e fuori dall’Unione
Vedere l’Europa dalla Svizzera – ha aggiunto
il Console Barattolo – è interessante perchè la
Svizzera è al centro dell’Europa, ma non fa parte
dell’Unione Europea, anche se partecipa a mille
accordi bilaterali e l’Italia ne è il secondo partner
commerciale. D’altro canto, la Svizzera mostra in
altre occasioni il suo isolamento come, ad esempio, nel recente affare Gheddafi. Pare addirittura
che alla commemorazione del ventennale della
caduta del muro di Berlino l’unico paese europeo a non essere stato invitato sia stata proprio la
Confederazione. Il Console Barattolo ha concluso
il suo intervento, affermando che gli accordi bilaterali sin qui perseguiti non sono una soluzione
definitiva. L’auspicio è di trovare un altro obiettivo. Il dott. Andrea Lotti ha continuato i saluti
di benvenuto, ringraziando per l’organizzazione
dell’incontro. La Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera festeggia nel 2009 il suo primo cen-
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
49
50
tenario. L’Italia è il secondo partner commerciale
della Svizzera, ma è oggi prima in molti settori:
uno tra tutti è quello alimentare. Il vino italiano ed
il formaggio sono molto graditi dai consumatori
svizzeri. Nel 2008 l’interscambio tra i due Paesi ha
raggiunto la cifra di 40 miliardi di franchi svizzeri.
La Svizzera è allo stesso tempo un partner commerciale fondamentale per l’Italia dato che è al sesto posto per le esportazioni nel nostro paese. Una
problematica sensibile sono i trasporti tra l’Italia e
la Svizzera. I collegamenti che la società Cisalpino
offriva per l’Italia saranno ridimensionati. Questa
società era gestita per il 50% dalle ferrovie svizzere e per l’altro 50% dalle ferrovie italiane. Tuttavia nel mondo del turismo manca quello che per i
francesi è il TGV. Si perderà questa possibilità dato
che la società Cisalpino dal 13 dicembre è stata
soppressa. Per Ginevra esiste un volo Alitalia, per
Zurigo manca, pur essendo uno degli scali aerei
più importanti a livello europeo.
convinti nel suo castello a Coppet. Il Professor
Paolo Garonna ha descritto il ruolo che l’on. Pittella ha da molto tempo come promotore del concetto di Europa. Il suo impegno è riconosciuto a
Bruxelles. Grazie anche alla sua idea di redigere
un manifesto: il Manifesto dell’Europa di Coppet.
È un’idea suggestiva ricreare un nuovo gruppo di
Coppet. Non solo un’Europa di Stati, ma un’Europa di cittadini; non solo delle grandi capitali, ma
anche delle comunità più piccole quali le regioni
e le province. Al centro del Manifesto di Coppet
c’è il rispetto della persona e la tolleranza tra i popoli per poi realizzare iniziative concrete basandosi su questi principi.
Spirito di apertura e condivisione
Il sindaco di Coppet, Pierre André Romanens, si
rivolge all’uditorio in italiano. Impresa questa che
si rivela non troppo complicata per uno svizzero
di madre italiana. Lo spirito di apertura e condivisione è il tema di questa giornata di dibattito.
Negli anni in cui occupò il castello di Coppet
Madame de Stael era una personalità del mondo
della cultura. Si scambiavano più idee a Coppet
che in un anno nel resto del mondo. Il sindaco ha
poi proceduto all’omaggio al vice presidente del
Parlamento Europeo, on. Gianni Pittella, di una
medaglia coniata a Parigi. Su di un lato della medaglia l’effigie di Madame de Stael, sull’altro lato
un verso della sua opera dal titolo Sulla Germania
scritta nel 1809: «È necessario nei nostri tempi moderni avere lo spirito europeo». Il sindaco ha poi
aggiunto che la stessa Madame de Stael sarebbe
oggi molto fiera di vedere riuniti degli europeisti
pet dopo il ventesimo anniversario della caduta
del muro di Berlino rappresenta una felice coincidenza.
Un filo rosso di libertà e di emancipazione dei diritti ha resistito a tutte le nefaste vicende dell’Europa e ne lega la storia. Questa trama è resistente
e moderna. Tra il 1780 ed il 1820 il gruppo d’intellettuali di Coppet seppe andare contro corrente.
Come ben descritto nel libro del Professor Garonna: L’Europa di Coppet, 1780-1820, edito da Franco Angeli, (2008), nell’epoca napoleonica basata
sulla forza militare, sul centralismo imperiale e
sul dirigismo economico, questo gruppo d’intellettuali riuscì ad immaginarsi un altro mondo. A
cavallo tra Illuminismo e Romanticismo maturava in questo luogo un liberalismo prima culturale
e civico e poi politico ed economico. Anche nel
lungo cinquantennio in cui il continente europeo
ha vissuto il dramma della separazione fisica non
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
Località simbolica
L’on. Pittella ha espresso immediatamente il suo
sincero e affettuoso ringraziamento per aver permesso che questo incontro avesse luogo in una
località così simbolica. Ricordare l’Europa di Cop-
è mai venuto a mancare un flusso di pensiero libero, autonomo e capace di muoversi da Est ad
Ovest e viceversa.
Nel pieno della vicenda bellica, in carcere ed in
isolamento a Ventotene, Altiero Spinelli, mentre i
popoli europei erano in guerra, immaginava una
confederazione europea, gli Stati Uniti d’Europa,
come la forma politica e istituzionale auspicabile per dare pace e prosperità al continente. Senza
tali avanguardie culturali la storia europea sarebbe stata diversa. La lungimiranza di queste idee si
è fatta poi sentire nel ridimensionamento del nazionalismo ideologico e sulla preponderanza del
potere centrale sulle autonomie locali, a favore di
una politica di prossimità del territorio e delle reti
d’impresa.
Ecco un primo per quanto approssimativo quadro di valori che da Coppet si è propagato poi in
tutta l’Europa. Quanto di questo atteggiamento è
rimasto nell’Europa di oggi? La vocazione liberale
sbona. L’opinione pubblica prova disaffezione al
processo d’integrazione e un suo rilancio appare
necessario. Quest’occasione sembra essere propizia per rilanciare un’Europa politica. Il bilancio
dell’Unione Europea conta una disponibilità di
130 miliardi di euro ed è una cifra irrisoria rispetto
alle sfide ed ai compiti che i cittadini pongono in
capo alle istituzioni comunitarie. Per tale motivo
è auspicabile guardare all’emissione degli Eurobond come strumenti per finanziare gli investimenti strategici per rilanciare la ripresa economica. Le politiche dell’emigrazione devono riuscire
a tutelare chi cerca asilo e lavoro conciliando la
pacifica convivenza.
La visione, la missione e l’azione del gruppo degli
amici di Coppet. Un gruppo aperto che parte dai
presenti a questo dibattito e che si ritroverà ogni
anno a Coppet per fare il punto sulla realizzazione
del suo manifesto politico. Sarà presentato a Bruxelles al Parlamento Europeo a tutti gli europarla-
dell’Europa è innegabile dopo aver superato dittature e separazioni durante il secolo scorso. Questi
principi liberali continuano ad ispirare l’azione
delle istituzioni comunitarie. Le tematiche da affrontare a livello sovranazionale che riguardano il
continente sono tali che rendono inspiegabile la
non adesione della Svizzera.
mentari per chiederne l’adesione. Il manifesto sarà
redatto prima raccogliendo i contributi di tutti e
avendo come pilastri il liberalismo e l’europeismo
federalista. L’on. Pittella ha concluso il suo intervento dicendo che alla base del gruppo di Coppet
c’è l’idea che l’integrazione non debba essere un
dominio esclusivo degli Stati, ma sia coinvolta una
pluralità di attori della società civile, le comunità
locali, le regioni e le piccole e medie imprese.
Nuove sfide e nuove risposte
Se si dovesse rielaborare una nuova missione
europea, sarebbe difficile ignorare gli inizi della
CECA nel 1950 (Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio). Questa prima istituzione comunitaria fu uno strumento di pace, di sicurezza e
di sviluppo economico. Oggi l’Unione Europea si
pone nuove sfide che richiedono nuove risposte.
L’auspicio è che l’architettura istituzionale europea verrà a mostrarsi all’altezza delle sfide, grazie
alla definitiva entrata in vigore del trattato di Li-
La responsabilità dei governanti
Dopo i ringraziamenti di rito l’Avvocato Baldino
ha iniziato il suo breve intervento mettendo l’accento sul principio della responsabilità dei governanti. Jacques Necker quando assunse il ruolo di
ministro delle finanze di Luigi XVI depositò presso
il tesoro francese due milioni di franchi. All’epoca era una somma colossale. Necker era l’uomo
più ricco del mondo e lo fece perchè voleva es-
la
Rivista
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sere responsabile se avesse commesso degli errori. Due secoli dopo sembra difficile chiedere agli
attuali ministri di fare qualcosa di simile, ma che
almeno ci sia la responsabilità degli alti dirigenti
delle multinazionali. Ciò contribuirebbe ad accrescere la fiducia dei cittadini dell’Unione Europea. Marilena Berardo, responsabile dell’ufficio di
Ginevra della Camera di Commercio, ha iniziato il
suo intervento citando Jean Monnet che nel 1954
scriveva: «Nos pays sont devenus trop petits pour
le monde actuel à l’échelle des moyens techniques modernes, à la mesure de l’Amérique et de
la Russie d’aujourd’hui, de la Chine et de l’Inde de
demain…». Un riferimento istituzionale per altri
paesi è stata l’idea del mercato unico. Tale progetto fu ispirato dal liberalismo e dalla necessità
di rimettere in moto l’economia dopo la fine della
guerra. La libera circolazione dei lavoratori oltre a
quella delle merci era legata alla non discriminazione. Una conseguenza a questo riguardo è stato,
ad esempio, il mutuo riconoscimento dei titoli di
studio. La libertà di fornitura dei servizi è rimasta
in sospeso per problemi di rigidità interna degli
stati. Sta di fatto che soprattutto negli ultimi tempi
questo settore rappresenta circa il 60% dell’economia dei paesi dell’Unione Europea. A breve
entrerà in vigore la direttiva che dovrebbe facilitare la fornitura dei servizi a livello transfrontaliero. Alcuni dei principi liberali discussi a Coppet
quali l’eliminazione degli ostacoli al commercio
ed il ruolo fondamentale della formazione s’ispirano al liberalismo di Necker. Come conciliare
quest’apertura con le tendenze protezioniste che
emergono in periodo di crisi?
Il commercio un arma di pace
L’Avvocato Stefano Catelani, presidente dell’associazione Calimala, ha ripreso i tre punti tracciati dall’on. Gianni Pittella: la visione di creare un
gruppo di amici di Coppet per rilanciare le idee
liberali; la missione di ritrovarsi ogni anno per fare
il punto sull’avanzamento dei lavori; e l’azione:
presentare al parlamento europeo un manifesto
di questo movimento che riprende le sue origini
da Coppet. L’Europa nasce in gran parte grazie
ai mercanti che creano i traffici, aprono le vie.
Tramite gli scambi commerciali si diffondono le
idee, l’arte e la cultura. Durante la Guerra Fredda
un’opinione diffusa era che, finché i due blocchi
avessero continuato a commerciare, il rischio di
guerra guerreggiata veniva ridotto. L’arma della
pace è in fondo il commercio. Anche oggi l’unità
commerciale è il driver dell’Unione Europea.
Il Professor Walter Scandale è intervenuto per aggiungere che oltre ai commerci esiste un altro elemento aggregante e costituente l’unità europea: la
scienza e la ricerca. Questi sono elementi di scambio e di coesione che si aggiungono ad una comunicazione efficace dell’idea d’Europa e dei diritti e
doveri che implica la cittadinanza europea. Il Cav.
Marco Patruno, direttore dell’agenzia di stampa e
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d’informazione transfrontaliera Alp-Info è intervenuto affermando che la prossimità regionale è un
ulteriore fattore d’interesse per i contatti tra zone
transfrontaliere. Sono piccoli passi concreti per
una crescita dell’Europa.
L’on. Pittella ha risposto agli interventi ribadendo
il fatto che si sia privilegiata l’Europa economica
rispetto a quella politica. Purtroppo alla moneta
ed al mercato unico non ha fatto seguito la politica comune nel vero senso della parola. Come
s’è già visto, le disponibilità, che le istituzioni comunitarie hanno, sono ridotte rispetto agli obiettivi. Si tratta di 130 miliardi di euro di cui circa il
75% è destinato alla politica agricola comune ed
ai fondi strutturali. Nonostante la scarsità di fondi,
l’Europa è andata avanti. Rimane tanto da fare per
l’istruzione, il lavoro, la coesione sociale. Il programma Erasmus, ad esempio, che permette agli
studenti universitari europei di passare uno o più
semestri in un’altra università europea, ha avuto
delle ricadute culturali formidabili. Schengen è
stata un’altra conquista che riguarda la libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione.
Le proposte per progredire sono tante. Un piano
europeo d’investimenti pubblici attraverso il lancio degli Eurobond emessi dalla Banca Europea
per gli Investimenti. Non sono titoli tossici e costituirebbero una valida alternativa da offrire ai
risparmiatori europei. Secondo alcune previsioni,
si potrebbero raccogliere 1’000 miliardi di euro
e potrebbero essere investiti nelle energie rinnovabili, nelle reti informatiche, in un programma
Erasmus universale che riguardi tutti i giovani di
qualunque professione. Secondo l’on. Pittella, la
nuova figura di ministro degli esteri europea permetterà di avere un peso aggregato maggiore.
L’Unione Europea è costituita di ventisette paesi
che se riuscissero ad agire insieme con una voce
comune avrebbero di conseguenza un peso molto utile sulla scena internazionale. Se operiamo
in questo modo il Vecchio Continente diventa un
grande protagonista della politica internazionale.
Nell’intervento conclusivo il segretario generale
della Camera di Commercio ha ribadito il fatto
che il processo d’integrazione è un cantiere aperto. Le differenze e le ricchezze regionali rimangono all’interno di un paese anche con un’Europa
integrata.
Il paradosso della Svizzera è che, pur non essendo
membro dell’Unione Europea, è un paese profondamente europeo e tollerante: il 30% della popolazione ha la doppia cittadinanza con casi poi
come Montreux dove ben il 47% degli abitanti è
straniero. Le pareti del Castello di Coppet hanno
ispirato nei secoli idee d’arte e di politica e questo
dibattito si colloca perfettamente nella tradizione
di fermento intellettuale che ha lasciato traccia
nella creazione dell’Europa contemporanea. L’auspicio è che da questa località emani quell’energia propulsiva d’idee e d’iniziative che può fare la
differenza.
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Al Museo Poldi Pezzoli di Milano fino al 21 febbraio 2010
SETA • ORO • CREMISI
Segreti e tecnologia
alla corte dei Visconti e degli Sforza
M
ilano, 1442. L’arrivo a Milano di due setajoli,
provenienti da Firenze e da Genova, invitati da
Filippo Maria Visconti, porta alla capitale lombarda la lavorazione della seta, dando vita a
un’attività e a una tradizione che, per la complessità e
per la rapidità – solo 40 anni – con cui ha raggiunto i
vertici ineguagliabili della qualità, ha reso il caso milanese unico nella storia della tessitura serica. Oltre cinque
secoli più tardi, la mostra SETA • ORO • CREMISI. Segreti e tecnologia alla corte dei Visconti e degli Sforza,
in programma al Museo Poldi Pezzoli fino al 21 febbraio
2010, illustra la straordinaria produzione artistica legata
a questa antica tradizione e le sue sorprendenti innovazioni tecnologiche. Vi sono presentate circa 50 preziose
opere: raffinati velluti a disegno, damaschi e lampassi,
per lo più broccati con oro e argento, il rarissimo caftano
appartenuto ad un boiardo della Valachia, ricami in seta
con oro e perle, carte da gioco, preziosi codici miniati,
oreficerie e dipinti.
Veri capolavori, che conferiscono ulteriore rilevanza
all’esposizione poiché testimoni dei sorprendenti risultati
di uno studio – mai fino ad ora così completo ed esaustivo – dedicato ai tessuti auro-serici lombardi del XV
secolo. Un’appassionante ricerca, progettata dall’ISAL
(Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda) e condotta in
collaborazione con nove istituzioni europee, che per la
prima volta ha documentato con chiarezza l’eccellenza
delle tecniche di lavorazione ed è pervenuta al riconoscimento di reperti tessili esistenti che mai nessuno
aveva individuato. Realizzata da Chiara Buss, direttore
del Dipartimento Arti Applicate ISAL, e da Annalisa Zanni,
direttore del Museo Poldi Pezzoli, l’esposizione, oltre a
guidare il visitatore in un’appassionante scoperta di opere d’arte, alza il sipario sul contesto culturale e sociale
alla corte dei Visconti e degli Sforza.
Una ricognizione storica dalla quale affiorano le caratteristiche di una città in forte dialogo con l’innovazione,
capace di incoraggiare e attrarre competenze tecniche
specializzate, di sviluppare tecnologie sofisticate e in
grado di conferire valore aggiunto al proprio lavoro. Fra i
protagonisti della mostra e dell’evoluzione tessile milanese, c’è il cremisi. Una sostanza colorante derivata dalla
cocciniglia che, nelle sue innumerevoli tonalità del rosso
– dall’arancio al bruno – domina le sale espositive esaltando il gusto raffinato dei setajoli lombardi ma, al tempo
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stesso, rivela anche
l’articolato e modernissimo contesto economico dell’epoca. Milioni
e milioni di cocciniglie,
di provenienza orientale o mediterranea, erano al centro di serrate
trattative commerciali
che si svolgevano anche in mercati molto
lontani: da Bagdad alle
coste del Mar Nero.
Prodotto molto pregiato e costoso, il cremisi
era considerato ovunque, dall’Europa alla
Cina, un elemento imprescindibile nella determinazione
della qualità e del valore dei tessuti, e dunque nell’organizzazione di un efficiente assetto produttivo, distributivo e di vendita. In questo scenario affiora inoltre il ruolo
primario della manodopera femminile nel campo della
filatura della seta e dell’oro. Un ruolo che ha condotto
alcune magistrae milanesi a notevole ricchezza e status,
al contrario di quanto pare avvenisse in altri centri italiani
nello stesso periodo.
Accompagna l’esposizione un volume a colori, edito da
Silvana Editoriale, che oltre ai saggi e alle schede delle
opere presenta i risultati delle analisi eseguite sulle tinture con un metodo mai applicato finora in Italia.
Nella foto: Caftano, velluto operato, tagliato a un corpo, broccato bouclé. Museo Nazionale d’arte della Romania, Bucarest.
MUSEO POLDI PEZZOLI
Via Manzoni 12 - 0121 Milano
Tel. 02 794889 - 02 796334
Apertura: da mercoledì a lunedì
dalle 10.00 alle 18.00
Chiuso martedì
Ingresso: 8 - ridotto 5,50
bambini fino a 10 anni gratuito
www.museopoldipezzoli.it
“Swiss Press Photo 09” al Landesmuseum di Zurigo
L’anno nel mirino dei fotografi svizzeri
F
ino al 7 marzo 2010 il Museo nazionale svizzero
presenta con «Swiss Press Photo 09» le migliori
fotografie giornalistiche dell’anno. Il premio Espace Media per la fotografia giornalistica è stato assegnato per la 19a volta lo scorso 25 novembre 2009.
Si sono candidati 126 fotografi che hanno inviato 1652
fotografie pubblicate nei media svizzeri tra il mese di
settembre 2008 e il mese di agosto 2009.
Il premio principale e il primo premio della categoria
«ritratto» sono andati a Jacek Pulawski di Chiasso per la
serie di fotografie «Strangers in Chiasso».
Gli altri premiati sono Gaëtan Bally nella categoria «attualità», Yves André nella categoria «vita quotidiana e
ambiente», Valérie Chételat nella categoria «sport»,
Adrian Moser nella categoria «arte e cultura» e Alban
Kakulya nella categoria «estero».
Fotografia vincitrice nella categoria «ritratto»:
«Strangers in Chiasso» di Jacek Pulawski, Kinki
Nella sua serie «Strangers in Chiasso» Pulawski ritrae persone rifugiatesi in Svizzera. Questo diciannovenne tamil non sa dove andare.
Quale partner di «Swiss Press Photo 09» il Museo nazionale svizzero di Zurigo espone le fotografie vincitrici
e altre fotografie selezionate. Dal 20 marzo al 18 aprile
2010 la mostra sarà visibile al Forum della Storia svizzera di Svitto.
Il catalogo «Swiss Press Photo 09» in tedesco, francese e inglese, pubblicato dalla casa editrice Benteli, è
disponibile nello shop del Museo, nei chioschi più grandi
o nelle librerie al prezzo di 15 franchi.
Fotografia vincitrice nella categoria «attualità»:
«Banker in Zürich» di Gaëtan Bally, Neue Zürcher Zeitung, Keystone.
Il cuore del potere finanziario batte in Paradeplatz e in Bahnhofstrasse a Zurigo. Nel 2009 il mondo bancario è stato scosso dal segreto bancario indebolito e dalla critica alla politica dei bonus.
Orario di apertura: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 17 - giovedì dalle 10 alle 19
Adulti CHF 10.– / rid. CHF 8.– / Bambini e giovani fino a 16 anni gratis
BEPPE GRILLO A ZURIGO E BASILEA
Al centro di numerose polemiche, che, di fatto, ne hanno aumentato la popolarità, il comico genovese torna
sulla scena svizzera con una nuova performance.
Nonostante l’assenza, ormai annosa, dai teleschermi
nazionali non vi è dubbio che Beppe Grillo continui ad
essere una presenza nella vita pubblica italiana. Irriverente, intenzionalmente polemico, accanto al suo impegno per un ambiente ecosostenibile recentemente
si è impegnato in modo più diretto in quella che, dal
suo punto di vista, potremmo definire una lotta contro
l’inquinamento della politica. Lo fa con iniziative eclatanti chiamando a raccolta cittadini delusi, lanciando
petizioni e soprattutto utilizzando il suo blog, uno dei
più cliccati anche fuori dai confini nazionali. Dopo le
apparizioni dello scorso anno a
San Gallo e Lugano Grillo torna in
Svizzera con un suo show e questa volta lo fa sul palcoscenico di
Zurigo e di Basilea.
Nach Zürich. Wir dürfen uns gefasst machen auf eine einzigartige und erstklassige Show.
Venerdì 12 Febbraio, Kongresshaus Zurigo ore 20.30
Sabato 13 Febbraio, Stadtcasino Basilea ore 20.30
Prevendita: www.swissticketnet.ch
Ticket Hotline: 0900 848 022 (CHF 1.19/ Min.)
la
Rivista
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Ricordando Un’ora per voi
di Helen Desantis
A 20 anni dall’ultima puntata di Un’ora voi, alla Casa d’Italia di Zurigo, Matilde Gaggini Fontana, autrice di uno studio dedicato alla storica trasmissione, Mascia. Cantoni,
Marco Blaser, Sergio Genni e Nico Tanzi e un folto pubblico hanno ricordato questo
momento della nostra storia
U
n’ora per voi. Una storica trasmissione
popolare che ha accompagnato le famiglie italiane dal 1964 al 1989, quel pubblico di emigranti che per scelta o per
necessità, ha abbandonato l’Italia per la Svizzera.
Il programma, nato da un progetto tra la RAI e la
TSI (Televisione svizzera italiana), approda in territorio elvetico con cadenza settimanale, dopo una
lavorazione a cavallo tra Roma, Milano, Zurigo e
Ginevra. Un’ora per voi diventa così l’appuntamento del sabato pomeriggio, appuntamento che
va oltre le frontiere, rivolgendosi ai telespettatori
della Svizzera italiana, francese e tedesca, avvicinando soprattutto gli italiani in Svizzera a quella
patria lasciata per mancanza di prospettive lavorative. È una storia che riporta il nostro paese agli
anni Sessanta, alla massiccia emigrazione, in particolare dal sud, alle difficoltà incontrate, non solo
in ambito professionale, ma anche e soprattutto
umano. Questi “stranieri”, visti come minaccia,
hanno subito l’intolleranza – volutamente non celata - di una terra che faceva fatica ad accoglierli e
sono stati protagonisti in modo reiterato di fenomeni di xenofobia, tali da creare tensioni di difficile
gestione. In questo contesto, tra l’accoglienza che
tarda a manifestarsi e l’evidente necessità di integrare questa nuova parte di popolazione, che si inserisce Un’ora per voi, sotto la guida di Corrado e
Mascia Cantoni. La televisione e nella fattispecie il
programma che per la prima volta viene trasmesso
in lingua italiana su tutto il territorio svizzero, diventa così un ponte tra due realtà, quella degli immigrati e degli autoctoni, un modo per incontrarsi
e per conoscersi e tollerarsi vicendevolmente. La
rubrica, concepita come mezzo d’informazione e
trasmissione del Made in Italy oltralpe, riscuote un
successo immediato, senza distinzione di pubblico. Una sfida che si concretizza in vittoria, alla
luce del potenziale fortemente integrativo che la
trasmissione ha rappresentato per quegli anni.
Il merito va attribuito in prima linea ai suoi presentatori. Un giovane Corrado, futuro mattatore
del palinsesto televisivo italiano, che già con maestria assicura divertimento nei suoi sketch, rimasti
nel ricordo dei tanti appassionati e nostalgici del
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programma. Al suo fianco un’altrettanto giovane
Mascia Cantoni, volto svizzero della trasmissione,
che in poco tempo è riuscita a conquistare i cuori dei telespettatori, favorendo anch’essa l’avvicinamento culturale e non solo tra gli svizzeri e gli
italiani. Le rubriche, la possibilità di inviare lettere
alla redazione, i “saluti da casa”, i notiziari e le
ospitate di famosi cantanti del momento hanno
contribuito a rendere unica e senza paragoni la
televisione d quegli anni. Tuttavia proprio la straordinarietà della produzione e la logistica della realizzazione stessa non hanno mantenuto un vasto
archivio dei 25 anni di puntate, quasi come se la
memoria di quegli anni fosse destinata a svanire.
Pochi frammenti che il numeroso pubblico accorso alla Casa d’Italia ha avuto la fortuna di rivedere, a cominciare dalla storica sigla, ancora oggi
vivido ricordo dei presenti, che vede incrociare
simbolicamente le strade di due immigrati davanti
alla bucalettere di un ufficio postale. In effetti, uno
dei punti forza della rubrica è sempre stata la parte
dedicata alle lettere, giunte a centinaia alla redazione (nella sede di Lugano), anch’esse un ponte
fra l’Italia e gli Italiani. Non sono mancate anche
in questa sede testimonianze di telespettatori che
hanno confermato di aver scritto ad Un’ora per
Voi, non solo per i complimenti di routine, ma
soprattutto per raccontare le proprie esperienze,
momenti di vita vissuta a volte toccanti e ancora
carichi di amarezza.
Scaffale
di Liber
Gaspare
Barbiellini Amidei
Massimo Lardi
Sergio Romano
Quel ragazzo
di via Solferino
Una lezione di
giornalismo
Il Barone
De Bassus
L’ora d’oro,
Poschiavo
Vademecum
di storia
dell‘Italia unita
Marsilio editore
pp.432
CHF 28.--, € 20,00
Rizzoli
pp. 160, € 15,00
Con una scrittura singolarmente limpida, Gaspare Barbiellini Amidei si presenta come cronista partecipe di decenni e momenti importanti per l’Italia,
dagli anni Settanta ai giorni nostri, e
anche come protagonista di alcuni incontri notevoli con Montale, Pasolini,
Borges, Montanelli, Biagi, e altri. Con
l’esperienza ormai smaliziata di uno
sguardo critico e partecipe sulla realtà, sfilano davanti alla memoria fatti
e testimoni importanti, dalla strage di
Piazza Fontana, all’assassinio di Walter
Tobagi, al clima difficile e alle strumentalizzazioni degli anni di piombo, alla
P2, ai referendum sul divorzio, sulla
procreazione assistita. Incontriamo le
riflessioni dedicate alla religiosità e alla
fede, e all’ateismo nella modernità, o
al senso di continuità e trascendenza
che la nostra società sembra aver
perduto, e ai temi dell’immigrazione,
del volontariato, del terrorismo e del
problema climatico, alle responsabilità
della politica e del campo economico
e finanziario, al ruolo degli intellettuali,
dell’informazione, dei media nel riferire
e nel servire la verità, “riga dopo riga”.
Direttore e vicedirettore di importanti
quotidiani italiani, intellettuale cattolico,
giornalista innamorato del suo mestiere e acuto conoscitore dei meccanismi
della comunicazione, della politica, del
potere e dell’economia, l’autore offre
ai suoi lettori un “diario intimo”, che
concilia il ricordo e la storia personale, la riflessione etico-morale e la passione per l’informazione, e che diviene
spesso una vera e propria lezione di
giornalismo, diretta ai giovani.
Gaspare Barbiellini Amidei (26 novembre 1934 - 12 luglio 2007), giornalista, intellettuale, scrittore, sociologo e docente universitario, è stato
uno degli esponenti più acuti del liberalismo cattolico, ha analizzato con
sguardo critico e passione civile e
morale gli avvenimenti più importanti
del nostro tempo.
Europa, fine Settecento. Principi, duchi, marchesi, conti, baroni, aristocratici di ogni origine e grado avvertono
il terreno fremere sotto i piedi: il popolo è in subbuglio. Spira aria di cambiamento, di rivoluzione. Nascono e prendono vigore organizzazioni semiclandestine che perseguono e diffondono
ideali sconosciuti e misteriose ideologie. Si mormora dell’esistenza di reti
capillari che influenzano e controllano
il potere, la cultura, la stampa. Avanza la massoneria, fervono società segrete, in Baviera nasce l’Ordine degli
Illuminati, la Valtellina rivendica la propria autonomia dai Grigioni. E mentre
Napoleone si appresta a impugnare lo
scettro, non poche trame che determinano un cardine della storia continentale si intrecciano a Poschiavo. Il
piccolo borgo alpino assurge infatti,
come mai prima né dopo, a straordinario crocevia politico e culturale. E
questo grazie al suo figlio più illustre:
il barone Tommaso Francesco Maria
de Bassus. Ancora una volta Massimo
Lardi ci regala un’opera letteraria frutto di un fecondo connubio tra storia e
narrativa: un romanzo biografico – o
una biografia romanzata, se si preferisce – incentrato sull’uomo che più
d’ogni altro incise a grandi lettere il
suo nome nelle vicende politiche della
terra che gli diede i natali, la Val Poschiavo, ma anche di un’ampia area
del Vecchio Continente. (Dalla prefazione di Andrea Paganini).
Massimo Lardi (Poschiavo, 1936) è
stato professore di lettere alla Scuola
Magistrale di Coira e redattore della
rivista culturale «Quaderni grigionitaliani». Ha curato la riproduzione anastatica dei Dolori del giovane Werther di Goethe stampato a Poschiavo
nel 1782 nella tipografia de Bassus
(2001) e ha pubblicato alcune opere
di narrativa, fra cui il romanzo Dal Bernina al Naviglio (2002), i Racconti del
prestino e Quelli giù al lago (2007).
pp 342, € 20,00
Una storia comune degli italiani non
esiste più. A quasi 150 anni dall’unità nazionale si è frantumata in tante
piccole schegge, ognuna delle quali
rispecchia l’ideologia, le passioni, le
radici familiari dei cittadini.
Uno scollamento che si riflette nei
quesiti contenuti nelle undicimila lettere che giungono ogni mese nella
redazione del Corriere della Sera alla
rubrica di Sergio Romano.
Le risposte “non formano una ‘storia
d’Italia’, ma ciascuna di esse descrive
una persona, un evento, un problema,
segna un punto su una immaginaria
carta cronologica della storia nazionale”.
In questo modo vengono messe in
luce proprio le costanti e i temi ricorrenti che continuano ad appassionare
(e dividere) gli italiani: dal rapporto tra
Stato e Chiesa agli scandali che periodicamente scuotono il mondo politico, dalla collocazione dell’Italia sullo
scacchiere internazionale alle tante
fratture mai sanate (tra Nord e Sud,
fascisti e antifascisti, comunisti e anticomunisti). Sotto la guida esperta di
Romano, unendo un punto all’altro, il
lettore comporrà un disegno – per
una volta unitario – e scoprirà non la
storia “scientifica” dei libri degli studiosi, “ma quella dei monumenti e
delle targhe commemorative, dei riferimenti alla nazione nei discorsi delle
‘autorità’, delle conversazioni quotidiane degli italiani.
È una storia più modesta, ma è stata
fatta da noi, rispecchia i nostri vizi e
le nostre virtù”.
Sergio Romano, ex ambasciatore,
storico, giornalista, è editorialista del
Corriere della Sera, di cui dal gennaio
2005 cura la rubrica delle lettere, e di
“Panorama”.
Tra i suoi libri più recenti ricordiamo
Il Paese delle molte storie (Rizzoli
2007) e Storia di Francia. Dalla Comune a Sarkozy (Longanesi 2009).
la
Rivista
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Incontro con Susanna Tamaro
«Vivo molto, ogni tanto scrivo»
di Elisa Giancaspro
Susanna Tamaro, una delle autrici
italiane più lette degli ultimi decenni, è stata a Zurigo lo scorso 30 novembre, dove
ha presentato il suo ultimo libro Il grande
albero (Salani Editore 2009). Nell’ambito
della manifestazione Zurigo in italiano, la
scrittrice ha letto alcuni passi del libro in
una serata evento organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura, dal Liceo Artistico
e dalla Casa Editrice Bartelsmann, di Monaco Di Baviera, che ha curato l’edizione
in lingua tedesca. La Rivista ha deciso di
incontrarla, per parlare del libro, delle difficoltà affrontate durante la sua stesura e
dei temi toccati quali la gioia di vivere e
l’entusiasmo dei bambini
Susanna, di recente lei ha detto: "In tempo di crisi
e di cose opache c'è bisogno di qualcosa di luminoso". Crede che questo libro lo sia? Eventualmente in che senso?
È un libro molto luminoso, pieno di allegria, sulla forza della natura, sul candore, sull'ingenuità,
qualità dell'animo che abbiamo messo in soffitta e
che invece sono molto importanti per vivere una
vita davvero appassionata. In un mondo che ci impone il cinismo come idea di riuscita, meglio una
vita fatta di convivialità e voglia di stare insieme.
In tutti i suoi libri ci sono riferimenti al mondo
naturale e in particolare agli alberi, considerati metafore di vita. In Va' dove ti porta il cuore
(Rizzoli 1994), ad esempio, c'è un'esortazione a
pensare al modo in cui gli alberi crescono, ricordandosi che radici e chioma devono sempre crescere in misura uguale: "Devi stare nelle cose e
starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di
fiori e frutti". Come si fa ad avere radici e chioma
di egual misura?
Proprio dal finale di Va' dove ti porta il cuore, 15
anni fa, è cominciata la riflessione sugli alberi. Prima li consideravo solo come arredo urbano poi in
campagna, cominciando a piantarli e a conoscerli
da vicino, mi sono accorta che sono creature stra-
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la
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ordinarie. Solo l'albero e l'uomo restano verticalmente sulla terra e non paralleli come gli animali;
gli alberi vanno verso l'alto alla ricerca della luce
e anche noi umani dovremmo farlo. Spesso la luce
viene dalla terra, è nella vita reale, pratica: ricercare la luce ma anche restare nella vita, amarla.
Trovare l'equilibrio tra concreto ed etereo sarebbe
l'ideale.
È anche una metafora di fede?
Sì, io trovo che nel cammino di un uomo ci debbano essere degli errori, dei tentativi che aiutano
ad avere consapevolezza della vita, a crescere per
poi andare avanti. Oggi, ci dicono di fare tutto subito altrimenti sei un fallito. Io dico che bisogna
sbagliare.
Dal libro Luisito (Rizzoli 2008), attraverso lo
sguardo dell'eroina Anselma, traspare una visione negativa della famiglia, del matrimonio e del
mondo infantile. Anselma considera i suoi nipoti
"distratti, ingordi, incapaci di qualsiasi passione
che non fosse per quelle scatolette luminose che
tenevano perennemente in mano". Che tipo di riflessione voleva innescare?
Premettendo che io non ho figli, sentivo comunque l'esigenza di descrivere i problemi della famiglia di oggi, secondo me alla deriva. Prima la
comunità che educava era vasta, era un organismo
vivo; oggi la famiglia è anoressica, spesso mononucleare e i bambini sono iper-protetti, non hanno
modo di mettersi alla prova, di cadere nel fango. E
la vita è piena di fango purtroppo.
È vero che lei pensa che con i bambini i grandi
imparino a crescere?
Esatto. Da quando ho iniziato a vivere con una
famiglia e quindi con dei bambini, ho capito tante
cose di me, di quando ero piccola, di quello che
mi colpiva. Educare è difficile, ci vuole tanta pazienza, bisogna dire di no e poi spiegare perché.
Oggi i figli vengono educati dai media, da un megapensiero che ci risucchia e che a mio avviso non
è un bravo educatore.
Dall'anno 2000 lei si occupa anche di una Fondazione, con sede a Zurigo, che fa capo alla Limmat
Stiftung e ha come fine la creazione di progetti di
sostegno e sviluppo per le categorie piÙ deboli,
soprattutto donne e bambini. Come mai la sede
è qui a Zurigo?
Quando ho capito che guadagnavo più di quello
che mi serviva per la mia vita, ho scoperto che
quello che davvero mi piaceva fare, oltre a scrivere, era di creare la speranza, dare delle aspettative
a qualcuno.
In Italia è complicatissimo a causa della burocrazia e poi ho saputo che qui a Zurigo c'era questa
società (Limmat Stiftung*), dove lavorano persone
competenti e con una certa esperienza per valutare i progetti da sviluppare in tutto il mondo.
Ci racconta uno dei vostri progetti?
In Italia abbiamo finanziato per anni delle borse
di studio universitarie per donne straniere. Ho incontrato tante intelligenze sprecate con un titolo
di studio che si sono ritrovate a svolgere dei lavori
più umili. Io poi ho stretto un rapporto con queste
persone e ne sono nate splendide amicizie.
Un altro progetto è il finanziamento di una Casa
Famiglia per i figli dei rifugiati politici in attesa di
permesso di soggiorno. Si tratta di famiglie che
vengono da posti lacerati dalla guerra; i genitori
di questi bambini hanno fatto dei viaggi lunghissimi prima di arrivare in Italia e una volta arrivati
crollano psicologicamente, non sono in grado di
occuparsi dei figli.
La Fondazione è finanziata dai diritti d'autore per
cui ogni mio lettore finanzia anche i progetti. Un
altro fattore positivo è che posso occuparmene
personalmente e vedere davvero dei risultati.
In un'intervista lei sosteneva di aver bisogno di
nuove storie e di nuove parole per raccontarle,
di un discorso che la coinvolgesse interamente.
Come ha trovato nuove ispirazioni?
Io vivo molto, ogni tanto scrivo. Faccio tante attività e poi quando mi ricarico di energie scrivo. Bisogna vivere, aprirsi, la creatività è linfa e bisogna
ricaricarla altrimenti si secca. Potrei seguire me-
glio la mia carriera, ma non mi interessa l'aspetto
mondano della cosa, preferisco passare un pomeriggio con i bambini che mi fanno amare la vita,
mi diverto di più così.
Alberto Moravia considerava il suo modo di scrivere “molto tedesco”. Cosa intendeva dirle?
L'ho conosciuto a Roma, io ero molto giovane.
Durante la nostra frequentazione ha voluto leggere i miei primi libri. Mi disse che erano belli, ma
che sarebbero stati pubblicati solo in Germania,
perché erano troppo tedeschi, nel senso che parlavano di anima, di introspezione, argomenti che
agli italiani non interessano.
Gli italiani sono fatti per la pittura, non per la letteratura. Il paesaggio è bello e loro ne sono inebriati.
Anche il clima poi non si addice alla letteratura:
c'è troppo sole! Per leggere o scrivere è più adatta
la pioggia, il freddo.
Secondo me aveva ragione, questa osservazione
mi ha aiutato a capire il carattere della letteratura
italiana. Noi siamo un paese di pittori, anche se
scriviamo rimaniamo pittori.
*Informazioni:
www.susannatamaro.it
http://www.limmat.org/index/index.php
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
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Una radio che c’è
A colloquio con gli artefici del programma Piazza Italia
in onda su Radio RaBe 95.6 MHz
di Luca Scigliano
‘Piazza Italia’ è il titolo di un programma radiofonico che ogni sabato va in onda
sulle frequenze di Radio RaBe, la radio culturale di Berna. È presentato da due personaggi briosi, Miro e Gigi, che con molta passione si dedicano al bel suono e all’intrattenimento del pubblico italofono – e questo da ben dieci anni
I
l programma radiofonico «Piazza Italia» è cresciuto in maniera tale da essere preso come
esempio d'integrazione in Svizzera da una ricerca all'Università di Friburgo. Gli artefici del
programma in lingua italiana sono Waldimiro Rossi e Luigi Farulli, meglio conosciuti dagli ascoltatori rispettivamente come Miro e Gigi, due personaggi pieni di entusiasmo e buon umore, uniti da
una passione in comune: la bella musica. Ma ogni
bellezza ha il suo premio: «dietro Piazza Italia c'è
tanto sudore», spiega Waldimiro Rossi. «Tuttavia
è una passione molto forte che ha come obiettivo
principale quello di essere considerati come punto
di riferimento per gli italofoni in Svizzera». La Rivista - che inizia con questo numero una miniserie
dedicata ai programmi in lingua italiana in onda
sulle emittenti svizzere - per saperne di più si è
recata negli studi di Radio RaBe per rintracciare
Miro, uno dei moderatori.
Miro, come sei entrato a far parte di una trasmissione radiofonica?
Beh! Una sera i dirigenti del programma mi chiamarono e mi chiesero: «Miro, vuoi fare radio?» Risposi ridendo: «Radio io! A malapena mi arrangio
a suonare il pianoforte!». Mi domandai come avrei
potuto fare a moderare una trasmissione. Accettai questa sfida e iniziai con mio fratello Walter
– che purtroppo nel frattempo per altri impegni ha
dovuto abbandonare questa nostra avventura. Mi
ricordo, registravamo la trasmissione durante la
settimana e poi quando dovevamo andare in onda
inserivamo la cassetta o il CD e ascoltavamo la
radio come tutti gli altri senza usare il microfono.
Oggi è tutto diverso, Gigi ed io andiamo in onda
dal vivo.
E vi sentite a vostro agio?
Certamente. Quello che ci piacerebbe tanto, però,
se ci fosse più interazione col nostro pubblico. Se
60
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Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
la gente alzasse con meno fatica la cornetta per
chiamarci in diretta.
Prima di allora di cosa ti occupavi?
Io sono e continuo ad essere un informatico, e in
qualche maniera la comunicazione è qualcosa
che mi appartiene. La comunicazione intesa in diverse forme. A livello di suoni, o a livello di colori.
Oggi per esempio la comunicazione è internet;
quindi per me comunicare è stato sempre molto
semplice.
Il tuo obiettivo è quello di trasmettere qualcosa a
qualcuno. Vuoi trasmettere il tuo concetto di comunicazione? Penso che sia l'obiettivo di tutte le persone che intraprendono questa strada. Per me lo è
ogni sabato mattina dalle 11 alle 13. Non mi rivolgo
agli italiani di Berna in particolare, ma a tutti gli italofoni. Dal momento che andiamo in onda anche su
internet possiamo raggiungere chiunque.
Qual è l'obiettivo di Piazza Italia?
Primariamente vogliamo creare un momento di
svago per tutte quelle persone che durante la settimana lavorano tanto e che con me accendendono la radio. Coloro che ascoltano Piazza Italia per
godersi due ore di tranquillità, di spensieratezza.
Io non do le notizie, non sono un giornalista, sono
solo una persona che vuole comunicare in maniera simpatica. Il secondo obiettivo, quello che
prediligo, è quello di porsi da tramite fra le associazioni e la collettività italiana, cioè essere il microfono dell'ambasciata, dei consolati, dei centri
familiari e qualsiasi altra associazione che vuole
diffondere un'informazione. Questo, Gigi ed io,
lo facciamo non solo tramite la radio, ma anche
tramite interviste, internet e Facebook. L'obiettivo
principale, consentimi di dirlo, è quello di essere
considerati come punto di riferimento dagli italofoni in Svizzera.
In sintesi, che cos'è Piazza Italia?
Piazza Italia si riassume in un servizio per la collettività italiana, italofona e svizzera, con musica, notizie d'informazione e tanto divertimento.
Una voce per le associazioni italiane o italofone
che desiderano farsi conoscere ed esporre i loro
programmi. Poi, c'è l’aspetto ludico, che è praticamente quello di stare davanti al microfono. Lo
faccio oramai da un bel po' di tempo con Gigi,
moderatore assieme a me, un compagno essenziale che si occupa delle interviste. Infatti, è lui che
gira la Svizzera per intervistare gli artisti italiani in
tournée. Avendo contatto con le case discografiche italiane, Gigi ha la possibilità di preparare la
lista delle novità musicali italiane e internazionali
da mettere in onda.
Siamo praticamente due spalle che ci appoggiamo
l'una con l'altra. L'uno essenziale per l'altro e la
musica che mandiamo in onda è indirizzata a tutte le fasce d'età.
In conclusione?
Vogliamo ricordare agli ascoltatori di sentirsi «veramente italiani» - e ovviamente di associarsi alla
nostra radio. Abbiamo bisogno di persone e di
aziende che ci diano il loro sostegno con un contributo. Solo così possiamo garantire la continuazione del programma anche nel 2010.
Raccontato così in cinque minuti, sembra una
cosa da poco. Ma dietro a Piazza Italia c'è tanto impegno e continuità. I due moderatori della
trasmissione hanno una vita normale, un lavoro
normale, una famiglia come tutti gli italiani in
Svizzera, che lavorano sodo tutta la settimana per
poi concedersi e impegnarsi in questo progetto
che supera la soglia dei dieci anni a testa alta e in
crescita. Potrebbero restare comodamente sdraiati
davanti a un televisore o godersi la propria famiglia, ma non lo fanno proprio per quelle due ore
alla settimana da dedicare agli italiani di Berna,
e perché no, del mondo. Miro e Gigi svolgono la
loro attività attraverso prestazioni personali, fanno
parte di una radio che non opera a scopo di lucro.
Radio RaBe appunto, non può emettere spot promozionali, come sono abituali in altre radio locali. Per operare, l'emittente ha bisogno di contributi
statali, ma anche del sostegno degli sponsor e dei
suoi soci.
I due animatori di Piazza Italia: a sinistra, Waldimiro Rossi
(Miro) e Luigi Farulli (Gigi).
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Ascolto: Berna e dintorni
Frequenza antenna: 95.6 MHz
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Per diventare soci di Radio RaBe
chiamare il 031 330 99 90 (orari di ufficio)
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la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
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Il cabarettista Massimo Rocchi presenta «RocCHipedia»
«L’identità non è un’automobile
o un reggiseno, è un’anima»
RocCHipedia è il titolo dell’ultimo spettacolo del cabarettista Massimo Rocchi. È il suo
omaggio alla cultura svizzera; una satira della
storia della Confederazione che ha inizio nel
lontano 1291 quando – secondo la narrazione tradizionale – i tre rappresentanti di Svitto,
Uri e Untervaldo s’incontrano sul Grütli, «per
godersi una bella grigliata», come spiega
Rocchi, «poiché era una bella giornata, decisero di fondare un’associazione: la Confederazione Elvetica
L
a vita artistica di Massimo Rocchi negli ultimi quindici anni ha percorso un processo
di transizione: nel suo spettacolo Äuä del
1994 ha preso a modello il tipico italiano
migrante che s'imbatte in una cultura nuova. Il secondo grande spettacolo Circo Massimo era una
parodia tra l'identità italiana e quella svizzera. Nel
programma attuale, RocCHipedia, il cabarettista
entra in scena da svizzero.
Massimo Rocchi, adesso che sei diventato svizzero, cosa ci si può aspettare come prossimo passo?
Magari divento marocchino (ride). Per il momento
ho talmente tanto da fare con l’identità svizzera.
Pensa, ho 52 anni e da 14 anni sono svizzero. Ringiovanisco. La burocrazia svizzera fa miracoli!
La tua identità svizzera, è un'identità personale
o artistica?
Tutt'e due. Il mio lavoro sul palcoscenico è una
miscela di vita e fantasia. Di cosa è, e cosa potrebbe essere. In Äuä ho rappresentato l'incontro di
un italiano con l’estero e con le lingue straniere:
l'abbandono della madrelingua. Mentre in Circo
Massimo ero un piccolo mostro, un ibrido, metà
italiano, metà svizzero: uno “svitaliano”. RocCHipedia è il ritratto di uno svizzero nuovo, non nato
qui, ma che qui ama vivere.
Una novità, un pezzo non da museo, ma un ultimo prodotto di una cultura che dà alla luce lo
svizzero moderno.
62
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
(foto di Michael Stahl)
di Luca D’Alessandro
Berna per me è come il Gottardo per la Svizzera
In parole povere: tu non rappresenti più il classico
italiano migrante che lascia il suo paese per motivi economici. No. Il classico italiano arrivò qui
e costruì, se mi permetti, quasi tutto. Dormiva in
baracche, non poteva avere i figli con se. Ora questa persona, o i suoi eredi, sono datori di lavoro,
qui in Svizzera. Sono imprenditori, impiegati e direttori. Alcuni di loro senza passaporto svizzero. È
una ingiustizia insopportabile. È ora di finirla con
“secondo” o “terzo”. Non è mica un campionato
di curling. Sono svizzere e svizzeri, se vogliono.
Ecco, questo è pure uno degli stimoli del mio nuovo spettacolo.
Continua pure…
…guarda, quando incontro svizzeri all'estero e
chiedo loro da dove vengono, nessuno risponde:
«sono svizzero». Senti dire: «io vengo da Rapperswil», o «da Luthry», o «da Losone.» Si sente vergogna nel pronunciare la parola: «Svizzera». Ora
è anche peggio (ride).
Perché?
Pare che siamo diventati quelli che hanno provocato la crisi del mondo bancario. È vero, qui tutti
hanno conti, dai dittatori agli artisti di circo. Della
Svizzera ci si fida, meno gli Svizzeri di se stessi. È
una situazione comica. Insomma diciamo così: se
una mamma porta il figlio al mare dove l'acqua è
più pulita, i benestanti portano i soldi nel paese
più sicuro (ride).
Puoi spiegare che tipo di problema procura dire:
«io sono Svizzero»?
Un italiano, un francese e anche un tedesco: tutti dicono con fermezza il nome della nazione di
appartenenza. Lo svizzero molto meno. Per carità,
siamo liberi di dire ciò che vogliamo.
Ma il passaporto non puoi usarlo per convenienza.
Ti leghi a delle leggi e ad una storia. Io non potevo
fare finta di non essere svizzero, e di continuare
a fare l'italiano. Sai, a me succede che, dopo due
settimane in Italia, dico: «Ich fahre zurück». Torno
a casa, che è la Svizzera. L'identità non è un'automobile o un reggiseno, è un'anima. Mamma mia,
ora sono troppo serio, eh?
latura; ho una lama, e la mantengo affilata. Dico
di me e a me «Tschingg». Mi fa sentire «negro». Mi
dà una grande libertà. Tolgo un peso a me e agli
altri. Li disarmo.
La Svizzera è il paese dove hai messo le radici,
dove interagisci con la gente ed esprimi la tua
opinione.
Esatto. Ora in Italia c'è un gran casino, ma questo
è normale, pare che il casino sia l'origine della
vita. A Ginevra al CERN (Organizzazione Europea
per la Ricerca Nucleare - ndr) provocano proprio
quella reazione che potrebbe aver dato origine
alla vita. L'Italia è una cosa di tutti i giorni.
Ma il problema è il seguente: mia madre ha bisogno di assistenza continua, fisica e psicologica.
Maria e Lilia, ucraine, e Lula, rumena, si alternano
con mia sorella per regalarle una vecchiaia serena. Senza queste extracomunitarie mia madre dovrebbe vivere in un ospizio puzzolente, in attesa
dell'ultima ora.
Allora che succede? Queste tre donne che lavorano, guadagnano e pagano le tasse in Italia, non
hanno diritto al voto. Mentre io, italiano di nascita, e ora praticamente un turista in Italia, ho tutti i
diritti. Ma lo trovi giusto?
Torniamo alla Svizzera: sembra che qui funzioni
tutto? Funzionano molte cose, ma ci sono tante
ragioni. Una è quella che lo svizzero non aspetta
il lotto. Si alza e fa.
Chi o che cosa ti fa sentire svizzero?
I cantieri delle autostrade, che di giorno sembrano
dei mercati dei marocchini, di notte delle discoteche di Riccione.
È difficile essere svizzero?
È impegnativo. In Italia mi dicono: «è facile per voi
in Svizzera, voi guadagnate il triplo di quello che
guadagniamo noi». Sì, ma qui i maestri e i professori lavorano anche il triplo, e pagano tutti le tasse.
In Italia chi paga le tasse è un fesso. I bambini arrivano a scuola alle nove, con mezz'ora di ritardo,
perché devono vedere la televisione. Le mie figlie
si alzavano alle sei e mezzo per andare a scuola a
piedi. Le lezioni iniziavano alle sette e un quarto.
La Svizzera è un paese con diverse culture, e ciascuna di esse ha le proprie particolarità.
Sì, esatto, diverse culture e religioni.
E come fai, quando ti rechi a Ginevra o a Losanna
per presentare il tuo spettacolo? Presumibilmente
non proporrai lo stesso programma di Zurigo o
Basilea. Il mio testo si adatta, ma non perde l'affi-
Con la speranza di anticipare una possibile offesa
nei tuoi confronti. Desidererei togliere un po’ di
paura. In tedesco uso dire: «Die Wörter befreien
(liberare le parole)».
Paura di che cosa?
La paura nella savana fa sopravvivere: la paura più
grande che l'uomo ha nella società è sempre e
solo di se stesso.
E in Italia, funziona?
Mi vuoi fare perdere l’appetito? Politicamente non
mi interessa. Solo due politici mi interessano: Fini
e Violante. Il dato di fatto è che la maggioranza
degli elettori elegge per tre volte la stessa persona,
mi fa pensare. Ho deciso il silenzio, per rispettare
la storia che un paese si dà. Ci sarà del buono anche in questa esperienza. Lutero diceva «Aurum in
stercore quero». Non mi far tradurre.
Le tue parodie prendono di mira anche i membri
del Consiglio Federale. Non sei mai stato criticato
per questo?
Non sono un politico che ha bisogno di consensi.
Sono un cane sciolto, e la libertà costa cara, più
della pace. Interessante è constatare che il mio
pubblico è fatto anche da chi sostiene certi politici. Non lo trovi divertente?
La tournée è in pieno svolgimento. Sono previste,
tra l'altro, date a Berna, Langenthal e Frauenfeld.
Parliamo di Berna, che cosa rappresenta per te la
capitale svizzera?
Ah, Berna! Il luogo in cui tutto è cominciato, era
il 1986. Berna per me è come il Gottardo per la
Svizzera.
Massimo Rocchi – un artista in piena carriera
Il cabarettista ha frequentato il liceo a Cesena,
prima di intraprendere gli studi in Lettere e Filosofia all'Università di Bologna nel 1977. L'anno
seguente si è trasferito a Parigi per terminare gli
studi alla «Ecole Internationale Marcel Marceau».
Oggi Massimo Rocchi è conosciuto dal grande
pubblico grazie ai suoi spettacoli Äuä e Circo
Massimo. Attesissimo il suo nuovo spettacolo attuale RocCHipedia, che a Zurigo ha fatto il tutto
esaurito.
Info: www.massimorocchi.ch
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
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Zurigo
Brindisi
Lamezia Terme
Palermo
Palermo
Catania
Piano di volo festivo 2009 / 2010
Destinazioni
da/per Zurigo
Gennaio 2010
Dicembre 2009
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Brindisi
Lamezia Terme
Catania
Palermo
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Sequenze
di Jean de la Mulière
AVATAR di James Cameron
Avatar ci porta in un mondo nuovo e spettacolare al di là di ogni immaginazione, dove un eroe ribelle si imbarca in un’avventura epica,
che alla fine lo vedrà combattere per salvare il mondo alieno che ha
imparato a chiamare casa. Entriamo in questo mondo alieno attraverso gli occhi di Jake Sully, un ex Marine costretto a vivere sulla sedia
a rotelle. Nonostante il suo corpo martoriato, Jake nel profondo è
ancora un combattente. È stato reclutato per viaggiare anni luce
sino all’avamposto umano su Pandora, dove le corporazioni stanno
estraendo un raro minerale che è la chiave per risolvere la crisi energetica sulla Terra. Poiché l’atmosfera di Pandora è tossica, è stato
creato il Programma “Avatar”, in cui i “piloti” umani collegano le loro
coscienze ad un avatar, un corpo organico controllato a distanza che
può sopravvivere nell’atmosfera letale.
Questi avatar sono degli ibridi geneticamente sviluppati dal DNA umano unito al DNA dei nativi di Pandora… i Na’vi. Rinato nel suo corpo
di Avatar, Jake può camminare nuovamente. Gli viene affidata la missione di infiltrarsi tra i Na’vi che sono diventati l’ostacolo maggiore
per l’estrazione del prezioso minerale. L’incontro con una bellissima
donna Na’vi, Neytiri, che gli salva la vita cambierà tutto.
BRIGHT STAR di Jane Champion
Londra, 1818: tra il 23enne poeta John Keats e la sua vicina di
casa, la studentessa di moda Fanny Brawne, apparentemente refrattaria da ogni forma di letteratura, nasce una relazione segreta.
La loro romantica ossessione si farà sempre più profonda e intensa con l'aumentare dei problemi che devono affrontare. Minato
dalla tubercolosi, Keats si vede costretto a partire per l'Italia, dove
il clima è migliore e dove troverà la morte, nel febbraio del 1821.
Bright Star racconta l'inabissamento amoroso sottolineandone il
parallelo con la dissoluzione fisica del poeta, ma sceglie il punto
di vista di Fanny Brawne per narrare innanzitutto un nuovo personaggio femminile, la cui esuberanza intellettuale è mitigata da una
crudele coscienza di ciò che le sta accadendo.
Instaurando un triangolo tra Keats, l'amico Brown, che lo vorrebbe
al riparo dall'influenza femminile, protetto dai classici, e Fanny,
che ad ogni apparizione distrae e confonde, la Campion racconta
come l'infiltrarsi di una musa, con tutti i limiti del suo agire, nel
mondo libero e ozioso degli uomini abbia strappato Keats all'accademia e permesso l'estensione del romanticismo al di là della
pagina, nella vita.
FAME di Kevin Tancharoen
New York. La High School of Performing Arts accoglie giovani artisti
di talento - musicisti, attori e ballerini - che aspirano ad intraprendere
una carriera nel mondo dello spettacolo. In un'atmosfera intrisa di
ambizione, competizione e disciplina, i ragazzi impareranno cosa
vuol dire essere dei veri artisti ma anche il valore dell'amicizia e
dell'amore. Sono passati trent'anni da quando Alan Parker, decise
di infrangere i sogni aurei del musical americano in quel che restava
delle inquietudini giovanili della New Hollywood e della realtà suburbana della New York descritta da Scorsese e Schlesinger. Trent'anni
in cui quel processo di commercializzazione e capitalizzazione delle
ambizioni artistiche avviatosi proprio negli anni del film, ha trovato
pieno compimento rendendo l'ambizione alla fama quanto mai estesa e liquida. Rispetto all'originale, interpretato dall'indimenticabile
Irene Cara, ci troviamo di fronte a una sorta di incubo canterino
postmoderno, che in un certo senso va oltre la mera banalità e colpisce per il suo carattere inflazionato, quasi crepuscolare.
I nuovi personaggi appaiono solo come un riciclo. I drammi personali
e le crude esperienze di vita si trasformano in capricci infantili, piccoli episodi che non lasciano tracce di sé.
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
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Enrico Rava e Stefano Bollani in concerto
Mistico «Duo» Jazz a Zurigo
di Luca Scigliano
È uno dei trombettisti jazz più apprezzati nel mondo. Un artista che ha indicato il
percorso musicale a tanti musicisti giovani.
Affiancato dal pianista Stefano Bollani il 22
gennaio presenterà la sua immagine acustica di un «Duo» mistico alla Kirche Neumünster. Stiamo parlando di Enrico Rava, il «poeta con la tromba». Già dalla metà degli anni
sessanta sulla scena jazzistica, dove s’impone come solista a livello europeo. Il suo suono è caldo, appassionante. Nelle sue note si
diffonde un’eco di emozioni. «Il suono per
me è la voce della propria anima»
Che cosa prova nel cuore sapendo di dover suonare in una chiesa, che per lei diventa palcoscenico?
Mi fa sempre piacere suonare in Svizzera; è un paese in cui torno con una certa frequenza. Suonare in
una chiesa è un’esperienza che va vista da molti angoli. L’acustica è in generale stupenda. Per la tromba è meraviglioso, diventa un’esperienza mistica.
Oltre al suono c’è anche l’ambiente stesso: certe
chiese sono ricche di opere importanti che di per
sé rendono importante quest’esperienza. Indipendentemente da dove si suona, il pubblico del jazz è
simile in tutto il mondo.
Ha trascorso molti anni a New York. Che cosa le
ha insegnato quest’esperienza? Mi sono trasferito
a New York nel 1967. In quel periodo la metropoli
era vista come centro del jazz. Al contrario di oggi:
New York non ha più quella trascendenza di allora. Erano vivi tutti i grandi maestri, da Armstrong a
Duke Ellington, da Dizzy Gillespie a Miles Davis, e
quindi c’era un’enorme energia e una creatività diffusa. Nei dieci anni vissuti a New York ho imparato
a suonare sempre come se fosse l’ultima volta, cioè
di mettere me stesso, concentrarmi e identificarmi
completamente in quello che faccio.
Come vede il jazz in Italia? Negli ultimi quindici
anni sono comparsi musicisti giovani veramente
straordinari. Penso proprio che l’Italia sia uno dei
paesi più interessanti per quanto riguarda il jazz.
D’estate non c’è città o cittadina che non abbia,
una sua, piccola o grande, rassegna.
Quest’anno è uscito il Suo nuovo disco «New York
Days». Com’è nata l’idea?
Questo disco in un certo senso è nato casualmente.
Siccome Stefano Bollani ed io dovevamo suonare
al Birdland di New York per il lancio del nostro disco in «Duo» ho pensato che non sarebbe stata una
brutta idea incidere proprio lì il mio nuovo disco
con musicisti che io amo, come Mike Turner, che
per me oggi è il sassofonista più interessante che
ci sia, Paul Motian che oltre ad essermi amico dal
1967 è anche un batterista storico e uno dei più
grandi innovatori del suo strumento, e Larry Grenadier che è un bassista meraviglioso. È venuto tutto molto naturale anche, perché avevo pensato a
una musica in relazione ai musicisti che avrebbero
partecipato all’incisione, una musica come cornice
alle loro capacità.
Che sentimento prova poco prima di esibirsi in un
concerto?
Devo dire che il palcoscenico mi piace, mi son
sempre sentito molto a mio agio. Non ho il panico
prima di suonare anzi è come andare a una festa,
provo un piacere enorme, mi diverto e sento molto
vicino il pubblico. Se sento del nervosismo, sono
magari io che ho dei problemi.
Basta un semplice raffreddore o il labbro gonfio,
e suonare la tromba diventa difficile. Sono queste
le cose che possono darmi un po’ di paranoia. Ma
quando mi sento bene, vivo il concerto come una
festa. Penso che dovrebbe essere così per tutti. Se
uno non riesce a viverla in questo modo, suonare
diventa una punizione.
ENRICO RAVA IN CONCERTO A ZURIGO
Enrico Rava - Stefano Bollani Duo: venerdì, 22
gennaio 2010, ore 20, Kirche Neumünster, Zurigo
Per info: www.allblues.ch
Due biglietti in palio
La Rivista mette in palio due biglietti d'ingresso per
il concerto del 22 gennaio. I primi due lettori che,
entro il 15 gennaio, invieranno un’e-mail a: rivista@
ccis.ch vinceranno due biglietti.
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I vincitori saranno contattati dalla redazione della
Rivista e figureranno sulla guest-list.
Ogni vincitore potrà essere accompagnato da una
persona a sua scelta.
La vincita è personale e non può essere trasferita
a terzi. Non si ha alcun diritto ad un risarcimento
pecuniario. Si prega di mostrare documento di
riconoscimento all'ingresso.
Diapason
di Luca D’Alessandro
Nicola Conte – The Modern Sound Of Nicola Conte (Schema)
Un disco di inediti e re-works di uno dei più rappresentativi artisti jazz del
momento: Nicola Conte. Il suo è un viaggio ad alta velocità tra le sonorità più
raffinate di bossa jazz, latin e musica elettronica. Il compositore e chitarrista
di origine barese propone nel suo doppio album The Modern Sound Of Nicola Conte un’atmosfera ispirata al genere della pellicola cinematografica degli
anni sessanta, dell’Easy Listening e della musica etnico-indiana. 26 brani, di
cui otto vengono fuori dal repertorio dell’artista stesso. Il percorso acustico
parte dall’Italia, attraversa l’oceano per arrivare in Brasile, punto di partenza
di un’odissea svincolata in America Latina prima di giungere negli Stati Uniti.
Da lì, Conte spicca il volo per il Giappone, dove – letteralmente – «si orienta»
prima di ritornare in Italia. La musica globale da sempre lo ha ispirato; lo
dimostrano le varie collaborazioni con artisti di fama, come ad esempio il
trombettista Till Brönner, o il jazzista Mark Murphy.
Kantango – Ida Y Vuelta (Microcosmo Dischi)
A tre anni dalla pubblicazione del debutto Másidiomás i Kantango ripropongono
la loro versione del «savoir vivre» bonarense: Ida Y Vuelta s’intitola l’album che
ci trasporta in un mondo moderno del tango; un genere che tenta a distaccarsi
dal tipico lamento porteño, dalla malinconia platense. Un mondo pieno di sogni
e visioni, accenti di battuta e segnature ritmiche, che si ricompongono con la
realtà odierna. Il quartetto napoletano riprende le tradizioni argentine – che d’altronde sono molto vicine a quelle italiane – e le mescola con la canzone folcloristica dell’Italia meridionale, e con la musica elettronica. I Kantango fanno parte
dell’establishment del tango elettronico, come lo fanno da diversi anni i Gotan
Project, Tanghetto, Narcotango, Electrocutango e Bajofondo Tango Club. In Ida
Y Vuelta hanno collaborato grandi nomi della musica world e jazz: la cantante
afroperuana Susana Baca, il bandonenoista Richard Galliano e Lura, la giovane
cantante portoghese, originaria di Capo Verde. In breve: bellissimo.
Mario Biondi – If (Tattica)
«If» - in italiano «se». Diciamolo così: se Mario Biondi non avesse dato vita ad
un soul jazz caldo, passionale e affascinante, in Italia saremmo tuttora ricchi di
musica bella, ma – ammettiamolo – ci mancherebbe qualcosa. Col suo timbro
vocale maschile e sereno, Mario Biondi ha dato via libera ad una musica di una
coloritura jazz che si avvicina al genere del noto Barry White, oppure a quello
di Ray Charles, Isaac Hayes e Lou Rawls. Personaggi che da sempre lo hanno
ispirato e con cui, in parte, negli anni novanta ha collaborato. If: titolo brevissimo
per un eccellente album, paragonabile al debutto Handful of Soul inciso col gruppo High Five Quintet nel 2006. Un disco che a quei tempi lo ha portato alla ribalta facendogli conquistare, dopo soli tre mesi, il primo dei due dischi di platino.
Se con If Biondi riuscirà a riconquistare i premi di quattro anni fa, è da vedere.
Pare comunque probabile: nei negozi specializzati le copie sono diventate rare.
Oltre 70’000 quelle vendute entro la fine del 2009. E la storia continua.
Aldo Romano – Origine (Dreyfus Jazz)
La vita di Aldo Romano segue il battito del jazz. Un ritmo che lo ha reso noto
soprattutto in Francia, dove vive sin dalla sua adolescenza, e dove viene
seguito da una grande cerchia di ammiratori. Sono loro ad incentivarlo.
E sono altrettanto loro ad attendere con ansia il nuovo album Origine (il
cui lancio sul mercato è previsto per l’11 gennaio). Il batterista di origine
bellunese appartiene ad un giro di musicisti che tengono alta l’insegna del
jazz italiano. Con Origine Aldo Romano dimostra una volta di più di essere
all’altezza di farlo. Un disco che rispecchia la vera classe di un batterista,
o meglio di un musicista, che potrebbe altrettanto fare carriera da multi
strumentalista. Romano ha un ampio repertorio di esperienze fatte negli
ultimi trent’anni trascorsi sui vari palcoscenici mondiali, partecipando a progetti con artisti come Enrico Rava, Gato Barbieri, Dexter Gordon, Jean-Luc
Ponty, Phil Woods, Keith Jarrett e Steve Kuhn.
la
Rivista
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67
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Degustare vino
secondo Luca Maroni
L
uca Maroni è considerato uno dei massimi conoscitori di vino. Degustatore di lunga e corposa esperienza, da ormai più di
vent’anni è andato affinando ed esportando in tutto il mondo un metodo di degustazione
piuttosto originale, illustrato nei suoi libri, che riportano puntualmente le sue valutazioni, le sue ricerche e i suoi tanto temuti punteggi. Metodo che
ha fatto il giro del mondo, non solo grazie ai suoi
scritti, ma anche a seminari e giornate informative organizzate con regolarità. Una di queste si
è svolta lo scorso 30 novembre al Kongresshaus
di Zurigo, dove Luca Maroni è intervenuto in un
evento - organizzato dalla CCIS di Zurigo e da GS
Wine e Marketing di G. Schwender - intitolato
“Die besten Weine Italiens”, durante il quale, nel
corso di tre brevi seminari, ha intrattenuto giornalisti, esperti del settore e curiosi.
Secondo Maroni, per diventare bravi degustatori,
sono necessari: la passione per il vino, l’esperienza e, da non sottovalutare, anche il bicchiere giusto. Il suo metodo di assaggio assegna ai vini un
punteggio in centesimi, perché consente di differenziare con maggior precisione le particolarità di
un vino che, per quanto tendente alla perfezione,
perfetto non sarà mai, pertanto, potrà raggiungere
al massimo un punteggio di 99/100.
Durante l’incontro, Maroni ha illustrato il suo
metodo esemplificandolo nella degustazione di
due vini, un bianco - Passerina Colli Aprutini IGT,
dell’Azienda Agricola Barone di Valforte, Abruzzo - e un rosso da uve primitivo: Ducato Grazioli Rosso, dell’Azienda Agricola Ducato Grazioli,
Gruppo di giornalisti, terminato il seminario,
in degustazione libera.
Luca Maroni
durante
la presentazione.
Lazio. Maroni ha spiegato che la qualità del vino
è implicita nella piacevolezza del suo sapore, ovvero nella sua affinità con il frutto di cui è prodotto. Il sapore di qualsiasi cibo o bevanda è l’indice
rivelatore della sua qualità.
Se nel vino, non vi è alcuna sostanza impropria,
nessun difetto, massima sarà la piacevolezza
nell’assaggio, che consente di verificare la qualità
di un vino tramite i seguenti parametri: la consistenza, l’equilibrio, l’integrità.
La consistenza è dovuta a quei componenti del
vino che risultano dall’esclusione delle sostanze
cosiddette volatili (l’acqua e l’alcool) che si disperCalvino
dono con il calore. Oltre che al palato
vista
in eunalla
ritratto
(colore e viscosità) può essere misurata d’epoca.
pesando
quelli che vengono chiamati i residui secchi del
vino: più alto è il loro peso più un vino è consistente. L’equilibrio è dato dall’armonia fra dolcezza,( quindi dalla morbidezza), acidità e amarezza.
Se uno dei tre sapori è prevalente, il vino risulterà squilibrato, pertanto acido (immaturo), sovra
maturo, oppure amaro (troppo ricco di tannino:
sovratannico). Un vino è integro quando il sapore
è pulito, si avvicina cioè in modo percepibile ai
sapori del frutto di cui è prodotto. Un vino pulito è
quel vino che non rivela in degustazione caratteri
negativi assenti nel frutto: profumi o sapori sulfurei, acetosi, lattosi, legnosi.
Luca Maroni ha reso il vino un indiscusso protagonista della sua vita, gira il mondo esaltandone caratteristiche, profumi e sapori. La sua metodologia
è illustrata in modo dettagliato nei suoi numerosi
scritti. L’ultimo in ordine di tempo è l’Annuario dei
migliori vini italiani 2010, raccoglie le schede di
12’393 vini, di ben 2231 Aziende produttrici diverse. Scusate se è poco.
la
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Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero
Vendemmia 2009: si conferma
l’importanza della scelte nel vigneto
L
a campagna agraria del 2009 è iniziata con
un inverno caratterizzato da abbondanti nevicate e un inizio di primavera piovoso che
hanno garantito un’ottima riserva idrica nel
terreno. Queste riserve sono state di fondamentale importanza nel corso dell’estate scongiurando
problemi legati allo stress idrico che poteva verificarsi viste la pressoché nulla piovosità estiva e il
gran caldo, specie nella seconda metà di agosto.
Nel mese di aprile si sono susseguite diverse giornate di pioggia che, insieme a temperature miti,
hanno favorito la comparsa di lievi sintomi di peronospora specie nelle zone di fondovalle e nei vigneti con una vegetazione più rigogliosa. Fortunatamente l’attacco fungino non ha assunto dimensioni tali da pregiudicare l’annata, perché il mese
di maggio è stato asciutto e ventilato. A questo
proposito si è potuto notare che vigneti condotti
con una gestione della chioma meno scrupolosa
sono stati attaccati maggiormente dalle infezioni
fungine. Lo sviluppo fenologico della vite è iniziato in ritardo, ma ha da subito recuperato rispetto
alle medie degli ultimi anni determinando quasi
ovunque un anticipo della data di raccolta. La
vendemmia è iniziata la settimana dopo Ferragosto per la varietà aromatiche a ciclo breve come
il Moscato ed il Brachetto e per le uve destinate a
base spumante come i Pinot e lo Chardonnay. Per
i vitigni a bacca bianca come l’Arneis la raccolta
è iniziata attorno al 10 settembre e si è protratta
grosso modo fino al 20 settembre, quando è incominciata la raccolta di Dolcetto e Barbera a cui è
seguito il Nebbiolo.
L’anno duemilanove sarà ricordato anche per un
andamento della maturazione irregolare, determinato più dalle caratteristiche pedoclimatiche che
non varietali: ad esempio in alcune zone le uve
Barbera hanno raggiunto la maturità prima rispet-
70
la
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to a quelle di Dolcetto. Dal punto di vista della
maturazione è un’annata che si colloca tra il 2003
ed il 2007 con molti zuccheri ed un’acidità che
evidenzia bene il processo di maturazione: alla
raccolta la quantità di acido malico nelle uve è
stata ovunque sotto la media con valori bassi a sottolineare una maturazione completa. Sicuramente
da un punto di vista enologico si è trattato di una
situazione con buoni potenziali che potrebbe rivelarsi tra le vendemmie migliori degli ultimi anni.
Per quanto riguarda la maturazione fenolica, ossia lo sviluppo dei pigmenti coloranti (antociani)
e delle componenti tanniche, nelle uve atte a produrre vini destinati all’invecchiamento come il
Nebbiolo, si sono riscontrati dati paragonabili al
Calvino
2003. L’andamento del colore è stato chiaro
fin
in un ritratto
dai primi campionamenti i cui dati hanno dimod’epoca.
strato una certa stabilità: ragion per la quale per
quest’annata posticipare la data di raccolta non
sempre ha migliorato i risultati.
Nel complesso si può affermare che, con le adeguate accortezze di cantina, le caratteristiche delle uve si prestano all’invecchiamento.
L’andamento generale dell’annata 2009 impone
una riflessione seria sul vigneto che resta fondamentale, infatti, laddove la scelta dell’impianto e
la conduzione si sono dimostrate corrette il prodotto ottenuto è stato di qualità superiore. A sostegno di tale affermazione ci sono dati analitici
che testimoniano che con gestioni del vigneto appropriate e tempestive, adattate all’annata hanno
consentito una produzione qualitativamente migliore sottolineando ed aumentando il divario con
chi pianifica la conduzione senza considerare le
influenze del clima e dello sviluppo della pianta. Quindi sempre di più si sottolinea il bisogno
di interpretare l’annata ed il vigneto in relazione
all’obiettivo enologico che si vuole raggiungere.
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la
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grano tenero e 700 tonnellate di pasta. I molini macinano grani duri selezionati tra i più pregiati trasformandoli in semola per la produzione della pasta Divella: gli spaghetti, i rigatoni, le famosissime
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disidratate (peperoncino, aglio e basilico, pomodoro e spinaci); oltre 150 formati per una scelta
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La Focaccia: soffice, umile e superba
Capolavoro dell’arte bianca, ha legioni di appassionati
Imperia, per rendere omaggio al prodotto principe della dieta mediterranea. Tra le novità di
Olioliva 2009, l’evento che festeggia l’extravergine appena franto in programma dal 27 al 29
novembre, si è tenuto, nel palazzo di Giustizia, un processo in piena regola a un imputato eccellente, l’olio
extravergine d’oliva, rigorosamente di qualità taggiasca:
non per ingabbiarlo, ma per renderlo protagonista di
una campagna promozionale davvero singolare.
Al processo, oltre a personaggi dello spettacolo, giornalisti, magistrati e uomini politici, nell’aula di una vera
Corte d’Assise, era presente una Corte al gran completo: presidente, giudice a latere, pubblico ministero,
giudici popolari, un cancelliere per mettere a verbale i
vari interventi, un nutrito collegio di difesa e una schiera di intriganti testimoni. Un’udienza affollata quella di
Imperia! Piena di esponenti e autorità locali, di esperti
della filiera dell’olio per mettere a fuoco, far conoscere,
valorizzare e promuovere l’extravergine di qualità.
A
Da secoli genovese e ligure
Altra novità di quest’anno ad Imperia, è stata la presenza
dei rappresentanti del “Villaggio delle Città dell’Olio”, in
cui tutte le città liguri socie dell’Associazione si sono incontrate e hanno proposto che il loro olio appena franto
venisse abbinato, non solo ai prodotti tipici come la Fo-
caccia classica ligure, ma anche a tutte le altre Focacce
e Focaccette presenti alla manifestazione e provenienti
dal Centro e Sud Italia, aderenti all’Associazione “Le Città della Focaccia e del Pane”, che hanno come scopo
quello di tutelare questo alimento, promuovere la cultura e il turismo dei forni e “salvare” con tutti i mezzi, la
Focaccia, cibo umile, elementare, che da secoli (sostengono) è genovese e ligure, come la pizza è napoletana e
campana. E così è stato: dopo il processo all’olio d’oliva
celebrato sabato, domenica, non solo in tutta la Liguria,
ma in 120 città italiane si è celebrata la grande festa
della Focaccia ligure e olio appena franto in frantoio.
Un rito necessario
In effetti, a Genova, come in tutta la Liguria, la focaccia
è una specie di rito necessario, una compagnia irrinunciabile, che appartiene alla storia e al carattere della
città. Dorata e croccante, alta non più di un dito, unta
e fragrante, quando esce dal forno riempie di profumo
tutta la strada. È un capolavoro dell’arte bianca, che fa
impazzire tutti gli italiani, soprattutto i liguri, al punto
che quelli che emigravano – e sono stati tanti fra Otto
e Novecento – se la sono portata dietro e l’hanno diffusa (simile alla Pizza) nelle Americhe ed in tutta Europa:
sapore di casa, insieme alla farinata e al pesto, in quella pasta tutta mossa in superficie da tenere fossette,
la
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lucida di olio, profumata al rosmarino, alla salvia, alle
cipolle o guarnita di olive e pronta al morso, s’è fatta a
regola d’arte, è di una bontà unica.
I segreti: tra lievito, forno e l’olio d’oliva
La ricetta canonica della Focaccia ligure prevede farina, acqua, lievito, olio, sale: ingredienti umili (almeno
così sostengono i soci delle Città della Focaccia) che
vengono trasfigurati dalla lievitazione doppia o tripla,
dalla lavorazione manuale o stiratura e dalla cottura,
naturalmente. La farina deve essere di grano tenero e
del tipo WW 300, per rendere la pasta elastica quanto
serve. Il lievito oggi usato è quello di birra. Tutto il processo, dall’impasto alla messa in forno, è regolato da
norme precise che vengono dall’esperienza. Se è vero
che la lievitazione è fondamentale – più è lunga, meglio
è – l’olio d’oliva è un elemento importantissimo, naturalmente. La fase di preparazione, che precede la messa
in forno è forse la più caratteristica: premendo con le
dita sulla pasta già stesa, si scavano tanti piccoli alveoli
dove l’olio che impregna la pasta stessa si va a raccogliere. Tocco finale, la distribuzione di cristalli di sale
sulla superficie: la tradizione vuole che si usi sale grosso, dopo averlo premuto sotto una bottiglia usata come
matterello. E così, appena pronto il forno con i suoi 230
°C e più, si inforna la focaccia per trasformare, nel giro
di una ventina di minuti, quel pallido rettangolo (talvolta è anche in forma rotonda) in una voluttà bionda e
profumata. Appena uscita dal forno, è d’obbligo ancora
spennellarla con dell’olio extravergine d’oliva, perché sia
lucida e invitante anche all’occhio.
Squisito, sublime, perfetto cibo di strada
Stando a quanto dicono i genovesi, la focaccia è un
classico cibo di strada, anche perché va mangiata
caldissima: il nome non a caso viene da focus, fuoco.
Appena diventa fredda, perde fragranza e morbidezza.
Perciò, in tutta la Liguria, si continua a sfornarla per
molte ore, in modo che sia sempre al meglio. Tolta dalle
grandi teglie rettangolari arriva sul banco del panificio,
dove viene tagliata a strisce di fronte a chi già pregusta
la sua delizia: possibilmente la si divora in piedi, appena
fuori dal forno. Cogliendone così la semplice, sublime
perfezione. In alternativa, con garbo, i fornai liguri, la
consegnano ai propri clienti, ben avvolta in un foglio di
carta oleata e poi nel sacchetto per trattenere il più possibile il calore, affinché la si possa portare a casa dove
verrà consumata magari a tavola, al posto del pane.
La Focaccia per i liguri è merenda a scuola, spuntino
negli uffici e nei cantieri, stuzzichino a casa. Non c’è momento della giornata in cui non sia la benvenuta! Ma un
rito speciale –giurano a Imperia – è la focaccia intinta
nel caffè o nel cappuccino, al posto della brioche. Non
c’è bar ligure che non la proponga: importante che sia
freschissima, appena sfornata.
74
la
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Con le cipolle, con le olive,
alla salvia o rosmarino
Alla ricetta base (focaccia ligure con sale grosso e olio
d’oliva), la più elementare, si affiancano numerose varianti, che nascono dalla fantasia e dalla disponibilità
di aromi nel territorio. La più classica delle declinazioni
è quella con le cipolle: tagliate a fette sottili e adagiate
sulla superficie della pasta. C’è poi la trilogia alle erbe
aromatiche: salvia, rosmarino e origano e quella guarnita con le olive. Ottima anche la focaccia con pomodori e
acciughe che è chiamata”pissadella” o “piscialandrea”.
L’origine di questa ricetta è disputata tra la Provenza,
dove è chiamata “pissaladiere” e la Liguria, dove “piscialandrea” che star per “pizza all’Andrea”. Infine la
focaccia di Recco, che si distingue dalle altre perché
impiega il formaggio e viene cotta in un contenitore di
rame stagnato.
Mangiata anche durante i funerali
Quando e come nacque l’arte bianca e in particolare
quella della focaccia sotto la Lanterna non è chiarissimo, anche se Genova è una delle patrie della pasta: ai
tempi delle Repubbliche Marinare, i suoi vascelli commerciavano grano in tutto il Mediterraneo, i suoi pastifici
erano famosi fin dall’Alto Medioevo. L’abitudine di mangiare focaccia a tutte le ore, persino durante le funzioni
religiose e i funerali, è documentata da una disposizione
di un vescovo fin dal secolo XVI, che vietava questi eccessi goderecci. La focaccia è dunque genovese! Anche
se – ad onor del vero - le antenate della focaccia erano
presenti in tutto il Mediterraneo, da moltissimi secoli: fenici e cartaginesi cuocevano qualcosa di simile e anche
i greci ne preparavano con farina di frumento, di orzo di
segale e miglio. Immancabile sulle mense medioevali, la
focaccia cominciò a prendere diverse forme e a variare
le sue compagnie secondo i luoghi. Senza lievito, è la
piada romagnola, mentre le più vicine alla focaccia ligure sono la schiacciata toscana e la pizza bianca laziale.
Nel Sud, diventa pitta, pizza rustica e si addobba, s’imbottisce di verdure, uova e formaggi.
E a proposito di formaggio a Recco, la nascita della
focaccia viene fatta risalire all’età moderna, tra il Cinquecento e il Seicento, periodo in cui le coste liguri venivano attaccate dai corsari mussulmani, che saccheggiavano i borghi costieri.
Si narra che, in occasione di un assalto, mentre gli uomini si preparavano allo scontro, le donne, con vecchi
e bambini, si rifugiarono nell’entroterra di Recco portandosi per provviste farina, olio e sale. Le donne barattarono con le popolazioni locali olio e sale con formaggio
e questo arricchì la focaccia. Nacque così un altro capolavoro che si chiama ancora oggi focaccia, ma non
è più a base di pasta lievitata. La focaccia di Recco al
formaggio è un altro mito della tavola ligure, ma, appunto, è tutta un’altra cosa.
Focaccia morbida
con olive pomodoro e mozzarella
Come tutta un’altra cosa è la ricetta seguente. Non l’ho gustata a Genova, ma a Milano nel Ristorante Trussardi alla
Scala, dove ai fornelli opera uno di quei giovani ristoratori
sotto i quaranta: Andrea Berton.
“La ricetta - come ha voluto sottolineare Andrea - non è
ligure, è mediterranea con il sapore della pizza, dove la
focaccia si fa croccante, le olive cremose e il pomodoro e
la mozzarella si accostano a crudo”.
Ingredienti per 4 persone
Per la Focaccia
250 g di farina - 115 g di acqua - 88 g di latte intero
20 g di olio extravergine di oliva - 5 g di lievito di birra in
polvere - 7 g di sale
per il condimento
400 g di pomodori dattarini - 400 g di mozzarella di bufala 100 g di olive taggiasche - olio extravergine d’oliva - foglie di
basilico - sale grosso
Come l’ha preparata
Andrea ha versato tutti gli ingredienti nella planetaria o impastatrice. Li ha lavorati con l’apposito utensile a gancio
fino a che l’impasto è diventato liscio e omogeneo. Ottenuto un panetto, ha infarinato leggermente la superficie,
l’ha riposto in un contenitore capiente, l’ha coperto con un
foglio di pellicola per alimenti e l’ha lasciato lievitare a una
temperatura di 30°C per 30 –35 minuti. Una volta lievitata,
ha steso la pasta con le mani su una placca foderata con la
carta da forno. Ha aggiunto dell’olio spalmandolo in modo
uniforme su tutta la superficie e ha completato con il sale
grosso. Ha cotto in forno preriscaldato a 180°C per 35
minuti. Nel frattempo ha frullato le olive con dell’olio d’oliva,
ottenendo una crema. Ha sfornato la focaccia e l’ha lasciata
raffreddare a temperatura ambiente. Con un coltello a sega
ha tagliato la focaccia a tranci rettangolari, ha eliminato la
parte superiore e pareggiato in modo da avere una forma
regolare. Ha tostato i tranci in una padella con un poco di
olio caldo per 2-3 minuti su ciascun lato. Li ha asciugati dall’olio passandoli su un foglio di carta assorbente. Ha
tagliato la mozzarella a fettine; ha lavato e tagliato a fettine i pomodorini. Ha spalmato quindi la crema di olive sulla
superficie dei tranci di focaccia e ha disposto le fettine di
mozzarella alternate alle fettine di pomodoro. Ha decorato
con qualche foglia di basilico spezzettata sul momento e
condito con del sale grosso e un filo di olio d’oliva.
Il vino: Vermentino Bianco, Riviera ligure di Ponente.
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8004 Zurigo
Telefono 044 / 240 20 40
LE LACUSTRE Ginevra
Quai Général-Guisan 5
1204 Ginevra
Telefono 022 / 317 40 00
FRASCATI Zurigo
Bellerivestrasse 2
8008 Zurigo
Telefono 043 / 443 06 06
MOLINO Montreux
Place du Marché 6
1820 Montreux
Telefono 021/ 965 13 34
SEILERHAUS
MOLINO Zermatt
Bahnhofstrasse 52
3920 Zermatt
Telefono 027 / 966 81 81
MOLINO S. Gallo
Bohl 1
9000 S. Gallo
Telefono 071/ 223 45 03
MOLINO Thônex
106, Rue de Genève
1226 Thônex
Telefono 022 / 860 88 88
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
www.molino.ch
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M
di Graziano Guerra
Motori
Honda Insight Hybrid
Una berlina ibrida alla portata di tutti
La berlina a 5 porte, con il sistema IMA di Honda che abbina un motore elettrico a un motore
a benzina, si impone all’attenzione per l’estetica, per le soluzioni tecnologiche all’avanguardia e per l’ottimo rapporto qualità-prezzo. La
Insight è prodotta nello stabilimento giapponese di Suzuka
onda Insight Hybrid fu presentata per la prima
volta nel 1999, e di quella prima versione ho
ricordi interessanti, ma anche misti ad un certo scetticismo, soprattutto per via degli spazi
interni e del bagagliaio. L’odierna versione, quasi un
decennio dopo, amplia quei principi fondamentali che
consentono all’utente di un mezzo ad elevata sostenibilità ambientale di trasportare cose e persone in modo
efficiente, flessibile ed affidabile. Spazi comodi, in grado di accogliere comodamente 5 passeggeri. Bagagliaio flessibile con generoso vano di carico e un ulteriore
spazio sotto al pianale. Per i carichi più voluminosi, il
divano posteriore può essere abbattuto per creare una
superficie piatta di 584 litri. Materiali soffici e di alta
qualità, con motivi e colori eleganti, plastiche piacevoli
e morbide al tatto, rendono gradevole un ambiente dal
design futuristico. Il volante, regolabile in inclinazione
e in profondità, si adatta a guidatori di tutte le taglie.
L’impianto audio con controlli al volante è a CD singolo,
con quattro diffusori e presa ausiliaria per MP3/WMA.
Il sistema di navigazione satellitare touch-screen per i
dati di navigazione utilizza un DVD e delle undici lingue
disponibili cinque (Italiano, tedesco, inglese, francese
e spagnolo) sono utilizzabili per i comandi vocali. Due
attacchi ISOFIX nei sedili posteriori assicurano la corretta installazione dei seggiolini per bambini. IL ricco
equipaggiamento prevede anche il tempomat.
H
quale rileva lo slittamento delle ruote in accelerazione
e coordina l’intervento del freno e della coppia motore
in modo da riacquistare trazione, per esempio su fondi
scivolosi a tratti. Al nuovo motore a benzina - basato sul
1.3 della Civic Hybrid - è abbinato un motore elettrico
da 14 CV, sistemato fra il motore e il cambio CVT, che
ne migliora le prestazioni. Quando si procede a bassa
velocità costante, la Insight passa automaticamente alla
modalità “solo elettrico” con pistoni inattivi che si muovono con un pompaggio minimo.
Il motore genera 88 CV e 121 Nm di coppia, ma l’elemento chiave dei sistemi ibridi è l’assistenza fornita dal
motore elettrico - in questo caso a bobine con avvolgimenti ad alta densità e magneti ad alte prestazioni in
grado di erogare una coppia di 78 Nm ed una potenza
di 14 CV - che contribuisce a migliorare le prestazioni
e a mantenere al minimo le emissioni e i consumi di
carburante. I due motori in combinazione garantiscono
prestazioni ideali nel traffico urbano, con un’ottima risposta in accelerazione e tempi che rivaleggiano con
quelli dei migliori 1.6 a benzina tradizionali con cambio
automatico. Insight raggiunge i 100 km/h da ferma in
12,6 secondi, velocità massima 186 km/h. Con una
scocca aerodinamica appositamente costruita, i vantaggi in termini di riduzione delle emissioni allo scarico e
dei consumi di carburante risultano più che buoni: 101
g/km di CO2 e 4,4 l/100km in ciclo combinato.
Impressioni di guida
L’impianto frenante a quattro dischi è molto potente,
con un pedale dall’escursione lineare e progressiva, sia
nel normale uso quotidiano sia in caso di frenata brusca. Un sistema di controllo della stabilità (VSA) aiuta
il conducente a mantenere il controllo nelle curve, in
accelerazione e nei casi di manovre brusche, frenando
le ruote di destra o di sinistra come necessario e gestendo i sistemi di coppia del motore. Il sistema VSA è
dotato di una funzione di controllo trazione (TCS) con la
I prezzi
Honda Insight presenta su listino un ventaglio prezzi
da 28’800 franchi a 35’700 (veicolo in prova Elegance 30’900, con pacchetto Plus comprendente fari HID
Xenon e navigatore 34’900). In Svizzera le vetture ibride godono di incentivi diversi a seconda dei Cantoni:
Ibrida Tipo A: sconto IVA calcolato sul 50% del prezzo
del veicolo; Ibrida Tipo B: incentivo una tantum di CHF
5’000 (IMA); Ibrida Tipo C e altre 31 vetture: incentivo
una tantum di CHF 1’000.
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Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
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Nuovo Fiat Doblò
Partner nel tempo libero o nel lavoro
rogettato per rispondere alle esigenze di funzionalità e comfort, sfrutta lo spazio interno, con la
possibilità di ospitare fino a 7 persone. Rispetto alla
versione precedente, che ha venduto circa un milione di unità, è stato rinnovato totalmente nello stile, nei
motori e nelle caratteristiche tecniche grazie all’impiego
di una nuova piattaforma. La maggiore abitabilità proviene
anche dal passo più lungo nel segmento (2.755 mm); la
capienza del bagagliaio è di 790 litri. Si può fregiare delle
più basse emissioni di CO2 della categoria (129 g/km con
motore 1.3 Multijet 90 CV). I contenuti di sicurezza di serie
e la grande modularità degli interni, con sedili ripiegabili e
ribaltabili, lo rendono particolarmente appetibile a chi ha famiglia. Il suo look innovativo s’impone sul panorama odierno
della circolazione, con quello scudo centrale e i paracolpi
laterali perfettamente integrati alla carrozzeria. Le linee
essenziali del portellone posteriore evidenziano l’accessibilità e le dimensioni dell’ampio vano baule; i gruppi ottici
trasparenti e l’ampia superficie vetrata danno un tocco di
eleganza al nuovo veicolo italiano.
Gli interni offrono funzionalità e creano un ambiente piacevole ed accogliente, sono possibili molteplici abbinamenti
di colorazioni, materiali e rivestimenti. Soluzioni intelligenti
per l’utilizzo dello spazio a bordo, come i numerosi vani
porta oggetto e la flessibilità degli interni, sino a 7 posti,
soddisfano tanti bisogni. Al lancio è proposto con 4 tipi di
propulsore: uno a benzina da 95 CV e tre diesel Multijet da
90, 105 e 135 CV; più avanti si aggiungeranno un Natural
Power con doppia alimentazione (benzina e gas naturale) e
un altro diesel con cambio robotizzato Dualogic. La gamma
P
è disponibile con versioni Euro 4 ed Euro 5 e offre il dispositivo Start&Stop di serie, che gestisce lo spegnimento
temporaneo del motore in sosta, garantendo la riduzione di
consumi ed emissioni. Nuovo Doblò dispone di soluzioni e
dotazioni tecnologiche molto avanzate: dal climatizzatore
automatico con distribuzione posteriore, al Cruise Control,
ai sensori di parcheggio, dal sistema viva voce integrato
Blue&Me al navigatore “Blue&Me TomTom”.
Nuovo anche il Doblò Cargo, il “top” nella categoria dei
veicoli professionali. La gamma è articolata su 7 differenti
tipologie di scocca: furgone passo corto e lungo, furgone
tetto alto, combi 5 posti passo corto e lungo; interessanti
le inedite versioni, corte e lunghe, che rendono facile ed
economica la trasformazione per specifiche attività professionali (celle frigorifero, cassoni fissi e ribaltabili).
In Svizzera il lancio commerciale dei nuovi modelli avverrà
a febbraio 2010.
IN PRIMA MONDIALE AL PROSSIMO SALONE DI GINEVRA
Sarà quindi Giulietta e non Milano
Al lancio momento del lancio saranno disponibili motori Turbo omologati Euro5 e dotati di serie del sistema
“Start&Stop”: due benzina, 1.4TB da 120 CV e 1.4TB
MultiAir da 170 CV e un diesel 2.0 JTDM da 170 CV.
Alla gamma si aggiungerà il brillante 1750 TBi da 235
CV abbinato all’esclusivo allestimento Quadrifoglio Verde. Nell’anno del Centenario di Alfa Romeo, il nome è
un tributo ad un mito dell’automobile e dell’Alfa Romeo.
Giulietta è la vettura che negli anni Cinquanta ha fatto
sognare generazioni di automobilisti, rendendo per la
prima volta accessibile il sogno di possedere un’Alfa
Romeo e unendo fruibilità e comfort di alto livello all’eccellenza tecnica.
Nasce dal nuovo corso stilistico e tecnologico iniziato
con la supercar 8C Competizione e sottolineato dal ritorno ai nomi italiani, che da una parte riporta al passato glorioso del brand, dall’altra parte proietta nel futuro
i suoi valori di tecnologia ed emozione. Giulietta porta in
dote raffinate soluzioni tecniche per le sospensioni, un
sistema sterzante di nuova generazione, una struttura
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rigida e leggera realizzata utilizzando materiali come
l’alluminio e acciai alto resistenziali. Sarà serie sull’intera gamma il dispositivo Alfa DNA (Dynamic, Normal
e All Weather) che personalizza il comportamento della
vettura in base ai differenti stili di guida, o alle diverse
condizioni stradali.
Il DNA permette di modificare il funzionamento di: motore, cambio, sistema sterzante, differenziale elettronico Q2, oltre alle logiche di comportamento del sistema
di controllo della stabilità (VDC). Il frontale si sviluppa
a partire dal “trilobo” con un’inedita interpretazione del
classico scudetto, incastonato nel paraurti anteriore e
sospeso tra le prese d’aria.
Maserati GranTurismo S MC Sport Line
con finitura Bianco Opaco “ghiaccio”
in tiratura limitata
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Ben Aucott. Dodici sono anche le città del Medio Oriente
dove Maserati è presente con un proprio showroom: ogni
vettura infatti sarà caratterizzata da una placchetta interna
con il nome della città a cui è destinata.
Al mercato italiano è invece dedicata un’altra serie speciale
numerata della GranTurismo S MC Sport Line caratterizzata dal colore Bianco Fuji Opaco dai suggestivi riflessi perlati. Undici saranno i clienti Maserati in Italia che potranno
sedersi al volante di questa vettura esclusiva.
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a Maserati GranTurismo S MC Sport Line con finitura
Bianco Opaco “ghiaccio” in tiratura limitata è fotografata di fronte alla avveniristica struttura del circuito di Yas Marina ad Abu Dhabi, dove è stata presentata alla clientela dei mercati Maserati del Medio Oriente.
Pensata per sottolineare l’anima agonistica del Tridente, la
linea di personalizzazioni MC Sport Line racchiude l’esperienza acquisita sui campi di gara dai tecnici di Maserati
Corse, di cui ci si è avvalsi per la progettazione dei componenti funzionali, e da cui anche i designer hanno tratto
ispirazione, arricchendo le linee della GranTurismo S di un
tocco sportivo grazie all’ampio uso della fibra di carbonio.
Soltanto dodici saranno le GranTurismo prodotte a Modena
in questa configurazione, tutte destinate al Medio Oriente,
così come dodici sono i titoli che compongono il prestigioso palmares della MC12 nel campionato internazionale
FIA GT dal 2005 ad oggi: 2 Coppe Costruttori (2005 e
2007), 4 Titoli Piloti (Bartels-Bertolini nel 2006, Thomas
Biagi nel 2007, Bartels-Bertolini nel 2008 e 2009); 5 Titoli
a Squadre (dal 2005 ininterrottamente con il Vitaphone Racing Team); 1 Citation Cup nel 2007 con il gentleman driver
)LPARTNERSICUROPER
LEASINGElNANZIAMENTI
2ICHIEDETEUNgOFFERTALEASINGALPIáVICINO
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la
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n. 1 - Gennaio 2010
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Starbene
Dimmi come dormi
Misurare oggettivamente la vulnerabilità individuale allo stress: è uno
dei primi risultati degli
esperimenti condotti dal
Centro Extreme – team
composto
ricercatori
dell’Istituto di Fisiologia
Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ifc-Cnr),
della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Università di Pisa
– sui sei astronauti impegnati nella simulazione del viaggio spaziale verso Marte.
“Abbiamo svelato correlazioni inedite fra qualità del sonno e livello di stress”, osservano Remo Bedini (Ifc-Cnr)
e Angelo Gemignani (Università di Pisa). “La misurazione
del sonno, basata su rilevazioni elettroencefalografiche
non invasive e originali, sia per la registrazione sia per
l’elaborazione dei segnali, getta le basi per poter misurare oggettivamente i livelli di stress del singolo individuo”.
Che lo stress alteri la qualità e la quantità del sonno è noto
da tempo, “ma che la Sleep Slow Oscillation (SSO), l’onda madre del sonno ad onde lente (il sonno ristoratore),
rappresenti un target specifico dell’ormone dello stress
(cortisolo) è un dato del tutto innovativo”, proseguono i
ricercatori di Extreme. In altre parole i risultati preliminari
del Centrow indicano che elevati livelli di cortisolo sono
in grado di alterare significativamente le proprietà della
SSO e quindi la sua funzione omeostatica. La ricerca,
concludono Bedini e Gemignani, “apre uno scenario sulla
potenziale misura “attitudinale” della persona allo stress,
legata a un preciso periodo temporale e alle particolari
condizioni operative in cui essa agisce, e potrà contribuire alla determinazione del profilo di rischio dei singoli
individui e dunque fornire un contributo essenziale alla
moderna medicina predittiva”.
Lo sport è un farmaco
Sveglia di buonora, colazione e zaino in spalla,
poi tre ore e mezzo di
trekking al mattino e
due al pomeriggio. Infine
lo stop per montare le
tende e il bivacco. Sono
trascorse così le giornate in Algeria di 6 trapiantati che hanno sfidato il deserto,
viaggiando per 9 giorni (dal 4 al 13 dicembre) a bordo di
fuoristrada e cammelli, e percorrendo a piedi in media
18 km al giorno. Missione: dimostrare che «lo sport è un
farmaco», una nuova «terapia post-trapianto», e che una
persona con un rene o un cuore nuovo «può fare attività
fisica con ricadute positive sulla qualità della sua vita», ha
spiegato il direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt),
Alessandro Nanni Costa.
Questo infatti suggeriscono i risultati preliminari della spedizione, promossa dalla Fondazione per l’incremento dei
trapianti d’organo (Fitot) in partnership con Novartis e con
il supporto del Cnt. Il progetto si inserisce nell’ambito di
un programma più ampio avviato dal Cnt: «Trapianto... e
adesso sport». Protagonisti dell’avventura lunga 600 chilometri sono stati cinque uomini e una donna, dai 37 ai
54 anni, trapiantati di rene (due dei quali hanno un doppio
trapianto alle spalle).
Selezionati accuratamente dai medici, i volontari che
sono entrati nella spedizione durante il viaggio hanno avuto meno patologie dei sani e hanno sfatato il mito che chi
ha subito un trapianto debba stare per sempre a riposo.
Le risposte hanno confermato che possono affrontare
un’attività sportiva anche in condizioni non convenzionali.
Durante il viaggio i trapiantati sono stati seguiti da 4 medici, che li hanno monitorati 24 ore su 24 con strumenti di
misurazione ad hoc.
Quando disoccupazione fa rima con depressione
«Il 100% dei senza
lavoro corre il rischio di ammalarsi
di depressione».
Lo dice il professor
Francesco Campione, Specialista in
psicologia medica
e fondatore del centro Primomaggio, di Bologna, l’unico
per ora ad occuparsi in Italia delle conseguenze sulla psiche di chi per mesi cerca un nuovo impiego.
Nel mese ottobre, secondo l’Istat, in Italia si sono superati
i 2 milioni di disoccupati. Per chi resta senza lavoro la
prospettiva è quella di passare molti mesi alla ricerca di
uno nuovo.
In 7 mesi sono centinaia le mail che Primomaggio ha ricevuto, tutte le testimonianze riferiscono gli stessi sintomi:
senso di insicurezza, difficoltà a prendere sonno, ango-
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scia, vergogna e sensi di colpa. Uno studio dell’Istituto di
Ricerche Sociali dell’Università del Michigan ha di recente
provato che il rischio di ammalarsi, non solo di depressione, insorge ancora prima della perdita del posto, è la
stessa insicurezza rispetto al futuro ad indebolire chi potrebbe diventare disoccupato. Senza arrivare agli eccessi
della Francia, con i suicidi di France Telecom, la patologia depressiva potrebbe avere forte ripercussioni sociali.
Sempre secondo il professor Campione non è raro che chi
si trova solo ad affrontare il problema finisca per dedicarsi
all’alcool o alle droghe oppure diventi aggressivo e solitamente l’aggressività si sfoga in famiglia.
A rischio non sono solo gli operai o comunque le fasce
più basse della società, «il problema tocca molto di più
– spiega ancora Campione – le persone che vedono nel
lavoro un mezzo d’affermazione sociale e personale». Secondo le stime di Federmanager entro fine 2009 saranno
13000 i dirigenti disoccupati, il 10% del totale.
Le bollicine fanno bene
a cuore e circolazione
Luppolo per prevenire
il cancro alla prostata
Una buona notizia, per
alleviare i sensi di colpa
post festività. I ricercatori britannici della Reading University brindano
alla salute, confermando che le sostanze contenute nei vini spumanti
– in particolare quelli prodotti da due varietà di uve nere,
Pinot Nero e Pinot Meunier, e una di bianco, lo Chardonnay – avrebbero gli stessi effetti benefici del vino rosso.
Questo grazie agli ormai famosi polifenoli, composti chimici che rallentano la rimozione di ossido di azoto dal sangue, mentre elevati livelli di ossido nitrico determinano la
dilatazione dei vasi sanguigni, il che abbassa la pressione
sanguigna e riduce i rischi di problemi cardiaci e ictus.
Secondo lo studio – che è stato pubblicato sul British
Journal of Nutrition - il vino spumante ha mostrato un significativo e maggiore impatto sui livelli di ossido nitrico
nel sangue rispetto a quanto ne abbia l’assunzione di
“semplice” alcol in acqua gassata, dimostrando che non
è l’alcol a fare la differenza, ma i contenuti del vino.
Anche il luppolo contiene polifenoli, che, come
attestano studi scientifici, inibiscono la sintesi
estrogenica, aiutando,
quindi, nella prevenzione
del cancro alla mammella. Uno di questi polifenoli, lo xantoumolo, è stato oggetto dello studio – pubblicato dall’American Association for Cancer Research - di
un gruppo di ricercatori tedeschi intenzionati a scoprire se
questa sostanza, allo stesso modo di come agisce sugli
estrogeni femminili, potesse agire sugli androgeni maschili, aiutando così nella prevenzione del cancro alla prostata.
Il team ha stimolato le cellule cancerose con il testosterone, causando una massiccia secrezione dell’antigene
prostatico specifico (PSA). Esaminando gli effetti del testosterone e dello xantoumolo sulle cellule, hanno scoperto che il polifenolo si lega alla struttura del recettore
degli androgeni e ne impedisce il “trasloco” dal nucleo
della cellula, inibendo la secrezione del PSA. Risultati che,
condotti sinora in laboratorio, fanno ben sperare.
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Dall’apprezzatissimo furgone Daily al peso massimo Stralis: Grazie agli innumerevoli
modelli disponibili, la nuovissima gamma di mezzi Iveco offre soluzioni specifiche,
dalla convenienza ideale, per ogni incarico di trasporto.
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Il
Mondo in fiera
Emporium:
Parma, 16-17 gennaio
10° raduno invernale di
antiquariato e modernariato
BIT: Milano, 18 – 21 febbraio
Borsa internazionale del turismo
Flormart/ Miflor:
Padova, 19 – 21 febbraio
Vocazione Florovivaistica
Olio Capitale:
Trieste, 5 - 10 marzo
C’è più gusto con l’extravergine
Igeho 2009
Un’edizione di successo
FIERE
EnerSolar+: Milano, 25 - 28 novembre 2010
10° raduno invernale
di antiquariato e modernariato
All’inizio era una passione per pochi. Con l’Umanesimo
la riscoperta dell’antichità e delle opere d’arte del passato diventa il passatempo privilegiato della nobiltà e
dell’alto clero, tanto che ancor’oggi le collezioni private
di conti, duchi, principi, cardinali, rappresentano il nucleo centrale di molti musei e gallerie pubblici e privati.
Poi, con l’affermarsi della borghesia, il collezionismo diventa anche antiquario e ad essere ricercati non sono
più solo i capolavori del passato ma anche gli oggetti
di uso quotidiano come gli arredi e i complementi, che
i borghesi vedono da sempre nella case dei nobili e che
ora vogliono anche nelle proprie come testimonianza di
uno status sociale acquisito.
E dall’Ottocento in poi anche l’antiquario, o meglio, il
mercante d’arte, si afferma come professione. E poi
col Novecento avanzato, meglio con l’ultimo trentennio
del secolo scorso, si afferma anche il modernariato, la
rivalutazione non già del postmoderno ma di ciò che è
“appena” passato di moda. E così dopo aver recuperato
gli anni ’50 (anche grazie ad Arbore e soci), i mitici ’60
(con buona pace di Gianni Minà) ed approcciato culturalmente i ’70 (operazione perfettamente riuscita a Fabio
Fazio con la trasmissione televisiva “Anima mia” tanto
da sdoganare anche i “Cugini di campagna”) la moda
si è buttata decisamente non solo su jeans a zampa
ma anche su prodotti post-paninari. E dalla moda, come
ormai ci insegnano i massmediologi, al costume il passo è breve. Come dire: preparatevi, dopo aver dovuto riesumare la fòrmica ed il frigorifero della nonna, a
riaccogliere in casa il letto con la testiera laccata ed
accessoriata di autoradio.
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la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
Grande raduno invernale del popolo “transumante e cercante” delle fiere d’antiquariato, modernariato e collezionismo è Emporium, decima edizione, primo appuntamento dell’anno delle Fiere di Parma, in programma nella città ducale sabato16 e domenica 17 gennaio 2010 (dalle
10.00 alle 19.00) con una preview riservata agli operatori
del settore prevista per venerdì 15 (dalle 8.00 alle 19.00).
Emporium, negli anni, ha saputo ritagliarsi il ruolo di primo appuntamento internazionale dell’antiquariato che
conta nel Vecchio Continente. Con una formula sempre
uguale a se stessa e sempre nuova, che privilegia gli
scambi serrati e il business senza fronzoli ed orpelli,
Emporium è anche il primo grande raduno dopo le festività natalizie, il luogo dove vengono dettate le tendenze
di mercato per il nuovo anno.
Emporium è anche una grande festa una duegiorni che
si trasforma in exchange-market, in déballage sbarazzino e veloce, nel più grande “mercatino” Europa che
grazie alla formula “senza stand” consente una visione
d’insieme degli oggetti esposti ed un approccio meno
reverenziale tra acquirente e venditore. Difatti Emporium rappresenta anche la porta d’ingresso, per i giovani ed i neofiti di tutte le età, nel mondo dell’antiquariato,
modernariato e collezionismo…
PER INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, 8002 Zurigo
Tel. 0044 289 23 23, Fax 0044 201 53 57
e-mail: [email protected], www.ccis.ch
BIT: Milano, 18 - 21 febbraio 2010
Borsa internazionale del turismo
Può una sola destinazione essere un microcosmo che riunisce in sé qualcosa di tutti i Paesi? E che ha qualcosa
da offrire a chiunque, da dovunque provenga? Sì, può. E
non occorre andare lontano per trovarla: è l’Italia.
Non stiamo parlando di retorica sul ‘Bel Paese’, ma
di fatti e dati. Che emergono da un’analisi condotta
dall’Università Bocconi sulle richieste degli Operatori
internazionali che hanno già comprato e comprano il
prodotto Italia. È davvero un’Italia turistica dalle molte
faccettature quella che emerge dai dati. Delle 39 categorie di richieste degli intervistati (che spaziano dal tipo
di location, come mare montagna o lago, alle tipologie
di viaggio come shopping, naturalistico o religioso) le
più gettonate rimangono il mare (circa 13%) e le città
d’arte (9%). Che però sono tallonate a brevissima distanza dalle aree collinari e rurali, quasi al 9%: segno che
agriturismo, vacanza naturalistica ed enogastronomica
prendono sempre più piede anche tra i turisti stranieri.
Ma ci sono anche le vacanze benessere piuttosto che i
viaggi religiosi, le crociere o i congressi, e perfino i tour
in elicottero. Oltre che in treno.
A livello regionale non mancano le sorprese. Al Sud la
Calabria, per esempio, fa registrare oltre 250 richieste
per il suo mare, ma anche oltre 150 richieste per vacanze culturali tra centri storico-artistici, città d’arte e
circuiti di città d’arte. Nelle isole, vogliono il mare della
Sardegna in 450, però oltre 200 ricercano le aree rurali
e circa 100 anche le vacanze leisure. Ex aequo per il
mare all’altra grande isola, la Sicilia, con 450 richieste,
ma quasi 200 si sono indirizzate, un po’ a sorpresa, alle
grandi città e più di 150 alle isole minori.
Risalendo al Nord, il mare del Veneto ha suscitato 350
volte l’interesse degli Operatori, ma si fanno sentire presenze come Venezia (oltre 250 opportunità per grandi
città, più di 300 per città d’arte) e il Lago di Garda (più
di 200 vacanze al lago). E se in generale è la Toscana la
regione più ricercata (oltre il 10% delle richieste), il Veneto è quella prediletta dagli Australiani e la seconda preferita per gli Americani, mentre la Sicilia è la più amata
dai Francesi e dagli Indiani e la Sardegna piace ai Paesi
dell’Est, in particolare a Bielorussi, Estoni e Slovacchi.
In Bit è presente la più completa rappresentazione delle
Regioni italiane e delle peculiarità dei loro territori. Ma
tutti gli Espositori e Operatori che trattano destinazioni
e servizi del Bel Paese hanno l’opportunità di innestare
una ‘marcia in più’ nel loro business: con Buyitaly, lo
storico (quest’anno è l’edizione n. 25) appuntamento
di riferimento dove, grazie alla formula del workshop,
domanda e offerta del prodotto Italia si incontrano in
modo diretto e mirato, con un matching accurato delle
richieste.
A Buyitaly 2010 sono attesi oltre 2.200 Seller da tutte
le Regioni italiane e più di 540 Buyer da 55 Paesi esteri, che si incontreranno in due giornate – sabato 20 e
domenica 21 febbraio – specializzate per tipologia di
offerta: sabato le Agenzie immobiliari turistiche, i Tour
Operator e le Agenzie di Viaggi con offerta regionale,
catene alberghiere e consorzi, compagnie regionali di
trasporto, società di noleggio e stabilimenti termali; domenica gli hotel, villaggi turistici, residence, centri congressi, ville e appartamenti, B&B, aziende agrituristiche
e dimore storiche. Buyitaly 2010, che con questi numeri
si conferma il più importante workshop esistente del
prodotto Italia, sarà ospitato in un’area specificamente
riservata ai workshop.
PER INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, 8002 Zurigo
Tel. 044 289 23 23, Fax 044 201 53 57
e-mail: [email protected], www.ccis.ch
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Flormart / Miflor: Padova, 19 - 21 febbraio 2010
Vocazione Florovivaistica
Innovare, trovare nuove formule e messaggi per superare una contingenza difficile, accettare la sfida di proporre qualcosa di diverso dando due identità distinte
che confermano comunque la leadership di PadovaFiere
nel settore del Florovivaismo: Flormart Primavera cambia pelle e contenuti rilanciando, dal 19 al 21 febbraio
2010, il marchio Miflor che PadovaFiere ha recentemente acquisito da Fiera Milano, con un rinnovato Salone
primaverile del florovivaismo all’insegna del “Made in
Italy”, che darà maggiore visibilità a tutti gli operatori
nazionali del settore. Miflor va così ad inaugurare la stagione primaverile, la più importante per numerose realtà
florovivaistiche professionali italiane che coprono ben il
23% della produzione europea. Nel contesto di Miflor
2009 verrà lanciata un’inedita iniziativa nel nostro Paese, FlorMarket, volta a promuovere il business del florovivaismo grazie ad un’offerta “chiavi in mano” dove le
imprese potranno negoziare e concludere affari tramite
una formula espositiva immediata e diretta che propone
la stessa qualità dei servizi con costi contenuti.
La delicata contingenza economica, che in questo ultimo anno ha colpito tutti i settori, non ha risparmiato la produzione verde. Nel Nord Est però, grazie alla
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straordinaria vocazione nel settore florovivaistico con
più di 1.800 aziende attive, Miflor vuole essere la risposta alle difficoltà delle aziende, proponendosi come
uno strumento efficace ed immediato di mercato: in una
stessa sede, gli operatori avranno la possibilità di avere
una vasta offerta di prodotti e novità e gli espositori
potranno incontrare migliaia di visitatori provenienti da
diverse parti d’Italia. PadovaFiere che è da sempre attenta e sensibile alla partecipazione di opinion leaders
e Istituzioni volte a valorizzare e promuovere il settore
florovivaistico, ha raccolto attorno ad un unico tavolo
per la prima volta in occasione dell’edizione 2009 i tre
più importanti Consorzi di Tutela: Conaflor, Florasì e
FlorConsorzi. Tre “giganti” con un unico e forte obiettivo
comune: tutelare e promuovere un settore come quello
del florovivaismo, spesso frammentato e senza linee
guida precise. Per l’edizione 2010 Miflor affiancherà
questi Consorzi, investendo una parte del fatturato della manifestazione nelle loro attività promozionali rivolte
al comparto floricolo. “La scelta di rafforzare l’impegno
e il ruolo di PadovaFiere come partner del florovivaismo
in un momento difficile - spiega Paolo Coin, Direttore
Generale – richiede una profonda conoscenza di questo
settore. Ecco perché il nostro rapporto con gli operatori
del settore è un capitale importante che supporta la
manifestazione primaverile la cui missione è rispondere
a precise esigenze di mercato”.
PER INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, 8002 Zurigo
Tel. 044 289 23 23, Fax 044 201 53 57
e-mail: [email protected], www.ccis.ch
Olio Capitale: Trieste, 5 - 10 marzo
C’è più gusto con l’extravergine
CAPITALE
salone degli oli
extra vergini
tipici e di qualità
È un momento d’oro per l’olio extravergine di oliva. Si
sta ripetendo quanto si è verificato nel corso degli ultimi
due decenni con il vino. Le attenzioni si concentrano
tutte su quella che possiamo definire, con termine semplice ed efficace, una pura spremuta di olive. Sì, perché
l’olio che si ricava dalle olive è un prodotto naturale che
altri oli alimentari, derivanti dalla lavorazione del seme,
non potranno mai eguagliare. Si tratta dunque di un “olio
da frutto”, con tutto quello che ciò comporta, in termini
di valori nutrizionali e salutistici, ma anche di profumi
e di gusto. Da qui la celebrazione ed esaltazione del
prodotto, in programma con la quarta edizione di “Olio
Capitale”, a Trieste, dal 5 all’8 marzo 2010. Tutti gli
appassionati gourmet del mondo giungeranno alla manifestazione organizzata da Fiera Trieste perché, dopo
il successo della scorsa edizione, si sta effettivamente
concentrando, intorno a questo evento, l’interesse di
tutti gli estimatori e dei consumatori. Non vi saranno
solo stand in cui le aziende presenteranno i propri oli
extra vergini di oliva, ma anche una serie di altre utili proposte, tra appuntamenti e iniziative collaterali. A
partire per esempio dall’Oilbar, una formula innovativa
di comunicazione che si è tradotta in una struttura finalizzata a far conoscere al grande pubblico tutti gli oli
d’eccellenza prodotti nel mondo, senza esclusione di
provenienza. Ci saranno, a dar man forte all’evento, corsi di degustazione tenuti da esperti assaggiatori, con la
presenza vigile degli oleologi, i nuovi guru dell’arte di far
l’olio, ma non mancheranno neppure seminari dettagliati sull’olivo e sull’olio, nonché convegni, specialistici e
non, su temi di stretta attualità, oltre poi ad una Scuola
di Cucina con corsi di approfondimento sulle tecniche
di cucina, relativamente al corretto impiego degli oli a
crudo e in cottura.
Novità dell’edizione 2010 sarà l’organizzazione del “1°
Salone dell’Oliva da Tavola”, l’evento nell’evento che
sarà punto di riferimento e di incontro di domanda e
offerta del settore.
Per tutti sarà possibile far parte perfino delle giurie del
concorso “Olio Capitale”, potendo così contribuire ad
assegnare il premio alle eccellenze degli extra vergini
prodotti nell’ultima annata olearia. Il Concorso, giunto
ormai alla sua quarta edizione, vede la partecipazione
di un numero sempre maggiore di aziende ed è diventato uno dei più apprezzati concorsi in questo settore.
Insomma, a pochi mesi dalla quarta edizione di “Olio
Capitale”, Trieste, città capoluogo della regione Friuli
Venezia Giulia, è pronta ad accogliere tutti coloro che
sono interessati, in maniera diretta o indiretta, al tema e
al prodotto olio extra vergine di oliva. A “Olio Capitale”,
cui partecipa come partner l’associazione delle “Città
dell’Olio”, si troveranno le risposte ad ogni personale
quesito e curiosità.
A Trieste, dunque, oltre alla manifestazione fieristica
che vede l’esposizione di numerose aziende produttrici,
oltre al coinvolgimento di gourmet, buyer e di operatori dell’agro-alimentare provenienti dal Nord e dall’Est
europeo, si svolgerà un vero e proprio raduno con la
concreta possibilità di fare di “Olio Capitale”, come già
sta accadendo, il luogo in cui si decidono, di fatto, le
tendenze di consumo e le scelte commerciali.
(www.oliocapitale.it – [email protected])
PER INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, 8002 Zurigo
Tel. 044 289 23 23, Fax 044 201 53 57
e-mail: [email protected], www.ccis.ch
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Igeho 2009
Un’edizione
di successo
Chiuso a Basilea il salone internazionale
della gastronomia, la ristorazione
e l’induwstria
Igeho è la più grande ed importante esposizione di settore in Svizzera, strategicamente posizionata a Basilea.
Una Biennale concepita come rendez-vous per operatori
dei settori alberghiero, ristorativo ed enogastronomico,
ma anche per visitatori privati che accorrono incuriositi
dall’evento. Con i suoi 837 espositori provenienti da 19
paesi e oltre 70 mila metri quadrati di stand espositivi,
la cinque giorni ha raggiunto un pubblico di 78 mila visitatori, registrando una lieve diminuzione rispetto alla
precedente edizione (attestata a 80.240). Dati non indicativi, se considerato invece la contrazione dei visitatori privati e l’incremento degli operatori di settore,
soprattutto provenienti dall’estero. Un’occasione quindi
determinante, una vetrina che crea presupposti per farsi
strada nel mercato svizzero. Dati peraltro incoraggianti
dinanzi all’attuale situazione economica che imperversa
nella nostra società.
Il salone internazionale di Basilea ha visto protagonisti, tra gli altri, numerosi produttori italiani già radicati
in Svizzera e una delegazione di aziende provenienti
dall’Italia alla ricerca di partner commerciali. Le aziende
partecipanti, quali la Comperior e il Consorzio Piacenza
Alimentare, forti della loro produzione qualitativamente
alta, hanno saputo sfruttare l’enorme potenziale dell’Igeho e sono riuscite ad allacciare i contatti al loro commercio necessari sia a livello locale, sia al di fuori dei
confini svizzeri.
La Camera di Commercio di Zurigo in questo senso,
ha contribuito alla buona riuscita della manifestazione,
sostenendo gli espositori italiani per tutta la durata della
fiera e naturalmente nelle fasi organizzative che l’hanno
preceduta.
Il riscontro decisamente positivo del pubblico visitatore
e degli espositori giunti ad Igeho per mediazione della
Camera non fa che confermare la portata che riveste
un tale salone internazionale e soprattutto per chi sta
cercando di aprirsi un varco nel mercato elvetico, da
sempre comunque amante del made in Italy.
La sfida di Igeho, a fronte di un bilancio molto positivo,
è quindi quella di contrastare una fase congiunturale
estremamente delicata, creando le premesse per uno
scambio economico più dinamico e che non subisca gli
effetti della crisi economica.
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Il
Mondo in Camera
Incontro a Ginevra
con Il Viceministro Adolfo Urso
Consegnati a Zurigo Certificati PLIDA
Un incentivo alla carriera
professionale
Ospitare ed essere ospiti
4 febbraio 2010:
una serata all’insegna dello stile
Contatti commerciali
Servizi camerali
Il mondo in camera
Incontro a Ginevra
con il Viceministro Adolfo Urso
Il viceministro Urso e Marilena Berardo, responsabile Camera
di Commercio Italiana per la Svizzera - ufficio di Ginevra.
Il 30 novembre scorso il Viceministro Adolfo Urso, invitato dalla Rappresentanza Permanente d’Italia presso
le Nazioni Unite, ha incontrato a Ginevra un gruppo di
rappresentanti della comunità economica italiana, coinvolti dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
– ufficio di Ginevra.
L’incontro, avvenuto presso l’Hotel Intercontinental, è
stato introdotto dalla dott.ssa Laura Mirachian, Rappresentante Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite.
La dott.ssa Marilena Berardo, responsabile Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera - ufficio di Ginevra,
portando i saluti del Segretario Generale, ha sottolineato l’importanza di creare una stretta collaborazione tra
la comunità economica italiana e le realtà istituzionali
ed aziendali che in Italia sono più sensibili ai temi della
finanza, dell’innovazione tecnologica e del marketing internazionale.
Rispondendo alle domande dei presenti, il Viceministro ha sottolineato innanzitutto che l’Italia sta portando avanti i negoziati del ciclo di Doha con l’obiettivo
di creare nuove partnerships tra il Nord e il Sud del
mondo per quanto riguarda lo scambio di tecnologia e
l’apertura dei mercati. Contemporaneamente una delle
azioni rilevanti per l’Italia è la creazione di un Registro
multilaterale obbligatorio per la protezione dei marchi di
indicazione geografica.
Il Viceministro ha inoltre confermato l’impegno dell’Italia sia per il settore delle energie rinnovabili attraverso
il programma Industria 2015, sia per i sostegni all’imprenditoria in genere, con particolare riferimento all’imprenditoria femminile, in vista dell’organizzazione della
Giornata Mondiale della World Association of Women
Enterpreneurs a Ginevra nel 2011.
La disponibilità del Viceministro a rispondere alle domande dei presenti in un clima disteso ha posto le basi
per una tipologia di cooperazione che tiene conto delle
potenzialità della comunità italiana all’estero, fondamentale per il futuro del nostro Paese in un’ottica bilaterale
e multilaterale.
Marilena Berardo
PRESENTAZIONE TECNICA SUL MERCATO ALIMENTARE SVIZZERO AD ANCONA
Il 21 gennaio 2010, con inizio alle 9.30, si terrà ad
Ancona presso la CCIAA di Ancona (Sala Parlamentino,
P.zza XIV Maggio) un seminario tecnico sul mercato
agroalimentare svizzero frutto della collaborazione tra
Ancona promuove, Az. Speciale della Camera di Ancona e della Camera di Commercio Italiana per la Svizze-
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ra. Il seminario, rivolto ad un pubblico di ca. 25 aziende
produttrici ed esportatrici della Provincia di Ancona, intende offrire delle informazioni concrete di accesso alla
distribuzione svizzera in preparazione di successive
azioni di promo-commercializzazione. Sul palco oltre,
a Fabrizio Macrì - Responsabile Marketing e Progetti
Speciali della Camera di Commercio italiana per la Svizzera, anche Emilio Plant importatore svizzero, esperto di mercato ed ex-buyer della distribuzione elvetica,
per dare conto della propria esperienza e rispondere
con indicazioni concrete alle esigenze espresse dagli
esportatori.
www.anconapromuove.it
Consegnati a Zurigo Certificati PLIDA, PLIDA Juniores e PLIDA Commerciale
Un incentivo alla carriera professionale
Elisa Giancaspro – Lo scorso 11 dicembre 2009 presso la Sala Pirandello della Casa d’Italia di Zurigo sono
stati consegnati i certificati PLIDA (Progetto Lingua
Italiana della Dante Alighieri). Si tratta del diploma ufficiale rilasciato dalla Società Dante Alighieri in base ad
una convenzione con il Ministero degli Affari Esteri e
con il plauso scientifico dell’Università “La Sapienza”
di Roma, che attesta la competenza in italiano come
lingua straniera secondo i criteri di valutazione stabiliti
dal Consiglio d’Europa nel “Quadro comune europeo di
riferimento per le lingue”.
A condurre la serata è stato Emilio Speciale, Presidente
della società e Direttore della Scuola Dante Alighieri, il
quale ha consegnato i diplomi PLIDA, Plida Juniores e
PLIDA Commerciale insieme a numerosi esponenti della comunità italiana a Zurigo: in primo luogo il Console
Generale d’Italia, Min. Plen. Mario Fridegotto, il Dirigente
scolastico del Consolato, Antonio Lopriore, il Presidente del C.A.S.L.I., Aurelio Chiapparini, il Presidente del
Comites, Paolo Da Costa, il Presidente della ProTicino,
Raoul Pescia e il Segretario Generale della Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS), Andrea G.
Lotti. Proprio Andrea G. Lotti ha consegnato i certificati del PLIDA Commerciale, un diploma specifico che
si rivolge a chi studia e usa l’italiano in ambito finanziario od economico-commerciale. Il PLIDA Commerciale
presenta tre dei sei livelli di competenza linguistica: B1
(livello soglia), B2 (livello progresso) e C1 (livello dell’ef-
ficacia) – riconosciuti a livello europeo, e costituisce un
valore aggiunto per chi è in
cerca di lavoro, da integrare
al proprio dossier. La CCIS si
complimenta con i candidati
che hanno superato le prove
d’esame.
Katja Baraldo, Mario Fridegotto,
Andrea G. Lotti ed Emilio Speciale durante la consegna del Plida
commerciale.
Per maggiori info sul PLIDA commerciale
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Lara Francesca Cucinotta
Seestrasse 123, 8027 Zurigo
Tel. 0044 289 23 26, Fax 0044 201 53 57
[email protected] - www.ccis.ch
HAI UN’IDEA IMPRENDITORIALE E VUOI CONCRETIZZARLA? ADESSO PUOI FARLO!
ENAIP in collaborazione con la CCIS attiva una nuova
edizione del corso per neoimprenditori totalmente gratuita per cittadini italiani residenti nella Circoscrizione
consolare di Zurigo e Basilea grazie al Bando pubblico
finanziato dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle
Politiche sociali a seguito dell’Avviso 1/07 pubblicato in
G.U.R.I. (03.08.09 n. 178) nell’ambito degli interventi
per la formazione professionale degli italiani residenti in
Paesi non appartenenti all’U.E. Il corso di preparazione e
gestione d’impresa offre la preparazione necessaria per
l’avvio o la continuazione della propria attività, fornendo
le conoscenze e le tecniche di base per il successo del
proprio progetto imprenditoriale.
È rivolto a tutti coloro che hanno una propria attività e
vogliono migliorare le proprie competenze e a chi prevede di mettersi in proprio e non vuole correre rischi
inutili “lanciandosi” nell’impresa senza competenze e
conoscenze imprenditoriali. Gli obiettivi che il corso si
pone sono quelli di rendere i corsisti più consapevoli
circa il mondo economico e imprenditoriale in modo da
poter essere in grado di percorrere le tappe verso la
propria autonomia professionale. Il periodo di formazio-
ne intende inoltre portare “i futuri imprenditori” a creare
un business plan personalizzato e a realizzare la propria
guida pratica per la creazione dell’impresa. Il corso è
suddiviso in sei moduli: Gestione aziendale, Marketing
per PMI, Management e Tecniche di ufficio, Introduzione
all’economia aziendale e alla contabilità, Introduzione al
sistema fiscale e Import-Export, Guida pratica per creare e gestire la propria impresa.
Parallelamente alla formazione saranno organizzati incontri per neoimprenditori, nei quali i corsisti avranno
la possibilità di partecipare a conferenze su vari temi,
scambiare le proprie idee e confrontarsi con altri imprenditori già presenti sul mercato. L’inizio del corso è
previsto per la fine di gennaio 2010; le lezioni saranno
serali e il sabato mattina per permettere anche a chi già
lavora di poter frequentare.
Per ulteriori informazioni contatta
la segreteria ENAIP al numero 0043 322 10 80
o per e-mail: [email protected]
oppure consulta i siti web:
www.enaip.ch e www.ccis.ch.
la
Rivista
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4 febbraio 2010: una serata all’insegna dello stile
Ospitare ed essere ospiti
Sono molte le circostanze che
ruotano intorno ad un invito, in cui
farebbe piacere sapere come comportarsi. Cosa significa la frase: è
richiesto l’abito scuro per le signore? È necessario preavvisare che si
è vegetariani? Quando vanno aperti
i presenti – e i fiori sono sempre
la scelta giusta? Bisogna sempre
dare una disposizione dei posti a tavola – e se sì, in che
modo? Chi ordina per primo e chi inizia la cena? Quando
vanno fatti i discorsi? Quali compiti ha chi siede a capotavola? È sempre adeguato brindare con i bicchieri?
Come mangiare le pietanze più elaborate? E molto altro
ancora… Che siate ospiti o ospitiate qualcuno, ognuno
contribuisce alla riuscita di un invito. Questa sarà proprio
la serata all’insegna dello stile e del galateo. In apertura
sarete accolti come ospiti della Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera (CCIS) con un aperitivo nella sede
di Zurigo e in seguito gusterete una pregiata cena a tre
portate presso l’enoteca del Belvoirpark. Scoprirete tutto quello che c’è da sapere sulle buone maniere a tavola
e sul galateo in occasione di un invito. Catherine L.
Tenger*, esperta di stile e regole di comportamento, è
lieta di accompagnarvi durante la serata.
Quando
Dove
Lingua del seminario
Prezzi
Termine iscrizione
Referente
4 febbraio 2010, ore 18.00
Sala Pecavi
Seestrasse 123, 8027 Zurigo
044 289 23 23, [email protected]
Tedesco
Soci CHF 250.Normale CHF 300.27 gennaio 2010 (posti
limitati, max. 26 persone)
Lara Francesca Cucinotta
MENÙ
Aperitivo
Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene DOC
Brut - Fratelli Bolla
Brodo di manzo con verdure Julienne ricoperto
da uno scrigno di sfoglia
2008 Soave DOC - Azienda Agricola La Cappuccina
Tenero galletto al forno
Patate novelle arrosto con rosmarino
Bouquet di verdure
2006 Chianti Riserva DOCG - Muro Antico,
Renzo Masi
Millefoglie alla crema della casa
Friandises
Caffè
Grappa Elisi - Distilleria Berta
Menu e servizio: Restaurant Belvoirpark
www.belvoirpark.ch
I vini sono gentilmente offerti da:
MÖVENPICK, Weinkeller Gourmet Factory Jelmoli
www.moevenpick-wein.com
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n. 1 - Gennaio 2010
Catherine L. Tenger* è dal 1996 un’esperta delle regole di comportamento e galateo.
Conduce seminari e tiene conferenze interattive su temi
quali formule di comportamento in campo professionale, buone maniere al giorno d’oggi, effetti della comunicazione non verbale, smalltalk e creazione di una
buona rete di contatti, cultura del cibo e buone maniere
a tavola, abbigliamento in contesti professionali e codici
d’abbigliamento in situazioni formali.
Figlia di un diplomatico svizzero, Catherine L. Tenger è
nata a New York e ha vissuto tra gli USA, il Pakistan, la
Germania e la Svizzera. La sua carriera è cominciata al
termine della Scuola Professionale Turistica.
È stata manager del settore vendite (Area Sales Manager) presso Hilton International e manager dei servizi
marketing presso KLM Royal Dutch Airlines (mercato
svizzero e austriaco).
Catherine L. Tenger annovera tra i clienti della sua azienda la CLT Stil & Umgangsformen, fondata nel 2006, eminenti società di servizi, fondazioni e aziende di diverse
grandezze e tipologie.
È co-autrice del libro Imagefaktor
edito in inglese e tedesco
www.clt-training.ch
Einfach Wein
“Wein ist nicht kompliziert, Wein wird kompliziert gemacht!“, behaupten Cornelius und Fabian Lange. “Die
meisten Menschen trinken gerne Wein, wollen aber
keine Wissenschaft daraus machen. Sie suchen nach
Spaß und Orientierung in einer Weinwelt, die jeden Tag
ein Stückchen komplizierter wird“, sagen die unkonventionellsten Weinautoren Deutschlands. Und für diesen
Zweck ist Wein einfach ideal.
Mit ihrem neuen Titel Wein einfach bieten sie allen WeinEinsteigern ein pfiffiges, sicheres Leitsystem, in dem sie
das Tohuwabohu der modernen Weinwelt radikal auf vier
klassische Weinstile reduzieren: Riesling, Chardonnay,
Bordeaux und Pinot noir. Dieses Quartett steht im Zentrum ihres Buches – als ein praktisches Navigationssystem, mit dem jeder Weinliebhaber einfach und schnell
fundamentale Einsichten gewinnen wird, denn jeder
dieser vier Stile ebnet auch den Weg zu vielen anderen
wichtigen Weinen. Mit ihrem erfrischend unterhaltsamen
Sprachstil und auf Du und Du mit ihren Lesern bereiten
die Langes ein ganz besonderes Lesevergnügen. Von
der ersten Seite an spürt man die unwiderstehliche Anziehungskraft, die schillernde Schönheit des Weines,
der die beiden Vollblutautoren mit ihrem klugen, pointenreichen und im besten Sinne aufregend anderen
Weinbuch ein Denkmal gesetzt haben. Wein einfach ist
das Ergebnis einer mehr als zehnjährigen Recherche.
“In dieser Zeit haben wir uns von unsicheren Anfängern
zu selbstsicheren Weingenießern entwickelt, die trotzdem noch Bodenhaftung haben,“ sagen die Langes, die
ihre Kolumnen und Reportagen zu Wein, Genuss und
Lebensart u. a. im Stern und der Frankfurter Allgemeinen Sonntagszeitung veröffentlichen. Die Summe ihrer
Erfahrungen haben Cornelius und Fabian Lange jetzt auf
faszinierende Weise in Wein einfach zum Leben erweckt,
damit jeder, der sich für den Zauber des schönsten Getränks der Welt interessiert, schnell und mit viel Spaß zu
einer echten Weinpersönlichkeit werden kann.
Cornelius und Fabian Lange
Wein einfach
HALLWAG Verlag, München
168 Seiten, durchgehend illustriert
Format 21 x 27 cm Integralbindung
sFr 35,90
CALENDARIO DELLE FIERE ITALIANE 2010
CALENDARIO FIERE ITALIANE
ITALIENISCHER MESSEKALENDER
2010
CALENDER DES FOIRES ITALIENNES
EXIBITION CALENDAR
Your gate
to Italy
È disponibile il nuovo Calendario delle Fiere Italiane 2010, che contiene
l’elenco di tutte le fiere italiane internazionali, nonché di tutte le più importanti manifestazioni di settore.
L’elenco delle fiere è così articolato:
- Informazioni generali (luogo, data, ecc.)
- Descrizione delle singole manifestazioni
- Segreterie Organizzative e dati statistici
- Elenco alfabetico, cronologico, per settore
Tutte queste informazioni sono disponibili in un pratico manuale di facile consultazione. Il costo del Calendario Fiere è di Fr. 35.85 (incl. IVA 2,4%) per i
Soci della nostra Camera di Commercio e di Fr. 46.10 (incl. IVA 2,4%) per
i non Soci.
La nuova edizione del Calendario delle Fiere Italiane, va richiesta alla:
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123 - 8027 Zurigo
Tel. 0041/44/289 23 23 - Fax 0041/44/201 53 57
E-Mail: [email protected]
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Contatti Commerciali
DAL MERCATO ITALIANO
Offerte di merci e servizi
Container per scarico
e carico camion
D.M. Metalmeccanica srl
Via della Pieve 6
I - 61010 Ponte Messa di Pennabilli (PU)
Tel. e Fax +39 0541928482
E-mail: [email protected]
Sale e spezie
Parco della Salina di Cervia srl
via Salara 6
I - 48015 Cervia RA
Tel: +39 0544971765
Fax: +39 0544978016
E-mail: [email protected]
www.salinadicervia.it
Abbigliamento in pelle
Winter snc
via G. Cesare 87/A
I - 47838 Riccione (RN)
Tel: +39/0541 644674
Fax: +39/0541 663322
E-mail: [email protected]
www.bubizagara.it
Funghi sott’olio
Galfrè antipasti d’Italia Srl
V.le Torino 13
I - 12032 BARGE (CN)
Tel: 0039/0175.346286
Fax: 0039/0175.343358
E-mail: [email protected]
www.galfreantipasti.it
Scorniciatrici
Futura srl
via C. Pavese 30
I - 47853 Cerasolo Ausa di Coriano (RN)
Tel.: +39 0541 756063
Fax: +39 0541 756220
[email protected]
www.futura-woodmac.com
Impianti di perforazione
Massenza Impianti di perforazione srl
V. Emilia 58/E/F
I - 43012 Parola (PR)
Tel. +39 0521 825284
Fax: +39 0521 825353
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E-mail: [email protected]
www.massenzarigs.it
Caffè
Mokador srl
Via Provinciale Granarolo 139
I - 48018 Faenza (RA)
Tel.: +39 0546 22422
Fax: +39 0546 646975
E-mail: [email protected]
www.mokador.it
Salumi
Zaffagnini srl
via Galvani 9/A
I - 48018 Faenza (RA)
Tel: +39 0546 620140
Fax +39 0546 620607
E-mail: [email protected]
www.zaffagnini.it
Porte in legno
Falegnameria Bellaria snc
Via Bellaria 1/b I - 40139 Bologna
Tel/Fax +39 0545 908511
E-mail: [email protected]
www.falegnameriabellaria.it
Detersivi
Madel srl
Via Torricelli, 3
I - 48010 Cotignola (RA)
Tel: +39 0545 908511
Fax: +39 0545 992259
E-mail: [email protected]
www.madel.net
Specialità alimentari biologiche
Chef Service snc
Via del Brando 21/B
I - 47100 Forlì
Tel. +39 0543 754083
Fax. +39 0543 755206
E-Mail: [email protected]
www.chefservice.it
Lavorazioni meccaniche
Mengozzi srl
Via Panagulis 8
I - 47100 Forlì
Tel. +39 0543 84318
Fax +39 0543 85400
[email protected]
www.torneriamengozzi.com
Vino
Calafè srl
Via Ariavecchia 9
I - 83039 Pratola Serra AV
Tel. +39 0825781010
E-Mail: [email protected]
www.calafe.it
Prodotti alimentari
tipici romagnoli
La Romagnola
Via Martiri Ponte Bastia 11
I - 44016 San Biagio Argenta (FE)
Tel. +39 0532809666
Fax.+39 0532809477
E-Mail: [email protected]
www.la-romagnola.it
Pasta all’uovo
Pastificio Valentini
Via Arno 4
I - 52010 Poppi AR
Tel: +39 0575550187
Fax: +39 0575500246
[email protected]
www.pastificiovalentini.com
Facciate in vetro per edifici
VetroVentilato srl
Via L. Longo 105
I - 47023 Cesena
Tel. +39 0547 331317
Fax.+39 0547 601209
E-Mail: [email protected]
www.vetroventilato.it
Impianti eolici
CCLG Spa
Via E. Benini 4
I - 47121 Forlì
Tel. +39 0543 84173
Fax +39 0543 83272
E-mail: [email protected]
www.cclg.it
Prodotti cosmetici
Athena’s srl
Via del Lavoro 32
I - 40065 Pianoro BO
Tel. +39 051777202
Fax.+39 051774101
E-Mail: [email protected]
www.athenas.it
Richieste di ricerca
agenti-rappresentanti
• La società IGB opera nel settore
del packaging per l’industria cosmetica e farmaceutica. IGB realizza astucci in cartoncino per mezzo delle migliori tecnologie esistenti
e sotto certificazione ISO. IGB gradirebbe entrare in rapporti d’affari
con produttori di prodotti cosmetici
e farmaceutici interessati a reinventare il look dei propri prodotti.
• Azienda produttrice del Fitness Caffè, cerca in Svizzera Importatore già
introdotto nel settore. Offriamo prodotti innovativi brevettati con marchi
registrati già esportati in molti Paesi.
www.fitnesscoffee.com
www.sensualcaffe.com
www.espressoprimaclasse.com.
• La società Gamba srl di Milano
attiva nel settore delle lavorazioni
di subfornitura meccanica per produttori di macchine e articoli
industriali. La società Gamba srl
opera nel settore delle lavorazioni meccaniche per conto
terzi e con l’ausilio di stazioni CAD
progetta e realizza articoli e lavorazioni in metallo di sicura qualità ed affidabilità per qualsiasi tipo
di applicazione industriale.
• L'azienda Lisap SpA di Milano, specializzata nella produzione di articoli per la cura e il trattamento
dei capelli destinati a centri estetici, parrucchieri e saloni di bellezza.
L'azienda è attiva dal 1952 ed è presente in tutto il mondo ed è alla ricerca di nuovi parner e collaboratori
soprattutto nella Svizzera italiana e
francese; Lisap sarebbe interessata
ad effettuare un incontro conoscitivo per presentare i propri prodotti
direttamente presso la Vostra sede.
Vi invitiamo a visitare il sito www.lisapitalia.com per scoprire il mondo
Lisap e la varietà dei prodotti che
l'azienda è in grado di offrire.
Per le richieste di cui sopra rivolgersi a:
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla:
Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera, Seestr. 123, casella
postale, 8027 Zurigo, Tel. 044/289
23 23, Fax 044/201 53 57, e-mail:
[email protected], www.ccis.ch
Destrosio
Confiserie Michel AG
Im Grund 12
CH - 5405 Baden-Dättwil
Tel. 0041 564930377
Fax 0041 564930378
[email protected]
www.confiseriemichel.ch
Coriandoli
Peter Bossart und Marianne Pulver
CH - 4123 Allschwil
Tel. 0041 613124418
[email protected]
www.pulver-bossart.ch
Offerte di merci e servizi
DAL MERCATO SVIZZERO
Ricerca di merci e servizi
Macchine industriali
per la bigiotteria
OPTOMA
rte d'Allaman 36 Pf 99
1163 Etoy
Tel. 0041/21 8071333
Fax 0041/21 8071334
[email protected]
Design aziendale
KIRCHER DESIGN
CORPORATE DESIGN AND MORE
Hagenholzstrasse 70
CH - 8050 Zürich
Tel.: ++41 432680053
Fax: ++41 432680052
[email protected]
www.kircherdesign.com
Articoli in argento
Signora Susanne Wenger
Route de la Croix 140
CH-1095 Lutry
Tel. 0041/0794801016
[email protected]
Trasporti internazionali
Martin Transports SA
Iles Falcon
CH - 3960 Sierre
Tel: +41 274518080
Fax +41 274518089
E-mail: [email protected]
www.martin-transports.ch
Articoli religiosi
Signor Tiziano Matteo De Gasperi
PO Box 4149
CH - 6904 Lugano
Tel. +41 792240202
[email protected]
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla:
Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera, Seestr. 123, casella
postale, 8027 Zurigo, Tel. 044/289
23 23, Fax 044/201 53 57, e-mail:
[email protected], www.ccis.ch
la
Rivista
n. 1 - Gennaio 2010
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ATTIVITÀ E SERVIZI
Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente
ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo
consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio
tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La gamma
dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro:
- Ricerche su banche dati di produttori, importatori, grossisti,
commercianti, agenti/rappresentanti dei seguenti Paesi: Italia e Svizzera
- Informazioni riservate su aziende italiane: visure, bilanci, assetti societari, protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc.
(disponibili on-line in giornata)
- Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti
- Ricerca e mediazione di partners commerciali italiani e svizzeri
- Organizzazione di incontri e workshop tra operatori, con l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato
- Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo alla
ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali
PUBBLICAZIONI
-
La Rivista periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno)
Calendario delle Fiere italiane
Annuario Soci
Indicatori utili Italia-Svizzera
Agevolazioni speciali per i Soci
Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo
Tel. ++41 44 289 23 23, Fax ++41 44 201 53 57
http://www.ccis.ch, e-mail: [email protected]
IVA-Nr. 326 773
RECUPERO IVA ITALIANA
- Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani, nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche
- Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto commerciale, societario e fiscale
- Assistenza e consulenza in materia doganale
- Informazioni statistiche ed import/esport
- Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese
italiane e svizzere
- Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento
di brevetti
- Azioni promozionali e di direct marketing
- Arbitrato internazionale
- Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti
gli insediamenti in Svizzera ed in Italia
- Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità
- Traduzioni
- Viaggi di Studio
- Certificato di Italiano Commerciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma
- Swiss Desk Porti italiani
- La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di VeronaFiere
- Recupero crediti in Svizzera
- Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione
della Camera Arbitrale della CCIS
- Compra-vendita di beni immobili in Italia
- Costituzione di società affiliate di imprese estere in Italia
- Il nuovo diritto societario italiano
- Servizi camerali
Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1
Tel. ++41 22 906 85 95, Fax ++41 22 906 85 99
e-mail: [email protected]
IVA-Nr. 326 773
RECUPERO IVA SVIZZERA
Il servizio, offerto a condizioni
molto vantaggiose, è rivolto sia
alle imprese svizzere che recuperano l’IVA pagata in Italia che
alle imprese italiane che recuperano l’IVA pagata in Svizzera.
Grazie agli accordi di reciprocità
tra Italia e Svizzera la legislazione
svizzera consente agli imprenditori
italiani il rimborso dell’IVA svizzera.
Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e la Svizzera, la
legislazione italiana consente agli imprenditori svizzeri di ottenere il rimborso dell’IVA italiana. La CCIS:
• fornisce la necessaria documentazione;
• esamina la documentazione compilata;
recapita l’istanza di rimborso in Italia all’Autorità fiscale
competente;
• avvia e controlla l’iter della Vostra pratica tramite il suo
ufficio di Pescara;
• fornisce assistenza legale
La CCIS:
• fornisce un servizio di informazione e prima consulenza;
• diventa il Vostro rappresentate fiscale;
• esamina la completezza della Vostra documentazione;
• invia la documentazione alle autorità svizzere e segue l’iter
della vostra pratica.
Informazioni più dettagliate contattare
la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
+41 (0)44 289 23 23
RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI
Grazie alla propria rete di contatti e alla conoscenza delle esigenze e dei bisogni del mercato elvetico e di quello italiano,
la Camera di Commercio offre ad imprese sia svizzere che italiane intenzionate ad esportare i propri servizi e prodotti
all’estero un’accurata ricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato obiettivo ed identificati i partner commerciali ritenuti più idonei per le imprese a diventare affidabili interlocutori nel settore di riferimento,
viene organizzato un incontro presso le aziende target così selezionate permettendo alle imprese italiane o svizzere un
rapido ed efficace ingresso sui rispettivi mercati di riferimento.
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Rivista
laPer ulteriori informazioni ed un preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail [email protected]
n. 1 - Gennaio 2010