Cor Unum Informazioni n. 435

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Cor Unum Informazioni n. 435
CUI SETTEMBRE N. 435
LETTERA DEL SUPERIORE PROVINCIALE
Milano, 1° settembre 2012
Carissimi confratelli,
la nostra congregazione, nello scorso mese di luglio, ha vissuto, a Neustadt in Germania, la sua VIII Conferenza
generale, dedicata al tema dell’educare, dal titolo: “Educare da dehoniani le giovani generazioni”. All’interno
di questo numero del CUI potete leggere sia gli “orientamenti” conclusivi della Conferenza generale, come la
cronaca delle giornate.
Educare è possibile anche oggi, ed è per noi dehoniani luogo privilegiato di evangelizzazione. P. Dehon
scriveva: “Educare un cristiano non è soltanto offrirgli delle scienze umane che l’aiutino a crearsi una posizione nella vita […] Anzitutto è creare in lui un nobile e grande carattere, abitudini limpide, delle virtù forti. Far crescere in
lui la fede che apre l’intelligenza al mondo invisibile, la speranza che rinvigorisce il cuore e l’amore che ci fa rivolgere a Dio sensibilmente nelle fredde ombre della vita”. È un’affermazione che ci costringe a guardare al nostro modo di porci di fronte alle giovani generazioni e a chiederci se la questione educativa – non solo scolastica – non sia da
riprendere in mano.
In questa lettera però riprendo e rilancio alcuni aspetti che sono stati all’OdG del consiglio provinciale il 27-29
luglio u.s. dedicato in particolare alla programmazione.
Innanzitutto ci paiono importanti alcuni “punti di non ritorno” che, come Direttivo provinciale, vogliamo rinforzare: la qualità della nostra vita comunitaria, cuore della nostra missione e delle future scelte; il “camminare insieme” come comunità provinciale, dal discernimento fino alle scelte, dando centralità ai Segretariati, alle Commissioni e alle Assemblea delle comunità; la formazione permanente, essenziale per una crescita delle persone, delle comunità e della provincia; la scelta della pastorale giovanile e vocazionale; il ridimensionamento come unica possibilità per operare qualche nuova esperienza nella situazione di invecchiamento in cui ci troviamo.
Le “urgenze” sono tante e tutte importanti. La prima, e forse qualcuno dirà la solita, è far crescere lo
spirito di fraternità tra noi. Almeno fare in modo che in ogni nostra comunità si viva una vita umanamente sostenibile. Senza questa base i valori della vita consacrata e della fede si perdono facilmente in parole ed espressioni ammantate di spiritualità.
Una seconda urgenza è quella di riprendere in mano i molti settori pastorali che la nostra provincia da
decenni sostiene con coraggio e grandi risultati, e iniziare a leggerli alla luce della nuova situazione culturale ed
ecclesiale che stiamo vivendo, oltre che dei numeri e dell’età che ci segnano.
L’apertura senza troppi timori all’internazionalità, è un’altra urgenza. Per molti anni, nella missione,
abbiamo donato; è giunto il tempo di aprirci perché altri condividano alla pari la nostra missione apostolica.
Iniziare, con libertà e senza farci legare dal passato, un vero rapporto con i confratelli dell’Italia meridionale. La storia è maestra, ma non può diventare carceriera. I Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù sono in Italia
e non solo al Nord o al Sud!
Ripensare la nostra “politica missionaria”, a partire dal SAM. La straordinaria storia missionaria della
nostra provincia va riletta e ponderata perché abbia continuità ed efficacia.
Uno stile di vita, personale e comunitario, maggiormente sobrio. La “povertà” costruisce comunità, sviluppa apertura, aiuta la collaborazione. L’autosufficienza personale sgretola il valore decisivo della nostra vita
consacrata: vivere e annunciare il Vangelo in fraternità.
La spiritualità dehoniana: studio, conoscenza, proposta. È tempo, per tutti e non solo per alcuni “specialisti”, di recuperare e valorizzare gli scritti di p. Dehon. È qui il punto di partenza per leggere e annunciare il
Vangelo di Gesù Cristo.
Ultima, ma più importante, urgenza: la preparazione al Capitolo provinciale che celebreremo alla fine
del 2014. È alle porte e se vogliamo che sia il più possibile condiviso dobbiamo partire immediatamente con la
riflessione e la discussione. Abbiamo bisogno di qualche scelta esclusiva. È tempo di capire che ogni scelta
comporta delle rinunce e delle chiusure di porte.
Non vuole essere l’elenco della spesa, ma la traccia per un cammino da fare insieme. In questi primi due
mesi, come superiore provinciale, ho potuto apprezzare molta disponibilità. Di questo vi ringrazio perché sono
certo: solo insieme possiamo camminare in questi anni. Un saluto a tutti e a ciascuno. Sempre in grande unione
di affetto, stima, preghiera.
P. Oliviero Cattani, scj
Superiore provinciale ITS
CUI 435 – Settembre 2012
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"EVANGELIZZARE": NOVITÀ NELLA CONTINUITÀ
Giancarla Barbon (per la redazione) e Valerio Bocci (Direttore generale Elledici)
Dall’editoriale della rivista – n. 9 giugno 2012
Ecco la buona notizia che aspettavamo di comunicarvi: "Evangelizzare" prosegue la sua storia. Nasce
una feconda sinergia fra Centro Editoriale Dehoniano e "Centro Evangelizzazione e Catechesi don
Bosco".
Nel settembre scorso vi abbiamo resi partecipi della difficoltà in cui si trovava il nostro mensile. Ecco
ora la buona notizia: la rivista passa all'Elledici. Questo è avvenuto dopo un anno di confronto tra redazione Centro Editoriale Dehoniano e Centro Evangelizzazione don Bosco. È una scelta coraggiosa:
indica uno stile di collaborazione tra case editrici e di ricerca comune. È un segnale positivo per la
Chiesa: esprime il desiderio di rilanciare e sostenere la catechesi italiana.
C'è movimento nella Chiesa per ciò che riguarda la catechesi e l'evangelizzazione. Ci sono segnali di
rilancio nei testi ufficiali; c'è il lavoro di preparazione di un "documento condiviso" che, mantenendo
validi gli elementi presenti ne Il rinnovamento della catechesi del 1970, dovrebbe costituire il nuovo
direttorio per la catechesi. Il lavoro di questi anni sta orientando verso le scelte riguardanti l'Iniziazione
Cristiana e l'accompagnamento degli adulti.
In molte realtà diocesane e parrocchiali si muovono passi per lo sviluppo della catechesi familiare; c'è
attenzione alla catechesi pre e post battesimale; ci sono sperimentazioni nel campo della formazione
degli adulti, la valorizzazione della catechesi biblica, la formazione degli operatori pastorali, le proposte per coloro che ricominciano a credere. Si nota un'attenzione più vera al mondo dell'handicap.
Tutte le spinte di rinnovamento hanno bisogno di persone che le sorreggano. Le riviste, forse più dei libri,
compiono questa azione costante di sostegno e aggiornamento. La redazione di "EVANGELIZZARE" ha
trovato nella Elledici un interlocutore interessato, che ha accolto le linee maturate in questi anni.
In questo contesto per molti versi effervescente, l'editrice Elledici compie una scelta che risulta indubbiamente coraggiosa, nella convinzione che tutto il lavorio di "rifondazione" della catechesi italiana
può meglio riuscire se supportato da una adeguata riflessione. L'editrice salesiana arricchisce il "parco"
delle sue riviste. A partire dal prossimo anno pastorale 2012-2013, la Elledici viene ad avere tre riviste
dedicate specificamente alla catechesi ecclesiale: Dossier catechista, Catechesi ed Evangelizzare, cui
si può benissimo aggiungere, per analogia di intenti, Note di pastorale giovanile.
Target e struttura
Evangelizzare viene così a collocarsi tra Dossier catechista e Catechesi, avendo una finalità ed un
target ben precisi, chiaramente indicati dal sottotitolo che completa il titolo Evangelizzare: da adulti
nel mondo di oggi.
La rivista lo fa indirizzandosi ai responsabili e animatori degli interventi formativi, ma si rivolge pure
direttamente agli adulti stessi. Si pensa, pertanto, ad una persona che può essere "ricominciante", o
semplicemente "curiosa", oppure mossa a riaccostarsi alla fede in occasione del catechismo o delle celebrazioni sacramentali dei figli o desiderosa di approfondire una fede già convinta.
Il sottotitolo dice lo "stile" della proposta evangelizzatrice: si tratta di una proposta avanzata da adulti
ad adulti del "mondo di oggi". La rivista si struttura in tre grandi parti:
● Una prima parte avrà, come sempre, la caratteristica di "apertura", di finestra sul mondo, sulla Chiesa e sulla vita adulta. Corrisponde all'ultima parte del sottotitolo "nel mondo di oggi".
● Il dossier è la seconda parte, quella centrale: è l'evangelizzare con l'attenzione al mondo adulto, ai
ricominciamenti nella fede, alle proposte per genitori, alle parole della tradizione biblica e cristiana.
● La terza parte offrirà indicazioni per accogliere i vari linguaggi della fede e della cultura e "utilizzarli" per comunicare il Vangelo. La novità sarà il sito che renderà possibili percorsi per i vari luoghi di
evangelizzazione degli adulti.
La rivista viene veramente a completare il quadro della proposta catechistica avanzata dalle testate della Elledici, rappresentando l'attenzione specifica alla formazione e al mondo adulto fino ad ora piuttosto assente.
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CUI 435 – Settembre 2012
Editore e redattori sottopongono con fiducia questo progetto al giudizio dei diversi operatori della pastorale, attivi nelle nostre comunità. Si augurano che, con il loro sostegno, il progetto stesso possa risultare utile alla catechesi della Chiesa italiana. In altra parte della rivista si possono trovare le indicazioni sul come partecipare attivamente a tutta l'iniziativa, a partire dal sostegno economico con l'abbonamento.
La redazione crede in questo rinnovamento, continua il suo servizio formativo rilanciando anche con
una nuova veste grafica la rivista. Ringrazia di cuore il Centro Editoriale Dehoniano, così pure il Centro Evangelizzazione e Catechesi don Bosco che ha accolto lo spirito e il lavoro fatti e che scommette
sulla formazione adulta fatta ad adulti.
NOTA DI P. ALBERTO BREDA
a nome del Centro Dehoniano
Dopo un'attenta e prolungata riflessione il Centro Editoriale Dehoniano ha perfezionato la cessione
della rivista Evangelizzare alla casa editrice Elledici. La rivista si presenterà ora con una nuova veste
grafica, full color e manterrà l'attuale periodicità settembre-giugno. Il gruppo dei redattori non è variato; a questi si aggiunge con un ruolo di condirettore il salesiano don Biancardi quale espressione della
nuova proprietà ma anche come esperto dell'area catechetica.
Certamente la notizia ha una certa rilevanza perché non solo è stata per 35 anni l'espressione del Centro editoriale dehoniano dentro il campo della catechesi ma anche perché vi hanno lavorato e collaborato molti padri portando la rivista ad essere il periodico più significativo per moltissimi catechisti, operatori pastorali e formatori della materia. Ora inizia una nuova stagione e non possiamo che augurare
che continui a portare frutto.
La Scuola 459 de Palpalá si chiamerà
“Obispo Palentini”
Palpalá – La Scuola Elementare n ° 459 nel quartiere “25 maggio” della Città di Palpalá si chiamerà "obispo
Marcelo Palentini”, con l'atto che si terrà oggi in coincidenza con la data di ordinazione sacerdotale del compianto e amato capo della Chiesa cattolica di Jujuy.
L'evento curioso e degno di nota è che il nome che viene dato all'istituzione - inaugurata tre anni fa - è emersa
da un concorso indetto tra i bambini delle scuole, denominato 'Alla ricerca di un nome per la mia scuola.' In seguito si espletarono le procedure appropriate presso il Vescovado e il Ministero della Pubblica Istruzione della
Provincia, ripartizione che dopo aver esaminato la pratica ha approvato la decisione della comunità educativa
con la risoluzione 829. L'evento, che sarà caratterizzato dalla presenza del Vescovo designato di Jujuy Monsignor Cesare Daniel Fernandez, avrà inizio alle 9, con la scoperta di un busto di Palentini, chiamato anche il 'vescovo Cantore' (per il suo amore per la musica che lo ha portato a registrare compact disk) e una targa. Il direttore della struttura scolastica, Alexandra Serra, ha evidenziato la campagna lanciata dai ragazzi attraverso la raccolta di bronzo (chiavi, maniglie, ecc) che ha consentito di rendere disponibile il materiale per realizzare la targa
in collaborazione con gli studenti del EET. n.1 'Generale Savio '. Il busto è reso possibile dalla volontà del Comune di Palpalá che attraverso il suo Assessorato alla Cultura ha seguito l'opera.
Successivamente si terrà la cerimonia ufficiale con la presenza delle autorità ministeriali, della chiesa, delle autorità municipali, dei centri di quartiere e delle altre istituzioni invitate.
Dopo le allocuzioni di rito, compreso il discorso del direttore della Scuola, l'Istituto assegnerà riconoscimenti
alle persone e alle istituzioni che hanno contribuito e sostenuto questo lavoro.
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ALCUNI AGGIORNAMENTI DELLA GUIDA RAPIDA
Per la fine del mese di settembre si prevede una nuova edizione della Guida Rapida. Per ora diamo
solo qualche aggiornamento…
***NUOVO NUMERO DI CELLULARE DEL P. PROVINCIALE – p Cattani Oliviero
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LOCALITÀ GAZZI, 2 - BOLOGNANO
38062 ARCO TN
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tel. 0464.51.64.68 – nuovo numero di fax 0464.750271
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numeri telefonici diretti: 0464.510791 (p. Edoardo Pezzotta)
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Balzarin Domenico * 340.0869954
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Paderni Giuseppe *328.0497109
Palermo Savino (ITM)
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Flaim Tommaso * 347.0780504
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Ospiti esterni
Ghizzardi Tito, domenicano
Gadotti Giovanni (MZ)
* Cimadom Aurelio (asc.) * 348.8243190
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Ccp 283382 Sacerdoti del sacro Cuore - c. f. 84000560221 Sacerdoti del s. Cuore
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tel. 0464.519688 / 512362 - fax 0464.531978
Gestione “Spes – Trento”, soc. Coop. Sociale - dal 1° giugno 2012
sede legale: via G. Prati, 36 - 38121 TRENTO
sede amm.va: via del Commercio, 78 - 38100 Trento – t. 0461.402080
fax: 0461.402065 - codice fiscale e p. IVA: 00251510228 – www.spestrento.it
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CUI 435 – Settembre 2012
CURIA GENERALE
P. CLAUDIO DALLA ZUANNA NOMINATO ARCIVESCOVO DI BEIRA
Roma, 29 giugno 2012
Oggetto: Nomina episcopale di P. Claudio Dalla Zuanna
Cari Confratelli,
mentre stavo concludendo la visita ai confratelli dehoniani in Mozambico, ho ricevuto la notizia
della nomina di P. Claudio Dalla Zuanna a vescovo di Beira (Mozambico). Ho già avuto l'occasione di
fare i più fraterni e sentiti auguri a P. Claudio, a nome personale e di tutta la Congregazione. Domani
lo incontrerò a Roma e potrò esprimere direttamente il mio augurio.
So di interpretare i sentimenti di tutti i confratelli nell’augurare al nuovo vescovo un fecondo ministero
episcopale, in questo paese al quale lui ha dedicato il proprio servizio presbiterale, durante 18 anni,
dall'ordina-zione fino alla sua elezione come Consigliere generale della Congregazione nel 2003. Sappiamo che avrà un compito impegnativo, in una diocesi molto estesa, che si trova ad affrontare sfide
sul piano della formazione del personale, nel consolidamento delle strutture e delle risposte da offrire
ai tempi nuovi in termini ecclesiali e sociali.
Per questo, lo accompagniamo con la nostra preghiera e la nostra amicizia, affinché l'atteggiamento di
fede e di disponibilità, che hanno segnato la sua vita fino ad oggi, caratterizzi questo nuovo e importante servizio alla Chiesa di Beira. Chiediamo al Signore che lo renda aperto all'azione dello Spirito
per la nuova missione che gli viene richiesta.
A questa solidarietà amica e di fede è inevitabile che si aggiunga anche un sentimento misto di
ringraziamento e di perdita. Ho lavorato molto strettamente insieme a P. Claudio durante nove anni e
specialmente negli ultimi tre, in cui egli ha assunto la carica di Vicario Generale della Congregazione.
In seno al Governo Generale, siamo ben coscienti di quanto gli dobbiamo e di quanto ci mancherà! Lo
accompagniamo con un senso di profonda gratitudine per la dedizione, per l'amicizia che abbiamo coltivato insieme e per il servizio, nel quale egli si è rivelato un dedicato e ammirevole organizzatore.
Questa, caro P. Claudio, non è una lettera di congedo né la semplice verifica di una assenza futura. Ti vediamo partire, condividendo con te lo stesso spirito di impegno che ti ha sempre caratterizzato. Questo ci rende ulteriormente fraterni e amici nella vigna del Signore alla quale abbiamo dedicato
la nostra vita, anche se lavorando in essa in diversi e complementari ministeri. Vogliamo, perciò, essere presenti e solidali con la tua nuova missione, nella misura delle nostre possibilità e nel rispetto delle
esigenze che questo tuo nuovo servizio comporta.
Gli apostoli Pietro e Paolo, nel giorno della loro festa, mantengano sempre aperto il tuo spirito
missionario, e ti aiutino a valorizzare lo stile dell’internazionalità. Possa il Buon Pastore, dal Cuore mite e umile, ispirare e guidare la tua vita e il tuo ministero episcopale, affinché, particolarmente nella
Chiesa di Beira tu possa continuare ad essere profeta dell'amore di Dio e servitore della riconciliazione
e della pace. Nel Cuore del Signore Gesù,
P. José Ornelas Carvalho
Superiore Generale
CUI 435 – Settembre 2012
5
Statistica SCJ
30.04.2012
Provincia
V
P
D
SVP
FVP
SVT
FVT
Tot
Nov
1AG
0
9
0
0
0
0
0
9
0
ACR
0
13
0
0
0
1
0
14
0
ARG
1
32
0
0
1
1
0
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3
BRE
0
34
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1
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1
0
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5
BRM
4
96
4
0
4
17
1
126
8
BSP
5
161
10
0
4
53
0
233
13
CAN
0
15
0
0
3
0
0
18
0
CHI
0
13
1
0
3
2
1
20
0
CMR
0
48
2
7
4
36
1
98
8
ESP
0
75
1
1
22
3
0
102
0
EUF
0
59
1
0
10
0
0
70
0
GBI
0
22
1
0
3
0
0
26
0
GER
1
46
0
0
3
1
0
51
0
INA
2
112
2
5
17
30
4
172
4
IND
0
32
1
3
2
19
0
57
7
ITM
0
51
2
0
2
3
0
58
0
ITS
0
146
1
0
16
2
0
165
0
MAD
2
27
0
0
3
32
0
64
9
MOZ
2
30
1
0
1
10
0
44
3
NLV
0
93
0
1
16
0
0
110
0
PHI
1
24
2
1
1
23
0
52
8
POL
2
219
10
1
7
12
0
251
6
POR
2
77
2
4
6
13
0
104
2
RDC
0
49
1
7
5
45
3
110
0
RSA
2
16
0
0
1
0
0
19
0
USA
0
73
1
0
15
2
1
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0
VEN
0
20
2
0
2
4
0
28
0
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45
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153
310
11
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76
31 Dic. ‘ 11
25
1592
40
34
154
307
11
2163
63
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26
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46
27
161
316
14
2186
76
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AFORISMI, SULLA CULTURA
I libri si dividono in due categorie: i libri per adesso e i libri per sempre (John Ruskin).
L'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto (Leo Longanesi).
Per ogni libro degno di essere letto c'è una miriade di cartastraccia (Arthur Schopenhauer).
Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina (Sant'Agostino).
Meglio è non saper niente che saper molte cose a metà (Friedrich Nietzsche).
Senza istruzione corriamo il rischio di prendere sul serio le persone istruite (Gilbert K. Chesterton).
Sappiate scrivere, ma non leggere: non importa (Andrea Zanzotto).
Trovo che la televisione sia molto educativa. Ogni volta che qualcuno l'accende, vado in un'altra stanza
e leggo un libro (Groucho Marx).
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CONFERENZA GENERALE 2012
NEUSTADT, 15-21 luglio 2012
PRIMA GIORNATA
16 LUGLIO - LUNEDÌ
Più di 80 persone provenienti da tutto il mondo si incontrano dal 15 al 21 Luglio a Neustadt, in Germania, per "Educare", l'VIII Conferenza Generale della Congregazione dehoniana. La tradizione della
Conferenza Generale è iniziata nel 1969. Cade generalmente a metà del mandato del Superiore Generale, e ha affrontato numerose tematiche a cominciare da "Il Rinnovamento della Congregazione alla
luce del Concilio Vaticano II". L'ultima Conferenza si è tenuta nel 2006 a Varsavia, in Polonia sul tema "I Dehoniani e la missione ad gentes”. Tra i partecipanti figurano i superiori maggiori di tutte le entità SCJ, e alcuni ospiti e invitati.
Apertura della Conferenza Generale
P. Claudio Dalla Zuanna, ha presieduto la Messa di apertura della VIII Conferenza Generale. Il 29
giugno, p. Claudio è stato nominato Arcivescovo di Beira in Mozambico e per questo si tratterrà solo
un giorno alla Conferenza. Non potrà dirigere i lavori ma tornerà a Roma per prepararsi al suo nuovo
incarico.
"Ci sono alcuni che mi chiedono come procederà il lavoro del Consiglio Generale dopo la mia partenza", ha detto p. Claudio nella sua omelia. "Alcuni parlano di una perdita per la Curia. Senza falsa modestia, posso senz’altro dire che la comunità che compone la Curia generale è solida e la mia partenza
non la indebolisce".
Benvenuto!
Nella sala riunioni, i partecipanti sono stati accolti inizialmente da p. Heiner Wilmer, superiore provinciale della provincia tedesca. Nel suo breve saluto ha ricordato la storia della Provincia tedesca e la sua
attenzione al tema dell’educazione. Herz-Jesu-Kloster, la struttura ospitante, è una proprietà SCJ dal
1920, anche se inizialmente era una struttura molto più modesta dell’attuale.
Dopo p. Heiner, ha preso la parola p. José Ornelas Carvalho, superiore generale. Ha ringraziato la Provincia tedesca per aver ospitato per la seconda volta una Conferenza Generale (era già accaduto nel
1982). Il p. Generale ha inoltre ringraziato tutti coloro che si sono dedicati ai preparativi della conferenza, incluso il Comitato preparatorio e i membri della Curia.
I ringraziamenti più sentiti, p. Ornelas li ha riservati a p. Claudio Dalla Zuanna. "Ti ringrazio Claudio,
- ha detto il p. Generale - per quello che hai fatto per la Congregazione, per quanto hai condiviso con
tutti noi, per i tuoi sogni e le tue speranze. È con qualche apprensione che guardiamo alla tua partenza,
ma abbiamo anche una grande gioia per te, e ti accompagneremo con l'amicizia, con la preghiera e la
solidarietà”. Il p. Generale ha poi consegnato a p. Claudio un regalo da parte della Congregazione, una
icona della Trinità. Nell’accettarla, p. Claudio ha detto: "Praticamente tutta la mia vita è stata nella
Congregazione, e resterò sempre un dehoniano". Ha poi aggiunto, che è proprio grazie alla formazione
ricevuta come SCJ, che oggi, ponendosi al servizio della Chiesa, diventa Arcivescovo di Beira, in modo da poter condividere l'amore di Dio, e lo spirito di riconciliazione. "Il nostro carisma viene con me,
ed è un dono per tutta la Chiesa".
Ha poi parlato della Conferenza, le cui radici affondano nel precedente incontro di Salamanca, in Spagna. Fu nel corso di quella riunione che i partecipanti suggerirono di affrontare il tema
dell’educazione, in quanto parte fondamentale del carisma dehoniano. Il suggerimento è stato raccolto
nel Capitolo generale del 2009, che ha approvato il tema. "L’educazione", ha detto p. Claudio, "è un
dovere della società". La famiglia, ha aggiunto, è dove inizia l’educazione. "Ma in molte aree le famiglie stanno crollando".
Nel descrivere il compito educativo dei dehoniani con i giovani, p. Claudio ha raccontato la storia di
Abramo e Agar; Agar, dopo essere stato allontanata, perduta nel deserto e non sopportando di veder
morire il suo bambino, preferì abbandonarlo. Ma fu subito richiamata presso suo figlio da una voce.
"Non temere, Dio ha ascoltato il grido del tuo bambino". Poi Agar vide un pozzo d'acqua.
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CUI 435 – Settembre 2012
Proprio come Agar, i dehoniani sono chiamati a non abbandonare le giovani generazioni. Essi devono
aprire gli occhi e trovare l'acqua, quell'acqua che disseta la sete di valori. "Abbiamo un pozzo d'acqua
da condividere e comunicare a tutti", ha detto p. Claudio. "Educare", ha detto, "non vuol dire semplicemente fornire delle istruzioni, ma è un contributo allo sviluppo dei giovani, per aiutarli a trovare la
propria strada nel cammino della vita". Durante questa conferenza, ha concluso p. Claudio, i partecipanti devono cercare di comprendere che cosa significhi essere un educatore dehoniano. "Dobbiamo
incontrare i giovani dove possono essere trovati. Ovvero sui media, nelle scuole e nelle parrocchie.
Quando diamo educazione, diamo vita", ha concluso.
P. Dehon come educatore
P. João Carlos Almeida ha aperto il pomeriggio con una presentazione sul fondatore in quanto educatore. Membro della Provincia Centrale del Brasile, p. João è professore presso l'Istituto Teologico SCJ
della Facoltà Dehoniana di Taubaté e presidente della Commissione teologica latino-americana.
"Quali valori distinguono p. Dehon come educatore?" Si è chiesto p. João. P. Dehon “andò al popolo”.
In questo modo egli vide il necessario equilibrio tra rigore e tenerezza, tra la ragione e il cuore. “Uscendo”, ha aperto la sua mente al resto del mondo. “Uscendo” venne coinvolto nelle opere sociali cattoliche, imparando l'importanza di condividere le idee attraverso i giornali e i discorsi. Dehon si rese
conto che spesso i suoi confratelli erano assenti nei dibattiti sullo sviluppo della società. La formazione
sacerdotale non preparava gli uomini ad affrontare i problemi di una moderna società.
Per questo p. Dehon ha sempre dato priorità alla formazione dei sacerdoti e dei giovani. Era un sostenitore dell'educazione cristiana, proprio mentre il governo francese cercava di ostacolare le scuole cattoliche. “Uscendo” il fondatore ha sviluppato una opzione preferenziale per coloro che sono ai margini
della società. Il fondatore ha parlato di quello che egli considerava come l'educazione "ideale". Doveva
essere una educazione mossa dall’amore e mai dalla paura. Educare, per p. Dehon, non significa semplicemente trasmettere informazioni. Si trattava invece di sviluppare un rapporto tra educatore e allievo. Creare un legame con l’allievo, non attraverso la paura, i premi o le punizioni, anche se all’epoca si
riteneva che questi fossero i mezzi più idonei per educare.
P. Dehon ha in un certo senso sviluppato un "quarto voto"; quello dell’educazione, legata intimamente
alla verità e alla carità.
Un educatore dehoniano deve trasmettere alle giovani generazioni il senso della disponibilità, della solidarietà e della comunità. L’educazione, per p. Dehon, è una "azione", è un modo di trasmettere valori
alle nuove generazioni. L'educazione - ha concluso P. João - è una forma di riparazione, dove l'amore e
la verità si uniscono insieme.
Quali valori, quali speranze vogliamo condividere?
Fr. Olav Hamelijnck ha condotto la sessione finale della prima giornata, incentrata su un questionario
inviato ai dehoniani prima della Conferenza Generale. In esso, è stato chiesto ai Dehoniani un giudizio
circa i valori trasmessi dai confratelli che li hanno preceduti, e i valori che pensano siano fondamentali
da condividere con le generazioni più giovani. In entrambi i casi, la disponibilità e il sint unum, sono
state le risposte più numerose, seguite poi dalla educazione al servizio e dalla chiamata ad essere profeti dell’amore.
Divisi in gruppi linguistici, i partecipanti hanno discusso brevemente i risultati del sondaggio. Molti
hanno sottolineato l'importanza di trovare il giusto linguaggio da utilizzare con i giovani, in modo da
poter essere ascoltati e compresi. È solo imparando il linguaggio dei giovani che può esserci un dialogo con loro. E nella tradizione di p. Dehon, l’educazione è lo sviluppo di relazioni che permette
all’allievo di fiorire.
SECONDA GIORNATA
17 LUGLIO - MARTEDÌ
Identificare i valori dehoniani, esaminando il ruolo dei media
La seconda giornata della Conferenza Generale è iniziata con una presentazione di p. John van den
Hengel sui valori dehoniani.
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Il discorso ha preso le mosse da uno precedentemente presentato nel gennaio 2010 ai docenti e al personale del Leoninum Gymnasium SCJ di Handrup. Si è concentrato sulle scuole Dehoniane – per cercare di comprendere quale sia la peculiarità di una scuola "dehoniana," e quali siano i valori posti al
suo fondamento.
Facendo un ulteriore passo in avanti, p. John ha chiesto: "Quali sono i valori [dehoniani] che vogliamo
trasmettere alle generazioni future? Che cosa rappresentiamo? Quali sono i valori che ci identificano?"
Quali sono i valori?
Prima di provare a individuare i valori dehoniani, p. John ha riflettuto sull'idea stessa di valore. "Oggettivamente," ha detto, "i valori nella realtà non esistono. È solo quando essi sono incarnati da persone e istituzioni che diventano reali. “Ma è solo quando essi si realizzano attraverso le istituzioni che ci
rendiamo conto di quanto le concezioni valoriali siano diverse”.
Ha fatto l'esempio dell'Unione europea. Benché i cittadini europei abbiano numerosi valori in comune,
non sono questi valori il collante che tiene unita l'Europa. Inizialmente i paesi europei si sono riuniti
per ragioni economiche, che tuttavia non erano sufficienti a creare le condizioni per un prestito obbligazionario europeo, un legame che superi i legami etnici. Occorre fare di più per l'unità nella diversità.
Che cosa manca allora? P. John ha suggerito che si tratta di una storia comune di "europa." "Manca
cioè un mito di origine, una storia di fondazione", ha concluso.
Cercare di stabilire valori comuni, senza una storia fondativa comune "è come cercare di costruire una
casa senza fondamenta", ha detto p. John. I valori non funzionano nel vuoto.
Una storia di fondazione, un mito delle origini, danno senso a ciò che una organizzazione, un popolo,
sta facendo. I valori devono essere collegati a questa storia di fondazione.
Qual è la nostra storia SCJ?
P. John è poi passato alla storia di fondazione dei dehoniani. “Essa nasce da p. Dehon, dalla sua vita,
che possiamo configurare come nostro mito fondativo”.
P. John ha parlato della profonda esperienza che p. Dehon ha fatto del Natale, quando da ragazzo appena entrato nella adolescenza, ha sentito che il Signore si rivolgeva a lui invitandolo a dare la vita per
lui. "La mia esperienza di conversione è avvenuta in quel giorno", ha detto p. Dehon.
Il fondatore, ha proseguito p. John, è stato trasformato da un amore che non sapeva essere possibile. La
sua era una fede in un Dio che lo amava.
"Credere profondamente nell'amore di Dio, è la nostra storia di fondazione". P. Dehon ha creduto che
"l'amore" fosse il valore primordiale. Questa scoperta personale dell'amore di Dio è la storia della nostra origine", ha detto p. John.
Valori dehoniani
Nata da questa storia, quali sono dunque i valori dehoniani? In precedenti riunioni di formazione a Salamanca, in Spagna, ne sono stati individuati tre fondamentali:
1) Adveniat Regnum Tuum
2) Ecce Venio
3) Sint Unum.
Che cosa significa offrire al mondo questi valori, che cosa possono insegnare alle giovani generazioni?
Per p. Dehon, l'idea del Regno di Dio (Adveniat Regnum Tuum), ha avuto implicazioni politiche. Ma
oggi, esso è ben più che guardare le strutture sociali della società. Il Regno, ha detto p. John, è ciò che
accade "tra noi." È un surplus di amore. I Dehoniani possono aiutare i giovani a vedere questo surplus
d'amore, e l’amicizia dell'universo. P. Dehon era un ottimista. Credeva in un mondo capace di trasformarsi. Questa è una grande lezione da trasmettere alle giovani generazioni.
Ecce Venio, o "Eccomi", è la realizzazione stessa della vita, che per ognuno di noi, inizia con una
chiamata. La risposta a tale chiamata è una scoperta della propria identità. È l'accettazione dell'“altro”
nella propria vita. I Dehoniani spesso la descrivono con il termine "oblazione", la predisposizione a dire: "Eccomi, io vengo a fare la tua volontà".
Sint Unum diventare uno con gli altri, è il riconoscimento del legame che ci unisce. Le questioni sociali sono profondamente religiose. Ricercare Cristo vuol dire ricercare chi ha più bisogno. La riparazione
è il modo di rimettere le cose "a posto" con Dio.
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Noi - Dehoniani - possiamo essere testimoni in grado di aiutare le persone a diventare capaci
dell’amore di Dio. In un mondo in cui spesso regna il cinismo, i Dehoniani possono offrire una capacità illimitata di amore.
Valori in azione
Come si traducono questi valori in "Educare" o nell’educazione dei giovani? Come dovrebbe essere
una scuola dehoniana?
In primo luogo, ha detto p. John, ci deve essere un senso di solidarietà. Uno slogan utilizzato negli Stati Uniti è "No Child Left Be-hind". Anche se l'attuazione dell’idea è stata molto problematica, il concetto è molto dehoniano. Nessuna persona giovane, deve essere lasciata indietro.
I giovani devono imparare ad essere cittadini del mondo, dove non solo "nessun bambino" è lasciato
alle spalle, ma nessuna persona o società. Con una crescente internazionalità nel mondo, i giovani hanno bisogno di imparare meglio come vivere “con” e accettare gli "altri".
Successivamente alla presentazione di P . John, i partecipanti si sono riuniti in gruppi linguistici per
discutere dei valori fondamentali. In seduta plenaria, praticamente ogni gruppo è tornato sui tre valori
individuati nelle riunioni di Salamanca: 1) Adveniat Regnum Tuum, 2) Ecce Venio e 3) Sint Unum.
Vi è l’accordo su quali siano i valori dehoniani, ora la sfida è quella di trovare un linguaggio comune
con cui condividerli.
L'impatto di mezzi di comunicazione
Fausto Colombo ha condotto le sessioni pomeridiane, esaminando il rapporto tra giovani e mezzi di
comunicazione di massa. E’ professore di Teorie delle comunicazioni e media della politica presso la
Facoltà di Scienze Politiche, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. È anche direttore
dell’Osservatorio Sulla Comunicazione, un centro di ricerca sui media e la comunicazione, con sede
presso l'Università Cattolica.
Il Prof. Colombo ha parlato dei giovani di oggi. L'idea di ciò che è "giovane" si è ampliata, si estende
ben oltre l'adolescenza. Accanto a questo, si è rafforzato il desiderio di apparire giovane, fino
all’esempio estremo che fanno di tutto per avere un look giovanile.
Si tratta di un fenomeno nuovo. "Non abbiamo mai avuto degli “eterni giovani”, ha detto il Prof. Colombo. Per secoli, i giovani erano semplicemente quelli in attesa di diventare adulti. Ora, i giovani sono un gruppo a sé stante con articoli commerciali specificamente a loro rivolti. Essi comprendono libri,
spettacoli televisivi e film nati per soddisfare i loro interessi in quanto giovani. La preoccupazione è
che la stessa enfasi non viene messa nello sviluppo di prodotti che aiutano i giovani a crescere. È quasi
come se i giovani fossero incoraggiati a rimanere dove sono, e non andare avanti, per divenire adulti.
Il Prof. Colombo ha tracciato parte della storia di questo fenomeno. Molti genitori vogliono dare tutto
ai propri figli, ma se un bambino ha tutto, lui vorrà sempre tutto.
Quando invecchieranno, si accorgeranno che molte promesse giovanili sono andate disattese. La disoccupazione giovanile è elevata. Lo stato sociale che è stato loro promesso in alcuni posti come la
Spagna, sta cambiando rapidamente.
Giovani e media
Il Prof. Colombo ha fatto notare che la maggioranza dei giovani di oggi sono "nativi digitali", sono
cioè cresciuti con le tecnologie digitali, e sono abituati a usarle come parte integrante della loro vita.
Gli anziani si sentono spesso come "immigrati digitali." Non sono così esperti, come la maggior parte
dei giovani "nativi digitali". Ma essere digitalmente principiante, non significa necessariamente essere
inutile. Un vecchio "immigrato digitale" può avere qualcosa da dire ai più giovani.
L'uso di Internet ha cambiato il modo di diffondere e ricevere le informazioni. Il Prof. Colombo ha fatto l'esempio di Wikipedia rispetto all’Encyclopedia Britannica. La Britannica è stata creata da specialisti che decidono quali informazioni debbano essere incluse nella enciclopedia. Ma il web ha cambiato
il modo di ricevere queste informazioni. Wikipedia, per molti versi, è diventata la Britannica di oggi.
Eppure opera in una maniera opposta alla Britannica. Wikipedia è stata creata dagli utenti. Gli utenti
sono quelli che decidono cosa va in essa.
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La lezione è che ciò che l’autorità preordinata, come avviene ad esempio avviene nella Chiesa, non ha
valore sul web. L’autorità deve essere guadagnata. Il popolo deve decidere cosa merita di essere appreso, cosa vale la pena di conoscere. E’ ciò che egli definisce una "autorità orizzontale."
Il Prof. Colombo ha citato altre sfide e caratteristiche della giovinezza. Vivono in internet, un mondo
dove tante cose sono disponibili gratuitamente. Canzoni, video, qualsiasi cosa può essere scaricata. Ma
questo manca di interazione del ricevente, lascia la sensazione che qualcosa potrebbe essere richiesta
in cambio.
I giovani sono molto concentrati su se stessi. I social media incoraggiano la costante condivisione dei
dati personali e le informazioni, ma non necessariamente favoriscono lo sviluppo di relazioni umane.
Ma è qui che ha luogo una vera e propria comunicazione. È nelle relazioni reali e umane che i valori
possono essere condivisi. I social media sono un buon modo per raggiungere i giovani, ma essi possono solo costituire un'introduzione ad un rapporto reale.
Qual è la risposta? Il Prof. Colombo ha citato la storia di Zaccheo, l'esattore delle tasse, che sentito che
Gesù passava per Gerico, salì su un albero per vederlo meglio. Voleva solo osservare. Ma Gesù lo
guardò e gli disse di scendere dall'albero, e chiese ospitalità nella sua casa.
Per raggiungere i giovani, si deve fare l’inaspettato. Zaccheo si sarebbe dovuto mescolare nella folla.
L'albero era semplicemente la sua finestra verso Gesù. Ma Gesù per raggiungerlo ha stabilito una relazione. Questo è il modo per comunicare con i giovani, per raggiungerli e costruire relazioni.
La giornata di martedì 17, si è conclusa con uno spettacolo di musical organizzato da p. Olav Hamelijnk e dai membri della comunità da Handrup.
TERZA GIORNATA
18 LUGLIO - MERCOLEDÌ
L'impatto delle scuole e delle parrocchie sui giovani
Judith King è stata la prima relatrice di Mercoledì. È un’educatrice, psicoterapeuta, insegnante / formatrice, facilitatrice di gruppo e consulente organizzativo; i suoi clienti sono individui, gruppi di studenti
e leadership di congregazioni religiose (nel corso di capitoli e assemblee provinciali, o di consigli dei
superiori maggiori ).
Gran parte del suo lavoro si focalizza sullo sviluppo di una migliore comprensione dei fattori che influenzano lo sviluppo olistico degli individui come membri di organizzazioni e sistemi.
Ha aperto la sessione con una preghiera interattiva e poi ha iniziato la sua presentazione sull'impatto
delle scuole nella educazione della gioventù.
"L'educazione deve coinvolgere tutta la persona", ha detto. "Io credo in un processo transdisciplinare,
in cui i temi, non i soggetti, sono i punti di partenza". Ha continuato dicendo che i temi devono essere
in linea con l’età, creativi, e soprattutto, divertenti.
Ciò che viene ricercato nell’esperienza educativa – ha detto - non è la semplice memorizzazione di fatti e
cifre, ma un processo trasformativo che renda gli studenti consapevoli della comunità e del mondo. È un
modo per aiutare le persone ad apprendere le competenze necessarie, per "affrontare la vita". Si tratta di
passare dalla ricezione passiva delle conoscenze, ad aiutare gli studenti ad assumere una maggiore responsabilità in ordine all'auto-apprendimento. Riprendendo i temi presentati nel discorso di ieri dal Prof. Fausto
Colombo, ha sottolineato che la conoscenza ha subito un processo di democratizzazione.
Come si può dare una risposta olistica? Si comincia riconoscendo che si impara innanzi tutto attraverso
l'esperienza. Ms. King ha fatto l'esempio dei partecipanti alla conferenza. Quello che si apprende dalla
Conferenza Generale, non sono solo le conoscenze acquisite dalle relazioni. Si comincia con l’intera
esperienza della conferenza, in cui è incluso il modo in cui ciascun partecipante si sente. Stanno dormendo bene o no, si stanno esercitando o no, interagiscono con gli altri? Tutte queste esperienze non
fanno parte solo dell’esperienza come partecipanti alla conferenza, ma sono parte integrante di ciò che
ciascuno si porterà via.
"Il corpo non si limita a portare in giro la testa", ha detto la signora King. E’ parte integrante di ciò che
una persona è. Gli educatori devono prendere in considerazione le molteplici sfaccettature del sapere, incluse le conoscenze somatiche, o come si arriva ad acquisire conoscenze anche attraverso le proprie esperienze fisiche. Vi è anche una conoscenza emotiva, intellettuale, contestuale, la conoscenza attraverso la
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creatività e il racconto, la conoscenza spirituale e la conoscenza che deriva dalla libertà del gioco e della ricreazione.
Tutte queste dimensioni di conoscenza sono integrate nella rete che forma ciascuno di noi è. E ciò che
nel web è interconnesso con molte relazioni, in noi è in un’unica dimensione.
"Ognuno di noi è parte attiva di un universo", ha detto la signora King. Per aiutare i giovani più che
non la semplice accademia, dobbiamo aiutarli a risolvere le emozioni e le preoccupazioni interpersonali; non saranno solo più ricettivi al sapere accademico, ma saranno pronti ad affrontare le numerose
sfide della vita che vanno oltre quelle accademiche.
Ms. King ha sottolineato l'importanza del contesto nei processi di apprendimento. Tutta la conoscenza
è appresa in un contesto di rapporti e situazioni fisiche che fanno capo a quel contesto.
Ha enfatizzato la necessità della creatività e della narrazione. "Essere umani vuol dire essere creativi".
Dove il cristianesimo, e più in particolare il carisma dehoniano, si può inserire in questa discussione?
Ms. King ha notato che, mentre la pratica religiosa è diminuita notevolmente negli ultimi anni, non c'è
stato alcun calo significativo in coloro che dicono che Dio è importante per loro.
"C'è una fame di Dio che le affiliazioni tradizionali non riescono a soddisfare", ha detto. Nel corso delle riunioni di Salamanca, e ora qui in occasione della Conferenza Generale, i Dehoniani hanno espresso il desiderio di condividere la loro spiritualità. Le persone sono ricettive alla spiritualità, ma i dehoniani devono scoprire i modi nei quali condividerla; ed essi vanno ben al di là dei tradizionali metodi
di educazione.
Alla fine della sua presentazione, la signora King ha invitato i partecipanti alla riunione a sviluppare il
profilo di un educatore dehoniano. I partecipanti sono stati divisi in gruppi linguistici per definire i diversi profili e poi riportarli in seduta plenaria. Riprendendo le suggestioni di Ms. King, molti dei gruppi hanno utilizzato il gioco e l’umorismo per sviluppare le loro presentazioni. Le relazioni spaziavano
dal tradizionale all’umoristico. "Ma in tutte le presentazioni sono rimasta colpita dal tema del “cuore”
ha detto.
Il vescovo di Speyer si unisce alla Conferenza
Mons. Karl-Heinz Wiesemann, vescovo della diocesi di Speyer (dove si trova Neustadt), si è unito alla
conferenza per l’Eucaristia di mezzogiorno.
Originario della Westfalia, nella parte nord-occidentale della Germania, il vescovo Wiesemann è stato
nominato vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Paderborn, sua diocesi nativa, nel 2002. Nel 2007 è diventato vescovo di Speyer.
Nella Conferenza episcopale tedesca, mons Wiesemann è presidente della Commissione Gioventù e
membro della Commissione ecumenica. Dal 2008 è stato Vice Presidente del Consiglio delle Chiese
cristiane in Germania. Il vescovo è stato così gentile da interrompere le sue vacanze per unirsi alla
Conferenza Dehoniana.
Passando dalle scuole alle parrocchie
P. Anthony, Francis-Vincent, SDB, direttore dell'Istituto di Teologia Pratica presso la Pontificia Università Salesiana di Roma, ha analizzato l'impatto delle parrocchie sui giovani di oggi. Originario
dell'India, p. Anthony ha effettuato ricerche approfondite sull’inculturazione e sulla catechesi in relazione alle scuole cattoliche.
P. Anthony fa parte anche del comitato editoriale del Journal of Empirical Theology. Ha iniziato parlando dell’approccio interdisciplinare della teologia e della educazione, e della necessità di evangelizzare educando, ma anche di educare evangelizzando.
P. Anthony ha parlato del fenomeno dei giovani che sono "credenti", ma che non appartengono ad una
chiesa formale. Ha fatto eco alle parole di Ms. King notando: la pratica religiosa è costantemente diminuita, ma non c'è stato alcun calo significativo nel numero di persone che credono che Dio sia importante nella loro vita.
In un momento in cui la parrocchia è solo una tra le tante opzioni, che ruolo può avere? Che impatto
può avere?
P. Anthony ha preso atto della crescente popolarità delle sette, piccoli gruppi religiosi che spesso rispondono alle esigenze delle persone andando loro incontro. "Come possono le parrocchie essere più
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fluide", ha detto p. Anthony. "Abbiamo bisogno di trovare altri modi per andare incontro alle persone
là dove sono."
QUARTA GIORNATA
19 LUGLIO - GIOVEDÌ
Un viaggio per il mondo!
Dopo tre giorni spesi principalmente nella sala di riunione, i partecipanti alla conferenza sono partiti
per un “viaggio in tutto il mondo.”
Dividendosi in gruppi linguistici, i partecipanti “hanno visitato” la Repubblica Democratica del Congo,
la Moldavia, le Filippine e l'Argentina. Alcuni rappresentanti hanno presentato progetti per la gioventù
da ognuno di questi paesi.
La prima fermata sull'elenco per quelli di lingua inglese è stata presso p. Artur Guevara che ha parlato
sulle Filippine; in particolare, la Fondazione Kasanag Daughters ed il programma scuole superiori di
Higaonon.
Kasanag è stata cominciata dagli SCJ nel 1999 per offrire un porto sicuro a ragazze e giovani donne
(dagli 8 ai 24 anni) che sono state vittime di abusi sessuali. La fondazione offre assistenza psicologica,
aiuto legale e opportunità scolastiche, incluso l'università. Il programma può accogliere 32 donne; il
soggiorno medio è quattro anni.
Anche se la fondazione riceve assistenza finanziaria da varie fonti da tutto il mondo, il suo bilancio è
limitato. P. Arturo ha invitato quelli che “visitavano” le Filippine, a comprare un CD che lui e musicisti locali hanno prodotto per aiutare nella raccolta di fondi per il centro.
Il Progetto Scolastico Higaonon è stato sviluppato per aiutare i bambini, in età di scuola superiore, della tribù di Higaonon a ricevere un'istruzione. Gli Higaonon sono estremamente poveri e vivono nelle
montagne, lontano da possibilità di istruzione convenzionale. Nel 2004 gli SCJ hanno aperto un dormitorio per permettere a ragazzi Higaonon di frequentare una scuola vicina. Anche se sono seguiti da un
direttore adulto, molto del lavoro della casa, incluso coltivare e preparare i pasti, è fatto dagli studenti.
Approssimativamente 30 studenti prendono parte del programma ogni anno. Due ex-alunni di questo
progetto hanno iniziato gli studi in vista della formazione alla vita SCJ.
Dall'Asia, i piccoli gruppi linguistici si sono spostati in America del Sud, dove hanno preso parte a un
esercizio sviluppato da membri del programma di gioventù Dehoniana dell'Argentina.
Usando gomitoli di cordicella colorata, i partecipanti hanno lanciato i rotoli di cordicella l'uno all'altro
creando così una metafora vivente della rete di relazioni di cui noi tutti siamo parte.
Come Judith King aveva messo in risalto mercoledì, molta della vita riguarda le relazioni e le nostre
interconnessioni. Questo è stato un esempio fisico della rete di relazioni.
Dopo l’America Latina i viaggiatori sono andati in Africa e hanno imparato sul Congo da p. Zenon
Sendeke. La gioventù in Congo ha bisogno di formazione e accompagnamento. Molti sono persi e vivono sulle strade dopo gli anni disperati di guerra civile. “Noi dobbiamo aiutare i giovani a sapere che
la vita in Congo non è solo di sofferenza” ha detto p. Zenon. “Dobbiamo aiutarli a liberarsi dalla loro
ignoranza”.
La provincia offre un’ampia gamma di opportunità educative, portando esperti per parlare alla gioventù su tutto: dalla tecnologia dell’informazione alla salute pubblica fino all'attività della Corte Penale ed
Internazionale dell’Aia. “I giovani sentono parlare di persone portate alla Corte Internazionale [dalla
guerra civile del Congo] ma non sanno cosa sia questo” ha detto p. Zenon.
Le necessità del Congo sono molte e le risorse sono poche. “Spediteci libri, film” ha detto p. Zenon.
“Ma nulla che parli di guerra”. Con la donazione di cinque computer il programma giovanile GradiJeunes ha preparato a Kisangani un piccolo cyber caffé. “Ma il nostro collegamento internet non è così
buono. Avete il tempo per recitare il rosario tra un clic e l’altro sulle pagine web”.
I visitatori di lingua inglese, che abbiamo accompagnato in questo viaggio, hanno finito il loro giro del
mondo in Moldavia dove è stato presentato un certo numero di iniziative che puntano alle giovani generazioni dall’età pre-scolare fino all'università. I Dehoniani della Moldavia hanno indicato orgogliosamente una fotografia di una giovane che suona in un'orchestra. “Lei ha cominciato con noi come
giovane ragazza ed ora è pronta per laurearsi ed ottenere il suo primo lavoro” ha detto p. Artur Sanecki
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che aiutava nella presentazione, insieme ai pp. Piotr Kuszman e Zdzislaw Smiertka. “Noi l’abbiamo
accompagnata dall'infanzia fino a diventare adulta; fa piacere vederla crescere”.
Temi e strategie
Dopo tre giorni di presentazioni e riflessioni, molti temi “urgenti” sono emersi. Sono stati identificati
dagli organizzatori della conferenza come mass media, scuole e parrocchie - come è influenzata la gioventù in queste aree e come possono i Dehoniani avere influenza in loro?
In gruppi linguistici i partecipanti hanno discusso ed identificato strategie ed azioni per ogni tema, così
come il profilo necessario di un Dehoniano educatore coinvolto in essi. I partecipanti sono stati invitati
anche a proporre altri temi “urgenti”.
Di ritorno in plenaria, i gruppi hanno riportato le loro discussioni. Rispetto ai media, c’è stata unanimità riguardo alla preoccupazione su gioventù e social media. Anche se ci sono abusi e pericoli, i social
media non sono in sé cattivi, e neppure un aspetto negativo della società. Comunque, i giovani hanno
bisogno di formazione e guida nell'uso dei social media. I giovani hanno bisogno di imparare come essere consumatori critici della comunicazione di massa.
La maggior parte delle strategie suggerite hanno girato attorno all'uso effettivo dell'internet nelle scuole,
parrocchie, nei gruppi giovanili ed a casa con la famiglia. Non solo i bambini hanno bisogno di educazione
all'uso dei social media, ma anche i loro genitori in modo che comprendano l’impatto di questo.
Riguardo ai media in generale, molti gruppi hanno fatto appello per la continuazione di riunioni come
questa che procede dai precedenti incontri di Salamanca. Dovrebbe essere sviluppata una rete per mantenere il dialogo e servire come una risorsa l'uno per l'altro. I Dehoniani devono anche essere presenti
nei media e generarne contenuto.
Qual è il profilo di un educatore Dehoniano rispetto ai media? Tratti simili sono echeggiati per tutti i
temi: la persona dovrebbe essere profondamente spirituale, presente, responsabile. La persona dovrebbe essere capace di ascoltare ed interagire bene con altri, specialmente con la gioventù. Dovrebbe avere spirito di solidarietà.
Rispetto a scuole e università, molti gruppi hanno suggerito, che c'è un comune curriculum dehoniano,
qualche cosa che potrebbe essere sviluppato e potrebbe essere condiviso con le scuole in tutto il mondo.
Commentando dopo le presentazioni dei gruppi, il p. Generale ha detto che i Dehoniani dovrebbero essere anche presenti a livello di università, non necessariamente come amministratori od operatori delle
università, ma semplicemente come una presenza.
Quando si è parlato delle parrocchie, molti gruppi hanno sottolineato l'importanza di non semplicemente “aspettare” che la gioventù venga, ma andare ai giovani.
Ci sono stati appelli per un comune progetto educativo dehoniano ed il desiderio di uno sforzo educativo e comunicativo più coordinato nella congregazione. “Abbiamo bisogno di qualcuno che a livello
generale supervisioni questo”, ha detto uno dei relatori di gruppo, facendosi voce di quello che molti
avevano suggerito. La congregazione ha bisogno di migliorare la sua attenzione su comunicazione ed
educazione. Certamente gli incontri a Salamanca e qui a Neustadt sono già chiaramente parte di questa
maggior attenzione.
Dopo le presentazioni dei piccoli gruppi, si è dato spazio per commenti generali. Un tema di preoccupazione citato da molti è stato quello dell'abuso sui giovani. Non è un tema facile, ma è uno dal quale i
Dehoniani non possono tirarsi indietro. Anche se ci sono orientamenti congregazionali riguardo agli
abusi, ogni entità deve avere la sua propria politica adatta alla cultura e alle leggi del suo paese. Soprattutto, la sicurezza dei bambini deve essere una preoccupazione della maggior importanza.
Lavorando insieme come educatori dehoniani
Cinque persone fra i laici, rappresentando le scuole SCJ da diversi continenti, hanno deciso che appena
possibile si incontreranno. La riunione, non programmata, si è tenuta giovedì dopo il pranzo. Gli educatori laici hanno condiviso le loro esperienze e poi hanno parlato su come potrebbero interagire meglio non solo come educatori, ma con gli stessi studenti delle loro scuole. È solo un inizio, ma per cominciare, il gruppo ha deciso di partire con riunioni via Skype tra facoltà e studenti delle varie scuole.
Sperano che da questo possano crescere relazioni fra studenti attraverso il mondo.
“Io voglio aggiungere che siamo tutti molto grati di essere qui”, ha detto Michelle Cyr del Quebec, riferendo sull’incontro del gruppo. “È stata una settimana di formazione per ognuno di noi.”
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QUINTA GIORNATA
20 LUGLIO - VENERDÌ
Quello che abbiamo sentito e come andare avanti.
Gran parte del venerdì è stato impegnato per lavorare sul messaggio finale. Dopo aver visto un film
sulle iniziative SCJ in Brasile, il Comitato di Sintesi ha presentato la prima bozza del messaggio finale.
I membri del comitato sono p. Rinaldo Paganelli, p. Mathieu Yvon, p. Valdezate Jesús Soto e p. John
van den Hengel.
L'evangelizzazione è vissuta come un impegno verso l'educazione; l'educazione - "Educare" - è una
chiamata totalizzante che va ben oltre il tradizionale insegnamento. E’ un dovere per ogni adulto contribuire allo sviluppo globale dei giovani. Inoltre, i Dehoniani devono aggiungere a questo "dovere" un
ulteriore passo in avanti, ponendo alla base il carisma di p. Leone Dehon.
Un educatore, modellato dal carisma di p. Dehon, cerca un approccio olistico per l'apprendimento tra
mente, corpo e spirito. Riprendendo ciò che è stato discusso durante i giorni della Conferenza Generale, il Comitato di Sintesi ha notato che l’educazione basata sul carisma incoraggia la creatività e chiama il cuore ad aprirsi agli altri, specialmente ai più deboli.
Riconoscendo che il tema della Conferenza Generale è scaturito dal lavoro fatto alle precedenti riunioni di formazione a Salamanca, in Spagna, il documento finale ha ripreso i tre valori primari dei Dehoniani: 1) Adveniat Regnum Tuum 2) Ecce Venio 3) Sint Unum.
[Durante la presentazione di martedì, p. John van den Hengel ha parlato in dettaglio di questi valori e
di come siano individuabili nella storia fondativa di p. Dehon. Il testo del suo discorso è disponibile
nella pagina Educare di www.dehon.it]
La bozza del documento finale ha focalizzato le aree fondamentali per gli educatori dehoniani, tra cui i
mass media e social media. Suggerisce che i networks debbano essere sviluppati per sostenere e guidare gli educatori dehoniani, e che le attività educative debbano essere coordinata a livello generale. Incontri come quello che è stato fatto a Salamanca, e ora qui a Neustadt, dovrebbero essere ripetuti.
Dopo la presentazione iniziale del documento, esso è stato discusso in dettaglio dai diversi gruppi linguistici che sono stati invitati a presentare suggerimenti scritti al Comitato. Dopo avere visto i suggerimenti, il Comitato ha utilizzato il pomeriggio per rielaborare il documento. Il testo riveduto è stato
condiviso con tutti i partecipanti alla conferenza nell’ultima sessione della giornata.
Il nuovo volto della congregazione
Mentre il Comitato Sintesi era impegnato a rielaborare il documento, il resto dei partecipanti alla conferenza ha seguito la presentazione da p. José Ornelas Carvalho sulle statistiche della congregazione e
le tendenze per il futuro. La presentazione era basata su quella precedentemente illustrata alle entità nel
corso delle visite.
"Le statistiche non sono la cosa più importante quando si parla di comunità", ha detto p. Ornelas, "Ma
danno un punto obiettivo di partenza per le nostre discussioni su quale sia l'importanza dell'educazione
per la congregazione". Ci sono circa 2.150 membri dei Sacerdoti del Sacro Cuore. La più grande concentrazione di SCJ continua ad essere in Europa con 948 membri. Tuttavia, la popolazione della congregazione si sta spostando dall'emisfero nord all'emisfero sud. In particolare, l'Africa si è trasformata
da un continente in cui era necessario l’impegno missionario a uno in cui i dehoniani africani sono la
maggioranza. Nel 1991 vi erano 65 confratelli in Africa, nel 2012 ce ne sono 337, soprattutto africani.
In confronto, l'Europa - la culla dei Sacerdoti del Sacro Cuore - aveva 1.528 confratelli nel 1991. Il
numero è oggi cambiato significativamente. Nel complesso, ci sono meno membri in tutto il mondo rispetto al 1991, ma dal 2003 la diminuzione è rallentata notevolmente, e si pensa che la congregazione
si sia stabilizzata intorno al 2100.
Per il futuro della Congregazione è importante guardare dove sono i giovani. In Europa ci sono circa 60
studenti SCJ, meno di un terzo di quanto ce ne erano poco più di 10 anni fa. Ma in Africa, gli studenti costituiscono quasi il 50% della popolazione SCJ. In Asia, il 32%, e in Sud America, quasi il 18%.
Il p. Generale ha sottolineato che non si sta semplicemente cambiando il numero della congregazione,
ma si sta cambiando, per molti versi, il suo carattere. La chiamata è la stessa, ma il modo di viverla sta
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cambiando. La crescita in Africa, Asia e Sud America è il risultato degli sforzi iniziali da parte di missionari provenienti dall’Europa e dal Nord America.
La congregazione ha sempre avuto uno spirito missionario, uno spirito che nasce con il carisma di p.
Dehon. Ma ora a causa dell’età e della diminuzione di numero i dehoniani d’Europa e del Nord America, non sono più in grado di andare in missione.
"Alcune delle province più anziane dicono che con la diminuzione del numero, non possono privarsi di
nessun confratello da mandare in missione ", ha detto p. Ornelas. "Le entità più giovani potrebbero dirci che non sono ancora pronte a inviare persone alle missioni ... Ma noi siamo una congregazione internazionale". Non possiamo rimanere chiusi nelle nostre case, dobbiamo lasciare i nostri continenti e
vivere il nostro spirito missionario. Essere internazionali, non significa semplicemente avere confratelli in molti paesi, significa sviluppare di uno spirito internazionale”.
P. Ornelas ha inoltre osservato che, accanto alle difficoltà di affrontare il cambiamento globale della
congregazione, c'è anche molto entusiasmo per la crescente presenza SCJ. La Congregazione è infatti
presente in più paesi rispetto al passato. Il suo impatto sul mondo cresce.
Ma mentre la crescita è eccitante e vivificante, è importante mantenere un occhio critico sull'effetto di
questa nuova dinamica globale nella congregazione. L'emisfero nord è stata la principale risorsa finanziaria dei confratelli SCJ. Come è stato detto, i soldi non sono tutto, ma il nostro ministero ha un costo
in denaro. Come la diminuzione dell'emisfero settentrionale incide sulla stabilità finanziaria della Congregazione? Come possono le Entità più giovani trovare modi per essere autosufficienti?
La giornata si è conclusa con un incontro nella casa Pfalzkeller (sala di ricreazione).
SESTA GIORNATA
21 LUGLIO - SABATO
La Conferenza Generale, "Educare, come dehoniani, le giovani generazioni", si è conclusa sabato mattina, 21 luglio. In una breve sessione i partecipanti hanno approvato il documento finale, che sarà reso
disponibile in diverse lingue nelle prossime settimane.
P. José Ornelas Carvalho, superiore generale, ha sintetizzato i lavori di questa settimana. "Educare va
alla radice della nostra ragione d’essere", ha detto. "Possiamo cambiare il mondo ed educare è un modo privilegiato per attuare questo cambiamento."
Ha proseguito osservando quanto sia stato importante avere degli educatori laici alla Conferenza. "Averli qui non è stato un gesto di facciata", ha detto. "Sono l'espressione del fatto che non possiamo
svolgere il nostro lavoro senza una reciproca collaborazione. I laici che lavorano con noi non sono una
mera estensione di noi, ma offrono una visione unica per aiutare a scoprire ciò che è un dehoniano, e
un educatore dehoniano".
E' importante, ha proseguito, pensare a questa conferenza non come una fine, ma come parte di uno
sforzo continuo, iniziato in incontri precedenti, per migliorare l'impatto del carisma dehoniano nella
formazione dei giovani.
Infine, p. Ornelas ha ringraziato le tante persone che hanno reso possibile lo svolgimento della Conferenza, cominciando dalla Provincia tedesca e, in particolare, la comunità di Neustadt. "Siamo stati accolti con grande gioia". Ha ringraziato la Provincia spagnola per la creazione del logo, e le molte persone che hanno collaborato alla Conferenza: la commissione preparatoria, i moderatori, il gruppo di
sintesi, e, naturalmente, p. Heru Ismadi, il segretario generale. P. Heru non era in quel momento in sala
perché impegnato a preparare CD, documenti e foto che sarebbero stati distribuiti ai partecipanti.
Inoltre ha ringraziato tutti i traduttori, specialmente i padri Radoslaw Warenda e Józef Golonka, che
sono stati "promossi sul campo," per le traduzioni ai confratelli polacchi. Sono stati infine ringraziati
coloro che hanno contribuito a diffondere le notizie della conferenza via e-mail e attraverso i siti web.
Gran parte della conferenza si è incentrata sull'importanza della comunicazione di massa ed è stato bello vedere gli strumenti di comunicazione messi in uso durante questa settimana. La conferenza generale si è conclusa con l’Eucaristia presieduta dal p. generale. Nel pomeriggio, i partecipanti hanno raggiunto Worms in autobus per una visita e per un ultimo momento di convivialità.
Tutte le relazioni, le foto e i documenti di "Educare", la Conferenza Generale di Neustadt, sono disponibili nella sezione Educare del sito; è sufficiente cliccare sulla foto in home page.
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È inoltre possibile vedere le foto all'indirizzo www.generalate.smugmug.com. E' presente un album di
foto per ogni giorno.
“EDUCARE DA DEHONIANI LE GIOVANI GENERAZIONI”
ORIENTAMENTI DELLA VIII CONFERENZA GENERALE
Riuniti nella VIII Conferenza Generale a Neustadt 16-21 luglio 2012, abbiamo avvertito un’altra volta
che la Congregazione è chiamata a partecipare attraverso l’impegno educativo nella missione evangelizzatrice. Il tema Educare da dehoniani le giovani generazioni, sollecitato dal II Incontro degli Educatori in Salamanca (2008) e accolto dal XXII Capitolo Generale (2009), ha messo in luce che ogni persona è amata da Dio Padre nel Cuore del suo Figlio.
Questa Conferenza ci ha dato l’occasione per riprendere i doni che sono nel nostro tesoro, quello che
ha dato vita alla Congregazione nella storia. Perciò abbiamo ricordato ancora una volta il dono dello
Spirito di Dio alla chiesa: il dono è l’esperienza di fede di padre Dehon. Abbiamo apprezzato che la
nostra vita è radicata in una vita di amore: l’amore di Dio, che è al cuore della nostra identità. Questa
eredità spirituale ha nutrito l’approfondimento contemplativo e mistico di padre Dehon che lo ha spinto verso un misticismo politico e sociale.
Il termine educare è molto più vasto di quello dell’istruzione, della comunicazione o formazione. Il
compito che spetta ad ogni adulto di contribuire allo sviluppo integrale della personalità di ogni giovane, invita a condividere tempo, attenzione, affetto che possano servire per realizzarsi e costruirsi un
senso per l’avventura del vivere.
1. L’eredità educativa di padre Dehon
Celebrare questa conferenza generale con il titolo Educare da Dehoniani le giovani generazioni ha voluto dire che il nostro cammino spirituale attinge dalla ricca esperienza di padre Dehon e al suo modo
di educare.
A livello spirituale e di impegno, tutti noi, in modi diversi, siamo personalmente impegnati in un viaggio che offre una risposta importante riguardante il significato ultimo dell’esistenza umana. Per aiutare
l’educatore a creare il suo profilo occorre che facciamo scattare tre attenzioni: la memoria, la narrazione e la compassione.
La memoria ci rimette in contatto con il carisma e l’esperienza originaria di p. Dehon. Essa assume il
tono di una consegna. Diventa “rischiosa” perché chiede coinvolgimento e disponibilità a lasciarsi trasformare.
Perché la memoria non sia dispersa è necessario raccontare. In tal modo una spiritualità torna a vivere. Diventa realtà che fa da ponte tra il racconto fondativo narrato e la comunità narrante. I giovani riscoprono così il senso di celebrare, testimoniare e vivere la salvezza.
La parola custodita dalla memoria, rimessa in vita dalla testimonianza narrante del formatore, provoca
la compassione. La compassione richiede un cambiamento dello sguardo, una nuova visione di Dio e
del mondo. La spiritualità non solo rivela la sua carne, ma anche la sua forza politica, perché produce
un cambiamento di sguardo di prospettiva e di orizzonte.
2. Proposta educativa dehoniana1
“Educare un cristiano non è soltanto offrirgli nozioni delle scienze umane che l’aiutino a crearsi una
posizione nella vita […] Anzitutto è creare in lui un nobile e grande carattere, abitudini limpide, delle
virtù forti.
Far crescere in lui la fede che apre l’intelligenza al mondo invisibile, la speranza che rinvigorisce il
cuore nella prospettiva della felicità meritata, e l’amore che ci fa rivolgere a Dio sensibilmente nelle
fredde ombre della vita”.2
1
I membri della VIII Conferenza generale hanno accolto la Proposta educativa dehoniana maturata nell’incontro di
Salamanca (luglio, 2001) e sviluppata in questi anni.
2
L. DEHON, OSC IV, 278.
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Fedeli allo spirito di P. Dehon, nostro Fondatore, e alla missione che volle assegnare al nostro Istituto,
consideriamo l’attività educativa come luogo privilegiato di evangelizzazione. La pedagogia dehoniana si caratterizza per lo sforzo di andare ai giovani seguendo il metodo di ascoltare, giudicare e agire.
In questo senso, affinché i nostri ambiti educativi diventino autentici luoghi di evangelizzazione e
compiano ciò secondo il modo di essere dehoniano, dovranno promuovere gli atteggiamenti che scaturiscono dalle espressioni: “Ecce Venio”, “Sint Unum” e “Adveniat Regnum Tuum” .
Ecce Venio/Ecce Ancilla - Ecco io vengo per fare la tua volontà / Ecco la Serva del Signore.
“Ecce venio/Ecce Ancilla” dicono che noi abbiamo capito la gratuità dell’amore di Dio; ci spingono ad
atteggiamenti di disponibilità verso i più deboli, generosità, donazione, così come all’apertura e allo
stare attenti alle necessità degli altri, come risposta all’amore di Dio. Siamo aiutati a promuovere un
agire generativo.
Pertanto, la proposta educativa dehoniana:
- Comporta l’accettazione del proprio corpo. Nel processo della propria umanizzazione ciascuna persona può crescere, se consolida la sua corporeità (L. Dehon, Oeuvres Sociales IV, 277).
- È rivolta al completo sviluppo dell’uomo, alle sue capacità corporali, spirituali e dell’anima
(L. Dehon, Oeuvres Sociales IV, 277-78).
- Include la dimensione religiosa nell’educazione. Introduce alla vita di fede personale, ai sacramenti, all’insieme delle celebrazioni della fede. Invita a seguire il Signore (L. Dehon, Oeuvres Sociales IV, 278).
- Riconosce nella debolezza umana, nelle sue ferite e nei suoi fallimenti, una realtà umana che
ci può portare ad un profondo incontro tra Dio e l’uomo, che opera così in modo salvifico (L.
Dehon, Oeuvres Sociales IV, 278).
- Pretende, non soltanto persone preparate ma autentici cristiani impegnati (L. Dehon, Oeuvres
Sociales IV, 278-79).
- Valorizza una formazione di qualità. Educa i sensi, sviluppa l’intelligenza, invita alla creatività e modella il cuore. I giovani saranno stimolati a far fruttificare i loro migliori talenti, per
crescere con essi, con la coscienza che i talenti non appartengono a loro, ma devono farli fruttificare a beneficio degli altri (L. Dehon, Oeuvres Sociales IV, 277-78; 361).
Sint Unum - Che tutti siano uno.
La preghiera di Gesù sull’unità, divenuta cara a padre Dehon, fa riferimento ai valori della fraternità,
comunione, cordialità, spirito di famiglia, condivisione fra tutti, riconciliazione, capacità d’accoglienza
e d’apertura agli altri, che fanno della vita in comune uno dei perni più importanti della vita umana e ci
aiuta ad attivare un agire responsabile.
Pertanto, la proposta educativa dehoniana:
- Comprende il cuore come simbolo mistico dell’incarnazione di Dio, un evento che, da una
parte stimola la solidarietà con gli altri e per gli altri, e dall’altra parte, tende verso l’unione
con Dio come la più grande possibilità di realizzarsi nella vita umana (L. Dehon, Oeuvres Sociales IV, 277- 78; idem. I,3).
- Esige lo spirito di comunità. La celebrazione comunitaria delle feste, dei santi, giubilei ed altre occasioni speciali, creano legami di comunione e un senso di appartenenza comune (H.
Dorresteijn, Leven en persoonlijkheid van Pater Dehon, Maastricht 1949, 75-76).
- Favorisce l’amore alla Chiesa; esso va unito all’amore per il lavoro nel campo vocazionale religioso e sacerdotale (L. Dehon, Oeuvres Sociales IV, 270-73; 278).
- Promuove un lavoro d’insieme fra religiosi dehoniani e i laici. Assieme assumono il lavoro
educativo nel servizio ai giovani e sono disposti a lavorare responsabilmente ognuno al suo
posto.
- Valorizza le nuove modalità dei mezzi di comunicazione come mezzi per comprendersi fra gli
uomini e per l’annunzio del Vangelo (L. Dehon, Oeuvres Sociales II, 195 ss).
- Educa all’ospitalità e all’accoglienza (Association amicale des anciens élèves de l’Institution
Saint-Jean, 8 août 1897, pp. 24-26; L. Dehon, Voyage autour de monde 11, 365).
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Adveniat Regnum tuum - Venga il tuo Regno.
Questa parte del Padre Nostro invita a sviluppare gli atteggiamenti che favoriscono l’azione e gli impegni personali e comunitari, per rendere presenti i valori del Vangelo. La ricerca della pienezza di vita
nell’amore secondo il Cuore del Padre, si fa presente nell’impegno sociale concreto, nell’impegno per
la Giustizia e la Pace, nelle azioni di riparazione come manifestazione della nostra solidarietà verso
tutti gli uomini, nel lavoro che diventa sempre più umano dal binomio conoscenza-azione, contemplazione-azione. Vogliamo un’educazione come cittadini, diventando agenti di cambiamento nella costruzione di un mondo nuovo, nella propria vita e per la diffusione della dottrina sociale della Chiesa.
Pertanto, la proposta educativa dehoniana:
- Opta per la formazione integrale della gioventù, secondo una concezione cristiana dell’uomo,
della vita e del mondo, e la prepara a partecipare in futuro nella trasformazione e miglioramento della società (L. Dehon, Oeuvres Sociales IV, 270-271).
- Ha uno spirito missionario. Nel dialogo trasmette agli altri il Vangelo (L. Dehon, Oeuvres Sociales IV, 278-79).
- Accentua il rispetto per la bellezza del creato e la coscienza di responsabilità nella conservazione della natura (L. Dehon, Oeuvres Sociales IV, 365-66).
- Fa in modo che ogni insegnamento diventi un incontro tra fede e cultura (L. Dehon, Oeuvres
Sociales IV, 273).
- Educa alla responsabilità personale, al senso del dovere e alla capacità di assumere le responsabilità tanto nella società come nella Chiesa (L. Dehon, Oeuvres Sociales IV, 361).
- Persegue la salvezza della società attraverso le associazioni cristiane. Appoggia unioni e testimonianze di carità che sorgono dallo spirito evangelico (J. Haas, P. Leo Dehon. Sein soziales Wirken. Sein Sühnen, Freiburg 1955, 66).
- Ambisce far presente il Regno di Dio nelle anime e nella società. Pretende il senso della giustizia nelle relazioni personali, nelle strutture sociali, politiche ed economiche (L. Dehon, Oeuvres Sociales I, 3 e V-1, IX).
3. Il dehoniano educatore
I dehoniani lavorano in diversi ambiti e nel corso della conferenza abbiamo preso in considerazione la
realtà parrocchiale, le scuole/università e il mondo dei media. Sono poi emerse altre urgenze alle quali
facciamo cenno perché possano essere considerate adeguatamente nel nostro compito di educatori.
3.1 Parrocchia
Una comunità parrocchiale dehoniana che educa e si educa sta attenta al quotidiano per cogliere i segni
della presenza di Dio. Crede nelle realtà positive dei giovani, ne individua la fragilità e la precarietà
per entrare in dialogo e verificare con loro l’esperienza umana e religiosa.
A. URGENZE
- Si è individuata la necessità dell’accoglienza dei giovani in un luogo che sia di comunione e
di incontro. Per questo è importante per i dehoniani andare incontro ai giovani “uscendo dalle
sacrestie”.
- Ugualmente occorre tenere in conto che ci sia una integrazione tra i diversi gruppi parrocchiali giovanili esistenti per favorire una perseveranza e una partecipazione attiva.
B. STRATEGIE-AZIONI
- Avere un programma di qualità che spinge alla partecipazione
- Essere aperti ad associazioni e movimenti all’interno delle nostre parrocchie
- Continuare a fare gli incontri dei giovani dehoniani (Pastorale Giovanile Vocazionale) in tutte
le entità e condividere gli eventi internazionali
- Creare una rete mondiale dei giovani con una coordinazione a livello di Congregazione, insieme ai delegati delle Entità della Pastorale Giovanile e Vocazionale
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- Promuovere in parrocchia la formazione permanente.
3.2 Scuola/Università/Ambiti educativi
L’educazione per i giovani-adulti verso un progetto di futuro nel mondo del lavoro e nella vocazione,
non è pura creazione del singolo e nemmeno il risultato di un processo naturale e sociale anonimo, è
piuttosto l’intreccio di una serie di fattori, tra i quali il principale rimane proprio la libertà della persona, che quando usa responsabilmente di essa fa progredire il suo cammino verso il futuro. L’educatore
promuove alla libertà con autorevolezza.
A.URGENZE
- Nell’ambito della scuola e delle Università sviluppare una pedagogia dehoniana capace di
formare integralmente la persona.
- Accompagnamento e presenza constante con i giovani che frequentano i nostri centri di formazione.
- Nella linea dell’apertura internazionale progettare un piano pastorale comune.
B. STRATEGIE-AZIONI
- Coordinare una rete tra gli istituti educativi e promuovere il tema “Educare” tanto caro al nostro fondatore.
- Il Governo generale preveda la presenza di un consigliere, o altro religioso, per coordinare le
attività dell’educare a livello Generale.
- Creare un gruppo di dehoniani che abbiano una formazione integrale e siano disponibili a prestare servizio in altri contesti.
- Continuare a fare gli incontri internazionali degli educatori dehoniani e dei direttori per settori
delle opere educative.
- Promuovere un’attenzione alla promozione e sviluppo della vocazione sia in ambito sociale
che religioso.
3.3 Mass Media
L’ambiente educativo nel carisma dehoniano si colloca come mediazione tra i valori ispirati dal Vangelo e il contesto socioculturale attuale.
A. URGENZE
- Vediamo il bisogno di una conoscenza del mondo di internet e le nuove tecnologie, utilizzandole perché non siano solo luogo di contatto ma di incontro.
- È necessaria la nostra presenza dehoniana nei media, come radio, TV, e nelle reti sociali.
B. STRATEGIE-AZIONI
- Promuovere momenti di formazione per imparare a veicolare proposte che vadano oltre il
contatto.
- Utilizzare internet per uno scambio di contenuti tra le entità.
- Sensibilizzare gli adulti sull’uso dei social-media.
3.4 Altri ambiti
Il motivo della testimonianza è decisivo nell’esperienza umana e nell’orizzonte della fede. Un vero educatore testimone guardando il giovane si sente allargare il cuore, sente che il futuro si fa spazio,
l’orizzonte si allarga e si fa più profondo, e che c’è possibilità e necessità di cammino.
Per noi dehoniani gli esclusi della società sono una priorità ed è per questo che assicuriamo la nostra
attenzione agli emarginati, migranti, smarriti, bambini della strada... In tal senso vogliamo garantire un
approccio professionale e carismatico, creando spazi con loro, ed essere presenti là dove sono.
Il nostro ambito educativo vuole assicurare anche un accompagnamento per la famiglia, facendo visite
per conoscere le loro realtà e avvicinarle in modo adeguato. Il tutto arricchito da momenti veri di condivisione e celebrazione dei loro importanti momenti di vita.
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La storia di questi tempi ci dice di avere un’attenzione di fronte al non rispetto delle persone e agli abusi, ed è per questo che si deve fare un protocollo di attuazione dove non deve mancare la prevenzione. Va garantito il rispetto della vittima e l’accompagnamento dell’aggressore.
Educare oggi
La nostra proposta educativa ci rende avvertiti della necessità di guardare a Cristo, come educatore
perfetto e modello di umanità compiuta. Tutto quello che abbiamo riflettuto può bene essere ripercorso
proprio nell’insegnamento e, prima ancora, nell’esempio e nella persona di Gesù Cristo. Ciò che è decisivo è il rapporto personale con Lui e con la sua presenza ecclesiale, e quindi anche la relazione della
nostra umanità con la sua persona. Cristo, unico maestro, ispiri il nostro agire “perché abbiano la vita
e l'abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).
I partecipanti alla VIII Conferenza Generale
Neustadt, 21 luglio 2012
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ASCOLTO & DIALOGO
PROGETTI APOSTOLICI COMUNITARI (PAC)
I valori condivisi: uso dei beni, formazione permanente (4)
Uso dei beni
Le comunità sono consapevoli dei beni di cui godono e intendono essere responsabili nell’uso. È sempre più presente la forma di gestione in proprio o, almeno, il coinvolgimento diretto.
“La nostra comunità si impegna in una concreta testimonianza evangelica di sobrietà, in uno stile di
vita fraterna ispirata a criteri di semplicità, aperta a tutte le vecchie e nuove povertà. Prima ancora di
essere un servizio ai poveri, la povertà evangelica è la prima delle beatitudini che vogliamo incarnare
nella nostra sequela di Cristo… Un attento bilancio annuale consultivo e preventivo della comunità, un
attento discernimento nel campo degli investimenti delle nostre disponibilità finanziarie e il regolare
rendiconto mensile dei singoli confratelli, vogliono essere per noi segno di condivisione fraterna dei
beni della comunità stessa… La comunità mette in atto forme di solidarietà con chi si trova in stato di
indigenza economica, secondo priorità e criteri concordati insieme. In linea generale non si offre denaro se non ci si assume anche l’onere di una partecipazione vera ai problemi del povero, che non sono
quasi mai primariamente economici. E’ lasciata ai singoli confratelli la responsabilità di piccoli aiuti
occasionali; per importi più consistenti, ci si accorda con il superiore” (CD).
“La nostra comunità è fedele alla condivisione dei beni, dando ogni provento del lavoro apostolico e della
pensione, facendo il nostro rendiconto mensile delle spese al superiore delegato, confrontandosi anche comunitariamente prima di fare delle spese rilevanti” (MI I).
“Abbiamo scelto da tempo l’autogestione per i lavori domestici, per la preparazione dei pasti e per la
cura dell’ambiente attorno alla casa. Non si tratta solo di fare economia. Vuole essere una strada di
prossimità alla gente, alle famiglie vivendo nel quotidiano la spiritualità dell’incarnazione” (Conegliano). “Rispetto alla Chiesa di Modena abbiamo sempre coltivato la rinuncia alla proprietà di istituto.
Non abbiamo proprietà. E’ una scelta che esprime il servizio e la gratuità… La scelta del lavoro, la gestione comunitaria dei beni, una certa austerità di vita e la piena partecipazione alla vita della provincia
religiosa (con tutto quello che questo comporta) ne sono conseguenze” (MO).
“La casa in cui abitiamo e i beni di cui ci serviamo sono dono della Provvidenza. Sono affidati alla
premura di ognuno. Stabiliamo insieme i criteri per la gestione dei beni. I mezzi di cui ci serviamo sono della comunità. Possono essere affidati all'uso e alla cura del singolo. Evitiamo l'appropriazione”
(Monza).
“Il lavoro – in comunità e fuori dalla comunità, retribuito e non – è la risorsa ordinaria del nostro reciproco sostentamento e l’espressione basilare della cura che vogliamo avere gli uni per gli altri. Il riposo dei confratelli anziani o ammalati è anch’esso operoso, e contribuisce ad accrescere la nostra prima
ricchezza: la vita fraterna nella condivisione... Apprezziamo il lavoro svolto dal personale dipendente
non solo come un servizio verso di noi, ma anche come una collaborazione con le nostre attività, poiché esprime una relazione che va oltre il semplice rapporto contrattuale… La comunità mette a disposizione le aree esterne, gli ambienti del piano terra centrale e della ex canonica Suffragio per le attività di formazione rivolte ai dehoniani, al vicariato, alla diocesi, ai gruppi e movimenti ecclesiali. Attività di questo tipo sono privilegiate rispetto alla pura locazione di ambienti. Alla parrocchia è riservata la
sala multiuso… La comunità mette volentieri a disposizione anche le proprie risorse materiali purché
avvenga secondo modalità prudenti dal punto di vista economico e chiaramente estranee a ogni logica
assistenzialistica, sussidiaria o semplicemente sprecona” (Studentato).
La verifica “economica” personale sarà fatta mensilmente dai singoli in CdF. Per quanto riguarda quella della comunità, al bilancio annuale di inizio anno solare si aggiunge un bilancio a metà anno” (Trento). “Concordiamo totalmente con “lo stile di vita sobrio” a cui ci richiama il PAP. Del resto, la nostra
età e la storia del nostro passato ci hanno resi sereni e contenti delle quattro cose che abbiamo. Se
qualcosa o qualche soluzione più moderna è necessaria, la comunità decide il da farsi…
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Siamo totalmente d’accordo con la “condivisione dei beni” in provincia: nella contribuzione libera e
nell’obbiettivo dell’accumulo zero” (Genova).
“Il nostro essere famiglia si concretizza attraverso la condivisione dei beni (cassa comune, rendiconto
mensile, macchine a disposizione di tutti e non personali …). La vita fraterna comporta poi uno stile di
vita sobrio, che attuiamo con il contributo di tutti, secondo le proprie possibilità, attraverso il lavoro
retribuito o no. Il lavoro è inteso come mantenimento e primo introito per le esigenze del vivere quotidiano, ciò è essenziale per vivere la povertà; la sostenibilità delle strutture per il servizio apostolico. La
segreteria è una modalità di ministero e sostegno alla missione” (Padova).
“Economicamente, oggi, la comunità si mantiene con una pensione, due stipendi fissi (parrococappellano Inail), il ministero. Le offerte provenienti dalle celebrazioni di messe, per scelta, vengono
destinate a progetti nei quali sono direttamente impegnati i nostri missionari o di altre congregazioni o
a situazioni particolari. La destinazione è concordata comunitariamente. A chiusura bilancio, qualora
sia possibile, la comunità decide a chi devolvere l’utile. Non ha, per scelta, personale di servizio. Secondo le proprie capacità e disponibilità ogni confratello contribuisce alla manutenzione ordinaria e alle faccende domestiche. Ci si avvale anche della collaborazione da parte dei parrocchiani” (Bagnarola). “Con le offerte e la collaborazione dei pellegrini, ci sforziamo di tenere efficienti, pulite e restaurate le belle strutture del complesso architettonico e dell’ambiente: Santuario, chiostro, locanda e prato.
Un modesto bollettino bimensile informa, evangelizza e unisce circa 4000 amici e benefattori” (Boccadirio).
“I costi strutturali, personali e del lavoro dipendente sono elevati. Della comunità sono le entrate ordinarie di: benefattori, intenzioni di Messe, pensione dei confratelli e stipendi. A queste si aggiungono
offerte a vario titolo, ma, in particolare il cospicuo finanziamento della Provincia scj, da cui la comunità e il suo specifico servizio ad anziani e ammalati dipende per larghissima parte” (Bolognano). “Fa
parte del nostro stile di povertà la dedizione apostolica, il lavoro assiduo, ciascuno secondo i compiti
assegnati, l'accettazione della fatica, una vigilanza “da poveri” sull’uso del denaro e dei moderni mezzi
di comunicazione e di trasporto, la rinuncia a capitalizzare, il far sì che tutto rimanga a disposizione...
Nessuno deve rinunciare a sostare da noi per motivi economici. Presteremo particolare attenzione alle
famiglie con bambini, ai giovani, e a chiunque avesse difficoltà a far fronte alle tariffe normalmente
proposte. Alle persone che sostano da noi fuori dei corsi organizzati viene proposta un’offerta libera”
(Capiago).
Formazione permanente
La comunità, con il suo stile di vita, di servizio e di annuncio, è riconosciuta come il luogo primo di formazione permanente. Questa è descritta come impegno personale e comunitario. Innanzitutto il singolo è
chiamato a tenere vivo lo spirito della chiamata e a portare avanti con i confratelli il compito assegnato alla
comunità, nel confronto e nel dialogo, nella collaborazione, con attenzione comunitaria ai segni dei tempi,
ai problemi posti dalle persone e dal contesto ecclesiale e culturale di cui si è parte.
Emerge anche l’impegno a valorizzare i corsi che si tengono a livello di Provincia, come pure a prevedere,
anche con l'ausilio di relatori esterni, giornate intere di studio e di confronto dedicate ad aspetti particolari
del nostro vivere insieme e del servizio apostolico, a seconda delle esigenze e delle situazioni. Viene sottolineata l’esigenza di condividere in comunità quanto sentito nei corsi e quanto letto su riviste e libri, in modo che circoli sempre tra di noi ciò che, assimilato da uno, può servire anche agli altri.
“Tutto nel nostro progetto rimanda a un impegno di formazione che deve essere "permanente". Il rischio che sappiamo di correre è la sclerosi e la ripetitività, la rinuncia al confronto - scomodo e impegnativo - con le sfide e i problemi della chiesa e della società di oggi, la stanchezza che smorza l'entusiasmo e induce a essere rinunciatari... Nessuno di noi può far fronte a tutto questo da solo. Mettiamo
perciò molta fiducia nel nostro essere e fare comunità ed è in questa linea che vediamo la formazione
permanente alla quale ci impegniamo. Il luogo primo della formazione permanente è per noi la comunità, con il suo stile di vita, di servizio e di annuncio. Provvediamo alla nostra formazione innanzitutto
portando avanti insieme il compito che ci è assegnato, nel confronto e nel dialogo, nella collaborazione, con attenzione comunitaria ai segni dei tempi, ai problemi posti dai nostri ospiti e, più in generale,
dal contesto ecclesiale e culturale di cui siamo parte. Ci impegniamo a valorizzare noi per primi i corsi
e convegni che si tengono nel nostro centro” (Capiago).
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“Lo studio personale a cui non abbiamo mai derogato, ci tiene aperti alla formazione personale con la
lettura, lo scambio di informazioni e la partecipazione a quello che la Provincia o la iniziativa personale propongono” (Genova).
“L’autoformazione è un obiettivo, che si esprime e matura nella condivisione delle competenze. È una
particolare modalità di apprendimento promossa anche in ambito laico e necessaria per una collaborazione effettiva con i laici. Cuore della formazione è la relazione, una «competenza» per la quale non è
sufficiente la specializzazione e matura piuttosto nel rapporto personale” (Studentato).
“Per favorire la crescita della competenza professionale dei singoli confratelli, vediamo con favore nei limiti del possibile - la partecipazione a corsi di formazione, viaggi, convegni, la collaborazione e
la presenza a tutte le iniziative esterne che rientrano nelle finalità del nostro specifico impegno apostolico” (CD).
“La nostra comunità – tenendo presente quanto indicato dal PE 18 – si impegna a partecipare: alla
“Settimana Dehoniana” di FP e agli esercizi spirituali, organizzati dalla Provincia; alle giornate di
formazione, programmate a livello provinciale; alle iniziative organizzate dal Direttivo generale; ai
percorsi specifici per chi è chiamato al servizio dell’autorità. La presenza nella città di Milano può offrire molteplici occasioni per i nostri religiosi che intendono aggiornarsi in campo teologico, pastorale
e professionale” (MI I). “Il luogo ordinario della formazione permanente è la nostra vita di comunità:
consiglio di famiglia, ritiri ed esercizi spirituali, vita fraterna, condivisione nella fede, programmazione
e verifica annuale ... (cf. DP 83). Seguiamo anche corsi appositamente organizzati. La nostra provincia
assicura ogni anno un corso sulla nostra spiritualità alla luce della Parola di Dio e un corso di Esercizi
spirituali. Diamo ad essi la precedenza” (Monza).
Collaborazione intercongregazionale, mondialità
È un aspetto ripreso in alcuni PAC. La collaborazione intercongregazionale è vista nella linea di quella
crescita in ecclesialità e apertura alla quale il Signore sta sempre più sollecitando la sua chiesa e la
stessa vita consacrata.
“Noi non potremmo mai fare da soli ciò che vediamo accadere quando collaboriamo con gli amici che
il Signore ci ha dato di incontrare. L’intesa e la sintonia spirituale che ne proviene dà un respiro più
grande alla nostra opera di annuncio e di formazione spirituale e ci fa toccare con mano come proprio
la spiritualità si arricchisce e trova la sua vera forza quando esce dal chiuso di particolarità sempre
troppo ristrette” (Capiago). “Nella direzione dell’appartenenza alla provincia IS e della mondialità intendiamo coinvolgere le persone che ci frequentano a partire da testimonianze di missionari e padri
dehoniani, di consacrate e laici della Famiglia Dehoniana” (Conegliano). “La formazione e
l’animazione missionaria hanno intrapreso nuovi percorsi con l’attenzione all’internazionalità e
l’accoglienza di confratelli stranieri bisognosi di apprendere la lingua italiana” (Studentato). “Nelle
nostre iniziative coltiviamo la collaborazione con i religiosi e le religiose e favoriamo la corresponsabilità dei laici” (Trento).
La Commissione Spiritualità e Apostolato
(continua)
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I NOSTRI MORTI
IN RICORDO DI P. RENZO TRAVAGLIA
Nato a Cavedine (TN) il 19 ottobre 1945
Prima professione: Bolognano, 29 settembre 1962
Ordinazione: Cavedine, 24 giugno 1972
Defunto: Bolognano, 6 luglio 2012
Principali tappe del suo ministero e della sua opera missionaria:
- 1972-1973 Bruges (stage)
- 1973-1980 Basoko (RDC)
- 1980-1982 Kisangani (procura)
- 1982-1991 Mambasa
- 1991-1994 Lubuto
- 1994-1997 Babonde
- 1997- 2009 Kinshasa
OMELIA DEL FUNERALE DI P. RENZO TRAVAGLIA
CAVEDINE, 8 LUGLIO 2012
Caro p. Renzo
Pochi giorni fa molti di noi si sono stretti attorno a te per ringraziare il Signore della vita per i tuoi 40
anni di sacerdozio.
Siamo ancora qui per affidarti al Signore della vita. Con noi, lo sentiamo, ci sono tantissimi uomini e
donne, giovani e vecchi, che hanno potuto gustare la tua umanità e la tua fede in 36 anni di missione in
Congo. Siamo qui perché, come te, crediamo nella bellezza dello spendere la propria vita per qualcuno. Siamo qui perché come te crediamo – questa è una frase che faccio mia da una tua lettera del 1972
– che Cristo rimane sempre lo scopo della nostra vita e delle nostre scelte.
Sì, carissimi familiari, parenti, amici di p. Renzo, cari confratelli, p. Renzo oggi ci ricorda proprio questo. Cristo e i fratelli, chiunque essi siano, bastano per dare un senso pieno e realizzato alla vita. Sono
ragione sufficiente di bellezza. Anche nella malattia e nel dolore più forte. Teniamo il suo sorriso disarmante davanti a noi.
Il nostro carissimo p. Renzo si è addormentato nella pace del Signore, ieri, primo venerdì del mese di
luglio. Nel giorno in cui ricordiamo l’offerta di Gesù al Padre per tutti noi, p. Renzo ha dato pieno
compimento alla sua vita di riparazione e di offerta: non più in mezzo ai poveri della terra ma nella dignitosa e paziente capacità di vivere la propria sofferenza con abbandono.
È passato da questo mondo al Padre al termine di un’esistenza, vissuta generosamente, e totalmente in Congo.
“Missionario itinerante” lo ha definito un confratello che con lui ha condiviso molti anni di missione.
Alla sua nascita al cielo eravamo ormai preparati, nondimeno la morte suscita sempre una grande carica di sentimenti fraterni e ci spinge alla preghiera. E siamo qui attorno alla sua bara per affidarlo alla
misericordia del Cuore di Gesù, cui si era consacrato con la professione dei voti religiosi di castità, povertà, obbedienza, il 29 settembre 1962.
Consacrato sacerdote il 24 giugno 1972 qui a Cavedine, il suo paese che lo ha visto crescere, è subito partito per la missione. “Uscire, avere contatti”, “non volere ammuffire” queste alcune espressioni in una delle
sue lettere, scritta nel ottobre del 1972 da Bruges in Belgio, dove era per prepararsi alla missione.
“Qui va tutto bene – scriveva il 26 ottobre del 1972 – o, se preferisce, non va male. Sonno a volontà,
“rancio ottimo e abbondante”, e poi tanto silenzio, pace, raccoglimento… in verità, qui bisogna escogitare qualche cosa se non vogliamo ammuffire.
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Cosa vuoi? Sono in una abbazia di stile classico, austera e silenziosa, e, purtroppo, lontana dalla città. Questo è abbastanza mortificante per noi, abituati ormai ad uscire, ad avere contatti… Ma ormai
la timidezza dei primi giorni sta passando, e vedrai che qualche cosa inventeremo”…
Qualche cosa inventeremo!
È vero. È sempre possibile inventarsi qualcosa da giovane prete pieno di energie e passione per la missione, come da malato, se si ha il coraggio di fare di Cristo e della sua Parola il pane quotidiano. Il nostro pane quotidiano come lo è stato per p. Renzo che ha fatto di Cristo lo scopo della sua vita e di ogni
sua scelta.
Il suo essere consacrato ha sempre avuto la concretezza del servizio, un prete servo della Parola e delle
anime e, nello stesso tempo, dedito ai molti servizi concreti senza i quali non possono vivere né le comunità religiose né le comunità cristiane. Nella foresta a Basoko, a Yngambi, Lubuti, Babonde, come
in città a Kisangani, annuncio del Vangelo, attenzione a far crescere comunità cristiane ricche di vita e
ministerialità, preoccupazione per dare qualche risposta alla povertà materiale e culturale, hanno sempre contraddistinto la sua missione.
Il brano evangelico scelto per questa celebrazione pone al centro il Cristo che si dona a noi fino alla fine. È questo punto focale che p. Renzo ha cercato di donare agli uomini e donne che con lui hanno vissuto in Congo e anche a voi.
Condividere lo stesso pane genera vita, fa diventare fratelli e sorelle, provoca a essere protagonisti, ad
andare oltre i semplici confini dati dalle mura delle nostre case e dei nostri paesi. P. Renzo vi ha insegnato questo, coinvolgendovi nei suoi progetti in Congo. Questo pane condiviso vi ha portati fino in
Congo, vi ha fatto scoprire nuovi fratelli e sorelle. Il suo è stato un bel modo per celebrare con voi
l’Eucaristia. Il pane spezzato e condiviso con il mondo intero.
Ora siamo qui a celebrare l’Eucaristia per lui, l’Eucaristia che è memoriale della morte e risurrezione
del Signore Gesù. Lo immergiamo nella Pasqua di Cristo perché riceva la vita eterna, nella certezza
che è ciò che p. Renzo ha desiderato in questi ultimi tre anni di malattia, fatica e dolore.
Lui “missionario itinerante” capace di percorrere le strade infangate della foresta che ha fatto del Cristo lo scopo della sua vita, “uomo generoso nel lavoro e nel servizio”, che ha perseverato sino alla fine,
possa ricevere dal Signore Gesù la gioia dei santi, in compimento della promessa: “Chi mangia la mia
carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno … Chi mangia questo
pane vivrà in eterno”. Signore Gesù, sia così per il nostro p. Renzo, che ti affidiamo con profondo affetto. Sia così anche per noi, che abbiamo la grazia di essere qui a celebrare questi santi misteri.
p. Oliviero Cattani, scj
UN RICORDO DI P. NERIO BROCCARDO
Ereditai da lui la parrocchia di Mambasa nel 1991. Ho potuto vedere lo zelo e l'amore per la gente con i quali
annunciava il Vangelo sia nei villaggi di "brousse" (foresta) che a Mambasa - Centro. Era amato da tutti. Parlava
correttamente il kishwahili e sapeva trasmettere tra i suoi cristiani la fede in Cristo e l'amore per la Chiesa. Per
16 anni ho svolto il mio apostolato dove aveva lavorato P. Renzo: fino all'ultimo non è mancata mai la domanda
della gente "Habari ya mpe Renzo" (Hai notizie di P. Renzo)? Ha lasciato un segno profondo e edificante tra i
cristiani che aveva ereditato d P. Longo e Don Giacinto Toneatto. Dopo Mambasa continuò ad annunciare il
Vangelo ai cristiani di altre missioni di foresta: Lubutu e Babonde. Dal 1997 fu trasferito alla capitale Kinshasa
e divenne parroco della parrocchia San Clemente nel popoloso quartiere di Makala. Lavorò con tenacia e coraggio per 12 anni, dando un decisivo impulso a questa comunità cristiana, ravvivando le C:E:V (Comunità Cristiane Viventi) e interessandosi dell'educazione dei numerosissimi giovani della parrocchia. La sua ultima fatica,
molto difficile, fu la costruzione di una scuola e la ricerca di aiuti per alunni poveri. Arrivato alla fine della costruzione del bel edificio scolastico una malattia incurabile lo costrinse a rientrare in Italia nel dicembre 2009.
Non riuscì a vederne l'inaugurazione. I medici tentarono di arrestare il male, ma non fu possibile, nonostante
due difficili interventi chirurgici. Proprio 10 giorni fa a Bolognano fu possibile festeggiare il 40° anniversario di
ordinazione sacerdotale di P. Renzo assieme ai confratelli della comunità, parenti, amici e parrocchiani del suo
paese d'origine (Cavedine, borgo che si trova a una decina di chilometri da Bolognano). Miracolosamente il male gli diede qualche ora di tregua e la festa riuscì benissimo: fu un arriderci che diede gioia a P. Renzo e speranza a tutti coloro che gli volevano bene.
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E da Bolognano, nella comunità di anziani e ammalati dei dehoniani, è partito per il Cielo da dove continuerà ad
accompagnare tutti noi che abbiamo condiviso con lui l'opera missionaria e in particolare i suoi fratelli congolesi che amava molto e dai quali è amato.
A BOLOGNANO 40° DI SACERDOZIO DEL MISSIONARI0
P. RENZO TRAVAGLIA
Milano, 29 giugno 2012
Da tre anni, quasi, il nostro missionario P. Renzo Travaglia è, a causa di una seria malattia, ospite della
nostra comunità di Bolognano.
P. Renzo è reduce da trentasei anni di missione in Congo. Era in piena attività alla Parrocchia San
Clemente, quando una malattia difficile da trattare, lo ha costretto a ritornare in Italia. E’ originario di
Cavedine, un ridente borgo della val Lagarina, situato non lontano da Bolognano. Circostanza felice:
infatti i familiari possono star vicino al nostro missionario in questo periodo di malattia.
I familiari appunto si sono ricordati che P. Renzo ha ricevuto il sacramento del presbiterato quarant’anni fa, proprio a Cavedine e hanno voluto, in accordo con i responsabili della comunità religiosa
che lo ospita, festeggiare questo anniversario. E non è stato un festeggiamento fatto in sordina, ma veramente solenne e gioioso.
I festeggiamenti hanno avuto luogo domenica 24 giugno a partire dalle ore 16,00 con una solenne concelebrazione nella cappella della comunità di Bolognano, la stessa cappella dove P. Renzo ha pronunciato i voti religiosi, quasi cinquant’anni fa: il 29 Settembre 1962 per l’esattezza. C’erano una ventina
di concelebranti tra cui un sacerdote compaesano di P. Renzo, diversi missionari e confratelli dehoniani numerosissimi parenti e amici. La corale della comunità parrocchiale di Cavedine ha animato la celebrazione. A presiedere c’era P. Giampietro Brunet, dehoniano responsabile della comunità religiosa
di Bolognano che accoglie in modo particolare religiosi dehoniani e non ammalati e altre persone anziane che hanno bisogno di assistenza.
All’omelia P. Giampietro ci ha ricordato che il sacramento del Sacerdozio è un grande dono di Dio;
dono per la chiesa ma anche per colui che è stato scelto dal Signore per questo ministero in quanto unisce la terra al Cielo. E’ giusto quindi, ha detto il Presidente dell’assemblea, ringraziare Dio assieme a
P. Renzo per questo dono che ha ricevuto da Lui. Ringraziare il Signore per questi 40 anni che ha donato a P. Renzo di annunciare la sua parola, riunire i fedeli per celebrare l’Eucarestia, concedere sempre nel nome del Signore il perdono dei peccati ed esortarli a vivere la Carità che Gesù ci ha insegnato.
Questo è il ministero sacerdotale che P. Renzo ha esercitato come missionario tra le popolazioni della
foresta dell’immenso Congo. Era destinato al Mozambico, ma non vi poté andare a causa della guerra
di indipendenza che si trovava all’apice. Allora, con altri due confratelli dehoniani, P. Dino Ruaro e P.
Duilio Cadei,fu inviato per un anno in Belgio per una preparazione specifica e poi raggiunse la grande
missione di Basoko sul fiume Congo. Imparò presto e bene il Lingala e si mise con coraggio e metodo
ad evangelizzare le popolazioni affidategli. Essere missionario “itinerante” fu l’attività principale di P.
Renzo. Infatti, dopo una decina d’anni, lo troviamo parroco a Mambasa nell’Ituri. Qui dovette imparare un altro idioma, il Kiswahili. Lo imparò molto bene, nonostante non sia una lingua facile. E continuò a percorrere le piste infangate della foresta per animare le comunità cristiane che aveva avuto in
eredità da P. Longo e da Don Giacinto Toneatto. Comunità di gente povera e semplice con la quale
seppe comunicare spontaneamente e efficacemente. Al centro della parrocchia, a Mambasa, fece sorgere le C.E.V. (Comunità Ecclesiali Viventi). Fu un’intuizione dei Vescovi Congolesi per attuare la
scoperta del Concilio Vaticano II che vide la chiesa come popolo di Dio dove tutti sono discepoli e responsabili della crescita del Regno di Dio. Il cristiano congolese non riceveva solo i sacramenti, non
ascoltava la catechesi, non attendeva che il missionario avviasse attività di sviluppo umano e sociale,
ma era chiamato ad essere attivo, un cristiano vivo che annuncia e costruisce la vita che Cristo risorto
gli ha dato. Questo il lavoro che P. Renzo ha realizzato non solo a Mambasa, ma anche a Yngambi e
poi a Lubutu e a Babonde.
Dieci anni fa ha lasciato la foresta per diventare parroco nella parrocchia di Saint Clément nel popolosissimo quartiere di Kinshasa, capitale del Congo chiamato Makala.
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Anche a Makala si adoperò per dare slancio alle C.E.V., per coltivare la catechesi, seguita da tantissimi
catecumeni, e la liturgia. La liturgia lo occupava molto. È a Kinshasa che nasce il “ rito congolese”.
Per lui si tratta di accompagnare i cristiani della sua parrocchia ad esprimere la loro fede con il loro
linguaggio secondo il loro genio specifico. Lavoro bello, entusiasmante, ma anche delicato: in questo
movimento nuovo e popolare si tratta di dare spazio alla cultura della gente, salvaguardando però
l’essenziale del mistero cristiano. A Kinshasa, per rispondere al bisogno di istruzione ed educazione
dei tantissimi giovani della parrocchia, organizzò adozioni a distanza per aiutare tanti allievi poveri a
proseguire negli studi e, con grande coraggio, si avventurò nella costruzione di una bellissima scuola.
Lui non la vide ultimata, perché dovette rientrare in Italia a causa della malattia nel dicembre del 2009.
Da questo momento, segnato dalla malattia, rimane sempre in missione ma in modo nuovo, anzi antico. È accanto ai suoi cristiani congolesi, non più con la parola, con l’organizzazione della preghiera,
dell’educazione dei giovani, nell’animazione delle C.E.V. ma offrendo la sua vita a Dio perché il
mondo viva: rimane quindi sempre missionario anche se in modo diverso.
Questo è possibile per ogni cristiano, ma è la vocazione specifica soprattutto dei Sacerdoti dehoniani.
Nella loro regola di vita troviamo scritto: “La vita di riparazione sarà talvolta vissuta nell’offerta delle
sofferenze portate con pazienza e abbandono, anche nell’oscurità e nella solitudine, come un’eminente
e misteriosa comunione con le sofferenze e la morte di Cristo per la redenzione del mondo”. (Cost. 24)
P. Renzo, dopo essersi “offerto” nel lavoro missionario, ora è chiamato ad accettare la volontà del Signore che si presenta difficile e misteriosa per essere missionario in questo modo.
Dopo la celebrazione eucaristica tutti i presenti si sono stretti attorno a P. Renzo per dimostrargli la loro riconoscenza per quanto ha realizzato per la chiesa e per i fratelli come missionario. Tutti coloro che
lo avvicinavano, gustando i dolcetti che i cristiani della comunità di Cavedine e la sua famiglia avevano disposto sui tavoli, gli dicevano grazie e gli assicuravano il sostegno con l’affetto e la preghiera.
Molti lo hanno avvicinato con questi gesti e queste parole d’affetto, tanto che lui, Renzo, ha messo da
parte la sua debolezza fisica e ha ringraziato tutti con voce forte e commossa. La commozione ha toccato il cuore di tutti, ma una commozione piena di speranza e gioia cristiana.
P. Nerio Broccardo
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