01 copertina dispensa Cina mod

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01 copertina dispensa Cina mod
Settimana dell’Amicizia
Tra
Italia
e
Cina
16-22 Ottobre 2006
Politecnico del mare “Duca degli Abruzzi” Catania - I.T.I. “S. Cannizzaro” Catania - I.P.S. Alberghiero “G. Falcone” Giarre
Settimana dell’Amicizia
Tra Italia e Cina
16-22 Ottobre 2006
La Cina, conoscerla
per incontrarla
dispensa a cura degli studenti
dell’I.T.I. “S. Cannizzaro”
Studenti che hanno effettuato le ricerche di testi e immagini:
3^ A Chimica: Bottino Alfio, Garcia Johan David, Romeo Erika
4^ A Chimica: Di Prima Francesco, Filoramo Andrea, Rizzo Danilo
3^ B Chimica: Anastasi Antonella, Barbagallo Arianna, Catania Giusy, Civita
Oriana, Costanzo Barbara, De Luca Alessandra, Gigantini Concetto, Grasso
Carmen, Grasso Vittorio, Ravesi Veronica, Riela Lorenzo, Torrisi Vittorio
4^ B Chimica: D’Agostino Stefania, Fiorenza Alexa
3^ C Chimica: Burgio Simone, Fiorenza Roberta, Sapia Valeria, Signorelli
Chiara, Tucci Pamela
3^ A Informatica: Campilongo Emmanuel, Trovato Roberto
4^ A Informatica: Bonaccorsi Danilo, Bucchieri Giuseppe, Caponnetto
Riccardo, Di Bella Cristina, Lanzafame Giuseppe, Nicolini Marco
5^ A Informatica: Di Stefano Marika, Garofano Erika, Grillo Marco,
Privitera Grazia
4^ B Informatica: Assenza Vanessa, Bosco Consuelo, Bosco Lucia, Condorelli
Chiara, Sciuto Francesca
5^ B Informatica: La Rosa Graziella, Napoli Massimo, Ofria Leonardo,
Toscano Massimiliano, Virzì Sofia
4^ C Informatica: Lombardo Francesco
Docenti coordinatori delle ricerche:
Proff.
Coordinamento della organizzazione
grafica e dell’impaginazione: Proff.
C. Di Gregorio
G. Di Mauro
R. La Mela
L. Privitera
S. Raccuia
C. Romano
A. Scalia
R.G. Bonaccorso
G. Di Mauro
Istituto Tecnico Industriale “S. Cannizzaro”
via C. Pisacane 1
95122 Catania (Italy)
Alcune immagini sono state scaricate da siti internet e saranno usate solo per
scopi didattici.
INTRODUZIONE
Questo modesto lavoro nasce dalla curiosità e dall’impegno di alcuni studenti
dell’ITI Cannizzaro di Catania, a cui è stato proposto di aderire alla importante
iniziativa della “Settimana dell’amicizia” tra Italia e Cina, per promuovere la
cooperazione culturale tra i due paesi e avviare un processo, teso a migliorarne la
conoscenza. L’adesione immediata ed entusiastica è stata dettata ai nostri
giovani dal prestigio del partner in questione e dal misterioso fascino che la
cultura orientale ha sempre destato nell’immaginario italiano ed europeo. Gli
studenti sanno bene che attraverso questo loro lavoro non possono avere la
presunzione di essere pervenuti ad una conoscenza approfondita di un mondo
tanto ricco di storia e cultura, ma hanno voluto tentare lo stesso l’impresa, alla
quale si sono accostati con umiltà e voglia di conoscenza. I paragrafi di cui il
lavoro è composto riguardano la geografia, la storia, la religione, la cultura e gli
usi e i costumi. Le conoscenze acquisite, attraverso la loro trattazione,
costituiranno per i nostri studenti non solo un valido bagaglio culturale da cui
partire, ma una altrettanto valida spinta ad approfondire, nell’intento di
rafforzare i rapporti già da tempo intrapresi dai due paesi, nella consapevolezza
che da ciò scaturisce un arricchimento reciproco delle culture.
Sommario
Geografia …………………………………………………………………………….. pag
1
Storia …………………………………………………………………………………… pag
3
Religione ………………………………………………………………………………. pag
7
Usi costumi e tradizioni ……………………………………………………. pag 12
La scrittura …………………………………………………………………………. pag 21
La pittura …………………………………………………………………………….. pag 24
Cucina ……………………………………………………………………………………. pag 27
Arti marziali ………………………………………………………………………… pag 29
Conclusioni …………………………………………………………………………… pag 33
GEOGRAFIA
La Cina è uno stato dell’Asia orientale. Confina a nord con Mongolia e Russia, a
NORD-OVEST con Kazakistan e Kirghizistan, a OVEST con Tagikistan e
Afghanistan, a SUD-OVEST con Pakistan e India, a SUD con Nepal, Bhutan,
Birmania, Laos e Vietnam, ad EST Corea del Nord.
Terzo paese più grande del mondo, presenta caratteristiche morfologiche e
climatiche assai eterogenee: dalle vaste pianure alluvionali, che si trovano lungo
le coste, alle importanti catene montuose (Himalaya, con il monte Everest
8850m.), agli altipiani e ai deserti (Takla Makan e Gobi).
I monsoni estivi e la presenza delle grandi catene montuose occidentali
influenzano il clima, che è molto vario: dal temperato al monsonico, dall’arido al
temperato-freddo.
La Cina ha un gran numero di fiumi, la maggior parte dei quali sfocia nei mari
vicini, mentre altri gettano nei bacini occidentali e settentrionali le loro acque
che, filtrando nel sottosuolo, costituiscono delle importanti riserve d’acqua. I
fiumi principali sono: Chang Jiang (Fiume Azzurro) 5800 Km, Huang He (Fiume
Giallo) 4845 Km, Xi Jiang 2129 Km .
Negli ultimi anni l’economia cinese ha fatto notevoli progressi, tanto che nel 2005
la Cina è diventata la quarta economia più grande al mondo.
Nonostante la recente industrializzazione, la Cina continua ad essere un Paese
principalmente agricolo e l’agricoltura una delle sue maggiori risorse economiche.
Il prodotto principale è il riso, tanto importante che la lingua cinese usa lo stesso
termine per indicare il prodotto e l’agricoltura.
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Il secondo cereale per importanza è il frumento, coltivato nel bassopiano cinese,
seguito dal mais e dall’avena. Tra i semi oleosi si coltivano la soia, le arachidi, il
sesamo e il girasole.
I principali prodotti da esportazione sono il tè e lo zucchero, ricavato
soprattutto dalla canna da zucchero.
L’allevamento è un’altra importante risorsa per l’economia del paese. Il più
diffuso è quello dei suini; nelle regioni occidentali prevale la pastorizia e nelle
zone più elevate del Tibet si allevano gli yak, dai quali si ricava latte, carne,
abbigliamento dalla pelle e combustibile dallo sterco.
Nonostante la pesca sia praticata con metodi rudimentali, la Cina è uno dei più
grandi produttori di pesce al mondo.
La Cina possiede una grande varietà di risorse minerarie ed è la prima
produttrice al mondo di elettricità. Fra le industrie, è particolarmente fiorente
quella tessile.
La Cina è politicamente divisa in
sette unità geografiche formate
da 23 province, 5
regioni autonome
e 3 aree metropolitane. La capitale è Pechino.
Ha una popolazione di circa
1.306.313.800
abitanti (1^ al mondo
con una densità di
139 ab./km²)
appartenenti a 56
diverse etnie fra cui Mongoli, Mancia, Tibetani e Kirghisi. La maggior parte della
popolazione è composta da cinesi Han.
La distribuzione della popolazione è molto irregolare, la maggior parte vive nelle
grandi pianure dell’est e nelle province orientali, a Pechino o in altre città
principali.
Attualmente fuori dalla Cina vivono più di 50 milioni di cinesi, che si sono distinti
per il successo raggiunto nel commercio e nel settore della ristorazione.
La lingua ufficiale è il Mandarino, che si è diversificato in vari importanti dialetti.
La Cina è una repubblica popolare.
Bottino Alfio, Garcia Johan, Romeo Erika - 3^ A Chimica - coordinati dalla
prof.ssa Giuseppa di Mauro
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STORIA
Più di ogni altro paese al mondo, la Cina ha lasciato di sé un enorme quantitativo
di tracce e testimonianze scritte relative al proprio passato ed è impresa ardua
ricostruire i suoi cinque millenni di civiltà, per cui si è soliti iniziare la trattazione
con” L’età dell’oro della civiltà cinese”, ossia con la dinastia Tang.
DINASTIA TANG
La dinastia Tang si afferma in Cina quando la dinastia Sui (578-618), indebolita
dalle pressioni dei turchi, insediati nell’attuale Mongolia fu travolta dalle
ribellioni interne. La dinastia Tang (618-907) rappresenta il culmine dello sviluppo
sociale, economico e culturale della società feudale cinese, essa fu fondata da Li
Yan, un esponente dell’aristocrazia del nord-ovest, che durante una delle tante
insurrezioni contadine riuscì ad imporsi sugli altri principi. Sotto il secondo
sovrano Taizong (626-49), l’impero vive un periodo di grande fioritura civile e
culturale. Egli riporta una grande vittoria sui turchi, stabilisce con la nascente
potenza del Tibet e con i sovrani indiani amichevoli relazioni, che consentirono
l’espansione militare in Asia centrale. All’interno dell’impero Taizong avviò
importanti riforme fondiarie, creò la coscrizione obbligatoria e riformò gli esami
di stato per il ceto amministrativo. Il figlio Gaozong (649-83) ne proseguì
l’opera, ma nei suoi ultimi anni il potere effettivo passò nelle mani della consorte
Wahou, che alla sua morte riuscì ad ottenere il potere in nome proprio e resse
l’impero dal 648 al 705, data in cui l’imperatrice viene deposta in seguito ad una
congiura di palazzo. La dinastia Tang visse un nuovo periodo di splendore sotto
Xuanzong (712-56) buon amministratore e protettore delle arti e delle lettere, la
fine del suo regno fu funestata dalla rivolta del generale An-Lushan, domata
dopo otto anni, grazie all’aiuto dei Turchi uiguri, che per un certo tempo
esercitarono una sorta di protettorato. La fine del regno uigurico (840) e lo
sfacelo della monarchia tibetana (842) restituirono alla dinastia la sua autonomia.
Nel 907 la dinastia cessò di esistere e l’Impero fu nuovamente diviso.
DINASTIA SONG
La dinastia Song costituisce nella storia cinese un periodo di grande importanza
per le trasformazioni in campo sociale ed economico. Questa dinastia che durò
319 anni è suddivisa in due periodi: settentrionale e meridionale. Il periodo dei
Song settentrionali fu un’epoca di confronto con Liao, Xia e Jin, mentre il
periodo dei Song meridionali fu un’epoca di compromesso e declino. Alla caduta
dei Song settentrionali, a causa dei Jin, i Song meridionali si accontentarono di
governare la zona a sud del Fiume Azzurro, senza alcuna ambizione di riunificare
il paese. All’epoca dei Song risale l’origine di una delle più importanti invenzioni,
quella della bussola e vennero inventate numerosi armi, sfruttando la proprietà
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esplosiva della polvere da sparo. L’impero Song fu annientato dalle ben
organizzate truppe mongole, comandate da Qubilay Khan. L’ultimo imperatore, un
bambino di soli nove anni, morì annegato e il primo ministro suo tutore, si suicidò.
Il re mongolo Qubilay Khan fondò la dinastia degli Yuan, divenendo uno degli
imperatori più potenti della storia cinese.
LA DINASTIA YUAN (1276-1368)
Si deve alla nuova dinastia Yuan la divisione della società cinese in quattro classi.
I mongoli appartenevano alla prima classe, quella privilegiata, alla seconda classe
appartenevano i Semu, una popolazione delle regioni occidentali, che si era
adoperata nella guerra contro i cinesi, alla terza classe appartenevano i cinesi
han del nord, mentre quelli del sud, ritenuti i più ostili al dominio mongolo,
facevano parte della quarta classe. Qubilay Khan iniziatore della dinastia Yuan
capì l’importanza dell’agricoltura e ne favorì lo sviluppo. Sotto il suo impero venne
potenziata la rete stradale e la stessa religione buddista conobbe il suo periodo
migliore. La figura del Dalai Lama, capo spirituale dei tibetani, ottenne il
riconoscimento ufficiale. Durante questa dinastia si ebbero i primi importanti
scambi culturali tra occidente ed oriente, grazie ai grandi viaggiatori come
Marco Polo, arrivato alla corte di Qubilay nel 1275. Con la morte di Qubilay, la
potente dinastia degli Yuan incominciò a sgretolarsi e in poco meno di trent’anni
si succedettero ben otto imperatori. Nel 1368, dopo vent’anni di lotti fratricide,
Zhu Yuan Zhang, uno dei capi ribelli, sconfisse l’ultimo imperatore degli Yuan e
instaurò la dinastia dei Ming.
Di Stefano Marika, Garofano Erika, Grillo Marco, Privitera Grazia - 5^A
Informatica - coordinati dalla prof.ssa Angela Scalia
DINASTIA MING
Alla fine della dominazione mongola, in seguito ad una sollevazione contadina,
assunse il potere il capo dei rivoltosi Zhu Yuan Zhang, capostipite della dinastia
nazionale Ming (1368-1644). Le istituzioni statali furono ricondotte a quella dei
Tang e gradualmente fu adottato il neoconfucianesimo come ideologia statale.
Alcune riforme e l’ampliamento della grande muraglia assicurarono la pace sociale
per circa un secolo. Il più grande imperatore della dinastia fu Yongle (1402-1424)
che debellò le ultime resistenze mongole, avviando l’espansione marinara in
Indonesia, India meridionale, Arabia e Corno d’Africa. Sotto i Ming rifiorirono gli
studi classici e la cultura si diffuse fra le masse, seppure sotto forma di letture
di romanzi storici. Con la dinastia Ming la Cina è entrata nell’ultimo periodo della
società feudale caratterizzato, anche, per il fiorire delle arti, dell’architettura e
della ceramica. Celebri sono i vasi policromi prodotti in quest’epoca. La dinastia
Ming si adoperò per il completamento della grande Muraglia, la costruzione e
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decorazione di fastosi palazzi nelle capitali e città più importanti. Fu in questo
periodo che si ebbero i primi importanti contatti tra la Cina e l’occidente,
specialmente per l’opera del missionario gesuita Matteo Ricci e dei suoi
collaboratori che aprirono a questo immenso impero la scienza e la cultura
europee.
DINASTIA QING
Al declino della dinastia Ming seguì il dominio della
dinastia Qing (1644-1912) che consolidò in Asia la
potenza cinese e conquistò l’isola di Formosa (Taiwan).
Contrastò l’avanzata russa in Siberia e sottomise i
principi della Mongolia. Nella seconda metà del ‘700
l’impero cinese cominciò una lunga e lenta decadenza e
si manifestarono diverse rivolte contadine, motivate
dall’estrema miseria. Nell’ ‘800 si tentarono vari
approcci con l’occidente, ma furono vari e propri
disastri diplomatici e militari. Fu sul finire di questo
secolo che la Cina dovette cedere il porto di Hong
Kong all’Inghilterra. Disastrosa fu la guerra contro il
Giappone (1894-95)- Un colpo di stato portò al potere
l’imperatrice Cixi, che favorì la guerra xenofoba detta dei Boxers, stroncata nel
1900da una coalizione occidentale. La dinastia perdette il potere durante il
periodo dell’imperatore bambino Puyi nel 1912, e fu proclamata la repubblica. Pur
in questo panorama di continue lotte e guerre, non mancò di rifiorire l’arte e la
letteratura. Intensi sforzi furono dedicati alla ricostruzione ed al restauro dei
monumenti Ming, e l’incontro con l’architettura occidentale favorì le prime
commissioni col barocco europeo. Rifiorirono, parimenti, la pittura e la ceramica,
quest’ultima, particolarmente apprezzata in tutta Europa.
LA RIVOLTA DEI TAIPING
La rivolta dei Taipiting fu una rivolta contadina esplosa in Cina tra il 1850 ed il
1864 contro la dinastia Manciu e le ingerenze colonialiste straniere. Ne fu guida
carismatica Hong Xin Quan (1814-1864). Nel 1851 Hung dichiarò decaduta la
dinastia mancese, assunse il titolo di celeste sovrano e portò la sua capitale a
Nanchino. I Taiping produssero un programma di riforme su basi teocratiche e
comunitarie in un curioso sincretismo ebraico-cristiano, taoista e confuciano.
Successivamente la rivolta si indebolì per dissidi interni e per l’ostilità delle
classi possidenti, spaventate dal radicalismo, e per l’intervento delle potenze
occidentali interessate a reprimere lo slancio rivoluzionario. Gli scontri decisivi
avvennero nel 1864, quando un corpo d’armata imperiale, inquadrato da ufficiali
europei, riconquistò Nanchino e disperse i superstiti dopo il suicidio di Hong Xin
Quan.
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MAO
Estremamente importante nella storia della Cina contemporanea è l’opera, il
pensiero e l’azione politica di Mao Tse Tung (1893-1976). Il suo pensiero politico
di impronta marxista, sebbene modificato, per adattarlo alle condizioni sociopolitico-culturali ed economiche della Cina, lo portò a diventare, nel 1921, uno dei
12 fondatori del partito comunista cinese. Mao, nelle sue riflessioni idelogicopolitiche, individuò nei contadini poveri la vera forza rivoluzionaria della Cina con
cui fondare la lotta contro il potere dominante. Ciò lo portò ad una vera e propria
guerra contro Chiang-Kai-Shek, sostenuto, a sua volta, dalle forze occidentali.
Nel 1931 venne proclamata la Repubblica
sovietica cinese, e Mao ne fu eletto presidente.
Intanto la lotta contro Chiang-Kai-Shek
assunse forme estreme e Mao potè salvare il
suo esercito con una lunga marcia, guidata dal
generale Chu-Teh che si concluse nel Nord della
Shensi nel 1935. La guerra contro il Giappone e
la seconda guerra mondiale videro l’affermarsi
della personalità di Mao che proclamò, il 1
ottobre 1949 la nascita della Repubblica
Popolare Cinese e ne divenne presidente. Da
questo momento in poi il pensiero politico di
Mao si allontanerà sempre più dal marxismo
sovietico ed assumerà caratteristiche peculiari
propri della realtà cinese. Nel 1959 fu messo in
minoranza da Lin-Shao-Chi e Deng Xiao Ping di tendenze filosovietiche e si
dimise. Ma nel 1966 Mao riprese la lotta politica ed ispirò una rivoluzione
culturale detta delle guardie rosse con lo scopo, riuscito, di riprendere il potere
ed abbattere i privilegi dei funzionari del partito. Mao morì nel 1976 ed attorno
alla sua figura ed alla sua opera si sviluppò, e dura tuttora, un dibattito
all’interno della Cina per comprendere, criticare e rivoluzionare la politica di Mao
non più adatta ad uno stato moderno quale oggi la Cina vuole essere.
Civita Oriana, De Luca Alessandra, Grasso Carmen - 3^ B Chimica - coordinate
dalla prof.ssa Concetta Romano
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RELIGIONE
Taoismo - Confucianesimo – Buddismo
Il Taoismo è spesso descritto in correlazione al
confucianesimo. Entrambe le correnti rappresentano
il grande patrimonio culturale cinese e sono dunque
più complementari che antagoniste. I letterati cinesi
le hanno spesso descritte come mezzi differenti per
giungere al medesimo obbiettivo: la saggezza.
Il Tao è l'energia che fluisce attraverso le cose, è
l'esistenza e la materia stessa costituita da esso.
Quindi ogni cosa è in realtà il Tao, una sua
emanazione. Gli stessi dei e spiriti che popolano
l'universo sono manifestazioni del principio cosmico.
L'obbiettivo di ogni fedele alla religione taoista è
diventare tutt'uno con la legge eterna. I fedeli, per
realizzare ciò, devono armonizzare il Tao dentro di
sé, mettendo in comunicazione il proprio spirito con
lo spirito dell'universo, attraverso l'esercizio fisico, la preghiera, e la meditazione.
La ricerca della saggezza in Cina si fonda principalmente sull'armonia. Quest'ultima,
per i taoisti, si raggiunge placando il proprio cuore attraverso la VIA (il Tao), cioè la
via stessa della natura. Il Tao non si può descrivere a parole in quanto il linguaggio
umano è inadeguato. Bisogna evitare qualsiasi tipo di paragone con il Dio delle religioni
monoteiste, poiché il Tao non è un dio trascendente, ma un Dio energia, un entità
immanente che fa parte del mondo.
Gli obbiettivi che il Taoismo si pone sono:
- Ritrovare se stessi: educarsi a raggiungere l'unione con il Tao da cui si riceve la
Virtù.
- Conoscere se stessi: entrando in comunione con l'assoluto e annullando la distinzione
fra l'io e il mondo.
- Governare se stessi: diventando un tutt'uno con il Tao.
Complessivamente si può dire che la dottrina taoista si basa
sui seguenti precetti: il Tao ha provocato la creazione
dell'universo dando origine ai due principi cosmici yin e yang, la
natura dualistica di tutte le manifestazioni del Tao. Take
dyakutà è riscontrabile in ogni elemento della natura.
Esistono tutta una serie di pratiche che mirano ad arricchire
la spiritualità umana. Tra queste le arti marziali, il
vegetarianesimo, inteso come rispetto della, natura; la mistica sessuale, cioè il
considerare l'atto sessuale come un momento di congiunzione cosmica; la meditazione;
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il Qigang, pratica che mira ad allineare il Qi umano con il Qi dell'universo; infine il Tai
Chi, una combinazione di movimenti e di respirazione che mira alla meditazione.
I primi taoisti praticavano frequentemente
l'alchimia. L'obbiettivo era il raggiungimento del
segreto
dell'immortalità
fisica
attraverso
l'ingestione di sostanze minerali e vegetali per
creare una sorta di elisir nel corpo. Queste
pratiche, in seguito sostituite da esercizi inferiori,
costituirono le basi per la nascita delle prime forme
di chimica.
Nei nord della Cina il taoismo si sviluppò soprattutto
come ricerca della perfezione personale, dando
origine alla corrente del Taoismo Quanzhen. Nel sud
invece si sviluppò maggiormente la corrente
tradizionale detta Taoismo Zhengyi, la quale faceva
largo uso dell'alchimia. Il taoismo ha una importante
organizzazione clericale molto diffusi sono conventi sia maschili che femminili ad
imitazione del buddismo. La vita nei monasteri è una vita pura, dedita soprattutto alle
pratiche di coltivazione del Tao e all'armonia con la natura. I monaci praticano le arti
marziali e la meditazione. La musica è un elemento essenziale.
Un rituale compiuto generalmente dai fedeli è il baibai che consiste nel pregare davanti
ad un altare con tra le mani dei bastoncini di incenso. Questo tipo di preghiera può
essere compiuto ovunque: a casa propria, in un tempio, o all'esterno.
Molto praticato è anche il culto degli antenati che si svolge in un'apposita sala oppure
semplicemente davanti ad un piccolo altare su cui vengono esposte le tavolette con il
nome dell'antenato.
Altri concetti fondamentali del taoismo sono: la vita e la morte, la verità e il
vuoto.
La vita non è altro che un avvicendarsi di trasformazioni e di fenomeni.
La morte è vista come un processo naturale e benefico.
La verità si raggiunge entrando in comunione con l’assoluto (Il TAO).
Il vuoto è fluida sorgente di vita e caos primordiale.
Testi Sacri
Il testo più importante è il Canone Taoista che comprende 1500 testi.
Il DAO De Jing è il testo attribuitola padre fondatore della corrente: LAO ZI.
Quest’opera dai termini oscuri è riconosciuta come una delle grandi opere
spirituali dell’umanità.
Storia del Taoismo
Con l’avvento della repubblica popolare cinese, il governo ostacolò il culto taoista
in quanto ritenuto rivoluzionario.
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In questi ultimi anni, con la libertà religiosa in Cina, i templi hanno riacquistato il
loro valore culturale e il popolo cinese ne sta riscoprendo anche il significato
religioso. Il taoismo è oggi tollerato dal governo, in particolare per gli ideali di
socialismo e ambientalismo proclamato. Oggi questo culto è praticato da circa
400milioni di cinesi.
Il Buddismo in Cina
I cinesi non conoscevano Buddha prima dell’era
cristiana; non si sa con esattezza quando la nuova
religione sia penetrata in Cina. Nel II° secolo d.C.
essa si impose come una specie di doppione del
Taoismo. L’elaborazione delle tradizioni buddiste in
lingua cinese deve essere considerata uno dei fatti
più importanti della cultura umana poiché permise a
due civiltà autonome di venire a contatto.
L’influenza del buddismo in Cina fu tuttavia
contenuta dalla diffusione del confucianesimo e del
Taoismo. La Cina diede numerosi contributi originali alla meditazione buddista. La
pietà buddista per il dolore che regna nel mondo sviluppò tra i cinesi un nuovo
senso della carità umana.
Nonostante le reazioni ostili (nel 444, nel 626 e soprattutto nell’845) il culto
indiano fu accettato e divenne parte integrante del patrimonio spirituale cinese.
Quando il buddismo sparì dall’india, continuò a sopravvivere in Cina associato ai
culti popolari, mentre nel Tibet e nella Mongolia fu conservato sotto la nuova
forma del Lamaismo.
Il buddismo non fu portato in Cina in modo ordinato e organico, ma venne
introdotto disordinatamente e in periodi diversi. I
testi sacri assunsero valore diverso da quello che
avevano nel loro ambiente originario, poiché furono
interpretati isolatamente e in maniera frammentaria
in ambienti disparati.
Il problema più importante per l’anima indiana (come
sottrarsi alla trasmigrazione) e la soluzione proposta
dal buddismo (il Nirvana) non potevano essere
compresi e apprezzati negli altri paesi come lo erano
stati in India. Il buddismo originario cercava la
liberazione dal ciclo delle esistenze; quello cinese si
propone la ricerca della felicità.
Il Confucianesimo
Il Confucianesimo è la dottrina di Confucio e dei suoi seguaci che ha dominato
per oltre 2000 anni la vita etica, politica e religiosa della Cina, in quanto
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prescriveva i riti di stato della casa imperiale, il culti
degli antenati della famiglia e forniva sia il codice
pubblico di comportamento sia il codice privato della
vita familiare. La religione di Confucio non è una
fede che dipende da una rivelazione, ma è piuttosto
una filosofia esistenziale: non ci sono dogmi né clero,
in quanto l’esecuzione dei riti era generalmente
affidata a funzionari statali e capifamiglia.
Essere virtuosi, per Confucio, significa avere
autocontrollo, moderazione e sapere agire con
giustizia, a imitazione degli antichi.
Il primo ambito sociale in cui l’uomo impara a essere autentico, secondo Confucio,
è la famiglia.
Il secondo ambito è la società civile, ove si apprendono e si applicano la giustizia,
l’altruismo, la compassione e soprattutto la benevolenza (che sta alla base di
tutte le virtù).
Il terzo livello è quello dello stato, ove i sudditi sono tenuti alla lealtà-fedeltà, a
condizione che il sovrano governi con virtù e con giustizia.
In pratica i confuciani concepivano lo stato come una grande famiglia al cui
vertice stava il re, mandato dal cielo, mentre più in basso tutti osservavano i
diritti-doveri della loro condizione.
I due concetti chiave del Confucianesimo sono il Rito e la Benevolenza: entrambi
presuppongono il retto agire e il buon governo. I riti sono la forma dell’agire, la
benevolenza ne è il contenuto. Il rito dipende dalla benevolenza: senza questa
diventa formale, vuoto, falso.
Il rito più importante è il culto degli antenati, che è in verità la fonte di tutte le
religioni cinesi.
Il rito ha la funzione di tenere unita la famiglia, la società e lo stato. Per questo
motivo i funerali cinesi sono molto meticolosi e ritualizzati, ma non lugubri. Per i
confuciani, l’anima di una persona che muore si divide in tre parti: una sale in
cielo, la seconda rimane nella tomba
per ricevere sacrifici e offerte di
cibo, la terza viene localizzata nella
tavoletta del tempio. Quest’anima può
trasformarsi in uno spirito buono o
cattivo: la sua sorte è decisa dal suo
passato e dalla sollecitudine con cui i
parenti ne onorano la memoria. Quindi
più sontuose sono le cerimonie funebri
e i riti commemorativi e più aumentano le possibilità che lo spirito di chi muore
diventi buono e di conseguenza benefico per i vivi. Probabilmente anche questa
particolare venerazione ha impedito il diffondersi del Cristianesimo in
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Cina. Il regime comunista permette solo le feste principali: Il Capodanno (con la
famosa processione del Drago, considerato simbolo benefico), le Barche del
Drago e l’Ottava Luna. Il rito per i confuciani è così importante che ancora oggi
non disdegnano quelli di origine taoista e buddista.
Il concetto di benevolenza è paragonabile al concetto di amore, la famosa
massima evangelica “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”
era stata detta da Confucio cinque secoli prima.
L’aspetto più negativo della dottrina confuciana è senza dubbio la concezione
della donna, considerata di molto inferiore all’uomo. Il confucianesimo tolse alla
donna cinese la superiorità che le restava nella vita familiare. Ancora oggi la
cerimonia nuziale e la vita coniugale risentono di questa forte discriminazione.
Durante la rivoluzione culturale maoista ci si accanì
contro il confucianesimo senza distinguere le idee
originarie del fondatore da quelle di alcuni suoi seguaci
che poi risultarono dominanti. Una campagna anticonfucio è stata condotta anche nel 1973: furono
inquisiti quegli insegnati che si servivano di metodi
autoritari. Perfino la casa di Confucio venne
saccheggiata dalle guardie rosse; la statua del
fondatore, quelle dei suoi 4 discepoli, i vasi sacrificali,
perfino gli antichi strumenti musicali furono distrutti.
Poco dopo la morte di Mao, la città natale di Confucio è
stata riaperta ai turisti cinesi e dal 1979 anche agli
stranieri.
Oggi in Cina il culto è seguito da circa 200 milioni di
persone: dal 1984 la ricorrenza della data di nascita di Confucio si celebra con
grande solennità. Al di fuori della Cina in Confucianesimo si è sviluppato
soprattutto in Corea. Per effetto della migrazione cinese, il confucianesimo si è
diffuso anche in Vietnam, Thailandia, Filippine, Indonesia e Malesia, raggiungendo
la cifra di circa 300 milioni di Fedeli.
Concludendo questa panoramica sulla religione cinese, va sottolineato che questo
popolo ha più interesse per la vita pratica che non per il futuro dell’anima. L’idea
di Dio equivale a quella di natura e nella storia religiosa della Cina non vi sono mai
stati grandi apostoli o martiri. Anche i capi religiosi furono pochissimi. Nessun
cinese si è mai sentito esclusivamente confuciano, buddista o taoista. Tutte e tre
le religioni, infatti insegnano che l’uomo, all’origine, è buono e può raggiungere la
salvezza attraverso la conoscenza della natura umana.
Bonaccorsi Danilo, Bucchieri Giuseppe, Caponnetto Riccardo, Di Bella Cristina,
Lanzafame Giuseppe, Nicolini Marco, Scuderi Santo - 4^ A Informatica coordinati dalla prof.ssa Lidia Privitera
11
USI COSTUMI E TRADIZIONI
SPECIFICITA’ DELLA CULTURA CINESE
La cultura cinese è principalmente fondata sulla comunità e sulla famiglia e,
sebbene la Cina stia vivendo una veloce e radicale trasformazione, alcuni elementi
sembrano resistere al cambiamento.
Per comprendere meglio la cultura attuale cinese si può fare riferimento a cinque
parole chiave che sintetizzano gli aspetti più importanti del comportamento dei
cinesi:
Guanxi: in italiano può essere tradotto con “relazione/contatto”. Significa che la
definizione di una relazione personale è importante per poter sviluppare e
mantenere relazioni a livello professionale.
Rehing: cioè “scambio sociale”. Significa che i cinesi si sentono obbligati a
ricambiare tutto ciò che viene offerto loro, seguendo ancora il principio
confuciano di reciprocità.
Li: in italiano può essere tradotto con “regole di condotta”. Significa che è molto
sentito il bisogno e l’importanza di seguire la tradizione in tutti i campi, dalla
attività lavorative alle cerimonie religiose e familiari.
Keqi: cioè “ospitalità”. In Cina è molto importante mantenere un atteggiamento di
cortesia con le persone con cui si entra in contatto e trattare loro come ospiti.
Lian: “rispettabilità”. Significa che il comportamento personale non deve mettere
a rischio l’onore e la rispettabilità personale e familiare.
LE FESTE CINESI
Le feste cinesi sono molto … rumorose! I
divertimento maggiore è quello di fare
scoppiare petardi nelle vie della città con il
sottofondo di bande musicali che suonano in
ogni strada.
LA FESTA DELLA PRIMAVERA
La Festa della Primavera o Capodanno cinese è
la più importante festa cinese. Affonda le sue
origini nella società primitiva e coincide con
l'inizio del calendario lunare. Nel calendario
occidentale cade tra il 21 gennaio e il 20
12
febbraio. In questo giorno i cinesi vogliono esprimere il loro ringraziamento per
l'anno trascorso e il desiderio di vivere un anno felice. Ringraziano i loro antenati
per tutto ciò che hanno avuto di buono nell'anno passato. E' il giorno dedicato
alle riunioni familiari e ai grandi banchetti. Nei giorni precedenti tutte le case
vengono pulite e riordinate, ma particolare attenzione si ha per la cucina. I fiori
sono disposti in tutta la casa perchè
simboleggiano prosperità e felicità. Alla veglia
del capodanno le famiglie si riuniscono.
A
mezzanotte si offre il cibo agli antenati e si
fanno scoppiare petardi e fuochi d'artificio per
spaventare e far fuggire gli spiriti maligni. E'
tradizione portare per le strade il drago. Il
drago appartiene alla mitologia cinese. E' una
creatura benevola che simboleggia la longevità,
la prosperità e la pioggia. Il Capodanno cinese è
seguito dall'inizio della Primavera e pertanto è un momento di rinnovata fertilità
della terra, un evento meraviglioso per ogni cinese del passato.
LA FESTA DELLA LUNA
La "Festa della Luna" si celebra in autunno, precisamente il 15° giorno dell'8°
mese lunare, notte in cui la luna è particolarmente luminosa. Cade generalmente
tra settembre e ottobre. Le famiglie organizzano un pranzo serale, e poi
guardano l'astro luminoso assaporando i dolcetti a forma
di luna. Alcuni giorni prima della festa, i bambini
costruiscono con la carta colorata delle lanterne a
forma di pesce o farfalla o drago, con una candela
accesa dentro e poi sfilano per le strade.
Esporsi in quella notte ai raggi della luna, secondo la
credenza, ritempra le energie del corpo e dello spirito.
Tutti rivolgono gli sguardi verso la luna per riceverne la
luce e per cercare di vedervi l'immagine di Sheung Ngao, la patrona della festa.
IL GIORNO DEI MORTI: CHING MING
Il Ching Ming o "Giorno della purezza e della luminosità" si festeggia in primavera
ed è dedicato al ricordo dei defunti. Tutta la famiglia si mette in cammino di
buon mattino con strofinacci, scopini, barattoli di colore e cesoie. Arrivati alla
tomba di famiglia, i parenti la puliscono e potano gli arbusti cresciuti nel corso
dell'anno e ridipingono i caratteri. Quando la tomba è ben sistemata, la famiglia
offre del cibo ai defunti e versa del vino e del tè sul terreno attorno alla tomba,
una parte del vino viene lanciata in aria per assicurarsi molti discendenti. Quando
il rito è finito, la famiglia può si sedersi per fare un pic-nic con il pranzo che
avevano offerto.
13
FESTA DELLE BARCHE-DRAGO
In Cina, la “Festa delle Barche–Drago” o
Duanwujie si celebra il quinto giorno del
quinto mese lunare. Durante la ricorrenza
alcuni rematori svolgono competizioni su
speciali imbarcazioni dalla poppa a foggia
di creatura mostruosa (da qui il nome di
“Barche–Drago”). Durante la festa ha
luogo il tradizionale lancio nei fiumi e nei
laghi di ravioli particolari, i cosiddetti
zongzi. Secondo la tradizione tale
festività popolare trae origine dal suicidio di un personaggio storico, il poeta e
ministro attivo nello stato di Chu dell’epoca dei Regni Combattenti (453–221 a.C.)
Qu Yuan (340–278 a.C.). Egli si suicidò gettandosi nel fiume Miluo, dopo essere
stato calunniato dagli avversari politici e allontanato da ogni carica rilevante di
corte. Nonostante le molteplici ricerche, il corpo di Qu Yuan non fu mai
ritrovato, e gli abitanti del luogo decisero di gettare cibo ai pesci allo scopo di
evitare
che
questi
si
nutrissero
dei
resti
dell’amato
poeta.
Annualmente, la festa viene a cadere in un intervallo che oscilla tra la fine della
primavera e gli inizi dell’estate. È probabile infatti che inizialmente la festività
fosse connessa alle celebrazioni solstiziali estive della fenomenologia universale.
ASTROLOGIA CINESE
L’Astrologia cinese si basa sul calendario lunare.
Ciascun segno cinese dura circa un anno, iniziando dal
Capodanno cinese che cade nel giorno della luna piena nel
segno dell’Acquario.
OROSCOPO CINESE
Il calendario cinese è basato sul movimento della luna rispetto al globo terrestre,
ed è per questo che è anche conosciuto come "calendario lunare".
Il calendario lunare cinese è il più lungo registro cronologico nella storia e parte
nel 2637 A.C., anno in cui fu introdotto il primo ciclo zodiacale. Esiste una
leggenda riguardo allo zodiaco cinese e a come ai 12 segni furono assegnati 12
animali diversi, quelli che, per intenderci, vengono usati oggi dai cinesi per
distinguere l'anno di nascita, le caratteristiche ed il destino di ogni persona.
Secondo questa leggenda il Buddha prima di lasciare la terra chiamò a raccolta
tutti gli animali del globo terrestre, ma di questi solo 12 si presentarono e gli
offrirono il loro saluto. Come premio per la loro fedeltà, il Buddha decise di
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chiamare ogni anno del ciclo lunare con il nome di ciascuno dei 12 animali accorsi
ad offrire il loro saluto.
I segni dello zodiaco cinese sono:
Cane (Gou) - I nati in questo
segno sono fedeli e leali, talvolta
anche egoisti ed eccentrici.
Maiale (Zhu) - I nati sotto questo segno sono coraggiosi e cavallereschi, non
arretrano mai.
Topo (Shu) - I nati sotto questo segno sono dotati di fascino ed hanno notevole
capacità di attrarre il sesso opposto; sono anche grandi lavoratori.
Toro o Bue (Niu) - I nati sotto questo segno sono pazienti e poco loquaci, ma
ispirano grande fiducia.
Tigre (Hu) - I nati sotto questo sogno sono sensibili ed hanno una notevole
profondità di pensiero, ma sono anche indecisi.
Coniglio o Gatto (Tu) - I nati sotto questo segno hanno molto talento e sono
ambiziosi; dimostrano notevole capacità negli affari.
Drago (Long) - I nati sotto questo segno godono di buona salute e dispongono di
grandi energie, ma sono alquanto testardi.
Serpente (She) - I nati sotto questo segno parlano poco, sono molto saggi e
generosi.
Cavallo (Ma) - I nati sotto questo segno sono simpatici e molto gioiosi, ma
rischiano di parlare un po' troppo.
Capra o Pecora (Yang) - I nati sotto questo segno sono eleganti ed hanno notevoli
capacità artistiche.
Scimmia (Hou) I nati sotto questo segno imprevedibili: inventivi, abili, e flessibili,
ma anche arroganti.
Gallo (Ji) - I nati sotto questo segno sono sempre affaccendati e ritengono di
avere sempre ragione, anche se qualche volta sbagliano.
LE BACCHETTE CINESI
I cinesi, per mangiare, usano due bacchette (Kuai zi) lunghe meno di 30
centimetri. I bastoncini cinesi più antichi si possono far risalire a tremila anni fa.
Secondo gli scienziati giapponesi, prendere il cibo con i bastoncini costituisce un
gesto complesso e fine che applica il movimento di una trentina di articolazioni
della spalla, delle braccia, del palmo e delle dita della mano e di una cinquantina di
muscoli. Nei bambini, l'uso delle bacchette non solo può favorire il movimento
delle dita delle mani, ma anche promuovere lo sviluppo nervoso e incrementare le
capacità di ragionamento.
Di che materiali sono fatti i bastoncini cinesi? Nell'antichità erano per lo più di
bambù. In seguito, di pari passo con lo sviluppo delle forze produttive sociali, per
ostentare il proprio grado e ricchezza, gli imperatori e i re della società feudale
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e l'aristocrazia usarono bastoncini in oro, argento, giada, avorio ed altri materiali
pregiati.
Uso delle bacchette:
Poggiare una delle bacchette nella fossetta tra il pollice e l’indice mantenendola
con la punta in basso poggiata sul dito medio. Questa è
la bacchetta che rimane fissa.
Poggiare l’altra bacchetta tra la punta e la parte
centrale del dito indice piegato, usando la punta del
pollice per mantenerla stabile.
Per prendere una pietanza, muovere la bacchetta
superiore con l’indice ed il dito medio.
GIOCHI
PADUK
Uno dei giochi più tradizionali è il paduk, gioco di origine cinese, notissimo anche
in Giappone con il nome di go. Si gioca con pedine ellissoidali bianche e nere e lo
scopo del gioco è quello di accerchiare gruppi di pedine dell'avversario,
eliminandole.
EL DIABLO
Appoggiare il Diablo , cono volante chiamato in cinese tjouk pang oul, con le due
bacchette su un tavolo e passare lo spago nel punto più stretto tra i due coni.
Alzare le bacchette dando un colpo secco sulla destra in modo da far girare il
Diablo sullo spago e spostare velocemente le bacchette muovere il gioco da
sinistra a destra e poi da destra a sinistra.
Aumentando velocemente la velocità, il Diablo inizierà a fischiare.
Si può anche lanciare il Diablo per aria e riprenderlo sullo spago o su una delle
bacchette.
IL KJUDO
Il Kjudo si pratica secondo un preciso rituale che prevede una sequenza di
movimenti, Kata, apparentemente cerimoniali, in realtà funzionali a raggiungere la
coordinazione necessaria al corretto sgancio della freccia verso il bersaglio.
Il Kyudo si pratica con un arco molto lungo dalla particolare forma assimetrica,
risultato dell'evoluzione, operata dalla tradizionale arceria, delle forme più
antiche usate per caccia e guerra.
Tradizionalmente costruito con lamine di bambù e strati di legno di gelso, l'arco
viene oggi fabbricato anche con fibre sintetiche, disposte comunque secondo le
antiche tecniche.
Le frecce, in bambù o in alluminio, sono notevolmente lunghe, data l'ampia
apertura dell'arco giapponese.
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I MITI
LA FESTA DEL BAGNO
Sui monti del Tibet moltissimi anni fa, scoppiò una terribile epidemia che non
risparmiava nessuno. A nulla valsero le preghiere e neanche i sacrifici, soltanto
un dea, ebbe pena per gli uomini, Avalokitesvara, che fece versare una goccia
dell'acqua del suo inesauribile vaso di giada per ogni stagno, fiume, pozzo
ruscelletto.
La sera stessa la dea mandò lo stesso sogno a tutta la popolazione: una ragazza
piena di piaghe si buttava nell'acqua e ne usciva fuori un copia più bella e
perfettamente guarita.
Svegliatisi gli uomini si resero conto della ricchezza delle acque ed andarono
subito a fare un bagno.
Da allora si festeggia la Festa del bagno, festa in cui ci si bagna nel fiume.
LA CREAZIONE
Quando ancora non c'era né il tempo né lo spazio esisteva soltanto un uovo
enorme con dentro il dio creatore, Pangu.
Dopo molti secoli finalmente Pangu si sentì pronto per uscire dall'uovo e così
ruppe il guscio: l'albume salì verso l'alto e diventò il cielo mentre il tuorlo diventò
lo terra. Il dio gigante rimase bloccato fra terra e cielo e man mano che il cielo
continuava ad alzarsi lui si allungava sempre di più fino a morirne.
Pangu cadde sulla terra e dal suo corpo nacquero le montagne, dai muscoli le
campagne, dalla barba le stelle, dai denti i metalli,dai peli gli alberi, dalla voce il
vento e dal sangue i fiumi.
Indovinate da cosa nacquero gli uomini? dai pidocchi che il dio aveva sul corpo.
LE STELLE
Quando ancora la notte era buia e nessuna luce esisteva, un bambino dormiva
nella sua povera capanna accanto alla sua mamma.
Ma una notte si sveglio, cercò con le manine la sua mamma ma non la trovò.
Allora disperato scese dal letto e uscì fuori al buio a cercarla.
Passò da lì il genio dell'aria che, vedendolo solo nel buia più assoluto andò dal
genio del Fuoco e lo convinse a mandare i suoi figli in giro per il cielo portando
con sé il lume.
Con questa lucette nel cielo, il bambino trovò la mamma che si era addormentata
sotto un albero.
ABBIGLIAMENTO
La seta iniziò a venire utilizzata in Cina a partire dal 2600 ca. a.C., rivelandosi
subito tessuto molto adatto al clima dell’Asia orientale, con le sue estati umide e
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i rigidi inverni:drappi di seta costituivano le leggere vesti estive o la fodera della
pelliccia per i mesi freddi. Le immagini più antiche di abiti cinesi, risalenti al
periodo della dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.), mostrano vesti con maniche ampie,
strette in vita, lunghe fino a terra, oltre a giacche e pantaloni indossati sia da
uomini sia da donne.
A partire dalla dinastia Tang, l’abbigliamento dei funzionari dell’impero cinese fu
caratterizzato da colori e motivi particolari per ciascuna carica. I dipinti del
periodo testimoniano la varia tipologia di questi abiti, oltre a illustrare vestiti
femminili con la vita poco evidenziata.
Dopo il 1393, la dinastia Ming introdusse il foulard mandarino, un indicatore di
rango decorato con rappresentazioni di uccelli e altri animali; le donne di
quest’epoca indossavano generalmente gonne a pieghe e giacche lunghe.
I conquistatori Manciù, fondatori nel 1644 della dinastia Qing, adottarono gli
abiti tipici dei nomadi della steppa e abbandonarono i vestiti di corte in favore di
vestiti più informali con le maniche ampie.
L’elemento più caratteristico del vestiario cinese moderno,
il cheongsam, introdotto negli anni Venti e di cui esiste una
versione invernale imbottita, rappresenta un compromesso
tra lo stile tradizionale e le influenze occidentali. Dopo la
presa del potere comunista, nel 1949, l’abito rurale venne
imposto a tutto il popolo cinese, obbligo che si ammorbidì
solo a partire dagli anni Sessanta.
La moda cinese attuale tende a seguire lo stile occidentale
e giapponese.
Nella foto, una ragazza in costume durante una cerimonia. I colori vivaci indicano
che si tratta di una ragazza giovane, non sposata. Normalmente le donne sposate
indossano colori più attenuati o addirittura il bianco, il colore tradizionale dei
vestiti cinesi indossati specialmente in campagna.
CERAMICA CINESE
La storia della ceramica e della porcellana in Cina è caratterizzata da un lungo
processo evolutivo durante il quale i maestri ceramisti hanno saputo volgere a
proprio vantaggio anche i piccoli “incidenti” intercorsi nelle fasi di lavorazione e
cottura per produrre le straordinarie vetrine, monocrome e policrome, ed alcuni
effetti particolari come le cavillature che, spesso, avvolgono i corpi dei
manufatti che presentano una perfetta armonia fra forma, invetriatura ed
apparati decorativi.
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Ceramica del Neolitico
In Cina, fra l'8000 e il 2000 a.C. ca., nella valle dello Huanghe (Fiume Giallo) e a
Nord e a Sud dello Yangzijiang (Fiume Azzurro), fiorirono diverse culture
neolitiche.
La più famosa delle culture neolitiche cinesi è quella di
Yangshao, che deve la sua fama al livello raggiunto
nella produzione di vasellame.
La ceramica Yangshao consiste generalmente in una
terraglia grigia o rosso chiaro, lavorata a mano, con
pareti spesse e non sempre regolari, cotta a 900° C.
ca. in forni a camera ricavati nel terreno. Il colore
rosso è dovuto al ferro contenuto nell’argilla, che in
combinazione con l’ossigeno a temperature piuttosto
alte (fino a 1020 °C), produce ossido di ferro.
Dinastia Shang
La cultura tardo neolitica di Longshan (3000-1700 a.C.) si sviluppa nelle regioni
del Liaodong e dello Shangdong (Cina nord-orientale) ed è caratterizzata da una
ceramica nera e lucida, generalmente priva di decorazioni, usata essenzialmente
per fini rituali.
Le forme più diffuse sono: il contenitore per liquidi (lei) con manici e coperchio e
la scatola cilindrica con coperchio (he).
Ceramica della Dinastia Han
In epoca Han (Han Occidentali 206 a.C.-24 d.C./ Han Orientali 25-220 d.C.) le
ceramiche vengono prodotte con invetriatura a base di piombo, cotte a bassa
temperatura, e con colorazioni che variano dal bruno ambrato, per la presenza di
ferro nell’argilla, al verde per la presenza di ossido di rame.
La maggior parte della produzione è rappresentata dai
mingqi, oggetti che costituivano il corredo funebre, per lo
più raffiguranti figure umane – servitori, musicisti, ancelle,
soldati – e modellini di architetture del tempo, ad esempio
torri di guardia, granai, porcili.
Ceramica della Dinastia T'ang
Il periodo della dinastia T'ang (618-907) è caratterizzato
dalla produzione di ceramica di uso prevalentemente
funerario, nota come "San Cai" (Tre Colori) per la prevalenza
di tre colori, verde, marrone, bianco o blu.
Questo vasellame è databile fra il VII e la prima metà
dell’VIII secolo d.C.
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Tra l’VIII e il IX secolo, si sviluppa anche la ceramica bianca.
La produzione di porcellana bianca, qingbai, leggermente bluastra, con motivi
floreali e zoomorfi continua nella Cina meridionale, e con la dinastia mongola degli
Yuan (1279-1368), il complesso di Jingdezhen comincia ad assumere carattere
industriale e si specializza nella produzione in serie della famosa porcellana
"Bianca e Blu" per la quale si utilizza cobalto puro importato soprattutto dalla
Persia e perciò detto anche blu maomettano.
Porcellana Ming
La porcellana bianca e blu avrà uno sviluppo
notevole nel corso della dinastia Ming (13681644), inizialmente con la produzione di grandi
piatti decorati con motivi floreali ed iscrizioni
tratte dal corano, destinati ai paesi islamici, poi
con vasi a collo stretto meiping, piatti, brocche
con un blu profondo e luminoso.
Dal XVI secolo in poi comincia a Dehua nel
Fujian la realizzazione di statuine buddhiste e incensiere, prodotte con
porcellana bianca nota in Europa come Blanc de Chine.
Porcellana Kraak
Il fenomeno dell’esportazione della porcellana coincide
con l’arrivo degli occidentali in Cina. I primi furono i
portoghesi che giunsero a Guangzhou (Canton) nel 1514, e
controllarono le relazioni commerciali con l'Impero di
Mezzo per tutto il XVI secolo.
Agli inizi del XVII secolo, fondata la Compagnia delle
Indie Orientali, gli olandesi diverranno i principali
esportatori in Europa di porcellana cinese nota come
Kraak
Catania Giusy, Grasso Vittorio – 3^ B Chimica - Burgio Simone, Fiorenza Roberta
3^ C Chimica - Bonaccorsi Danilo, Bucchieri Giuseppe, Caponnetto Riccardo, Di
Bella Cristina, Lanzafame Giuseppe, Nicolini Marco, Scuderi Santo – 4^ A
Informatica - coordinati dalla prof.ssa Silvana Raccuia.
20
LA SCRITTURA
La scrittura cinese risale a più di un
millennio a.C. ed è la più antica e conosciuta
scrittura, ancora in uso, giunta fino a noi
immutata nel corso del tempo, in base alla
datazione delle incisioni su ossa o gusci di
tartaruga.
Le sue origini,secondo le leggende, si
attribuiscono ad un uomo di nome Cangiie
che fu probabilmente il promotore di una standardizzazione della scrittura che
ha portato i caratteri cinesi all’attuale forma in uso.
Essa fa parte del gruppo linguistico Sino-tibetano, di cui fanno parte anche le
lingue tibeto-birmane, Mao-Yao, Kam-Thai.
Il Cinese è parlato da un quarto della popolazione mondiale ed ha numerosi e
diversi dialetti, circa 750, di cui i principali sono 8. Nella Repubblica Popolare
Cinese la lingua ufficiale dal 1956 è il Cinese Mandarino (Putonghua – lingua
comune), che viene parlato da circa il 70% della popolazione cinese ma è diffuso
anche in Taiwan, Singapore, Laos, Cambogia, Vietnam, Mongolia, Malesia.
E’ importante ricordare che, nonostante le sostanziali differenziazioni di
pronuncia nella lingua parlata, il governo ha dato molta importanza alla riforma
del cinese scritto e nel 1964 la Cina ha imposto ufficialmente l’uso dei caratteri
semplificati, permettendo così un’intesa comune a persone di diverse aree
dialettali.
Nella lingua cinese sono numerosi i caratteri scritti (50000 quelli contenuti nella
nuova edizione del Primo grande dizionario della lingua cinese) tanto che uno
scolaro alla fine delle elementari ne impara circa 3000, se legge molto; invece
per leggere un quotidiano serve la conoscenza di almeno 5000; naturalmente il
numero dei caratteri aumenta con l’istruzione fino a 10000 e più, anche se nella
vita quotidiana se ne usano molto meno. La conoscenza di almeno 500 caratteri è
considerata sufficiente per superare la soglia di analfabetismo.
In italiano, le parole scritte, conoscendo l’alfabeto, si possono comunque leggere
correttamente senza capirne il significato; mentre in cinese bisogna studiarle
per saperle leggere.
Quando si incontra un carattere sconosciuto, ci si può orientare sapendo che la
parte sinistra di ogni carattere suggerisce la pronuncia mentre la parte destra
dà il significato alla parola.
I caratteri cinesi per la maggior parte sono composti da due parti, una detta
radicale che rappresenta il significato, ed un’altra che rappresenta un suono o
una pronuncia (fonetica). Attualmente esistono 214 radicali che sono le chiavi
interpretative per individuare la classe semantica cui un carattere appartiene. E’
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possibile trascrivere (translitterare) il suono dei caratteri cinesi utilizzando il
nostro alfabeto costituito da lettere latine. La più nota translitterazione dei
caratteri cinesi in lettere latine è il Pinyin, che è anche il sistema di trascrizione
ufficiale della Cina contemporanea.
Nel sistema linguistico cinese vi sono circa 400 suoni monosillabici e ciascuno di
essi può essere pronunciato con una diversa intonazione di voce per dare diversi
significati ad una stessa parola. Nella translitterazione Pinyin le intonazioni
corrispondono a degli accenti:
• tono ascendente – accento acuto
• tono discendente – accento circonflesso
• tono piano – accento lungo
• tono tronco – accento grave.
I caratteri cinesi si definiscono come:
GRAFEMI - per la loro parte scritta;
MORFEMI - per il loro significato;
FONEMI - per la loro pronuncia.
I caratteri inoltre si distinguono per classi, struttura e stili.
Le classi, in cui si trovano tutti i tipi di caratteri, sono 6 :
1) XIANG XING - rappresentazioni
figurative (pittogrammi);
2) ZHI SHI – rappresentazioni
simboliche;
3) HUI YI – ideogrammi composti
(insieme di 2 o più caratteri
semplici che indicano un nuovo
concetto);
4) XING SHENG – composti forma
/suono;
22
5) ZHUAN ZHU – prestiti fonetici;
6) JIA JIE – falsi sinonimi.
I caratteri dal punto di vista grafico sono formati da tratti divisi in 8 tipi:
• PUNTO
• LINEA ORIZZONTALE
• LINEA VERTICALE
• TRATTO DISCENDENTE
A SINISTRA
• TRATTO DISCENDENTE
A DESTRA
• TRATTO ASCENDENTE
• UNCINI
• TRATTI RIBATTUTI.
Le varie fasi evolutive della scrittura cinese sono:
• Il JIAGUWEN - iscrizioni sulle scapole di bovini;
• IL JINWEN - iscrizioni su vasellame di bronzo;
• IL DAZHUAN - grande sigillo;
• IL XIAOZHUAN - piccolo sigillo;
• IL LISHU - scrittura dei funzionari;
• IL KAISHU - scrittura standard;(usato ancora oggi)
• IL XINGSHU - scrittura corsiva(usato ancora oggi);
• IL CAOSHU - stile erba (usato in prevalenza in calligrafia-caratteri
difficili da decifrare).
Lombardo Francesco - 4^ C Informatica - con la prof.ssa Concetta Di Gregorio
23
LA PITTURA
La pittura cinese nasce evidenziando il suo scopo nello sviluppare valori in
grado di regolare i rapporti umani.
Nelle sue opere il pittore cinese riflette la storia, il suo pensiero, l’anima e la
sua concezione filosofica. Tutti aspetti che fanno capire la cultura e
l’integrità morale dell’autore.
La tematica della pittura tradizionale
cinese è il campo della natura e i
caratteri principali sono 4: paesaggi
(Shan shui), uccelli e animali (Ling mao),
fiori e piante (Huan niao), ritratti (Ren
wu).
L’uomo viene evocato e non rappresentato
realisticamente, la pittura cinese si interessa a cogliere l’integrazione
dell’uomo nella natura; infatti spesso la figura umana è un particolare della
rappresentazione più che il protagonista dell’opera.
L’omaggio artistico del ritratto nel passato è legato alle cerimonie funerarie e
alla devozione dei cinesi per i propri antenati.
L’arte, per gli artisti cinesi, è l’esplicazione della realtà esistente e non una
semplice riproduzione.
Per la tradizione, il modo di dipingere è legato
alla calligrafia. La pittura e la calligrafia sono
ambivalenti, perché ambedue richiedono la
capacità di essere padroni nell’usare il pennello,
che è mezzo liberatore della creatività che
erompe dall’impulso dell’artista. Nelle accademie
le due arti si apprendevano parallelamente
poiché esse richiedono la stessa tecnica e la stessa abilità del tratto.
Nel corso dei secoli infatti la scrittura cinese, di origine pittografica, ha
preso uno stile, dove i disegni figurativi hanno assunto le forme di simboli o
ideogrammi chiamati caratteri.
Le caratteristiche della pittura cinese nel corso delle dinastie sono diverse:
• Dinastia Qin (221-207 a.C.) stilizzazioni di scene di caccia, di gioco e di
vita quotidiana sulle pareti rocciose; i colori della pittura sulle pareti
rocciose hanno pigmenti di minerale; prima idea del movimento; utensili
verniciati, vasi di bronzo, specchi, strumenti musicali;
• Dinastia Zhou (1100-221 a.C.) dipinti su seta di raffinata manifattura;
arte matura;
• Dinastia Han (206 a.C.-220d.C.) splendore di questo primo grande
impero, pochissimi dipinti murali, temi preferiti sono i ritratti di
24
•
•
•
•
personaggi illustri per esaltare le loro virtù o imprese; studio dello
spazio per creare profondità;
Dinastie del Sud e del Nord (386-589 d.C.) fase di grande rilievo della
pittura cinese per la sua evoluzione storica: inizio a codificare le regole
della pittura; i reperti pittorici sono riproduzioni rimaneggiate da
artisti dell’epoca Tang, che dettavano le regole della pittura ufficiale.
Tra gli artisti più conosciuti: Lu Danwei il “pittore dell’osso” che
sottolinea le linee, con tratti decisi e robusti; Zhang Sengyou il “pittore
della carne” che risalta la bellezza del corpo evidenziando la sensualità
delle forme; Gu Kaizhi il “pittore dello spirito” che fa emergere il
carattere, le qualità, l’intimo del soggetto.
Dinastia Sui (589-618 d.C.) il
Buddhismo presente nella
pittura murale dei templi; uno
stile misto fatto di simboli e
aspetti che apparivano nei
dipinti confuciani e taoisti con
elementi specifici della nuova
filosofia venuta dall’India.
Artisti importanti Zhan Ziqian (esperto nella pittura murale, nei
paesaggi e nel dipingere cavalli), Cao Zongda (i ritratti dal drappeggio
bagnato).
Dinastia Tang (618-907) florido momento culturale ed artistico,
massimo splendore di arte e filosofia con l’imperatore Xuan Zong (713756). Artista importante Wu Daozi con le sue innovazioni nel paesaggio,
nei soggetti trattati e nelle forme estetiche, dove i volti hanno tratti
di scultura come le guance sporgenti, il
naso pronunciato e gli occhi infossati. La
ritrattistica ufficiale assume un ruolo
primario e testimonia la società cinese
dell’epoca. Famosi ritrattisti Yan Liben,
Han Gan, Bian Luan. Le tematiche principali
sono legate comunque alla religione.
Nascita dell’Accademia Hanlin.
Periodi degli Stati Combattenti,delle Sei
Dinastie e delle Cinque Dinastie (907-960)
opere spettacolari da artisti quali Guan Xiu
(noto per le lunghe sopracciglia e tratti indiani pronunciati), Shi Ke
(abile nella figura e nell’acquerello monocromo), Dong Yuan (noto per le
montagne) Li Cheng e Xu Daoning (grandi paesaggisti e autori della
tecnica pingyuan – sfumature del colore che fanno percepire un senso
di distanza).
25
•
•
•
•
Dinastia Song (960 – 1127) presenza di concorsi artistici con in palio la
“cintura d’oro” prestigioso riconoscimento per un pittore. Pittura libera
senza fissi parametri, soggetti non più classici si riscontrano in Li
Longmian. Su Shi e Weng Tong maestri nell’arte della lavorazione del
bambù. L’uso del bambù accostato alla pittura è di origine mongola
poiché per questi e per la tradizione cinese, il bambù rappresenta un
simbolo della natura.
Dinastia Yuan (1279 - 1368) artista completo (poeta, calligrafo e
pittore). Pittori famosi Gao, Wang Meng, Kegong, Zhao Mengfu e sua
moglie Guan Daosheng.
Dinastia Ming (1368 – 1644) i pittori
tradizionalisti,
seguaci
delle
tecniche
dell’Accademia Hanlin, sono i più ricercati
poiché si ispirano ai modelli della dinastia
Song. Si distinguono Pien Wen-Chin (pittura
di uccelli e fiori e una tecnica decorativa di
sottolineature e riempitura con colore), Lu
Chi (decoratore di palazzo), Tai Chin
(paesaggista di corte) e Qin Yin (il più conosciuto dell’epoca).
Dinastia Qing (1644 – 1911) perdita di creatività, apprendimento
dell’ombreggiatura e della prospettiva, mancanza di rinnovamento e
radicamento nel passato. Pochi i pittori che lasciano una traccia: Li Yin,
Yuan Chiang, Wang Hui, Wahng Chien, Wu Li e altri. Alla corte
dell’imperatore Qian Long (1688-1768) troviamo il pittore gesuita
italiano Giuseppe Castiglione, famoso in Cina come Lang Shining che
utilizza le tecniche della prospettiva e l’uso di colori ad olio e a tempera
per le rappresentazioni sulla seta. Tra i più noti pittori della Cina
contemporanea possiamo citare Pan Tianshou, Huang Binhong, Yan
Meihua e Tian Shiguang.
Nella seconda metà della dinastia appaiono le tecniche principali di
smalti decorativi: gli champlevè (scultura su supporto metallico delle
celle nelle quali viene colato lo smalto), i repoussè (le celle venivano
martelliate nel metallo) e i cloisonnè (sottili fili metallici venivano
fissati sul metallo sagomando le celle o cloison). La tecnica del cloisonnè
fu la più diffusa in Estremo Oriente e nella varietà dei sistemi di
smaltatura è quella più complessa perché richiede maggior abilità
tecnologica.
Caruso Salvatore, Pataria Francesco, Pistorio Danilo, Santonocito Cristian,
Vittorio Gabriele – 3^ B Chimica - coordinati dalla prof.ssa Concetta Di
Gregorio
26
CUCINA
Nella cultura cinese l’alimentazione riveste una grande
importanza, perché in cucina si preservano salute,
animo e felicità; basti pensare che il nome di un piatto
non si riferisce ai suoi ingredienti, ma alle sue qualità.
Ogni piatto è una elaborata miscela di sapori e di
energie.
Storia, religione e risorse naturali sono i principali
fattori che influiscono sui gusti culinari di ogni cultura ma, a differenza delle
principali cucine orientali, la cucina cinese non è soggetta a restrizioni di ordine
religioso e tende a valorizzare tutti gli alimenti, per questo motivo la cucina
cinese usa anche ingredienti spesso ignorati, se non aborriti, nel resto del mondo.
La pinna di squalo è un prodotto di lusso; esclusivi e assai costosi sono i nidi di
salangana, che devono il loro sapore al fatto che tali uccelli li realizzano
impastando le alghe con la saliva; i petali di magnolia vengono impiegati per la
preparazione di un dolce particolare.
Il riso è presente in tutti i pasti e da esso si ottengono derivati come il vino
(chiu) e l’aceto.
La cucina cinese si fonda sull’armonia tra gli
alimenti FAN (riso, sorgo, miglio, grano) e quelli
TSAI (verdure, funghi, carne, pesce), ai quali i
condimenti e le spezie conferiscono sapore.
Oltre all’aroma ed al sapore, il colore è
fondamentale nella preparazione dei piatti, in cui
l’ingrediente principale viene accostato ad altri
per cercare contrasti di colore.
La cucina cinese fa parte della cultura millenaria del paese e si è affermata
ormai anche nel mondo occidentale. La grande estensione del territorio e la
diversità delle etnie e dei prodotti hanno portato allo sviluppo di diversi stili
culinari che privilegiano il sapore, l’aroma ed il colore:
- Meridionale o Cantonese: una cucina alquanto delicata e
poco speziata, utilizza prodotti molto vari, che prepara
quasi crudi per lasciarne inalterati sapore e colore;
- Orientale o di Shangai: caratterizzata dal largo uso di
pesci, crostacei e frutti di mare, si distingue anche per
i suoi sapori agrodolci, in quanto utilizza lo zucchero
nella preparazione di carni e verdure cotte al vapore;
- Occidentale o del Sichuan: fa largo uso di peperoncini
piccanti, zenzero e pepe, da cui derivano cibi più
speziati e saporiti. Il piatto principale è il Tofu con peperoni;
27
-
Settentrionale o Pechinese: caratterizzata dal largo
uso di cereali, è una cucina poco grassa nella quale
spiccano preparazioni a base di pollo e diTofu. Il piatto
principale è l’anatra laccata.
L’estetica e la presentazione sono molto importanti: i piatti
devono accordarsi tra loro, ma contrastare nei sapori, nella
consistenza e nei colori.
Nella cucina cinese i dolci hanno un ruolo secondario e
pertanto non esiste un’arte pasticcera.
I piatti cinesi non sono molto adatti ad essere accompagnati dal vino. I cinesi
preferiscono la birra e le bibite gassate, molto diffusa è l’abitudine di bere il tè.
Il tè, la bevanda nazionale, è una scoperta cinese che risale al 2737 a.C. La
leggenda narra che l’imperatore Shen Nung assaggiò per caso una bevanda
formata da alcune foglioline cadute nell’acqua bollente e la trovò deliziosa e
rinfrescante. In realtà il primo documento in cui si parla di questa bevanda, è un
trattato di Lu Yu apparso nel VI secolo.
Usato sin dai tempi più antichi per le sue proprietà benefiche, è diventato parte
integrante della vita cinese, si beve a tutte le ore e la sua preparazione è un’arte.
Il vino di riso (Chiu) è la bevanda alcolica più antica del mondo.
Il latte è totalmente assente nella tradizione della cucina cinese. Tra le carni, le
preferite sono quelle di suino e di pollo. I cinesi non usano olio d’oliva, ma grassi
di origine animale. Molto usate le verdure e
la soia.
La pratica di tagliare i cibi a piccoli pezzi è
legata all’uso delle bacchette (Kuai zi) e
della cottura veloce, molto usata quella al
vapore, anche se la più diffusa è quella “al
salto” (i cibi vengono fritti velocemente nel
Wok in olio e lardo fumanti).
I cinesi si contendono con gli italiani
l’invenzione della pasta, ma esistono prove
storiche della sua presenza nella cucina
cinese da 3000 anni. La pasta cinese viene
prodotta con grano o riso e acqua.
Simone Burgio, Roberta Fiorenza, Valeria Sapia, Chiara Signorelli, Pamela Tucci 3^ C Chimica - coordinati dalla prof.ssa Giuseppa Di Mauro
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ARTI MARZIALI
Le arti marziali delle tradizioni orientali
suscitano un grande interesse e curiosità
anche in occidente e ciò spinge a porsi la
domanda: hanno avuto un'influenza sulle
nostre radici culturali e quando e dove
ebbero origine?
Uno dei primi elementi che viene alla luce è
che queste si sono diffuse per tutto
l’Estremo
Oriente,
ma
nell'antichità
apparentemente non sono mai state
praticate in Europa, neppure nell’area del
Mediterraneo, dove si erano stabiliti dei
contatti con l’Oriente già prima che fiorisse l’Impero romano. Le descrizioni delle
tecniche di combattimento occidentali del passato infatti non fanno riferimento
a tecniche praticate a est dell’India.
La lotta e il pugilato di greci e romani, sebbene violenti, avevano soltanto qualche
rassomiglianza con i loro corrispettivi orientali. Per quanto riguarda l'origine,
forse la testimonianza più antica potrebbe essere costituita da due statuette
babilonesi datate fra il 3000 e il 2000 a.C.
Non esistono prove che le arti marziali siano nate in Mesopotamia, tranne la
considerazione che lì ha avuto origine una civiltà che avrebbe esercitato una
forte influenza sia a oriente sia a occidente. I Cinesi già si divertivano alle
esibizioni di acrobati indiani e del Mediterraneo orientale, molto prima che le vie
della seta divenissero il percorso commerciale tra la Cina imperiale e Roma. In un
certo senso è ancora evidente la stretta relazione tra i movimenti degli acrobati
e quelli di chi pratica le arti marziali, come è altresì lunga la tradizione di
correlazioni tra le tecniche di combattimento e quelle di spettacolo.
La leggenda
Una leggenda narra d’un monaco indiano, chiamato
Bodhidharma, giunto al tempio di Shao Lin (ai piedi
dei monti Song Shan, nel regno di Wei, in Cina), che
insegnava un approccio nuovo al buddismo, più
diretto, che comprendeva anche lunghi periodi di
stasi meditativa. Per aiutarli a sopportare le lunghe
ore di meditazione, insegnò loro tecniche di
respirazione ed esercizi per sviluppare la forza e le
capacità di autodifesa nelle zone montuose dove
vivevano.
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Si ritiene che da questi insegnamenti sia nato il
dhyana o scuola meditativa del buddismo, chiamata
Chan dai cinesi e zen dai giapponesi. La tecnica di
combattimento conosciuta come Shaolinquan, o
"lotta del tempio di Shao Lin", si basa
probabilmente sui suoi esercizi. Si pensa che molte
tecniche di combattimento cinesi e giapponesi
derivino da questa tradizione.
Le arti marziali e le loro implicazioni filosofiche
Le arti marziali si sono evolute come strumento di lotta e come mezzo di
comunicazione sociale.
La prima forma è sempre stata la più comune e anche impressionante. Dato il tipo
mortale di strumenti nei combattimenti con le armi, ma anche il modo
potenzialmente pericoloso in cui il corpo umano veniva usato, è facile qualificare
come prima applicazione l’antico dilemma dell’uomo posto di fronte ad un altro
uomo in combattimento: vincere o perdere, sconfiggere o venir sconfitto,
soggiogare o venire soggiogato, uccidere o essere ucciso. Questa dimensione
derivava da un ambiente estremamente ostile dove era necessario garantirsi la
sopravvivenza.
La seconda forma era intesa come forma di comunicazione sociale, modellata
dalle sequenze precise di un rituale, dove gesti e armi erano usati simbolicamente
per esprimere un’idea, evocare una tradizione, alleviare le paure dell’uomo. In
questo senso divenne uno spettacolo e assorbì le nobili arti della tradizione.
L’evolversi di queste discipline in qualcosa di ben più complesso dell’esercizio
ginnico per lo studio dell’hara (punto di equilibrio,
sorgente del soffio vitale) e del ki (energia vitale),
trasformarono
le
arti
marziali
in
metodi
d’integrazione universale che si prefiggevano il
conseguimento di una posizione equilibrata nel
centro della realtà e una partecipazione alla sua
energia coordinata e illimitata, intesa a perfezionare
l’evoluzione della personalità di un uomo. La cultura e
la filosofia dell’arte marziale influenzano l’una e
l’altra.
Per comprenderle più profondamente occorrerebbe
conoscere le distinzioni tra i differenti retroterra
delle varie arti, come il taoismo e il buddismo in Cina,
lo zen e lo shintoismo in Giappone, che sono alla base
di atteggiamenti e di pratiche nelle arti marziali
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Il Kung Fu
In cinese kung fu significa “adepto”, “uomo che vuol seguire il successo”, “sforzo
umano” ed è proprio il duro lavoro che, da millenni, caratterizza l'apprendimento
profondo dell’arte marziale.
In Giappone ha assunto il nome di Kakutei-jutsu, anche se a volte lo stesso
termine viene espresso nella grafia Gong-fu.
Il Kung Fu proviene dalla millenaria arte da combattimento cinese, e proprio per
il suo alto valore sociale è considerato lo sport tradizionale della Cina. Il termine
kung fu rappresenta il nome con cui sono maggiormente note in occidente le arti
marziali tradizionali cinesi, anche se definire le caratteristiche di più di 400
diverse scuole di stile risulta un compito assai arduo. Il Kung Fu rappresenta,
soprattutto, il nome collettivo che racchiude al suo interno la miriade di tecniche
e stili di combattimento diffusi sul territorio cinese.
Le origini
Esiste un gran numero di
leggende sull'origine delle arti
marziali cinesi. Quello che si sa
di sicuro è che le prime
rappresentazioni artistiche di
uomini (probabilmente soldati)
in posa marziale risalgono al
periodo preistorico (oltre 4000
anni fa). Il Kung Fu rimase
essenzialmente composto da una
serie di danze di guerra e da esercizi fisici di preparazione militare fino al
periodo denominato "primavere ed autunni" (770 - 476 a.C.) in cui nacquero e si
svilupparono le grandi correnti filosofiche cinesi come il Taoismo ed il
Confucianesimo. In quest’epoca le tecniche marziali iniziarono a fondersi con la
filosofia e la religione fino a diventare un argomento di studio persino nei
monasteri.
Dalla saggezza guerriera dell’antico Kung Fu, derivata dagli insegnamenti del
Taoismo e dalla pratica dello Shaolin-si, per secoli riservato solo ai prescelti, si
passò via via ad una diffusione sempre più ampia tra la popolazione civile che
dall’altra causò la dispersione dei maestri su un territorio vastissimo,
determinando l’ulteriore frammentazione delle conoscenze e degli stili. In Cina
Popolare, la disciplina del Kung Fu è regolata dal Ministero dello Sport e
insegnata da istruttori di educazione fisica dipendenti dal Ministero stesso.
Nonostante le inevitabili modernizzazioni, gli stili cinesi si identificano, ancora
oggi, in due grandi gruppi.
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La pratica
L’efficacia dei vari stili di Kung Fu si rivela all’allievo solo dopo un lungo
addestramento e una pratica assidua. Le tecniche di combattimento, infatti,
devono essere ripetute per innumerevoli volte, finché il praticante saprà reagire
d’istinto alla pressione dell’avversario. Tutto accadrà spontaneamente in
quell’attimo in cui il tempo e lo spazio assumeranno un nuovo significato. Agli
occidentali potrebbe sembrare incomprensibile mantenere faticosamente le
tecniche in “posizioni assurde”, soprattutto se confrontate con sport da
combattimento
più
recenti:
questo è l’antico segreto della
marzialità orientale, solo con
dedizione e pazienza si avrà
l’accesso ad una realtà più
profonda.
Praticare il Kung fu, in accordo
con i principi dell'antichissima
medicina cinese, è un ottimo
modo per raggiungere l’equilibrio
psicofisico, parallelamente a tutti
quei vantaggi che può dare qualsiasi disciplina sportiva (condizionamento cardiorespiratorio, eliminazione delle tossine, riequilibrio ormonale, vantaggi per
l'apparato muscolo-scheletrico, miglioramento della coordinazione, ecc.). La
sensazione di benessere che pervade l’organismo dopo una corretta pratica
enfatizza la cura degli aspetti respiratori ed energetici che, a lungo andare,
entrano a far parte della vita quotidiana.
Il valore atletico del Kung Fu si ritrova nell'educazione e nell'affinamento dei
movimenti che devono risultare comunque fluidi, morbidi ed eleganti nella loro
veloce e spesso complessa successione di movimenti nei quali la centralità e
l'equilibrio del corpo è fondamentale.
Il successo di immagine come disciplina dimostrativa orientale ai Giochi Olimpici
di Berlino 1936 ha gradualmente modificato l’antica tradizione del Kung Fu. Gli
adattamenti tecnici dovuti alle esigenze competitive dell'occidente hanno
operato una interessante trasformazione in sport internazionale, ponendo le
premesse come futuro sport olimpico.
Lombardo Francesco - 4^ C Informatica - con il prof. Roberto La Mela
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CONCLUSIONI
A conclusione di questo nostro lavoro possiamo con un certo orgoglio affermare
che la Cina non è più, per noi studenti dell’ITI “Cannizzaro” di Catania, un mondo
così lontano e sconosciuto. I libri letti e le ricerche effettuate ce ne hanno fatto
apprezzare la storia, gli usi, i costumi e le tradizioni, ma hanno anche incentivato
in noi tutti l’interesse di una conoscenza più approfondita e la voglia di
esperienza diretta. Già con la nostra fervida fantasia ci siamo visti per le strade
di Shangai, accompagnati da studenti cinesi, con cui confrontarci per meglio
comprenderci. Forse ciò resterà solo un audace sogno, ma noi confidiamo che “la
Settimana dell’Amicizia”, iniziativa a cui con entusiasmo abbiamo aderito, ci aiuti
a realizzare questo nostro grande desiderio.
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