“QUEEN II” VOLANDIA Ebbene, lo ammetto: ho un

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“QUEEN II” VOLANDIA Ebbene, lo ammetto: ho un
Da Delta&Parapendio n. 170, settembre 2006
VELE
“QUEEN II” VOLANDIA
Ebbene, lo ammetto: ho un debole per le ali basiche. Hanno sempre rappresentato per me una sorta di
ritorno all’essenza stessa del volo, uno strumento capace di regalare divertimento senza pensieri, un modo
di volare epurato da qualsiasi urgenza e fini diversi dal semplice stare per aria, una bellissima interpretazione a cassoni di una filosofia minimalista che mi ha sempre affascinato: minima complessità, minimo
impegno, minimo stress. E perchè no, minimo costo!
Nella bellissima intervista di Giorgio Sabbioni al mitico Robbie Whittal nel numero di luglio, si enuncia un
concetto che mi ha parecchio dato da pensare: “Le prestazioni sono quella cosa che generalmente uccide
la gente e lo sport”, dice Rob. E’ qualcosa in più di una provocazione, un pensiero ormai abbastanza diffuso
nell’ambiente ma che non avevo mai visto enunciato in maniera così lapidaria, e riportato nero su bianco.
Per finire con le citazioni, mi permetto di parafrasare una massima del leggendario scrittore e scultorealpinista Mauro Corona: “Volare è come scolpire: occorre togliere, eliminare il superfluo”.
Questi concetti si sposano appieno con la filosofia che ha dato vita, qualche tempo fa, al progetto della
Volandia “THE QUEEN”, una vela che dell’essenzialità e della facilità ha fatto negli anni una bandiera. Ora
proposta in una seconda aggiornata versione denominata QUEEN II, é certamente un’ala che si discosta dal
gruppo, e per certi versi molto particolare. Ogni dettaglio della costruzione, ad esempio, è evidentemente
pensato in funzione del contenimento del peso e della semplicità. Il tessuto é un Porcher Marine New Skytex 9017 - E77A da 40 g/mq, idrorepellente e leggero. L’allungamento (4,7 in piano) é contenuto; i cassoni
dalle ampie bocche sono 23 con intercentina, per un totale di 46 celle. Triangolazioni e centine diagonali
sono assenti. I nastri interni trasversali di rinforzo, sono sostituiti semplicemente da tratti di cordino esterni
all’ala, annodati sulle fettucce, che scaricano le forze tra le varie diramazioni delle funi. I rinforzi in mylar sul
bordo d’attacco sono relativamente piccoli ed alle estremità sono cuciti solo sulle centine principali; nastri
e rinforzi vari sulla centina dove si attaccano i cordini sono sostituiti con triangolini di rip-stop esterni all’ala,
come spesso si usava un tempo. Anche i nastri cuciti sul bordo d’uscita e d’entrata sono sostituiti da un
semplice risvolto del tessuto.
Il risultato é un’ala leggera e minimale, ma allo stesso tempo robusta e durevole (osservate bene il diagramma dei test di carico), dalle finiture essenziali ma nelle quali non si riscontra nessuna pecca, anzi. Sembra
quasi una ben studiata vela da montagna, e una volta gonfia è anche piuttosto bella nella sua semplicità
nonostante qualche grinza. Anche le bretelle sono pensate per semplificare al massimo la vita al pilota:
solo tre elevatori, senza trim od orpelli vari; durante la preparazione il fascio funicolare non è complesso
e si dipana facilmente. L’assetto é già pensato per essere il miglior compromesso in tutte le fasi del volo in
paramotore. Se proprio il vostro propulsore genera una coppia tale da indurre una deviazione sulla traiettoria, si può ovviare al problema utilizzando il secondo passante di cui sono dotate le bretelle, variando in tal
modo di un paio di centimetri l’altezza dell’aggancio, in maniera asimmetrica fra destra e sinistra. Eccellente
quindi la semplicità generale di gestione per i principianti. Persino le cuciture alla base dei cordini principali
sono senza ribattitura e senza termoretraibile (disponibile però a richiesta) per non indebolire la fibra, il che
é esteticamente un po’ spartano a vedersi ma non sono certo le apparenze ciò che interessa in questa vela.
GONFIAGGIO
Che dire del gonfiaggio e del decollo con la QUEEN II? Semplicemente il migliore che mi sia mai capitato
di sperimentare (almeno per i miei gusti!). In tanti anni di volo in PRM e decine di ali provate, ve ne sono
state alcune che si avvicinavano parecchio alla facilità di decollo di questo mezzo ma nessuna che riuscisse
ad eguagliarla. L’alzata infatti é leggera, composta, uniforme, ma non solo. La salita della calotta é un poco
lenta ma avviene con minimo sforzo e non risente se non in maniera marginale di componenti di vento al
traverso o disposizioni a terra poco accurate. Anche quando la velatura, per qualsiasi ragione, sale non perfettamente in asse, dando motore e semplicemente aspettando un attimo vedrete che magicamente tende
da sola a portarsi in assetto, sempre con quei suoi movimenti lenti e dolci, semplificando la vita al pilota e
in special modo al principiante. In presenza di brezza la tendenza al sorpasso sarà contenuta se il gonfiaggio
é avvenuto con dolcezza, ed in effetti piloti pesanti ed energici faranno meglio a non esagerare comunque
nella trazione, partendo anche senza vento con i cordini già in tensione ed insistendo casomai in un secondo momento, dai 45 gradi in poi, pena un inutile arricciamento del bordo d’attacco alle estremità. Il gonfi-
aggio fronte vela é un vero piacere ed é facilitato dall’uniformità e progressione nella salita e dalla evidente
stabilità della calotta. La capacità di galleggiare sulla testa ci darà poi il tempo di girarci e dare motore anche
con poco vento perciò si può applicare questa tecnica già con pochi km/h di brezza.
DECOLLO
Una volta giunta sulla testa, già con pochissimo vento la QUEEN II se ne sta lì come per incanto ad aspettare
che il pilota si decida a dare potenza senza ricadere, perdonando anche qualche esitazione, si orienta da
sola controvento ruotando dolcemente in imbardata senza traslare di lato, accelera immediatamente sotto
motore anche se era rimasta un poco indietro perché magari il pilota pasticcione aveva lasciato troppo
presto le bretelle o era in ritardo col gas.
La presa in carico é rapida, senza storie anche con un assetto non proprio ortodosso. Un poco di freno aiuta
lo stacco ma non é indispensabile. Grande sicurezza é data dal fatto che, andando in volo con un assetto
anche molto cabrato, l’ala non ha nessuna tendenza a picchiare in modo repentino dopo lo stacco, e tantomeno a stallare o sedersi impedendo con la sua resistenza la presa di velocità. Con gli attacchi alti o con
quelli bassi, aiutandosi col motore oppure senza, con vento debole o più forte, dritto o al traverso, ha poca
importanza: é veramente difficile sbagliare un decollo con questa vela. La facilità prodigiosa con cui ci si
invola con quest’ala rende il decollo in PRM la cosa più naturale del mondo, e scusate se è poco.
VOLO LINEARE E BECCHEGGIO
Con la QUEEN II é perfettamente inutile un motore molto potente, col quale rischiereste di salire anche
senza volerlo! L’efficienza è niente più che discreta ma l’ala “porta” molto e ripide cabrate sono inutili e peggiorano le prestazioni. E’ una vela lenta, secondo i canoni attuali, che vola a livello del mare a circa 30 km/h,
e sollecitarla con molta trazione infatti ha il solo effetto di rendere la traiettoria troppo pendente sprecando
la potenza del motore. Se proprio vogliamo salire come razzi utilizzando un motore da trenta cavalli (ma
perché poi?) conviene affondare un poco lo speed o spiralare stretto dal lato della coppia, per convertire la
spinta in velocità. Il volo é ammortizzato, estremamente stabile sugli assi, sicurissimo anche in turbolenza
soprattutto per un principiante, mentre un pilota esperto potrà avvertire in condizioni mosse e ventose la
necessità di una maggiore penetrazione. Il profilo tollera di tutto, dalla picchiata incontrollata alla smotorata inopportuna al maldestro affondo dei comandi, e la resistenza allo stallo simmetrico e asimmetrico
é sopra la media. In atterraggio, ad esempio, affondando i freni sotto le anche ancora lontani dal terreno
e provando a trattenerli non si nota la minima tendenza a smettere di volare, il che non é certo male per
perdonare alcuni errori tipici di chi inizia...
VIRATA
I comandi sono morbidi, e la virata pronta e progressiva anche sotto motore. Pur essendo un’ala basica e stabile, la QUEEN II non ha affatto un carattere inerte, almeno se il carico alare non é bassissimo.
L’escursione dei freni é piuttosto ampia, ed anche se non é necessario trazionarli molto per ottenere una
buona virata, insistendo un poco l’ala inclina volentieri rimanendo sempre lontana dai rischi di uno stallo
della semiala. Agendo delicatamente invece la manovra risulta piatta, dolce, ed il tasso di caduta é basso.
Non é vela da pilotare in punta di dita ma nemmeno un camion a rimorchio, quindi.
Lo spostamento del peso con i telai dotati di basculanti é digerito bene ed aiuta a coordinare la virata senza
per questo indurre reazioni più repentine. Nelle inversioni di rollio la dolcezza unita alla stabilità e alla tolleranza dell’ala ci vengono incontro consentendo anche al novizio di approcciarsi (con le dovute cautele)
all’esecuzione dei wingover senza patemi. Le ascendenze si sfruttano con grande facilità grazie alla maneggevolezza e al carattere “galleggione”, unito al tasso di caduta in virata che si mantiene sempre molto basso
anche a motore spento volandola con un po’ di freno.
In definitiva un’ala facile e divertente, con ampia escursione di freni, maneggevole senza essere nervosa e
sicura in manovra per chiunque.
VOLO IN TURBOLENZA
Il comportamento in turbolenza del profilo é tale da rendere pressochè inutile qualsiasi malizia nel pilotaggio, essendo possibile volare semplicemente con i freni leggermente trazionati per rendere praticamente
impossibile (in turbolenza media) una chiusura e, nel caso, spontaneo il recupero. Tutto é parecchio am-
mortizzato e la calotta si sposta malvolentieri dalla sua posizione naturale (sopra la testa!); le sensazioni
trasmesse tuttavia sono chiare, l’ala respira con innocui movimenti a fisarmonica e consente a chiunque
di comprendere e reagire, senza spaventare e soprattutto tollerando molto bene qualsiasi errore del pilota come la sovracorrezione o la pericolosissima quanto diffusa abitudine di appendersi ai comandi.
L’asimmetrica provocata in aria calma fino al 50% suscita reazioni ridicole e perdite di quota insignificanti.
Chiusure spontanee tuttavia sono possibili praticamente solo con lo speed affondato, ed anche in questo
caso la reazione non é violenta, anzi, di solito il bordo d’attacco si arriccia ma la semiala tende per la maggior parte a rimanere aperta e a volare. La QUEEN II é chiaramente un’ala piacevole e rassicurante, non
adatta forse a rimontare controvento in condizioni ma della quale ci si può fidare al 100%, e questa non é
cosa di poco conto.
SPEED SYSTEM
La pedalina é molto morbida, tanto che il cordino apposito potrebbe tranquillamente essere trazionato
con le mani, tuttavia l’aumento di velocità non è impressionante, valutabile in 5-7 km/h. Il cordino centrale
delle file “C” scorre verso l’alto azionando il sistema, ed é come se rilasciassimo i trim (che su questa ala
non sono previsti) ma solo nella parte centrale dove la corda é maggiore e il profilo più solido, in modo da
ottenere un assetto picchiato in maniera più uniforme e un salutare andamento a reflex. Il risultato é una
stabilità notevole anche a metà pedalina e un sistema di accelerazione tollerante e molto divertente da
usare, propedeutico per i principianti. Peccato solo che il bordo d’attacco si raggrinzi un poco e il tessuto
sopra le bocche presenti una antiestetica tendenza ad infossarsi.
ORECCHIE
Facili, servono però i guanti per farle in mancanza di una bretellina sdoppiata. Tendono a riaprire lentamente e a volte rimangono parzialmente ripiegate. Una affondatina di freno le riapre comunque con facilità.
La discesa é ben controllabile e sicura, azionare un poco la pedalina é un accorgimento superfluo. Con gli
attacchi bassi basculanti si vira agevolmente col peso. Si possono consigliare per agevolare un atterraggio in
luoghi angusti e turbolenti, ma per perdere quota ci sono sistemi più efficaci con questa vela.
SPIRALE
Molto facile sia l’entrata che l’uscita, e come sempre prevedibili e morbide le reazioni. La migliore soluzione
per scendere il più in fretta possibile.
STALLO DI “B”
Sulle bretelle “B” non sono agganciate le file centrali dei cordini, riportate sulle “A”, perciò agendo sulle
bretelle come per un normale stallo di “B”, si ottiene un ripegamento del tessuto solo sui 2/3 laterali e la
parte centrale della vela continua sempre a volare. Questo significa zero pendolamenti in entrata e in uscita, grande stabilità della calotta, impossibilità di provocare uno stallo paracadutale. In pratica con la QUEEN
II é più facile ed efficace lo stallo di “B” che non le orecchie, anche a bassa quota e in aria mossa. Il tasso
di caduta é regolabile con facilità aumentando o diminuendo la trazione e può arrivare a circa 5 m/s, oltre
la calotta si scompone e la forza da esercitare é eccessiva. E’ una soluzione molto comoda ed efficace per
perdere quota con l’unico neo della fisicità della manovra che non consente di mantenere la configurazione
per un tempo indefinito. Tuttavia per qualche minuto non c’è problema ed é rassicurante sapere di poter in
qualunque momento scendere rapidamente e con facilità senza uscire dall’inviluppo di volo e senza doversi
sottoporre alle fastidiose accelerazioni di una vite.
ATTERRAGGIO
L’atterraggio è molto facile con carichi alari bassi, con una sensazione di “diluizione” che suggerisce di
anticipare un pelino l’affondata finale rispetto ad altre ali. Come già detto, anche cercando di stallare molto
alti, non si riesce a far smettere di volare questa vela, che non molla e non si abbatte. Viceversa, ritardando
un pelino o esitando coi freni, la velocità non eccessiva permetterà comunque di limitare i “danni”. Quindi
il contatto col terreno avverrà in tutti i modi con una velocità orizzontale e verticale tale da non provocare
disastri irreparabili anche se, con carichi alari più elevati (riservati a piloti più esperti) è importante volare
veloci prima del raccordo e stallare nel momento giusto... ed ovviamente, direi.
L’avvicinamento e l’impostazione dell’atterraggio sono particolarmente semplici in virtù dell’efficienza contenuta e delle velocità in gioco, e per la sana abitudine di virare anche stretto senza affondare. Una volta
controvento, si può decidere la pendenza della traiettoria semplicemente frenando di più o di meno, per
poi dare velocità in corto finale e raccordare.
CARICO ALARE
La QUEEN II tollera veramente di tutto ed é possibile, a differenza di altre vele, volarla a motore con carichi
alari anche molto bassi senza particolari controindicazioni. Tuttavia la maneggevolezza ne risentirà ed anche
il gonfiaggio non sarà certo così agevole per un pilota minuto che debba issare a forza di braccia trenta metri quadri. All’opposto del range di peso invece, il tasso di caduta aumenta, e soprattutto in atterraggio solo
un pilota già smaliziato poserà i pedi a terra con delicatezza in assenza di vento. Il mio consiglio quindi è di
scegliere con attenzione la taglia corretta, senza pretendere, come fanno alcuni, di volare con dei tendoni
da circo o, al contrario, con un fazzoletto da taschino. Del resto questa vela è fornita in tre taglie standard
di 25, 27 e 29,5 mq ma a richiesta è possibile ottenere la 28 e la 31, quindi non è difficile centrare il carico
alare giusto. Il mio personalissimo suggerimento è il seguente: PTV di circa 90 kg per la 25, 100 per la 27 e
115 per la 29,5 se siete principianti o gente “tranquilla”; PTV di 100 kg per la 25, 115 per la 27 e 135 per la
29,5 se cercate qualcosa di più vivace.
PREGI / DIFETTI
Pregi sono evidentemente la gandissima facilità d’uso e la sicurezza. Anche il particolare stallo di “B” è
un asso nella manica che contribuisce alla tranquillità in volo. Si può considerare un difetto solamente la
gamma di velocità piuttosto ristretta.
A CHI LA CONSIGLIO
A chiunque desideri volare in PRM senza il minimo pensiero.
Disporre di un’ala come questa è senza dubbio un vero piacere, per i principianti della disciplina ma non
solo. Vi accorgerete di come, con un minimo di pratica, potrete decollare con grande facilità in ogni condizione, senza più fare molto caso se vi sia brezza oppure no, da che direzione esattamente provenga nel
momento di spiccare il volo e se il terreno sia favorevole o meno. Atterrerete in un campo qualsiasi per raccogliere funghi senza l’ansia che nel frattempo il vento possa calare, o cambi direzione proprio sul più bello
(come invariabilmente spesso accade!), e senza sudare le classiche sette camicie esibendovi in ripetuti e
goffi tentativi di decollo in condizioni difficili. E’ una vela che mette di buon umore, evitando stress e arrabbiature a terra e in volo, e se il vostro scopo é volare per il puro piacere di stare con i piedi per aria, la scelta
della QUEEN II non vi deluderà di certo. E’ peraltro molto probabile che sia proprio con ali come questa che
si possa apprezzare appieno il meglio che il volo in PRM può offrire.
Davide Tamagnini