the breath of the world

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the breath of the world
SILA
the breath of the world
Università Iuav di Venezia
Facoltà di Architettura
Tesi di laurea specialistica in Architettura per il Paesaggio
Geografie Parallele: nuove forme di rappresentazione per la Laguna di Venezia
SILA
the breath of the world
di Elena Scaini
Relatore
Prof. Agostino De Rosa
Correlatori
John Luther Adams
Dr. Stefano Guerzoni (CNR - ISMAR)
prof. Renato Bocchi
prof. Marcello Mamoli
A chi riesce nell’impresa
di rendere ogni mia giornata
unica, intensa e speciale,
alla mia famiglia e a Simone.
site
analysis
landform
landform details
landscape
phenomena
phenomena simulations
john luther adams
SILA - fairbanks
SILA - venezia
project drawings
project simulations
“Musica non è ciò che faccio.
Musica è come vivo.
Non è un’espressione di me stesso.
È come comprendo il mondo”.
John Luther Adams
Introduzione
Le moderne tecnologie consentono di rappresentare in modo dinamico anche la dimensione temporale
di un sistema complesso. Condizioni e modificazioni naturali e antropiche hanno contribuito a rendere
particolarmente interessante l’ ecosistema veneziano, caratterizzato da un incessante alternarsi delle
maree e da processi di sedimentazioni dei materiali.
Questa tesi si propone di sviluppare nuovi metodi di rappresentazione che interessano i mutamenti che
avvengono in tempo reale all’interno del complesso ecosistema lagunare veneziano, realizzando in fase
conclusiva un'installazione permanente di tipo ambientale-acustica e cromo-luministica che rifletta al
suo interno ciò che accade all’esterno.
L’intento è così quello di calibrare l’ambiente interno sulla percezione di un fruitore-tipo controllato da
software in grado di rielaborare i dati rilevati e monitorati dagli istituti di ricerca presenti nel territorio,
che in questo modo diventano parte attiva del progetto.
Lo spazio vuole essere per il fruitore un'opportunità per rilassarsi e trascorre del tempo in un luogo
stimolante ed accogliente e nel contempo uno strumento per comprendere più a fondo le complesse
dinamiche dell'ecosistema lagunare, incluse quelle altrimenti non rilevabili dal nostro sistema
sensoriale.
A differenza però di molte altre installazioni ambientali e artistiche che già hanno interessato Venezia,
non si tratta qui soltanto di interpretare la città attraverso suggestioni e percezioni sensoriali, poiché pur
essendo il risultato finale cui si aspira un prodotto artistico “multimediale” e multi sensoriale, esso
deriva da processi e dati scientificamente rilevati costruiti.
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Schema stratigrafico della laguna
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La laguna di Venezia
La laguna di Venezia è il più ampio esempio di laguna costiera nell'area dell'Alto Mar Adriatico, con una
lunghezza di circa 50 chilometri e una larghezza compresa tra i 10 e gli 11 Km. La forma del bacino ricorda
quella di fino spicchio di arancia con la convessità rivolta verso NordOvest. La laguna è compresa tra le
foci storiche del Piave a Nord-Est e dell'Adige a Sud-Ovest, più precisamente tra le odierne foci del Sile e
del Brenta-Bacchiglione.
La sua superficie è di 549 km (,ovvero circa 50 mila ettari), il 67 per cento dei quali è costituito da specchi
d'acqua, il 25 per cento da barene e l'8 per cento da isole. Il 15 per cento del totale è arginato da valli da
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pesca, in tutto 24, per una superficie complessiva di 9 km . La profondità degli specchi d'acqua varia tra i
pochi centimetri delle paludi interne e qualche decina di metri in corrispondenza dei porti e dei canali di
navigazione.
L'ampiezza dell'intero bacino scolante, su cui insistono i confini amministrativi di due province, quella
di Padova e quella di Venezia, è di 1840 kmq. Otto sono i comuni i cui territori sono in parte compresi
all'interno della laguna o fanno parte della gronda: Jesolo, Musile di Piave, Quarto d'Altino, Venezia,
Mira, Campagna Lupia, Codevigo e Chioggia.
Il bacino idraulico dell'entroterra agrario è esteso per 202 mila ettari e scolante in laguna attraverso una
ventina di punti di immissione di acque dolci.
La laguna è separata dal mare da un cordone litoraneo costituito da 4 lidi sabbiosi, stretti e lunghi:
Cavallino, Lido, Pellestrina e Sottomarina.
Il ricambio delle acque dovuto alle maree è pari a 800 milioni di metri cubi al giorno, con una delle
maggiori escursioni del bacino Mediterraneo. Lo scambio idrico con il Mare Adriatico avviene attraverso le
tre bocche di porto del Lido, di Malamocco e di Chioggia, nelle proporzioni del 40 per cento per la prima e
per la seconda e del restante 20 per la terza.
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phenomena
lan
ds
ca
pe
form
land
Batimetrie dei fondali
I principali fattori che condizionano i fenomeni morfologici in laguna sono sia di origine naturale (i processi guidati
dall’energia dei fiumi, delle correnti e delle maree, i processi biogeochimici, i processi biologici) sia legati all’azione
dell’uomo (principalmente prodotti grazie all’energia dei combustibili fossili). Il peso relativo di questi fattori
determina l’entità dei fenomeni in modo differente a seconda dei luoghi, delle forme, dei processi presenti nelle
diverse aree della laguna.
I processi e i fattori che contribuiscono ad incremenatre i fenomeni di squilibrio morfologico sono:
- i processi di subsidenza ed eustatismo;
- il moto ondoso da vento e da natanti;
- le correnti di marea;
- le attività di pesca sui bassi fondali;
- le attività di dragaggio lungo i canali;
- le eventuali modifiche del territorio eseguite dall’uomo;
quelli invece che contribuiscono a stabilizzare il sistema sono:
- la presenza di fanerogame marine;
- la presenza di sedimenti ad elevata percentuale di sabbia;
- gli apporti di sedimenti provenienti dal bacino scolante e dal mare.
Il maggior effetto di stabilizzazione dei fondali è dato dallo sviluppo di praterie di fanerogame marine; sono piante
superiori che, grazie allo sviluppo dell’apparato radicale, sono in grado di stabilizzare il sedimento e di attenuare il
moto ondoso attraverso una maggiore resistenza data dall’insieme di ciuffi fogliari.
Il fenomeno dell’acqua alta è una delle cause che aumentano l’instabilità morfologica del sistema velme-barene: la
modifica della soglia di quota che demarca la presenza delle velme (caratterizzate da una struttura sedimentologica
non troppo “compatta” e stabile) e delle barene (caratterizzate da una presenza vegetazionale “stabilizzante” del
terreno) ha aumentato la quantità di fondali poco “compatti” (bassi fondali e velme) e più soggetti a processi erosivi
a scapito di quelli più stabili (le barene).
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I principali fattori che condizionano i fenomeni morfologici in laguna sono sia di origine naturale (i processi guidati
dall’energia dei fiumi, delle correnti e delle maree, i processi biogeochimici, i processi biologici) sia legati all’azione
dell’uomo (principalmente prodotti grazie all’energia dei combustibili fossili). Il peso relativo di questi fattori
determina l’entità dei fenomeni in modo differente a seconda dei luoghi, delle forme, dei processi presenti nelle
diverse aree della laguna.
I processi e i fattori che contribuiscono ad incremenatre i fenomeni di squilibrio morfologico sono:
- i processi di subsidenza ed eustatismo;
- il moto ondoso da vento e da natanti;
- le correnti di marea;
- le attività di pesca sui bassi fondali;
- le attività di dragaggio lungo i canali;
- le eventuali modifiche del territorio eseguite dall’uomo;
quelli invece che contribuiscono a stabilizzare il sistema sono:
- la presenza di fanerogame marine;
- la presenza di sedimenti ad elevata percentuale di sabbia;
- gli apporti di sedimenti provenienti dal bacino scolante e dal mare.
Il maggior effetto di stabilizzazione dei fondali è dato dallo sviluppo di praterie di fanerogame marine; sono piante
superiori che, grazie allo sviluppo dell’apparato radicale, sono in grado di stabilizzare il sedimento e di attenuare il
moto ondoso attraverso una maggiore resistenza data dall’insieme di ciuffi fogliari.
Il fenomeno dell’acqua alta è una delle cause che aumentano l’instabilità morfologica del sistema velme-barene: la
modifica della soglia di quota che demarca la presenza delle velme (caratterizzate da una struttura sedimentologica
non troppo “compatta” e stabile) e delle barene (caratterizzate da una presenza vegetazionale “stabilizzante” del
terreno) ha aumentato la quantità di fondali poco “compatti” (bassi fondali e velme) e più soggetti a processi erosivi
a scapito di quelli più stabili (le barene).
La morfologia della laguna di Venezia è caratterizzata da acqua poco profonde (profondità media di circa 1 metro)
sottoposte ad un doppio ricambio giornaliero ad opera delle ingressioni mareali, che ne favoriscono
l’ossigenazione.
Di solito dal retroterra si ha un afflusso di acque dolci mentre dal mare giungono acque salate, la salinità quindi
all'interno del bacino sarà generalmente più bassa che nel mare aperto e si avrà un gradiente negativo di salinità che
andrà dallo sbocco a mare agli afflussi di acqua dolce interni.
Con il passare del tempo, a mare progrediscono altre barre sedimentarie che innalzandosi tendono a diminuire la
turbolenza nel tratto di costa prospiciente, le “bocche” si interrano e la laguna “si chiude", diventando un lago
retrodunale, ancora salmastro ma soggetto a progressiva dolcificazione mano a mano che l'afflusso di acque dolci
aumenta e la linea di costa si allontana.
In questo “complesso lagunare” si vengono quindi a formare tra le più importanti forme morfologiche delle zone
umide. A partire dalla terraferma avremo quindi paludi costiere d'acqua dolce; i dossi e le zone di terra emersa verso
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il mare daranno luogo a sistemi di dune parallele più o meno ricoperte da vegetazione e le giovani spiagge si
inizieranno a coprire di piante pioniere.
I principali fattori che condizionano i fenomeni morfologici in laguna sono:
- di origine naturale (i processi guidati dall'energia dei fiumi, delle correnti e delle maree, i processi
biogeochimici, i processi biologici)
- di origine antropica (ovvero principalmente prodotti grazie all'energia dei combustibili fossili).
Il peso relativo di questi fattori determina:
1. Fenomeni di squilibrio morfologico:
- i processi di subsidenza ed eustatismo;
- il moto ondoso da vento e da natanti;
- le correnti di marea;
- le attività di pesca sui bassi fondali;
- le attività di dragaggio lungo i canali;
- le eventuali modifiche del territorio eseguite dall'uomo;
2. Fenomeni di equilibrio morfologico:
- la presenza di fanerogame marine;
- la presenza di sedimenti ad elevata percentuale di sabbia;
- gli apporti di sedimenti provenienti dal bacino scolante e dal mare.
La complessità della morfologia lagunare svolge un ruolo di importanza fondamentale anche nel garantire la
depurazione e la continua circolazione della acque: la riduzione e la graduale scomparsa di velme e barene,
l'erosone dei bassifondi, l'appiattimento dei fondali, il degrado della qualità dell'acqua e dei sedimenti sono
quindi importanti indicatori delle trasformazioni in atto.
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morfologia lagunare
Intervalli di profondità
> 0,5
0,25 / 0,1
-0,25 / 0,1
-0,5 / -0,25
-0,75 / -0,5
-1 /-0,75
-1,25 / -1
-1,5 / -1,25
-2 / -1,5
-2,5 / -2
-5 / -2,5
-10 / -5
< -10
Morfologia storica dalle origini ad oggi
La laguna di Venezia ha da qualche tempo assunto le caratteristiche di una laguna deltizia, ma mentre la parte nord
conserva queste caratteristiche, nella parte meridionale gli interventi dell’uomo hanno in larga misura isolato la
laguna dal suo bacino fluviale.
La storia della laguna si può far risalire a circa seimila anni fa, diecimila anni dopo la fine della glaciazione
Wurmiana. In quei tempi si estendeva una parte dell'antica pianura veneta generata dai depositi alluvionali dei
numerosi fiumi che la solcavano scendendo dalle Alpi, come il Brenta e il Piave, o affiorando lungo la linea delle
risorgive come il Dese e il Sile. Lungo la costa, tra le foci dei fiumi, l'apporto di sabbie aveva generato una lunga fascia
di alte dune.
Il progressivo abbassamento del suolo (subsidenza) dovuta alla compattazione dei sedimenti alluvionali e a
movimenti della crosta terrestre e l'aumento del livello del mare (eustatismo) seguito alla fusione delle calotte
glaciali, fecero sì che il livello medio del mare superasse quello delle aree retrostanti le dune. Il mare invase così la
pianura penetrando attraverso le foci dei fiumi e rendendo salmastre le paludi.
Il cordone delle dune costiere dopo l'ingressione marina venne a formare quelle strette isole parallele alla costa,
dette cordoni litoranei, che si trovarono così a separare dal mare uno specchio acqueo interno.
Anche la progressiva formazione di scanni sabbiosi ha sicuramente rivestito un importante ruolo nella architettura
dei lidi. È questo un processo simile a quello che si può notare ai giorni nostri nel delta del Po, dove le sabbie
trasportate dal fiume si depositato ai lati della foce in lunghe barre parallele alla costa, gli scanni appunto, che
accrescendosi poi vengono a delimitare dei bacini semichiusi.
La ricerca scientifica ha contribuito a fare luce sull'origine ed evoluzione di questa laguna: dall'analisi stratigrafica
della distribuzione dei sedimenti si possono riconoscere le formazioni lagunari generatesi in epoche distinte.
Il livello dell'antica pianura è ancora riconoscibile in quanto costituito da un'argilla molto compatta, conosciuta
come caranto, che si trova sotto uno strato variabile di sedimenti lagunari, che varia da qualche metro verso la
gronda ad una decina di metri verso i lidi. È proprio su questo solido suolo antico che i costruttori di Venezia,
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gronda ad una decina di metri verso i lidi. È proprio su questo solido suolo antico che i costruttori di Venezia,
superando lo strato più recente e meno compatto, infiggevano i pali destinati a sostenere le costruzioni.
La comunicazione tra questo nuovo bacino e il mare avveniva, come tuttora, attraverso le antiche foci dei fiumi
divenute bocche di porto, mentre i fiumi si trovarono a sfociare non più direttamente in mare ma nel bacino lagunare
alle spalle del cordone litoraneo. L'articolarsi dei rapporti tra fiumi e mare in presenza di un bacino di
sedimentazione ha via via portato alla strutturazione di forme lagunari simili ad una complessa rete di canali e
bassifondi di isole e barene.
Le marce, contrastando l'energia delle acque fluviali, influenzarono la deposizione dei solidi sospesi causando la
sedimentazione verso la terraferma dei sedimenti più fini come le argille, seguite dai limi ed infine dalle sabbie.
Questa sedimentazione differenziata conferisce tuttora ai fondali lagunari una distribuzione a fasce parallele alla
linea di costa.
La "prima laguna" era diversa dall'attuale, era meno estesa ed era probabilmente attraversata dagli antichi dossi
fluviali emergenti.
L'antico dosso del Brenta, per esempio, protendendosi in quello che oggi è il bacino centrale, divideva la laguna in
due specchi d'acqua distinti che si sono poi uniti circa 4000 anni fa. In tutta la genesi più volte le acque hanno
invaso (fenomeno detto di trasgressione marina) e si sono ritirate (regressione marina) dall'area occupata
dall'attuale laguna.
In epoca protostorica e storica questi fenomeni si sono verificati più volte in seguito a variazioni del livello del mare
combinate con fenomeni di subsidenza.
Nell'età imperiale romana buona parte della laguna era costituita da zone emerse ordinatamente centuriate, come
hanno suggerito osservazioni dal satellite e studi storici.
Tale analisi è confortata da una moltitudine di ritrovamenti archeologia avvenuti, anche recentemente, soprattutto
nell'arca torcellana e in laguna nord.
Le trasgressioni marine verificatesi in epoca tardo romana e durante il Medioevo avrebbero ulteriormente ampliato i
modesti stagni salati retrodunali, vestigia di lagune più antiche, a scapito dei campi coltivati e delle aree dulcicole,
spingendo gli abitanti a ritirarsi sulle isole e conferendo alla laguna un aspetto simile all'attuale.
Trasformazioni dal 1300 ad oggi
Alla fine del XIV secolo, in seguito a ingenti alluvioni, iniziano le operazioni di deviazione del fiume Brenta, ritenuto il
principale responsabile dell'interrimento lagunare.
Nel XV secolo, continuano i lavori di deviazione della foce del Brenta (1440), le cui acque vengono spostate a sud
e convogliate nel porto di Malamocco con lo scavo del Canale Maggiore.
Nel XVI secolo si verificano problemi per la salvaguardia dell'ambiente lagunare. Allontanamento dal bacino
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lagunare delle foci dei maggiori fiumi, causa dell’interrimento e delle aree paludose. Deviazione di Brenta e Piave
con creazione del Canale del Cavallino.
Nel 1610 terminato il Taglio Novissimo che, congiungendo Mira con il porto di Brondolo, incanala le acque eccedenti ai
bisogni della navigazione del fiume Brenta. Tracciata la linea di "conterminazione lagunare" che definisce il bacino
lagunare. A fine XVII secolo ultimato Taglio del Sile per deviare il fiume nel vecchio alveo del Piave. Decretata la
diversione del Piave al Porto di S. Margherita. Nuova rotta degli argini verso Cortellazzo e fortificazione delle difese.
Nel XVIII secolo i principali interventi riguardano le opere di difesa dei litorali con la costruzione dei murazzi. Lavori
alle bocche di porto per mantenerle navigabili; scavato il canale Rocchetta che conduce al porto di Malamocco.
Nel XIX secolo interventi per valorizzare il porto, il commercio lagunare e Venezia stessa: costruzione del ponte
ferroviario translagunare e della Porta Grande dell’Arsenale.
Ultimata la sistemazione del porto di Malamocco, inizia quella del porto di Lido e il Brenta.
Nel XX secolo completamento costruzione moli del Lido, la bocca di porto assume la struttura attuale. Lavori alla
bocca di Chioggia. Creata la prima Zona Industriale e scavati il canale Vittorio Emanuele per la navigazione MargheraLido e il Canale dei Petroli tra Marghera e Malamocco.
Accesso automobilistico a Venezia, costruzione Tronchetto, arginatura valli da pesca, bonifiche agricole.
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1400
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Subsidenza ed eustatismo
Ci sono stati quindi periodi nei quali la laguna ha espanso le sue acque verso terraferma ed altri nei quali sono
prevalsi i fenomeni di interrimento.
I principali fattori che fanno evolvere una laguna in una direzione o nell'altra sono quindi: la subsidenza e
l'eustatismo - agenti su scala regionale o globale - da una parte, e la sedimentazione e i fenomeni erosivi, agenti su
scala locale, dall'altra. Sarà il bilancio di questi fattori principali a decidere in che direzione evolverà la laguna.
La subsidenza è l'abbassamento del suolo e può essere sia di origine naturale che antropica. La prima è provocata
principalmente dal compattamento dei depositi alluvionali più recenti, più veloce verso la costa, nonché dalla
deformazione tettonica di strati più profondi.
Il fenomeno non è costante nello spazio e nel tempo; nella laguna di Venezia aumenta passando dalla terraferma al
litorale e da Nord verso Sud, risultando massima a Chioggia.
La subsidenza di origine antropica si può imputare allo sfruttamento della acque di falda, soprattutto per uso
industriale. Estraendo ingenti quantità d'acqua dal sottosuolo, la pressione della falda diminuisce e il terreno
soprastante si abbassa quasi come un'automobile a cui vengano sgonfiate le gomme.
Per questo motivo l'abbassamento del suolo, che sarebbe stato di meno di due centimetri per le sole cause naturali,
dal dopoguerra agli anni del boom economico raggiunse ed in qualche luogo superò la decina di centimetri. In
seguito alla rigida regolamentazione degli emungimenti oggi il fenomeno è drasticamente diminuito.
Recenti studi effettuati dal Magistrato delle Acque, con la collaborazione del CNR-ISMAR e di altri consorzi di bonifica,
hanno accertato (mediante confronti di livellazione effettuati in periodi diversi) che la zona centrale della Laguna è
stabile, mentre sono in forte subsidenza le zone a nord e a sud della laguna stessa: la causa, oltre a quella sopra
citata, è anche ascrivibile alla perdita di massa di terreni torbosi presenti in quelle zone.
L'eustatismo è la variazione del livello medio del mare dovuta a cause climatiche. Nel caso di un suo aumento si parla
di eustatismo positivo mentre nel caso opposto il fenomeno viene indicato come eustatismo negativo.
Dall'ultima glaciazione in poi la tendenza generale è stata verso un aumento del livello medio dei mari, anche se ci
sono state delle oscillazioni più o meno ampie all'origine di trasgressioni e regressioni marine. Durante il nostro
secolo l'entità dell'eustatismo è stata di oltre un millimetro all'anno.
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erosione delle barene
Sedimentazione ed erosione
In un ambiente dinamico quale la laguna, i fenomeni di sedimentazione ed erosione devono essere visti come due
aspetti di uno stesso processo evolutivo; sarà l'alterno prevalere dell'uno o dell'altro a determinare la direzione del
cambiamento.
L'erosione dei fondali e delle barene ad opera dei venti e delle maree - non più compensata come un tempo
dall'apporto solido fluviale - è accentuata dalla realizzazione dei grandi canali per la navigazione commerciale che
hanno aperto la strada all'onda di marea.
L'eccessiva profondità dei varchi portuali e la conseguente aumentata idrodinamica sono anche responsabili
dell'impoverimento morfologico della Laguna. Con l'aumento della portata delle bocche la gran massa d'acqua che
entra ed esce dalla Laguna non trova più ostacoli e trascorre con gran forza e rapidità. Assistiamo così a una perdita
annuale verso il mare di circa un milione di metri cubi di sedimento e a una tendenza alla omogeneizzazione delle
quote dei canali e delle barene.
A causa dell'erosione, la superficie delle barene nel corso dell'ultimo secolo si è quasi dimezzata passando dai 90
kmq del 1901 ai 47,5 attuali, comprese le casse di colmata. Per risalire ed espandersi o per defluire non necessita più di
inalvearsi nei piccoli canali ma trascorre liberamente per i fondali (si espande cioè per 'laminazione'), erodendo e
livellando le emergenze e trascinando limi erosi a riempire i canalicoli e i ghebi. Le azioni umane più dirette si
concretizzano però nell'eccessivo moto ondoso generato dai natanti e nell'impatto sul fondale dei recenti attrezzi da
pesca come turbosoffianti e rasche utilizzati per la raccolta dei molluschi.
La regimentazione dei grandi flumi, come il Piave, hanno drasticamente diminuito l'apporto solido che alimentava
le spiagge al punto di far prevalere i fenomeni di erosione su quelli di accumulo.
La Laguna sta diventando così un vero braccio di mare, una baia marina, dai fondali profondi, piatti e non articolati.
Un bilancio dei sedimenti eseguito dal Consorzio Venezia Nuova nel 2000 individua l’ammontare totale del materiale
trasportato in laguna a circa 2.200.000 m3/anno. Dei sedimenti rimessi in sospensione, però, solo 300.000 m3/anno
provengono dal bacino scolante, mentre 700.000 m3/anno si originano dall’erosione delle barene e 1.100.000
m3/anno dall’erosione dei bassifondi.
Di questi sedimenti, 1.100.000 m3/anno si depositano in laguna e in parte interrano i canali, mentre altri 700.000
m3/anno escono dalle bocche di porto.
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concentrazione di sedimenti
Sabbia
Sabbia siltosa
Silt sabbioso
Silt
Silt argilloso
Argilla siltosa
Silt argilla
I sedimenti dei fondali:
la classificazione granulometrica
La conoscenza dei fondali della laguna è importante, non solo per ragioni biologiche, ma anche semplicemente per
ragioni pratiche di navigazione.
Anche se in laguna non esistono secche rocciose e il fondo è generalmente fangoso o sabbioso, la sua consistenza
può variare molto. Se si eccettua l’eventuale pericolosa presenza di relitti o di rottami abbandonati semisommersi, il
tipo di fondo più duro e temuto è la cosiddetta marogna, costituito da incrostazioni madreporiche, che può formarsi
e scomparire nel giro di qualche anno.
In ordine di pericolosità segue la soléra o capégno, fondo molto compatto, sabbioso misto a frammenti taglienti di
conchiglie. I fondali sabbiosi generalmente non danneggiano le imbarcazioni e hanno vantaggio di poter essere
percorsi senza sprofondare, cosa che accade invece, in maniera più o meno preoccupante, con i fondali melmosi.
Questi ultimi, infatti, non presentano tutti la medesima composizione e, conseguentemente, cedevolezza: in alcuni
si sprofonda fino al ginocchio, in altri addirittura fin quasi alla vita.
Gli esperti sono in grado di orientarsi saggiando la natura e la consistenza del fondale.
I sedimenti della Laguna di Venezia sono rappresentati da sabbia, sabbia siltosa, silt sabbioso, silt argilloso ad argilla
siltosa.
Esse sono definite in relazione alle dimensioni dei granuli che nella sabbia sono compresi tra 2 e 0,062 mm, nel silt
tra 0,062 e 0,004 mm e nell'argilla sono inferiori a 0,004. Il termine "pelite" infine viene usato per indicare
l'insieme del silt e dell'argilla, cioè il materiale fine di dimensione inferiore alla sabbia.
Nella Laguna si osserva una prevalenza di peliti rappresentate in particolare dal silt argilloso e, in misura minore, dal
silt sabbioso; il materiale più grossolano, nel quale la sabbia è presente con valori percentuali alti o medi, ha una
diffusione inferiore: la distribuzione del materiale molto fine, rappresentato dall'argilla siltosa, è molto ridotta e
localizzata solo all'estremità NE del bacino settentrionale.
La diffusione areale dei sedimenti superficiali nella Laguna ha un comportamento che non differisce in generale da
quello tipico di analoghi ambienti lagunari ove si riscontra una diminuzione progressiva della granulometria
procedendo dalle bocche di porto verso l'interno, passando gradualmente da alte percentuali della frazione
sabbiosa a prevalenza di quella peltica. Questo meccanismo di diffusione è legato alla velocità delle correnti di
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marea e quindi della capacità di trasporto del sedimento per trascinamento o sospensione; questa energia
dell'ambiente presenta i valori massimi alle bocche di porto e va smorzandosi verso l'interno dei bacini lagunari in
conseguenza alla diminuzione della sezione dei canali, alle variazioni della profondità e della morfologia del fondo
ed in particolare al passaggio dai canali profondi ai ghebi, paludi e zone di bassi fondali.
Conseguentemente dove maggiore è la velocità della corrente di marea si verifica l'accumulo dei materiali più
grossolani (sabbie, sabbie siltose) mentre nelle zone più interne dove la velocità è minima si hanno le condizioni
favorevoli alla deposizione dei materiali più fini (silt argilloso, argilla siltosa); la deposisione del silt sabbioso e del
silt avviene in condizioni intermedie a quelle estreme sopra indicate.
L'erosione e la risospensione del sedimento di fondo e di quello asportato dai bordi delle barene sono provocati
anche dall'azione del moto ondoso generato dai venti predominanti di scirocco e bora; questi fenomeni possono
essere in parte favoriti dal rimaneggiamento dei fondali provocato dagli organismi bentonici e nectonici o per
interventi antropici che riducano la resistenza e coesività dei fondali.
Ulteriori indicazioni sulle caratteristiche dei sedimenti sono fornite dalla valutazione della percentuale dei
carbonati, della materia organica e dalla quantità, misurata in ppm, dell'idrogeno solforato.
I carbonati sono rappresentati essenzialmente dalla calcite e dalla dolmite; quest'ultima prevale nettamente in
tutta la Laguna sulla calcite, che in alcune aree limitate del bacino meridionale è anzi totalmente assente. Il tenore
dei are inoltre si riscontra una diminuzione dei carbonati da N a S con riduzione della loro percentuale da 49% a
33%. I carbonati hanno quindi una distribuzione inversa a quella della sabbia la cui quantità nei sedimenti
aumenta invece da N a S; inoltre mentre nella parte settentrionale sono associati ad elevati tenori di sabbia nella
parte meridionale le percentuali maggiori si rilevano nei sedimenti scarsamente sabbiosi.
La materia organica appare legata alla granulometria del sedimento ed a particolari condizioni idrodinamiche
locali.Questa attività dinamica delle acque limita la deposizione e concentrazione organica e impedisce
l'instaurarsi di condizioni favorevoli ad un ambiente ossido-riducente.
Secondo osservazioni condotte nei bacini meridionale e centrale la materia organica appare anche legata ad alcuni
elementi presenti in traccia nei sedimenti (particolarmente Pb e Cr). La concentrazione della materia organica è
soggetta a variazioni stagionali con valori massimi in corrispondenza al periodo estivo e minimi in quello invernale.
Un'analoga dipendenza stagionale e le caratteristiche ambientali condizionano la presenza nei sedimenti
dell'idrogeno solforato che deriva dalla decomposizione di composti organici solforati e dalla riduzione dei solfati
da parte di batteri solforiduttori.
L'idrogeno solforato è prevalentemente associato a sedimenti di tipo peltico, il loro colore varia dal grigio scuro al
nero, la fauna bentonica è assente o si osservano soltanto frammenti e conchiglie intere, annerite, di molluschi.
Oltre che dal punto di vista biologico, la complessità della morfologia lagunare svolge un ruolo di importanza
fondamentale anche nel garantire la depurazione e la continua circolazione della acque: la riduzione e la graduale
scomparsa di velme e barene, l’erosione dei bassifondi, l’appiattimento dei fondali, il degrado della qualità
dell’acqua e dei sedimenti sono quindi importanti indicatori delle trasformazioni in atto.
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Aspetti caratteristici dell’ambiente lagunare
La laguna di Venezia, come tutte le aree costiere, deve il suo aspetto attuale agli apporti solidi (provenienti dai fiumi
che vi sfociano) a quelli provenienti dal mare (ad opera delle correnti mareali).
Nella sua vastità e complessità, non si presenta come uno specchio d’acqua uniforme, ma si diversifica dal punto di
vista morfologico in una molteplicità di ambienti caratterizzati da uno spiccato dinamismo, con conseguenti rapide
evoluzioni negli aspetti paesaggistici e biologici dei singoli habitat.
Fare una distinzione tra aree emerse ed aree sommerse in laguna è un compito arduo se non impossibile in quanto il
continuo gioco delle maree crea un rapporto indissolubile tra terra e acqua. Impercettibili differenze di altimetria
danno così vita ad un mosaico di ambienti diversi ma riconoscibili, popolati da piante e animali che si sono ritagliati
gomito a gomito il loro spazio vitale.
L’area lagunare comprende il sistema suolo (o fase emersa) costituito dall’insieme delle terre emerse, di natura
artificiale o naturale (litorali, casse di colmata, isole e argini) rappresenta l’8% di tutta la superficie della laguna; il
sistema d’acqua (o fase sommersa, il restante 92%), che comprende i canali (12%), i bassifondi, le velme e le barene
(80%).
Le barene sono considerate parte del sistema acqua, in quanto una delle loro principali funzioni è quella di regolare
l’idrodinamica lagunare senza opporsi all’espansione delle maree. In base alla più o meno diretta influenza
dell’azione marina attraverso le tre bocche di porto, la laguna può essere anche suddivisa in:
-laguna aperta (o viva), ovvero lo specchio acqueo aperto all’espansione di marea, comprese le velme e le barene ed
escluse le isole e le casse di colmata, per una superficie di 420 km2; tali zone comprendono le bocche di porto e le
aree circostanti, e si estendono all’interno della laguna in modo irregolare, secondo il percorso dei principali canali
ed in dipendenza della presenza di isole barene, paludi, laghi, fino al confine con la cosiddetta laguna morta.
Gli effetti delle maree si manifestano in fondali con alta presenza di componenti sabbiose; inoltre i valori di
ossigenazione si mantengono buoni in seguito agli scambi con il mare aperto, e la salinità si mantiene elevata e
relativamente costante (Torricelli et al., 1997);
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-laguna chiusa all’espansione di marea (o morta), ovvero l’insieme delle valli da pesca, comprese le loro isole
interne le velme e le barene, ma esclusi i loro argini di delimitazione, per una superficie di 85 km2. Questa parte
di laguna è caratterizzata dall’estrema variabilità di alcune proprietà delle acque, in particolare notevoli possono
essere le oscillazioni di temperatura, salinità e concentrazione di ossigeno disciolto. Questa intensa variabilità
delle condizioni delle acque si unisce a quella della composizione dei fondali, che presenta una maggiore
abbondanza delle frazioni sottili nelle zone più interne e confinate, e percentuali maggiori di componenti
grossolane, principalmente sabbiose, in prossimità delle bocche di porto, verso l’ambiente marino (Torricelli et
al., 1997);
2
-argini, che occupano una superficie di 7,5 km ;
-isole, escluse Lido, Pellestrina e Treporti e comprese le casse di colmata, per una superficie complessiva di circa 29
km2.
Procedendo dal mare verso l’interno, gli ambienti che si incontrano sono:
1 - le bocche di porto
2 - i litorali sabbiosi con le loro dune
3 - i canali e i ghebi
4 - le barene
5 - le velme
6 - gli ambienti acquei delle valli da pesca
7 - le isole e le aree di bonifica
8 - i fiumi e gli ambienti fluviali
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bocche di porto
bocca del Lido
bocca di Malamocco
bocca di Chioggia
Le bocche di porto
Le bocche di porto sono i varchi nel cordone litoraneo attraverso cui le acque della laguna sono in continuo
rapporto con quelle del mare, sono le luci di flusso e deflusso della marea, ossia del perenne movimento
dell'acqua verso mare o dal mare, fenomeni fondamentali per la vita delle lagune.
All'interno del bacino la propagazione dell'onda di marea è influenzata principalmente dalla profondità dei canali
di porto e dei canali interni, dalla profondità ed estensione delle zone di basso fondale, dalla natura dei fondali
marini...
Tre sono gli accessi alla laguna di Venezia provvisti di moli foranei che mirano ad evitare l'interrimento e quindi a
tenere attivo il canale di navigazione di accesso alla laguna:
- bocca di porto di Lido
-bocca di porto di Malamocco
-bocca di porto di Chioggia
Essi sono segnalati al largo da boe di "atterraggio e di introduzione". Un insieme di fari (Faro del porto di Lido, Faro
aeromarittimo di Murano, Faro della Rocchetta, Faro di Chioggia) servono la navigazione al largo.
Le tre bocche di porto determinano la presenza di tre bacini idraulici interni, separati da una linea spartiacque
ideale, per cui all'interno della laguna le acque si dividono in tre parti indipendenti tra di loro, tre zone che sono
rispettivamente in collegamento con ciascuna delle tre bocche di porto.
Dalle bocche di porto si irradiano le arterie lagunari, canali che si ramificano progressivamente verso la gronda
lagunare con una diminuzione della profondità e all'interno delle barene dove prendono il nome di ghebi.
Durante i movimenti di marea il volume idrico scambiato è enorme: 310/370 milioni di m3. Ciò vuol dire che dei circa
850 milioni di m3 di acqua che la laguna ospita, quando ci sono le grandi basse maree (ad esempio invernali), la
laguna si svuota quasi per metà (ed è per questo che c'è un'elevata escursione di marea), ma questo è fondamentale
per i suoi equilibri biochimici, perché c'è un ricambio e un'ossigenazione, quindi una capacità di autodepurazione.
È questo il fenomeno che garantisce la salute biotica della laguna; in assenza di esso ci sarebbe un ristagno e una
concentrazione di nutrienti inquinanti che determinerebbe un'eutrofia totale.
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Ai primi dell'Ottocento la profondità delle tre bocche di porto si attestava tra i -3,5 e i -4,5 m. La costruzione dei moli
foranei, cioè delle grandi dighe che dai lidi si protendono in mare, aumentò la profondità delle bocche di porto,
necessarie alla navigazione e di conseguenza l'officiosità (cioè lo scambio mare/Laguna). Alla fine dell'Ottocento la
profondità raggiungeva i -7 m al Lido e i -10 m a Malamocco.
Nel secolo scorso l'industria portuale in rapida ascesa e l'espansione delle attività industriali necessitavano di
fondali ancora più profondi; Si diede avvio dunque a campagne di scavo che portarono la bocca di Malamocco a -14,5
m e si tracciarono i canali Vittorio Emanuele (-10 m) e Malamocco-Marghera o dei petroli (- 14,5 m) che attraversano
la Laguna come una profonda ferita. La gran massa d'acqua che entra ora in Laguna da questi varchi così profondi,
com'era prevedibile, ha innescato fenomeni di auto-erosione: nel 1997 la bocca di Malamocco si era portata a -17 m.
Sempre a Malamocco, dentro la bocca, si trova ora il punto più profondo dell'Adriatico, -57m.
E' intuitivamente evidente la qualità del dissesto da questa gran massa d'acqua che entra in un bacino ristretto. La
maggiore ufficiosità delle bocche (cioè l'aumentato scambio mare/Laguna) è anche in gran parte responsabile
dell'incremento delle acque alte. Semplificando al massimo i risultati degli studi di Pirazzoli (CNR Francia) e di
D'Alpaos (ordinario di idraulica all'Università di Padova) si può dire che prima della costruzione delle dighe foranee
l'onda di marea proveniente dal mare subiva un'attenuazione della sua ampiezza nel superare le bocche di porto,
poco profonde, ora invece, non trovando ostacoli ma anzi fondali profondi, penetra più facilmente in Laguna.
Secondo Pirazzoli le maggiori crescite dei picchi di marea si verificarono negli anni '30, '50 e '60 del secolo scorso,
quando si scavarono maggiormente le bocche di porto.
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I litorali
I litorali costituiscono la zona di confine tra terra e mare. La morfologia di un litorale e le modificazioni cui è soggetto
nel tempo dipendono da:
- l'apporto sedimentario dei fiumi (soprattutto quelli di tipo alpino),
-le correnti marine,
-il tipo di fondale,
-l'azione dei venti,
- pressione antropica.
In alcune zone i venti e il moto ondoso accumulano la sabbia per cui si ha un ampliamento dell'arenile sul quale si
possono formare più serie di dune, in altre vi è un continuo impoverimento di sabbia e mancano le dune.
I materiali solidi trasportati dalle acque, specialmente durante le piene, raggiungono la costa e qui, per la
diminuzione della velocità che si ha nell'incontro con le acque marine, sabbie e fanghi, iniziano a depositarsi sul
fondo. Nella fascia a ridosso della costa, la sedimentazione interessa soprattutto i materiali a granulometria non
finissima e si vengono a depositare sabbie. Il decorso delle correnti che scorrono “lungo costa” distribuisce il
materiale in lunghe barre pericostali parallele alla linea di costa. Per il continuo accumulo di sedimenti vengono a
formarsi lunghe strisce sabbiose che lentamente emergono. È questo un classico fenomeno di avanzamento delle
coste, le barre di foce lentamente verranno stabilizzate e fissate dalla vegetazione pioniera e quindi anche i venti
porteranno altri materiali che contribuiranno alla formazione di dune costiere sopraelevate che avranno alle loro
spalle una laguna più o meno salmastra.
I litorali che fanno da confine alla Laguna di Venezia rappresentano una sorta di argine naturale della laguna verso il
mare e hanno caratteristiche che li differenziano tra loro: i litorali di Sottomarina e del Cavallino sono collegati alla
terraferma, mentre i litorali del Lido e di Pellestrina sono due lunghissime isole, in alcuni tratti poco profondi,
formate solo da argini artificiali, i murazzi, che negli ultimi anni sono stati rinforzati con moli a pettine e spiaggette
con sabbia prelevata a largo sul fondale marino (sabbia avente una tipologia simile alla sabbia di ripascimento).
L'ecosistema litoraneo non ha una fisionomia omogenea, ma presenta un mosaico di biotopi numerosi e ben
caratterizzati con comunità viventi e situazioni ambientali diverse, che si presentano come delle fasce parallele tra di
loro e parallele alla linea di battigia.
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cordoni litoranei
La battigia e la fascia di sabbia nuda
La prima fascia è costituita dalla zona dove si infrangono le onde, la battigia, dove troviamo una grande quantità di
materiale spinto dalla risacca e accumulato lungo la "linea di deriva". Si accumulano numerose conchiglie, foglie di
piante acquatiche e abbondante detrito vegetale, che si trova così ad essere alla base della catena alimentare di
questo ambiente che richiama, in particolare durante le stagioni migratorie, numerose specie di uccelli. Alla battigia
segue una fascia di sabbia nuda, ancora troppo influenzata dalle acque marine per permettere l'insediarsi di specie
vegetali, dove si insediano i turisti durante la stagione estiva.
La spiaggia più interna
Vi è una zona in lieve pendenza, dove la sabbia sciolta e sufficientemente dissalata consente l'instaurarsi di
popolamenti discontinui e molto diradati di piante 'pioniere" che trattenendo la sabbia, permettono
l'attecchimento di altre specie (piante “psammofile").
Le dune
Le dune sono formate dalla deposizione delle particelle di sabbia ad opera dei venti contro ostacoli naturali oppure,
più raramente, artificiali. Tra le specie vegetali troviamo una graminacea molto resistente, l'Agropiro che comincia a
trattenere in maniera molto più decisa la sabbia durante tutto il periodo dell'anno e l'Ammofila, che può emergere
con i suoi germogli dai depositi di sabbia consentendo alla duna di crescere in altezza.
Le dune interne
Oltre le dune vi è una zona dove il dilavamento delle piogge e lo sviluppo della vegetazione hanno arricchito il
terreno di sedimenti più fini e di detrito vegetale. Due sono gli ambienti principali che la caratterizzano: quello
costituito dalle aree più elevate ed asciutte e quello delle umide depressioni retrodunali, dove i sedimenti più
argillosi favoriscono la presenza di giuncheti accompagnati da canneti negli avvallamenti più profondi. Compaiono
qui anche arbusti di salici ed altre essenze igrofile.
Il bosco litoraneo
Laddove la vegetazione si può esprimere più liberamente si nota la fascia a Ginepro oltre alla quale infine si insedia il
bosco litoraneo. Poi vi sono specie arboree tipiche di ambienti più umidi e continentali quali la Roverella, gli Olmi e il
Pioppo bianco e il Leccio.
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canali e ghebi
Canali e ghebi
Dalle bocche di porto si snodano grandi alvei lagunari, dei grandi canali, che in alcuni casi sono collegati sul
margine interno della laguna (la gronda lagunare) con le foci fluviali.Le acque dolci degli immissari che alimentano
(e alimentavano) la laguna, si espandono seguendo le vie d'acqua principali, le stesse attraverso cui avviene il
deflusso delle maree o il riflusso delle acque marine.
Questi alvei si ramificano progressivamente verso la gronda lagunare con una diminuzione della profondità e
all'interno delle barene dove prendono il nome di ghebi. Con il termine dialettale di ghebi si indicano i canali di
piccole dimensioni, aventi alvei serpeggianti, il cui andamento tortuoso è dovuto alla corrente, cioè al flusso e
riflusso, quindi ai microfenomeni di accumulo e di erosione.
Ad ogni cambio di marea, in corrispondenza di ogni bocca di porto, l'acqua penetra in laguna attraverso un canale
principale che man mano si suddivide. Sono i ghebi poi che trasportano, anche negli angoli più nascosti della
laguna, l'acqua vivificatrice che depura in modo perpetuo l'intera laguna.
Esistono due tipi di canali:
- canali naturali ad andamento tortuoso,
- canali artificiali ad andamento rettilineo.
Il Canale dei Petroli (che congiunge la bocca di Porto di Malamocco con le banchine di Porto Marghera) è stato
realizzato con lo scopo di permettere l'accesso in laguna a navi di tonnellaggio sempre maggiore e raggiungere
direttamente la zona industriale senza passare per il centro storico di Venezia apportando però notevoli disturbi al
delicato equilibrio dell'ecosistema lagunare come un'erosione delle barene nella zona del bacino di Malamocco e la
scomparsa delle ramificazioni che si trovano alla fine dei canali, i ghebi.
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barene - laguna aperta
Le barene
La barena rappresenta un territorio piatto che generalmente emerge di pochi centimetri rispetto al livello medio
delle maree e viene sommerso solo durante le maggiori alte maree.
In alcune zone centrali leggermente depresse, i chiari di barena, si può verificare un ristagno di acqua salmastra con
conseguente concentrazione di cloruri a causa dell'evaporazione e quindi abbassamento del suolo per contrazione
dei sedimenti.
Molto spesso in ambiente lagunare si possono osservare barene intere popolate da poche specie soltanto. Questa
semplificazione è dovuta all'elevato livello di specializzazione della flora lagunare, ossia le specie vegetali adattate a
vivere in questo ambiente così peculiare e difficile sono relativamente poche.
Si tratta di specie alofile, amanti del sale.
A causa delle notevoli specializzazioni delle piante, anche piccole variazioni del tasso di umidità e di salinità,
dell'altezza rispetto al livello medio di marea, del contenuto in sostanza organica e della compattezza del terreno,
influenzano la distribuzione delle specie nei diversi siti ambientali.
Dai bassifondi lagunari si innalza tutta una serie di isole e isolotti di altezza variabile sul livello medio del mare, la
cui distinzione è basata sul tipo di copertura vegetale presente, che a sua volta riflette le condizioni ambientali locali
come le variazioni di salinità e le condizioni del terreno.
Questi ambienti spesso si compenetrano rendendo ancora più articolato e dinamico l'ecosistema.
Dai bassifondi il terreno si eleva, a volte in maniera netta, a volte in maniera graduale a formare le barene, basse e
piatte isole limo-argillose costituite per lo più da sedimenti. Queste formazioni hanno il bordo rialzato e vanno
degradando verso il loro interno, spesso occupato da una particolare velma detta chiaro di barena, mentre a volte
l'area interna è costituita da vere e proprie paludi. Sono solcate da numerosi piccoli ghebi ed ospitano sulla loro
superficie deboli depressioni ellittiche larghe pochi metri, dette pàciare, dove l'acqua è più dolce dopo le piogge e
più salata nei caldi giorni estivi quando il sole fa evaporare l'acqua marina.
A seconda della loro elevazione, comunque giocata su pochi centimetri, e delle associazioni vegetali che ospitano,
all'interno delle barene si possono individuare almeno tre fasce definibili come barena bassa, barena media e
barena alta.
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- La barena bassa è in genere costituita da un leggero declivio che sale dalle velme e che vede succedersi allo
zostereto una associazione pioniera annuale, il salicornieto, costituito essenzialmente da Salicornia, che inizia a
consolidare i sedimenti su cui si impianterà poi una duratura fascia di Spartina maritima che con i suoi rizomi
consoliderà ulteriormente il terreno. La barena bassa viene sommersa almeno una volta al giorno dalla marea
trovandosi attorno al livello medio delle alte maree di quadratura.
-la barena media dove l'associazione caratteristica è il Limonieto che vede come pianta dominiate il Limonio, la
"lavanda di mare" che colora di lilla le barene sul finire dell'estate.
-Ciuffi di Puccinellia inframmezzandosi al Limonio preludono alla barena alta, dominata dal puccinellieto, che le
conferisce l'aspetto di una prateria. La barena alta viene inondata solo durante le più alte maree.
Queste fasce si alternano ogni qual volta vi sia una variazione dell'altimetria del terreno.
Le barene costituiscono un ambiente ricco di risorse per gli uccelli acquatici, sia per quanto riguarda l'alimentazione
ma soprattutto come sede di nidificazione.
Laddove il terreno si eleva oltre il limite delle alte maree di sizigie, sia che ci si trovi di fronte ad una recente opera
dell'uomo come una sacca o un argine sia che ci si trovi di fronte alle vestigia di antiche isole, il terreno è occupato
dall'agropireto: sono queste le motte (mote).
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Le velme
Quando la bassa marea fa defluire le acque lagunari verso il mare, emergono le velme, un ambiente
complementare alla barena. Questo territorio viene periodicamente sommerso dall'acqua, precisamente due
volte al giorno, in concomitanza con le alte maree.
Le velme sono caratterizzate da una quasi totale assenza di vegetazione, ma quando queste superfici fangose
emergono, soprattutto ai loro margini, spesso vediamo delle piante filamentose, simili ad alghe; si tratta di specie
idrofite e la più diffusa in laguna è la Zostera (Zostera noltii), che può sopportare anche lunghi periodi di emersione e
riesce a vivere in diverse condizioni di salinità e temperatura e si trova nei fondali lagunari e marini poco profondi,
mai in mare aperto e dovunque venga superata la profondità di un metro.
Una specie di alga molto interessante è l'alga bruna, con le fronde ramificate lunghe anche 30 centimetri. Galleggia
grazie alla presenza di numerose vescicolette piene d'aria.
Le velme ospitano organismi resistenti a temporanee emersioni, alcuni Anellidi e Crostacei. Gli uccelli che
frequentano questi ambienti appartengono al gruppo dei Limicoli, chiamati così per il loro continuo frugare nelle
sabbie e nei limi, alla ricerca degli invertebrati che vi vivono.
Tra i Limicoli possiamo ricordare il Cavaliere d'Italia, la Pettegola, l'Airone cenerino, l'Airone bianco maggiore e la
Garzetta. Diffuso, come peraltro in tutti gli ambienti lagunari, è il Gabbiano reale.
Il regime alimentare dei limicoli è molto vario (Anellidi, Molluschi, Crostacei), ma la dieta di ogni specie è legata alla
forma e alla lunghezza del becco; ci sono specie che esplorano lo strato superficiale del fango, altre gli strati più
profondi.
Anche la diversa lunghezza delle zampe garantisce una migliore distribuzione delle specie, poiché ognuna
raggiunge zone più o meno profonde. In questo modo le specie non vi è competizione perché ognuna ha una sua
nicchia ecologica.
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valli da pesca
Le valli da pesca
Le valli da pesca sono delle aziende ittiche arginate che occupano buona parte dei bacini nord e sud della laguna di
Venezia. La vallicoltura è un particolare sistema di allevamento e gestione delle specie ittiche presenti in laguna
basato sul loro regime migratorio e praticato da tempo immemorabile.
I primitivi abitanti dei bassi fondali litoranei, praticando la pesca, avevano osservato un processo costante che si
verificava in tutte le lagune, nei bassi fondali e nelle foci dei fiumi per cui, in certi mesi dell'anno, alcune specie di
pesci allo stato neonato entrano attraverso le bocche di porto (montata), trovano in essa il loro pascolo ottimale e si
accrescono. In altri periodi escono (calata) dalla laguna o per riprodursi, o per sfuggire alle gelate invernali, o ad
un'acqua troppo calda d'estate. Da queste osservazioni è scaturita l'elaborazione di sistemi di cattura e in seguito di
recinzione di vasti tratti salmastri nei quali il pesce restava intrappolato al momento della discesa verso il mare.
Nella laguna di Venezia il loro sviluppo complessivo copre un'area di circa 92 Km2, che costituisce 1/6 della superficie
lagunare.
Il fatto di essere separate dalla laguna da recinzioni fisse le esclude dal flusso e riflusso della marea: l'introduzione
delle chiusure fisse nelle valli è stata dettata dall'esigenza di sottrarre l'ambiente vallivo dalla variabilità
dell'ambiente lagunare.
La valle da pesca è un'area artificializzata, ma che mantiene elevati livelli di naturalità, contribuendo alla protezione
dell'ambiente lagunare.
Funzionamento della valle da pesca
I pesci nell'alto Adriatico si riproducono in mare, nella zona delle tegnue, dove i numerosi anfratti delle rocce li
proteggono dalle correnti e dai possibili predatori. Durante la fase giovanile invece si spostano all'interno della
laguna, perché qui trovano cibo e non ci sono predatori. E' proprio questa abitudine dei pesci di spostarsi verso
l'interno che viene sfruttata dai vallicoltori, che raccolgono il pesce durante la fase di montata e ne impediscono
l'uscita dalla valle sbarrandone l'ingresso. L'unico pesce che viene allevato in valle e che non si riproduce in Adriatico
è l'anguilla.
Secondo alcuni studiosi, le valli da pesca probabilmente esistevano in laguna ancora prima della fondazione della
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città di Venezia e sicuramente questa pratica veniva condotta fin dal Medioevo.Il processo di chiusura delle valli ebbe
inizio tra l'Ottocento e il Novecento a seguito di studi e di osservazione compiute da studiosi come l'ing. Bullo, che
ideò il canale circondariale e lo applicò alla valle Pierimpié, di sua proprietà. In seguito, verso la metà del Novecento,
lo stato italiano fornì contributi per incentivare l'arginatura delle valli.
Strutture dalla valle da pesca
Le strutture principali sono:
1. Strutture che permettono la comunicazione tra l'ambiente vallivo e la laguna da una parte, e tra la valle e i fiumi
dall'altra: sono costituite dalle chiaviche, formate da paratie mobili sorrette da strutture in muratura manovrate a
mano. Il loro manovramento permette di dosare il grado di salinità ottimale per le specie ittiche allevate e di
effettuare il ricambio dell'acqua.
2. Strutture per il trasporto dell'acqua, costituite da canali artificiali, dall'andamento rettilineo, e da canali naturali,
riconoscibili dal loro andamento sinuoso.
3. Strutture per la cattura dei pesci: vengono chiamate lavorieri, e fanno parte di vasche molto grandi che
comunicano direttamente con la chiavica principale, nelle quali vengono intrappolati i pesci della valle durante una
fase particolare del loro ciclo di allevamento.
4. Strutture per la stabulazione dei pesci: sono le peschiere di sverno, bacini dove i pesci che sono stati introdotti
all'inizio della primavera e che non hanno raggiunto ancora la taglia adatta per essere immessi sul mercato vengono
tenuti durante l'inverno.
5. Strutture di abitazione: il cason di pesca è la sede operativa e direzionale della valle, per lo più in stile
ottocentesco, che viene adibita ad alloggio del personale che vi risiede per alcuni periodi. Accanto al cason sono
collocati i magazzini delle attrezzature, i magazzini frigorifero e la cavana principale, dove vengono tenute le barche
di servizio. Le edificazioni sono posizionate su terreni emergenti (mote) costruiti dall'uomo accumulando materiale
inerte, che non vengono mai sommersi dalla marea.
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Le isole e le aree di bonifica
Le isole sono terre sempre emerse della laguna e rappresentano circa l'8% della superficie totale. Oltre alle 108 isole
che costituiscono la Città insulare, si contano altre 35 isole di dimensioni variabile, disperse nel bacino lagunare.
Considerando i fenomeni che sono stati alla base della formazione delle isole, possiamo distinguere:
1. Isole di origine naturale:
Relitti degli antichi cordoni litoranei.
In questo caso le isole presentano nella parte verso mare una componente pedologica sabbiosa, presentano
un aspetto allungato e sono situate in prossimità delle bocche di porto (Isole delle Vignole, della Certosa, di
Sant'Erasmo).
Origine sedimentaria fluviale.
In questo caso le isole sono resti di antiche mutere alluvionali di tipo fluviale, originatesi quando il mare era in
posizione più arretrata rispetto alla linea di costa attuale e i fiumi avevano una notevole capacità di trasporto e
di morfogenesi. Isole aventi questa origine sono situate in prossimità della gronda lagunare (Isole di Burano,
Torcello, Mazzorbo e le parti più antiche di San Giorgio, della Giudecca e di Venezia).
2. Isole di origine artificiale
Localizzate a sud del porto industriale di Marghera e per la costruzione dell'Aeroporto "Marco Polo" di Tessera, si
sono formate negli anni '60 con il materiale dello scavo del Canale dei Petroli. Si estendono su una superficie
complessiva di 11 km2, in precedenza occupata da barene in prossimità delle zone di gronda. La costruzione
delle casse di colmata ha provocato una drastica riduzione del ricambio idrico tra “laguna viva” e gli specchi
d'acqua alle spalle delle casse di colmata stesse, anche se recentemente una serie di interventi ha consentito
il ripristino della circolazione idrica e la rinaturalizzazione di alcune casse.
Dobbiamo però ricordare che, indipendentemente dalla loro origine, l'uomo nel corso dei secoli è comunque
intervenuto in modo massiccio sulle isole rinforzandole con riporti di terra che hanno determinato un cambiamento
della struttura stessa delle isole rendendo alcune volte difficile capire fino a che punto queste siano naturali o
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le isole, e le bonifiche del ‘900
artificiali.Le isole della laguna erano un tempo intensamente utilizzate per orti, vigneti e per l'allevamento del
bestiame; nei canali salmastri era attivo l'allevamento di alcuni tipi di pesci, in particolare vari tipi di Cefalo.
L'abbandono degli antichi orti ha portato al predominio della vegetazione infestante con conseguente degrado
ambientale. A una attenta osservazione si possono scoprire per ogni isola, a seconda della posizione geografica e
della superficie, caratteristiche e destinazioni particolari diverse per ognuna.
Murano, l'isola delle fornaci e del vetro, Burano, isola colorata conosciuta per i merletti e la pesca, Torcello, isola che
conserva con i suoi monumenti la nascita della storia umana in laguna. Alcune sono occupate da costruzioni di
interesse storico e artistico (conventi, lazzaretti, ospedali) o militare (polveriere e ottagoni), altre sono di pregio
ambientale e naturalistico.
La vita della popolazione veneziana si è svolta per secoli all'interno della laguna addentrandosi nell'entroterra
attraverso i corsi d'acqua. Le isole costituivano punti di avvicinamento alla città e la loro utilizzazione fu fiorente fino
a che l'attività portuale coincise con il bacino di San Marco. Con la modificazione dei sistemi di accesso a Venezia, con
la costruzione dei ponti translagunari, ferroviario (1846) ed automobilistico (1931) i trasporti via acquea tra Venezia e
la terraferma diminuirono progressivamente e conseguentemente le isole disposte lungo le direttrici di
comunicazione persero le loro funzioni. Dopo un periodo di abbandono e degrado, si stanno recuperano alcune
isole, con opportuni interventi.
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I fiumi e gli ambienti fluviali
Attualmente sono 29 i luoghi di apporto fluviale all'interno della laguna, anche se solo pochi hanno l'aspetto di foci
fluviali con veri e propri apparati ecologici originari che testimoniano il cambiamento delle condizioni ambientali,
prevalentemente in funzione della variazione del grado di salinità.
Già la Serenissima Repubblica nel corso dei secoli aveva provveduto a deviare il corso terminale di alcuni fiumi per
evitare sia l'interrimento della laguna, sia per allontanare il pericolo della malaria.
I fiumi che ancora si immettono in laguna, come il Dese, lo Zero, il Sile, con il suo alveo naturale del Silone, il Canale
Santa Maria, il Marzenego, sono fiumi che entrano in Laguna Nord e determinano un flusso di acque dolci
scarsissimo, solo 6 m3 al secondo.
La portata di tutti gli immissari, tra Laguna Nord e Laguna Sud, è attualmente solo 31 m3 al secondo di acqua e questo
è un fatto assolutamente negativo, perché sottraendo alla laguna acque dolci, per varie ragioni antiche e recenti, ha
cambiato la natura chimica delle acque e quindi la qualità biotica del popolamento vegetale e animale.
Le foci dei fiumi che si immettono in laguna rappresentano dei biotopi di collegamento tra la laguna stessa e
l'ecosistema delle acque dolci dell'entroterra.
Un biotopo singolare che si trova al margine tra laguna e fiumi e quindi caratterizza le situazioni d'ambiente
rappresentate dallo sbocco dei fiumi in laguna, cioè delle foci fluviali, è rappresentato dal Canneto caratterizzato
dalla Cannuccia palustre (Phragmites australis). Questa specie vive in ambiente di acqua dolce o salmastra ed è una
tipica alofita, cioè una pianta che predilige vivere con l'apparato radicale e parte del fusto immersi in acqua, anche
se può crescere in ambiente non sommerso.
Per la fauna, il Canneto costituisce certamente l'ideale habitat per la riproduzione o per la sosta durante le
migrazioni, di numerose specie di uccelli (il Tarabusino, l'Airone rosso, il Falco di palude, il Cigno Reale e altri ancora).
Il Canneto non è solo importante per la nidificazione, ma è spesso frequentato dagli uccelli come dormitorio,
soprattutto durante il periodo invernale; molte specie infatti, come la Cinciarella e la Passera mattugia lo utilizzano
come luogo in cui trascorrere le ore notturne. Un altro uccello che frequenta il Canneto è il Pendolino, durante la
stagione invernale essenzialmente per motivi trofici, cibandosi dei semi della Cannuccia palustre e della Mazzasorda
maggiore, e in primavera utilizzando le infiorescenze delle specie vegetali che costituiscono il Canneto, per
tappezzare il nido.
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Le acque dolci del bacino scolante
I dodici principali tributari del bacino scolante drenano circa il 90% del territorio di gronda: fiume Dese, canali
Silone, Vela, Scolmatore, Osellino, Lusore, Naviglio Brenta, Taglio Nuovissimo, Lova, Montalbano, Morto, canale
nuovo dei Cuori. Essi realizzano circa il 97% del trasferimento di acque dolci alla laguna, che è stato stimato nel 1999
in 35,5 m³/s (1.120 milioni di metri cubi l'anno). Si tratta di piccoli corpi idrici, con modeste portate, ma il cui
contributo è importante per la laguna. Infatti, il loro apporto può avere un rilevante impatto, sia idraulico che
soprattutto ambientale, sul delicato equilibrio delle aree a basso fondale della laguna che includono il loro apparato
di foce.
I dodici tributari hanno differenti importanza e regime, come conseguenza della variabilità delle caratteristiche
morfologiche del bacino scolante, delle proprietà dei suoli, della distribuzione delle piogge, della presenza di
sorgenti o di immissioni di acque dolci da territori esterni al bacino, ed infine delle pratiche di gestione e controllo
delle risorse idriche.
Grazie al continuo apporto di acque di risorgiva, i tributari del settore settentrionale del bacino (Vela, Dese, Osellino e
Lusore) mantengono generalmente un apprezzabile deflusso di base. Il loro regime è più simile a quello di un corso
d'acqua naturale, come conseguenza di una minore presenza dei sistemi idraulici per la regolazione del deflusso
(idrovore, paratoie, porte vinciane ecc.). Rispetto agli altri tributari, la portata di questi corsi d'acqua è soggetta a
maggiori variazioni e i fenomeni di piena sono più frequenti e generalmente più intensi.
Il fiume Dese, con una portata media annua di 7,5 m³/s (21% del totale), è il tributario principale del bacino. Il regime
del Silone, alimentato dalle acque del fiume Sile, e quello del sistema formato dal Naviglio Brenta e dal Taglio
Nuovissimo, alimentati dal fiume Brenta, sono caratterizzati da un andamento uniforme del deflusso. Gli apporti
esterni sono sostanzialmente costanti e la portata di questi tributari (idrogramma) è caratterizzata da una minore
variabilità. Per di più, il deflusso nel Naviglio Brenta è soggetto ad una continua regolazione, al fine di assicurare la
navigabilità del suo tracciato. Il contributo di questi tre tributari è fondamentale nel bilancio delle acque dolci
recapitate in laguna attraverso il bacino scolante (14,5 m³/s, pari al 41% degli apporti totali).
Il deflusso dei tributari del settore meridionale si realizza parzialmente (Scolmatore, Lova, Montalbano, Morto) o
completamente (Cuori) attraverso impianti di sollevamento delle acque. A prescindere dal regime delle piogge, il
deflusso è determinato dalle differenti strategie di gestione della risorsa idrica nei rispettivi sottobacini. Fra queste,
c'è anche la possibilità di diversione delle acque di piena in altri corpi idrici. Per l'intero settore meridionale del
bacino scolante, la corretta gestione degli afflussi meteorici è fondamentale, sia per la conservazione dei volumi
d'acqua ai fini irrigui, sia per la protezione del territorio da possibili inondazioni. Il contributo di questi cinque
tributari al trasferimento di acque dolci in laguna è modesto (5,1 m³/s, 14%). Il deflusso di acque dolci alla laguna è
maggiore nei periodi dell'anno in cui si registrano eventi meteorici più intensi e di maggiore durata (primavera e
tardo autunno).
Nel 1999, ad esempio, le perturbazioni atmosferiche occorse nei mesi di aprile e novembre hanno causato eventi di
piena di rilevante entità. Tali eventi hanno innalzato notevolmente il valore mensile della portata dall'intero bacino
(il valore massimo registrato in novembre è pari a 55,5 m³/s). La scarsità degli apporti meteorici che caratterizza il
periodo invernale ha invece prodotto una sensibile diminuzione del deflusso (il valore minimo registrato in marzo è
pari a 26,3 m³/s).
49
Le precipitazioni estive hanno generalmente minore estensione, sia spaziale che temporale, e spesso producono
effetti differenti sul deflusso dei tributari del bacino. Nei mesi caldi, inoltre, l'uso delle acque nell'irrigazione e le
perdite per infiltrazione ed evapotraspirazione concorrono nel ridurre il volume d'acqua trasferito alla laguna. Nel
1999, il deflusso medio nel periodo estivo è stato pari a 28,8 m³/s.
L'analisi del bilancio fra i volumi che affluiscono con le piogge (afflussi) e quelli che defluiscono attraverso i tributari
(deflussi), evidenzia alcuni aspetti dell'idrologia del bacino scolante e della gestione delle acque. Su base annua, il
deflusso realizzato dai tributari settentrionali equivale ai volumi affluiti con le piogge nei loro sottobacini. Il
contributo di acque di risorgiva, infatti, compensa le perdite per infiltrazione nel terreno e per evapotraspirazione.
Solamente nel periodo estivo il bilancio è dominato dalle precipitazioni. Il Lusore rappresenta un caso particolare, in
quanto le regolazioni idrauliche determinano una riduzione considerevole dei deflussi, che su base annua
corrispondono a circa il 50% degli afflussi. Per i tributari del settore meridionale, invece, la differenza tra afflussi e
deflussi è rilevante: su base annua, i secondi corrispondono al 20-30% dei primi. A scala di bacino, la differenza fra i
volumi di pioggia affluiti e quelli trasferiti alla laguna è stata pari a 285 milioni di metri cubi nel 1999.
50
La temperatura
Il clima è considerato tradizionalmente come “lo stato medio dell'atmosfera in una determinata località”; esso si
genera dall'interazione fra le componenti geografiche distintive del territorio in esame. Il clima del Veneto, pur
rientrando nella tipologia mediterranea, presenta peculiarità proprie dovute principalmente al fatto di trovarsi in
una posizione climatologicamente di transizione e quindi di subire varie influenze: l'azione mitigatrice delle acque
mediterranee, l'effetto orografico della catena alpina e la continentalità dell'area centro-europea.
In ogni caso mancano alcune delle caratteristiche tipicamente mediterranee, quali l'inverno mite e la siccità estiva, a
causa dei frequenti temporali di tipo termoconvettivo. Gli inverni infatti sono piuttosto freddi o addirittura rigidi: in
gennaio a Venezia e in laguna le temperature medie sono comprese tra 2 e 4 °C . Inoltre il Veneto si trova in quella
fascia di latitudine in cui dominano gli effetti dell'Anticiclone delle Azzorre: l'area di alta pressione al centro
dell'Oceano Atlantico, quasi alla stessa latitudine del bacino Mediterraneo, determinata dalla presenza di acque
oceaniche più fredde, contornate dalle correnti calde, quali la Corrente del Golfo e la Corrente Equatoriale del Nord.
Il litorale adriatico, in particolare, è influenzato dalla vicinanza al mare, i cui venti umidi e le brezze penetrano in
profondità verso l'interno; l'azione mitigatrice delle acque è comunque limitata, da una parte perché si è in presenza
di un mare interno, stretto e poco profondo, dall'altra per la loro posizione, in grado di mitigare solo le masse d'aria
provenienti dai settori sud-orientale ed orientale.
Nell'area del bacino scolante, invece, prevale un notevole grado di continentalità con inverni rigidi ed estati calde. Le
precipitazioni sono distribuite abbastanza uniformemente durante l'anno, ad eccezione dell'inverno che risulta la
stagione più secca: nelle stagioni intermedie prevalgono le perturbazioni atlantiche, mentre in estate vi sono
temporali assai frequenti. rilevamento.
52
La marea
La variazione di livello di marea nel corso del tempo si può considerare come un fenomeno oscillante risultante
dall'interazione di un gran numero di termini periodici semplici (maree parziali), ciascuno con periodi, ampiezze e
fasi costanti. Volendo conoscere l'effettiva azione della forza di marea su di un punto disposto sulla superficie
terrestre bisogna tenere conto dell'angolo tra la congiungente punto - centro della Terra e la congiungente centro
Terra - centro astro; è necessario inoltre considerare le variazioni di distanza nel corso del tempo tra il punto in
esame, la luna e il Sole. Nella rappresentazione armonica delle maree l'evoluzione di livello è la somma di tante
onde sinusoidali semplici del tipo A cos(ωt -φ), dove A è l'ampiezza, ω la velocità angolare (o pulsazione) e φ il ritardo
di fase. A questa somma si aggiunge, ovviamente, il livello medio di riferimento (A0 = 23 cm).
A Venezia sono sufficienti otto di tali componenti, indicate da una sigla legata all'origine astronomica: M2, S2, N2, K2,
K1, O1, P1, S1. L'indice 1 o 2 indica la periodicità (diurna o semidiurna) di ciascuna componente.
Note le costanti armoniche è possibile prevedere (previsione armonica delle maree) l'andamento di marea nel
tempo per ogni luogo. L'aggiunta di ulteriori componenti apporterebbe miglioramenti inferiori a un centimetro,
considerato come il limite degli errori di misura.
La marea si evolve col sovrapporsi di ritmi soprattutto diurni e semidiurni dovuti agli effetti delle numerose
componenti che intervengono nel fenomeno. Anche componenti a periodo più elevato possono rivestire una certa
importanza come le semimensili, con periodo medio di 14,16 giorni quella legata all'intervallo tra le maree sizigiali,
con periodo di 13,66 giorni quella denominata lunare quindicinale, relativa al tempo occorrente alla Luna per
cambiare declinazione da zero al massimo e viceversa, la lunare mensile, con periodo di 27,55 giorni (mese
anomalistico), legata all'ellitticità dell'orbita lunare, la solare semiannuale, con periodo di 182,6 giorni, legata alla
declinazione variabile del Sole, ecc.
La marea complessiva deriva dall'interazione delle suddette componenti (e di numerose altre, ma di minore effetto)
che conferiscono alla variazione di livello della superficie marina il caratteristico andamento ritmico con due alte e
due basse maree al giorno, di ampiezza variabile con periodo di circa 14 giorni.
Secondo l'importanza rivestita dalle molteplici componenti di marea nelle varie parti della superficie terrestre,
l'andamento della marea presenta diverse configurazioni che, per semplicità, possono essere ridotte a tre tipi
fondamentali:
53
- maree diurne, caratterizzate da una sola alta e bassa marea nel corso delle 24 ore;
- maree semidiurne, con due alte e due basse maree pressappoco di uguale ampiezza;
-maree miste, sempre con due alte e due basse maree ma con ampiezza diversa in base al prevalere della tendenza
semidiurna o diurna.
Le maree più frequenti sono quelle a carattere semi - diurno o miste di tipo semidiurno.
Le maree possono essere classificate anche in:
-maree lunari quando si verificano in direzione della Luna.
-maree antilunari in direzione opposta alla Luna.
-maree equinoziali: nei periodi di Luna Piena o Nuova.
-maree di quadratura: quando la Luna è al primo o ultimo quarto.
Le forze in gioco
I principali aspetti da considerare per calcolare a tavolino l'ampiezza, la frequenza e l'orario delle maree sono:
1. Aspetti astronomici:
-la luna: la sua massa, il suo passaggio, la sua distanza, l'inclinazione della sua orbita sul piano equatoriale
-il sole: la sua massa, la sua distanza, l'inclinazione della sua orbita sul piano equatoriale
-l'asse di rotazione della coppia terra-luna, che non passando per l'asse di rotazione terrestre crea delle forze
centrifughe.
2. Aspetti geografici:
-superficie delle acque
-differenziale di profondità dei fondali
-forma a cuneo delle baie.
3. Aspetti meteorologici (agiscono indipendentemente dalle maree, ma in alcune combinazioni le possono
rendere catastrofiche per le attività dell'uomo):
-intensità e direzione dei venti
-gradiente di pressione atmosferica.
I più importanti sono i primi due aspetti, per i quali esistono diversi "tipi" di maree (nonché zone in cui il fenomeno
delle maree è praticamente inesistente). Poiché vengono sollecitate, oltre alla superficie marina, la crosta solida
(non perfettamente rigida) e l'involucro gassoso atmosferico, si parla anche di maree terrestri e di maree
atmosferiche.
Quest’ultima si manifesta con variazioni periodiche della pressione atmosferica. Le maree atmosferiche dipendono,
oltre che dall'azione gravitazionale luni-solare, anche dall'effetto del riscaldamento e del raffreddamento dell'aria.
Per questo motivo il Sole ha per le maree atmosferiche maggiore importanza. Si hanno due minimi e due massimi di
pressione al giorno di entità variabile con la latitudine del luogo. Rispetto alla pressione normale, le variazioni sono
dell'ordine di 0,3 mbar ai Poli e di ca. 1,5 mbar nelle fasce tropicali.
La massa d'acqua che per forza gravitazionale viene attratta dalla Luna forma un innalzamento dei mari, come una
gobba, in direzione della Luna. Poiché Terra e Luna si attraggono a vicenda, il centro di rotazione si trova nel centro di
54
massa del sistema, ovvero a circa 4700 km dal centro della terra. Quindi per forza centrifuga i mari formano una
"seconda gobba" dal lato opposto a quella che nasce per effetto gravitazionale.
La marea terrestre invece è una conseguenza dell'attrazione luni-solare sulla crosta terrestre che, non essendo
perfettamente rigida, risponde alle sollecitazioni con deformazioni elastiche. Le maree terrestri, di piccola entità e
di difficile determinazione per l'esistenza della concomitante variazione di livello del mare, si manifestano con
periodiche variazioni della direzione della verticale e dell'accelerazione di gravità.
La maggiore differenza tra l'alta e la bassa marea viene spiegata con il passaggio della luna: l'attrazione luni-solare
sulla massa acquea produce in questa una deformazione periodica e regolare che in generale si manifesta col
ripetersi nell'arco di 24h 50 minuti, corrispondente al giorno lunare medio, di due innalzamenti (flusso o alta marea)
e due abbassamenti (riflusso o bassa marea) del livello marino. I due flussi e i due riflussi si alternano circa ogni sei
ore generando due correnti di senso opposto (correnti di marea). Le spostate di circa un'ora rispetto al giorno
precedente, per cui ad una data ora in un dato giorno della settimana, la relativa fase di marea sarà spostata al suo
opposto rispetto a quella della settimana precedente ( in sintesi se al sabato mattina si è verificata una fase di alta
marea, alla stessa ora del sabato successivo ci sarà una fase di bassa marea).
L'altezza dell'onda di marea, o ampiezza di marea, é data dal dislivello tra alta e bassa marea e dipende dalle
reciproche posizioni Terra-Luna-Sole.
La seconda componente è legata alle fasi lunari: quando la Terra si avvicina alla Luna i mari vengono attirati da
quest'ultima e si ha una alta marea. Un'alta marea si verifica anche al lato opposto della Terra nello stesso istante.
Tuttavia, quando la Luna ed il Sole sono allineati, col risultato di far sommare le forze d'attrazione gravitazionale dei
due corpi celesti sul nostro pianeta,(sia che la Luna si trovi davanti o dietro la Terra) si hanno le maree sigiziali,
caratterizzate dalla massima l'escursione fra l'alta e la bassa marea: le sigiziali si verificano due volte al mese e cioè
con Luna piena e con Luna nuova.
Una terza componente è legata all'inclinazione del sole sul piano equatoriale: si hanno le maree delle quadrature
quando la Luna si trova perpendicolare (90°) rispetto al Sole, le cui caratteristiche si concretizzano con maree di
ampiezza minore rispetto alle maree normali: esse si verificano due volte al mese e precisamente durante il primo e
l'ultimo quarto. Minore è l'inclinazione e maggiore l'ampiezza della marea. Ciò significa che in prossimità degli
equinozi le maree sono maggiori, mentre in prossimità dei solstizi invernale e estivo le maree sono minori. Inoltre
l'intensità di variazione delle maree diminuisce progressivamente man mano che ci si avvicina all'Equatore.
Riassumendo quindi, ad ognuna delle 8 fasi lunari, corrispondono all'incirca 3 giorni e 3/4 di marea propria, e cioè: 2
sigiziali, 2 delle quadrature e 4 normali al mese.
Ulteriori componenti sono l'inclinazione della luna sul piano equatoriale, la distanza della luna e la distanza del
sole, ecc.. Ciò porta in particolare ad un quarto ciclo di circa 4 anni e mezzo.Tenendo conto di queste componenti si
ottiene che nell'arco di 4 anni e mezzo si osservano verso marzo, aprile, settembre e ottobre, in prossimità del
plenilunio e novilunio, due volte in tali giorni, delle maree di notevolissima ampiezza, vicine ai massimi teorici. Se si
esclude la quarta componente, si capisce che ogni anno, nei pleniluni e noviluni prossimi agli equinozi si possono
osservare le maree maggiori dell'anno.
55
Altri importanti fattori coagenti sono: i venti, il tempo atmosferico, l'intensità della luce, la pressione atmosferica, le
correnti, la disponibilità di cibo.
I venti sono tra gli agenti più determinanti. Infatti, un forte e persistente vento che coagisce con le onde di marea
può far anticipare di parecchio una fase di alta marea e far risultare così il moto ondoso generale di gran lunga più
intenso e violento del normale. Ovviamente, lo stesso vento, persistendo nella stessa direzione e con la medesima
intensità, provocherà risultati opposti con la corrente di bassa marea, trattenendo le acque del mare al largo.
I cambiamenti dei valori di pressione atmosferica invece, influenzano enormemente lo stato delle acque. Una bassa
pressione ad esempio, consente alla fascia d'acqua costiera di alzarsi, sviluppando così un moto ondoso più
violento. A tal proposito basti pensare a ciò che accade nel sottocosta durante un uragano, periodo di estrema bassa
pressione.
Per la pesca sottocosta, da terra come dalla barca, le maree sigiziali risultano le migliori, in quanto le alte acque che
si riversano in tale frangente portano una maggior quantità di cibo -e di pesci- nelle acque basse. Per contro, quelle
delle quadrature sono più sfavorevoli.
In ogni caso, i movimenti delle maree mettono in circolazione le sostanze alimentari che abbondano nelle acque
costiere poco profonde e quindi i pesci diventano solitamente più attivi durante il flusso ed il riflusso delle maree; ci
sono specie che seguono tale schema con comportamenti regolari, mentre ce ne sono altre che preferiscono di gran
lunga avvicinarsi al sottocosta con le maree in quadratura.
L’acqua alta
Per la sua particolare configurazione geografica a catino, il mare Adriatico presenta escursioni di marea molto più
pronunciate rispetto al resto del Mediterraneo, la ragione è da ricercarsi nel fatto che la sua sessa ha un periodo di
oscillazione massimo confrontabile con quello della marea astronomica, rendendo in tal modo possibile la
sovrapposizione delle due escursioni. La marea astronomica risente poi delle fasi lunari e solari, accentuandosi nei
periodi di novilunio e plenilunio e durante gli equinozi. A questo può andare ad aggiungersi l'azione locale di forti
venti di scirocco, che spirando nell'Adriatico meridionale può frenare il reflusso delle acque dell'intero bacino, o di
bora, che spirando attraverso le bocche di porto della laguna può impedire al mare di riceverne l'onda di ritorno.
La realizzazione della zona industriale di Porto Marghera ha ulteriormente aggravato il fenomeno dell'acqua alta per
diversi motivi: innanzitutto la maggior parte della zona industriale è stata ricavata bonificando vaste estensioni di
laguna, in secondo luogo lo scavo del profondo Canale dei Petroli ha aumentato considerevolmente la sezione della
bocca di porto aumentando di conseguenza la quantità di acqua che entra in laguna.
Tuttavia altre opere realizzate tra l'Ottocento e il Novecento hanno contribuito a variare l'ampiezza media di marea:
la costruzione del Ponte Ferroviario (1841/46); l'estromissione dal bacino di Chioggia del fiume Brenta e la
conseguente bonificazione di 2363 ettari di zone barenicole; la costruzione di dighe foranee (Porto di Malamocco,
1820/72; Porto di S. Nicolò, 1884/97; Porto di Chioggia, 1911/33); la costruzione del Ponte della Libertà (1931/33); la
creazione della Riva dei Sette Martiri (1936/41); la realizzazione dell'isola artificiale del Tronchetto (superficie 17 ettari,
1957/61) e il raddoppio del ponte ferroviario (1977).
Vi sono infine altre cause naturali, già precedentemente trattate: la subsidenza, ossia lo sprofondamento naturale
56
del terreno, e l'eustatismo, ovvero l'innalzamento del livello del mare, fenomeni hanno reso la costa maggiormente
vulnerabile alla marea.
Pertanto, lo scenario meteorologico a larga scala che provoca le inondazioni è caratterizzato dalla presenza di una
depressione sull'alto Mare Tirreno. Tali condizioni si manifestano soprattutto in autunno-inverno. In tali mesi,
infatti, si verificano la maggior quantità di eventi di alta marea. Anche le variazioni del livello medio del mare
influiscono in modo significativo sul fenomeno acqua alta. Le maree vengono così classificate :
– marea normale: livelli inferiori a 80 cm l.m.m
– marea sostenuta: livelli compresi tra 80 e 110 cm l.m.mm.
– marea molto sostenuta: livelli compresi tra 110 e 140 cm l.m.
– marea eccezionale: livelli superiori ai 140 cm l.m.m.
L'allagamento causato dall'acqua alta non è omogeneo in tutta la città di Venezia e dipende da vari fattori: le
differenze altimetriche delle singole zone rispetto allo zero mareografico; la distanza da rii e canali; l'altezza delle
rive e delle fondamente; la presenza o meno di parapetti pieni lungo le fondamente; la dislocazione dei tombini di
scolo, che, essendo collegati direttamente ai canali, agiscono come sorgenti di allagamento.
A seconda del livello di marea è comunque possibile valutare la percentuale di allagamento della città:
·
+90 cm: 0,29%
·
+100 cm: 3,56%
·
+110 cm: 11,74%
·
+120 cm: 35,18%
·
+130 cm: 68,75%
·
+140 cm: 90,19%
·
+150 cm: 96,33%
·
+160 cm: 99,27%
·
+170 cm: 99,74%
·
+180 cm: 99,86%
·
oltre +180 cm: 100%
Il livello idrometrico di riferimento per Venezia è lo zero locale di Punta della Salute (Z.M.P.S.).
Eventi storici
La prima testimonianza certa del fenomeno dell'acqua alta è del 782 (anche se c'è un'antichissima cronaca
attribuibile al 589 che descrive una notevole e durevole inondazione durante il sesto secolo). Successivi eventi si
verificarono nel 840, 885, 1102, 1240 ("l'acqua invase le strade più che ad altezza d'uomo"), 1268, 1280, 1282, il 20
dicembre 1283, il 18 gennaio 1286, nel 1297, 1314, il 15 febbraio 1340, il 25 febbraio 1341, il 18 gennaio 1386, il 31 maggio
1410, il 10 agosto 1410, nel 1419, 1423, l'11 maggio 1428, il 10 ottobre 1430, il 10 novembre 1442, nel 1444, 1445, il 29
maggio 1511, nel 1517, il 16 ottobre 1521, il 3 ottobre 1535, il 20 dicembre 1535, nel 1543, il 21 novembre 1550, il 12 ottobre
57
1559, nel 1599, l'8 dicembre 1600, il 18-19 dicembre 1600, il 21 dicembre 1727, il 31 dicembre 1738, il 7 ottobre 1729, il 5
novembre 1742, il 28 novembre 1742, il 31 ottobre 1746, il 4 novembre 1748, il 31 ottobre 1749, il 9 ottobre 1750, il 24
dicembre 1702, il 25 dicembre 1794, il 5 dicembre 1839. Infine vi sono gli eventi del 1848 (140 cm) e 1867 (153 cm).
Dalle descrizioni dei cronisti si nota che alcuni di questi eventi non furono meno catastrofici di quello del 4 novembre
1966. A commento dell'evento del 20 dicembre 1283 si ritiene Venezia "salva per miracolo". Assai gravi furono gli
eventi del 1442 ("l'acqua crebbe 4 passi sopra l'ordinarietà") e del 18-19 dicembre 1600, quest'ultimo probabilmente
molto simile a quello del 1966, in quanto oltre ad un'acqua altissima in Venezia, vi fu una mareggiata violentissima
che "rotti eziando in più luoghi i lidi, entrò nelle ville di Lido Maggiore, Tre Porti, Malamocco, Chiozza, eccetera". Va
tenuto presente che le cronache ricordano quasi sempre solo gli eventi più imponenti ponendo l'enfasi più
sull'impressione destata da qualche particolare che non sull'altezza effettiva della marea, per altro indicata con
misure che appaiono approssimative e spesso poco attendibili, mentre i fenomeni minori, al di sotto dei +120cm,
probabilmente non furono considerati degni di menzione.
Acque alte eccezionali nel periodo 1923-2007: tutti i dati qui riportati sono stati rilevati dal Centro Maree del Comune
di Venezia. In ordine decrescente di livello, sono stati raggiunti i seguenti livelli:
·
·
·
·
·
·
·
·
+194 cm (4 novembre 1966)
+166 cm (22 dicembre 1979)
+158 cm (1 febbraio 1986)
+151 cm (12 novembre 1951)
+147 cm (16 aprile 1936 e 16 novembre 2002))
+145 cm (15 ottobre 1960)
+144 cm (3 novembre 1968 e 6 novembre 2000)
+142 cm (8 dicembre 1992)
+140 cm (17 febbraio 1979)
Frequenza delle alte maree
Dal 1966, anno dell'alluvione, ci sono stati altri eventi che, seppur non hanno raggiunto la stessa drammaticità, sono
comunque stati rilevanti avendo raggiunto e superato il valore di + 140 cm sul livello medio del mare, allagando
pertanto oltre il 90% del centro storico veneziano.
In base alla legislazione speciale per Venezia, il Magistrato alle Acque, da qualche decennio, ha dato corso ad un
complesso ed articolato sistema di interventi volti a difendere i centri abitati lagunari dalle inondazioni dovute alle
alte maree. In linea generale tale sistema è articolato su due livelli di difesa. Il primo, il cosiddetto sistema delle
difese locali, viene attuato per singola o più unità urbane (insulae) ed ha come obiettivo quello di porre a riparo le
abitazioni, i percorsi pedonali, gli esercizi pubblici ed il patrimonio edilizio-architettonico dalle cosiddette maree
medioalte i cui livelli massimi non superano i 110 cm sopra lo ZMPS.
Il secondo livello di intervento è invece quello relativo alla difesa dalle maree che superano i 110 cm sopra lo ZMPS, le
58
cosiddette alte maree eccezionali. Per questa tipologia di rischio sono in corso di realizzazione opere finalizzate a
dotare le tre bocche di porto di appositi sistemi di chiusura mobile tali da consentire la temporanea separazione della
laguna dal mare durante le fasi più critiche del fenomeno (MOSE). E' infatti previsto che, all'approssimarsi di eventi di
alta marea eccezionale nell'arco nord-adriatico, una schiera di paratoie mobili chiuderà, sollevandosi dal fondo,
ciascuno dei tre varchi che separano la laguna dal mare. Nei periodi di chiusura, durante i quali viene attuata la
separazione laguna-mare, saranno comunque possibili aumenti del livello dell'acqua all'interno del bacino
lagunare in dipendenza dell'entità dei contributi dovuti al deflusso dei fiumi dal bacino scolante, dell'entità degli
apporti delle piogge dirette sulla laguna stessa, dalla quantità di acqua marina che comunque penetra attraverso le
bocche lagunari durante il transitorio della manovra di chiusura ed attraverso lo spazio tra le paratoie (traferri) nella
fase di chiusura.
Sempre durante i periodi di chiusura delle bocche, va messa in conto l'azione di vento locale sullo specchio lagunare
che può dar luogo a sovralzi differenziati dipendenti dall'intensità e dalla direzione di provenienza. Riveste quindi
un significato di particolare utilità l'analisi della frequenza delle alte maree nell'ottica di poter monitorare con
continuità l'efficacia dei provvedimenti che si vanno adottando per la difesa dalle inondazioni.
59
220
220
200
200
180
180
160
160
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80
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40
40
20
20
0
0
min
min
Confronto fra le isolinee
del ritardo di marea
nella prima metà del
1900 (Polli) e nel periodo
2002-2004
a. ritardo di marea (minuti)
< 20
20 - 28
28 - 36
36 - 44
44 - 52
52 - 60
60 - 80
80 - 100
100 - 120
> 120
b
L’idrodinamica della laguna:
l’effetto della marea
Diversi studi sono stati effettuati in questi anni al fine di stimare l'efficacia della capacità di rinnovo delle acque
lagunari ad opera dell'azione della marea e dei venti. L'istituto ISMAR-CNR, Sezione di Venezia (ex ISDGM), ha
sviluppato negli ultimi decenni una notevole capacità nel campo della modellistica numerica degli ambienti della
zona costiera e delle lagune. In particolare è stato sviluppato un modello idrodinamico agli elementi finiti
particolarmente adatto alle caratteristiche morfologiche e idrologiche della Laguna di Venezia. Il dominio di calcolo
del modello è costituito da una griglia irregolare con risoluzione variabile che rappresenta l'intero Mare Adriatico e la
Laguna di Venezia. Per ogni punto della griglia vengono calcolate dal modello le principali variabili idrodinamiche
quali: la elevazione mareale e la velocità e direzione della corrente. Tale modello è stato verificato e testato
mediante confronti con dati mareografici provenienti da sonde posizionate sia all'interno della Laguna di Venezia
che lungo le coste del Mare Adriatico.
Mediante simulazioni specifiche è stata riprodotta la circolazione all'interno della Laguna di Venezia e
nell'antistante tratto di mare indotta sia dalla marea astronomica che dai principali regimi di vento che
caratterizzano l'area dell'Alto Adriatico (scirocco e bora). L'estensione del modello al Mare Adriatico ha permesso di
stimare le portate delle tre bocche di porto durante i diversi scenari meteo marini considerati e di analizzare sia le
dinamiche interne alla laguna, sia i processi di interscambio che avvengono tra laguna e mare aperto.
Sono stati simulati i processi di trasporto di sostanze disciolte in acqua per mezzo delle correnti e dai risultati
ottenuti sono stati stimati i tempi di residenza delle acque nel bacino lagunare. Il tempo di residenza è definito
come il tempo necessario all'acqua lagunare affinché questa venga sostituita da “nuova” acqua proveniente dal
mare. Al fine di stimare i tempi di transito
delle acque lagunari in mare aperto sono stati effettuati studi sul trasporto delle sostanze disperse in acqua.Grazie ai
disegni e ai dati raccolti è possibile confrontare il metodo utilizzato da S. Polli, nella prima metà del ‘900, e quello
che si utilizza oggi per stabilire le principali caratteristiche della circolazione delle acque indotta dalla marea
astronomica in laguna. Le mappe rappresentano lo smorzamento e rallentamento e l’amplificazione che l'onda di
marea subisce a seguito dell'interazione con il basso fondale lagunare.
L’onda di marea smorza la sua forza passando dalle bocche di porto all’interno del bacino lagunare; questa capacità
61
di diminuzione sembra abbia avuto un’attenzione particolare agli inizi del ‘900.
Le figure (scheda a pag. 60) mostrano una maggiore diminuzione nei ritardi di propagazione della marea: per
esempio, le linee di 60 minuti di ritardo che all’inizio del secolo scorso erano limitate al Lido, ora entrano all’interno
della laguna centrale, toccando anche Porto Marghera, e poi dividendosi in due parti; inoltre si può notare che le due
isolinee di 200 e 220 minuti, che all’inizio del secolo interessavano la laguna Nord, sono ora scomparse. Oggi il
ritardo massimo è di 180 minuti, registrato nella laguna più settentrionale.
Si può notare come l'onda di marea venga rallentata dall'azione frenante del fondale specialmente nelle aree più
interne e settentrionali, dove la presenza di bassi fondali e vaste aree caratterizzate dalla presenza di barene ne
riducono la velocità di propagazione.
D'altra parte, l'interazione con i fondali amplifica l'onda di marea nelle zone centrali e meridionali del bacino
lagunare, mentre ne smorza l'ampiezza nelle aree settentrionali.
Analogamente accade con le isolinee dell’amplificazione di marea. All’estremità della laguna Nord le linee di 18 cm
sono state sostituite con delle linee di 26 cm; la parte centrale del bacino lagunare è stata passata da un range di 3436 cm a un range, non di molto differente, di 38-40 cm. Infine nella laguna Sud, tra Malamocco e Chioggia, si è
passati da un range disomogeneo di 24-36 cm a un range uniforme di 36-38 cm.
Le mappe seguenti rappresentano i tempi di residenza delle acque all'interno del bacino lagunare e i tempi di
transito delle acque lagunari verso il mare aperto, rispettivamente. I valori sono espressi in giorni. Le due
rappresentazioni sono molto diverse in quanto i processi indagati differiscono notevolmente l'uno dall'altro.
Dalla mappa “c” risulta che i tempi di residenza sono elevati per tutto il bacino (valore medio per la laguna pari a 45
giorni) con valori molto alti anche in vicinanza delle bocche di porto (valori alla bocca di porto di Lido superiori ai 20
giorni). Questo è dovuto all'effetto del flusso di ritorno che la marea esercita sulle acque lagunari. Infatti le masse
d'acqua lagunari, rilasciate in mare aperto durante la fase di marea decrescente, vengono reimmesse in laguna
durante la successiva fase crescente, con conseguente aumento dei loro tempi di residenza nel bacino.
Per quanto riguarda i tempi di transito della mappa “d” (valore medio per la laguna pari a 47 giorni) è evidente come
le aree in vicinanza delle bocche di porto siano caratterizzate da tempi inferiori alle 6 ore. Le particelle d'acqua in
queste zone raggiungono il mare aperto durante un solo semiciclo mareale (6 ore). Più ci si allontana dalle bocche di
porto più aumentano i tempi di transito, raggiungendo valori superiori anche agli 80 giorni. Pure in questo caso
sono le caratteristiche oscillatorie delle correnti di marea a rendere elevati i valori di tale scala temporale.
Infatti, durante un intero ciclo mareale (12 ore), lo spostamento netto delle masse d'acqua può essere dell'ordine di
poche decine di metri soprattutto nelle zone interne della laguna. La velocità che ne deriva, detta velocità residua,
governa i processi di trasporto a scale temporali superiori al ciclo mareale. La bassa intensità di tale moto residuo,
pochi centimetri al secondo, è quindi la causa degli alti valori dei tempi di transito nella Laguna di Venezia.
Oggi in alcuni punti perimetrali della laguna centro-settentrionale, il picco più alto di marea viene raggiunto in
meno di 60 minuti, diversamente dal passato in cui Porto Marghera (laguna centrale) veniva raggiunto in almeno 80
minuti.
62
40
38
36
34
32
30
28
26
24
22
20
18
16
40
38
36
34
32
30
28
26
24
22
20
18
16
cm
cm
Confronto fra le isolinee
dell’amplificazione di
marea nella prima metà
del 1900 (Polli) e nel
periodo 2002-2004
b. amplificazione di marea
< 0,8
0,8 - 0,9
0,9 - 0,925
0,925 - 0,95
0,95 - 0,975
0,975 - 1
1 - 1,025
1,025 - 1,05
1,05 - 1,075
> 1,075
Dalla mappa “c” risulta che i tempi di residenza sono elevati per tutto il bacino (valore medio per la laguna pari a 45
giorni) con valori molto alti anche in vicinanza delle bocche di porto (valori alla bocca di porto di Lido superiori ai 20
giorni). Questo è dovuto all'effetto del flusso di ritorno che la marea esercita sulle acque lagunari. Infatti le masse
d'acqua lagunari, rilasciate in mare aperto durante la fase di marea decrescente, vengono reimmesse in laguna
durante la successiva fase crescente, con conseguente aumento dei loro tempi di residenza nel bacino.
Per quanto riguarda i tempi di transito della mappa “d” (valore medio per la laguna pari a 47 giorni) è evidente come
le aree in vicinanza delle bocche di porto siano caratterizzate da tempi inferiori alle 6 ore. Le particelle d'acqua in
queste zone raggiungono il mare aperto durante un solo semiciclo mareale (6 ore). Più ci si allontana dalle bocche di
porto più aumentano i tempi di transito, raggiungendo valori superiori anche agli 80 giorni. Pure in questo caso
sono le caratteristiche oscillatorie delle correnti di marea a rendere elevati i valori di tale scala temporale.
Infatti, durante un intero ciclo mareale (12 ore), lo spostamento netto delle masse d'acqua può essere dell'ordine di
poche decine di metri soprattutto nelle zone interne della laguna. La velocità che ne deriva, detta velocità residua,
governa i processi di trasporto a scale temporali superiori al ciclo mareale. La bassa intensità di tale moto residuo,
pochi centimetri al secondo, è quindi la causa degli alti valori dei tempi di transito nella Laguna di Venezia.
Oggi in alcuni punti perimetrali della laguna centro-settentrionale, il picco più alto di marea viene raggiunto in
meno di 60 minuti, diversamente dal passato in cui Porto Marghera (laguna centrale) veniva raggiunto in almeno 80
minuti.
64
Il contributo metereologico
Ad alterare la regolarità della marea astronomica in modo a volte notevole, intervengono fattori meteorologici e tra
essi soprattutto il vento e la pressione. Nel caso del Mare Adriatico, bacino lungo e stretto, chiuso nel lato superiore e
aperto in quello inferiore, un forte vento soffiante da sud-est (scirocco), lungo l'asse longitudinale, produce un
accumulo d'acqua verso l'estremità chiusa. Il fenomeno viene favorito dalla lunga zona d'azione disponibile per il
vento ("fetch") ed è ulteriormente amplificato a causa dei bassi fondali della parte settentrionale dell'Adriatico.
Il contributo dovuto al vento può superare anche il metro e provocare da solo fenomeni di inondazione.
Anche la bora, che spira da nord-est con intensità spesso superiore allo scirocco, tende ad accumulare acqua verso la
laguna, pur se in misura minore a causa del fetch ridotto. Quando alla bora sull'alto Adriatico si associa lo scirocco sul
basso e medio Adriatico, si verifica la cosiddetta "scontraura", cioè la convergenza di correnti marine provocate da
venti da nord-est sud-est.
Il fenomeno, noto fin dai tempi antichi, ha fatto registrare numerosi eventi di marea eccezionale.
La pressione atmosferica altera il livello del mare con "effetto barometrico inverso": ad una diminuzione della
pressione corrisponde un aumento del livello e viceversa.
Di conseguenza, il passaggio di una perturbazione caratterizzata da un'area di bassa pressione sul Nord Adriatico e
una di alta al Sud provoca uno spostamento della massa d'acqua verso l'area di pressione più bassa, con una
variazione che può arrivare anche a 20 cm.
Le sesse
Nel loro passaggio le perturbazioni agiscono sulla marea con una sorta di stimolo impulsivo, lo "storm surge", in
seguito al quale l'Adriatico, a causa della forma del bacino, si comporta come una cavità risonante: al cessare
dell'impulso rimane una situazione perturbata del livello marino, che si manifesta con una serie di oscillazioni
longitudinali e trasversali, le "sesse", la cui ampiezza si smorza nel tempo. L'oscillazione fondamentale,
longitudinale, ha un periodo di 22 ore circa.
Di quest'ultima componente bisogna tener conto nella previsione di marea: accade infatti abbastanza spesso che
nei giorni successivi ad uno "storm surge", grazie allo sfasamento di quasi 2 ore tra la periodicità della marea
astronomica (circa 24 ore) e la sessa (circa 22 ore), l'oscillazione possa trovarsi in fase con il massimo di marea
astronomica e provocare acqua alta.
65
I venti
Il vento è il moto quasi orizzontale che l'aria compie rispetto alla superficie terrestre.
È generato dalla differenza di pressione atmosferica tra zone diverse della terra.
L'atmosfera presenta caratteristiche differenti di temperatura, di densità e di composizione man mano che si
procede dal suolo fino a livelli più alti. A partire da queste i meteorologi suddividono l'atmosfera terrestre in diversi
strati.
La troposfera è la zona più vicina al suolo, e si estende fino ad una quota media di circa 15 km. Al suo interno la
temperatura diminuisce con l'altezza di circa 0,65 gradi per ogni 100 metri. Segue un piccolo strato, la tropopausa,
nel quale la temperatura rimane costante (isoterma) per poi riprendere ad aumentare successivamente.
Il tempo meteorologico si svolge tutto nella troposfera, che comprende addirittura i 3/4 della massa dell'intera
atmosfera terrestre. Qui, a causa del riscaldamento dal basso, si generano i moti convettivi, che operando un
rimescolamento di tutta l'aria di questo strato, generano correnti orizzontali, i venti, e correnti verticali, che
chiudono le celle.
I venti sono uno dei segni caratterizzanti il clima e si possono quindi definire come movimenti di masse d'aria nella
troposfera.
Di solito il vento è caratterizzato dal succedersi di pulsazioni di diversa intensità e direzione, e soltanto nelle alte
quote queste due caratteristiche dell'aria in movimento conservano una notevole regolarità. Il vento viene definito
dalla sua direzione di provenienza e dalla sua velocità. Una classica stazione meteorologica è infatti dotata di
anemoscopio, banderuola metallica che tende ad orientarsi secondo la direzione del vento, e di anemometro, che
consiste essenzialmente in un mulinello a palette la cui velocità di rotazione è proporzionale alla velocità del vento
che lo investe. Nello studio climatologico del vento si fa uso di dati che riportano i valori medi della frequenza per
otto (o sedici) direzioni fondamentali, e che possono essere rappresentati graficamente nella “rosa dei venti”.
La forza del vento, ovvero la velocità di spostamento della massa d'aria, si misura in metri al secondo (m/s). Tuttavia,
in meteorologia, per ragioni legate alla navigazione aerea e marittima, è in uso, come unità ufficiale, il nodo (kt),
corrispondente a un miglio nautico/ora.
66
Per quello che riguarda Venezia (Lido e aeroporto), una serie storica di circa 40 anni mostra che la direzione più
frequente è il Nord-est (NE), seguito da Sud, Est, Nord e Sud-est.
Sono invece poco frequenti i venti dal terzo e dal quarto quadrante (da Sud-ovest, SW e da Nord-ovest, NW). I venti
che provengono dal primo quadrante (NE) sono dominanti per 7-8 mesi l'anno, da ottobre fino a tarda primavera, il
principale è la Bora.
I venti che soffiano dal secondo quadrante (SE) dominano durante l'estate e portano un aumento di umidità: tra essi
il principale è lo Scirocco. Quando venti spiranti da questo quadrante soffiano in autunno, aumenta il pericolo di alte
maree. Nel periodo che intercorre tra queste due “stagioni di vento”, cioè durante i mesi di settembre, marzo e
aprile, la direzione dei venti è più equilibrata. Un vento proveniente dal terzo quadrante (SW), chiamato Garbìn
(Libeccio) – probabilmente dall'arabo Garbi = Ovest – soffia meno frequentemente nei diversi mesi dell'anno. La
media annua dei giorni di calma (quando il vento è inferiore a 1 nodo) o di bonaccia (giorni senza vento) è del 30%,
cioè circa 100 giorni l'anno.
Le piogge autunnali sono portate soprattutto dallo Scirocco, mentre la Bora, vento freddo e secco di Nord-est, esplica
un'azione importante nell'erosione dei litorali e favorisce l'insediamento di specie vegetali microterme.
Un interessante studio, relativo al periodo dal 1970 al 1990, ha mostrato che le nebbie sono nella quasi totalità dei
casi legate alla calma di vento, oppure a venti deboli da Ovest o intorno Nord-est, venti di terra, escludendo quindi la
formazione di nebbia per avvezione dal mare.
Il vento che soffia direttamente in laguna interviene anche nel fenomeno del rialzo meteorologico lagunare, che può
essere anche di ±30 cm.
Questo è uno dei tre meccanismi che concorrono a determinare il livello dell'acqua all'interno della laguna. Degli
altri due, il livello del Mare Adriatico alle bocche di porto è di gran lunga il più importante, mentre la pressione
atmosferica locale è trascurabile.
La stagionalità e le differenze tra i diversi siti
In generale, anche per le caratteristiche del vento, la Laguna di Venezia mostra una certa variabilità tra una zona e
l'altra, che contribuisce a complicare molte delle previsioni modellistiche. Rispetto al quadro generale descritto
prima, due aspetti sono molto evidenti tra il periodo primavera- estate e quello autunno-inverno. Il periodo da
aprile a settembre (a - primavera; b - estate) vede la componente dei venti meridionali (SE-S) molto più significativa
del restante periodo dell'anno (c - autunno; d - inverno).
In questo secondo periodo prevale invece la componente NE-N e diventa significativa il SW. Anche tra le stazioni
“lagunari” e quelle industriali-urbane esiste una differenza significativa. Le velocità medie del vento risultano
infatti inferiori nelle stazioni in laguna nord (Ca' Zane) e sud (Canale Allacciante) rispetto alle altre due stazioni
(Centro Storico e EZI). Sicuramente questa differenza riguarda sia la posizione delle stazioni che la collocazione dei
sensori ad altezze diverse. Altre differenze, come ad esempio la componente da Est della stazione Canale Allacciante
sono invece dovute ad effetti locali (ad es. brezze).
Il vento in laguna, non avendo fetch elevato, non riesce a sollevare onde particolarmente grandi, ma, dal momento
che il fondale basso fa sì che siano corte e ripide, non devono essere sottovalutate dalle imbarcazioni più piccole.
67
L’idrodinamica della laguna:
l’effetto dei venti
In presenza di vento le caratteristiche idrodinamiche del bacino lagunare mutano drasticamente. I regimi ventosi
che caratterizzano i bassi strati atmosferici dell'area del Nord Adriatico sono lo scirocco proveniente da sud-est e la
bora proveniente da nord-est.
Dalle analisi del campo di moto residuo, durante un evento di scirocco, risulta che le masse d'acqua, dal mare
aperto, entrano in laguna attraverso la bocca di porto di Chioggia generando correnti residue anche superiori ai 20
cm/s sia all'interno del canale di porto, che nei vicini canali lagunari. Successivamente fluiscono verso la laguna
centrale da dove una parte (il 32% del volume che attraversa la bocca di Chioggia), si dirige verso il mare aperto
attraverso il canale di porto di Malamocco, mentre la rimanente (il 68%) si riversa in laguna nord attraverso i canali
lagunari. Le masse d'acqua sospinte nelle aree più a nord o fluiscono direttamente in mare attraverso la bocca di
porto di Lido, oppure alimentano la vasta e lenta circolazione anticiclonica (oraria) che interessa il sottobacino
settentrionale, successivamente fuoriuscendo in mare attraverso il canale di Treporti e quindi la bocca di porto di
Lido. I tempi di residenza variano da poche ore in vicinanza della bocca di porto di Chioggia fino a valori superiori ai
60 giorni registrati nelle aree più settentrionali della laguna. Il valore medio per tutto il bacino è pari a 15 giorni.
Dalla distribuzione dei tempi di residenza è evidente come, in presenza di scirocco, il bacino possa suddividersi in un
sottobacino settentrionale delimitato a sud dalla città di Venezia, caratterizzato da tempi di residenza elevati (valore
medio pari a 30 giorni), e in un sottobacino centro-meridionale comprendente il resto della laguna, caratterizzato
da valori bassi del tempo di residenza (tempo di residenza medio pari a 5 giorni).
Quando il bacino è forzato dal vento di scirocco le masse d'acqua lagunari sono velocemente rinnovate nelle aree
centro-meridionali, mentre sono intrappolate nelle aree più settentrionali, da dove molto lentamente fluiscono
verso il mare. Per quanto riguarda la bocca di porto di Lido, si può notare come, a differenza delle altre due bocche di
porto, si registrino valori elevati del tempo di residenza anche in prossimità dello sbocco a mare. Questo è dovuto
all'effetto del flusso di ritorno indotto dall'azione combinata della marea e della circolazione lungo costa indotta dal
vento. Le acque lagunari infatti, fluendo in mare aperto attraverso questo canale durante la fase decrescente della
marea, sono soggette ad un riflusso indotto sia dalla marea che dall'azione dello scirocco che aumentano il loro
tempo di residenza all'interno del bacino. Per quanto riguarda le bocche di porto di Malamocco e Chioggia, gli effetti
68
del flusso di ritorno sono del tutto trascurabili in quanto la circolazione costiera indotta dallo scirocco trasporta le
masse d'acqua, fuoriuscite dalle due bocche, verso nord allontanandole dall'area di influenza delle stesse e quindi
prevenendo possibili flussi di ritorno.
Quando un vento di bora di 12 m/s e la marea astronomica forzano la circolazione delle acque in laguna, la velocità
della corrente, all'interno delle 3 bocche di porto, può raggiungere valori anche superiori ad 1,1 m/s. La presenza del
vento di bora cambia radicalmente la circolazione delle acque rispetto ai due precedenti casi. Valori della velocità
residua anche superiori ai 50 cm/s sono individuati nelle zone interne della laguna.
Le masse d'acqua, entrando nel bacino attraverso la bocca di porto di Lido, proseguono in due diverse direzioni. Una
parte (il 35% del volume entrato attraverso la bocca di porto di Lido) fluisce verso le aree settentrionali della laguna
attraverso il canale di Treporti, mentre la rimanente (il 65%) prosegue in direzione sud verso la laguna centrale e
meridionale. Le aree più settentrionali sono interessate da un'intensa circolazione residua caratterizzata da un moto
ciclonico (antiorario) che trasporta le masse d'acqua verso sud lambendo la gronda lagunare ad ovest e entrando in
laguna centrale.
69
Collocazione delle stazioni di misurazione meteomareografiche utilizzate per il lavoro di tesi.
1. Diga Sud Lido (DSL)
3. Punta della Salute (PdS)
5. Chioggia Vigo (CV)
Phenomena simulations:
dati e stazioni di rilevamento
Il punto di partenza del progetto prevede la compilazione di un catalogo dei dati resi disponibili dagli istituti di
ricerca e dalle aziende che monitorano in tempo reale le condizioni dell'ambiente lagunare. Collaborano il C.N.R.I.S.M.A.R. (Istituto di Scienze Marine, sezione di Venezia), l'APAT (Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i
Servizi Tecnici) e il Comune di Venezia (Istituzione Centro Previsioni e Segnalazioni Maree).
Nell'ambito del presente lavoro vengono analizzati i livelli marini e meteorologici registrati in occasione di giornate
particolari o di eventi straordinari di marea.
Il mese di novembre 2002 è stato caratterizzato da una serie di frequenti alte maree: dal 14 al 26 novembre 2002,
quasi ogni giorno, sono state registrate maree superiori a +0,90 metri, anche due in 24 ore.
Per quanto riguarda casi di bassa marea eccezionale non ci sono da tempo rilevazioni significative, eccetto il 17 e 18
febbraio 2008 (-0,80 m), periodo del quale, però, non sono stati resi pubblici tutti i dati. Pertanto è stato studiato il
periodo dal 20 al 24 gennaio 2004, in cui si è raggiunto un valore di marea di- 0,72 metri.
Inoltre sono stati analizzati i dati nei solstizi (inverno 2006, estate 2007) e negli equinozi (primavera e autunno 2007).
Per i livelli idrometrici sono stati analizzati i dati rilevati da 3 mareografi installati all interno della Laguna di Venezia,
scelti appositamente distanti per cercare di avere a disposizione una gamma quanto più possibile omogenea di dati
Tutte queste stazioni sono dotate di mereometri e mareografi in grado di trasmettere i dati in tempo reale alla
centrale operativa
I dati del livello marino e meteorologici sono stati forniti dalla rete del Centro Previsione e Segnalazioni Maree del
Comune di Venezia e dal CNR Consiglio Nazionale di Ricerca
Con la supervisione dell'artista, questi sono i parametri selezionati:
-le condizioni di illuminazione e posizione del sole (ciclo giorno-notte), calcolabili in anticipo di molti anni
-andamento delle maree (a sua volta in relazione al diagramma del ciclo lunare e alle condizioni atmosferiche e
meteorologiche),
-direzione e intensità del vento, fattore determinante per provocare accumuli di masse d'acqua,
-la pressione atmosferica,
71
-la velocità delle correnti (N.D.),
-il moto ondoso (N.D.),
-la temperatura dell'aria e dell'acqua,
-la quantità di ossigeno (N.D.),
-la presenza e concentrazione di microrganismi e di agenti inquinanti significativi e il trasporto di sedimenti (N.D.).
Per questo lavoro le categorie contrassegnate con N.D. (non disponibile) non sono state fornite dai centri
specializzati.Il complesso network di informazioni viene contestualizzato in un modello info-grafico digitale della
Laguna veneta, al fine di comprenderne i meccanismi e le possibilità.
Inoltre l’ Osservatorio Meteorologico Cavanis, situato a Dorsoduro (Stazione meteorologica n° 252 dell’ARPAV), è
dotato di una completa gamma di strumenti per la misurazione dei parametri meteorologici:
Umidità relativa % - valore istantaneo
Precipitazione (mm ) - quantità cumulata nell'ora precedente
Temperatura (C°) - valore istantaneo
Radiazione solare incidente (W/m2) - valore istantaneo
Vento: direzione (gradi) - valore istantaneo
Vento: velocità (m/s) - valore istantaneo
Per i sensori di umidità relativa e temperatura aria, viene rilevato il valore allo scadere del 15° minuto.
Per velocità vento, direzione vento, radiazione solare, viene calcolata la media dal campionamento in continuo
(2 sec.) del sensore.
Per la precipitazione atmosferica, la misura si intende come la quantità d’acqua accumulata nell’unità di tempo.
72
2.2
1.8
2.5
2.4
2.7
2.6
2.5
3.0
1.4
2.2
2.1
2.1
1.1
2.7
2.3
2.4
1.8
3.7
5.3
4.4
4.8
5.4
4.6
3.9
4.9
20
19
27
30
22
13
21
27
23
36
17
65
63
63
48
57
55
53
51
52
50
47
47
43
46
8.0
7.8
7.7
7.5
7.2
6.2
7.0
7.2
6.2
7.4
4.5
12.2
17.2
15.6
13.8
20.9
18.1
14.7
15.7
17.7
17.8
17.4
17.5
16.7
15.8
livello idrometrico
m
m
m
0.36
0.26
0.14
0.05
0.03
0.09
0.21
0.36
0.49
0.58
0.58
0.46
0.30
0.07
-0.15
-0.33
-0.43
-0.41
-0.27
-0.06
0.13
0.29
0.41
0.48
0.47
0.29
0.19
0.09
0.05
0.07
0.18
0.31
0.45
0.55
0.57
0.49
0.36
0.11
-0.14
-0.34
-0.40
-0.42
-0.33
-0.11
0.11
0.26
0.39
0.49
0.45
0.38
0.27
0.19
0.08
0.05
0.08
0.19
0.31
0.46
0.55
0.55
0.47
0.35
0.12
-0.12
-0.30
-0.38
-0.38
-0.29
-0.11
0.11
0.26
0.39
0.47
0.43
0.39
solstizio d’inverno 2006
358
353
356
358
9
31
354
358
353
7
357
356
358
6
180
15
20
44
61
62
64
59
49
293
46
2006-12-21 00:00 1028.3
2006-12-21 01:00 1027.8
2006-12-21 02:00 1028.1
2006-12-21 03:00 1028.1
2006-12-21 04:00 1027.9
2006-12-21 05:00 1027.8
2006-12-21 06:00 1028.1
2006-12-21 07:00 1028.3
2006-12-21 08:00 1028.7
2006-12-21 09:00 1029.3
2006-12-21 10:00 1029.8
2006-12-21 11:00 1029.6
2006-12-21 12:00 1029.4
2006-12-21 13:00 1028.6
2006-12-21 14:00 1028.6
2006-12-21 15:00 1028.6
2006-12-21 16:00 1028.9
2006-12-21 17:00 1029.4
2006-12-21 18:00 1029.6
2006-12-21 19:00 1030.3
2006-12-21 20:00 1030.9
2006-12-21 21:00 1031.2
2006-12-21 22:00 1031.4
2006-12-21 23:00 1031.6
2006-12-22 00:00 1031.4
Piattaforma
CNR
m/s
Diga Sud
Lido
gradi
Punta della
Salute
Direzione
del vento
m/s
Intensità
del vento
Intensità
del vento
gradi
vento
aaaa-mm-gg hh:mm mbar
Data
Direzione
del vento
Piattaforma
CNR
Pressione
barometrica
Punta della
Salute
20
354
328
144
35
319
3
339
358
4
42
65
73
76
94
103
80
61
51
51
57
38
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7
257
2.5
0.9
1.1
0.6
2.1
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0.6
1.3
2.1
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1.3
1.9
2.8
2.4
2.2
2.3
2.6
1.9
2.1
2.7
2.5
3.0
5.2
1.7
1.3
89
49
346
3
17
56
61
57
64
63
70
58
70
51
47
59
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73
72
69
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57
38
14
4.5
3.8
5.4
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5.0
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8.4
7.7
8.4
8.4
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7.1
7.1
6.0
5.1
7.7
10.7
10.0
10.0
9.6
10.9
9.1
9.1
7.3
5.8
livello idrometrico
2007-03-21 00:00 988.2
2007-03-21 01:00 988.2
2007-03-21 02:00 988.5
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2007-03-21 20:00 999.2
2007-03-21 21:00 1000.2
2007-03-21 22:00 1001.1
2007-03-21 23:00 1001.3
2007-03-22 00:00 1001.5
Piattaforma
CNR
m/s
Diga Sud
Lido
Direzione
del vento
gradi
Punta della
Salute
Intensità
del vento
m/s
Intensità
del vento
Direzione
del vento
gradi
vento
Pressione
barometrica
Piattaforma
CNR
aaaa-mm-gg hh:mm mbar
Data
equinozio di primavera 2007
Punta della
Salute
m
m
m
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0.52
0.28
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-0.05
-0.04
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-0.08
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0.7
1.1
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1.7
1.1
1.7
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1.9
1.9
2.0
2.0
1.7
2.3
3.1
2.8
2.7
1.5
2.3
2.4
2.3
2.0
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63
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160
152
151
143
144
153
203
247
239
223
225
238
3.1
3.3
3.4
4.2
3.7
3.4
4.1
4.1
2.5
1.7
1.2
2.4
2.5
3.0
4.3
5.0
7.2
7.5
7.0
7.2
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8.3
9.0
8.0
7.0
livello idrometrico
m
m
m
0.41
0.40
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-0.02
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0.32
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0.35
0.35
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0.35
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32
50
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208
37
0
274
125
130
119
118
111
58
216
121
177
116
34
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334
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289
235
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2007-06-21 23:00 1007.4
2007-06-22 00:00 1007.6
Piattaforma
CNR
m/s
Diga Sud
Lido
gradi
Punta della
Salute
Direzione
del vento
m/s
Intensità
del vento
Intensità
del vento
gradi
vento
aaaa-mm-gg hh:mm mbar
Data
Direzione
del vento
Piattaforma
CNR
Pressione
barometrica
Punta della
Salute
Piattaforma
CNR
3.0
3.2
4.7
2.3
2.6
3.0
4.2
4.4
4.7
6.1
4.8
5.3
3.0
3.2
2.0
1.2
2.2
3.1
3.4
2.0
2.0
2.6
3.0
1.4
2.2
Diga Sud
Lido
343
330
331
349
341
341
351
10
13
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45
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109
129
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83
68
1
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2007-09-23 01:00 1020.0
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2007-09-23 23:00 1018.5
2007-09-24 00:00 1018.2
Punta della
Salute
Intensità
del vento
m/s
livello idrometrico
Direzione
del vento
gradi
vento
Pressione
barometrica
aaaa-mm-gg hh:mm mbar
Data
equinozio d’autunno 2007
Piattaforma
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m
m
m
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-0.23
-0.20
-0.08
0.09
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-0.06
-0.05
0.05
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0.45
0.38
0.23
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-0.19
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-0.04
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-0.20
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-0.08
-0.20
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4.3
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5.2
5.3
5.2
5.7
4.7
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2.5
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4.3
3.2
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136
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130
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131
133
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136
137
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134
134
144
156
175
180
170
192
204
199
209
198
215
11.68
13.02
13.37
14.51
14.61
14.92
13.68
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14.30
13.79
13.89
14.30
14.82
16.41
15.18
14.51
9.00
9.52
8.08
8.80
8.18
6.28
4.78
4.58
3.39
livello idrometrico
982.0
981.5
981.2
980.9
980.8
980.9
980.9
981.0
981.1
981.8
981.5
981.2
980.9
980.8
980.6
980.1
979.8
979.3
979.1
978.7
978.6
979.6
980.1
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980.6
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m
m
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16 novembre 2002
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97
101
99
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97
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107
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190
173
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2007-11-16 23:00
2007-11-17 00:00
Piattaforma
CNR
m/s
Diga Sud
Lido
gradi
Punta della
Salute
Direzione
del vento
m/s
Intensità
del vento
Intensità
del vento
gradi
vento
aaaa-mm-gg hh:mm mbar
Data
Direzione
del vento
Piattaforma
CNR
Pressione
barometrica
Punta della
Salute
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103
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185
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216
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103
213
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190
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livello idrometrico
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2004-01-22 01:00 1031.8
2004-01-22 02:00 1032.1
2004-01-22 03:00 1032.1
2004-01-22 04:00 1031.9
2004-01-22 05:00 1031.8
2004-01-22 06:00 1032.1
2004-01-22 07:00 1032.3
2004-01-22 08:00 1032.7
2004-01-22 09:00 1033.3
2004-01-22 10:00 1033.8
2004-01-22 11:00 1033.6
2004-01-22 12:00 1033.4
2004-01-22 13:00 1033.6
2004-01-22 14:00 1033.6
2004-01-22 15:00 1034.6
2004-01-22 16:00 1034.9
2004-01-22 17:00 1034.4
2004-01-22 18:00 1034.6
2004-01-22 19:00 1034.3
2004-01-22 20:00 1033.9
2004-01-22 21:00 1033.2
2004-01-22 22:00 1032.4
2004-01-22 23:00 1032.6
2004-01-23 00:00 1032.4
Piattaforma
CNR
m/s
Diga Sud
Lido
Direzione
del vento
gradi
Punta della
Salute
Intensità
del vento
m/s
Intensità
del vento
Direzione
del vento
gradi
vento
Pressione
barometrica
Piattaforma
CNR
aaaa-mm-gg hh:mm mbar
Data
22 gennaio 2004
Punta della
Salute
m
m
m
0,31
0,19
0,06
-0,01
-0,01
0,08
0,24
0,40
0,53
0,60
0,60
0,46
0,24
-0,02
-0,30
-0,54
-0,69
-0,72
-0,52
-0,29
-0,03
0,18
0,35
0,45
0,49
0,23
0,11
0,06
0,03
0,07
0,22
0,30
0,51
0,60
0,62
0,53
0,27
-0,02
-0,32
-0,56
-0,62
-0,69
-0,56
-0,34
-0,10
0,14
0,36
0,46
0,49
0,48
0,19
0,09
0,04
0,02
0,06
0,19
0,34
0,47
0,55
0,57
0,48
0,26
-0,01
-0,32
-0,56
-0,56
-0,72
-0,57
-0,38
-0,13
0,11
0,33
0,44
0,47
0,45
John Luter Adams
Il progetto artistico fa capo al compositore e ambientalista statunitense John Luther Adams (1953, Mississippi),
attualmente residente a Fairbanks, nella regione centrale dell'Alaska. Allievo di Leonard Stein, James Tenney e Lou
Harrison, e profondamente influenzato da Henry Cowell, John Cage e Morton Feldman, egli intende la musica come
linguaggio fatto di 'immagini acustiche', anziché discorsivo; che si tratti di musica elettronica, orchestrale,
cameristica, o per ensemble di percussioni, il punto di partenza risiede sempre nell'impegno dedicato al trasformare
in musica i patterns derivanti dall'osservazione – non soltanto visiva e acustica – del paesaggio artico in cui ha scelto
di risiedere a partire dagli anni '70. Simmetrie, rapporti dinamici e armonici, micro- e macro-strutture, intonazioni
dettate da logiche diverse da quelle del temperamento equabile, raccontano tutti in via astratta dei processi della
natura. L'installazione veneziana potrebbe essere la prima del progetto SILA: The Breath of The World, che “trasforma
i dati delle condizioni climatiche e atmosferiche da tutta la Terra in musica e luce”.
Il modello di riferimento, unico esemplare al mondo finora realizzato e dunque prototipo per SILA, è la sua
installazione The Place Where You Go To Listen, presso il Museum of the North di Fairbanks, in cui dati relativi
all'ambiente naturale circostante vengono processati in real time da un software – costruito dal compositore
newyorkese Jim Altieri – che li trasforma in un sistema acustico (musica elettronica e acustica, diffusa da 14
altoparlanti opportunamente installati) e cromo-lumistico (led colorati che illuminano uno schermo composto di
pannelli in vetro temperato), paragonabile alle opere dell'artista James Turrell per quanto riguarda l'attenzione agli
aspetti percettivi.
In questo caso specifico, tra i fattori ambientali associati alle trasformazioni dell'installazione vi sono: movimenti
sismici (associati a frequenze molto basse, dunque percepibili soprattutto con il senso del tatto); campo magnetico
terrestre/aurore boreali (che attivano suoni di campanelli e ne controllano l'intonazione, basata su armonici
proporzionali ai numeri primi da 2 a 31); ciclo giorno/notte (un Day Choir e un Night Choir basati su un diverso utilizzo
delle serie di armonici; la pressione acustica del primo inoltre 'segue' il reale andamento del sole all'esterno
dell'edificio, in modo tale che si possa 'ascoltare il sole' dall'esatta direzione in cui esso si trova); il ciclo lunare (un
glissando ciclico della durata di un mese). Lo spettro complessivo è di oltre 10 ottave, e a distanza di mesi è possibile
esperire una variazione del centro tonale medio di circa 4 ottave.
80
SILA - fairbanks
The Place Where You Go To Listen
The Place Where You Go To Listen è un luogo in cui possiamo intonare i nostri orecchi con le inascoltate risonanze di
terra e cielo. Questo lavoro è creato in diretta risposta alla sua ambientazione geografica e architettonica, che è
unica.
I cicli di luce solare e buio nella parte interna dell'Alaska rivelano condizioni estreme. In estate c'è una luce costante.
In inverno le notti sono lunghe. A quest'alta latitudine il campo magnetico terrestre è molto attivo, creando una
vivida esposizione di aurore boreali. Questa è inoltre una delle regioni sismiche più attive sulla Terra. Queste
condizioni-limite di luce, geomagnetismo e attività sismica sono il fondamento geografico e geofisico di The Place
Where You Go To Listen.
The Place è collocato in uno spazio di 250 piedi quadrati sopra l'ingresso principale del Museum of the North, presso
l'Università dell'Alaska a Fairbanks. La camera principale è grande all'incirca 10' x 20'. Il soffitto digrada dolcemente
da 15', nell'angolo nord-ovest della stanza, a 13', a sud-est. Una piccola anticamera ospita un'introduzione a The
Place. Questa stanza contiene anche piccole sedute morbide trasportabili, per i visitatori che intendono trascorrere
molto tempo in compagnia dell'installazione. Nella stanza principale, ci sono altoparlanti nascosti nei muri e nel
soffitto. A parte per una singola panca, la stanza è spoglia di oggetti. Ma è riempita di suono e di luce.
Ascoltare la luce
La caratteristica architettonica dominante di The Place è il muro a sud, una striscia di vetro larga 20 piedi e alta 9
piedi. L'abbondante luce naturale che penetra da queste finestre è un elemento centrale dell'installazione.
Le finestre sono rivestite con un velo di materiale traslucente, che le trasforma in un campo di luce e colore
costantemente cangiante. Luci artificiali nascoste e una pellicola atta a manipolare la luce modulano ulteriormente
il colore e l'intensità della luce naturale, riempiendo lo spazio con una ricca atmosfera di luce e colore.
Proprio come la luce bianca contiene tutte le lunghezze d'onda visibili, il rumore bianco contiene tutte le frequenze
udibili. E come la luce colorata proveniente dalle finestre è filtrata mediante un velo materico, un lento flusso di
rumore colorato è filtrato mediante due veli armonici – batterie [file] di filtri di banda passante intonati alle
frequenze di risonanza naturali della stanza. Uno di questi veli armonici è associato al giorno, l'altro alla notte. Al
81
passaggio del rumore attraverso i veli, dei toni discreti emergono, e l'intero spazio si trasforma in una vibrante
camera di risonanza.
Il flusso di rumore è controllato dal movimento del sole. Come il sole sale e scende, la fondamentale e l'ampiezza di
banda del rumore variano di conseguenza. Al di sotto dell'orizzonte, altezza [della fondamentale] e ampiezza [di
banda] sono basse. Al di sopra dell'orizzonte, altezza e ampiezza crescono. Il suono si muove nell'ambiente
assecondando i movimenti del sole sopra, sotto e attorno l'orizzonte.
Tamburi Terrestri e Campane Celesti
In aggiunta alle armonie di giorno e notte, The Place incorpora “tamburi della terra” a basse frequenze e “campane
del cielo” ad alta frequenza, controllate da flussi di dati provenienti dall'attività sismica e dai cambiamenti nel
campo magnetico terrestre, che sono associati al fenomeno dell'aurora boreale.
L'Alaska Earthquake Information Center fornisce flussi di dati sismici in tempo reale, da stazioni disposte attraverso
la zona interna dell'Alaska (dall'Alaska Range al Brooks Range). In risposta ai movimenti della terra, un set di
tamburi virtuali fa risuonare il pavimento e i muri di The Place. Durante terremoti, dai più modesti ai più estesi, le
basse frequenze producono suoni che rimbombano ed echeggiano attraverso l'ambiente, quando diverse stazioni
ricevono le vibrazioni sismiche in tempi e con magnitudini diversi.
L'Istituto di geofisica all'University of Alaska fornisce dati in tempo reale da magnetometri siti in diversi luoghi
dell'Alaska del nord. Anche i suoni derivati da questi flussi di dati si ascoltano in The Place, e somigliano a quelli di
piccole campane o triangoli, intonati agli armonici alti di risonanza della stanza. Come i tamburi celesti, queste
campane celesti cambiano costantemente in altezza. Quando è in corso l'aurora boreale, scintillanti veli di suono
fluttuano attraverso il soffitto e attorno alla stanza.
Gli strumenti virtuali di The Place non esistono sul piano fisico, ma in termini molto reali sono “suonati” dalle forze
della natura, risuonando in tempo reale con le onde sismiche, il tempo geomagnetico e la luce cangiante del sole.
Lavorando con strumenti che non sono tangibili nella comune esperienza, l'affermazione di Kirk Varnedoe sui
dipinti sgocciolati di Jackson Pollock è divenuta un punto di riferimento per John Luther Adams, che è giunto a
pensare a The Place come “…un'orchestrazione di materiale intatto…”
Il luogo
The Place non ha inizio, intermezzo o fine. E non si ripete mai, in senso letterale tanto da aver modificato il modo di
lavorare dell’artista.
Come compositore, generalmente lavora procedendo da un'immagine sonora globale a una concezione formale ai
dettagli sul suono momento-per-momento. La maggior parte del tempo viene impiegata per comporre la partitura.
Seguono prove, esecuzione e registrazione. Ma The Place richiede un nuovo modo di lavorare – un processo basato
sull'osservazione diretta, ascoltando e riascoltando direttamente lo spazio fisico dell'installazione.
La specificità di quest'opera deriva dalla specificità della regolazione: tutto deve essere messo a punto. Può essere
creata solo nello spazio, in risposta diretta alle sfide e alle possibilità dello spazio. Quando la costruzione di questo
spazio sarà completata, esso diverrà lo studio dell’artista. Buona parte della creazione dell'opera, infatti, avverrà
82
all'interno dell'opera stessa.
The Place non è una sequenza narrativa o lineare di eventi programmati. Non è la dimostrazione di fenomeni
naturali: è un ecosistema. L'essenza di quest'opera sta nella ricca e complessa interrelazione di forze, che si
dispiegano nello spazio e nel tempo.
Proprio come un processo di composizione, il lavoro di John Luther Adams su The Place è un processo di design.
The Place è creato con media elettronici. Ma il fatto che abbracci luce naturale e risonanza acustica conferisce
ricchezza e raffinatezza alle condizioni visive e acustiche. La sua risonanza in tempo reale con gli eventi
geomagnetici e sismici aggiunge all'installazione le dimensioni dei ritmi e delle dinamiche della natura.
Anche al visitatore occasionale, che comprende poco delle connessioni tra l'installazione e il mondo che la circonda,
The Place apparirà naturale secondo le sue qualità visive, acustiche e tattili.
Outside In/Inside Out : fuori l'Interno/Dentro l'Esterno
The Place Where You Go To Listen è profondamente radicata in una geografia specifica. Ma l’intento dell’artista è di
far sì che quest'opera possa risuonare anche oltre i confini del luogo da cui proviene.
Un libro e un sito web renderanno l'opera accessibile a visitatori che si trovano oltre i confini della sua collocazione
fisica. John Luther Adams si aspetta che dall’installazione scaturiscano registrazioni e nuove composizioni pensate
per essere eseguite.
The Place è un nesso tra lo spazio architettonico in cui ascoltiamo e il più ampio spazio geografico con cui esso
risuona. Quest'opera ha origine nella luce del sole e nell'oscurità, nelle condizioni elettromagnetiche e nei
movimenti della terra – forze potentissime nel mondo che sta sotto, sopra e tutto attorno a noi. Possiamo percepire
questi fenomeni dentro e attraverso lo spazio visivo e acustico dell'installazione. Eppure i confini di quest'opera
trascendono i confini fisici dello spazio in cui ne facciamo esperienza.
The Place risuona con il mondo esterno. In cambio, si riverbera nel mondo. Entriamo con le nostre percezioni
quotidiane del mondo che ci circonda. Dentro a The Place ascoltiamo e vediamo le cose in modo differente. Quando
usciamo portiamo con noi queste nuove percezioni.
Per gestire un sistema di informazioni così complesso, John Luther Adams ha potuto contare sulla collaborazione di
un'equipe di esperti, tra i quali, ad esempio, il fisico Curt Szuberla, che ha realizzato un programma che calcola
continuamente la posizione del sole e della luna, ed il sismologo Roger Hansen, che si è occupato dei dati sismici che
confluiscono da cinque stazioni attorno a Fairbanks, in tempo reale.
83
Solstizio d’Estate: mezzogiorno (sinistra) e mezzanotte (destra)
Solstizio d’Estate: mezzogiorno (sinistra) e mezzanotte (destra)
Solstizio d’Estate: mezzogiorno (sinistra) e mezzanotte (destra)
Winter Solstice at Noon
Solstizio d’Estate: mezzogiorno (sinistra) e mezzanotte (destra)
SILA - venezia
Le nuove tecnologie consentono di rappresentare in modo dinamico anche la dimensione temporale di un sistema
complesso. Condizioni e modificazioni naturali e antropiche hanno contribuito a rendere particolarmente
interessante l'ecosistema veneziano, considerato in senso lato. Il progetto si propone di comunicare l'accadimento
delle trasformazioni che lo interessano, su scale temporali e dimensionali micro- e macro-scopiche, in tempo reale,
attraverso un'installazione ambientale acustica e cromo-luministica 'intonata' all'ambiente di cui costituisce un
modello, calibrata sulla percezione di un fruitore-tipo, e controllata da un software in grado di rielaborare i dati
rilevati e monitorati dagli istituti di ricerca.
Il prodotto finale è dunque un'opera d'arte sotto forma di ambiente visitabile, informato da (e informante di) quei
mutamenti ambientali che interessano tanto gli istituti di ricerca, monitoraggio e salvaguardia, quanto la stessa
popolazione veneziana, e quella turistica. La frequentazione di questo spazio, sia occasionale che assidua, può
essere per il fruitore un'opportunità per rilassarsi e trascorre del tempo in un luogo stimolante ed accogliente, ed
insieme uno strumento per comprendere più a fondo le complesse dinamiche dell'ecosistema lagunare veneziano,
incluse quelle altrimenti non rilevabili attraverso il sistema sensoriale di cui siamo dotati. I frequentatori più attenti
e interessati potranno ricercare il sistema di relazioni intessute tra Venezia e questo suo modello, fonte di sorprese
inesauribili quanto la natura è imprevedibile.
La realizzazione di questo sistema comunicativo (interattivo nella misura in cui l'uomo interagisce con l'ambiente
lagunare, che si rispecchia nell'ambiente dell'installazione) potrebbe a sua volta costituire il modello di un analogo
'prodotto' adatto ai protocolli web, e che quindi, in una forma semplificata e adattata ai Computers domestici,
potrebbe implementare siti web esistenti e dedicati al monitoraggio e alla salvaguardia dell'ambiente lagunare. A
differenza di molte altre installazioni ambientali e artistiche che già hanno interessato Venezia, non si tratta qui
soltanto di interpretare la città attraverso suggestioni e percezioni sensoriali, poiché, pur essendo il risultato finale
cui si aspira un prodotto artistico 'multimediale e multisensoriale', esso deriva da processi e dati scientificamente
rilevati e costruiti.
85
L’area di Thetis all’Arsenale
È stata individuata una sede adatta ad ospitare l'installazione, ovvero il giardino della Thetis Spa, presso l'Arsenale
di Venezia, del quale si è provveduto al rilievo e alla costruzione di un modello digitale tridimensionale. Su tale
modello sono state effettuate delle simulazioni che consentono di comunicare, ma specialmente di verificare, la
forma, il funzionamento e le variazioni cromo-lumistiche – e, per quanto possibile, anche quelle acustiche –
dell'installazione.
Sono state contattate diverse aziende locali e non, che si sono dimostrate entusiaste del progetto. La tecnologia e i
materiali illuminotecnici necessari saranno messi a disposizione da aziende all'avanguardia nel settore.
Altoparlanti e subwoofer, infatti, saranno forniti dall’azienda finlandese Genelec, mentre i LED’s e tutte le luci
utilizzate sono di Zumtobel.
L'intonazione definitiva dei sistemi acustico e cromo-luministico dovrà necessariamente avvenire nell'ambiente
costruito, data l'impossibilità di verificarne le esatte qualità percettive (acustiche, visive e tattili) in un modello
digitale, tuttavia è lecito formulare previsioni e approssimazioni attraverso gli strumenti che provengono da ambiti
disciplinari quali architettura, scienze dell'informazione, psicologia e fenomenologia della percezione, acustica e
psicoacustica, scienze della visione.
L'Arsenale di Venezia è un complesso monumentale di eccezionale valore storico, grande e sconosciuto: occupa
infatti circa il 6% della superficie della città ma non è ancora accessibile al pubblico. Cantiere di Stato sorto nel XII
secolo, si è sviluppato fino a diventare per secoli la maggiore fabbrica navale del mondo e centro di un grande
confronto sul “ dominio delle tecniche del mare” fra Venezia e Istanbul. Lo sviluppo e l'organizzazione ebbero
bisogno di uno sforzo continuo in tecnologia e risorse: l'Arsenale nel XVI secolo occupava circa 3000 persone e, prima
della battaglia di Lepanto contro l'impero ottomano, produceva in serie ben 7 navi da guerra al mese.
Oggi l Arsenale, che in molte sue parti versa in stato di degrado, è oggetto di un fondamentale dibattito nella
comunità locale, perché può costituire il complesso da dove rilanciare lo sviluppo nella città storica un luogo dove
localizzare le nuove e compatibili attività produttive di alta tecnologia
Venezia infatti ha bisogno di ospitare attività diversificate rispetto al turismo e soprattutto di invertire la perdita di
86
residenti, puntando ad attrarre capacità professionali di alto livello che operino in città e quindi possano
riqualificarne il tessuto urbano
Nella direzione di questo obiettivo strategico si inserisce la realizzazione di Thetis, un centro tecnologico
specializzato in tecnologie marine e costiere.
l Consorzio Thetis, costituito nel 1991 da aziende industriali e istituti di ricerca, da una parte si è inserito nel mercato
attraverso lo sviluppo di tecnologie e la fornitura di progetti nel settore marino e costiero, mentre dall altra cura lo
sviluppo del progetto realizzativo del Centro tecnologico.
Thetis si sviluppa in un area di circa 4500 mq coperti e 6500 mq scoperti. Il nucleo centrale occupa una coppia di shed
di mattoni, comunicanti tramite una parete ad archi. Uno dei due shed è stato attrezzato ad area officina e prove sul
fondo della quale è stata ricavata una vasca prove interrata da 10 x 4 m e profonda 4 m con impianto di trattamento
Nell altro shed è stata costruita una struttura a tre piani, l ultimo dei quali si insinua fra le capriate del tetto. A piano
terra sono stati realizzati ed equipaggiati vari laboratori, alcuni dei quali comunicano direttamente con l officina
attraverso la parete ad archi, mentre nei due piani superiori si trovano gli uffici. Accanto al nucleo centrale è stata
recuperata una costruzione di mattoni più piccola attrezzata per le attività di formazione erigendo un soppalcato
per una sala conferenze a gradoni realizzato in modo che visto da di sotto si mostra come una specie di carena di
nave a ricordare le antiche attività di costruzione A piano terra sono state ricavate salette didattiche e la biblioteca
Il quarto capannone, che si affaccia sulla darsena dell antico Arsenale, è stato infrastrutturato e dedicato al
momento a magazzino e rimessaggio, in vista delle future espansioni del centro.
Le nuove strutture sono state realizzate combinando materiali e soluzioni particolari, e utilizzando colori vivaci e
contrastanti, che contribuiscono a conferire all ambiente un atmosfera vivace e innovativa.
L intervento rispetta un criterio di reversibilità utile nel recupero di edifici storici importanti quando infatti non
fossero più necessarie le nuove strutture potrebbero essere smantellate lasciando gli antichi capannoni nello stato
originario Anche se Thetis occupa una parte modesta dell Arsenale, che è un complesso molto grande dimostra come
questo possa essere non solo restaurato ma anche rispettato e riusato per le attività per cui è stato costruito la
produzione tecnologica In questo senso Thetis costituisce il primo nucleo di un progetto più ampio di riqualificazione
dell area, importante per il futuro della città.
87
Il progetto
Per questo lavoro a Venezia, John Luther Adams concepisce inizialmente un padiglione circolare del diametro di circa
10 metri con una copertura a cupola ad un'altezza di 5 metri. Situato tra gli alberi, in un posizione isolata, la
superficie deve essere in grado di riflettere completamente i colori e le strutture in divenire della terra e del cielo
circostanti.
Nascosta dietro ad una parete monolitica riflettente, il visitatore scorge la porta d'ingresso; una volta giunto sulla
soglia può percorrere un vestibolo circolare, attorno alla stanza interna, largo 1,40 metri, nel quale il colore e il suono
si fanno sempre più intensi. Dopo aver percorso 180° il visitatore entra, attraverso un'altra apertura, nella stanza
interna, dove viene immerso dalla luce e dal suono.
Il diametro del nucleo centrale è di circa 6,7 metri e l'altezza massima del soffitto è di 3,60 metri circa.
Al centro della stanza troviamo una panca circolare, che consente ad alcune persone di sedersi stando immerse
nell'installazione: sia la panca che il pavimento sono in cemento bianco.
Nascosto all'interno della panca, in uno spazio circolare centrale opportunamente coperto, verranno collocati anche
il computer e gli altri hardware per il controllo acustico e luminoso.
Tutti i muri sono in vetro temperato, in grado di elevare la saturazione della luce colorata proiettata dall'interno che
filtra le luci e i continui cambiamenti grazie ad un hardware opportunamente creato (Active Light) e a un software
(Vivaldi) di Zumtobel. Sul soffitto viene teso un telo Barrisol, costituito da uno strato in PVC, capace di diffondere la
luce al pari del vetro ma di essere più leggero, maneggevole ed economico.
Per non creare dei fori sulle pareti vetrate, si è deciso di collocare i quattro altoparlanti sul soffitto, sorretti da una
struttura metallica che supporta anche i LED's; i due subwoofer sono invece inglobati nel pavimento galleggiante.
Per far si che il padiglione sia fruibile in ogni periodo dell'anno, è stato previsto un pavimento radiante lungo le
rampe di accesso e una soluzione con pavimento galleggiante nella stanza interna, sotto al quale vengono fatti
passare tutti gli impianti, con l'intento di creare un clima che favorisca un'immersione totale nello spazio,
incoraggiando il visitatore a godersi l'opera seduto a terra.
89
Fotomontaggio del padiglione
all’interno del giardino di Thetis
primi schizzi di progetto
di John Luther Adams
22 febbraio 2004
piante e prospetti
quota 0.00
quota 1.50
quota 3.60
rivestimento in zinco titanio
separatore a filamenti plastici (antirombo e anticondensa)
compensato marino 2 mm
morali 60x60mm
guaina 4mm
compensato marino 22mm
lana di roccia 60 + 60mm (alte e basse frequenze)
intonaco sbiancato
profilo metallico calandrato
Rivestimento esterno in zinco-titanio
gronda di acciaio con copertura
pozzetto collettore acque meteoriche
ghiaia di grossa pezzatura
ghiaia di piccola pezzatura (minimo 4 mm)
tessuto geotessile
terreno
Struttura metallica in piatti d’acciaio accoppiati e pantografati
rivestimento del cilindro centrale in pannelli scorrevoli
o removibili per consentire l'ispezione interna
dell'impianto di illuminazione
RAMPA pendenza 3%:
pavimento in resina bianca
massetto di pendenza di sabbia e cemento, spessore
minimo mm 40
guaina 4mm
massetto alleggerito con impianti 60mm
guaina bituminosa 8mm
vespaio ventilato costituito da "igloo" in plastica 26 cm
fondazione continua in cls 30 cm
magrone 10 cm
Interno: vestibolo circolare
parete in vetro temperato
pavimento galleggiante con rivestimento in linoleum bianco
seduta circolare con spazio centrale incassato per il posizionamento
di computer e di materiale tecnico
Stanza interna: il pavimento galleggiante e la parete colorata
struttura portante in tubi metallici saldati
sistema di illuminazione con fasce di led's RGB disposti a fasce verticali
vetro temperato
Impianto di illuminazione
cappa di ventilazione in zinco-titanio
casse genelec aiw26 (dim. 54,5x33,4x8,8)
subwoofer genelec 7060a (dim. 52,7x46,2x36)
griglia metallica di protezione
Impianto acustico
Scelta dei materiali
Di seguito verranno presentate brevemente alcune delle soluzioni applicate nello sviluppo del progetto. Particolare
attenzione verrà posta nella descrizione dei principali materiali adottati, in quanto si vuol sottolineare perché la
scelta sia caduta su questi.
Rivestimento in zinco-titanio
Al fine di integrare l'intera struttura con l'ambiente circostante, si è voluto rivestire con un materiale semi-riflettente
l'intero padiglione. In questo modo, il visitatore che si avvicina al padiglione vede riflessa su di esso la natura che lo
circonda, traendone un senso di continuità.
Per ottenere l'effetto desiderato si è scelto di utilizzare un rivestimento metallico in zinco-titanio. Questo materiale
è costituito da una lega di zinco, titanio e rame; le principali proprietà sono:
- resistenza alla deformazione nel tempo
- resistenza alla trazione
- ridotto coefficiente di dilatazione
- alta resistenza all'azione atmosferica (garantito in ambiente marittimo per 40-60 anni)
- possibilità di totale riciclo
- assenza di manutenzione
L'aspetto naturale è di colore grigio lucido da laminazione, omogeneo e brillante. Sotto l'azione degli agenti
atmosferici la superficie si ricopre di uno strato autoprotettivo che rimane stabile nel tempo e conferisce un naturale
invecchiamento con un gradevole aspetto estetico color grigio ardesia semi-riflettente.
Per la posa del rivestimento è necessario applicare sopra la struttura portante uno strato di isolante, sopra al quale
vengono a loro volta applicati dei listelli in legno di abete. Di seguito viene appoggiato un tavolato in legno grezzo,
posato in modo opportuno per garantire la ventilazione. È proprio su questo tavolato che le linguette dello zincotitanio si fissano al padiglione.
99
Per collegare tra loro le lastre a doppia curvatura del rivestimento garantendo l'isolamento del tavolato di legno
dagli agenti atmosferici, esse vengono aggraffate sia orizzontalmente che verticalmente. Sfruttando le geometrie
create dalle due linee di aggraffatura, si è deciso di richiamare la struttura interna del padiglione, utilizzando il fatto
che la aggraffatura orizzontale e quella verticale hanno due altezze diverse e creano sul padiglione un gioco di luci di
conseguenza diverso.
Così facendo, le linee di aggraffatura vanno a formare delle linee orizzontali che richiamano i paralleli (utilizzando la
aggraffatura orizzontale di altezza 38 mm) mentre le linee verticali richiamano i meridiani (utilizzando la
aggraffatura trasversale).
Questa doppia soluzione consente di ottenere un effetto di luci e ombre diversamente accentuate a sottolineare la
gerarchia dei diversi elementi del padiglione.
·
Ingresso con porta rototraslante
Vista la struttura ellissoidale del padiglione e gli spazi ridotti, per quanto riguarda la scelta della porta di ingresso, è
stato necessario utilizzare una soluzione rototraslante. Essa infatti consente di avere un ingresso comodo e a norma
pur con un ridotto ingombro nell'apertura, grazie a un effetto basculante orizzontale. Per l'apertura opposta,
dovendo prevedere un'uscita di sicurezza, non si è potuta adottare la stessa soluzione dell'ingresso principale bensì
una porta opportunamente rivestita sul lato esterno, in modo che sia quasi impercettibile da chi guarda il padiglione
dal giardino.
Pavimentazione del corridoio
Per la pavimentazione nel corridoio la scelta è caduta su un materiale che:
- garantisse una ottima resistenza all'usura
- fosse perfettamente liscio e privo di elementi di discontinuità
Dal momento che la pavimentazione doveva essere bianca (come i muri) e non isolante dal punto di vista termico
(vista la necessità di inserire il riscaldamento a pavimento), si è scelta una speciale resina epossidica.
Questa resina bicomponente è autolivellante e di facile posa, di uno spessore di 3-4 mm, completamente
impermeabile e studiata per le pavimentazioni di tipo commerciale (dunque di altissima resistenza all'usura).
I problemi riscontrati con questo tipo di materiale sono i segni provocati dalla caduta accidentale di oggetti ed i
micro graffi provocati dal calpestio con il passare degli anni, soprattutto se il colore della resina è chiaro. Come
soluzione a questo, per ottenere un maggiore grado di protezione del pavimento si è deciso di applicarvi uno strato
finale di cera metallizzante, che non richiede lucidatura e satura i pori superficiali.
Inoltre, la resina epossidica scelta risulta essere totalmente inodore e atossica.
Pavimento galleggiante
Il pavimento galleggiante della stanza interna consente di far passare tutte le parti degli impianti (elettrico,
idraulico) al di sotto di esso, garantendo una ottima impermealizzazione contro l'umidità e una ottima pedonabilità
a secco. Inoltre grazie al pavimento galleggiante è possibile avere l'impianto di riscaldamento e raffreddamento a
pavimento.
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Tuttavia non si è potuto adottare una soluzione di continuità con la resina del corridoio di accesso, ma si è cercato di
mantenere un colore e una consistenza simili grazie a un pannello in sughero fonoassorbente, quindi un pannello di
supporto HDF-E1 con speciale trattamento antirigonfiamento (aquaResist ®) e infine il rivestimento di linoleum
sbiancato.
In totale, lo spessore della pavimentazione non supera i 10 millimetri, mentre la sola guaina superiore è di soli 2
millimetri. Il linoleum è ottenuto da materie prime naturali come olio di lino, resine di alberi, polveri di legno o di
sughero e pigmenti. Grazie alla sua particolare resistenza all'usura, il linoleum è il materiale ideale per la
pavimentazione di ambienti ad alta densità di traffico.
Impianto di riscaldamento e raffreddamento
Entrambi gli impianti sono installati a pavimento.
Per quanto riguarda il riscaldamento, esso ha notevoli vantaggi:
- Consente un notevole risparmio energetico (40-50% per quanto riguarda le strutture di notevole altezza rispetto
agli impianti tradizionali)
- E' totalmente invisibile, in quanto il pavimento radiante elimina i radiatori, le relative nicchie o gli antiestetici
ingombri.
- Necessitando di una temperatura dell'acqua molto più bassa rispetto agli impianti tradizionali, il tempo di vita
medio di un impianto a pavimento è di gran lunga superiore.
Per quanto riguarda il raffreddamento, questo si ottiene veicolando acqua a bassa temperatura all'interno dei
circuiti. Così facendo si può raffreddare il pavimento e di conseguenza l'ambiente. Il limite alle potenzialità di questo
sistema è dato dall'umidità contenuta nell'aria. Quando l'aria umida viene a contatto con una superficie fredda può
verificarsi la condensazione delle particelle di acqua in essa contenuta.
Per questo motivo è importante utilizzare l'impianto a pavimento in condizioni di sicurezza, veicolando nei circuiti
acqua con temperature non troppo fredde (18-20°C) anche a scapito della resa dell'impianto (20-30 W/m2).
Telo Barrisol
È il materiale che si è pensato di utilizzare per il controsoffitto del padiglione.
Esso è costituito da un telo speciale a base di PVC. La scelta di utilizzare questo telo rispetto al vetro è dovuta
principalmente alle proprietà del materiale; esso infatti ha le stesse proprietà del vetro traslucido per quanto
riguarda la propagazione di luce e suoni, avendo rispetto ad esso diversi vantaggi:
- Peso: essendo molto più leggero (180 g/mq), il telo necessita di una struttura molto più snella per la posa
- Costo: la soluzione del telo risulta più economica, soprattutto considerato il minor tempo necessario
all'installazione e al fatto che il costo del trasporto risulta decisamente più basso rispetto a un controsoffitto
tradizionale.
Inoltre, il telo Barrisol è di facile e rapida posa, riciclabile, completamente atossico, ininfiammabile (Classe 1),
antipolvere e non necessità di alcuna manutenzione per almeno 20 anni (contro i 10-15 anni dei tradizionali
controsoffitti).
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Illuminazione
I due protagonisti principali sono però l'impianto ottico e l'impianto acustico.
I dettagli di illuminotecnica vengono studiati da Zumtobel, azienda tedesca con numerose sedi nel mondo, che è
anche partner nella realizzazione dell'opera.
I colori giungono agli occhi del visitatore filtrati dall'effetto traslucido del vetro temperato sulle pareti e del telo
Barrisol sul soffitto.
Volgendo lo sguardo al di sopra del controsoffitto, si vede come è stato realizzato l'impianto di illuminazione: fissati
ad una struttura metallica, lungo l'intero perimetro della parete, ci sono gruppi di LED RGB disposti verticalmente, a
tutta altezza dal pavimento al soffitto. Le colonne di LED sono disposte a trenta centimetri l'una dall'altra, sfalsate
rispetto al piano orizzontale di quindici centimetri, in modo da avere su una stessa linea alternativamente prima il
LED rosso, poi quello giallo ed infine il blu. In questo modo, l'effetto ottenuto è quello di avere una distribuzione
uniforme delle tre frequenze luminose. Tutti questi gruppi di luci vengono azionati con una determinata intensità e
un determinato colore in base all'intensità luminosa all'esterno. Ci saranno quindi associazioni luminose per il
giorno e quelle per la notte, con sfumature diverse a seconda della radiazione del sole e della copertura del cielo
registrate dai centri di ricerca.
Impianto acustico
Particolare attenzione è stata posta sulla scelta dei componenti dell'impianto acustico, fornito dall'azienda
finlandese Genelec.
Esso risulta diviso in due parti distinte: a terra, incassati nel pavimento e collocati specularmente, troviamo i
subwoofer, che emettono le basse frequenze che rimbombano e riecheggiano nell'ambiente; sulla struttura
superiore, invece, oltre alla struttura di LED, sono posizionati quattro altoparlanti (loudspeakers), che risuonano
degli armonici più alti.
La scelta suggerita dall'artista John Luther Adams è di quattro casse modello Genelec AIW 26 Loudspeaker Unit, che
garantiscono una ottima qualità del suono e una notevole intensità sonora: pesano 10,7 kg l'una e misurano cm 54,5
x 33,4 x 8,8.
Per quanto riguarda i due subwoofers, che saranno inseriti sotto al pavimento e rivestititi da una griglia metallica di
sezione circolare, è stato scelto il modello Active Subwoofer 7060A: pesa 26 kg e misura cm 52,7 x 46,2 x 36.
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solstizio d’inverno
equinozio di primavera e d’autunno
solstizio d’estate
16 novembre 2002
22 gennaio 2004
Indice
9 - Introduzione
52 - La temperatura
11 - La laguna di Venezia
53 - La marea
13 - Batimetrie dei fondali
17 - Morfologia storica dalle origini ad oggi
61 - L’idrodinamica della laguna: l’effetto
della marea
21 - Subsidenza ed eustatismo
65 - Il contributo meteorologico
23 - Sedimentazione ed erosione
66 - I venti
25 - I sedimenti dei fondali: la classificazione
granulometrica
68 - L’idrodinamica della laguna: l’effetto dei
venti
28 - Aspetti caratteristici dell’ambiente
lagunare
71 - Phenomena simulations: dati e stazioni di
rilevamento
31 - Le bocche di porto
80 - John Luther Adams
33 - I litorali
81 - SILA: Fairbanks
37 - Canali e ghebi
85 - SILA: Venezia
39 - Le barene
86 - L’area di Thetis all’Arsenale
41 - Le vele e le barene interne
87 - Il progetto
43 - Le valli da pesca
99 - Scelta dei materiali
45 - Le isole e le aree di bonifica
103 - Simulazioni cromatiche del padiglione
48 - I fiumi e gli ambienti fluviali