le «parabole» di adriana zarri: il lungo e triste inverno del

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le «parabole» di adriana zarri: il lungo e triste inverno del
LE «PARABOLE» DI ADRIANA ZARRI: IL LUNGO E TRISTE INVERNO DEL
CONCILIO PRIMA FRAINTESO E POI TRADITO
Adriana Zarri (1919-2010) è stata una voce molto nota di quella parte di
cattolicesimo che in Italia ha frainteso e poi tradito il Concilio, inseguendo
una “primavera” che nel giro di poco tempo si è rivelata uno sterile
inverno. Bolognese, di origini umili, intellettualmente dotata, era stata una
dirigente di Azione cattolica e nel 1969 la prima donna laica ammessa nel
direttivo dell'Associazione Teologica Italiana. Negli anni ’60 aveva
collaborato anche con testate come Studi Cattolici
e L'Osservatore
Romano, per poi scivolare sempre più verso il mondo della contestazione
ecclesiale. Tenne per molti anni una rubrica domenicale sul Manifesto,
“Parabole”. Una piccola casa editrice di Bergamo, Aeper, ha da poco
pubblicato una raccolta di riflessioni tratte dal suo spazio sul quotidiano di
ispirazione comunista, Adriana Zarri e i suoi figli d’inchiostro . Riportiamo
alcuni passi:
Padre Pio. Non ho alcuna intenzione di recarmi a San Giovanni Rotondo
ma se per caso capitassi da quelle parti mi fermerei ad ammirare il tempio
di Renzo Piano (grande architetto) che si è avvalso della consulenza di
Crispino Valenziano (grande studioso e teologo). Mi fermerei su quel
sagrato o magari entrerei nella chiesa ad adorare il signore iddio e non mi inoltrerei più avanti per adorare padre Pio che ha già troppi
veneratori e poco men che adoratori. Di padre Pio si è tanto parlato in questi giorni (più di lui che di dio) tanto che mi è passata la voglia se mai
l’avessi avuta) di visitare quella macabra ostensione di una salma che meglio starebbe sotto terra dove giustamente si mettono i defunti. […]
(26 aprile 2008)
Cattolicesimo. Prevedibile (e triste) la reazione della chiesa cattolica all’ordinazione di donne vescovo, attuate dalla chiesa anglicana […] Un
amico auspicava il momento (quanto lontano non si sa ma temo – ahimé – lontanissimo) in cui, alla loggia di San Pietro, si sarebbe affacciato
un papa con consorte al seguito annunciando: «questa è mia moglie!». Ma io vado più avanti, quando si affaccerà un papa donna col principe
consorte al seguito, annunciando: «questo è mio marito!». (11 luglio 2008)
Memoria. Scadono tra anni dalla morte di padre Mongillo, un grande teologo e un grande uomo. Nella mia piccola cappella ho appeso una bella
croce d’argento che mi regalò padre Dalmazio, un giorno che venne quassù a trovarmi (quassù, nel nord, rispetto a Roma dov’egli abitava,
all’Angelicum). Sarebbe troppo lungo (e forse non del tutto interessante per i nostri lettori) narrare le vicissitudini e i problemi che travagliarono
la sua vita, come la vita di tutti i cattolici, soprattutto se teologi) fedeli alla Chiesa ma non sempre necessariamente fedeli alle sue alte
gerarchie, papa compreso. «Non è il mondo che diventare chiesa, ma è la chiesa che deve diventare mondo» diceva Mongillo: affermazione
che posso pensare non gradita «in alto» […] (12 dicembre 2008)
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