EVOLUZIONE DELLE POLITICHE DI GESTIONE DEI FLUSSI

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EVOLUZIONE DELLE POLITICHE DI GESTIONE DEI FLUSSI
Ufficio legislativo
numero 1
FOCUS
EVOLUZIONE DELLE POLITICHE DI GESTIONE DEI FLUSSI MIGRATORI NEL
MEDITERRANEO
a cura di Roberta Amelio
14 maggio 2015
Ufficio legislativo
Da Mare Nostrum a Triton
L'operazione militare e umanitaria nel Mar Mediterraneo meridionale denominata Mare Nostrum,
è stata avviata dal nostro Paese il 18 ottobre 2013, per fronteggiare lo stato di emergenza nello
Stretto di Sicilia - a seguito dell'eccezionale afflusso di migranti e dopo i tragici naufragi verificatisi
al largo di Lampedusa - e si è conclusa alla fine del 20141, in concomitanza con l'avvio di una nuova
operazione di controllo della frontiera mediterranea, posta sotto il coordinamento dell'Agenzia
europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne (Frontex).
Le continue e massicce ondate migratorie degli ultimi anni - determinate soprattutto dalla forte instabilità
socio-politica di alcune zone dell'Africa centrale e della Libia e dal protrarsi del conflitto in Siria - hanno
cominciato a porre sempre più in evidenza l'importanza e l'assoluta esigenza di un "approccio" globale,
maggiormente strutturato, integrato e coordinato, ad un fenomeno complesso che, rivestendo una
dimensione europea e non meramente nazionale, necessita di strategie politiche e di misure di prevenzione e
repressione congiunte, fondate su una stretta ed efficace cooperazione tra gli Stati membri dell'UE nella
gestione delle frontiere esterne e un pieno coinvolgimento, economico e organizzativo di Frontex.
E' andata via via maturando, nel contesto comunitario, la consapevolezza che una risposta emergenziale ad
un problema strutturale, che investe le linee di politica estera in generale - quale è quello relativo ai flussi
migratori - è assolutamente insufficiente nel medio-lungo periodo e che, per ottenere risultati efficaci, è
assolutamente indispensabile un profondo impegno collettivo dell’Unione Europea nel suo complesso e dei
singoli Stati membri.
Nel progressivo rafforzamento di questa prospettiva "solidaristica", il nostro Paese - anche in virtù della sua
peculiare posizione geografica che lo rende, di fatto, lo snodo essenziale di sbarco sul versante meridionale
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per chi intende raggiungere il Nord Europa - ha svolto un importante e decisivo ruolo propulsivo e di
'sensibilizzazione' in ambito europeo.
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Il Ministro dell'Interno, Angelino Alfano, nel corso di un'audizione - il 19 novembre 2014 - dinanzi al Comitato
parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e
vigilanza in materia di immigrazione, ha evidenziato alcuni dati significativi, nel tracciare un bilancio complessivo
dell'operazione. Gli eventi di sbarco sarebbero stati circa 563, con 101.000 migranti soccorsi (di cui 12.000 minori non
accompagnati); 499 cadaveri recuperati; oltre 1.800 dispersi; 728 scafisti arrestati e otto imbarcazioni sequestrate.
Le richieste di protezione internazionale dall'inizio del 2014 sono state 56.485; di queste sono state esaminate
31.185, con il seguente esito: 3.339 concessioni dello status di rifugiato (equivalenti all'11%); 6.944 concessioni dello
status di protezione sussidiaria (22%); 8.701 trasmissioni degli atti al questore per il rilascio del permesso umanitario
(28%); 11.196 dinieghi di protezione internazionale (36%); e infine 985 casi di irreperibilità, secondo dati aggregati, per
cui non risulta possibile enucleare il numero preciso dei richiedenti soccorsi dai mezzi di Mare Nostrum.
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L'Italia, nel corso del 2014, si è trovata ad affrontare una forte pressione migratoria. Solo nei primi tre mesi del 2014
il numero di migranti arrivati via mare è stato di 13 volte superiore allo stesso periodo del 2013 e alla fine dell’anno gli
arrivi sulle nostre coste sfioravano le 170.000 unità, circa + 400% rispetto al 2013. I dati sul numero dei migranti
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Il 1° novembre 2014 è partita la nuova operazione - annunciata nell'ottobre 2014 dalla
Commissione europea, originariamente denominata Frontex Plus e successivamente ribattezzata
Triton - destinata ad assorbire le missioni già attive nel Mediterraneo, ossia Mare Nostrum e le
altre (ad essa contestuali) già coordinate e finanziate da Frontex, ossia Hermes e Aeneas3.
Essa è stata suddivisa in due fasi (Triton 2014, che fino al 31 dicembre 2014 è proseguita
parallelamente alla fase conclusiva di Mare Nostrum - Mare Nostrum phasing out; Triton 2015 per
l’anno in corso) e presenta molteplici e significativi profili di divergenza e discontinuità rispetto alla
precedente Mare Nostrum.
Innanzitutto, come detto, l'operazione Triton riveste un carattere europeo.
Mentre, infatti, Mare Nostrum era nata da una decisione italiana ed era finanziata esclusivamente dal nostro
Paese, Triton è stata decisa, portata avanti e sostenuta dall'Unione europea attraverso una governance
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complessiva assicurata dall'Agenzia Frontex . Ad essa partecipa, con un ampio coinvolgimento di risorse
umane e materiali, la maggior parte degli Stati europei: Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia,
Francia, Germania, Grecia, Irlanda (solo per Triton 2015), Islanda, Lettonia (solo per Triton 2014),
Lussemburgo (solo per Triton 2014), Malta, Olanda, Norvegia (solo per Triton 2015), Polonia, Portogallo,
Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Svezia, Svizzera, Spagna e Regno Unito. Nell'ambito delle disponibilità
complessive offerte dai singoli Stati, la scelta degli assetti aeronavali da impiegare è stata demandata a
Frontex, le cui determinazioni operative rimangono ovviamente vincolate al budget europeo a disposizione,
che attualmente è di 3 milioni di euro mensili.
L'operazione Triton ha l’obiettivo principale di sorvegliare le frontiere marittime esterne
dell'Unione Europea, contrastare l'immigrazione clandestina e le attività dei trafficanti di esseri
umani, secondo i limiti e le procedure imposte dal Regolamento n. 656/2014 del 15 maggio 2014
sbarcati nel primo bimestre del 2015 - superiore rispetto a quello dello stesso periodo del 2014 - confermano che il
trend relativo all'andamento dei flussi è destinato a crescere.
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L'operazione Hermes - localizzata nel mare di Sicilia e concernente i flussi provenienti da Tunisia, Libia e Algeria, in
particolare verso l'isola di Lampedusa - aveva la finalità di sostenere le autorità italiane nella gestione dell'afflusso di
migranti dal Nord Africa, fornire assistenza nell'individuazione della loro nazionalità, prevenire attività criminali alle
frontiere esterne UE, organizzare operazioni di rimpatrio e collaborare con le autorità italiane nell'elaborazione di
analisi dei rischi. Aeneas era, invece, localizzata nel mare Ionio e concerneva i flussi di immigrazione irregolare
provenienti dalla Turchia e dall’Egitto e diretti verso le coste di Puglia e Calabria.
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L'Agenzia, per l'espletamento dei suoi compiti, riceve dall'Unione europea uno stanziamento aggiuntivo di 20 milioni
di euro per l'anno 2015 e si avvale del Centro di coordinamento internazionale istituito a Pratica di Mare, presso il
comando aeronavale della Guardia di finanza.
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. I compiti, dunque, si limitano alle attività di pattugliamento e sorveglianza del confine italiano e
di raccolta delle informazioni nonché ad ogni intervento utile a tale finalità (ad es. l'ispezione del
natante, del carico e delle persone che vi sono a bordo, nonché il sequestro del mezzo e il fermo
delle persone). Le eventuali attività di ricerca e soccorso (c.d. SAR: search and rescue) di persone in
pericolo devono essere, comunque, svolte nel pieno rispetto del diritto internazionale della
navigazione, che impone il dovere di soccorrere chi è in difficoltà in mare nonché degli obblighi
assunti nell'ambito delle convenzioni umanitarie e, in generale, dei diritti fondamentali.
Mare Nostrum aveva, invece, un 'mandato' più ampio: fronteggiare i flussi migratori, attraverso un
rafforzamento del dispositivo di sorveglianza delle frontiere e di soccorso in mare; prevenire e reprimere la
tratta degli esseri umani; contrastare l'azione criminale connessa all'immigrazione irregolare e, soprattutto,
intervenire in soccorso dei migranti in difficoltà anche in «alto mare».
Triton ha un raggio di azione molto vasto, comprendente l'intero Mediterraneo centrale e lo Jonio
(che, sulla base dei dati, risultano essere le principali rotte strategiche dei flussi migratori); oltre al
canale di Sicilia interessa, ad est, la parte ionica della Calabria - estendendosi parzialmente anche
alla Puglia - e , ad ovest, la Sardegna meridionale. La concreta area operativa, invece, è più
limitata rispetto a quella di Mare Nostrum che arrivava in acque internazionali: la linea di
pattugliamento si attesta, infatti, per gli assetti marittimi, entro le 30 miglia dalle coste- italiana e
maltese - (circa diciotto in più rispetto alle dodici delle acque territoriali che delimitano l'ampiezza
dei confini nazionali) 6.
Per quanto concerne le concrete modalità operative, si segnala che, nella fase d’avvio, il dispositivo di Triton
ha visto schierati al largo delle coste italiane e maltesi 2 aerei, 2 elicotteri, 2 pattugliatori d'altura e 4
pattugliatori costieri. Gli assetti forniti da Malta hanno provveduto anche alla distruzione delle imbarcazioni
lasciate alla deriva dopo il salvataggio dei migranti, che, oltre a costituire un rischio per la navigazione,
potevano essere recuperate dalle stesse organizzazioni criminali e riutilizzate per successivi viaggi. A supporto
dell'attività di pattugliamento sono stati impiegati 5 joint debriefing
team per lo svolgimento delle interviste ai migranti sui luoghi di sbarco e 2 screening team per i primi
accertamenti sulla nazionalità dei migranti. Allo stato attuale è previsto il dispiegamento di 2 off shore patrol
vessel (OPV), 2 aerei ad ala fissa, 2 coast patrol vessel (CPV), 2 coast patrol boat (CPB), di due elicotteri e
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Il Regolamento reca norme per la sorveglianza delle frontiere marittime esterne nel contesto della cooperazione
operativa coordinata dall’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli
Stati membri dell’Unione europea.
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Notizie di stampa degli ultimi giorni riferiscono che l'orientamento emerso dalle recenti riunioni tra Frontex e le
autorità italiane è nel senso di un'estensione del raggio di stazionamento dei mezzi dalle attuali 30 alle 50 miglia
marine, come del resto già preannunciato nel corso del vertice straordinario del Consiglio UE del 29 aprile scorso. Si è,
quindi, in attesa dell'adozione del nuovo piano operativo della missione congiunta.
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l’impiego di 3 joint debriefing team (JDT) per lo svolgimento delle interviste ai migranti sui luoghi di sbarco in
Ragusa, Siracusa e Crotone e di 3 screening team (ST), per i primi accertamenti sulla nazionalità dei migranti
in Siracusa e Ragusa.
Per la missione Triton, l'UE ha stanziato una dotazione iniziale pari a 2,9 milioni mensili
(provenienti dal Fondo per la sicurezza interna a supporto dell’attuazione della strategia di sicurezza
interna a alla cooperazione di polizia, che include la gestione delle frontiere esterne dell’Unione e dal
bilancio stesso di Frontex), a fronte degli oltre 9 milioni al mese di spese sostenute per Mare
Nostrum e coperte prevalentemente con risorse nazionali. La spesa per Triton 2014 è stata pari a
8,210 milioni di euro, mentre per Triton 2015 è previsto uno stanziamento totale di 6 milioni di
euro fino a settembre 2015 destinato, però, ad essere incrementato.
Da Triton all'«Agenda UE sull'immigrazione»
A. La Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea (1° luglio - 31 dicembre 2014) ha
posto al centro del suo programma - tra le priorità strategiche da affrontare nel Semestre - anche
il tema dell’emergenza migratoria nel Mediterraneo, considerata un'area geografica, politica ed
economica estremamente vitale per l’intera Europa.
E' stata, così, impressa una decisa accelerazione al dibattito sulla inevitabile dimensione «esterna»
delle questioni migratorie e sulla necessità dello sviluppo di una politica migratoria comune
europea, nella consapevolezza che il fenomeno impone l’adozione di politiche e strumenti
condivisi e congiunti per il controllo, il contrasto e la prevenzione. In tale contesto ha svolto
un‘intensa attività finalizzata al maggiore coinvolgimento dell‘Unione europea e degli altri Stati
membri nella gestione, - nel pieno rispetto dei diritti fondamentali - dei flussi migratori, nell'ottica
di fornire una risposta efficace, strutturata, sostenibile e globale alla questione migratoria, non
basata esclusivamente su misure emergenziali.
L’impegno italiano ha portato ad un importante risultato politico con il Consiglio GAI (Giustizia e
Affari Interni) del 9 e 10 ottobre 2014, nell'ambito del quale sono state adottate le conclusioni
"Adoperarsi per una migliore gestione dei flussi migratori", in linea con quanto già previsto dalle
“Linee guida” redatte dal Consiglio Europeo di Ypres del 26 e 27 giugno 2014.
Il documento ha previsto tre linee di azione:
- gestione rinforzata delle frontiere esterne da parte di Frontex (cui si collega il lancio
dell'operazione Triton avvenuto a novembre 2014);
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- cooperazione con i Paesi terzi, con una particolare attenzione alla lotta contro i trafficanti
di esseri umani;
- iniziative a livello degli Stati membri, che dovranno avere come priorità gli investimenti e
la garanzia di un sistema nazionale flessibile di accoglienza e asilo, nonché il contrasto
al modus operandi delle reti di trafficanti finalizzato ad eludere il rilevamento delle
impronte digitali.
B. La pressione migratoria e la gestione dei flussi migratori rappresentano una priorità di
intervento anche per la Presidenza lettone del Consiglio dell'Unione Europea (1° gennaio - 30
giugno 2015).
In occasione del Consiglio GAI del 12 e 13 marzo 2015, infatti, i ministri hanno posto in rilievo la
necessità di un maggiore impegno da parte dell'Unione non solo nella regione del Mediterraneo
centrale e orientale ma anche verso le frontiere terrestri dei Balcani occidentali, -in considerazione
degli ultimi sviluppi relativi alla pressione migratoria verso l'UE. Hanno, altresì, convenuto di
rafforzare la sorveglianza alle frontiere esterne e la cooperazione con i Paesi terzi, potenziare le
risorse e le capacità operative di Frontex, mantenere tra le priorità la lotta contro le reti criminali
di smugglers e trafficanti.
Nella medesima riunione, il Ministro dell'Interno Alfano ha presentato il «Piano italiano per
fronteggiare l'aumento dei flussi migratori dalla sponda Sud del Mediterraneo.». Gli obiettivi sono
quelli di una gestione europea della migrazione che poggi sulla condivisione degli oneri connessi
alla concessione della protezione umanitaria e sul rafforzamento della cooperazione con i paesi di
provenienza e transito. La finalità è quella di offrire ai migranti un canale di ingresso in Europa
regolare e alternativo basato su un sistema di safeharbours, ossia di centri per la gestione delle
richieste di asilo istituiti nei paesi della sponda Sud del Mediterraneo, da cui i richiedenti
potrebbero inoltrare la loro domanda in modo da essere equamente ripartiti fra tutti i paesi
europei.
C. Nel corso della riunione del Consiglio GAI del 20 aprile 2015, la Presidenza lettone ha ribadito
l'impegno ad agevolare l'attuazione sia delle misure adotatte sia dell'imminente agenda europea
sulla migrazione.
In particolare i ministri hanno convenuto di: rafforzare la lotta contro la tratta degli esseri umani;
potenziare l'azione dell'UE per salvare vite in mare; incrementare il sostegno ai Paesi che, per la
loro posizione, subiscono una maggiore pressione migratoria, condividendo il reinsediamento dei
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rifugiati; intraprendere un'efficace azione diplomatica per impegnarsi maggiormente a risolvere le
cause originarie della migrazione (conflitti, instabilità socio-economiche, povertà, violazioni dei
diritti umani).
D. Il Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015 - riunitosi d’urgenza a seguito dei tragici
eventi che hanno coinvolto lo scorso 19 aprile imbarcazioni di migranti nel Mediterraneo, al largo
della Libia - ha adottato una Dichiarazione che impegna, in particolare, a:
- rafforzare la presenza in mare: potenziando le operazioni dell'UE Triton e Poseidon7, per
il pattugliamento delle coste e la protezione delle frontiere marittime (triplicando le risorse
finanziarie destinate a tale scopo per il 2015 e il 2016, incrementando le dotazioni
strumentali a disposizione e aumentando le possibilità di ricerca e salvataggio nell'ambito
del mandato di FRONTEX);
- lottare contro i trafficanti nel rispetto del diritto internazionale: smantellando le loro reti
organizzative e sequestrando i loro beni; implementando la collaborazione tra autorità
degli Stati membri, EUROPOL, FRONTEX, l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO) ed
EUROJUST, e adottando misure sistematiche per individuare, fermare e distruggere le
imbarcazioni prima che siano usate dai trafficanti;
- prevenire i flussi migratori illegali: incrementando il sostegno a Tunisia, Egitto, Sudan,
Mali e Niger per il monitoraggio delle frontiere e delle rotte terrestri; rafforzando la
cooperazione con i partner africani e con l'Unione africana per affrontare le cause della
migrazione illegale e contrastare il traffico e la tratta di esseri umani; intensificando la
cooperazione con la Turchia, in considerazione della situazione in Siria e in Iraq; inviando
ufficiali di collegamento europei per la migrazione nei paesi chiave al fine di acquisire
informazioni sui flussi migratori e cooperare con le autorità locali; istituendo un nuovo
programma di rimpatrio che assicuri un celere rientro dei migranti illegali dagli Stati
membri in prima linea, con il coordinamento di FRONTEX;
- rafforzare la solidarietà e la responsabilità interne: recependo in modo rapido e integrale
e dando effettiva attuazione al sistema europeo comune di asilo; accrescendo gli aiuti
d'urgenza agli Stati membri in prima linea e valutando opzioni per l'organizzazione di una
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L'operazione Poseidon-Sea, localizzata nel Mediterraneo orientale, nelle acque del mar Egeo, concerne i flussi
migratori provenienti dalla Turchia e dal Nord Africa e diretti verso la Grecia (Stato membro ospitante
dell'operazione).
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ricollocazione di emergenza fra tutti gli Stati membri, su base volontaria; inviando squadre
EASO negli Stati membri in prima linea, ai fini di un esame congiunto delle domande di
asilo, anche con riferimento alla registrazione e al rilevamento delle impronte digitali;
istituendo un primo progetto pilota volontario in materia di reinsediamento.
E. Il Parlamento europeo il 29 aprile 2015 ha approvato una Risoluzione sulle recenti tragedie nel
Mediterraneo e sulle politiche dell'UE in materia di migrazione e asilo con la quale ha invitato la
Commissione europea a sviluppare e presentare un'agenda europea in materia di migrazione, che
tenga conto di tutti i complessi aspetti del fenomeno migratorio.
In particolare - nel ribadire che le politiche dell'UE relative ai controlli alle frontiere, all'asilo e
all'immigrazione sono governate dal principio di la necessità di una solidarietà e equa ripartizione
della responsabilità (come sancito dall'art. 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione
europea), si chiede di:
- strutturare un'operazione umanitaria europea, cofinanziata dall'UE, che - come Mare
Nostrum - sia operativa in «alto mare»;
- fissare una quota vincolante per la ripartizione dei richiedenti asilo tra tutti gli Stati
membri;
- incrementare i finanziamenti per lo sviluppo dei programmi di reinsediamento e
aumentare i fondi per Frontex e l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO);
- ampliare il mandato dell'operazione Triton al fine di includere anche le operazioni di
ricerca e soccorso a livello di Ue;
- garantire un recepimento rapido e completo e un'attuazione efficace del Sistema
europeo comune di asilo da parte di tutti gli Stati membri; uno stretto coordinamento
delle politiche Ue e degli Stati membri nell'affrontare le cause che sono alla radide
dell'emergenza migratoria, con un'attenzione anche alle specificità dei Paesi d'origine; una
collaborazione con Europol, Frontex, EASO ed Eurojust nella lotta contro i trafficanti di
esseri umani e le reti criminali di scafisti; una maggiore cooperazione con i paesi partner in
Medio Oriente e in Africa e sanzioni penali più severe contro la tratta di esseri umani e il
traffico di migranti.
Il Parlamento europeo ha ribadito, inoltre, il proprio sostegno a favore di negoziati sotto la guida
delle Nazioni Unite al fine di ripristinare l'autorità di governo democratica in Libia e l'impegno a
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intensificare gli sforzi per affrontare le situazioni di conflitto e l'instabilità in Libia e in Siria, in
quanto fattori cruciali di spinta della migrazione.
F. La Commissione europea il 13 maggio 20158 ha approvato l' «Agenda europea globale sulla
migrazione» che rappresenta una svolta significativa e un primo passo concreto verso l'adozione
di una politica comune europea.
Gli interventi previsti - che rappresentano la "risposta" globale, strutturata e organica dell'Europa
alle sfide complesse, e in continua evoluzione, dell'immigrazione - si concentrano su quattro
settori principali, che sono stati al centro del dibattito dei mesi scorsi:
-
un nuovo sistema comune di asilo, finalizzato a superare le attuali divergenze tra le
diverse politiche nazionali in materia di asilo e a progredire verso un efficace uso delle
misure di ricollocazione e reinsediamento dell'Ue;
-
una nuova politica europea sulla migrazione legale attraverso, tra l'altro, il riesame della
direttiva sull'ingresso e soggiorno di lavoratori altamente qualificati (Carta Blu UE), al fine
di consentire ai lavoratori altamente qualificati di trasferirsi e lavorare nell'UE, rendendola
più competitiva a livello globale e combattendo, così, l'alto tasso di disoccupazione;
-
una lotta più decisa alla migrazione irregolare e alla tratta di esseri umani, da perseguire
elaborando un insieme completo di azioni sul traffico di migranti e potenziando gli
strumenti per agire in paesi e su rotte prioritari, in stretta collaborazione con i paesi terzi,
anche tramite gli accordi di riammissione e i quadri di cooperazione vigenti (come i
processi di Rabat, di Khartoum o di Budapest);
-
la revisione delle operazioni di sorveglianza delle frontiere esterne dell'Unione europea e
il rafforzamento delle risorse finanziarie, umane e strumentali a disposizione di Frontex.
Il piano prevede la redistribuzione obbligatoria dei migranti tra gli Stati membri sulla base di
quote prestabilite considerando il PIL, la popolazione, il tasso di disoccupazione e il numero di
richiedenti asilo accolti in passato9.
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«Abbiamo deciso di anticipare l'Agenda europea sulla migrazione a metà maggio, mentre prima era previsto a metà
luglio». E' l'annuncio dato il 4 marzo 2015 dal Commissario all'immigrazione, Dimitris Avramopoulos, e dal primo
vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, in seguito all'ennesima tragedia verificatasi nel Canale di
Sicilia.
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Quote per reinsediamenti dei 20mila profughi provenienti dai campi di Paesi terzi: Austria 2,22%, 444; Belgio 2,45%,
490; Bulgaria 1,08%, 216; Croazia 1,58%, 315; Cipro 0,34%, 69; Repubblica Ceca 2,63%, 525; Danimarca 1,73%, 345;
Estonia 1,63%, 326; Finlandia 1,46%, 293;Francia 11,87%, 2375; Germania, 15,43%, 3086; Grecia 1,61%, 323;
Ungheria, 1,53%, 307; Irlanda 1,36%, 272; Italia 9,94%, 1989; Lettonia 1,10%, 220; Lituania, 1,03%, 207; Lussemburgo,
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Si è stabilito che in Italia arriveranno il 9,94% dei 20 mila profughi (meno di 2.000) che attualmente risiedono
in campi profughi all'estero e che hanno i requisiti per ottenere lo status di rifugiati (reinsediamenti) e
l'11,84% dei richiedenti asilo già presenti in Europa o che entreranno direttamente in territorio europeo
(ricollocamenti). Il nostro Paese, quindi, si pone al terzo posto per i ricollocamenti - dopo Germania (18,42%)
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e la Francia (14,17%) - e al quarto posto con il 9,94% per i reinsediamenti .
Nel piano di Bruxelles sarebbe, inoltre, prevista l'opzione - non confermata dall'Alto
rappresentante dell'Unione per gli affari esteri - di utilizzo di forze di terra in Libia per distruggere
i barconi degli scafisti, previo accordo con le autorità competenti; ma questa eventuale possibilità
è vincolata al via libera del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Lo schema approvato dalla Commissione dovrà passare ora all'esame, già lunedì 18 maggio - dei
Ministri degli Esteri e della Difesa dell’Ue, e successivamente - a giugno - del Parlamento europeo,
dei Ministri dell’Interno e del Consiglio europeo.
Una proposta di soluzione, che preveda un programma di reinsediamento nella Ue e quote anche per gli anni
successivi, sarà presentata dalla stessa Commissione entro la fine di maggio e dovrà essere approvata a
maggioranza qualificata in Consiglio Ue e poi dal Parlamento europeo.
G. Infine, la Commissione europea intende agire - in collaborazione con l'EASO e gli Stati membri anche per contrastare gli abusi e permettere la rapida valutazione delle domande di asilo
infondate, nella prospettiva di effettuare, nel 2016, un'adeguata e complessiva valutazione del
Regolamento di Dublino. L'obiettivo è quello di decidere - anche sulla base delle esperienze tratte
dai meccanismi di trasferimento e di reinsediamento previsti dall'Agenda - se sia necessaria, al fine
di garantire una «distribuzione» più equa dei richiedenti asilo in Europa, una revisione del
regolamento che, nonostante le recenti modifiche del 2013 (c.d. Regolamento Dublino III n°
604/2013), continua a prevedere che il Paese che deve provvedere all'esame della domanda di
protezione internazionale ed eventualmente alla tutela è quello di primo ingresso e solo in
determinati casi e dopo ulteriori passaggi si può prevedere un trasferimento dei rifugiati.
0,74%, 147; Malta, 0,6%, 121; Olanda, 3,66%, 732; Polonia, 4,81%, 962; Portogallo, 3,52%, 704; Romania, 3,29%, 657;
Slovacchia 1,6%, 319; Slovenia, 1,03%, 207; Spagna 7,75%, 1549; Svezia, 2,46%, 491; Gran Bretagna 11,54%, 2309.
Quote per ricollocamenti dei profughi già presenti sul suolo europeo: Austria, 2,62%; Belgio, 2,91%; Bulgaria, 1,25%;
Croazia, 1,73%; Cipro 0,39%; Repubblica Ceca, 2,98%; Estonia, 1,76%; Finlandia, 1,72%; Francia, 14,17%;Germania,
18,42%; Grecia, 1,9%; Ungheria, 1,79%; Italia, 11,84%; Lettonia, 1,21%; Lituania, 1,16%; Lussemburgo, 0,85%; Malta,
0,69%; Olanda, 4,35%; Polonia, 5,64%; Portogallo, 3,89%; Romania, 3,75%; Slovacchia, 1,78%; Slovenia, 1,15%;
Spagna, 9,10%, Svezia, 2,92%.
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L'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri ha sottolineato che il nostro Paese ha già superato la quota
prevista dagli schemi di redistribuzione presentati dalla Commissione e che, quindi, sarà esonerata dalla
redistribuzione obbligatoria.
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