01 - Il profumo del Diavolo

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01 - Il profumo del Diavolo
01 - Il profumo del Diavolo
Era primavera e camminavo con lo spirito libero tra i rami delle piante colorate della serra. Il
sistema d’irrigazione era in funzione ovviamente, per via della calda afa che si respirava là dentro,
portatrice di un incremento al biologico fabbisogno di liquidi di quei magnifici organismi vegetali:
passeggiare tra quelle giovani piante d’alto fusto come piccoli ciliegi, olivi e magnolie mi portava a
un livello di comprensione superiore, opere d’arte della natura che i miei recettori paragonavano a
quelle magnifiche creazioni umane appartenenti ai secoli e che destano nell’osservatore
minimamente evoluto sentimenti di positivo sconcerto e ammirazione.
E vedevo. Vedevo l’inutilità di quei compratori, che osservavano quegl’alberelli come se fossero
semplici oggetti di cui appropriarsi, e ne sceglievano il colore, e la forma, tanto che mi appariva vile
il loro modo, vile e bieco, sfogo di quell’umana grettezza mentale che normalmente ritrovo nei miei
simili. Anche in me stesso.
Proseguo un po’ amareggiato da quello spettacolo per il sentiero e, passando attraverso volte di
gelsomino e di glicine, mi dirigo in un reparto sinceramente affollato; ci sono fiori, tanti fiori,
petunie precisamente, così vicine l’una all’altra che non ne riesco a contare bene il numero. Sono
come un’immensa massa amorfa, immobile, fissa, eterogenea e diffusa al suo interno, visto il
continuo intreccio di colori, che mi inducono al ricordo e alla conseguente confutazione di antiche
teorie aristoteliche: ogni organismo inferiore è stato creato per portar vantaggi a quelli superiori.
Teoria interessante, sono ironico l’ammetto, troppo spesso seguita ma che, per fortuna, ha trovato
altrettanto antichi rivali, primo tra tutti Teofrasto, studente dello stesso Aristotele, ovviamente meno
ascoltato. E’ vero: il mondo si regge sull’ingiustizia terrena.
Mi ridesto dai miei pensieri e ne son felice, poiché un forte profumo esalato da quella moltitudine
floreale m’invade completamente, non lasciandomi tempo di reagire. E’ qualcosa di molto forte e
incisivo, che lascia il segno, qualcosa che bracca la mia volontà e cerca di soggiogarla. Un profumo
inebriante e vagabondo; infatti credo di non essere l’unico a ritrovarsi ammaliato dall’effetto
dirompente di questi effluvi dolciastri, poiché molte altre persone attorno a me ne paiono incantate.
In breve mi estraniano dalla realtà e, nel mio nuovo piano, mi vedo solo, come non lo sono mai
stato prima. Ma continuo a vedere ciò che mi attornia, intuendolo. Sono sfumature di una scena in
bianco e nero, con le varie tonalità di grigi; creano vortici vaporosi che s’alzano lenti da quegli
strani fiori e, dolcemente, sembra inizino a concentrarsi in zone specifiche, come se un’oscura forza
ne stesse dirigendo il moto. Si forma quella che ad una prima occhiata mi pare essere un’enorme e
gigantesca calcografia di una strana faccia, trasparente e continuamente mossa dall’irregolarità di
quei fumi, tanto che non ne riesco a scorgere precisamente i confini che la dovrebbero delineare; ma
dopo poco si fa chiara e mi appare digrignando i denti e sghignazzando.
Rimango immobile, come paralizzato, mentre questa inizia, con voce altisonante, a dirmi qualcosa.
“Sei arrivato giusto in tempo, mi chiedevo dove fosti… E’ molto che ti stavo aspettando…”
“Mi stavi aspettando!? Ma chi sei?”
“Io sono il Diavolo e questa che stai osservando è una delle miei molteplici forme che posso
assumere… Mi diverte vederti…”
“Il Diavolo non esiste, sei soltanto un’illusione ottica! Non credo alla tua esistenza, anche se non
sono propriamente ateo, non credo comunque nella tua esistenza! Sei solo frutto della mia
immaginazione!” Dico con forza scuotendomi dall’immobilità che mi aveva attanagliato.
“Dal tuo modo di parlare sembra quasi che tu stia cercando piuttosto di convincere te stesso delle
tue affermazioni… Ma, ti assicuro, se c’è qualcuno di cui si dovrebbe dubitarne maggiormente
l’esistenza, quello sei tu…” E continua. “Vedi, tu ti definisci un uomo, ma cos’è che permette
realmente di categorizzare appieno te e quelli della tua spregevole specie? Il Male e il Bene assoluti
e tutto ciò che si realizza tra questi due poli opposti… Vedi, voi derivate da noi, come tutte le
creature viventi derivano da noi… Lascia stare il mito vittoriano dell’innocenza degli animali… O
almeno di quelli che voi definite animali, poiché ti vorrei rammentare la vostra comune parentela…
Voi siete solo perché fate devi mettertelo bene in testa… E quel che fate è giudicabile e in un certo
senso capibile solo in funzione del Mio intervento… Ricorda, il Mio intervento…”
Rimango perplesso da quelle argomentazioni e, in un certo senso, ne condivido il risultato.
“E come mai ti trovi ad emergere da dei fiori?”
“Le piante sono innocenti… non possono e non vogliono compiere atti di alcuna natura… né
maligna né benigna… non sono state programmate per farlo e, stai sicuro, non lo faranno… Direi
che sono esseri superiori, intermediari tra voi esseri inferiori e le vostre divinità…”
“Ma, perché mi stavi aspettando? Come facevi a sapere che sarei venuto qui e cosa vuoi da me?”
“Io sono un Dio, conosco tante di quelle cose che tu non ti puoi nemmeno immaginare…”
Sono scettico.
“Fammi un esempio. Cosa c’è dopo la morte? O se preferisci, Cosa c’è oltre l’universo?”
“Alla prima domanda ti rispondo dicendoti di aver fede… Vedrai, tutto ti sarà chiarito un giorno…
Eh eh… Alla seconda ti dico che ci sono cose a cui non vi è consentito l’accesso, poiché sono
troppo lontane dall’umana possibilità di comprensione…”
Mi guarda con uno sguardo dall’alto in basso pieno di ironia.
“So che hai avuto tempi difficili nella tua vita, uno in particolare, che tuttora ti abbraccia, non è
così? Sono felice che tu abbia scelto di intraprendere la mia via… Sai, la menzogna è una delle virtù
che apprezzo maggiormente… Eh eh… E siete in così tanti…”
“Non mi piace come mi sono comportato, rinnego il mio comportamento e non voglio avere niente
a che fare con te!” gli dico quasi sfidandolo.
“Sai, sono proprio quelli come te che porteranno un giorno la tua razza all’Apocalisse… No, no,
niente di biblico… All’estinzione, mi capisci? Eh eh… E siete così tanti… Bah!”
Fa una smorfia carica d’odio, ma non credo rivolta a me, ma al genere umano.
“Siete così ingordi e ipocriti che finirete con il falciarvi da soli… Idioti!”
Sono allibito, non capisco.
“Ma, tu non sei il Diavolo? Non dovresti essere contento se l’uomo un giorno si dovesse
autodistruggere? In fin dei conti vorrebbe dire che avremmo seguito la strada che tu ci hai mostrato
e che quindi il tuo scopo sarebbe stato raggiunto.”
“Il tuo ragionamento è impeccabile… Ma devi sapere che voialtri siete il mio giochetto preferito…
Sì, mi diverto proprio con voi, con le vostre bassezze e la vostra cricca… E tu capisci che se finite,
finisce anche il gioco… Il Tutto si basa sull’equilibrio e voi state rompendo questo magistrale
congegno!”
“Ma perché sto parlando con te e non con il Dio del Bene?”
“Perché tu hai deciso a suo tempo di seguire il mio sentiero… Capisci, è come se io fossi stato il tuo
mentore… Eh eh…”
“Ma io adesso sono cambiato, non voglio più seguire la tua strada folle e non voglio più mentire, lo
giuro!”
“Si… lo so già… Gli eventi che hai vissuto ti hanno mutato nel profondo e adesso sei un uomo
nuovo… Ho deciso di manifestarmi così, tanto per gioco…”
Mi sento rilassare per un attimo. Sì, ora sono calmo ma la presenza di quell’essere non mi piace.
“Ti prego, fammi tornare nel mio mondo, affinché possa continuare la mia vita. Non abbiamo più
niente da dirci, lasciami andare.”
“Così ho fatto!”
Sento qualcosa di strano, come di frusciare di vento tra le foglie mentre osservo attentamente queste
petunie e credo di essere intontito da un leggero mal di testa; ma in breve tempo il malore termina e,
con passo insolitamente spedito, mi ritrovo ad allontanarmi da quel luogo. Vago un po’ per quella
serra, ammirandone i suoi ospiti vegetali e, senza nemmeno accorgermene, mi ritrovo di nuovo nel
settore dedicato ai fiori, alle petunie.
Mi avvicino, ne afferro una rossa e vado alla cassa per pagarla.
“Fanno 2.50 euro.”
Pago ed esco dalla serra.
“2.50 euro per la tua anima…”
Mi volto, ma vedo solo la serra: in lontananza sento una cupa risata.