Nel mondo delle formiche

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Nel mondo delle formiche
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N° 25, luglio 2010
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EDITORIALE
Impariamo
dalle formiche
Una formica operaia del segretariato di Pro Natura: Christian Bernasconi, mirmecologo (foto:
Pro Natura, Andrea Persico).
Impressum
Bollettino trimestrale della Sezione
Ticino di Pro Natura. Viene allegato
alla Rivista nazionale di Pro Natura.
Editrice:
Pro Natura Ticino
Segreteria:
Vl. Stazione 10, c.p. 2317,
6500 Bellinzona
Tel.: 091 835 57 67
Fax: 091 835 57 66
E-mail: [email protected]
CCP: 65-787107-0
Internet: www.pronatura.ch/ti
Commissione redazionale:
Christian Bernasconi, Fiorenzo Dadò,
Andrea Persico, Nicola Schoenenberger, Luca Vetterli, Serena Wiederkehr
Redattrice responsabile:
Serena Wiederkehr
Produzione e stampa:
Schlaefli & Maurer AG, Interlaken
Tiratura:
2700
Immagini di copertina:
Formica in esplorazione sul fiore di
un’orchidea e alle prese con gli afidi
su un’infiorescenza di pane e vino
(foto: Andrea Persico).
Le formiche, non lo nego, sono la mia
passione. Con un’organizzazione sociale
che a volte ha dell’incredibile, la vita di
questi insetti mi affascina a tal punto
che da parecchi anni sono l’oggetto delle
mie ricerche e del mio lavoro.
Durante i miei studi sulle formiche ho
avuto la fortuna di scoprire una nuova
specie, evento gratificante per un ricercatore, ma ho soprattutto imparato che la
tenacia e la collaborazione sono, proprio
come per le formiche descritte in questa
rivista, elementi chiave per raggiungere
gli obiettivi personali, anche i più laboriosi, che ognuno di noi si prefigge.
Prendiamo ad esempio il Centro UomoNatura di Acquacalda, struttura che ha
svolto un ruolo pionieristico in passato
nel campo dell’ecologia, ma che ora necessita più che mai di nuova energia. Il
Centro si trova nell’incantevole regione
del Lucomagno ed è la struttura ideale
per tutti coloro che desiderano rigenerarsi nel mezzo della natura alpina. Già
dopo la mia prima visita al Centro 18
Indice
Arti e mestieri delle formiche
Femmine al potere
Da modello a spauracchio
Formiche tra passione e lavoro
A un passo da te. Un passo per te
In breve
Attività giovanili
anni fa, mi dissi: “mi piacerebbe lavorare qui!” E finalmente ci siamo.
In occasione del suo cinquantesimo anniversario, Pro Natura Ticino ha infatti
deciso di rilanciare il Centro UomoNatura (articolo a pagina 13). Si tratta di un
progetto concreto in favore della popolazione che, ne sono certo, ridarà armonia e solidità ad una struttura tanto preziosa per tutta la regione.
Per me, che assieme a mia moglie
Lorenza, all’amico Giuseppe e con il
sostegno di Pro Natura, avrò l’onore di
occuparmi della gestione della struttura,
significa assistere alla realizzazione di
un sogno inseguito con insistenza da diversi anni. Proprio come per le formiche, raggiungere un obiettivo di questa
portata è possibile solo con la collaborazione di numerose persone. Vorrei
quindi ringraziare tutti coloro che hanno
contribuito, contribuiscono e contribuiranno a concretizzare questo progetto!
Christian Bernasconi
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Arti e mestieri delle
formiche
Piccole, comuni e apparentemente simili tra loro, le formiche non solo
sono cosmopolite ed adattate ad ogni tipo di ambiente del globo ma
danno prova di una sorprendente maestria nell’esercizio dei più disparati mestieri come l’agricoltura, la tessitura e la caccia organizzata.
Uno sguardo sull’arte biodiversa di arrangiarsi in ogni situazione.
Abbondanza impressionante di
specie…
Fino ad oggi (10 giugno 2010) sono
state descritte 12597 specie di formiche
ma il loro numero è destinato a crescere.
Nel 1990 erano 9000 e da allora, grazie
all’ispezione di nuovi habitat e alle analisi sempre più minuziose, ne viene scoperta in media una nuova ogni tre giorni.
In Europa vivono circa 430 specie di
cui quasi 140 in Svizzera e una novantina in Ticino. Ben più ricchi sono i tropici: in America Latina si sono finora riscontrate 2250 specie e molte di esse
convivono in uno spazio ristretto: è noto
ad esempio il caso di un solo albero che
ne ospita ben 43.
Entrata di un nido di formiche Camponotus sp.
in un tronco (foto: Christian Bernasconi).
… e di individui
Tra gli insetti, le formiche formano le
popolazioni più abbondanti al punto che
il loro peso supera quello di tutti gli es-
seri umani! Una sola colonia di formiche
nomadi africane può contare più di 20
milioni di operaie; la colonia di Formica yessensis sull’isola di Hokkaido
in Giappone conta all’incirca 306 milioni di operaie distribuite su una superficie di 2,7 km2; la formica Linepithema
humile, che sta colonizzando progressivamente le regioni a clima mediterraneo
di tutto il mondo, ha formato una colonia di diversi miliardi di individui che si
estende per circa 6000 km dal Golfo di
Genova al nord est della Spagna.
Una maglia nella rete della vita
Grazie alla loro organizzazione sociale,
alla loro abbondanza e alla loro diversità
di comportamento, le formiche colonizzano e influenzano gran parte degli ecosistemi terrestri, eccezion fatta per le
regioni polari e la Groenlandia: esse
sono le principali predatrici d’altri insetti
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e artropodi e raccolgono, da veri e propri spazzini, grandi quantità di organismi morti che trascinano al loro nido
come cibo. Per dare un’idea del grande
impatto ecologico delle formiche il professor Mario Pavan calcolò che l’insieme delle formiche dei boschi delle
Alpi italiane è in grado di catturare
24000 tonnellate di cibo, di cui 14500
tonnellate di insetti, in 200 giorni di attività. Le formiche trasportano pure moltissimi semi contribuendo così alla dispersione di numerose specie vegetali.
Formicaio di formiche dei boschi, in questo
caso di Formica lugubris, nelle foreste del Lucomagno (foto: Christian Bernasconi).
Un’organizzazione perfetta
Tutte le formiche conducono vita sociale e si spartiscono generalmente il lavoro secondo ruoli precisi: la regina,
femmina feconda, depone le uova e assicura così la continuità della colonia; le
operaie, femmine sterili, cercano il cibo,
costruiscono il nido e nutrono i giovani,
occupandosi praticamente di tutto; i maschi, dalla vita effimera (un paio di settimane), infine altro non fanno che fecondare la regina durante il volo nuziale.
Le formiche hanno sviluppato un’infinità di stratagemmi che permetton loro
di adattarsi con successo ai più disparati
ambienti.
Formiche nomadi…
Le formiche nomadi (o legionarie) delle
foreste equatoriali americane e africane
formano colonie molto popolose e voraci: quando cacciano, esse avanzano su
un largo fronte e, grazie al loro numero
e alle loro potenti mandibole, catturano
tutte le prede viventi che incontrano sul
loro cammino. Queste formiche consu-
mano molto cibo e devono dislocarsi
spesso per accedere a nuovi territori di
caccia. Per questa ragione, invece di costruire un vero e proprio nido, creano accampamenti temporanei, detti bivacchi,
formati dal corpo di moltissime operaie
(fino a 750 mila!) unite tra loro. In questo modo, la regina e i giovani che vivono al centro del bivacco sono al sicuro
e gli spostamenti della colonia richiedono meno tempo.
…coltivatrici di funghi…
Le formiche tagliafoglie che vivono nel
Nuovo Mondo, sono gli unici animali
che coltivano funghi. A questo scopo
sminuzzano le foglie degli alberi e le riportano al nido per trasformarle in terreno fertile sul quale far crescere i funghi, unico alimento della colonia. Le
operaie si dividono il lavoro secondo la
taglia: quelle più grandi sezionano le
foglie all’esterno mentre le più piccole
lavorano la terra all’interno del formicaio. Queste formiche, dalle colonie oltremodo popolose (da 5 a 8 milioni di individui!) creano talvolta gravi danni alle
colture.
…serbatoi viventi…
Nelle formiche otri di miele (genere
Myrmecocystus), alcune operaie si trasformano in serbatoi viventi per la colonia. Nei loro stomaci immagazzinano
una gran quantità di cibo liquido che dà
loro l’apparenza di damigiane. Le riserve servono per sfamare la colonia in
tempo di carestia: alle operaie affamate
basterà in questo caso richiedere il cibo
alle proprie sorelle serbatoio.
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…tessitrici di seta…
Le formiche tessitrici costruiscono il
loro nido sugli alberi. A centinaia le operaie si dispongono sul bordo di due foglie vicine, afferrandone una con le
zampe posteriori e l’altra con le mandibole o le zampe anteriori; in seguito tirano, avvicinando i due bordi. Se lo spazio tra due foglie è eccessivo, le operaie
formano delle catene di più individui
tra una foglia all’altra e si mettono a tirare tutte assieme. Appena i due bordi
sono vicini, altre operaie accorrono trasportando tra le mandibole le giovani
larve e le stimolano affinché producano
della seta, poi queste operaie si muovono
da una parte all’altra come se avessero
un ago usando il filo di seta, per cucire
assieme le due foglie. Una o più foglie
cucite formano il formicaio dentro il
quale trova riparo tutta la colonia.
…schiaviste…
Le formiche dei generi Raptiformica e
Polyergus praticano lo schiavismo: effettuano delle incursioni nei nidi di altre
specie per rubarne le larve e portarle al
proprio nido. Di ritorno a casa le larve
rapite si trasformeranno in formiche
adulte e lavoreranno per la colonia
schiavista.
…e in grado di climatizzare il
formicaio…
Non da meno, in quanto ad abilità, sono
le nostre formiche dei boschi, che prediligono le foreste di conifere di montagna. Riconoscibili da lontano dai loro
nidi a forma di monticello, costruiti con
aghi di pino, abete o altro materiale ve-
getale, esse climatizzano il proprio formicaio ad una temperatura costante di
circa 25°C nella stagione d’attività, anche quando fuori fa freddo o più caldo.
Il calore che permette di mantenere una
temperatura elevata é prodotto dal metabolismo delle formiche. Per nutrirsi
esse ingeriscono grandi quantità di melata, un liquido zuccherino prodotto dagli afidi che vivono sulle piante. La digestione di questi zuccheri é una
reazione che libera molta energia sotto
forma di calore e sono proprio queste calorie a mantenere caldo il nido. La temperatura viene poi regolata aprendo e
chiudendo le entrate del formicaio,
arieggiandolo secondo le necessità.
In questo modo il nido diventa un’efficace incubatrice che assicura alle larve
uno sviluppo più rapido e quindi un vantaggio concorrenziale rispetto alle specie
che non sono in grado di regolare la
temperatura del nido.
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Una nuova specie di formica
Uno studio condotto nel Parco Nazionale Svizzero in Engadina e concluso
nel 2009, ha permesso di scoprire una
nuova specie di formica dei boschi,
mai osservata finora. La formica, che
potrebbe essere prossimamente battezzata Formica helvetica, è stata scoperta grazie ad un approccio
multidisciplinare comprendente analisi genetiche, comportamentali, morfologiche e chimiche.
Per saperne di più: C. Bernasconi
(2009). Integrative taxonomy of the
Formica rufa group. Tesi di dottorato
dell’Università di Losanna.
Grazie al loro numero strepitoso e ai
loro molteplici comportamenti le formiche assumono ruoli determinanti nei
più svariati ecosistemi; le loro attività,
sulle quali moltissimo resta ancora da
scoprire, costituiscono un anello fondamentale nel grande puzzle biodiverso
che è il nostro mondo.
Christian Bernasconi
Regina di Formica helvetica, una specie di formica dei boschi recentemente scoperta nel
Parco Nazionale Svizzero in Engadina (foto:
Christian Bernasconi).
Da sinistra: nido di formiche cucitrici (cuciture
in seta ben visibili); soldato di formiche nomadi
dalle impressionanti mandibole; operaia di formiche coltivatrici di funghi alle prese con una
foglia; operaie di formiche coltivatrici di funghi
trasportano pezzi di foglie verso il nido, formiche otri di miele all’interno del formicaio. (Foto:
Alexander Wild, gentilmente concesse dall’autore – www.alexanderwild.com)
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Femmine al potere
Le formiche sono, insieme alle api, i più noti fra gli insetti sociali. La vita
in società implica dei ruoli ed una suddivisione del potere molto precisa: in questo microcosmo tutto matriarcale, ogni individuo ha il proprio posto e compito in funzione del benessere della comunità.
In un formicaio vivono diversi tipi di
individui che durante l’anno devono rispettare i loro doveri per il bene della colonia.
Maschio (in alto) e femmina (in basso) di formiche dei boschi durante l’accoppiamento (foto:
Christian Bernasconi).
Operaie, al lavoro!
Le operaie, femmine sterili e senz’ali,
sono le formiche più numerose del formicaio e svolgono tutte le principali attività della colonia. Si prendono cura
delle uova, delle larve e della regina, riparano le gallerie, cercano il cibo e il
materiale da costruzione, difendono la
colonia e assumono tutte le altre incombenze fuorché la riproduzione. Sebbene
le formiche siano gli insetti lavoratori
per eccellenza, una parte di operaie ri-
mane inattiva per la maggior parte del
tempo. Queste formiche, dette pattugliatrici, sono delle vere e proprie riserve pronte a svolgere qualsiasi lavoro
in caso di necessità.
Sesso: una volta basta
A dipendenza della specie, un formicaio può contenere da una a più di mille
regine, tutte con l’unico scopo di deporre le uova. Più grandi delle operaie,
le giovani regine possiedono ali che permettono loro di partecipare al volo nuziale durante il quale incontrano i maschi. Le regine si accoppiano una sola
volta nella vita e, in genere, con un solo
maschio. Lo sperma ricevuto durante
l’accoppiamento é immagazzinato in
uno speciale organo, la spermateca, e
servirà a fecondare le uova deposte durante tutta la vita.
Le uova danno origine alle larve che in
seguito si svilupperanno in ninfe per poi
diventare formiche adulte.
Vita da maschi
Diversamente dalle operaie e dalle regine, i maschi (alati) si sviluppano da
uova non fecondate e hanno il solo compito di fecondare le regine. Sono presenti nel formicaio unicamente durante
il periodo del volo nuziale e sono destinati a morire nel giro di qualche ora
dopo l’accoppiamento. Le formiche
alate che spesso osserviamo durante
l’estate non sono altro che gli individui
sessuati (maschi e regine) pronti a partecipare al volo nuziale.
Una partenza difficile
Generalmente, dopo l’accoppiamento,
la regina si strappa le ali per legarsi definitivamente alla vita terrena, dopodichè cerca un luogo sicuro in cui deporre
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La socialità
L’apparizione della socialità che rimpiazzò la vita solitaria in seno alle colonie è una delle tappe più importanti
dell’evoluzione. Le prime società di
formiche comparvero circa 120 milioni di anni fa e i loro antenati erano
delle vespe ancestrali solitarie. Per
quale ragione si sono trasformate in
esseri sociali? L’ipotesi più accreditata è quella dell’evoluzione per selezione di parentela, secondo cui molti
dei comportamenti altruistici che gli
individui manifestano nel corso della
loro vita sono soprattutto diretti verso
i parenti stretti, perché in tal modo
l'altruista può incrementare indirettamente la trasmissione del proprio patrimonio genetico alle future
generazioni.
Nel caso delle formiche, ad esempio,
le operaie non si riproducono ma aiutano la regina a produrre nuove operaie, loro sorelle, assicurando in
maniera indiretta la dispersione dei
propri geni.
Operaia del genere Tetramorium alle prese con una larva (foto: Andrea Persico).
le prime uova e dare avvio ad una nuova
colonia. Il riassorbimento dei muscoli
alari, ormai inutili, le fornirà l’energia
necessaria a sfamare le prime larve e,
non appena le giovani operaie saranno
nate, si prenderanno cura della regina e
delle proprie sorelle.
La fondazione di una nuova colonia é il
periodo più pericoloso nella vita delle
regine, soprattutto a causa della predazione. Sebbene ogni anno vi sia
un’enorme produzione di individui sessuati, sono pochissime le regine che riusciranno ad avviare una nuova colonia.
Casa o quartiere?
L’organizzazione sociale varia da una
specie all’altra. Nel caso più semplice un
formicaio ospita la regina con le sue
operaie, in altri casi può ospitare diverse
regine, in altri ancora una sola colonia
può abitare numerosi formicai sparsi,
tra i quali le formiche si spostano liberamente, occupando così grandi superfici. Nel Canton Vaud, ad esempio, una
sola colonia di Formica paralugubris
occupa 1200 formicai sparpagliati su
circa 70 ettari in cui convivono fino a
1500 regine in un singolo formicaio.
Mezzi di comunicazione
La comunicazione chimica è un sistema
di scambio di informazioni molto efficace nelle formiche. Alcune sostanze
secrete dalle operaie, ad esempio, permettono di riconoscere gli individui appartenenti alla stessa colonia da quelli
estranei o di dare l’allarme in caso di pericolo. Altre segnalano il sentiero che
conduce ad una fonte di cibo: le colonne
di formiche che sembrano spostarsi
lungo una linea immaginaria non fanno
altro che seguire una traccia segnaletica
odorosa.
Esistono poi delle formiche in grado di
dare l’allarme con messaggi sonori tambureggiando l’addome sulle foglie che
costituiscono il loro nido.
Gli efficaci sistemi di comunicazione
delle formiche sono alla base della loro
organizzazione sociale.
Christian Bernasconi
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Da modello
a spauracchio
La formica popola l’immaginario dell’uomo sin dall’antichità. Aspetti
quali la socialità, l’operosità o il legame con il mondo sotterraneo da
sempre affascinano e spaventano. Nel Medioevo la formica assume
aspetti demoniaci; col positivismo scientifico diventa guerriera, capace di sbarazzarsi di insetti nocivi e nella cinematografia ne vengono
associate ogni sorta di mostruosità o ossessioni. Non mancano però
testimonianze cinematografiche o letterarie che scoprono quest’insetti nel loro mondo, lasciando alle spalle i pregiudizi.
Operaie del genere Camponotus che sorvegliano l’entrata del nido (foto: Christian Bernasconi).
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La formica nell’antichità…
Se con la celebre favola di Esopo assurge a modello industrioso da contrapporre all’imprevidente cicala, i primi riferimenti a questo insetto sono ben
precedenti e risalgono addirittura a Re
Salomone (X sec. a.C.). “Va' dalla formica, o pigro, guarda le sue abitudini e
diventa saggio”, dice un suo proverbio
che apre la strada ad una reputazione
contraddistinta da saggezza e intelligenza. Più tardi ne parlano i principali
autori greci – poi il poeta latino Orazio,
che si meraviglia per la sua laboriosità,
e Plinio il Vecchio, che a lei dedica un
intero capitolo della sua Storia degli animali. Spesso però le considerazioni sono
colme di speculazioni e le formiche diventano di volta in volta prossime per
virtù all’uomo, guardiane di improbabili
miniere d’oro o devote e servili collaboratrici. I grandi testi sacri, come il
Talmud e il Corano, non fanno eccezione, riportando comportamenti o presunte virtù di questi insetti.
Ancor più intrinseco è il legame tra
l’uomo e la formica presso i Mirmidoni.
Già citati da Omero nell’Iliade e da Ovidio nelle Metamorfosi, i Mirmidoni, popolo guidato da Achille nella guerra contro Troia, discenderebbreo da formiche
rese uomini da Zeus o addirittura dalla
relazione fra Eurimedusa e lo stesso
Zeus trasformato in formica.
… nel Medioevo
Nel Medioevo il rapporto con la natura
cambia e le credenze prendono il so-
pravvento sull’osservazione, moltiplicando favole e superstizioni. La formica
diventa un animale temuto, nero come la
terra e come il demonio, e le sue caratteristiche anatomiche vanno a costituire
veri e propri mostri, come il Mirmicoleone. Descritto da molti bestiari medioevali, è leone nella parte anteriore e
formica in quella posteriore. Non potendosi nutrire né come il padre felino,
né come la madre insetto, muore pochi
giorni dopo la nascita.
Bisognerà attendere il XVII secolo, con
La Fontaine e Boileau, per ritrovare più
compiutamente la formica in letteratura.
Nel secolo successivo il filosofo naturalista René Antoine Ferchault de Réaumur, noto per studi sulla temperatura,
sulla metallurgia e appassionato entomologo, torna ai valori del mondo antico, indicando nell’assenza di avversione provata alla vista della formica –
se comparata a quella di uno scarafaggio
– un sintomo della considerazione che
l’uomo ha per lei.
… e nell’Era moderna
Dalla fine del XIX secolo gli insetti cessano di essere semplici modelli o improbabili mostri. Celebri entomologi,
come lo statunitense L. O. Howard, promuovono campagne di messa in guardia
nei confronti di quelli nocivi per l’agricoltura tirando in ballo anche le nuove
specie scoperte nelle colonie. In questo
contesto la paura delle formiche viene
stemperata da una reputazione che le dipinge come guerriere capaci di sbaraz-
La cicala e la formica: morale fuori... luogo
La favola della cicala e la formica la cui morale è “chi nulla fa, nulla ottiene“ non
calza alle formiche delle nostre latitudini. Il racconto si adatta meglio alle regioni mediterranee in cui diverse specie di formiche che si nutrono di grani, in
particolare quelle del genere Messor, fanno effettivamente scorte di cibo in vista
dell’inverno. La maggior parte delle nostre formiche invece con l’arrivo dell’autunno diminuisce progressivamente l’attività fino a scivolare in uno stato di torpore invernale durante il quale non hanno bisogno di nutrirsi... ed è anche per
questo che in primavera approdano affamate nelle nostre cucine!
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zarsi di animali infestanti. Sono queste
nuove angosce, mischiate al sentimento
di una prossima fine, che vanno a formare il substrato da cui attinge ad inizio
Novecento lo scrittore britannico H. G.
Wells per elaborare i suoi romanzi visionari. Ritenuto uno dei padri dell’odierna fantascienza, egli dà pieno
sfogo alle sue ossessioni caratterizzate
da mostri giganti simili a crostacei o da
formiche tanto invincibili quanto crudeli.
Dopo gli anni Quaranta, le sconvolgenti
immagini di guerra e l’impressione provocata nei soldati al ritorno dal fronte
dai cadaveri infestati di formiche, contribuiscono a portare nuova linfa all’industria cinematografica e molte pellicole non fanno altro che cavalcare
fantasie mostruose insistendo con sceneggiature che mischiano orrore e fantascienza. In opposizione a questa corrente, negli ultimi anni nascono invece
film come Microcosmos di Claude Nuridsany e Marie Perennou (Francia,
1996), che va alla scoperta degli insetti
e del loro universo cercando di dimenticare i pregiudizi. D’altro genere è invece
il caso del disegno animato Z la formica
di Eric Darnell e Tim Johnson (USA,
1998), apprezzato dal pubblico ma criticato dagli esperti per le dubbie analogie tracciate fra società umana e delle
formiche, o quello di Atom la formica
atomica, di Hanna e Barbera (USA,
1965) che, lungi da ogni di realismo, si
diverte a immaginare le avventure di
una minuscola formica supereroe.
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Di fronte e da sinistra a destra: Anya Rossi-Pedruzzi, Isabella Giacalone Forini e Lucia Pollini
Paltrinieri, intervistate da Christian Bernasconi
(di spalle a sinistra) e Serena Wiederkehr (di
spalle a destra). (Foto: Pro Natura, Andrea Persico.)
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A QUATTR’OCCHI CON
Formiche tra passione
e lavoro
Le formiche suscitano da sempre grande interesse anche nel mondo
scientifico. Numerose ricerche sono finora state condotte su questi
insetti ma molte ancora sono le domande alle quali si cerca una risposta. Chi se ne occupa in Ticino? E perché? Ci rispondono Lucia
Pollini Paltrinieri, curatrice presso il Museo cantonale di storia naturale
a Lugano, Isabella Giacalone Forini e Anya Rossi-Pedruzzi biologhe
indipendenti. Intervista di Christian Bernasconi.
Domanda di Christian: quando e perché
avete iniziato ad occuparvi di formiche?
Lucia: ho iniziato nell’estate 1997 durante il mio primo impiego a Changins
[centro di ricerca agronomica federale
nel Canton Vaud]. Mi hanno chiesto di
occuparmi dell’identificazione delle formiche e ho accettato. Il mio primo
gruppo, quello che attualmente conosco
meglio, sono comunque i ditteri. Ora
però mi occupo delle collezioni del Museo cantonale di storia naturale e non di
ricerca o di identificazioni.
Isabella: anch’io ho cominciato nel
1997, ma presso il WSL [Istituto federale di ricerche forestali], sotto la direzione di Marco Moretti. Si trattava di un
programma occupazionale per iniziare a
lavorare su un gruppo di insetti. Visto
che tutti gli altri erano stati presi, ho
scelto le formiche. Mi sarebbe piaciuto
lavorare sulle api o altro, ma gli esperti
c’erano già.
“Quando vedi una formica così,
sei contenta. È bellissima!”
(Isabella)
Anya: io nel 2005, con un progetto per
un corso all’università di Losanna. Poi
ho continuato col lavoro di master sulle
formiche dei boschi nel 2007. Quando
ho finito l’uni ho ricevuto un mandato
sulla Lista Rossa delle formiche dei boschi, poi ho iniziato a determinare le
formiche in generale per Marco Moretti.
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A QUATTR’OCCHI CON
Quindi nessuna di voi ha iniziato per
pura passione?
Lucia: A dire il vero ho letto il libro
“Journey to the ants” prima di cominciare. L’ho letto in inglese e mi è piaciuto
molto! Questa lettura ha veramente contribuito ad appassionarmi al gruppo.
Isabella: Anch’io l’ho letto durante il
mio primo lavoro sulle formiche. Lo
consiglio “al mondo” anche se non
viene sempre apprezzato per via di alcuni passaggi un po’ tecnici.
Anya: Io invece ho letto il mio primo libro sulle formiche a 13 anni, un romanzo di Bernard Werber che parla di
[Al Museo] abbiamo 86 specie [...]
per un totale di 8000 individui.
Sono stati tutti contati!” (Lucia)
formiche. Mi era piaciuto molto, ma poi
durante gli studi mi sono resa conto che
è più fantascienza che realtà scientifica.
Cosa dicono le persone attorno a voi
quando scoprono che siete esperte di
formiche?
Isabella: Di solito mi chiedono: “ma
perché, ci sono più di due specie? Non
ci sono solo le nere e le rosse?”
Lucia: spesso dicono solo “aaah, interessante” per poi cambiare argomento…
Anya: Molto spesso mi pongono domande tipo “ ma come eliminiamo le
formiche dalla cucina ?” [… risata generale tra le mirmecologhe: che in coro
affermano che…] questa è sicuramente
la domanda più frequente.
E cosa rispondete? Perché i trucchi del
mestiere sono diversi!
Anya: io consiglio di usare il burro andato a male perché è simile all’odore di
“cimitero di formiche”! Altrimenti basta
tenere in mano una formica viva. Sarà
lei a dare un segnale di allarme che farà
allontanare le altre… però dura pochi
minuti e dunque non è molto efficace.
Lucia: dico di mettere del pepe vicino
alle entrate del nido. Inoltre consiglio un
efficace repellente biologico [per informazioni chiedete al Museo cantonale di
storia naturale].
Isabella: usate la menta! Io di solito preparo un tè di menta e lavo la cucina con
il tè. Allontana le formiche e profuma il
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locale. Ma nei casi gravi uso l’aspirapolvere… perché quando ci si mettono
sono veramente fastidiose!
Qual è la vostra formica preferita,
quella alla quale pensate quando si
parla di formiche?
Anya: Formica polyctena, una delle specie su cui ho svolto il mio lavoro di master. È proprio bella!
Isabella: Devo dire che non penso mai a
una sola, ma quella che mi ha colpito di
più è la Pyramica argiola che ha grandi
mandibole direzionate in avanti [con le
braccia mima le mandibole]. L’ho trovata determinando il materiale proveniente dal Monte Caslano. Avevo appena identificato una serie infinita delle
solite Leptothorax, e l’ultimo campione
prima di partire per il concerto di Ivano
Fossati era una Pyramica argiola! Ho
fatto 4000 salti di gioia! Quando vedi
una formica così, sei contenta. È bellissima!
Anya: secondo me non è poi così bella!
[risate].
Lucia: io penso alle Camponotus perché
abbiamo avuto un’invasione a casa nostra. È successo prima di lavorare sulle
formiche e da lì ho iniziato a documentarmi. Inoltre uso dei campioni di Camponotus e di Plagiolepis per mostrare le
formiche più grandi e le più piccole
“Quando ho iniziato io [a studiare
le formiche] c’erano già degli
esperti in circolazione. È un’ottima
cosa poter scambiare le informazioni ed aiutarsi.”(Anya)
presenti da noi! Questo provoca sempre
molta meraviglia nel pubblico.
Sono aneddoti che piacciono.
A proposito di aneddoti, ce ne volete
raccontare uno che narrate quando fate
delle attività per il pubblico oppure che
vi ha particolarmente colpite?
Isabella: uno l’ho letto in “journey to the
ants” e racconta che la regina che ha
vissuto più a lungo è rimasta una trentina d’anni in laboratorio. Oppure quello
della relazione tra le farfalle Maculinea
e le formiche Myrmica. La larva di una
piccola farfalla produce sostanze chimiche simili a quelle di una larva di for-
Dall’alto: Anya durante l’osservazione con uno
stereomicroscopio, Isabella alla ricerca di formiche su un tronco e Lucia con una formica sul
braccio (foto: Pro Natura, Andrea Persico).
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Journey to the ants di Bert Hölldobler
e Edward O. Wilson, è disponibile anche in italiano. Il titolo esatto è: Formiche. Storia di un'esplorazione scientifica. Edito da Adelphi.
Dettaglio delle ricche collezioni del Museo cantonale di storia naturale (foto: Pro Natura, Andrea Persico).
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A QUATTR’OCCHI CON
miche e di conseguenza si fa trasportare
nel formicaio dove viene accudita, nutrita e protetta fino a quando diventerà
farfalla e volerà fuori dal formicaio.
Lucia: io parlo molto della fondazione
delle colonie e della vita sociale, spiegando che non è così pacifica. Ci sono
lotte interne, uccisioni di regine, formiche schiaviste eccetera. Sembra un racconto epico e questo di solito affascina
sia i piccoli che gli adulti.
Anya: Quando ho seguito la formazione
per riconoscere le formiche dei boschi
con Anne Freitag del museo di zoologia
di Losanna, mi ha spiegato che Formica
truncorum è difficile da trovare. “T’insegno come riconoscerla ma non la troverai mai”, mi disse. Il giorno dopo mi
sono fermata per caso sul bordo della
strada e ho proprio trovato quella specie.
Anne ci è rimasta un po’ male, ma poi
per consolarla le ho regalato le formiche.
Ero abbastanza fiera della mia scoperta!
lezioni sono importanti per una testimonianza dei lavori fatti e come base di
lavoro per il futuro.
Passando all’ecologia: come giudicate
la situazione delle formiche in Ticino?
Isabella: per le formiche dei boschi dovresti chiedere all’esperto! [pensa a
Christian!] Per le altre direi abbastanza
bene. Dai risultati del progetto “Biodivercity” del WSL le formiche stanno
bene anche in città. Tuttavia, si deve fare
attenzione. Spesso si parla della moria di
api dovuta a pesticidi, ma non dimentichiamo che essi sono nocivi anche per le
altre specie, formiche comprese!
Lucia: diciamo che per alcuni versi le
formiche sono più flessibili e reagiscono
meglio ai cambiamenti dell’habitat.
Anya e Isabella: sì è un grosso lavoro,
ma poi è molto utile perché se fatto bene
ti permette di ritrovare velocemente i
campioni che ti servono.
“Di solito mi chiedono: ma perché,
ci sono più di due specie? Non ci
sono solo le nere e le rosse?”
(Isabella)
Tuttavia anche per loro esiste il problema della distruzione degli habitat: le
specie che vivono nei prati magri sono
quelle più frequenti sulla Lista Rossa.
Qual è il ruolo delle collezioni del museo per le formiche?
Lucia: Hanno un ruolo storico. Sono
uno scrigno del tempo perché tutti gli
studiosi sulle formiche in Ticino hanno
ceduto dei campioni al museo. Le col-
Quanti campioni di formiche sono depositati presso il Museo cantonale di
storia naturale?
Lucia [estrae un bigino]: abbiamo 86
specie, ma non sono ancora tutte quelle
presenti in Ticino. Quelle che mancano
arriveranno con la fine dei progetti attualmente in corso o appena finiti. Poi
abbiamo 3000 numeri di catalogo per un
totale di 8000 individui. Sono stati tutti
contati! Preparare una collezione è un
grosso lavoro. Una cassetta di conservazione vale circa 6000 franchi, contando materiale e ore di preparazione.
“Ma come eliminiamo le formiche
dalla cucina ? [… risata generale…] questa è sicuramente la
domanda più frequente.” (Anya)
Consigliereste a dei giovani che vogliono appassionarsi a un gruppo di lavorare sulle formiche?
Lucia: così poi ci fanno concorrenza [risate]. Scherzi a parte direi di sì! Più
esperti ci sono e meglio è! La passione
per un gruppo di solito nasce spontaneamente quando ci lavori. Il vantaggio
delle formiche è che esistono molti dati
che permettono di andare avanti con le
ricerche. Se hai un gruppo nuovo non
hai molti elementi di confronto ed è difficile iniziare.
Isabella: sono d’accordo. Più si è e meglio è. In questo modo hai un confronto.
Anya: sì, lo farei. Anche quando ho iniziato io c’erano già degli esperti in circolazione. È un’ottima cosa poter scambiare le informazioni ed aiutarsi.
Cosa direste ai futuri appassionati?
Tutte: proprio in questi giorni sta prendendo forma l’idea di creare un lavoro di
sintesi per sfruttare la grande banca dati
presente al Museo cantonale di storia
naturale. Affaire à suivre quindi…
Grazie per l’intervista!
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CON GLI ALTRI
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A un passo da te.
Un passo per te.
Il Passo del Lucomagno fa da scenario all’azione del nostro Cinquantenario: l’apertura del Centro Pro Natura ad Acquacalda nel 2011. Per
realizzare l’ambizioso progetto, stiamo cercando un milione di franchi:
ai nostri membri chiediamo un generoso contributo per abbordare nel
migliore dei modi i prossimi cinquant’anni d’attività.
50 invidiabili candeline
Nata il 27 agosto 1960, per volere di un
piccolo gruppo di amanti della natura,
Pro Natura sta per festeggiare il suo Cinquantenario. Lo vogliamo fare nel modo
descritto nel prospetto allegato, guardando avanti e puntando diritto sul miglioramento del rapporto dell’uomo con
la natura. A questo proposito la primavera scorsa si è presentata l’occasione
unica di rilanciare il centro UomoNatura
sul Lucomagno, riprendendone, dopo
una fase transitoria, la proprietà.
Il Pizzo Colombe o Campanitt separa il Lucomagno dalla regione di Piora (foto: Andrea Persico).
A destra: Christian, Lorenza e Giuseppe (foto:
Pro Natura Ticino).
Bar aperto
Il bar è aperto con la nuova gestione
e offre bevande e piatti freddi. Agibile
sarà pure il campeggio. Ristorante
con piatti caldi e albergo riaprono invece i battenti nel 2011, dopo i lavori
di ristrutturazione.
Maggiori informazioni su date e orari
di apertura disponibili sul nostro sito:
www.pronatura-lucomagno.ch
Progetto impegnativo
La futura gestione del Centro sarà affidata a Lorenza e Christian Bernasconi e
Giuseppe Gaggetta che nell’odierna fase
ne sono i proprietari. Con loro stiamo
rinnovando il centro per poterlo riaprire
al pubblico nel 2011 dopo un breve intermezzo quest’estate (vedi riquadro).
Dopo aver stanziato un primo contributo di 350 mila franchi intendiamo ora
raccogliere presso sponsor e il pubblico
ticinese un milione di franchi per poter
completare felicemente l’operazione.
Essa sta rivelandosi più onerosa del previsto perché la sicurezza contro il fuoco
ci impone, con lo spostamento delle
scale, modifiche strutturali all’edificio.
Un investimento per il futuro
La rimessa a nuovo del Centro è necessaria per garantire un’accoglienza accurata e durevole di gruppi e ospiti singoli
e un’offerta culturale di qualità. Secondo
i piani, gli introiti del ristorante, basato
su prodotti genuini locali, e quelli dell’albergo, la cui capienza verrà leggermente ridotta per aumentare il comfort,
permetteranno di finanziare l’offerta di
conferenze, escursioni guidate, corsi, seminari e incontri sul rapporto uomo-natura. Tutto ciò presuppone però che l’investimento iniziale venga coperto da Pro
Natura e dai proventi della colletta per
cui lanciamo ai nostri soci l’appello a
volerci sostenere con generosità in questa bella operazione per il primo e unico
centro Pro Natura in Ticino con ristorante e alloggio.
Luca Vetterli
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IN BREVE
Caccia
alle nocciole
Quest’anno Pro Natura propone una
strana ricerca: trovare nocciole rosicchiate! Il nostro indiziato non è però lo
scoiattolo, che spacca le nocciole in due,
e nemmeno il coleottero, che ne fora i
gusci, bensì il moscardino, un minuscolo parente del ghiro, lungo tra 6 e 9
centimetri soltanto (senza la coda). Attivo di notte, il moscardino non si fa
quasi mai vedere e la sua diffusione in
Svizzera è quasi sconosciuta. Per scoprirla Pro Natura invita gruppi e classi di
giovani alla caccia di nocciole rosicchiate tra agosto e ottobre. Le regole
per questa caccia e i premi in palio sono
descritti sotto www.pronatura.ch/ti/moscardino (o in un volantino ottenibile
presso Pro Natura a Bellinzona).
Delta vivo!
Concorso!
Mettete alla prova le vostre conoscenze
degli ambienti e delle specie con il testconcorso che trovate sul nostro sito internet:
www.pronatura.ch/ti/concorso
Questo concorso, aperto a tutti, resterà
attivo fino al 15 agosto, dopodiché
estrarremo tra tutte le risposte giuste 5
fortunati vincitori che riceveranno una
delle nostre super magliette a loro scelta.
Buona fortuna!
Sopra: il moscardino (foto: Andrea Persico) e i
resti del suo pasto: nocciole rosicchiate (foto:
Sven Bu!chner). A lato: Nicola Patocchi, direttore della Fondazione Bolle di Magadino, incontra Moritz Leuenberger (foto: ticinonline.ch)
Finalmente ci siamo: al fiume Ticino è
stata ridata la libertà di plasmarsi e trasformarsi il delta a suo piacimento. Il
maggior progetto di rinaturazione fluviale del nostro cantone è stato inaugurato il 5 maggio scorso. Realizzato dalla
Fondazione Bolle con l’appoggio decisivo del Dipartimento del territorio, esso
corona trent’anni di sforzi di Pro Natura,
del WWF e di Ficedula.
Per saperne di più: www.bolledimagadino.com > Progetto “Delta Vivo” >
inaugurazione.
La seconda
galleria c’è già
Allegato a questa rivista trovi il formulario della petizione per un Ticino vivibile e contro un pretestuoso raddoppio
della Galleria autostradale del San Gottardo. I fautori del raddoppio intendono
cogliere l’occasione della chiusura temporanea della galleria per lavori di rimodernamento per richiederne il raddoppio. Ma la seconda galleria per
quest’evenienza c’è già: uno studio dell’Iniziativa delle Alpi dimostra che dopo
l’apertura della Galleria di base del S.
Gottardo, il tunnel attuale tra Göschenen
e Airolo basterà largamente per trasbordare autoveicoli e autocarri sul treno.
Esso può garantire il collegamento col
Nord, aumentare la sicurezza e prevenire
un’ulteriore valanga di traffico su
gomma.
Firma e fa firmare! Ulteriori informazioni (con possibilità di firma online):
www.sud-nord.ch.
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ZERO - SEDICI
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Attività giovanili
Azione 72 ore per la natura!
Partecipa con Pro Natura alla manifestazione nazionale Azione 72 ore! Con
altri 30'000 ragazzi in tutta la Svizzera,
il nostro gruppo porterà a termine un
progetto ancora segreto in favore dell’ambiente in tempo da record: 72 ore!
Per maggiori info sull’Azione 72 ore visita il sito www.72ore.ch.
Data: da giovedì 9 settembre a domenica 12 settembre.
Luogo: luogo ancora segreto, verrà comunicato ai partecipanti.
Durata: da giovedì alle 18.11 a domenica alle 18.11. Per il venerdì è possibile
ottenere una dispensa scolastica sostenuta dal dipartimento dell’educazione.
Partecipanti: da 8 a 30 anni, massimo 15
partecipanti per il nostro gruppo.
Attività gratuita!
Pomeriggio dei pipistrelli
La natura è anche divertimento (foto: Andrea
Persico).
Nei dintorni di Claro “indosserete” per
un intero pomeriggio i panni di un pipistrello. Tra giochi, mille peripezie e tanto
divertimento sarà possibile scoprire il
mondo dei mitici chirotteri: come vivono, come vedono, come bevono e
molto altro ancora! L’attività è prevista
per i giovani e per le famiglie e si svolgerà con un percorso a postazioni.
Data: sabato 18 settembre 2010.
Luogo: Claro, ritrovo al campo di calcio. Dalle 14 alle 16 possibilità di partenza per il percorso.
Maggiori informazioni: sul sito
www.pipistrelliticino.ch oppure contattando la nostra sede. In caso di pioggia
il ritrovo è spostato all’istituto scolastico di Claro dove saranno previste attività al coperto.
Attività gratuita!
Alla conquista delle cime
Le montagne fanno parte della nostra
vita di tutti i giorni. Sono lì accanto a
noi. Ma come si sono formate? Ci sono
sempre state? Come mai ci sono dei fondivalle differenti? Di cosa sono fatte? Se
desideri scoprire, osservare e divertirti in
compagnia e in allegria, non esitare:
vieni!!! Assieme faremo interessanti osservazioni, una bella camminata e godremo anche di una splendida vista.
Data: domenica 10 ottobre 2010.
Luogo e durata: Cardada, tutta la giornata.
Equipaggiamento: buone scarpe, abiti
caldi, K-way e un buon picnic.
Partecipanti: da 10 a 15 anni, massimo
20 partecipanti.
Prezzo: 15.-
Come partecipare alle uscite?
Visitate il nostro sito: www.pronatura.ch/ti/giovani dove potete iscrivervi online,
oppure spedite una cartolina postale firmata dai genitori indicando nome, indirizzo, telefono, e-mail, data di nascita e allergie a: Pro Natura Giovani, CP. 2317,
6501 Bellinzona, possibilmente tre settimane prima dell’attività.
Attenzione: l’assicurazione è a carico dei partecipanti. Posti limitati.
Agli iscritti sarà data conferma e verranno fornite indicazioni sui luoghi, gli orari
e il materiale da prendere.
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