la domenica - Taxi Cattolica

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la domenica - Taxi Cattolica
Fondatore Eugenio Scalfari
dom 06 apr
2014
Direttore Ezio Mauro
www.repubblica.it
1 2
ANNO 39 - N. 82
IN ITALIA € 1,30
DOMENICA 06 APRILE 2014
LA DOMENICA / LA COPERTINA
CULT / L’INCHIESTA
R7, IL MAGAZINE PER IPAD
IL MEGLIO
DELLA SETTIMANA
DI REPUBBLICA
“Tutto iniziò correndo dietro ai polli”
Le confessioni di Bolt, freccia umana
Rinasce la macchina del tempo
Se la scienza supera la fantasia
USAIN BOLT E EMANUELA AUDISIO
IN POVERTÀ
SUA LIETA
SCIALA
DA GRAN
SIGNORE
LEONETTA BENTIVOGLIO E CARLO ROVELLI
Def, ecco il piano
Berlusconi-Renzi
scontro sulle riforme
SOSPESO IL DIVIETO, SUBITO UN INCIDENTE
EUGENIO SCALFARI
M
ATTEO Renzi è per il cam-
biamento? Anche noi siamo per il cambiamento.
Renzi è per le riforme? Anche noi
siamo per le riforme. Renzi è per
la prevalenza della politica sull’economia? Noi siamo per l’economia politica, forse è la stessa
cosa detta con altre parole, ma
forse no, dipende. Renzi è per gli
annunci ai quali seguiranno i fatti? Noi siamo per i fatti e per i programmi che inquadrano i fatti
già avvenuti nel quadro di un sistema.
Infine, Renzi è per la riforma
del Senato ed anche noi lo siamo,
ma c’è riforma e riforma, cambiamento e cambiamento, innovazione e innovazione. A volte,
come diceva Rabelais nel suo
Pantagruel, le parole diventano
di ghiaccio e non sono più pronunciabili. Bisogna dunque farle
sciogliere e dar loro un senso, un
significato. Il problema dunque
è questo: dare alla parola Senato
un nuovo ma sostanzioso significato. Oppure tanto vale abolirlo.
Il Senato delle autonomie non
ha senso alcuno, c’è già la conferenza Stato-Regioni, che comprende anche i Comuni; è formata da tutti i governatori e da
tutti i sindaci ed ha un comitato
ristretto eletto dall’assemblea
di tutti i suddetti. Non costa un
centesimo se non il viaggio a Roma quando l’incontro col governo ha luogo.
Il Senato delle autonomie sarebbe un inutile doppione. I romani, quando parlavano della loro Repubblica, dicevano Senatus populusque. Durò quattrocento anni, Ottaviano Augusto
lo conservò, Nerva e i suoi quattro successori lo restaurarono;
poi ebbe inizio il declino dell’impero che durò per altri quattro
secoli. Adesso il tempo corre assai più velocemente.
Tar, il mostro raccontato dagli ambientalisti — lo spavento, l’orrore, il pericolo — ha perso il fascino marinettiniano. Già dalle tegole rosse della Giudecca, alle sette del mattino, non sembra che sia
tornato a penetrare Venezia, con la goffa insolenza della prima volta.
disoccupata, povera. Basso Pil,
poche imprese, poco
Internet. Strade e treni malmessi. E scarsa consuetudine con il pagamento delle
tasse. Ma c’è anche l’Italia
che corre, dinamica, scarsi
reati, alta velocità, aziende
leader, redditi alti e dichiarati. Tra le due, altre Italie,
più sfumate.
SEGUE A PAGINA 23
SEGUE ALLE PAGINE 18 E 19
SEGUE A PAGINA 9
>Governo a caccia di altri fondi: la Sanità nei nuovi tagli
>Toti: “Con Matteo abbraccio mortale”, caos Forza Italia
FRANCESCO BEI
IL RETROSCENA
F
La scure sui dirigenti La democrazia
e l’incognita bonus dei fuorionda
ORZA Italia nel caos. E Berlu-
IL RACCONTO
sconi mette a rischio il patto sulle riforme. «Non vorrei
— ripete — ma ci sono le elezioni... ». Per la prima volta l’accordo con Renzi scricchiola. Anche
se per ora il Cavaliere non vuole
farlo saltare. «Ma non posso fare
il passacarte». Perché la verità è
che il leader forzista, come ammette Giovanni Toti nel fuori onda registrato da Repubblica tv,
«non sa come sganciarsi». Anche se si rende conto che si tratta di «un abbraccio mortale».
A CRESCITA del debito pubblico e altre risorse per finanziare il taglio del cuneo
fiscale. Sono queste le due spine
che il governo dovrà estrarre prima che la manovra economica
messa in campo venga effettivamente varata.
zione, e quindi anche delle apparenze, delle marchette e della manipolazione
tecnologica, c’è una tale fame di
verità che facilmente ci si affeziona ai fuorionda come a una risorsa perfino democratica.
SEGUE ALLE PAGINE 2 E 3
SEGUE A PAGINA 6
SEGUE A PAGINA 4
CLAUDIO TITO
FILIPPO CECCARELLI
L
N
EL tempo della Comunica-
IL FISCO DIVIDE IL PAESE IN OTTO ZONE: “MA NORD E SUD SONO UGUALI”
La prima mappa dell’Italia che evade
La Msc Preziosa ieri davanti a San Marco a Venezia
La nave più grande d’Europa
torna a sfregiare Venezia
FRANCESCO MERLO
VENEZIA
T
RAINATO dai cavi della Capitaneria, ma soprattutto dai cavilli del
IL REPORTAGE
L’ANALISI
VALENTINA CONTE
Usa già fuori dalla crisi
Adesso più occupati
di prima della recessione
C’
È L‘Italia
IL CASO
FEDERICO RAMPINI A PAGINA 22
LO SCENARIO
Il risiko delle nomine Ue
Lagarde sfida Schulz
e spunta la carta Bonino
ANDREA BONANNI A PAGINA 11
LA STORIA
Taiwan, la rivolta
dei Girasoli
“Non svendeteci
alla Cina”
Lusso e piscina
Benvenuti
all’Hotel Gramsci
che divide Torino
DAL NOSTRO INVIATO
GUIDO ANDRUETTO
GIAMPAOLO VISETTI
TORINO
S
steso nello “Yuan legislativo”, il palazzo occupato assieme agli altri universitari nella capitale di
quella che Pechino considera “l’isola ribelle”. L’Occupy
Taiwan si chiama “movimento dei Girasoli”.
Due preti italiani
rapiti in Camerun
L’incubo
di Al Qaeda
Hotel
Gramsci il nuovo albergo di lusso e design che tra maggio e giugno sarà inaugurato nel
palazzo dove Antonio
Gramsci abitò a Torino tra
il 1914 e il 1922. Entrando,
ci si affaccia su un cantiere.
A PAGINA 15
VINCENZO NIGRO A PAGINA 13
A PAGINA 17
I
TAIPEI
L
IN Fei-Fan, 25 anni, è di-
CHIAMERÀ
SEDE: 00147 ROMA, VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 - TEL. 06/49821, FAX 06/49822923. SPED. ABB. POST., ART. 1, LEGGE 46/04 DEL 27 FEBBRAIO 2004 - ROMA. ■ CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ: A. MANZONI & C. MILANO - VIA NERVESA, 21 - TEL. 02/574941. ■ PREZZI DI VENDITA: AUSTRIA ■ BELGIO ■
FRANCIA ■ GERMANIA ■ GRECIA ■ IRLANDA ■ LUSSEMBURGO ■ MALTA ■ MONACO P. ■ OLANDA ■ PORTOGALLO ■ SLOVENIA ■ SPAGNA € 2,00 ■ CROAZIA KN 15 ■ REGNO UNITO LST 1,80 ■ REPUBBLICA CECA CZK 64 ■ SLOVACCHIA SKK 80/€ 2,66 ■ SVIZZERA FR 3,00 ■ UNGHERIA FT 650 ■ U.S.A $ 1,50
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la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
IL GOVERNO ALLA PROVA
Lo scontro
Forza Italia nel caos
e Berlusconi stoppa Renzi
“Riforme dopo le Europee”
Il presidente del Consiglio sicuro che il patto reggerà
“Ma se salta il Senato, salta anche l’Italicum e si vota”
<SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
FRANCESCO BEI
LA CRISI
DIREZIONE
Dalla sua “rinascita”
passano mesi
prima che
Berlusconi si decida
a nominare un
ufficio di
presidenza.
Lasciando il partito
allo sbando
CANDIDATURE
Raffaele Fitto dà
battaglia per
candidarsi (e
contarsi) alle
Europee, ma il
cerchio magico e
Giovanni Toti
cercano di
impedirglielo
STAND BY
Tutto è fermo in
attesa del 10 aprile,
quando Berlusconi
sarà destinato ai
servizi sociali o ai
domiciliari. Il
fuorionda svela le
preoccupazioni
L
A RIPROVA è tutta in quella
precisazione serale dell’ufficio stampa di Forza
Italia, dopo che per un’intera
giornata era sembrato l’ex
Cavaliere avesse affondato
l’accordo con una frase lapidaria pronunciata al telefono
a una manifestazione a Milano: la riforma del Senato «è assolutamente inaccettabile e
indigeribile». E invece no.
«Forza Italia — si legge nella
marcia indietro — resta una
convinta sostenitrice della
necessità di riformare il Senato, a partire da quanto stabilito nel cosiddetto patto del Nazareno». Certo, restano le «critiche alla composizione» della
Camera alta, ma «siamo pronti a discutere ogni dettaglio
per modificare e rendere più
efficiente il parlamento della
Repubblica». Dietro queste
“
“
”
”
INACCETTABILE
La riforma del
Senato è
assolutamente
inaccettabile e
indigeribile. Allora
tanto vale chiuderlo
BERLUSCONI TELEFONA
A MILANO A COMIZIO FI
BEGHE INTERNE A FI
Il Pd non intende
entrare
nelle beghe
interne di Forza
Italia. Pacta sunt
servanda
LORENZO GUERINI,
PORTAVOCE PD
Romani: il premier
ci sta facendo più male
dell’antiberlusconismo
della sinistra
due prese di posizione — il
Berlusconi battagliero di prima mattina e la cautela della
nota ufficiale — c’è tutta la
confusione e la guerra interna
in corso al movimento tra le
colombe favorevoli alla collaborazione e i falchi antirenziani. Paolo Romani, tra i più
critici verso lo scivolamento
forzista nelle braccia del Pd,
fotografa la situazione con un
paradosso: «Il filoberlusconismo di Renzi ci sta facendo
molto più male dell’antiberlusconismo della sinistra degli
anni passati». Un altro esponente dell’ala dura, Augusto
Minzolini, non si dà pace.
«Renzi — osserva l’ex direttore del Tg1 — sta occupando
tutti i nostri spazi politici e noi
che facciamo? Invece di sfidarlo gli andiamo dietro! Cose
da pazzi». Lo scoramento è
tanto, anche perché circola
un sondaggio riservato che
precipita Forza Italia al 16 per
cento alle Europee, a meno di
un massiccio intervento in tv
di Berlusconi.
Ed è proprio quello che sta
organizzando il leader azzurro, un piano di occupazione
dell’etere per recuperare il
tempo perduto e risalire la
china. Antonio Palmieri, che
sta lavorando alla campagna
elettorale, sostiene che sia
«tutto pronto» per il gran rientro, con il piccolo particolare
che mancano ancora le condizioni dei giudici di sorveglianza. Lasceranno al condannato
abbastanza spazio per fare la
sua campagna elettorale? Gli
avvocati sostengono di sì. A
patto che se ne stia un po’
tranquillo almeno fino a giovedì prossimo, quando il Tribunale si dovrà pronunciare
sui servizi sociali (agli arresti
domiciliari, agitati come uno
spauracchio, non crede nessuno). Non a caso l’ex Cavaliere ha preannunciato sorprese in arrivo: «Credo che, a
partire dalla fine della prossima settimana, potremmo
mettere fine a questa impossibilità per il leader del centrodestra di parlare agli italiani». E tuttavia, al di là della
tattica mediatica, resta l’incertezza sulla linea politica.
Appoggiare Renzi o frenare?
Nelle conversazioni di queste
ore Berlusconi mostra consapevolezza di dover camminare sul filo: «Non possiamo passare per quelli che fanno saltare le riforme, ma nemmeno
accomodarci nel ruolo di gregari di Renzi». Se il dilemma è
questo, la soluzione escogitata dall’ex Cavaliere è quella di
mettere intanto qualche granellino di sabbia nel turbo
renziano. «Non possiamo consentire al Pd di presentarsi alle europee con la riforma del
Senato approvata», detta
Berlusconi ai suoi. Quindi sarà
una battaglia sul calendario,
visto che il presidente del Consiglio ha promesso l’approvazione dell’Italicum e la prima
lettura delle riforme costituzionali in tempo per il 25 maggio. Quanto alla composizio-
ne di palazzo Madama, anche
quella dovrà cambiare. Come
ieri faceva notare il Mattinale, «se la riforma renziana andasse in vigore oggi, su 42 amministratori locali portati al
Senato, 29 sarebbero di sinistra».
Per il momento a palazzo
Chigi fanno mostra di non dare troppo peso a queste convulsioni forziste. «Il Partito
democratico — dichiara il portavoce Lorenzo Guerini —
non intende entrare nelle beghe interne di Forza Italia e si
mantiene sereno e fiducioso
sul percorso delle riforme. Siamo convinti che sul Senato
l’accordo fondato su quattro
punti (assemblea non elettiva, gratis, niente voto di fiducia né di bilancio) tenga, dal
momento che pacta sunt servanda». La realtà è che, dopo
la sparata di Berlusconi al comizio milanese, tra i renziani
è scattato l’allarme. E sono
partite una serie di telefonate
sulla linea rossa perennemente aperta tra Renzi e la
coppia Verdini-Letta. La richiesta esplicita è stata di una
precisazione, poi effettivamente arrivata. Ma cosa ha
causato la marcia indietro del
leader forzista, al di là del timore di apparire (dopo essersi tirato dietro per anni l’accusa di aver fatto saltare la Bicamerale D’Alema e i referendum dei radicali) per l’ennesima volta come un frenatore? Per capirlo bisogna
riandare a qualche giorno fa,
quando il premier — preoccu-
pato per i primi segnali di insofferenza tra i senatori forzisti — aveva fatto arrivare a
Berlusconi un messaggio molto esplicito, com’è nel suo stile. «Ditegli che, se fa saltare le
riforme, io ho la forza per approvare una legge elettorale
come piace a me. E poi si va a
votare». E senza la protezione
dell’Italicum — con le sue soglie di sbarramento altissime
per chi non si coalizza costringe Alfano e Casini ad allearsi
Il falco Minzolini:
l’opposizione
è identificata
ormai in Grillo
con Forza Italia — Berlusconi
avrebbe la certezza di arrivare terzo dopo Pd e Grillo.
Così, in mezzo a Scilla e Cariddi, prosegue sempre più incerta la navigazione di Berlusconi. Che non può riservare a
Renzi il trattamento Monti,
ma non può nemmeno consentire al premier di svuotargli progressivamente il suo
bacino elettorale. Una situazione difficile che paralizza il
partito e lo rende balbettante.
«Senza un’identità forte rischiamo che Grillo sia visto come l’unica opposizione —
obietta ancora Minzolini — e i
nostri elettori si rivolgano a
Renzi». È proprio quell’abbraccio mortale di cui parlava
Toti.
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la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
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PER SAPERNE DI PIÙ
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IL CAVALIERE E LA SENTENZA MEDIASET
Conto alla rovescia in tribunale
cresce l’ipotesi dei servizi sociali
IN CRISI
Il leader di Forza Italia
Silvio Berlusconi
manna — ex pm in inchieste su reati finanziari — , esporre il proprio parere (arresti doMILANO.Apparentemente, è uno dei tanti camiciliari o affidamento in prova), indicando
si. La pratica a carico di «Berlusconi Silvio», eventuali limitazioni. Quindi, la parola passpiegano al Tribunale di Sorveglianza di Mi- serà ai legali. Negli ultimi mesi, Coppi e Ghelano, sarà trattata come tutti i procedimenti dini hanno studiato a fondo il caso, affiancati
che a migliaia intasano gli uffici. Un primo in- da un avvocato di Milano, esperta di Sorvedizio, lo conferma. Il collegio difensivo dell’ glianza. Una prima mossa è già stata messa
(ex) Cavaliere, da alcune settimane attende in campo: gli avvocati di Berlusconi non hanla visita dell’assistente sociale ad Arcore. Un no ancora indicato un ente presso cui far traprimo «contatto», necessario per allegare al- scorrere i 12 mesi di «residuo pena» al proprio
la pratica una relazione con
cliente. Passo comune e freun parere sulle condizioni
quente. Una volta invocata
dell’indagato e la predispola soluzione minima da parsizione verso un percorso di Gli avvocati dell’ex
te di Coppi e Ghedini, il Trirecupero. Questo ostacolo, premier non hanno
bunale dovrebbe riservarsi
Berlusconi lo ha evitato.
e comunicare la propria deancora
indicato
l’ente
L’organizzazione della Sorcisione nel giro di cinque
veglianza, per smaltire l’ar- per l’affidamento
giorni. Questa la previsione.
retrato, impone che per i
La sensazione, alla vigilia,
condannati a pene inferiori
è che il Tribunale, presieduai dodici mesi, non si debto da Pasquale Nobile De
bano attivare gli assistenti sociali.
Santis — originario di Benevento, da tre anMa cosa succederà, allora, giovedì? Nelle ni responsabile dell’ufficio — , non voglia sceultime settimane, si scommetteva su un rin- gliere la misura più pesante per il condannavio. Fino a due giorni fa, però, ai giudici non to. In considerazione anche dell’età e del fatera arrivata alcuna comunicazione ufficiale to che quella del primo agosto scorso sui didai legali del condannato, Franco Coppi e Nic- ritti Mediaset, è stata la prima condanna decolò Ghedini. Nella riunione settimanale di finitiva (quattro anni e mezzo, di cui tre indomani ad Arcore, dovrebbero essere chiare dultati). Ma tutto può succedere, anche
le strategie. E se anche l’ultimo ricovero al perché, al momento le carte non sono ancora
San Raffaele, non dovesse avere strascichi, state messe sul tavolo. La decisione — cosempre ipoteticamente potrebbero bastare munque andrà —, avrà riflessi inevitabilpoche decine di minuti. La parola spetta al mente politici. Potrà Silvio Berlusconi contigiudice relatore, Beatrice Crosti chiamata ad nuare nella sua attività politica? E su questo
illustrare la «pratica» alle parti. Poi, toccherà interrogativo, l’attesa cresce.
al sostituto procuratore generale Antonio La© RIPRODUZIONE RISERVATA
EMILIO RANDACIO
“
FOTO:LAPRESSE
GELMINI: “Come sta il Cavaliere?”
TOTI fa ampi cenni con il capo per far ca-
E il fuorionda
Gelmini-Toti
fa boom sul sito
ROMA. Boom di visualizzazioni
per il fuorionda di Gelmini e
Toti, rivelato da Repubblica.it.
Oltre trecentomila persone
hanno cliccato sul nostro sito per
prendere visione della
conversazione dei due esponenti
di FI, nella quale si
discute delle
difficoltà di
Berlusconi,
vittima dell’”abbraccio mortale”
di Renzi. Il video è stato
ampiamente condiviso anche su
Facebook e Twitter, oltre che
rilanciato sui siti
d’informazione, tv e agenzie di
stampa. E anche il secondo
fuorionda, nel quale la Gelmini
chiede che vengano prese le
generalità dell’autrice del video
(Roberta Rei), ha ottenuto
migliaia di visualizzazioni.
pire che va tutto bene.
GELMINI: “Meglio così... è parcheggiato"
TOTI "Gli fa male dietro il ginocchio, non
cammina”
GELMINI “Ah sì?”
TOTI “È con le stampelle, ma siccome non
ha tanta forza...”
GELMINI “...non si tira su...”
TOTI “Il resto no. Sta uguale. Non sa cosa
fare con Renzi”
GELMINI “Eh, lo so”
TOTI “Perché ha capito che ’sto abbraccio mortale ci sta distruggendo, ma non
sa come sganciarsi. Poi è angosciato per
il 10”
GELMINI “Eh certo”
TOTI “Una della Stampa di Torino mi ha
detto che non gli danno un cazzo, neanche gli assistenti sociali. Gli dicono:
vada a casa, stia lì, e non rompa
i coglioni”
GELMINI “Sì, è un consiglio perfetto”
“
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la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
IL GOVERNO ALLA PROVA
PER SAPERNE DI PIÙ
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Il caso
Il Palazzo del fuorionda
quando un video rubato
rivela i segreti dei potenti
Tutti i casi dal deputato liberale Soleri all’ex ministro Cancellieri
questi incidenti sono ritenuti ormai una risorsa democratica
FILIPPO CECCARELLI
<SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
N
ELL’ARCO ormai di un decennio i collezionisti di trasparenza hanno raccolto
e classificato video brandelli di vario
ordine e genere, ma quasi tutti dicono non
solo che il potere è di norma vanitoso e fasullo, ma che lo spettacolo del suo smascheramento è forse uno dei pochi deterrenti su
cui converrebbe riflettere e, al limite, investire.
Ora, salutari incidenti sono sempre accaduti e hanno il pregio di venire da sé, in genere con la complicità di microfoni incustoditi; in questo senso il primo archeo-fuorionda di epoca repubblicana può considerarsi
quello occorso a un deputato liberale piemontese, Soleri, che prima di iniziare un comizio si sentì bisbigliare a un amico: “Non ti
preoccupare, lasciami solo raccontare le solite quattro balle a questi imbecilli e poi ce la
filiamo”.
Ma il genere televisivo si deve ad Antonio
Ricci e a Striscia la notizia, che pure dopo uno
scherzetto al ministro Frattini ne ebbe pure
qualche grana, con alterni esiti giudiziari.
Emilio Fede, tra le vittime preferite del programma, con tale intensità vi si prestò da dedicarci un libro intitolato appunto “Fuori on-
Una volta esposti in vetrina o messi
davanti al microfono i politici
entrano in una condizione assai
più vulnerabile di quel che appare
da” (Mondadori, 2006). Dopo di che la pratica è dilagata on line, con effetti di preoccupante e spassosa rivelazione.
Sull’affidabilità per esempio degli istituti
demoscopici, la notte delle elezioni del 2006
quando in una pausa della lunga diretta il
sondaggista Masia, della Nexus, si accasciò
confessando a se stesso: “Non ha più senso
questo lavoro di merda, ti fai un culo come
una scimmia e la gente non capisce una sega”.
Oppure sulla solidità del centrodestra e la
solidarietà tra i leader del Pdl, e qui il pen-
Maria Stella Gelmini e Giovanni Toti
FINI E IL GIUDICE
Conversando con il giudice Trifuoggi,
Fini parla di Berlusconi e dice che si
comporta da sovrano assoluto
D’ALEMA E IL CUSCINO
Poco prima di un “Porta a porta”, si
rivolge al portavoce Velardi: “Hai scelto
male il posto, il cuscino è floscio...”
TREMONTI -BRUNETTA
Parla Brunetta, Tremonti sbotta: “E' un
intervento suicida, è un cretino!”. E
Sacconi: “Io neanche lo seguo”
siero va al colloquio a mezza bocca tra Fini e
il giudice Trifuoggi in un convegno a Pescara, e il primo gli preannuncia gongolando “la
bomba atomica” di un coinvolgimento di
Berlusconi in un’inchiesta di mafia, e comunque si lamenta che il presidente del
Consiglio più che da capo politico si comporta da sovrano assoluto, per questo gli ha detto che ai re si taglia la testa, “quindi statte
quieto!”.
O anche sull’importanza che certi leader
annettono ad alcuni ingegni e supporti di
scena, diciamo, durante i talk-show; per cui
ecco D’Alema che pochi istanti prima che inizi Porta a porta si rivolge con qualche nervosismo all’allora portavoce Velardi: “Hai scelto male il posto, questo cuscino è floscio...”.
Come pure suona inconfessabile il vantaggio che si concede l’onorevole Franceschini, poco prima di essere eletto segretario del Pd, rivendicando con festosa esultanza la condizione di presidente del Consiglio
nazionale: “Che libidine poter togliere la parola!”.
Ora, tra battute, cuscini e scherzetti d’assemblea si dirà che tutto sommato sono cose innocenti. E può anche essere, ma come
accade da qualche tempo per le paparazzate sui potenti e per i loro bigliettini letti a distanza con i teleobiettivi, come si verifica dinanzi ai frequenti scherzi tele-radiofonici,
alle letture del labiale e alle continue intercettazioni che saturano la memoria e segnano l’immaginario, ecco, magari è sciocco sottovalutare il potere esercitato da questi frammenti di realtà per volta fuori controllo.
Anche e soprattutto perché dimostrano
che una volta esposti in vetrina o messi davanti al microfono di qualche inchiesta televisiva, gli uomini e le donne del potere entrano in una condizione assai più vulnerabi-
le di quella di cui loro stessi si fanno forti e spigliati. E quasi sempre per fare bella figura ne
guadagnano invece una pessima, se non la
peggiore.
Quindi, ai primi fischi di una platea di avvocati, il ministro della Giustizia Cancellieri, strasicura di sé, sospira, si alza e rivolgendosi al signore che le sta accanto dice: “Li
vado a incontrare così ce li togliamo dai piedi”. Oppure, durante una conferenza stampa, non appena il ministro Brunetta prende
la parola, il suo collega Tremonti chiaramente s’ingelosisce, comincia ad agitarsi,
non si trattiene: “E’ un intervento suicida,
ma è proprio un cretino!”, e non si dà pace, si
rivolge a Sacconi, “ma è scemo?”, e quell’altro alza le spalle tra noia e rassegnazione: “Io
nemmeno lo seguo” — risposta ancor più godibile sapendo che tra qualche giorno proprio Sacconi sarà il testimone alle nozze di
Emilio Fede fu ripetutamente
vittima del programma
“Striscia la notizia”
e finì per ricavarne un libro
Brunetta.
E comunque: vuoi mettere con lo streaming? Perciò, ridendo e scherzando, davanti a un telefonino che lo riprende Berlusconi
recita una barzelletta blasfema, Renzi sostiene che Bersani è “spompo” e l’ignaro grillino Favia confida all’universo mondo che
“Casaleggio prende per il culo tutti perché
da noi la democrazia non esiste”. E invece
forse ne rimane ancora un pezzetto, se in un
mondo di finzioni ogni disfunzione diventa
un dono prezioso.
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L’INTERVISTADANIELA SANTANCHÈ
“Renzi ci sta rimbecillendo, è ora di arginarlo”
TOMMASO CIRIACO
ROMA. «Guardi, a me non piac-
Daniela
Santanchè
ciono le cose rubate. Non posso
dar loro peso perché è contro la
mia mentalità. Sono come le
intercettazioni». A parlare è Daniela Santanché, nel giorno dell’imbarazzante fuorionda di Toti e
Gelmini.
Ma è una notizia, onorevole.
Emerge l’immagine di un leader
malandato, in stampelle. E senza strategia.
«Berlusconi sta benissimo! Piuttosto, è in atto il quinto colpo di
Stato. Perché, lo ricordo, Renzi
non è stato eletto».
E voi siete alle prese con il 10 aprile incombente...
«Sono stufa di dirlo, sostengono
che sono la solita pitonessa estremista... Ma il 10 aprile non è come
gli altri, è un giorno drammatico
per la democrazia. Avrei voluto vivere quel giorno diversamente da
come me lo fanno vivere. Per me
sarebbe valso una rivoluzione:
non è mai troppo quando si parla
di libertà...».
Lasciamo da parte la rivoluzione, onorevole. Piuttosto, mancate di una strategia, Renzi vi ha
messo all’angolo.
«Il vero problema è che sta blandendo Forza Italia. Ha bisogno di
noi. Ci coinvolge non perché gli siamo simpatici, ma perché punta ai
nostri nove milioni di elettori. Tutti dicono “Renzi ci piace, Renzi è
bravo”. Non è bravo, è un nostro
avversario e fa cose di sinistra. E
noi siamo all’opposizione».
In fondo, è quello che emerge dal
video. Soffrite il premier.
«Renzi usa ingredienti liberali
“
PARTITO FORTE
Serve un partito
forte che impedisca
al premier di fare
il cavolo che vuole
Non siamo i suoi
servi sciocchi
”
che ci piacciono, ma poi confeziona una torta di sinistra. Un esempio? Le Province. Dice di abolirle,
in realtà le trasforma in Province
rosse e non elette. Come il Senato
rosso, al quale dobbiamo dire no».
Come ne uscite, onorevole?
«Bisogna dire con chiarezza alla
nostra gente che Renzi è come il
pifferaio magico: suona, si fa seguire dai topi e li porta ad annegare nel laghetto... Noi, invece, chi
suona la musica senza portarci a
morire già ce l’abbiamo: Silvio Berlusconi».
Propone di far saltare il tavolo
delle riforme?
«Non metto in discussione il patto siglato da Berlusconi. È Renzi
che lo sta mettendo in discussione.
Se l’Italicum era l’emergenza, perché lo rimanda? Mantenga fede
agli impegni. Non è che ci rinco-
glionisce e noi siamo servi sciocchi».
Lei ha sempre detto: “Berlusconi
ci ha insegnato a essere inseguiti, non a inseguire”. Dal fuorionda non si direbbe.
«Io vedo solo un problema: FI deve essere forte per vincere le Europee, del resto me ne frega nulla... È
giusta l’intuizione di Berlusconi
sui club, ma è altrettanto importante un partito forte che impedisca a Renzi di fare il cavolo che vuole. Non serve un movimento politico che dica signorsì al premier».
Non è che il fuorionda è segno di
una crepa interna?
«Nooo. Chi doveva tradire, l’ha
già fatto. Chi è rimasto, è schierato come un sol uomo per Berlusconi. Almeno, questo è quello che auspico e che dobbiamo fare».
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la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
IL GOVERNO ALLA PROVA
La manovra
Def a caccia di altri risparmi
più tagli a sanità e dirigenti
e sul debito si tratta con l’Ue
Il disavanzo degli enti locali incide sui conteggi del Tesoro
Bonus o sgravi Irpef per i redditi fino a 25 mila euro
<SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
CLAUDIO TITO
LA SCHEDA
DELRIO
Tocca al segretario
alla presidenza del
Consiglio Graziano
Delrio
accompagnare da
Palazzo Chigi il
tentativo dei
ministeri di reperire
nuove risorse
IL MINISTRO
M
ARTEDÌ prossimo, infatti,
il consiglio dei ministri
darà il via libera al Def, il
Documento di economia e finanza. La settimana successiva, probabilmente il 16, sarà la volta del
decreto per ridurre l’Irpef a chi
guadagna meno di 28 mila euro
l’anno.
Ma appunto, in vista di questi
due appuntamenti, Tesoro e palazzo Chigi devono mettere mano a questi due nodi.
Soprattutto per quanto riguarda il debito, infatti, il Def potrebbe essere accompagnato
per la prima volta — dopo l’approvazione del cosiddetto Fiscal
compact — da una relazione da
trasmettere alla Commissione
europea. In cui si spiega perché lo
stock del debito potrebbe non
scendere — come fissato dai trattati — di un 1/20 nella parte eccedente il 60%.
Boschi: i prof non hanno sempre ragione
AREZZO. Maria Elena Boschi torna a trovare gli ex professori
nel liceo classico Petrarca di Arezzo dove nel 2000 si è
diplomata col massimo dei voti e dice agli studenti: «I
professori possono anche sbagliare, non hanno sempre
ragione». Il preside, ormai ultraottantenne, si augura di
vivere abbastanza a lungo «per vedere Maria Elena diventare
la prima presidente del Consiglio donna d’Italia» e lei saluta
gli studenti con uno slogan renziano: «Tenete alta l’asticella
dei sogni, siate ambiziosi ma anche generosi». (Simona Poli)
Il Documento di
economia e finanza sarà
approvato dal Consiglio
dei ministri martedì
LORENZIN
Fra i comparti che
sicuramente
verranno messi a
dieta, c’è la Sanità
guidata da Beatrice
Lorenzin. Risparmi
per un miliardo, ma
potrebbero
crescere
MADIA
Anche il ministero
della Pubblica
amministrazione
dovrebbe
subire tagli. A
partire dagli
stipendi dei
dirigenti pubblici
A Via XX Settembre, dunque,
stanno prendendo in esame un
problema che fino ad ora era rimasto “in sonno”. Sono ormai in
corso di definizione i calcoli sui
debiti che gli enti locali (comuni
e regioni) hanno contratto in
passato e che non sono mai stati
conteggiati anche per la loro indecifrabilità. Una quota di quelle
obbligazioni, quella in conto capitale (il 20 per cento del totale)
andrà a far salire il nostro stock
complessivo. Si tratta, osservano alla presidenza del consiglio e
al ministero dell’Economia, di
una ulteriore eredità ricevuta
dal passato. Cui però è necessario far fronte subito. Questo “ricalcolo” richiede l’attivazione
della procedura fissata dal Fiscal
compact e recepita nella legge
costituzionale del 20 aprile
2012. La variazione — secondo i
tecnici di Palazzo Chigi e del Tesoro — sarà comunque minima
ma dovrà essere votata a maggioranza assoluta dal Parlamento con l’invio di una relazione —
insieme allo stesso Def — alla
Commissione europea. Un passaggio che potrebbe presentare
delle complicazioni soprattutto
al Senato, dove la coalizione di
governo ha numeri meno sicuri e
il raggiungimento di una maggioranza “qualificata” non sempre è stata garantita.
L’attivazione della procedura
“europea”, però, non bloccherà il
piano di Palazzo Chigi sul cuneo
fiscale. «Le coperture — ripete il
premier — ci sono». Il progetto si
articola su tre punti fondamen-
tali: le risorse per coprire i circa
6,5 miliardi necessari verranno
reperite quasi esclusivamente
dalla spending review. Quel
“quasi” è ben presente a Palazzo
Chigi. Secondo i conteggi fatti a
Via XX Settembre, al momento
si può arrivare a 5 miliardi. Per salire alla quota dei 6,5 miliardi necessari a finanziarie la sforbiciata del cuneo fiscale e mettere in
busta paga a 10 milioni di italiani circa 80 euro al mese, il governo dovrà trovare anche altre risorse. E le scelte non potranno
che avere un carattere pretta-
mente “politico”. Proprio di questo dovranno parlare il presidente del consiglio e il titolare dell’Economia Padoan (forse già oggi).
Una quota di fondi allora potrebbe non essere pescata nei
“tagli” di spesa — obbligatoriamente strutturali — ma (esclusa
ogni forma di nuova tassazione)
nel recupero dalla lotta all’evasione-elusione fiscale. Di sicuro,
niente aumento del rapporto deficit/pil dunque che per ora dovrebbe rimanere nelle aspettative al 2,6% e quindi nessuna revi-
sione che comporterebbe — come per il debito — una comunicazione formale a Bruxelles.
Per il presidente del consiglio,
un altro caposaldo sono le pensioni: «Non si possono toccare».
Ma ci sono altri comparti che sicuramente verranno messi a dieta. Sono tre: la Sanità (risparmi
per circa un miliardo, ma potrebbero crescere), beni e servizi, e infine gli stipendi dei dirigenti pubblici, a cominciare dai
ministeriali. L’attuale tetto di
311 mila euro annui scenderà a
270 mila (come il presidente del-
la Repubblica) per i vertici delle
pubbliche amministrazioni. Ma
verranno introdotti almeno altri
tre scaglioni: 190 mila per i capi
dipartimento, 120 per i dirigenti
“di prima” e 80 mila per i dirigenti di seconda.
Restano poi in vita due possibili soluzioni per la distribuzione
concreta dei famosi 80 euro al
mese. Il primo metodo è il tradizionale taglio dell’Irpef per i redditi fino a 28 mila euro. La platea
dei benificiati sarebbe di circa
10,7 milioni di italiani. Questa
ipotesi presenta però due con-
I PUNTI
6,5 MILIARDI
Servono circa 6,5
miliardi per
finanziare gli sconti
Irpef a titolari di
redditi inferiori ai
28 mila euro. Tra i
risparmi della
spending review
spiccano quelli
su Sanità e
dirigenti pubblici.
Nessuno potrà
guadagnare più del
Presidente della
Repubblica (270
mila euro) e
verranno introdotti
dei tetti intermedi
per le fasce
dirigenziali più
basse: 190, 120 e 80
mila euro annui
IL DEBITO
La formalizzazione
dei debiti degli
Enti locali
potrebbe
portare ad
un aumento
del debito
pubblico e
la conseguente
attivazione della
procedura fissata
dal Fiscal compact.
Il Def infatti
potrebbe
essere
votato a
maggioranza
assoluta per
trasmettere a
Bruxelles una
relazione sulla
crescita del debito
DEFICIT
La manovra
non
prevede
per il momento
un aumento del
rapporto
deficit/pil
fissato al 2,6%.
Ma è possibile
che entro la
fine dell’anno
si possa
chiedere alla
Commissione
europea una
revisione fino al
2,9% per stanziare
le risorse necessarie
a favore del
Fondo per
le calamità
e la Cigs
IRPEF
Per assegnare
80 euro al mese
a favore
dei redditi
più bassi
ci sono ancora
allo studio
due ipotesi:
il taglio
dell’irpef
per chi
guadagna
fino a 28 mila
euro l’anno
e il bonus per chi
percepisce fino
a 25 mila euro.
La scelta definitiva
sarà fatta anche
in base alla
dimensione
della platea
dei beneficiari
1 2 3 4
la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
7
PER SAPERNE DI PIÙ
www.governo.it
www.matteorenzi.it
L’INTERVISTA
APPUNTAMENTO
Renzi e il titolare
dell’Economia, Padoan
si incontreranno prima
del Cdm di martedì che
varerà il Def
Zingales: “Premier fortunato
le scelte Bce aiutano l’Italia”
mi effetti per noi».
Ma che tempi avrà l’operazione?
«Non immediati, per i difficili equilibri che comporta. Però si dovevano intanto varare altre misuCERNOBBIO. «Per valutare i benefici del quantitative easing annunciato dalla Bce, tutto dipenderà re non convenzionali, come la riduzione dei tassi
dalle modalità con cui sarà attuato. Se si darà la sui depositi delle banche presso la Bce a livello nepriorità agli acquisti dei bond, un indubbio van- gativo per far sì che le banche ricomincino a pretaggio per lo spread ci sarà». Anche questa fortu- stare alle economie reali. Al “QE” si arriverà: c’è la
na per Renzi? «Lo diceva Napoleone che i genera- parola della Bce, e quando i banchieri centrali parli devono essere fortunati. Il problema è che que- lano non è come quando parlano i politici. Ci sono
sta è la soluzione che i tedeschi vedono con minor dietro delle decisioni prese, e ad esse seguono i fatti. Il problema sono i tempi. Non
favore». Luigi Zingales, econoè che ci sia un orizzonte infinito.
mista dell’University of ChicaNella prima metà del 2015 saligo, invita dal Forum Ambrosetti a contenere gli entusia- “Per Napoleone i generali ranno i tassi americani e tutto
smi.
devono essere fortunati. sarà più difficile. La finestra
Potrebbe essere una monecosì ampia».
Ma questa soluzione non nonE èl’urgenza
della deflaziota di scambio, la Germania
ne?
dà via libera al “QE”, e ma- piace ai tedeschi”
gari un appoggio nella ri«In Italia non ci siamo ancora
negoziazione del Fiscal
come in altri Paesi, c’è però un
Compact, e l’Italia garantiforte rischio. I tassi reali sono alsce riforme?
ti perché comparati con la quasi zero inflazione e
«Mettiamola così: alla Germania lo spread pia- il QE avrà l’effetto benefico di rialzarla. E’ impece. È un modo per tenere a bada la periferia e spin- gnativo perché bisogna farlo in modo massiccio: i
gere sulle riforme: rimarcare la differenza fra la lo- mille miliardi sono plausibili. E’ un passaggio chiaro economia e le altre».
ve. Pensiamo al gap di competitività fra Italia e
Però il voto sulle “misure non convenzionali” Germania. Abbiamo perso 30 punti di costo del laalla Bce è stato unanime…
voro dal 1999. La differenza di inflazione, se si am«Ma non perché la Bundesbank sia diventata plia, contribuirà a ridurre il gap, purché l’inflazioun agnellino. La banca tedesca sa benissimo che ne tedesca si distacchi di più da quella italiana. Se
qualcosa bisogna fare. Ma vuole dire la sua. Esi- continuano con lo 0,9 contro il nostro 0,5 ci vorstono diverse versioni di quantitative easing. Ol- ranno 50 anni per recuperare competitività. La
tre ai bond si possono acquistare le asset backed Germania deve arrivare al 2,5 e allora gli anni si risecurities, titoli formati dai prestiti alle piccole im- ducono a 12. Ma vai a convincere i tedeschi che ne
prese “impacchettati”. Ma in Italia il mercato del- uscirebbero benefici per tutti, loro compresi…»
le Abs è ridotto e questa soluzione avrebbe mini© RIPRODUZIONE RISERVATA
DAL NOSTRO INVIATO
EUGENIO OCCORSIO
FOTO:LAPRESSE
troindicazioni: c’è un effetto trascinamento della riduzione irpef
a favore dei redditi fino a 55 mila
euro. E al contrario non offre alcun beneficio gli incapienti — i
senza reddito — e coloro che percepiscono fino a 8 mila euro annui.
La seconda ipotesi — nonostante le smentite dei giorni
scorsi — resta quella del “bonus”.
Che a Palazzo Chigi preferiscono
chiamare “contributi”. In questo
caso verrebbero coinvolti anche
gli “incapienti” ma si allargherebbe sensibilmente la platea,
>
BELPAESE
tanto da dover abbassare il tetto
dei beneficiatari a un reddito
massimo di 25 mila euro annui.
La strada da imboccare entro i
prossimi 10 giorni, dunque, sarà
probabilmente quella in grado di
rispettare il budget disponibile.
Infine c’è un altro aspetto che
a Via XX Settembre stanno già
valutando. Ossia l’utilizzo del
margine che al momento ci concede il deficit. Il dato di partenza
è che Renzi non vuole sforare il
parametro del 3% nel rapporto
deficit/pil. Però si stagliano già
all’orizzonte delle spese per il
ALESSANDRA LONGO
Il fronte liberal
DAVVERO tutti quelli che si oppongono alle riforme costituzionali in salsa renziana sono dei vetero cattocomunisti? Quel che resta del mondo liberale si ribella
alla semplificazione. Martedì, a Roma, si riunirà l’European Liberal Forum, l’organizzazione che raggruppa i centri studi e le fondazioni facenti capo all’Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa. Riassunto
liberal-incazzato: «Espellere le minoranze dal Parlamento? Cose turche!». Quel che preoccupa la comunità è il pericolo di «una tirannide della maggioranza»: «Le minoranze politiche, e fra queste spesso
anche i partiti liberali, sono sempre più discriminate
nei sistemi elettorali». Pronto un invito ai senatori:
«Agite da rappresentanti della nazione anziché da
esecutori degli ordini dei capi dei due partiti maggiori».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
2014 che imporranno un intervento. Il Fondo per le calamità,
ad esempio, è vuoto. Va ricolmato per affrontare in autunno
eventuali emergenze. Non solo.
Arrivano a scadenza i lavori che
fanno seguito alle calamità naturali del 2013. Altra spesa. Per non
parlare delle cosiddette “varie
ed eventuali” e di alcune crisi
aziendali che spingerà il governo
ad attivare la cassa integrazione.
Per questo il ricorso al deficit con
un aumento fino al 2,9% del Pil
potrebbe essere autorizzato nei
prossimi mesi. Magari in autun-
Il decreto per lo sconto
fiscale dovrebbe avere il
via libera il prossimo
16 aprile
no. Anche in quel caso ci sarà bisogno di un voto a maggioranza
qualificata alla Camera e al Senato e poi di una comunicazione
a Bruxelles. Ma questo fa parte
della “seconda fase” del governo
Renzi. Anche perché a Palazzo
Chigi tutti sperano il calo dei tassi possa mettere a disposizione 23 miliardi in più. E che con gli 80
euro al mese inserite nelle buste
paga e con il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione alle imprese, il Pil possa
avere un’accelerazione nell’inversione di tendenza già evidenziata all’inizio dell’anno. Il premier insomma scommette sulla
ripresa sperando che non sia solo un fuoco di paglia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
9
PER SAPERNE DI PIÙ
www.agenziaentrate.gov.it
www.fiscooggi.it
Le tasse
Le “otto Italie” dell’evasione fiscale
L’Agenzia delle entrate ha mappato il rapporto del Paese con le tasse, incrociando contesto socio-economico e tenore di vita
Oltre 11 milioni di residenti nelle aree ad “alto rischio”. Roma e Milano tra le province della fascia “media”
<SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
VALENTINA CONTE
La mappa degli italiani e il fisco
O
TTO in tutto ne ha rintracciate l’Agenzia del-
le entrate che ha potenziato DbGeo, un
enorme database, integrato con dati di
Istat, Banca d’Italia e Catasto. Mappando, per la
prima volta in modo così compiuto, lo Stivale secondo zone omogenee per caratteristiche non solo fiscali, economiche e industriali. Ma anche sociali. Tenendo conto del disagio, della criminalità,
dell’importo medio della pensione, dei senza lavoro e degli occupati. Con l’obiettivo di stanare chi
non paga le tasse, certo. Ma calibrando gli interventi, anche in base ad un lettura del contesto. Forte con i forti, più vicina ai deboli. Almeno nelle intenzioni. Pronta forse a superare il record del 2013:
13,1 miliardi di somme recuperate, sui 90 di tax
gap (differenza tra imposta dovuta e versata). «La
condizione socio-economica è un fattore che influenza l’adempimento spontaneo», ha dichiarato
il 2 aprile in Parlamento il direttore dell’Agenzia,
Attilio Befera. Quasi una svolta.
La mappa di Arlecchino che ne viene fuori racconta storie dentro le macchie di colore. Vero che
nel Meridione si tende di più ad evadere, ma il con-
Ripartizione delle province italiane
sulla base del Db Geo
Bz
LE ZONE
So
Vb
Lc Bg
Mb
Va
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Bi
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Bl
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Co
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Fe
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Ra
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Fc
Pt Po
Fi
Pu
Ar
Si
An
Mc
Pg
STANNO TUTTI BENE
Alto tenore di vita,
bassa pericolosità
sociale e fiscale,
medie strutture
produttive e di
comunicazione
Fm
Ap
Gr
Te
Tr
I grandi capitali esentasse, con astuzie
e alchimie, prendono il volo soprattutto
dal settentrione. Nel Mezzogiorno
il sommerso è quasi un obbligo
Vt
Pe
Ri
Ch
Aq
Roma
Fr
Is
Cb
Fg
Lt
testo è anche più difficile, il sommerso quasi un obbligo. Non che questo giustifichi, ma se ne tiene
conto. Laddove i grandi capitali esentasse, con
astuzie e alchimie, prendono il volo soprattutto al
Nord. L’Agenzia delle entrate dunque prova a leggere i profili di quest’Italia. Sceglie 36 variabili
(dalle 246 analizzate) e le sistema in sette gruppi:
numero contribuenti, pericolosità fiscale, pericolosità sociale, tenore di vita, maturità della struttura produttiva, livello di tecnologia dei servizi, disponibilità di infrastrutture di trasporto. Emergono otto profili, declinati secondo titoli di film. Roma e Milano, ad esempio, finiscono in Metropolis,
capolavoro di Fritz Lang.
Il Sud si muove tra Rischio totale, Non siamo angeli, Niente da dichiarare?. Il Nord spazia tra Stanno tutti bene e L’industriale. Il Centro cammina sul
filo, tra Gli equilibristi e Pericolose abitudini. Al top
della pericolosità fiscale, il Sud. Che però vince anche la palma di quella sociale (estorsioni, truffe,
delitti, frodi). In teoria, dunque, oltre 11 milioni di
potenziali furbetti tra Calabria, Campania, Puglia,
Isole e le altre terre del Meridione. Contro 23,3 milioni di presunti virtuosi, a basso rischio (CentroNord). E 9,4 milioni in bilico (Roma e Milano).
NIENTE DA DICHIARARE
Piccolo bacino di
contribuenti, alta
pericolosità fiscale,
bassa ricchezza, ma
buona disponibilità
di infrastrutture
FILM E TITOLI
L’Agenzia delle
Entrate ha scelto un
titolo di film per ogni
zona geografica.
Metropolis di Fritz
Lang per Roma e Milano
Ro
Pi
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GLI EQUILIBRISTI
Modesto bacino di
contribuenti,
medio tenore di
vita, media
pericolosità fiscale,
bassa quella sociale
Bt
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Nu
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Br
Le
Or
Og
Vs
Ci
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Ca
RISCHIOSE ABITUDINI
Modesta struttura
produttiva. Medioalta pericolosità
sociale. Medio
tenore di vita e
pericolosità fiscale
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Pa
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FONTE AGENZIA DELLE ENTRATE
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RISCHIO TOTALE
Massimo rischio sia
sociale che fiscale.
Minimo tenore di
vita, uso delle
tecnologie e
tessuto produttivo
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FONTE AGENZIA DELLE ENTRATE
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’INTERVISTA IL RICERCATORE
“Ma nei miei dati Nord e Sud sono uguali”
ROMA. «Non è una mappa dei
buoni e dei cattivi». Stefano Pisani, responsabile dell’ufficio
analisi statistiche econometriche e “papà” del DbGeo - la macchina dell’Agenzia delle Entrate che ha scandito l’Italia in otto
zone - non vuole salire in cattedra.
È l’Italia che evade...
«Ma non solo. È la fotografia di
un Paese complesso, eterogeneo, diversificato. In cui Caserta
assomiglia a Napoli, ma è diversa da Benevento, pur essendo
nella stessa Regione. In cui Latina differisce completamente da
Rieti, ma è più vicina ad Imperia.
Un Paese in cui l’indicatore dei rifiuti urbani di Prato è stranamente elevato, indice di un’economia sommersa rilevante. L’Italia dalle mille sfaccettature».
Un Paese strozzato dalla solita
dicotomia, però: Nord produtti-
v
o e ligio, Sud assistito e pieno di
evasori.
«Solo in apparenza. E il DbGeo
ci aiuta a chiarire il più comune
degli equivoci. È vero, l’indicatore che abbiamo scelto per misurare la pericolosità fiscale, la tendenza a pagare le tasse, è assai
sotto la media nelle Regioni meridionali. Ma attenzione, si tratta della propensione ad evadere,
dunque del rapporto tra le somme non pagate e quelle dichiarate. Se guardiamo all’entità dell’evaso, il Centro-Nord la fa da padrone. In altre parole, nel Mezzogiorno si evade in modo diffuso, ma per cifre in media molto
più basse che altrove. La dicotomia non esiste».
Cosa le fa dire questo?
«Le forme di elusione ed evasione sono assai più sofisticate al
Nord. L’area industriale emiliana, ad esempio, che si espande
IL CASO
verso la Lombardia ha lo stesso
profilo: una media impresa dinamica e una certa tranquillità sociale. Ma questo non la mette al
riparo dalla grande evasione.
Mentre laddove la realtà produttiva è più povera, i redditi più bassi, il sommerso più diffuso, la propensione ad evadere sale. Ma le
cifre sono più basse».
n
a a cosa serve la mappa, se
M
on consente classifiche?
Sequestrata Villa Nannini
LA GUARDIA di Finanza di Milano ha
sequestrato nel senese la villa di
Gianna Nannini in un’inchiesta che
ipotizza un’evasione fiscale da circa
quattro milioni. La cantante si dice
tranquilla, il suo avvocato sostiene
che non ci sono violazioni.
«Il nostro intento non era di stilare una graduatoria. Ma capire i
punti di forza e di debolezza di
ogni area. Ecco perché abbiamo
scelto i nomi dei film, proprio a
sottolineare caratteristiche qualitative omogenee. Questo lavoro serve a rendere l’Agenzia delle entrate più utile ai cittadini e
più selettiva. Ad arrivare in posti
diversi con strumenti diversi».
I blitz stile Cortina non si addicono a tutti?
«In un’area con pericolosità
sociale bassa, basta il controllo di
un funzionario. Per realtà più
complesse, si attiva la Guardia di
Finanza. Ecco perché non è sufficiente ragionare in termini di Regioni, ma disaggregare, arrivare
al territorio. E non guardare solo
alle auto di lusso, ma anche al
consumo di energia elettrica, alla quantità di spazzatura, all’indice di disoccupazione».
Per stanare gli evasori non ba-
sta incrociare i famosi dati fiscali?
«Quello è il livello micro. Diciamo che il DbGeo è come la centralina dell’inquinamento: segnala i fumi ma non dice chi inquina. Noi orientiamo l’azione
dell’Agenzia descrivendo a livello macro le zone. Poi dopo certo,
partono i controlli mirati».
(v.co.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
NON SIAMO ANGELI
Rischio medio
fiscale e sociale
Bassi tenore di vita
e condizione di
strade, autostrade
e ferrovie
L’INDUSTRIALE
Rischiosità fiscale
minima, alto tenore
di vita e diffuso uso
di Internet. Media
pericolosità sociale,
trasporti scarsi
METROPOLIS
Forte dinamismo
delle imprese,
disagio sociale
sopra la media, alto
reddito, rischio
fiscale medio-alto
la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
10
Il centrodestra
PER SAPERNE DI PIÙ
www.nuovocentrodestra.it
www.forzaitalia.it
Dalla Sicilia al Nord Est
la campagna acquisti Ncd
ora allarma Forza Italia
Il capo degli enti locali Misuraca: sta passando con noi il 10%
E in Puglia a Fitto è rimasto fedele un solo consigliere
Militanti ad una manifestazione del Nuovo centrodestra
EMANUELE LAURIA
ROMA. Un paese, nel Sud terra di conquista
degli alfaniani, ha già dimenticato Silvio
Berlusconi. È Ceglie Messapica, Comune di
20 mila abitanti nella Valle d’Itria, unico d’Italia ad avere un monocolore dell’Ncd. Lì il
sindaco, la giunta e l’intera maggioranza
(17 consiglieri) sono passati in blocco nella
formazione del ministro degli Interni. Tutti
presenti, venerdì, al battesimo della candidatura di Massimo Ferrarese, ex presidente
della Provincia di Brindisi e ras del voto nel
Salento. Che sulla navicella di Alfano vuol
giungere a Bruxelles. D’altronde, il Nuovo
centrodestra non si fa scrupoli, in questi
giorni che precedono la chiusura delle liste
per le Europee nel sottrarre personale poli-
tico ai “cugini” di Forza Italia. La contesa va
dal Parlamento all’ultimo consiglio di circoscrizione. Sempre in Puglia, un altro acchiappavoti del calibro del sottosegretario
Massimo Cassano, ha appena concluso i lavori di irrobustimento del gruppo dell’Ncd
alla Regione: con l’approdo degli ultimi due
consiglieri, sono diventati sette i nuovi arrivi. Cinque provengono da Fi. Raffaele Fitto,
che da queste parti una volta faceva il vuoto, ne mantiene solo uno. Uno storico sorpasso è avvenuto anche al Comune di Bari,
dove il gruppo dell’Ncd è salito a quota 5,
lasciando i forzisti a cima 3. «Troviamo terreno fertile — dice Cassano — perché Berlusconi è in grossa difficoltà. Per l’incombenza del 10 aprile, probabilmente, ma di
certo per essersi affidato ai “falchi” che poi
troppo tardi ha rinnegato».
Sono i numeri, d’altronde, a disegnare
una crescita dell’Ncd sul territorio che, se da
un lato non garantisce agli alfaniani la certezza di raggiungere il 4 per cento alle Europee (infatti si è stretta l’alleanza con l’Udc),
dall’altro è prova certa dell’emorragia di
Forza Italia: il Nuovo centrodestra ha superato quota tremila amministratori, fra i quali quasi cento consiglieri regionali, 403 sin-
I CASI
BENDIN
Iginio Bendin, già
potente consigliere
regionale forzista di
Rovigo, si candida
alle prossime
Europee e tratta
con alcuni deputati
di Scelta civica
In Campania gli alfaniani fanno la
corte a due deputati vicini a
Cosentino: Il veneto Bendin:
con noi otto parlamentari
daci, 1.462 consiglieri comunali, 179 consiglieri di circoscrizione. Dore Misuraca, responsabile enti locali Ncd, stima in un “buon
10 per cento” l’aumento nell’ultimo mese
del numero dei rappresentanti delle istituzioni. «E altri — aggiunge — arriveranno prima dell’assemblea della prossima settimana. Da dove? Soprattutto da Forza Italia».
In Sicilia, la patria di Alfano, la rete viene
calata dal luogotenente Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura che punta soprattutto gli uomini dell’ex governatore Raffaele Lombardo, vicinissimo un tempo
a Gianfranco Micciché: fra questi, l’ex deputato Roberto Commercio, l’ex assessore regionale Paolo Colianni, l’ex vicesegretario
dell’Mpa Giancarlo Granata. D’altronde, in
Sicilia va in scena un vero e proprio derby,
per Angelino. E se Micciché ha annunciato la
sua disponibilità a candidarsi su Twitter
senza ricevere risposta da Berlusconi, l’NcdUdc si appresta a schierare per le Europee
una squadra di campioni delle preferenze,
dall’ex ministro Gianpiero D’Alia all’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio.
In Campania è diventata più serrata la corte di Alfano ad alcuni esponenti del gruppo
di Nicola Cosentino: i contatti con i deputati
Pietro Langella ed Eva Longo sono in stato
avanzato. Dal Vesuvio al Nord-Est, la situazione non cambia granché. Iginio Bendin,
già potente consigliere regionale forzista di
Rovigo, si candida alle europee annunciando «nuovi sogni e buona volontà» ma anche
un imminente accordo con una pattuglia di
deputati di Scelta civica, fra i quali il responsabile organizzativo Andrea Causin. «Sulla
scia di Albertini, dai sei agli otto parlamentari alla fine verranno con noi», dice Bendin
che se la vedrà con due quotati avversari, anche loro ex azzurri: l’eurodeputato uscente
Antonio Cancian e il presidente del consiglio
regionale veneto Clodovaldo Ruffato, che
qualche giorno fa ha lanciato la propria candidatura in un ricevimento con duemila
ospiti nel castello di Lispida, nel Padovano.
Cercando di rubare a Berlusconi, oltre ai voti, un pizzico di grandeur.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
CASTIGLIONE
In Sicilia il
sottosegretario
all’Agricoltura
Giuseppe
Castiglione rastrella
consensi e uomini
dell’ex governatore
Lombardo
CASSANO
Sempre in Puglia,
un altro
acchiappavoti
come Massimo
Cassano ha
irrobustito il
gruppo Ncd in
Regione: sono sette
la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
11
PER SAPERNE DI PIÙ
ec.europa.eu
www.presseurop.eu
L’Europa
Verso le elezioni. Cambia il metodo di designazione dei vertici delle istituzioni
Per la prima volta non saranno più decisi all’unanimità. E le nuove norme rendono la corsa più complessa
Testa a testa tra il socialista tedesco e Juncker per la successione a Barroso. Ma Parigi spinge per il capo del Fmi
Nomine Ue, Lagarde sfida Schulz
e l’Italia gioca la carta Bonino
mentre i sondaggi rivelano, alla vigilia delle elezioni, un
diffuso sentimento anti-europeo, l’Europa si
prepara a vivere un’autentica rivoluzione nel settore forse più
delicato: la nomina dei vertici
delle istituzioni. Per la prima volta infatti, grazie all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, le
massime cariche europee non
saranno più decise all’unanimità dai capi di governo. Inoltre
il Parlamento europeo avrà un
ruolo decisivo nella designazione del Presidente della Commissione, che dovrà essere scelto
«tenendo in considerazione» i ri-
dell’Eurogruppo con una nomina permanente in sostituzione
dell’attuale ministro olandese
Jeroen Dijsselbloem.
Grazie al trattato di Lisbona,
il Parlamento potrà proporre un
proprio nome per la carica di
presidente della Commissione,
e dovrebbe indicare il candidato
del partito che avrà preso più voti alle elezioni. I due favoriti, in
un testa a testa serrato, sono il
socialista tedesco Martin
Schulz, attuale presidente del
Parlamento europeo, e il democristiano lussemburghese JeanClaude Juncker, già primo ministro del Granducato e presidente dell’Eurogruppo. Naturalmente circolano molti altri nomi, dalla direttrice del Fmi Christine Lagarde, al premier
Salta il diritto di veto
di un singolo governo,
uno strumento usato
in passato dai britannici
Intesa franco-spagnola
per la presidenza
dell’Eurogruppo
su Luis de Guindos
sultati delle elezioni di maggio.
La fine della regola dell’unanimità cancella il diritto di veto
di un singolo governo: uno strumento che i britannici hanno
utilizzato due volte in passato
per bocciare candidati troppo
europeisti e imporre come presidenti della Commissione personalità deboli: nel ‘95 il lussemburghese Jacques Santer e
nel 2004 il portoghese Josè Manuel Barroso. Ma le nuove norme rendono la partita che si giocherà a partire da giugno ancora più complessa, anche se certamente più trasparente e democratica.
Dopo le elezioni europee, i capi di governo dovranno decidere quattro poltrone importanti:
il presidente della Commissione, in sostituzione di Barroso, il
presidente del Consiglio europeo, in sostituzione di Van Rompuy, l’Alto rappresentante per
la politica estera, in sostituzione
di Catherine Ashton, e verosimilmente anche il presidente
irlandese Enda Kenny, alla presidente lituana Dalia Grybauskaite. Ma poiché il Parlamento
dovrà poi votare la fiducia al presidente della Commissione scelto dai capi di governo, questi difficilmente potranno ignorare
l’indicazione che arriverà dall’assemblea legislativa. Se si arrivasse, come è probabile, a un
accordo tra Pse e Ppe, e se non ci
fosse una vittoria netta di uno
dei due partiti politici, è dunque
probabile che alla Commissione
venga designato Schulz, mentre Juncker potrebbe essere nominato dai capi di governo a presiedere il Consiglio europeo.
Per la poltrona di presidente
dell’Eurogruppo si sta facendo
strada l’ipotesi di Luis de Guindos, popolare, attuale ministro
dell’economia spagnolo. Sul suo
nome ci sarebbe un’intesa franco-spagnola che prevede anche
la successiva nomina dell’ex ministro dell’economia francese,
Pierre Moscovici, socialista, come responsabile degli affari eco-
ANDREA BONANNI
BRUXELLES
P
ROPRIO
GLI AFFARI ESTERI
Emma Bonino in corsa per il
ruolo di Alto rappresentante
Affari Esteri della Ue. In alto,
Christine Lagarde
nomici della Commissione, posto importantissimo oggi occupato dal finlandese Olli Rehn.
L’Italia, pur disponendo di
personalità apprezzate in Europa, come Mario Monti ed Enrico
Letta, in questa partita non può
nutrire ambizioni troppo elevate perché già ha espresso Mario
Draghi alla presidenza della
Bce, la poltrona più importante
di tutta l’Unione europea. Negli
ultimi tempi si va rafforzando l’ipotesi di una designazione per
Massimo D’Alema come commissario, magari con un incarico agli Interni o alla Giustizia. Il
caso italiano è particolare perché il commissario uscente, Antonio Tajani, che è anche uno dei
vicepresidenti della Commissione, si è candidato alle elezioni del Parlamento europeo, e
dunque andrà sostituito già a
giugno, mentre la designazione
dei commissari normalmente
avviene a settembre.
Tuttavia Renzi potrebbe avere una chance per guadagnare
al nostro Paese l’importante poltrona di Alto rappresentante
per la politica estera dell’Ue. I
candidati per quell’incarico sono molti, dallo svedese Carl Bildt
al polacco Radoslav Sikorski.
Ma, se nessuna donna andasse
alla Commissione o al Consiglio,
su quella nomina si aprirà sicuramente una questione di gender balance poiché è inconcepibile che tutti i vertici europei siano occupati da maschi senza
neppure una presenza femminile. E in Europa, dopo la modestissima prova offerta da Catherine Ashton, sono poche le donne che possano vantare titoli
credibili per aspirare al ruolo di
ministro degli Esteri della Ue.
Tra queste, la più conosciuta e rispettata è sicuramente Emma
Bonino, già commissario europeo e ministro degli Esteri italiano nel governo Letta. Una sua
candidatura, sostenuta con convinzione da Roma, potrebbe forse guadagnare all’Italia un secondo posto di vertice in Europa,
dopo quello di Mario Draghi.
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la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
IL VOTO IN AFGHANISTAN
PER SAPERNE DI PIÙ
Il reportage
www.afghanistannewscenter.com
www.tolonews.com
Kabul.Milioni di afgani in fila ieri per eleggere il presidente
Malgrado la paura di attentati e il sangue delle ultime settimane
Anziane col burqa e giovani
con hijab e tacchi a spillo
Un giorno storico: “Il nostro
futuro adesso può cambiare”
Al seggio con Jamila
“Un voto contro i Taliban
per i diritti delle donne”
DAL NOSTRO INVIATO
GIAMPAOLO CADALANU
KABUL
J
appartiene alla generazione che gli uomini
dal turbante nero li ha affrontati. Erano spaventosi, dicevano cosa si poteva
fare e cosa no. A 45 anni non si
vergogna nell’ammetterlo: «Mi
sono chiesta tante volte se valeva
la pena di andare a votare. Avevo
paura. Sapevo che i Taliban hanno minacciato rappresaglie. Ma
ho voluto avere fiducia, per me
stessa e per il paese. Ho pensato:
forse il futuro dell’Afghanistan
può cambiare, anche per un solo
voto». Alle nove del mattino è
uscita di casa sotto la pioggia, sfidando assieme il monito dei fondamentalisti e il fango della scarpata, e si è avvicinata al seggio,
nella moschea Gaghoria.
Accanto a lei c’era Maria, al suo
primo voto di diciannovenne. Era
AMILA
sotto il burqa e giovanissime con
hijab e tacchi a spillo, madri sfiancate con i bambini attaccati al collo e contadine centenarie con la
pelle cotta dal sole. Sapevano che
il nuovo presidente afgano avrà
un solo grande punto da decidere.
Non farà il miracolo di riavviare
l’economia dalla paralisi. Non potrà cambiare gran che nello sce-
nario geopolitico. Non avrà la forza di stravolgere le regole più arcaiche della cultura afgana. Ma
l’uomo che prenderà il posto di
Hamid Karzai, se vorrà, potrà resistere alla tentazione di cedere i
diritti di tutte loro: delle più povere, spettri timidi sepolti sotto il
poliestere azzurro, come delle più
ricche, padrone di casa orgoglio-
LE ELEZIONI
Una guardia armata
vigila sulla folla in fila
da ore per votare in
un seggio della
capitale Kabul
se, con il rossetto e le unghie laccate. “Svenderle”, approfittando
della progressiva disattenzione
dell’Occidente, sarebbe una scorciatoia per un accordo con i Taliban, forse verso quella pace che
tutti gli afgani sognano. Ma per loro sarebbe il ritorno al Medioevo.
Per questo erano oltre due milioni e mezzo, secondo la Com-
missione elettorale, le afgane che
hanno celebrato i meccanismi
della partecipazione, spingendo
la scheda con le dita macchiate fino in fondo agli scatoloni di plastica con i sigilli verdi, le urne della giovane democrazia afgana. Lo
schiaffo al fondamentalismo si è
sentito chiaro e forte, sette milioni di persone l’hanno assestato
con energia e con il sorriso, facendo segnare ai trionfanti funzionari di governo un insperato 58 per
cento di affluenza e pochi incidenti.
Jamila ride, di un riso leggero:
«Il tempo dei Taliban è finito».
Chiediamo del ricordo più brutto,
e lei continua a sorridere: «Una
volta, era d’estate, ho comprato
un gelato. Al mango, è il gusto che
mi piace di più. Subito mi sono
sentita arrivare una frustata sulla nuca. Era un Talib: considerava
indecente l’idea che fossi entrata
nella gelateria senza accompagnatori. Ho buttato via il gelato,
sono andata via. Il gusto di mango mi piace, quello delle frustate
molto meno». Solo per un momento la voce si abbassa e il sorriso si vela: «No, non lo sopporterei
di vedere mia figlia frustata per
un gelato. Per fortuna è finita».
Jamila guarda Maria con
un’occhiata tenera. Per la nuova
40%
ALLE URNE
In occasione delle ultime
presidenziali ben il 40 per cento
degli elettori sono state donne
MADRE E FIGLIA
Jamila, 45 anni, e la figlia
Maria, 19 anni, al suo primo
voto. Foto: Antonio
Lemma (Pangea)
emozionata e decisa, con il sorriso dell’altra generazione. Lei i
barbuti che si facevano chiamare
“Dipartimento per la promozione
della virtù e la prevenzione del vizio” non li ha mai conosciuti. Per
lei, gli uomini non possono che essere come Abdulhakim, suo padre, base di ogni certezza e affetto anche per Jamila e per gli altri
sette figli, dritto come un fuso nonostante i 62 anni e la barba candida.
Tutti e tre hanno infilato l’indice nell’inchiostro, hanno ritirato
le schede, hanno segnato una crocetta accanto al nome di Abdullah Abdullah. «Ci fidiamo di lui. Lo
sappiamo, non svenderà i diritti
delle donne ai Taliban in cambio
di un compromesso. O almeno,
contiamo su di lui all’ottanta per
cento», ride Jamila.
Sapevano benissimo che cosa
c’era in palio ieri, le afgane in fila
davanti ai seggi, anziane curve
300
LE CANDIDATE
Su 2700 candidati locali oltre
300 sono donne. Mai così
tante le donne candidate
generazione, l’ipotesi di affrontare la frusta equivale a quella di
viaggiare nel tempo: «Picchiare
le donne? Non succede più. Io sto
finendo il liceo, voglio andare all’università, studiare Informatica». Maria le speranze le coltiva, è
cresciuta lontana dai guardiani
del vizio: «Voglio restare in Afghanistan, voglio diventare una
persona colta e buona, voglio essere utile al mio paese, se ne avrò
la possibilità. Mi fido del dottor
Abdullah, almeno per quanto ci si
può fidare di un candidato. Ha
preso l’impegno di fermare le violenze contro le donne».
Persino Abdulhakim, orgoglioso della sua famiglia, è ottimista.
E per sottolineare la sua fiducia,
spiega in una frase tutto l’Afghanistan: «Credo anch’io che Abdullah si impegnerà per le donne. Altrimenti non le avrei lasciate andare a votarlo».
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la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
I CRISTIANI NEL MIRINO
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PER SAPERNE DI PIÙ
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Camerun
Due preti rapiti, l’ombra di Boko Haram
I fondamentalisti vicini ad Al Qaeda dietro il sequestro di Gianantonio Allegri e Giampaolo Marta, di Vicenza
Nei mesi scorsi altri religiosi sono finiti nel mirino dei terroristi. Il vescovo: “Siamo scossi, preghiamo per loro”
VINCENZO NIGRO
A
in Italia il nome di
Boko Haram ormai ha
una brutta fama: da ieri
LA SCHEDA
non sarà più sconosciuto
quasi a nessuno. Nella notte fra
venerdì e sabato due sacerdoti
italiani e una suora canadese sono stati rapiti nell’estremo Nord
del Camerun, in una zona al confine con la Nigeria e il Ciad. Anche se non c’è stata ancora una rivendicazione, è praticamente sicuro che siano stati loro, gli integralisti islamici nigeriani, a portar via Gianantonio Allegri, 57
anni e Giampaolo Marta, 47 anni, assieme a suor Gilberte Bussier, di 80 anni. I miliziani sono
arrivati a volto scoperto alle 2 di
notte, hanno devastato i locali
I PROTAGONISTI
della missione in cui dormivano i
Don Gianantonio
religiosi e, dopo averli accurataAllegri (nella foto),
mente selezionati fra i presenti,
Don Giampaolo
se li sono portati via senza proMarta e la suora
blemi. «L’unico dubbio che abcanadese Gilberte
biamo è che si possa trattare di
Bussier, sono stati
un gruppo camerunese che era
rapiti a Maroua,
stato infastidito dal ritrovamenCamerun
to di un deposito di armi denunciato alla polizia», dicono fonti
del Ministero degli Esteri che lavorano al rapimento, «ma per
NIGER
Lago Ciad
il resto tutto parla di Boko
Haram».
CIAD
Il luogo del rapimento,
Maroua
Maroua, è nel Nord del
Camerun, in quella zo500 km
NIGERIA
na in cui il paese – come
dicono i locali - si piega
Ngaoundéré REP
a “becco d’anatra” fra i
CENTRAFRICANA
confini della Nigeria e
CAMERUN
del Ciad. Una zona che
Golfo
Yaoundè
viene attraversata di
di Guinea
continuo dalle carovane
che alimentano di armi e
GUINEA EQUATORIALE
rifornimenti i vari i gruppuGABON
scoli che oltre confine, in Nigeria,
formano la galassia nota come
Boko Haram.
I TERRORISTI
I due sacerdoti italiani sono
Boko Haram è
preti della diocesi di Vicenza asun'organizzazione
segnati alla missione in Camefondamentalista
run come “fidei bonum”: non soislamica nata in
no cioè membri di congregazioni
Nigeria. Il suo
missionarie come i comboniani o
nome significa
di altre congregazioni che co“l’Occidente è
munque operano anche all’estepeccato”
ro come i gesuiti, i salesiani o altri. Sono preti che hanno una loro
parrocchia in Italia, un rapporto
LEGAMI CON AL QAEDA
con la loro diocesi nazionale, che
Boko Haram,
hanno chiesto al loro vescovo di
colpevole di
partire in missione per un certo
almeno 450
periodo e con la diocesi mantenomicidi, ha stretti
gono un rapporto continuo che
legami con
anzi allargano e consolidano con
Al Qaeda
la missione africana in cui vengono inviati. Per questo ieri a Vicenza il vescovo
Beniamino Pizziol ha invitato
tutte le parrocchie della diocesi
alla preghiera:
«Siamo tutti molto scossi, non vogliamo complicare le cose con parole o azioni non
calibrate».
GLI ALTRI RAPITI
Nella casa di Maroua in cui è
Gli altri italiani
ospitato il gruppo di suore della
rapiti sono Padre
Divina Volontà di Bassano del
Paolo Dall’Oglio
Grappa di cui fa parte la religiosa
scomparso in Siria,
canadese, vivono altri due sacerGiovanni Lo Porto
doti italiani, don Maurizio Bolsparito in Pakistan
zon e don Leopoldo Rossi. Nei
e Gianluca Salviato
giorni scorsi avrebbero ricevuto
rapito in Cirenaica
minacce da alcuni criminali a cui
la polizia avrebbe sequestrato
un carico di armi. Secondo una
delle suore proprio ieri era previsto un incontro tra i sacerdoti per
capire come proteggersi.
Detto questo, a Roma però
NCHE
LA MISSIONE
Padre Allegri (il
secondo da destra) e
il vescovo di Vicenza
Pizzol nella scuola
cattolica di Tchere
FOTO: UGO PANELLA
molti ritengono che il rapimento
sia un’azione di miliziani di Boko
Haram entrati in Camerun dalla
Nigeria. «Boko Haram ormai è
una galassia di alcune centinaia
di gruppi», dice padre Giulio Albanese, missionario comboniano che conosce bene l’Africa e la
regione. «La linea di confine fra
Nigeria e Camerun è lunga 1.700
chilometri, e da lì può passare di
tutto». Padre Giulio sottolinea
che «quella di Boko Haram è una
battaglia per il potere prima che
una guerra di religione, perché
hanno fatto centinaia e centinaia di morti anche fra i musulmani nel loro tentativo di consolidamento e di espansione nel
Nord della Nigeria». Ma certo l’obiettivo del gruppo è quello di ridimensionare la presenza cristiana in Nigeria e di rovesciare il
governo federale.
Il gruppo fu fondato nel 2002
dallo sceicco Mohammed Yusuf
per riportare nel paese africano
una sharia senza compromessi
con la modernità. Yusuf creò nella città di Maiduguri una moschea e una scuola islamica, che
presto diventarono un centro di
reclutamento per combattenti
jihadisti legati ad Al Qaeda in
Africa. Nel 2009 provarono a conquistare il controllo della città: la
polizia e l’esercito risposero, finì
in una strage, con centinaia di
miliziani di Boko Haram uccisi o
arrestati. Da allora, anche dopo
la morte di Yusuf, i gruppi di Boko
Haram si sono dedicati a continue azioni terroristiche: soprattutto la domenica, le chiese cristiane vengono assaltate, i morti
sono stati centinaia e centinaia. I
L’agguato è scattato
nei pressi di Maroua
dove lavorano le suore
della Divina Volontà
militari nigeriani rispondono
con incursioni violente che però
non riescono a risolvere il problema, ma spostano i miliziani di
Boko Haram nei santuari in cui
riescono a nascondersi prima di
colpire nuovamente.
A novembre dell’anno scorso
un altro sacerdote cattolico, il
francese padre Georges Vandenbeusch, era stato rapito in una
modo più o meno simile. Boko Haram rivendicò l’operazione e avviò una trattativa con i servizi di
intelligence francesi. Sempre in
quella regione una intera famiglia, sette persone con padre madre e 5 figli, i Moulin-Fournier,
erano stati rapiti a febbraio 2013
mentre erano in vacanza: sono
stati liberati a fine aprile. Tutti dicono che Boko Haram si è fatto
pagare milioni di euro che sono
poi serviti a finanziare i suoi traffici e la sua “jihad”.
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la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
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PER SAPERNE DI PIÙ
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La Francia
La mensa anti-Islam di Marine Le Pen
A pochi giorni dal successo elettorale, il capo del Front National ordina ai “suoi” sindaci: “Carne di maiale nelle scuole”
Una proposta che indigna anche gli ebrei. E i comunisti insorgono: “Questa è una vera e propria discriminazione”
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
ANAIS GINORI
PARIGI.Appena una settimana dopo aver vinto le elezioni amministrative in dieci città, Marine Le
Pen annuncia la sua prima azione
di governo a livello locale. La carne
di maiale tornerà nei menù di tutte le scuole pubbliche nei comuni
guidati dal Front National. «Non
accetteremo più differenze religiose nelle mense scolastiche» ha
detto la presidente del Fn. Da molti anni, gli istituti francesi hanno
introdotto dei pasti senza carne di
maiale per venire incontro ai bambini di famiglie musulmane ed
ebree. «E’ un attacco alla laicità»
commenta Le Pen secondo cui i
menù halal e kosher non devono
più esistere per i bambini che frequentano scuole dello Stato.
Il ministero dell’Interno, incaricato anche della libertà dei culti, ha ricordato che non esiste alcun obbligo per i comuni responsabili delle mense scolastiche di
servire pasti adattati alle convinzioni religiose degli studenti. Finora, ogni istituto si è regolato autonomamente, tenendo conto delle
richieste delle famiglie. In particolare, l’idea di servire pasti halal
o kosher è difficile da organizzare per via dei controlli sanita-
Persino i primi cittadini
del partito sono stati colti
di sorpresa dalla nuova
intemerata della leader
ri che si applicano in tutte le scuole. Esiste invece una “diversificazione” alimentare sempre più diffusa, come a Lione dove i bambini
che non mangiano maiale possono
scegliere un menù vegetariano.
Anche a Fréjus e Cogolin, due comuni appena conquistati dal Fn,
gli istituti propongono dei piatti
senza maiale. Una dieta speciale
che, secondo Le Pen, dovrebbe ora
scomparire.
I sindaci del partito appena eletti sono stati in parte colti di sorpresa dalla nuova intemerata della loro leader. Molti non hanno ancora
saputo spiegare come intenderanno fare. «Vedremo quale cambiamento introdurre. Di certo, non lasceremo i bambini morire di fame» ha commentato Cyril Nauth,
nuovo primo cittadino di Mantesle-Ville, nella regione di Parigi.
Nauth ha fatto capire che ci sarà comunque un menù adatto a chi non
mangia maiale. «La laicità deve essere rispettata e applicata» ha detto invece, più convinto, Robert Ménard, neosindaco di Béziers, nel
sud della Francia. Davanti all’allarme di molte associazioni di genitori, il vice-presidente del Front
National, Florian Philippot, ha risposto: «Nessuna discriminazione. Ma non si possono accettare divieti imposti dalla religione».
Durante la campagna elettorale per le amministrative, il
Front National ha evitato accuratamente di fare proclami xenofobi o contro alcune comunità,
in particolare i musulmani. I candidati hanno cercato di dare
un’immagine pacificatrice, puntando soprattutto sui temi economici. Ma dopo il risultato del
voto, che per la prima volta consegna oltre mille consiglieri municipali al partito, da nord a sud
del paese, sono tornati gli slogan
di sempre. «Marine Le Pen fa la
laicità al contrario» ha denuncia-
LA LEADER DEL FN
Sotto Marina Le Pen
durante un comizio
elettorale. A destra, bambini
a tavola a una mensa
scolastica francese
to il partito comunista, parlando
di «un’offensiva anti-musulmana a malapena nascosta». In
Francia vivono oltre cinque milioni di musulmani. «Reintrodurre obbligatoriamente la car-
ne di maiale nelle mense scolastiche è un ricatto sui genitori
che penalizza i bambini» ha commentato Pierre Dharréville, responsabile per la laicità nel partito comunista. Poche e timide
invece le reazioni nel partito socialista. Il Front National ha già
incominciato la campagna elettorale per le europee, cambiando registro. E’ tornato a cavalcare i suoi temi preferiti, tra cui il
presunto “comunitarismo” termine con cui Le Pen definisce misure e deroghe nella sfera pubblica per le minoranze etniche e
religiose.
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LA MOGLIE DI HITLER
Eva Braun era ebrea
lo rivela il suo Dna
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA. Il suo amante, e alla fine marito, era l’autore dell’Olocausto: se gli avessero detto che
aveva un’ebrea nel letto sarebbe inorridito, o più probabilmente l’avrebbe spedita verso
una camera a gas. Eppure proprio questa era l’origine di Eva
Braun, colei che Adolf Hitler
sposò poco prima che la coppia
si suicidasse nel bunker di Berlino al termine della seconda
guerra mondiale. Lo afferma,
anche se ci vorrebbe il condizionale, una trasmissione di una
tivù privata britannica sulla base di esami del Dna di capelli trovati attaccati a una spazzola appartenente alla donna. I capelli
contengono una sequenza chiamata aplotipo N1b1, associato
agli ebrei askenaziti, ovvero di
ceppo europeo, passata esclusivamente dalla madre ai figli —
e le leggi tradizionali ebraiche
stabiliscono che l’ebraismo si
eredita solo attraverso la discendenza materna.
Non sembrano esserci dubbi
che la spazzola fosse della
Braun. Fu trovata nel 1945 da
Paul Bauer, un capitano della
Settima Armata americana,
stanziato a Berghof, la residenza sulle Alpi bavaresi dove il
Führer nascose a lungo la sua
amante, più giovane di 23 anni,
temendo che la relazione potesse influenzare la sua immagine.
La spazzola, autenticata da
esperti, porta le iniziali di Eva
Braun. In seguito il figlio del capitano ha venduto la spazzola a
un collezionista, che ha raccolto
i capelli e li ha a sua volta venduti a un collezionista di «reli-
LA DONNA DEL DITTATORE
Eva Braun incontrò Hitler a 17
anni. Si sposarono poco prima
di suicidarsi il 30 aprile 1945
Foto: Curcio Editore
quie» di questo genere. Mark
Evans, presentatore di Dead famous Dna, il programma della
rete televisiva Channel Four, li
ha acquistati recentemente per
2mila dollari. Nel 19esimo secolo numerosi ebrei tedeschi si
convertirono al cattolicesimo,
quindi è verosimile che la Braun
non conoscesse le sue origini.
All’inizio della relazione, Hitler
ordinò al suo segretario Martin
Bormann di indagare sulla famiglia della Braun, che all’epoca aveva 17 anni e frequentava
una scuola cattolica, per assicurarsi che fosse di «razza ariana»
e non avesse antenati ebrei.
Manca tuttavia la prova definitiva che i capelli fossero quelli di
Eva: due discendenti della
Braun si sono rifiutate di fornire
un campione di Dna per determinare se è uguale a quello dell’amante del capo del nazismo.
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la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
LA PROTESTA DI TAIPEI
15
PER SAPERNE DI PIÙ
4am. tw
www. etaiwannews. com
Il reportage
Taiwan.Alla vigilia dell’accordo commerciale con Pechino
a migliaia sono scesi in piazza con una fascia gialla in fronte
Studenti e operai, intellettuali e contadini. “È in gioco la libertà”
Tra i “Girasoli” in rivolta
“Non svendeteci alla Cina”
DAL NOSTRO INVIATO
GIAMPAOLO VISETTI
TAIPEI
LA SCHEDA
A
le fragole a Taiwan nascondono un segreto. Si chiama Cina e
chi tocca questo nervo, scoperto da
75 anni, rischia ancora di morire
avvelenato. Lin Fei-Fan di anni ne
ha 25 e fino a qualche settimana fa era l’icona
LA “PROVINCIA”
della “generazione delle fragole” taiwanesi:
Vi si rifugiarono
giovani, ricchi, apatici, disinteressati alla poi nazionalisti cinesi
litica, morbidi e delicati come il primo frutto
all’indomani
di stagione. Adesso invece è qui, disteso nello
dell’ascesa di Mao
“Yuan legislativo”, il palazzo occupato assieÈ riconosciuta solo
me agli altri universitari nella capitale di
da 22 stati membri
quella che Pechino considera “l’isola ribelle”.
dell’Onu e la Cina
«L’ultima goccia — dice — è stata la pretesa
la considera una
del via libera al patto commerciale con la Ciprovincia ribelle
na che distruggerebbe l’economia di Taiwan.
La posta in palio però è la democrazia conquistata con il voto del 1996».
L’ACCORDO
Ventiquattro anni fa, è stato il movimento
Martedì il governo
dei “Gigli selvatici” a insorgere per trascinadi Taipei ratificherà
re l’ex Formosa fuori dalla dittatura ereditail “Cross Strait
ta dal generalissimo Chiang Kai-shek, leader
Service Trade”
nazionalista del Kuomintang, riparato sull’iche per i rivoltosi
sola dopo la sconfitta del 1949 nella guerra cisvende la provincia
vile cinese contro Mao. Anche allora furono
alla Cina mettendo
gli studenti a lottare per libertà d’espressioa rischio diritti
ne e Stato di diritto. Un quarto di secolo dopo
e pluralismo
la stessa battaglia tocca ai figli dei “Gigli selvatici” e l’“Occupy Taiwan”, inedita versione
asiatica delle rivolte giovanili in Europa e Usa,
IL MOVIMENTO
oggi si chiama “movimento dei Girasoli”.
Gli studenti
Magliette scure e fascia gialla sulla fronte,
del “Movimento
dal 18 marzo grazie alla potenza dei social
dei Girasoli” da
network occupano il parlamento e riuniscono
giorni occupano
nel centro di Taipei, presidiato con migliaia di
il Parlamento
tende, mezzo milione di attivisti decisi a comchiedendo
battere per non essere risucchiati dal regime
la cancellazione
cinese. «Le autorità — dice il leader studendell’accordo
tesco Chen Wei-ting — assicurano che l’accordo con Pechino garantirà il nostro benessere. Invece è l’atto ufficiale di riconsegna di
Mar Cinese
Taiwan alla Cina, attraverso il controllo toCINA
Orientale
tale dell’economia». L’ultimo tentativo
di mediazione, proposto dal presidente
Taipei
filocinese Ma Ying-jeou, è saltato ieri e
ora si annunciano manifestazioni e
TAIWAN
nuovi scontri. Il via libera alla “svendita
alla Cina”, in Parlamento, è fissato martedì: per questo agli studenti si sono uniMar Cinese Kaohsiung
Meridionale
ti intellettuali, operai, piccoli imprenditori, contadini e l’opposizione del partito democratico progressista, che non ha i numeri
per fermare il patto del Kuomintang.
L’abbraccio di Pechino era partito con prudenza. L’accordo quadro di cooperazione economica è stato firmato nel 2010, il piano esecutivo sottoscritto nel giugno scorso. In settembre i primi allarmi, con la richiesta di sottoporlo ad approvazione pubblica non in blocco, ma punto per punto. A gennaio l’accelerazione Pechino-Taipei, con il primo vertice di
livello governativo tra le due sponde dello
Stretto dal 1949. «Il presidente — dice Yu-ze
Wan, docente di sociologia dell’Università
Sun Yat-sen — ha mentito. Ha finto di accettare le richieste popolari, concedendo il controllo pubblico sugli accordi solo in futuro,
quando i danni saranno irreparabili. La verità
è che Pechino pretende di acquistarci entro
luglio». Il trattato prevede di liberalizzare 80
settori dei servizi per le imprese taiwanesi in
Cina e aprirne 64 per i cinesi sull’isola: dal credito ai media, dalla previdenza alla sanità, dal
turismo al commercio, dalle costruzioni all’istruzione.
Un manifesto, affisso sul Memoriale che
commemora le vittime taiwanesi dei nazionalisti cinesi nel 1947, inizio dal “Terrore
bianco”, recita: «La tigre ci sbrana» e da ieri
sera migliaia di persone hanno ripreso ad ammassare qui vecchi mobili e copertoni, per alNCHE
zare barricate. «I lavoratori cinesi lowcost —
dice lo studente Huang Pei-feng — sostituiranno gli operai taiwanesi, le nostre aziende
saranno spazzate via dai conglomerati pubblici di Pechino, i colossi editoriali del partito
si sono già mossi per acquisire giornali, siti e
tv indipendenti».
I sondaggi rivelano che il 70% della popolazione di Taiwan è contraria al “patto con la
Cina” e che nelle ultime ore il consenso per Ma
Ying Jeou, eletto nel 2008 e nel 2012, è crollato sotto il 9%. Il presidente, apparso ieri al
tg, ha avvertito che se la rivolta non sarà pa-
cifica sarà costretto a «ricorrere alla forza per
difendere la legalità. L’accordo è cruciale per
garantire l’ingresso nell’Alleanza transpacifica».
L’incubo evocato è quello dell’ex superpotenza dell’elettronica Anni ‘80, ancora leader
nei pc, affossata da Giappone, Corea del Sud,
Singapore e Cina. «I nazionalisti — dice
Huang Yu-fang, portavoce del “Black island
nation youth front”, anima dei “Girasoli” —
equiparano l’annessione alla Cina con la ricchezza e l’indipendenza di Taiwan con la povertà. Non dicono che il prezzo da pagare, olGLI OCCUPANTI
Gli studenti del
Movimento dei
Girasoli occupano il
Parlamento. Sopra,
il leader Lin Fei-fan
tre alla svendita, è la libertà». Ufficialmente
Pechino, dai tempi della Guerra Fredda, mantiene i suoi missili puntati sullo Stretto, che gli
Usa si impegnano a difendere con le basi sparse nel Pacifico dalla guerra di Corea. La “normalizzazione” di Taipei per la Cina, primo
partner commerciale, resta però una “questione interna”. Per questo il peso internazionale della “rivolta dei Girasoli” sta irritando la
leadership cinese, che minaccia di congelare
sia gli scambi di merci che quelli di persone.
«Mentre Mosca si riprende la Crimea — dice
il capogruppo democratico Lin Chun-Hsien
— Pechino capisce che a Taiwan, se fallisce
con l’economia, dovrebbe usare le armi. Le
crisi aperte con Giappone, Filippine e Corea
del Nord, precipiterebbero in una guerra nel
Pacifico».
Per i ribelli di “Occupy Taiwan” il problema
è Hong Kong. Anche l’ex colonia britannica,
riconsegnata nel 1997, è sconvolta da movimenti anti-cinesi. Il modello “un Paese due Sistemi” scadrà nel 2047 ma la promessa delle
prime elezioni democratiche è per il 2017 e la
cassaforte della finanza asiatica è sempre più
nelle mani di Pechino. Hong Kong, come
Taiwan, teme che la conquista della sua economia significhi perdere la democrazia, il pluralismo e infine i capitali. «Per noi — grida la
ricercatrice Feng Yu-ting — è l’addio all’Occidente e ai suoi valori». Le fragole dell’ex Formosa si sono svegliate girasoli e questa sera,
attorno alla vecchia stazione dei treni, si preparano a lottare affinché l’8 aprile 2014 non
riporti la loro storia a prima dell’1 ottobre
1949.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PROVINCIA DI NUORO - SETTORE LAVORI PUBBLICI E PROTEZIONE CIVILE
UFFICIO COMUNE PER LE ESPROPRIAZIONI
Oggetto: Espropriazioni per p.u. Avviso di avvio del procedimento relativo ai “Lavori di costruzione
della strada Bonu Trau – Tossilo 2° lotto” - ex art. 16 e 11 del D.P.R.. 327 dell’8.6.2001 e s.m.i.,
IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO
AVVISA
Che la Provincia di Nuoro ha avviato anche ai fini espropriativi, il procedimento amministrativo per
l’esecuzione dei lavori in epigrafe, approvando il progetto preliminare con deliberazioni G.P. n. 195 del 30
novembre 2009. I proprietari interessati, secondo le risultanze catastali, nei 30 giorni consecutivi decorrenti
dal 6 aprile 2014, potranno prendere visione degli atti con le indicazioni degli intestatari catastali, elenco
dei beni con le superfici da espropriare e formulare osservazioni scritte al Responsabile del Procedimento
presso l'Ufficio Comune Espropriazioni dell'Amministrazione Provinciale di Nuoro, piazza Italia 22, 08100
Nuoro, 4° piano. E’ possibile prendere visione degli atti del procedimento anche presso la Segreteria del
Comune di Macomer, comune sul quale territorio ricade l’opera: COMUNE DI MACOMER - ELENCO
IMMOBILI: Fg. 46 mappali 296, 299, 295, 14; 11, 208, 9, 166, 167 235, 168, 160. Fg.47 mapp. 52, 53,
55, 56, 57, 58, 59, 203, 61, 141, 140, 139, 138, 137, 136, 135, 134, 133, 132, 131, 232, 244, 119, 38, 213,
212, 179, 215, 72, 189, 187, 186, 182. Fg. 47 mappali 78 e 108; Fg. 51 mappali 16 e 17; Fg. 52 mappali
21, 18, 3, 17 e 6. N.B.: per le intestazioni e superfici catastali si rimanda all’elenco pubblicato all’albo
pretorio on line della Provincia di Nuoro: http://www.provincia.nuoro.it/– Sezione avvisi o presso la
segreteria del comune di Macomer. Nel formulare le osservazioni i proprietari potranno chiedere
l'espropriazione di quelle aree residue non considerate, la cui utilizzazione diventi particolarmente
disagevole. Decorso il termine indicato si avvierà la fase istruttoria per l’approvazione del progetto
definitivo dal quale discende anche la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera. Del presente avviso
viene data pubblicazione, ai sensi del combinato disposto dell’art. 16, comma 5 e dell'art. 11, comma
2, del D.P.R.. 327 dell’8.6.2001 e s.m.i., Il Responsabile del Procedimento espropriativo è il Dr.
Francesco Putzu mentre l’Ing. Renzo Ristori è Responsabile Unico del Procedimento.
Nuoro, 6 aprile 2014
Il RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Dott. Francesco Putzu
AZIENDA OSPEDALIERO
UNIVERSITARIA DI CAGLIARI
ESITO DI GARA – numero gara 5155249
Fornitura in service di DIAGNOSTICI PER
L'ESECUZIONE
CORRETTA
DEI
PARAMETRI TORCH, EBV, PARVOVIRUS,
B19 IGC, PARVOVIRUS B19 IGM,
ALDOSTERONE, RENINA, PCT, VIT. D.
Tipo di Procedura: Aperta ai sensi dell'art. 55,
D.Lgs. 2006, n. 163. Criterio Aggiudicazione:
offerta economicamente più vantaggiosa.
Operatore economico aggiudicatario:
Diasorin SPA. Importo aggiudicato: euro
879.000,05 (oltre I.V.A. di legge).
Provvedimento di aggiudicazione esecutiva:
Delibera del Direttore Generale n. 199 del
13/03/2014. Data di trasmissione del
presente avviso alla G.U.U.E: 17/03/2014.
Organo competente Procedure Ricorso:
TAR SARDEGNA.
IL DIRETTORE GENERALE
Dott. Ennio Filigheddu
Hanno occupato
lo “Yuan legislativo”
di Taipei e si preparano
a scontri con la polizia
Si alzano barricate
in vista del via libera
all’intesa fissato martedì
in Parlamento
16
la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
CRONACA
PER SAPERNE DI PIÙ
www.repubblica.it
www.guardiacostiera.it
L’emergenza
Il Salento si sbriciola
quelle spiagge da film
chiuse per i crolli
Venti chilometri di costa già off limits e nuovi divieti in arrivo
Indaga la procura ma per ora il conto lo pagheranno i turisti
trezzando lettini e ombrelloni e
sperano di sfruttare le festività pasquali e i Ponti di primavera per
scaldare i motori. Speranze vane
in alcune zone, perché entro quelle date le aree off limits (come la
Conca della Poesia a Melendugno
o Specchiulla a Otranto) non saranno certamente riaperte. Il motivo lo spiega il comandante della
Capitaneria di Gallipoli, Attilio Daconto: «Le classificazioni del Piano
di assetto idrogeologico, adottato
dalla Regione nel 2008, indicano
zone ad elevato rischio idrogeolo-
CHIARA SPAGNOLO
LE TAPPE
I DIVIETI
7 marzo: la prima
ordinanza chiude
ampi tratti di costa
a Melendugno,
tocca ad altri 5
comuni. Ne
sono pronte altre 9
L’INCHIESTA
La Procura
indaga per
crollo colposo,
verificando le
mancate attività
di messa
in sicurezza
L’ALLARME
Gli operatori
balneari, al lavoro
per Pasqua,
temono riflessi dei
provvedimenti sul
turismo
6 Aprile 2007
6 Aprile 2014
Claudio Modigliani
Una persona speciale, un grande professionista.
Ti si ricorda con affetto e stima.
Margherita
Roma, 6 aprile 2014
Gabriella Guizzardi Benni
Ciao mamma, nonna, nonna bis e sorella.
Stefano, Simona, Andrea
Carlotta, Camilla, Niclas
Leonardo, Ariel, Flora
Antonietta
Saremo sempre con te.
Ad esequie avvenute l’annuncia la famiglia.
Bologna, 6 aprile 2014
Nostro cuore, nostro fiore,
nostra quercia
non è più
LECCE. Cadono a pezzi le coste del
Salento e alcune delle baie più belle diventano off limits, nell’imminenza di una stagione estiva in cui
la provincia di Lecce sperava di replicare i numeri da record di presenze turistiche degli anni scorsi.
La Capitaneria di porto di Gallipoli ha emesso cinque ordinanze con
cui inibisce la balneazione, navigazione e pesca in ampi tratti di
Melendugno, Vernole, Otranto,
Castro e Santa Cesarea Terme ma
altri nove provvedimenti stanno
per abbattersi su altrettanti Comuni costieri dello Jonio e dell’Adriatico, non risparmiando neppure scogliere suggestive come
quella del Ciolo, paradiso dei climbers e dei tuffatori, su cui svetta il
ponte immortalato nei film di
Edoardo Winspeare e in tante fiction.
La costa salentina è fragile, non
a caso classificata in molti tratti
“ad alto rischio”, e negli ultimi anni piogge copiose e l’erosione marina hanno accentuato i fenomeni
di sfaldamento delle falesie, aumentando il rischio di crolli in calette e scogliere abitualmente frequentate dai vacanzieri. Le ordinanze, che riguardano per ora una
ventina di chilometri, sono arrivate come una doccia gelida sugli
operatori turistici, che stanno at-
Le amiche della Libreria delle Donne di
Firenze partecipano al dolore di Massimo, Lorenzo e Caterina per la scomparsa di
Nicoletta Livi Bacci
Fondatrice della Libreria delle Donne e
di Artemisia e ne ricordano con affetto la
costante e autorevole presenza all’interno del movimento femminista e la generosa difesa dei diritti delle donne.
Firenze, 6 aprile 2014
Le Senatrici e i Senatori del Gruppo PD
si stringono con affetto al dolore di Massimo Livi Bacci per la scomparsa della
cara moglie
Nicoletta
Roma, 6 aprile 2014
Gaspare, Fiamma, Giovanna e Francesco, con immenso dolore, piangono la
scomparsa di
Nicoletta Livi Bacci
Nicoletta
Lo annunciano il marito Massimo; il figlio
Lorenzo con Paola; la figlia Caterina; i
nipoti: Giovanni, Matteo e Tommaso;
Pietro e Dario.
Chi Le ha voluto bene potrà salutarla nella Sua casa, Via Baldesi 18, Domenica,
6 aprile, dalle 16.00 alle 18.00.
Firenze, 6 aprile 2014
e abbracciano forte Massimo, Lorenzo
e Caterina.
Roma, 6 aprile 2014
Ofisa Firenze
Viale Milton 89, Tel. 055/489802
Grazia con Gabriele, Livia, piangono la
scomparsa della loro amata cognata e
zia
Nicoletta Livi Bacci
Roma, 6 aprile 2014
Carlo, Valentina, Alessandra, Livio e
Stefano si stringono a Massimo, Lorenzo e Caterina nel dolore per la scomparsa dell’amatissima
50
Concorso n. 41 del 5-04-2014
Superenalotto
Nessun vincitore con punti 6
Nessun vincitore con punti 5+
Ai 6 vincitori con punti 5
48.025,78 €
Ai 776 vincitori con punti 4
378,08 €
Ai 30.057 vincitori con punti 3
19,34 €
Superstar
Nessun vincitore con punti 4
Ai 156 vincitori con punti 3
1.934,00 €
Ai 2.526 vincitori con punti 2
100,00 €
Ai 16.647 vincitori con punti 1
10,00 €
Ai 36.209 vincitori con punti 0
5,00 €
IL PROSSIMO JACKPOT CON PUNTI 6
12.200.000€
Elsa
Germana Erba
Firenze, 6 aprile 2014
12
Gloria, Franco e i tuoi nipoti
Siracusa, 6 aprile 2014
Grazie di cuore a tutti per l’affetto e la stima dimostrati a
Grazie per il sostegno che vorrete dare
alla missione “Cute Project” in Benin dedicata a Germana Erba (www.cuteproject.org).
Torino, 6 aprile 2014
06/04/2013
06/04/2014
1° Anniversario
Nicoletta Livi Bacci
9 31 33 37 79 86
Ci manchi già...
E’ stato bello il tempo insieme.
Vanna, Eleonora, Fabrizia
Firenze, 6 aprile 2014
06/04/2012
06/04/2014
“Non piangete, io sono ancora qui. La
morte non è niente, Sono soltanto passata nella stanza accanto”
Nicoletta Livi Bacci
Nicoletta
Lo spettacolare fiordo del Ciolo vicino a Santa Maria di Leuca
Nic
Roma, 6 aprile 2014
Marzia con Domenico, Niccolò e Anna
abbraccia Massimo, Lorenzo e Caterina
nel dolore per l’improvvisa perdita di
indimenticabile amica di una vita.
Firenze, 6 aprile 2014
Laura e Paolo sono vicini al profondo
dolore di Massimo e dei ragazzi per
Le falesie perdono pezzi,
raffica di ordinanze per
garantire l’incolumità alla
vigilia del ponte pasquale
Ivan Sita
Da quando sei partito per un lungo viaggio, per noi la vita non ha più colore.
Castel Maggiore, 6 aprile 201
NAZIONALE
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COMBINAZIONE VINCENTE
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gico abitualmente utilizzate per la
balneazione, imponendo l’adozione di tali provvedimenti, che non
sono stati presi a cuore leggero».
Il Pai per sei anni è rimasto chiuso nei cassetti dei Comuni, «che
hanno fatto finta di niente – dice
Mauro Della Valle di Federbalneari Salento – abdicando alle loro responsabilità di tutela del territorio». Solo adesso che le coste sono
parzialmente chiuse gli amministratori hanno deciso di monitorare meglio le situazioni di rischio e
portare alla Regione le “prove” per
classificare diversamente i pericoli e alla Capitaneria per modificare
le ordinanze. Perché – dicono in coro i sindaci interessati - quei provvedimenti rischiano di mettere in
ginocchio una parte dell’economia turistica del Tacco d’Italia.
Per la procura di Lecce invece il
caso delle falesie interdette in ritardo può nascondere illeciti penali, come dimostra l’inchiesta
aperta dal procuratore aggiunto
Ennio Cillo con l’ipotesi di crollo
colposo, nell’ambito della quale
saranno verificate le eventuali colpe degli amministratori. Alcuni
primi cittadini sono già stati ascoltati come persone informate sui
fatti, altri lo saranno nei prossimi
giorni e dovranno chiarire i motivi
per cui, a fronte di un Piano di assetto idrogeologico operativo fin
dal 2008 nulla sia stato fatto in
questi anni. Ovvero perché non
siano state studiate meglio le zone
a più alto rischio, perché non siano
stati programmati interventi e
chiesti finanziamenti. Dalle prime
verifiche è emerso che parziali lavori siano stati effettuati a Otranto grazie ai soldi messi a disposizione dalla Regione (circa 100 i milioni stanziati negli ultimi cinque
anni per l’emergenza idrogeologica) mentre altre amministrazioni
li avrebbero usati per altri scopi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
GENOVA
CATANZARO
“Carne fresca”
giro di pedofili
e baby gigolò
Trema il Sud
gente in strada
nessun danno
GENOVA. L’approccio sui siti
specializzati, poi l’incontro in
un bilocale nel quartiere di San
Martino, a due passi dall’ospedale regionale. I baby prostituti
avevano dai 13 ai 17 anni perché i clienti volevano «carne
giovane». Lo scrive in maiuscolo un cliente sulla chat per soli
uomini. Il suo post lo leggono
pure gli agenti della Polizia postale di Genova. E scatta l’inchiesta. All’origine di questa
storia ci sono due ragazzi di origine romena: per un po’ hanno
guadagnato ricariche telefoniche, poi hanno cominciato a incassare 50, 100 euro ad appuntamento. Il passaparola ha fatto il resto.
Finora sono venti i clienti indagati, hanno tra i 40 e i 60 anni; alcuni sono omosessuali dichiarati, altri padri di famiglia
con moglie e figli. Sulla prostituzione minorile maschile, la
Procura ha avviato altre indagini: «Finora è emersa solo la punta di un iceberg». Nel fascicolo,
anche il post di un pedofilo che
chiede un appuntamento «con
un amico molto giovane: quello
che mi hai mandato aveva pure
dei baffetti sopra il labbro. No: io
voglio carne fresca». Identificati cinque baby-prostituti: alcuni
sono genovesi, altri sono nati in
Italia da genitori stranieri.
(b.p.)
CATANZARO. Secondi interminabili, durante i quali terra e case hanno tremato provocando il
panico: evacuate diverse scuole
e la gente è uscita di corsa dalle
abitazioni temendo il peggio. Ieri mattina un terremoto di magnitudo 5.1 ha scosso la Calabria, tra Crotone e Catanzaro,
provocando paura e allarme in
tutta la regione, ma fortunatamente nessun danno a cose o
persone.
La terra ha tremato alle
12,24, con epicentro nel Mare
Ionio, al largo del Comune di Isola Capo Rizzuto. «Siamo scappati subito fuori», racconta Giovanna, studentessa liceale a Catanzaro. «Abbiamo avuto tanta
paura, ma per fortuna non abbiamo avuto problemi», ha aggiunto Maria, anch’ella studentessa del capoluogo. Lungo la costa ionica la preoccupazione è
stata ancora più marcata, vista
la vicinanza con l’epicentro.
«Ero sdraiato sul letto e stavo
sentendo della musica — racconta Mattia — quando il letto
ha iniziato a tremare. Non ho
compreso subito che si potesse
trattare del terremoto, ma dopo
pochi secondi sono sceso in strada dove ho incontrato anche i vicini. Abbiamo atteso qualche
minuto prima di rientrare in casa, per la paura che potesse esserci una seconda scossa».
ARQUATA SCRIVIA
Terzo valico
assalto No Tav
al cantiere
ARQUATA SCRIVIA. Anche in Valle Scrivia, nel basso Piemonte al
confine con la Liguria, la battaglia No Tav assume connotati
che ricordano la Val Susa. Ieri circa duemila manifestanti hanno
partecipato a un corteo sfociato
in un assalto con pinze, cesoie e
seghe circolari alla recinzione
del cantiere per il Terzo Valico
ferroviario. E per la prima volta
all’interno c’erano poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa, che hanno assistito all’abbattimento di un centinaio di metri
di rete metallica e hanno fatto
barriera quando un’avanguardia di No Tav ha cercato di andare oltre. Manganellate, lanci di
lacrimogeni, ferito un attivista
di 68 anni, contuso il senatore
Cinquestelle Marco Scibona. Presenti al corteo comitati della zona e di Genova, No Tav della Val
Susa e attivisti di centri sociali.
la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
CRONACA
17
PER SAPERNE DI PIÙ
www.fondazionegramsci.org
http://torino.repubblica.it
Il caso
Più lusso che storia
ecco l’hotel Gramsci
che imbarazza Torino
LAVORI IN CORSO
Da sinistra, la corte del palazzo
con la Mole sullo sfondo;
una delle stanze: la facciata.
Qui sopra, Antonio Gramsci.
Sotto, la targa che lo ricorda
Piscina, sala fitness e comfort a cinque stelle: si apre a giugno
Il palazzo dove si pubblicava Ordine nuovo diventa un albergo
GUIDO ANDRUETTO
TORINO. Si chiamerà Hotel
Gramsci il nuovo albergo di lusso e design che tra maggio e giugno sarà inaugurato nel palazzo dove Antonio Gramsci abitò
a Torino tra il maggio del 1914
e il 1922. Entrando oggi dall’ingresso di piazza Carlina 5, pieno
centro città, ci si affaccia su un
cantiere che procede a ritmi serratissimi. Dal piano terra si devono salire soltanto quattro scalini per tornare indietro di un secolo. Portano direttamente al
piano ammezzato dove Gramsci, da studente, si riuniva con
gli altri compagni della redazione del giornale “L’Ordine Nuovo”, che fu l’organo ufficiale del
movimento dei Consigli di fabbrica nella città operaia di allora. Tre stanze con soffitti bassi e
pochissima luce che sono in
questo momento l’unica zona
vincolata e intoccabile del
maxicantiere che ha trasformato l’intero edificio in un albergo quattro stelle superiore.
Diecimila metri quadrati di
superficie, cinque piani, centosessanta stanze, due negozi, un
ristorante e un’area fitness con
piscina sul tetto. Un cambio di
vinto in via definitiva la società
partner torinese a dedicargli la
nuova struttura. «Parliamo di
un hotel con uno standard internazionale — spiega Federico
De Giuli, architetto e socio dell’Immobiliare Carlina, mentre
mostra le nuove stanze e gli altri spazi comuni — che abbiamo
progettato non solo per ospita-
re una clientela di fascia alta ma
anche per valorizzare nei modi
migliori possibili le memorie
gramsciane legate al luogo».
Ex albergo di virtù per il ricovero e l’istruzione dei poveri,
“Casa Gramsci” negli anni
Trenta passò di proprietà alla
comunità israelitica continuando ad ospitare alloggi e botte-
ghe, ma è alla fine degli anni
Settanta che il Comune la acquista per convertirla in case
popolari. Una parentesi che si
chiuderà una ventina d’anni dopo con lo sgombero degli occupanti a causa dello stato fatiscente dell’immobile. Seguiranno anni di abbandono e l’avvio di un discusso cantiere ormai al traguardo. Entro giugno
l’Hotel Gramsci aprirà i battenti ma avrà una specie di zona
franca al suo interno, proprio
nelle stanze dell’Ordine Nuovo,
che ospiterà iniziative divulgative di carattere esclusivamente storico-politico e culturale.
Tutto sta nascendo con la collaborazione dell’Istituto Piemontese Antonio Gramsci, che
all’interno dello spazio organizzerà delle piccole riunione ed allestirà una biblioteca con tutte
le opere del filosofo. «È una possibilità importante quella che ci
viene data dall’hotel — commenta il professore Sergio Scamuzzi, direttore dell’Istituto —
non potevamo certamente rifiutarci di supportare un’iniziativa che mira a salvaguardare la
memoria di Gramsci e anche la
storia del suo rapporto con la
città. Con la prossima apertura,
Nelle stanze che
ospitavano la redazione
ci sarà una biblioteca
con le opere del filosofo
I contrasti tra i proprietari
sul nome e i dubbi
dello storico Tranfaglia:
“Scelta opinabile”
pelle radicale rispetto all’antica
“Casa Gramsci”. Per volere della società Immobilare Carlina
l’hotel sarà intitolato non senza
polemiche al fondatore del Partito comunista, ed è questa la
novità che alla “vigilia” dell’apertura sta creando maggiori
discussioni fra i promotori di
un’operazione immobiliare e
commerciale stimata intorno ai
trenta milioni di euro.
I primi a esprimere perplessità sulla scelta sono stati in
questi giorni innanzitutto i vertici della catena spagnola Nh
Hoteles, partner dell’iniziativa
cofinanziata da Intesa Sanpaolo e Credito Valtellinese, che
gradirebbero un nome storico
più “neutro”, ad esempio quello
del Conte Cavour in relazione
alla statua dello statista collocata proprio al centro di piazza
Carlina. La rilevanza della figura di Gramsci anche fuori dai
confini europei, però, ha con-
oltre alla biblioteca, nel centro
convegni che sarà presente all’interno daremo il via ad una
serie di conferenze, la prima
delle quali sarà una maratona
di letture di favole di Gramsci,
che è stato anche scrittore e pedagogista».
E se gli eredi di Gramsci, in testa il nipote Antonio Gramsci
Jr, che oggi vive a Mosca, hanno
espresso più volte apprezzamento per la riconversione della Casa in queste forme, a storcere il naso, sia sull’intitolazione che sul progetto stesso, è il
professore Nicola Tranfaglia,
che per anni ha insegnato storia
contemporanea all’Università
di Torino. «Credo sia quanto
meno opinabile intitolarlo a
Gramsci — dice piccato — Il carcere duro e la terribile morte
che gli sono toccati in sorte hanno poco a che fare con l’immagine di un hotel di lusso».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
18
Il racconto
Com’è triste Venezia se in laguna
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
FRANCESCO MERLO
VENEZIA
M
invece se la
stia portando appresso, che stia
insomma trascinando con sé questo tappeto di case sull’acqua
che gli hanno steso ai piedi. Ma
è all’approdo che il mostro si rivela fantozziano distruggendo
il ponte mobile di legno che
chiamano finger, un incidente
da nulla ma carico di simbologia, uno di quei presagi ai quali i marinai una volta davano la
stessa importanza che noi diamo alla meteorologia. Di sicuro
quel finger che si rompe somiglia alla bottiglia che non si
rompe nel film di Paolo VillagA CHE
LE TAPPE
LO STOP DEL GOVERNO
Un decreto del
marzo 2012 vieta il
transito nel canale
della Giudecca e
nel bacino di San
Marco alle navi
da crociera, ma
solo in presenza di
rotte alternative
IL TUFFO DI PROTESTA
A settembre 2013
alcune decine di
persone si tuffano
in Laguna per
protestare contro
il passaggio delle
navi e per
sensibilizzare
il governo
BOCCIATI I LIMITI
Il piano del
governo varato a
novembre prevede
la riduzione del
traffico del 12,5 per
cento a partire dal
2014, ma è stato
bocciato dal Tar
Dopo il via libera del Tar
ai giganti del mare,
subito l’incidente: urtato
il corridoio d’imbarco
gio quando la contessa Serbelloni Mazzanti Viendelmare
(non) vara la nave.
D’altra parte, quando lenta,
ostinata e inesorabile, un’ora
prima sfiorava i palazzi, le cupole e i campanili più agili e
ariosi del mondo, noi, che da
un’altana osservavamo il suo
bocca a bocca con Palazzo Ducale, San Giorgio Maggiore, la
chiesa della Salute, avevamo la
netta impressione che la nave
fosse Venezia, e che la città senza radici e senza identità fosse
invece questa Msc Preziosa,
con il suo esotismo omologato,
il dominio di un ordine finto al
di là di ogni misura e di ogni codice, il triangolo delle Bermude delle identità perdute delle
città del mondo ormai alla deriva, il luccicante spazio-spazzatura inventato dall’architetto Koolhaas che proprio quest’anno dirigerà la Biennale:
140mila tonnellate di junkspace, 68 metri d’altezza, 4.345
passeggeri, 1.751 cabine, 97
suite con maggiordomo personale in tight e guanti bianchi, il
teatro Platinum con 1.600 posti, 4 piscine, 12 jacuzzi, 9 ristoranti (uno Eataly) e 26
ascensori per portare Astolfo
sulla Luna.
È sbucata dal buio la nave più
grande d’Europa: 333 metri di
puntini luminosi e l’insegna
“Msc Preziosa” accesa sul ponte più alto. Molto presto, però,
il chiarore del cielo ha sbiadito
le luci e ha mostrato soprattutto i fumi dei suoi dodici camini,
forme nere disegnate dal vento che solo apparentemente sono uguali perché invece ogni
nave ha le sue, come fossero
impronte digitali. «A me non
pare King Kong a New York»
mi ha detto, delusa, una vecchia signora tedesca che con
me si è impossessata di questa
torretta. È vero che «non sbanda, non spaventa e non si inchina» come mi dirà dopo la
guardia costiera che l’ha scortata, ma la Preziosa è sicuramente una non-nave già quando scivola tra le lingue di sabbia della bocca del Lido senza
quel movimento agile e rotondo “da cigno” che fece innamorare Hegel. «Lo strumento la
cui invenzione fa il più grande
onore tanto all’arditezza quanto all’intelligenza dell’uomo» è
qui umiliato dal suo stesso armatore italiano che lo ha ridotto a “fun ship”, con quello scivolo, pensate!, chiamato “vertigo”: «120 metri di curve e tornanti da brivido». Ed è umiliato anche dalla burocrazia perchè il Tar non è il rullo di legno
e la slitta che Maometto applicò alle sue navi quando, invece di solcare il mare, scalarono la montagna per espugnare
Bisanzio, ma è il torpido trucchetto all’italiana, la proroga,
il rinvio col cerone di legalità.
Sembra il tanko dei serenissimi finalmente a San Marco. È il
futurismo in pretura.
L’INCIDENTE
Il finger danneggiato
dall’incidente (foto Agenzia
Interpress per concessione
de La Nuova Venezia)
Il divieto che fu imposto dal
ministro Clini, governo Monti,
resterà sospeso finché non
sarà reso praticabile un percorso alternativo. E le grandi
navi potranno continuare a baciare San Marco. «Vuol dire che
tornerà tutto come prima e di
nuovo il sabato ne passaranno
6, 8, 10» mi dice Mara Sartore,
una bella e giovane signora veneziana, editore di raffinate
guide d’arte in inglese. E racconta: «All’ultimo piano dell’ufficio alla Giudecca ogni volta che passava una nave tre-
Dietro le polemiche
lo scontro di interessi tra
il business del turismo di
massa e quello culturale
mavano i vetri, le porte e il pavimento. Non un terremoto,
ma una vibrazione, come la
metropolitana».
E però Venezia non si divide
tra futuristi e passatisti. E infatti i pamphlet della Marsilio
di Cesare De Michelis a difesa
della grandi navi non odiano
come i marinettiani «la Venezia dei forestieri, mercato di
antiquari falsificatori, calamita dello snobismo e dell’imbecillità universali, letto sfondato da carovane di amanti, semicupio ingemmato per cortigiane cosmopolite». E i “No
grandi navi” non sono solo i
conservatori della città-cartolina, il tardo Strapaese di Celentano e gli estremisti che sui
muri scrivono «meno città-vetrina e più vetrine rotte». Non
è l’ideologia che rende la battaglia aspra e violenta, con cifre truccate e foto apocalittiche ottenute con grandangoli
e zoom. E non è neppure lo stereotipo del carattere litigioso
dei veneziani, facili all’acqua
alta anche in testa, che impedisce di scegliere una rotta alternativa per le grandi navi. «A
Marghera — mi spiega Marino
Folin presidente della Fondazione Venezia 2000 — c’è un
porto, ci sono già collegamenti, la ferrovia, gli autobus, e da
lì puoi portare i turisti sul Brenta, a Verona, a Vicenza, in montagna». Ma gli altri, guidati da
Paolo Costa, presidente dell’autorità portuale, vorrebbero invece, scavando canali già
esistenti dietro la Giudecca,
evitare solo San Marco e fare
ancora approdare le navi nella
Stazione Marittima. Tutte le
soluzioni — sono tante — comportano qualche anno di lavori
e qualche rischio per la laguna.
Ma la battaglia non è astratta:
in gioco ci sono forti interessi
economici e due modelli di
città. Da un lato il turismo di
massa e dunque gli albergatori, i commercianti, gli abitanti
che affittano le case di famiglia. Per loro ogni anno le grandi navi sbarcano quasi un milione e ottocentomila turisti su
un numero complessivo che va
dai 20 ai 22 milioni. E dall’altro
lato c’è la Venezia dell’impiego, dell’università, delle fondazioni che considerano le
grandi navi come la tela squarciata di Fontana, la fine dell’arte, della bellezza di Thomas
Mann, del tempio del turismo
d’élite, del «vivo tra Venezia
Parigi e New York». La contrapposizione (ripeto: di interessi) è il vero mare sul quale ieri hanno ricominciato a navigare le grandi navi. Fino a
quando?
Seguo la Preziosa lungo i
giardini e sino alla riva degli
Schiavoni, nel bacino più bello
del mondo, di fianco al palazzo
Ducale e dunque quasi a San
Marco. E per la verità mi pare
la Repubblica
DOMENICA 6 APRILE 2014
19
PER SAPERNE DI PIÙ
www.repubblica.it/cronaca/2014
http://nuovavenezia.gelocal.it
LA PIÙ GRANDE
La Preziosa sfila in
laguna: 68 metri
d’altezza, 1.751
cabine, 9 ristoranti
tornano le navi mostro
Barbari che, nel 1500, non aveva elicotteri. Ebbene non è così. Interrogo i passeggeri che
non sono tutti stranieri. Molti
mi dicono, ridendo, le stesse cose: «È come vedere Venezia in
televisione», «come su Youtube», «come da un palco a teatro». Mentre la nave avanzava
stavano affacciati sui ponti a
scattare foto con i telefonini.
Ora però solo un signore abbronzato mi dice: «Ho visto San
Marco dall’alto ma non dal cielo». È un’immagine inautentica ma straordinaria di cui pochissimi si accorgono forse perché «come ha spiegato Benjamin con l’architettura abbiamo tutti un rapporto distratto»
un battibecco anche il confronto ravvicinato tra le due scienze del turismo sull’acqua, il fitto dialogare tra le zattere e le
terrazze del Gritti e del Danieli
con i 18 ponti che portano i nomi di altrettante pietre preziose. Non è vero che si fronteggiano la storia e la modernità
ma due tecnologie alberghiere: quella del superlusso falso
che galleggia e quella del superlusso vero dell’Hilton Molino che nella terra imbevuta
d’acqua è invece piantato con
tronchi d’albero. Anche la piccola grazia delle tante pensioni
sconfigge la sazietà sensoriale
del troppo, l’effimera illusione
da nababbo offerta dal Grand
Hotel alla Greta Garbo che non
ha nemmeno la magia rotatoria della porta girevole che include ed esclude, sotto a chi tocca, avanti un altro.
Sono passate le 18 quando a
San Marco alzo gli occhi e guardo avanzare senza alcun
pathos di marzianità questo albergo che ora ripercorre il cammino a ritroso facendo scappare le piccole barche e i motoscafi come il fuoco che insegue
le stoppie perché sposta onde,
rimescola la laguna e non può
essere fermato mai. Porta su di
sé il graffio di quel finger distrutto e adesso i fumi sono più
chiari. Quando scivola da canale della Giudecca non mi viene
in mente l’invasione degli ultracorpi ma il tram che da ragazzo, nella Roma che visitavo
con mio padre, vedevo arrivare
sino al Pantheon. Ancora oggi
a Roma i Suv ingombrano e
rendono incongruo il miracolo
dei vicoli più affascinanti d’Italia perché la convivenza tra
modernità e storia è bellissima
ma ha bisogno della giusta distanza, quella dei parcheggi
per esempio: arrivi in macchina, ma a piazza Navona entri a
piedi. E a piazza Armerina non
vai in Vespa sui mosaici. Ezio
Micelli che a Venezia è stato
per tre anni assessore all’Urbanistica dice che «la giusta distanza c’è persino negli outlet
che sono pedonalizzati con un
format vincente sempre uguale: a Barberino, a Serravalle, a
Noventa... «. Perché non dovrebbe funzionare anche con i
turisti che arrivano a Venezia
via nave?
Sulla Preziosa mi hanno vietato di salire. Volevo vedere Venezia dalla nave, mi immaginavo uno spettacolo mozzafiato, il volo d’uccello di Jacopo de’
La convivenza tra
modernità e storia è
bellissima ma ha bisogno
della giusta distanza
mi dice Manuel Orazi che è uno
storico dell’archiettura.
Vederli sbarcare è come assistere a un naufragio. Sono
più di tremila. I loro occhi, che
sono stati sottoposti ad un’orgia decorativa senza precedenti, mi sembrano vuoti. Si capisce che vorrebbero tornare
indietro, che fuori dalla nave
non sanno dove andare. Provo
a dire che Venezia è molto più
bella dal campanile di San
Giorgio, che è alto otto metri
meno della Preziosa ed è del
Palladio: «Di chi?». Fruttero e
Lucentni dicevano che i croceristi «sono una truppa votata al
macello culinario». Domando:
come va lo stomaco? Un napoletano vomita: adesso che è a
terra finalmente soffre il mal
mare. Poi canta Califano:
«Guardo Venezia e vedo Napoli / Gondoliere ti prego portami
a Napoli / una gondola lì non
corre pericoli».
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la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
20
IL PUNTO
LUCA PAGNI
Africa, Eldorado
delle rinnovabili
per sconfiggere
l’apartheid
“energetico”
I grandi gruppi occidentali
scommettono sul nuovo mercato
Ma si muove anche la Cina
È
IL continente del futuro
per l’economia globale.
Così come era accaduto
nell’Ottocento, ma sotto
l’egida del colonialismo,
l’Africa è al centro degli
interessi delle potenze
occidentali, i cui investimenti
sono cresciuti nel 2012
dell’8,4%. Ma ancora di più dei
paesi emergenti, Cina in testa,
i cui affari nel continente nello
stesso periodo sono saliti del
20%, quando il livello degli
investimenti in tutto il mondo
l’anno scorso è calato del 5%.
Complessivamente nelle
ultime tre stagioni i flussi
finanziari arrivati in Africa
dagli altri continenti sono
triplicati, raggiungendo una
cifra pari a 182 miliardi.
Ma lo sviluppo crescente e che
pare inarrestabile (più 5,5% il
Pil nel 2012), potrebbe
incontrare un ostacolo
insormontabile: la mancanza
di elettricità.
La Banca Mondiale solo pochi
giorni fa ha parlato di
“apartheid energetico”, visto
che solo il 20 per cento della
popolazione è allacciato alle
poche reti esistenti, oltre 600
milioni sul miliardo totale non
hanno la luce e 35 paesi su 53
sono sempre a rischio di
interruzioni del servizio. Un
problema sia per le imprese,
che vedono i costi medi per
GLI ITALIANI
L’amministratore
delegato dell’Enel,
Fulvio Conti. Enel
Green Power è leader
nel mercato
del Sud Africa
l’energia arrivare fino al 55%
del totale, sia per lo sviluppo
delle grandi magalopoli, visto
che - sempre secondo gli studi
della Banca Mondiale - nei
prossimi 20 anni il 50% della
popolazione si trasferirà nelle
aree urbane.
Tutto questo spiega come mai
piccoli e grandi gruppi del
settore delle rinnovabili,
soprattutto francesi,
americani e cinesi, stanno
concentrando le loro
attenzioni in Africa. I progetti
più grandi sono in Etiopia dove
è in costruzione un sistema di
dighe che garantirà l’80% del
fabbisogno, e in SudAfrica. Qui
il governo ha lanciato una
programma che prevede,
entro il 2020, il 42% della
produzione di energia da fonti
rinnovabili per un
investimento da 7,6 miliardi.
Ed entro la fine dell’anno,
l’italiana Enel Green Power,
che si è qualificata per almeno
due grandi progetti, diventerà
il leader per capacità installata.
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Economia
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FINANZA&MERCATI
Morando apre nel governo
il fronte del salario minimo
“Carcere se non si applica”
Il viceministro dell’Economia: serve una legge alla svelta
Landini avverte Poletti: meno produzione con la precarietà
LUISA GRION
ROMA. Scomparso, o quasi il contratto unico a tutele crescenti, il
nodo della questione si sposta sul
contratto a termine e sulla possibile introduzione di un salario
minimo. Sul primo punto il governo chiude - come ha fatto capire ieri il ministro Poletti nella
sua intervista a Repubblica - sul
secondo apre, purché il tutto si
definisca nell’ambito dei contratti di secondo livello. Ma tale
apertura non ferma le polemiche di parte del Pd e di parte del
sindacato. La Fiom di Maurizio
Landini avverte: «Lo dimostrano
gli studi europei: ad un aumento
della precarietà corrisponde
sempre una diminuzione della
produttività» e «se il governo
vuol davvero cambiare, dovrebbe iniziare a farlo varando una
legge sulla rappresentanza sindacale» (che Poletti ritiene invece
«non
prioritaria»).
Nella riforma del lavoro modello Renzi perde sempre maggior peso la formula che, agli
esordi, era considerata una delle
Damiano: la legge delega
è abbastanza generica.
Trattative per modificare
l’apprendistato
principali novità - il contratto
unico con introduzione graduale
delle tutele - e riprende spazio la
possibile introduzione di un salario minimo. Il disegno di legge
delega ne parla in termini generici prevedendo - come per il contratto unico - una «eventuale forma sperimentale». Ma ieri il viceministro dell’Economia Enrico Morando, ha riaperto il capitolo collegandolo alla contrattazione aziendale. Ora che fra
sindacati e imprese c’è un accordo sulla rappresentanza sindacale (pur se con una frattura interna fra Fiom la Cgil), ha detto,
«si potrebbe fare alla svelta una
legge sul salario minimo che
preveda il carcere per gli imprenditori che non la rispettino».
Una svolta da par passare attraverso contratti di secondo livello, definiti dallo stesso Morando
come «di gruppo, d’azienda, di
distretto, di territorio» che possano «derogare su tutto, tranne
che sulle disposizioni di legge, rispetto al contratto nazionale».
Sulla formula apre anche l’ala
di minoranza del Pd, che invece
contesta il decreto su apprendistato e contratto a termine. «Ho
sempre pensato ad un salario minimo per legge sui lavori non
contrattualizzati - commenta
Cesare Damiano - presidente
della Commissione lavoro alla
Camera - ma questa formula può
essere una buon cosa se c’è l’ac-
L’ANNUNCIO
LA POLEMICA
Il viceministro dell’Economia, Morando e,
sotto, il leader della Fiom, Landini
cordo con i sindacati, se serve ad
uscire dalla corsa al massimo ribasso e se aiuta l’emersione dal
lavoro nero». La novità non sarà
immediata, ma il progetto ha
possibilità di avanzare, anche
perché la formula dei tetti minimi è già stata utilizzata dalla Ger-
L’INTERVISTA
Su Repubblica di ieri,
l’intervista al ministro
del Lavoro, Giuliano
Poletti, nella quale vengono
annunciati un piano per
900mila giovani e
contratti a
tutele crescenti
mania che ha messo in programma, con entrata a regime nel
2017, l’introduzione di un salario minimo orario di 8,5 euro. E lo
stesso disegno di legge dà segno
di voler seguire il modello tedesco anche sul fronte dei minijobs, che il governo vorrebbe im-
portare in Italia attraverso un
potenziamento del valore economico dei voucher-lavoro (oggi
non possono superare il tetto dei
5
mila
euro
annui).
Resta l’idea, in parte del Pd,
che le formule scelte dal governo
per riformare il lavoro non com-
GHIZZONI
“Su Sorgenia
linea chiara
delle banche”
MILANO. «La posizione delle banche su Sorgenia è chiara: convertire parte del debito in equity”.
Queste le parole dell’amministratore delegato di Unicredit,
Federico Ghizzoni all’indomani
dell’invio di una lettera a Sorgenia, in cui le banche di fatto rifiutavano la proposta di Cir, in merito alla ristrutturazione del debito gruppo energetico. Le mosse di Sorgenia saranno decise in
un cda che dovrebbe essere convocato in settimana. Gli istituti
creditori, in mancanza di un intervento degli azionisti, sono
pronte a prendere il controllo
della società, gravata da 1,9 miliardi di passività, di cui 600 milioni sono stati giudicati non più
sostenibili. La ristrutturazione
finanziaria prevede un aumento
di capitale da 400 milioni mentre altri 200 milioni, verrebbero
trasformati in un bond convertendo. Nell’ambito dell’accordo
le scadenze sui debiti di Sorgenia Power e Sorgenia Puglia verrebbero allungata al 2025 e al
2021 e sarebbe erogata nuova finanza per 256 milioni.
battano il precariato, anzi lo amplino. Lo stesso Damiano fa notare che la legge delega «è estremamente generica» e quanto al
decreto la decisione di fissare durata del contratto a temine a tre
anni senza causalità - sulla quale
il ministro Poletti ritiene «impossibile ipotizzare cambiamenti» - non va bene. «Ragioniamo
sulla durata della acausalità- dice Damiano - e poniamo un limite: non può durare tutti e tre gli
anni». Trattative aperte anche
sulle norme del decreto che riguardano l’apprendistato: «La
formazione è d’obbligo, fa parte
del concetto stesso di apprendistato e non prevederla potrebbe
farci incorrere nelle procedure
d’infrazione dell’Unione Europea» dice Damiano. Quanto alla
quota minima di assunzione a
tempo determinato di «vecchi»
apprendisti prima di prenderne
di nuovi (ora fissata al 30 per cento, ma non più prevista dal decreto), «potremmo ragionare
sulle dimensioni dell’azienda,
fissando un tetto solo per quelle
che abbiano una grandezza minima». Per Raffaele Bonanni,
leader della Cisl, il cuore del dibattito non può però essere questo. «Sul mercato del lavoro è inutile inventarsi altro - ha detto - Il
contratto a tutele crescenti ci fa
solo perdere tempo». Contratto
a termine e apprendistato, così
come li ha delineati il governo
possono esaurire i canali d’ingresso al lavoro. «Il vero problema sono le false partite Iva, i
co.co.pro e gli associati in partecipazione, lavoratori supersfruttati di cui, per omertà ideologica e interesse settoriale, si
parla poco».
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la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
AL NASDAQ INVESTITORI PRUDENTI
OPERAZIONE MILIARDARIA NELLE TLC
WEIBO, IL TWITTER CINESE PERDE VALORE
VIVENDI CEDE SFR AD ALTICE
Weibo, la Twitter cinese, ha dovuto dimezzare le sue pretese perché i
timori per la censura e il rallentamento di Pechino frenano gli entusiasmi
degli investitori del Nasdaq. La società è stata quindi valutata 3,9
miliardi di dollari contro gli 8 miliardi delle stime fatte a inizio anno.
Vivendi ha scelto per la sua Sfr il gruppo lussemburghese Altice,
rifiutando l’offerta di Bouyges appoggiata dal governo francese. Altice
fonderà la sua Numericable con Sfr e darà a Vivendi 14,25 miliardi di
dollari e il 20% della società di tlc che nascerà dalla fusione.
21
Credit crunch senza fine
solo 26 imprese su mille
riescono ad avere un fido
Studio della Confcommercio: il dato peggiore dal 2009
E per la Cgia più posti di lavoro nei servizi e nell’alimentare
ROMA. I rubinetti del credito
restano chiusi e le imprese
soffrono sempre di più. Le loro
richieste di fidi alle banche
continuano a ridursi: nell’ultimo trimestre 2013 la percentuale effettiva di imprese finanziate è di appena il 2,6%,
livello più basso dal 2009. In
pratica, denuncia la Confcommercio, su mille imprese
ne vengono finanziate appena 26.
A fine del 2013 c’è stato comunque un piccolo segnale
positivo visto che sono aumentate dell’8% rispetto al
mese precedente le imprese
dei servizi in grado di fronteggiare senza difficoltà il proprio fabbisogno finanziario. E
bene vanno anche piccole attività artigianali come rosticcerie, friggitorie, gelaterie e
I NUMERI
2,6%
81%
I FINANZIAMENTI
Il 2,6% è il livello più
basso di fidi
soddisfatti dal 2009
NEL MEZZOGIORNO
Al Sud l’81% delle
domande di credito
è stato respinto
serramenterie, che, secondo
dati delle Camere di Commercio elaborati dalla Cgia di Mestre, hanno creato nel complesso 24 mila posti di lavoro.
Alimentazione e servizi vanno bene, ma la manifattura
continua a segnare il passo.
Di contro per la stragrande
maggioranza delle aziende
far fronte ai propri impegni finanziari continua ad essere
un problema: infatti quelle
che non ci sono riuscite sono
aumentate di quasi il 22% ri-
COMUNICATO DELL’EDITORE
«NELLA sua intervista al Fatto Quotidiano, Beppe Grillo afferma che i mezzi di comunicazione del Gruppo Espresso, presieduto dall’Ingegner De Benedetti, perdono “centinaia di
milioni di euro l’anno”. Come ampiamente noto, si tratta di
una informazione falsa. Il Gruppo Espresso ha sempre registrato utili e non perdite, nonostante la crisi economica e di
settore che ha colpito gravemente l'editoria. E ciò senza essere beneficiario di contributi pubblici. Quanto alle inchieste
giornalistiche, è evidente che esprime fastidio chi ha qualcosa da nascondere. I mezzi di comunicazione del Gruppo
Espresso lavorano quotidianamente con impegno e serietà
per fornire ai propri lettori informazioni, idee e spunti di dibattito, esercitando – insieme a tutti gli altri media nazionali
– la propria funzione nel sistema democratico italiano».
Gruppo Editoriale L’Espresso
COMUNICATO DEL CDR
«CON sprezzo del ridicolo, che conferma, ammesso ce ne fosse
bisogno, la qualità dei suoi argomenti, Beppe Grillo, in un’intervista al Fatto quotidiano cui viene data la dignità dell’apertura e del titolo di testata del numero in edicola ieri, indica
l’Editore di Repubblica quale mandante di misteriosi dossier
contro il suo guru Casaleggio e, contestualmente, i giornalisti
dell’intero Gruppo l’Espresso (dunque anche la redazione di
questo giornale) quali volontari e supini propalatori di tale fango. Buon senso consiglierebbe di non replicare a tale paccottiglia. E tuttavia ci sentiamo obbligati a segnalare all’uomo, due
o tre cose sulla redazione di Repubblica e la sua integrità. Non
fosse altro per evitare che il silenzio venga confuso con cattiva
coscienza. E dunque: a) I giornalisti di Repubblica fanno del
giornalismo, che può piacere o no, ma che è, resta e resterà
giornalismo. Senza eccezioni. E questo vale e continuerà a valere dunque anche per Grillo, Casaleggio e il suo M5S. b) In democrazia e in un Paese libero, raccogliere informazioni su un
protagonista della vita pubblica, e sugli aspetti di rilevanza
pubblica che l’opinione pubblica ha diritto di conoscere, non
ha nulla a che fare con il dossieraggio. E in proposito, consigliamo a Grillo di andare a riprendersi qualche numero passato di Repubblica quando i suoi giornalisti, in splendida solitudine, smascherarono chi, come, quando e perché avvelenava la vita pubblica con i dossier. Indicando fatti, documenti, nomi. Erano tempi in cui Grillo faceva ancora il comico e si preparava a raccogliere i dividendi di quello svelamento.
Vorremmo infine dare una notizia a Grillo e a quanti, come
lui, vivono con fastidio il giornalismo non genuflesso. Come
ogni politico che ha calcato la scena pubblica, Grillo e il suo M5S
passeranno. I giornali resteranno. La redazione di Repubblica
continuerà a fare il suo lavoro senza lasciarsi né distrarre, né
intimidire, né condizionare nel suo giornalismo da chi distilla
veleni».
Il Cdr di Repubblica
spetto al trimestre precedente e rappresentano oggi più
della metà del campione
(51,5%). Inoltre, continua ad
essere molto esigua la quota
di chi si rivolge al sistema bancario per un finanziamento
(solo il 10,8%) e, tra questa
quota, sono sempre meno
quelle che si sono viste accogliere le richieste di fido (passate dal 26% al 23,8%) portando la percentuale effettiva
di imprese finanziate ad appena il 2,6%. Il Sud soffre di
più: la quota di imprese che si
sono viste negare, in tutto o in
parte, il credito richiesto è pari all’81,0%. Solo una esigua
percentuale — appena il
12,5% — di aziende ha ricevuto il credito pari o superiore
a quello richiesto.
Insomma — indica l’Osservatorio del Credito della Confcommercio in collaborazione
con Format Ricerche — il peggioramento delle condizioni
generali del credito e il protrarsi della stretta creditizia
(confermata peraltro dalla riduzione dei finanziamenti ai
settori produttivi e alle famiglie per 62 miliardi tra settembre 2012 e settembre
2013 rilevata da Banca d’Italia), continuano a costituire
un pesante freno all’attività e
alle possibilità di investimento delle imprese, soprattutto
per quelle di minori dimensioni e quelle del Sud.
A fine 2013 aumenta inoltre rispetto al trimestre precedente, la cosiddetta «area
Tribunale di Roma
ESECUZIONI IMMOBILIARI
ESEC. IMM. n. 737/11 R.G.E.
G.E. Dott.ssa Federica D'Ambrosio. Vendita
senza incanto: 17/06/2014 ore 09.30
presso il Tribunale di Roma IV Sez. EE.II.
apertura buste ore 09.30. Beni siti nel Comune di Roma (RM): Lotto 1: Via Val di
Non, 37 e Via Valmaggia, 72/a. Immobile al
piano terra. Occupato., individuato al
N.C.E.U. di Roma al Foglio 268, part. 702,
z.c. 4, sub 504, cat. A10, classe 2, vani 34,
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Prezzo base Euro 4.500.000,00 in caso di
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69. Libero. Individuato al N.C.E.U. di Roma
al Foglio 268, part. 702, sub 193, cat. C6,
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Prezzo base Euro 39.000,00 in caso di gara
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offerte entro le ore 12,30 del 16/06/2014 in
Cancelleria EE.II. Eventuale vendita con incanto 23/09/2014 ore 12.00, ciascuno dei
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cancelleria IV Sez. EE.II. e su www.tribunale.roma.it,
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e
www.astegiudiziarie.it. (Cod. A255919,
A256711).
ESEC. IMM. n. 813/11 R.G.E.
G.E. Dott.ssa Federica D'Ambrosio. Vendita senza incanto: 17/06/2014 ore 10.30
presso il Tribunale di Roma IV Sez. EE.II.
apertura buste ore 09.30. Lotto 1: Comune
di Roma Via Leonardo Fibonacci, 8. Villino
da cielo a terra su tre livelli, piano seminterrato, piano terra e piano primo, con annessa
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caso di gara aumento minimo Euro
10.000,00. Deposito offerte entro le ore
12.30 del 16/06/2014 in Cancelleria EE.II.
Eventuale vendita con incanto 14/10/2014
ore 11.30 allo stesso prezzo e con il medesimo aumento minimo. Deposito domande
entro le ore 12.30 del 13/10/2014. Custode:
Avv. Marco Vilone tel. 06 35 34 02 62. Maggiori info in cancelleria IV Sez. EE.II. e su
www.tribunale.roma.it, www.giustizia.lazio.it
e www.astegiudiziarie.it. (Cod. A237212).
di irrigidimento», vale a dire
la somma della quota di imprese che si sono viste accordare un credito inferiore rispetto a quello richiesto, insieme alla percentuale di
aziende che non se lo sono viste accordare affatto. L’area
di irrigidimento risulta aver
colpito nei mesi di ottobre, novembre e dicembre del 2013,
il 52,3% delle imprese contro
il 49,1% nel trimestre precedente.
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"la Repubblica - 6 aprile 2014"
Prezzo base euro 1.500.000,00. Offerta
minima in aumento euro 10.000,00=. La
domanda di partecipazione dovrà essere
presentata presso la Cancelleria del Tribunale di Roma (ufficio depositi giudiziari –
Viale Giulio Cesare 54/B) entro le ore 12,30
del giorno precedente la vendita ad eccezione del sabato, corredata di un assegno
bancario circolare non trasferibile intestato a
“Tribunale Ordinario di Roma – Settore esecuzioni immobiliari”, di importo pari al 10%
del prezzo offerto, a titolo di cauzione. Le
buste saranno aperte all’udienza del
12.06.2014 ore 9:30. Per il caso che la vendita senza incanto non abbia esito positivo il
GE ha fissato l’incanto per il 19.06.2014
ore 11.30. Per maggiori informazioni: Custode giudiziario Avv. Marta Baroni al n.
06.32.85.21; Cancelleria del Tribunale di
Roma – Quarta Sezione – Esecuzioni Immobiliari, Via Giulio Cesare n. 54/B, primo
piano; sito internet www.tribunaleroma.astegiudiziarie.it e www.venditegiudiziali.it e
www.creditmanagementbank.eu ovvero telefonando al numero verde 848582031 (Lun
– Ven. 9.00/12.00 e 15.00/17.00) – Posta
elettronica: [email protected].
ESEC. IMM. n. 1838/11 R.G.E.
G.E. Dott.ssa Federica D'Ambrosio. Vendita senza incanto: 10/06/2014 ore 11.00
presso il Tribunale di Roma IV Sez. EE.II.
apertura buste ore 09.30. Lotto 1: Comune
di Roma Via Endeo, 39. Villino ad un piano
con giardino con posto auto all'aperto, composto da ingresso, soggiorno, tre camere,
due cucine, tre bagni e lastrico solare in
parte calpestabile. Occupato dal debitore.
Prezzo base Euro 609.750,00 in caso di
gara aumento minimo Euro 10.000,00.
Deposito offerte entro le ore 12.30 del
09/06/2014 in Cancelleria EE.II. Eventuale
vendita con incanto 07/10/2014 ore 12.00
allo stesso prezzo e medesimo aumento.
Deposito domande entro le ore 12.30 del
06/10/2014. Custode: Dott. Carlo Troccoli
tel. 06 44 248 550. Maggiori info in cancelFALLIMENTI
leria
IV
Sez.
EE.II.
e
su
www.tribunale.roma.it, www.giustizia.lazio.it
e www.astegiudiziarie.it. (Cod. A222484). FALLIMENTO N. 27/2012
AVVISO D'ASTA. G.D. dott. Gentili. Vendesi complesso immobiliare comprensivo
RGE 167/08+1104/12
Tribunale Civile di Roma. G.E. Dott.ssa dell'arredo, a destinazione alberghiera deSansa. Custode Giudiziario: Avv. Marta Ba- nominato "HOTEL DOLOMITI" sito nel Coroni – tel. 06.328521. Udienza 12.06.2014 – mune di Cortina D'Ampezzo (BL) Asta del
ore 11.30 vendita senza incanto – Lotto 21.05.2014 vendita senza incanto Asta
1). Piena proprietà dell’appartamento sito in del 09.07.2014 vendita con incanto.
Roma, Via Stefano Jacini n. 40 int. 10 piano Prezzo base Euro 15.198.984,70 Cau5. Composto da ingresso/soggiorno, studio, zione pari al 10% del prezzo offerto Magcucina abitabile, tre camere da letto, tre giori lnfo: Curatore del Fallimento Prof. Avv.
bagni, terrazzo e balconi (mq. 283.40) e Lucio Francario tel. 06 36005552
cantina (n. 4) posta nel sotterraneo di mq 4. www.astegiudiziarie.it - PEC fallimentoOccupato
dall’usufruttuario-esecutato. [email protected]
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la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
22
Lettere
Commenti
&Idee
Quando la fede è una scommessa
S
CORRADO AUGIAS
[email protected]
Twitter @corradoaugias
timato dottore, con una certa frequenza, nel dibattito fede-ragione viene
chiamato in causa Pascal per la sua doppia figura di solido credente e
profondo pensatore e scienziato. Ritengo rudimentali le mie nozioni
religiose, nondimeno ho sempre trovato poco convincente che Pascal inviti a
credere in Dio “non fosse altro per scommessa”, con il ragionamento:
supponendo che le probabilità che Dio esista siano il 50 per cento, conviene
credere. Se il Creatore non c'è, non abbiamo perso nulla , ma se Egli esiste
abbiamo guadagnato. Questa fede interessata mi pare umiliante per il
Padreterno e poco o nulla meritoria per noi; penso che Dio non tenga in gran
conto chi per motivi utilitaristici “lo tiene buono” soltanto per guadagnarsi un
posticino in Paradiso. Credo invece che di lassù si voglia una fede convinta e un
amore disinteressato, lasciando i calcoli statistici ai matematici e le
scommesse, visti i tempi, ai giocatori delle superlotterie o simili.
Gabriele Barabino — Tortona, Alessandria ([email protected])
Anche noi disabili
vorremmo visitare quegli scavi
pubblica. Ben altra accoglienza mi è sempre
stata riservata all’estero. Provo ad immaginare lo sconcerto che avrebbe provato un
portatore di handicap straniero davanti a tali astruse e severissime disposizioni. Sono andata via. Provo un profondo senso di vergogna per il ministero, la direzione dell’area archeologica e questo povero bellissimo paese
glierlo ai giovani, ma perché insieme giovani e anziani possiamo contribuire a costruire
insieme una scuola più efficace. Mi mandino
in pensione se ritengono che a causa dell’età
sto diventando un pessimo insegnante, ma
se questo non è vero allora io in cattedra ci
vorrei rimanere perché insegnare rimane
oggi una bella e affascinante avventura.
Io insegnante anziano
ma in pensione proprio no
Autisti al telefono
e le proteste inutili
Gianni Mereghetti
[email protected]
Laura Manesco
[email protected]
SONO un insegnante anziano che dovrebbe
andare in pensione per lasciar posto ai giovani secondo il piano del ministro Madia.
Però io in pensione proprio non ci voglio andare! Vorrei continuare a svolgerla questa
professione che ritengo la migliore del mondo e visto che ho ancora le energie per farla
vorrei rimanere al mio posto. E non per to-
L’AZIENDA trasporti di Roma, nonostante
le segnalazioni, non riesce proprio a impedire ai suoi autisti di telefonare guidando.
Mercoledì alle 14,45 mi trovavo sul bus 280.
L’autista stava tranquillamente al telefono
guidando con la sola mano sinistra. Alle rimostranze dei passeggeri ha risposto che la
chiamata era per servizio, non vero anche
Così l’America ci mostra la via d’uscita
tando ulteriori ribassi. Le imprese non investono e non assumono perché la deflazione
deprime tutte le aspettative. Il Pil scende, il
rapporto debito/Pil di riflesso peggiora. È
una storia che il Giappone ha vissuto per
vent’anni. Ne sta uscendo, solo dopo avere
copiato alla lettera il manuale d’istruzioni
della Federal Reserve. Compresa la svalutazione competitiva dello yen, che segue quella del dollaro. In questo gioco a chi indebolisce di più la propria moneta, aiutando le
esportazioni, l’eurozona continua a essere
perdente: l’euro a 1,37 è compatibile solo con
la competitività delle tecnologie tedesche, è
insostenibile per gli esportatori italiani o
francesi.
Lucia Zangaraci
[email protected]
Lettere:
Via Cristoforo
Colombo, 90
00147 Roma
Fax:
06/49822923
Internet:
rubrica.lettere
@repubblica.it
I
l signor Barabino faceva anche riferimento al recente
ottimo dialogo sulla fede Il cardinale e il filosofo (Mondadori ed.) tra Gianfranco Ravasi e Luc Ferry. Pascal
era un fisico e un matematico, ma anche un cattolico giansenista, credeva che solo alcuni alla fine sarebbero stati
salvati. Quanto alla sua scommessa, è più sottile di come
può apparire riassumendola, ha a che fare con la sua idea
dell’infinito. Nel Pensiero 682 scrive (Trad. Carlo Carena,
Einaudi ed.): “Se vi è un Dio è infinitamente incomprensibile poiché non avendo né parti né limiti non ha alcun
rapporto con noi”. Qui il suo pensiero ricorda quello quasi contemporaneo di Spinoza. Prosegue: “Dio esiste o non
esiste. Ma verso quale parte propenderemo? La ragione
non può stabilire nulla”. Qui c’è una stoccata a quanti si
ostinano a dire che fede e ragione coincidano. Lo stesso
Agostino del resto scrive: ”Nullus quippe credit aliquid, nisi prius cogitaverit esse credendum”, nessuno crede in qualcosa se prima non ha saputo che bisognava crederci. E qui infine s’innesta la scommessa. Poiché bisogna scegliere “avete due cose da perdere: il vero e il bene, due da
mettere in gioco; la ragione e la volontà, il sapere e la felicità mentre la vostra natura ha due cose da fuggire: l’errore e l’infelicità … c’è da guadagnare un’infinità di vita infinitamente felice, contro un numero finito di rischi di perdita”. Infatti se Dio esiste e io ci ho creduto, vinco; se
non esiste e ci ho creduto non vinco e non perdo. Dio esiste e non ci ho creduto perdo; non esiste e non ci ho creduto, non vinco e non perdo. In
sostanza una vittoria e una patta contro una sconfitta e una patta. In realtà c’è un trucco nel ragionamento ma è troppo lungo per parlarne qui.
SONO portatrice di grave handicap motorio
e domenica 9 marzo mi è stato impedito di
fatto di visitare gli scavi di Ercolano. All’interno del sito vi sono due grandi parcheggi,
quasi semprevuoti. Suoniamo. Nessuno risponde al citofono. In seguito all’intervento
di un passante che ci vede in difficoltà, ci viene aperto il cancello. Provo a uscire dall’auto
quando una “gentile” signora si avvicina dicendo che il mio accompagnatore avrebbe
dovuto lasciarmi lì e andare a posteggiare la
vettura nel parcheggio pubblico. Come avrei
potuto fare se, come spesso accade, fossi stata da sola e con la mia auto? Invitata a esporre le mie rimostranze alla coordinatrice la situazione non muta: dobbiamo portare fuori
la nostra auto, pena l’intervento della forza
FEDERICO RAMPINI
“
Il numero
di disoccupati
negli Stati
Uniti è quasi
la metà di
quello
europeo
Qualcosa
dovrebbe
insegnare
all’eurozona
E all’Italia
L
A CRISI è dietro di noi. Negli Stati Uniti, s’intende. L’ultimo dato sulle assunzioni (+192
mila a marzo) segna un tornante. L’America ha rigenerato tutti gli 8,8 milioni di posti di lavoro perduti nella maxi-recessione. Oggi ha 116 milioni di occupati: più di quanti erano nel gennaio 2008, ultimo mese di prosperità prima della Grande Contrazione. La disoccupazione odierna, al 6,7%, è quasi metà di quella europea. Qualcosa la traiettoria americana dovrebbe insegnare all’eurozona e al governo Renzi.
La ripresa Usa è invidiabile ma non ha curato tutte le ferite sociali. Ci sono ancora 10,5 milioni di disoccupati, il potere d’acquisto delle famiglie migliora in misura impercettibile, le
diseguaglianze continuano. Ma il segnale più positivo è il ritorno dei disoccupati scoraggiati. Ben 780 mila americani che erano spariti dalle statistiche della forza lavoro adesso sono
tornati a cercare un posto e lo hanno trovato.
Janet Yellen, alla guida della Federal Reserve, ha impressionato l’America per la determinazione con cui vuole combattere la disoccupazione. Lunedì a Chicago ha voluto inMICHELE SERRA
contrare di persona alcuni disoccupati, ha
raccontato le loro storie, usandole come un
monito alla nazione: «Dietro le statistiche ci
sono persone vere».
ANNIVERSARIO del terremoto dell’Aquila ci riporta a quel trauma; ma ancora di
Sull’altra sponda dell’Atlantico anche la
più alle inverosimili settimane successive alla catastrofe, nelle quali lo show
Bce è finita sotto i riflettori. Mario Draghi,
della presunta ricostruzione sfrattò le macerie e i morti dalla scena pubblica.
sfruttando le caute aperture che aveva otteIl povero Silvio di quella scena oggi è ai margini, come merita; ma abbiamo dimenticato
nuto dal suo “azionista” tedesco (la Bundesbank) ha accennato che in futuro potrebbe troppo in fretta quel tragicomico spaccio di illusioni, il vaniloquio sulle “new town”, lo
seguire l’esempio della Fed: stampare mo- spumante nel frigo dei prefabbricati, le dentiere regalate “di tasca sua” alle vecchine, la
neta per comprare bond, e in questo modo millantata efficienza di miracolosi rimedi che, rispetto al vecchio e cinico fatalismo itapompare liquidità per sostenere la ripresa liano, erano solo più telegenici, e giovevoli allo share televisivo ed elettorale. Fu il punto
dell’eurozona. La reazione dei mercati è sta- più basso e insieme più rivelatore del berlusconismo, della sua natura mediatica e dunta cauta. Intanto sull’eurozona continua ad que immateriale: se i sassi atterrati avessero potuto ridiventare muri in proporzione alavanzare lo spettro della deflazione: i prezzi
la fanfara che si fece all’Aquila, la città sarebbe rinata in pochi istanti. La lezione — per
crescono dello 0,5% in media; in Spagna addirittura diminuiscono dello 0,2%. Quando i tutti, anche per chi ci governa adesso — avrebbe dovuto essere di riavvicinamento a
prezzi scendono le conseguenze sono cata- una politica più cauta, magari più dimessa, ma più sostanziosa. Con qualche anticorpo
strofiche. Debito e deficit pubblico aumen- in più rispetto al contagio della politica marketing. Ma non si direbbe proprio che da
tano, perché sono espressi in valore fisso (no- quella malattia siamo guariti.
minale) e quindi vanno restituiti al “prezzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
forte”. I consumatori rinviano le spese aspet-
> L’amaca
L’
“
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per il contenuto della telefonata. Una signora ad un certo punto ha gridato: «Attento al
ciclista», perché ovviamente a tutto era intento l’autista tranne che a guidare. Lui non
ha fatto una piega, ha risposto in malo modo ed ha continuato a telefonare. Quando sono scesa dal bus la telefonata era ancora in
corso. Evidentemente gli autisti degli autobus sono sicuri di godere di assoluta impunità.
Mio figlio Geronimo
e Ponzellini
Ignazio La Russa
NELL’ARTICOLO pubblicato mercoledì dal
titolo “Pressioni su Ponzellini per prestare i
soldi a Paolo Berlusconi” che ritorna su una
vecchia vicenda priva nei miei confronti di
qualsiasi rilievo penale e giudicata dallo stesso gip come una semplice sollecitazione a
«valutare attentamente una pratica da lungo tempo in attesa di una risposta», il riferimento a mio figlio Geronimo in una dichiarazione virgolettata di Massimo Ponzellini è
del tutto erroneo e privo di ogni riscontro con
la realtà. Mio figlio non ha mai avuto alcun
rapporto di qualsiasi genere con la società in
questione e men che meno ha ricoperto alcun incarico societario nella stessa. Peraltro
il testo dell’intercettazione, già nota, toglie
ogni dubbio non facendo alcun riferimento
ai miei familiari.
QUANTO riportato è il passaggio testuale
del verbale reso da Massimo Ponzellini il 2
giugno 2012. Il gip chiede al manager «a
quale titolo il ministro La Russa si aspetta
che, parlando con lei, la gestione di una
pratica possa accelerare, tanto che detta i
tempi...». La risposta di Ponzellini è stata:
«Il ministro mi telefonava perché credo che
il figlio sia consigliere... di Quintogest, mi
sembra di ricordare...».
(e.r. e s.d.r.)
Renzi, a differenza di Obama, non può nominarsi la sua Yellen al vertice della Bce. In
attesa di rinegoziare i patti europei con l’aiuto del neopremier francese Manuel Valls, l’Italia si affida al Jobs Act per intervenire sul
mercato del lavoro. Il piano punta a una
“americanizzazione soft”, così come avevano fatto le riforme danesi o tedesche di qualche anno fa: un compromesso accettabile tra
flessibilità Usa e protezioni sociali europee.
L’obiettivo di un contratto di lavoro unico, a
tutele crescenti, è però contraddetto dalla
prima misura d’urgenza che liberalizza ulteriormente il precariato. Dal Jobs Act manca
poi un ingrediente della flessibilità: quella
territoriale. Negli Stati Uniti, le capitali hi-tech come San Francisco e Seattle hanno già da
tempo un salario minimo superiore a quello
che Angela Merkel introduce adesso in Germania; mentre in Louisiana le retribuzioni
sono molto inferiori, come anche il costo della vita. Il modello americano non è tutto valido, né importabile in Europa, in particolare
quando include restrizioni alle organizzazioni sindacali. Ma un paese ad alta diseguaglianza Nord-Sud come l’Italia farebbe bene
a gettare almeno uno sguardo sul boom industriale del Sud negli Stati Uniti. Un caso
dove il federalismo funziona, è nel consentire che i salari e le indennità di disoccupazione siano legate alle condizioni di vita locali.
Certo l’America non avrebbe avuto una ripresa così precoce, se fosse stata ingabbiata
nella camicia di forza di Maastricht, incapacitata ad alleggerire il carico fiscale, a manovrare gli investimenti pubblici, a creare moneta in sovrabbondanza, a spingere il credito verso l’economia reale. Insieme alle mosse di Draghi, nei prossimi giorni i mercati
guarderanno con attenzione la triangolazione tra Merkel, Valls e Renzi, per capire quale tasso d’innovazione potrà sprigionare.
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la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
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PER SAPERNE DI PIÙ
www.governo.it
www.senato.it
IN POVERTÀ SUA LIETA SCIALA DA GRAN SIGNORE
<SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
EUGENIO SCALFARI
“
A volte
le parole
diventano
di ghiaccio
e non sono più
pronunciabili
Bisogna dare
alla parola
Senato un
nuovo ma
sostanzioso
significato
“
***
C’è un secondo tema di estrema attualità e più
sentito di ogni altro dalle persone e dalle famiglie
che sopportano ormai da almeno due anni e forse
più gravi sacrifici economici ed hanno perso la speranza di poterli rapidamente attenuare. Gli interventi per alleviare quei sacrifici e risvegliare quella speranza sono stati annunciati e per alcuni di es-
si è stata fornita la data d’esecuzione: i 10 miliardi
di diminuzione del cuneo fiscale (che per quest’anno saranno soltanto 6,5-7) e il pagamento dei
debiti della pubblica amministrazione verso le imprese creditrici.
La data di abbattimento del cuneo fiscale avrà
inizio con le buste paga del 27 maggio ed avrà luogo con una detrazione o un bonus di 80 euro mensili (16 dei quali già contabilizzati dalla legge di
stabilità votata ai tempi del governo Letta).
Quanto ai debiti della pubblica amministrazione, il pagamento è un problema tutt’altro che risolto. La cifra complessiva è stata valutata a circa
60 miliardi, ma le relative fatture non sono mai state certificate dai debitori e cioè dal Tesoro e soprattutto dalle Regioni e dai Comuni. In alcuni casi la mancata certificazione è responsabilità delle
imprese che pretendono di esser pagate per lavori mai fatti o contestati dall’ente committente.
Insomma i debiti pagabili non sarebbero più di
5 miliardi che si aggiungono ai 27 già contenuti
nella legge approvata durante il governo Letta.
La Cassa depositi e prestiti dal canto suo è immediatamente disponibile a garantire le banche
per i pagamenti suddetti fino a una cifra che quest’anno non supera i 30 miliardi e quindi liquidarne 60 è fuori questione.
Quale che sia l’ammontare effettivo di questa
operazione, essa sarebbe estremamente importante per immettere liquidità nel sistema ed obbliga le banche ad uscire dal loro malsano torpore
nei confronti dell’economia reale. La quale comunque dovrebbe ricevere un decisivo sostegno
dalle iniziative preannunciate da Mario Draghi
tre giorni fa col sostegno unanime del Consiglio
della Bce, rappresentanti della Bundesbank compresi.
L’impegno di Draghi ha come obiettivo quello di
fronteggiare un’ulteriore caduta dei prezzi nei
paesi dell’eurozona (e non soltanto) prevedendo
iniziative «convenzionali e non convenzionali».
L’ammontare è enorme perché si parla d’una cifra
tra i 900 e i 1.000 miliardi di euro che potrebbero
essere impiegati nell’acquisto di bond e di obbligazioni dei debiti sovrani ma anche emessi da imprese private. Lo scopo non è soltanto quello di aumentare la liquidità del sistema ma anche di favorire un ribasso nel tasso di cambio dell’euro nei
confronti del dollaro incentivando in tal modo le
esportazioni europee e soprattutto quelle degli
Stati meridionali dell’Unione verso l’area del dollaro. Se il rapporto di cambio scendesse verso
l’1,20 dall’attuale 1,37 non c’è dubbio che gli investimenti segnerebbero una ripresa con benefici notevoli sull’economia reale.
Le altre iniziative in corso da parte del governo
Renzi sono ancora vaghe specie per quanto riguarda le relative coperture. Perfino lo sgravio dell’Irpef è ancora in cerca di copertura anche se Renzi la dà per trovata. La spending review nel 2014
difficilmente fornirà una cifra superiore ai 3 miliardi; altre risorse immediatamente disponibili
sono già impegnate per finanziare i Comuni in difficoltà, per risanare edifici scolastici in dissesto e
completare lavori pubblici di urgente necessità.
Infine per finanziare l’occupazione dei giovani,
già iniziata dal governo Letta come abbiamo ricordato domenica scorsa, ma bisognosa di ulteriore sostegno e ampliamento.
Renzi promette ed è utile che lo faccia per conquistare consensi in vista delle imminenti votazioni europee, ma affinché quegli annunci si trasformino in fatti concreti ci vogliono mesi e spesso
anni come del resto ha avvertito il nostro ministro
dell’economia Pier Carlo Padoan. «In povertà mia
lieta, scialo da gran signore» dice il protagonista
della Bohème a Mimì. Non vorremmo applicare
questa parola al nostro presidente del Consiglio,
ma il rischio c’è e non è affatto da poco.
***
Le elezioni europee del 25 maggio produrranno
secondo il loro risultato varie conseguenze nei singoli paesi membri della Ue e nel Parlamento di
Strasburgo.
Per quanto ci riguarda esse misureranno col sistema proporzionale la consistenza delle varie forze in campo che, lasciando da parte partitini di piccolissime dimensioni, si riducono a cinque: il Pd di
Renzi, i pentastellati di Grillo, Forza Italia di Berlusconi, il centrodestra di Alfano e la Lega.
Due di questi partiti sono decisamente antieuropei e antieuro: Grillo e la Lega. Forza Italia di Berlusconi è a mezza strada secondo quelli che saranno durante la campagna elettorale gli umori del capo. Due, il Pd di Renzi e il centrodestra di Alfano,
sono europeisti e decisamente favorevoli all’euro.
Tutti comunque, nessuno eccettuato, puntano a
favorire la crescita dell’economia reale, ma gli anti-euro immaginano una crescita mentre parteggiano per un obiettivo che produrrà soltanto rovine e macerie portando gli Stati che abbandoneranno la moneta unica a livello dei paesi economicamente poveri e politicamente del tutto irrilevanti.
Se poi vogliamo considerare lo scacchiere politico italiano per quanto riguarda la natura delle
forze che si confrontano, constatiamo che Grillo,
Berlusconi e la Lega sono partiti di natura chiaramente populista; il centrodestra di Alfano ed anche di Casini certamente no. E Renzi? Che cos’è
Renzi e il partito renziano che ancora chiamiamo
Pd ma la cui natura è profondamente cambiata?
Esprimo qui un’opinione personale: Renzi è un
populista che combatte il populismo in casa d’altri
ma lo applica in casa propria. Dicono gli osservatori che circa cinque ore al giorno sugli schermi delle varie trasmissioni televisive appare lui con la
sua facondia, la sua capacità di ispirare simpatia,
il fascino seduttivo che emana dal suo viso, dai suoi
gesti, dalla sua figura. Renzi persegue l’obiettivo
di guadagnare consensi e stravincere alle prossime europee.
La tecnica seduttiva non si impara, ci si nasce.
Poi con il tempo e l’esperienza la si affina e se ne fa
uno strumento di potere a favore del partito di cui
si ha la guida, e se l’operazione funziona porta al
possesso di quel partito.
Questo è Renzi.
Con le caratteristiche di Berlusconi senza i vizi e i crimini di
Berlusconi. È il figlio
buono e bravo di Silvio e infatti lo dice e
ne è alleato e lo sosterrà, pronto però a
pugnalarlo alle spalle
se dovrà in qualche
modo evitare la sconfitta alle europee.
Renzi lo sa che può
anche avvenire questo; d’altra parte è lui
che ha rimesso Berlusconi in circolazione
politica e chi può essere causa del suo
male pianga se stesso. Renzi comunque
ha due nemici, uno dichiarato è Grillo, l’altro potenziale è Berlusconi. Tre populismi si affronteranno
dunque il 25 maggio con l’obiettivo di non perdere i voti che già hanno, di prenderne il più possibile dal partito delle astensioni e qualcuno dagli avversari.
Nella storia moderna il populismo, i partiti personalizzati, le leadership assolute e il decisionismo sono diventati conseguenze inevitabili del
suffragio universale, perciò il livello della politica
e la qualità del bene comune sono precipitati in
basso.
A noi piacerebbe risollevarli, usare la critica responsabilmente tutte le volte che ci sembri necessario, sostenendo anche ciò che non ci piace se non
vi sono alternative disponibili. Ma le alternative —
se non ci sono — bisogna comunque prepararle.
Ecco un ruolo che possiamo e dobbiamo assumerci con il massimo impegno. Informare la gente e
aiutarla a capire educandola alla democrazia. Non
è facile ma è ciò che abbiamo tentato di fare per tutta la vita.
“
Le elezioni
europee del 25
maggio
produrranno
secondo il loro
risultato varie
conseguenze
nei singoli paesi
membri della
Ue e nel
Parlamento
di Strasburgo
“
D
UNQUE cominciamo dal Senato.
Nessuno, tranne il movimento di Rodotà
e Zagrebelsky, si oppone all’abolizione
del bicameralismo perfetto perché, appunto, è una gigantesca imperfezione.
In teoria neppure il Movimento 5 Stelle vi si oppone anche se voterà contro adducendo pretesti
privi di consistenza. Lo vuole Renzi, lo vuole Berlusconi, lo vuole Alfano, lo volevano i “saggi”, lo
vuole anche l’attuale presidente Pietro Grasso e lo
vuole Giorgio Napolitano. E non soltanto per tagliare il numero dei senatori e non spendere neppure un euro per chi vi partecipa. Anche il numero
dei deputati dovrebbe essere tagliato, ma queste
sono economie che equivalgono a voler prosciugare il mare usando il cucchiaio.
Qui invece stiamo parlando di architettura costituzionale che è tutt’altra cosa. Il Senato non dovrà più votare la fiducia al governo né approvare il
bilancio dello Stato e la legislazione connessa, salvo che non si ravvisi una violazione costituzionale.
Sulla costituzionalità di tutti gli atti del governo il
Senato potrebbe anzi dovrebbe esercitare la sua
vigilanza allo stesso modo in cui l’esercita la Camera.
Così pure potrebbe, anzi dovrebbe esercitare
un accurato controllo sulla pubblica amministrazione, tanto più rigoroso in quanto la Camera
esprime il governo e lo sostiene con la sua fiducia.
Il Senato è dunque il ramo del Parlamento più consono al controllo della regolarità e dell’efficienza
della pubblica amministrazione. Si dirà che una
parte di questo controllo è affidato alla Corte dei
Conti, ma quella è una magistratura che persegue
irregolarità o addirittura reati di natura contabile; negli ultimi tempi è andata al di là di queste sue
competenze e non è comunque un ramo del Parlamento.
Infine il Senato potrebbe, anzi dovrebbe svolgere un ruolo culturale approfondendo temi scientifici, sanitari, ecologici, umanistici, che spesso sono affrontati dal governo e dalle Regioni senza preparazione e quindi compiendo errori che possono
essere di grave nocumento per i governati. Per adempiere a
questo compito il Senato dovrebbe esser
composto da un certo
numero di membri
che rappresentino altrettante “eccellenze” e le mettano a
tempo pieno a disposizione del paese.
Non possono certo essere eletti, ma nominati dal capo dello
Stato che potrà avvalersi di rose di nomi
fornite da Accademie culturali, Università, scuole specializzate. Concordo pienamente su questo punto con la senatrice a
vita Elena Cattaneo
che ha formulato in
proposito una sua
specifica proposta.
Questo è il mio pensiero che vale quel che vale,
cioè assai poco. Ma i temi no, non sono soggettivi.
I temi per fare dell’attuale Senato non una scatoletta vuota ma una Camera Alta nel pieno senso
della parola, sono questi e su di essi si può e anzi si
deve svolgere un libero dibattito che porti ad una
legge costituzionale idonea a costruire un’equilibrata architettura costituzionale.
In una fase in cui si aumenta il potere decisionale del governo e soprattutto quello del premier,
annullare completamente una delle due Camere
configura una tendenzialità autoritaria estremamente rischiosa specie in tempi di partiti personalizzati. La premiership è cosa del tutto diversa
dall’attuale presidenza del Consiglio. Diversa e
probabilmente necessaria purché opportunamente bilanciata. I poteri e il rapporto tra di essi in
Usa tra il Presidente degli Stati Uniti e il Congresso ne sono la prova, confortata da quella del Regno
Unito britannico nel rapporto tra il premier e i Comuni. Congresso in America, Camera dei Lord in
Gran Bretagna sono due esempi da non perder di
vista in Italia e nella futura Europa nel giorno auspicabile in cui diventerà un vero Stato federale.
Post scriptum. Parlando a studenti belgi e olandesi papa Francesco ha detto che i poveri sono il
cuore del mondo e aiutare i poveri è la sola cosa che
ci procuri la salvezza. Qualcuno l’ha accusato di comunismo e lui ha risposto: dico quello che c’è scritto nel Vangelo.
Io ho scritto più volte che questo papa è rivoluzionario e non certo perché è comunista ma perché
ripete a duemila anni di distanza la predicazione
di Gesù di Nazareth. Questo a centinaia di milioni
di persone piace sentir dire e piace molto anche a
me che non sono né credente né comunista.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
la domenica
DI REPUBBLICA
DOMENICA 6 APRILE 2014 NUMERO 474
Cult
La copertina. Ecco la nuova macchina del tempo
Straparlando. Eugenio Scalfari: “Combatto l’oblio”
La poesia del mondo. La solitudine di César Vallejo
Bolt
Provate
a prendermi
“Sono io il mio solo avversario”
Le confessioni dell’uomo
che corre più veloce di tutti
USAIN BOLT. FOTO LEVON BISS/CONTOUR BY GETTY IMAGES
L’attualità. Cinque anni
dopo. Walter Siti,
ritorno a L’Aquila
Spettacoli.
Maria Callas, lettere
inedite alla maestra
Next. La supermemoria
dei “Google people”
USAIN BOLT
B
ANG! IL COLPO DI PISTOLA. Cavolo, quante cose passano per
la testa a un velocista nell’arco di cento metri! In ogni
gara che ho disputato mi sono sempre raccontato sciocchezze. Potrà sembrare strano, perché i cento metri volano via in nove secondi e mezzo
(dieci se è una giornataccia), ma in quel lasso di tempo riesco a pensare a un mucchio di
roba: com’è andata la partenza, se sono partito troppo tardi, chi sta davanti a me, se
EMANUELA AUDISIO
qualcuno dietro sta facendo qualcosa di stupido, per esempio cercare di battermi. Sul serio, mi passano per la testa un sacco di fesserie mentre corro a tutta birra.
Pum! Scatto dai blocchi ma Richard
Thompson, lo sprinter di Trinidad e Tobago
che sta nella corsia a fianco, parte come nessuno è mai partito nella storia delle Olimpiadi. Porca miseria. Come c’è riuscito?! Ora
non so più in che posizione sono, perché lui
mi blocca la visuale di Asafa dall’altra parte.
SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE
P
IGRI DI TUTTO IL MONDO, consolatevi. Anche lui sbadiglia, anche lui se può evita il lavoro,
anche lui si sottrae. C’è un
Oblomov giamaicano, uno
strepitoso numero uno, che va
come un razzo. Ma non parlategli di esercizi
per gli addominali, non accennate a sacrifici
e alla parola fa-ti-ca. Mai, never. È il primo Superman svogliato, pauroso, fannullone. Ma
un magnifico intrattenitore, sensuale, divertente. Ancora single. Un vero amante
della notte e dei locali. «Sulla pista mi scatenavo, mi strappavo la camicia e mi lasciavo
andare». Vi aspettate un atleta disciplinato,
rabbioso, aggressivo? Macché. Relax, be
happy. Perché veramente Usain Bolt è un recordman diverso. Fast and Fabulous. Nessuno ha la sua taglia, la sua accelerazione, quella falcata da giraffa. 2,77 metri. Gli altri corrono i cento in 45 passi, lui in 41. Anche come sprinter è atipico, fuori scala: il primo recordman alto più di un metro e novanta.
SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE
la Repubblica
LA DOMENICA
DOMENICA 6 APRILE 2014
26
La copertina. Usain Bolt
“Che diavolo mi passa per la testa mentre volo?”
Il fenomeno dell’atletica si confessa in una biografia
tra ricordi d’infanzia e nuovi traguardi
2002
A 16 ANNI
E 200 GIORNI
È IL PIÙ GIOVANE
CAMPIONE
MONDIALE
JUNIORES DEI 200
2007
DOPO ATENE 2004
(ELIMINATO),
È MEDAGLIA
D’ARGENTO
AI MONDIALI
DI OSAKA NEI 200
<SEGUE DALLA COPERTINA
U SA I N B O LT
T
HA GIÀ FATTO
QUELLO
CHE NESSUNO
ERA RIUSCITO
A FARE PRIMA
NELLO SPORT
MA IL SUO
PROSSIMO
OBIETTIVO
È UN ALTRO
RECORD
ALLE OLIMPIADI
DI RIO DEL 2016.
POI SARÀ
SOLO FESTA
ENGO GLI OCCHI FISSI su di lui per tutto il tempo, mentre distendo le gambe al termine del-
la fase di spinta. Faccio uno, due, tre passi e poi inciampo — metto male un piede e mi
piego verso destra — ma mi riprendo in fretta e mantengo la freddezza. Mi era già capitato di partire male o di commettere errori nei primi venti metri, quindi non perdo la
calma. Niente panico. Finisci l’accelerazione e poi rilassati. Rilassati, rilassati, rilassati. Dove cavolo è finito Asafa? Tutti gli altri sono lì. Non capisco, come fa a non essere lì?
Verso i settantacinque-ottanta metri do un’altra occhiata. Anzi, mi giro proprio a guardare. Devo sapere dov’è Asafa. Dove sei, fratello? Sei tu il favorito, ora che Tyson è fuori. Che combini? Devo continuare a correre o posso rilassarmi? Poi capisco. Oh cacchio...
sto per vincere! Perdo completamente la testa, anche se mancano dieci metri al traguardo. Alzo le mani e mi batto il petto: impazzisco, so che nessuno può raggiungermi.
È fatta, sono il campione olimpico.
Subito dopo è il caos, proprio come a New York. Mi volto e vedo Asafa che è arrivato quinto, e gli altri che cercavano di raggiungermi mentre correvo intorno alla pista con un dito puntato verso il cielo. Corro verso gli spalti. Una
folla di fotografi si raduna intorno alla ricerca dello scatto perfetto. Tiro indietro il braccio come un arciere che tende l’arco e lo punta verso il cielo: mimo un fulmine in onore del mio primo oro olimpico. I flash scattano in contemporanea, sono circondato di gente. I tifosi cercano di toccarmi, ma in tutto quel rumore riesco a sentire mia madre
che mi chiama per nome. Vedo il suo volto tra la folla: trabocca d’orgoglio. La raggiungo. «VJ! VJ!» grida tirandomi
a sé e mi consegna una bandiera della Giamaica. Faccio un passo indietro, temo che mi scoppi il cuore. «Ehi, sono il
numero uno». Vorrei fare un altro giro di pista ma un tizio continua a tirarmi per la canotta.
Grida, si sbraccia, e all’inizio non capisco cosa voglia. Ma poi le sue parole mi colpiscono come un gancio di
Mohammed Ali. «Usain, vieni a fare una foto col cronometro e il nuovo record del mondo».
Non avevo pensato minimamente al tempo. Mi ero
concentrato solo sulla vittoria: al tempo ci avrei pensato mai fermo un momento. Stranamente, però, per quandopo. Non avevo neppure guardato il cronometro, un to corressi di qua e di là, il mio potenziale sulla pista di
enorme display a fondo pista, ma ora lo guardo: e lì, ac- atletica è emerso solo quando se ne accorse uno degli incanto alla mia faccia proiettata sul maxischermo men- segnanti: Mr Devere Nugent, che era un sacerdote ma
tre tagliavo il traguardo — gioia, sudore e un grido di vit- anche un appassionato di sport. Fu allora che Mr Nugent
fece ricorso a un sotterfugio e decise di corrompermi
toria — c’è il tempo: 9”69.
prendendomi per la gola. «Bolt, se riesci a battere RicarNuovo record del mondo. Pechino 2008.
Però! Non ricordo cosa ho pensato in quel momento. do nel campionato scolastico ti regalo un pranzo in scaCosa pensa un atleta quando migliora il proprio record tola», disse, ben sapendo che per conquistare il cuore di
del mondo in una finale olimpica? «Wow», forse, più tut- un ragazzino bisogna passare per lo stomaco. Adesso sì
che si ragionava. Un pranzo in scatola era roba seria: polta una serie di emozioni che poi non ricorderà più.
lo in salsa jerk giamaicana, yam arrosto (cioè le nostre
patate dolci), riso e piselli. All’improvviso avevo un incentivo a gareggiare, c’era un premio in palio e il pen“FACCI IL FULMINE”
Quando tornai al villaggio olimpico ebbi il primo indi- siero di aggiudicarmelo mi riempiva di entusiasmo, cozio del fatto che la mia vita era cambiata completamen- me l’emozione di mettermi alla prova in un grande camte. Quando l’auto in cui viaggiavo accostò davanti all’e- pionato.
dificio della Giamaica, vidi che all’ingresso c’era un mucchio di gente. All’inizio pensai che fosse un’esercitazione antincendio o qualcosa del genere, erano tutti in straIL SOLE LIQUIDO
Abitavamo a Coxeath, un paesino non lontano dalla
da ad aspettare chissà cosa.
Waldensia Primary School e da Sherwood Content: era
«Ma che succede?» chiesi a Ricky.
bellissimo, immerso nel verde e circondato da boschi ri«Credo che siano qui per te, Usain», disse lui.
Aveva ragione. Quando scesi dall’auto, la folla ci ven- gogliosi. Era una zona poco popolata, con una o due case
ne incontro urlando e chiedendo foto e autografi. Volon- ogni tre-quattrocento metri, e la nostra era una casa
tari, atleti, amici degli atleti, chiunque: tutti con carta e semplice, a un solo piano, che mio papà aveva preso in afpenna, tutti che gridavano «Foto! Foto!». Non ci capivo fitto. I ritmi di vita erano lentissimi, passavano poche
più niente. Qualcuno strillò: «Fai la posa del Lightning macchine e la strada era sempre vuota. La cosa più simile a un ingorgo stradale a Coxeath era quando un amico
Bolt!».
ti vedeva passare e usciva in strada per salutarti. Per farLa mia vita era cambiata per sempre.
Dopo il record del mondo nei 200, fotografi e tifosi ini- vi capire quanto fosse isolato quel posto, sappiate che alziarono a chiedermi quella posa. Ogni volta che tiravo in- l’epoca lo chiamavano Cockpit Country, un nome che ridietro un braccio e con l’altro indicavo il cielo, il pubbli- corda i combattimenti tra i galli, perché in passato era
2008
UN FULMINE
A PECHINO:
ORO E RECORD
DEL MONDO
SIA NEI 100 (9”69)
CHE NEI 200 (19”30)
2009
BIS AI MONDIALI
DI BERLINO:
ORO E RECORD
(ANCORA VALIDI)
NEI 100 (19”59)
E NEI 200 (19”19)
2011
ORO NEI 200
AI MONDIALI DI DAEGU
NEI 100 VIENE
SQUALIFICATO
PER FALSA
PARTENZA
2012
SECONDA
DOPPIETTA
OLIMPICA:
A LONDRA
ORO NEI 100
E NEI 200
2013
DOMINA
ANCORA
I MONDIALI
A MOSCA
NEI 100
E 200
co andava in visibilio. Era bello sapere di poter alzare il
volume di un intero stadio con un semplice movimento
delle dita.
Quella posa finì sulle copertine di tutte le riviste e sulle prime pagine dei giornali. Col passare dei giorni vidi
fotografie di gente in tutto il mondo che imitava la mia
mossa. Scalatori che indicavano il cielo dalla vetta delle
montagne, escursionisti nella giungla amazzonica che
si mettevano in posa per gli amici a casa. Persino genitori che fotografavano i bambini mentre facevano il “Lightning Bolt” nella culla. Credetemi, meraviglioso.
QUESTIONE DI PANCIA
La mia scuola elementare, la Waldensia Primary
School di Sherwood Content, una piccola città del distretto di Trelawny, è il palcoscenico che ha ospitato la
mia prima grande sfida. Avevo otto anni ed ero un ragazzino allampanato che correva sempre e non stava
stata una roccaforte dei maroon, gli schiavi fuggiti dalle
Indie occidentali che si erano stabiliti in Giamaica nel
Settecento, che da lì, in epoca coloniale, sferravano attacchi alle fortificazioni degli inglesi. Se la vita di quelle
persone non fosse stata così violenta, Coxeath e
Sherwood Content sarebbero stati un luogo idilliaco: c’era sempre il sole, faceva caldo, e anche le nuvole non destavano preoccupazione. Ricordo che chiamavamo la
pioggia «sole liquido».
Mi piaceva stare all’aria aperta, andare a caccia,
esplorare e correre a piedi nudi. Quelle foreste potevano sembrare inquietanti agli estranei, ma per un bambino erano un luogo sicuro. Non c’era criminalità e non
si annidava nessun pericolo tra le canne da zucchero. Sì,
c’era un serpente, il boa giallo giamaicano, ma era innocuo, anche se tutti si spaventavano se ne vedevano
entrare uno in casa. Una volta sentii dire che un tizio aveva ucciso un boa con un machete, ne aveva gettato la
carcassa in strada e poi, per assicurarsi che fosse morto,
ARCHIVIO BOLT
Tutto
iniziò
inseguendo
polli in scatola
IL PICCOLO USAIN CON LA SORELLA CHRISTINE E IN GARA, A 16 ANNI
la Repubblica
DOMENICA 6 APRILE 2014
IL LIBRO
IL TESTO DI BOLT E LE FOTO
PICCOLE IN BASSO
SONO TRATTE
DA COME UN FULMINE.
LA MIA STORIA DI USAIN BOLT
CON MATT ALLEN
IN LIBRERIA DAL 17 APRILE
(TEA, 272 PAGINE,16 EURO)
27
Mai visto
un Superman
così pigro
<SEGUE DALLA COPERTINA
E MAN U E LA AU DI S I O
l’aveva investito con la macchina e gli aveva dato fuoco. Queste erano le tecniche di disinfestazione in uso a Trelawny.
LA MIA STRANA FAMIGLIA
Adesso vi racconto com’è fatta la mia famiglia. Ho un fratello minore, Sadiki, e una
sorella maggiore, Christine, ma abbiamo
tutti madri diverse. Potrà sembrare strano,
ma a volte in Giamaica le famiglie sono così.
Pa’ ha avuto figli con altre due donne, e quando sono nato io i miei genitori non erano sposati. Ma per la mamma non è mai stato un
problema, perciò quando Sadiki e Christine
venivano a stare da noi a Coxeath, lei li accoglieva come fossero figli suoi. Anche quando
sono cresciuto e ho iniziato a riflettere sull’amore e sul matrimonio, la nostra situazione familiare non mi è mai sembrata strana.
Alla fine mamma e papà si sono sposati
quando avevo dodici anni, e a irritarmi era
solo il fatto di non essere stato scelto come
ring boy, l’equivalente del testimone dello
sposo. Volevo essere io a consegnare l’anello
a papà durante la cerimonia, ma quell’onore toccò a qualcun altro del paese, forse perché io ero troppo piccolo. Non mi ha mai dato fastidio l’idea di avere un fratello e una sorella con madri diverse: mi sembrava una cosa naturale. Comunque, in famiglia siamo
molto aperti sul tema delle relazioni e delle
amicizie, non siamo per niente bigotti e ci
piace parlare di questioni personali. Coi miei
genitori non ci sono tabù, e ormai durante le
telefonate ho imparato ad aspettarmi che
salti fuori l’argomento della loro vita sessuale, soprattutto se a parlare è papà. È assurdo. Magari stiamo discutendo di tutt’altro — del tempo o di macchine — e lui riesce
chissà come a spostare il discorso sul sesso.
Ricordo che una volta stavo parlando al telefono con entrambi, col vivavoce, e ho detto: « Yo, Pa’, come ve la passate?». E lui è partito subito per la tangente. «Ciao, Usain. Qui
è tutto ok, io sto bene, tua madre pure... Ormai non facciamo altro che divertirci a letto...». Da non crederci. Non volevo neanche
immaginarmela quella scena. «Cosa?! Mamma, digli di smettere!».
ARCHIVIO BOLT
CAMERA PRESS/ CONTRASTO
IO SONO UNA LEGGENDA
CON GLI AMICI A KINGSTON, A 17 ANNI, E A PARIGI (LE DUE FOTO AL CENTRO SONO DI MARK GUTHRIE)
Voglio correre veloce ancora per un altro
paio d’anni. Voglio spingermi al limite. Se
non riesco a migliorare il mio record sui 100
metri, vorrei poter correre in diciotto secondi e qualcosa nei 200, anche solo 18”99. Altro che Olimpiadi e medaglie, battere quel
record sarebbe un successo ancora più grande. Mi piacerebbe sapere che la gente resta
a bocca aperta davanti al televisore quando
mi vede. Per arrivare a quel risultato mi servirebbe una stagione perfetta, come quella
che ho avuto nel 2008. Anche se la finestra
delle opportunità si fa sempre più piccola.
Più invecchio, più la finestra si restringe e
più diventa difficile raggiungere la forma
perfetta in previsione di una gara importante. Ma a giudicare da ciò che sono stato capace di fare in passato, non penso che sia un
obiettivo irrealistico nella prossima stagione o giù di lì. Seriamente, qualcuno si stupirebbe se ci riuscissi? Chi può impedirmi di
correre più veloce? L’unica persona in grado
di battermi nei prossimi due anni sono io, e
io sono un fenomeno, un rivale da temere,
una leggenda per la mia generazione.
Potete contarci: il mio tempo non è ancora finito.
Traduzione di Ilaria Katerinov
© Usain Bolt 2013 - Edizioni Tre60
© 2014 TEA S.p.a., Milano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ARL LEWIS era 1,88, Borzov 1,80,
Owens 1,78, come Mennea,
Greene 1,75 metri. Per questo
Bolt parte male, troppo corpo da
distendere. Poi però viaggia in
corsia di sorpasso. Bolt è onesto,
ammette i suoi difetti. «Non
avevamo l’acqua corrente e Pa’ voleva dessi una
mano. Dovevo andare al ruscello a riempire i secchi
per portarli fino a casa. Per un totale di 48 viaggi.
Non ne avevo voglia e per non sprecare tempo
iniziai a riempire due secchi per volta, un trucco
per faticare meno. Ben presto mi ritrovai con i
muscoli ben sviluppati, senza bisogno di andare in
palestra. Assurdo: la mia pigrizia mi rendeva più
forte». Usain è fatto così: dategli una pista, musica
da mettere di notte, e vedrete che si animerà.
Indispettite il suo orgoglio e lui tornerà a lucidarlo.
Perché quando si tratta di correre Bolt non è più un
fannullone vanitoso, ma un gigante della velocità,
il dio dello sprint, ingoia i metri con una fretta
pazzesca. Recordman dei cento, duecento metri,
staffetta. Sei ori olimpici, si è ripetuto dove nessuno
era mai riuscito prima. Pure con le scarpe slacciate,
pure sbirciando (troppo) ai lati. Una sua falsa
partenza ha fatto storia e prime pagine. Bolt
scherza, gioca, sorride. Si diverte e si rilassa: stay
cool. Intrattiene il pubblico, rende l’atletica uno
spettacolo da one man show, non strapazza solo il
tempo, ma tutta un’etica dello sport e anche certi
stereotipi culturali. Ai Mondiali di Berlino (sì, in
quello stadio) tutti i bambini tedeschi, biondi e con
gli occhi azzurri, si sono dipinti il viso di nero. Per
assomigliare a Bolt, eroe nero, bello, vincente.
Usain contagia: non ha rabbie da smaltire, vuole
solo correre, ballare, divertirsi. La vita da sportivo
lo annoia.
Ma Bolt sa riflettere. «La sconfitta ai Trials da Blake,
mio compagno di squadra, mi ha aperto gli occhi,
mi ha fatto capire che dovevo essere più serio,
allenarmi meglio. Dopo aver visto il replay della
gara mi è venuto il malumore, anche per la sua
arroganza, e non gli ho rivolto la parola per un paio
di giorni. Potete dire quello che vi pare, ma agli
appuntamenti importanti io ci sono sempre e
vinco».
Bolt è un brand mondiale. Il suo gesto di lanciare
una saetta con posa classica da Bronzo di Riace è
finito sui muri del mondo. Dai writers di periferia
alle gallerie d’arte. La sua è una felicità da dieci
milioni di dollari l’anno. Nessuno sprinter ha mai
incassato tanto. Quando smette di correre, la gente
esce dallo stadio. No Bolt, no party. È a lui che si
chiedono nuovi miracoli: un 9”49 sui 100 e meno di
19” sui 200. Anche se individualmente non
migliora un record da cinque stagioni. E sarà
sempre più una leggenda se comanderà lo sprint
anche a Rio 2016. Avrà trent’anni. Lui giura: il mio
tempo non è ancora finito. Ma da molto è alle prese
con guai fisici (alla schiena) che lo tormentano ed è
in cura a Monaco. Vive sulla collina sopra Kingston,
protetto da guardie del corpo. Ha assunto un cuoco
per non mangiare schifezze, ed evitare abbuffate
dell’adorato pollo fritto. Non fa mai polemiche, né
si butta in argomenti scottanti. Ma da lassù
nessuno riesce a sloggiarlo. È il più grande. Non
male per uno svogliato che se la dava a gambe per
evitare gli scapaccioni. E che all’allenamento
preferiva la sala giochi. Alla fine i pigri, per evitare
la fatica, corrono sempre più avanti di tutti.
C
© RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica
LA DOMENICA
DOMENICA 6 APRILE 2014
28
L’attualità. 6 aprile 2009
Due fotografi e uno scrittore
che qui ha insegnato per vent’anni
raccontano la città colpita
dal terremoto.E che ora, forse,
verrà salvata dai ragazzini
Cinque
annidopo
Ritorno
a L’Aquila
ieri
APRILE 2009 I SEGNI DEL TERREMOTO IN PIAZZA SAN MARCIANO
ieri
LA CHIESA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DI PAGANICA DOPO IL SISMA
ieri
UNA DELLE IMMAGINI SIMBOLO DEL TERREMOTO DI CINQUE ANNI FA
ieri
TRANSENNE E MACERIE SU PIAZZA SANTA MARGHERITA
W A LTER SI TI
GIANNI
BERENGO
GARDIN
HA RACCOLTO
LE FOTOGRAFIE
FATTE A L’AQUILA
TRA IL 1995 E IL 2011
IN UN LIBRO EDITO
DA CONTRASTO
(L’AQUILA
PRIMA E DOPO).
IN QUESTE PAGINE
SONO SUE
LE IMMAGINI
IN BIANCO E NERO
(IERI)
ERO STATO A L’AQUILA nell’estate del 2011 e ne
avevo ricavato un’immagine tragica: in piazza
del Duomo a mezzogiorno stagnava un silenzio
irreale, solo il clèng di un’imposta che periodicamente batteva sul ferro d’una grondaia —
mancavano i cespugli spinosi rotolati dal vento
e saremmo stati in pieno western, quando il
cowboy entra nel villaggio abbandonato. L’erba cresceva alla base dei portici. M’ero fatto l’idea che il centro non sarebbe rinato mai più, anzi che non avesse più voglia di rinascere; un mio ex studente, alla frase conformista
«un capoluogo di regione non può morire», aveva risposto «perché no? adesso c’è internet… ci servono case, centri commerciali, strade a scorrimento veloce, ma che ce
ne facciamo di una città?». Un embrione di metropoli diffusa senza metropoli: questo
sembravano, arrivandoci di sera, i diciannove insediamenti periferici che avevano sostituito il primitivo progetto dell’Aquila 2 — un mare di luci con un buco nero in mezzo. Tra le “casette di Berlusconi” gli anziani si lamentavano che non ci fosse tessuto sociale, rassegnati a non vedere mai più l’Aquila a cui erano abituati («facciamo in tempo a morire dieci volte»).
Ora, a quasi tre anni di distanza, l’impressione è stata diversa e devo fare ammenda del mio pessimismo apocalittico: qualcosa si sta muovendo, nel centro si vedono finalmente le gru, qualche bar ha riaperto
e a mezzogiorno c’è il pieno degli operai socchiusi si intravedono gli interni fitti di
che si mangiano un panino. Impacchet- tubature come polli farciti. Tutto è stipatati in varie forme, i palazzi assomigliano to ma pulito, le impalcature brillano alla
a un complicatissimo meccano. La sera, luce della luna, tutto è pronto per partire;
soprattutto nel fine settimana, centinaia «Abbiamo perso tre anni», mi dice un dodi ragazzi occupano le strade e le piaz- cente, «così doveva essere nel 2011».
zette, mangiano la frittata del Boss e si
Tra il 2011 e il 2012 c’è stata la grande
bevono un mojito da Farfarello. Alcuni depressione: finita l’adrenalina dell’eadolescenti hanno preso l’abitudine di mergenza col naturale corollario di un paforzare le transenne per organizzare fe- triottismo reattivo («han passato la vita
sticciole nelle case disabitate o nei nego- a parlar male dell’Aquila, che se ne volezi vuoti, come se giocassero al covo dei pi- vano andare a tutti i costi, e mo’ gli ha prerati o alla casa sull’albero. Sono stati i ra- so la passione di riaverla»), lo scontro
gazzini (quelli che al tempo del terremo- permanente tra enti locali e protezione cito avevano tredici-quattordici anni) a vile aveva creato una situazione di insopriappropriarsi per primi del centro. Poi si portabile immobilità. Chi poteva trovava
stancano, è ovvio, perché è comunque de- soluzioni fuori: a Roma, a Pescara, doprimente passeggiare tra ponteggi e sa- vunque pur di non assistere all’agonia.
racinesche abbassate, trovarsi il passo Una finanziaria pensò di sfruttare il mosbarrato appena si esce dalle vie princi- mento speculando sul desiderio di fuga:
pali, vedere dovunque militari che (for- compriamo a poco, accediamo ai fondi
tunatamente) controllano. Sul Corso c’è per la ricostruzione e vendiamo a molto.
una grande foto con la distesa delle bare. Ma non ha funzionato granché, gli aquiUna copisteria sventrata ha ancora il ca- lani alla fine si sono mostrati restii a venlendario appeso col foglio di aprile 2009. dere: i benestanti soprattutto, quelli delQuel che c’era da prelevare dalle case è le seconde e terze case, hanno potuto perstato prelevato, con o senza autorizza- mettersi di aspettare. Chi di case ne avezione; a spiare dalle finestre o dai portoni va una sola, invece, è rimasto strozzato
FOTO © GIANNI BERENGO GARDIN/CONTRASTO
C’
L’AQUILA
la Repubblica
DOMENICA 6 APRILE 2014
29
oggi APRILE 2014 SULLA STESSA PIAZZA LA FONTANA TRANSENNATA
ieri e oggi IN PIAZZA PALAZZO POCHI I CAMBIAMENTI
oggi SONO INIZIATI I LAVORI DI RESTAURO SULLA FACCIATA DELLA CHIESA
ieri e oggi ANCORA PONTEGGI SOTTO I PORTICI DEL CORSO
FOTO © MARTINO LOMBEZZI/CONTRASTO
oggi L’INGRESSO DELLA PREFETTURA È ANCORA PERICOLANTE
oggi IL PALAZZETTO DEI NOBILI E LA FONTANA SONO RINATI
dai ritardi: hanno i soldi in banca, cioè il
consorzio a cui appartengono ha già i soldi stanziati ma non può spenderli. Tecnici e politici non riescono a decidere se, per
le abitazioni del centro, convenga abbattere e ricostruire salvando gli elementi
architettonici di pregio, oppure restaurare l’esistente, con una spesa maggiore
e minore garanzia di anti-sismicità. Tutela identitaria contro sicurezza, e mentre
si dibatte molti ex residenti sono arrivati
all’esasperazione. Ho detto che qualcosa
si sta muovendo, ma certo non senza contraddizioni e lungaggini ingiustificate.
Non c’è aquilano che non abbia un episodio di corruzione da raccontare, o una
storia di ripicche, meschinità e privilegi.
Scelte arbitrarie al momento dell’esproprio dei terreni agricoli, vendette consumate a spese del vicino o del concorrente;
aziende amiche favorite nell’esecuzione
dei ponteggi, resistenze campanilistiche
e vecchie ruggini che hanno impedito agli
imprenditori locali di consociarsi; le incastellature pagate un tanto a nodo, col risultato che certi portici sembrano un ricamo di oreficeria; fino agli umanissimi
trucchi sullo stato di famiglia per ottenere una “casetta” più grande. Minime o organizzate illegalità che offendono di più
se si ha l’impressione dell’impasse; le accuse si sommano, incontrollate, le polemiche fioriscono tanto più veementi
quanto più imprecise. C’è un generale
problema di comunicazione, le autorità
mollano le notizie col contagocce e ognuno ci aggiunge del suo; l’ansia di chi ti parla è palpabile, il trauma non è stato riassorbito, i danni psicologici a lungo termine sono ancora da misurare. Chi ha vissuto nelle tende non riesce a tacitare del tutto il rancore per chi, “beato”, se ne stava
negli alberghi della costa; le solidarietà si
incrinano, nei criteri di assegnazione delle “casette” non veniva contemplata la
provenienza: antichi vicini abitano a venti chilometri di distanza, mentre quello
della porta accanto è uno con cui non avevi nessuna consuetudine. È dura, fra i giovani è raddoppiato il consumo di alcol, i
pusher della droga considerano L’Aquila
una piazza remunerativa.
Vado alla Facoltà di Lettere, tra i colle-
ghi con cui ho lavorato per vent’anni; dopo l’esilio forzato in una sede provvisoria, ora stanno in un palazzo nuovo e centrale le cui fondamenta erano state gettate prima del terremoto. Anzi la crescita del palazzo, la dedizione di ingegneri
e operai, sono state un motivo di consolazione negli anni bui, uno spiraglio di futuro. Anche qui l’umore è migliorato,
pur tra le critiche: al sarcasmo nichilista
si è sostituita una cauta progettualità.
«In fondo», mi dice la rettrice Paola Inverardi, «rispetto a un’Italia che decresce questo è un territorio in sviluppo». Allora perché non trasformare gli studenti in costruttori, sostituendo i vecchi tirocini con attività extra-scolastiche che
abbiano un rientro economico? Ti garantisco un corso di studi paragonabile
in qualità agli altri atenei e in più ti offro
un lavoro legato alla ricostruzione, con
grandi ditte internazionali: inventa tu,
culturalmente, la città che vuoi. Università, conservatorio musicale, accademia
di belle arti, i fisici del Gran Sasso, coordinati per un “incubatore culturale”.
Mah. Gli studenti che sostano nei corridoi non mi paiono immuni dall’inerzia, e
il personale amministrativo sarà spiazzato da questo pensare in grande. Negli
anni scorsi la frequenza è stata viziata
dall’abolizione delle tasse universitarie;
nel 2010 si sono iscritti a Lettere in 145
ma solo 45 hanno terminato il triennio;
quell’anno, giustamente, gli studenti
costretti a vivere altrove non pagavano
i trasporti e ad alcuni operai (anch’essi
deportati altrove) è convenuto iscriversi all’università per non pagare l’autobus. Molti adulti, visto che non si pagava
niente, hanno tentato una prima o una
seconda laurea a cui in altre circostanze
non avrebbero pensato. Ma c’è anche
qualche novità significativa: si cominciano a iscrivere ragazzi coi nomi veneti
e friulani — figli di piccoli imprenditori,
di muratori, elettricisti, idraulici, che
qui si sono trasferiti perché sanno che,
per quindici o vent’anni, ci sarà lavoro.
Certe costruzioni nuove non sono più per
gli aquilani. «Risorgerà diversa da come
la immaginavamo, ma risorgerà».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MARTINO
LOMBEZZI
CON I SUOI SCATTI
HA DOCUMENTATO
LE FASI DELLA
RICOSTRUZIONE
DELLA CITTÀ.
NEI GIORNI SCORSI
HA FOTOGRAFATO
PER NOI
GLI STESSI LUOGHI
IMMORTALATI
DA BERENGO
GARDIN
TRA IL 2009 E IL 2011
IN QUESTE PAGINE
SONO SUE
LE IMMAGINI
A COLORI (OGGI)
la Repubblica
LA DOMENICA
DOMENICA 6 APRILE 2014
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La storia. Apocrifi
Una mattina
dell’aprile 1614
Miguel Cervantes riceve
un libro. Vi sono narrate le imprese
del suo eroe ma lo firma un tale Avellaneda
Chi si nasconde dietro quel nome?
D A N I ELE A R C H I BU G I
I
Miguel Cervantes
(1547-1616)
Scrittore, poeta e militare
spagnolo è l'autore del
“Don Chisciotte della Mancia”,
capolavoro della letteratura
mondiale, che (in due libri)
narra le avventure
di Don Chisciotte e Sancio Panza
Lope de Vega
(1562 - 1635)
Poeta e scrittore,
è tra i sospettati di aver scritto
il “Don Chisciotte” apocrifo
Secondo alcuni critici avrebbe
ordito, insieme ad altri scrittori,
la burla letteraria
ai danni di Cervantes
Cristóbal Suárez
de Figueroa
(1571 - 1644)
Molti i sospetti anche su di lui
Nel capitolo LXII del secondo
“Don Chisciotte” Cervantes
l’accusa di spacciare per proprie
opere che sono traduzioni
di libri italiani
N UNA LUMINOSA GIORNATA primaverile di quattro secoli fa, Miguel Cervantes si vide recapitato un libro appena stampato a Tarragona. Il
frontespizio recitava SECONDO TOMO DELL’INGEGNOSO HIDALGO DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA, che contiene la sua
terza uscita ed è la quinta parte delle sue avventure. Cervantes non
solo non l’aveva scritto, ma non ne aveva mai neppure sentito parlare. Un impostore aveva dato alle stampe ciò che lui stesso aveva
promesso alla fine del primo volume: un seguito del Don Chisciotte. Aveva addirittura anticipato ai suoi lettori che il Cavaliere dalla
triste figura si sarebbe recato ai tornei di Saragozza. Era passato un
decennio, e in quegli anni Cervantes aveva scritto, brigato e pubblicato
un po’ di tutto, ma non la continuazione di quel libro burlesco. E ora quello sfrontato
autore dichiarava candidamente che il prosieguo era apocrifo: «Si permette la stampa di tante Celestine, ben si può permettere che vadano per i campi altri Don Chisciotte e Sancio».
Si firmava Alonso Fernandez de Avellaneda, un nome che evocava molte cose ma non ne indicava nessuna, proprio come fanno i falsari. La cosa peggiore è che Avellaneda sembrava conoscere personalmente Cervantes, tanto da prenderlo in giro per la sua più onorata disgrazia: da vero
zotico, rammentava che lo scrittore non solo era vecchio (Cervantes aveva allora sessantasei anni) ma anche invalido. Faceva riferimento a quella mano sinistra che gli era stata storpiata ben
quarantatré anni prima, quando un soldato musulmano gli aveva tirato una archibugiata durante la battaglia navale di Lepanto. Mascalzone, oltre che imbroglione: non sapeva forse che lui si era
battuto come un leone per il loro stesso regno? Chi si nascondeva dietro quel nome?
Cervantes passò tutta la notte a leggere quell’opera borbottando e imprecando. Sembrava diventato anche lui pazzo come l’Orlando o, perché no?, come il personaggio bizzarro da lui generato. A ogni pagina, si ringalluzziva e si malediceva. Si ringalluzziva perché Don Chisciotte e San- a Corte, si fosse cimentato con un’opera fasulla.
cio Panza mormoravano parole e compivano ge- Forse aveva incaricato qualcuno dei suoi nusta che sorprendevano lui stesso, come figli im- merosi giovani e spocchiosi poetastri. Gli venne
propri che si emancipano dal loro genitore. Quel in mente Pedro Liñán de Riaza, ma anche lui era
lestofante — pur rendendo Don Chisciotte tal- morto, appena quarantenne, da diversi anni. Il
volta borioso, mentre lui lo aveva modellato falso testo aveva anche accurate descrizioni di
buono, saggio e generoso quando non afflitto Toledo, e sospettò di un rimatore di quella città
dal delirio; e Sancio assai più rozzo del suo — e pupillo di Lope, Baltasar Elisio de Medinilla.
aveva non solo amato i personaggi, ma ne ave- Dei tre, solo Pedro era aragonese. Ebbe un barva studiato bene l’indole. E, tuttavia, Cervantes lume e gli venne in mente Cristóbal Suárez de
rosicava, e tanto. E si malediceva: perché il suo Figueroa: le due novelle inserite nel testo erano
primo libro aveva avuto successo, e già nel 1605 scopiazzate di sana pianta dagli italiani, e Suáne erano uscite almeno due edizioni pirata che rez de Figueroa aveva vissuto nei possedimennon gli erano fruttate il becco di un quattrino. ti spagnoli in Italia, sia a Milano che a Napoli.
Perché non aveva proseguito su quella strada? Quando conversava, si abbandonava a battute
Poteva forse giustificarsi con ciò che aveva scrit- grevi e escatologiche, simili a quelle che aveva
to e pubblicato in quel decennio, ma tutto, sì, trovato nel libro. Era stato lui? Ma i conti non torproprio tutto quel che aveva prodotto aveva navano: neppure Figueroa era aragonese.
avuto meno popolarità del Don Chisciotte. CerAl diavolo l’imitatore, si disse infine. Don Chivantes sapeva che non era con le buffonerie che sciotte e Sancio Panza erano sue creature. E cosi diventa poeta a corte o si ottiene la protezio- sì Cervantes iniziò a riordinare le carte sul suo
ne di mecenati, e quello che si incassa con le ven- tavolo. Più frugava e più uscivano fogli: erano
dite era sempre troppo poco. Ne poteva scrive- anni che, per distrarsi da più gravosi e tormenre pure dieci di tomi comici, non sarebbero ba- tati incarichi, aveva buttato giù capitoli e capistati per andare a letto satollo.
toli del secondo volume. Mancava ancora il fiA ogni pagina che girava, Cervantes si ripe- nale, e molti episodi dovevano essere rivisti.
teva la stessa domanda: chi è il truffatore? Tro- Ma il secondo volume, quello vero, il suo, era
vava nel libro delle espressioni aragonesi, una quasi pronto. Solo in quel momento ebbe la
sorta di impronta involontaria lasciata dall’i- certezza che il seguito sarebbe stato più elemitatore. Poteva forse essere Jerónimo de Pa- gante, più divertente, più sottile non solo
samonte, suo compagno di armi a Lepanto. dell’imitazione, ma anche del suo stesso priQuel Jerónimo aveva scritto una strana auto- mo volume. Ovviamente non si lasciò sfugbiografia che circolava manoscritta, e nella qua- gire l’occasione di prendere in giro Lope de
le si era addirittura appropriato delle gesta eroi- Vega e i suoi cicisbei, di scrivere che Suáche che lui, Cervantes, aveva compiuto a Le- rez de Figueroa ricopiava gli italiani, e di
panto. Un imbroglione nato e cresciuto che, per offendere nuovamente l’oramai defunripicca, lo scrittore aveva messo alla berlina nel to Jerónimo de Pasamonte. Se il plaprimo volume del Chisciotte. Jerónimo si era giario fosse stato uno di loro,
forse vendicato per essere stato descritto come aveva modo di vendicarsi.
un derelitto galeotto? Gli era, tuttavia, giunta Nell’incertezza, tirò
voce che fosse morto, e da molti anni. E poi, era fendenti contro
sì aragonese, ma parlava male e scriveva anche tutti loro. E poi
peggio, mentre al libro che aveva in mano rico- vedendo i
nosceva qualche pregio. Forse il manoscritto suoi eroi
era sopravvissuto alla sua morte, ma chi lo aveva ripulito e poi consegnato al tipografo? Anche
se fosse stato Jerónimo, aveva dovuto avere almeno un complice per portare a termine l’impresa postumamente.
C’erano anche, nel libro, ripetuti elogi,
espliciti e impliciti, a Lope de Vega. Che
fosse stato proprio lui? Ma era difficile
credere che il poeta, tanto acclamato
L’altro
Don
Chisciotte
Quel finto sequel tra i mulini a vento
un giallo letterario lungo quattro secoli
la Repubblica
DOMENICA 6 APRILE 2014
”
“
31
Le città
dei Don Chisciotte
in quello specchio deformante, Cervantes capì
meglio perché fossero stati così amati. Comprese che non era necessario spezzare il filo delle avventure inserendo novelle: Avellaneda lo
aveva imitato anche in ciò, ma il diversivo, ora
che Don Chisciotte e il suo scudiero erano noti al
pubblico, non era più necessario.
Nel primo volume l’ironia scaturiva dal fatto
che l’eroe tramutava locande in castelli e contadine in principesse, ma poteva l’espediente
reggere per altri cinquanta capitoli? L’ignoto
autore non lo aveva capito, e per mancanza di
fantasia aveva in fondo replicato lo schema narrativo usato da Cervantes. Ma lui no, non aveva
bisogno di ricopiarsi. Aveva in serbo un colpo di
scena: far sì che i personaggi incontrati dal Cavaliere dalla triste figura sapessero già della sua
pazzia perché avevano letto il primo volume.
Con un trucco, che sarà chiamato dai critici letterari di qualche secolo dopo, meta-letteratura,
quel tomo diventa il passaporto che trasforma
Don Chisciotte e Sancio Panza
in celebrità, così famosi che
chi li incontra costruisce per
burla inganni e incantesimi.
Non è più Don Chisciotte a ve1605 CERVANTES
dere giganti dove ci sono muSTAMPA “L’INGEGNOSO
lini, ma i suoi interlocutori che
HIDALGO
approfittano della sua follia
DON CHISCIOTTE
per creare un mondo magico
DELLA MANCIA”
per proprio intrattenimento.
Infine, riordinando le boz1613 LO SCRITTORE
ze, Cervantes si prese le sue riANNUNCIA NELLE
valse non solo sull’oscuro
“NOVELLE ESEMPLARI”
scrittore, ma anche sul di lui liIL RITORNO
bro: l’apocrifo entra nella narDI “DON CHISCIOTTE”
razione e un suo personaggio
dice di quel volume che è «privo di invenzione, povero di
1614 A TARRAGONA
motti, poverissimo di livree,
VIENE PUBBLICATO
sebbene ricco di scempiaggiIL FALSO SEGUITO
ni». È Don Chisciotte stesso a
SCRITTO DA ALONSO
leggere i libri a lui dedicati,
DE AVELLANEDA
tanto l’originale che quello fasullo. E, per far dispetto al libro
1615 CERVANTES
contraffatto e al suo contrafPUBBLICA
fattore, cambia direzione e
IL SECONDO VOLUME
non si reca più a Saragozza,
DEL “DON CHISCIOTTE”.
ma vira per Barcellona.
MUORE POCO DOPO
Quando consegnò il manoscritto al tipografo, Cervantes
aveva capito che le sue forze si
stavano affievolendo. Non volle rischiare un altro seguito spurio e decise così di far morire il
suo eroe prima di lui. Avvertì nel prologo il disoccupato lettore: «Io ti do ora un Don Chisciotte portato fino in fondo, fino alla morte e alla sepoltura, perché nessuno si arrischi a fargli dei
nuovi certificati». Morte annunciata dell’eroe,
ma consapevole e rinsavito: una fine più degna
di quella riservatagli da Avellaneda, che lo fece
finire rinchiuso nella casa dei matti di Toledo.
Quanto a chi si nascondesse dietro Avellaneda, Cervantes se lo chiese fino alla fine, e con lui
l’oramai rinsavito Alonso Quijano, che sul letto
di morte si rammentò dell’apocrifo narratore:
«Prego i signori esecutori che, se caso mai venissero a conoscere l’autore di quella storia, gli
chiedano scusa da parte mia quanto più cortesemente si può, dell’occasione che senza volerlo gli ho dato di aver scritto tante e così grandi
sciocchezze quante in essa ne ha scritte, perché
me ne vo’ all’altro mondo con lo scrupolo di avergliene dato motivo». Chi ha amato il Don Chisciotte, invece, non potrà che ringraziare il falsario per aver persuaso Cervantes a stringere
nuovamente la penna nella sua unica mano.
Le tappe
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la Repubblica
LA DOMENICA
DOMENICA 6 APRILE 2014
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Spettacoli
Elvira de Hidalgo fu la prima a credere
in quella grassa ragazza greca
e la “divina” non lo dimenticherà mai
Le scriveva: “E lei, è contenta di me”?
N A T ALI A AS P E S I
«M
IA CARA, prega che vada bene,
prega che io stia in salute,
perché dopo quella recita, se
va come speriamo e sogniamo, sono la regina di canto in
Italia, per non dire dappertutto, per la semplice ragione che aggiungo la perfezione del canto, e che non c’è altra Norma in tutto il mondo!». Maria Callas ha venticinque anni, sta preparandosi finalmente a quel debutto fiorentino che imporrà al mondo la sua voce unica, ed
è già certa della sua grandezza.. La lettera è datata 9 novembre 1948, lei è ancora
grassa e già molto innamorata del suo Giambattista Meneghini, l’industriale veronese tanto più vecchio di lei che sposerà nell’aprile dell’anno dopo (e che le sopravvivrà di qualche anno). La scrive alla maestra di canto che ha avuto fiducia in
lei in Grecia, quando era infelicissima e il Conservatorio di Atene l’aveva rifiutata.
Elvira de Hidalgo non è un’insegnante qualunque, è stata un celebre soprano e una
trionfale Rosina alla Scala nel 1916. È stata la prima a capire quale tesoro si celava
dentro quella ragazzona torva e apparentemente troppo ambiziosa: e si è subito dedicata a lei, curandone la voce, migliorando il suo italiano, soprattutto dan- quegli anni viveva la sua massima felicità
dole fiducia e prodigandole quell’affet- amorosa e mondana. Queste lettere appena
to che Maria non riesce a trovare nella ritrovate sono pungenti verso il proprio lamadre e nel padre lontano. Elvira è nata voro e piene di affetto per la maestra cui dà
trent’anni prima di lei, eppure morirà a ot- sempre del lei.
tantott’anni, tre anni dopo la sua ormai fiCallas ha solo ventitré anni ed è una denita e disperata pupilla.
buttante, quando nel gennaio del ‘46 scriBolaffi metterà all’asta a Milano, in un ve alla maestra da New York, attaccando la
solo lotto, sette lettere autografe di Maria tedescomania del Metropolitan, che «non
Callas, tutte inviate alla de Hidalgo, scrit- ha maestri come Toscanini, Serafin, De Sate con una bella ampia calligrafia un po’ bata»; e che le propone una Butterfly: «Per
antica, in un italiano un po’ zoppicante nel- l’amor di Dio, sarò ridicola, grande come
l’ortografia: sono assolutamente inedite, sono. Meglio chiudere la bocca e non canla prima, lunga quindici pagine, è datata 28 tare mai più che cantare quella roba lì!».
gennaio 1946, da New York, l’ultima 26 Anni dopo racconterà a Elvira uno dei suoi
aprile 1969, su carta intestata con l’indiriz- tanti trionfi, una Traviata al comunale di
zo parigino, 36 Avenue George Mandel. Già Firenze: «La gente piangeva… macchinisti,
i tanti collezionisti privati “callasiani” di tut- maestri, coro e gente che veniva a trovarto il mondo sono in fermento perché di ci- mi dalla platea (sconosciuti). E comunque
meli della signora non si è mai sazi. L’asta vedere la gente piangere e vedere tante
più celebre risale al 12 dicembre 2007, cortesie da parte di tutti. Pensi che l’orchequando a Milano Sotheby’s offrì ben 317 stra mi ha mandato un cesto di rose… Il Dio
lotti, praticamente l’intera vita della diva è buono con me. E lei è contenta di me?».
accanto al suo pigmalione Meneghini, mes- Nella lettera che segnerà il suo destino,
sa in vendita, spogliata, dispersa, cancella- scritta nel settembre del ‘57 dall’Hotel Sata; dai meravigliosi abiti della Biki alle foto voy di Londra, confida come, pur di non risullo yacht Christina quando magra, ele- nunciare a una sontuosa festa data in suo
gantissima, la donna più amata e odiata di onore a Venezia, organizzata dalla prima
Callas
lettere
allamia
maestra
a
a
la Repubblica
DOMENICA 6 APRILE 2014
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“Sarò la regina
del canto
in Italia
e dappertutto”
LE OPERE
MARI A CALLAS
LE LOCANDINE
DE LA TRAVIATA
E DE LA NORMA
INTERPRETATE NEL 1955
DA MARIA CALLAS
(NEW YORK 1923 - PARIGI 1977)
LE LETTERE ALLA MAESTRA
QUI IN PARTE PUBBLICATE
ANDRANNO ALL’ASTA
DA BOLAFFI IL 13 MAGGIO
NELL’ARCO DI OLTRE VENT’ANNI, DAL 1946 AL 1969,
PASSA NELLE SUE CONFIDENZE DALL’EUFORIA
DEL DEBUTTO ALLA MALINCONIA DEL TRAMONTO
ARTISTICO, ORMAI DISTRUTTA DALLA RELAZIONE
CON ONASSIS CHE LA LASCIÒ PER JACKIE KENNEDY
nemica poi amica Elsa Maxwell, potente tiranna della café society, ha dovuto scandalosamente rinunciare a qualche recita: e
pare certo che proprio in quella occasione
la diva di immensa celebrità avrebbe incontrato per la prima volta il frivolo e bruttissimo armatore Onassis, che avrebbe poi
velocemente distrutto la sua vita.
Nell’ultima delle sette lettere che saranno messe all’asta il 13 maggio con una
stima di diecimila euro, Maria Callas sembra aver ritrovato la serenità e la consapevolezza di sé: la sua vita tumultuosa è lontana, anche il suo ineguagliato successo,
ma pure gli attacchi feroci della stampa. Il
suo matrimonio è finito da vent’anni, la
crudele, umiliante relazione con Onassis
si è interrotta dopo nove anni, bruscamente e villanamente, nell’agosto del
1968, quando l’armatore l’ha cacciata dallo yacht Christina per lasciare il posto a
Jackie Kennedy, la fascinosa vedova del
presidente John, che avrebbe poi sposato
in ottobre. In quel 26 aprile del 1969, dalla
sua pomposa casa parigina di Avenue
Mandel, racconta all’amica dell’intervista
alla televisione francese nella trasmissione L’invitée du dimanche: «È stato un suc-
PERCHÉ FARMI FARE
BUTTERFLY?
SARÒ RIDICOLA,
GRANDE COME SONO
MA AVEVO RAGIONE
MEGLIO CHIUDERE
LA BOCCA E NON CANTARE
MAI PIÙ CHE CANTARE
QUELLA ROBA LÌ
28 GENNAIO 1946
2 OTTOBRE 1949
Si figuri che in una sola stagione ho due nuove
opere. Apro il Comunale di Firenze con Trovatore
– poi ci sarà una altra non so quale (dicono
“Puritani” se trovano il tenore) e poi “la Traviata”!
Serafin insiste ch’io la faccia e spero non
disilluderlo. Però quello le fa capire quanto lavoro
ho e avrò, e che batticuore. Peccato che non mi può
vedere in scena. Spero di essere all’altezza di una
maestra come lei. Se ha suggerimenti (che ne avrà
tanti) mi scriva. […] mi pensi con la stessa
tenerezza con la quale io la penso e la ricordo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
9 NOVEMBRE 1948
IGURATEVI, Johnson ha detto che
devo cantare Butterefly,
Desdemona di Otello. Per l’amore di
Dio!! Ho girato e ho detto “Come dite
– son sicura che lui la detto – Perché
farmi fare Butterfly – sarò ridicola – grande come
sono.” Ma avevo raggione – la povera! Meglio
chiudere la bocca e non cantare mai più – che
cantare quella roba li. È vero!!!
9 NOVEMBRE 1948
Questa mia lettera le porterà grande gioia. Perché
una grande voglia sua e mia sta per succedere cioè,
al 30 Nov. farò il mio debutto nella “Norma”, col
maestro Serafin a Firenze – al Comunale. Adesso
può bene immaginare che
lavoro che ho, e che agonia
finche venga la prima, anzi
finche finisca e vedo il
risultato. […] Mia cara, prega
che vada bene, prega ch’io stia
di salute, perché dopo quella
recita, se va come speriamo, e
sognamo sono la regina di
canto in Italia per non dire da
per tutto per la semplice
ragione che aggiungo la
perfezione di canto – e che non
ce altra Norma in tutto il
mondo! Colla Norma e colla
Aida io commando la
situazione. Già per l’Aida
vogliono tutti i teatri me ad
SOPRANI
ogni costo e prezzo […] Cara, il
MARIA CALLAS
nostro lavoro e la sua cura della
CON LA MAESTRA
SPAGNOLA mia voce e i suoi preziosi
ELVIRA DE HIDALGO consigli mi porteranno dove
(1896-1980) abbiamo sempre sognato.
cessone. Ho avuto tanti elogi… Certo a me
alla fine dopo due ore e mezzo hanno domandato perché avevo smesso di cantare,
ed ho risposto in tutta onestà che non ero
contenta di me ed ho ripreso a lavorare per
mettere a posto. Dicevano che se mi portavano in trionfo perché avevo dubbi, ed
ho risposto che io prima di tutti so se canto
come devo».
È troppo giovane a quarantasei anni, per
sentirsi finita professionalmente e sentimentalmente: «Io sto meglio. Sono più sicura. Sono un poco ingrassata e molto ottimista. Lavoro sempre e va bene. In maggio
il film comincerà. Che Dio mi aiuti!». Il film
è Medea di Pier Paolo Pasolini, su cui punta
per un rilancio professionale: ma la critica
è appena benevola, e il pubblico scarso, la
grande Callas è già il passato. Ormai la bella malinconica spaventata signora non sa
evitare gli errori, e la sua fragilità sentimentale la spinge a non capire la natura di
Pasolini, e a illudersi di poter vivere ancora
una storia d’amore: la sconfitta è amara,
carica di dolore e senso di fine, e non sarà
l’ultima prima di morire a cinquantaquattro anni in solitudine e silenzio.
NON C’È ALTRA “NORMA”
IN TUTTO IL MONDO
CON “NORMA” E “AIDA”
IO COMANDO
LA SITUAZIONE
GIÀ PER LA “AIDA”
TUTTI I TEATRI
VOGLIONO ME
A OGNI COSTO E PREZZO
F
28 GENNAIO 1946
IN TUTTA ONESTÀ
NON ERO CONTENTA DI ME
DICEVANO CHE,
SE MI PORTAVANO
IN TRIONFO, PERCHÉ
AVEVO DUBBI?
HO RISPOSTO CHE IO
PRIMA DI TUTTI
SO SE CANTO COME DEVO
26 APRILE 1969
26 APRILE 1969
La televisione era un successone. Ho avuto tanti
elogi. Tu hai trionfato, ti giuro. Ti hanno trovato di
una vivacità ed una personalità enorme. Certo a
me alla fine dopo due ore e mezzo hanno
domandato perché avevo smesso di cantare, ed ho
risposto in tutta onestà che non ero contenta di
me, ed ho ripreso a lavorare per mettere a posto.
Dicevano che se mi portavano in trionfo perché
avevo dubbi, ed ho risposto che io prima di tutti so
se canto come devo […] Elvira sarebbe ora di
buttare giù qualche ricordo di mia infanzia –
lavoro etc. fra poco incomincerò la mia biografia
ed avrei bisogno di cose che tu sola puoi ricordare e
dire[…] Devo stabilire tante verità su me e tu sei
personaggio chiave della mia vita. Serafin e De
Sabata sono andati senza ch’io abbia niente di loro
su me ed è peccato. Scusami sai ma mi farai favore,
alla Maria e alla Callas, mia cara. […] Io sto meglio.
Sono più sicura. Sono un poco ingrassata e molto
ottimista. Lavoro sempre e va bene. In maggio il
film incomincerà. Che il Dio mi aiuti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica
LA DOMENICA
DOMENICA 6 APRILE 2014
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Next. Personal cervello
L’UNIVERSITÀ
DELLA CALIFORNIA
STA STUDIANDO
55 PERSONE
DOTATE
DI UN POTERE
PARTICOLARE
PER CAPIRE
SE È RIPRODUCIBILE
A R N A LD O D ’ A M I C O
HSMA
STA PER HIGHLY SUPERIOR
AUTOBIOGRAPHICAL
MEMORY: LA CAPACITÀ
CHE HANNO IN COMUNE
I 55 SOGGETTI
CON SUPERMEMORIA
ENDOCANNABINOIDI
MOLECOLE DEL CERVELLO
CHE FANNO COMUNICARE
TRA LORO I NEURONI,
SCOPERTE
GRAZIE ALLE RICERCHE
SULLA CANNABIS
PLASTICITÀ
LA CAPACITÀ
DEL CERVELLO
DI MODIFICARE
LE SUE STRUTTURE
A SECONDA DI QUANTO
SONO USATE
RISONANZA FUNZIONALE
ESAME CHE PERMETTE
DI VEDERE LE ZONE
DI UN ORGANO
CHE IN QUEL MOMENTO
STANNO CONSUMANDO
PIÙ ENERGIA DELLE ALTRE
PREVALENZA
È IL NUMERO DI SOGGETTI
CON UNA CARATTERISTICA
IN UNA POPOLAZIONE:
IN ITALIA CI POTREBBERO
ESSERE 20 CASI
DI SUPERMEMORIA
LE QUATTRO FASI
>
L’ESPERIENZA
SI CODIFICA
IN UN RICORDO
>
IL RICORDO
SI CONSOLIDA
>
IL RICORDO VIENE
IMMAGAZZINATO
>
RECUPERO
DEL RICORDO
L’
ROMA
UOMO FISSERÀ I RICORDI spontaneamente, senza fare più alcuna
fatica. E la sua memoria sarà infinita, non avrà più limiti, potrà
contenere tutte le informazioni che desidera. Attenzione: è il
crollo di un dogma. Perché queste non sono le previsioni fantascientifiche accese da ricerche su un gene o un circuito nervoso: sono le caratteristiche di cinquantacinque esseri umani
che vivono negli Stati Uniti. Uomini, donne e bambini scoperti da uno che di memoria se ne intende, finito sui giornali un decennio fa per aver messo a punto la pillola cancella-traumi. «Supermemoria autobiografica, così ho definito la loro capacità
straordinaria — spiega James McGaugh, direttore del dipartimento di Neurobiologia dell’apprendimento e della memoria, università della California, Irvine — Scherzando invece
li chiamo “google people” perché, dopo neanche un secondo dalla domanda, iniziano a sciorinare una lunga e complessa risposta. Non hanno limiti: ricordano qualunque cosa gli sia
successa o abbiano letto o visto in tutta la loro vita, è una capacità mai osservata prima. Che
è naturale e quindi riproducibile. Bisogna solo capire perché si manifesta questo fenomeno
solo in alcuni e il meccanismo che si attiva nel loro cervello. Poi potremo metterlo in moto anche nei nostri». È così, quasi casualmente, che dalla capacità di qualche ricercatore di cogliere un fenomeno naturale, a volte sotto gli occhi di tutti, sono arrivati i grandi progressi
della medicina. Fu la scoperta di contadini
mungitori di vacche invulnerabili al vaiolo no un ruolo meno importante. «Tutti ricorche fece nascere i vaccini. Dai misteriosi cer- diamo dove eravamo e cosa stavamo facenchi senza batteri intorno alle colonie di muf- do l’11 settembre 2001, mentre assistevafe arrivò la penicillina e poi gli antibiotici. mo al crollo delle Torri Gemelle — spiega McMentre altri farmaci che hanno cambiato il Gaugh — quelli con la supermemoria invece
destino dell’umanità, come il cortisone, so- ricordano ogni giorno della propria vita anno nati dall’incontro con malati i cui stranis- che se non è stato emozionante. E però se mosimi sintomi portarono all’identificazione di striamo loro una storia filmata fatta apposta
nuove sostanze salvavita.
per non suscitare la benché minima emozioMcGaugh ripercorre la sua ricerca nello ne e due giorni dopo chiediamo loro dei parstudio della professoressa Patrizia Campo- ticolari, ricordano male e sbagliano come
longo, dipartimento Fisiologia e Farmacolo- tutti gli altri».
gia, Università Sapienza di Roma, che lo ha
Altri caratteri in comune che guidano le riinvitato a tenere una lettura magistrale cerche sono l’assenza di una componente
affollatissima. I due collaborano da anni per ereditaria. Il supermemore compare all’imstudiare come certe molecole del sistema provviso in una famiglia normodotata e può
nervoso simili a quelle della marijuana, e per essere uno solo di una coppia di gemelli. Inquesto dette endocannabinoidi, influenza- fine nei dodici sottoposti a risonanza mano la funzione della memoria. «Jill Price è sta- gnetica funzionale, le strutture del cervello
to il primo caso — racconta McGaugh che che formano il circuito della memoria riveporta i suoi ottantatré anni come un bel ses- lano un volume di poco superiore alla media.
santenne — mi scrisse nel 2006 per sapere Da questo dipende la supermemoria? O è la
se potevo fare qualcosa per il suo “fastidio”.
Spesso si perdeva nei ricordi della sua vita,
tutti lucidi e precisi e questo le creava qualche intralcio nel concentrarsi sulle incombenze quotidiane. Con la relativa documentazione sotto mano, come raccolte di quotidiani, registri meteorologici, calendari eccetera cominciai con domande tipo: che tempo faceva il 9 gennaio 1981? e nella prima
settimana di marzo del 1993? in che ufficio
si è recata il 6 febbraio 1984? cosa è successo una settimana dopo? e così via. E Jill, allora cinquantottenne, ricordava tutto perfettamente». McGaugh continuò a studiare Jill
per essere sicuro che non fosse solo un’abile
illusionista. «Partecipammo a una puntata
di 60 minutes, la trasmissione tv più popolare negli Stati Uniti. Novanta milioni di americani videro il primo caso di persona con supermemoria. In pochi giorni arrivarono centinaia e centinaia di email da tutti gli Stati
Uniti. Ma dopo i colloqui e i test, durati tre anni, i casi veri di supermemoria si ridussero a
cinquantaquattro. La prima conseguenza
dell’avere tanti soggetti come Jill è stato gran quantità di ricordi che ne ha aumental’abbandono del termine di “ipertimesia” to il volume? «Al momento stiamo indagancon cui avevo chiamato il fenomeno. Signifi- do in tutte le direzioni — conclude McGaugh
ca “ipermemoria” in greco, lingua usata per — indicate dalle quattro fasi della memoria.
indicare una condizione patologica. Pochi di La supermemoria si realizza nella prima faloro invece si lamentano della loro condizio- se, quella in cui l’esperienza che si sta vivenne, la maggior parte si rende conto di avere do si codifica in un ricordo. Oppure nella seuna facoltà che gli altri non hanno. Qualcu- conda, del consolidamento, quella in cui l’eno l’ha tenuta nascosta quando se n’è accor- mozione è determinante. O nell’immagazto, per paura di essere considerato come un zinamento del ricordo o nella quarta, in cui
diverso ed emarginato».
si recupera il ricordo. Infine, potrebbe diDal confronto dei casi cominciano a emer- pendere anche, in parte, da ognuna di quegere i primi tratti in comune. I ricordi si fis- ste fasi. Non lo sappiamo ancora. Abbiamo
sano spontaneamente e solo spontanea- però una certezza, la supermemoria esiste.
mente. Questi soggetti infatti faticano come Non so dire quanto tempo ci vorrà ma riuscitutti quando devono memorizzare, come remo a riprodurla».
nello studio e poi nel lavoro. Le emozioni han© RIPRODUZIONE RISERVATA
Super
memoria
Ricorderemo tutto
(anche se pioveva
un lunedì qualsiasi
di vent’anni fa)
e senza computer
35
INFOGRAFICA DI PAULA SIMONETTI
la Repubblica
DOMENICA 6 APRILE 2014
la Repubblica
LA DOMENICA
DOMENICA 6 APRILE 2014
Sapori
GRANO, FRUTTI
MA ANCHE CARNI
DIMENTICATE
NEL NOME
DI PRODUZIONI
INDUSTRIALI
SI RIAFFACCIANO
NELLE DISPENSE
ALIMENTI D’ANTAN
RAZZE E VARIETÀ
ESALTATE
DALLA PRIMAVERA
Past food.
Voglia di biricoccole
e cicerchie perdute
LI C I A G R A N ELLO
VOLTE RITORNANO. Dimenticati perché poco moderni, dismessi dopo averli avuti in tavola troppo a lungo durante tempi faticosi, accantonati nel sacro nome delle produzioni industriali, gli alimenti d’antàn si riaffacciano alle dispense, tra
memorie gustative e nuovi sapori sorprendenti. Sono razze
e varietà che la primavera glorifica, tra nascite e semine, in
un tourbillon di chicchi, infiorescenze, grani, frutti, ma anche pulcini, lattanti quattrozampe e formaggi a dir poco inconsueti. Arrivano da un passato prossimo o remoto, retrocessi da indispensabili a inutili, o comunque facilmente sostituibili, perché lenti nell’accrescimento e ribelli all’alimentazione forzata, allergici ai pesticidi e bisognosi di sole
vero, in una parola, poco produttivi. Eppure, i sapori sono magnifici, la resistenza a malattie e parassiti alta (a patto di allevarli e coltivarli in modo salubre), l’impatto ambientale ridotto. La rinascita ha la faccia e i modi dei nuovi contadini. «Dicono che c’è un tempo per seminare e uno che hai voglia ad aspettare...», canta Ivano Fossati.
Un’agricoltura dai ritmi più lenti e rispettosi della natura, ritrovata per merito di una diversa coscienza ecologica, ma anche come
reazione agli avvilimenti della crisi econo- moni, combattendo il gastro-business —
mica, sta impercettibilmente spostando gli pronto a sfruttare il concetto della biodiverequilibri lavorativi tra campagna e città.
sità per vendere i prodotti “di nicchia” a prezTrentenni disoccupati, mal occupati, o zi indecenti — grazie a gruppi di acquisto,
soltanto insoddisfatti, diplomati e laureati, spacci cooperativi e vendita online.
prepensionati in cerca di una nuova dimenSe siete innamorati di cicerchie e tome
sione quotidiana e neo-genitori dubbiosi perse, regalatevi una gita in uno dei tanti
sulla qualità di vita dei loro bimbi formano bio-agriturismi, che ormai punteggiano la
la pattuglia degli “urban farmers”, i conta- carta gastronomica dell’Italia e fate provvidini (ex) cittadini, come li chiamano in sta. In caso poi trovaste in un cassetto la riAmerica.
cetta dell’indimenticabile torta di mele delUomini e donne capaci di lasciarsi alle la nonna (per esempio, quella con le Renetspalle gli affitti impossibili e la precarietà te grigie di Torriana), giratela a Daniele De
delle metropoli per ritrovare se stessi altro- Michele, alias Don Pasta, cuoco, attore e dj,
ve, scegliendo varietà antiche e rustiche da anima errante e narrante del cibo popolare,
crescere in modo naturale. Niente di oleo- che sta raccogliendo materiale in collaboragrafico e bucolico: la vita dei campi è roba per zione con Casa Artusi per scrivere la versiogente forte, di testa e nel corpo. Ma l’alchi- ne 2.0 del libro maestro della cucina italiana,
mia di terra e speranza può risultare magi- pubblicato nel 1891. Il suo progetto “Artusi
ca, tra vecchi contadini che insegnano a se- Remix” è finito perfino sulle pagine del New
guire le fasi lunari e nuovi contadini che con- York Times, altro che fast food.
tengono le incursioni degli insetti con i fero© RIPRODUZIONE RISERVATA
A
Il luogo
Il Mulino Marino di Cossano
Belbo, Cuneo, in collaborazione
con la Cooperativa
degli Agricoltori delle Sette Vie
del Belbo, fa seminare
sui colli dell’Alta Langa l’Enkir
(triticum monococcum),
grano antichissimo
naturalmente resistente
a parassiti e infestanti
L’appuntamento
Il 25 aprile si svolge
a Casola Valsenio, il paese
dei frutti dimenticati
in provincia di Ravenna,
la festa di Primavera,
dove assaggiare
e comprare varietà salvate
dall’estinzione. Da non perdere
la visita al prezioso giardino
delle erbe “Rinaldi Ceroni”
La ricetta
Fertile profumo d’Oriente
nei grissini stirati di Enkir
INGREDIENTI:
600 G. DI FARINA DI GRANO ENKIR
300 G. D’ACQUA
200 G. DI FARINA DI SEMOLA
15 G. DI LIEVITO DI BIRRA
18 G. DI SALE MARINO
90 G. DI EXTRAVERGINE
reparo l’impasto mettendo gli ingredienti in una bacinella
tranne il sale, che va aggiunto per ultimo. Continuo a lavorare il composto, fino a formare una palla morbida e liscia.
Dalla palla, ricavo un salame, che schiaccio e spennello d’olio, prima di coprirlo con una pellicola trasparente. Occorre farlo riposare fino a quando raddoppia il volume
— circa un’ora — lontano da correnti d’aria (per esempio, dentro il forno spento, ma con la luce interna accesa). Una volta lievitato, libero l’impasto dalla pellicola e lo taglio a striscioline di 1 cm. Le avvolgo a una
a una nella semola, poi le stiro, allungandole dalle
estremità. Mentre dò la forma dei grissini, l’importante è tenere l’impasto coperto. I grissini
vanno appoggiati su una placca foderata con
l’apposita carta e infornati quando la temperatura ha raggiunto i 180°. Cottura 25 minuti.
Un consiglio: assaggiateli senza nulla, per gustare appieno il sapore antico dell’Enkir.
P
Il libro
Il vignaiolo marchigiano
Corrado Dottori ha scritto
“Non è il vino dell’enologo,
lessico di un vignaiolo
che dissente”
(edizioni DeriveApprodi)
dove racconta il complesso
rapporto tra terra e tecnologia,
fatto di recuperi di saperi agricoli
e di ascolto della natura
LO CHEF
UGO ALCIATI
GESTISCE
COL FRATELLO
PIERO IL “GUIDO
RISTORANTE”
DI FONTANAFREDDA,
A SERRALUNGA
D’ALBA, CUNEO.
NEI PIATTI,
TECNICA,
TERRITORIO
E RECUPERO
DEI SAPORI
D’ANTAN, COME
NELLA RICETTA
IDEATA
PER REPUBBLICA
36
la Repubblica
DOMENICA 6 APRILE 2014
10
Non è solo
nostalgia
c’è in ballo
il domani
materie
prime
Tacchino
Ermellinato
di Rovigo
CARLO P E T RI N I
Vive bene anche
in montagna
e ha carni sode
e saporite: ottima
la fesa al forno
Vacca Pezzata
Rossa
Friulana
AZIENDA AGRICOLA
BARCHESSA
VIA VALIER 102
CONCADIRAME (RO)
TEL. 0425-930482
Produce un latte
eccellente,
da cui viene
il Latteria,
alla base del frico
LATTERIA
DI CAMPOLESSI
VIA S. MARCO 7
GEMONA (UD)
TEL. 347-3027668
Pollo Razza
Ancona
Suino Mora
Romagnola
Rustico, scuro:
ha carni compatte
e ricche di grasso
per un culatello
speciale
ANTICA CORTE
PALLAVICINA
STRADA PALAZZO
DUE TORRI 3, POLESINE
PARMENSE (PR)
TEL. 0524-936539
Ha piumaggio
nero macchiato
di bianco. Da uova
e da carne, ottimo
allo spiedo
AZIENDA AGRICOLA
CASCINA DEL VENTO
VIA CASCINA BARETTA 76
MONTALDO BORMIDA
(AL)
TEL. 0143-876261
Capra
cilentana
Ripieno
Arrosto
di maiale
romagnolo
imbottito
di prosciutto
e verdure
R
Biricoccola
Il Prunus
dasycarpa,
incrocio
tra susino
e albicocco,
dà piccoli frutti
per squisite
confetture
AGRICOLA AMBROSIA
STRADA DEL FINALE 2
TRAVESETOLO (PR)
TEL. 347-3625011
Fagiolo
Coco nano
Piccolo, bianco,
ovoidale: ha pasta
delicata e farinosa
Buccia sottile,
cottura abbreviata
Col farro per
una super zuppa
Pesca S. Anna
Balducci
Matura in luglio,
profumata
e carnosa, forma
rotonda, polpa
bianca, dolce
e succosa. Golosa
sulla crostata
BIO FATTORIA RIVALTA
VIA LUGHESE 118
FORLÌ
TEL. 328-8182629
Nera sui pascoli
montani, fulva
in collina, grigia
in pianura
Dal latte si ottiene
un magnifico
cacioricotta
CASEIFICIO PALMIERI
CONTRADA CANNITO 2B
PAESTUM (SA)
TEL.0828-1841069
37
BIO PODERE PERETO
LOC. PODERE PERETO
RAPOLANO TERME (SI)
TEL. 0577-704371
Riso Rosa
Marchetti
Chicchi scuri,
piccoli, da bollire
quasi mezz’ora
Conservano
l’anima croccante:
per timballi
Grano
Miracolo
Fusto alto e spiga
verde, ricco
di micronutrienti,
con poco glutine
Regala profumo
fragrante al pane
casareccio
MOLINO GRASSI
VIA EMILIA OVEST 347
PARMA
TEL. 0521-662511
BIODINAMICA CASCINE
ORSINE
VIA CASCINE ORSINE 5
BEREGUARDO (PV)
TEL. 0382-920283
ISCOPRIRE VECCHIE RICETTE
e antiche produzioni:
questa sembra pian piano
essere diventata l’attività
di tendenza di questi ultimi
tempi. Sempre più spesso emergono
studi o ricettari che riportano in auge
preparazioni ormai scomparse, con
materie prime e prodotti minacciati
dall’attuale sistema alimentare.
Messa in questi termini potrebbe
sembrare che la riscoperta del past food,
termine usato nei salotti bene, sia una
sorta di esercizio di archeologia
alimentare fine a sé stesso, un hobby da
appassionati, come i collezionisti di
vecchi vinili. Ebbene, io credo che ci sia
molto di più.
Riscoprire razze animali, specie di frutta,
di verdura, varietà di cereali, ricette
tradizionali e antichi modi di conservare
il cibo, è fondamentale per rendere più
ricco e sicuro il mondo, non per scrivere
una pagina in più su un libro di storia. La
biodiversità è patrimonio che ci è stato
dato in dotazione, è ciò che ci ha reso
quello che siamo e permetterà ai nostri
figli di vivere ancora a lungo e bene su
questo pianeta.
Su questa scorta sono nati da Slow Food i
progetti dell’Arca del Gusto e dei Presìdi,
i cui esempi pratici hanno funzionato e
funzionano per ridare slancio e
redditività a economie minori, proprio
partendo da prodotti e razze animali che
rischiano di scomparire. I casi della razza
bovina piemontese, del cacioricotta del
Cilento o della mora romagnola ci
insegnano che questa strada funziona in
un’ottica di futuro, non solo per
conservare la memoria di ciò che era.
Ogni cultura, ogni popolo, ogni comunità
in ogni tempo ha sviluppato un modo
personale e particolare di coltivare e
preparare il proprio cibo. La
postmodernità in cui viviamo oggi mette
per la prima volta in discussione questo
processo di adattamento che dura da
millenni, per promuovere un modello di
alimentazione che appiattisce differenze
e sapori.
Non si tratta di essere passatisti o
romantici, né di tornare ai bei tempi
andati (ammesso che siano mai esistiti),
ma di guardare al futuro cercando di non
precluderci alcuna possibilità di nutrire
con piacere noi stessi e i nostri figli.
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la Repubblica
LA DOMENICA
DOMENICA 6 APRILE 2014
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L’incontro. Agenti provocatori
Figlio di una borghese cattolica e di un operaio anarchico (“Sono un
miracolo nato dalla follia dell’amore”), da ragazzino rubava nelle
case dei ricchi di Anversa, la sua città. “Mi piacevano i gangster, è
stato facile diventarlo”. A tirarlo fuori dalla galera ci ha pensato l’arte. Nei suoi spettacoli ha dipinto col sangue, dato fuoco al denaro,
trasformato il volto della Madonna in teschio. Ha scandalizzato le
platee perbeniste fino a diventasulla scena dell’arte e si riveste della sua stessa carne. Perché una performance
una perforazione di se stessi, un’esperienza di dolore che, attraversandoti couna ferita, ti deve cambiare». In quegli stessi anni comincia anche a scrivere una star: “Mi ritengo un guer- ème
re teatro: le due vie principali della sua creatività prendono forma, correranno
lungo tre decenni e mezzo. Nascono i primi spettacoli, nasce la Bic-Art, arte con
penna a sfera, fatta di niente, iniziano le installazioni, le sculture. E, mentre
riero della bellezza e a cinquanta- lale fila
dei suoi cultori crescono, il passaparola sul suo lavoro corre, gli si aprono
le porte dei teatri europei, quelle dei musei, delle grandi gallerie. Fino a “Stigla grande retrospettiva-antologica ospitata fino allo scorso febbraio nelcinque anni posso finalmente mata”,
le sale del Maxxi, il Museo nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, occasione di un colpo d’occhio sulla sua vita artistica. Un lavoro, il suo, emblematico di
e studio, fatto di macabra, entomologica dissezione, una ricerca lundirlo: ci ho messo una vita a di- esposizione
ga una vita vissuta squadernando come in uno smisurato obitorio quel che ha
fatto e spasmodicamente cercato. Una produzione sconfinata, inarrestabile, tenuta insieme da un filo rosso lugubre, tetro, cupo. Non c’è catarsi, compiaciventare un giovane artista”
mento. Sono probabilmente le sue radici a riemergere. «Io sono un miracolo naIL DOLORE
PER ME È UNO
STRUMENTO
PER IMPARARE,
PER REALIZZARE
UNA METAMORFOSI
PERCHÉ UNA
PERFORMANCE
È UNA
PERFORAZIONE
DI SE STESSI
Jan
Fabre
FR A N C ESC A G I U L IA N I
H
ROMA
A DIPINTO CON IL SANGUE. Dato fuoco al denaro. Messo una faccia di teschio alla Madonna e le ruote a un cervello di plastica. Ha bestemmiato, scandalizzato, disgustato platee perbeniste e spettatori
pronti a tutto. Da trentacinque anni non placa la sua ansia di trovare il vero, di
«difendere la bellezza». È un dissacratore nato, un eretico di cultura fiamminga, con le radici dentro l’arte di Bosch, van Dyck ma anche di Rimbaud, Baudelaire. Si è chiuso dentro l’armatura di Lancillotto e si è vestito di carne bovina
marcescente. Ma averlo di fronte è vedere qualcosa di molto lontano dal mito
teatral-performativo che la sua attività alimenta.
Jan Fabre è un uomo che ha passato i cinquantacinque: ha un corpo minuto,
capelli bianchi all’indietro, fuma senza sosta, parla per aforismi, astrazioni, teoremi artistici. Il suo corpo — per lui religione, palestra di sofferenze e palcoscenico — non porta traccia evidente della potenza espressiva che senza dubbio trasmette nei panni di artista, non si riconosce in lui la violenza che è stato (ed è)
capace di esprimere in termini di visioni, allucinazioni, arte. Piantandoti gli occhi verdi dentro gli occhi, dice: «Io sono un clown. Il
vero traguardo della mia vita, a questo punto, è aver capito che la
felicità viene da qui, qui e qui. Non da lì». E nel dirlo indica la testa, il cuore, il sesso e infine, per assolverlo, il cielo.
Come per molti artisti-mito della sua generazione, anche per
lui ogni cosa è cominciata nel fiore degli anni Settanta: Fabre era
un ragazzino affascinato dalla strada, figlio di una madre borghese e di un papà operaio e operaista, con i quali viveva in un
sobborgo della piccola, fin troppo tranquilla città belga di
INCONTRAI ANDY WARHOL NELLA SUA
CELEBRE FACTORY MENTRE STAVA
DIPINGENDO JANE FONDA IN CARNE E OSSA.
MA NON HO POTUTO SOPPORTARE QUELLA
SUA VOCINA ACUTA E ME NE ANDAI...
Anversa. Un paio di volte va a rubare negli appartamenti dei ricchi. Lo acciuffano: «Ero affascinato
dai gangster. È stato facile diventarlo anch’io. Sono
finito anche in carcere. Poi, conquistato dalla bellezza, mi sono iscritto alla scuola d’arte. E l’arte mi
ha salvato. Il fascino per i delinquenti però mi è rimasto», e non ride. Nel 1976 Fabre traccia in pubblico i primi Blood drawings, disegni fatti col suo stesso
sangue: «Il dolore per me è uno strumento per imparare,
per realizzare una metamorfosi. È l’artista che si immola
to dalla follia dell’amore. L’amore che ha unito mia madre Helena Troubleyn,
ricca signora di radici cattoliche e cultura francese, e mio padre, anarchico comunista convinto, con una passione per gli animali e per la pittura della nostra
tradizione. Da piccolo mi portava spesso allo zoo. È da lì che mi sono appassionato agli insetti, alla loro vita minuscola, alla capacità di trasformarsi. È stato
mio padre a trasmettermi il senso dell’eresia, la passione per questi insetti ce
l’ho nel sangue». E a questo punto, come fa sempre nelle interviste, ribadisce la
sua discendenza dall’entomologo Jean-Henri Fabre. Ma a questa vulgata della
sua biografia non ci sono conferme, è un dato che si mescola con la leggenda.
Indistintamente teatrale, performativa, visuale o plastica, la scena di Fabre
sempre si affaccia sul mondo dell’arte contemporanea che lo ha accolto a braccia aperte in tutti gli appuntamenti internazionali, dalla Biennale di Venezia a
Documenta a Kassel, dal soffitto della Mirror room al Royal Palace di Bruxelles
completamente foderato di scarafaggi verdi per ribadire che «la bellezza può essere ovunque e, come una farfalla, se la tocchi svanisce», fino alle performance
nelle sale istituzionali del Louvre dove (era il 2008) ha inventato il suo omaggio
all’uomo dai mille volti, Jacques Mesrine. Racconta: «Mesrine era un artista della fuga, un ribelle al sistema, un mito nel pieno della mia giovinezza. Lui faceva
una rapina, poi usciva per strada e chiedeva alle persone: “Ma che sta succedendo?”. Un personaggio fantastico».
Ma insieme alle prime performance scandalose (il sangue, la scrittura sulla
carne viva) nascono i primi spettacoli teatrali. Sbocciano le pietre miliari della
sua drammaturgia, due pièce-monumento, prova di resistenza dello spettatore per durata e difficoltà, dai titoli programmatici come The Power of Theatrical Madness (“Potere della follia teatrale”) e This Is Theatre Like It Was To Be
Expected and Foreseen (“Questo è il teatro come te lo aspetti e come sarà”),
spettacoli che ancora rivendica, sempre in tournée e di recente ripresentati in
Italia al Romaeuropa Festival che vanta il merito di averlo riconosciuto come artista di culto già nel 1987.
Immancabile il viaggio d’iniziazione: «Negli anni Ottanta ho lasciato l’Europa, mi sono avventurato oltreoceano. Negli Stati Uniti mi sono ritrovato nel mi-
IO SONO UN CLOWN. IL VERO TRAGUARDO
DELLA MIA VITA, A QUESTO PUNTO,
È AVER CAPITO CHE LA FELICITÀ VIENE
DALLA TESTA, DAL CUORE E DAL SESSO
CERTAMENTE NON DAL CIELO
lieu degli artisti che contano. Andy Warhol l’ho incontrato un pomeriggio nella
sua celebre factory. Stava dipingendo Jane Fonda, proprio lei in carne e ossa.
Non ho potuto sopportare quella sua voce acuta, smorfiosa, stupida, aveva un
brutto suono. Dopo un po’ me ne sono andato via».
Anni dopo (e oggi), la storia della sua vita è continuata in Europa: «Ora lavoro ad Anversa, proprio nel quartiere-ghetto della mie avventure d’adolescente.
Con il supporto del governo belga ho avuto in gestione un grande edificio dismesso: ne ho fatto anche io una factory, la sede della compagnia e della sezione arti visive, Angelos». È in quei 2500 metri quadrati di pura archeologia industriale che coltiva l’allevamento dei suoi «guerrieri della bellezza», ovvero gli
artisti della compagnia, ed è qui che, insieme alla rigorosissima, incessante pratica dello yoga e soprattutto del kendo, l’arte marziale giapponese che si pratica con l’aiuto della terribile spada katana, la sua ricerca continua: «Non
andrei mai via di lì. Io sono quel posto, gli appartengo. Il Belgio è sì un
luogo grigio e noioso, come comunemente si tende a pensare, ma è
il mio posto». Le celebrazioni sono ormai sempre internazionali: gli
spettacoli sono in giro per il mondo fino agli Stati Uniti, le tournée
sono programmate sul lunghissimo termine, le mostre girano
l’Europa, da poco è uscito Stigmata, libro-catalogo (Skira) in conversazione con Celant. «Alla mia età ho voluto ripensare la mia arte, il mio percorso: tutto quello che ri-vedo oggi di mio è un’occasione ulteriore per imparare. Imparo da me stesso, guardo a quelle cose che pure non rifarei mai uguali, ma le riconosco». È la stagione della maturità, il tempo della consacrazione. «Quando non
lavoro, lavoro. Lavoro la notte, lavoro quando viaggio. Ho sempre con me una borsa. Dentro ci tengo quaderni e matite per
prendere appunti, fermare idee e progetti. Non provo alcun interesse per gli strumenti dell’elettronica che pure appassiona
molti artisti o scrittori. Mi piace quello che puoi fare con le tue mani, quello che ha un odore, un sapore, che si vede. Oggi posso dire
che ci ho messo tutta una vita a diventare un giovane artista».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RCult
LA REPUBBLICA
DOMENICA 6 APRILE 2014
TUTTI A SCUOLA
Silvio Orlando torna
in classe con Luchetti
(negli spettacoli)
In basso le ore passano
più lente che in alto,
nel centro della Terra
più lente ancora,
in una stella densa
molto di più. La logica
ci impedisce di superare
i paradossi, ma la realtà
è coerente: è la nostra
intuizione che zoppica
CARLO ROVELLI
P
OSSIAMO davvero viaggiare
nel tempo, come fanno
sempre più spesso protagonisti di film e romanzi?
Possiamo innamorarci di
una ragazza venuta dal futuro e rincorrerla fino al
suo secolo, oppure tornare nel passato e salvare John Kennedy dall’assassinio? Negli
ultimi cento anni la fisica ci ha insegnato
molte cose sul tempo, e soprattutto ci ha insegnato che la struttura del tempo è più sottile e interessante del fluire lineare a cui siamo abituati. Oggi sappiamo che saltare rapidamente nel futuro è possibile. Non solo
è possibile, ma in piccola misura siamo già
in grado di farlo. Per andare in fretta nel futuro, è sufficiente trascorrere del tempo
sotto terra, oppure su un aereo veloce.
L’accorciamento del tempo per chi stia
in basso e per chi viaggi veloce è un effetto
piccolo, ma oggi abbiamo orologi molto
precisi che sono sufficienti per misurarlo:
un orologio preciso, tenuto tre metri sotto
terra indica un tempo minore di tutti gli altri orologi, quando sia riportato su. Questo
significa che per l’orologio in basso (e per
chiunque sia stato presso l’orologio) il
tempo trascorso per arrivare nel futuro è
minore del tempo trascorso da tutti gli altri. Al contrario, in alto il tempo passa più
veloce. Quando l’esercito americano ha
messo in funzione il primo sistema di na-
vigazione satellitare (il GPS ora in tante
automobili), i fisici avevano segnalato che
gli orologi sui satelliti sarebbero andati più
veloci di quelli a terra. I generali americani responsabili del progetto non hanno voluto crederci, inizialmente, e i primi satelliti sono stati provati senza tener conto dell’accelerazione del tempo ad alta quota.
Non hanno funzionato. Così perfino i generali dell’esercito hanno dovuto ammettere che lassù il tempo va più veloce.
Il tempo non scorre uguale per tutti.
Ogni oggetto ha il suo tempo, che dipende da dov’è, e da come si muove. Se andiamo nel centro della Terra, il tempo
passa ancora più lento. Se andiamo nelle
vicinanze di una stella molto densa, dove
la gravità è forte, il tempo passa estremamente lento. E’ sufficiente passare un
paio di giorni nei pressi di una stella molto densa, per poi tornare qui un numero
arbitrario di secoli nel futuro. Un soggiorno sulla superficie di una stella densa è una scorciatoia per il futuro. Oppure,
è sufficiente partire a grande velocità
con un’astronave e fare un viaggio di pochi giorni per poi tornare sulla Terra un
numero arbitrario di millenni nel futuro.
Se non siamo ancora capaci di fare simili
salti concretamente, è solo per il costo
dell’astronave. La fisica che chiarisce e
mette ordine in tutto questo è invece
chiara: è la relatività generale, una teoria
La nuova
macchina
del tempo
Viaggiare nel futuro
o cambiare il passato: libri
film e tv riscoprono l’idea
cardine della fantascienza
E se non fosse fantascienza?
che è stata scritta novantanove anni fa,
oggi è solidamente suffragata dall’esperienza e fa parte del nostro sapere solido
sul mondo. Correre nel futuro in breve
tempo è possibile.
M
a poi possiamo tornare indietro? Possiamo viaggiare anche verso il passato?
Qui la cosa si complica un po’, e le opinioni non sono sempre concordi. Io ritengo che non ci sia nulla che impedisca di viaggiare anche verso
il passato, ma farlo è complicato e non abbiamo una ricetta semplice. La relatività
generale prevede possibili situazioni dove
un oggetto può tornare sul suo passato
(tecnicamente si chiamano “curve temporali chiuse”). Nulla sembra vietare che alla vostra porta possa bussare qualcuno che
sia voi stesso venuto dal futuro. L’unica indicazione che la cosa sia difficile da realizzare è il fatto che non sembrano esserci in
giro molti turisti venuti dal futuro; ma non
è un argomento forte; magari per i nostri
discendenti siamo solo poco interessanti.
Se andiamo nel passato, possiamo modificarlo? Posso andare nel passato e salvare John Kennedy, come vuole fare Jake
Epping, il protagonista di un famoso romanzo di Stephen King? Qui nascono problemi: se per esempio vado nel passato e
uccido mia nonna prima che lei dia alla luce mia madre, ne segue che io non esisto. E
se non esisto, chi ha ucciso mia nonna? L’illogicità di questa situazione rende i viaggi
nel passato difficili da concepire, e per evitare questi paradossi alcuni preferiscono
assumere che viaggi nel passato siano impossibili, e siano impediti da qualche legge
scientifica ancora sconosciuta. Ma si tratta
di difficoltà solo apparenti, come ha mostrato David Lewis, uno dei maggiori filosofi contemporanei, in un limpido saggio intitolato I paradossi dei viaggi nel tempo. Il
paradosso nasce solo perché usiamo un’idea di tempo che non è quella giusta. Il passato non può essere cambiato viaggiando
nel passato, perché se qualcuno ha viaggiato nel passato lo ha già cambiato, e dunque
noi siamo già nel presente che ha subìto gli
effetti del viaggio nel tempo, e non c’è nulla da cambiare ulteriormente. In altre parole, se qualcuno andrà nel passato, quel
qualcuno è già stato nel nostro passato, e il
presente è già l’effetto della sua presenza.
Se un me stesso futuro andrà nel passato, io
so che non avrà ucciso mia nonna, perché io
qui sono nel suo futuro e quindi posso già sapere cosa ha scelto di fare. Un’eliminazione
della propria nonna è impossibile, perché il
passato è già accaduto, anche se un pezzo di
questo si trova ad essere anche nel futuro.
L’
apparente paradosso viene dal cercare
di applicare le nostre
idee intuitive sul
tempo, che sono inadeguate, o nostre
idee ingenue sul libero arbitrio, a una situazione temporale
complessa. Come nel cortometraggio del
1962 La jetée di Chris Marker, uno dei film
più strazianti e belli della storia del cinema,
il passato possiamo rincorrerlo, forse addirittura raggiungerlo, ma non cambiarlo.
La realtà è coerente; è la nostra intuizione che zoppica. La difficoltà di pensare a un
passato che possa essere anche futuro è simile alle difficoltà che avevamo da bambini quando ci hanno detto per la prima volta che in Australia la gente vive a con un di
sopra che è anche sotto un di sotto; il mondo è semplicemente più complicato di
quanto ci dica la nostra intuizione ingenua. È più strano, e secondo me anche molto più divertente. A proposito, questo articolo non l’ho scritto io: l’ho ricevuto in una
strana lettera comparsa stamattina sul
mio tavolo, datata 3 aprile 2114…
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> TABELLINE
Il regno
italiano
di Saturno
PIERGIORGIO ODIFREDDI
N
OTIZIE eccezionali dallo spazio: la
rivista Science ha pubblicato i
risultati di una ricerca coordinata da
Luciano Iess dell’Università La Sapienza di
Roma e finanziata dall’Agenzia spaziale
italiana, secondo la quale su Encelado, una
delle più piccole lune di Saturno, un grande
lago, profondo otto chilometri e con un
fondale roccioso, dovrebbe permettere
reazioni chimiche ricche come quelle
necessarie per sintetizzare la vita. La
nostra scienza ha sempre dato contributi
fondamentali allo studio di Saturno. Il
primo fu Galileo, quando annotò il 30 luglio
1610 che «la stella di Saturno non è una
sola, ma un composto di tre, le quali quasi si
toccano, né mai tra loro si muovono o
mutano». Egli credeva che Saturno fosse
“trigemino” a causa della bassa risoluzione
del suo cannocchiale a 20 ingrandimenti.
Con uno a 50 ingrandimenti Christiaan
Huygens scoprirà nel 1655 che il pianeta
ILLUSTRAZIONE DI OLIMPIA ZAGNOLI
ha in realtà «un anello sottile e piatto», e
possiede un satellite che chiamò Titano. E
nel 1671 Giovanni Cassini scoprirà altri
due satelliti, Giapeto e Rea, e capirà che gli
anelli sono in realtà più d’uno, concentrici e
complanari. Di qui il nome della sonda
Cassini-Huygens, che dal 2004 è in orbita
attorno al pianeta, e alla quale dobbiamo le
osservazioni che hanno portato alla
scoperta su Encelado, che corona un
interesse tutto italiano per Saturno.
IL FENOMENO
“Time traveler”
attraverso i secoli
in cerca d’amore
Da Greta Wells a Mr.
Peabody a “Life on Mars”
così si sfugge alla paura
degli anni che passano
e al rimpianto
delle occasioni perdute
LEONETTA BENTIVOGLIO
V
nel tempo reiterati, martellanti,
rivelatori. Invadono i romanzi, il cinema e la tivù, radicandosi con crescente ostinazione nell’immaginario. Forse
non è più questione di fantascienza, ma di risposta a certe
urgenze interne. Affastellato
dalla velocità che ci comprime, il nostro tempo brucia le
attese sentimentali e sancisce
dimensioni effimere nei rapporti. Inducendo i personaggi
ad attraversare i secoli, le fiction guidano il lettore verso
sfere “vecchie” dell’affettività, e quindi paradossalmente nuove. In un mondo incline
a legami fluidi fino alla “liquidità”, secondo la definizione
di ZygmuntBauman, dove
nulla garantisce la durata e si
è in perenne ricerca di connessioni mobili, solo trasmigrazioni in fasi storiche più indulgenti dal punto di vista passionale legittimano la voglia di
principi azzurri o di principesse rosa.
Lo insegna il film-capostipite del culto: Kate & Leopold,
dove Meg Ryan, innamorata
del “Time Traveler” Hugh
Jackman, decide di seguirlo
nelle brume emozionanti del
romanticismo ottocentesco
da cui era atterrato nella New
York del Duemila, dove l’aveva conosciuta. Testimonia
questa tendenza l’ondata di libri in cui gli itinerari in epoche
diverse alimentano inclinazioni oggi obsolete. Ne Il fiume
del non ritorno di Bee
Ridgway (Sonzogno), un duca britannico, caduto in battaglia durante le guerre napoleoniche, si trova catapultato
in un ospedale londinese del
terzo millennio. Avendo il cuore stretto a Julia, rimasta nell’Ottocento, il nobiluomo arretra pericolosamente nella Storia come un Orfeo che sfida il
regno della morte in nome di
Euridice. Più eterogeneo nel
mix di registri narrativi è Storia d’inverno, long seller di
Mark Helprin dell’83, ma portato in Italia da Neri Pozza solo adesso, in occasione dell’uscita (in febbraio) del dimenticabile film che ne è stato tratto. Nel volumone che intreccia, in un tessuto manierato,
l’affresco storico, l’epopea
amorosa, l’urban fantasy e il
IAGGI
tuffo nel paranormale, è la
chiave del percorso all’indietro nel tempo a decretare il
trionfo della coppia. Recente è
anche la pubblicazione de Le
vite impossibili di Greta Wells
di Andrew Sean Greer (Bompiani), dove Greta è spinta dagli elettroshock in balzi temporali chele permettono slittamenti identitari sul fronte
dell’amore.
Trasferte di quel tipo possono formulare un’alchimia risolutiva per catturare il partner
più desiderato. Lo dimostra
Tim, goffo protagonista di una
fiaba cinematografica americana dell’anno scorso, Questione di tempo. Il suo dono genetico, che lo immunizza dalla
scansione dell’orologio, lo porta ad avventurarsi nel passato
per sedurre Mary. Un’altra romantic comedy, stavolta affidata a un libro, è Stay. Un amore fuori dal tempo di Tamara
Ireland Stone (Mondadori),
che inventa un “Time Traveler” di nome Bennett tentando
di emulare La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo di
Audrey Niffenegger, un classico dei voli cronologici, centrato sull’intensa relazione
tra Henry e Clare. Ma mentre
il bestseller della Niffenegger
(Mondadori, 2005) rendeva i
salti temporali di Henry involontari, repentini e struggenti, gli spostamenti di Bennett,
che dal 2012 approda nel 1995
per amore di Anna, hanno
un’artificiosità da “teletrasporto”. Se il sogno di un’immersione conturbante in un
incontro “vero” grazie al viaggio nel tempo sancisce un fenomeno nuovo, d’altra parte
la fantascienza si diverte da
sempre a scardinarne le successioni, e la nostra frenetica
accelerazione percettiva ha
portato a un incremento del filone, con film quali Ritorno al
futuro e Donnie Darko. Si moltiplicano su questo versante
anche le serie televisive, da
quelle che usano escursioni in
periodi differenti per le imprese di una poliziotta contro i terroristi (Continuum) o per le
lotte al crimine di un’ispettrice (“Ashes to Ashes”), fino ad
altre in cui lo sfondamento della logica temporale dà strumenti investigativi futuribili
ad agenti federali (Flash
Forward) e a detective beat
(Life on Mars). E mentre nel
virtuosistico 11/22/63, di
Stephen King, correre a ritroso può sventare un attentato
(a JFK), il cinema d’animazione non sfugge al trend, con Mr.
Peabody e Sherman, dove un
cane geniale crea la macchina
“Tornindietro”, che lo fa interagire con campioni storici e
vivere eventi trascorsi.
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la Repubblica
RCULT
DOMENICA 6 APRILE 2014
42
LOUVRE, BASTA DOMENICHE GRATIS
L’iniziativa cultura introdotta nel 1996
sarà sospesa da aprile fino a settembre
> LE CRITICHE DEGLI ALTRI
IL MEMOIR
La Londra perduta
di una levatrice
CHIAMATE LA LEVATRICE
di Jennifer Worth (Sellerio, trad.
di Carla De Caro, pagg.493, euro 15)
LAURA LILLI
LONDRA, 1950. Le due di una
notte. La stagione non importa, tanto fa comunque freddo
e piove sulla città ridotta quasi interamente in macerie per
la guerra appena finita. Siamo
nell’East End di fronte ai
docks di solito frenetici ma
ora immobili. Le strade sono
deserte, a eccezione di qualche bobbie e di alcune ragazze
in bicicletta con impermeabili
blu da infermiera, il cappuccio
ben tirato sui capelli. Si riconoscono e si salutano. Nei palazzoni di questa zona le famiglie sfornano bambini come
conigli e le chiamano in continuazione, di
giorno e di notte. Esse costituiscono l’unica
forma di aiuto
medico gratuito
per la povera
gente. Jennifer Worth, autrice
di questo bel mémoir (un po’
romanzato) racconta la sua affascinante esperienza — un
mosaico di mille indimenticabili incontri — in un libro che
sta fra Dickens e La classe operaia in Inghilterra di Engels.
Questo quartiere e questa storia stanno in un altro secolo.
Ma c’è, in più, un elemento di
insopprimibile gaiezza e gioia
di vivere malgrado tutte le
bruttezze che la circondano
che è dato dalla sua estrema
gioventù, e dalla voglia di
combinarne d’ogni genere.
IL ROMANZO
La caccia al tesoro
nei segreti del ’500
è “collaborativo”. Come Letizia
che, come la dama murata, è
una donna colta, coraggiosa e
capace: inaccettabile per una
cultura maschilista, ieri come
oggi.
LA GRAPHIC NOVEL
Il mondo di Kurt
la rockstar triste
NEVERMIND
di Tuono Pettinato
(Rizzoli Lizard, pagg. 96, euro 13)
GIANNI SANTORO
DI KURT, di più. Nei giorni del
ventennale del suo suicidio il
frontman dei Nirvana è stato
ricordato con articoli, instant
book, ristampe (fondamentale la
biografia Più pesante del cielo di
Cross per Arcana). Alla lista si
aggiunge questa curiosa graphic
novel di Tuono
Pettinato, che
utilizza come
spunto l’amico
immaginario di
Cobain, Boddah
(come fece
Tommaso Pincio
per il suo romanzo
del 2002 Un amore dell’altro
mondo), che però spesso rimane
in disparte e lascia parlare le
canzoni. Sono le tavole più belle,
quelle che si affrancano dagli
obblighi biografici delle strisce e
si abbandonano al bianco e nero
naif delle suggestioni musicali.
Dove il tratto e le sensazioni si
semplificano e restituiscono alla
mente quella purezza infantile
che le responsabilità della fama e
della vita adulta avevano
sottratto alla rockstar.
Il successo americano
è questione di “grit”
I DOCUMENTI
ANGELO AQUARO
Il lato inedito
di Enrico Cuccia
G
PROMEMORIA DI UN BANCHIERE
D’AFFARI
di Enrico Cuccia (Aragno, pagg. 203,
euro 25)
LI americani so’ forti: gli americani
c’hanno la grinta. Più che la grinta,
per la verità, hanno il grit, che sta per
“fegato, determinazione, coraggio”. True
Grit si chiamava il mitico film con John
Wayne dal romanzo cult di Charles Portis
recentemente riletto dai fratelli Coen. La
traduzione italiana? Il Grinta... Gli americani
so’ forti: gli americani c’hanno il grit. Ed è
proprio il grit che Sarah Lewis individua per
spiegare il successo della creatività a stelle e
strisce. Il titolo del libro è The Rise, l’ascesa.
Ovvero: “La creatività, il dono del fallimento e la ricerca della
perfezione”. Dice il Wall Street Journal che il libro della signora
Lewis, che insegna alle Yale’s School of Art, «non è un manuale in
senso stretto ma una raccolta di strategie che hanno ispirato
l’artisticità e l’innovazione». Prendete Leonard Bernstein: diceva
che «per ottenere grandi cose bisogna agire continuamente sotto
pressione». E Duke Ellington? «La mia migliore canzone è quella
che devo ancora scrivere». O prendete lo scopritore del Dna,
James Watson: «Da bambino dovetti arrendermi al fatto di non
avere un gran quoziente d’intelligenza: ma ho sempre pensato
che sarei riuscito a realizzare qualcosa di grande». Quel grit è
scritto perfino nella biografia dell’autrice: sottovalutata da
bambina, confessa di aver sempre avuto presente l’ispirazione di
suo nonno, «portiere di notte ma dentro di sé, per sempre,
musicista jazz». Gli americani so’ forti: gli americani c’hanno la
grinta. Ma pure una capacità di sognare più grande di ogni grit.
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IL SAGGIO
Il relativismo
intollerante
MARCO PANARA
ENRICO Cuccia era il massimo
della riservatezza e il massimo
della trasparenza. Quanto alla
riservatezza, una delle sue
massime era che il peccato più
grave di un banchiere non fosse scappare con la cassa ma rivelare gli affari dei clienti.
Quanto alla trasparenza, invece, è dovuta al fatto che ha avuto una vita lineare. Non era interessato al denaro né al lusso
né agli eccessi. I suoi scritti sono pochi e quelli accessibili ancora meno. In questo libro, curato da Sandro Gerbi e Giandomenico Piluso, c’è tutto il materiale oggi accessibile e in
parte inedito.
Ne esce il ritratto di un grande
tecnico, che aveva però una visione. Non a caso: si era formato con Saraceno, Beneduce,
Menichella, Mattioli, La Malfa.
La sua visione era basata su un
pragmatismo ferreo, alimentato da un pessimismo di fondo.
Vedeva l’Italia per quello che
era, e gli uomini, soprattutto
quelli che bussavano a Mediobanca, al confronto con i maestri non erano granché. Dal libro emerge anche l’uomo, lucidissimo, con uno humour sottile, prudentemente innovatore.
Alcune pagine sono lezioni di
economia talmente attuali che
ci si dimentica la data.
LA PIÈCE
CONTRO IL SENTITO DIRE
di Giovanni Jervis (Bollati
Boringhieri, pagg. 280, euro 18)
Le dissonanze
del genio musicale
chiedere al soprano di andare a
visitare la tessitura del tenore)
anche una latente
omosessualità che, ancora una
volta, alla piccola ragione dei
suoi detrattori sarebbe suonata
come l’ennesima dissonanza.
ILTHRILLER
Quella spy story
che parla italiano
Roccaforte Afghanistan
di Filippo Pavan Bernacchi (Ugo
Mursia Editore, pagg. 348, euro 18)
VINCENZO BORGOMEO
SPIONAGGIO, azione, operazioni
militari... Tutto questo e molto
di più in Roccaforte
Afghanistan, il nuovo “military
thriller” di Filippo Pavan
Bernacchi, una sorta di Tom
Clancy e Andy McNab “de noi
antri” perché qui i protagonisti
assoluti sono
tutti italiani e
appartenenti
all’Esercito. Così
fra scontri a
fuoco, velivoli
ipertecnologici,
agenti segreti
paracadutati in
zone inaccessibili, mercenari,
scienziati corrotti e attentati,
Bernacchi - già autore del
romanzo Non uccidete Bin
Laden - racconta una storia
legata ad alcune tavolette
d’argilla, in scrittura
cuneiforme, che potrebbero
riscrivere la storia di tutte le
religioni e seminare il caos in
ogni continente. Il libro è curato
da Maurizio Pagliano, già editor
italiano di Tom Clancy.
L’ESORDIO
Essere adulti
imperfetti ma santi
GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI
SANTI
di Dito Montiel (Clichy, trad. di Nicola
Manuppelli, pagg. 250, euro 15)
FRANCESCA BOLINO
LA DAMA ROSSA
di Giada Trebeschi (Mondadori, pagg.
228, euro 16,50)
ALBERTO SEBASTIANI
NEL dicembre 1938, in un
palazzo a Poggio Catino (Rieti),
tre storici dell’arte, tra cui la
giovane Letizia Cantarini,
famosa per aver denunciato
molestie subite in Università,
trovano una stanza segreta.
Dentro, una ragazza murata
viva 500 anni prima, alcuni
fogli scritti, un ciondolo e i resti
di una tunica porpora. Sono la
mappa di un
tesoro che
interessa il
regime fascista,
ma in gioco c’è
molto più
dell’oro, e le
vite dei tre
storici e di un
capitano del Regio esercito
s’intrecciano in una storia
d’amore e in un’avventura che
mescola il presente e vicende
della Roma e dell’Europa del
‘500, accomunati dalla
persecuzione degli ebrei. La
dama rossa di Giada Trebeschi,
uscito in Spagna prima che in
Italia, ha un ritmo incalzante
da feuilleton e, nel raccontare
azioni stile Indiana Jones tra
fughe rocambolesche e
archeologia, con sciarade da
risolvere e dotte citazioni da
decrittare, narra anche la
violenza dei fascisti (alcuni un
po’ macchiettistici) con chi non
CINQUE VOCI PER GESUALDO
di Roberto De Simone
(Einaudi, pagg. 112, euro 10,50)
VOCAZIONE al dissenso e protesta
etica sono alcune delle cifre che
raccontano Giovanni Jervis:
medico-psichiatra, raffinato
studioso della psicoanalisi ha
avuto un ruolo fondamentale
nelle esperienze di riforma
dell’assistenza
psichiatrica
pubblica in
Italia e ha preso
parte, con forza
e grande acume,
al dibattito
culturale e
politico italiano
dell’ultimo mezzo secolo.
«L’intellettuale ha un compito
molto specifico che è quello di
insegnare e di trasmettere
cultura, elaborando quanto gli
suggerisce una certa realtà
sociale, una certa pratica che,
nel mio caso, è quella
terapeutica, di psichiatra, di
psicoterapeuta», scriveva Jervis.
Responsabilità, individualismo
e cooperazione per Jervis
devono, insieme, combattere la
mentalità relativistica: il
relativismo non si poggia sulla
tolleranza e sul pluralismo ma
sulla tendenza a trascurare dati,
fatti e verifiche. La mente deve
essere trascinata «in basso verso
terra», anche a costo di
affrontare «inquietudine e
confusione»: bisogna farla
scendere dalla «serena
tranquillità della saggezza
astratta» per interrogare la
«struttura delle cose». Dunque
contro il sentito dire...
> INTERNET CLUB
FEDERICO CAPITONI
Diventa editore
con il crowdfunding
LOREDANA LIPPERINI
M
A COME fanno gli agenti letterari a
resistere nella tempesta della crisi
editoriale? Sperimentano: in altri
paesi si danno al talent (The Agent in
autunno su Abc: scrittori che vogliono essere
rappresentati dal misterioso protagonista),
in Italia investono sul digitale. Già da qualche
settimana Grandi&Associati promuove dal
proprio sito (grandieassociati.it) “Indies
g&a”: non una casa editrice ma un servizio di
“autopubblicazione assistita”, ovvero una
vetrina digitale di ebook su cui non vengono
trattenuti diritti. Altri due agenti, Marco Vigevani e Claire
Sabatié Garat, insieme a Emanuela Furiosi e Tomaso Greco,
hanno lanciato in questi giorni bookabook. it, esperimento di
crowdfunding libresco. Sul sito vengono proposti tre inediti al
mese: si legge l’anteprima e, se gradita e se si vuole proseguire, si
paga (3 euro l’offerta minima). La campagna dura trenta giorni:
se va a buon fine, i lettori ricevono l’ebook completo e alcuni
“premi”: per esempio, Solovki di Claudio Giunta ha come
obiettivo 4000 euro e nei primi giorni ne ha raccolti 261. Se non
ce la farà, la somma verrà restituita ai sostenitori. Conviene agli
autori? Sì, si legge nel sito: «Possono mantenere un rapporto
costante e diretto con i loro lettori, ricevono consigli, spunti e,
perché no, qualche idea per il loro prossimo libro. Senza contare
che su bookabook ricevono una percentuale molto più alta di
quella che ricevono nei canali tradizionali». La percentuale, a
proposito, varia tra il 25% e il 50% delle somme raccolte, il resto
(non pochissimo) va a pagare i costi di gestione. Per partecipare
da scrittori? Al momento la prima stagione è completa.
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LA MUSICA di Gesualdo fu così
poco compresa dai suoi
contemporanei, che qualcuno
pensava fosse la diretta
espressione della malvagità del
compositore. In realtà a non
essere mai stata sviscerata è,
oltre alla musica, la personalità
del Principe di Venosa, così
seppellita dall’episodio del
delitto d’onore. La pièce
teatrale Cinque voci per
Gesualdo di Roberto De Simone
cerca, in tutti i sensi, di rendere
giustizia al personaggio. Con
un sincretismo di linguaggi, da
quello colto rinascimentale a
quello popolare, passando per il
dialetto napoletano, e di testi
— le musiche previste sono di
Gesualdo e dello stesso De
Simone — , i
dieci quadri
(ancora da
rappresentare)
risistemano la
figura del
musicista
all’indomani
dell’omicidio.
Da un lato si prova a spiegare il
delitto oltre l’interpretazione
passionale, mostrandone le
eventuali ragioni politiche;
dall’altro si fa riemergere il
genio dell’artista libero dalle
convenzioni, ipotizzando in
Gesualdo (il quale poteva
TIZIANA LO PORTO
PRIMA di scrivere Guida per
riconoscere i tuoi santi, Dito
Montiel era un modello per
Calvin Klein e il frontman di
band punk hardcore poco
famose. Dopo averlo pubblicato
(in America nel 2003) lo ha
adattato e ne ha diretto
l’omonimo film. Poi ha scritto
un secondo romanzo e diretto
altri quattro film. Per alcuni
scrittore e regista di culto,
Montiel è una delle figure più
interessanti della scena indie
americana per il
talento
naturale che ha
nel raccontare
un’umanità che
passa le
giornate ai
davanzali delle
finestre o sulle
scale fuori dai portoni delle
case a schiera del Queens, che a
seconda delle generazioni parla
broken english o italiano
imperfetto, che crede nei santi,
purché imperfetti. In questo
esordio raccontava come si
diventa adulti e tutto ciò che c’è
intorno a quel momento:
persone, affetti, lutti, case, la
città di New York. In questo suo
dire la vita da una prospettiva
schietta e adolescente, se non
fratello, è sicuramente cugino
di scrittori come Jim Carroll e
Charles Bukowski, maestri nel
fare dell’imperfezione
vantaggio e mai difetto. Anche
rispetto alla santità.
la Repubblica
DOMENICA 6 APRILE 2014
43
LA NAVE DEGLI SCRITTORI
Arriva a Barcellona il 23, a bordo
Mazzucco, Vitali, De Giovanni, Riccardi
CINEMA
&
FILM
IL
COLLEZIONISTA
DI BACI
STORIA
DEI SERVIZI
SEGRETI
Quello di Rhett
Butler a Rossella
O’Hara nel mitico
Via col vento, quello
di Cary Grant a
Ingrid Bergman nel
celebre Notorious:
Giuseppe Tornatore
ha collezionato
oltre 150 tra
manifesti e
locandine per
raccontare la storia
del bacio al cinema.
Al di là delle
retoriche sul
principio di
“trasparenza”, il
potere ha sempre
fatto ricorso ai
servizi segreti. Con
eleganza e
ricchezza
documentaria,
Krieger
ricostruisce una
storia iniziata con
le spie dell’antico
Egitto e giunta alle
intercettazioni del
Datagate.
DI GIUSEPPE
TORNATORE
MONDADORI
PAGG.215, EURO 22
EASY RIDER
Manifesto della
generazione anni
’70, film cult per
eccellenza, il
“viaggio” di Dennis
Hopper non ha
perso il suo smalto.
Un’analisi
approfondita e
curiosa dopo
quarant’anni
dall’avventura in
moto di Peter
Fonda e Jack
Nicholson.
ILLUSTRAZIONE DI GABRIELLA GIANDELLI
Il romanzo. Il capolavoro del 1932 di Israel Joshua Singer
torna in versione aggiornata, con un occhio all’yiddish
L’ebreo errante
in fuga dagli intrighi
della corte rabbinica
SUSANNA NIRENSTEIN
R
ABBINI che si tirano la barba, dotti oppure ignoranti come capre e corrot-
ti, ricchi e miserabili dai cernecchi arruffati, chassidici e non, galiziani
asburgici e russi, gli uni contro gli altri, ma comunque in un mondo a parte che ha le sue regole ferree dettate dalle Scritture e dalle infinite usanze; cabalisti guardati con rispetto e attesa di riscatto, eros proibito e invece sognato, temuto, praticato, donne che fuggono con ufficiali ungheresi, mogli che si aggirano di notte per incontrare gli amanti, o devote fino alla cancellazione di sé, briganti nascosti tra le tombe usate come letti di gozzoviglie; scemi del villaggio, rav del popolo che fabbricano mille amuleti mentre infuria un’epidemia, altri che dormono vestiti perché se arriva il messia bisogna esser pronti;
matrimoni, balli, pogrom. Un universo corale di fine ‘800, cencioso, vestito di satin, ribollente, ingenuo, timorato, superstizioso, ipocrita, brulicante, maestoso. Il popolo dell’ebraismo nord-orientale oggi cancellato dalla faccia della terra.
Più si legge Israel Joshua Singer (1893-1944), più si capisce come il fratello minore
Isaac, l’unico Nobel yiddish, abbia imparato tutto, o moltissimo, da lui. Sono diversi, certo, Israel è un razionalista senza sbavature, “scettico fino al midollo”, come lo descrive qui
Isaac nell’introduzione, lui che invece, anche se pessimista, ha continuato a amoreggiare sempre con il misticismo del padre rebbe chassid.
La storia narrata da questo capolavoro del ‘32 tradotto negli anni ‘70 da Bruno Fonzi e
ora rimaneggiato (anche con un occhio all’yiddish) con sapiente cura da Elisabetta gli interrogativi di Israel Joshua Singer,
Zevi, Yoshe Kalb, è conturbante, ansiosa e sfuggito dal padre rabbino, comunista e
ansiogena, un quadro in movimento, a trat- poi anticomunista, tornato all’yiddish doti fortemente ironico, dell’ebraismo chas- po 4 anni di silenzio anche per sfatare ogni
sidico, ma soprattutto concentrato sulla fi- romanticismo alla Peretz sui chassidim,
gura dell’ebreo errante, di cosa può signifi- pronto ad immigrare negli Stati Uniti, docare non riconoscersi più nelle tradizioni, ve il suo romanzo, a cui sarebbero seguiti I
eppure, senza di esse, non trovare più la fratelli Ashkenazi e La famiglia Karnowpropria identità né un luogo, una comunità ski, ebbe un enorme successo e fu portato
a cui appartenere, pur sentendosi ebreo, sulle scene teatrali?
Yoshe Kalb è il doppio di Nahum, un raebreo, ancora una volta, “fino al midollo”.
Del resto non erano questi stessi dubbi, gazzo con passioni cabaliste di buona fami-
Sono diversi, ma più lo si
legge più si capisce
come il fratello minore
Isaac, premio Nobel,
abbia imparato tutto,
o moltissimo, da lui
YOSHE KALB
di Israel Joshua
Singer (prefazione
di Isaac B. Singer,
traduzione di Bruno
Fonzi, a cura di
Elisabetta Zevi)
ADELPHI
PAGG. 281
EURO 18
DI GIAMPIERO FRASCA
LINDAU
PAGG. 142, EURO 14
ZOMBI
glia ebraica e russa, costretto a sposare a 15
anni Serele, la figlia sempliciotta del padre
chassid della galiziana e asburgica Nyesheve, il potente e incolto rabbi Melech,
frettoloso di ammogliarsi per la quarta volta anche lui, con una giovinetta. Nahum all’inizio non sa quasi di essere un uomo, vorrebbe solo tornare dalla mamma. Vive in
questa corte rabbinica più o meno medievale rifugiandosi nello studio e nel silenzio.
Anche quando inizia a “conoscere” sua moglie, l’estraneità agli usi e all’ignoranza del
luogo rimane totale. La sua separatezza finisce solo quando arriva Malka, la sposa del
vecchio Melech, ragazza ribelle — fantastiche le scene in cui rifiuta di farsi tagliare
i capelli o quelle in cui civetta con Nahum —
: l’attrazione tra i due è palpabile e fatale.
Dopo terribili disastri, Nahum sparisce.
Cambia scena, siamo a Bialogura, uno shtetl russo-polacco: è spuntato un giovane
uomo che tutti chiamano Yoshe il tonto,
non parla, non legge, recita solo i salmi, lo
scaccino lo sfrutta e lo ospita in casa, accanto alla figlia minorata e “facile” Zivyah.
La tentazione tormenta Yoshe, che però
non cede, rifugiato solo nel suo mutismo.
Eppure tutto precipita. Costretto a sposare
la ragazza, scompare la notte stessa.
Scomparire, errare, lo dovrà fare ancora,
perché è indubbio che non appartiene più
a nessun luogo. Chi è? Perché se ne è andato? E dove ha vagato? È Nahum o Yoshe? È
un santo o un bigamo impostore? «Non so»,
«L’uomo non sa niente di se stesso» continua a ripetere, tutti i tentativi di definirsi
sono inutili. Che smarrimento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
STORIA
E
POLITICA
Più che un saggio è
un vero atto di fede
nei confronti di
George A. Romero
e del suo film che
ha segnato
un’epoca
cinematografica. I
due autori, insieme
a interviste,
interventi di altri
registi propongono
aneddoti, segreti e
retroscena.
DI GIOVANNI ALOISIO E
LORENZO RICCIARDI
ED. UN MONDO A PARTE
PAGG. 212
EURO 4,99
BARRICATE
DI CARTA
Storia di due
riviste che hanno
fatto “storia”:
Cinema & Film e
Ombre Rosse,
protagoniste della
cultura italiana
negli anni intorno
al Sessantotto. La
prima romana,
nata sulla spinta
del dibattito
linguisticostrutturalista del
periodo (Metz,
Barthes,
Jakobson,
Pasolini) e l’altra
torinese, più legata
al discorso politico
e alle posizioni del
Movimento
studentesco.
DI GIANNI VOLPI,
ALFREDO ROSSI E
JACOPO CHESSA
MIMEMIS
PAGG. 337, EURO 24
A CURA
DI ALESSANDRA ROTA
DI WOLFGANG KRIEGER
MIMESIS
PAGG.354, EURO 24
UNA GITA
IN BLU
Come restare fedeli
alla patria quando
la crisi di un regime
politico infrange
l’unità nazionale e
istituzionale? Ecco
la domanda che,
dopo l’8 settembre
del’43, pesa sul
giovanissimo
diplomatico Attilio
Perrone Capano. Il
libro ne narra la
vicenda, tra
finzione e realtà.
DI EVA FRAMARINO DEI
MALATESTA
TRAUBEN
PAGG. 242, EURO 14
IL
CATECHISMO
DEI SOLDATI
Trasformare la
morte in guerra
nell’estrema forma
di salvezza. A
questo scopo, tra
‘500 e ‘600, i
gesuiti inventano
un genere letterario
assai particolare:
catechismi
illustrati,
epistolari o
diaristici rivolti
alle singole
coscienze di soldati
miscredenti e
mercenari.
DI VINCENZO LAVENIA
EDB
PAGG. 113, EURO 9,80
DEL SALIRE
IN POLITICA
Oltre la patina
della democrazia,
regna la
tecnocrazia. Se la
prima, di diritto,
esige la
partecipazione di
tutti i cittadini alle
scelte politiche, di
fatto è la seconda
— di cui Irti
indaga concetti,
protagonisti e
conseguenze — a
governare la “res
publica” con i suoi
pochi esperti.
DI NATALINO IRTI
ARAGNO
PAGG.176, EURO 16
A CURA
DI GIULIO AZZOLINI
la Repubblica
RCULT
DOMENICA 6 APRILE 2014
44
LIVE ARTS WEEK
Dall’8 al 13 aprile a Bologna una settimana dedicata
alle live arts: suoni, visioni, opere dal vivo
LE
CLASSIFICHE
RILEVAZIONI DAL 24 AL 30 MARZO
> IL PUNTO
A CURA DI EURISKO
NARRATIVA ITALIANA
1▲
[100]
2▲
[44
[36]
4▲
S
SERRA
GLI SDRAIATI
FLORIS
IL CONFINE DI BONETTI
GAMBERALE
PER DIECI MINUTI
AA.VV.
GIOCHI CRIMINALI
MAZZANTINI
SPLENDORE
FELTRINELLI
E.12
FELTRINELLI
E.18
FELTRINELLI
E.16
EINAUDI
E.16,50
MONDADORI
E. 20
Inseguendo un’ombra
(Sellerio) resta
saldamente in cima alla
classifica, subito seguito da
Braccialetti rossi di Albert
Espinosa (Salani), c’è da
segnalare una new entry,
Supernotes (Agente Kasper e
Luigi Carletti per Mondadori),
drammatica vicenda dell’ex
carabiniere diventato agente
dei servizi segreti e poi del Ros.
Ancora in ottima posizione
Storia di una ladra di libri di
Markus Zusak (Mondadori),
probabilmente anche grazie
alla concomitanza con il film,
ancora nelle sale, di Brian
Percival. La giovane americana
Veronica Roth è al quarto e al
quinto posto nella narrativa
straniera con il primo e il terzo
romanzo (Divergent e
Allegiant, De Agostini) della
sua trilogia “distopica” per
ragazzi. Manca il secondo e si
aspetta il film.
6▲
[23]
7▲
[17]
AGENTE - CARLETTI
SUPERNOTES
RIZZOLI
E.14
MONDADORI
E.19
5▲
CAMILLERI
INSEGUENDO UN’OMBRA
SELLERIO
E.14
CAROFIGLIO - CAROFIGLIO
LA CASA NEL BOSCO
[35]
L’agente Kasper
sulle tracce
di Camilleri
E Andrea Camilleri con
VITALI
PREMIATA DITTA
SORELLE FICCADENTI
RIZZOLI
E.18,50
3▲
8▲
[15]
[31]
GUCCINI
NUOVO DIZIONARIO
DELLE COSE PERDUTE
MONDADORI
E.12
9▲
[14]
10▲
TOP TEN I LIBRI PIÙ VENDUTI
1
100 PUNTI
3
2
76 PUNTI
7
ANDREA CAMILLERI
INSEGUENDO UN’OMBRA
ALBERT ESPINOSA
BRACCIALETTI ROSSI
SELLERIO
E 14,00
SALANI
E 12,90
PAGG. 243
PAGG. 172
[12]
NARRATIVA STRANIERA
1▲
[61]
2▲
[40]
3▲
[32]
4▲
[29]
5▲
LÄCKBERG
LA SIRENA
ZUSAK
STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI
SÁNCHEZ
LE COSE CHE SAI DI ME
ROTH
DIVERGENT
ROTH
ALLEGIANT
MARSILIO
E.18,50
FRASSINELLI
E.16,90
GARZANTI
E.18,60
DE AGOSTINI
E.14,90
DE AGOSTINI
E.14,90
6▲
[25]
7▲
[23]
8▲
[22]
9▲
[18]
10▲
FREEMAN
POLVERE ALLA POLVERE
CONNELLY
IL QUINTO TESTIMONE
MOYES
LA RAGAZZA CHE HAI LASCIATO
TARTT
IL CARDELLINO
KING
DOCTOR SLEEP
PIEMME
E.1,90
PIEMME
E.19,90
MONDADORI
E.16
RIZZOLI
E.20
SPERLING & KUPFER
E.19,90
[26]
3
61 PUNTI
2
CAMILLA LÄCKBERG
LA SIRENA
[17]
MARSILIO
E 18,50
PAGG. 446
4
44 PUNTI
5
6
36 PUNTI
1
8
33 PUNTI
2
ANDREA VITALI
PREMIATA DITTA SORELLE
FICCADENTI
RIZZOLI
E 18,50
PAGG. 447
SAGGISTICA
1▲
[76]
2▲
[33]
3▲
[30]
4▲
[28]
5▲
ESPINOSA
BRACCIALETTI ROSSI
RECALCATI
NON È PIÙ COME PRIMA
FRIEDMAN
AMMAZZIAMO IL GATTOPARDO
BROSIO
RAGGI DI LUCE
GIORDANO
NON VALE UNA LIRA
SALANI
E.12,90
CORTINA
E.13
RIZZOLI
E. 18
PIEMME
E. 19,50
MONDADORI
E. 17
6▲
[19]
7▲
[16]
8▲
[15]
9▲
[11]
10▲
NORTHUP
12 ANNI SCHIAVO
PANSA
BELLA CIAO
TREMONTI
BUGIE E VERITÀ
DEAGLIO
INDAGINE SUL VENTENNIO
PAPA
365 GIORNI CON TE
NEWTON COMPTON
E. 9,90
RIZZOLI
E. 19,90
MONDADORI
E. 18
FELTRINELLI
E. 15
NEWTON COMPTON
E. 10
[28]
[9]
5
40 PUNTI
1
7
35 PUNTI
1
MARKUS ZUSAK
STORIA DI UNA LADRA
DI LIBRI
FRASSINELLI
E 16,90
PAGG. 563
GIANRICO CAROFIGLIO
FRANCESCO CAROFIGLIO
LA CASA NEL BOSCO
RIZZOLI
E 14,00
PAGG. 185
VARIA
> MONDO EBOOK
L’ossessione
dei cacciatori
fuori catalogo
1▲
[22]
2▲
[9]
4▲
[9]
5▲
BALIVO
DETTO FATTO
AGASSI
OPEN
VON TROTTA
HANNAH ARENDT. DVD
MONDADORI
E. 15,90
SPERLING & KUPFER
E. 16
RIZZOLI
E. 14,90
EINAUDI
E. 20
FELTRINELLI
E. 16,90
6▲
[8]
7▲
SLOAN
INSTANT ENGLISH
STEFANIA PARMEGGIANI
DE AGOSTINI
E. 12,90
GRIBAUDO
E. 19,90
È
TASCABILI
Ossessione. Quella di un
famosissimo scrittore
nei confronti di una sua opera
giovanile e quella dei
cacciatori di libri perduti per
un’opera da anni fuori
catalogo. Le ossessioni si
incrociano nei siti di scambio
di file di testo ed ebook e sono
certificate da BookFinder.com,
un motore di ricerca che
scandaglia le giacenze di oltre
centomila librai nel mondo.
Ogni anno il sito pubblica la
lista dei cento libri fuori
catalogo più ricercati. Nel
2013, secondo solo a Sex
(volume di foto erotiche di
Madonna scattate da Steven
Meisel) si è piazzato Rage (in
Italia con il titolo di
Ossessione) di Stephen King. Il
re dell’horror lo aveva
pubblicato con lo pseudonimo
di Richard Bachman nel 1977.
3▲
POMROY-ADAMSON
LA DIETA DEL SUPERMETABOLISMO
JUDKINS
50 SEGRETI PER ESSERE CREATIVI
LA storia di una
[17]
SLOAN
ENGLISH DA ZERO
1▲
[15]
COLLINS
IL CANTO DELLA RIVOLTA
HUNGER GAMES
MONDADORI
E. 13
6▲
2▲
[8]
[14]
SÁNCHEZ
IL PROFUMO DELLE FOGLIE
DI LIMONE
GARZANTI
E. 9,90
[12]
JAMES
CINQUANTA SFUMATURE
DI GRIGIO
MONDADORI
E. 5
7▲
8▲
[8]
DE DONNO-NAVONE
LORENZONI
INGLESE IN 21 GIORNI
SPERLING & KUPFER
E. 12,90
3▲
[14]
SÁNCHEZ
ENTRA NELLA MIA VITA
8▲
[8]
[10]
10▲
PARODI
È PRONTO!
COOP. MOGLIAZZE
E. 19
RIZZOLI
E. 17,90
4▲
[12]
COLLINS
LA RAGAZZA DI FUOCO
HUNGER GAMES
MONDADORI
E. 13
GARZANTI
E. 9,90
[11]
9▲
M. MOZZI-P. MOZZI-ZIGLIO
LA DIETA DEL DOTTOR MOZZI
9▲
5▲
[8]
[7]
[12]
PAGG. 397
[25]
[10]
10▲
JAMES
CINQUANTA SFUMATURE DI NERO
JAMES
CINQUANTA SFUMATURE DI ROSSO
DE SAINT-EXUPÉRY
IL PICCOLO PRINCIPE
ORWELL
1984
MONDADORI
E. 5
MONDADORI
E. 5
BOMPIANI
E. 7,90
MONDADORI
E. 9,50
[13]
2▲
[23]
KINNEY
DIARIO DI UNA SCHIAPPA
GUAI IN ARRIVO!
ILCASTORO
E. 12
7▲
BOSETTI
T-SHIRT & CO. DI MODA. VIOLETTA
AA.VV.
FROZEN IL REGNO DI GHIACCIO
WALT DISNEY COMPANY
E. 4,90
WALT DISNEY COMPANY
E. 8,90
[12]
3▲
[22]
4▲
STILTON
VIAGGIO NEL TEMPO 7
AA.VV.
LEGGIMI UNA FIABA
PIEMME
E. 23,50
EDICART
E. 0,99
8▲
BOSETTI
SCARPE E BORSE DI MODA.
VIOLETTA
WALT DISNEY COMPANY
E. 4,90
[8]
9▲
CORTINA
E 13
PAGG. 159
MONDADORI
E. 13
[9]
9
32 PUNTI
7
CLARA SÁNCHEZ
LE COSE CHE SAI DI ME
SEPÚLVEDA
STORIA DI UNA LUMACA CHE SCOPRÌ
L’IMPORTANZA DELLA LENTEZZA
GUANDA
E. 10
6▲
MASSIMO RECALCATI
NON È PIÙ COME PRIMA
COLLINS
HUNGER GAMES
RAGAZZI
1▲
KASPER AGENTE
LUIGI CARLETTI
SUPERNOTES
MONDADORI
E 19
[20]
5▲
[19]
VACCARINO
IL MIO DIARIO, UN ANNO DOPO
VIOLETTA
WALT DISNEY COMPANY
E. 14,90
[11]
10▲
AA.VV.
BEAUTY BOOK. VIOLETTA
D’ACHILLE
COLORA CON PEPPA PIG
WALT DISNEY COMPANY
E. 12,90
GIUNTI
E. 3,90
[11]
GARZANTI
E 18,60
PAGG. 319
10
31 PUNTI
6
FRANCESCO GUCCINI
NUOVO DIZIONARIO DELLE
COSE PERDUTE
MONDADORI
E 12,00
PAGG. 148
la Repubblica
DOMENICA 6 APRILE 2014
45
DIALOGANDO CON HUME
All’Accademia dei Lincei di Palazzo Corsini a Roma
il 10 alle 9,30 seminario sul filosofo empirista
> LITTLE PEOPLE
> MINIMA EDITORIA
Brancaleone
è una favola
tutta musicale
Argentina,
nel cuore grande
delle madri
SILVANA MAZZOCCHI
ALESSANDRA ROTA
L
A CAPACITÀ
N
ON perde colpi
L’armata
Brancaleone, storia
strampalata di un
altrettanto strampalato
manipolo di improvvisati
combattenti alla conquista di
un feudo. La celebre avventura
cinematografica firmata da
Mario Monicelli nel ’66 (con
Vittorio Gassman, Gian Maria
Volontè, Enrico Maria
Salerno) diventa un
nobilissimo libretto per
bambini con i disegni di
Emanuele Luzzati, il testo di
Furio Scarpelli, il cd con la
canzone originale di Carlo
Rustichelli e, alla fine, “Le
parole di
Brancaleone”,
mini-dizionario
aggiunto per
capire vocaboli
come
attrippata,
birro,
caccavella,
fantaccino, sanguinaccio,
lampagione... Il riuscito (e
gradito) binomio musica-testo
proposto dalle edizioni
Gallucci continua anche in
Samarcanda di Roberto
Vecchioni, brano che ha
decretato la popolarità del
cantautore, in realtà antica
leggenda dei paesi arabi che
racconta di un servo che, un
giorno, incontrò la Morte al
mercato del paese. Le
illustrazioni sono magnifiche
“ombre” di Corallina De Maria
che “ritagliano” guerrieri e
musici, cavalieri e streghe. Per
i nostalgici della rivista
musicale ecco la “riduzione”
riservata ai più piccoli di
Aggiungi un posto a tavola,
commedia di Garinei e
Giovannini. La voce calda di
Johnny Dorelli e i disegni di
Nicoletta Costa ne fanno un
“vintage” da non perdere. E
anche Louis Armstrong può
essere un’occasione di lettura.
Soprattutto se la sua What a
wonderful world è
accompagnata dal testo
italiano (Il mondo che bello
che è) e dalle immagini di
Altan.
L’armata Brancaleone
di Furio Scarpelli
Gallucci, pagg. 36, euro 14,90 con Cd
ILLUSTRAZIONE DI ANNA GODEASSI
Il saggio. L’analisi biopolitica del filosofo Remo Bodei
racconta le generazioni come luogo di conflitti e tensioni
Così cambiano
le stagioni della vita
ROBERTO ESPOSITO
D
A TEMPO si assiste a un trasferimento di fenomeni biologici dall’ambito
della natura a quello della storia. Ciò riguarda da un lato il corpo degli
individui, sempre più coinvolto nelle dinamiche del potere, dall’altro il
succedersi delle generazioni. A tale mutamento si rivolge, con la consueta efficacia narrativa, il nuovo libro di Remo Bodei Generazioni. Età
della vita, età delle cose (Laterza). Esso registra, come un sapiente sismografo, il transito semantico che tale nozione sperimenta rispetto
alla sua declinazione classica. Tradizionalmente intesa come eterno ciclo delle tre stagioni della vita umana – giovinezza, maturità e vecchiaia –, la generazione diventa epicentro
di tensioni e conflitti che riguardano la storia e la geografia, l’economia e la politica.
A mutare è intanto la percezione che abbiamo di noi stessi nelle tre età della vita. Contro l’antico luogo comune che colloca la saggezza nella sua seconda metà, già Machiavelli
rilevava come gli anziani comprendano il proprio tempo meno dei giovani. Rispetto a
queste due tesi contrapposte una valutazione più equilibrata è parsa sempre quella di
Aristotele, che pone il culmine della vita
nella maturità, in cui si assommano le virtù
GENERAZIONI
e si temperano i difetti delle altre età. QueEtà della vita, età
sta visione tradizionale comincia, però, a
delle cose
vacillare sotto la spinta delle grandi tradi Remo Bodei
sformazioni che investono le popolazioni
EDITORI LATERZA
europee già nel Settecento, intensificanPAGG. 96
dosi nei due secoli successivi. Se già alla fiEURO 14
ne delle epidemie della lebbra e della peste
la mortalità infantile tende a decrescere,
successivamente la giovinezza si protrae
sempre più, invadendo lo spazio un tempo
riservato all’età adulta. La quale, con l’al-
lungamento progressivo e sempre più accelerato della vita, si vede adesso insidiata
anche da una vecchiaia essa stessa dilatata nel tempo. Così l’aumento degli estremi
restringe sempre più la fascia della maturità – se oggi un quarantenne è definito ancora giovane, un sessantenne entra già
nell’aspettativa del pensionamento.
Questa mutazione determina una doppia conseguenza. Da un lato una differenziazione geopolitica tra Paesi a diverso tasso di sviluppo demografico: mentre nel vecchio mondo, caratterizzato da una forte
crisi di natalità, i nonni superano i nipoti,
nei cosiddetti Brics – Brasile, Russia, India,
Cina e Sudafrica – la proporzione s’inverte.
L’altro effetto di questa vera e propria svolta biopolitica è quello di un latente conflitto tra generazioni. In Italia da qualche
tempo non si parla altro che di “gerontocrazia” e di “rottamazione”, a testimonianza di un passaggio generazionale che
stenta ad adattarsi al patto sociale della restituzione tra vecchi e giovani. Senza il quale, tuttavia, la società è destinata a perdere il suo collante interno e a disgregarsi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
d’intrecciare lampi di
poesia con il realismo
più crudo, Giovanni
Greco l’aveva dimostrata già
con Malacreanza, il suo
pluripremiato libro d’esordio.
E ora, con L’ultima madre
conferma la sua sapienza nel
costruire scenari reali
mischiati a vicende inventate.
Era nato come spettacolo,
dopo un’inchiesta sui
desparecidos nell’Argentina e
sulle donne di Plaza de Mayo,
poi è diventato un romanzo.
Sono madri le protagoniste
della storia: Maria, vedova di
un operaio di origini italiane,
che cerca ostinatamente i suoi
figli, Pablo e
Miguel, due
gemelli
ventenni fatti
sparire insieme
a tanti altri
dissidenti e
Mercedes,
figlia di un
generale legato alla dittatura.
Si finge incinta e arriva a
simulare il parto quando suo
padre e suo marito le
consegnano due neonati,
gemelli anche loro, sottratti a
una giovane attivista
antiregime. La cadenza del
narrare di L’ultima madre
ricorda il ritmo lento e ricco di
certi romanzi della letteratura
sudamericana. Ma, ad
ampliarne il respiro è il
richiamo ad altre tragedie
della Storia. Il racconto va
dall’Argentina degli anni
Settanta ai nostri giorni. Filo
conduttore, l’eterno tema
della sopraffazione. E della
giustizia, non solo quella
negata e pubblica, ma anche
quella privata che nasce
dall’amore e che genera una
energia illimitata, spesso la
più “rivoluzionaria”. È il caso
delle madri e le nonne della
plaza de Mayo. Ecco allora da
una parte Maria, che abita in
un barrio di Buenos Aires,
dall’altra Mercedes esponente
di quella ricca borghesia. Poli
estremi di un grande affresco
popolato da militari nostalgici,
madri eroiche.
L’ULTIMA MADRE
Giovanni Greco
Nutrimenti-Indies Pagg. 382, euro 17
la Repubblica
RCULT
DOMENICA 6 APRILE 2014
46
TORINO ANTIQUARIA
Fino al 13 aprile al Lingotto la mostra mercato di alto
antiquariato: mobili, quadri, sculture, tappeti, gioielli,
argenti di epoche diverse, selezionati da settanta gallerie
CORTONA
Il fascino discreto
e duraturo
degli Etruschi
GIUSEPPE M. DELLA FINA
CORTONA
«I
NVERO tu, Serenissimo Principe,
vedrai con piacere da questo libro
quanta gloria venne alla tua
Patria fin da tempi antichissimi».
Così si esprime, nella dedica al Granduca di
Toscana Cosimo II, l’erudito scozzese
Thomas Dempster in apertura della sua
opera – il De Etruria Regali – composta,
mentre si trovava a Pisa, tra il 1616 e il
1619. Il Serenissimo Principe gradì
l’omaggio, ma non fece nulla per renderne
possibile la pubblicazione, d’altronde
l’attenzione per gli Etruschi che era stata
centrale nell’ideologia politica del
Granduca precedente Cosimo I – arrivato a
fregiarsi del titolo di Magnus Dux Etruriae
– era andata calando con gli inizi del
Seicento. Il voluminoso manoscritto
rimase quindi inedito per più di un secolo,
New York. Dipinti, sculture, cornici vuote... Alla Neue Gallery una mostra
rilegge in chiave politica l’esposizione che mise alla gogna le avanguardie
ANNA OTTANI CAVINA
NEW YORK
“A
sino a quando un giovane aristocratico
inglese, Thomas Coke, in Italia per curare
la sua formazione classica, lo acquistò e ne
finanziò la pubblicazione affidandone la
cura a Filippo Buonarroti, uno dei maggiori
antiquari del tempo. Il successo fu notevole
e duraturo e portò gli Etruschi nel pieno del
dibattito culturale europeo dando avvio a
una stagione – con luci ed ombre –
chiamata Etruscheria durante la quale al
popolo etrusco venne riconosciuto ogni
primato compreso quello della bellezza
femminile.
Tale vicenda è al centro della bella
mostra Seduzione etrusca. Dai segreti di
Holkham Hall alle meraviglie del British
Museum allestita a Cortona, nella
prestigiosa sede di Palazzo Casali che
ospita un’istituzione culturale,
l’Accademia Etrusca, sorta nel 1726,
proprio in quella temperie culturale e che
vide l’adesione di Montesquieu, Voltaire e
Winckelmann. Il percorso espositivo –
grazie a una serie di preziosi prestiti del
British Museum – consente poi di
comprendere l’attrazione del mondo
anglosassone per gli Etruschi che ha
saputo attraversare il Settecento,
l’Ottocento e il Novecento investendo sia la
letteratura che la manifattura artistica
soprattutto nel settore della ceramica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
British Museum
I prestiti della collezione etrusca
del British Museum di Londra
BBIAMO avuto il futurismo, l’espressionismo, il
cubismo, perfino
il dadaismo. Può
la pazzia andare
oltre?”. In visita
alla mostra sull’arte ‘degenerata’ apertasi a
Monaco alla Haus der Kunst il 9 dicembre
1937, il Führer brutalmente dava voce alla filosofia culturale del Terzo Reich. Sono passati tanti anni. La storia di quella prima esposizione itinerante (idea non banale di Göbbels:
Monaco, Berlino, Lipsia, Vienna, Francoforte… dodici grandi città; 65 l’avevano richiesta!) è stata rivisitata molte volte, anche nel
successo paradossale e non voluto
La demonizzazione
del Moderno
nel Terzo Reich
Arte
degenerata
(2.600.000 presenze), che impose all’attenzione dell’Europa il piatto forte tedescoespressionista nel menù delle avanguardie,
messo a punto quasi esclusivamente nell’alta cucina di Parigi.
Oggi a New York, alla Neue Galerie sulla
quinta strada, Degenerate Art: The Attack
on Modern Art in Nazi Germany, 1937 (fino
al 30 giugno) ricostruisce quella demonizzazione del Moderno che portò alla confisca in
Germania di oltre 22.000 opere d’arte, 5000
i dipinti. Stipate, sbilenche, appese a delle
corde secondo una drammaturgia espositiva che tendeva a creare delle “camere degli
orrori” in sequenza, 600 di quelle opere furono messe alla gogna alla Haus der Kunst nel
1937, in contrasto programmatico con la pittura “ariana” e accademica di Adolf Ziegler
che, ugualmente a Monaco, veniva celebrata nelle sale neoclassiche della Haus der
Deutsche Kunst, quella sì la vera Casa dell’Arte Germanica.
La capitolazione culturale di quei giorni è
impressa da sempre nella memoria di noi europei, costretti a riavvolgere il nastro della
storia che ci ha coinvolto molto da vicino,
quando la separazione allora introdotta fra
arte legittimata dallo Stato e arte “degenerata” finì per aprire la strada a distinzioni perverse in tema di religione, pensiero, libertà,
infine diritto alla vita. A New York, dove massima è la concentrazione dei survivers alle
stragi naziste, la mostra ha un impatto ancor
più emozionale. Non è il riscatto (ormai incontestato) dell’espressionismo tedesco a
colpire le fila dei visitatori, sono i cinque minuti di proiezione del cortometraggio girato
da un fotografo americano nel 1937. Prestato dall’archivio ebraico di Steven Spielberg,
questo frammento è il solo rimasto a documentare l’arroganza dei despoti in visita alla
Entartete Kunst, quei gerarchi di piombo e
quella gente silenziosa e sgomenta che si fa
strada fra le sculture ammassate di Ludwig
Gies e di Ernst Barlach. Prima che sull’Europa scenda la notte.
Nell’accrochage caotico e ostile del 1937,
passano Klee, Kandinsky, Chagall, Otto Dix,
CAPOLAVORI
Da sinistra
in senso orario
il trittico
“Partenza” di
Max Beckmann
dipinto tra
il 1932 e il 1935;
“Una comunità
di artisti”
di Ernst Ludwig
(1880-1938);
“Eterni
vagabondi”
di Lasar Segall
(1919)
la Repubblica
DOMENICA 6 APRILE 2014
47
RIAPRE PALAZZO DELLA RAGIONE
Dal 12 aprile il Palazzo della Ragione
di Verona apre al pubblico come sede
della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti
LE MOSTRE
DA VEDERE
IN ITALIA
E IN EUROPA
MODENA
In mostra 20 immagini di
paesaggio di grande formato,
scattate tra il 1996 e il 2013
dal fotografo, esponente della
Scuola di Düsseldorf con Ruff,
Struth, Gursky e Candida
Höfer. Il mistero è tema
portante della sua opera, che
affonda le radici nel
Romanticismo tedesco.
MILANO
Terra, aria, fuoco
le ceramiche
di Nanni Valentini
FABRIZIO D’AMICO
AXEL HÜTTE
FORO BOARIO
DAL 12 APRILE
MILANO
Retrospettiva epocale
dedicata al maestro della
scuola lombarda del
Cinquecento, tra gli artisti più
amati da Federico Borromeo.
La mostra, organizzata con la
Pinacoteca di Brera,
ripercorre tutta l’attività, dalle
ricerche giovanili ai dipinti
della maturità, attraverso le
opere presenti in città e i
prestiti da musei europei e
americani.
BERNARDINO LUINI
PALAZZO REALE
DAL 10 APRILE
SENIGALLIA
Plastiche maiolicate tra
Marche e Romagna nell'età
del Rinascimento. Nel forte
edificato dai Della Rovere, da
vedere la rassegna che
approfondisce la produzione
del territorio, forse il più ricco
di ceramiche maiolicate,
attraverso una selezione di
capolavori, provenienti da
musei e soprattutto da
collezioni private.
LACRIME DI SMALTO
ROCCA ROVERESCA
DAL 12 APRILE
Nolde, Schwitters, Max Ernst, Kokoschka,
Beckmann, Grosz, Picasso… in nome di un’azione “educativa” e di censura.
Censura di cosa esattamente? La risposta
è che le avanguardie non avevano soltanto ridefinito in modo radicale le forme dell’arte.
Avevano anche introdotto un’idea soggettiva e assoluta di libertà. E questo soggettivismo, che si era espresso con linguaggi estremi e destabilizzanti, appariva inconciliabile
e sovversivo rispetto al progetto nazista di ordine e comunità controllata. In questa chiave, decisamente politica e di risarcimento alla tragedia ebraica, è stata realizzata questa
mostra nel tempio della civiltà austro-tedesca a New York, quella Neue Galeriepiena di
ci simbolicamente vuote che, nell’assenza,
stanno ad evocare le opere perdute. C’è naturalmente il film di George Clooney, apologia in chiave western dei Monuments Men,
ma c’è soprattutto l’affare Cornelius Gurlitt,
il misterioso recente ritrovamento a Monaco
di un bottino di 1406 opere trafugate dai nazisti (Matisse, Picasso, Beckmann, Klee,
Kokoschaka …). Ancora più inquietante perché Gurlitt è ebreo, figlio di un potente mercante di Dresda, che in prima linea, nella cerchiadiGöbbels,avevapilotatoisequestridell’arte “degenerata” spogliando le collezioni
ebraiche in Germania. L’ombra lunga del collaborazionismo tocca del resto anche la nonresistenza al potere del pittore Emil Nolde,
A colpire non è il riscatto
dell’espressionismo tedesco
ma il filmato che racconta
l’arroganza dei despoti
LA NASCITA DELL'ALBERTINA
ALBERTINA
FINO AL 29 GIUGNO
MADRID
L'atelier come paesaggio
interiore e laboratorio
sperimentale. La mostra
raccoglie 80 dipinti, 60 disegni
e 20 fotografie che invitano a
riflettere sul luogo dove
l'artista conviveva con le
modelle, riceveva amici e
famigliari. Il percorso si snoda
tra gli autoritratti del 1906 e
del 1969, in mezzo tutta una
vita e numerosi traslochi.
PICASSO. NELL'ATELIER
FONDAZIONE MAPFRE
FINO ALL'11 MAGGIO
farsi strada tra le opere
ammassate di Gies e Barlach
charme, diventata, con il suo molto viennese
Café Sabarsky, uno dei luoghi del cuore della
città, monito perenne nei confronti dell’ideologia hitleriana. Due gigantografie si affrontano all’ingresso: la fila dei visitatori a
Berlino(1938)perlamostra“EntarteteKunst” e la fila senza fine degli ebrei smarriti, scaricati come bestie alla stazione di AuschwitzBirkenau, anno 1944. Come dire che esistono delle relazioni e quello che era accaduto
nell’ambito della cultura non poteva non essere presagio di rovine devastanti.
Molte sono le ragioni che accendono oggi
la curiosità della gente attonita davanti ai dipinti, alle sculture, alle fotografie, alle corni-
VIENNA
Da Dürer a Napoleone. Una
mostra spettacolare racconta
la storia del museo attraverso
la vita e gli acquisti dei suoi
fondatori, Alberto di
Sassonia-Teschen e sua moglie
Maria Cristina d'Asburgo,
figlia di Maria Teresa. La
coppia infatti raccolse con i
consigli di Giacomo Durazzo
una straordinaria collezione
d'arte e grafica.
anche se si deve ogni volta ricordare che la linea di demarcazione, nell’inferno del Reich,
passava attraverso compromessi non negoziabili: per non soccombere, Ernst Ludwig
Kirchner nel 1938 decise di spararsi una pallottola alla testa.
Questo cercava di spiegare in anni recenti
la scrittrice Christa Wolf, anche lei coinvolta
nella ragnatela di spie della Stasi, i servizi segreti della DDR. Citando, a sua difesa, il verso di un grande romantico tedesco, Friedrich
Hölderlin: “Was bleibt … quello che resta, alla fine, è quello che il poeta ha creato”. Una
scheggia di luce alle porte della notte.
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SAINT PAUL DE VENCE
La fondazione compie 50 anni.
Avvia il programma delle
celebrazioni la mostra
sull'opera dell'architetto
catalano Josep Lluis Sert,
autore del Padiglione della
Spagna all'Esposizione di
Parigi del 1937, che tra il 1959
e il 1964 progettò la bella sede
dell'istituzione, immersa nel
verde.
L'ARTE E L'ARCHITETTURA DI SERT
FONDATION MAEGHT
FINO AL 9 GIUGNO
A CURA DI LUISA SOMAINI
N
ANNI Valentini era convinto che ogni uomo che si dava all’arte custodisse nel cuore e nella mano un proprio segno, un proprio colore, una propria immagine. Un
proprio luogo: e che quel luogo ciascuno
dovesse trovare per segnare una strada nuova, buona
per sé e percorribile da altri; «anche lontano dai clamori dell’avanguardia», scrisse una volta. Anche se
poi proprio l’avanguardia egli amò soprattutto: da
Nietzsche a Bachelard, da Barthes a Pasolini, da Villa
a Derrida. A tanti altri, anche presi disordinatamente, senza far gerarchie. Una delle ultime volte, l’ho incontrato a Roma (credo stesse preparando una sua
mostra in una piccola libro-galleria di cui curava con
intelligenza il programma Mario Quesada); mi ripeté
quanto aveva scritto una volta, che non credeva di
«essere un vigliacco», e per questo voleva rischiare
d’incontrare le persone anche differenti da lui; e conoscere le loro anime, purché quegli incontri avvenissero «lontano da esercizi di retorica e da suggestioni di
successo». Per questo, pensai, lui che aveva avuto la
solidarietà di Fontana, che era stato amico di Tancredi ed era andato a cercare Licini a Monte Vidon Corrado, stava adesso lì, ad un tavolo di una anonima trattoria del Celio, a parlare del suo “segno”e del suo “luogo” con me. Sarebbe morto non molto tempo dopo: e
quel giorno del 1985 se ne andava con lui uno dei più
grandi scultori in ceramica che avessimo mai avuto.
La sua notorietà è oggi incomparabile al suo valore:
per questo è giusta la bellissima retrospettiva che gli
dedica adesso (fino al 27 aprile; catalogo Officine Saffi) il Museo Diocesano di Milano, curata da Paolo Biscottini e da Flaminio Gualdoni, che già ordinò, al Pac
di Mercedes Garberi nel 1984, la mostra principale
della sua ultima stagione. Nella quale Valentini — che
espose quell’anno, fra l’altro, a Barcellona, Parigi, Roma e più volte ancora a Milano — presentò l’Annunciazione, due grandi colonne cave di gres che anche
oggi occupano lo spazio centrale di una delle sale del
Museo. Si guardano, emozionate ovunque dai segni
che ne percorrono le concavità, quelle due figure, che
svettano altere nello spazio, spargendovi l’eco turbata delle ruggini, delle opacità, delle vampe improvvise e dei riflessi luminosi delle terre che hanno traversato il fuoco del forno. E che costruiscono così, dialogando fra loro, il loro “luogo”, tetragono ai rumori del
mondo.
E tetragono, allo stesso modo, è lo spazio raccolto e
segreto della Casa che, al suo interno, porta la traccia
del volo dell’angelo che l’ha visitata, nell’ombra di
un’ala azzurra sul muro rossastro: forse l’angelo della
storia, come voleva Benjamin per Klee, che corre verso il futuro con “la bocca aperta, le ali distese”; o l’“angelo immenso” di Rilke, come diceva Valentini. Angelo che è ormai solo memoria, nascosto nel grembo della casa, oltre la sua soglia che, aperta, lascia intravedere quella macchia d’azzurro. La soglia, la maschera
d’un volto assente, l’angelo dell’annuncio; e ancora il
gorgo, il cratere, il capro, sono le immagini di Valentini, disperse negli anni brevi, ma gremiti di lavoro, della sua maturità. Sono immagini primordiali, traversate spesso con allarme dalla cultura occidentale. Che
egli ci ha restituito prima che i fantasmi del caos e delle tenebre della ragione l’abbiano potute avvolgere.
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Il segno
Nanni Valentini. La mostra racconta
il percorso dell’artista
la Repubblica
RCULT
DOMENICA 6 APRILE 2014
48
Straparlando
Il fondatore di “Repubblica” compie oggi
novant’anni. Ci confessa ricordi, paure,
desideri. E affronta nuove sfide intellettuali
Eugenio
Scalfari
“Ho inseguito l’ideale di perfezione
ma la verità è che danziamo sul caos”
ANTONIO GNOLI
I
anagrafici sono la sola cosa
che non possiamo travisare: «Sono nato il 6 aprile del 1924». Oggi
compie novant’anni. Ragguardevole età che Eugenio Scalfari soppesa con affetto e disincanto:
«Non c’è modo di chiedersi quanto tempo ci resta. Bisogna vivere
come se fosse sempre l’ultimo
giorno pieno», aggiunge. Osservo le mani venate di azzurro e
l’ampia poltrona che avvolge il
corpo magro. La mansarda dove sostiamo, all’ultimo piano di un attico non distante dal
Pantheon, è carica di libri. È un pomeriggio romano. Lieve. Che si smorza nel sole barocco: «Vorrei che tu vedessi la terrazza. Le città osservate
dall’alto sono come gli amori visti da lontano, hanno meno difetti». Mi viene da pensare che in quelle parole si nasconda un lato romantico. Una moltitudine di emozioni. Mi sorprende l’energia. E la
pienezza dei giorni di cui parla: «Vivono di una
densità diversa rispetto al passato e sono trafitti
da pensieri ulteriori», precisa, con un velo di sorriso.
Quali pensieri?
«Intorno alle condizioni del tuo corpo. Lentezza, fragilità e quella sensazione che il tempo non
lavori più a tuo favore».
Ma non necessariamente contro.
«No, infatti. Siamo animali simbolici e desideranti: costruiamo mondi, relazioni. Viviamo di
immaginazione e di futuro. Ma c’è sempre un limite: un segno ineludibile. Un calcio in faccia alla
realtà. Ho letto, da qualche parte, che l’esistenza
della morte ci obbliga a non essere perfetti».
Hai mai teso alla perfezione?
«È un’ideale. O almeno così per lungo tempo
l’ho pensata. La verità è che danziamo dentro il
caos».
Cercando un senso e un ordine?
«Cercando, certo. Ma dubito che la perfezione
sia di questo mondo».
Le tue incursioni nel cristianesimo e nella fede farebbero pensare a un bisogno di chiarezza ulteriore.
«Fa parte del bagaglio di un buon laico interrogarsi sulle grandi questioni che sono teologiche
ma anche filosofiche. Resto un non credente».
E questo papa?
«Questo papa cosa?».
Così diverso.
«È la Chiesa che ti sorprende».
Monarchia seria.
«Le istituzioni vere, forti, collaudate sanno forse reagire meglio alla crisi dei tempi».
Cosa ti sorprende?
DATI
L’APPUNTAMENTO
Domani alle 17,30
al Teatro Argentina
di Roma l’evento
con cui Repubblica
e l’Espresso festeggiano
i novant’anni
di Eugenio Scalfari
«L’assoluta singolarità. Sembra un uomo estraneo a ogni gesto ieratico».
Ed è un bene?
«La forma è importante. Ma lui ha ridato sostanza al gesto. Con semplicità. Qualche tempo fa
ero ricoverato per una polmonite. Verso la fine
della mia degenza mi annunciano una sua telefonata: c’è il papa in linea, mi dice l’infermiera. Non
so come l’abbia saputo. Prendo la chiamata. Mi
chiede: come sta? Rispondo: molto meglio. Lei
non ha risposto, replica. Avverte dolori? Ha la tosse? Come si sente? No, no, sto bene, dico io, apprensivo. Allora auguri. E mette giù il telefono».
Sbrigativo ma efficace.
«È la naturalezza della sua parola e del comportamento che mi colpiscono. Insieme alla dolcezza e alla partecipazione all’altro».
È stato così con qualche altro papa?
«Non ne ho conosciuti molti. Ma li ho criticati
quasi tutti. In particolare Pio XII. Ora che mi ci
fai pensare ricordo un’udienza pubblica cui
fui ammesso con mia madre. Avevo
quattordici anni. Poco dopo ci saremmo trasferiti da Roma a Sanremo».
Che anno era?
«Il 1938. Mio padre fu chiamato
a dirigere il Casinò della città.
Era avvocato. Ma gli piacevano le donne e un po’ le carte.
Io fui iscritto al liceo Cassini. Arrivando dal Mamiani temevo che non mi sarei adattato facilmente».
Alludi a un certo provincialismo.
«I piccoli centri sono
così. Mi avevano soprannominato “Napoli”. Agli
occhi della classe incarnavo il meridionale. Tra
l’altro non ero mai stato a Napoli».
Una forma di razzismo?
«Blando, goliardico. Ma anche fastidioso. Smisero alla fine del primo trimestre. Nel frattempo
si era formato un gruppo di studenti animato dagli stessi interessi culturali. Nella classe c’era Italo Calvino. Diventammo compagni di banco. Entrambi ci mettemmo a capo di questo gruppo. Ne
sollecitammo gli aspetti più originali, le curiosità
più riposte, le letture meno convenzionali. Italo
disse che tutto quello che ci stava capitando accadeva nel nome di Atena, la dea dell’intelligenza e della Polis».
Il mondo greco contro quello romano vagheggiato dal
fascismo?
«Eravamo studenti e non c’era un contrasto così netto. Ma ci sembrava di aver costruito una cul-
tura parallela e autonoma rispetto a quella sviluppata dal fascismo».
Ma tu eri fascista?
«Convinto, e quando nell’inverno del 1943 il vicesegretario del partito Carlo Sforza mi cacciò dai
Guf caddi, per alcuni giorni, in una specie di depressione».
Non riesco a immaginarti affranto.
«Era accaduto tutto in un attimo. Sforza mi contestò violentemente alcuni articoli che avevo
scritto per Roma fascista. Mi strappò le mostrine
e mentre mi sollevava da terra tenendomi per il
bavero della divisa gli guardavo atterrito i polsi
delle mani: tanto grandi da sembrare le cosce di
un uomo. Ad ogni modo fu così che cominciai a
rendermi conto che un’altra società era possibile.
E che gli anni del liceo e le amicizie strette allora
non erano passati invano».
Come spieghi quel mondo parallelo di interessi e lettu-
la Repubblica
DOMENICA 6 APRILE 2014
Il potere
Papa Francesco
Ha bisogno
di un po’ di saggezza
Altrimenti senza
si finisce dritti
nelle tragedie
di Shakespeare
Ho sempre criticato
tutti i predecessori
Ma di lui mi colpisce
la naturalezza
della parola
e del comportamento
DISEGNO
DI RICCARDO
MANNELLI
re che poco avevano a che fare con il fascismo?
«Negli ultimi anni in cui ho diretto Repubblica
e in quelli successivi ho molto intensificato la mia
ricerca letteraria, filosofica e religiosa. All’inizio
qualcuno si sorprendeva di questi miei interessi
in un certo senso lontani dal giornalismo. Dimenticando così che le mie prime letture furono ampiamente letterarie e filosofiche. Ricordo la mia
prima lettura al liceo: Il discorso sul metodo di Cartesio. La chiarezza espositiva del testo, unita all’idea che il pensiero ha bisogno di regole, mi
formò nel profondo. Tanto è vero che il mio approdo successivo all’Illuminismo non sarebbe
stato così convinto senza Cartesio».
In questi anni il tuo entusiasmo per il secolo dei Lumi si
è un po’ raffreddato. Hai spinto in primo piano figure
come Montaigne che relativizza la ragione, o come
Nietzsche che la distrugge. Sei giunto alla conclusione
che il mondo non era solo progresso e felicità?
«Sai, non è che gli illuministi, a parte qualche
incallito materialista, fossero tutti beatamente
rivolti alle sorti progressive della ragione. Diderot era ben conscio delle trasformazioni e della crisi del proprio secolo. E lo stesso Voltaire non fu da
meno. Per non parlare della sensibilità protoromantica di Rousseau».
Insomma non fu solo il secolo dell’ottimismo?
«È così. Poi, sai, nell’intraprendere il lungo viaggio nella modernità, ero consapevole che il quadro mentale che si delinea da Montaigne in poi è
mosso, frastagliato, insidioso e perfino contraddittorio. Accennavi a Nietzsche. Non
mi sento nicciano. Ma so anche che se
vuoi occuparti di filosofia — ossia di
una delle forme supreme dei modi
del pensare — non puoi prescinderne».
In che senso?
«Con lui si conclude la lunga
epoca della modernità. Non è
un fatto trascurabile. Mi colpiva che Nietzsche — nei
primi giorni della sua follia, quando gli amici lo andavano a trovare a Torino — avesse accanto al
letto gli Essais di Montaigne. Cioè la riflessione con cui
ha inizio il viaggio nella modernità».
Perché sostieni che
quel viaggio si conclude con Nietzsche?
«Perché dopo di lui non si può più pensare e scrivere di filosofia in modo sistematico. Non esiste
più un centro da cui si irradia tutto il resto. La perdita della centralità dell’uomo comporta l’infinita moltiplicazione dei centri».
Quindi ciascuno diventa centrale a se stesso?
«Gottfried Benn — che fu un ufficiale medico
ma soprattutto un saggista di talento — fa un’osservazione interessante: ho capito perché Nietzsche scrive per aforismi. Chi non vede più connessione può procedere solo per episodi. E noi, aggiungo io, presi singolarmente siamo degli episodi. Io sono il centro della mia periferia che è, a sua
volta, la mia circonferenza. Nietzsche comprese
che i grandi sistemi filosofici erano tramontati».
Tutto questo non crea smarrimento?
«Cambia il quadro mentale, si modificano i punti di riferimento. Non puoi più oggi metterti a scri-
49
LE
TAP
PE
GLI INIZI
Trasferitosi da Roma
a Sanremo (dove il padre
è chiamato a dirigere
il Casinò), frequenta
il liceo classico Cassini
e stringe una profonda
e duratura amicizia
con Italo Calvino,
suo compagno di banco
vere Il discorso sul metodo come fece Cartesio. Sarebbe ridicolo».
Devi mettere in gioco te stesso?
«Devi farlo: ogni riflessione che riguarda il mondo ti interpella in prima persona. E non solo perché Freud ha scoperto l’inconscio, ma perché la vita — la tua vita e quella degli altri — si è letteralmente scomposta. Lo capì benissimo Rilke quando scrisse il primo grande romanzo dell’ultima
modernità: I quaderni di Malte Laurids Brigge».
Un romanzo sovrastato dall’idea della morte e del ricordo.
«Fra tutti gli animali l’uomo è il solo che conosce l’invecchiamento e scoprendo la morte fa di
tutto per allontanarla, attraverso il ricordo».
Lasciare di sé una traccia?
«Per questo leggiamo Omero da tremila anni e
Shakespeare da cinquecento. Ma anche il ciabattino del vicolo accanto vuole fare delle belle scarpe, non solo per lasciar prosperare la sua bottega
ma perché così forse sarà ricordato».
È un trauma così forte essere dimenticati?
«In qualunque forma si presenti non amiamo
l’abbandono. L’oblio esiste. E la traccia serve a
combatterlo, a rinviarlo. Quello che abbiamo fatto di importante desideriamo che resti».
Sei molto narciso?
«L’ho anche scritto».
E vanitoso?
«È un sentimento che mi infastidisce. I nostri
tempi sono dominati dalla vanità, come trastullo
infantile. Ma essa è anche la forma più ridicola dell’ambizione. Che invece, entro certi limiti, è un
tratto sano e importante del carattere».
Importante per il successo?
«Più che per il successo tout court, per il modo
in cui lo persegui e lo ottieni. E soprattutto in vista
di cosa».
Il potere ha bisogno della saggezza?
«Senza un po’ di saggezza si finisce dritti nella
tragedia scespiriana».
E il tuo potere come lo giudichi?
«Noto in me una forte componente “paterna”.
Capisco che la definizione è insolita. Ma credo mi
corrisponda. Del resto, è il tratto del narciso: consapevole che solo amando gli altri può essere a sua
volta amato».
La tua vita è stata governata dal “due”?
«Che cosa intendi?».
È un numero che ricorre spesso: due sono i giornali che
hai fondato e diretto, due figlie, due mogli, due le grandi esperienze culturali che hai condotto. Mi fermo qui.
«Molte delle cose che elenchi sono legate al caso. Però è vero, sento che un “doppio” c’è in me. Mi
piace immaginarlo legato ai desideri. Essi misurano la mia vitalità».
Ma anche le tue contraddizioni?
«Indubbiamente. Si può desiderare il bene del
prossimo e avere cupidigia di potere, di femmine,
di ricchezza. Non è il mio caso per fortuna».
E i tuoi desideri come sono?
«I desideri sono la sola cosa che la vecchiaia non
ridimensiona. Per quanto mi riguarda sono stato
un uomo plurimo e i miei desideri notevoli e spesso contraddittori. Ho dovuto conciliarli tra dolori
e felicità».
Il desiderio allontana la morte?
«Per il fatto stesso di impegnare il futuro l’allontana. Ma anche quello che realizzi ti distanzia
da essa».
È la società con i suoi meccanismi celebrativi?
«La festa e i riconoscimenti appartengono alla
nostra antropologia. Perfino i miei novant’anni
non sfuggono a questo impianto».
Non temi la monumentalizzazione?
«Dici l’eccesso di retorica?».
Sì.
«Certe cose mi imbarazzano e la pomposità,
francamente, non mi piace. Ma non vorrei neppure che tutto si risolva in una malinconica ballata. Se è vero che uno dei modi per esorcizzare la
morte è, come ti dicevo, nella traccia che lasci,
questa la trovi anche quando si celebra un anno
tondo e importante come i novanta».
Ti fa paura la morte?
«No, temo la sofferenza. Ma so che la morte è il
nostro orizzonte. Ogni vera storia umana dovrebbe cominciare da qui, dalla fine».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL GIORNALISMO
Laureato in giurisprudenza,
si dedica alla collaborazione
con Il Mondo e l’Europeo
prima di fondare il Partito
Radicale nel 1955 e
diventare nello stesso anno
direttore amministrativo
(e nel ’63 anche editoriale)
del neonato l’Espresso
LA REPUBBLICA
Dopo un’esperienza
in parlamento come
deputato socialista dal ’68
al ’72, fonda il quotidiano
La Repubblica, che debutta
in edicola il 14 gennaio
1976 con un formato
inedito, ottenendo un
grande successo editoriale
I LIBRI
Lasciata la direzione
di Repubblica nel 1996
si dedica alla scrittura
e alla ricerca filosofica
con libri di successo,
tra cui il recente Dialogo
con Papa Francesco. È ora
in edicola e nelle librerie
Racconto autobiografico
la Repubblica
RCULT SPETTACOLI
DOMENICA 6 APRILE 2014
50
LA SCENA
EUROPEA
TEATRO
FESTIVAL
“Puerilia” visita
la terra dei lombrichi
Improprio chiamarlo solo
teatro per ragazzi. “Perilia” è
un festival di convegni, laboratori con gli studenti e spettacoli legati al particolarissimo lavoro che Chiara Guidi,
artista della Societas Raffaello Sanzio, sta elaborando per
una pratica teatrale rivolta ai
ragazzi. Oggi alle 16.30 da vedere lo spettacolo La terra dei
Lombrichi. Segue alle 18 l’incontro con Stefano Chiodi.
Cesena, T. Comandini, fino al 13
www.raffaellosanzio.org
RISCRITTURE
MUSICA
OPERA
ginario di Palermo. A meno di
un anno dalla scomparsa di
Scaldati, il Teatro Biondo Stabile di Palermo rende omaggio alla sua travagliata e lirica
creatività producendo appunto un’edizione di Lucio, risalente al 1977, e affidando il testo a un regista come Franco
Maresco (che aveva diretto
Scaldati nel suo film Il ritorno
di Cagliostro), coinvolgendo
un artista rappresentativamente isolano come Cuticchio, concittadino per nascita, e per fedeltà costante a impegno, insofferenza e misteri
della lingua. Al suo fianco, in
questo manifesto onirico tra
vita e morte, figurano Melino
Imparato e Gino Carista.
(r.d.g.)
Mariella Devia
è Maria Stuarda
L’inossidabile Mariella Devia, in alternanza alla debuttante Cristina Giannelli, è la
protagonista di Maria Stuarda di Donizetti che va in scena nella stagione del Filarmonico di Verona con l’allestimento già visto al Festival
Donizetti (regia di Federico
Bertolani) con Sebastiano
Rolli sul podio. Antagonista
della Devia, nelle vesti di Elisabetta, Sonia Ganassi.
Verona, Teatro Filarmonico, da oggi
www.arena.it
Palermo, T. Biondo, dall’8
www.teatrobiondo.it
“Les Troyens”
con Pappano
Passa per Artaud, per Carmelo Bene e per Leo de Berardinis, e attinge a echi di
Shakespeare e a squarci della ricerca di oggi, l’Ubu Roi di
Alfred Jarry riconcepito, diretto e co-interpretato da Roberto Latini, con una compagnia d’attori sintonizzati su
una tragedia-commedia.
Cinque atti, quasi cinque ore
di musica, Les Troyens di
Berlioz è il sogno di ogni teatro. Coproduzione con Londra, con l’allestimento 2012
di David McVicar, segna ora
il debutto operistico in Italia
di Antonio Pappano.
DRAMMA
Quattro solitudini
per il mito di Orfeo
Modena, Teatro Storchi, dal 10
www.emiliaromagnateatro.com
Si rivede Lucio
narrato da Scaldati
CONVEGNI
Suggerisce qualcosa di mitico, crea un’attesa umana e
poetica molto forte, e induce a
genuino stupore, a emozione
anzitempo, e genera un rispetto profondissimo, il fatto
che un puparo e cuntista di visionaria e artigianale tradizione come il grande Mimmo Cuticchio sia il protagonista carismatico di Lucio, uno dei testi
più pervasi di senso e più evocativi dell’autore-artista Franco Scaldati ritenuto per anni e
anni uno strenuo, devoto e intrinseco depositario della memoria popolare e dell’imma-
Milano, T. alla Scala, dal 8
www.teatroallascala.org
Val è un vagabondo con chitarra, Lady è una donna che
vive un matrimonio crudele
con Jabe che la considera
sua “proprietà”, Carole è
una milionaria ribelle. Quattro solitudini che si incrociano in La discesa di Orfeo
drammone di Tennessee
Williams diretto da Elio De
Capitani.
NUOVA DRAMMATURGIA
I Parlamenti
di Ravenna
Una settimana di incontri e
riflessioni a Ravenna con i
“Parlamenti di aprile” organizzati dalle Albe. Si parlerà
di teoria teatrale, comunicazione, critica, filosofia. Tantissimi i relatori, da Gerardo
Guccini ai giovani Graziano
Graziani e Simone Nebbia.
Tra gli artisti Francesca
Proia.
Ravenna, T. Rasi, dal 8 al 13
www.teatrodellealbe.com
Milano, il 10, Teatro Franco Parenti;
Ravenna, l’11, Bronson; Firenze, il 12,
Viper Theatre; Roma, il 13, Auditorium
Parco della Musica
www.joanaspolicewoman.com
OPERA
Latini in cerca
di un altro Ubu Re
Torino, Cavallerizza, dal 9,
www.teatrostabiletorino.it
ce di ispirarsi alla grande tradizione del soul, da Al Green a
Marvin Gaye fino a Stevie
Wonder, ma in tema di suoni
dimostra di avere lo stesso coraggio della grande avanguardia rock, uno stile tipico di
band come i Sonic Youth. Negli ultimi lavori con la sua
band, Joan Wasser si è spinta
sempre più verso il soul, un
percorso culminato quest’anno con The Classic, un album
decisamente solare e con molti riferimenti al gospel. Musica
per curare l’anima, inseguendo gioia e abbandono.
(carlo moretti)
ROCK
Suonano i Pontiak
musica in famiglia
I fratelli Carney suonano musica psichedelica e spaziale,
una miscela di rock e blues a
tratti rarefatta e misterica, a
tratti esplosiva e travolgente. I tre Pontiak vengono a
presentare il loro nuovo album Innocence.
Ravenna, il 9, Bronson; Roma, il 10,
Circolo degli Artisti; Conegliano (TV),
l’11, Apartamento Hoffmann; Torino, il
12, Spazio 211; Brescia, il 13, Latteria
Molloy; brotherspontiak.com
ROCK
Imperdibile lo spettacolo di Christopher
Glaube, Liebe Hoffnung, cioè Fede, Amore,
Speranza il dramma grottesco del grande
Von Horváth. Arriva al Teatro Piccolo
Strehler di Milano nella versione in tedesco
vista al festival d’Automne 2012 e con il tocco graffiante del regista svizzero, uno dei
grandi nomi della regia europea contemporanea. Bella l’idea di lavorare sul testo Von
Horváth che scava con beffarda verità nella
crisi di un sistema sociale ed economico,
nella sua inevitabile implosione (quanto di
Milano, P. T. Strehler, dal 9 più contemporaneo...), attraversando la
storia della povera Elisabeth, che per tirar
www.piccoloteatro.org
su due soldi e entrare nel commercio della
lingerie decide di vendere il proprio corpo
alla scienza. Non le andrà bene. Come sempre in Marthaler quello
che conta è il linguaggio teatrale: la scena “cinematografica”, l’humour (nero), attori assolutamente super, abituati a una non-recitazione, un bel ritmo nonostante le tre ore e mezzo. (a. b.)
CLASSICI
CONTRO
LA CRISI
NON SERVE
NEMMENO
LA FEDE
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Joan, la poliziotta
che ama il soul
È una tra le voci più ispirate
della nuova generazione di
cantautrici americane, al pari
di Fiona Apple e di Heather
Duby. E dopo molti anni di collaborazioni con altri musicisti
nel ruolo di violinista, da ormai
quasi quindici anni è autrice in
proprio con la sua band chiamata Joan as a police woman.
Una musicista di spiccata sensibilità, riuscita nell’impresa
di mettere d’accordo il grande
soul e il rock più sperimentale.
Joan Wasser, questo il suo vero nome, descrive la sua musica come «punk rock R&B», di-
ROCK
Una classica piroetta
con i Marlene Kuntz
Lo show si intitola “Il vestito
di Marlene” ed è il singolare
(nonché suggestivo) incontro tra il rock dei Marlene
Kuntz e le coreografie classiche di un vero corpo di ballo.
Sul palco la band di Cuneo è
in silhouette dietro un drappo bianco, sul proscenio i
ballerini danzano i brani.
Bologna, il 9, Teatro Duse; Milano, il
12, Teatro della Luna;
www.marlenekuntz.com
RECENSIONI TEATRO
CLASSICI
RECITAL
TEATRO
MOLIÈRE
NEL CIRCO
DEI
MARCIDO
I BEATLES
DI BANDA
OSIRIS E
MARCORÈ
SUSSURRI
E GRIDA
IL SANGUE
È INCANTO
Il merito dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, la
compagnia più radicale del
panorama torinese, è di dominare alla perfezione la
macchina scenica del teatro
oltre la convenzione. Per il
primo Molière, il Misantropo in scena a Milano, Daniela Dal Cin, co-creatrice dei
loro lavori con il regista MarMilano, Out Off dall’8 al 13 co Isidori si è inventata una
www.teatrooutoff.it
giostra da circo-gabbia dietro le cui sbarre si aggirano i
personaggi, senza spessore
come le sagome di cartone a
forma di mobili e abiti dietro
S
cui - idea geniale della Dal
Cin - si palesano. Tutti, a parte il Misantropo
(Isidori), isolato dalla inautenticità generale.
Non è uno degli spettacoli più riusciti dei Marcido: le canzoni risultano un po’ banali, la recitazione troppo gridata accentua i toni buffoneschi. (anna bandettini)
La premessa è che i Beatles
suscitano adesione emotiva,
a prescindere. Solo che Beatles submarine, lo spettacolorecital, diretto da Giorgio Gallione inscatola la “leggenda
Fab Four” in una trama di storielle - un tale che crea animali per il pianeta tra cui, guarda un po’, gli scarafaggi, il
Cappuccetto nero inventato
Roma, T.Olimpico,
da Stefano Benni, Lucy nel
www.teatroolimpico.it
cielo coi diamanti... - che non
vanno oltre il debole pretesto
per permettere a un Neri
Marcorè sottotono e alla strepitosa Banda Osiris di entrare
SI
alla rinfusa nella storia del
quartetto. Per fortuna c’è la Banda Osiris, polistrumentisti burleschi e fantasiosi, al meglio (vedi Hey Jude versione reggae, funebre, chiesastica...), la bella voce di Marcorè, e i Beatles che, come Shakespeare, escono intatti da qualunque cosa. (a.b.)
Nel concertato ora luttuoso e
ora lirico Il sangue abbiamo
sentito Pippo Delbono vocalizzare le lamentazioni e gli spasmi accecati dell’Edipo a Colono di Sofocle come se lui fosse
un bluesman errante da fermo, lì a salmodiare sussurri e
grida di partiture dolorose.
Abbiamo ascoltato accanto a
lui l’Antigone d’adesso, perva“Il sangue”, Roma
sa dalla dignità fatale della
Auditorium, il 13/5 a Lecco
cantante armonica Pietra Magoni, che esplorava lo spazio
del tempo da Monteverdi a Joni Mitchell, da un delicato e
rotto Nothing compares 2U a
Disamistade di De Andrè. Abbiamo conosciuto un’altra dimensione dell’angoscia tragica, fatta di ritmi e consonanze da spiritual, di fusioni di note, di guizzi urlati e corpi tesi,
una jam session con gli strumenti di Ilaria Fantin, e
coi conclusivi brontolii infantili di Bobò. Un incanto.
(rodolfo di giammarco)
la Repubblica
DOMENICA 6 APRILE 2014
DA EVITARE
SI PUO’ PERDERE
SI PUO’ VEDERE
DA VEDERE
DA NON MANCARE
INDIMENTICABILE
CLASSICA
DISCHI
& DVD
GINO
CASTALDO
TALLINN MASSDANCE OF LIFE
Oratorio plurilingue,
celebrazione civile e teatro
poetico-religioso. Echi
melodici estoni e polacchi,
terra di Roxanna Panufnik,
minimalismi dal sapore
liturgico antico
DO TO THE BEAST
Imprevedibile e perentorio
ritorno, dopo 16 anni, del
gruppo di Greg Dulli. Tanta
energia, raffinatezze
elettriche, melodie oblique,
un disco di grande
maturità, non paragonabile
ai fasti del passato, ma
comunque intenso, ricco e
coinvolgente.
All’Ambra Jovinelli di Roma. Daniele Luchetti riprende la commedia
da cui trasse il film, ma non la adegua ai cambiamenti degli ultimi vent’anni
RODOLFO DI GIAMMARCO
S
ILVIO Orlando, che ricevette
l’imprinting della vocazione
artistica a scuola quando da
piccolo recitò a memoria un
pezzo chiestogli dall’insegnante ricevendone in cambio uno sguardo diverso, un
vago preannuncio di destino di interprete, rimette in gioco adesso (non a caso) un suo successo di 22 anni fa tutto fondato su retroscena
di vita scolastica. L’operazione attuale, fuori
dall’ordinario per il palcoscenico e più ricorrente nei restyling del cinema, consiste nel
“restauro” di uno spettacolo popolarissimo
nel 1992, Sottobanco, con testo adattato dal
libro-rubrica Ex cattedra dello scrittore-docente Domenico Starnone, con messinscena
di Daniele Luchetti che favorì tre anni dopo
una felice trasposizione per gli schermi col
film La scuola. La riedizione dal vivo di oggi è
altrettanto battezzata La scuola. Dando luogo
a più effetti.
La commedia imperniata su relazioni e dissidi del corpo docente di un istituto tecnico riunito in palestra per gli scrutini dell’anno scolastico permette indubbiamente a Silvio Orlando di plasmare un oblomoviano professore
di Lettere che è progressista, sentimentale,
democratico e utopista come solo il volto flemmatico e lo sguardo buono di Orlando potrebbero avvalorare, rubandoci il cuore (anche
quando ringrazia il pubblico è il più serafico e
poetico). Ma lo stesso protagonista, memore
di un lavoro culturale e caricaturale degli anni 90, e produttore dell’impresa, sapeva di rischiare ai giorni nostri un ribaltamento di rea-
zioni d’un pubblico evoluto (o meglio: disincantato) con alle spalle due decenni di pragmatismi e discrimini: e di fatto, con puntualità, s’avverte ahimé che il testo ora avvantaggia i toni apocalittici e intolleranti del prof
di Francese, il Mortillaro ben reso da Roberto
Nobile. Insomma la barra de La scuola asseconda un altro vento, nel 2014, e questa percezione è più evidente dell’immodificato caos
culturale e umano nell’ambiente dell’istruzione.
Se il personaggio di Silvio Orlando può passare quasi per antesignano di quell’anticonformista prof gioioso e mite che Alan Bennett creò in The History Boys (con la differenza che qui Cozzolino è timidamente eterosessuale, incapace di approccio con un’incline
collega sposata), e se con una fune si solleva
per aria imitando liricamente il “volo della mosca” d’uno studente che rischia la bocciatura,
gli altri pagano qualche scotto di tipizzazione.
Marina Massironi è la tentennante collega accusata da una lettera anonima di relazione col
nostro, e concorrono Roberto Citran preside
retorico, Antonio Petrocelli doppio-lavorista,
Vittorio Ciorcalo in clergyman, Maria Laura
Rondanini acidula storica dell’arte. Il copione
di Starnone andrebbe mondato di scherzi linguistici un po’ superati ma la responsabilità di
un non adeguamento dello spettacolo al nostro sentire, riflettere e rapportarci critico o
divertito, è piuttosto del primo degli spettatori, il regista Daniele Luchetti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA SCUOLA
di Domenico Starnone, regia di
Daniele Luchetti, con Silvio Orlando,
Marina Massironi, Roberto Citran,
Vittorio Ciorcalo, Roberto Nobile,
Antonio Petrocelli, Maria Laura
Rondanini. T.Ambra Jovinelli di Roma
ROCK
POP
& JAZZ
ANGELO
FOLETTO
TALLINN CHAMBER
ORCHESTRA/MIKHAIL GERTS - CD
WARNER
Silvio Orlando
il prof “buono”
in quella scuola
ferma nel tempo
51
BAL-KAN
Miele e sangue, euforia e
malinconia
(“condivisa”, spiega
Rumiz), nobiltà e
gergalità di strada, voci
tzigane e sefardite. Pesca
musicale a strascico
lungo i secoli e la linea
dei Balcani a cercare le
radici (non solo sonore)
d’Europa: le nostre.
AFGHAN WHIGS - SUBPOP
SONOARIA
De Rosa è uno di quei
viaggiatori della musica
che propendono per la
narrazione e per
l’esplorazione. Il suo
nuovo doppio Cd è una
piccola summa personale
di generi colti e popolari,
sviluppati con
zingareschi ensemble e a
volte in puro solismo
pianistico.
ROCCO DE ROSA - HELIKONIA
HESPÈRION XXI/JORDI
SAVALL — 3 CD+LIBRO
ALIA VOX
BEETHOVEN
SINFONIE
60 anni fa Herbert von
Karajan registrò la sua
prima integrale per la Emi.
Ogni dieci anni, il ciclo è
rimasterizzato e
ripubblicato. La rivoluzione
direttoriale moderna nasce
qui.
MIRRORS THE SKY
Continuando nella
tradizione delle sognanti
voci femminili della scena
inglese, Lyla Foy debutta
al massimo della eleganza
pop, con una semplicità
disarmante, pochi tocchi di
elettronica sobrietà e uno
slancio romantico che
ammalia.
LYLA FOY - SUBPOP
PHILHARMONIA ORCHESTRA/
H. VON KARAJAN —
6 CD WARNER
RECENSIONI MUSICA
OPERA
Nella visione del regista Mariusz Trelinski l’Evgenij Onegin di Ciajkovskij è soltanto un
sogno: un incubo a occhi spalancati vissuto dal protagonista nella fase ultima, e declinante, della sua vita. A Lenskij, Olga, Tatjana, allo stesso
giovane Evgenij, fa infatti da
specchio, in ogni quadro, la figura muta del Signor “O”, un
“Evgenij Onegin”. Bologna, uomo anziano, vestito di bianTeatro Comunale fino al 9
co, che cammina appoggianaprile
dosi ad un bastone. Al surrealismo onirico della messinscena si intarsia, creando qualche contrasto, il gesto nervoso
ma capace di languidissime
oasi liriche, di Aziz Shokhakimov, venticinquenne
direttore uzbeko. Esemplare, per stile e tecnica vocale, la compagnia di canto: Amanda Echalaz, Artur Rucinski e Sergej Skorokhodov restituiscono a
Ciajkovskij tutta la sua “danzante” sensualità.
(guido barbieri)
RITRATTO
DI ONEGIN
AL
TRAMONTO
CLASSICA
CLASSICA
SENTIERI
SELVAGGI
FA BOULEZ
CON GIOIA
LA MESSA
DI BACH
CHE PARLA
CON DIO
Fantasia al potere è il titolofrontespizio della nuova stagione. In sala c’era anche
gioia e divertimento. Per Sentieri Selvaggi la buona musica
di oggi è bella. Se ben scelta e
impaginata, proposta senza
alibi astratti, eseguita con
maestria e passione come garantiscono i solisti di Sentieri.
Concertati con puntualità e
Milano, Teatro Elfo Puccini duttilità da Carlo Boccadoro
www.sentieriselvaggi.org
rilevano le individualità degli
autori non le disparità di stile.
Così nella scrittura fine anni’60 di concezione psicoacustica capovolta, The Viola in
My Life 3 di Feldman e The
Sinking of the Titanic di Bryars suonano separati
ma sincroni come Kreuzspiel di Stockhausen e Dèrive 1 di Boulez. Creando l’alveo emotivo giusto per
le impulsive visioni timbrico-spaziali di Concertino
di Maurilio Cacciatori, autore alla consolle elettronica. (angelo foletto)
Lo splendore della gloria e il
dolore della croce. Nella Messa in si minore di Johann Sebastian Bach convergono due
professioni teologiche: quella
cattolica, che affida la salvezza dell’uomo all’autorità della
chiesa, e quella luterana che
la consegna al dialogo diretto
con Dio. Il motivo della Gloria
e quello della Croce si traducoBach, “Messa in si minore” no in precise figure musicali:
Ravenna, Teatro Alighieri
da un lato la floridezza trionfante della polifonia, dall’altro
la pietas dolente e tragica del
canto. Matthias Gruenert,
protagonista del “Concerto di
Pasqua” dell’Associazione
“Angelo Mariani” di Ravenna, ha sintetizzato le
due matrici in un ordine superiore, in cui il contrappunto scaturisce dalla cantabilità delle parti.
Complici ideali di questo disegno il Concert Lorrain e il Kammerchor der Frauenkirche di Dresda.
(guido barbieri)
la Repubblica
RCULT
DOMENICA 6 APRILE 2014
52
LA
POESIA
Il sonetto è costruito con un linguaggio
DEL
semplice, vicinissimo alla prosa
MONDO
Ètriste, ma per niente disperato. La delusione dell’autore, che ha
sperimentato davvero nelle proprie
ossa la fatica e l’ingiustizia, si fa
delusione di un’epoca
Vallejo
gli ultimi
giorni
di solitudine
WALTER SITI
DISEGNO DI MANUELE FIOR
CÉSAR VALLEJO
Pietra nera su una pietra bianca
da Poemas humanos, 1934-36
Morirò a Parigi sotto un acquazzone,
in un giorno di cui già mi ricordo.
Morirò a Parigi – e non esagero –
forse un giovedì, com’è oggi, d’autunno.
Giovedì: perché oggi, giovedì, che butto giù
questi versi, le spalle han cominciato
a dolermi, e mai come oggi son tornato
con tutta la mia strada, a vedermi solo.
César Vallejo è morto, lo picchiavano
tutti senza che lui gli faccia niente;
lo menavano duro col bastone, e duro
anche con una corda; ne son testimoni
i giorni giovedì e le ossa delle spalle,
la solitudine, la pioggia, le strade…
una delle poesie più tristi che
mi sia mai capitato di leggere; soprattutto perché l’autocommiserazione non sembra particolarmente nevrotica. Vallejo era uno tosto e al
tempo di questa poesia (passati i quarant’anni) ne aveva
veramente viste di tutti i colori. Nato in un paesino della cordigliera peruviana a più di tremila metri d’altitudine,
da una famiglia povera, aveva cercato di studiare medicina ma si era poi impiegato in
una hacienda di canna da zucchero, dove i
peones lavoravano in uno stato di semischiavitù. Ripresi gli studi e laureatosi in lettere, aveva conosciuto a Lima un po’ di bohème ed era diventato direttore di collegio; tor-
È
Vedeva con sospetto
il rivoluzionarismo
dei surrealisti. Per lui
il marxismo ha sempre
Piedra negra sobre una piedra blanca.
significato soddisfazione
Me moriré en Paris con aguacero,
un día del cual tengo ya el recuerdo.
Me moriré en Paris – y no me corro –
tal vez un jueves, como es hoy, de otono.
dei bisogni primari
Jueves será, porque hoy, jueves, que proso
estos versos, los húmeros me he puesto
a la mala y, jamás como hoy, me he vuelto,
con todo mi camino, a verme solo.
César Vallejo ha muerto, le pegaban
todos sin que él les haga nada;
le daban duro con un palo y duro
también con una soga; son testigos
los días jueves y los huesos húmeros,
la soledad, la lluvia, los caminos…
nato al paese per una vacanza, s’era trovato
a far da paciere in una lite e per un equivoco
giudiziario s’era beccato quattro mesi di galera. Perso l’impiego era vissuto di stenti finché a 31 anni s’era imbarcato per l’Europa.
Parigi, quasi sempre: ma tre viaggi in Unione Sovietica dopo l’adesione al marxismo e
due soggiorni in Spagna – il secondo per partecipare direttamente alla guerra civile. Morirà a 46 anni, tre o quattro dopo questa poesia, per un’antica malaria mai veramente
curata – a Parigi, ma era un venerdì di primavera.
Quando scrive «con todo mi camino» si riferisce alle peripezie biografiche ma anche
ai cambiamenti culturali: i suoi esordi poetici erano stati quelli di un provinciale che vuole stupire con l’aggiornamento, tra i letterati peruviani s’era segnalato per la sua ade-
sione alle avanguardie europee, all’ultraismo spagnolo e più in generale al modernismo, con sfoggio di metafore audaci e di
quello che più tardi chiamerà «il solletico
verbale». Qui invece, ed è la cosa che commuove di più, il sonetto si costruisce con un
linguaggio semplice, parlato, perfino con
qualche pesantezza ritmica e sintattica (e
una bella zeppa al terzo verso, «y no me corro»). Gli endecasillabi sono del tipo che si
chiama ‘rasoterra’, cioè vicinissimi alla prosa, quasi ritagliati casualmente dal discorso
comune («César Vallejo ha muerto, lo pegaban»); le partizioni classiche del sonetto rimangono ma le rime sono sparite. Lui stesso
scrive (utilizzando un sud-americanismo
ispirato al portoghese) «proso estos versos»:
suggerendo con un ossimoro che i suoi versi
sono più prosa che poesia.
E’ un atteggiamento autoironico che ricorda i crepuscolari, sia italiani che francesi;
come pure è crepuscolare il vezzo di nominarsi con nome e cognome in terza persona,
e l’attenzione piccina ai giorni della settimana come segno di monotonia malinconica. Ma in lui permane la serietà del montanaro e del comunista che ha sperimentato
davvero nelle proprie ossa la fatica e l’ingiustizia; l’uomo che vedeva con sospetto il rivoluzionarismo clamoroso dei surrealisti, e
per cui il marxismo ha sempre significato
soddisfazione dei bisogni primari, condivisione materiale delle disgrazie, discesa dell’anima al piano inferiore del corpo. In quell’insistenza sul giovedì, come non leggere la
solitudine dell’emigrato per cui i giorni non
passano mai? Altrove scrive che gli «fanno
male i capelli» pensando ai «siglos semanales», le settimane che durano un secolo… Il
dolore è corporeo, umile come possono essere i reumatismi: solitudine e umidità fanno
una cosa sola, il risentimento alle spalle richiama le bastonate (simboliche ma anche
reali) che ha preso nella vita. Rivendica la
propria innocenza e piagnucola elencando
le botte (con un bastone, ma anche con una
corda…), come un bambino che si lamenti
con la madre – la madre che per lui è sempre
stata l’altare del natio villaggio inca, la religione della patria lontana. (E forse da un’abitudine funeraria andina, di mettere una
pietra sul sepolcro, deriva il titolo misterioso, solenne e testamentario).
È una poesia triste, ma per niente disperata. In altri versi quasi contemporanei Vallejo scrive: «La vita mi piace enormemente/
però con la mia amata morte e il mio caffè/
guardando i castagni frondosi di Parigi». La
proiezione della propria morte (così vivida
che già la si può ricordare come qualcosa di
accaduto) fa parte intrinseca della vita e dei
suoi bilanci; certo a Parigi si è soli, certo in
Spagna le cose stanno andando male – ma a
Parigi ci è pur arrivato e a Parigi anche gli acquazzoni hanno il loro fascino; negli ultimi
due versi l’enumerazione di soggetti eterogenei, convocati a testimoniare l’infelicità,
forma una litania lessicale che somiglia a
una processione di supplicanti o a un corteo
Nei due versi finali
l’enumerazione dei soggetti
eterogenei forma una litania
lessicale che somiglia a una
processione di supplicanti
o a un corteo di diseredati
di diseredati. Con l’artificio delle terzine di
guardarsi da fuori, Vallejo si stacca da sé,
conferisce alla tristezza uno spessore generale. «Mi camino», patrimonio privato, diventa «los caminos», strade plurali. «Non
soffro», dice altrove, «in quanto César Vallejo… il mio dolore è come le uova neutre che
certi uccelli rari depongono nel vento». La
delusione sua si fa delusione di un’epoca.
Letteralmente «los hùmeros me he puesto a
la mala» potrebbe essere tradotto con «ho indossato le spalle malamente»: l’uomo che diventa automa, disarticolato – semplice sì,
ma mai rinunciando alla ricerca espressiva,
al vecchio proposito di «trasferire in poesia
l’estetica di Picasso». Verità ottenuta con
onestà di mezzi: César Vallejo è morto, ma
non molla.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’autore
César Vallejo
(Santiago de
Chuco, 1892 –
Parigi, 1938)
poeta peruviano
Finì in carcere
per un’accusa
falsa e dopo aver
perso il posto di
insegnate emigrò
in Europa
la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
56
Sport
CONTATTI
[email protected]
WWW.REPUBBLICA.IT
Calcio/Serie A
Sciagurata Inter
San Siro fischia
Thohir è furioso
Un rigore sbagliato, Icardi non basta
E il Bologna sfiora la vittoria nel finale
INTER
2
BOLOGNA
2
6’ PT E 18’ ST ICARDI
35’ PT CRISTALDO, 28’ ST KONE
ANDREA SORRENTINO
MILANO.E riecco a voi, a grande
richiesta, l’Inter nel pallone,
anzi nella polvere, ovvero a rotolarsi in un’altra crisi. Ci risiamo. Non c’è Mazzarri che tenga, anzi anche lui sembra avviato a seguire il destino dei
predecessori, che non sono riusciti a rianimare una squadra
stracotta. Questa Inter bislacca rianima invece un’altra pericolante: ancora un 2-2, come lunedì a Livorno, stavolta con il
Bologna a San Siro, e fanno 14
pareggi in 32 partite, una mostruosità. Otto di questi pareggi si sono verificati in casa e parecchi con Erick Thohir in tribuna, come ieri sera. Al fischio
finale, l’indonesiano se ne va in
hotel senza passare dal via, cioè
dagli spogliatoi: non ha voglia
“
MAZZARRI
Abbiamo paura di
vincere, sbagliamo
troppo, non so più
cosa inventare. Non
conta il mio futuro,
conta l’Europa
Dagli 11 metri dopo 34
partite: errore di Milito
entrato da 6 minuti. Una
squadra in piena crisi
di incontrare nessuno, men che
meno Mazzarri e i giocatori. Comincia ad averne abbastanza
anche lui, di questa Inter che illude ma non conclude, che promette e non mantiene, che
chiacchiera e non concretizza
nulla. Dopo la vittoria di Verona, ha ottenuto solo tre punti in
quattro gare, tre delle quali giocate in casa. E a nulla serve spezzare l’incantesimo dei rigori,
perché al 38’ della ripresa, sul 22, Mazzoleni ne assegna uno
per fallo di Mantovani su Palacio. Si vede gente abbracciarsi
commossa in tribuna e baciare
i figli con trasporto, perché sono 11 mesi e 34 partite che l’Inter non va sul dischetto: per insondabili motivi ci va però Milito, che è entrato da appena 6
minuti, e non Palacio o Icardi,
che ha segnato due gol e ha
gamba caldissima, ma insomma il Principe esala un destro
moscio che Curci respinge senza neppure affannarsi troppo.
Così il pareggio, già drammatico di suo, si ammanta delle tinte porpora del ridicolo.
Dopo i segnali incoraggianti
ma illusori di fine inverno,
quando aveva infilato risultati
positivi e prestazioni a volte
persino nitide, l’Inter è regredita rapidamente. Quella vista
contro il Bologna è la solita truppa scombiccherata, sinistramente simile a quella degli ultimi due campionati, priva di
equilibrio mentale e tattico, instabile e schizofrenica nell’atteggiamento: ora dieci minuti
di bel gioco, con aggressione e
intensità e l’avversario che non
si raccapezza, soprattutto il Bologna malmesso di questi tempi, poi subito dopo un quarto
d’ora di balbettii, ad arretrare e
a subire l’iniziativa altrui, tra
sbreghi difensivi e grottesche
apprensioni. Un toboga allucinante, da squadra alle corde e
senza nocchiero. Così al gol di
Icardi al 6’ segue un primo tempo esitante, in cui il Bologna si
rianima e pareggia con Pazienza, dopo cinque errori difensivi
individuali: di Nagatomo che si
fa saltare da Garics, di Ranocchia che lascia passare il cross
basso, di D’Ambrosio che si fa
anticipare da Lazaros che si vede respingere il tiro da Handanovic e di Hernanes che si fa
bruciare da Pazienza, il cui destro radente Cristaldo tocca, e
Handanovic si impappina. L’Inter è per lo più confusione, anche tecnica. C’è un’enormità di
appoggi e cross sbagliati, e al
cinquantesimo errore di D’Ambrosio le telecamere pescano
Mazzarri: «Sembra che lo facciano apposta…», gli scappa. Ripresa ancora incerta, il tecnico
ridisegna la squadra con Alvarez esterno sinistro e Kovacic in
mezzo con Hernanes e Cambiasso, così da una percussione
di Hernanes nasce il gran gol di
Handanovic evita il
crollo. Il presidente lascia
lo stadio senza passare
dagli spogliatoi
INTER (3-4-2-1)
Handanovic 5.5 - Rolando 5, Ranocchia 5,
Juan Jesus 5.5 (28’ pt Samuel 5.5) - D’Ambrosio 4.5 (8’ st Kovacic 6.5), Hernanes 6,
Cambiasso 5.5 (33’ st Milito 5), Nagatomo 5 Alvarez 4.5, Palacio 6 - Icardi 7.
BOLOGNA (3-5-2)
Curci 7 - Antonsson 6.5, Natali 6, Mantovani
5 - Garics 6.5, Krhin 5.5 (26’ st Acquafresca 5),
Pazienza 6.5, Christodoupoulos 6.5, Cech 6 st Morleo 6) - Kone 6.5 (43’ st Perez sv), Cristaldo 5.
Arbitro: Mazzoleni 6.
Note:ammoniti Mantovani, Ranocchia, Kone.
Icardi al 18’, con un destro a giro da fuori che ricorda il primo
Vieri (che però era mancino),
ma mica è fatta, anzi. Ecco un altro regalo, di Rolando, che respinge corto un cross di Mantovani e Kone è lesto a scivolare in
rete da pochi passi il 2-2. E alla
fine, dopo il rigore fallito da Milito, Acquafresca sfiora addirittura il 2-3, con Handanovic che
evita almeno il crollo. A sei giornate dalla fine, l’Inter di Mazzarri ha gli stessi punti di quella di Stramaccioni: teniamoci
forte, il domani è una nebulosa,
e Thohir sembra assai incavolato.
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50
COME STRAMACCIONI
L’Inter di Mazzarri dopo 31
giornate ha gli stessi punti
che Stramaccioni aveva
messo insieme un anno fa
14
A CAGLIARI
I PAREGGI
Nessuno ha pareggiato più
dell’Inter in serie A. È l’ottavo
a San Siro. Il record assoluto
è di 18 (Inter 2004/2005)
L’ALTRO ANTICIPO/CHIEVO-VERONA 0-1
MATTEO PINCI
Toni, un altro gol sognando i Mondiali
il derby veneto mette Corini nei guai
ROMA. Idealisti, folli, visionari,
semplicemente illusi. Il tranquillo campionato di A, da mesi in paziente attesa di celebrare il tris
scudetto della Juve è scosso dal
rumore di una Roma a cui il secondo posto (quasi) blindato
non basta più. Portabandiera del
nuovo sogno — o chimera? — a
tinte giallorosse, il più insospettabile degli utopisti: il pragmatico Rudi Garcia. Fino a dieci giorni fa non c’era voce a Roma, a partire da quella dell’allenatore, che
non parlasse apertamente di
campionato chiuso e noioso:
chissà che in quelle parole scandite con accento francese non
fosse sciolto con furba consapevolezza un pizzico di italica scaramanzia. Ma in vista della gara
di oggi a Cagliari, dopo qualche
settimana passata a giocare a nascondino, squadra e allenatore
escono allo scoperto sventolando il nuovo manifesto: missione 5. «Bisogna crederci fino alla fine, non è finita, per niente». Ne è
convinto Garcia, che dichiara
apertamente l’obbiettivo del
weekend: mettere pressione alla
Juventus, che in tutta la stagione
ha lasciato per strada la miseria
VERONA. Quel testardo di Luca
Toni proprio non si rassegna a
guardare il Mondiale in tv. Non è
nei piani di Prandelli, per limiti
d’età (37 fra un mese), ma
continua a mandare messaggi al
ct. Ieri ha deciso il 12° derby di
Verona, con zampata dopo un
rimpallo vinto: 16 reti, record per
uno dell’Hellas. «Perché non
dovrei credere all’azzurro? Si
parla di tanti giocatori che hanno
segnato meno di me», dice Toni.
«A 36 anni mi sono rimesso in
gioco a Verona, il record è un’altra
gioia. Abbiamo riscattato la
delusione dell’andata». Quando il
Chievo vinse nel recupero con
Lazarevic. Stavolta, in un
Bentegodi mezzo vuoto per il caro
prezzi, l’Hellas ha avuto le
migliori occasioni (Toni e Iturbe
frenati da Agazzi, Hallfredsson
dall’incrocio dei pali). Tra una
settimana il listone di Prandelli
per lo stage a Coverciano. Chi non
c’è, dice addio al Brasile.
CHIEVO (4-3-1-2)
Agazzi 7 — Frey 6, Dainelli 5.5, Cesar 5, Dramè
5.5 (45’ pt Sardo 6) — Radovanovic 6, Rigoni
5.5, Guarente 5 (30’st Pellissier 5) — Hetemaj 6
— Obinna 5 (14’st Thereau 6), Paloschi 5.5.
VERONA (4-3-3)
Rafael 6.5 — Cacciatore 6, Maietta 6, Moras 6.5,
Agostini 6 — Romulo 5.5 (39’ st Sala 6), Donadel 6, Hallfredsson 6 (39’ st Donati sv) — Iturbe
6.5, Toni 7, Marquinho 5.5 (33’st Marques sv).
Arbitro: Tagliavento 6.
Rete: 20’ st Toni.
Note: ammoniti Marquinho, Donadel, Hetemaj, Frey
LA CLASSIFICA
JUVENTUS
ROMA
NAPOLI
FIORENTINA
INTER*
PARMA
ATALANTA
VERONA*
LAZIO
MILAN
81
73
64
52
50
47
46
46
45
42
* Una partita in più
TORINO
SAMPDORIA
GENOA
UDINESE
CAGLIARI
CHIEVO*
BOLOGNA*
LIVORNO
SASSUOLO
CATANIA
42
41
39
38
32
27
27
25
21
20
SERIE B
FERGUSON
PIEROBON, RIGORE PARATO A 45 ANNI
SIR ALEX PROFESSORE AD HARVARD
Nella 33ª giornata, il 45enne Pierobon (Cittadella) para un rigore a
Pulzetti. Risultati: Brescia-Pescara 3-0, Carpi-Trapani 3-2, CittadellaSiena 1-0, Juve Stabia-Varese 2-4, Lanciano-Modena 1-3, NovaraCrotone 1-1, Reggina-Latina 0-1, Ternana-Cesena 0-2, Spezia-Padova 22. Oggi (12.30): Bari-Empoli. Classifica: Palermo 66, Empoli e Cesena 53.
Sir Alex Ferguson sale in cattedra: l’ex allenatore del Manchester
United, ritiratosi lo scorso giugno a 72 anni, insegnerà nella prestigiosa
università americana di Harvard, dove terrà lezioni sul “business nello
spettacolo, i media e lo sport”. Il tecnico scozzese ha vinto 38 trofei alla
guida dello United, tra cui 13 Premier e due Champions League.
32
GIORNATA
57
Chiellini avverte i suoi
“Attenti, Garcia ci crede”
e Pirlo apre a Verratti
TIMOTHY ORMEZZANO
IL DIFENSORE REGISTA
Giorgio Chiellini è il terzo
calciatore in serie A con più
passaggi in una partita (68
di media) dopo il romanista
De Rossi e il compagno Pirlo
TORINO. Pirlo spalanca le porte dello spogliatoio azzurro
a Verratti: «Marco può giocare anche con me — spiega a
Radio Deejay — non è una mia alternativa. Lo fa già nel
Psg con Thiago Motta. Di giocatori bravi, più se ne
hanno meglio è». È dello stesso avviso Chiellini: «Non ha
senso dire che Verratti non sarebbe stato accolto bene
dal gruppo storico. Siamo contenti che stia facendo
grandi cose al Psg, anche se speravamo che le facesse
per il calcio italiano. Chi in Brasile tra Cassano e Totti?
Tutti e due, la Nazionale è casa loro». Dal Mondiale alla
corsa-scudetto: «La Roma pensa eccome al tricolore —
prosegue Chiellini — basta guardare Florenzi mentre
festeggia il gol al Toro. Esultanza da provinciale? No, è
l’esultanza di chi ha voglia di vincere. A Napoli, nel
primo tempo, sono scesi in campo i nostri fratelli, a
Lione si è riaccesa la scintilla. La Juve deve ispirarsi
all’Atletico Madrid: vincere due delle ultime Europa
League è servito per affrontare meglio la Champions».
Rincorsa continua, il Napoli a Parma
Insigne: “Qui se non segni, non conti”
PASQUALE TINA
3 PUNTI IN 4 PARTITE
La delusione nerazzurra:
dopo il ko con l’Atalanta, 3
pareggi di fila. A sinistra
Diego Milito
GOL IN TUTTI I TORNEI
Pochi i gol stagionali di
Insigne, ma in tutte le
manifestazioni: 2 in A, 2 in
Champions, 1 in Europa
League, 1 in Coppa Italia
Atalanta, la capolista di primavera
battere il Sassuolo per sognare l’Europa
Roma, l’Utopia Rimonta
sprint per spaventare la Juve
“
GARCIA
Mattia Destro
di 12 punti. «Faremo in modo che
vadano a giocare con un distacco
ridotto a 5. E poi vedremo».
Alle ansie di rimonta romaniste si mescoleranno in un pomeriggio agitato quelle dei tifosi del
Cagliari, prigionieri di un Sant’Elia che anche nello scontro salvezza contro la seconda della
classe non avrà che 5mila posti
disponibili (respinta ancora l’istanza di ampliamento della capienza), e innervositi dal «restonon resto» di Massimo Cellino.
Soprattutto dopo che il presidente rossblù ha vinto, notizia di
ieri, la sua battaglia inglese per
l’acquisizione del Leeds United:
la Football Association aveva imposto lo stop all’operazione, pe-
Bisogna crederci
fino alla fine, non è
finita, per niente
Li faremo giocare
con un distacco
ridotto, poi vedremo
CAGLIARI
ROMA
AVRAMOV
PISANO
DEL FABRO
ASTORI
AVELAR
DESSENA
CONTI
EKDAL
COSSU
IBARBO
NENÈ
25
14
34
13
8
21
5
20
7
23
18
DE SANCTIS
26
MAICON
13
BENATIA
17
CASTAN
5
46 ROMAGNOLI
PJANIC
15
DE ROSSI
16
44 NAINGGOLAN
LJAJIC
8
DESTRO
22
GERVINHO
27
ARBITRO:MASSA
TV ORE 15 SKY SPORT 1, SKY CALCIO1. MEDIASET
raltro già definita, a causa della
condanna per evasione dell’Iva
sul trasferimento della barca a
vela “Nelie” dagli States all’Italia. «Vogliamo un presidente», lo
slogan dei sostenitori inferociti.
Potrebbe presto accontentarli
però il gruppo americano interessato a rilevare il Cagliari.
In attesa di stabilità societaria, in Sardegna si accontenterebbero di quella in classifica:
contando magari sul peso di un
campo diventato tabù inviolabile per i giallorossi da quasi 19 anni: a Cagliari la Roma non passa
dal 29 ottobre ‘95. La maledizione però non sembra spaventare
monsieur Rudì: «Le statistiche
sono fatte per essere cambiate».
Insomma, inutile girarci attorno: la Roma spera, o quantomeno vuole continuare a sperare.
Florenzi: «Dobbiamo crederci e
alla fine vedere cosa dirà la classifica». A Cagliari, però, almeno
all’inizio non ci sarà Totti, fermato da un dolore al quadricipite. Ostacoli sull’obbiettivo: «Ma
noi un traguardo lo abbiamo già
raggiunto — prova a convincersi
l’allenatore — perché abbiamo
ridato orgoglio ai nostri tifosi».
Basterà?
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NAPOLI. Rafa Benitez non si arrende all’evidenza di una
classifica delineata: «Se Garcia punta allo scudetto, il
Napoli crede nel secondo posto». Il ragionamento è
semplice: lo spagnolo tiene alta la concentrazione per
non svuotare di contenuti la trasferta di stasera a
Parma, dove recuperano Antonio Cassano. La polemica
con la Juve non gli interessa: «Abbiamo risposto in
campo. Ripetiamo la stessa prestazione». Benitez non
teme cali di concentrazione: «Ho parlato con i giocatori
che andranno al Mondiale, daranno tutti il massimo».
Insigne, invece, non ha ancora il biglietto per il Brasile:
«Mi piacerebbe essere convocato assieme a Immobile e
Verratti». La meglio gioventù del calcio italiano è esplosa
a Pescara con Zeman. Nessuno dei tre si è imposto in
Nazionale. Insigne, in ballottaggio con Mertens a
Parma, paga i pochi gol — solo due — in campionato:
«Con Benitez faccio l’esterno e mi sacrifico. A volte per i
tifosi, se non segni, non sei nessuno, ma io lavoro tanto».
COSIMO CITO
COSÌ NELLE ULTIME 6 PARTITE
Per l’Atalanta di Denis 18
punti nelle ultime 6 partite
giocate. Poi Juve e Roma
con 15, Napoli e Sampdoria
con 13, Lazio e Udinese 10
ERANO in mille a Zingonia ad applaudire la capolista delle
ultime sei giornate, quanti quest’estate alla festa della
Dea: nei giorni del carroarmato chi l’avrebbe immaginata,
un’Atalanta così, alle porte dell’Europa, sei vittorie nelle
ultime sei giornate e un Sassuolo da schiacciare per fare
sette? Nell’ultimo mese e mezzo contro i nerazzurri hanno
perso tutti, Chievo, Lazio, Samp, Inter, Livorno e Bologna.
Colantuono, che a febbraio era in discussione, ora predica
prudenza, e chiede di giocare «col Sassuolo come contro la
Juve», e dice che il Sassuolo ha cambiato tanto eccetera,
però la marea là fuori, i mille, non chiedono altro che
tornare a riversarsi oltre confine. L’Europa manca da 23
anni, c’era Giorgi, i gol li segnavano Evair e Caniggia,
quella squadra arrivò ai quarti Uefa, e in campionato infilò
5 vittorie di seguito. Quel record ha resistito fino a Denis,
Bonaventura, fino all’onesta perfezione di una squadra
nata per salvarsi e poi chissà: siamo a quel punto, chissà.
Mihajlovic, ricordi cos’era la Lazio?
con la Samp in un Olimpico vuoto
GIULIO CARDONE
SETTE TITOLI BIANCOCELESTI
Negli anni da calciatore alla
Lazio, Mihajlovic ha vinto 1
scudetto, 2 Coppe Italia, 2
Supercoppe, 1 Coppa delle
Coppe e 1 Supercoppa Uefa
ROMA. Prenderà posto in tribuna, Sinisa Mihajlovic, si
guarderà intorno e non riconoscerà il suo Olimpico. Curva
vuota, stadio semideserto, 10mila spettatori al massimo,
forse meno perché si gioca all’ora di pranzo. E allora i
pensieri del tecnico Samp, oggi squalificato, voleranno
storditi alla Lazio dei suoi tempi, che in sei anni dal ‘98 al
2004 ha vinto tutto. Lui giocava a guerra e pace con la
tifoseria, ma il clima era opposto. Euforia da primi della
classe nel ranking Uefa, stadio pieno — mai pienissimo,
neanche per un Lazio-Real di Champions — e fuoriclasse che
andavano e venivano, come al Psg di oggi. Lui, Sinisa, era
decisivo: con le punizioni, gli assist, la carismatica presenza.
Quella che manca a Lotito, contestato a oltranza. Che poi i
laziali sono particolari: “Sergio, la Lazio siamo noi”, lo
striscione-messaggio a Cragnotti dalla curva a Montecarlo
nel ‘99, prima della Supercoppa con lo United. Ma almeno
allo stadio, quella (grande) squadra non era mai sola.
la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
58
DOMANI DUE POSTICIPI
Il turno si chiuderà con JuveLivorno (19) e Genoa-Milan (21)
Sport
COSÌ OGGI IN CAMPO
Catania, col Toro
è l’ultima chance
CLIMA da ultimissima spiaggia a Catania, Maran ha bisogno di tre punti contro il Toro per riaccendere una
vaga speranza di salvezza. Silenzio
stampa e tridente pesante per Maran, con Keko e gli argentini. Ventura rilancia Tachtsidis, ma la differenza possono farla le motivazioni “mondiali” di Cerci e Immobile.
LAZIO
SAMPDORIA
BERISHA
KONKO
BIAVA
CANA
RADU
ONAZI
BIGLIA
LULIC
CANDREVA
KLOSE
KEITA
1
29
20
27
26
23
5
19
87
11
14
1
29
8
19
13
17
10
11
23
21
7
DA COSTA
DE SILVESTRI
MUSTAFI
REGINI
BERARDI
PALOMBO
KRSTICIC
GABBIADINI
EDER
SORIANO
MAXI LOPEZ
ARBITRO:CALVARESE
TV ORE 12.30SKY SUPERCALCIO,
SKY CALCIO 1, DT MEDIASET
ATALANTA
SASSUOLO
CONSIGLI
47 79
PEGOLO
BENALOUANE 29 24
GAZZOLA
LUCCHINI
3 5
ANTEI
YEPES
33 28 CANNAVARO
DEL GROSSO 27 3
LONGHI
ESTIGARRIBIA 20 16
BIONDINI
CIGARINI
21 4 MAGNANELLI
CARMONA 17 7
MISSIROLI
BONAVENTURA 10 25
BERARDI
91 10
ZAZA
DE LUCA
19 17
DENIS
SANSONE
ARBITRO:ORSATO
TV ORE 15SKY CALCIO 4, DT MEDIASET
FIORENTINA
UDINESE
CATANIA
TORINO
ANDUJAR
21 30
PADELLI
PERUZZI
2 5
BOVO
BELLUSCI
14 25
GLIK
GYOMBER
24 24
MORETTI
18 19 MAKSIMOVIC
MONZON
13 27
IZCO
KURTIC
10 77
LODI
TACHTSIDIS
8 7 EL KADDOURI
PLASIL
26 36
DARMIAN
KEKO
9 11
CERCI
BERGESSIO
BARRIENTOS 27 9
IMMOBILE
ARBITRO:ROCCHI
TV ORE 15SKY CALCIO 3
DT MEDIAET
NETO
1 22
SCUFFET
TOMOVIC
40 75
HEURTAUX
DIAKITE
3 5
DANILO
RODRIGUEZ 2 6
BUBNJIC
BASTA
PASQUAL
23 8
BADU
AQUILANI
10 7
PIZARRO
ALLAN
7 3
AMBROSINI
21 37
PEREYRA
CUADRADO 11 34 GABRIEL SILVA
BORJA VALERO 20 32 FERNANDES
ILICIC
MURIEL
72 9
ARBITRO:CELI
TV ORE 15SKY CALCIO 2, DT MEDIASET
PARMA
NAPOLI
MIRANTE
83 25
REINA
CASSANI
2 4
HENRIQUE
FELIPE
19 21 FERNANDEZ
PALETTA
29 33
ALBIOL
MOLINARO
GHOULAM
3 31
ACQUAH
INLER
30 88
MARCHIONNI 32 8
JORGINHO
CALLEJON
16 7
PAROLO
HAMSIK
7 17
BIABIANY
17 14
MERTENS
PALLADINO
23 9
SCHELOTTO
HIGUAIN
ARBITRO:BERGONZI
TV ORE 20.45SKY CALCIO 1,SKY SPORT 1,
SKY SUPERCALCIO, DT MEDIASET
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Troppo Murray
spegne l’Italia
e i sogni Davis
GIANNI CLERICI
NAPOLI. La mia notorietà dove-
va essere minima anche ai bei
tempi perché il coetaneo, un signor socio del Tennis club Napoli, non ricordava il famoso
match contro quei due miti di
Cucelli e Del Bello, su questi nobili campi. Passarono quindi
una buona decina di minuti perché, ai primi vani tentativi dei
nostri Fognini e Bolelli di importunare i due inglesi, rigorosamente a tre-quattro metri dalla
rete, con passanti non sempre
fortunati, egli aprisse bocca.
«Se continua così, vedrà cosa
succede, a meno che Murray
non sia stanco per la vittoriosa
continuazione del match con
Seppi, in mattinata». E, nel vedermi incuriosito, continuò.
«Non si è mai visto vincere un
match da fondo campo, contro
due che tengono la rete. Sarebbe come se due signore, pur bravissime sui rimbalzi, tentassero
di passare due giovanotti ben
appostati. Se non mi crede, può
sempre rivolgersi a quella dama bionda, nella tribuna d’onore, che si chiama Lea Pericoli».
Celai la mia antica passione per
la maggiore interprete italiana
del pallonetto, e presi a seguire
la partita. Purtroppo il mio coetaneo aveva ragione. Gli schemi
dei nostri erano un appostamento in ginocchio dell’uomo a
rete, rapido a spostarsi, ma
spesso meno della ribattuta nemica. Murray e Fleming, che
credevo il figlio del famoso partner di McEnroe per la sagacia, ribadivano la posizione che qualsiasi tata insegnava ai bambini,
al loro esordio scolare. Dopo due
set di questa più che attesa vicenda, il mio coetaneo si sarebbe allontanato «alla volta di un
bel bridge».
Viste dunque le difficoltà di
chi si vede costretto ad affrontare una volè invece di un rimbalzo, rimane eroica la rimonta
del terzo set e della prima,
ahimè, parte del quarto, quando Fognini e Bolelli riuscirono
quasi a riapparigliarsi, conducendo 5 a 3 con un break purtroppo vanificato da ben due di
Bolelli che fin lì non aveva mai
smarrito mezzo servizio. Ma,
nel superare le misure grafiche
e la pazienza dei lettori, raccolgo una sintesi che apparirà sul
prezioso blog detto Ubitennis.
Gli inglesi hanno messo a segno
133 punti contro 113. A conferma della sua classe Murray non
ha mai battuto a vuoto, il suo
partner Fleming ha smarrito 3
turni, Fognini 4 e, ahimè ripeto,
Bolelli gli ultimi due. Non ho saputo rintracciare il mio coetaneo per chiedergli un pronostico per gli ultimi due singolari. Il
mio è, per il niente che conta, negativo.
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>
SETTE GIORNI DI CATTIVI PENSIERI
GIANNI MURA
IL MANIFESTO DI MARIN
E UNA MANO DA EVITARE
T
DOPPIO PERDUTO
Fleming/Murray
b. Bolelli/Fognini
6-3, 6-2, 3-6, 7-5
UTTO mi sarei aspettato
nella vita, se è lecito parafrasare Scopigno,
tranne che sentire un papa dichiarare: non sono comunista. Così ha detto papa Bergoglio parlando a un gruppo di studenti belgi e ribadendo che a
stare dalla parte dei poveri, degli umili, dei diseredati, aveva
invitato il Vangelo con parecchi
secoli d’anticipo su Marx. Innegabilmente, però, il papa è cattolico e quindi gli toccherà l’etichetta di cattocomunista. Non
se la prenda, più comunista di
D’Alema è certamente e per
molti è un compagno (di strada,
almeno). E, pur avendo i suoi annetti, ha rivoltato il Vaticano a
una velocità che Renzi se la sogna. A proposito di Renzi, molto
interessante un titolo della
Stampa sui consigli che gli ha
dato Blair: “Mantieni sempre le
promesse”. Non si sa cos’abbia
risposto Renzi, anzi preferisco
non saperlo, ma Blair merita il
premio Banal Grande della settimana. Poteva dirgli “se fa freddo, copriti” ed era uguale.
i ben altro livello le ricerche Usa, di cui ha dato conto il New York Times in una pagina uscita tradotta su Repubblica, mercoledì. Rivalutare l’astio, il rancore, il disprezzo. Titolo ultrainteressante: “Ecco perché essere
cattivi può aiutarci a vivere meglio”. Lo venisse a sapere Bergoglio, cavoli vostri. David K. Marcus, psicologo alla Washington
State University, ha messo a
punto una “scala di cattiveria”
interpellando 946 studenti e
297 adulti. Ne è emerso che gli
uomini sono più dispettosi delle
donne. E chi ci aveva mai pensato? Di più: che i giovani sono più
dispettosi dei vecchi. Inaudito.
Cosa intende per dispetto il professor Marcus? «Il desiderio di
punire, umiliare o tormentare
una persona anche quando ciò
non ci porta alcun vantaggio». E
adesso tenetevi forte, c’è un’altra conclusione sconvolgente:
«il dispetto si accompagna, di
solito, a tratti quali l’insensibilità e il machiavellismo, mentre
di norma non si concilia con la
gentilezza e la coscienziosità».
Spero che continuino le ricerche Usa così illuminanti. Che so,
una dell’università del Delaware basata su 365 giorni di osservazione del cielo. Conclusione:
quando nelle ore vespertine il
cielo assume una tonalità leggermente più carica del rosa è
presumibile che il sole illumini
la giornata successiva. Titolo
suggerito: “Rosso di sera, bel
tempo si spera”. Oppure una
dell’università del Texas, condotta sull’osservazione di 288
donne e 1.106 manzi e vitelli.
Notato un miglior adattamento
coniugale e negli allevamenti di
elementi indigeni. Titolo: “Mo-
D
gli e buoi dei paesi tuoi”. È la
scienza, bellezza.
arlo poco di calcio? È vero. Mi adeguo. Il contorno di Napoli-Juve ha visto Benitez e Conte (un 5
a testa) rimpallarsi investimenti, piani triennali, spese di mercato, budget. Bei tempi quando
si dibatteva tra italianisti e offensivisti, ma anche tra sostenitori del gioco a uomo oppure a
zona. Belli e passati. Si sono adeguati anche Marotta e Luigi De
Laurentiis. Il primo ha detto:
«Hanno vissuto la vittoria con
troppa enfasi, da provinciale, ci
ha dato un po’ fastidio». Il secondo su Twitter: «Marotta
grande Ignorante! Confonde il
cuore di una città unica come
Napoli per un’euforia da Provincia». Ergo, 5 a Marotta, a Luigi De Laurentiis 4 per uso improprio di maiuscole e aggravante di punto esclamativo.
Senza punti esclamativi ma con
molto affetto, ieri pomeriggio a
Milano la Casa d’accoglienza di
viale Ortles è stata intitolata a
Enzo Jannacci. Una cena e un posto letto tre euro. È la casa dei
senza casa, dei barbùn. I bambini hanno giocato, i musicisti
hanno suonato, i cantanti hanno cantato, gli attori hanno recitato in un clima da festa campestre. E molti si sono commossi, prima, durante e alla fine,
con l’inevitabile El portava i
scarp de tennis tutti in coro. Mi
piace precisare che l’idea è partita dal nostro Fabrizio Ravelli
(8). Anche a questo servono i
giornali. E i giornalisti.
iornalista era Vladimir
Herzog, direttore del
tg d’una tv di San Paolo. Giornalista, tra i più
popolari in Brasile, è anche Juca
Kfouri, che ha raccontato la storia di un collega entrato per
chiarimenti in una caserma l’11
ottobre 1975, torturato e morto
suicida (secondo i militari): impiccato, la notte stessa. Molti
particolari, nella foto sulla presunta impiccagione, (vedere
Alias del 29 marzo) facevano
credere da subito che si trattasse di una messa in scena. Nel
2001 una sentenza stabilì che
Herzog è stato ucciso. Ivo, il figlio di Herzog, e Kfouri hanno
firmato un manifesto “Fora Marin” che indica in Josè Maria Marin il mandante morale dell’uccisione di Herzog. Fuori, è un po’
difficile che Marin ci vada: è presidente della federcalcio brasiliana e numero uno dell’organizzazione del mondiale, la Fifa
su questioni etiche non si pronuncia mai, a questi livelli. Vorrei che i calciatori si rifiutassero
di stringergli la mano, dice Ivo
Herzog. Lo vorrei anch’io. Marin ha querelato Kfouri per diffamazione. Le firme sono già
55mila.
P
G
© RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
59
A PASQUA IN CINA
Si correrà a Pasqua, domenica
20 aprile, il prossimo gp di Cina
Gli altri sport
“
SPORT
IN BREVE
GLI ITALIANI
Combatto con piloti
italiani sin dai tempi
del kart, non ha
senso che ci sia solo
la Rossa. E sono fra
i più simpatici
CALCIO ESTERO/1
LIGA INVARIATA
FACILE IL PSG
Classifica invariata in
Liga: vincono Atletico
(1-0 al Villarreal, gol di
Raul Garcia), Barça (3-1
sul Betis, due rigori di
Messi, il secondo su
ribattuta) e Real (4-0
alla Real Sociedad:
Illarramendi, Bale,
Pepe e Moarata). In
Francia, 3-0 del Psg sul
Reims (gol di Cavani e
2 autoreti di Mandi).
2009, IL TITOLO ALLA BRAWN
Jenson Button, 34 anni, un
titolo mondiale vinto nel
2009 alla Brawn, dal 2010 è
alla McLaren. In carriera 249
gp disputati, 8 pole realizzate,
15 vittorie e 50 podi
Button contro Ferrari e Red Bull
“Accettate questa rivoluzione”
CALCIO ESTERO/2
CADE IL BAYERN
BENE MOU E CITY
L’INTERVISTA
DAL NOSTRO INVIATO
STEFANO ZAINO
SAKHIR. Terza fila, speranza di
podio. E’ la vigilia di Jenson Button, 15 anni in F1, leader della
McLaren, pronto a correre oggi
il suo 250° gp.
Button, traguardo importante, che effetto fa?
«Mi fa sentire un po’ vecchio.
Del resto, dopo Raikkonen, so
di essere il nonno del paddock
con i miei 34 anni. Ho avuto la
fortuna di fare un lavoro che sognano in milioni. Il pilota di F1,
un po’ come l’astronauta. Ricordo ancora la mia prima gara.
E continuo a divertirmi nel guidare queste macchine».
Ora è una gara al lamento,
Alonso e Vettel vogliono più
velocità, tutti bocciano le nuove regole.
«Noi piloti vorremmo sempre pigiare al massimo l’acceleratore, è la nostra natura. Ma
aggiungo: la F1 è sempre la
stessa: sfida, la gara, la pole.
L’adrenalina non manca mai e
i tempi cambiano. E la pista è
palestra per la strada. L’innovazione tecnologica deve servire alle vetture di serie. Per cui
ogni rivoluzione va accettata».
Gli appassionati però non gradiscono e gli sponsor sono in allarme. Show povero, non dispensa emozioni.
«Questo è un altro discorso.
Giusto che gli esperti cerchino
di aumentare lo spettacolo. Ma
riguarda la politica».
Con il rischio di vedere una
Mercedes che ammazza il
campionato.
«La gente ha la memoria corta, dimentica che quello della
Red Bull era ancora superiore.
In McLaren non abbiamo nessuna intenzione di arrenderci».
In più è tornato Ron Dennis.
«Era necessario, dopo la
grande crisi dell’anno scorso.
In ogni area con la sua presenza le cose funzionano meglio.
Dentro e fuori dai box».
Non c’è più invece suo padre
John, mancato qualche mese
fa.
«Nel paddock lo conoscevano tutti, amico di piloti e meccanici. Non averlo al fianco è
stato uno shock, non ci si abitua
mai all’idea di perdere un genitore. Ha saputo starmi molto
vicino».
Sarà il suo ultimo team?
«Intanto dico che continuerò
finche il semaforo alla partenza
riuscirà ad eccitarmi come
adesso. Potrebbe essere, anche
se è giusto mai dire mai. Da
quando è morto mio papà non
programmo il futuro, vivo solo
con intensità il presente. In
McLaren ci sono professionalità e passione, non è facile lasciarla. Però un italiano potrebbe dirmi: guarda che trovi le
stesse cose in Ferrari».
Le direbbe anche: possibile
che non ci sia più un pilota italiano?
«E’ strano. Combatto con gli
italiani sin dai tempi del kart,
hanno talento. Non ha senso
che ci sia solo la Ferrari in F1,
non vedo l’ora di potermi confrontare anche con un vostro pilota. Anche perché, pista a parte, sono fra i più simpatici».
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GP DEL BAHREIN
DIRETTA ORE 17.00 RAI UNO E SKY
1a
Nico Rosberg
fila
(Mercedes)
Lewis Hamilton
1’33’’185 (Mercedes)
Valtteri Bottas
(Williams)
3a
Sergio Perez
1’34’’247
(Ferrari)
5a
(McLaren)
Fernando Alonso
Prima fila Mercedes
Kimi 5°, Alonso è 9°
(Sauber)
SAKHIR. Triste e delusa. È la faccia di Alonso
(Sauber)
1’34’’992
7a
1’35’’116
9a
1’35’’891
11a
1’34’’985
1’35’’286
8a
1’35’’908 fila
Romain Grosjean
Kamui Kobayashi
(Caterham)
1’37’’085
Marcus Ericsson
1’37’’310 (Caterham)
Max Chilton
(Marussia)
4a
fila
Jean-Eric Vergne
(Lotus)
1’36’’663
Jules Bianchi
fila
(Red Bull)
Pastor Maldonado
(Marussia)
1’34’’712
1’34’’051 * (Toro Rosso)
Esteban Gutierrez
fila (Williams)
1’34’’387
Sebastian Vettel
Daniel Ricciardo
(Red Bull)
fila
6a
Daniil Kvyat
(Toro Rosso) 1’35’’145 fila
Nico Hulkenberg
fila
2a
Jenson Button
Kevin Magnussen
1’34’’511
fila (Ferrari)
1’34’’346
1’34’’368 (McLaren)
Felipe Massa
(Williams)
dopo il deprimente risultato in qualifica. Un
9° posto che lo ha sorpreso: «Non mi aspettavo di essere così indietro, dobbiamo migliorare in aerodinamica e potenza del motore».
Meglio Raikkonen, 5°. Altra atmosfera alla
Mercedes: Rosberg festeggia con la pole il gp
n. 150 davanti al compagno Hamilton. Male
pure Vettel, 10°, problemi al cambio.
(Force India)
Kimi Raikkonen
fila
1’33’’464
1’37’’875
10a
fila
Adrian Sutil
1’37’’913
(Sauber)
1’36’’840
* 10 posizioni di penalità
Classifica piloti
1) Rosberg (Ger)
43
2) Hamilton (Gbr)
25
3) Alonso (Spa)
24
4) Button (Gbr)
23
5) Magnussen (Dan)20
6) Hulkenberg (Ger)18
7) Vettel (Ger)
15
8) Bottas (Fin)
14
9) Raikkonen (Fin)
Massa(Bra)
6
6
Classifica costruttori
1) MERCEDES
68
2) MCLAREN
43
3) FERRARI
30
4) WILLIAMS
20
5) FORCE INDIA
19
6) RED BULL
15
7) TORO ROSSO
Guardiola risparmia
mezza squadra in vista
del Manchester United
e dopo 53 partite utili
in campionato cade il
Bayern Monaco,
battuto 1-0 ad Augusta
da un gol di Moelders
(foto). In Premier bene
il Chelsea, 3-0 sullo
Stoke (Salah, Lampard,
Willian) e il City, 4-1 al
Southampton, con gol
nel finale di Jovetic.
Dilaga lo United a
Newcastle: 4-0 con
doppietta di Mata
(foto sotto). Oggi West
Ham-Liverpool.
7
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CICLISMO/GIRO DELLE FIANDRE
Cancellara da battere
piccola Italia con Pozzato
EUGENIO CAPODACQUA
BRUGES. Lui è uno del club dei “magnifici otto”: gli 8 italiani che hanno alzato le braccia
nella “Ronde”, il mitico Giro delle Fiandre, la
classica “monumento” che celebra oggi la
97° edizione. Moreno Argentin è stato un
grande delle corse di un giorno. Oltre al Fiandre del ’90, 4 Liegi-Bastogne-Liegi, 3 Freccia
Vallone, un Mondiale (Colorado Spring
1986), un Lombardia; 13 tappe al Giro, 2 al
Tour: un palmarès più che invidiabile attualmente. Che tempi erano quelli dell’Italia
“regina” delle classiche? «C’era più improvvisazione. Era un ciclismo duro e pieno di fascino. Si andava su al nord senza grandi ambizioni, ma con tanta voglia di provare e di
provarsi». E oggi? «È un ciclismo più specializzato. Più esasperato. Ed è un male, perché
si impegna troppo il fisico e non si avvicinano
i giovani. Un modello troppo esigente, il nostro, finito, scaduto. Da cambiare». Allarme
motivato: l’Italia del pedale arriva nelle Fiandre come una cenerentola. A lottare per il podio solo due veneti: il 27enne Sacha Modolo
(sei vittorie, tutte di secondo piano), e lo stagionato Pippo Pozzato (33): troppo poco per
non avere nostalgia. L’anno scorso vinse lo
svizzero Cancellara che resta fra i favoritissimi, con lo slovacco Sagan e il belga Boonen.
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BASKET
BRINDISI STOP
OGGI EA7-CANTÙ
Anticipo della 26ª,
MontegranaroBrindisi 83-80. Oggi
Siena-Sassari, VareseCaserta, VeneziaPistoia, AvellinoBologna, R. EmiliaRoma, PesaroCremona, MilanoCantù. Foto Hackett
VOLLEY
PLAYOFF, VIA
ALLE SEMIFINALI
Oggi gara 1 delle due
semifinali playoff
dell’A1 maschile: alle
18 Macerata-Modena
(diretta Raisport 1) e
Piacenza-Perugia.
la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
R2 PROGRAMMI
60
IN ONDA
Tra scherzi e viaggi, Belen dà consigli di bellezza
DA NON
PERDERE
ITALIA 1 da domani trasforma il pomeriggio con tre nuovi appuntamenti, in
onda dal lunedì al venerdì: Vecchi bastardi, in onda alle 15.30, è condotto
da Paolo Ruffini che dovrà tenere a bada una banda di sette vecchietti in giro per la città pronti a prenderà di mira giovani baldanzosi con scherzi imprevedibili. Urban wild, alle 16.20, va
alla scoperta delle nostre città e delle
metropoli in giro per il mondo alla ricerca di situazioni, tendenze e luoghi
da scoprire. Belen Rodriguez, per com-
POWER
Richard Gere,
professionista di campagne
elettorali, “capace di
trasformare Gheddafi in
Babbo Natale”, sfida l’ex
maestro Gene Hackman.
Classico di Sidney Lumet
sulla politica americana.
petenza, si occupa dello spazio Come
mi vorrei, alle 17.10, offrendo consigli
di bellezza alla protagonista di ogni
puntata per piacersi di più, superare i
propri complessi. Non solo beauty, anche questioni di cuore: la showgirl argentina diventa la consigliera per risolvere problemi con fidanzati, parenti o colleghi di lavoro. La puntata termina con una “prova sul campo”, Belen organizzerà all’ospite l’appuntamento con un coetaneo.
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IN TV
Belen
conduce
uno spazio
sulla
bellezza
Iris — 21.10
6.00
6.30
7.00
7.25
8.15
9.05
10.30
11.30
13.00
13.30
13.40
13.45
15.40
17.05
17.10
18.10
18.50
19.35
20.30
21.00
21.45
22.40
1.00
1.20
1.50
1.55
2.00
3.30
4.10
Videocomic
Il Divertinglese
Incinta per caso - Tf
Lassie - Tf
Inside The World
Il nostro amico Charly - Tf
Cronache animali
Mezzogiorno in famiglia
Tg2 Giorno
Tg2 Motori
Meteo2
Quelli che aspettano
Quelli che il calcio
Tg2 L.I.S.
Meteo
Stadio Sprint
90° Minuto
Automoblismo: Gran
Premio del Bahrain di
Formula 1
Countdown - Tf
Tg2 20.30
N.C.I.S. - Tf
Intelligence - Tf
La Domenica Sportiva
Tg2
Sorgente di vita
Meteo2
Appuntamento al cinema
Film: Alla ricerca
dell’assassino - di Karel
Reisz, con Nick Nolte,
Debra Winger
Videcomic
Università Telematica
Internazionale
UniNettuno
7.05 La grande vallata
8.00 Film: L’amore segreto
di Madeleine - di David
Lean, con Ivan Desny, Ann
Todd
9.45 Correva l’anno
10.40 TeleCamere
11.10 Tgr Estovest
11.30 Tgr RegionEuropa
12.00 Tg3
Tg3 Fuori Linea
Tg3 Persone
Meteo3
12.25 Tgr Mediterraneo
12.55 12 idee per la crescita
13.25 Fuori Quadro
14.00 Tg Regione /Tg Reg.
Meteo
14.15 Tg3
14.30 In 1/2 ora
15.00 Tg3 L.I.S.
15.05 Ciclismo: Giro delle
Fiandre
17.05 Kilimangiaro - con L. Colò
18.55 Meteo3
19.00 Tg3
19.30 Tg Regione / Tg Reg.
Meteo
20.00 Blob
20.10 Che tempo che fa
22.45 Glob - Diversamente
italiani
23.45 Tg3
Tg Regione
0.00 TeleCamere
0.50 Tg3
Meteo
1.00 Fuori orario
ITALIA 1
6.00 Prima pagina
7.55 Traffico
Meteo.it
8.00 Tg5 Mattina
8.50 Le frontiere dello Spirito
10.10 Speciale Rodolfo
Valentino
10.20 La vita dei mammiferi Doc
11.30 Le storie di Melaverde
12.00 Melaverde
13.00 Tg5
Meteo.it
13.40 L’arca di Noè
14.00 Domenica Live. Conduce
Barbara D’Urso
18.50 Avanti un altro! - con P.
Bonolis
20.00 Tg5
Meteo.it
20.40 Paperissima Sprint
21.10 Film: Matrimonio a
Parigi - di Claudio Risi,
con Massimo Boldi, Anna
Maria Barbera
23.15 Grande Fratello Riassunto
0.15 Tg5 Notte
Rassegna stampa
Meteo.it
0.45 Paperissima Sprint (r)
1.20 Film: Figli - Jijos - di
Marco Bechis, con Carlos
Echevarria, Julia Sarano
3.30 Rubicon - Tf
5.15 Tg5 Notte
Rassegna stampa
Meteo.it
5.45 Media Shopping
RETE 4
7.10 Til Death - Tf
8.35 Cartoni
8.55 Film (animazione):
Scooby Doo: L’isola
degli zombi - Scooby
Doo pensaci tu - di J.
Stenstrum
10.35 Film: Air Bud 4: una
zampata vincente - di
R. Vince, con C.
Stevenson, M. Hagan
12.25 Studio Aperto
Meteo.it
13.00 Sport Mediaset XXL
14.00 Grande Fratello
14.25 Film: Due fratelli - di J.
J. Annaud, con Guy
Peacre, Jean-Claude
Dreyfus
16.35 Film (animazione):
Animals United - di R.
Klooss
18.30 Studio Aperto
Meteo.it
19.00 Film: La mummia - di S.
Sommers, con Brendan
Fraser, Rachel Weisz
21.30 Lucignolo
0.30 Film: Il nascondiglio
del diavolo - di Bruce
Hunt, con Cole Hauser,
Morris Chestnut
2.25 Grande Fratello
2.50 Sport Mediaset
3.10 Studio Aperto - La
giornata
3.25 Media Shopping
7.05
7.25
7.55
8.25
9.25
10.00
10.50
11.00
11.30
12.00
13.00
13.55
14.50
15.20
15.35
18.55
19.35
20.30
21.15
23.15
23.20
1.50
2.15
4.00
LA SETTE
Tg4 Nitht News
Media Shopping
Zorro - Tf
Magnifica Italia
Santi - Lo splendore del
Divino nel Quotidiano
Santa Messa
Meteo2
Pianeta mare
Tg4 / Meteo.it
Pianeta mare
Ricette di famiglia
Donnavventura
Zorro - Tf
Ieri e oggi in Tv Speciale
Film: Quella sporca
dozzina - di Robert
Aldrich, con Richard
Jaeckel, Jim Brown
Tg4
Meteo.1
Il segreto
Tempesta d’amore
La Bibbia - Tf
Cinefestival R4
Film: L’agguato - di Rob
Reiner, con Alec Baldwin,
Whoopi Goldberg
Tg4 Night News
Film: Una donna alla
finestra - di Pierre
Granier-Deferre, con
Romy Schneider, Philippe
Noiret
Film: Ergastolo - di Luigi
Capuano, con Franco
Interlenghi, Helene Remy
7.00 Omnibus - Rassegna stampa
7.30 Tg La7
7.55 Omnibus
9.45 L’aria che tira - Il diario
11.00 Bersaglio mobile
13.30 Tg La7
14.00 Tg La7 Cronache
14.40 Film: Draquila - L’Italia
che trema - di Sabina
Guzzanti
16.40 The District - tf
18.10 L’ispettore Barnaby - Tf
20.00 Tg La7
20.30 Domenica nel paese delle
meraviglie.
21.10 La gabbia - Conduce Gianluigi Paragone
0.00 Film: Fast Food Nation di Richard Linklater, con
Wilmer Valderrama
2.40 La7 Doc
4.45 Omnibs (r)
DEEJAY TV
15.00
16.00
16.55
17.00
18.00
18.55
19.00
20.00
20.30
20.45
21.00
22.30
23.30
0.30
Revenge 1 - Tf
Switched at Birth 3
Deejay Tg
Deejay Hits
Fino alla fine del mondo
Deejay Tg
Le strade di Max
Pascalistan
Milano Underground
Come te
Microonde
Deejay chiama Italia
Remix
American Horror Story 2
Fino alla fine del mondo
Lorem Ipsum Best of
LA EFFE
13.20 RED - Il guru delle
prelibatezze
13.50 RED - Racconti dalle
megalopoli
14.50 Fan Festival
15.00 Eames: architetti, pittori,
designer
16.30 Al cinema con laeffe
16.35 Storia del design
17.30 RED - Racconti dalle
megalopoli
18.30 Per dieci minuti
19.20 Dalla A a laeffe
19.30 Al cinema con laeffe
19.35 L'Ispettore Wallander
21.10 L'Ispettore Wallander
22.50 Film: Last Days
00.40 Al cinema con laeffe
RAI
■ RAI 4
6.30
6.50
7.10
8.40
10.10
11.05
12.35
14.10
15.45
16.10
16.55
17.50
17.55
18.40
19.30
21.10
22.50
0.35
0.40
2.20
3.40
3.45
■ PREMIUM
Musiclife
Serial Webbers
Farscape - Serie Tv
Babylon - Serie Tv
Planetes - Serie Tv
Doctor Who - Serie Tv
Film: I tre dell’Operazione Drago - di
R. Clouse, con Bruce Lee
Film: Undisputed - di Walter Hill, con
Wesley Snipes
Mainstream - Magazine
Eureka - Serie Tv
Ashes to Ashes - Serie Tv
Rai News Giorno
Haven - Serie Tv
Flashpoint - Serie Tv
Ghost Whisperer - Serie Tv
Dexter - Serie TV
Film: Fearless - di R. Clouse, con B. Lee
Appuntamento al cinema
Film: La zona morta - di David
Cronenberg, con Christopher Walken
Film: The Hamiltons 2 - di B. Brothers,
con Cory Knauf
Rai News Notte
Misfits - Serie Tv
6.30
7.10
10.05
11.00
14.40
14.45
16.35
17.40
17.45
19.20
19.35
21.25
23.55
1.45
Betty la Fea - Telenovela
Topazio - Telenovela
Fiction Magazine
Una sera d’ottobre - Miniserie
Appuntamento al cinema
Terapia d'urgenza - Serie Tv
Tutti pazzi per amore - Miniserie
Rai News Giorno
Film: Il mistero dei capelli scomparsi
- di J. Ciccoritti, con M. Lawson
GranPremium
Un caso per il tenente Sheridan - Serie Tv
La Pista - Show
Madre, aiutami - Miniserie
Rai News Notte
■ MOVIE
7.25 Film: Amen- di Costa Gavras, con Ulrich
Tukur
9.35 Appuntamento al cinema
9.40 Film: Il medico dei pazzi - di M.
Mattoli, con Totò
11.10 Moviextra 60
11.45 Film: Notturno bus - di D. Marengo,
con Valerio Mastandrea,
13.40 Film: Broken Flowers - di J. Jarmusch,
con Bill Murray, Jessica Lange
15.35 Film: Sei mogli e un papà - di H. M.
Gould, con Tim Allen
■ CINEMA
18.45 Se mi lasci ti cancello - di M. Gondry
Studio Universal
19.10 Bait - L’esca - di A. Fuqua
Premium Cinema Energy
19.15 In memoria di me - di S. Costanzo
Premium Cinema Emotion
19.20 Dream House - di J. Sheridan
Premium Cinema
21.15 Shutter Island - di M. Scorsese
Premium Cinema
21.15 The Bourne Identity - di D. Liman
Premium Cinema Energy
21.15 Whatever Works - Basta che funzioni
di W. Allen
Premium Cinema Emotion
21.15 Evita - di A. Parker
Studio Universal
23.10 Orphan - di J. Collet Serra
Premium Cinema Energy
0.20 La cortigiana - di J. Thurn
Premium Cinema Emotion
1.55 Di nuovo in gioco - di R. Lorenz
Premium Cinema
10.00 Il seme della follia - di J. Carpenter
Premium Cinema Energy
10.25 Tu la conosci Claudia? - di M. Venier
Premium Cinema
11.20 E’ complicato - di N. Meyers
Premium Cinema Emotion
11.25 Bulli e pupe - di J. Mankiewicz
Studio Universal
13.20 Shopgirl - di A. Tucker
Premium Cinema Emotion
13.45 Il dilemma - di R. Howard
Premium Cinema
13.45 I mercenari 2 - di S. West
Premium Cinema Energy
13.55 Philadelphia - di J. Demme
Studio Universal
15.50 Chiedimi se sono felice
di A. Baglio
Premium Cinema
16.55 Rock of Ages - di A. Shankman
Premium Cinema Emotion
17.20 Danni collaterali - di A. Davis
Premium Cinema Energy
13.05 La Terra dopo l'uomo
13.30 A caccia di miti
14.20 Curiosity: perché ci piace il
sesso?
15.10 Le Avventure di Jeff Corwin
16.00 Austin Stevens: animali
pericolosi
16.50 Il faraone svelato
17.45 Orion: il futuro dei viaggi
nello spazio
18.40 La storia dell'Universo
19.30 Squali volanti
20.25 America sepolta
21.15 A caccia di miti - 1^TV
22.05 Ti presento gli Alieni - 1^TV
■ RAI 5
14.40
15.35
16.30
16.35
18.45
18.50
19.40
20.35
21.15
22.20
23.10
Il popolo degli oceani
Hearth la potenza del pianeta
5 buoni motivi
Cyrano de Bergerac - Teatro
Rai News
Per me si va nella città dolente - Teatro
Stardust
Claudio Strinati: Velasquez e Guido Reni
Indagine su Giorgione
Cool Tour Arte
Film: Io non sono qui- di Todd Haynes,
con Heathe Ledger, Richard Gere
1.30 Rai News Notte
1.35 Intro Get up Stand up
GIALLO
MEDIASET PREMIUM
FOCUS
17.15 Rai News Giorno
17.20 Film: Urban Cowboy- di J. Bridges, con
John Travolta, Debra Winger
19.35 Film: Gli amanti latini - di Mario Costa,
con Totò, Franco Franchi
21.15 Film: Cinderella Man - Una ragione
per lottare - di Ron Howard, con Russell
Crowe
23.35 Film: Trappola d’amore - di M. Rydell,
con Richard Gere, Sharon Stone
1.15 Rai News Notte
1.20 Film doc: Momenti scelti delle
“Historie(s) du cinéma - di J.L. Godard
CIELO
09.00
11.00
11.45
12.45
13.00
15.00
17.00
18.30
19.15
20.15
20.45
21.15
22.45
00.15
Most Dangerous
Wrestling - WWE Smackdown
Most Dangerous
Sky TG Giorno
Abduction - Riprenditi la tua
vita
Film
Stop & Gol
Fratelli in affari
Affari al buio
Affari di famiglia
Affari di famiglia
40 giorni e 40 notti
Stop & Gol Night
L'amante di Lady Chatterley
06.25
07.15
08.05
08.55
09.50
10.40
11.35
12.20
13.10
13.55
14.45
15.30
16.20
17.10
17.55
18.45
19.25
20.20
21.05
22.00
22.50
23.35
00.25
Matlock
Matlock
Matlock
E.R. - Medici in prima linea
E.R. - Medici in prima linea
New Tricks
New Tricks
Wolff, un poliziotto a Berlino
Wolff, un poliziotto a Berlino
JAG - Avvocati in divisa
JAG - Avvocati in divisa
JAG - Avvocati in divisa
E.R. - Medici in prima linea
E.R. - Medici in prima linea
King
King
The Whole Truth
The Whole Truth
Touch
Touch
Il risolutore
Il risolutore
Silent Witness
TV2000
08.30 S.Messa
10.45 Una giornata con il VescovoMons. E. Menichelli
12.00 Angelus recitato dal Santo
Padre
13.45 Terre Sante di Don Roberto Di
Diodato
15.20 La canzone di noi - la gara
18.00 Rosario da Lourdes
18.30 I passi del silenzio
20.30 I Santi nell' arte - Santa
Caterina d' Alessandria
21.00 Film: Don Bosco- con Flavio
Insinna - 2p
REAL TIME
12.20
12.50
13.50
14.45
16.15
18.10
18.40
19.10
19.40
20.10
20.40
21.10
21.40
22.10
22.40
Molto bene
Il re del cioccolato
Bakery Boss: SOS Buddy
Amici di Maria De Filippi
Dire, Fare, Baciare - Italia
Due abiti per una sposa
Due abiti per una sposa
Abito da sposa cercasi
Abito da sposa cercasi
Abito da sposa cercasi
Abito da sposa cercasi
Abito da sposa cercasi - 1^TV
Abito da sposa cercasi - 1^TV
L'abito dei sogni
L'abito dei sogni
SATELLITE
DIGITALE TERRESTRE
6.30 UnoMattina in famiglia.
All'interno: 7.00-8.009.00 Tg1; 9.30 Tg1 L.I.S.
10.00 Buongiorno benessere
10.30 A sua immagine
10.55 Santa Messa
12.00 Recita dell'Angelus
12.20 Linea Verde
13.30 Telegiornale
14.00 L'Arena - con Massimo
Giletti
16.10 Tg1
16.15 Automoblismo: Gran
Premio del Bahrain di
Formula 1
18.50 L'Eredità
20.00 Telegiornale
20.35 Rai Tg Sport
20.40 Affari tuoi - con F. Insinna
21.25 Carosello Reloaded
21.30 Un medico in famiglia 9con Lino Banfi, Margot
Sikabonyi, Giorgio
Marchesi
Tg1 60 secondi
23.35 Speciale Tg1
0.40 Tg1 Notte
Che tempo fa
1.05 Milleeunlibro Scrittori in
Tv
2.05 Sette note
2.35 Così è la mia vita...
Sottovoce
3.05 Mille e una notte - Fiction
“Il bene e il male”
5.00 Da Da Da
CANALE 5
RAI 2
RAI 2
RAI 1
SKY
[servizio a pagamento]
■ CINEMA MATTINA
09.05 Natale in India - di N. Parenti
Sky Cinema 1 HD
10.15 Nemico pubblico - di T. Scott
Sky Cinema Hits HD
10.55 Il lato positivo - di D.O. Russell
Sky Cinema 1 HD
11.35 Reign Over Me - di M. Binder
Sky Cinema Passion
12.30 L'anima gemella - di S. Rubini
Sky Cinema Hits HD
13.00 Elysium - di N. Blomkamp
Sky Cinema 1 HD
13.25 Lo smemorato di Collegno
di S. Corbucci
Sky Cinema Classics
13.35 Air Bud 3 - di B. Bannerman
Sky Cinema Family HD
■ CINEMA POMERIGGIO
■ CINEMA SERA
■ CINEMA NOTTE
14.55 Pazze di me - di F. Brizzi
Sky Cinema 1 HD
15.15 Dance with Me - di R. Haines
Sky Cinema Passion
15.55 La figlia del generale - di S. West
Sky Cinema Hits HD
17.10 Duello al Sole - di K. Vidor
Sky Cinema Classics
17.25 L'amore è un trucco - di K. Kwapis
Sky Cinema Passion
17.30 Yuppies, i giovani di successo
di C. Vanzina
Sky Cinema Comedy
17.35 Nata per vincere - di S. McNamara
Sky Cinema Family HD
18.50 La migliore offerta - di G. Tornatore
Sky Cinema 1 HD
19.05 Congo - di F. Marshall
Sky Cinema Max HD
21.00 Agente 007 - Dalla Russia con amore
di T. Young
Sky Cinema Classics
21.00 Cercasi tribù disperatamente
di T. Holland
Sky Cinema Family HD
21.00 The Grey - di J. Carnahan
Sky Cinema Max HD
21.00 Scusa, mi piace tuo padre
di J. Farino
Sky Cinema Passion
21.00 Infelici e contenti - di N. Parenti
Sky Cinema Comedy
21.10 Faster - di G. Tillman Jr.
Sky Cinema 1 HD
21.10 La memoria del cuore - di M. Sucsy
Sky Cinema Hits HD
22.40 Miracolo di una notte di inverno
di J. Wuolijoki
Sky Cinema Family HD
22.40 Closer - di M. Nichols
Sky Cinema Passion
22.45 Occhio alla Perestrojka
di Castellano e Pipolo
Sky Cinema Comedy
22.55 Elysium - di N. Blomkamp
Sky Cinema 1 HD
23.00 James Bond 007 - Casino Royale
di J. Huston
Sky Cinema Classics
23.00 Killer Elite - di G. McKendry
Sky Cinema Hits HD
20.00 Ciclismo. Giro delle Fiandre
Eurosport 2
20.00 Sky Calcio prepartita
Sky Sport 1 HD
20.00 Sky Calcio prepartita
Sky Supercalcio HD
20.30 Automobilismo. Trofeo Pirelli Ferrari
Challenge Sky Sport 2 HD
20.45 Biliardo. China Open
EuroSport HD
20.45 Calcio. Genoa - Milan Serie ADiretta,
Sky Sport 1 HD
20.45 Calcio. Genoa - Milan Serie A
Sky Supercalcio HD
21.00 Sollevamento Pesi. 53 kg Donne
Campionato Europeo Eurosport 2
21.00 Golf. Shell Houston Open US PGA Tour
Sky Sport 3 HD
21.30 Basket. LA Clippers - LA Lakers NBA
Sky Sport 2 HD
21.45 Sollevamento Pesi. 62 kg Uomini
Campionato Europeo Eurosport 2
22.45 Rally. Abu Dhabi Challenge
EuroSport HD
22.45 Sky Calcio postpartita
Sky Sport 1 HD
22.45 Di Biagio I Signori del Calcio
Sky Supercalcio HD
23.00 Curling. Mondiale Maschile
EuroSport HD
23.00 Ciclismo. Giro delle Fiandre
Eurosport 2
23.15 Calcio. Fiorentina - Udinese Serie A
Sky Supercalcio HD
23.30 Calcio. Terzo Tempo, in onda con noi
Sky Sport 1 HD
00.00 Calcio. Una partita Serie A
Sky Sport 3 HD
00.30 Speciale Aprile Watts
Eurosport 2
00.30 Gr. 32 Serie A Remix
Sky Sport 1 HD
15.40 The Big Bang Theory Fox HD
15.55 Sex & the City Fox Life
15.55 Cosa ti dice il cervello? National
Geographic Channel
16.05 The Big Bang Theory Fox HD
16.30 Aiutami Hope Fox HD
16.30 La famiglia Addams Fox Retro
16.55 Project Runway Italia Fox Life
17.05 Back in the Game Fox HD
17.20 N.C.I.S. Fox Crime HD
17.25 American Dad Fox HD
17.30 Attenti a quei due Fox Retro
17.50 New Girl Fox HD
18.15 N.C.I.S. Fox Crime HD
18.20 Modern Family Fox HD
18.45 La vita secondo Jim Fox HD
18.55 Esperimenti esplosivi National
Geographic Channel
19.10 I Simpson Fox HD
19.25 Esperimenti esplosivi National
Geographic Channel
19.30 Cuore e batticuore Fox Retro
19.55 Cosmos. Odissea nello spazio National
Geographic Channel
20.00 How I Met Your Mother Fox HD
20.00 Project Runway Italia Fox Life
20.30 Strega per amore Fox Retro
20.55 Cosmos. Odissea nello spazio National
Geographic Channel
21.00 I Simpson Fox HD
21.00 Senza traccia Fox Crime HD
21.25 American Dad Fox HD
21.30
21.55
21.55
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■ SPORT
18.30 Sky Calcio Show Countdown
Sky Sport 1 HD
19.00 Calcio. Terzo Tempo, in onda con noi
Sky Sport 1 HD
19.00 Basket. Una partita NCAA
Sky Sport 3 HD
19.30 Sollevamento Pesi. 62 kg Uomini
Campionato Europeo EuroSport HD
19.30 Gr. 32 Serie A Remix
Sky Sport 1 HD
19.30 Wrestling. Ep. 40 WWE Experience
Sky Sport 2 HD
19.45 Calcio Highlights
Sky Supercalcio HD
FOX
11.00
11.30
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11.35
12.50
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N.C.I.S. Los Angeles Fox Crime HD
Castle Fox Life
Hazzard Fox Retro
I Simpson Fox HD
C.S.I. Fox Crime HD
The Big Bang Theory Fox HD
I Jefferson Fox Retro
C.S.I. Fox Crime HD
Scandal Fox Life
Cosa ti dice il cervello? National
Geographic Channel
Facciamo l'amore Fox Retro
C.S.I. Fox Crime HD
American Dad Fox HD
Cosmos. Odissea nello spazio National
Geographic Channel
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22.50
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Strega per amore Fox Retro
Stupidi al quadrato Fox HD
Senza traccia Fox Crime HD
Stupidi al quadrato National
Geographic Channel
I Jefferson Fox Retro
Agents of S.H.I.E.L.D. Fox HD
I Jefferson Fox Retro
Grey's Anatomy Fox Life
C.S.I. New York Fox Crime HD
Cosmos. Odissea nello spazio National
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Febbre da cavallo Fox Retro
American Horror Story. Coven Fox HD
The Good Wife Fox Life
C.S.I. New York Fox Crime HD
METEO
la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014
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