«Colpo di coda», i giudici inviano gli atti in Procura per tre chivassesi
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«Colpo di coda», i giudici inviano gli atti in Procura per tre chivassesi
Urp Comune di Chivasso, gli orari d’apertura CHIVASSO (ces) L'Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune di Chivasso, che si occupa di rilevare i bisogni e le aspettative dei cittadini, rispetta il seguente orario di apertura: il lunedì, il mercoledì e il venerdì dalle 9 alle 12. Il martedì dalle 15 alle 17 (chiuso al mattino) Il giovedì dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 17. L'ufficio si trova al primo piano del Palazzo Comunale. Info: numero verde 800.363322 o 011/9115219 oppure [email protected] Chivasso 11 MERCOLEDÌ 11 MARZO 2015 La Nuova Periferia Possibili guai per Brindusa Avram, Francesco Roberto e Salvatore Di Maio «Colpo di coda», i giudici inviano gli atti in Procura per tre chivassesi L’APPELLO « Minotauro», dai Pm richieste di condanna CHIVASSO (bom) Dopo una giornata di pausa (ieri, martedì 10 marzo), riprenderanno oggi, 11 marzo, con la parola alle difese, le udienze del processo d’appello con rito ordinario legato all’operazione contro la ‘ndrangheta Minotauro. Lunedì, il sostituto procuratore generale di Torino, Antonio Malagnino, ha chiesto per i 63 imputati (tra cui i chivassesi Stefano Modafferi, Bruno Trunfio e Giovanni Vadalà) pene per complessivi 609 anni di reclusione: in parole povere, ha chiesto la conferma di quanto richiesto in primo grado ma senza le attenuanti. Sulla sentenza (che potrebbe arrivare in primavera) pesa senza ombra di dubbio il verdetto pronunciato lo scorso 23 febbraio dalla Cassazione per chi aveva scelto il rito ordinario: confermando l’associazione mafiosa, e di conseguenza la presenza della ‘ndrangheta in Piemonte (nonostante la richiesta contraria del Procuratore Generale della Suprema Corte) ha fatto praticamente cadere ogni speranza da questo punto di vista, anche se restano da valutare le singole posizioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA CHIVASSO (bom) «Visto l’articolo 331 del Codice di procedura penale, dispone la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica di Torino per quanto di competenza nei confronti di Brindusa Avram, Francesco Roberto e Salvatore Di Maio». Poche parole, scritte a pagina 768 delle motivazioni della sentenza del processo d’appello, con rito abbreviato, legato all’operazione contro la ‘ndrangheta «Colpo di coda», che potrebbero aprire nuovi capitoli di una vicenda che ha profondamente scosso la vita della città di Chivasso. Anche se, al momento, non si conoscono ancora i dettagli, su quelle stesse pagine si possono ricostruire, seppur sommariamente, i profili delle tre persone per cui i giudici «nell'esercizio o a causa delle loro funzioni o del loro servizio, hanno notizia di un LA PRESENTAZIONE dell’operazione reato perseguibile di ufficio». Il nome di Francesco Roberto appare nell’intercettazione di un dialogo con Pietro Marino (Colpo di coda): passando, in macchina, davanti a un bar i due avrebbero immediatamente cambiato discorso iniziando «una conversazione relativa alla colletta effettuata durante il periodo natalizio e destinata ai membri del locale di ‘ndrangheta di Chivasso», arrestati nel corso della « Minotauro». Analizzando il discorso, emerg erebb e come anche Francesco Roberto avesse dato dei soldi ai famigliari di un arrestato, pur non partecipando alla «colletta» che ha inguaiato buona parte dei chivassesi coinvolti nella «Colpo di coda» in quanto, spiegano i giudici, non aveva né legami di sangue né di affiliazione. Brindusa Avram, A DISTANZA DI ANNI, «Colpo di coda» continua a regalere «colpi di scena» invece, secondo gli inquirenti sarebbe stata stata legata prima a Pasquale Maiolo (Minotauro), e poi a Ferdinando Cavallaro (Colpo di coda), e già nell’ordinanza vi sono pagine e pagine di trascrizioni di suoi dialoghi sul tema della colletta e dei soldi inviati a chi era finito in carcere. La donna si sarebbe mostrata «Talora preocupata, criticando la moglie ed il figlio di Maiolo (...) e al contempo sollecita Cavallaro ad aiutarla economicamente provvedendo al mantenimento suo e di Maiolo». Due ladri in manette ai Cappuccini: si erano nascosti in un canale di scolo e in una cantina IL MARESCIALLO Giuseppe Pittaluga, di Verolengo CHIVASSO (bom) La collaborazione tra i cittadini e le forze dell’ordine ha permesso ai carabinieri, nella mattinata di martedì 10 marzo, di far scattare le manette ai polsi di due georgiani sospettati di una serie di furti in zona. Poco dopo le 10, infatti, alcuni cittadini hanno notato due uomini aggirarsi nei pressi dei condomini di via Cappuccini, all’altezza del civico 45. Temendo che potesse trattarsi di ladri (anche perché nei giorni scorsi sarebbero stati commessi dei furti in zona), i residenti hanno immediatamente lanciato l’allarme al 112 che, altrettanto rapidamente, ha inviato sul posto una pattuglia dei carabinieri di Verolengo coordinati dal Maresciallo Giuseppe Pittaluga. Alla vista dei militari i due hanno cercato di far perdere le proprie tracce, ma l’abilità degli uomini dell’Arma non ha permesso loro di andare lontano. Uno è stato trovato nascosto in un canale di scolo nei pressi di un cantiere di via Mazzè, l’altro aveva cercato rifugio in una cantina. Le manette sono così scattate ai polsi di Karlo Apkhazava, 33 anni, e Romeo Kamtenadze, 35, entrambi senza fissa dimora e di nazionalità georgiana. La loro disperata fuga lascia intendere che avessero commesso un furto in zona, anche se al momento la refurtiva non è stata recuperata: potrebbero essersene disfatti facilmente durante il tentativo di sfuggire all’arresto. Il sopralluogo è stato poi affidato ai carabinieri di Casalborgone, al comando del Maresciallo Giuseppe Gambardella.