Analisi Boccaccio 2

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Analisi Boccaccio 2
I classici • Giovanni Boccaccio
Decameron, Ghita e Tofano
VOLUME 1
Il Trecento
Giovanni Boccaccio
Ghita e Tofano
Opera: Decameron, giornata VII, novella 4
Punti chiave:
Il tema della beffa
L’emancipazione della protagonista
L’antitesi tra esterno-interno
do poi del suo stato di incoscienza per recarsi agli
incontri amorosi. Una sera, sospettando l’inganno,
Tofano riesce a sottrarsi al solito rito e a spiare la
moglie, che viene scoperta mentre rincasa a tarda
notte. Tuttavia Ghita, abile attrice, riesce a ribaltare la situazione a suo favore, mostrandosi davanti agli occhi dei vicini e dei parenti come vittima e
a indurre quindi il marito a chiedere perdono. Il
tema dell’arte femminile dell’inganno ha risonanza vastissima nella letteratura sia antica, sia medievale.
ome già ricordato, la settima giornata è dedicata alle beffe ordite dalle donne, spesso colpevoli di tradimento, ai danni dei mariti. Dopo la novella di Elissa (giornata VII, novella 3), Dioneo, re della
giornata, lascia la parola a Lauretta, che racconta
una storia ambientata ad Arezzo. Protagonisti sono
un ricco uomo, Tofano, e una donna tanto semplicetta quanto bellissima, Ghita, autrice della beffa.
Il tema principale è la satira del geloso, Tofano appunto. Ogni volta che deve incontrare il suo
amante, Ghita fa ubriacare il marito, approfittan-
C
Tofano chiude una notte fuor di casa la moglie, la quale, non potendo per prieghi rientrare1, fa vista2 di gittarsi in un pozzo e gittavi una gran pietra. Tofano esce di casa e corre là, ed ella in casa
le n’entra e serra lui di fuori, e sgridandolo il vitupera3.
Il re, come la novella d’Elissa sentì aver fine4, così senza indugio verso la Lauretta rivolto
le dimostrò che gli piacea che ella dicesse5; per che essa, senza stare6, così cominciò.
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O Amore, chenti e quali7 sono le tue forze! Chenti i consigli e chenti gli avvedimenti!8 Qual
filosofo, quale artista mai avrebbe potuto o potrebbe mostrare quegli argomenti, quegli avvedimenti, quegli dimostramenti9 che fai tu subitamente10 a chi seguita le tue orme? Certo la dottrina di qualunque altro è tarda a rispetto della tua11, sì come assai bene comprender si può nelle cose davanti mostrate12. Alle quali, amorose donne, io una n’aggiugnerò
da una semplicetta donna adoperata13, tale che io non so chi altri se l’avesse potuta mostrare che Amore14.
Fu15 adunque già in Arezzo un ricco uomo, il quale fu Tofano nominato16. A costui fu data per moglie una bellissima donna, il cui nome fu monna Ghita17, della quale egli, senza saper perché, prestamente18 divenne geloso. Di che la donna avvedendosi prese sdegno19;
1. non potendo per prieghi rientrare: poiché non otteneva di rientrare neppure
supplicandolo.
2. fa vista: fa finta.
3. il vitupera: lo biasima per il suo comportamento.
4. come la novella... aver fine: appena la
novella di Elissa fu conclusa; si riferisce
alla novella precedente (giornata VII, novella 3).
5. le dimostrò... ella dicesse: fece un cenno a Lauretta, così che iniziasse a raccontare.
6. senza stare: senza aspettare oltre.
7. chenti e quali: quanto grandi e di che
natura.
8. avvedimenti: astuzie.
9. dimostramenti: dimostrazioni.
10. subitamente: immediatamente.
11. la dottrina... della tua: il potere di
chiunque altro è nulla rispetto al tuo.
12. nelle cose davanti mostrate: nelle vicende narrate in precedenza.
13. da una... adoperata: escogitata da una
donna semplice.
14. tale che... che Amore: così ingegnosa
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che soltanto Amore avrebbe potuto renderla possibile.
15. Fu: Visse.
16. il quale... nominato: chiamato Tofano;
il nome è abbreviazione di Cristofano (Cristoforo). «Ad Arezzo, in Via dell’Orto, di
fronte alla così detta casa del Petrarca, vi
è un pozzo chiamato, per tradizione secolare, il “pozzo di Tofano”» (V. Branca).
17. Ghita: come Tofano, il nome è un’abbreviazione di Margherita.
18. prestamente: rapidamente.
19. prese sdegno: si offese.
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e più volte avendolo della cagione della sua gelosia addomandato20, né egli alcuna avendone saputa assegnare, se non cotali generali e cattive21, cadde nell’animo alla donna di farlo morire del male del quale senza cagione aveva paura22.
Ed essendosi avveduta23 che un giovane, secondo il suo giudicio molto da bene24, la vagheggiava25, discretamente con lui s’incominciò ad intendere26. E essendo già tra lui e lei tanto
le cose innanzi, che altro che dare effetto con opera alle parole non vi mancava27, pensò la
donna di trovare similmente modo a questo28. E avendo già tra’ costumi cattivi del suo marito conosciuto lui dilettarsi di bere29, non solamente gliele cominciò a commendare, ma
artatamente a sollicitarlo a ciò molto spesso30. E tanto ciò prese per uso, che, quasi ogni volta che a grado l’era, infino allo inebriarsi bevendo il conducea31; e quando bene ebbro il vedea, messolo a dormire, primieramente col suo amante si ritrovò, e poi sicuramente più volte di ritrovarsi con lui continuò32. E tanto di fidanza nella costui ebbrezza prese33, che non
solamente avea preso ardire di menarsi34 il suo amante in casa, ma ella talvolta gran parte
della notte s’andava con lui a dimorare alla sua35, la qual di quivi non era guari lontana36.
E in questa maniera la innamorata donna continuando, avvenne che il doloroso marito
si venne accorgendo che ella, nel confortare lui a bere, non beveva però essa mai37; di che
egli prese sospetto non così fosse come era, cioè che la donna lui inebriasse per poter poi
fare il piacer suo mentre egli addormentato fosse38. E volendo di questo, se così fosse, far
pruova, senza avere il dì bevuto, una sera mostrandosi il più ebbro uomo, e nel parlare e
ne’ modi, che fosse mai39; il che la donna credendo né estimando che più bere gli bisognasse a ben dormire, il mise prestamente a letto40. E fatto ciò, secondo che alcuna volta era usata di fare41, uscita di casa, alla casa del suo amante se n’andò, e quivi infino alla mezza notte dimorò42.
Tofano, come la donna non vi sentì, così si levò, e andatosene alla sua porta, quella serrò
dentro e posesi alle finestre43, acciò che tornare vedesse la donna e le facesse manifesto che
egli si fosse accorto delle maniere sue44; e tanto stette che la donna tornò45. La quale, tornando a casa e trovandosi serrata di fuori46, fu oltre modo dolente, e cominciò a tentare
se per forza potesse l’uscio aprire47.
Il che poi che Tofano alquanto ebbe sofferto, disse48:
20. più volte... addomandato: benché gli
avesse chiesto più volte quale fosse il motivo della sua gelosia.
21. né egli... generali e cattive: e poiché
Tofano non aveva saputo indicare alcuna
causa, se non alcune generiche e prive di
fondamento.
22. cadde nell’animo... aveva paura: a
Ghita venne in mente di punirlo con il male (cioè la gelosia) di cui lui stesso aveva timore.
23. avveduta: accorta.
24. molto da bene: onesto.
25. la vagheggiava: la corteggiava.
26. discretamente... ad intendere: iniziò a
frequentarlo in modo prudente.
27. Ed essendo già... non vi mancava: Ma
siccome tra loro c’era già sufficiente confidenza, che non restava che dare sfogo al
loro sentimento.
28. pensò la donna... modo a questo: la
donna pensò di trovare il modo opportuno
per questo.
29. avendo già... dilettarsi di bere: siccome sapeva che tra le cattive abitudini
di suo marito c’era quella di ubriacarsi.
30. non solamente gliele... molto spesso:
iniziò non solo a consigliargli di bere, ma
molto spesso con astuzia (artatamente)
anche a spronarlo a farlo.
31. tanto ciò... il conducea: Ghita iniziò ad
agire così con tale naturalezza che, ogni
volta che le faceva comodo, lo faceva
ubriacare.
32. quando bene ebbro... con lui continuò: quando lo vedeva ubriaco a sufficienza, dopo averlo messo a dormire, si
dava appuntamento col suo amante, e
così fece molte volte.
33. tanto di fidanza... prese: era talmente certa che egli fosse ubriaco.
34. avea preso ardire di menarsi: aveva
osato condurre.
35. dimorare alla sua: trascorrere tempo
in casa sua.
36. di quivi non era guari lontana: non
era molto lontana dalla casa di Ghita.
37. E in questa maniera... essa mai: e siccome la donna, presa dalla passione, continuava così, accadde che il disgraziato
marito si accorse che Ghita, mentre lo
faceva ubriacare, rimaneva sobria.
38. di che egli... addormentato fosse: per
questo egli iniziò a sospettare che ella lo
ingannasse, cioè che lo facesse ubriacare per potersi poi divertire mentre lui dormiva.
39. volendo di questo... che fosse mai:
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volendo avere una prova se le cose andassero realmente così, pur rimanendo sobrio
tutto il giorno, la sera tornò a casa fingendo di essere più ubriaco che mai, sia nel
modo di parlare sia nei gesti.
40. il che la donna... prestamente a letto:
Ghita, credendo che egli fosse ubriaco e
che non gli occorresse bere ancora per
dormire profondamente, lo mise subito a
letto.
41. secondo che... usata di fare: come
aveva già fatto altre volte.
42. dimorò: si trattenne.
43. come la donna... posesi alle finestre:
appena sentì che la donna era uscita, si alzò, andò alla porta, la chiuse dall’interno
e si mise davanti alla finestra.
44. le facesse manifesto... maniere sue: le
dicesse che si era accorto dei suoi inganni.
45. tanto stette... tornò: aspettò finché
Ghita tornò.
46. serrata di fuori: chiusa fuori dalla
porta di casa.
47. fu oltre modo... l’uscio aprire: iniziò a
disperarsi, e provò a forzare la porta.
48. Il che... disse: dopo aver atteso un po’
mentre Ghita tentava di aprire la porta, Tofano disse.
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– Donna, tu ti fatichi49 invano, per ciò che qua entro non potrai tu entrare. Va, tornati là
dove infino ad ora se’ stata: e abbi per certo che tu non ci tornerai mai50, infino a tanto che
io di questa cosa, in presenza de’ parenti tuoi e de’ vicini, te n’avrò fatto quello onore che
ti si conviene51.
La donna lo ’ncominciò a pregar per l’amor di Dio che piacer gli dovesse d’aprirle52, per ciò
che ella non veniva donde s’avvisava53, ma da vegghiare54 con una sua vicina, per ciò che
le notti eran grandi ed ella non le poteva dormir tutte, né sola in casa vegghiare55.
Li prieghi non giovavano nulla56, per ciò che quella bestia57 era pur disposto a volere che
tutti gli aretin sapessero la loro vergogna58, laddove niun la sapeva59. La donna, veggendo
che il pregar non le valeva60, ricorse al minacciare61 e disse:
– Se tu non m’apri, io ti farò il più tristo uom che viva62.
A cui Tofano rispose63:
– E che mi potreste tu fare?
La donna, alla quale Amore aveva già aguzzato co’ suoi consigli lo ’ngegno64, rispose:
– Innanzi che io voglia sofferire la vergogna che tu mi vuoi fare ricevere a torto65, io mi gitterò in questo pozzo che qui è vicino, nel quale poi essendo trovata morta, niuna persona sarà che creda che altri che tu, per ebrezza, mi v’abbia gittata66; e così o ti converrà fuggire e perdere ciò che tu hai ed essere in bando67, o converrà che ti sia tagliata la testa, sì
come a micidial di me che tu veramente sarai stato68.
Per queste parole niente si mosse Tofano dalla sua sciocca oppinione69. Per la qual cosa la
donna disse:
– Or ecco, io non posso più sofferire questo tuo fastidio70; Dio il ti perdoni; farai riporre
questa mia rócca che io lascio qui71.
E questo detto, essendo la notte tanto oscura, che appena si sarebbe potuto veder l’un l’altro
per la via72, se n’andò la donna verso il pozzo, e presa una grandissima pietra che a piè del
pozzo era, gridando – Iddio, perdonami –, la lasciò cadere entro nel pozzo. La pietra giugnendo nell’acqua73 fece un grandissimo romore; il quale come Tofano udì, credette fermamente74 che essa75 gittata vi si fosse; per che, presa la secchia con la fune, subitamente si gittò di
casa76 per aiutarla, e corse al pozzo. La donna, che presso all’uscio della sua casa nascosa s’era77,
come il vide correre al pozzo, così ricoverò in casa e serrossi dentro e andossene alle finestre78
e cominciò a dire: – Egli si vuole inacquare quando altri il bee, non poscia la notte79.
49. tu ti fatichi: ti affatichi.
50. abbi per certo... tornerai mai: stai sicura che non metterai mai più piede in
questa casa.
51. infino a tanto... ti si conviene: finché io
non ti avrò dato la punizione che meriti per
questo inganno, in presenza dei tuoi parenti e dei vicini.
52. che piacer... d’aprirle: che le facesse
la grazia di aprire la porta.
53. non veniva donde s’avvisava: non veniva da dove lui credeva (cioè dalla casa del
suo amante).
54. vegghiare: vegliare.
55. per ciò che le notti... in casa vegghiare: perché le notti erano lunghe e non
riusciva a dormire senza interruzione, né
poteva vegliare in casa da sola.
56. Li prieghi non giovavano nulla: le suppliche non servivano a nulla.
57. quella bestia: Tofano; l’epiteto è riportato da Boccaccio in funzione satirica,
perché Tofano aveva dei motivi reali per
essere geloso.
58. era pur disposto... la loro vergogna:
aveva intenzione di far sapere a tutti quella vergognosa vicenda.
59. laddove niun la sapeva: mentre invece nessuno sospettava qualcosa di simile.
60. veggendo... non le valeva: rendendosi conto che le preghiere non servivano a
nulla.
61. ricorse al minacciare: passò alle minacce.
62. io ti farò... che viva: io ti renderò l’uomo più disgraziato del mondo.
63. A cui Tofano rispose: Tofano le rispose.
64. Amore aveva... lo ’ngegno: Amore
l’aveva resa astuta con i suoi consigli.
65. Innanzi che io... a torto: prima che io
decida di sopportare la vergogna che tu mi
vuoi gettare, addosso senza motivo.
66. niuna persona... v’abbia gittata: tutti
crederanno che sia stato tu, in un momento di ubriachezza, a gettarmi dentro il
pozzo.
67. essere in bando: vivere in esilio, nascosto.
68. sì come... sarai stato: come se tu fossi il mio uccisore, dato che così verrai
giudicato.
69. Per queste parole... sciocca oppinione:
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nonostante queste minacce Tofano non
si mosse affatto, dal suo proposito.
70. non posso più... fastidio: non posso più
tollerare «questo dolore che tu mi provochi» (V. Branca).
71. Dio il ti... lascio qui: Dio te la (sottinteso la gelosia) perdoni; conserverai la rocca che lascerò qui. La rócca è uno strumento per filare la lana; Tofano la dovrà
riporre perché Ghita intende suicidarsi.
72. essendo la notte... per la via: siccome
la notte era così buia che a malapena si
potevano scorgere per strada altre persone.
73. giugnendo nell’acqua: cadendo nell’acqua in fondo al pozzo.
74. fermamente: davvero.
75. essa: cioè Ghita.
76. si gittò di casa: uscì di casa.
77. presso all’uscio... s’era: si era nascosta vicino all’ingresso della casa.
78. come il vide... alle finestre: appena lo
vide correre al pozzo, entrò in casa, si
chiuse dentro e corse alla finestra.
79. Egli si vuole... la notte: «il vino deve essere annacquato quando lo si beve, non
più tardi, di notte» (N. Sapegno).
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Tofano, udendo costei, si tenne scornato80 e tornossi all’uscio; e non potendovi entrare, le
cominciò a dire che gli aprisse.
Ella, lasciato stare il parlar piano come infino allora aveva fatto81, quasi gridando cominciò a dire:
– Alla croce di Dio82, ubriaco fastidioso, tu non c’enterrai83 stanotte; io non posso più sofferire84 questi tuoi modi; egli convien85 che io faccia vedere ad ogn’uomo86 chi tu se’ e a
che ora tu torni la notte a casa.
Tofano d’altra parte crucciato87 le ’ncominciò a dir villania88 e a gridare; di che89 i vicini,
sentendo il romore, si levarono, e uomini e donne, e fecersi alle finestre e domandarono
che ciò fosse90.
La donna cominciò piangendo a dire91: – Egli è questo reo uomo92, il quale mi torna ebbro la sera a casa, o s’addormenta per le taverne e poscia torna a questa otta93; di che io avendo lungamente sofferto e déttagli molto male e non giovandomi94, non potendo più sofferire, ne gli ho voluta fare questa vergogna di serrarlo fuor di casa, per vedere se egli se ne
ammenderà95.
Tofano bestia, d’altra parte, diceva come il fatto era stato, e minacciava forte96.
La donna co’ suoi vicini diceva: – Or vedete che uomo egli è! Che direste voi se io fossi nella via come è egli, ed egli fosse in casa come sono io97? In fe’ di Dio98 che io dubito che voi
non credeste che egli dicesse il vero99. Ben potete a questo conoscere il senno suo100. Egli
dice appunto che io ho fatto ciò che io credo che egli abbia fatto egli101. Egli mi credette spaventare col gittare non so che nel pozzo102; ma or volesse Iddio che egli vi si fosse gittato
da dovero103 e affogato, sì che egli il vino, il quale egli di soperchio104 ha bevuto, si fosse
molto bene inacquato105.
I vicini, e gli uomini e le donne106, cominciaro a riprender107 tutti Tofano, e a dar la colpa
a lui e a dirgli villania di ciò che contro alla donna diceva108; e in brieve tanto andò il romore di vicino in vicino, che egli pervenne infino a’ parenti della donna109.
Li quali venuti là, e udendo la cosa e da un vicino e da altro, presero Tofano e diedergli tante busse, che tutto il ruppono110. Poi, andati in casa, presero le cose della donna e con lei
si ritornarono a casa loro, minacciando Tofano di peggio111.
Tofano, veggendosi mal parato112, e che la sua gelosia l’aveva mal condotto113, sì come quegli che tutto ’l suo ben voleva alla donna, ebbe alcuni amici mezzani114, e tanto procacciò115
80. si tenne scornato: si ritenne beffato e
umiliato.
81. lasciato stare... aveva fatto: smettendo di parlare a bassa voce come aveva
fatto fino a quel momento.
82. Alla croce di Dio: forma di giuramento, frequente nell’intercalare del tempo
(Giuro per la croce di Dio).
83. non c’entrerrai: non entrerai qui, cioè
in casa.
84. sofferire: sopportare.
85. egli convien: conviene, è meglio; solito uso pleonastico del pronome.
86. ad ogn’uomo: a tutti.
87. crucciato: indispettito.
88. le ’ncominciò a dir villania: incominciò
a insultarla.
89. di che: per questo.
90. che ciò fosse: che cosa stesse succedendo.
91. cominciò piagnendo a dire: cominciò a
raccontare tra le lacrime.
92. Egli è questo reo uomo: egli è un uomo davvero crudele; questo vale come
forma rafforzativa.
93. otta: ora.
94. di che io... non giovandomi: poichè io
soffro da lungo tempo di questa cosa e,
benché l’abbia minacciato, non ho ottenuto nulla.
95. se ne ammenderà: se cambierà.
96. diceva come... minacciava forte: raccontava la sua versione dei fatti, e continuava a minacciare.
97. Che direste voi... come sono io?: che
cosa direste se lui fosse al posto mio?
98. In fe’ di Dio: nel nome di Dio; altra
forma colloquiale (vedi anche nota 82).
99. io dubito... dicesse il vero: dubito che
voi non credereste che egli dicesse la verità.
100. Ben potete... il senno suo: da questo
potete capire bene come è fatto.
101. Egli dice... abbia fatto egli: lui (Tofano) dice che io (Ghita) ho fatto ciò che invece io credo abbia fatto lui.
102. Egli mi credette... nel pozzo: egli ha
creduto di spaventarmi gettando non so
che cosa nel pozzo.
103. che egli vi si fosse gettato da dovero:
che vi si fosse gettato davvero lui.
104. di soperchio: oltre misura, troppo.
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105. si fosse molto bene inacquato: si sarebbe annacquato molto bene; si riferisce
alla sentenza riportata sopra (vedi nota 79).
106. e gli uomini e le donne: sia gli uomini, sia le donne.
107. cominciaro a riprender: iniziarono
ad accusare.
108. dirgli villania... diceva: insultarlo per
ciò che diceva a Ghita.
109. in brieve tanto... della donna: in breve tempo le voci si diffusero tanto che arrivarono sino ai parenti di Ghita.
110. diedergli tante... il ruppono: lo pestarono.
111. minacciando Tofano di peggio: minacciando Tofano di azioni ancora peggiori
(cioè di picchiarlo ancora).
112. veggendosi mal parato: trovandosi in
una situazione difficile.
113. l’aveva mal condotto: l’aveva consigliato male.
114. sì come quegli... amici mezzani: rendendosi conto di volere davvero bene a
Ghita, ricorse all’aiuto di alcuni amici, che
acconsentirono a intercedere per lui.
115. tanto procacciò: insistè a tal punto.
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che egli con buona pace riebbe la donna a casa sua, alla quale promise di mai più non esser geloso; e oltre a ciò le diè licenzia che ogni suo piacer facesse, ma sì saviamente, che egli
non se ne avvedesse116. E così, a modo del villan matto, dopo danno fe’ patto. E viva amore, e muoia soldo e tutta la brigata117.
G. Boccaccio, Decameron, a cura di N. Sapegno, UTET, Torino 1975.
116. le... avvedesse: le diede il permesso di
soddisfare ogni suo piacere, ma in modo prudente, così che egli non se ne accorgesse.
117. a modo... e tutta la brigata: le due
frasi riprendono proverbi, probabilmente
assai diffusi all’epoca. Muoia soldo corri-
IN PRIMO PIANO
I temi
ANALISI DEL TESTO
muffamenti della realtà, riescono a ottenere sia il proprio appagamento affettivo, sia l’emancipazione. La battuta conclusiva della novella ne ricapitola il significato essenziale: I vicini, e gli uomini e le donne, cominciaro a riprender tutti
Tofano e a dar la colpa a lui e a dirgli villania di ciò che contro
alla donna diceva (rr. 96-97). In questo modo Ghita coglie il suo
maggiore successo: affermando e rafforzando la propria immagine esteriore di femmina onesta proprio nel momento in
cui è stata scoperta dal marito in adulterio.
Il gioco delle parti In questa novella troviamo due personaggi che – come è tipico di Boccaccio – incarnano virtù e vizi universali. Da una parte c’è Ghita, donna bellissima e astuta, che
sa volgere a suo favore anche le circostanze per lei più negative (come il fatto di essere stata scoperta dal marito mentre rincasa a tarda notte, dopo aver incontrato l’amante); dall’altra
c’è Tofano, marito ricco, geloso e credulone.
Al centro della trama Boccaccio colloca un equivoco, abilmente tessuto da Ghita, che prima fa credere al marito di volersi suicidare, quindi, una volta rientrata in casa, inverte rapidamente i ruoli, facendo credere a parenti e vicini di essere lei (non
Tofano, com’è in realtà) la vittima. La verità è camuffata dai
segni del discorso. Ghita, che appare come un’attrice consumata, dice tra le lacrime ai vicini: Egli dice appunto che io ho
fatto ciò che io credo che egli abbia fatto egli (rr. 92-93).
L’equivoco nasce dalle parole che Ghita sa ordire con astuzia,
recitando la parte della moglie tradita, e che Tofano invece
(definito, non a caso, bestia) può solo “subire”. Tofano è bestia – vuole dirci Boccaccio – perché, nonostante i suoi sentimenti siano sinceri, non sa sfruttare a suo vantaggio le parole, non è capace di utilizzare l’arte del discorso. A conclusione
della vicenda, infatti, Tofano riesce a riavere a casa Ghita, ma
la sua, piuttosto che una vittoria, è un compromesso: deve infatti concedere alla moglie le sue distrazioni, ma sì saviamente, che egli non se ne avvedesse (rr. 105-106).
La dinamica spaziale del racconto A livello formale e strutturale Boccaccio costruisce il testo su una doppia antitesi: alla coppia Ghita-Tofano corrisponde infatti simmetricamente la contrapposizione spaziale tra l’interno della casa e
l’esterno.
Nella prima parte del racconto la conquista dello spazio esterno è per la donna espressione visiva del suo affrancamento dal
dominio del geloso marito: uscita di casa, alla casa del suo
amante se n’andò, e quivi infino alla mezza notte dimorò
(rr. 34-35). Rispetto a ciò, tuttavia, inizialmente Tofano sembra
ribaltare la situazione e, chiudendo la donna fuori di casa, sembra affermare di nuovo il proprio dominio e il proprio controllo: l’incapacità o impossibilità di vincere la sua resistenza pare quindi dimostrare la sconfitta di Ghita, e con lei di tutte le
cose che pretendono di svincolarsi dalle angherie dei mariti. Tuttavia, grazie allo stratagemma della pietra fatta cadere nel pozzo e presentata al coniuge come tentato suicidio, la donna riconquista lo spazio domestico, espellendone Tofano e facendolo
passare, agli occhi dei vicini e dei parenti, per ubriacone e infedele. Nella parte conclusiva del racconto, infine, i parenti di
Ghita, dopo avere punito il marito, presero le cose della donna e con lei si ritornarono a casa loro (rr. 100-101). A tal punto, per evitare l’estremo disonore, cioè la perdita della moglie
giustificata dal suo presupposto tradimento, la capitolazione
di Tofano deve essere completa, e arrivare fino al punto di concedere alla moglie la più completa libertà di movimento. In questo modo i due spazi del testo ne costituiscono anche i due poli tematici fondamentali: la casa come emblema di protezione
e sicurezza, e l’esterno come espressione di libertà e di autoappagamento. La conquista di entrambi, da parte di Ghita, è il segno del trionfo dell’intelligenza sulla sciocchezza,
dell’astuzia sulla forza.
Un gesto di rivalsa e di autoaffermazione Questa novella, come molte altre della VII giornata, si fonda sullo schema
archetipico del triangolo amoroso: ma, dal punto di vista stilistico e formale, oltre che a livello dei contenuti, spicca il ruolo protagonistico della figura femminile. Alla superficiale e
rozza ingenuità di Tofano, la cui gelosia – almeno all’inizio della vicenda – risulta del tutto immotivata, corrispondono, dialetticamente, lo sdegno e la furbizia di Ghita, la quale architetta la tresca amorosa con un giovane molto da bene,
essenzialmente per desiderio di rivalsa. La beffa che Ghita ordisce ai danni del marito non è dunque motivata da vera passione, ma costituisce una forma di autoaffermazione della
propria intelligenza e della propria indipendenza. E, da
questo punto di vista, la novella riprende e sviluppa uno dei motivi ricorrenti nel Decameron, dove sono molteplici le situazioni in cui donne insoddisfatte e malmaritate, attraverso abili caG. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta
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sponde al nostro “crepi l’avarizia”; l’augurio finale (viva amore) è rivolto, ovviamente, anche a tutta la brigata.
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I classici • Giovanni Boccaccio
Decameron, Ghita e Tofano
VOLUME 1
Il Trecento
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Comprensione
1. Dividi la novella in sequenze e attribuisci a ciascuna di esse un titolo.
2. Qual è l’inganno ordito da Ghita?
SPAZIO
COMPETENZE
Analisi
3. Sottolinea tutti i termini e le espressioni utilizzati da Ghita che riguardano la sfera dell’inganno.
4. Qual è, a tuo giudizio, la posizione della brigata nei confronti del comportamento di Ghita?
5. Spiega il significato dell’espressione Egli si vuole inacquare quando altri il bee, non poscia la notte (r. 72).
6. Perché Tofano è definito bestia? Quale lato del suo carattere vuole descrivere Boccaccio con questo epiteto?
Approfondimenti
7. Dopo avere letto anche la storia di Peronella (Decameron, giornata VII, novella 2), stabilisci analogie e differenze tra le due novelle, sia dal punto di vista formale, sia sul piano contenutistico. (massimo 15 righe)
8. La capacità dell’intelligenza umana di travestire la realtà, mascherando e confondendo verità e menzogna, è uno
dei motivi ricorrenti nel Decameron. Dopo avere analizzato come il problema è toccato in questa novella, approfondisci la questione attraverso una serie di confronti con le altre novelle, tra quelle che conosci, in cui il tema è
sviluppato. (massimo 20 righe)
G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta
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