Rassegna stampa - Grandi e Associati

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Rassegna stampa - Grandi e Associati
Rassegna stampa
Rassegna Stampa dal 21 al 29 marzo 2016
INDICE
RIZZOLI - RIZZOLI
12/03/2016 Specchio Economico
EDARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
MUSICA MAESTRA
È dedicata al tema «Roma e le altre (città)» la nuova edizione promossa dalla
Fondazione Musica per Roma
A Cura Di Romina Ciuffa
10
12/03/2016 Specchio Economico
EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
11
21/03/2016 L'Unità - Nazionale
EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
L'iniziativa della Regione Lazio per gli studenti delle superiori Oggi i ragazzi incontrano i
The Pills Tra i film in programma ci sono grandi classici del neorealismo italiano
Arrigo Fortebello
12
21/03/2016 Il Piccolo di Trieste - Nazionale
<span clasEDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
La scuola cattolica descritta da Albinati verso il Premio Strega libri
14
22/03/2016 Amica
E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
TRAME
"I desideri incompatibili con la realtà che animano un bambino e un adolescente sono
destinati a tramontare, ed è un declino tormentoso"
Pietro Cheli
15
23/03/2016 Oggi
EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
EDITORIALE
SI PUBBLICANO LIBRI DA MILLE PAGINE, POI CI SI LAMENTA PERCHÉ GLI
ITALIANI LEGGONO POCO
Umberto Brindani Direttore Responsabile
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24/03/2016 La Stampa - Nazionale
E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
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24/03/2016 Corriere della Sera - Nazionale
E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
Premi Dopo Feltrinelli, un altro marchio rinuncia alla gara. Franco Cordelli: «La mia
candidatura? Evidentemente l'editore non era interessato»
I nomi Il primo aprile scadono i termini per la presentazione dei titoli Il 14 la rosa dei
dodici
Cristina Taglietti
18
24/03/2016 La Repubblica - Roma
E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
IL ROMANZO / "LA SCUOLA CATTOLICA" DI EDOARDO ALBINAT E IL LATO
OSCURO DI ROMA
Marco Lodoli
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24/03/2016 La Repubblica - Roma
E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
L'INIZIATIVA
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24/03/2016 Il Secolo XIX - Nazionale
E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
IL CASO
Marco Cubeddu
22
25/03/2016 Il Venerdi di Repubblica
E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
libri arte architettura fumetti fotografa CULTURA IL CASO
(Paolo Di Paolo)
23
25/03/2016 L'Espresso
E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
Premi
Da Albinati a Zeichen, i libri dei possibili candidati di quest'anno sono uno migliore
dell'altro. Con buona pace delle solite polemiche sulle manovre degli editori
Mario Fortunato
24
25/03/2016 QN - Il Giorno - Nazionale
E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
Andrea Vitali
Il nodo "Mondazzoli" e le defezioni di Einaudi e Feltrinelli DIBATTITO Alba Donati:
«Lettori e critici vorrebbero libri diversi» Ma Carlotto: «Viva i premi»
25
25/03/2016 Tempi
E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
BORIS GUDUNOV/ALBINATI E IL SUO «GRANDE LIBRO»
SABATO LA STAMPA HA FATTO UN TITOLO CHE È UNA SENTENZA: "LA SCUOLA
CATTOLICA COVA IL DELITTO DEL CIRCEO". IMMAGINATE COSA SAREBBE
SUCCESSO SE INVECE AVESSE TITOLATO: "IL MONDO GAY COVA IL DELITTO
DEL COLLATINO"
Renato Farina
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26/03/2016 Unione Sarda
EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
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26/03/2016 Pagina99
EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
Arti
Francesco Longo
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26/03/2016 Pagina99
EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
u ARTI
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27/03/2016 La Repubblica - Milano
EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
> SEGNALIBRO
Annarita Briganti
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RIZZOLI WEB - RIZZOLI WEB
20/03/2016 www.ansa.it_cultura 17:16
EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
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22/03/2016 velvetcinema.it 15:51
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23/03/2016 www.businesspeople.it 10:46
David di Donatello 2016, tutte le nomination
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23/03/2016 mistermovie.it 10:53
David di Donatello, ecco le nomination del 2016
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David di Donatello 2016: tutte le nomination
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David di Donatello 2016, le nomination
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23/03/2016 hitechweb.info 11:54
David di Donatello: tutte le nomination
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23/03/2016 ilmiotg.it 12:27
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24/03/2016 roma.repubblica.it 18:42
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24/03/2016 roma.repubblica.it 18:58
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David di Donatello: tutte le nomination
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EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
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25/03/2016 mentelocale.it 12:51
La scuola cattolica, presentazione del libro di Edoardo Albinati da Nonostante
Marras
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25/03/2016 www3.lastampa.it 13:28
Anche lo Strega si adegua all'antitrust
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25/03/2016 roma.repubblica.it 18:32
"Gli anni 70 al San Leone Magno: una scuola ovattata e polverosa mentre fuori
esplodeva la rivolta
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25/03/2016 roma.repubblica.it 18:32
EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
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26/03/2016 roma.repubblica.it 10:00
EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
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26/03/2016 roma.repubblica.it 10:00
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26/03/2016 24ilmagazine.ilsole24ore.com 15:26
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26/03/2016 www.ilfattoquotidiano.it_economia 18:05
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26/03/2016 www.ilfattoquotidiano.it_economia 18:05
E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA
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RIZZOLI - RIZZOLI
19 articoli
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
diffusione:40000
tiratura:50000
12/03/2016
Pag. 41 N.3 - marzo 2016
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
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12/03/2016
Pag. 41 N.3 - marzo 2016
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12
RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
diffusione:22216
tiratura:57915
L'Unità
21/03/2016
Pag. 18
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
diffusione:22216
tiratura:57915
L'Unità
21/03/2016
Pag. 18
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
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tiratura:29470
21/03/2016
Pag. 21
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
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tiratura:128995
22/03/2016
Pag. 97 N.4 - aprile 2016
23/03/2016
Pag. 7 N.14 - 30 marzo 2016
diffusione:233911
tiratura:354884
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E DITOR IALE
Umberto Brindani
Direttore responsabile
PAROLE, PAROLE, PAROLE...
SI PUBBLICANO LIBRI DA MILLE PAGINE, POI CI SI LAMENTA PERCHÉ GLI ITALIANI LEGGONO POCO
Edoardo Albinati, nato a Roma nel 1956,
è l’autore di La scuola cattolica (Rizzoli),
un romanzo di quasi 1.300 pagine.
)
C
omincia così: «Fu Arbus ad aprirmi
gli occhi. Non che prima li tenessi chiusi, ma di quello che i miei
occhi vedevano non potevo affatto essere
sicuro, forse erano immagini proiettate
per illudermi o rassicurarmi, e io non ero
capace di nutrire dubbi sullo spettacolo
che mi veniva offerto ogni giorno e che viene chiamato
la vita». E poi va avanti. Il racconto prosegue. Per 1.294
(milleduecentonovantaquattro) pagine, su carta elegante e
ovviamente finissima, come quella di certe Bibbie. Circa
600 mila parole. Oltre 3,2 milioni di caratteri. Qualcosa
come 5 centimetri e mezzo di libro, in altezza. Il peso? Non
saprei, non ho una bilancia sotto mano, ma diciamo che ci
potreste fare ginnastica per i bicipiti.
S
to parlando del nuovo libro di Edoardo Albinati, La
scuola cattolica, Rizzoli, presentato come «il romanzo
italiano più atteso dell’anno». Sulla monumentale opera
di Albinati fioccano già le recensioni positive, guarda caso basate proprio sulla monumentalità dell’opera. Per dire,
Francesco Piccolo (che peraltro ha sempre scritto libri «piccoli») sostiene che in questo caso, per il testo che è, «1.300
pagine sono poche», e «le sue 1.300 pagine costituiscono
quasi la ragione principale della sua forza». Boh, sarà. Non
so dirvelo. Non l’ho ancora letto. Ce l’ho qui, sul tavolo, e mi
spaventa un po’. È di fianco a Città in fiamme (Mondadori),
di Garth Risk Hallberg, presentato naturalmente come «il
grande romanzo americano»: mille pagine. Anzi, a voler
essere precisi, 997. Su carta ancora più sottile. Mia sorella
Anita, che lo sta leggendo, mi giura che «è bellissimo».
Anche qui, non posso darvi il mio parere, ammesso che vi
interessi: non l’ho letto. E chissà se lo leggerò mai. Soprattutto, chissà se lo finirò, o se arriverò oltre pagina 20, o 50.
I
ntendiamoci, non ce l’ho con Albinati o con Garth, e
neppure in generale con i volumi mastodontici. A suo
tempo mi avventurai nella lettura di Horcynus Orca di
Stefano D’Arrigo (1.095 pagine): lui ci aveva messo vent’anni per scriverlo, io più o meno venti minuti per mollarlo.
Però poi arrivai felicemente al termine di tutti i romanzi
di Tolkien (Silmarillion escluso, ma quello
era un elenco del telefono) e di Umberto Eco, o più di recente della trilogia di
Stieg Larsson (ma il quarto libro, postumo e scritto da un altro no, l’ho lasciato a
metà) e dell’Harry Quebert di Joel Dicker
(779 pagine). Insomma, quando ne vale la
pena riesco a tenere il passo degli scrittori da Gran fondo.
Tuttavia, poi mi chiedo come mai il successo editoriale del
2015 sia stato un libretto di 88 misere paginucce che aveva
la promessa di concisione fin dal titolo: Sette brevi lezioni
di fisica, di Carlo Rovelli (Adelphi). Mah. Misteri.
E
voi? Volete dirmi che avete sempre finito ogni libro
che vi è capitato tra le mani? Che di fronte a un tomo
«millenario» partite lancia in resta come se doveste
affrontare un librino della Pimpa? Mi piacerebbe conoscere
le vostre esperienze in merito (scrivetemi su oggi.it). In ogni
modo, come potete apprendere leggendo Mario Baudino a
pag. 18, la sindrome da abbandono è piuttosto diffusa. C’è
anche la ricerca di una società londinese, Jellybooks, citata
dal Foglio, che ha verificato qualche differenza di genere e
di età. Per esempio, gli uomini sono meno tolleranti delle
donne: decidono di smettere tra le 20 e le 50 pagine, mentre
le lettrici danno all’autore più credito, arrivando in media
almeno fino a pagina 100. I lettori tra i 35 e i 45 anni sono
meno pazienti dei giovani e degli anziani. E comunque i
libri cosiddetti di business o i saggi ponderosi non li finisce
praticamente nessuno: anche un testo importante e molto
pubblicizzato come quello di Thomas Piketty (Il capitale
nel XXI secolo, 950 pagine) ha avuto un tasso di abbandono
vicino al 100 per cento (chissà se almeno sua moglie Julia
Cagé l’ha finito, comunque lei ne ha scritto uno di appena
122 pagine: brava).
E
allora, non appena ne avrò il coraggio, attaccherò
l’inquietante Albinati da 1.300 pagine. Ma posso fare
di più. Per esempio, ho qui anche un agile volumetto
di 3 mila pagine giuste giuste. Sono le opere di Shakespeare
edite da Bompiani. Ma c’è la traduzione a fronte, quindi
vale la metà. Ce la posso fare.
email: [email protected] - Posta: via Angelo Rizzoli 8, 20132 Milano - Blog: http://blog.oggi.it/direttore/
RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
diffusione:174381
tiratura:249918
24/03/2016
Pag. 35
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18
RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
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24/03/2016
Pag. 43
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19
RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
diffusione:237405
tiratura:336211
24/03/2016
Pag. 1 Ed. Roma
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
diffusione:237405
tiratura:336211
24/03/2016
Pag. 1 Ed. Roma
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
diffusione:237405
tiratura:336211
24/03/2016
Pag. 13 Ed. Roma
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
diffusione:49386
tiratura:65704
24/03/2016
Pag. 45
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
diffusione:295204
tiratura:398792
25/03/2016
Pag. 87 N.1462 - 25 marzo 2016
25/03/2016
Pag. 77 N.13 - 31 marzo 2016
diffusione:152528
tiratura:210541
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Premi
Strega a sorpresa
Da Albinati a Zeichen, i libri dei possibili candidati di quest’anno sono uno migliore
dell’altro. Con buona pace delle solite polemiche sulle manovre degli editori
di Mario Fortunato
Foto: P. Scavuzzo - Agf
B
Ma la polemica dei giorni scorsi appaISOGNERÀ PUR dare rare quest’anno fuori luogo per un motivo
gione a Stefano Petrocchi,
non solo di procedura, bensì di merito.
direttore della FondazioNegli ultimissimi anni, molti di noi vone Bellonci che presiede al
tanti abbiamo lamentato il livello modePremio Strega: sbadigli a
sto dei libri in concorso. Ci sono state
parte, la polemica dei giorni scorsi sul
recenti edizioni del Premio in cui votare
maggiore riconoscimento letterario itaera davvero un gesto di ottimismo. Al
liano sembra una polemica fuori fuoco
contrario, quest’anno i titoli che si ane, soprattutto, fuori tempo. L’accusa,
nunciano sembrano di tutto rispetto.
questa volta fatta propria da Gianluca
Cominciamo da quelli di sicuro in
Foglia, direttore editoriale della Feltriconcorso. “La scuola cattolica” di Edonelli, era la solita: il Premio è un meccaardo Albinati (Rizzoli) è un alluvionale
nismo truccato, non vince il libro miglioromanzo il cui maggior pregio non risiere, ma il gruppo editoriale più potente,
de certo nella sua mole: Albinati è un
quindi tanto vale non partecipare.
autore importante del nostro panorama
Quest’anno lo Strega festeggia i sete questo suo testo appare come il frutto
tanta (per l’occasione, la serata fnale
maturo di una vocazione solida, che
migrerà dal consueto Ninfeo di Villa
nulla ha mai concesso alle mode del
Giulia all’Auditorium di Roma) e certo
momento. C’è poi l’opera di un grande
di polemiche si è sempre nutrito. Gli
personaggio della scena letteraria italiaoltre quattrocento Amici della domenina,Vittorio Sermonti, che si presenta con
ca che hanno diritto di voto (sottoscrit“Se avessero” (Garzanti), rifessione e
to incluso) sono stati nel tempo oggetto
racconto di settant’anni di storia patria
di critiche e materia di dibattito: talvolattraverso le vicende proprie e della
ta si è parlato di voto di scambio, talalpropria famiglia. Ancora: “L’addio” di
tra di brogli e inciuci, altre ancora ci si
è accaniti sui criteri di
scelta dei libri. Anche chi
scrive non ha in passato
lesinato critiche: fatto
sta che il premio più ambito da autori & editori
rimane de facto il più
democratico per via
dell’estensione della sua
giuria. Inoltre, già dallo
scorso anno, il meccanismo di voto è stato ritoccato proprio per limitare i possibili brogli. Senza aggiungere che ormai
si può votare via Web,
riducendo a un numero
minimo le schede cartacee, più facili da contrabbandare.
Nicola Lagioia, vincitore del premio Strega 2015
Antonio Moresco (Giunti), un altro testo
di altissimo valore letterario, frmato da
uno degli scrittori di maggiore spessore
della scena odierna. E “La sumera” di
Valentino Zeichen (Fazi), opera seconda
nella narrativa di uno dei più signifcativi poeti italiani del nostro tempo. Einaudi e Bompiani non hanno ancora formalizzato la loro partecipazione, ma per la
casa di Torino circola il nome di Franco
Cordelli (autore di indubbio proflo letterario) e del suo “Una sostanza sottile”,
mentre la Bompiani, dopo avere valutato l’ipotesi di candidare un bravissimo
autore come Luca Doninelli con il suo
recente e straordinario “Le cose semplici”, sembrerebbe orientata a non partecipare alla gara.
Come non bastasse l’eccezionale qualità di libri e autori candidati o in odore
di candidatura, ecco anche qualche
novità sul versante delle case editrici.
Nel 2015 si è creato un meccanismo
grazie al quale i marchi più piccoli hanno la possibilità di arrivare con un proprio titolo almeno nella cinquina dei
finalisti, e quest’anno
ecco che si registra il debutto di un editore indipendente, per così dire,
fresco di stampa: La nave di Teseo che candida
“La femmina nuda” di
Elena Stancanelli.
Insomma, mai come
per le sue settanta primavere, il Premio Strega è sembrato in così
buona forma. Trattandosi di titoli e autori di
tale livello, chiunque
vincerà e con qualunque mezzo (avvelenamento escluso) avrà in
ogni caso meritato il
premio. n
31 marzo 2016
RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
diffusione:45760
tiratura:67653
25/03/2016
Pag. 32
25/03/2016
Pag. 8 N.12 - 30 marzo 2016
diffusione:107000
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UNOV
ALBINATI E IL SUO «GRANDE LIBRO»
Ma quando il pregiudizio
è "cristianofobo"
non si scandalizza nessuno
DI RENATO FARINA
I
L GIORNO DEI FUNERALI DEL POVERO LUCA VARANI, UCCÌSO perché ingaggiato ad un'orgia gay e forse resistente, la Stampa ha fatto due cose molto istruttive. Ha dedicato sacrosanta indignazione alla frase cretina del papa di u n o degli assassini del
ragazzo, il quale sostiene che la colpa è degli omosessuali e che il
figlio no, n o n può essere frodo, anche se era lì e ha a m m a z z a t o
Luca. Non si accusa così il m o n d o degli omosessuali, dice u n sarcastico pezzo in prima pagina, anzi è proprio il pregiudizio macho anti-gay la causa del male. Nelle pagine culturali si indica la
vera fonte del male, la causa perfetta dello schifo del m o n d o . Lo
si fa risalendo al delitto del Circeo, che è l'antecedente perfetto
di quello al quartiere Collatino di Roma. Il titolo è u n a sentenza:
"La scuola cattolica cova il delitto del Circeo".
Boris vorrebbe trovare qualcuno che accusasse di cristianofobia l'autore di u n titolo così, m a n o n accadrà, è impossibile,
sarebbe accusato di intolleranza, di voler occultare l'orrore della pedofilia ecclesiastica. Se qualcuno osasse invece titolare: "II
m o n d o gay cova il delitto del Collatino" sarebbe immediatamente impiccato pubblicamente per omofobia.
Sarebbe stato u n titolo sbagliato: ogni delitto è individuale,
esiste la libertà, la possibilità di dire di sì e di no al male, da ambienti omosessuali escono persone meravigliose e criminali infoiati sbucano dal seno di famiglie probe. Ma il rischio n o n esiste. Se per caso u n redattore distratto o suicida l'avesse messo in
pagina, n o n avrebbe passato n e p p u r e il primo filtro del caposervizio. Il redattore sarebbe stato spazzolato dal caporedattore, e
d e n u n c i a t o come reazionario e razzista all'Ordine dei giornalisti dal Comitato di redazione. Si d o m a n d a allora Boris: perché
invece si p u ò t r a n q u i l l a m e n t e leggere u n titolo che inforca com e u n a balla di paglia la scuola cattolica e la butta nel rogo?
Dov'è il popolo? E dove sono i laici?
Perché così va la cultura dominante, il suo codice non scritto ma
rigorosamente in voga. La Stampa oggi è la punta elegante e borghese perbene del tridente editoriale Repubblica-Stampa-SecoloXIX, l'aggregato spaventoso dell'editoria italiana che unisce con
sé altre decine di quotidiani locali, radio, siti internet eccetera. E
la Chiesa non ha nessuna voglia di difendersi, non vuole apparire
ipocrita, ed è comprensibile: tanti orrori sono accaduti nel silenzio e con la muta accettazione delle gerarchie. Ma mi chiedo per8 I 30 marzo 2016
SABATO LA STAMPA HA FATTO UN TITOLO
CHE È UNA SENTENZA: "LA SCUOLA
CATTOLICA COVA IL DELITTO DEL CIRCEO".
IMMAGINATE COSA SAREBBE SUCCESSO
SE INVECE AVESSE TITOLATO: " I L MONDO
GAY COVA IL DELITTO DEL COLLATINO"
che il popolo cristiano, che è ormai minoranza ma esiste, non difende il volto di sua madre, la Chiesa, da questi sfregi ossessivi e
gratuiti, una lapidazione senza tregua. E, visto che i cristiani non
possono, non sta bene, perché non intervengono i laici, i non credenti, per svelare la truffa culturale e informativa?
Torno al titolo: "La scuola cattolica cova il delitto del Circeo".
Si noti il tempo del verbo: presente. La chioccia lavora ancora in
mezzo a noi a produrre con pazienza mostri. Covare, incubare,
scaldare, il beccuccio dei rapaci del Circeo (Ghira, Izzo e Guido)
picchietta sul guscio, uscirono trent'anni fa per rapire, stuprare,
assassinare dal collegio San Leone Magno. Attenti, la scuola cattolica c'è ancora... Tutto per segnalare il libro di Edoardo Albinati, che ha 1.300 pagine e un titolo di tre parole: La scuola cattolica. Un po' come LevTolstoj, 1.300 pagine e un titolo di tre parole:
Guerra e pace. Da tre parole, i due scrittori (entrambi grandi:
Corriere della Sera scripsit) fanno scaturire il mondo intero. Per
Tolstoj è la Russia dell'invasione napoleonica, per Albinati è l'Italia della scuola cattolica dove, non a caso, studiarono i massacratori del Circeo (e lo stesso romanziere).
I critici letterari hanno sentenziato a proposito di Albinati:
«Non è un romanzo e non è un saggio. È un grande libro», più
o meno come scriverebbero di Guerra e pace. Non è un saggio,
non è un romanzo, e io non sono un critico letterario. Ma capisco di questo libro di Albinati, sicuramente grande e profondissimo, la grande operazione di marketing e di capacità di costruire
un mondo fasullo per tirargli le pietre.
Sull'Espresso, anch'esso parte dell'impero culturale Rep-StaSec, proponiamo questo titolo dedicato al delitto del Collatino:
"Del delitto di Roma non ricorderemo nulla". Sommario: "Così
scorderemo presto i due amici che hanno massacrato un essere
umano senza odiarlo". L'Arcigay sottoscrive.
TEMPI
RIZZOLI - Rassegna Stampa 29/03/2016
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43 articoli
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Albinati, anni '70 più veloci di oggi
Nuovo romanzo La scuola cattolica 1300 pagine dai '70 a oggi
(ANSA) - ROMA, 20 MAR - Il primo a essere sbalordito dalla ponderosità, 1.300 pagine, del suo nuovo romanzo, 'La scuola cattolica' (Rizzoli), e'
stato lo stesso autore: Edoardo Albinati. "Sapevo che sarebbe stato un lungo romanzo, pensavo di 6-700 pagine. Poi, quando alla fine ho visto che
erano oltre 1.300 pagine - ne ho scartate alcune - mi sono stupito" dice all'ANSA Albinati. La giovinezza, la religione, il sesso, la borghesia, l'innocenza
perduta: nove anni per scriverlo, è il romanzo di una vita nel senso che "racconta un'intera vita che non è la mia ma quella della generazione nata tra il '56
e il '60" spiega lo scrittore tra i protagonisti di 'Libri come', la festa del libro all'Auditorium Parco della Musica di Roma.
Pensiamo di vivere nella società della velocità ma "la realtà degli anni '70 era molto più veloce. Nasceva un gruppo musicale, faceva quattro dischi in
quattro anni e poi spariva. La guerra finiva in sei giorni. Oggi la giovinezza dura di più, le guerre durano all'infinito, i gruppi musicali durano 30 anni".
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0A 30C20A 0Calbinati0Eanni0E70A 0Epiu0Eveloci0Edi0Eoggi0I9fc40A f150E93ea0E4b8c0E92c50E5a0A 25d0A f70A 9a0Bhtml/story01.htm
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Albinati, anni '70 più veloci di oggi
(ANSA) - ROMA, 20 MAR - Il primo a essere sbalordito dalla ponderosità, 1.300 pagine, del suo nuovo romanzo, 'La scuola cattolica' (Rizzoli), e'
stato lo stesso autore: Edoardo Albinati. "Sapevo che sarebbe stato un lungo romanzo, pensavo di 6-700 pagine. Poi, quando alla fine ho visto che
erano oltre 1.300 pagine - ne ho scartate alcune - mi sono stupito" dice all'ANSA Albinati. La giovinezza, la religione, il sesso, la borghesia, l'innocenza
perduta: nove anni per scriverlo, è il romanzo di una vita nel senso che "racconta un'intera vita che non è la mia ma quella della generazione nata tra il '56
e il '60" spiega lo scrittore tra i protagonisti di 'Libri come', la festa del libro all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Pensiamo di vivere nella società
della velocità ma "la realtà degli anni '70 era molto più veloce. Nasceva un gruppo musicale, faceva quattro dischi in quattro anni e poi spariva. La guerra
finiva in sei giorni. Oggi la giovinezza dura di più, le guerre durano all'infinito, i gruppi musicali durano 30 anni".
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http://www.bresciaoggi.it/home/spettacoli/albinati-anni-70-pi%C3%B9-veloci-di-oggi-1.4730558
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Albinati, anni '70 più veloci di oggi
ROMA, 20 MAR - Il primo a essere sbalordito dalla ponderosità, 1.300 pagine, del suo nuovo romanzo, 'La scuola cattolica' (Rizzoli), e' stato lo
stesso autore: Edoardo Albinati. "Sapevo che sarebbe stato un lungo romanzo, pensavo di 6-700 pagine. Poi, quando alla fine ho visto che erano oltre
1.300 pagine - ne ho scartate alcune - mi sono stupito" dice all'ANSA Albinati. La giovinezza, la religione, il sesso, la borghesia, l'innocenza perduta:
nove anni per scriverlo, è il romanzo di una vita nel senso che "racconta un'intera vita che non è la mia ma quella della generazione nata tra il '56 e il '60"
spiega lo scrittore tra i protagonisti di 'Libri come', la festa del libro all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Pensiamo di vivere nella società della
velocità ma "la realtà degli anni '70 era molto più veloce. Nasceva un gruppo musicale, faceva quattro dischi in quattro anni e poi spariva. La guerra finiva
in sei giorni. Oggi la giovinezza dura di più, le guerre durano all'infinito, i gruppi musicali durano 30 anni".
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/spettacolo/727997/A lbinati--anni--70-piu.html
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Albinati, anni '70 più veloci di oggi
(ANSA) - ROMA, 20 MAR - Il primo a essere sbalordito dalla ponderosità, 1.300 pagine, del suo nuovo romanzo, 'La scuola cattolica' (Rizzoli), e'
stato lo stesso autore: Edoardo Albinati. "Sapevo che sarebbe stato un lungo romanzo, pensavo di 6-700 pagine. Poi, quando alla fine ho visto che
erano oltre 1.300 pagine - ne ho scartate alcune - mi sono stupito" dice all'ANSA Albinati. La giovinezza, la religione, il sesso, la borghesia, l'innocenza
perduta: nove anni per scriverlo, è il romanzo di una vita nel senso che "racconta un'intera vita che non è la mia ma quella della generazione nata tra il '56
e il '60" spiega lo scrittore tra i protagonisti di 'Libri come', la festa del libro all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Pensiamo di vivere nella società
della velocità ma "la realtà degli anni '70 era molto più veloce. Nasceva un gruppo musicale, faceva quattro dischi in quattro anni e poi spariva. La guerra
finiva in sei giorni. Oggi la giovinezza dura di più, le guerre durano all'infinito, i gruppi musicali durano 30 anni".
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http://www.larena.it/home/spettacoli/albinati-anni-70-pi%C3%B9-veloci-di-oggi-1.4730554
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Albinati, anni '70 più veloci di oggi
17:16 (ANSA) - ROMA - Il primo a essere sbalordito dalla ponderosità, 1.300 pagine, del suo nuovo romanzo, 'La scuola cattolica' (Rizzoli), e' stato
lo stesso autore: Edoardo Albinati. "Sapevo che sarebbe stato un lungo romanzo, pensavo di 6-700 pagine. Poi, quando alla fine ho visto che erano
oltre 1.300 pagine - ne ho scartate alcune - mi sono stupito" dice all'ANSA Albinati. La giovinezza, la religione, il sesso, la borghesia, l'innocenza
perduta: nove anni per scriverlo, è il romanzo di una vita nel senso che "racconta un'intera vita che non è la mia ma quella della generazione nata tra il '56
e il '60" spiega lo scrittore tra i protagonisti di 'Libri come', la festa del libro all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Pensiamo di vivere nella società
della velocità ma "la realtà degli anni '70 era molto più veloce. Nasceva un gruppo musicale, faceva quattro dischi in quattro anni e poi spariva. La guerra
finiva in sei giorni. Oggi la giovinezza dura di più, le guerre durano all'infinito, i gruppi musicali durano 30 anni".
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Albinati, anni '70 più veloci di oggi
(ANSA) - ROMA, 20 MAR - Il primo a essere sbalordito dalla ponderosità, 1.300 pagine, del suo nuovo romanzo, 'La scuola cattolica' (Rizzoli), e'
stato lo stesso autore: Edoardo Albinati. "Sapevo che sarebbe stato un lungo romanzo, pensavo di 6-700 pagine. Poi, quando alla fine ho visto che
erano oltre 1.300 pagine - ne ho scartate alcune - mi sono stupito" dice all'ANSA Albinati. La giovinezza, la religione, il sesso, la borghesia, l'innocenza
perduta: nove anni per scriverlo, è il romanzo di una vita nel senso che "racconta un'intera vita che non è la mia ma quella della generazione nata tra il '56
e il '60" spiega lo scrittore tra i protagonisti di 'Libri come', la festa del libro all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Pensiamo di vivere nella società
della velocità ma "la realtà degli anni '70 era molto più veloce. Nasceva un gruppo musicale, faceva quattro dischi in quattro anni e poi spariva. La guerra
finiva in sei giorni. Oggi la giovinezza dura di più, le guerre durano all'infinito, i gruppi musicali durano 30 anni".
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La rovina dei maschi
Tra diario generazionale, delitto del Circeo e memoria, Edoardo Albinati racconta in oltre mille pagine come gli uomini hanno cominciato a non capire
più nulla. Dell'altra e di se stessi
Che cos'è un maschio? È la domanda a cui si incarica di rispondere Edoardo Albinati in La scuola cattolica, romanzo di 1300 pagine, ipnotico e
seducente, incardinato intorno all'inesplicabile massacro del Circeo. Nel settembre 1975 tre ragazzi di vent'anni rapirono e seviziarono per quarantott'ore
due coetanee, una delle quali morì. Le ritrovarono nel bagagliaio di una 127, parcheggiata in via Pola, nel quartiere Trieste. QT nel libro di Albinati, che
secondo le indicazioni trovate in un racconto di De Amicis fa di quegli incroci e quella popolazione il centro della sua storia, il motore della memoria. I tre
colpevoli erano ex allievi del liceo San Leone Magno di Roma, La scuola cattolica del titolo, la stessa di Albinati: Angelo Izzo, Andrea Ghira, che lo
scrittore chiama Legionario, e Gianni Guido, Subdued. Maschi, borghesi. Non ci sono femmine in quelle aule, solo preti e ragazzini della buona borghesia
romana. Figli di medici, avvocati, ingegneri. Con madri bellissime e fragili, ville al mare, donne di servizio, nevrosi di vario genere e corpi allenati dal
nuoto e la palestra. Vispi, desideranti, preoccupati di qualsiasi goffaggine possa sollevare dubbi sulla loro virilità. «Il vero contrario della mascolinità non
era la femminilità bensì l'omosessualità: un confine pericoloso. L'ideale mascolino era definibile in negativo: l'esatto opposto di un uomo non era una
donna, ma un frocio». Maschi, borghesi, e nati a metà degli anni Cinquanta, cresciuti in pantaloni corti e catapultati in un'adolescenza imprevedibile:
donne spudorate, sesso sganciato da matrimonio e procreazione, promiscuo. Un sesso che per la sua disponibilità diventa però performativo, e quindi un
po' ansiogeno. Quei maschi lì hanno una specificità storica e antropologica: non ci hanno capito niente. Si sono ritrovati nel paese dei balocchi e hanno
perso la testa. Alcuni si sono salvati, si sono sposati, hanno avuto figli. Nonostante l'amore, che si è rivelato la tomba del matrimonio. Nonostante
l'ossessione per la felicità e la convinzione che se ne abbia diritto. Ma hanno dovuto imparare la cosa più difficile, per un maschio: maneggiare la violenza,
riconoscere la differenza tra consenso e dissenso, sapersi fermare. «E allora cosa ci rimane? Rimane solo di possedere le donne brutalmente. Di
disprezzarle. Solo così un maschio potrebbe sentirsi al sicuro dal rischio di effeminatezza. Disprezzando ciò che desidera. Ma è una cosa tanto triste...
tanto volgare…», pontifica il professore di educazione. Rischiando di esser preso in parola.
Edoardo Albinati, La scuola cattolica, Rizzoli, 22 euro
L'AMORE NON C'ENTRA «Il matrimonio è stato messo a repentaglio dall'amore (...) Quando l'amore non c'era affatto, il matrimonio non perdeva
nulla per strada, semmai acquisiva qualcosa attraverso la consuetudine e la dimestichezza. L'amore è una forza necessaria ma destabilizzante, capricciosa
e incontrollabile, e la convinzione che si abbia diritto alla felicità (...) conduce alla frustrazione. Il matrimonio è la tomba dell'amore solo nel caso vi sia
qualcosa da uccidere: altrimenti prevale in esso un aspetto funzionale, pratico, sociale, protettivo, procreativo. Ecco perché è esemplare del modello di
vita borghese: in esso agisce fortissima l'aspirazione al riconoscimento. Dunque si potrebbe invertire il detto: l'amore è la tomba del matrimonio». E.S.
(21 marzo 2016)Riproduzione riservata
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CAFONALINO - ALL'AUDITORIUM BARICCO, SITI, CAMILLERI, VELTRONI, CORRIAS,
PENNACCHI PROVANO A RACCONTARE ROMA - CAMILLERI: “UNA CITTA’ SPORCA E
DECADUTA. E I ROMANI SONO DIVENTATI PIU’ IRASCIBILI” - PENNACCHI: “ALLA
SINISTRA NON SERVE UN NUOVO RENZI MA UN NUOVO MARX”
Il magistrato ex assessore Sabella: “Roma non è una città mafiosa ma è una città corrotta" - L'ex direttore del Corriere della Sera De Bortoli: “Milano è
una città di poteri plurali che hanno surrogato la debolezza della politica, a Roma, invece, tutto questo non c'è. Mi interrogherei sulla classe dirigente
capitolina”...
pierluigi battista e antonio pennacchi
Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Francesco Persili per Dagospia
«La città in cui mi sono sentito immediatamente a casa è Il Cairo. Lì ho conosciuto persone ben diverse da quei luridi assassini che hanno ucciso il nostro
compatriota ricercatore Giulio Regeni».
andrea camilleri (4)
Il giro del mondo di Andrea Camilleri parte dalla capitale egiziana («Sono certo di avere antenati cammellieri», cognomen omen) passa da Parigi («una
grande delusione»), Dublino («Un pezzo di Napoli portato in Irlanda»), Vigata, la Macondo del commissario Montalbano, e approda a Roma.
La settima edizione di “Libri come”, la festa del libro e della lettura che ha portato oltre 20 mila persone nel fine-settimana all'Auditorium, scivola via tra i
racconti e le suggestioni offerte dal tema scelto quest'anno: “Roma e le altre (città):
pino corrias
«Quando arrivai nel '49 – ricorda lo scrittore siciliano - questa era una città aperta, magica». L'amicizia col pittore Mario Mafai, lo sguardo metafisico di
Alberto Savinio («il brutto addormentato nel basco»), i colori dell'amarcord dalla terrazza del Pincio. «Oggi Roma la trovo molto decaduta, è una città
sporca e i romani sono diventati più irascibili. Fare il sindaco della Capitale è la cosa più difficile del mondo».
marino sinibaldi walter veltroni ferruccio de bortoli
Se Roma piange, Milano ride. È il destino incrociato delle due più grandi città italiane: ogni volta che una metropoli ha dato un'immagine positiva di sé,
l'altra era in crisi, e viceversa. Ai 5 anni «più brillanti e gentili della recente storia politica» di Milano (copy Michele Serra) fa da pendant il marciume di
Mafia capitale. Sotto la Madonnina si festeggia l'Expo, all'ombra del Cupolone avvizzisce «una borghesia che si va imborgatando», per dirla con Walter
Siti.
nicola lagioia
«Milano è una città di poteri plurali che hanno surrogato la debolezza della politica, a Roma, invece, tutto questo manca. Mi interrogherei sulla classe
dirigente capitolina», rimarca l'ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, che aggiunge: «La differenza tra le due città è anche
infrastrutturale».
«Dieci anni fa i ruoli erano capovolti, Letizia Moratti mi chiamò ad illustrare il modello Roma», fa notare l'ex sindaco della Capitale Veltroni che riflette
sulle dimensioni extra-large della Città Eterna («grande come Parigi, Berlino, Bruxelles e Stoccolma messe insieme») che «dovrebbe avere dieci volte le
risorse di Milano».
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21/03/2016
marino sinibaldi con andrea camilleri
L'uomo della legalità si scaglia contro la logica del fancazzismo che regna(va) in Comune e la mancanza di anticorpi nella società civile: «Trovo
inquietante che molte persone si siano rese conto che a Roma esiste la mafia dopo il funerale di Vittorio Casamonica». Marino? «Avrebbe dovuto
dotarsi, sin dall'inizio, di una squadra forte e competente anche a livello burocratico. Vuoi fare il marziano a Roma, fallo! Ma non basta la bici, devi
arrivare con l'astronave».
Una città offre infiniti e inediti punti di vista. Tutti hanno un pezzo di Roma da raccontare in soggettiva. L'attore Marco Bocci, il commissario Scialoja
della serie tv “Romanzo Criminale”, nel suo primo romanzo scrive: «A Tor Bella Monaca c'è sempre qualcuno più furbo di te». Non ci voleva “Scialoja”
per scoprirlo.
gazebo il conduttore diego bianchi
Edoardo Albinati, autore di un poderoso volume che si snoda per le vie e le atmosfere del quartiere Trieste, denuncia la sua difficoltà nel definire i
confini di Roma Nord. Nonostante gli innumerevoli tentativi, l'enigma resta irrisolto.
Una città è anche una geografia di memorie. Il Foro Italico, Cinecittà, la Città Universitaria, il Colosseo Quadrato, il falansterio di viale XXI Aprile di
“Una giornata particolare” di Scola: l'editorialista del Corriere della Sera, Pierluigi Battista, rievoca i pellegrinaggi col padre fascista tra le reliquie
urbanistiche del ventennio («L'Eur non mi è mai piaciuto e non mi piace neanche adesso») e la damnatio memoriae a cui sono state consegnate
architetture e opere del periodo mussoliniano, che fanno parte, invece, della nostra storia nazionale.
francesco piccolo con edoardo albinati federica angeli
«Il sentimento della storia può essere colto solo attraverso il romanzo», scandisce il “fasciocomunista” Antonio Pennacchi, che scodella il mito fondativo
della nuova Latina (con citazione d'obbligo per “Big Boss”, detto così per il suo pene lunghissimo) piccona l'intellighenzia fighetta che in passato lo ha
accusato di parlar bene del fascismo e radiografa la politica al tempo della crisi delle ideologie.
pierluigi battista antonio pennacchi
«Oggi destra e sinistra non hanno più visione strategica. Quello che serve non è un nuovo Renzi ma un nuovo Marx. A Roma voterei Giachetti ma la crisi
della Capitale è profonda – prosegue lo scrittore di Latina - Amministrare una città non significa pensare solo alle buche e alla monnezza. Il problema è
costruire un'idea di città per i prossimi 50 anni».
filippo sensi
Come si uscirà da questa crisi epocale? «Non faccio il filosofo, io scrivo romanzi ma sono convinto che la soluzione non sta nelle risposte reazionarie di
chi dice no a tutto (no all'industria, no alle trivelle) ma nelle stelle, nella conquista dello spazio. Chi lo farà? Che cazzo ne so, io racconto storie…». Le
stelle. Lo spazio. Mentre qui si fa ancora fatica a trovare i confini di Roma Nord.
alfonso sabella fausto brizzi alfonso sabella e federica angeli fabio canino alessandro baricco e christian salmon andrea camilleri (1)
alessandro baricco christian salmon e l interprete francesca ciotti andrea camilleri (2) alfonso sabella federica angeli alessandro baricco
marino sinibaldi alessandro baricco andrea camilleri (3) andrea camilleri e marino sinibaldi fabio canino sophie kinsella e annalena
benini gazebo fabio canino (2) fausto brizzi (2) oliviero beha pino corrias andrea camilleri aurelio regina la moglie carla e roberto
morassut antonio pennacchi antonio pennacchi intervistato atticus lish carla e aurelio regina fabio canino e sophie kinsella dsc 3661
elena stancanelli fabio canino sophie kinsella emilio sturla furno gazebo la vignetta flavia perina gazebo (2) gazebo la band gazebo
marco dambrosio makkox gazebo vignetta di makkox francesco piccolo edoardo albinati gazebo marco damilano gazebo diego bianchi
giancarlo de cataldo carlo bonini lisa iotti olga d antona roberto morassut giancarlo de cataldo intervistato ferruccio de bortoli walter
veltroni filippo sensi rosa polacco fabio canino sophie kinsella annalena benini
pierluigi battista e antonio pennacchi (2) giordano tedoldi marino sinibaldi organizzatore della manifestazione jose ramon dosal noriega
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«Roma non riesce fino in fondo ad essere una città corrotta: troppi impiegati», sosteneva Flaiano a metà del secolo scorso. I tempi sono cambiati e arriva
il j'accuse del magistrato ex assessore Alfonso Sabella: «Roma è una città molto più corrotta di quanto sia mafiosa. La mafia non controlla il territorio
come avviene in tante altre realtà del sud ma trova la sua linfa vitale dalla corruzione».
http://www.dagospia.com/rubrica-6/cafonalino/cafonalino-all-auditorium-baricco-siti-camilleri-veltroni-corrias-121037.htm
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programma della manifestazione roberta petronio laura melidoni micole corrias silvia chiarantini luisa morgantini alessandra cinquemani
rosetta camilleri rosetta dello siesto moglie di andrea camilleri lorenzo fazio pino corrias lorenzo fazio pino corrias berta zezza riccardo
rossi e micole corrias lorenzo fazio ludina barzini marino sinibaldi marino sinibaldi walter veltroni e ferruccio de bortoli stefano feltri
nicola lagioia giordano tedoldi elena stancanelli simona marchini nicola lagioia e atticus lish riccardo rossi (2) pubblico alla sala petrassi
per andrea camilleri riccardo rossi sophie kinsella
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Edoardo Albinati, anni '70 più veloci di oggi
Nuovo romanzo La scuola cattolica 1300 pagine dai '70 a oggi
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EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA (RIZZOLI, PP 1300, EURO 22). Il primo a essere sbalordito dalla ponderosità, 1.300
pagine, del suo nuovo romanzo, 'La scuola cattolica' (Rizzoli), e' stato lo stesso autore: Edoardo Albinati. "Sapevo che sarebbe stato un lungo
romanzo, pensavo di 6-700 pagine. Poi, quando alla fine ho visto che erano oltre 1.300 pagine - ne ho scartate alcune - mi sono stupito" dice all'ANSA
Albinati.
La giovinezza, la religione, il sesso, la borghesia, l'innocenza perduta: nove anni per scriverlo, è il romanzo di una vita nel senso che "racconta un'intera
vita che non è la mia ma quella della generazione nata tra il '56 e il '60. Quelli che ora hanno tra i 55 e i 60 anni" spiega lo scrittore tra gli attesi
protagonisti di 'Libri come', la festa del libro all'Auditorium Parco della Musica di Roma, che si conclude stasera.
Pensiamo di vivere nella società della velocità a tutti i costi ma "la realtà degli anni Settanta era molto più veloce di adesso. Nasceva un gruppo musicale,
faceva quattro dischi in quattro anni e poi spariva. La guerra finiva in sei giorni. Oggi la giovinezza dura di più, le guerre durano all'infinito, i gruppi
musicali durano 30 anni. La frenesia e le novità di quegli anni, non lo dico nostalgicamente, ma come dato di fatto, non ci sono adesso. Oggi c'è più ansia
e rapidità nelle cose ma non nell'accadere" dice Albinati, che ha sessant'anni, figli ventenni, e nel libro racconta, mescolando personaggi veri con figure
romanzesche, una scuola privata di Roma, la San Leone Magno con classi tutte maschili, un quartiere residenziale ma anche l'accelerazione di quegli anni
e l'emozione dell'uscita di un disco, di un film, di un libro.
E fa anche un'ipotesi storiografica: "Il 1975 è stato un anno cruciale in cui si sono scontrate due temporalità: il passato e il futuro e hanno creato
un'eruzione di cose positive e poi omicidi, violenze e soprusi. Ho fatto una lista dei film usciti in quell'anno che fa paura confrontata con quella di quando
mio figlio aveva 18 anni".
L'Italia "paese molto arretrato e molto sperimentale viveva contraddizioni enormi - racconta Albinati - nelle famiglie, nella società. Le ragazze potevano
essere come quelle di oggi o come quelle del '45. La classe borghese, da cui vengono i personaggi del libro, viveva contemporaneamente i valori
tradizionali e la loro negazione. Potevi trovare tutto e il contrario di tutto. Qualsiasi cosa era estrema perchè conviveva con il suo opposto", dice lo
scrittore, nato nel 1956 che da oltre vent'anni lavora come insegnante nel penitenziario di Rebibbia, un'esperienza che ha raccontato in 'Maggio
selvaggio'.
Lo sfondo è il delitto del Circeo del'75 e quello che è accaduto nel 2005, quando Angelo Izzo in libertà vigilata ha ammazzato altre due donne, è stato
l'impulso per Albinati di tornare a scrivere. "Qualcosa che pensavo morto e sepolto è riaffiorato. Allora, mi sono detto, la storia non è conclusa.
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Data Pubblicazione
22/03/2016
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Volevo chiudere per sempre e sigillare quella parabola che è quella di tutti quegli anni".
Oltre ad aver sperimentato quello che racconta, Albinati si è ampiamente documentato, ha approfondito, si è appassionato del mondo che troviamo in
questo libro ch può essere letto in tanti modi. Così ne 'La scuola cattolica' lo scrittore si rivolge al lettore e lo invita ad andare avanti se si è stufato delle
pagine sulla famiglia, sulla borghesia. "Si può leggere per argomenti e non soltanto per cronologia anche se alcune storie e personaggi li porto fino
all'oggi". Il libro si apre con il ritratto del genietto della scuola che è il coprotagonista con Edoardo e finisce con la messa di Natale del 2015.
Per 'La scuola cattolica' sembra vicina la candidatura al Premio Strega 2016 dopo che Raffaele La Capria si è dichiarato sostenitore del libro. L'editore
ha tempo fino al 1 aprile per ufficializzarla e Albinati chiarisce: "se l'editore sarà convinto io lo seguo ma ancora i giochi sono aperti. Non ho nulla contro i
premi ma questo non è il libro scritto per lo Strega ma caso mai il romanzo che va allo Strega".(ANSA).
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Accademia del Cinema: Candidature Premi David di Donatello 2016
Gian Luigi Rondi, Presidente dell'Accademia del Cinema Italiano ha comunicatole candidature della 60a edizione dei Premi David di
Donatello. La cerimonia di premiazione si terrà lunedì 18 aprile.
L'Accademia del Cinema italiano ha reso note le candidature ai Premi David di Donatello 2016, votate dal 28 febbraio al 10 marzo 2016 dai
1345 componenti della Giuria dell'Accademia e trasmesse ufficialmente dallo Studio Notarile Marco Papi. Le ha comunicate, nell'incontro con la
stampa, Gian Luigi Rondi, Presidente dell'Accademia, sottolineando la presenza di alcuni ex-aequo.La cerimonia di premiazione si terrà lunedì
18 aprile.
Di seguito le candidature in ordine alfabetico:
MIGLIOR FILM
Fuocoammare – prodotto da 21uno Film, Stemal Entertainment, Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, LesFilms d'Ici con Arte France Cinéma
per la regia di Gianfranco ROSI
Il racconto dei racconti – Tale of Tales – prodotto da Archimede, Rai Cinema per la regia di Matteo GARRONE
Non essere cattivo – prodotto da Paolo BOGNA, Simone ISOLA e Valerio MASTANDREA per Kimera Film, con Rai Cinema e Taodue
Film, produttore associato Pietro VALSECCHI, in collaborazione con Leone Film Group per la regia di Claudio CALIGARI
Perfetti sconosciuti– prodotto da Medusa Film per la regia di Paolo GENOVESE
Youth – La giovinezza – prodotto da Nicola GIULIANO, Francesca CIMA, Carlotta CALORI per Indigo Film per la regia di Paolo
SORRENTINO
MIGLIORE REGISTA
Gianfranco ROSI (Fuocoammare)
Matteo GARRONE (Il racconto dei racconti – Tale of Tales)
Claudio CALIGARI (Non essere cattivo)
Paolo GENOVESE (Perfetti sconosciuti)
Paolo SORRENTINO (Youth – La giovinezza)
MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE
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Data Pubblicazione
22/03/2016
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Carlo LAVAGNA (Arianna)
Adriano VALERIO (Banat – Il viaggio)
Piero MESSINA (L'attesa)
Gabriele MAINETTI (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Fabio BONIFACCI, Francesco MICCICHÉ (Loro chi?)
Alberto CAVIGLIA (Pecore in erba)
MIGLIORE SCENEGGIATURA
Edoardo ALBINATI, Ugo CHITI, Matteo GARRONE, Massimo GAUDIOSO (Il racconto dei racconti – Tale of Tales)
Nicola GUAGLIANONE, MENOTTI (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Claudio CALIGARI, Giordano MEACCI, Francesca SERAFINI (Non essere cattivo)
Filippo BOLOGNA, Paolo COSTELLA, Paolo GENOVESE, Paola MAMMINI, Rolando RAVELLO (Perfetti sconosciuti)
Paolo SORRENTINO (Youth – La giovinezza)
MIGLIORE PRODUTTORE
21uno Film, Stemal Entertainment, Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, LesFilms d'Ici con Arte France Cinéma (Fuocoammare)
Archimede, Rai Cinema (Il racconto dei racconti – Tale of Tales)
Gabriele MAINETTI per GoonFilms, Rai Cinema (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Paolo BOGNA, Simone ISOLA e Valerio MASTANDREA per Kimera Film, con Rai Cinema e Taodue Film, produttore associato
Pietro VALSECCHI, in collaborazione con Leone Film Group
(Non essere cattivo)
Nicola GIULIANO, FrancescaCIMA, Carlotta CALORI per Indigo Film (Youth – La giovinezza)
MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA
àstrid BERGÈS-FRISBEY (Alaska)
Paola CORTELLESI (Gli ultimi saranno ultimi)
Sabrina FERILLI (Io e lei)
Juliette BINOCHE (L'attesa)
Ilenia PASTORELLI (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Valeria GOLINO (Per amor vostro)
Anna FOGLIETTA (Perfetti sconosciuti)
MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA
Claudio SANTAMARIA (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Alessandro BORGHI (Non essere cattivo)
Luca MARINELLI (Non essere cattivo)
Marco GIALLINI (Perfetti sconosciuti)
Valerio MASTANDREA (Perfetti sconosciuti)
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Piera DEGLI ESPOSTI (Assolo)
Antonia TRUPPO (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Elisabetta DE VITO (Non essere cattivo)
Sonia BERGAMASCO (Quo vado?)
Claudia CARDINALE (Ultima fermata)
MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA
Valerio BINASCO (Alaska)
Fabrizio BENTIVOGLIO (Gli ultimi saranno ultimi)
Giuseppe BATTISTON (La felicità è un sistema complesso)
Luca MARINELLI (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Alessandro BORGHI (Suburra)
MIGLIORE AUTORE DELLA FOTOGRAFIA
Peter SUSCHITZKY (Il racconto dei racconti – Tale of Tales)
Michele D'ATTANASIO (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Maurizio CALVESI (Non essere cattivo)
Paolo CARNERA (Suburra)
Luca BIGAZZI (Youth – La giovinezza)
MIGLIORE MUSICISTA
Alexandre DESPLAT (Il racconto dei racconti – Tale of Tales)
Ennio MORRICONE (La corrispondenza)
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MIGLIORE CANZONE ORIGINALE
“TORTA DI NOI” musica, testi e interpretazione di Niccolò CONTESSA
(La felicità è un sistema complesso)
“A CUOR LEGGERO” musica, testi e interpretazione di Riccardo SINIGALLIA
(Non essere cattivo)
“PERFETTI SCONOSCIUTI” musica di BUNGARO e Cesare CHIODO testi e interpretazione di Fiorella MANNOIA
(Perfetti sconosciuti)
“LA PRIMA REPUBBLICA” musica, testi e interpretazione di Luca MEDICI (Checco ZALONE)
(Quo vado?)
“SIMPLE SONG #3” musica e testi di David LANG interpretata da Sumi JO
(Youth – La giovinezza)
MIGLIORE SCENOGRAFO
Dimitri CAPUANI, Alessia ANFUSO (Il racconto dei racconti – Tale of Tales)
Maurizio SABATINI (La corrispondenza)
Massimiliano STURIALE (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Giada CALABRIA (Non essere cattivo)
Paki MEDURI (Suburra) – Paki Meduri sarebbe entrato in cinquina anche per il film Alaska, ma da Regolamento viene candidato solo
per il film più votato.
Ludovica FERRARIO (Youth – La giovinezza)
MIGLIORE COSTUMISTA
Massimo CANTINI PARRINI (Il racconto dei racconti – Tale of Tales)
Gemma MASCAGNI (La corrispondenza)
Mary MONTALTO (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Chiara FERRANTINI (Non essere cattivo)
Carlo POGGIOLI (Youth – La giovinezza)
MIGLIORE TRUCCATORE
Gino TAMAGNINI, Valter CASOTTO, Luigi D'ANDREA, Leonardo CRUCIANO (Il racconto dei racconti – Tale of Tales)
Enrico IACOPONI (La corrispondenza)
Giulio PEZZA (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Lidia MINÌ (Non essere cattivo)
Maurizio SILVI (Youth – La giovinezza)
MIGLIORE ACCONCIATORE
Francesco PEGORETTI (Il racconto dei racconti – Tale of Tales)
Elena GREGORINI (La corrispondenza)
Angelo VANNELLA (Lo chiamavano JeegRobot)
Sharim SABATINI (Non essere cattivo)
Aldo SIGNORETTI (Youth – La giovinezza)
MIGLIORE MONTATORE
Jacopo QUADRI (Fuocoammare)
Andrea MAGUOLO con la collaborazione di Federico CONFORTI (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Consuelo CATUCCI (Perfetti sconosciuti)
Patrizio MARONE (Suburra)
Cristiano TRAVAGLIOLI (Youth – La giovinezza)
MIGLIOR FONICO DI PRESA DIRETTA
Maricetta LOMBARDO (Il racconto dei racconti – Tale of Tales)
Valentino GIANNÌ (Lo chiamavano JeegRobot)
Angelo BONANNI (Non essere cattivo)
Umberto MONTESANTI (Perfetti sconosciuti)
Emanuele CECERE (Youth – La giovinezza)
MIGLIORI EFFETTI DIGITALI
EDI – Effetti Digitali Italiani (Game Therapy)
Makinarium (Il racconto dei racconti – Tale of Tales)
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Michele BRAGA, Gabriele MAINETTI (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Paolo VIVALDI con la collaborazione di Alessandro SARTINI (Non essere cattivo)
David LANG (Youth – La giovinezza)
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Chromatica (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Visualogie (Suburra)
Peerless (Youth – La giovinezza)
MIGLIOR DOCUMENTARIO DI LUNGOMETRAGGIO
HARRY'S BAR di Carlotta CERQUETTI
I BAMBINI SANNO di Walter VELTRONI
LOUISIANA (The OtherSide) di Roberto MINERVINI
REVELSTOKE. UN BACIO NEL VENTO di Nicola MORUZZI
S IS FOR STANLEY (Trentanni dietro al volante per Stanley Kubrick) di Alex INFASCELLI
MIGLIOR FILM DELL'UNIONE EUROPEA
45 ANNI di Andrew HAIGH (Teodora Film)
DIO ESISTE E VIVE A BRUXELLES di Jaco VAN DORMAEL (I WonderPictures )
IL FIGLIO DI SAUL di Laszlo NEMES (Teodora Film)
PERFECT DAY di Fernando LEON DE ARAGONA (Teodora Film)
THE DANISH GIRL di Tom HOOPER (Universal Pictures
MIGLIOR FILM STRANIERO
CAROL di Todd HAYNES (Lucky Red)
IL CASO SPOTLIGHT di Tom McCARTHY (BIM)
IL PONTE DELLE SPIE di Steven SPIELBERG (20th Century Fox )
INSIDE OUT di Pete DOCTER e Ronnie DEL CARMEN (Walt Disney Pictures)
REMEMBER di Atom EGOYAN (BIM)
L'apposita Giuria, composta da Andrea Piersanti, Presidente, Francesca Calvelli, Enzo Decaro, Leonardo Diberti, Paolo Fondato, Enrico
Magrelli, Lamberto Mancini, Mario Mazzetti, Paolo Mereghetti, comunica le cinquine del miglior cortometraggio.
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
A METà LUCE di Anna Gigante
BELLISSIMA di Alessandro Capitani
DOVE L'ACQUA CON ALTRA ACQUA SI CONFONDE di Gianluca Mangiasciutti e Massimo Loi
LA BALLATA DEI SENZATETTO di Monica Manganelli
PER ANNA di Andrea Zuliani
DAVID GIOVANI
ALASKA di Claudio Cupellini
GLI ULTIMI SARANNO ULTIMI di Massimiliano Bruno
LA CORRISPONDENZA di Giuseppe Tornatore
NON ESSERE CATTIVO di Claudio Caligari
QUO VADO di Gennaro Nunziante
Photo Credits: Twitter
http://velvetcinema.it/2016/03/22/candidature-premi-david-di-donatello-2016/
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“La scuola cattolica”: un capitolo dal romanzo di Albinati
Novità
Mescolando personaggi veri con figure romanzesche, Albinati costruisce una narrazione che affronta i grandi quesiti della vita e del tempo, e mostra il
rovescio delle cose. Su ilLibraio.it un capitolo da "La scuola cattolica"
Roma, anni Settanta: un quartiere residenziale, una scuola privata. Sembra che nulla di significativo possa accadere, eppure, per ragioni misteriose, in
poco tempo quel rifugio di persone rispettabili viene attraversato da una ventata di follia senza precedenti; appena lasciato il liceo, alcuni ex alunni si
scoprono autori di uno dei più clamorosi crimini dell'epoca, il Delitto del Circeo. Edoardo Albinati era un loro compagno di scuola e per quarant'anni ha
custodito i segreti di quella “mala educación”. Ora li racconta guardandoli come si guarda in fondo a un pozzo dove oscilla, misteriosa e deforme, la
propria immagine. Da questo spunto prende vita un romanzo poderoso, che sbalordisce per l'ampiezza dei temi e la varietà di avventure grandi o
minuscole: dalle canzoncine goliardiche ai pensieri più vertiginosi, dalla ricostruzione puntuale di pezzi della storia e della società italiana, alle confessioni
che ognuno di noi potrebbe fare qualora gli si chiedesse: “Cosa desideravi davvero, quando eri ragazzo?”.
Adolescenza, sesso, religione e violenza; il denaro, l'amicizia, la vendetta; professori mitici, preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici,
fanciulle enigmatiche e terroristi. Mescolando personaggi veri con figure romanzesche, ne La scuola cattolica (Rizzoli, 1296 pagine) Albinati
costruisce una narrazione che affronta i grandi quesiti della vita e del tempo, e mostra il rovescio delle cose.
Albinati, nato a Roma nel '56, da oltre vent'anni lavora come insegnante nel penitenziario di Rebibbia, esperienza narrata nel diario Maggio selvaggio.
Ha scritto film per il cinema di Matteo Garrone e Marco Bellocchio. Tra gli ultimi libri pubblicati, ricordiamo Tuttalpiù muoio con Filippo Timi e Vita e
morte di un ingegnere.
Su ilLibraio.it, per gentile concessione dell'editore, un capitolo da La scuola cattolica
Una domenica vuota. Come questo quartiere, dove si sono svolti i primi trent'anni della mia vita.
Tutto appare placido, pacifico, pure troppo pacifico, fissato in una mediocrità senza tempo. Il teatro perfetto dove non far accadere nulla.
E allora io mi chiedo perché questo sia avvenuto lì, perché in quel quartiere di Roma e non altrove. Come mai intorno a piazza Istria e lungo l'asse
alberato di corso Trieste si è ammazzato così spesso e
volentieri? Il fatto che si trattasse di un quartiere privo di identità particolare ne ha fatto forse il terreno ideale, una specie di campo neutro dove
RIZZOLI WEB - Rassegna Stampa 29/03/2016
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22/03/2016
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sperimentare il livello massimo di violenza politica che può essere raggiunto senza sfociare in una vera e propria guerra civile. Perché una guerra, in Italia,
negli anni Settanta, checché ne dicano i suoi reduci per giustificare i delitti commessi, a causa del “clima di allora” o “epoca”, non c'è stata. Non c'era
nessuna guerra. Sarebbe interessante capire come mai loro fossero convinti che invece ci fosse: davvero ne erano convinti, e non gli mancavano le parole
con cui costruire tale illusione. Era nella loro testa, la guerra. Può definirsi guerra qualcosa che viene riconosciuto come tale solo da chi combatte e non
dal resto della popolazione? È detentore del significato, della modalità, della finalità di una guerra, soltanto chi la dichiara? Eppure, questa guerra
inventata dai suoi guerrieri ha lasciato per terra parecchi morti e non tutti avevano accettato di giocare, anzi, alcuni di loro non sapevano nemmeno che
bisognasse difendersi, non c'era una trincea visibile scavata in mezzo a corso Trieste, pensavano ai fatti loro, tornavano a casa dal lavoro, erano scesi a
comprare il giornale come i signori dai capelli immacolati sotto il berretto a scacchi che ho visto stamattina solcare a passi lenti il quartiere, e non
immaginavano lontanamente di essere dei condannati a morte. Non era mica Sarajevo, Roma. Difficile schivare i colpi dei cecchini quando non sai di
essere sotto assedio e finisci nel mirino di chi sta giocando alla guerra dei mondi, se attraversi per sbaglio la via Pal della lotta armata.
Per quanto fossero tempi pericolosi, per quanto io per aspetto fisico (capelli scarpe e borsa e fidanzata di un certo tipo, a sua volta con scarpe e borsa e
gonna di un certo tipo eccetera) potessi essere un
bersaglio plausibile come tanti altri per la violenza politica di segno opposto, non ho mai, per un solo istante, avuto paura nel QT. Non ho avuto,
sommata per dieci anni, la stessa quantità di paura che nei
dieci minuti di notte a Brooklyn dalla stazione della subway a casa.Nella sua neutralità medionovecentesca, il QT divenne il territorio ideale per le
scorribande assassine. Tra le sue anonime palazzine, poté scatenarsi con una crudezza senza vincoli la violenza che si teneva
alla larga da quartieri dotati di più spiccata personalità urbanistica e sociale. Esteso come una fascia smilitarizzata, una no man's land tra quella che allora
era periferia (Tufello, Talenti) e il buen retiro della
storica borghesia romana (Pinciano, Parioli), il Trieste fu usato come cuscinetto o riserva di caccia, spartito ogni notte come una piccola Polonia tra i suoi
invasori. Ancora oggi quando si pensa al prototipo del fascistello lo si definisce “pariolino”, che all'epoca suonava come un equivalente romano del
“sanbabilino” milanese. Gli stessi autori del delitto di cui tratta questo libro sono sempre stati rubricati come “pariolini” malgrado nessuno di loro abitasse
o provenisse dai Parioli, strano, no? e invece vivevano nel QT e collimavano piuttosto con l'identikit di quel quartiere. Come ha fatto notare Giorgio
Montefoschi, che è il suo storico cantore, quello dei Parioli, per quanto benestante e dunque di tendenza conservatrice, non era certo un quartiere
fascistissimo, né per radici né per costumi locali, anzi, erano proprio le sue caratteristiche solidamente borghesi a vaccinarlo contro il nichilismo del viva la
muerte! Prova ne è che i picchiatori fascisti avevano rinunciato a presidiarne il vero centro, il suo cuore storico, vale a dire piazza Ungheria, dislocandosi
verso i suoi margini, assai meno marcati dal segno della rispettabilità e del controllo borghese: cioè, com'è noto, nella assai tetra piazza Euclide,
avamposto del nulla, e nel semiselvatico piazzale delle Muse, che era un giardinetto di ghiaia affacciato sulla spianata dei campi sportivi, verso l'Acqua
Acetosa e il fiume. E che sta ancora lì a ricordare la collocazione periferica dei Parioli, a chi si fosse messo in testa che abitarci autorizzi a sentirsi re di
Roma. I picchiatori si accasermavano volentieri in queste aree scontornate o confinanti col vuoto, in queste piattaforme prive di qualità, per lanciare da lì i
loro attacchi, mentre non avrebbero mai osato bivaccare nella civile piazza Ungheria. Troppo civile.
È un'interessante caratteristica novecentesca questa insistenza verso i luoghi privi di storia, l'anonimato, l'intercambiabilità, l'indifferenza morale, il grigiore
del cranio rasato, il vuoto, la diffidenza verso la cultura, l'afasia, insomma la sua fredda passione per il nulla. Il carattere penitenziale del Novecento, dai
cubisti a Samuel Beckett passando per i lager, ha bisogno di operare su una tabula rasa. Più che il risultato di un processo, la disumanità è la sua
condizione di partenza: straniero, indifferente, senza-qualità, monocromo, sub-umano, de-evoluto, arbeiter, muselman, uomo-macchina, cyborg, pezzo di
body-art, replicante, salma, fossile, escremento, scarafaggio, assassino senza ragioni e ribelle senza causa… ecco il protagonista perfetto, l'eroe forgiato
nell'officina del secolo scorso. Ogni residuo di umanità ostacola la corsa della mente e rallenta l'azione, sbarazzarsi di quell'ingombro umano rende più
rapidi, leggeri, automatici. La pressione del dito su un grilletto viene più facile se non ci si impiglia nelle retrovie di sentimenti e riflessione. Ero convinto,
come tutti, che fosse l'odio a dettare questi gesti, ma l'odio agisce solo come spinta iniziale e non va mai disgiunto dal ragionamento, che può temperarlo,
commisurando cause spesso teoriche a effetti concreti. Per quanto forte l'odio non basta da solo ad andare fino in fondo. Finché si tratta di menar le
mani, l'adrenalina aiuta, ma se devi ammazzare è molto più efficace l'indifferenza, la neutralità. L'impersonalità che non riconosce i freni inibitori del
carattere. I veri killer sono freddi, come freddo dev'essere il seduttore. L'odio impaccerebbe i primi come l'amore il secondo. Forse per questo il QT è
stato la palestra preferita della violenza politica: perché esattamente come una palestra era vuoto, sgombro di reminescenze. Non offriva alcuna resistenza
culturale o storica, non possedeva o rivendicava tradizioni di alcun tipo. Discreto, silenzioso, né bello né brutto, privo dell'incanto estetico del centro di
Roma come della retorica incandescente delle sue borgate. Solo un reticolo residenziale di stradette alberate. Un quadrato insomma, un ring, un tatami,
una scacchiera per inseguimenti e agguati. Arrivo a dire che i poveri morti ammazzati di via del Giuba e via Montebuono e piazza Trento e piazza
Dalmazia e piazza Gondar, non sarebbero mai stati uccisi, mai in quel modo, davanti al Colosseo o a piazza Navona, ma nemmeno al Mandrione o a
Torlupara.
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David di Donatello, le candidature
22/03/2016 16:54
Lo chiamavano Jeeg Robot (a sinistra) e Non essere cattivo (a destra) hanno ricevuto 16 nomination ciascuno
Lo chiamavano Jeeg Robot e Non essere cattivo i più nominati
Sono due i film che guidano le nomination della 60ma edizione dei David di Donatello con 16 candidature ciascuno: Lo chiamavano Jeeg Robot di
Gabriele Mainetti e Non essere cattivo di Claudio Caligari. Tra i titoli più nominati seguono Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino (14), Il
racconto dei racconti di Matteo Garrone (12), Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese (9), Fuocoammare di Gianfranco Rosi (4). Quest'anno la
cerimonia di premiazione dei David di Donatello, in programma il 18 aprile, per la prima volta sarà trasmessa in diretta su Sky Cinema e su TV8 (canale
8 DTT). Di seguito, tutte le nomination della 60ma edizione dei David di Donatello:
Miglior film
- Fuocoammare di Gianfranco Rosi
- Il racconto dei racconti di Matteo Garrone
- Non essere cattivo di Claudio Caligari
- Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese
- Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino
Migliore regista
- Gianfranco Rosi per Fuocoammare
- Matteo Garrone per Il racconto dei racconti
- Claudio Caligari per Non essere cattivo
- Paolo Genovese per Perfetti sconosciuti
- Paolo Sorrentino per Youth – La giovinezza
Migliore regista esordiente
- Carlo Lavagna per Arianna
- Adriano Valerio per Banat – Il viaggio
- Piero Messina per L'attesa
- Gabriele Mainetti per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Fabio Bonifacci, Francesco Micciché per Loro chi?
- Alberto Caviglia per Pecore in erba
Migliore sceneggiatura
- Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso per Il racconto dei racconti
- Nicola Guaglianone, Menotti per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Claudio Caligari, Giordano Meacci, Francesca Serafini per Non essere cattivo
- Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo Genovese, Paola Mammini, Rolando Ravello per Perfetti sconosciuti
- Paolo Sorrentino per Youth – La giovinezza
Migliore produttore
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Data Pubblicazione
22/03/2016
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- 21uno film, stemal entertainment, Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, Les films d'ici con arte france cinéma per Fuocoammare
- Archimede, Rai Cinema per Il racconto dei racconti
- Gabriele Mainetti per Goon Films, Rai Cinema per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Paolo Bogna, Simone Isola e Valerio Mastandrea per Kimera Film, con Rai Cinema e Taodue Film, produttore associato Pietro Valsecchi, in
collaborazione con Leone Film Group per Non essere cattivo
- Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori (Indigo Film) per Youth – La giovinezza
Migliore attrice protagonista
- àstrid Bergès-Frisbey per Alaska
- Paola Cortellesi per Gli ultimi saranno ultimi
- Sabrina ferilli per Io e lei
- Juliette Binoche per L'attesa
- Ilenia Pastorelli per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Valeria Golino per Amor vostro
- Anna Foglietta per Perfetti sconosciuti
Migliore attore protagonista
- Claudio Santamaria per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Alessandro Borghi per Non essere cattivo
- Luca Marinelli per Non essere cattivo
- Marco Giallini per Perfetti sconosciuti
- Valerio Mastandrea per Perfetti sconosciuti
Migliore attrice non protagonista
- Piera Degli Esposti per Assolo
- Antonia Truppo per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Elisabetta De Vito per Non essere cattivo
- Sonia Bergamasco per Quo vado?
- Claudia Cardinale per Ultima fermata
Migliore attore non protagonista
- Valerio Binasco per Alaska
- Fabrizio Bentivoglio per Gli ultimi saranno ultimi
- Giuseppe Battiston per La felicità è un sistema complesso
- Luca Marinelli per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Alessandro Borghi per Suburra
Migliore autore della fotografia
- Peter Suschitzky per Il racconto dei racconti
- Michele D'Attanasio per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Maurizio Calvesi per Non essere cattivo
- Paolo Carnera per Suburra
- Luca Bigazzi per Youth – La giovinezza
Migliore musicista
- Alexandre Desplat per Il racconto dei racconti
- Ennio Morricone per La corrispondenza
- Michele Braga, Gabriele Mainetti per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Paolo Vivaldi, con la collaborazione di Alessandro Sartini per Non essere cattivo
- David Lang per Youth – La giovinezza
Migliore canzone originale
- “Torta di noi” musica, testi e interpretazione di Niccolò Contessa per La felicità è un sistema complesso
- “A cuor leggero” musica, testi e interpretazione di Riccardo Sinigallia per Non essere cattivo
- “Perfetti sconosciuti” musica di Bungaro e Cesare Chiodo, testi e interpretazione di Fiorella Mannoia per Perfetti sconosciuti
- “La prima repubblica” musica, testi e interpretazione di Luca Medici (Checco Zalone) per Quo vado?
- “Simple Song #3” musica e testi di David Lang, interpretata da sumi jo per Youth – La giovinezza
Migliore scenografo
- Dimitri Capuani, Alessia Anfuso per Il racconto dei racconti
- Maurizio Sabatini per La corrispondenza
- Massimiliano Sturiale per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Giada Calabria per Non essere cattivo
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- Paki Meduri per Suburra *
- Ludovica Ferrario per Youth – La giovinezza
* Paki Meduri sarebbe entrato in cinquina anche per il film Alaska , ma da regolamento viene candidato solo per il film più votato.
Migliore costumista
- Massimo Cantini Parrini per Il racconto dei racconti
- Gemma Mascagni per La corrispondenza
- Mary Montalto per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Chiara Ferrantini per Non essere cattivo
- Carlo Poggioli per Youth – la giovinezza
Migliore truccatore
- Gino Tamagnini, Valter Casotto, Luigi D'Andrea, Leonardo Cruciano per Il racconto dei racconti
- Enrico Iacoponi per La corrispondenza
- Giulio Pezza per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Lidia Minì per Non essere cattivo
- Maurizio Silvi per Youth – La giovinezza
Migliore acconciatore
- Francesco Pegoretti per Il racconto dei racconti
- Elena Gregorini per La corrispondenza
- Angelo Vannella per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Sharim Sabatini per Non essere cattivo
- Aldo Signoretti per Youth – La giovinezza
Migliore montatore
- Jacopo Quadri per Fuocoammare
- Andrea Maguolo, con la collaborazione di Federico Conforti per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Consuelo Catucci per Perfetti sconosciuti
- Patrizio Marone per Suburra
- Cristiano Travaglioli per Youth – La giovinezza
Miglior fonico di presa diretta
- Maricetta Lombardo per Il racconto dei racconti
- Valentino Giannì per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Angelo Bonanni per Non essere cattivo
- Umberto Montesanti per Perfetti sconosciuti
- Emanuele Cecere per Youth – La giovinezza
Migliori effetti digitali
- Edi – Effetti digitali italiani per Game Therapy
- Makinarium per Il racconto dei racconti
- Chromatica per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Visualogie per Suburra
- Peerless per Youth – La giovinezza
Miglior documentario di lungometraggio
- Harry's Bar di Carlotta Cerquetti
- I bambini sanno di Walter Veltroni
- Louisiana (The Other Side) di Roberto Minervini
- Revelstoke. un bacio nel vento di Nicola Moruzzi
- S is for Stanley di Alex Infascelli
Miglior film dell'unione europea
- 45 anni di Andrew Haigh
- Dio esiste e vive a Bruxelles di Jaco Van Dormael
- Il figlio di Saul di Laszlo Nemes
- Perfect Day di Fernando Leon De Aragona
- The Danish Girl di Tom Hooper
Miglior film straniero
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- Carol di Todd Haynes
- Il caso Spotlight di Tom Mccarthy
- Il ponte delle spie di Steven Spielberg
- Inside Out di Pete Docter e Ronnie Del Carmen
- Remember di atom egoyan
Miglior cortometraggio
- A metà luce di Anna Gigante
- Bellissima di Alessandro Capitani
- Dove l'acqua con altra acqua si confonde di Gianluca Mangiasciutti e Massimo Loi
- La ballata dei senzatetto di Monica Manganelli
- Per Anna di Andrea Zuliani
Il miglior cortometraggio premio David di Donatello 2016 è Bellissima di Alessandro Capitani.
David giovani
- Alaska di Claudio Cupellini
- Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno
- La corrispondenza di Giuseppe Tornatore
- Non essere cattivo di Claudio Caligari
- Quo vado? di Gennaro Nunziante
http://sellout.it/News/Cinema/David-di-Donatello-le-candidature-201546
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DAVID DI DONATELLO 2016: ALESSANDRO CATTELAN CONDUTTORE. ECCO TUTTE LE
NOMINATION
David di Donatello 2016 - Alessandro Cattelan
La gestione Sky inizia a farsi sentire a meno di un mese di distanza dalla manifestazione: Alessandro Cattelan, già alla guida di X Factor e E poi c'è
Cattelan, sarà il conduttore dell'edizione 2016 dei David di Donatello. Rassegna cinematografica che, come vi avevamo già raccontato, sarà
trasmessa per la prima volta su Sky e Tv8.
Dopo la non felice esperienza di Paolo Ruffini di un paio di anni fa (storiche le sue battute, da molti giudicate fuori luogo rispetto al rigore imposto della
serata), quando ancora la cerimonia era in mani Rai, lo scorso anno la conduzione era stata nuovamente affidata a Tullio Solenghi che da anni ne era il
mattatore. C'era tuttavia da aspettarselo: con la rivoluzione Sky, era presumibile che sarebbe arrivato anche un nuovo conduttore, e la scelta è
ricaduta su uno dei volti più amati e conosciuti di Sky Italia.
Alessandro Cattelan sarà alla guida della serata, che sarà trasmessa in diretta il prossimo 18 aprile su Sky Cinema 1 HD, Sky Uno HD e in chiaro
su TV8. Nel corso dell'evento (quest'anno arrivato alla sua sessantesima edizione), i candidati ai premi su alterneranno sul palco affiancati da Cattelan
che dialogherà con loro. L'intenzione infatti è quella di ricreare l'atmosfera dei grandi concorsi cinematografici internazionali. Sky Italia – e Cattelan
– riusciranno nell'impresa? Sky Cinema dedicherà altresì un intero canale ai film premiati con la statuetta nella storia della manifestazione: dal 15 al 24
aprile, Sky Cinema Hits (canale 304) si trasforma in Sky Cinema HD – David di Donatello, tutto in alta definizone e con i migliori titoli disponibili anche
su Sky On Demand.
Oggi è, però, soprattutto il giorno delle nomination. Scopriamole insieme.
David di Donatello 2016: le nomination
MIGLIOR FILM:
Fuocoammare, regia di Gianfranco Rosi;
Il racconto dei racconti – Tale of Tales, regia di Matteo Garrone;
Non essere cattivo, regia di Claudio Caligari;
Perfetti sconosciuti, regia di Paolo Genovese;
Youth – La giovinezza, regia di Paolo Sorrentino.
MIGLIOR REGIA:
Gianfranco Rosi per Fuocoammare ;
Matteo Garrone per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Claudio Caligari per Non essere cattivo;
Paolo Genovese per Perfetti sconosciuti;
Paolo Sorrentino per Youth La giovinezza.
MIGLIOR SCENEGGIATURA:
Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Nicola Guaglianone per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Claudio Caligari, Giordano Meacci, Francesca Serafini per Non essere cattivo;
Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo Genovese, Paola Mammini, Rolando Ravello per Perfetti sconosciuti;
Paolo Sorrentino per Youth – La giovinezza.
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MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA:
Claudio Santamaria per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Alessandro Borghi per Non essere cattivo;
Luca Marinelli per Non essere cattivo;
Marco Giallini per Perfetti sconosciuti;
Valerio Mastandrea per Perfetti sconosciuti.
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA:
àstrid Bergès Frisbey per Alaska;
Paola Cortellesi per Gli ultimi saranno ultimi;
Sabrina Ferilli per Io e lei;
Juliette Binoche per L'attesa;
Ilenia Pastorelli per Lo chiamavano Jeeg Robot (chi se la ricorda al Grande Fratello?);
Valeria Golino per Per amor vostro;
Anna Foglietta per Perfetti sconosciuti;
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA:
Valerio Binasco per Alaska;
Fabrizio Bentivoglio per Gli ultimi saranno ultimi;
Giuseppe Battiston per La felicità è un sistema complesso;
Luca Marinelli Lo chiamavano Jeeg Robot;
Alessandro Borghi per Suburra.
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA:
Piera Degli Esposti per Assolo;
Antonia Truppo per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Elisabetta De Vito per Non essere cattivo;
Sonia Bergamasco per Quo vado?;
Claudia Cardinale per Ultima fermata.
MIGLIOR MONTATORE:
Jacopo Quadri per il film Fuocoammare;
Andrea Maguolo con la collaborazione di Federico Conforti per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Consuelo Catucci per Perfetti sconosciuti;
Patrizio Marone per Suburra.
MIGLIOR DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA:
Peter Suschitzky per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Michele D'Attanasio per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Maurizio Calvesi per Non essere cattivo;
Paolo Carnera per Suburra;
Luca Bigazzi per Youth – La giovinezza.
MIGLIORE FONICO DI PRESA DIRETTA:
Maricetta Lombardo per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Valentino Giannì per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Angelo Bonanni per Non essere cattivo;
Umberto Montesanti Perfetti sconosciuti;
Emanuele Cecere per il film Youth – La giovinezza.
MIGLIORE MUSICISTA:
Alexandre Desplat per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Ennio Morricone per La corrispondenza;
Michele Braga, Gabriele Mainetti per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Paolo Vivaldi con la collaborazione di Alessandro Sartini per Non essere cattivo;
David Lang per Youth – La giovinezza.
MIGLIORE CANZONE ORIGINALE:
Dal film La felicità è un sistema complesso, “Torta di noi”;
Dal film Non essere cattivo, “A cuor leggero”;
Dal film Perfetti sconosciuti, “Perfetti Sconosciuti”;
Dal film Quo vado?, “La prima repubblica”;
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Dal film Youth – La giovinezza, “Simple Song”.
MIGLIORE SCENOGRAFO:
Il racconto dei racconti–Tale of Tales: Dimitri Capuani e Alessia Anfuso;
La corrispondenza: Maurizio Sabatini;
Lo chiamavano Jeeg Robot: Massimiliano Sturiale;
Non essere cattivo: Giada Calabria;
Suburra: Paki Meduri;
Youth – La giovinezza: Ludovica Ferrario.
MIGLIOR COSTUMISTA:
Il racconto dei racconti – Tale of Tales: Massimo Cantini Parrini;
La corrispondenza: Gemma Mascagni;
Lo chiamavano Jeeg Robot: Mary Montalto;
Non essere cattivo: Chiara Ferrantini;
Youth – La giovinezza: Carlo Poggioli.
MIGLIOR TRUCCATORE
Il racconto dei racconti – Tale of Tales: Gino Tamagnini, Valter Casotto, Luigi D'Andrea e Leonardo Cruciano;
La corrispondenza: Enrico Iacoponi;
Lo chiamavano Jeeg Robot: Giulio Pezza;
Non essere cattivo: Lidia Minì;
Youth – La giovinezza: Maurizio Silvi.
MIGLIOR ACCONCIATORE
Il racconto dei racconti – Tale of Tales: Francesco Pegoretti;
La corrispondenza: Elena Gregorini;
Lo chiamavano Jeeg Robot: Angelo Vannella;
Non essere cattivo: Sharim Sabatini;
Youth – La giovinezza: Aldo Signoretti.
MIGLIOR PRODUTTORE:
21uno Film, Stemal Entertainment, Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, Les Films d'Ici con Arte France Cinéma per il film Fuocoammare;
Archimede, Rai Cinema per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Gabriele Mainetti per Goon Films, Rai Cinema per il film Lo chiamavano Jeeg Robot;
Paolo Bogna, Simone Isola e Valerio Mastandrea per Kimera Film, con Rai Cinema e Taodue Film, produttore associato Pietro Valsecchi, in
collaborazione con Leone Film Group per il film Non essere cattivo;
Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori per Indigo Film per il film Youth – La giovinezza.
MIGLIOR MONTAGGIO:
A metà luce, di Anna Gigante;
Bellissima, di Alessandro Capitani;
Dove l'acqua con altra acqua si confonde, di Gianluca Mangiasciutti e Massimo Loi;
La ballata dei senzatetto, di Monica Manganelli;
Per Anna, di Andrea Zuliani.
MIGLIOR REGISTA ESORDIENTE:
Carlo Lavagna per il film Arianna;
Adriano Valerio per il film Banat – Il viaggio;
Piero Messina per il film L'attesa;
Gabriele Mainetti per il film Lo chiamavano Jeeg Robot;
Fabio Bonifacci e Francesco Micciché per il film Loro chi?;
Alberto Caviglia per il film Pecore in erba.
MIGLIOR DOCUMENTARIO DI LUNGOMETRAGGIO:
Harry's Bar, di Carlotta Cerquetti;
I bambini sanno, di Walter Veltroni;
Lousiana (The Other Side), di Roberto Minervini;
Revelstoke. Un bacio nel vento, di Nicola Moruzzi;
S is for Stanley (Trentanni dietro al volante per Stanley Kubrick), di Alex Infascelli.
MIGLIOR EFFETTI DIGITALI:
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EDI – Effetti Digitali Italiani, per Game Therapy;
Makinarium, per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Chromatica, per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Visualogie, per Suburra;
Peerless, per Youth – La giovinezza.
DAVID GIOVANI (votano seimila studenti di scuole superiori):
Alaska di Claudio Cupellini;
Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno;
La Corrispondenza di Giuseppe Tornatore;
Non essere cattivo di Claudio Caligari;
Quo vado? di Gennaro Nunziante.
http://feedproxy.google.com/~r/DavideMaggio/~3/xHqslkThyls/david-di-donatello-2016-alessandro-cattelan-conduttore-ecco-tutte-lenomination
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Ai David di Donatello è sfida tra "Lo chiamavano Jeeg Robot" e "Non essere cattivo"
22/03/2016 17:54
CINEMA
Ai David di Donatello è sfida tra "Lo chiamavano Jeeg Robot" e
"Non essere cattivo"
Il 18 aprile la premiazione degli Oscar italiani per la prima volta in diretta Sky. Testa a testa tra Caligari e Mainetti. Luca Marinelli e Alessandro Borghi
candidati come protagonista e non protagonista
Ai David di Donatello la sfida è tra "Lo chiamavano Jeeg Robot" e "Non essere cattivo". La 60ma edizione dei premi, che quest'anno sarà trasmessa per
la prima volta da Sky, il 18 aprile, vede in lizza i migliori film e protagonisti del cinema italiano e se il testa a testa è, stando ai numeri, tra il film di Gabriele
Mainetti e quello di Claudio Caligari - entrambi con 16 nomination - alle lorio spalle incombono "Youht-La giovinezza" di Paolo Sorrentino (14
nomination), "Il racconto dei racconti" di Matteo Garrone (12) e "Perfetti sconosciuti" di Paolo Genovese (9). Per la categoria miglior film sono in gara
"Fuocammare" di Gianfranco Rosi, "Il racconto dei racconti", "Non essere cattivo", "Perfetti sconosciuti" e "Youth - La giovinezza". Stessa cinquina la
categiria miglior regia. Il film rivelazione dell'anno, "Lo chiamavano Jeeg robot", ottiene, tra le altre, anche la nomination per miglior regista esordiente,
miglior attore protagonista per Claudio Santamaria, miglior attrice protagonista Ilenia Pastorelli, miglior attore non protagonista Luca Marinelli (candidato
anche per il miglior ruolo da protagonista con "Non essere cattivo" di Claudio Caligari) e miglior attrice non protagonista Antonia Truppo. La cerimonia
di premiazione sarà trasmessa dalle 21.10 in esclusiva su Sky Cinema 1, Sky Uno, Sky Cinema-David di Donatello (canale 304) e Tv8 (canale 8 del
digitale terrestre) condotta da Alessandro Cattelan insieme a Francesco Castelnuovo e Gianni Canova.
LE CANDIDATURE PER CATEGORIA:
Miglior Regia Gianfranco Rosi per il film Fuocoammare. Matteo Garrone per il film Il racconto dei racconti - Tale of Tales. Claudio Caligari per il film
Non essere cattivo. Paolo Genovese per il film Perfetti sconosciuti. Paolo Sorrentino per il film Youth La giovinezza.
Miglior Sceneggiatura Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso per il film Il racconto dei racconti - Tale of Tales. Nicola
Guaglianone, Menotti per il film Lo chiamavano Jeeg Robot. Claudio Caligari, Giordano Meacci, Francesca Serafini per il film Non essere cattivo.
Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo Genovese, Paola Mammini, Rolando Ravello per il film Perfetti sconosciuti. Paolo Sorrentino per il film Youth La giovinezza.
Miglior Attore protagonista Claudio Santamaria per il film Lo chiamavano Jeeg Robot. Alessandro Borghi per il film Non essere cattivo. Luca
Marinelli per il film Non essere cattivo. Marco Giallini per il film Perfetti sconosciuti. Valerio Mastandrea per il film Perfetti sconosciuti.
Miglior Attrice protagonista àstrid Bergès Frisbey per il film Alaska. Paola Cortellesi per il film Gli ultimi saranno ultimi. Sabrina Ferilli per il film Io e
lei. Juliette Binoche per il film L'attesa. Ilenia Pastorelli per il film Lo chiamavano Jeeg Robot. Valeria Golino per il film Per amor vostro. Anna Foglietta
per il film Perfetti sconosciuti.
Miglior Attore non protagonista Valerio Binasco per il film Alaska. Fabrizio Bentivoglio per il film Gli ultimi saranno ultimi. Giuseppe Battiston per il
film La felicità è un sistema complesso. Luca Marinelli per il film Lo chiamavano Jeeg Robot. Alessandro Borghi per il film Suburra.
Miglior Attrice non protagonista Piera Degli Esposti per il film Assolo. Antonia Truppo per il film Lo chiamavano Jeeg Robot. Elisabetta De Vito per
il film Non essere cattivo. Sonia Bergamasco per il film Quo vado?. Claudia Cardinale per il film Ultima fermata.
David Giovani Alaska di Claudio Cupellini. Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno. La Corrispondenza di Giuseppe Tornatore. Non essere
cattivo di Claudio Caligari. Quo vado? di Gennaro Nunziante.
Migliore Montatore Jacopo Quadri per il film Fuocoammare. Andrea Maguolo con la collaborazione di Federico Conforti per Lo chiamavano Jeeg
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Data Pubblicazione
22/03/2016
Migliore Direttore della fotografia Peter Suschitzky per Il racconto dei racconti - Tale of Tales. Michele D'Attanasio per il film Lo chiamavano Jeeg
Robot. Maurizio Calvesi per il film Non essere cattivo. Paolo Carnera per il film Suburra. Luca Bigazzi per il film Youth - La giovinezza
Migliore Fonico di presa diretta Maricetta Lombardo per il film Il racconto dei racconti - Tale of Tales. Valentino Giannì per il film Lo chiamavano
Jeeg Robot. Angelo Bonanni per il film Non essere cattiv.o Umberto Montesanti per il film Perfetti sconosciuti. Emanuele Cecere per il film Youth - La
giovinezza
Migliore Musicista Alexandre Desplat per il film Il racconto dei racconti - Tale of Tales. Ennio Morricone per il film La corrispondenza. Michele
Braga, Gabriele Mainetti per il film Lo chiamavano Jeeg Robot. Paolo Vivaldi con la collaborazione di Alessandro Sartini per il film Non essere cattivo.
David Lang per il film Youth - La giovinezza.
Migliore Canzone Originale La felicità è un sistema complesso per la canzone «Torta di noi»: musica, testi e interpretazione di Niccolò Contessa Non
essere cattivo per la canzone «A cuor leggero»: musica, testi e interpretazione di Riccardo Sinigallia Perfetti sconosciuti per la canzone «Perfetti
Sconosciuti: musica di Bungaro e Cesare Chiodo, testi e interpretazione di Fiorella Mannoia Quo vado? per la canzone «La prima repubblica»: musica,
testi e interpretazione di Luca Medici (Checco Zalone) Youth - La giovinezza per la canzone «Simple Song»: musica e testi di David Lang interpretata da
Sumi Jo
Migliore Scenografo Il racconto dei racconti-Tale of Tales: Dimitri Capuani e Alessia Anfuso La corrispondenza: Maurizio Sabatini Lo chiamavano
Jeeg Robot: Massimiliano Sturiale Non essere cattivo: Giada Calabria Suburra: Paki Meduri Youth - La giovinezza: Ludovica Ferrario
Miglior Costumista Il racconto dei racconti - Tale of Tales: Massimo Cantini Parrini La corrispondenza: Gemma Mascagni Lo chiamavano Jeeg
Robot: Mary Montalto Non essere cattivo: Chiara Ferrantini Youth - La giovinezza: Carlo Poggioli
Miglior Truccatore Il racconto dei racconti - Tale of Tales: Gino Tamagnini, Valter Casotto, Luigi D'Andrea e Leonardo Cruciano La corrispondenza:
Enrico Iacoponi Lo chiamavano Jeeg Robot: Giulio Pezza Non essere cattivo: Lidia Minì Youth - La giovinezza: Maurizio Silvi
Migliore Acconciatore Il racconto dei racconti - Tale of Tales: Francesco Pegoretti La corrispondenza: Elena Gregorini Lo chiamavano Jeeg Robot:
Angelo Vannella Non essere cattivo: Sharim Sabatini Youth - La giovinezza: Aldo Signoretti
Migliore produttore 21uno Film, Stemal Entertainment, Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, Les Films d'Ici con Arte France Cinèma per il film
Fuocoammare Archimede, Rai Cinema per il film Il racconto dei racconti - Tale of Tales Gabriele Mainetti per Goon Films, Rai Cinema per il film Lo
chiamavano Jeeg Robot Paolo Bogna, Simone Isola e Valerio Mastandrea per Kimera Film, con Rai Cinema e Taodue Film, produttore associato Pietro
Valsecchi, in collaborazione con Leone Film Group per il film Non essere cattivo Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori per Indigo Film per il
film Youth - La giovinezza
Miglior cortometraggio A metà luce, di Anna Gigante Bellissima, di Alessandro Capitani Dove l'acqua con altra acqua si confonde, di Gianluca
Mangiasciutti e Massimo Loi La ballata dei senzatetto, di Monica Manganelli Per Anna, di Andrea Zuliani
Miglior regista esordiente Carlo Lavagna per il film Arianna Adriano Valerio per il film Banat - Il viaggio Piero Messina per il film L'attesa Gabriele
Mainetti per il film Lo chiamavano Jeeg Robot Fabio Bonifacci e Francesco Miccichè per il film Loro chi? Alberto Caviglia per il film Pecore in erba
Miglior documentario di lungometraggio Harry's Bar, di Carlotta Cerquetti I bambini sanno, di Walter Veltroni Lousiana (The Other Side), di
Roberto Minervini Revelstoke. Un bacio nel vento, di Nicola Moruzzi S is for Stanley (Trentanni dietro al volante per Stanley Kubrick), di Alex Infascelli
Migliori effetti digitali EDI - Effetti Digitali Italiani, per il film Game Therapy Makinarium, per il film Il racconto dei racconti - Tale of Tales
Chromatica, per il film Lo chiamavano Jeeg Robot Visualogie, per il film Suburra Peerless, per il film Youth - La giovinezza
Redazione online
http://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/2016/03/22/ai-david-di-donatello-e-sfida-tra-lo-chiamavano-jeeg-robot-e-non-essere-cattivo-1.1521820?localLinksEnabled=false
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Robot. Consuelo Catucci per il film Perfetti sconosciuti. Patrizio Maroneper il film Suburra.
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David di Donatello 2016: le nominations. Lo Chiamavano Jeeg Robot fa il pieno
NOTIZIE
Scopri tutte le candidature dei premi del cinema italiano
Lo Chiamavano Jeeg Robot ha fatto il pieno di nomination ai David di Donatello 2016, i premi del cinema italiano arrivati alla 60esima edizione e
che si terranno il 18 aprile. Il film di Gabriele Mainetti ha infatti ottenuto 16 candidature tra cui quella per la miglior regia esordiente, il miglior attore
protagonista (Claudio Santamaria), miglior attrice protagonista (Ilenia Pastorelli) e miglior attore non protagonista (Luca Marinelli).
Clicca qui sotto per vedere le foto da Lo Chiamavano Jeeg Robot.
Ma è in buona compagnia, perchè anche Non Essere Cattivo di Claudio Caligari ha lo stesso numero di candidature, con Luca Marinelli che ha
una doppia nomination, in questo caso come miglior attore protagonista.
Subito dopo ci sono Youht-La Giovinezza di Paolo Sorrentino con 14 nomination, Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone con 12
nomination e Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese con 9 candidature.
Di seguito la lista con tutte le nomination dei David di Donatello 2016:
Miglior Film
Fuocoammare, regia di Gianfranco Rosi
Il racconto dei racconti - Tale of Tales, regia di Matteo Garrone
Non essere cattivo, regia di Claudio Caligari
Perfetti sconosciuti, regia di Paolo Genovese
Youth – La giovinezza, regia di Paolo Sorrentino
Miglior Regia
Gianfranco Rosi per il film Fuocoammare
Matteo Garrone per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Claudio Caligari per il film Non essere cattivo
Paolo Genovese per il film Perfetti sconosciuti
Paolo Sorrentino per il film Youth La giovinezza
Miglior Sceneggiatura
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Data Pubblicazione
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Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Nicola Guaglianone, Menotti per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Claudio Caligari, Giordano Meacci, Francesca Serafini per il film Non essere cattivo
Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo Genovese, Paola Mammini, Rolando Ravello per il film Perfetti sconosciuti
Paolo Sorrentino per il film Youth – La giovinezza
Miglior Attore protagonista
Claudio Santamaria per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Alessandro Borghi per il film Non essere cattivo
Luca Marinelli per il film Non essere cattivo
Marco Giallini per il film Perfetti sconosciuti
Valerio Mastandrea per il film Perfetti sconosciuti
Miglior Attrice protagonista
àstrid Bergès Frisbey per il film Alaska
Paola Cortellesi per il film Gli ultimi saranno ultimi
Sabrina Ferilli per il film Io e lei
Juliette Binoche per il film L'attesa
Ilenia Pastorelli per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Valeria Golino per il film Per amor vostro
Anna Foglietta per il film Perfetti sconosciuti
Miglior Attore non protagonista
Valerio Binasco per il film Alaska
Fabrizio Bentivoglio per il film Gli ultimi saranno ultimi
Giuseppe Battiston per il film La felicità è un sistema complesso
Luca Marinelli per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Alessandro Borghi per il film Suburra
Miglior Attrice non protagonista
Piera Degli Esposti per il film Assolo
Antonia Truppo per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Elisabetta De Vito per il film Non essere cattivo
Sonia Bergamasco per il film Quo vado?
Claudia Cardinale per il film Ultima fermata
David Giovani
Alaska di Claudio Cupellini
Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno
La Corrispondenza di Giuseppe Tornatore
Non essere cattivo di Claudio Caligari
Quo vado? di Gennaro Nunziante
Migliore Montatore
Jacopo Quadri per il film Fuocoammare
Andrea Maguolo con la collaborazione di Federico Conforti per Lo chiamavano Jeeg Robot
Consuelo Catucci per il film Perfetti sconosciuti
Patrizio Maroneper il film Suburra
Migliore Direttore della fotografia
Peter Suschitzky per Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Michele D'Attanasio per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Maurizio Calvesi per il film Non essere cattivo
Paolo Carnera per il film Suburra
Luca Bigazzi per il film Youth – La giovinezza
Migliore Fonico di presa diretta
Maricetta Lombardo per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Valentino Giannì per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Angelo Bonanni per il film Non essere cattivo
Umberto Montesanti per il film Perfetti sconosciuti
Emanuele Cecere per il film Youth – La giovinezza
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Migliore Musicista
Alexandre Desplat per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Ennio Morricone per il film La corrispondenza
Michele Braga, Gabriele Mainetti per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Paolo Vivaldi con la collaborazione di Alessandro Sartini per il film Non essere cattivo
David Lang per il film Youth – La giovinezza
Migliore Canzone Originale
La felicità è un sistema complesso per la canzone "Torta di noi": musica, testi e interpretazione di Niccolò Contessa
Non essere cattivo per la canzone "A cuor leggero": musica, testi e interpretazione di Riccardo Sinigallia
Perfetti sconosciuti per la canzone "Perfetti Sconosciuti: musica di Bungaro e Cesare Chiodo, testi e interpretazione di Fiorella Mannoia
Quo vado? per la canzone "La prima repubblica": musica, testi e interpretazione di Luca Medici (Checco Zalone)
Youth – La giovinezza per la canzone "Simple Song": musica e testi di David Lang interpretata da Sumi Jo
Migliore Scenografo
Il racconto dei racconti–Tale of Tales: Dimitri Capuani e Alessia Anfuso
La corrispondenza: Maurizio Sabatini
Lo chiamavano Jeeg Robot: Massimiliano Sturiale
Non essere cattivo: Giada Calabria
Suburra: Paki Meduri
Youth – La giovinezza: Ludovica Ferrario
Miglior Costumista
Il racconto dei racconti – Tale of Tales: Massimo Cantini Parrini
La corrispondenza: Gemma Mascagni
Lo chiamavano Jeeg Robot: Mary Montalto
Non essere cattivo: Chiara Ferrantini
Youth – La giovinezza: Carlo Poggioli
Miglior Truccatore
Il racconto dei racconti – Tale of Tales: Gino Tamagnini, Valter Casotto, Luigi D'Andrea e Leonardo Cruciano
La corrispondenza: Enrico Iacoponi
Lo chiamavano Jeeg Robot: Giulio Pezza
Non essere cattivo: Lidia Minì
Youth – La giovinezza: Maurizio Silvi
Migliore Acconciatore
Il racconto dei racconti – Tale of Tales: Francesco Pegoretti
La corrispondenza: Elena Gregorini
Lo chiamavano Jeeg Robot: Angelo Vannella
Non essere cattivo: Sharim Sabatini
Youth – La giovinezza: Aldo Signoretti
Migliore produttore
21uno Film, Stemal Entertainment, Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, Les Films d'Ici con Arte France Cinéma per il film Fuocoammare
Archimede, Rai Cinema per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Gabriele Mainetti per Goon Films, Rai Cinema per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Paolo Bogna, Simone Isola e Valerio Mastandrea per Kimera Film, con Rai Cinema e Taodue Film, produttore associato Pietro Valsecchi, in
collaborazione con Leone Film Group per il film Non essere cattivo
Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori per Indigo Film per il film Youth – La giovinezza
Miglior cortometraggio
A metà luce, di Anna Gigante
Bellissima, di Alessandro Capitani
Dove l'acqua con altra acqua si confonde, di Gianluca Mangiasciutti e Massimo Loi
La ballata dei senzatetto, di Monica Manganelli
Per Anna, di Andrea Zuliani
Miglior regista esordiente
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Carlo Lavagna per il film Arianna
Adriano Valerio per il film Banat – Il viaggio
Piero Messina per il film L'attesa
Gabriele Mainetti per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Fabio Bonifacci e Francesco Micciché per il film Loro chi?
Alberto Caviglia per il film Pecore in erba
Miglior documentario di lungometraggio
Harry's Bar, di Carlotta Cerquetti
I bambini sanno, di Walter Veltroni
Lousiana (The Other Side), di Roberto Minervini
Revelstoke. Un bacio nel vento, di Nicola Moruzzi
S is for Stanley (Trentanni dietro al volante per Stanley Kubrick), di Alex Infascelli
Migliori effetti digitali
EDI – Effetti Digitali Italiani, per il film Game Therapy
Makinarium, per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Chromatica, per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Visualogie, per il film Suburra
Peerless, per il film Youth – La giovinezza
http://news.mtv.it/cinema/david-donatello-2016-nominations-chiamavano-jeeg-robot-fa-pieno/
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Sito W eb
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David di Donatello 2016: le nominations. Lo Chiamavano Jeeg Robot fa il pieno
NOTIZIE
Scopri tutte le candidature dei premi del cinema italiano
Lo Chiamavano Jeeg Robot ha fatto il pieno di nomination ai David di Donatello 2016, i premi del cinema italiano arrivati alla 60esima edizione e
che si terranno il 18 aprile. Il film di Gabriele Mainetti ha infatti ottenuto 16 candidature tra cui quella per la miglior regia esordiente, il miglior attore
protagonista (Claudio Santamaria), miglior attrice protagonista (Ilenia Pastorelli) e miglior attore non protagonista (Luca Marinelli).
Clicca qui sotto per vedere le foto da Lo Chiamavano Jeeg Robot.
Ma è in buona compagnia, perchè anche Non Essere Cattivo di Claudio Caligari ha lo stesso numero di candidature, con Luca Marinelli che ha
una doppia nomination, in questo caso come miglior attore protagonista.
Subito dopo ci sono Youht-La Giovinezza di Paolo Sorrentino con 14 nomination, Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone con 12
nomination e Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese con 9 candidature.
Di seguito la lista con tutte le nomination dei David di Donatello 2016:
Miglior Film
Fuocoammare, regia di Gianfranco Rosi
Il racconto dei racconti - Tale of Tales, regia di Matteo Garrone
Non essere cattivo, regia di Claudio Caligari
Perfetti sconosciuti, regia di Paolo Genovese
Youth – La giovinezza, regia di Paolo Sorrentino
Miglior Regia
Gianfranco Rosi per il film Fuocoammare
Matteo Garrone per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Claudio Caligari per il film Non essere cattivo
Paolo Genovese per il film Perfetti sconosciuti
Paolo Sorrentino per il film Youth La giovinezza
Miglior Sceneggiatura
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Data Pubblicazione
22/03/2016
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Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Nicola Guaglianone, Menotti per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Claudio Caligari, Giordano Meacci, Francesca Serafini per il film Non essere cattivo
Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo Genovese, Paola Mammini, Rolando Ravello per il film Perfetti sconosciuti
Paolo Sorrentino per il film Youth – La giovinezza
Miglior Attore protagonista
Claudio Santamaria per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Alessandro Borghi per il film Non essere cattivo
Luca Marinelli per il film Non essere cattivo
Marco Giallini per il film Perfetti sconosciuti
Valerio Mastandrea per il film Perfetti sconosciuti
Miglior Attrice protagonista
àstrid Bergès Frisbey per il film Alaska
Paola Cortellesi per il film Gli ultimi saranno ultimi
Sabrina Ferilli per il film Io e lei
Juliette Binoche per il film L'attesa
Ilenia Pastorelli per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Valeria Golino per il film Per amor vostro
Anna Foglietta per il film Perfetti sconosciuti
Miglior Attore non protagonista
Valerio Binasco per il film Alaska
Fabrizio Bentivoglio per il film Gli ultimi saranno ultimi
Giuseppe Battiston per il film La felicità è un sistema complesso
Luca Marinelli per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Alessandro Borghi per il film Suburra
Miglior Attrice non protagonista
Piera Degli Esposti per il film Assolo
Antonia Truppo per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Elisabetta De Vito per il film Non essere cattivo
Sonia Bergamasco per il film Quo vado?
Claudia Cardinale per il film Ultima fermata
David Giovani
Alaska di Claudio Cupellini
Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno
La Corrispondenza di Giuseppe Tornatore
Non essere cattivo di Claudio Caligari
Quo vado? di Gennaro Nunziante
Migliore Montatore
Jacopo Quadri per il film Fuocoammare
Andrea Maguolo con la collaborazione di Federico Conforti per Lo chiamavano Jeeg Robot
Consuelo Catucci per il film Perfetti sconosciuti
Patrizio Maroneper il film Suburra
Migliore Direttore della fotografia
Peter Suschitzky per Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Michele D'Attanasio per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Maurizio Calvesi per il film Non essere cattivo
Paolo Carnera per il film Suburra
Luca Bigazzi per il film Youth – La giovinezza
Migliore Fonico di presa diretta
Maricetta Lombardo per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Valentino Giannì per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Angelo Bonanni per il film Non essere cattivo
Umberto Montesanti per il film Perfetti sconosciuti
Emanuele Cecere per il film Youth – La giovinezza
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Migliore Musicista
Alexandre Desplat per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Ennio Morricone per il film La corrispondenza
Michele Braga, Gabriele Mainetti per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Paolo Vivaldi con la collaborazione di Alessandro Sartini per il film Non essere cattivo
David Lang per il film Youth – La giovinezza
Migliore Canzone Originale
La felicità è un sistema complesso per la canzone "Torta di noi": musica, testi e interpretazione di Niccolò Contessa
Non essere cattivo per la canzone "A cuor leggero": musica, testi e interpretazione di Riccardo Sinigallia
Perfetti sconosciuti per la canzone "Perfetti Sconosciuti: musica di Bungaro e Cesare Chiodo, testi e interpretazione di Fiorella Mannoia
Quo vado? per la canzone "La prima repubblica": musica, testi e interpretazione di Luca Medici (Checco Zalone)
Youth – La giovinezza per la canzone "Simple Song": musica e testi di David Lang interpretata da Sumi Jo
Migliore Scenografo
Il racconto dei racconti–Tale of Tales: Dimitri Capuani e Alessia Anfuso
La corrispondenza: Maurizio Sabatini
Lo chiamavano Jeeg Robot: Massimiliano Sturiale
Non essere cattivo: Giada Calabria
Suburra: Paki Meduri
Youth – La giovinezza: Ludovica Ferrario
Miglior Costumista
Il racconto dei racconti – Tale of Tales: Massimo Cantini Parrini
La corrispondenza: Gemma Mascagni
Lo chiamavano Jeeg Robot: Mary Montalto
Non essere cattivo: Chiara Ferrantini
Youth – La giovinezza: Carlo Poggioli
Miglior Truccatore
Il racconto dei racconti – Tale of Tales: Gino Tamagnini, Valter Casotto, Luigi D'Andrea e Leonardo Cruciano
La corrispondenza: Enrico Iacoponi
Lo chiamavano Jeeg Robot: Giulio Pezza
Non essere cattivo: Lidia Minì
Youth – La giovinezza: Maurizio Silvi
Migliore Acconciatore
Il racconto dei racconti – Tale of Tales: Francesco Pegoretti
La corrispondenza: Elena Gregorini
Lo chiamavano Jeeg Robot: Angelo Vannella
Non essere cattivo: Sharim Sabatini
Youth – La giovinezza: Aldo Signoretti
Migliore produttore
21uno Film, Stemal Entertainment, Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, Les Films d'Ici con Arte France Cinéma per il film Fuocoammare
Archimede, Rai Cinema per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Gabriele Mainetti per Goon Films, Rai Cinema per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Paolo Bogna, Simone Isola e Valerio Mastandrea per Kimera Film, con Rai Cinema e Taodue Film, produttore associato Pietro Valsecchi, in
collaborazione con Leone Film Group per il film Non essere cattivo
Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori per Indigo Film per il film Youth – La giovinezza
Miglior cortometraggio
A metà luce, di Anna Gigante
Bellissima, di Alessandro Capitani
Dove l'acqua con altra acqua si confonde, di Gianluca Mangiasciutti e Massimo Loi
La ballata dei senzatetto, di Monica Manganelli
Per Anna, di Andrea Zuliani
Miglior regista esordiente
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Carlo Lavagna per il film Arianna
Adriano Valerio per il film Banat – Il viaggio
Piero Messina per il film L'attesa
Gabriele Mainetti per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Fabio Bonifacci e Francesco Micciché per il film Loro chi?
Alberto Caviglia per il film Pecore in erba
Miglior documentario di lungometraggio
Harry's Bar, di Carlotta Cerquetti
I bambini sanno, di Walter Veltroni
Lousiana (The Other Side), di Roberto Minervini
Revelstoke. Un bacio nel vento, di Nicola Moruzzi
S is for Stanley (Trentanni dietro al volante per Stanley Kubrick), di Alex Infascelli
Migliori effetti digitali
EDI – Effetti Digitali Italiani, per il film Game Therapy
Makinarium, per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Chromatica, per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Visualogie, per il film Suburra
Peerless, per il film Youth – La giovinezza
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David di Donatello 2016: dominano le nomination Non essere cattivo e Lo chiamavano
Jeeg Robot
Con ben 16 nomination a testa, Non essere cattivo di Claudio Caligari e Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti sono i favoriti alla
sessantesima edizione dei David di Donatello. Seguono Youth di Paolo Sorrentino con 14, Il racconto dei racconti di Matteo Garrone con 12,
Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese con 9 e La corrispondenza di Giuseppe Tornatore con 6.
Per quanto riguarda la categoria Miglior Film, troviamo Fuocoammare di Gianfranco Rosi, Il racconto dei racconti, Non essere cattivo, Perfetti
sconosciuti e Youth. Le stesse pellicole sono candidate anche nella categoria Miglior Regista.
Ecco l'elenco completo delle nomination. I David di Donatello verranno consegnati il 18 aprile in diretta su Sky e in chiaro su Tv8 presentati da
Alessandro Cattelan.
MIGLIOR FILM
– Fuocoammare
– Il racconto dei racconti
– Non essere cattivo
– Perfetti sconosciuti
– Youth – La giovinezza
MIGLIORE REGISTA
– Fuocoammare
– Il racconto dei racconti
– Non essere cattivo
– Perfetti sconosciuti
– Youth – La giovinezza
MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE
– Arianna < Carlo LAVAGNA
– Banat – Il viaggio < Adriano VALERIO
– L'attesa < Piero MESSINA
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Gabriele MAINETTI
– Loro chi? < Fabio BONIFACCI, Francesco MICCICHÉ
– Pecore in erba < Alberto CAVIGLIA
MIGLIORE SCENEGGIATURA
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Data Pubblicazione
22/03/2016
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
– Il racconto dei racconti – Tale of Tales < Edoardo ALBINATI, Ugo CHITI, Matteo GARRONE, Massimo GAUDIOSO
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Nicola GUAGLIANONE, MENOTTI
– Non essere cattivo < Claudio CALIGARI, Giordano MEACCI, Francesca SERAFINI
– Perfetti sconosciuti < Filippo BOLOGNA, Paolo COSTELLA, Paolo GENOVESE, Paola MAMMINI, Rolando RAVELLO
– Youth – La giovinezza < Paolo SORRENTINO
MIGLIORE PRODUTTORE
– Fuocoammare < 21uno Film, Stemal Entertainment, Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, Les Films d'Ici con Arte France Cinéma
– Il racconto dei racconti – Tale of Tales < Archimede, Rai Cinema
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Gabriele MAINETTI per Goon Films, Rai Cinema
– Non essere cattivo < Paolo BOGNA, Simone ISOLA e Valerio MASTANDREA per Kimera Film, con Rai Cinema e Taodue Film, produttore
associato Pietro VALSECCHI, in collaborazione con Leone Film Group
– Youth – La giovinezza < Nicola GIULIANO, FrancescaCIMA, Carlotta CALORI per Indigo Film
MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA
– Alaska < àstrid BERGÈS-FRISBEY
– Gli ultimi saranno ultimi < Paola CORTELLESI
– Io e lei < Sabrina FERILLI
– L'attesa < Juliette BINOCHE
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Ilenia PASTORELLI
– Per amor vostro < Valeria GOLINO
– Perfetti sconosciuti < Anna FOGLIETTA
MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Claudio SANTAMARIA
– Non essere cattivo < Alessandro BORGHI
– Non essere cattivo < Luca MARINELLI
– Perfetti sconosciuti < Marco GIALLINI
– Perfetti sconosciuti < Valerio MASTANDREA
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
– Assolo < Piera DEGLI ESPOSTI
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Antonia TRUPPO
– Non essere cattivo < Elisabetta DE VITO
– Quo vado? < Sonia BERGAMASCO
– Ultima fermata < Claudia CARDINALE
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MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA
– Alaska < Valerio BINASCO
– Gli ultimi saranno ultimi < Fabrizio BENTIVOGLIO
– La felicità è un sistema complesso < Giuseppe BATTISTON
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Luca MARINELLI
– Suburra < Alessandro BORGHI
MIGLIORE AUTORE DELLA FOTOGRAFIA
– Il racconto dei racconti – Tale of Tales < Peter SUSCHITZKY
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Michele D'ATTANASIO
– Non essere cattivo < Maurizio CALVESI
– Suburra < Paolo CARNERA
– Youth – La giovinezza < Luca BIGAZZI
MIGLIORE MUSICISTA
– Il racconto dei racconti – Tale of Tales < Alexandre DESPLAT
– La corrispondenza < Ennio MORRICONE
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Michele BRAGA, Gabriele MAINETTI
– Non essere cattivo < Paolo VIVALDI con la collaborazione di Alessandro SARTINI
– Youth – La giovinezza < David LANG
MIGLIORE CANZONE ORIGINALE
– La felicità è un sistema complesso < “TORTA DI NOI” musica, testi e interpretazione di Niccolò CONTESSA
– Non essere cattivo < “A CUOR LEGGERO” musica, testi e interpretazione di Riccardo SINIGALLIA
– Perfetti sconosciuti < “PERFETTI SCONOSCIUTI” musica di BUNGARO e Cesare CHIODO testi e interpretazione di Fiorella MANNOIA
– Quo vado? < “LA PRIMA REPUBBLICA” musica, testi e interpretazione di Luca MEDICI (Checco ZALONE)
– Youth – La giovinezza < “SIMPLE SONG #3” musica e testi di David LANG interpretata da Sumi JO
MIGLIORE SCENOGRAFO
– Il racconto dei racconti – Tale of Tales < Dimitri CAPUANI, Alessia ANFUSO
– La corrispondenza < Maurizio SABATINI
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Massimiliano STURIALE
– Non essere cattivo < Giada CALABRIA
– Suburra < Paki MEDURI
– Youth – La giovinezza < Ludovica FERRARIO
Paki Meduri sarebbe entrato in cinquina anche per il film Alaska, ma da Regolamento viene candidato solo per il film più votato.
MIGLIORE COSTUMISTA
– Il racconto dei racconti – Tale of Tales < Massimo CANTINI PARRINI
– La corrispondenza < Gemma MASCAGNI
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Mary MONTALTO
– Non essere cattivo < Chiara FERRANTINI
– Youth – La giovinezza < Carlo POGGIOLI
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MIGLIORE TRUCCATORE
– Il racconto dei racconti – Tale of Tales < Gino TAMAGNINI, Valter CASOTTO, Luigi D'ANDREA, Leonardo CRUCIANO
– La corrispondenza < Enrico IACOPONI
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Giulio PEZZA
– Non essere cattivo < Lidia MINÌ
– Youth – La giovinezza < Maurizio SILVI
MIGLIORE ACCONCIATORE
– Il racconto dei racconti – Tale of Tales < Francesco PEGORETTI
– La corrispondenza < Elena GREGORINI
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Angelo VANNELLA
– Non essere cattivo < Sharim SABATINI
– Youth – La giovinezza < Aldo SIGNORETTI
MIGLIORE MONTATORE
– Fuocoammare < Jacopo QUADRI
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Andrea MAGUOLO con la collaborazione di Federico CONFORTI
– Perfetti sconosciuti < Consuelo CATUCCI
– Suburra < Patrizio MARONE
– Youth – La giovinezza < Cristiano TRAVAGLIOLI
MIGLIOR FONICO DI PRESA DIRETTA
– Il racconto dei racconti – Tale of Tales < Maricetta LOMBARDO
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Valentino GIANNÌ
– Non essere cattivo < Angelo BONANNI
– Perfetti sconosciuti < Umberto MONTESANTI
– Youth – La giovinezza < Emanuele CECERE
MIGLIORI EFFETTI DIGITALI
– Game Therapy < EDI – Effetti Digitali Italiani
– Il racconto dei racconti – Tale of Tales < Makinarium
– Lo chiamavano Jeeg Robot < Chromatica
– Suburra < Visualogie
– Youth – La giovinezza < Peerless
MIGLIOR DOCUMENTARIO DI LUNGOMETRAGGIO
– HARRY'S BAR < di Carlotta CERQUETTI
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– I BAMBINI SANNO < di Walter VELTRONI
– LOUISIANA (The Other Side) < di Roberto MINERVINI
– REVELSTOKE. UN BACIO NEL VENTO < di Nicola MORUZZI
– S IS FOR STANLEY < di Alex INFASCELLI
(Trentanni dietro al volante per Stanley Kubrick)
MIGLIOR FILM DELL'UNIONE EUROPEA
– 45 ANNI < di Andrew HAIGH (Teodora Film)
– DIO ESISTE E VIVE A BRUXELLES < di Jaco VAN DORMAEL (I Wonder Pictures )
– IL FIGLIO DI SAUL < di Laszlo NEMES (Teodora Film)
– PERFECT DAY < di Fernando LEON DE ARAGONA (Teodora Film)
– THE DANISH GIRL < di Tom HOOPER (Universal Pictures)
MIGLIOR FILM STRANIERO
– CAROL < di Todd HAYNES (Lucky Red)
– IL CASO SPOTLIGHT < di Tom McCARTHY (BIM)
– IL PONTE DELLE SPIE < di Steven SPIELBERG (20th Century Fox )
– INSIDE OUT < di Pete DOCTER e Ronnie DEL CARMEN (Walt Disney Pictures)
– REMEMBER < di Atom EGOYAN (BIM)
L'apposita Giuria, composta da Andrea Piersanti, Presidente, Francesca Calvelli, Enzo Decaro, Leonardo Diberti, Paolo Fondato, Enrico Magrelli,
Lamberto Mancini, Mario Mazzetti, Paolo Mereghetti, comunica le cinquine del miglior cortometraggio.
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
– A METà LUCE < di Anna Gigante
– BELLISSIMA < di Alessandro Capitani
– DOVE L'ACQUA CON ALTRA ACQUA SI CONFONDE < di Gianluca Mangiasciutti e Massimo Loi
– LA BALLATA DEI SENZATETTO < di Monica Manganelli
– PER ANNA < di Andrea Zuliani
Il miglior cortometraggio Premio David di Donatello 2016 è: BELLISSIMA di Alessandro Capitani.
Oltre 6000 giovani delle scuole superiori di tutta Italia votano per il
DAVID GIOVANI
– ALASKA < di Claudio Cupellini
– GLI ULTIMI SARANNO ULTIMI < di Massimiliano Bruno
– LA CORRISPONDENZA < di Giuseppe Tornatore
– NON ESSERE CATTIVO < di Claudio Caligari
– QUO VADO? < di Gennaro Nunziante
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Data Pubblicazione
23-03-2016
Sito Web
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"La scuola cattolica", verso il Premio Strega le 1300 pagine di
Edoardo Albinati
E’ uno dei candidati dello Strega Edoardo Albinati con La scuola
cattolica (Rizzoli), volume mastodontico - ben 1300 pagine –presentato per la
settantesima edizione del Premio da Raffaele La Capria e Sandro Veronesi.
Un libro impegnativo, sia per le tematiche affrontate - gli anni Settanta scanditi
attraverso i grandi temi dell’adolescenza, della religione, del sesso, della
violenza, della borghesia e dell'innocenza perduta – sia per lo stile, spesso
prolisso ma, ad ogni modo, “indulgente” verso il lettore quando ad esempio
Albinati lo invita a saltare alcune pagine che potrebbero non interessargli,
anticipandone il contenuto. Ma c’è anche una delle più brutte vicende di
cronaca che accaddero in quel periodo, il massacro del Circeo del 1975,
narrata dallo scrittore – come precisa – senza “alcuna pretesa di ricostruire una
verità storica o proporre una versione alternativa dei fatti: semmai di restituire
un’atmosfera decontaminata dalla retorica”.
“A scanso di equivoci, - sottolinea - nel riportare i fatti delittuosi mi sono servito
di verbali, interrogatori, intercettazioni, interviste e sentenze che riguardano
RIZZOLI WEB - Rassegna Stampa 29/03/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
i protagonisti di quei delitti, rimaneggiando dove necessario e omettendo o
sostituendo alcuni nomi, più che altro perche avrebbero creato confusione o
risollevato inutili code polemiche”.
Edoardo Albinati è stato compagno di scuola egli autori - Gianni Guido, Angelo
Izzo e Andrea Ghira, ragazzi di ottima famiglia - di quel crimine efferato e per
quarant’anni ha custodito i segreti di quella “mala educación”. La ripercorre
nelle aule di una scuola privata di Roma, la San Leone Magno, con classi tutte
maschili e pulsioni malcelate dietro quei rigidi insegnamenti.
I personaggi che popolano quest’opera così originale, quasi una sfida nel
panorama narrativo contemporaneo, sono i più disparati: professori mitici,
preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici, fanciulle enigmatiche e terroristi.
“La scuola cattolica – scrive ancora Albinati – è basato su fatti realmente
accaduti, di cui in parte sono stato testimone diretto. A partire da essi, ho
intrecciato episodi e personaggi con diverse percentuali di finzione: alcuni sono
inventati di sana pianta, altri debbono parecchio a eventi che hanno avuto
effettivamente luogo, e a persone esistite o esistenti. Non ho avuto scrupoli nel
mescolare il vero, il presunto vero, il verosimile fittizio e l’inverosimile reale;
nell’ibridare memoria e immaginazione.
Lo stesso personaggio che narra in prima persona la storia può darsi non
coincida in pieno con l’autore che figura in copertina”.
Albinati, nato a Roma nel 1956 da oltre vent’anni lavora come insegnante nel
penitenziario di Rebibbia, esperienza narrata nel diario Maggio selvaggio. Suoi
reportage dall’Afghanistan e dal Ciad sono usciti sul “Corriere della Sera”, “la
Repubblica”, “The Washington Post”. Ha scritto film per il cinema di Matteo
Garrone e Marco Bellocchio. Tra gli ultimi libri pubblicati, ricordiamo Tuttalpiù
muoio con Filippo Timi e Vita e morte di un ingegnere.
http://www.ilmiotg.it/10/index.php?option=com_content&view=article&id=10026:qla-scuola-cattolicaq-verso-il-premio-strega-le-1300pagine-di-edoardo-albinati&catid=65:libri
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Sito W eb
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David di Donatello 2016, tutte le nomination
Ben 16 candidature per i film Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti e Non essere cattivo di Claudio Caligari. Per la prima volta la cerimonia
sarà trasmessa da Sky Cinema e Tv8
Sono due i film che guidano le nomination della 60esima edizione dei David di Donatello con 16 candidature ciascuno: Lo chiamavano Jeeg Robot
di Gabriele Mainetti e Non essere cattivo di Claudio Caligari.
Tra i titoli più nominati seguono Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino (14), Il racconto dei racconti di Matteo Garrone (12), Perfetti
sconosciuti di Paolo Genovese (9), Fuocoammare di Gianfranco Rosi (4). Quest'anno la cerimonia di premiazione dei David di Donatello, in
programma il prossimo 18 aprile, per la prima volta sarà trasmessa in diretta su Sky Cinema e su TV8 (canale 8 DTT). Di seguito, tutte le nomination
della 60ma edizione dei David di Donatello:
Miglior film
- Fuocoammare di Gianfranco Rosi
- Il racconto dei racconti di Matteo Garrone
- Non essere cattivo di Claudio Caligari
- Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese
- Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino
Migliore regista
- Gianfranco Rosi per Fuocoammare
- Matteo Garrone per Il racconto dei racconti
- Claudio Caligari per Non essere cattivo
- Paolo Genovese per Perfetti sconosciuti
- Paolo Sorrentino per Youth – La giovinezza
Migliore sceneggiatura
- Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso per Il racconto dei racconti
- Nicola Guaglianone, Menotti per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Claudio Caligari, Giordano Meacci, Francesca Serafini per Non essere cattivo
- Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo Genovese, Paola Mammini, Rolando Ravello per Perfetti sconosciuti
- Paolo Sorrentino per Youth – La giovinezza
Migliore attore protagonista
- Claudio Santamaria per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Alessandro Borghi per Non essere cattivo
- Luca Marinelli per Non essere cattivo
- Marco Giallini per Perfetti sconosciuti
- Valerio Mastandrea per Perfetti sconosciuti
Migliore attrice non protagonista
- Piera Degli Esposti per Assolo
- Antonia Truppo per Lo chiamavano Jeeg Robot
- Elisabetta De Vito per Non essere cattivo
- Sonia Bergamasco per Quo vado?
- Claudia Cardinale per Ultima fermata
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David di Donatello, ecco le nomination del 2016
Giunta alla 60esima edizione, la storica manifestazione quest'anno sorprende (o forse no) per le tante candidature assegnate a due film che hanno
conquistato il pubblico nei mesi scorsi facendo parlare molto di sé, ovvero Non essere cattivo e Lo chiamavano Jeeg Robot, entrambi con ben 16
candidature all'attivo. Il tres d'union di entrambe le pellicole il bravissimo Luca Marinelli. Molte le nomination anche per Fuocoammare di
Gianfranco Rosi, che già ha riscosso un grande successo all'estero vincendo l'Orso d'Oro a Berlino.
La cerimonia dei David di Donatello si terrà lunedì 18 aprile 2016, e quest'anno sarà presentata da Alessandro Cattelan e trasmessa su Sky.
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Miglior film
FUOCOAMMARE regia di: Gianfranco ROSI
IL RACCONTO DEI RACCONTI – TALE OF TALES regia di: Matteo GARRONE
NON ESSERE CATTIVO regia di: Claudio CALIGARI
PERFETTI SCONOSCIUTI regia di: Paolo GENOVESE
YOUTH – LA GIOVINEZZA regia di: Paolo SORRENTINO
Migliore regista
Gianfranco ROSI per il film: FUOCOAMMARE
Matteo GARRONE per il film: IL RACCONTO DEI RACCONTI – TALE OF TALES
Claudio CALIGARI per il film: NON ESSERE CATTIVO
Paolo GENOVESE per il film: PERFETTI SCONOSCIUTI
Paolo SORRENTINO per il film: YOUTH – LA GIOVINEZZA
Migliore regista esordiente
Carlo LAVAGNA per il film: ARIANNA
Adriano VALERIO per il film: BANAT – IL VIAGGIO
Piero MESSINA per il film: L'ATTESA
Gabriele MAINETTI per il film: LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT
Fabio BONIFACCI – Francesco MICCICHE' per il film: LORO CHI?
Alberto CAVIGLIA per il film: PECORE IN ERBA
Migliore sceneggiatura
Edoardo ALBINATI – Ugo CHITI – Matteo GARRONE – Massimo GAUDIOSO per il film: IL RACCONTO DEI RACCONTI – TALE OF
TALES
Nicola GUAGLIANONE – MENOTTI per il film: LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT
Claudio CALIGARI – Giordano MEACCI – Francesca SERAFINI per il film: NON ESSERE CATTIVO
Filippo BOLOGNA – Paolo COSTELLA – Paolo GENOVESE – Paola MAMMINI – Rolando RAVELLO per il film: PERFETTI SCONOSCIUTI
Paolo SORRENTINO per il film: YOUTH – LA GIOVINEZZA
Migliore produttore
21UNO FILM – STEMAL ENTERTAINMENT – ISTITUTO LUCE-CINECITTà – RAI CINEMA – LES FILMS D'ICI AVEC ARTE FRANCE
CINEMA per il film: FUOCOAMMARE
ARCHIMEDE – RAI CINEMA per il film: IL RACCONTO DEI RACCONTI – TALE OF TALES
GABRIELE MAINETTI PER GOON FILMS – CON RAI CINEMA per il film: LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT
P. BOGNA, S. ISOLA E V. MASTANDREA PER KIMERAFILM, RAI CINEMA E TAODUE FILM, PROD.ASSOCIATO P.O VALSECCHI,
IN COLLABORAZIONE CON LEONE FILM GROUP per il film: NON ESSERE CATTIVO
Nicola GIULIANO – Francesca CIMA – Carlotta CALORI per INDIGO Film per il film: YOUTH – LA GIOVINEZZA
Migliore attrice protagonista
àstrid BERGÈS-FRISBEY per il film: ALASKA
Paola CORTELLESI per il film: GLI ULTIMI SARANNO ULTIMI
Sabrina FERILLI per il film: IO E LEI
Juliette BINOCHE per il film: L'ATTESA
Ilenia PASTORELLI per il film: LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT
Valeria GOLINO per il film: PER AMOR VOSTRO
Anna FOGLIETTA per il film: PERFETTI SCONOSCIUTI
Migliore attore protagonista
Claudio SANTAMARIA per il film: LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT
Alessandro BORGHI per il film: NON ESSERE CATTIVO
Luca MARINELLI per il film: NON ESSERE CATTIVO
Marco GIALLINI per il film: PERFETTI SCONOSCIUTI
Valerio MASTANDREA per il film: PERFETTI SCONOSCIUTI
Sul sito ufficiale, l'elenco completo anche con i premi minori, in gara per l'ambita statuetta italiana.
http://www.mistermovie.it/news/david-donatello-le-nomination-del-2016-62372/
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David di Donatello 2016 – Le nominations
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David di Donatello 2016: tutte le nomination
"Non essere cattivo" e "Lo chiamavamo Jeeg Robot" fanno incetta di nomination per i 60esimi David di Donatello, che verranno trasmessi in diretta tv il
prossimo 18 aprile su Sky, in una serata in stile "notte degli Oscar" condotta da Alessandro Cattelan
LaPresse
Non essere cattivo di Claudio Caligari (scomparso il 26 maggio 2015) e Lo chiamavano Jeeg Robot dell'esordiente Gabriele Mainetti hanno
fatto incetta di candidature per i 60esimi David di Donatello, la cui cerimonia di premiazione si terrà il 18 aprile prossimo (e che verrà trasmessa per la
prima volta in diretta su Sky Cinema HD, in stile “notte degli Oscar”, con la conduzione di Alessandro Cattelan). Le due pellicole hanno raccolto ben 16
nomination e insieme sembrano tendere un ideale file rouge tra passato e futuro, con l'ultima opera di un cineasta outsider e di culto e l'opera prima di un
giovane talento. A legare le due pellicole anche la doppia candidatura del 31enne Luca Marinelli: protagonista del noir Non essere cattivo e candidato
come non protagonista nella pellicola di Mainetti, risposta tutta italiana ai film americani sui supereoi.
Al secondo posto si è piazzato Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino che ha raccolto 14 candidature, subito seguito da Il racconto dei racconti
di Matteo Garrone (12 nomination). Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese si è aggiudicato 9 candidature, mentre Fuocoammare di Gianfranco
Rosi (che ha vinto l'Orso d'oro a Berlino) ha ottenuto 4 candidature ai David ed è nella cinquina per il miglior film insieme alle pellicole di Caligari,
Sorrentino, Garrone e Genovese. Ecco tutte le cinquine:
Miglior film e Miglior regista
Fuocoammare di Gianfranco Rosi;
Il racconto dei racconti – Tale of Tales di Matteo Garrone;
Non essere cattivo di Claudio Caligari;
Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino;
Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese.
I cinque registi di questi film formano anche la cinquina per il Miglior regista.
Miglior regista esordiente
Arianna di Carlo Lavagna;
Banat – Il viaggio di Adriano Valerio;
L'attesa di Piero Messina;
Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti;
Loro chi? di Fabio Bonifacci e Francesco Micciché;
Pecore in erba di Alberto Caviglia.
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Miglior attore protagonista
Alessandro Borghi (Non essere cattivo);
Marco Giallini (Perfetti sconosciuti);
Luca Marinelli (Non essere cattivo);
Valerio Mastandrea (Perfetti sconosciuti);
Claudio Santamaria (Lo chiamavano Jeeg Robot).
Miglior attore non protagonista
Giuseppe Battiston (La felicità è un sistema complesso);
Fabrizio Bentivoglio (Gli ultimi saranno ultimi);
Valerio Binasco (Alaska);
Alessandro Borghi (Suburra);
Luca Marinelli (Lo chiamavano Jeeg Robot).
Miglior attrice protagonista
àstrid Bergès-Frisbey (Alaska);
Juliette Binoche (L'attesa);
Paola Cortellesi (Gli ultimi saranno ultimi);
Sabrina Ferilli (Io e lei);
Anna Foglietta (Perfetti sconosciuti);
Valeria Golino (Per amor vostro);
Ilenia Pastorelli (Lo chiamavano Jeeg Robot).
Miglior attrice non protagonista
Sonia Bergamasco (Quo vado?);
Claudia Cardinale (Ultima fermata);
Piera Degli Esposti (Assolo);
Elisabetta De Vito (Non essere cattivo);
Antonia Truppo (Lo chiamavano Jeeg Robot).
Miglior sceneggiatura
Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Matteo Garrone e Massimo Gaudioso per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Nicola Guaglianone e Menotti per il film Lo chiamavano Jeeg Robot;
Claudio Caligari, Giordano Meacci e Francesca Serafini per Non essere cattivo;
Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo Genovese, Paola Mammini e Rolando Ravello per Perfetti sconosciuti;
Paolo Sorrentino per Youth – La giovinezza.
Migior montatore
Jacopo Quadri per Fuocoammare;
Andrea Maguolo (con Federico Conforti) per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Consuelo Catucci per Perfetti sconosciuti;
Patrizio Marone per Suburra.
Miglior direttore della fotografia
Peter Suschitzky per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Michele D'Attanasio per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Maurizio Calvesi per Non essere cattivo;
Paolo Carnera per Suburra;
Luca Bigazzi per Youth – La giovinezza.
Miglior fonico di presa diretta
Maricetta Lombardo per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Valentino Giannì per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Angelo Bonanni per Non essere cattivo;
Umberto Montesanti per Perfetti sconosciuti;
Emanuele Cecere per Youth – La giovinezza.
Miglior musicista
Alexandre Desplat per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Ennio Morricone per La corrispondenza;
Michele Braga e Gabriele Mainetti per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Paolo Vivaldi (con Alessandro Sartini) per Non essere cattivo;
David Lang per Youth – La giovinezza.
Miglior canzone originale
Torta di noi (per La felicità è un sistema complesso): musica, testi e interpretazione di Niccolò Contessa;
A cuor leggero (per Non essere cattivo): musica, testi e interpretazione di Riccardo Sinigallia;
Perfetti sconosciuti (per Perfetti Sconosciuti): musica di Bungaro e Cesare Chiodo, testi e interpretazione di Fiorella Mannoia;
La prima repubblica (per Quo vado?): musica, testi e interpretazione di Luca Medici (Checco Zalone);
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Simple Song (per Youth – La giovinezza): musica e testi di David Lang interpretata da Sumi Jo.
Miglior scenografo
Dimitri Capuani e Alessia Anfuso per Il racconto dei racconti–Tale of Tales;
Maurizio Sabatini per La corrispondenza;
Massimiliano Sturiale per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Giada Calabria per Non essere cattivo;
Paki Meduri per Suburra;
Ludovica Ferrario per Youth – La giovinezza.
Miglior costumista
Massimo Cantini Parrini per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Gemma Mascagni per La corrispondenza;
Mary Montalto per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Chiara Ferrantini per Non essere cattivo;
Carlo Poggioli per Youth – La giovinezza.
Miglior truccatore
Gino Tamagnini, Valter Casotto, Luigi D'Andrea e Leonardo Cruciano per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Enrico Iacoponi per La corrispondenza;
Giulio Pezza per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Lidia Minì per Non essere cattivo;
Maurizio Silvi per Youth – La giovinezza.
Miglior acconciatore
Francesco Pegoretti per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Elena Gregorini per La corrispondenza;
Angelo Vannella per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Sharim Sabatini per Non essere cattivo;
Aldo Signoretti per Youth – La giovinezza.
Miglior produttore
21uno Film, Stemal Entertainment, Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, Les Films d'Ici con Arte France Cinéma per il film Fuocoammare;
Archimede, Rai Cinema per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Gabriele Mainetti per Goon Films, Rai Cinema per il film Lo chiamavano Jeeg Robot;
Paolo Bogna, Simone Isola e Valerio Mastandrea per Kimera Film, con Rai Cinema e Taodue Film, produttore associato Pietro Valsecchi, in
collaborazione con Leone Film Group per il film Non essere cattivo;
Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori per Indigo Film per il film Youth – La giovinezza;
Miglior montaggio
A metà luce, di Anna Gigante;
Bellissima, di Alessandro Capitani;
Dove l'acqua con altra acqua si confonde, di Gianluca Mangiasciutti e Massimo Loi;
La ballata dei senzatetto, di Monica Manganelli;
Per Anna, di Andrea Zuliani.
Miglior documentario di lungometraggio
Harry's Bar di Carlotta Cerquetti;
I bambini sanno di Walter Veltroni,
Lousiana (The Other Side) di Roberto Minervini;
Revelstoke. Un bacio nel vento di Nicola Moruzzi;
S is for Stanley (Trentanni dietro al volante per Stanley Kubrick) di Alex Infascelli.
Miglior effetti digitali
EDI – Effetti Digitali Italiani per il film Game Therapy;
Makinarium per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Chromatica per il film Lo chiamavano Jeeg Robot;
Visualogie per il film Suburra;
Peerless per il film Youth – La giovinezza.
David Giovani
Alaska di Claudio Cupellini;
Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno;
La Corrispondenza di Giuseppe Tornatore;
Non essere cattivo di Claudio Caligari;
Quo vado? di Gennaro Nunziante.
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David di Donatello 2016, le nomination
La premiazione il 18 aprile
Sono stati presentati i nominati della 60esima edizione del David di Donatello 2016.
La premiazione dei premi Oscar italiani anticipa i tempi. In programma il prossimo 18 aprile, di solito i David di Donatello vengono assegnati a
giugno, saranno trasmessi per la prima volta in diretta da Sky.
A fare incetta di nomination ai David di Donatello 2016 sono Lo chiamavano Jeeg Robot dell'esordiente Gabriele Mainetti, declinazione italiana
dei film sui supereroi, e Non essere cattivo, noir ambientato nella Ostia anni Novanta di Claudio Caligari, presentato postumo alla Mostra del cinema
di Venezia e già scelto come titolo italiano nella corsa agli Oscar 2016 (senza arrivare alla cinquina però). Entrambi sono in lizza per ben 16 premi ai
David di Donatello 2016.
Seguono Youth – La Giovinezza di Paolo Sorrentino con 14 candidature, il discusso film di Matteo Garrone Il racconto dei racconti che ne ha
avute ben 12 e Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese, 9.
Il vincitore dell'Orso d'oro alla Berlinale 2016, Gianfranco Rosi porta a casa con il suo Fuocoammare 4 candidature.
Fatta eccezione di Lo chiamavano Jeeg Robot sono questi i 5 film, Fuocoammare, Il racconto dei racconti, Non essere cattivo, Perfetti
sconosciuti e Youth – La giovinezza, che il prossimo 18 aprile si contenderanno il David di Donatello 2016 più prestigioso, ovvero quello di miglior
film.
A presentare la 60esima edizione dei David di Donatello, il prossimo 18 aprile alla Casa del Cinema di Roma sarà Alessandro Cattelan.
Tutte le nomination dei David di Donatello 2016
Miglior Film
“Fuocoammare”, regia di Gianfranco Rosi
“Il racconto dei racconti” – Tale of Tales”, regia di Matteo Garrone
“Non essere cattivo”, regia di Claudio Caligari
“Perfetti sconosciuti”, regia di Paolo Genovese
“Youth – La giovinezza”, regia di Paolo Sorrentino
Miglior Regia
Gianfranco Rosi per il film “Fuocoammare”
Matteo Garrone per il film “Il racconto dei racconti – Tale of Tales”
Claudio Caligari per il film “Non essere cattivo”
Paolo Genovese per il film “Perfetti sconosciuti”
Paolo Sorrentino per il film “Youth La giovinezza”
Miglior Sceneggiatura
Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso per il film “Il racconto dei racconti – Tale of Tales”
Nicola Guaglianone, Menotti per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”
Claudio Caligari, Giordano Meacci, Francesca Serafini per il film “Non essere cattivo”
Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo Genovese, Paola Mammini, Rolando Ravello per il film “Perfetti sconosciuti”
Paolo Sorrentino per il film “Youth – La giovinezza”
Miglior Attore protagonista
Claudio Santamaria per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”
Alessandro Borghi per il film “Non essere cattivo”
Luca Marinelli per il film “Non essere cattivo”
Marco Giallini per il film “Perfetti sconosciuti”
Valerio Mastandrea per il film “Perfetti sconosciuti”
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Miglior Attrice protagonista
àstrid Bergès Frisbey per il film “Alaska”
Paola Cortellesi per il film “Gli ultimi saranno ultimi”
Sabrina Ferilli per il film “Io e lei”
Juliette Binoche per il film “L'attesa”
Ilenia Pastorelli per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”
Valeria Golino per il film “Per amor vostro”
Anna Foglietta per il film “Perfetti sconosciuti”
Miglior Attore non protagonista
Valerio Binasco per il film “Alaska”
Fabrizio Bentivoglio per il film “Gli ultimi saranno ultimi”
Giuseppe Battiston per il film “La felicità è un sistema complesso”
Luca Marinelli per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”
Alessandro Borghi per il film “Suburra”
Miglior Attrice non protagonista
Piera Degli Esposti per il film “Assolo”
Antonia Truppo per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”
Elisabetta De Vito per il film “Non essere cattivo”
Sonia Bergamasco per il film “Quo vado?”
Claudia Cardinale per il film “Ultima fermata”
David Giovani
“Alaska” di Claudio Cupellini
“Gli ultimi saranno ultimi” di Massimiliano Bruno
“La Corrispondenza” di Giuseppe Tornatore
“Non essere cattivo” di Claudio Caligari
“Quo vado?” di Gennaro Nunziante
Miglior regista esordiente
Carlo Lavagna per il film “Arianna”
Adriano Valerio per il film “Banat – Il viaggio”
Piero Messina per il film “L'attesa”
Gabriele Mainetti per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”
Fabio Bonifacci e Francesco Micciché per il film “Loro chi?”
Alberto Caviglia per il film “Pecore in erba”
Miglior documentario lungometraggio
“Harry's Bar”, di Carlotta Cerquetti
“I bambini sanno”, di Walter Veltroni
“Lousiana (The Other Side)”, di Roberto Minervini
“Revelstoke. Un bacio nel vento”, di Nicola Moruzzi
“S is for Stanley (Trentanni dietro al volante per Stanley Kubrick)”, di Alex Infascelli
Migliore montatore
Jacopo Quadri per il film “Fuocoammare”
Andrea Maguolo con la collaborazione di Federico Conforti per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”
Consuelo Catucci per il film “Perfetti sconosciuti”
Patrizio Marone per il film “Suburra”
Migliore direttore della fotografia
Peter Suschitzky per il film “Il racconto dei racconti – Tale of Tales”
Michele D'Attanasio per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”
Maurizio Calvesi per il film “Non essere cattivo”
Paolo Carnera per il film “Suburra”
Luca Bigazzi per il film “Youth – La giovinezza”
Migliore fonico di presa diretta
Maricetta Lombardo per il film “Il racconto dei racconti – Tale of Tales”
Valentino Giannì per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”
Angelo Bonanni per il film “Non essere cattivo”
Umberto Montesanti per il film “Perfetti sconosciuti”
Emanuele Cecere per il film “Youth – La giovinezza”
Migliore musicista
Alexandre Desplat per il film “Il racconto dei racconti – Tale of Tales”
Ennio Morricone per il film “La corrispondenza”
Michele Braga, Gabriele Mainetti per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”
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Paolo Vivaldi con la collaborazione di Alessandro Sartini per il film “Non essere cattivo”
David Lang per il film “Youth – La giovinezza”
Migliore canzone
TORTA DI NOI musica, testi e interpretazione di Niccolò Contessa – Per La felicità è un sistema complesso
A CUOR LEGGERO musica, testi e interpretazione di Riccardo Sinigallia – Non essere cattivo
PERFETTI SCONOSCIUTI musica di Bungaro e Cesare Chiodo testi e interpretazione di Fiorella Mannoia – Perfetti sconosciuti
LA PRIMA REPUBBLICA musica, testi e interpretazione di Luca Medici (Checco Zalone) – Quo vado?
SIMPLE SONG #3 musica e testi di David Lang interpretata da Sumi Jo – Youth – La giovinezza
Miglior costumista
Massimo Cantini Parrini per il film “Il racconto dei racconti – Tale of Tales”
Gemma Mascagni per il film “La corrispondenza”
Mary Montalto per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”
Chiara Ferrantini per il film “Non essere cattivo”
Carlo Poggioli per il film “Youth – La giovinezza”
Migliore truccatore
Gino Tamagnini, Valter Casotto, Luigi D'Andrea, Leonardo Cruciano per il film “Il racconto dei racconti – Tale of Tales”
Enrico Iacoponi per il film “La corrispondenza”
Giulio Pezza per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”
Lidia Minì per il film “Non essere cattivo”
Maurizio Silvi per il film “Youth – La giovinezza”
Miglior acconciatore
Francesco Pegoretti per il film “Il racconto dei racconti – Tale of Tales”
Elena Gregorini per il film “La corrispondenza”
Angelo Vannella per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”
Sharim Sabatini per il film “Non essere cattivo”
Aldo Signoretti per il film “Youth – La giovinezza”
Migliori effetti digitali
EDI – Effetti Digitali Italiani per il film “Game Therapy”
Makinarium per il film “Il racconto dei racconti – Tale of Tales”
Chromatica per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”
Visualogie per il film “Suburra”
Peerless per il film “Youth – La giovinezza”
Miglior film dell'unione europea
“45 anni” di Andrew HAIGH (Teodora Film)
“Dio esiste e vive a Bruxelles” di Jaco Van Dormael (I Wonder Pictures )
“Il figlio di Saul” di Laszlo Nemes (Teodora Film)
“Perfect day” di Fernando Leon de Aragona (Teodora Film)
“The danish girl” di Tom HOOPER (Universal Pictures)
Miglior film straniero
“Carol” di Todd HAYNES (Lucky Red)
“Il caso Spotlight” di Tom McCarthy (BIM)
“Il ponte delle spie” di Steven Spielberg (20th Century Fox )
“Inside Out” di Pete Docter e Ronnie Del Carmen (Walt Disney Pictures)
“Remeber di Atom” EGOYAN (BIM).
Miglior produttore
21uno Film, Stemal Entertainment, Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, Les Films d'Ici con Arte France Cinéma per il film “Fuocoammare”
Archimede, Rai Cinema per il film “Il racconto dei racconti – Tale of Tales”
Gabriele Mainetti per Goon Films, Rai Cinema per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”
Paolo Bogna, Simone Isola e Valerio Mastandrea per Kimera Film, con Rai Cinema e Taodue Film, produttore associato Pietro Valsecchi, in
collaborazione con Leone Film Group per il film “Non essere cattivo”
Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori per Indigo Film per il film “Youth – La giovinezza”
E' già stato reso noto, invece, il vincitore della categoria Miglior Cortometraggio 2016, assegnato a Bellissima di Alessandro Capitani.
Per saperne di più:
www.daviddidonatello.it
Cinema, Spettacoli, Storie di Successo
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David di Donatello: tutte le nomination
23 marzo 2016
11:54
David di Donatello: tutte le nomination
Roma – Nella giornata di martedì 22 sono state annunciate da Francesco Castelnuovo e Gianni Canova le candidature dei 60esimi David di Donatello, i
primi targati Sky, che trasmetterà la serata finale il prossimo 18 aprile su piattaforma satellitare e in chiaro su Tv8. Di seguito tutte le nomination, che
vedono l'egemonia di 'Lo chiamavano Jeeg Robot', con 16 segnalazioni (ma non quella per il Miglior Film) e 'Non essere cattivo', con 12.
MIGLIOR FILM
Fuocoammare, regia di Gianfranco Rosi
Il racconto dei racconti – Tale of Tales, regia di Matteo Garrone
Non essere cattivo, regia di Claudio Caligari
Perfetti sconosciuti, regia di Paolo Genovese
Youth – La giovinezza, regia di Paolo Sorrentino
MIGLIOR REGIA
Gianfranco Rosi per il film Fuocoammare
Matteo Garrone per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Claudio Caligari per il film Non essere cattivo
Paolo Genovese per il film Perfetti sconosciuti
Paolo Sorrentino per il film Youth La giovinezza
MIGLIOR SCENEGGIATURA
Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Nicola Guaglianone, Menotti per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Claudio Caligari, Giordano Meacci, Francesca Serafini per il film Non essere cattivo
Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo Genovese, Paola Mammini, Rolando Ravello per il film Perfetti sconosciuti
Paolo Sorrentino per il film Youth – La giovinezza
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Claudio Santamaria per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Alessandro Borghi per il film Non essere cattivo
Luca Marinelli per il film Non essere cattivo
Marco Giallini per il film Perfetti sconosciuti
Valerio Mastandrea per il film Perfetti sconosciuti
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
àstrid Bergès Frisbey per il film Alaska
Paola Cortellesi per il film Gli ultimi saranno ultimi
Sabrina Ferilli per il film Io e lei
RIZZOLI WEB - Rassegna Stampa 29/03/2016
90
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Data Pubblicazione
23/03/2016
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Juliette Binoche per il film L'attesa
Ilenia Pastorelli per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Valeria Golino per il film Per amor vostro
Anna Foglietta per il film Perfetti sconosciuti
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Valerio Binasco per il film Alaska
Fabrizio Bentivoglio per il film Gli ultimi saranno ultimi
Giuseppe Battiston per il film La felicità è un sistema complesso
Luca Marinelli per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Alessandro Borghi per il film Suburra
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Piera Degli Esposti per il film Assolo
Antonia Truppo per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Elisabetta De Vito per il film Non essere cattivo
Sonia Bergamasco per il film Quo vado?
Claudia Cardinale per il film Ultima fermata
DAVID GIOVANI
Alaska di Claudio Cupellini
Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno
La Corrispondenza di Giuseppe Tornatore
Non essere cattivo di Claudio Caligari
Quo vado? di Gennaro Nunziante
MIGLIOR MONTATORE
Jacopo Quadri per il film Fuocoammare
Andrea Maguolo con la collaborazione di Federico Conforti per Lo chiamavano Jeeg Robot
Consuelo Catucci per il film Perfetti sconosciuti
Patrizio Maroneper il film Suburra
MIGLIOR DIRETTOEE DELLA FOTOGRAFIA
Peter Suschitzky per Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Michele D'Attanasio per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Maurizio Calvesi per il film Non essere cattivo
Paolo Carnera per il film Suburra
Luca Bigazzi per il film Youth – La giovinezza
MIGLIORE FONICO DI PRESA DIRETTA
Maricetta Lombardo per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Valentino Giannì per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Angelo Bonanni per il film Non essere cattivo
Umberto Montesanti per il film Perfetti sconosciuti
Emanuele Cecere per il film Youth – La giovinezza
MIGLIORE MUSICISTA
Alexandre Desplat per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Ennio Morricone per il film La corrispondenza
Michele Braga, Gabriele Mainetti per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Paolo Vivaldi con la collaborazione di Alessandro Sartini per il film Non essere cattivo
David Lang per il film Youth – La giovinezza
MIGLIORE CANZONE ORIGINALE
La felicità è un sistema complesso per la canzone “Torta di noi”: musica, testi e interpretazione di Niccolò Contessa
Non essere cattivo per la canzone “A cuor leggero”: musica, testi e interpretazione di Riccardo Sinigallia
Perfetti sconosciuti per la canzone “Perfetti Sconosciuti: musica di Bungaro e Cesare Chiodo, testi e interpretazione di Fiorella Mannoia
Quo vado? per la canzone “La prima repubblica”: musica, testi e interpretazione di Luca Medici (Checco Zalone)
Youth – La giovinezza per la canzone “Simple Song”: musica e testi di David Lang interpretata da Sumi Jo
MIGLIORE SCENOGRAFO
Il racconto dei racconti–Tale of Tales: Dimitri Capuani e Alessia Anfuso
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91
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La corrispondenza: Maurizio Sabatini
Lo chiamavano Jeeg Robot: Massimiliano Sturiale
Non essere cattivo: Giada Calabria
Suburra: Paki Meduri
Youth – La giovinezza: Ludovica Ferrario
MIGLIOR COSTUMISTA
Il racconto dei racconti – Tale of Tales: Massimo Cantini Parrini
La corrispondenza: Gemma Mascagni
Lo chiamavano Jeeg Robot: Mary Montalto
Non essere cattivo: Chiara Ferrantini
Youth – La giovinezza: Carlo Poggioli
MIGLIOR TRUCCATORE
Il racconto dei racconti – Tale of Tales: Gino Tamagnini, Valter Casotto, Luigi D'Andrea e Leonardo Cruciano
La corrispondenza: Enrico Iacoponi
Lo chiamavano Jeeg Robot: Giulio Pezza
Non essere cattivo: Lidia Minì
Youth – La giovinezza: Maurizio Silvi
MIGLIOR ACCONCIATORE
Il racconto dei racconti – Tale of Tales: Francesco Pegoretti
La corrispondenza: Elena Gregorini
Lo chiamavano Jeeg Robot: Angelo Vannella
Non essere cattivo: Sharim Sabatini
Youth – La giovinezza: Aldo Signoretti
MIGLIOR PRODUTTORE
21uno Film, Stemal Entertainment, Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, Les Films d'Ici con Arte France Cinéma per il film Fuocoammare
Archimede, Rai Cinema per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Gabriele Mainetti per Goon Films, Rai Cinema per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Paolo Bogna, Simone Isola e Valerio Mastandrea per Kimera Film, con Rai Cinema e Taodue Film, produttore associato Pietro Valsecchi, in
collaborazione con Leone Film Group per il film Non essere cattivo
Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori per Indigo Film per il film Youth – La giovinezza
MIGLIOR MONTAGGIO
A metà luce, di Anna Gigante
Bellissima, di Alessandro Capitani
Dove l'acqua con altra acqua si confonde, di Gianluca Mangiasciutti e Massimo Loi
La ballata dei senzatetto, di Monica Manganelli
Per Anna, di Andrea Zuliani
MIGLIOR REGISTA ESORDIENTE
Carlo Lavagna per il film Arianna
Adriano Valerio per il film Banat – Il viaggio
Piero Messina per il film L'attesa
Gabriele Mainetti per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Fabio Bonifacci e Francesco Micciché per il film Loro chi?
Alberto Caviglia per il film Pecore in erba
MIGLIOR DOCUMENTARIO DI LUNGOMETRAGGIO
Harry's Bar, di Carlotta Cerquetti
I bambini sanno, di Walter Veltroni
Lousiana (The Other Side), di Roberto Minervini
Revelstoke. Un bacio nel vento, di Nicola Moruzzi
S is for Stanley (Trentanni dietro al volante per Stanley Kubrick), di Alex Infascelli
MIGLIOR EFFETTI DIGITALI
EDI – Effetti Digitali Italiani, per il film Game Therapy
Makinarium, per il film Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Chromatica, per il film Lo chiamavano Jeeg Robot
Visualogie, per il film Suburra
Peerless, per il film Youth – La giovinezza
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Data Pubblicazione
23/03/2016
Sito Web
www.ilmiotg.it
"La scuola cattolica", verso il Premio Strega le 1300 pagine di
Edoardo Albinati
E' uno dei candidati dello Strega Edoardo Albinati con La scuola cattolica (Rizzoli), volume
mastodontico - ben 1300 pagine –presentato per la settantesima edizione del Premio da Raffaele La
Capria e Sandro Veronesi.
Un libro impegnativo, sia per le tematiche affrontate - gli anni Settanta scanditi attraverso i grandi temi
dell'adolescenza, della religione, del sesso, della violenza, della borghesia e dell'innocenza perduta – sia
per lo stile, spesso prolisso ma, ad ogni modo, “indulgente” verso il lettore quando ad esempio Albinati lo
invita a saltare alcune pagine che potrebbero non interessargli, anticipandone il contenuto. Ma c'è anche
una delle più brutte vicende di cronaca che accaddero in quel periodo, il massacro del Circeo del 1975,
narrata dallo scrittore – come precisa – senza “alcuna pretesa di ricostruire una verità storica o proporre
una versione alternativa dei fatti: semmai di restituire un'atmosfera decontaminata dalla retorica”.
“A scanso di equivoci, - sottolinea - nel riportare i fatti delittuosi mi sono servito
di verbali, interrogatori, intercettazioni, interviste e sentenze che riguardano
i protagonisti di quei delitti, rimaneggiando dove necessario e omettendo o sostituendo alcuni nomi, più
che altro perche avrebbero creato confusione o risollevato inutili code polemiche”.
Edoardo Albinati è stato compagno di scuola egli autori - Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira,
ragazzi di ottima famiglia - di quel crimine efferato e per quarant'anni ha custodito i segreti di quella
“mala educación”. La ripercorre nelle aule di una scuola privata di Roma, la San Leone Magno, con classi
tutte maschili e pulsioni malcelate dietro quei rigidi insegnamenti.
I personaggi che popolano quest'opera così originale, quasi una sfida nel panorama narrativo
contemporaneo, sono i più disparati: professori mitici, preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici, fanciulle
enigmatiche e terroristi.
“La scuola cattolica – scrive ancora Albinati – è basato su fatti realmente accaduti, di cui in parte sono
stato testimone diretto. A partire da essi, ho intrecciato episodi e personaggi con diverse percentuali di
finzione: alcuni sono inventati di sana pianta, altri debbono parecchio a eventi che hanno avuto
effettivamente luogo, e a persone esistite o esistenti. Non ho avuto scrupoli nel mescolare il vero, il
presunto vero, il verosimile fittizio e l'inverosimile reale; nell'ibridare memoria e immaginazione.
Lo stesso personaggio che narra in prima persona la storia può darsi non coincida in pieno con l'autore
che figura in copertina”.
Albinati, nato a Roma nel 1956 da oltre vent'anni lavora come insegnante nel penitenziario di Rebibbia,
esperienza narrata nel diario Maggio selvaggio. Suoi reportage dall'Afghanistan e dal Ciad sono usciti sul
“Corriere della Sera”, “la Repubblica”, “The Washington Post”. Ha scritto film per il cinema di Matteo
Garrone e Marco Bellocchio. Tra gli ultimi libri pubblicati, ricordiamo Tuttalpiù muoio con Filippo Timi
e Vita e morte di un ingegnere.
http://www.ilmiotg.it/10/index.php?option=com_content&view=article&id=10026:qla-scuola-cattolicaq-verso-il-premio-strega-le-1300-pagine-diedoardo-albinati&catid=65:libri
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Premio Strega, Einaudi non ci sarà: «Ci prepariamo per l’anno prossimo»
Franco Cordelli: «La mia candidatura? Evidentemente l'editore non era interessato»
di CRISTINA TAGLIETTI
Dopo il no di Feltrinelli, con tanto di polemica e richiesta di cambiare il regolamento, il premio Strega perde anche Einaudi. Ieri la casa editrice ha
annunciato che «pur avendo più di un libro di alto valore letterario» non parteciperà al settantesimo compleanno del Premio. «Ma è una situazione
completamente diversa rispetto a Feltrinelli — chiarisce Ernesto Franco, direttore generale editoriale dello Struzzo —. Non ci sono polemiche, nessuna
presa di posizione, nè strategia. È già capitato altri anni. Oltretutto veniamo da due edizioni vinte con due magnifici libri, La ferocia di Nicola Lagioia e Il
desiderio di essere come tutti di Francesco Piccolo. Quest'anno abbiamo deciso di non partecipare e di prepararci per bene in vista del l'anno
prossimo. Ci piace partecipare e ci piace vincere».
Certo, la decisione di Einaudi lascia spazio a ipotesi e interpretazioni, considerato che questa sarà la prima edizione a editori unificati (ieri l'Antitrust
ha dato l'ok alla fusione Rcs Libri Mondadori previa vendita di Marsilio e Bompiani). Punge con una battuta Franco Cordelli la cui candidatura per Una
sostanza sottile, era stata lanciata dallo scrittore Andrea Di Consoli dalle pagine dell'«Unità»: «In effetti non sono particolarmente interessato al premio
Strega, ma del resto non lo era neppure l'editore» dice al «Corriere». A Segrate si sta ancora decidendo quale nome esprimerà Mondadori, ma la scelta
pare che si stia orientando su Eraldo Affinati con L' uomo del futuro romanzo che ripercorre le strade di don Lorenzo Milani, o su Antonio Monda con
L'indegno, mentre meno probabile sembra l'ipotesi di Emanuele Tonon con Fervore.
Se Rizzoli punta tutto sul fluviale romanzo di Edoardo Albinati La scuola cattolica e il gruppo Gems sul romanzo-memoir di Vittorio Sermonti,
Se avessero, edito da Garzanti, ieri Skira ha annunciato la partecipazione di Quando Roma era un paradiso di Stefano Malatesta, presentato da
Giorgio Montefoschi e Paolo Mauri.
Intanto da Segrate ieri è uscito il nome della candidata di Frassinelli, che dal 2010 non mandava un libro allo Strega: La figlia sbagliata di Raffaella
Romagnolo, romanzo presentato da Fabio Geda e Giuseppe Patota. Romagnolo si va aggiungere alle altre certezze: Antonio Moresco con L'addio, per
Giunti; Valentino Zeichen con La sumera per Fazi; Demetrio Paolin con Conforme alla gloria (Voland); Elena Stancanelli con La femmina nuda (La
nave di Teseo); Rossana Campo con Dove troverete un altro padre come il mio (Ponte alle Grazie), Amy Pollicino con Quasi morta il segreto della
felicità (Edizioni Anordest); Luigi De Pascalis con Notturno bizantino (La Lepre edizioni), Giordano Lupi con Miracolo a Piombino (Historica),
Alessandra Altamura con Il viaggio in bianco e nero (il Foglio edizioni). Il primo aprile si chiudono le candidature: il 14 verranno annunciati i dodici libri
ammessi alla gara.
23 marzo 2016 (modifica il 23 marzo 2016 | 22:26)
http://www.corriere.it/cultura/16_marzo_23/premio-strega-einaudi-taglietti-franco-cordelli-b9a0cfba-f12e-11e5-9f30007f8fe49766.shtml
RIZZOLI WEB - Rassegna Stampa 29/03/2016
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Data Pubblicazione
23/03/2016
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Premio Strega, anche Einaudi quest’anno non ci sarà…
Editoria
Nel giorno in cui è arrivato l'atteso verdetto dell'Antitrust sull'acquisizione di Rcs Libri da parte di Mondadori, Einaudi ha annunciato che quest'anno non
sarà al premio Strega... - I nomi in gara e i retroscena
Nel giorno in cui è arrivato l'atteso verdetto dell'Antitrust sull'acquisizione di Rcs Libri da parte di Mondadori, Einaudi ha annunciato che quest'anno
non sarà al premio Strega. Scelta che, supponiamo, non è dispiaciuta alla Fondazione Bellonci (Einaudi ha vinto le ultime due edizioni, con Nicola
Lagioia e Francesco Piccolo).
Dopo il no polemico di Feltrinelli, arriva dunque anche quello di via Biancamano. La motivazione ufficiale, però, è diversa: “Quest'anno abbiamo deciso
di non partecipare e di prepararci per bene in vista del l'anno prossimo. Ci piace partecipare e ci piace vincere”. Niente candidatura, dunque, per
Franco Cordelli.
Con chi si presenterà, dunque, il nuovo “colosso”? Rizzoli ci sarà con Edoardo Albinati, mentre, come abbiamo scritto, la Mondadori sta ancora
valutando: si fanno sempre i nomi di Emanuele Tonon, Eraldo Affinati, Carmine Abate e Antonio Monda. Ci sarà di sicuro Frassinelli, con La
figlia sbagliata di Raffaella Romagnolo.
E veniamo agli altri gruppi: Garzanti punta forte su Vittorio Sermonti; Giunti su Antonio Moresco. In gara anche Skira con Quando Roma era un
paradiso di Stefano Malatesta. minimum fax dovrebbe esserci con Giordano Meacci, Tunué con Luciano Funetta e Fandango con Flavia Piccinni.
Certe le candidature di Rossana Campo (Ponte alle Grazie), Elena Stancanelli (La Nave di Teseo), Demetrio Paolin (Voland), Valentino Zeichen
(Fazi), Luigi De Pascalis (La Lepre edizioni), Amy Pollicino (Edizioni Anordest), Gordiano Lupi (Historica edizioni) e Alessandra Altamura (Il
Foglio Edizioni).
Le candidature si chiudono l'1 aprile, mentre il 14 aprile si conosceranno i 12 semi-finalisti. Quest'anno, come abbiamo scritto, la finalissima di inizio
luglio a Roma non si terrà al Ninfeo di Villa Giulia, ma all'Auditorium Parco della Musica.
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RIZZOLI WEB - Rassegna Stampa 29/03/2016
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Data Pubblicazione
24/03/2016
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rom a.repubblica.it
San Leone Magno, storie di mala educación
Il romanzo "La scuola cattolica" di Edoardo Albinati e il lato oscuro di Roma
di MARCO LODOLI
24 marzo 2016
Nel paesaggio un po' spento della letteratura italiana contemporanea è precipitato un libro potente, poliforme, acuto, esagerato: “La scuola cattolica” di
Edoardo Albinati. Non ha nulla a che vedere con i romanzi attuali, costruiti attorno al principio della fiction, del plot, dell'ipernarratività che deve
acchiappare il lettore nella sua rete senza affaticarlo con pensieri pesanti: il libro di Albinati è novecentesco, a modo suo si collega a romanzi come
“L'uomo senza qualità” di Musil o “La montagna incantata” di Thomas Mann nei quali la digressione, la riflessione, il ruminamento mentale sono la
struttura stessa della vicenda narrata.
Nelle mille e trecento pagine de “La scuola cattolica” si aprono mille porte su mille temi diversi, eppure il romanzo-mondo di Albinati appare ugualmente
compatto, necessario in ogni divagazione e in ogni smarrimento, perché comunque ogni rivolo scende nella stessa vasca, alimenta la stessa
preoccupazione.
Il tema che tutto genera è quello dell'educazione del maschio borghese nel principale istituto cattolico del quartiere Trieste, il San Leone Magno, negli
anni Sessanta e Settanta. Conosco bene quelle aule, la chiesa, la piscina, i cortili perché anche io ho studiato là, per otto lunghi anni, e proprio insieme a
Edoardo, il grande amico della mia adolescenza. Insieme abbiamo condiviso timori e tremori, scoperte intellettuali, profonde malinconie, e quello strano e
innaturale senso di frustrazione che derivava dall'assenza delle ragazze. Quella mutilazione dolorosa ha portato a due forme diversissime di desiderio, una
idealizzante, l'altra criminale. Per molti le ragazze erano figure lontane, sfumate nel cielo dell'amore impossibile, angeli di cui innamorarsi perdutamente
senza mai riuscire a capire nulla, luci beate in fondo al tunnel. Per altri invece erano nemiche da distruggere.
DIARIO DI CLASSE: L'INIZIATIVA DI "REPUBBLICA"
Dal San Leone Magno sono usciti i sadici del Circeo, e una buona parte del libro di Albinati indaga sulle motivazione recondite e spaventose di quel
delitto epocale. Tre furono gli assassini, ma in realtà quei tre erano parte di un gruppo più largo, che già aveva praticato la violenza, lo stupro, la
sopraffazione oscena. Oggi scopriamo che anche Manuel Foffo, l'omicida del Collatino, aveva frequentato il San Leone Magno, anche lui ha assorbito
veleno e l'ha risputato crudelmente.
La scuola era al centro di un quartiere benestante che non ha la sfrontatezza parolina o l'allegra cafonaggine dei nuovi ricchi del Fleming o di Vigna Clara:
il quartiere Trieste rappresenta la sobrietà, le famiglie borghesi predicano una finzione sommessa e beneducata: a tavola si ripetono da decenni le stesse
frasi, lascia stare, non è niente, passerà, non importa. E' come se la scuola cattolica e il quartiere avessero da sempre cercato di spegnere ogni fuoco,
ogni tensione pericolosa. Bisogna lasciare che gli anni più difficili trascorrano in modo quasi inavvertito, che ogni inquietudine si rilassi nella noia e
nell'accettazione. La smania può fare danni irreversibili, può minare matrimoni e patrimoni, le due parole chiave che tutto sostengono. Albinati è
straordinario nell'analisi di questa malinconia sotto la quale brucia l'inferno, sa come distendere il gomitolo di seta e filo spinato che porta dalle aule
silenziose di una scuola religiosa fino alla villa del massacro. Una sessualità infelice, contorta, compressa dallo sport, dalla preghiera, dalle buone maniere
improvvisamente esplode con tutta la sua perversione. Ma il libro di Edoardo non è certo così meccanico e prevedibile: segue i passi psichici e fisici degli
assassini, ma anche quelli di tanti studenti che, come lui e come me, hanno vissuto la lunga incubazione della scuola come premessa a un'altra vita. Il
quartiere Trieste fu il territorio d'azione dei fascisti, io ho visto il corpo senza vita del giudice Occorsio, crivellato di colpi proprio sotto casa mia, ho visto
l'agente Serpico, ucciso davanti al Giulio Cesare dai Nar, sono sfuggito per caso a Cittadini, il più cattivo tra i picchiatori, morto poi per overdose nel
bagno di un bar di Piazza Euclide, ma il quartiere è stato traversato anche da giovani poeti, anime belle, visionari spaesati.
Tante pagine del romanzone di Albinati raccontano la storia di Arbus, nostro compagno di classe, genio assoluto, matematico, musicista, filosofo, e
anche la vicenda di una strana rivista letteraria, animata da un gruppetto di ragazzi ispirati e un po' folli. E soprattutto racconta il magistero fondamentale
di un insegnante che ha cambiato la sua esistenza e la mia, e credo quella di tanti altri: Walter Mauro, camuffato nel libro sotto un nome diverso, era il
nostro professore di lettere, coltissimo, libertino, innamorato del jazz e della poesia, capace di suscitare pensieri nuovi, smisurati. Lui fu l'eroe positivo
della nostra scuola, della nostra educazione, di un quartiere che celava ogni sentimento come polvere sotto un tappeto, perché i sentimenti disturbano e
per questo vanno nascosti.
“La scuola cattolica” non è un libro facile, chiede molto al lettore e gli dà moltissimo: con pazienza
penetra nella zona d'ombra della buona borghesia romana, ne rivela l'aggressività, la cupidigia, le paure. Ma riesce anche a tirar fuori da quella mota
vischiosa la perla lucente della giovinezza che non cede al conformismo. Guarda il passato lucidamente, severamente, ma sa anche che da quei giorni
spaventosi è uscita tutta la sua consapevolezza, e forse il desiderio e coraggio di vivere la vita autenticamente, di raccontarla nella sua verità.
Tags
Argomenti:
San Leone Magno
scuola
Protagonisti:
edoardo albinati
Manuel Foffo
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San Leone Magno, storie di mala educación
Il romanzo "La scuola cattolica" di Edoardo Albinati e il lato oscuro di Roma
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Nel paesaggio un po' spento della letteratura italiana contemporanea è precipitato un libro potente, poliforme, acuto, esagerato: “La scuola cattolica” di
Edoardo Albinati. Non ha nulla a che vedere con i romanzi attuali, costruiti attorno al principio della fiction, del plot, dell'ipernarratività che deve
acchiappare il lettore nella sua rete senza affaticarlo con pensieri pesanti: il libro di Albinati è novecentesco, a modo suo si collega a romanzi come
“L'uomo senza qualità” di Musil o “La montagna incantata” di Thomas Mann nei quali la digressione, la riflessione, il ruminamento mentale sono la
struttura stessa della vicenda narrata.
Nelle mille e trecento pagine de “La scuola cattolica” si aprono mille porte su mille temi diversi, eppure il romanzo-mondo di Albinati appare ugualmente
compatto, necessario in ogni divagazione e in ogni smarrimento, perché comunque ogni rivolo scende nella stessa vasca, alimenta la stessa
preoccupazione.
Il tema che tutto genera è quello dell'educazione del maschio borghese nel principale istituto cattolico del quartiere Trieste, il San Leone Magno, negli
anni Sessanta e Settanta. Conosco bene quelle aule, la chiesa, la piscina, i cortili perché anche io ho studiato là, per otto lunghi anni, e proprio insieme a
Edoardo, il grande amico della mia adolescenza. Insieme abbiamo condiviso timori e tremori, scoperte intellettuali, profonde malinconie, e quello strano e
innaturale senso di frustrazione che derivava dall'assenza delle ragazze. Quella mutilazione dolorosa ha portato a due forme diversissime di desiderio, una
idealizzante, l'altra criminale. Per molti le ragazze erano figure lontane, sfumate nel cielo dell'amore impossibile, angeli di cui innamorarsi perdutamente
senza mai riuscire a capire nulla, luci beate in fondo al tunnel. Per altri invece erano nemiche da distruggere.
DIARIO DI CLASSE: L'INIZIATIVA DI "REPUBBLICA"
Dal San Leone Magno sono usciti i sadici del Circeo, e una buona parte del libro di Albinati indaga sulle motivazione recondite e spaventose di quel
delitto epocale. Tre furono gli assassini, ma in realtà quei tre erano parte di un gruppo più largo, che già aveva praticato la violenza, lo stupro, la
sopraffazione oscena. Oggi scopriamo che anche Manuel Foffo, l'omicida del Collatino, aveva frequentato il San Leone Magno, anche lui ha assorbito
veleno e l'ha risputato crudelmente.
La scuola era al centro di un quartiere benestante che non ha la sfrontatezza parolina o l'allegra cafonaggine dei nuovi ricchi del Fleming o di Vigna Clara:
il quartiere Trieste rappresenta la sobrietà, le famiglie borghesi predicano una finzione sommessa e beneducata: a tavola si ripetono da decenni le stesse
frasi, lascia stare, non è niente, passerà, non importa. E' come se la scuola cattolica e il quartiere avessero da sempre cercato di spegnere ogni fuoco,
ogni tensione pericolosa. Bisogna lasciare che gli anni più difficili trascorrano in modo quasi inavvertito, che ogni inquietudine si rilassi nella noia e
nell'accettazione. La smania può fare danni irreversibili, può minare matrimoni e patrimoni, le due parole chiave che tutto sostengono. Albinati è
straordinario nell'analisi di questa malinconia sotto la quale brucia l'inferno, sa come distendere il gomitolo di seta e filo spinato che porta dalle aule
silenziose di una scuola religiosa fino alla villa del massacro. Una sessualità infelice, contorta, compressa dallo sport, dalla preghiera, dalle buone maniere
improvvisamente esplode con tutta la sua perversione. Ma il libro di Edoardo non è certo così meccanico e prevedibile: segue i passi psichici e fisici degli
assassini, ma anche quelli di tanti studenti che, come lui e come me, hanno vissuto la lunga incubazione della scuola come premessa a un'altra vita. Il
quartiere Trieste fu il territorio d'azione dei fascisti, io ho visto il corpo senza vita del giudice Occorsio, crivellato di colpi proprio sotto casa mia, ho visto
l'agente Serpico, ucciso davanti al Giulio Cesare dai Nar, sono sfuggito per caso a Cittadini, il più cattivo tra i picchiatori, morto poi per overdose nel
bagno di un bar di Piazza Euclide, ma il quartiere è stato traversato anche da giovani poeti, anime belle, visionari spaesati.
Tante pagine del romanzone di Albinati raccontano la storia di Arbus, nostro compagno di classe, genio assoluto, matematico, musicista, filosofo, e
anche la vicenda di una strana rivista letteraria, animata da un gruppetto di ragazzi ispirati e un po' folli. E soprattutto racconta il magistero fondamentale
di un insegnante che ha cambiato la sua esistenza e la mia, e credo quella di tanti altri: Walter Mauro, camuffato nel libro sotto un nome diverso, era il
nostro professore di lettere, coltissimo, libertino, innamorato del jazz e della poesia, capace di suscitare pensieri nuovi, smisurati. Lui fu l'eroe positivo
della nostra scuola, della nostra educazione, di un quartiere che celava ogni sentimento come polvere sotto un tappeto, perché i sentimenti disturbano e
per questo vanno nascosti.
“La scuola cattolica” non è un libro facile, chiede molto al lettore e gli dà moltissimo: con pazienza
penetra nella zona d'ombra della buona borghesia romana, ne rivela l'aggressività, la cupidigia, le paure. Ma riesce anche a tirar fuori da quella mota
vischiosa la perla lucente della giovinezza che non cede al conformismo. Guarda il passato lucidamente, severamente, ma sa anche che da quei giorni
spaventosi è uscita tutta la sua consapevolezza, e forse il desiderio e coraggio di vivere la vita autenticamente, di raccontarla nella sua verità.
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San Leone Magno, il diario di classe dei lettori
L'iniziativa di "Repubblica"
24 marzo 2016
Il libro di Edoardo Albinati prende spunto dalla vita della scuola privata San Leone Magno, sulla via Nomentana. Il racconto si incentra sugli anni
Sessanta e Settanta, quando fra gli allievi dell'Istituto c'erano
anche i tre assassini del massacro del Circeo.
Ma per intere generazioni, quella scuola è stata luogo di formazione: felice oppure no. Dove si incontrano insegnanti che lasceranno una traccia definitiva
nella vita o compagni di banco amici per sempre.
Scrivete a Repubblica i vostri ricordi: un diario di classe (e di verità) che per una volta viaggia al contrario, prendendo spunto dalla letteratura. Indirizzo
email: [email protected]
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Argomenti:
San Leone Magno
scuole
Protagonisti:
edoardo albinati
http://roma.repubblica.it/cronaca/2016/03/24/news/san_leone_magno_il_diario_di_classe_dei_lettori-136243769/?rss
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24/03/2016
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San Leone Magno, il diario di classe dei lettori
L'iniziativa di "Repubblica"
24 marzo 2016
Il libro di Edoardo Albinati prende spunto dalla vita della scuola privata San Leone Magno, sulla via Nomentana. Il racconto si incentra sugli anni
Sessanta e Settanta, quando fra gli allievi dell'Istituto c'erano
anche i tre assassini del massacro del Circeo.
Ma per intere generazioni, quella scuola è stata luogo di formazione: felice oppure no. Dove si incontrano insegnanti che lasceranno una traccia definitiva
nella vita o compagni di banco amici per sempre.
Scrivete a Repubblica i vostri ricordi: un diario di classe (e di verità) che per una volta viaggia al contrario, prendendo spunto dalla letteratura. Indirizzo
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San Leone Magno
scuole
Protagonisti:
edoardo albinati
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24/03/2016
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David di Donatello 2016: Le nomination
Alessandro Cattelan presenterà l'edizione 2016 dei premi italiani del cinema. I più nominato: "Lo chiamavano Jeeg Robot" e "Non essere cattivo"
Claudio Santamaria, candidato come miglior attore protagonista
Sono Non essere cattivo di Claudio Caligari e Lo chiamavano Jeeg Robot dell'esordiente Gabriele Mainetti i favoriti per i 60esimi David di
Donatello del 18 aprile. Con la promessa di 16 premi ciascuno, le due pellicole sono unite dalla doppia candidatura del 31enne Luca Marinelli:
protagonista di Non essere cattivo e candidato come non protagonista nella pellicola di Mainetti. Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino si porta a
casa 14 candidature, seguito da Il racconto dei racconti di Matteo Garrone (12 nomination), tra cui anche miglior costumista. Nove candidature per
Perfetti sconosciuti, L'Orso d'oro a Belrino, Fuocoammare di Gianfranco Rosi, si ferama a quattro.
Ecco alcune delle candidature
Miglior film e Miglior regista
Fuocoammare di Gianfranco Rosi;
Il racconto dei racconti – Tale of Tales di Matteo Garrone;
Non essere cattivo di Claudio Caligari;
Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino;
Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese
Miglior regista esordiente
Arianna - Carlo Lavagna;
Banat – Il viaggio di Adriano Valerio;
L'attesa di Piero Messina;
Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti;
Loro chi? di Fabio Bonifacci e Francesco Micciché;
Pecore in erba di Alberto Caviglia
Miglior attore protagonista
Alessandro Borghi (Non essere cattivo);
Marco Giallini (Perfetti sconosciuti);
Luca Marinelli (Non essere cattivo);
Valerio Mastandrea (Perfetti sconosciuti);
Claudio Santamaria (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Miglior attore non protagonista
Giuseppe Battiston (La felicità è un sistema complesso);
Fabrizio Bentivoglio (Gli ultimi saranno ultimi);
Valerio Binasco (Alaska);
Alessandro Borghi (Suburra);
Luca Marinelli (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Miglior attrice protagonista
àstrid Bergès-Frisbey (Alaska);
Juliette Binoche (L'attesa);
Paola Cortellesi (Gli ultimi saranno ultimi);
Sabrina Ferilli (Io e lei);
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Data Pubblicazione
24/03/2016
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Anna Foglietta (Perfetti sconosciuti);
Valeria Golino (Per amor vostro);
Ilenia Pastorelli (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Miglior attrice non protagonista
Sonia Bergamasco (Quo vado?);
Claudia Cardinale (Ultima fermata);
Piera Degli Esposti (Assolo);
Elisabetta De Vito (Non essere cattivo);
Antonia Truppo (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Miglior sceneggiatura
Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Matteo Garrone e Massimo Gaudioso per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Nicola Guaglianone e Menotti - Lo chiamavano Jeeg Robot;
Claudio Caligari, Giordano Meacci e Francesca Serafini - Non essere cattivo;
Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo Genovese, Paola Mammini e Rolando Ravello - Perfetti sconosciuti;
Paolo Sorrentino per Youth – La giovinezza
Miglior direttore della fotografia
Peter Suschitzky per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Michele D'Attanasio per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Maurizio Calvesi per Non essere cattivo;
Paolo Carnera per Suburra;
Luca Bigazzi per Youth – La giovinezza
Miglior canzone originale
Torta di noi (per La felicità è un sistema complesso): musica, testi e interpretazione di Niccolò Contessa;
A cuor leggero (per Non essere cattivo): musica, testi e interpretazione di Riccardo Sinigallia;
Perfetti sconosciuti (per Perfetti Sconosciuti): musica di Bungaro e Cesare Chiodo, testi e interpretazione di Fiorella Mannoia;
La prima repubblica (per Quo vado?): musica, testi e interpretazione di Luca Medici (Checco Zalone);
Simple Song (per Youth – La giovinezza): musica e testi di David Lang interpretata da Sumi Jo
Miglior costumista
Massimo Cantini Parrini per Il racconto dei racconti – Tale of Tales;
Gemma Mascagni per La corrispondenza;
Mary Montalto per Lo chiamavano Jeeg Robot;
Chiara Ferrantini per Non essere cattivo;
Carlo Poggioli per Youth
– La giovinezza
David Giovani
Alaska di Claudio Cupellini;
Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno;
La Corrispondenza di Giuseppe Tornatore;
Non essere cattivo di Claudio Caligari;
Quo vado? di Gennaro Nunziante
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www.mentelocale.it
La scuola cattolica, presentazione del libro di Edoardo Albinati da
Nonostante Marras
Ore 19.00 - Milano: Nonostante Marras, via Cola di Rienzo 8
Presentazione del libro di Edoardo Albinati La scuola cattolica. Durante l'evento, leggono parti del libro
Filippo Timi e l’autore. Il libro, pubblicato da Rizzoli a marzo 2016, è in lizza per il Premio Strega.
Francesca Alfano Miglietti, curatrice e critico d’arte, modera la discussione sui temi affrontati del
volume, incentrato su adolescenza, sesso, religione, violenza, denaro, amicizia e vendetta.
Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Info:
02 76280991.
http://www.mentelocale.it/agenda-eventi/milano/91407-la-scuola-cattolica-presentazione-del-libro-di-edoardo-albinati-da-nonostante-marras.htm
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25/03/2016
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La scuola cattolica, presentazione del libro di Edoardo Albinati da
Nonostante Marras
Ore 19.00 - Milano: Nonostante Marras, via Cola di Rienzo 8
Presentazione del libro di Edoardo Albinati La scuola cattolica. Durante l'evento, leggono parti del libro
Filippo Timi e l’autore. Il libro, pubblicato da Rizzoli a marzo 2016, è in lizza per il Premio Strega.
Francesca Alfano Miglietti, curatrice e critico d’arte, modera la discussione sui temi affrontati del
volume, incentrato su adolescenza, sesso, religione, violenza, denaro, amicizia e vendetta.
Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Info:
02 76280991.
http://www.mentelocale.it/agenda-eventi/milano/91407-la-scuola-cattolica-presentazione-del-libro-di-edoardo-albinati-da-nonostante-marras.htm
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Anche lo Strega si adegua all’antitrust
Prave prove
Era in testa alle «prove di Strega» organizzate dal Gabinetto Viessuex e dalla rivista on line Satisfiction («Lo Strega che vorrei») con una consultazione
lanciata sui social, ma la mossa a sorpresa del suo editore lo ha spiazzato. Einaudi rinuncia a correre per quest'anno, come riferiva ieri «La Stampa», e
Franco Cordelli, di conseguenza, non potrà essere in lizza con il suo romanzo «Una sostanza sottile», labirintico e autobiografico, molto bene accolto alla
critica. Un po' forse ci è rimasto male. «In effetti non sono particolarmente interessato al premio Strega, ma del resto non lo era neppure l'editore» è stata
la sua prima reazione a caldo. Contro le grandi operazioni editoriali non c'è scrittore che tenga, a quanto pare. Einaudi ha vinto per due anni consecutivi,
con Francesco Piccolo e Nicola Lagioia, e senza polemiche (a differenza di Feltrinelli, che invece non ci sarà perché ritiene si debba riformare il premio)
passa la mano, dando un arrivederci all'anno prossimo.
Un dono di nozze
Il curioso è che proprio ieri l'Antitrust ha formalizzato il suo assenso all'acquisizione di Rcs libri da parte di Segrate (largamente anticipato, ora dovrà
passare per l'Autorità delle comunicazioni), salvo restando l'obbligo di cedere Marsilio e Bompiani, oltre ad altri vincoli per quanto riguarda la
distribuzione e i rapporti con le librerie. Il matrimonio che non piaceva a Eco è fatto. E sembra proprio che Mondadori voglia festeggiare con la vittoria
della nuova conquista, cioè Rizzoli. Pronto sulla rampa di lancio è del resto Edoardo Albinati con un libro di ben 1300 pagine, «La scuola cattolica»,
anch'esso lodatissimo. Che i giochi siano già fatti?
Il passato che non passa
Era già accaduto qualcosa di simile anni fa, quando un romanzo dello scrittore romano, «Il duca di Mantova», che doveva uscire per lo Struzzo, passò
improvvisamente a Garzanti. Solo perché nel Duca si alludeva a Silvio Berlusconi? Cordelli tacque, ma poco dopo, nel 2006, commentando un analogo
episodio che coinvolse le poesie postume (e politiche) di Giovanni Raboni, scrisse perentorio sul «Corriere» (giornale con cui collabora): «Personalmente,
non credo che Einaudi sia un editore libero». Odio e amore.
Alcuni diritti riservati.
http://www.lastampa.it/2016/03/25/cultura/anche-lo-strega-si-adegua-allantitrust-tepswRp6gZP5mYRo5O 395J/pagina.html
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"Gli anni 70 al San Leone Magno: una scuola ovattata e polverosa mentre fuori esplodeva
la rivolta"
Diario di classe. Il racconto di un lettore dopo l'iniziativa di "Repubblica" e il libro di Edoardo Albinati che prende spunto dalla vita della scuola privata
sulla via Nomentana.
di ALDO ROSSI
25 marzo 2016
Anch'io ho "studiato", per l'arco di un solo, interminabile anno scolastico, presso l'Istituto San Leone Magno dei Fratelli Maristi. E' passata praticamente
una vita, ma il ricordo più forte rimane l'atmosfera che si respirava.
Fuori, fortissimi, i rumori di ciò che la società viveva in quegli anni, i cambiamenti, la sensazione che tutto fosse sul punto di cambiare, anche a costo di
strattoni, magari brutali, alle proprie certezze. Dentro, un'atmosfera ovattata, falsamente protettrice, scandita dalla messa del giovedì e dal mito dello
sport, che, complici gli impianti - meravigliosi - di proprietà della scuola su via Nomentana, fuori Roma, avevano lo scopo, neanche tanto sottinteso, di
placare gli ardori di quella torma di adolescenti.
E fu dopo una pittoresca espulsione da quella scuola che mi trovai a frequentare un vicino liceo classico. Lì le sirene della polizia non si sentivano ovattate
e da lontano, e le manganellate erano molto reali, ma la vita vera irrompeva benefica, insieme alla compagnia dell'altro sesso,
con il quale si potevano condividere non solo le manganellate di cui sopra, ma la vita stessa, non solo scolastica.
Ecco, se dovessi definire la sensazione che ho provato, all'epoca, uscendo da quella scuola, è stata la certezza di aver abbandonato per sempre la
comodità dell'insegnamento "individuale" ma un po' ammuffito, statico, "polveroso", in favore di una ventata di freschezza intellettuale. Ma forse era solo
la gioventù...
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San Leone Magno
Protagonisti:
http://roma.repubblica.it/cronaca/2016/03/25/news/_gli_anni_70_al_san_leone_magno_
_una_scuola_ovattata_e_polverosa_mentre_fuori_esplodeva_la_rivolta_-136291958/?rss
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"Gli anni 70 al San Leone Magno: una scuola ovattata e polverosa mentre fuori esplodeva
la rivolta"
Diario di classe. Il racconto di un lettore dopo l'iniziativa di "Repubblica" e il libro di Edoardo Albinati che prende spunto dalla vita della scuola privata
sulla via Nomentana.
di ALDO ROSSI
25 marzo 2016
Anch'io ho "studiato", per l'arco di un solo, interminabile anno scolastico, presso l'Istituto San Leone Magno dei Fratelli Maristi. E' passata praticamente
una vita, ma il ricordo più forte rimane l'atmosfera che si respirava.
Fuori, fortissimi, i rumori di ciò che la società viveva in quegli anni, i cambiamenti, la sensazione che tutto fosse sul punto di cambiare, anche a costo di
strattoni, magari brutali, alle proprie certezze. Dentro, un'atmosfera ovattata, falsamente protettrice, scandita dalla messa del giovedì e dal mito dello
sport, che, complici gli impianti - meravigliosi - di proprietà della scuola su via Nomentana, fuori Roma, avevano lo scopo, neanche tanto sottinteso, di
placare gli ardori di quella torma di adolescenti.
E fu dopo una pittoresca espulsione da quella scuola che mi trovai a frequentare un vicino liceo classico. Lì le sirene della polizia non si sentivano ovattate
e da lontano, e le manganellate erano molto reali, ma la vita vera irrompeva benefica, insieme alla compagnia dell'altro sesso,
con il quale si potevano condividere non solo le manganellate di cui sopra, ma la vita stessa, non solo scolastica.
Ecco, se dovessi definire la sensazione che ho provato, all'epoca, uscendo da quella scuola, è stata la certezza di aver abbandonato per sempre la
comodità dell'insegnamento "individuale" ma un po' ammuffito, statico, "polveroso", in favore di una ventata di freschezza intellettuale. Ma forse era solo
la gioventù...
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25/03/2016
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"Da Fratel Lino alle uscite per 'rimorchiare', i miei anni Sessanta al San Leone Magno"
Diario di classe. Il racconto di un lettore dopo l'iniziativa di "Repubblica" e il libro di Edoardo Albinati che prende spunto dalla vita della scuola privata
sulla via Nomentana
di EMANUELE SEMENZA
26 marzo 2016
Ho frequentato il San Leone Magno dal 1961 al 1966 sezione B del liceo scientifico. Sono stati anni indimenticabili sia per le amicizie che a tutt'oggi
ancora frequento ma anche per il clima che si respirava nell'istituto. Ricordo anni di studio intenso con la vecchia licenza liceale (sette prove scritte e
altrettanti orali) che ancora oggi turbano i mie sogni. E come non ricordare i venerdi o sabato pomeriggio ai campi sportivi di Prato Lauro con
indimenticabili partite di calcio fino al mitico " Roma Junior Club" dove il San Leone si classifico terzo nel 1965 con finale allo stadio Flaminio.
L'istituto era gestito dai Fratelli Maristi; chi non ricorda Fratel Lino, professore di lettere, o fratel Vasco, mitica figura dell'istituto che fini a pochi anni fa
ancora insegnava; o il professor Rispoli, laico insegnante di matematica.
Senza dimenticare le interminabili partite di calcio sul cortile superiore con vista su via Nomentana che si protraevano fino a sera con alcuni convittori. In
verità mancavano le figure femminili e spesso si andava al vicino istituto di suore Marymount sulla Nomentana per "rimorchiare", con scarsi risultati ma
sempre in allegria, e la giornata finiva al baretto dell'istituto con una Coca cola o un latte di mardola.
Al San Leone ho stretto amicizia con persone con le quali ho condiviso trasferte assurde e lontane per seguire la nostra squadra del cuore, la Lazio, con
viaggi in treno mitici!
Vi sono stati anche episodi tristi come la morte di un nostro compagno deceduto pochi anni dopo per un male incurabile a quei tempi di non facile
diagnosi e terapia.
Ancor oggi passo spesso davanti all'istituto ma ormai del vecchio San Leone è rimasta solo la facciata e la piscina avendo dato in gestione a privati quasi
tutto. Certo erano ancora i tempi dei veri colloqui con i professori e l'impronta cattolica dei fratelli Maristi non era vissuta come limitazione o costrizione
del propio io. Eravamo tutti figli della media borghesia romana ma sempre con valori sani sia per la famiglia come per i compagni o le
compagne. Molti medici, ingegnieri, liberi professionisti sono usciti dall'istituto con ottimi riscontri; anche il sottoscritto ha contribuito in piccola parte. E
pure mia figlia ha frequentato il San Leone dall'elementari fino al liceo, certo in altra epoca, quando furono istituite anche le classi miste.
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San Leone Magno
Protagonisti:
http://roma.repubblica.it/cronaca/2016/03/26/news/_da_fratel_lino_alle_uscite_per_rimorchiare_i_miei_anni_sessanta_al_san_leone_magno_136294871/?rss
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26/03/2016
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"Da Fratel Lino alle uscite per 'rimorchiare', i miei anni Sessanta al San Leone Magno"
Diario di classe. Il racconto di un lettore dopo l'iniziativa di "Repubblica" e il libro di Edoardo Albinati che prende spunto dalla vita della scuola privata
sulla via Nomentana
di EMANUELE SEMENZA
26 marzo 2016
Ho frequentato il San Leone Magno dal 1961 al 1966 sezione B del liceo scientifico. Sono stati anni indimenticabili sia per le amicizie che a tutt'oggi
ancora frequento ma anche per il clima che si respirava nell'istituto. Ricordo anni di studio intenso con la vecchia licenza liceale (sette prove scritte e
altrettanti orali) che ancora oggi turbano i mie sogni. E come non ricordare i venerdi o sabato pomeriggio ai campi sportivi di Prato Lauro con
indimenticabili partite di calcio fino al mitico " Roma Junior Club" dove il San Leone si classifico terzo nel 1965 con finale allo stadio Flaminio.
L'istituto era gestito dai Fratelli Maristi; chi non ricorda Fratel Lino, professore di lettere, o fratel Vasco, mitica figura dell'istituto che fini a pochi anni fa
ancora insegnava; o il professor Rispoli, laico insegnante di matematica.
Senza dimenticare le interminabili partite di calcio sul cortile superiore con vista su via Nomentana che si protraevano fino a sera con alcuni convittori. In
verità mancavano le figure femminili e spesso si andava al vicino istituto di suore Marymount sulla Nomentana per "rimorchiare", con scarsi risultati ma
sempre in allegria, e la giornata finiva al baretto dell'istituto con una Coca cola o un latte di mardola.
Al San Leone ho stretto amicizia con persone con le quali ho condiviso trasferte assurde e lontane per seguire la nostra squadra del cuore, la Lazio, con
viaggi in treno mitici!
Vi sono stati anche episodi tristi come la morte di un nostro compagno deceduto pochi anni dopo per un male incurabile a quei tempi di non facile
diagnosi e terapia.
Ancor oggi passo spesso davanti all'istituto ma ormai del vecchio San Leone è rimasta solo la facciata e la piscina avendo dato in gestione a privati quasi
tutto. Certo erano ancora i tempi dei veri colloqui con i professori e l'impronta cattolica dei fratelli Maristi non era vissuta come limitazione o costrizione
del propio io. Eravamo tutti figli della media borghesia romana ma sempre con valori sani sia per la famiglia come per i compagni o le
compagne. Molti medici, ingegnieri, liberi professionisti sono usciti dall'istituto con ottimi riscontri; anche il sottoscritto ha contribuito in piccola parte. E
pure mia figlia ha frequentato il San Leone dall'elementari fino al liceo, certo in altra epoca, quando furono istituite anche le classi miste.
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26/03/2016
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24ilm agazine.ilsole24ore.com
Il Romanzo Italiano dell’anno
Le milletrecento pagine di Edoardo Albinati su Roma, la borghesia, il delitto del Circeo
Su alcune di queste strade alberate a scacchiera (…) grava l'ombra perenne di chiome mai potate, cresciute fino a congiungersi in alto
formando un tetto di fogliame (…) fino a quando scocca l'ora X e quasi per punirli del loro rigoglio vengono potati e ridotti a mozziconi,
forse perché si crede così di sbrigare il lavoro ‘una volta per tutte', o, con qualche debole giustificazione botanica, segati poco sopra la
base, mentre è ovvio che l'iniziativa ha il sapore inconfondibile di una rappresaglia.
La scuola cattolica (Rizzoli) è un memoir/romanzo lungo quasi 1.300 pagine ( oh noooo! ) di cui bisogna entrare in possesso per due motivi: contiene la
migliore lingua italiana narrativa in circolazione ed è un epitaffio toccante ma non malinconico alla borghesia romana. Questo libro darà i suoi frutti nel
tempo. La lingua di Albinati è una nuova grammatica italiana: è sempre chiara ma senza bisogno di nitore, non essendo ricercata per non rischiare la
posa. Non è alata né povera; sa aspettare decine di pagine per non sprecare la parola giusta nella frase sbagliata. Quanto al contenuto, ci sono tre modi
di leggere LSC : tutto insieme; come un'enciclopedia; o dividendolo in quattro libri diversi. Questa terza maniera è una battuta, ma aiuta a raccontare di
cosa parla.
Primo. Il primo volume raccoglierebbe le pagine sulla scuola cattolica San Leone Magno di Roma.
Una scuola (…) non è che un'enorme cassa di risonanza per rumori molesti, o una sala da concerto dove stanno accordando gli strumenti
Dove il professore consuma le energie:
Predicando al vento, un vento così forte che i semi da lui sparsi nemmeno toccavano terra ma continuavano a vorticare e poi gli tornavano
in faccia.
Gli alunni avvelenano piante rare dei professori, modificano i motorini e con l'educazione fisica pure i corpi. Un professore cripto-gay piange per la
crudeltà degli studenti, un altro lo incontriamo decenni dopo lungo il Tevere, accompagnato da una donna a cui urla «Puttana!» mentre lei si sbraccia
facendo la ragazzina. I ragazzi nel confessionale, però, vengono invitati a prendere i pensieri viziosi e fracassarli con una pietra. È uno studio sulle
contraddizioni: tra privilegio e povertà evangelica, educazione alla classe dirigente e tentativo di smorzare un'età in cui «si esplorano i confini del noto e
del lecito, ci si ronza intorno».
Secondo. Una storia sui fascisti e la verginità, amicizie intellettuali disturbate e mistero della donna. Sono gli anni Settanta e i maschi si formano da soli, le
donne sono un orizzonte iniziatico ma sempre sconosciuto e mai amico:
Omosessuali, artisti, preti e guerrieri aspirano a una realizzazione trascendente che superi il dato di fatto ordinario e meccanico della
riproduzione attraverso l'elemento femminile.
Il futuro si crea «attraverso azioni violente, preghiere, opere d'arte, insegnamento». «Partoriscono idee o azioni invece di figli». La Roma degli anni
Settanta vive nel fumo delle cospirazioni: in casa Albinati un nonno si accompagna con strani signori con la benda sull'occhio che fanno tanto golpe. I
ragazzi per non saper che fare si ritrovano a visitare la sede dell'Msi, dove vengono interrogati e schedati – al che l'Ingegner Albinati, furioso, si presenta
dai fascisti e ottiene che il nome del figlio sia cancellato.
Tra la narrazione e una saggistica umorale che ricorda i liberi “tentativi” di Montaigne di conoscersi, Albinati sa inquadrare il senso di vuoto dell'ideologia
fascista nel contesto del Novecento:
Questa insistenza verso i luoghi privi di storia, l'anonimato, l'intercambiabilità, l'indifferenza morale, il grigiore del cranio rasato, il vuoto, la
diffidenza verso la cultura, l'afasia, insomma la sua fredda passione per il nulla. Il carattere penitenziale del Novecento, dai cubisti a Samuel
Beckett passando per i lager, ha bisogno di operare su una tabula rasa.
Terzo. Il delitto del Circeo: nell'anno delle elezioni che facevano temere la vittoria comunista, è proprio dal San Leone Magno che arrivano gli autori del
delitto del Circeo: in tre portarono due ragazze di ceto inferiore in una villa di amici al mare, le violentarono (erano vergini) e le mollarono nel portabagagli
di una macchina – una morta, una viva. Uno dei tre sparì, due vagarono attoniti per il quartiere, come per farsi scoprire. È la storia che ha ispirato la
scrittura di LSC e potrebbe stare in piedi da sola, un racconto di cronaca nera. Certo, senza il lungo racconto della formazione maschilista e privilegiata
dei suoi protagonisti, del delitto ci sarebbe poco da dire. Per Albinati il delitto del Circeo sta al Quartiere Trieste come il nazismo alla Germania.
L'immunità miracolosa data dal benessere porta all'estremo opposto del pericolo e della violenza, tra le «anonime palazzine» del quartiere, le «scatole
con coperchio» di cui era responsabile anche il padre ingegnere.
Quarto. Ed ecco il libro sulla borghesia, che farei partire con questa frase:
Nella sua espressione più tipica, oramai pressoché estinta, la vita borghese emetteva più luce che calore.
Qui si raccolgono le pagine sulla vita tranquilla, le passeggiate prima di cena, la paura del disordine, la lotta di classe ormai «frammentata», e si segue il
filo che porta la borghesia produttrice a diventare creatrice, a passare dalle professioni solide ai mestieri creativi. Ci sono famiglie di funzionari di Stato
RIZZOLI WEB - Rassegna Stampa 29/03/2016
117
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Data Pubblicazione
26/03/2016
C'è anche l'inanità di classe dell' Uomo senza qualità , l'attenzione al male di A sangue freddo , il filosofare di Guerra e pace , ma anche forme
spericolate quanto Moresco, o Genna. Non è un libro conservatore né sperimentatore. Va avanti ticchettando come il tempo, si sente che è stato scritto
in dieci anni, esaltando qua, annoiando là, come una cosa naturale: ha registrato i tempi e il cuore della vita borghese prima che si estingua.
Edoardo Albinati
La scuola cattolica
Rizzoli 2016
1296 pagine, 22 euro
http://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2016/03/lascuolacattolica/
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118
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ricche «in modo sobrio e misterioso», i cui figli poi salteranno in aria «sistemando una carica esplosiva sul tetto del manicomio criminale di Aversa».
Sito W eb
24ilm agazine.ilsole24ore.com
Il Romanzo Italiano dell’anno
Le milletrecento pagine di Edoardo Albinati su Roma, la borghesia, il delitto del Circeo
Su alcune di queste strade alberate a scacchiera (…) grava l'ombra perenne di chiome mai potate, cresciute fino a congiungersi in alto
formando un tetto di fogliame (…) fino a quando scocca l'ora X e quasi per punirli del loro rigoglio vengono potati e ridotti a mozziconi,
forse perché si crede così di sbrigare il lavoro ‘una volta per tutte', o, con qualche debole giustificazione botanica, segati poco sopra la
base, mentre è ovvio che l'iniziativa ha il sapore inconfondibile di una rappresaglia.
La scuola cattolica (Rizzoli) è un memoir/romanzo lungo quasi 1.300 pagine ( oh noooo! ) di cui bisogna entrare in possesso per due motivi: contiene
la migliore lingua italiana narrativa in circolazione ed è un epitaffio toccante ma non malinconico alla borghesia romana. Questo libro darà i suoi frutti nel
tempo. La lingua di Albinati è una nuova grammatica italiana: è sempre chiara ma senza bisogno di nitore, non essendo ricercata per non rischiare la
posa. Non è alata né povera; sa aspettare decine di pagine per non sprecare la parola giusta nella frase sbagliata. Quanto al contenuto, ci sono tre modi
di leggere LSC : tutto insieme; come un'enciclopedia; o dividendolo in quattro libri diversi. Questa terza maniera è una battuta, ma aiuta a raccontare di
cosa parla.
Primo. Il primo volume raccoglierebbe le pagine sulla scuola cattolica San Leone Magno di Roma.
Una scuola (…) non è che un'enorme cassa di risonanza per rumori molesti, o una sala da concerto dove stanno accordando gli strumenti
Dove il professore consuma le energie:
Predicando al vento, un vento così forte che i semi da lui sparsi nemmeno toccavano terra ma continuavano a vorticare e poi gli tornavano
in faccia.
Gli alunni avvelenano piante rare dei professori, modificano i motorini e con l'educazione fisica pure i corpi. Un professore cripto-gay piange per la
crudeltà degli studenti, un altro lo incontriamo decenni dopo lungo il Tevere, accompagnato da una donna a cui urla «Puttana!» mentre lei si sbraccia
facendo la ragazzina. I ragazzi nel confessionale, però, vengono invitati a prendere i pensieri viziosi e fracassarli con una pietra. È uno studio sulle
contraddizioni: tra privilegio e povertà evangelica, educazione alla classe dirigente e tentativo di smorzare un'età in cui «si esplorano i confini del noto e
del lecito, ci si ronza intorno».
Secondo. Una storia sui fascisti e la verginità, amicizie intellettuali disturbate e mistero della donna. Sono gli anni Settanta e i maschi si formano da soli, le
donne sono un orizzonte iniziatico ma sempre sconosciuto e mai amico:
Omosessuali, artisti, preti e guerrieri aspirano a una realizzazione trascendente che superi il dato di fatto ordinario e meccanico della
riproduzione attraverso l'elemento femminile.
Il futuro si crea «attraverso azioni violente, preghiere, opere d'arte, insegnamento». «Partoriscono idee o azioni invece di figli». La Roma degli anni
Settanta vive nel fumo delle cospirazioni: in casa Albinati un nonno si accompagna con strani signori con la benda sull'occhio che fanno tanto golpe. I
ragazzi per non saper che fare si ritrovano a visitare la sede dell'Msi, dove vengono interrogati e schedati – al che l'Ingegner Albinati, furioso, si presenta
dai fascisti e ottiene che il nome del figlio sia cancellato.
Tra la narrazione e una saggistica umorale che ricorda i liberi “tentativi” di Montaigne di conoscersi, Albinati sa inquadrare il senso di vuoto dell'ideologia
fascista nel contesto del Novecento:
Questa insistenza verso i luoghi privi di storia, l'anonimato, l'intercambiabilità, l'indifferenza morale, il grigiore del cranio rasato, il vuoto, la
diffidenza verso la cultura, l'afasia, insomma la sua fredda passione per il nulla. Il carattere penitenziale del Novecento, dai cubisti a Samuel
Beckett passando per i lager, ha bisogno di operare su una tabula rasa.
Terzo. Il delitto del Circeo: nell'anno delle elezioni che facevano temere la vittoria comunista, è proprio dal San Leone Magno che arrivano gli autori del
delitto del Circeo: in tre portarono due ragazze di ceto inferiore in una villa di amici al mare, le violentarono (erano vergini) e le mollarono nel portabagagli
di una macchina – una morta, una viva. Uno dei tre sparì, due vagarono attoniti per il quartiere, come per farsi scoprire. È la storia che ha ispirato la
scrittura di LSC e potrebbe stare in piedi da sola, un racconto di cronaca nera. Certo, senza il lungo racconto della formazione maschilista e privilegiata
dei suoi protagonisti, del delitto ci sarebbe poco da dire. Per Albinati il delitto del Circeo sta al Quartiere Trieste come il nazismo alla Germania.
L'immunità miracolosa data dal benessere porta all'estremo opposto del pericolo e della violenza, tra le «anonime palazzine» del quartiere, le «scatole
con coperchio» di cui era responsabile anche il padre ingegnere.
Quarto. Ed ecco il libro sulla borghesia, che farei partire con questa frase:
Nella sua espressione più tipica, oramai pressoché estinta, la vita borghese emetteva più luce che calore.
Qui si raccolgono le pagine sulla vita tranquilla, le passeggiate prima di cena, la paura del disordine, la lotta di classe ormai «frammentata», e si segue il
filo che porta la borghesia produttrice a diventare creatrice, a passare dalle professioni solide ai mestieri creativi. Ci sono famiglie di funzionari di Stato
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Data Pubblicazione
26/03/2016
C'è anche l'inanità di classe dell' Uomo senza qualità , l'attenzione al male di A sangue freddo , il filosofare di Guerra e pace , ma anche forme
spericolate quanto Moresco, o Genna. Non è un libro conservatore né sperimentatore. Va avanti ticchettando come il tempo, si sente che è stato scritto
in dieci anni, esaltando qua, annoiando là, come una cosa naturale: ha registrato i tempi e il cuore della vita borghese prima che si estingua.
Edoardo Albinati
La scuola cattolica
Rizzoli 2016
1296 pagine, 22 euro
http://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2016/03/lascuolacattolica/
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ricche «in modo sobrio e misterioso», i cui figli poi salteranno in aria «sistemando una carica esplosiva sul tetto del manicomio criminale di Aversa».
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‘La scuola cattolica’, nella Roma di Albinati c’è tutta la vita
Mondo
Leggendo La scuola cattolica, il libro di Edoardo Albinati. Ero talmente assorbita nella lettura di questo libro da attraversare i diversi registri narrativi,
da quello romanzesco a quella antropologico, da quello freddo e tecnico che narrava una vicenda criminale a quello intimo che parlava di sé, dell'amicizia
e dell'amore, senza quasi accorgermene. Lo seguivo nella sua analisi sulle conseguenze dell'educazione cattolica tra i ragazzi che frequentavano l'Istituto
romano del San Leone Magno, la scuola dei preti dove Albinati ha trascorso infanzia e giovinezza. La scuola da cui uscirono anche gli assassini del
delitto del Circeo, delitto sul quale lo scrittore si interroga, analizzandone le possibili premesse e portandone alla luce le conseguenze nella storia del
nostro paese. Alla ferocia di quegli assassini faceva da controcanto il talento di altri allievi, la tenace intelligenza del professor Cosmo, la miracolosa
ipocrisia dell'insegnante di religione.
Accompagnavo i suoi genitori nelle loro passeggiate serali per il Quartiere Trieste, grande protagonista del libro. Poi ritrovavo il volto del compagno
più caro, Arbus, che avevo lasciato qualche capitolo prima intento a leggere voracemente tutto quello che gli veniva a tiro. Mi inoltravo quindi nel
racconto degli anni del femminismo e di cosa avessero significato per quella ristretta cerchia del quartiere Trieste le prime rivendicazioni femminili di
autonomia e come, proprio queste, fossero una delle molle alla crudeltà con cui Izzo e compagni si erano avventati sulle ragazze nella sinistra villa del
Circeo. Poi lo scrittore mi riportava ai film di quegli anni, in certi casi forieri di una rabbia sorda che aspettava solo di sfogarsi e mentre stavo per lasciare
la lettura e riprendere fiato per il disgusto di leggere i rigurgiti razzisti, deliranti e l'omofobia dei fascisti di allora, ecco che mi imbattevo nel bellissimo
racconto della gita della famiglia Rummo in montagna, il sole, le vette, il lago e mi incantavo per il giovane Gioacchino che per tutta la vita farà i conti
con quel giorno funesto. Quindi si apriva una digressione (“lettore, se vuoi puoi saltare questo capitolo”) su cosa fosse allora la famiglia borghese,
raccontata senza mai ricorrere a cliché o luoghi comuni, ma sempre indagata, come dire, dall'interno, dall'occhio lucidissimo e implacabile ma mai
arrogante dello scrittore.
Le storie di Arbus, degli amici più cari e di quelli più misteriosi e delle ragazze hanno creato personaggi che non dimentico. Come Leda, delicata e
potentissima creatura.
Ho scritto che questo andare e venire tra i registri narrativi assumeva nella lettura una magnifica naturalezza; ora che vorrei raccontare e rendere onore
alle 1300 pagine di questo bellissimo libro, questa complessità mi appare ostacolo insormontabile.
La fluidità con cui Edoardo Albinati scrive tiene incollati alla pagina; alla fine quando ogni asse, ogni mattone, ogni tegola è al posto giusto, è
comunque difficile trovare le parole per descrivere questa immensa struttura. E a chi mi chiede: “Di cosa parla?”, non posso che rispondere in modo
elusivo “della vita”.
Come è riuscito lo scrittore in questo immane compito? Compiendo il miracolo di aderire con feroce sincerità alla propria esistenza, ai propri vizi e alle
proprie passioni, ma tenendo bene a freno l'ego che impazza in tanta letteratura italiana di oggi. Utilizzando il microscopio dello scienziato per capire i
fenomeni antropologici in cui era allora immersa la sua e la nostra vita e la sapienza del poeta per descrivere gli episodi più cupi o radiosi. Finalmente un
grande scrittore italiano; non posso che concordare con Francesco Piccolo che ha usato queste parole per recensire La scuola cattolica.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/26/la-scuola-cattolica-nella-roma-di-albinati-ce-tutta-la-vita/2584438/
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Data Pubblicazione
26/03/2016
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‘La scuola cattolica’, nella Roma di Albinati c’è tutta la vita
Mondo
Leggendo La scuola cattolica, il libro di Edoardo Albinati. Ero talmente assorbita nella lettura di questo libro da attraversare i diversi registri narrativi,
da quello romanzesco a quella antropologico, da quello freddo e tecnico che narrava una vicenda criminale a quello intimo che parlava di sé, dell'amicizia
e dell'amore, senza quasi accorgermene. Lo seguivo nella sua analisi sulle conseguenze dell'educazione cattolica tra i ragazzi che frequentavano
l'Istituto romano del San Leone Magno, la scuola dei preti dove Albinati ha trascorso infanzia e giovinezza. La scuola da cui uscirono anche gli
assassini del delitto del Circeo, delitto sul quale lo scrittore si interroga, analizzandone le possibili premesse e portandone alla luce le conseguenze
nella storia del nostro paese. Alla ferocia di quegli assassini faceva da controcanto il talento di altri allievi, la tenace intelligenza del professor Cosmo, la
miracolosa ipocrisia dell'insegnante di religione.
Accompagnavo i suoi genitori nelle loro passeggiate serali per il Quartiere Trieste, grande protagonista del libro. Poi ritrovavo il volto del compagno
più caro, Arbus, che avevo lasciato qualche capitolo prima intento a leggere voracemente tutto quello che gli veniva a tiro. Mi inoltravo quindi nel
racconto degli anni del femminismo e di cosa avessero significato per quella ristretta cerchia del quartiere Trieste le prime rivendicazioni femminili di
autonomia e come, proprio queste, fossero una delle molle alla crudeltà con cui Izzo e compagni si erano avventati sulle ragazze nella sinistra villa del
Circeo. Poi lo scrittore mi riportava ai film di quegli anni, in certi casi forieri di una rabbia sorda che aspettava solo di sfogarsi e mentre stavo per lasciare
la lettura e riprendere fiato per il disgusto di leggere i rigurgiti razzisti, deliranti e l'omofobia dei fascisti di allora, ecco che mi imbattevo nel bellissimo
racconto della gita della famiglia Rummo in montagna, il sole, le vette, il lago e mi incantavo per il giovane Gioacchino che per tutta la vita farà i conti
con quel giorno funesto. Quindi si apriva una digressione (“lettore, se vuoi puoi saltare questo capitolo”) su cosa fosse allora la famiglia borghese,
raccontata senza mai ricorrere a cliché o luoghi comuni, ma sempre indagata, come dire, dall'interno, dall'occhio lucidissimo e implacabile ma mai
arrogante dello scrittore.
Le storie di Arbus, degli amici più cari e di quelli più misteriosi e delle ragazze hanno creato personaggi che non dimentico. Come Leda, delicata e
potentissima creatura.
Ho scritto che questo andare e venire tra i registri narrativi assumeva nella lettura una magnifica naturalezza; ora che vorrei raccontare e rendere onore
alle 1300 pagine di questo bellissimo libro, questa complessità mi appare ostacolo insormontabile.
La fluidità con cui Edoardo Albinati scrive tiene incollati alla pagina; alla fine quando ogni asse, ogni mattone, ogni tegola è al posto giusto, è
comunque difficile trovare le parole per descrivere questa immensa struttura. E a chi mi chiede: “Di cosa parla?”, non posso che rispondere in modo
elusivo “della vita”.
Come è riuscito lo scrittore in questo immane compito? Compiendo il miracolo di aderire con feroce sincerità alla propria esistenza, ai propri vizi e alle
proprie passioni, ma tenendo bene a freno l'ego che impazza in tanta letteratura italiana di oggi. Utilizzando il microscopio dello scienziato per capire i
fenomeni antropologici in cui era allora immersa la sua e la nostra vita e la sapienza del poeta per descrivere gli episodi più cupi o radiosi. Finalmente un
grande scrittore italiano; non posso che concordare con Francesco Piccolo che ha usato queste parole per recensire La scuola cattolica.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/26/la-scuola-cattolica-nella-roma-di-albinati-ce-tutta-la-vita/2584438/
RIZZOLI WEB - Rassegna Stampa 29/03/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Data Pubblicazione
26/03/2016