bollettino aiom n.33
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ASSOCIAZIONE DI INGEGNERIA OFFSHORE E MARINA n. 33 novembre 2005 via G. Zanella, 36 - 20133 MILANO - tel/fax 027380073 Internet: www.aiom.info E-mail: [email protected] SOMMARIO pagina 3 13 pagina 23 26 pagina Vibroflottazione di NOTIZIE riempimenti con Tavola rotonda CIS-E materiali da demo- Convegno Hoesch Giornate Italiane di lizione ingegneria costiera EDITORIALE pagina pagina 5 RICERCA Dispersion in the surfzone by longshore curents 25 CONGRESSI E CONFERENZE pagina LA TESI PIANC congress NAV 2006 BOLLETTINO CONSIGLIO DIRETTIVO Periodico dell’Associazione Ingegneria Offshore e Marina Presidente: Vice Presidente: Tesoriere: Consiglieri: Direttore Responsabile Mario de Gerloni Comitato di Redazione Renata Archetti Mario Caironi Daniela Colombo Maurizio Gentilomo Quote Associative AIOM Individuali: Collettive: Università: Juniores 80 € 800 € 160 € 25 € Sindaci: Contributo inserzioni sul bollettino 1 modulo = ½ pagina 2 moduli = 1 pagina 300 € 500 € Segreteria: Maurizio Gentilomo Mario de Gerloni Elio Ciralli Luigi Alberotanza Renata Archetti Viviana Ardone Mario Caironi Daniela Colombo Stefano Copello Andrea Ferrante Maria Martino Antonio Migliacci Massimo Montevecchi Giuseppe Passoni Sandro Stura Roberto Libè Gianfranco Liberatore Alberto Meda Carlo Niccolai Giselda Barina Stampato c/o Technital Spa – Verona AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 FINALMENTE RITORNA LA SPIAGGIA ! Dopo un’attesa di dieci anni, il ripascimento della spiaggia di Ostia Levante è divenuto una realtà ad opera della “Società Italiana Dragaggi Spa”. L’intervento di ripascimento ha interessato il litorale di Ostia Levante per un’estensione di circa tre chilometri e cinquecento metri, a partire dal canale dei pescatori verso sud ed è consistito nel versamento di circa 1.000.000 m3 di sabbia prelevata esclusivamente dai fondali marini. L’intervento e’ stato eseguito in un tempo estremamente breve (meno di quattro mesi) nel pieno della stagione balneare creando disagi minimi alla fruizione della spiaggia stessa. Il ripascimento e’ stato realizzato utilizzando una draga autocaricante e refluente avente una capacita’ nei pozzi di 9000 metri cubi; la draga ha prelevato il materiale in un giacimento subacqueo al largo di Anzio, a circa 45 km da Ostia ed alla profondità di 50 metri; per il versamento della sabbia e’ stata posata sul fondo del mare una tubazione di refluimento (del diametro di 800mm ed avente una lunghezza di 1500m) per collegare la draga ormeggiata al largo con la spiaggia da ricostruire. Una volta giunta all’ormeggio, la draga ha pompato a terra la sabbia che, in seguito, a mezzo di bulldozer, e’ stata sistemata secondo il profilo previsto in progetto. SOCIETA’ ITALIANA DRAGAGGI SPA 00165 Roma – Via Carlo Zucchi, 25 Tel. +39 06 66.04.951 – Fax +39 06 66.04.95.49 e-mail segreteria@ sidra.it 2 AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 E ditoriale Con il secondo numero del 2005 desideriamo ricapitolare brevi notizie sulle attività pubbliche dell’Associazione nel 2005 di cui, peraltro, abbiamo cominciato a parlare nel Bollettino n. 32. Inoltre, pubblichiamo due articoli: uno di ricerca Sperimentale di Mariani e Pattiariachi relativo ad uno studiuo sulle coste autraliane ed uno relativo alla tecnologia della vibrocompattazione di Gambi, Lenzi e Camparini, oltre alle consuete rubriche e recensioni. A proposito delle attività pubbliche, ossia della partecipazione a convegni e riunioni, la lista 2005 è piuttosto ricca, anche se il progetto di un convegno AIOM si è dovuto spostare, per ragioni contingenti, al prossimo anno. A marzo AIOM ha partecipato ad una giornata di studio in materia di vibroflottazione di terreni sciolti, in particolare in ambienti portuali. L’evento, che è stato arricchito dalla visita ad un cantiere in attività (il porto turistico “Camillo Luglio” di Genova-Sestri Ponente), è stato organizzato dalla “Keller Fondazioni” di Verona cui AIOM ha partecipato con grande entusiasmo. Alcune delle relazioni presentate sono state pubblicate sul bollettino. In luglio il Presidente ha partecipato ad una Tavola Rotonda orgnizzata dal CIS-E, presso il Politecnico di Milano, promosso dal Prof. Antonio Migliacci, a proposito di un ambizioso progetto internazionale: il collegamento fluvio-marittimo tra l’Adriatico ed il Danubio («Il Progetto Adriatico nel sistema idroviario europeo – La connessione del sistema idrofluviale europeo con il Mare Adriatico»). I Relatori della Tavola Rotonda sono stati autorità pubbliche, professori e professionisti di altissimo spessore che troverete elencati nella recensione proposta da Maurizio Gentilomo e Giuseppe Passoni che, con Antonio Migliacci – presidente CIS-E sono stati gli aurtorevoli soci AIOM presenti alla Tavola Rotonda. tema proposto da Massimo Montevecchi ha riguardato i dragaggi nei porti in particolare italiani ed i vincoli ambientali e normativi che li regolano («Technical and Environmental Aspects in Dredging Activity»). Per brevità ricordiamo soltanto i titoli delle numerose sessioni cui hanno partecipato numerosi specialisti: Port Safety and Security – an International Issue; Environmental Protection; Services to Maritime and Port Operators, Health Care at Sea; Operations, Traffic and Navigation; Ports (in questa sessione è intervenuto M. Montevecchi); Environmental Protection (2); Terminals; Shipbuilding; Security Issues. Per finire, alla fine di novembre, Il 21 ottobre ha visto, a Venezia AIOM ha collaborato San Giuliano, un interessantissimo simposio tecnico: “Costruzioni in acciaio con palancole originali Hoesch Larssen e pareti combinate” organizzato da “Thyssen Krupp GFT Bautechnik”, Essen e “Masider S.a.s.”, Milano. Un’accurata sintesi del convegno, scritta dalla Dr. Maria Martino, dirigente della Masider di Milano e Consigliere AIOM), è pubblicata su questo Bollettino nella Rubrica “Le aziende informano”. Il Comitato di Redazione ha deciso inoltre di pubblicare, sempre su questo Bollettino, l’introduzione al simposio fatta dal Presidente di AIOM cui era stato chiesto di presiederlo. MEDMAR 2005, Ravenna, 2527 ottobre 2005. Il convegno, internazionale, è stato promosso dal Presidente di MEDMAR Dr. Antonio Angelucci il quale ha chiesto ad AIOM, che ha ufficialmente partecipato all’incontro come “Supporting Organization”, di presentare un intervento tecnico specialistico. Ciò è avvenuto con l’intervento, molto apprezzato, del Consigliere AIOM Massimo Montevecchi, anche nella sua veste di dirigente della Società Italiana Dragaggi, Roma, Gruppo Dredging International, Anversa. Il 3 all’organizzazione delle «Giornate Italiane di Ingegneria Costiera», AIPCN-PIANC (Associazione Internazionale di Navigazione, Sezione italiana). Il Presidente di AIOM ne è stato uno dei membri del Comitato Scientifico. I contenuti delle Giornate sono state accuratamente riassunti nella rubrica Recensioni dal Consigliere Elio Ciralli e dall’Ing. Mariella Di Leo. Mentre ci impegnamo a proseguire queste attività pubbliche cogliamo l’occasione per raccomandare, ancora una volta, a Lettori, Amici e Soci di farci avere proposte di pubblicazioni volte ad arricchire un patrimonio culturale, nostro e di chi ci legge, che, siamo sicuri, sia anche un proficuo strumento di aggiornamento professionale. Segnaliamo infine che sul nostro sito (www.aiom.info) si trova l’elenco degli articoli pubblicati dal 1999, ripartiti per materia, e l’elenco degli Autori in ordine alfabetico. Per eventuali richieste si può prendere contatto diretto con il Direttore del Bollettino AIOM ([email protected]) o con la Segreteria AIOM: [email protected]). AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 Consulting Engineers Dal 1964 società leader in Italia e nel mondo * infrastrutture di trasporto * opere marittime * salvaguardia ambientale e gestione territorio * idraulica e idrogeologia * strutture e costruzioni civili Sede: via Cassano d'Adda, 27/1 20139 MILANO Tel. 025357131 (4 linee r.a.) Fax 0255213580 Direzione e Sede Amm.: via C. Cattaneo, 20 37121 VERONA Tel. 0458053611; Fax 0458011558 [email protected] 4 AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 A field Investigation of Disper- sion in a Surfzone Dominated by Longshore Currents di A. Mariani 1 and C. B. Pattiaratchi 2 Abstract The transport and the dispersing Field properties of the longshore current field have been also related to existing theories of dispersion by turbulence, in particular the 4/3 Richardson’s power law has been found valid as a unifying approach of dispersion in the surfzone environment. investigations were performed in the metropolitan coast of Perth, Western Australia which during the summer, with its regular and strong sea-breeze system and its sandy beaches, has provided an ideal laboratory for the study of coastal processes. The strong longshore currents generated by the summer winds have been measured over length scales varying from 10 to 100 m and time scales of 100 to 1000 sec using recently developed GPS Surfzone Drifters (Johnson et al., 2002). As a result of these Lagrangian measurements, drifter trajectories, velocity fields and dispersion estimates have been obtained for inside the surfzone providing a valuable information to the understanding of the dispersion hydrodynamics of the surfzone. Dispersion coefficients of the order of 0.1 m2/s have been estimated and phenomena of convergence of the drifters along the breaker line have been observed. 1 2 DIIAR – Politecnico di Milano, P.zza L. da Vinci, 32, 20133 Milano, CWR – U.W.Australia, 35 Stirling Highway, Crawley, W.Australia, 6009 Australia. Introduction W henever we are asked to evaluate the appropriateness of any given site for such anthropic activities (refineries, power plants, municipal wastewater) that are accompanied by discharge operations of various contaminants or thermal effluents in the ocean, it is necessary to assess the ability of the coastal waters to receive and dilute the discharged materials. It is therefore important to be able to predict accurately dispersion phenomena and estimate the horizontal dispersion coefficient. To perform such an evaluation there are two main methods to collect the required data information on a given site: using (1) an array of fixed current meters or (2) tracking a group of drifting floats. The Eularian method provides a large number of in- 5 Fig.1 GPS Surfzone Drifters by Johnson et al. (2002) formation on the magnitude and spatial structure of the flow but the arrays of instruments have to be extensive and they are often difficult to set up and expensive. On the other hand Lagrangian measurements are simple to perform and the recent removal of Selective Availability which limited the accuracy of the GPS for military purposes, allowed the development of new techniques such as the GPS Surfzone Drifters (Fig.1) created by Johnson (2002) and the ones concurrently developed by Schmidt (2002). AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 I n this paper we report on the results of a series of Lagrangian measurements undertaken in the surfzone in a metropolitan beach of Perth, Western Australia. In particular we have obtained estimates of : the velocities field giving information on the intensities and directions of the currents. the rate of dispersion in the surfzone in highly energetic conditions characterized by strong longshore currents (up to 1.3 m/s) and perpendicular incident breaking waves. the power law exponents of Richardson’s equation, which allow us to observe a scale dependence of the dispersion up to the scale of the surfzone width. Approach Environmental setting P erth spreads over 40 km up and downstream of the Swam River which opens at the port of Fremantle. As much of the coastline of Western Australia it is sheltered from the direct impact of the swell and the storm activity by an extensive chain of reefs located up to 8 km offshore (Fig.2). Perth coastline experiences one of the most energetic sea-breeze system in the planet. The interaction between the sea-breeze system and the synoptic weather patterns is the reason for the two features that make this seabreeze unique in the world: its direction: unlike “typical” sea-breezes, which blows perpendicular to the shoreline, it blows parallel to the coast (i.e. southerly). its trength: during the summer days it frequently exceeds 15 m/s and can blow late in the afternoon with gale force (20 m/s). The beach of Floreat was chosen Fig.2 Location map as the site for the field experiments. In this area the absence of coastal structures such as groynes or breakwaters allows the longshore currents to fully develop under the pressure of the strong seabreeze activity. It is part of an extensive sandy beach that stretches along 20 km north Fremantle till the rocky coast of Trigg; in Floreat the coast line evolves in a north-south direction and during the summer it is exposed to the prevailing south-southwest wind which comes in a side cross onshore direction. The mean grain size is 0.54 mm and it experiences a diurnal microtidal regime with a mean spring tidal range of 0.6 m. During the summer the beach undergoes rapid adjustment in 6 response to the diurnal seabreeze cycle with slow increase in beach volume prior to the seabreeze and rapid decrease during the seabreeze. While in the winter the passage of fronts with onshore winds and locally generated seas induces erosion, followed by accretion during the swell dominated calm periods (Pattiaratchi et al., 1997). Experiment design The experiments took place during the period of summer in the austral hemisphere when the seabreeze cycle is fully installed and the frequency of windy days is very high. AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 Table 1. Wave heights and wind speeds and directions SWELL day 1 2 3 4 date 2/12/2004 21/12/2004 10/01/2005 7/02/2005 Hs (m) 1.00 0.75 0.60 0.50 Five drifters were released during four days characterized by wind and waves which covered a wide range of conditions with winds blowing from 14 to 29 kn (7 to 15 m/s) and significant wave heights around 1 m with the swell dominating during the first days and the locally wind generated waves becoming gradually predominant on the last days (Tab. 1). The deployment routine consisted in carrying the five units together out in the water and release them contemporaneously just on the breaker line or slightly behind it seawards. The absolute position of the point of release being unimportant as we were interested in the relative dispersion between the drifters positions. Once released the units started to drift towards north driven by the longshore currents, eventually they were recollected once they were washed up onto shore or caught by a rip current and brought far offshore. The routine was repeated several times in a day providing the information on the current spatial patterns. The drifters were equipped with parachute drogues which opened whenever there was a differential between the surface and subsurface velocities, that is when the drifters were caught by a wave, thus increasing the drag force and avoiding the instruments to surf towards shore. The drifters are designed to resist to a highly turbulent environment as the surfzone and represent a low cost, simple to use instrument for measurements SEA Ts (sec) 12.0 12.0 11.7 11.0 TOTAL Hs Ts (m) (sec) 1.20 8.1 1.00 7.8 0.75 6.9 1.10 5.0 Ts (sec) 4.0 4.0 4.3 5.2 Hs (m) 0.40 0.57 0.55 1.00 in the surfzone. Its dataloggers were set to record at 1 Hz, and the GPS allowed a positioning accuracy of 1.24 m Eastings and 1.98 m Northings (Johnson et al., 2002). The raw data obtained were smoothed using a filter at 0.1 Hz in order to eliminate the oscillations of the drifters due to incident waves. Dispersion and velocities Dispersion was examined following the method described by List, Gartrell and Winant (1990). From the position coordinates (xi(t) yi(t)) of the drifter i at the time t the position of the cluster centroid is computed: x 0 (t ) = y 0 (t ) = ∑ n i =1 xi (t ) n ∑ n i =1 y i (t ) n where n is the number of drifters. The variance of the drifter positions with respect to the cluster centroid is: ∑ [x (t ) − x (t )] n σ x2 (t ) = 2 i =1 i 0 n −1 ∑ [y (t ) − y (t )] (t ) = 2 n σ 2 y i =1 i 0 n −1 Following Okubo (1974), the total dispersion of the drifter clusters can be expressed as: σ x2 (t ) + σ y2 (t ) σ 2 (t ) = 2 and the relative dispersion coefficient K is given by: K (t ) = 1 ∂σ 2 (t ) 2 ∂t The directionally dependent relative dispersion coefficients Kx and 7 WIND SPEED uave umax (kn) (kn) 14 15 19 25 20 29 DIREC. WSW SW SSW SSW Ky are calculated from σx and σy respectively. Finally the lagrangian velocities of the drifters were set simply as time derivative of the coordinate positions. Results Trajectories locities and ve- E nsemble plots of all trajectories for the four days of experiments are shown in Fig.3. The trajectories are significantly meandering and have different features on each day due to the different wave and wind conditions that characterised each day of experiments. But a general feature is that the drifters once released tend to spread more or less rapidly depending on the longshore current speed and on the wave conditions and then tend to cluster again later whilst drifting longshore. On day 4 for example, during all the deployments the drifters tended to travel together for the first 75 m then started to spread gradually to cluster again later at around 200 m from the release point; on that day the current was very strong (with maxima of 1.3 m/s) due to a very strong sea breeze and the swell was low to 0.5 m. While on the day 1, when the wind and the currents were lower, but the swell was more important, the spreading both in the longshore and cross-shore began immediately after the release and the tendency to cluster was less significant but was still present. During other days of experiments, AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 Day1 Day2 Day1 1050 750 Day 2 800 1100 750 1000 700 900 650 800 1000 1.0 m/s 950 700 900 850 650 m 800 750 600 700 600 700 650 550 600 550 600 550 1.0 m/s 500 450 500 550 500 500 500 400 450 Day3 500 550 600 650 450 500 m Day4 950 550 400 400 450 500 Day 3 550 600 650 Day 4 950 750 900 1.0 m/s 850 850 700 800 900 1.0 m/s 850 800 800 750 650 750 m 750 700 700 700 600 650 650 550 500 600 600 550 550 650 600 550 500 500 450 500 550 400 450 500 550 500 600 Fig.3. Ensemble trajectories of drifter deployments for each experiment. The dashed line represents the shore line, the dotted line approximately represents the breaker line the conditions were a mean of the conditions of day 1 and 4 and also the trajectories reflect the environmental inputs, with high waves the drifters are more subjected to a quick spreading in the cross-shore direction whilst when driven by a strong longshore current they tend to persist together. The same tendency to spread and cluster of the drifters is also observable from the currents velocity fields. Fig.4 shows the maps of velocity field generated from the drifters lagrangian velocities by calculating and averaging them in spatial bins of 10 m in the cross-shore direction and 20 m in the longshore 400 450 500 450 500 550 600 650 Fig.4 Maps of the averaged velocity from the ensemble of trajectories. The dashed line represents the shore line. articularly on day 4, the drifters seem to spread by accelerating and then to cluster again while their velocities decrease. A general feature which has been observed is that the velocities are higher when the cluster diverges in the cross-shore direction whilst their values decrease when the cluster converges back together in the proximity of the breaker zone. 8 400 m direction. The general drifting is towards north parallel to the shoreline; in the cross-shore direction, shoreward and seaward movements are visible, corresponding to expansions or contractions of the cluster. P 550 T he clustering shows the presence of mean cross-shore currents that converge towards the breaker line, these currents aren’t very strong but they are persistent and continuously recall the drifters on the breaker line, both the ones that surfed towards the beach as well as the ones that went offshore. A mean cross-shore profile of the longshore velocity field was calculated and it is shown in Fig.5. The profiles are coherent with the theoretical form predicted by LonguetHiggins (1970) with velocities gradually decreasing as we reach the shore on one side and the outer edge AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 These values are 0,8 coherent with the breaker line shoreline values of the disperday1 0,6 sion found by Joday2 hnson (2004) for Kx day3 0,4 day4 and Ky, 0.2 and 0.3 m2s-1 respectively considered that those 0,2 values were calculated for σ = 10 m; 0 450 470 490 510 530 550 570 while the compari[ m] son with TakeawaFig.5 Longshore velocities profiles averaged ove ka’s (2003) measuall drifters data in the longshore direction rements of 0.025 m2s-1 for Kx is more of the breaker zone on the other. While the cross-shore position of arduous because he calculated his the maximum for each day shifts dispersion coefficient assuming a closer to the breaker line as the lon- Fickian diffusion process for a dye cloud of 5 m size (σ = 5 m). There gshore current is stronger. are no other published direct meaCluster dispersion surements of the dispersion in the he confidence interval of the K surfzone that we are aware of. values is 0.756±0.330 m2s-1 with a t is to be noticed that the values confidence level of 95%. For Kx of the dispersion are higher in the and Ky the confidence intervals are longshore than in the cross-shore respectively: 0.935±0.599 m2s-1 and so that the drifters disperse more 0.965±0.495 m2s-1 with 95% of along the beach then across the surconfidence level. The uncertainty fzone. In fact the dispersion in the on the Kx values is more significant cross-shore is limited by the two because in the cross-shore direction boundaries of the shore on one side the data scatter is more substantial and of the breaker line on the other due to the surfing events. while in the longshore there are T I Day4 Run1 Day4 Run1 2500 Variance Variance x Variance y 900 850 2000 750 Variance [m2] Metres [m] 800 700 1500 1000 650 Ky=1.669 600 K=0.936 Kx=0.203 0 500 450 500 550 Metres [m] 0 50 100 150 200 Time [s] 250 300 350 Fig.6 On the left, trajectories of the drifters for the first deployments on day 4. The dashed line represents the shoreline and the pointed line the cluster centroid’s trajectory. On the right, the dispersion of the cluster for the same event and the values of the dispersion coefficient. 9 The values of the dispersion are extremely small if compared with the ones used in numerical models in the open ocean for example, which vary from 1 to100 m2s-1. But again the presence of the boundaries limits the growth of the dispersion values and the time scales are usually extremely different. The analysis of the cluster dispersion leads often to the same observations made on the trajectories and the velocities: in Fig.6 the first deployment of day 4 of experiments is taken as exemplar to illustrate the cluster dynamics. We can classify three stages: 1. from 0 to 150 sec and covering a length of about 100 m, the drifters persist together moving along on the breaker line; the variances in the cross-shore and in the longshore direction are both low and there is very low dispersion. 2. from 150 to 225 sec and on a length of about 200 m, a wave event enhances the turbulence and the dispersion. The dispersion is stronger in the cross-shore direction but it increases also in the longshore. 3. from 225 to 350 sec and on a length of 200 m the drifters are brought back by the crossshore currents in the breaker line zone thus the dispersion in the cross-shore direction decreases, while the longshore dispersion starts to increase rapidly for the shear of velocities in the cross-shore direction. As said at the previous paragrapf 500 550 practically no boundaries. periods of clustering follow periods of spreading of the drifters, the interval between them and their duration are dependent on the waves and wind conditions. AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 Day1 1 10 Day2 2 10 1 10 0 10 K 1.1188 K 0.1025σ 0 10 0.1046σ1.1629 0.0529σ1.2060 −1 10 0.0497σ1.4181 −1 10 Kx Ky Cross−shore least squares regression fit Longshore least squares regression fit −2 10 0 −2 10 1 10 10 1 2 10 10 Day4 2 10 10 1 1 10 10 0 10 K K 0 10 Day3 2 Kx Ky Cross−shore least squares regression fit Longshore least squares regression fit 0 10 0.1183σ1.0245 0.0339σ1.7907 1.5027 0.0341σ −1 −1 10 10 1.5955 0.0321σ −2 10 0 Kx Ky Cross−shore least squares regression fit Longshore least squares regression fit 1 10 −2 10 10 Kx Ky Cross−shore least squares regression fit Longshore least squares regression fit 0 1 10 10 Fig.7 Cross-shore and longshore dispersion coefficients versus standard deviation for the experiments on day1 to 4. The dispersion coefficients were averaged in one metre bins of st. dev. Of cross-shore and longshore separation. Dispersion scale dependence All mechanisms responsible for turbulent dispersion can be lumped into a single empirical law: Richardson’s (1926) law of diffusion or 4/3 power law: K = cε 1 / 3l 4 / 3 where the dispersion coefficient K is related to the length of scale l through a 4/3 power exponent; c is a constant and ε is the rate of turbulent kinetic energy dissipation. Whether in the atmosphere or in the open ocean, this equation allows a unifying approach to the dispersion phenomena (Okubo, 1971), but since the basic concepts involved in the law is that the eddies responsible for the horizontal spread of substance are locally isotropic and homogenous, it is surprising that the same approach could be use for the dispersion in the surfzone whose turbulence field is neither isotropic nor homogeneous. The dispersion coefficients K are plotted versus the scale of diffusion represented by the standard deviation σ in the diffusion diagrams of Fig.7. Though the data show a consistent scattering, the scale dependence of the dispersion appears clearly. The confidence intervals at a 95% level for the power law exponents of the least square regression fit lines are found to be: a = 1.245±0.299 for the total dispersion ax=1.364±0.215 for the dispersion in the cross-shore direction ay = 1.332±0.256 for the dispersion in the longshore direction The exponents are very close to 4/3 which is a verification of the fact that the 4/3 power law remains valid independently from the details of the small or large scale flow 10 Summary and Conclusions This investigation of the dispersion in the longshore current field of the surfzone has allowed to estimate: the velocities field of the longshore currents. the rate of dispersion in the surfzone. the power law exponents of Richardson’s equation. The analysis of the velocities has permitted the observation of mean cross-shore currents convergent towards the breaker line which means seaward in the surfzone and shoreward in the outer edge of the surfzone; these currents are weak and easily overwhelmed by the turbulence enhanced by the arrival of waves but still persistent and their action provokes clustering axed on the breaker line. D ispersion coefficients are found to be of the order of 0.1 m2/s, which AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 is an order of magnitude higher compared to the coefficients used for example in the modeling of the surfzone by Rodriguez et al.(1995) and also in the work by Takeawaka et al .(2003) but they are coherent with the values measured by Johnson (2004) in similar oceanographic conditions. The wave and wind climate has a major influence on the values of these coefficients and the highly energetic conditions in which most of the field work has been completed explains the magnitude of the scatter. Finally scale dependence up to the width of the surfzone has been represented through the diffusion diagrams first conceived by Okubo (1974). Richardson‘s (1926) 4/3 power law has revealed its validity independently from the oceanographic or atmospheric conditions and from the small scale details of the turbulence. In fact the eddies in the surfzone caused by wave breaking are far from being isotropic or homogenous. References Arcilla, A. S., Lemos C.M., Surfzone Hydrodynamics. Centro International de metodos numericos en ingenieria. Pineridge press. Batchelor, G., (1952). Diffusion in a field of homogenous turbulence. Proc. Camb. Phil. Soc., 48. Boffetta, G. et al.(2002). Statistics of two particle dispersion in two dimensional turbulence. 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La giornata è stata organizzata dalla Keller Fondazioni in collaborazione con l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Genova e con l’AIOM, ed ha visto una folta partecipazione di tecnici progettisti e geotecnici. Nel corso della Giornata sono state presentate varie memorie relative ad applicazioni pratiche in ambito portuale e per gentile concessione degli organizzatori abbiamo il piacere di presentare in questo numero quella relativa ad un intervento di ampliamento di aree di cantieristica nautica nel porto di La Spezia. Introduzione In campo portuale i riempimenti a mare eseguiti con riporto di materiale arido naturale o proveniente da demolizione di costruzioni necessitano di un trattamento di compattazione profonda per conseguire omogeneità, resistenze e rigidezze adeguate alla destinazione d’uso delle aree produttive.Riguardo que3 Direzione Tecnica, ACMAR di Ravenna Gruppo Foto 1 - Vista da mare delle palancole e del riempimento. sto ambito tecnico nella memoria si analizzano i criteri di progetto, i requisiti di accettazione del materiale per il riempimento, le modalità di compattazione, i risultati dei campi prove e quelli effettivi conseguiti mediante vibroflottazione nei lavori di ampliamento del Cantiere Nautico SLYS (Spezia Luxury Yacht Service) sito nel porto di La Spezia e di proprietà del Gruppo Ferretti di Forlì. riporto che senza apporto di energia meccanica si addensa sotto il solo peso proprio efficace. Al fine di migliorare le caratteristiche del riporto idraulico è stato perciò proposto ed effettuato un trattamento di compattazione profonda mediante vibro-flottazione, individuando in sede di progetto sia i requisiti degli aggregati che le tecniche per il costipamento del riempimento, di circa 9.00 m di spessore medio. Il progetto di ampliamento citato Essendo reperibili in zona aggrecomprende l’espansione di aree produttive in zone originariamente a mare, da conseguire mediante l’infissione di palancola-ti metallici ed il successivo riempimento a tergo con materiale arido sino alla banchine esistenti radicate a terra (Foto 1). La operazione di rinterro, eseguita per progressivo avanzamento da terra con scarico mediante ribaltabili, comporta inevitabilmente assestamenti del materiale di 13 gati C&DW (Construction and Demolition Waste), ossia di materiale di riciclo ottenuto per frantumazione e successiva omogeneizzazione di materiali provenienti da costruzioni e attività di demolizioni, è stata considerata nello specifico tale opzione tenuto conto sia della difficoltà di reperire inerti naturali che del volume di materiale da porre in opera, di oltre 130.000 metri cubi. AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 L’abbinamento della tecnica della vibroflottazione con l’impiego di materiale proveniente da attività di demolizione e l’entità del volume di riempimento trattato inseriscono l’intervento in oggetto nel novero delle applicazioni più significative di compattazione profonda realizzate recentemente in Italia [6]. Requisiti di progetto Le caratteristiche principali del progetto di ampliamento sono schematicamente riassunte nella planimetria riportata in fig. 1, nella quale sono evidenziate le aree1 di espansione a mare. Tra gli obiettivi fissati dal progetto di ampliamento l’utilizzo delle aree produttive imponeva requisiti impegnativi dovendo il riempimento far fronte a: carichi rilevanti circolanti sui piazzali e sui corona-menti delle banchine durante le operazioni di varo dei natanti (Travell con portata sino a 3000 KN) ; stoccaggio di materiale a tergo delle banchine (sovraccarico di 30 KPa); carichi rilevanti trasmessi alle fondazioni dei capannoni industriali (2400 KN / plinto) azione sismica, conseguente alla classificazione con l’Ordinanza 3274 dell’area in zona 3. Fig. 2 Sezione tipica sui pennelli. Fig. 1 – Planimetria generale dell’intervento. Il soddisfacimento di questi requisiti era peraltro condizionato al rispetto dei seguenti vincoli: forma articolata del contorno delle banchine; presenza ed interferenza dei tiranti di ancoraggio delle palandole; garanzia di agibilità dei siti produttivi, requisito ad alto valore economico in relazione alla qualità dei pro-dotti del cantiere nautico (yacht di lusso). Allo scopo di conseguire questi obiettivi è stato eseguito un trattamento generale su tutta l’area di riporto mediante vibroflottazione, integrata in corrispondenza delle fondazioni delle strutture portanti dei capannoni e dei fabbricati da Fig. 3 14 colonne di jet-grouting (fig. 2 e 3) del diametro di 1200 mm e lunghezza di 16 m. L’esecuzione della vibroflottazione e del jetgrouting è stata affidata alla Soc. KELLER Fondazioni, con la cui collaborazione è stato messo a punto l’intervento illustrato nel seguito. Vibroflottazione Come già indicato il materiale di riporto posto in opera per avanzamento da terra con scarico diretto a mare risulta addensato sotto la sola pressione del peso proprio efficace e pertanto viene a trovarsi in uno stato sciolto caratterizzato da una modesta densità relativa. Particolare maglia di vibroflottazione (campo libero e zona tiranti). AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 N Fig. 4 Fuso di idoneità della vibroflottazione Al fine quindi di aumentarne la resistenza, di migliorarne il comportamento dinamico sotto l’azione sismica (in termini di potenziale di liquefazione) e di incrementarne la rigidezza al fine di limitare i cedimenti assoluti e differenziali, è stata effettuata nel corpo del riempimento un trattamento di vibroflottazione con l’obiettivo di incrementarne in misura sostanziale la densità relativa. La tecnologia della vibroflottazione ha ovviamente un suo ben specifico campo di applicazione essendo l’efficacia dell’addensamento per vibrazione massima in terreni naturali o in materiali di riporto la cui curva granulometrica risulta compresa all’interno del fuso riportato in fig. 4 (Brown [1], [2]). Tale criterio è stato quindi quello adottato per la scelta del materiale di riciclo da utilizzare per il riempimento, la cui pezzatura 0-70 mm è stata scelta dopo ripetute prove di qualificazione illustrate nel seguito. Definito l’ambito di pertinenza e di efficacia dell’intervento, si ritiene utile presentare alcuni aspetti caratteristici della tecnologia unitamente ai valori assunti per i parametri di progetto. Il trattamento colonnare di vibroflottazione consiste nell’indurre nel terreno granulare tramite una vibrazione impressa uno stato di sostanziale liquefazione che riduce a valori minimi l’attrito interno tra i grani. Al cessare della vibrazione indotta le particelle si aggregano per gravità in uno stato tanto più denso quanto maggiore è l’energia impressa con la vibrazione. el caso in esame il trattamento colonnare é stato eseguito adottando uno schema planimetrico a maglia rettangolare, con vertici disposti ad interasse variabile da 2.00 m a 3.00 m. La maglia dei punti di infissione è stata adattata localmente alla geometria dei vincoli esistenti rappresentati sia dalle palancole a mare che dalle palancole di contrasto, rispetto alle quali è stata mantenuta per entrambe una distanza minima di sicurezza di 3.00 m verificata con test in sito. Nelle zone di interferenza con i tiranti di ancoraggio,disposti ad interasse di 2.00 m, l’intervento di addensamento del riempimento è stato eseguito secondo allineamenti paralleli ai tiranti stessi ed in asse tra un tirante e l’altro. In campo libero invece è stata scelta una maglia quadrata di 3.00 m di lato sulla scorta dei risultati di un campo prove eseguito in sito per tarare l’intervento di vibroflottazione in relazione alla potenza del macchinario utilizzato, ossia dell’energia trasmessa e della frequenza della vibrazione impressa, ed all’assortimento granulometrico del materiale utilizzato per il riempi-mento e per il reintegro del volume addensato. Con tali prove è stata determinata la curva di influenza del trattamento di vibroflottazione, valutata in termini di incremento di resistenza alla punta al variare della distanza dal punto trattato. D a un punto di vista esecutivo la vibroflottazione consiste nell’inserire, mediante un maglio montato su un escavatore a fune, una punta vibrante (vibratory probe) sino alla profondità massima prevista per il trattamento, sfruttando la vibrazione del maglio ed il peso dell’utensile (foto 2). Foto 2 – Punta vibrante Vibro S300 Keller. 15 AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 Foto 3 Fase di vibroflottazione con reintegro di materiale. Foto 4 Materiale di riciclo utilizzato per il riempimento. Una volta raggiunta la profondità Sulla base di quanto illustrato ed di progetto la punta viene messa in vibrazione nel piano orizzontale dalla rotazione di una massa eccentrica, su di essa calettata. La punta vibrante viene fatta risalire lentamente provvedendo nel contempo al riempimento del foro con materiale arido per compensare la riduzione di volume conseguente all’addensamento del terreno. Nel caso in esame il mezzo vibrante impiegato, denominato S300, sviluppa una potenza di 150 KW ed una forza centrifuga di 300 KN. Durante la fase di infissione della camicia d’acciaio e durante la fase vera e propria di vibroflottazione è stata utilizzata anche acqua in pressione al fine di rimuovere dal terreno le parti più fini, di peggiori caratteristiche geotecniche, sostituendole con il medesimo materiale inerte C&DW utilizzato per il riempimento (foto 3-4), ma di pezzatura maggiore (30-100 mm). Il criterio per selezionare il materiale di reintegro è consistito nel verificare che il numero di idoneità proposto da Brown [3] soddisfi la: ⎡ 3 1 1 ⎤ N = 1.7 ⎢ 2 + 2 + 2 ⎥ ⎣ D50 D20 D10 ⎦ 1/ 2 < 20 nella quale D50, D20 e D10 sono le dimensioni in millimetri del passante al 50%, al 20% e 10% ai setacci ASTM. Il numero di idoneità del materiale utilizzato è risultato mediamente pari circa a 10. in relazione alle modalità esecutive della vibroflottazione risulta chiaro che l’addensamento massimo nel materiale di riempi-mento si verifica in corrispondenza della verticale del punto di infissione della punta vibrante e si riduce man mano che ci si allontana da questa in direzione radiale. La compattazione conseguita in un dato punto della maglia risulta poi dal cumularsi degli effetti indotti nel riporto dal costipamento effettuato nei vari punti di infissione della punta vibrante. L’addensamento risulta pertanto massimo in corrispondenza dei punti trattati e minimo nel baricentro della maglia elementare scelta per il trattamento. grande influenza la natura del materiale di riempimento, l’energia impressa (misurata tramite l’amperaggio assorbito), la frequenza di vibrazione orizzontale indotta, la metodologia utilizzata per il riempimento (ossia la densità relativa iniziale), la quota della falda (terreno saturo o immerso), la percentuale di materiale fine e la pressione efficace di confinamento. Per valutare quantitativamente in sede di progetto l’efficacia dell’intervento di vibroflottazione si possono utilizzare correlazioni reperibili in letteratura, che consentono di individuare la curva di influenza del singolo intervento (Fig. 6) , nota la quale si può poi ricavare per sovrapposizione l’efficacia complessiva del trattamento in un dato punto (fig. 7). Fig. 6 Curva di influenza della vibroflottazione. Fig. 7 Sovrapposizione degli effetti di vibroflottazione. Peraltro la curva di influenza risente di molteplici fattori e può essere definita con precisione solo in via sperimentale essendo l’aleatorietà dei parametri decisiva sull’efficacia della vibroflottazione. Tra questi hanno, in generale, 16 AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 Fig 8 Campo prove: Resistenza prima e dopo la vibro- Fig 9 flottazio in prossimità delle colonne Alla luce di queste considerazioni ed al fine di sostanziare le scelte progettuali, è stato programmato ed eseguito un campo prove in sito con verifica del grado di addensamento raggiunto mediante prove penetrometriche dinamiche eseguite prima e dopo il trattamento di vibroflottazione, a varie distanze dall’asse di infissione della punta vibrante, procedendo secondo la filosofia del Design by Testing. Il risultato delle prove preliminari, espresso in termini di resistenza alla punta, ha fornito indicazioni sia di tipo diretto, relative all’incremento di resistenza, che indiretto, relativamente al grado di addensamento ottenuto, come illustrato in dettaglio nel seguito in sede di valutazione dei risultati. Le prove penetrometriche comparative sono state inoltre effettuate anche dopo alcuni giorni dal termine del trattamento colonnare al fine di verificare l’influenza della dissipazione delle sovrappressioni interstiziali generate dalla operazione di vibroflottazione senza peraltro verificare incrementi apprezzabili di resistenza, diversamente da quanto è sovente riscontrare nei ter-reni Campo prove : Resistenza prima e dopo la vibroflottane al centro della maglia elementare naturali. Ciò è imputabile alla mancanza di significative frazioni coesive o cementanti nel materiale di riporto. Requisiti del materiale di riempimento Per la caratterizzazione e la selezione del materiale di riempimento si è fatto diretto riferimento alla norma tecnica UNI 10006, ancora in vigore durante i lavori, “Costruzione e manutenzione delle strade: Tecnica di impiego delle terre” - Aggiornamento 2002 ed in particolare dell’Appendice A:“Aggregati provenienti dalle attività di demolizione e costruzione e dalle loro miscele con rifiuti minerali recuperabili per impieghi stradali ed assimilati: Requisiti”. Tale norma riportava appunto i requisiti richiesti per l’accettazione del materiale C&DW per impieghi in campo stradale, nei riempimenti e nelle colmate relativamente sia alla provenienza delle materie prime e secondarie che alla granulometria e alle caratteristiche meccaniche del prodotto omogeneizzato . 17 I materiali provenienti da attività di demolizione contengono in prevalenza materiali litici, pietrisco, calce-struzzi, laterizi, ecc. di cui debbono possedere una adeguata percentuale in massa (>70%), limitati quantitativi di materiali minerali di cui è ammesso il recupero nel corpo stradale (<25%) e di materiali silicei (<15%), con esclusione di materiali deperibili, metalli e materie plastiche di cui sono ammesse complessivamente solo percentuali ridottissime (<0.3%). Il fuso granulo-metrico ammesso per i materiali C&DW in base alla vagliatura ai setacci da 63 mm, da 4 mm e 0.075 mm risultava affine a quello di una terra naturale classifica-bile come A1b, essendo la percentuale di passante al setaccio da 0.075 mm inferiore al 25% e l’indice plastico inferiore a 6. La caratterizzazione meccanica risulta in ogni caso necessaria qualora l’impiego del materiale ne comporti il costipamento, come nel caso in esame, ed al riguardo sono state fissati i limiti di accettazione per la prova di abrasione (prova Los Angeles), la prova di produ- AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 Tab. I Requisiti di progetto del materiale proveniente da C&DW zione di finissimo (che fornisce un’indicazione della tendenza alla frantumazione del materiale sotto l’azione dei mezzi costipanti), e la valutazione dell’indice CBR che fornisce un’indicazione sulla capacità portante del materiale costipato in base alla resistenza alla penetrazione di una punta infissa in provini saturi dopo 4 giorni di imbibizione in acqua, ritenuta significativa tenuto conto dell’impiego del materiale per riempimento idraulico. I requisiti di accettazione stati quindi fissati come segue: Provenienza e granulometria Provenienza : Materiale riciclato C&DW (Allegato A UNI 10006 – 2002) Classificazione: A1b (UNI 10006 – 2002) Granulometria: 0-70 mm per il riempimento da quota fondale a quota piazzale e 0-30 mm per il pacchetto di stabilizzato Tab. II Prove di qualifica del materiale di riempimento Caratteristiche meccaniche Prova Los Angeles: b 45 Produzione di finissimo per costipamento: < 5% Indice CBR su provino saturo 15 Modalità di Costipamento 0-70 mm: vibroflottazione del riempimento da quota fondale ( – 8.00 m) a quota +1.05 m 0-70 mm: compattazione del pacchetto di sottofondo con rulli vibrante (da +1.05 m a +1.50 m) 0-30 mm: compattazione del pacchetto di stabilizzato con rulli vibranti (da +1.50 m a + 1.80 m) In Tab. I è riportato il dettaglio dei requisiti fissati in sede di progetto. Prove di caratterizzazione del materiale Definiti i requisiti di accettazione per il materiale di riempimento a ma- 18 re è stato scelto il riciclo prodotto nell’impianto di macinazione ed omogeneizzazione della Soc. INERTECO di La Spezia, materiale che è stato ripetutamente campionato sia in sede di qualifica che durante l’esecuzione dei lavori. Il materiale omogeneizzato è risultato equivalente in termini granulometrici e di indice plastico ad un materiale A1a (UNI 10006-2002) rispondendo alle prescrizioni di capitolato che prevedeva l’impiego di materiale classificato A1a o A1b. Nello specifico sono state determinate le seguenti proprietà fisicomeccaniche: analisi granulometrica dimensione massima dell’aggregato percentuale e natura delle parti fini (passante setaccio 0.075 mm) indice plastico densità massima (Prova AASHO Modificata) AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 indice C.B.R. su provino saturo percentuale di produzione di finissimo perdita per abrasione (prova Los Angeles) percentuale di sostanze estranee Le prove fisiche e meccaniche sono peraltro idonee a caratterizzare meccanicamente un materiale da costipare mediante con rulli vibranti. Tenuto conto delle modalità di addensamento per vibroflottazione, al fine di simularne l’effetto, sono state effettuate presso il Laboratorio Geomeccanico di Pesaro anche prove con tavola vibrante su provini immersi delle pezzature 0-30 e 0-70 mm su, con i risultati riportati in Tab. II. Le prove sono state eseguite a frequenza costante di 60 Hz variando l’ampiezza della oscillazione impressa. Come si può notare l’efficacia della vibrazione è evidente come mostra la marcata variazione di densità massima raggiunta. Per quanto concerne i controlli in corso d’opera, dopo la caratterizzazione iniziale del materiale, la frequenza del controllo è stata effettuata mediamente ogni 20.000 cubi di materiale fornito utilizzando i medesimi criteri. Prove preliminari in corso d’opera D efinite le caratteristiche dei materiali di riempimento e le modalità dei controlli, la fase successiva è stata la scelta delle modalità di compattazione. Per tarare l’efficacia del trattamento è stato eseguito un campo prove variando l’energia immessa, la dimensione della maglia e la pezzatura del materiale di reintegro. Le variazioni delle caratteristiche meccaniche del terreno vibrocompattato sono state controllate con prove penetrometriche dinamiche effettuate con un maglio da 50 kg rilasciato da un’altezza di 1.00 m, misurando l’avanzamento ogni 10 cm della punta conica di un’asta avente diametro di 45 mm. Le prove sono state eseguite a varie distanze dai punti di infissione delle punti vibranti e nel baricentro nella maglia elementare, sia prima del trattamento di vibroflottazione che dopo l’esecuzione di un numero adeguato di colonne attorno alla maglia campione. I risultati ottenuti sono riportati in fig. 8-9 e si riferiscono ai valori di Fig. 10 Resistenza alla punta in sito prima del trattamento - punto di vibroflottazione colpi del penetrometro dinamico relativi alla verticale prossima al punto di vibroflottazione (densità massima) ed al centro della maglia (densità minima). Come si può notare il trattamento risulta sufficientemente uniforme lungo tutta l’altezza trattata mentre, come da ipotesi, l’efficacia si riduce muovendosi lungo la diagonale sino al centro della maglia campionata. Su entrambe le verticali si evidenzia invece il marcato incremento di resistenza rispetto alla situazione prima del trattamento di addensamento. Come si può notare la resistenza media riscontrata prima del vibroflottazione è risultata dell’ordine di 1-3 colpi/10 cm di affondamento mentre dopo il trattamento è risultato dell’ordine di 10-13 colpi/10 cm di affondamento. I risultati del monitoraggio eseguito invece nel corso dei lavori ed effettuato sempre mediante esecuzione di prove penetrometriche dinamiche, sono riportati in fig.1011-12-13. I risultati ottenuti nel campo prove sono simili a quelli del campo prove, con valori medi delle resistenze nel terreno trattato dell’ordine anche in questo caso nel baricentro della maglia elementare di 10-13 colpi/10cm di affondamento. Fig. 11 Resistenza alla punta in sito dopo il trattamento – punto di vibroflottazione.. 19 AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 Fig. 12 Resistenza alla punta in sito prima del trattamento – baricentro maglia elementare.. Interpretazione dei risultati L’efficacia della vibroflottazione può essere valutata concretamente solo in termini di incremento percentuale della resistenza alla puntaIn termini indiretti l’efficacia del trattamento può essere valutata tramite correlazioni che forniscono una stima della densità relativa conseguita. Va peraltro tenuto presente a questo riguardo che accanto ad evidenze sperimentali che mostrano con chiarezza come la densità relativa sia correlata, sia per i terreni naturali che per i materiali di riporto, alla resistenza alla punta, N’SPT ed alla pressione efficace verticale, σ’v, e che per una data profondità aumenti al crescere della resistenza dinamica offerta dal terreno, le correlazioni che legano la resistenza alla punta alla densità relativa risultano intrinsicamente empiriche e fortemente dipendenti dalle caratteristiche del penetrometro utilizzato. Fatta questa doverosa annotazione, nel seguito si riporta il criterio utilizzato nel caso in esame per la stima della densità relativa raggiunta. Tra le correlazioni esistenti si è fatto riferimento a quel-la proposta da Fig. 13 Resistenza alla punta in sito dopo il trattamento – baricentro maglia elementare. Bazaara [4] che nell’ambito dei valori di pressioni efficaci in esame, inferiori a 75 KPa , propone la eguenterelazione: 0.5 ' D R = [N SPT / 20(1 + 0.04σ V' )] nella quale: ' N SPT = 15 + 0.5( N SPT − 15 ) rappresenta il numero di colpi corretto per terreni sotto falda, essendo NSPT il numero di colpi registrato in assenza di falda di una prova SPT. Le prove penetrometriche di controllo sono state eseguite impiegando, come ricordato, un penetrometro da cantiere a punta conica seguendo la procedura tedesca. Per poter far uso diretto della correlazione indicata da Bazaara occorre definire una correlazione tra il numero di colpi necessari per l‘avanzamento del penetrometro dinamico SPT, che è costituito da un’asta con fondo aperto, con il numero di colpi registrato dal penetrometro utilizzato in cantiere. Quest’ultimo, utilizzando un peso di 50 kg con caduta di 1.00 m, ha la medesima energia di impatto del penetrometro SCPT, a punta conica tipo Meardi-AGI, che impiega un peso di 73 kg con caduta da 0.70 m. Pertanto, essendo eguale l’energia di impatto si è assunto in via semplificata la relazione proporzionale all’affondamento: 20 N 30' ( dpsh ) = 3N10' essendo N’30(DPSH) il numero di colpi necessari per produrre l’avanzamento di 30 cm di un penetrometro tipo Meardi ed N’10 il numero di colpi registrato con il penetrometro di cantiere per l’avanzamento di 10 cm. Per completare la correlazione occorre poi definire il legame tra le prove SPT e le prove SCPT. A tal riguardo si è fatto riferimento agli studi condotti da Goel e alle indicazioni fornite da pubblicazioni dello Studio Geotecnico Italiano relative a prove in banchi di sabbie e ghiaie a cui si può assimilare il riempimento esegui-to. Le relazioni proposte forniscono valori nel range: N 30' ( DPSH ) = 0,50 ÷ 1.00 N SPT con valore suggerito di 0.6 ( Cestari [4]) e con valor medio di 0.75, assunto in via conservativa nel seguito come limite superiore. Ne consegue pertanto che la correlazione cercata tra prove in campo e prove Standard Penetration Test è indicativamente la seguente: ' N SPT ≅ 4 ÷ 5 N 10' I n fig. 14 sono riportati in funzione della profondità e per una densità relativa pari all’80%, il numero di AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 Fig. 14 – Correlazione tra profondità e densità relativa. Fig. 15 Prova di carico su colonne di jet-grouting colpi necessari per l’affondamento di 30 cm. Come si può notare dal confronto con i diagrammi penetrometrici, il valore medio di densità relativa, stimato all’interno della maglia elementare tramite le densità in prossimità del punto di infissione (DR,max) e del baricentro della maglia (DR,min)mediante la relazione: D R ,m = (2 D R ,max + D R ,min ) / 3 risulta elevato, rendendo evidente l’efficacia della vibroflottazione. Tale conclusione è confortata anche dai risultati ottenuti nel corso delle prove di carico (Fig. 15) spinte a 2400 KN con cedimenti millimetrici eseguite su plinti fondati su colonne di jet-gouting che risultano, all’ispezione visiva, molto più compatte e regolari di analoghe colonne eseguite nella parte di riempimento non trattato a tergo delle banchine esistenti. Analoghe conclusioni si deducono anche dalla permeabilità degli scavi diretti eseguiti sotto la quota della falda durante la costruzione dei plinti di fondazione. Conclusioni L’intervento illustrato evidenzia la complessità delle tematiche cui occorre fornire soluzione tecniche quando si attivano progetti e realizzazioni che per la loro rilevante dimensione fisica costituiscono una infrastruttura produttiva di larga scala, dimensioni a cui risultano proporzionali anche le conseguenze e l’impatto degli interventi. Nel caso di studio va sottolineata l’importanza strategica dell’opera di contenimento a mare e delle metodiche di posa in opera dei materiali di riempimento. Dalla cura e dall’attenzione a questi aspetti dipende in larga misura il buon esito dell’intervento, il corretto utilizzo del sito produttivo, l’impiego efficace delle infrastrutture e dei fabbricati e più in generale la sicurezza d’uso e l’impatto ambientale. Va evidenziato, inoltre, come interventi di questa importanza e di questa scala possano essere progettati ed eseguiti correttamente solo se accompagnati da una fase sperimentale in campo, adeguatamente registrata ed interpretata, che consenta la decisiva “messa a punto” dell’intervento. In altri termini la fase tecnica non si esaurisce con la sola ideazione ma, al contrario, risulta fondamentale anche quella, successiva, in campo come necessario complemento alla validazione delle scelte progettuali. Nel caso illustrato appare innovativa la proposta e la realizzazione di un intervento in grado di coniugare tecniche di miglioramento dei terreni in sito e l’impiego di materiale per riempimento ottenuto dalla macinazione di prodotti provenienti da demolizioni. Ciò comporta l’indubbio vantaggio di fornire soluzioni all’impiego di questi materiali riducendo l’impatto ambientale complessivo, viceversa 21 significativo dovendo in alternativa utilizzare rilevanti quantitativi di materiali provenienti da cava e conferire a discarica il materia-le di risulta delle demolizioni. Ringraziamenti Gli Autori desiderano ringraziare ing. Eduard Falk, dott. Marco Vidotto e dott.Massimo Contini della Soc. KELLER Fondazioni, per la preziosa e qualificata collaborazione. Riferimenti bibliografici [1] Esrig/Bachus, editors Deep Foundation Improvements: Design, Construction and Testing, American Society for Testing and Measurements, Philadelphia, 1991- Proceedings: - Castelli, R. J. Vibratory Deep Compaction of Underwater Fil - Massarch, K.R. Deep Soil Compaction Using Vibratory Pro-bes - Neely,W., Leroy, D. Densification of Sand Using a Variable Frequency Vibratory Probe [2] Brown, R.E. Vibroflotation compaction of cohesionless soil ASCE, JGED, GT12, 1977 [3] Garassino, A., Pasqualini, E. La Vibroflottazione Metodi per il miglioramento dei terreni 10° Ciclo di Conferenze di Geotecnica di Torino, 1981. [4] Cestari, F. Prove geotecniche in sito Ed. Geograph, Milano, 1996. [5] Tanzini, M. L’indagine geotecnica Ed. Flaccovio, Palermo, 2002 [6] AA.VV. Applicazioni dele tecniche di vibrocompattazione profonda in ambito portuale e marino Atti del convegno organizzato da Keller Fondazioni, Genova, Marzo 2005. AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 22 AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 C ongressi “In Italia e all’estero” 31° PIANC Congress Estoril (Portugal), 14-18 May 2006 The Portuguese Organizing Committee of the 31st PIANC Congress (PIANC 2006) and the Portuguese Section of PIANC are very pleased to invite to attend the 31st PIANC Congress. The venue will be the new Congress Centre in Estoril, a very well known touristic place about 20 km west of Lisbon, famous for its casino. More than 200 presentations by authors from around the world will be included in the technical programme in four parallel sessions. It is proposed to allocate a total of 20 minutes to each presentation including 5 minutes for discussion. Certain topics may be best shown in a poster presentation. The posters will also be published in the Proceedings. The Congress topics are: 1 Inland navigation, waterways and ports Ships, shipbuilding, navigation: Special ships for transport within short distance; Container transport with inland vessels as part of transport chain; Experiences with River Information Services (RIS). Inland waterways (design, construction, maintenance, operation): River improvement and flood control in relation to navigation; Safety of lateral flood embankments (geotechnical safety analysis, supervision and control); Bank protection (problems of ship collision, investigation of stability problems, new constructions, sealing) Locks, weirs, ship lifts: New construction methods for concrete and steel structures and their foundations; Experiences with special lockgates and filling/emptying systems; Repairing old structures and repairing structures under operation; Planning and experiences with the operation of new ship lifts. Ecological aspects of inland navigation: Consequences of environmental legislation for inland navigation and waterway planning and maintenance; Implementation of the European Union Water Framework Directive 2 Maritime navigation, seaways and seaports Container transport: Safety and security aspects, incidents of ships; Sea transport and short sea shipping as part of the multi-modal transport chain; Development of ship dimensions, approach channels and port infrastructures Seaways, channels, coastal engineering: Consequences of very large ships for the infrastructure and port management; Flood protection. Ports (infrastructure, man- 23 agement, transshipment): Port security in a changing world; Changes in the requirements of ports and their hinterland connections; Ports as service and logistic centres; Port master plans. Ecological aspects in port planning and development: Green ports (lessons to be learned); Port-sate-control; Port environmental legislation and port development Port development in countries in transition: Strategic planning; Innovative planning; Direct and indirect viability. 3 Environmental issues Dredging and beneficial use of dredged material: Contaminated sediments; Life cycle issues; (Regional) sediment management. Sustainable navigation: River management; Coastal development; Balancing environmental and economic aspects. Structures in marine environment: Demands for special structures (construction, operation); Consequences for the environment; Safety aspects for the navigation and the structures; Life cycle issues, regulatory concerns. Shipping: Ballast water; TBT paints. 4 Recreational navigation Changing demands for marinas and other recreational navigation facilities (conclusions for design and operation): Disabled and aging users; Large sport navigation events; Congestion and competing use of recreational and commercial vessels. Re-development of old harbour areas for marinas: Experiences with publicprivate-partnership. Security in marinas AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 A special Young Professionals Award (3 levels) will be organized for authors born after 1 January 1972. The award consists of money prizes of € 1.000, € 500 and € 250. The authors who want to compete for this Award must State this intention in the abstract of their paper and send in their final paper before 1 March 2006. The Proceedings will be published in a CD-ROM. Authors must provide a final version of their papers/posters no later than 1 July 2006. The deadline for reception of manuscripts is firm and any manuscript received after the deadline may be returned. The CDROM will be ready for distribution to congress registrants by 15 October 2006. The Book of Abstracts will be distributed to registrants at the beginning of the congress. A technical exhibition will be held at the congress venue to highlight products, services and activities related to PIANC areas of interest. The exhibition area will be the main meeting point outside the technical sessions. Participation in the technical exhibition is open to all companies and organisations that provide services in navigation, marine transportation, port infrastructures and coastal engineering. Costs of the booths and further information will be available from the Portuguese Organizing Committee in due time. T echnical visits for interested participants will be scheduled for Wednesday afternoon (17 May). The visits will include areas of interest in the Tagus estuary, Lisbon’s coastal zone and the Port of Sines. The Portuguese Organizing Committee is also considering offering some sporting activities in that afternoon. For further information and de- velopments www.pianc2006.org or contact: PIANC 2006 Congress c/o Laboratorio Nacional de Engenharia Civil, Avenida do Brasil, 101 – 1700-066 Lisboa Portugal - Phone: +351-218443483 -Fax: +351-21-8443014 e-mail [email protected] NAV 2006 International conference on ship and shipping research Genova, Italy June 2006 Since 1980 CETENA, together with ATENA, has promoted and organised the NAV conference, held in Italy every 2-3 years. Since its first edition, this conference has been a successful get-together of shipyards, ship owners, research institutions and navies. NAV 2006 will take place in Genova next June 21st - to 23th 2006, and the organisers are working to make it a successful event and the occasion for fruitful discussions about all the relevant issues regarding ships and shipping. Genova has a glorious past, having been, for more than ten centuries, a powerful maritime republic, with fluorishing commercial activities both in Europe and in Eastern Countries. The wealth and power of the golden genoese era – between XIII and XVII century – favoured the city architectural and artistic development creating the important heritage which has been the reasonof last year’s role of genova as European Capital of Culture. The NAV conference is pleased to come back to Genova after 14 years and to offer the conference delegates the opportunity to visit the city which has stepped with momentum and many new projects into the third millennium. 24 As in the past editions, NAV intends to make the point about the recent developments of research and technology in the maritime area and offer industry, institutions, navies and academia an occasion to meet and discuss the most relevant naval and maritime issues. Papers related to the following topics will be welcomed: Ship Modellind and performance prediction: Physical and numerical modelling in hydrodynamics; Ship structures; Structural performances of advanced materials; Comfort and ergonomics; Virtual prototyping; Ship propulsion Design – Production technology: Design for production; Concurrent engineering Simulation techniques and tools; Robotics application in shipbuilding; Experimental tools and metodologies; Ship management and life cycle costs: Design for maintenability; Ship reliability improvement; Ship automation and innovative devices; Reduction of the enviromental impact. Waterborne transport: Maritime transport trends; Port-ship interface: Harbour design and infrastructures; Short – sea shipping Yacht design and performance: Advanced tools for performance prediction; Conference Secretariat: Giovanni Caprino: [email protected] Federica Valdenazzi: [email protected] AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 25 AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 Notizie Tavola Rotonda CIS-E: Il Progetto Adriatico nel sistema idroviario europeo – La connessione del sistema idrofluviale europeo con il Mare Adriatico» 4 Luglio 2005 A cura di G. Passoni e M. Gentilomo La Tavola Rotonda organizzata dal CIS-E, presso il Politecnico di Milano, promosso dal Prof. Antonio Migliacci, ha riguardato un ambizioso progetto internazionale: il collegamento fluvio-marittimo tra l’Adriatico ed il Danubio. I Relatori della Tavola Rotonda sono stati auto- ratore della Tavola Rotonda è stato: Pier Giuseppe Torrani, Presidente AIM (Associazione Interessi Metropolitani). rità pubbliche, docenti universitari e professionisti di fama tra i quali, Giorgio Goggi, Assessore ai Trasporti e Viabilità del Comune di Milano, Paolo Matteucci, Assessore alla Viabilità, Opere Pubbliche stradali, Mobilità e Trasporti della Provincia di Milano, Ugo Majone, Presidente dell’Associazione Idrotecnica Italiana e Presidente del Consorzio del Ticino, Carlo Monai, Vicepresidente del Consiglio Regionale della Regione Friuli Venezia Giulia, Fabio Semenza, già Assessore ai Trasporti della Regione Lombardia e già Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano, Gianni Verga, Assessore Sviluppo del Territorio del Comune di Milano. Mode- Il tracciato dell’idrovia 26 La Tavola Rotonda è stata preceduta da un incontro sul tema cui hanno partecipato Giovanni Azzone, Prorettore del Politecnico di Milano, Antonio Migliacci, Presidente CISE, Docente di Progetto di Strutture, Alberto Franchi, Membro del Comitato Tecnico Scientifico CIS-E, Docente di Scienza delle Costruzioni, Giuseppe Passoni, Docente di Idraulica Marittima, Flavio Boscacci, Docente di Economia Regionale. Coordinatore: Adolfo Colombo, membro del CdA del CIS-E, Presidente del Collegio degli Ingegneri e degli Architetti di Milano, di ANIAI e FAST. I dettagli tecnico economici del progetto sono stati illustrtati dal prof. Passoni di cui si riporta una sintesi dell’intervento. AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 Stralcio della carta geologico del tratto interessato dalla galleria fluviale e profilo preliminare di quest’ultima. Il progetto (di G. Passoni) L'estensione del corridoio "Adriatico" verso Nord con una nuova infrastruttura idroviaria fino al Danubio, sarebbe il corollario alle considerazioni esposte dalla Commissione Europea nel Libro Bianco del 2001. L'idrovia riveste interesse anche in considerazione di ciò che altri stati europei (Polonia, Slovacchia, Ungheria e Austria) stanno facendo riguardo un possibile corridoio idroviario Nord-Sud tra Stettino, lungo il corso del fiume Oder, intesecando l'Elba e il Danubio (vicino a Bratislava), nonchè in ragione del collegamento, già attivo da diversi anni, tra Danubio-Meno-Reno (idrovia Budapest-Vienna-FrancoforteColonia-Rotterdam). a parte nord dell'Adriatico è lambita dal Corridoio 5 che poi prosegue in territorio sloveno e perciò è opportuno che l'idrovia Adriatico-Danubio transiti da Trieste. L’ottimizzazione delle infrastrutture portuali esistenti è possibile anche pensando a navi di medio cabotaggio di tipo ibri- L do, in studio da Fincantieri ed alcune già in servizio, atte a navigare in acque interne ed anche in mare. Benché le "condizioni al contorno" siano promettenti, la determinazione del flusso di traffico di progetto per una idrovia e' pur sempre un problema complesso. Diversi metodi di stima sono stati adottati allo scopo In prima ipotesi si è posto che dei 140 milioni di tonnellate l’anno di merci nel nord Adriatico in navigazione internazionale se ne possano attirare un 60% e, in seconda ipotesi, il ritenere che l’ipotetica idrovia sia in grado di attirare circa il 12-14% del flusso complessivo di merci trasportate su idrovia nell'Unione Europea. Entrambi i criteri conducono ad una stima di circa 100 milioni di tonnellate l’anno. Va ricordato anche che ogni anno almeno 120 milioni di tonnellate transitano i valichi stradali alpini che collegano l'Italia con Svizzera, Austria, Slovenia e diretti verso l'Europa Centrale (Alpen Transit). 27 Il tracciato preliminare prevede un primo tratto (120 km) d'idrovia in sotterraneo, da Trieste sino a raggiungere la Sava. Da qui si potrebbe raggiungere il Danubio a Belgrado, e quindi risalire fino a Budapest e Vienna, navigando per 900 e 1200 chilometri rispettivamente. Si potrebbe inoltre realizzare un’ulteriore idrovia (come già previsto per altre soluzioni), all'uscita dal tunnel verso la Sava, verso nord tale da connettersi con la Drava e quindi innestarsi con canali in parte già esistenti fino al Danubio a valle di Vienna. I costi di realizzazione di questa ulteriore connessione sarebbero ben inferiori rispetto alla parte in sotterraneo però così facendo Vienna e Budapest disterebbero da Trieste di soli 440-460 km circa. L'idrovia in sotterraneo (Trieste-Sava); La sezione geologica mostra, per gran parte del tracciato, rocce abbastanza facili da perforare anche per sezioni di scavo cospicue (17.8 metri di larghezza utile interna), tali da poter impiegare tecniche AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 costruttive consolidate. Lungo il tunnel (120 km) sono previsti tre pozzi e due gallerie d’accesso, in altre parole sei segmenti di scavo in serie, ciascuno lungo 25 chilometri. All'intersezione tra pozzi e gallerie d’accesso vi saranno collegamenti fra le due gallerie idroviarie e al centro una galleria di servizio/sicurezza. Tra i pozzi e le gallerie d'accesso vanno previsti altri bypass ogni 4-6 chilometri. E' ragionevole pensare che la galleria di servizio sia scavata per prima, quale cunicolo pilota, e rivestita internamente con la collaudata tecnica TBM, ad una media di 13-14 metri di galleria finita al giorno. Per le gallerie idroviarie, di dimensioni maggiori, è prudente assumere una velocità di avanzamento compresa tra 1 e 5 metri al giorno di galleria finita, a seconda della difficoltà di scavo, cioè in media circa 3 metri al giorno. Nel complesso le opere civili comporterebbero una durata dei lavori pari a 12 anni. I l sollevamento delle navi in quota (+140 metri sul livello del mare) deve avvenire con nave in galleggiamento e, per quanto possibile, in prossimità del mare. Così facendo si minimizza il consumo di acqua dolce - limite intrinseco per molte soluzioni, tra cui alcune precedenti che, per i flussi di traffico attesi, sarebbe incompatibile con l'ecosistema idrografico sloveno (Isonzo+Sava). Impianti di sollevamento similari esistono anche in Europa e capaci di far fronte a flussi di traffico quali quelli prima ipotizzati. Il costo di questi impianti è notevolmente inferiore a quello delle opere civili, e perciò un eventuale raddoppio, se la domanda di transiti attraverso l'idrovia aumentasse durante l'esercizio, non avrebbe un importante effetto sul bilancio complessivo. P er la movimentazione delle navi in galleria appare preferibile una soluzione automatica di derivazione ferroviaria-metropolitana. Ogni nave sarebbe trainata da due coppie di locomotori elettrici a motori lineari (2 a prua e 2 a poppa), con binari sulle banchine in fregio al canale, dotati di bracci telescopici per "agganciare" la nave in totale automatismo. Così facendo la movimentazione delle navi avverrebbe in totale assenza di personale sia sulle navi che sui locomotori (salvo situazioni di emergenza). Il cunicolo pilota, al termine dei lavori sarebbe reimpiegato come galleria ferroviaria di servizio per il trasferimento degli equipaggi sbarcati-imbarcati alle sezioni di estremità. L'idrovia a cielo aperto (SavaDanubio), dopo aver raggiunto la Sava, ne seguirebbe il corso quasi fino a Zagabria, per dirigersi quindi verso Nord e, superati con una breve galleria o con qualche conca di navigazione i bassi rilievi del Bilogora, innestarsi nella Drava, alla sua confluenza con la Mura. L'idrovia potrebbe proseguire attraverso il canale Principalis-Csatorna (di circa 60 chilometri, già esistente) e, dopo aver percorso il lago di Neusiedersee, raggiungere il Danubio 35 chilometri a valle di Vienna. Questa soluzione ridurrebbe la distanze di Vienna da Trieste a soli 440 chilometri. I l costo delle gallerie correnti (una per ogni senso di marcia) può essere d'ordine di 38.000 €/m, e quindi per le due gallerie correnti con le finiture civili si perviene ad un costo di circa 9 miliardi di Euro. A questi vanno aggiunti circa 1.0 miliardi di Euro per i pozzi di sollevamento, le due gallerie di accesso e i by-pass, arrivando alla cifra di circa 10 miliardi di Euro. La galleria ferroviaria di 5.50 metri di diametro al finito civile si può pensare abbia a costare 2 miliardi di Euro. Il costo degli impianti di sollevamento, con riferimento ad impianti analoghi, si aggira sui 1.5 miliardi di Euro per coppia. 28 N el complesso le opere civili, ovvero le gallerie complete dei canali navigabili, i pozzi e le gallerie d'accesso, i by-pass, la galleria di servizio e gli ascensori verrebbero a costare circa 14 miliardi di Euro. Agli importi precedenti va aggiunto il costo di tutti gli impianti (aerazione, illuminazione, sicurezza, ecc.) stimabile in 2 miliardi di Euro. P er il canale navigabile dalla Krka/Sava al Danubio o per la sistemazione dei tratti navigabili (nel complesso circa 300 chilometri), le stime sono molto più incerte, ma si può pensare che, comprese tutte le attrezzature, le chiuse, i manufatti, le strutture di sbarco e qualsiasi altro onere, si possa porre un costo specifico di 10 milioni di Euro a chilometro, così da giungere a 3 miliardi di Euro. Per le attrezzature e le opere aggiuntive (340 locomotori di traino/guida, 14 treni di servizio, stazioni, depositi, officine, segnaletica, edifici gestionali, sistemi di sicurezza, soccorso etc.) le stime sono di 2.5 miliardi di Euro. Aggiungendo un 10% d'imprevisti, la stima del costo per l'intera idrovia (Trieste-Sava-Danubio) giunge a 23 miliardi di Euro. Per valutare l’ipotetica redditività dell'investimento sono stati analizzati anche i costi finanziari e di esercizio, in totale assenza di finanziamenti pubblici. Si è supposto che i pagamenti alle imprese costruttrici siano uniformemente distribuiti nell'intervallo dei lavori (12 anni) e che il costo del denaro sia quello corrispondente ad una serie di prestiti bancari (12) ciascuno con tasso annuo 4% e tempo di estinzione del debito di 20 anni. Per quanto riguarda i costi di esercizio, l'energia e' stata stimata in 10 centesimi €/kWh e il costo del personale (360 unità) in 16 Milioni €/anno. AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 Per i ricavi si e' fissato un pedaggio di 30.000 €/nave, comunque appetibile rispetto alle attuali alternative modali (con le rotture di carico) per trasporti lungo la direttrice Nord-Sud. In sintesi, se nella idrovia transitassero 100 milioni di tonnellate/anno si avrebbe che il rendimento finanziario della società di gestione della infrastruttura raggiungerebbe il 4% in 35 anni. Qualora però i flussi di traffico aumentassero a 150 milioni tonnellate/anno, in virtù della maggiore convenienza economica di questa via di trasporto, si avrebbe che il rendimento del investimento sarebbe del 4% su 24 anni, del 8% su 30 anni, del 10% su 40 anni, valori di tutto rispetto se raffrontati alle prestazioni di prodotti finanziari di medio-lungo periodo. Il commento (di M Gentilomo) L’interesse della materia oggetto di queste riunioni è sicuramente straordinario, tra l’altro, per gli obiettivi del progetto e per le sue dimensioni. Ci limitiamo qui a sottolineare i benefici ambientali, in termini di minori emissioni di gas di combustione e di scorie in polvere nell’atmosfera ed in termini di risparmio di energia (kilowattore per tonnellata chilometro) della trazione idroviaria rispetto a quella stradale: in definitiva i vantaggi dell’operazione nel suo complesso. Senza entrare nel merito delle strategie economiche e politiche, vi sono poi i benefici potenzialmente diffusi in un’area certamente vasta, da un’opera di questo tipo: ci riferiamo – keynesianamente – a quelli per l’occupa-zione, locale e “lontana” dai cantieri, e, conseguentemente, per le economie della nuvola dei Paesi direttamente o indirettamente “toccati”. E’ forse superfluo porre in evi- denza le caratteristiche di innovazione, di ingegno e di inventiva di questo ambizioso collegamento fluvio-marittimo tra il sistema idroviario europeo ed il mare Adriatico. (In proposito va ricordato che l’ingegneria non riguarda soltanto le opere cosiddette “dure” ma, con pari importanza e dignità, quelle dedicate ai controlli ed all’esercizio del nuovo sistema). Poiché il “Progetto Adriatico” è certamente un “mega progetto” complesso (l’importo stimato supera due decine di miliardi di Euro) sono necessarie - e i promotori dell’iniziativa ci avranno già abbondantemente pensato –appropriate analisi di rischio volte a prevenire (e l’elenco non è limitativo): - il fallimento, anche parziale, del raggiungimento degli obiettivi (funzionali, ingegneristici, della costruzione, ambientali) - possibili malfunzionamenti, per difetti di progettazione, per inadeguatezza o mancato aggiornamento dei sistemi di controllo e dei monitoraggi (prima, durante, dopo la costruzione e durante la sua vita di servizio) - sottovalutazioni nelle analisi di costo e quindi - il superamento dei costi - il superamento dei programmi, temporali e finanziari - il superamento dei costi dell’esercizio e delle manutenzioni - l’insufficienza di allocazioni per imprevisti, rischi ed utili del costruttore - l’inadeguatezza, rispetto al caso specifico, delle condizioni contrattuali. Idealmente esse dovrebbero riferirsi a nuove forme di agreement come, per esempio, ma non soltanto, Alliancing & Partenering, già applicate con successo in alcuni major project nel Regno Unito e altrove. L’obiettivo sarebbe quello di attribuire, pro quota tra committenza e costruttori, le responsabi- 29 lità del Progetto e l’onere di eventuali maggiori costi come pure di ripartire tra di essi le eventuali sopravvenienze attive - il contenzioso: meglio le “divergenze” tra committenza e costruttori, Ciò in forme diverse dal “litigio” tradizionale, magari mitigato in termini di arbitrato: ideale potrebbe essere l’insediamento di un” Dispute Resolution Board” Quanto sopra naturalmente applicato all’intera “vita di servizio” dell’opera (costruzione, esercizio, manutenzioni, eventuale dismissione). L e raccomandazioni che precedono - forse superflue, o apparentemente ingenue – derivano d’altra parte dalle esperienze relative a diversi importanti e recenti major project. Un’analisi di tali esperienze aggiornata al 2004-2005 indica come la crescita dei costi ed il superamento di programmi ed obiettivi giustifica ampiamente quanto sia preferibile “arrossire oggi piuttosto che piangere domani”. Talvolta gli scostamenti tra preventivi e consuntivi sono di entità “fisiologica”; in un caso si è (quasi) raggiunta la perfezione: i lavori dell’Øresund Link sono finiti in tempo, senza costi extra e senza contenzioso (con un’ombra tuttavia: il traffico reale, nella prima fase di esercizio, indica che ci sono delle difficoltà nel ripagamento del capitale investito e degli interessi). Riassumiamo, nella speranza che sia di qualche interesse, dati sintetici, consuntivi, relativamente ad alcuni recenti major project: Il Progetto “Central Artery” di Boston, che è il nuovo attraversamento stradale della città da Nord a Sud (per 200.000 veicoli al giorno) è iniziato nel 1995 ed è previsto che termini, dopo cospicui ritardi, nel 2005. AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 L’importo finale, 15.000 milioni di Dollari US, è aumentato, rispetto ai preventivi, del 70 percento. Il Progetto “Channel Tunnel” è iniziato nel 1991 ed è terminato nel 1998. L’importo finale è stato 10.000 milioni di Sterline UK; i preventivi sono stati superati del 70 percento. Anche in questo caso il traffico reale è scarso rispetto alle necessità di ripagamento dell’investimento. I lavori della “Barriera sul Fiume Schelda Orientale” (Oesterscheldedam), progettata e realizzata in funzione anti-allagamento, sono iniziati nel 1976 e sono terminati nel 1986. La Barriera è in servizio dal 1987. L’importo finale dei lavori è stato 3.370 milioni di Euro; i preventivi sono stati superati del 10 percento. Il complesso “Katse Dam”, Lesotho, - un’opera idraulica – è partito nel 1991, è terminato nel 1997 ed è entrato in servizio nel 1998. L’importo finale è stato 440 milioni di Euro con una crescita, rispetto alle previsioni, del 60 percento. La “Barriera di Rotterdam” (New Waterway) è iniziata nel 1991 ed è terminata nel 1997. L’importo è stato 380 milioni di Euro; i preventivi sono stati rispettati. Il collegamento stradale e ferroviario tra Svezia e Danimarca denominato “Øresund Link” è iniziato nel 1996 ed è terminato nel 2000. L’importo è stato complessivamente di circa 8 miliardi di Euro; i preventivi sono stati rispettati ma il traffico reale è scarso rispetto alle necessità di ripagamento dell’investimento. Il progetto “Pipeline Alyeska”, Alaska, un oleodotto, è iniziato nel 1974 ed è terminato nel 1977. L’importo finale dei lavori è stato 2.700 milioni di dollari US; i consuntivi sono stati 2,7 volte i preventivi. I l Progetto “Ras Laffan Terminal” (che è un porto gasiero), Qatar, è iniziato nel 1991 ed è terminato nel 1996. L’importo finale, 580 milioni di Euro, ha rispettato i preventivi. Il Progetto “Thames Barrier” è iniziato nel 1974 ed è terminato nel 1980. L’importo finale dell’opera è stato 1.000 milioni di Euro. I preventivi sono stati superati in una misura eccezionale dovuto agli effetti di una “disruption” a 360 gradi. Si noti che gli importi sono espressi, se possibile e salvo diverso avviso, in Euro rivalutati (in modo approssimato) al 2004; le opere sono di grandi dimensioni, di pubblica utilità, con impatti sull’ambiente; la durata dei lavori varia - compresi extra-tempi riconosciuti o in ogni modo avvenuti da 6 a 9 anni; le informazioni ed i dati economici raccolti sono “pubblici”, ossia pubblicati: riguardano i “prezzi” (il prezzo di vendita dell’appaltatore al committente); i progetti affidati a “prezzo fisso” non hanno previsto che il committente o l’appaltatore assumessero tutti i rischi; l’esposizione a rischi geotecnici e geologici varia sensibilmente da progetto a progetto; la vita di servizio tipica è, con eccezioni, 100 anni. Simposio su costruzioni in acciaio con palancole originali Hosch larssern e pareti combinate organizzato da “Thyssen Krupp GFT Bautechnik”, Essen e “Masider s.a.s.”, Milano Venezia San Giuliano, 21 ottobre 2005 A cura di Maria Martino Ci si aspettava che il simposio avrebbe riscosso un buon successo anche se non fino al punto di dover occupare la sala più grande del Hotel Russott per ospitare le 170 persone che vi si erano iscritte. Questa 30 conferma la solidità e la qualità della collaborazione tra Masider e la sua rappresentata Thyssen Krupp Gft Bautechnik, come pure il servizio reso da entrambi alla clientela e ai progettisti. Le presentazioni sono state molto interessanti, anche per gli stessi Relatori, che hanno ascoltato con molta attenzione le relazioni dei colleghi. Un particolare apprezzamento è stato dimostrato per le relazioni dell’ingegner Kai Bohmbach, riguardo alle pareti combinate “Peine” della “Peiner Traeger” (Gruppo Salzgitter) e del Professor Roland Krengel, direttore tecnico della “HSP Hoesch Spundwand und Profil” relativamente alla produzione di nuovi profili tra i quali quelli a forma di Z, non più con il solo gancio Hoesch ma anche con gancio Larssen. U n’altra relazione, con taglio prevalentemente tecnico, da parte tedesca è stata dedicata ai vibratori “Mueller”. Di notevole interesse sono state le presentazioni dei Relatori italiani. L’ingegner Alberto Scotti, Presidente della “Technital”, progettista del “Sistema MOSE”, con lo stile eccezionale che gli è caratteristico, ha illustrato il progetto in tutti i suoi molteplici aspetti. Sempre per la Technital, l’ingegner Guido Fiorini ha illustrato il progetto dell’Isola dei Petroli, a Marghera, dove, per la prima volta è stata applicata a tutta altezza una guarnizione speciale su palancole Larssen 430 lunghe mediamente da 24 m. L’Ingegner Carlo Glauco Amoroso dello Studio Altieri ha illustrato il progetto eseguito da “AltieriProtecno” del Canale Industriale Sud, sponda Sud, di Porto Marghera dove, per la prima volta in Italia viene impiegata una parete combi- AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 nata travi e palancole di produzione Salzgitter la quale, per la prima volta al mondo, viene impermeabilizzata con la guarnizione brevettata Hoesch. Tra i presenti, dirigenti di importanti costruttori operanti nella Laguna di Venezia e del Consorzio Venezia Nuova (Concessionario dello Stato per la salvaguardia fisica di Venezia e della sua Laguna), in particolare, ma non soltanto, l’ingegnere Johann Stocker ed il geometra Giorgio Pierucci. L’ingegner Maurizio Gentilomo, Presidente di AIOM e persona ampiamente coinvolta nel Progetto della Salvaguardia di Venezia ha accettato di presiedere il convegno, come del resto già aveva fatto 10 anni fa (di seguito viene riportato il testo dell’intervento di apertura dei lavori). lungo la banchina della “Nuova Sirma”, i primi elementi di una parete combinata di travi e palancole. Ha guidato la visita, con uno straordinario apporto di cultura tecnica e storica, l’ingegner Guido Fiorini. I commenti dei convenuti raccolti durante ed alla fine del convegno sono stati molto positivi. Intervento di apertura di Maurizio Gentilomo I Gentili Signori l tutto nella cornice della sala dei Dogi dell’Hotel Russott, “addobbata” per l’occasione con tavole di profili di palancole, campioncini di gargami impermeabilizzati con guarnizione brevettata, palancole del nuovo profilo Larssen 755 (largo ben 755 mm). All’esterno dell’albergo è stato allestito un gazebo, con la bandiera della “Thyssen”, sotto il quale erano alloggiati un elemento di parete combinata e vibratori “Mueller” di varie dimensioni. Nel pomeriggio è stata effettuata E’ previsto che le relazioni preun’escursione in Laguna fino al cantiere Malamocco dove i convenuti hanno potuto assistere all’infissione di un tubo di 37 m e 1.420 mm di diametro:chi è del mestiere può capire quanto lo spettacolo sia stato affascinante. Nel Canale Industriale Sud di Porto Marghera, sponda Sud, si sono visti, (Masider Materiali Siderurgici & Affini S.a.s. Via dei Cybo, 4, 20127 Milano Tel.: 02 - 28.29.484, 28.41.813; Fax 02 - 28.28.092 web: www.masider.it; e-mail: [email protected]) sentate siano scaricabili dal Sito della Masider (www.masider.it); verrà inoltre realizzato un DVD specifico. Della presentazione online e della disponibilità del DVD sarà data da Masider opportuna informazione. Per ulteriori informazioni si prega di contattare: Maria Martino 31 desidero dirvi che mi sono sentito molto onorato e contento accettarndo l’invito della “ThyssenKrupp” e dei Signori Andrea e Maria Martino della MASIDER (agente esclusivo in Italia della “ThyssenKrupp”) a partecipare a questo Convegno: nella mia veste di ingegnere di lungo corso, di presidente pro tempore dell’«Associazione di Ingegneria Offsore e Marina» (AIOM) di Milano e, non ultimo, di persona informata sul Progetto Venezia (alcuni di voi ricorderanno che mi sono occupato direttamente e, successivamente, come consulente del Consorzio Venezia Nuova, del grande progetto, noto sotto il nome di “MOSE”, per la salvaguardia fisica di Venezia e della sua Laguna). Proprio 10 anni fa ho avuto l’onore di presiedere un analogo evento, già allora lodevolmente organizzato, a Venezia, ancora dai promotori di oggi, sull’impiego di ben noti elementi costruttivi d’acciaio inventati cento anni fa dall’Ingegnere tedesco Tryggwe Larssen, capo del Genio Civile di Brema. Si tratta delle “palancole”: profili di acciaio sagomati in modo tale da assicurare un’elevata resistenza strutturale flessionale e dotati di gargami atti a garantire un robusto concatenamento mutuo, tra i singoli elementi (o tra coppie di – o addirittura quattro - elementi), al fine di isolare degli spazi, nell’acqua o in ambienti altamente permeabili, dove poter lavorare all’asciutto. AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 L’invenzione - certamente geniale e, come provano i fatti, di successo - ha subito, dalla fase inziale di più di un secolo fa, una costante evoluzione che è stata raccontata mirabilmente da Maria Martino in un articolo pubblicato sul n. 25, 2002 («Un centenario speciale») del Bollettino AIOM (raccomando la lettura di questo scritto che costitueisce un autentico capitolo di una parte non trascurabile del periodo industriale in cui viviamo). Come spesso accade, l’homo faber (anche e soprattutto perché homo sapiens) si è ispirato, per inventare le palancole, alle esperienze della tradizione: voglio dire, per esempio, alle tradizionali “ture” di panconi di legname - peraltro d’uso storico a Venezia - con l’aiuto delle quali si sono da sempre potuti realizzare lavori normali e straordinari in presenza d’acqua. I valori aggiunti, rispetto ai panconi, sono stati innovazione, prefabbricazione, industrializzazione e standardizzazione: valori che è di moda oggi, talvolta soltanto ritualmente, invocare a gran voce. Dieci anni fa avevamo registrato un’ulteriore evoluzione - almeno, in Italia - applicativa delle palancole: da un impiego temporaneo (per esempio, per costruire all’asciutto fondazioni subacquee) ad un impiego permanente, anche in ambienti aggressivi (per esempio, ma non soltanto, per costruire nuove banchine portuali). Le tecnologie avanzate, di cui vi parleranno i Relatori del Convegno, hanno esteso l’applicazione di questi elementi alla soluzione di seri problemi ambientali: mi riferisco alle sigillature tra i gargami delle palandole necessarie per confinare in sicurezza terreni inquinati ed alle protezioni volte a proteggere nel tempo l’acciaio delle palancole dalle aggressioni chimiche locali (per esempio l’acqua di mare). Ulteriori passi in avanti riguardano la formazione di strutture composite ad alta resistenza strutturale formate con palancole saldate a tubi o profili d’acciaio (composite wall o combined wall), rinforzate con tiranti adeguatamente ancorati. I nfine, lasciatemi ricordare i più importanti degli “impatti” che ho avuto, nella mia vita professionale, con la palancola: per le fondazioni del Viadotto dei Navicelli (Autostrada Sestri Levante-Livorno), a Pisa; per il Cellular Cofferdam del Tarbela Dam Project (Pakistan): muraglioni con i quali si è effettuata la deviazione del Fiume Indo; per le fondazioni ed i piloni del Ponte sospeso sul Rio Magdalena, a Barranquilla, Colombia, dove sono stati contrastati, con l’aiuto di strutture orizzontali (template), battenti d’acqua fino a 14m; per le applicazioni strutturali-ambientali della Salvaguardia di Venezia, delle quali si parlerà ampiamente nelle presentazioni che seguono. Passiamo dunque ad ascoltare gli illustri Relatori. Alberto Scotti, Amministratore Delegato di Technital S.p.A., Milano, Verona. Egli, con la sua Società di Ingegneria, è il progettista del sistema di interventi volti alla salvaguardia fisica di Venezia e della sua Laguna. Trattasi di un megaprogetto (di svariati miliardi di Euro) con finalità prevalentemente idrauliche e, contemporaneamente, ambientali, di rinforzo dei litorali marini, di restauro straordinario degli insediamenti urbani lagunari (Venezia compresa), funzionali (si pensi alla portualità di Venezia). L’elenco che vi ho esposto è sommario e non limitativo. L’Ing. Scotti cercherà di riassumere, con l’abilità che lo caratterizza, questa immensa materia; magari vi dirà che informa- 32 zioni più dettagliate si trovano sul sito www.salve.it edito dal Magistrato alle Acque di Venezia, ente concedente degli interventi dello Stato affidati al Concessionario Consorzio Venezia Nuova. Guido Fiorini, Technital S.p.A. che illustra un importante progetto realizzato nella Laguna di Venzeia da “Magistrato alle Acque di Venezia-Consorzio Venezia Nuova”: il “confinamento” dell’Isola dei serbatoi petroliferi (che era un sito seriamente inquinato), a Porto Marghera. L’intervento ha una funzione multipla: di bonifica ambientale (si elimina il rilascio dall’isola verso la Laguna di sostanze inquinanti provenienti da diverse centinaia di migliaia di metri cubi di materiali depositati sull’isola provenienti da lavorazioni industriali (arsenico, cadmio, piombo, rame, zinco, ecc.); strutturale (per sostenere le sponde dell’isola nei confronti dei dragaggi portuali); funzionale (miglioramento delle caratteristiche di navigabilità del Canale Litoraneo Malamocco Marghera). La soluzione con palancole d’acciao rinforzate con tiranti e dotate di guarnizioni poliuretaniche e protezioni anti-corrosione è stata scelta, anche in relazione alle caratteristiche geotecniche locali, tra diverse alternative: diaframmi di calcestruzzo, diaframmi plastici e, appunto, palancole d’acciaio. Completano l’intervento opere complementari come sovrastrutture, la gestione dei drenaggi, ed altro ancora. Ritengo che sia utile, per gli ascoltatori, porre in evidenza che il progetto è del tipo integrato: è una parte importante del progetto generale della Salvaguardia fisica della Laguna di Venezia, ha finalità ambientali e funzionali, è innovativo (palancolati permanenti) e, non ultimo, è stato “ottimizzato” (derivando esso da una scelta tecnico-economica tra diverse alternative). AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 Roland Krengel, HSP Hoesch Spundwand und Profil, Dortmund. La relazione di R. Krengel riguarda, nel suo insieme, la produzione di palancole della HSP Hoesch: i tipi in produzione, comprese le palancole sagomate a “Z”, le sigillature tra i giunti (gargami). Inoltre, l’evoluzione e lo sviluppo della produzione, la capacità di produzione dei profili, esempi di applicazioni in progetti vari, anche a Venezia, combined wall (o composite wall) compresi. Carlo Glauco Amoroso, Studio Altieri, Thiene che illustra gli interventi, progettati dallo Studio Altieri e dalla Protecno di Padova, eseguiti, a Porto Marghera da Magistrato alle Acque di Venezia-Consorzio Venezia Nuova, per allestire un adeguato miglioramento ambientale e strutturale delle sponde del Canale Industriale Sud. Trattasi di 3,6 km di sponde (da realizzare in diversi lotti): gli obiettivi sono la protezione anti erosione delle sponde, l’interdizione dell’apporto di sostanze inquinanti da terra verso la laguna e precostituire nuovi accosti portuali. La soluzione scelta coontempla l’impiego di palancolati compositi (con travi di acciaio) dotati di tiranti e giunzioni poliuretaniche (è poi prevista l’integrazio-ne funzionale dei palancolati mediante la colata di diaframmi plastici). Completano i lavori, come vi dirà Carlo Glauco Amoroso, sovrastrutture, arredi portuali, ed altro ancora. Anche in questo caso valgono le considerazioni relative all’Isola dei petroli: il progetto è di tipo integrato: infatti è una parte importante del – e coerente con – il progetto generale della salvaguardia fisica della Laguna di Venezia, ha finalità ambientali e funzionali, è innovativo (palancolati compositi permanenti). K. Lentzen, Peiner Träger GMBH – Peine. L’impresa rappresentata dall’Ing. Lenzen ha origini antiche: è del 1858 (allora Ilseder Hütte), per la fabbricazione industriale di prodotti siderurgici. Nel 1970 si unisce alla Salzgitter, ben nota dagli ingegneri per le sue macchine speciali per lavorazioni in sottosuolo. Nel 2001 Salzgitter AG diventa una holding e Peiner Tärger un’unità produttiva autonoma la cui produzione spazia comprende palancolati, pali d’acciao, strutture di travi d’acciaio ad ala larga, combined wall, connettori speciali (locking bar), utilizzando i propri stabilimenti, forni elettrici, laminatoi, strutture commerciali (ThyssenKrupp GfT Bautecknik). L’Ing. Lenzen preciserà, ovviamente, molto meglio questo mio breve excursus e fornirà inoltre dati tecnici nella sua relazione scritta. Infine: sarà presentato, con esaurienti dettagli, un progetto molto importante: il terminal container di Bremerhaven dove si utilizzano praticamente tutte le tecnologie messe a disposizione da Peiner Tärger. J ohannes Köcher, ThyssenKrupp GmbH, Essen. L’intervento di Johannes Köcher riguarda le caratteristiche, il funzionamento, i campi d’applicazione e le applicazioni stesse di speciali attrezzature di cantiere: i vibratori Müller. Essi sono progettati per impieghi vari come: infiggere palancole, costruire diaframmi e fondazioni, eseguire test su linee ferroviarie dell’alta velocità. Si noti che i vibratori delle maggior dimensioni raggiungono un peso di 15 tonnellate con una potenza di 1000 kW. La descrizione di queste attrezzature comprende quella degli strumenti complementari come, importantissime, le morse di appiglio degi elementi costruttivi d’acciaio da infiggere (o estrarre): palancole, pali, profili; le atterzzature – gru necessarie per manipolare i vibratori, ed altre ancora. La descrizione delle applicazioni realizzate riguardano anche, manco a dirlo, il Progetto di Venezia (la conca di navigazione di Malamocco, realizzata con composite wall. 33 Giornate Italiane di Ingegneria Costiera (VIII ed.) Civitavecchia 23-25 novembre 2005 A cura di Elio Ciralli e Mariella di Leo E’ stato un grande successo l’edizione di Civitavecchia delle Giornate Italiane di Ingegneria Costiera. L’evento organizzato dalla Sezione Nazionale del PIANCAIPCN, con la collaborazione di AIOM, è un appuntamento ormai atteso e importante nel panorama della comunità della navigazione e dell’ingegneria portuale e costiera nazionale. L’alto numero di iscritti (oltre centocinquanta), l’alta qualificazione dei partecipanti e l’ottima affluenza su tutte le giornate dei lavori hanno a dir poco confermato l’ottima vitalità scientifica del settore in Italia. La sede ospitante è stata quella dell’Autorità Portuale dei Porti di Roma e del Lazio, al Porto di Civitavecchia, presso la nuova Sala Convegni. A parte qualche lieve inconveniente tecnico, l’organizzazione ha ben operato nonostante la probabilmente inaspettata affluenza. Il Comitato Scientifico ha optato di operare su sette sessioni che si sono svolte con questo progressione: Sess. A: tecnico-operativa; Sess. B: tecnico-scientifica; Sess. C: navigazione interna; Sess. D: tecnico-amministrativa; Sess. E: tecnico-progettuale; Sess. F1: tecnico-progettuale per memorie selezionate; Sess. F2: tecnico-scientifica per memorie selezionate AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 La scelta, coraggiosa per l’ampiezza delle tematiche trattate, è stata premiata dal fatto che sia le relazioni presentate nelle Sessioni programmate che le memorie selezionate per le Sessioni F sono state di buon livello scientifico e hanno catturato l’attenzione dei presenti. Non può sottacersi il dinamismo dell’Associazione Internazionale di Navigazione, con la collaborazione dell’AIOM, che ha ben saputo rinnovare, ancora una volta, l’attenzione degli addetti al settore. Rimandando agli atti per tutte le memorie presentate, si riassumono alcuni interventi particolarmente significativi. Nel suo discorso introduttivo, G. Moscherini, presidente della Autorità Portuale di Civitavecchia, ha illustrato le principali linee di sviluppo del porto negli ultimi anni; ha spiegato che il primo obiettivo è stato quello di separare il porto commerciale da quello storico per il quale, nella parte più vicina al centro cittadino, si prevede di realizzare il waterfront, con alberghi, ristoranti, ecc. Un altro punto di forza del porto è il fatto di essere un terminal delle cosiddette Autostrade del mare; a Civitavecchia sono già operative le linee per Barcellona, Tolone, Palermo, Cagliari, Tunisi, e si spera a breve anche il Marocco e l’Egitto. Dal punto di vista dello sviluppo del porto si segnala il notevole aumento del traffico crocieristico negli ultimi anni, per il quale si prevede un ulteriore aumento grazie ai lavori che stanno interessando l’antemurale Colombo (la diga foranea del porto n.d.,r.), che porteranno ad incrementare gli accosti dedicati alle crociere. Anche i traffici di materiali industriali hanno visto un notevole incremento, in modo particolare quello di auto nuove (circa 300.000 vetture all’anno). Il porto conta di attrezzarsi con una nuova area a nord, da destinare ai traffici con la Cina. A proposito dei nuovi traffici commerciali Moscherini ha sottolineato la necessità di attrezzare i porti italiani ad accogliere i nuovi traffici (si prevede che entro il 2010 entreranno 10 milioni di TIUS in più rispetto allo scorso anno in Mediterraneo), e in particolare di attrezzare gruppi di studio preposti ad individuare i siti più idonei allo scopo. Durante la visita al porto si è poi potuto verificare lo stato d’avanzamento dei lavori citati, che in sintesi sono: l’allungamento e il rafforzamento dell’antemurale; il raddrizzamento delle banchine, in modo da creare fronti dritti idonei ad accogliere le nuove navi da crociera. M. Ievolella, dell’Autorità Portuale, ha poi tracciato un excursus sulla storia del porto, a partire dall’antico Centumcellae romano, passando per successivi completamenti, su progetto di famosi artisti del Rinascimento Italiano, fino ai recenti sviluppi e previsioni. Il tema delle Autostrade del Mare è stato poi ripreso e trattato in dettaglio da F. Capocaccia, amministratore delegato della RAM (Rete Autostrade Mediterranee), società interamente pubblica costituita dal gruppo Sviluppo Italia, d’intesa con il Ministero delle Infrastrutture, per attuare il programma di sviluppo delle "Autostrade del Mare", finalizzato alla creazione di un'efficiente rete di trasporti marittimi nel Paese. Lo scopo del progetto è quello di creare una rete di trasporti efficiente, alternativa alle vie di trasporto tradizionali su strada o rotaia, ormai congestionate, e competitiva in quanto a costi, rispetto dell’ambiente e sicurezza. 34 L a RAM ha elaborato un masterplan nazionale, nel quale sono state definite le direttici italiane (adriatico-ionica e tirrenica) ed i requisiti necessari per lo sviluppo delle Autostrade del mare; in questo ambito ha anche stilato una lista di porti italiani esistenti che possono rispondere a questi criteri. Capocaccia ha spiegato che il trend di utilizzo dei mezzi di trasporto marittimi è in crescita, ma l’offerta è ancora superiore alla domanda. Si sta studiando con il governo la possibilità di incentivare i trasporti marittimi tramite un eco-bonus, che dovrebbe abbattere del 20-30% le spese vive del trasporto marittimo; a questo si aggiunge anche una campagna promozionale con help desk a disposizione degli utenti e sito internet dedicato, per aiutare i trasportatori a ricalcolare il costo del trasporto sulla base delle nuove opzioni offerte dal trasporto marittimo. J. Melby dell’US Army Corps of Engineers ha fatto una presentazione delle attività che si svolgono nei laboratori americani ed in particolare in quello di Idraulica Costiera. Ha spiegato che il focus principale dell’ USACE è sul dragaggio, sul quale si concentra una intera linea di ricerca; ci sono però anche altre linee di ricerca, tra le quali ha menzionato il “Coastal inlet program” e lo “Sloping float breakwater design”. Alcuni importanti risultati ottenuti nell’ambito delle attività svolte ad oggi sono costituiti da : nuove equazioni empiriche per il run-up e per la stabilità, in cui la massima forza che agisce sulla cresta della struttura per metro lineare è proporzionale al massimo momento del flusso trasmesso alla struttura; nuove formule per la previsione del danneggiamento nel tempo delle strutture, in funzione del numero di onde (Melby e Kobayashi, ASCE 1998), riportate nel Coastal Manual AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 simulazione del ciclo di vita di una struttura attraverso modellazione numerica, per poter ipotizzare possibili scenari di intervento. Paolo. De Girolamo, professore dell’Università dell’Aquila ha presentato il progetto PRIN 2004 sulle onde di maremoto generate da frane, a cui partecipano le Università di Roma2 e Roma3 e l’Università di Bari, in collaborazione anche con l’APAT ed altre università americane. L’ obiettivo del progetto è lo studio degli aspetti idraulici della generazione e propagazione delle onde di maremoto, e la loro interazione con le strutture costiere, il tutto finalizzato allo sviluppo di modelli previsionali e di sistemi di allerta in tempo reale, basati su misure mareografiche. Lo studio è stato condotto tramite modelli sia fisici che matematici (modelli SPH in grado di simulare flussi 3D). De Girolamo ha mostrato un’applicazione di questi studi al caso dello Stromboli, dove recentemente (dic. 2002) si è verificata una frana di materiale che dalle pendici è scivolato nel mare, dando luogo ad onde di maremoto che in pochi minuti si sono propagate lungo la costa settentrionale, provocando danni all’abitato di Stromboli. Il modello ha fornito, in questa applicazione, i tempi di arrivo della perturbazione, che sono estremamente importanti per la Protezione Civile ai fini del warning, ed una mappa con l’estensione della perturbazione, dalla quale si vede come quest’ultima sia stata influenzata in maniera determinante dalla batimetria. Leopoldo Franco professore dell’Università di Roma 3 ha presentato il progetto di ricerca europeo CLASH, che ha come prodotto un metodo di previsione delle portate di overtopping, basato sull’integrazione di dati provenienti da diverse fonti (misure su prototipo, misure di laboratorio, modelli numerici). Il metodo è basato su una rete neurale, nella quale entrano in gioco 15 parametri, di cui 3 idraulici e 12 geotecnici. L’utente del modello introduce questi 15 valori, e ricava come output la portata media, più una stima dell’incertezza legata a questa valutazione. Il risultato finale della ricerca sarà contenuto in linee guida per la progettazione, disponibili probabilmente già all’inizio del 2006 sul sito http://www.clasheu.org/. Sono poi state presentate le linee guida per la redazione dei piani regolatori portuali, esposte dall’Ing. A. Ferrante, Consigliere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. L’elemento fondamentale sottolineato dal relatore in relazione al piano portuale è la flessibilità, con riguardo sia alle caratteristiche planoaltimetriche del porto, sia alla famiglia d’uso, sia alla griglia di condizioni e criteri (per gli aspetti tecnico-marittimi e ambientali). La necessità di un piano regolatore flessibile nasce dall’esigenza di apportare le modifiche che via via si rendano necessarie, senza dover necessariamente ricorrere alle varianti, lunghe ed onerose. A tale scopo si suggerisce dunque di introdurre parametri prestazionali o ambientali piuttosto che specificare le tipologie costruttive in dettaglio, ad esempio il coefficiente di riflessione richiesto, il coefficiente di inquinamento acustico ammissibile e così via. Queste osservazioni sono state supportate dai risultati (ancora parziali) di una ricerca che una task force della AIPCN sta svolgendo, raccogliendo informazioni sulla redazione dei piani regolatori portuali in altri Paesi; i risultati parziali ad oggi raccolti hanno già confermato che la flessibilità è la caratteristica chiave nella redazione dei piani portuali. M. Gabellini dell’ICRAM ha poi fatto un excursus sulla normativa vigente in materia di gestione dei sedimenti dragati, sia a livello na- 35 zionale (DM 24 gennaio 1996; D Lgs 152/99 Art 35; DM 6 nov.2003 n°367) che internazionale (Legge quadro acque 2000/60/CE). Ha inoltre presentato un Manuale tecnico, che sarà disponibile a breve, redatto insieme all’APAT su incarico del Ministero dell’Ambiente. Il manuale è inerente alla movimentazione dei sedimenti marini in tutti gli ambiti (ivi incluse anche le cave!). Renata Archetti dell’Univer-sità di Bologna ha presentato i risultati del progetto Coastview, finanziato dalla Comunità europea. Ha presentato alcune delle applicazioni di monitoraggio realizzato mediante acquisizione ed elaborazione di immagini. Questo tipo di monitoraggio presenta alcuni vantaggi: - costi contenuti - alta risoluzione temporale - applicabilità in tutte le condizioni del mare Il parametro monitorato, in quanto ritenuto il più significativo, è il volume della spiaggia intertidale, invece della posizione della linea di riva. Il metodo comunque è ben noto, visto che il prof Robert Holman dell’Oregon State University sta studiando questo sistema fin dal 1990. Le sperimentazioni condotte nell’ambito del progetto Coastview hanno mostrato che il metodo è molto preciso (nel rilievo della linea di riva l’errore tra metodo batimetrico e ripresa da videocamera è risultato di 70 cm, con una deviazione standard di 20 cm). Delft ha sviluppato a questo scopo il sistema Argus, composto da 4 videocamere; ogni stazione può coprire qualche km di costa, non di più; il costo della singola stazione è di 14.000 € , però l’università di Bologna sta cercando di realizzare qualcosa di analogo con un costo di attrezzatura molto inferiore. AIOM – BOLLETTINO n. 33 – novembre 2005 36