Il Trottatore - maggio 2010

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Il Trottatore - maggio 2010
ANNO LVIII - N. 5
M A G G I O
CONCORDIA RES PARVAE
CRESCUNT DISCORDIA
MAXIMAE DILABUNTUR
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - DRCB - Roma
ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALLEVATORI
DEL CAVALLO TROTTATORE
2 0 1 0
LOTTERIA: UN ITALIANO CANTA A NAPOLI
GIOVANARDI: NAD AL SHEBA FUGA PER LA VITTORIA
ALLEVAMENTO: IL GIRO D'ITALIA TRA LE ECCELLENZE
BEPPE BERTI: LA GRANDE PENNA CHE HA DIPINTO L'IPPICA
9LQFLWRUHGHO'HUE\HOLPLQDWRULDH¿nale) del G.P. d’Europa a San Siro,
del Città di Padova e delle classiche
giovanili Premio Dante a Montecatini
e G.P. Italia a Bologna. Leader della sua generazione come dimostrò
ampiamente dominando il Derby a
Roma, con un modello equilibrato ed
azione spontanea, tanto da imporsi
sulle varie distanze e piste, dal mezzo miglio al chilometro.
Di facile impiego in corsa, aveva
un brillante cambio di marcia, che
è dote dei campioni e in virtù del
quale risolveva le corse in proprio
favore. Vincitore di una Batteria del
G.P. Orsi Mangelli a San Siro. Potenza, scatto e tenuta alla distanza
all’origine dei successi e specchio
della sua genealogia. E’ il secondo
prodotto da Waikiki Beach, capace
di vincere il Derby Italiano, l’altro é
il campionissimo Varenne. Il padre
Waikiki Beach americano dalle linee
classiche e di maggior successo
(nick fondamentale Speedy Crown Star’s Pride) ha trovato in Italia, con
la linea indigena, robusta e franco
americana di Sharif di Jesolo, il top
del suo incrocio.
Echo’ Dei Veltri ripete il fortunato
connubio tra Waikiki Beach ed una
discendente di Sharif, come VaUHQQH ,DOPD] q ¿JOLD GL =HE GD
Waikiki Beach - Pamela Stra ~ Ghenderò
1.12.3, 1.13.1 - Euro 754.750
Sharif di Jesolo). La madre Pamela
6WUD q ¿JOLD GL *KHQGHUz
vincitore di Giovanardi, Marangoni,
Presidente della Repubblica, Turilli e
Costa Azzurra, e con padre appunto
il grande Sharif di Jesolo.
In linea materna anche la presenza
di Marengo Hanover, americano di
FODVVH VRSUDI¿QD LPSRUWDWR LQ ,WDlia da Orsi Mangelli e vincitore sulle
nostre piste del Costa AzLo stallone funziona presso:
Azienda Agricola MARIANO zurra. Echo’ dei Veltri non
ha avuto una carriera eccesVia Borghetto, 16
sivamente intensa e dunque
43015 NOCETO (PR)
si presenta in razza con enTel. 0521/626110- 626115
ergie fresche subito disponiFax 0521/624004
bile a dare il meglio di sé anwww.mariano.it
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che come riproduttore.
Pubblicazione mensile
dell’A.N.A.C.T.
(Associazione Nazionale
Allevatori del Cavallo Trottatore)
Iscrizione n. 218/204 nel
Registro del Tribunale di Roma
in data 27/05/2004
Direttore Responsabile:
Alessandro Viani
Capo Redattore:
Antonio Terraneo
SOMMARIO
ANNO LVIII - N° 5 - MAGGIO 2010
A NAPOLI CANTA UN ITALIANO VERO
Comitato di redazione:
Alberto Caravita
Ernesto Cazzaniga
Antonio Diana
Marco Zafferoni
Redazione:
Lucio Celletti
Redazione Amministrazione:
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Fax 06 44164237
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Archivio Anact, Fabio Abete,
Vieri Berti, Claudio Caldani,
Mauro Castelluccio,
Enzo De Nardin, Gerard Forni,
Stefano Grasso, Sara Zitelli,
Giulio Ravenna
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e impaginazione:
Franco Bottoni Studio
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postale 70%
Filiale di Roma
Stampa:
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Via Giuseppe Vaccari, 9
00194 Roma
Tel. 06 55590255
ITALIANO: PROMESSA MANTENUTA
ITALIANO INCROCIO VINCENTE FRANCO-AMERICANO
C’È CHI DICE NAD
MAGO RE D’EUROPA
TANTI AUGURI CAPITANO
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AREA A LLEVAMENTO
ALLEVAMENTO GARDESANA
CASA FRACCARI: LA DINASTIA REGALE DELLE EFFE
AZIENDA AGRICOLA DEI GREPPI - SARI, NICOLA E LA VALLE DEI GREPPI
ALLEVAMENTO PURLARI - INSEGUENDO I SOGNI CHIAMATI CAVALLI
ALLEVAMENTO DEI VELTRI - OTTIMISMO E PASSIONE
AZIENDA AGRICOLA MONFORTE - UGO CHIOLA,
UN AMERICANO NELLE LANGHE...
ADDIO A TÉNOR DE BAUME
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C’ERA U NA V OLTA
MEMORIE DE “IL TROTTATORE”- IN MEMORIA DI BEPPE BERTI
MILANO DEVE TORNARE LA SCALA DEL TROTTO
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UOMINI & C AVALLI
MALIA GUERRIERA MARCHIGIANA
NADAL DI JESOLO LA VOGLIA DI VINCERE
SI FA PRESTO A DIRE TV
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CULTURA
IL CAVALLO IN LIBRERIA E AL CINEMA
S.O.S. I CAVALLI DEL CUORE
FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI MAGGIO 2010
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di Francesca Asti
LOTTERIA CHOC
A Napoli canta
un Italiano vero
Gaetano Di Nardo ed Italiano sul palo del Lotteria
N
apoli si sveglia, con il
sole, nel giorno più importante dell’anno per
l’ippica. In testa l’idea
meravigliosa di rilanciare il trotto italiano oltre i confini
del nostro paese. Miracolo riuscito
grazie al fascino del Lotteria che
2
porta nella conca di Agnano una
folla di oltre 8 mila appassionati
che non vogliono perdersi l’appuntamento con la storia. Del resto
l’albo d’oro di questa corsa parla
chiaro, qui vincono solo i campioni
e oggi gli stranieri non possono
farci paura. Appena la macchina
lancia i concorrenti della prima
batteria si capisce che sarà una
giornata di fuochi d’artificio, grazie alla prestazione super di Indy
Kronos, interpretato dal mago Enrico Bellei che, se fino a pochi mesi
fa correva nelle tris, si dimostra
pronto al grande salto di qualità. Il
E' festa grande per il team di Italiano in premiazione
binomio azzurro lascia tutti di
stucco volando il miglio sul piede
dell’1.11.6 al km, saltando gli avversari come birilli in retta d’arrivo.
Secondo a bomba, al largo di tutti,
arriva Italiano, finito forte nelle
mani di Roberto Vecchione per
staccare il biglietto d’ingresso di
quello che, poche ore dopo, diventerà il paradiso della finale. Terza
con coraggio si piazza Island Effe,
la campionessa in carica che nei
pressi del palo, vince la guerra privata con Iulius Del Ronco, battistrada della contesa e calato sul
più bello. Nella seconda batteria
conferma dei valori in campo con
Ilaria Jet che tiene fede al ruolo di
favorita netta chiudendo la pratica
in 1.12 senza però mai vedere lo
steccato. Secondo si piazza un ottimo Leben Rl che dalla coda rimonta tutti gli altri avversari, finendo
come un missile a precedere Irambo Jet.
Anche il terzo heat non offre sorprese, che il destino vuole riservare per il gran finale, e Irving Rivarco e Pippo Gubellini, eletti favoriti
al betting sotto la pari, spaziano
senza problemi in arrivo, precedendo Linda Di Casei, mentre il
terzo posto se lo aggiudica un ottimo Lorenz Del Ronco con Mario
Minopoli, per fare cantare Napoli
ed il suo appassionato proprietario: il giornalista Rai Enrico Varriale, uno che il trotto lo ama per
davvero, tanto da investire su di
esso. Poi tutti in scuderia a rifinire
i motori per la volata finale che ve-
de solo cavalli allevati in Italia. Gli
stranieri che si sono avventurati a
varcare i confini, non erano certo
delle prime lame (quelli buoni in
Italia non vengono più) e quindi
non stupisce la loro assenza dai
posti caldi del marcatore. Il clima
diventa rovente man mano che la
finale si avvicina, con il buon Salvio Cervone che illumina la scena
con la solita arte della narrazione
di cui è indubbiamente maestro.
Annuncia puntuale l’unica variazione, cioè la guida di Italiano che
viene affidata a Gaetano Di Nardo,
napoletano doc visto che Vecchione decide di non tradire Irambo
Jet ed il suo trainer Ehlert.
Un dettaglio che come vedremo sarà determinante. Al via della finale
il betting recita Ilaria Jet favorita
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Arrivi delle 3 batterie:
dall’alto: Indy Kronos con Enrico Bellei,
Ilaria Jet con JM Bazire, Irving Rivarco con
Pippo Gubellini
ad uno e mezzo davanti ad Indy
Kronos ed Irving Rivarco, scelto da
Pippo Gubellini (dopo il ballottaggio con Island) che al via decide di
giocarsela al comando, scattando
in testa su Indy Kronos.
Qui si decide la corsa poichè Enrico, per non rischiare di finire in
trappola, sposta subito all’esterno,
lasciando la comoda posizione della ‘tasca’ a Italiano, filtrato lungo i
birilli dalla seconda fila in virtù
della scelta di partire con il nove. Il
primo chilometro va via veloce e
sull’ultima curva i cavalli si aprono
nel classico ventaglio.
Ilaria ci prova ma non è efficace,
come del resto tutti quelli delle corsie esterne. Irving in arrivo prova
a scappare verso la gloria ma dalla
sua scia, come il gatto con il topo,
scatta Italiano che in un amen lo
appariglia prima e lo giustizia poi,
a media di 1.11.3, mandando in
delirio i suoi fans che lo avevano
appoggiato alla quota siderale di
24 contro 1.
Secondo arriva ancora Irving, lasciando un po’ di amaro in bocca
al team di Pippo a precedere un
concreto Irambo Jet. Per la prima
volta un driver partenopeo diventa
profeta in patria, conquistando il
Lotteria, e scrive l’ennesima pagina d’oro con una di quelle favole
che solo l’ippica sa regalare ai propri sostenitori, dimostrandosi ancora una volta lo sport più bello del
mondo.
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di Matteo Muccichini
Italiano:
promessa mantenuta
P
er fortuna ci sono le storie a lieto fine, quelle
che tengono in vita il
trotto. Prima Mago
D’Amore che vince il
Gran Premio d’Europa e diventa
fuoriclasse, dopo un travagliato recupero da un infortunio, ha aperto
la strada. Ed ora un altro neo campione dal passato difficile: quell’Italiano, che a Napoli ha sorpreso
il mondo intero, il vincitore del
Gran Premio Lotteria di Agnano, il
cavallo che ha fatto esplodere di
gioia Napoli, regalando a Gaetano
di Nardo il titolo di primo napoletano della storia a vincere la corsa
per eccellenza.
Italia-Francia andata e ritorno prima della gloria
A dispetto di cotanto nome il figlio
di Giant Cat è stato allevato da un
francese: quell’Alain Roussel che
in Italia aveva già avuto una felice
esperienza con Express Road. Padre come detto Giant Cat, che è
stato un ottimo soggetto in pista, la
mamma Coming Up Cash, è una
Baltic Speed che ha già prodotto
l’ottimo Citizen Speed.
Portato presto nelle scuderie di
Roussel in Francia, Italiano ha fatto subito capire di essere una stella
promettente.
“Era il puledro più interessante
che avevo e, così come per Express
Road, l’ho inviato ad Andrea Guzzinati per prepararlo. Purtroppo la
sfortuna ci ha messo lo zampino,
ed il cavallo si è lesionato un tendine dell’anteriore destro. Così non
sapevo più cosa fare, l’ho anche
iscritto alle Aste di Parigi senza ottenere neppure un’offerta. In
Francia aveva poco programma, e
mi sono guardato attorno per cercare un proprietario in Piemonte
che volesse prenderlo. L’ho prati-
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camente regalato, per le spese del
viaggio ed una piccola clausola è
andato alla Ucci Riccitelli, tramite
Giuseppe Pistone, che conoscevo,
con la mediazione di Maurizio
Grosso. Non ho assolutamente
nessun rammarico per come è andata, anzi sono soddisfattissimo, il
20% da allevatore mi ripaga infatti
in pieno”. Così Roussell ha raccontato al quotidiano francese Paris
Turf, l’incredibile vicenda dell’ennesimo brutto anatroccolo trasformatosi in cigno.
Nella metamorfosi hanno giocato
un ruolo importante altri uomini,
sostanzialmente tre: Peppe Pistone, Heikki Korpi, ed ora Claus
Hollman.
Italiano ha debuttato il 2 Maggio
2008 a Roma in gentleman,
quando la Ucci Riccitelli era gestita dal giovane palermitano sotto
la regia di Korpi. Heikki è riuscito, con il tempo ed una ferratura
particolare, a risolvere il problema al tendine, e centellinato anche nel programma Italiano è diventato positivo, vincendo a ripetizione e arrivando alla soglie della prima categoria. Nei grandi
premi si è affacciato con Pistone
dopo l’addio di Korpi, con discreti risultati.
Poi, e questa è storia recente, con
il passaggio in training a Claus
Hollman il cavallo è ulteriormen-
te migliorato facendo spesso coppia anche con Ernico Bellei. Il
2010 è dunque stato l’anno della
sua consacrazione, sia tecnica
che di risultati, e se si considera
che ha debuttato solo a quattro
anni, c’è anche da fare un pensierino ad un suo ulteriore salto di
qualità, anche se fare meglio che
vincere il Lotteria è obiettivamente compito arduo.
Ucci-Riccitelli soci investitori
Quando Tonino Ucci e Lorenzo
Riccitelli sono entrati nel mondo
del trotto lo hanno fatto dalla porta
principale. Gli investimenti mas-
sicci li hanno portati subito in alto,
sotto il profilo dei cavalli acquistati, e successivamente con l’ingaggio di alcuni tra i migliori trainer
europei, su tutti Heikki Korpi.
Le vittorie sono arrivate, con le
classiche giovanili della generazione lettera G che li vedevano spesso
primeggiare. Giordy Bi, vincitore
dell’Elwood Medium e pluripiazzato classico, Gran Senior al successo nel Dante, e Goal Court Sm primo ad Aversa, hanno presto ripagato i sacrifici. La scuderia si è poi
consolidata nel tempo, i due sono
diventati anche allevatori, e passando per ottimi cavalli come Merisi Font, proprio alla vigilia del
Lotteria hanno centrato il primo
alloro con un cavallo dell’allevamento. Nolita Ur a Padova nell’Elwood Medium Filly ha fatto quindi
da aperitivo allo show di Italiano e
Gaetano di Nardo.
Un week end di gloria che è arrivato come manna dal cielo, in un momento in cui Lorenzo Riccitelli e
Tonino Ucci sembravano un po’
scoraggiati dal sistema ippico. I
due, precisando a mezzo stampa
che non si trattava di una dismissione ma solo di una scelta tecnica,
da qualche mese hanno infatti inviato il materiale a diversi trainer.
Evidentemente mai opzione è stata
più azzeccata: Italiano in un colpo
solo li ha ripagati parzialmente dei
tanti investimenti, ma completamente dal punto di vista delle emozioni.
7
di Ezio Cipolat
Italiano
incrocio vincente
franco-americano
L
a storia di Italiano, vincitore ad alta quota del
Lotteria, ha trovato ampio spazio sulle pagine di
Paris-Turf e Trav-Ronden. Il principale quotidiano ippico
francese ha riportato le parole del
suo allevatore, Alain Roussel, raccolte in diretta in redazione, dove
il professionista normanno si è recato per seguire in televisione la
prova napoletana. Il periodico di
riferimento del trotto svedese, da
parte sua, ha dedicato al portacolori della Ucci-Riccitelli, come commento al sua impresa, ben quattro
pagine della rivista, andando a
scovare e a proporre, oltre alla pagina del catalogo, un’immagine del
lavoro pubblico, con Nicolas Roussel in sulky, sulla pista di Vincennes, al quale il figlio di Giant Cat fu
sottoposto poche ore prima di passare, da inedito, sotto il martello
del banditore alle aste dell’Amérique 2008, senza poi ricevere alcuna offerta.
Ora sono tutti molto interessati a
questo indigeno dalla linea francoamericana, che in due anni esatti
(dal 2 maggio 2008, data dell’esordio a Tor di Valle, al 2 maggio
2010, giorno in cui ha trionfato nel
Lotteria) è passato da cavallo da
attrezzare alla sella per la campagna ad esser un campione, in grado di vincere una delle prove clou
del trotto internazionale.
Ventiquattro mesi, più una piccola
appendice per la prova di qualifica
effettuata a Tor di Valle il 19 aprile a media di 1.15.1 con Pistone,
durante i quali l’attuale allievo di
Gaetano Di Nardo e Claus Hol-
8
lmann è sceso in campo 45 volte,
ottenendo 17 successi e altrettanti
piazzamenti, un guadagno di
371mila euro, 200mila dei quali
racimolati in un solo botto, ad
Agnano, quando ha anche portato
il suo record a 1.11.3 sul miglio.
Da Alain Roussel, a Giuseppe e
Andrea Guzzinati, sino a Giuseppe
Pistone, Heikki Korpi e, ora, Claus
Hollmann: sono gli uomini che
hanno contribuito nel tempo alla
non facile realizzazione di questo
primaserie. Roussel ha acquistato
la madre Coming Up Cash alle
aste yearling negli Stati Uniti nell’ormai lontano settembre del
1991 ed ha pensato all’incrocio
con Giant Cat; i Guzzinati sono
stati i primi ad intuire le sue possibilità, anche se a lungo frustrate
da un serio problema ad un tendine; Pistone, da parte sua, ha avuto
il fiuto, in quel pomeriggio di fine
gennaio a Vincennes, di accettare
la proposta di Roussel e di farsi
carico di quel cavallo di qualità ma
problematico che nessuna voleva;
Korpi e ora Hollmann hanno messo in gioco la loro esperienza e perizia. Un cocktail che ha portato
alla realizzazione di un soggetto di
grande qualità, con una lunga carriera davanti a sé. E non va, naturalmente, dimenticato Gaetano Di
Nardo, che lo ha interpretato in
modo perfetto nella finale, diventando il primo professionista napoletano ad andare a segno nel
Lotteria.
Italiano, comunque sia, è uno di
quei cavalli che si suol definire ‘nato bene’, da un impianto allevatorio importante, anche se la filiale
italiana dei Roussel è piccola, in
confronto alla sede-madre, in Normandia.
Per la verità suo padre Giant Cat,
pur se accompagnato da una carriera agonistica di primo piano a
livello internazionale (ha vinto il
Grand Prix de l’Uet, l’Oslo Grand
Prix, nonché Pix de France, Bourgogne ed Eté, facendo sempre coppia con Nicolas Roussel), non ha finora suscitato un grande interesse
tra gli allevatori italiani: sono infatti soltanto sei, a tutt’oggi, i suoi
prodotti registrati in Italia ad aver
ottenuto un record: oltre al vincitore del Lotteria, la lista annovera
anche sua sorella Graziella 1.13.5
sulla media distanza, Fleuron
1.17.8, Giant Axe 1.15, Gianta Sf
1.16.4, Grace de France 1.14.9 e
Mali Axe 1.15.3. In Francia, il riscontro di Giant Cat come stallone
ha contorni più positivi. Sono figli
suoi i validi Rouge Vif, Navarro
Sund, Nice Gold du Lys, Octopus,
Quintillus, tutti in evidenza a livello semiclassico, ma la sua ‘vetrina’
è Perlando, approdato quest’anno
all’Amérique (settimo a traguardo)
dopo aver vinto Jules Thibault,
Boissy-Saint Leger e Landes a Vincennes e Jean-Luc Lagardere ad
Enghien. Giant Cat, dal punto di vista genealogico, presenta la caratteristica di avere entrambi i genitori vincitori di corse ora di Gruppo I, il padre Quito de Talonay (ex
primatista di Vincennes, da Florestan con madre da Seddouk) si è illustrato nel Criterium des 3 Ans e
nell’Etoile, la madre Pussy Cat ha
vinto un Prix de France ed è giunta
terza nell’Amérique 1990, alle
spalle di Ourasi (al suo quarto successo nella classicissima) e Poroto.
Come detto, Alain Roussel ha acquistato Coming Up Cash alle Tattersalls Select Yearling, assieme all’altra ‘Baltic Speed’ Working Mon
(futura mamma di Meadow Road,
a segno nel Nazioni e nel Renzo
Orlandi), pagando 18 mila dollari
la prima, 20 mila l’altra. Mentre
Working Mon è rimasta inespressa, Coming ha svolto una validissima carriera agli ordini di Giuseppe
e Andrea Guzzinati, restando in attività dal novembre del 1992 al
gennaio del 1997, con 11 vittorie e
29 piazzamenti in 60 uscite, record di 1.14.6, somme vinte equivalenti a 90mila euro. Passata in
razza, l’americana prima di Italiano ha prodotto Belle de Jour
1.15.6, Citizen Speed 1.14.8 e
Dentelle 1.15.6 e tra i suoi figli
successivi si è già messo in bella
evidenza Mistic Love 1.13.8, che
ha anche vinto lo scorso inverno a
Vincennes.
La seconda madre di Italiano, Casino Evil, che ha prodotto la sola
Coming Up, è una sorella piena di
Workaholic, vincitore a 2
anni della Breeders Crown
e ora stallone top in Francia, nonché dell’altro razzatore Rule The Wind e
delle femmine Working
Gal, a segno nell’Hambletonian Oaks e madre per
l’allevamento italiano di
una serie di ottimi soggetti
tra i quali Ebony Kronos,
Sushi, mamma in Svezia di
Pine Dust, laureata delle
Oaks, e di Footloos, dalla
quale Place Kicher, secondo nell’Orsi Mangelli 1990
vinto da Antwerp Hanover
e davanti al nostro Derbywinner Mint di Jesolo. Casino Evil, inoltre, è sorella
uterina di At Risk, primaserie sulle piste nordiche.
Dietro a tutti questi validissimi soggetti c’è Ah So,
stakes-winner, ma soprattutto, figlia di Lalita Hanover che è sorella piena di Laurita
Hanover, la quale altro non è che
la mamma di Somolli (da cui
Speedy Somolli, Remington
Crown e Singer Lobell, madre del
nostro Bartali Ok) e del vincitore
dell’Hambletonian 1979 Legend
Hanover.
ITALIANO 6, 1.11.3
Maschio Baio, nato il 15 aprile 2004
Allevatore: Alain Roussel - Propr.: Scud. Ucci-Riccitelli
nato in Francia nel 1994
QUITO DE TALONEY
1.13
1.15
DENT BLANCHE
1.19
FIRSTLY
PUSSY CAT
1.13
BALTIC SPEED
3, 1.56
STAR’S PRIDE 3, 1.57.1
ROQUEPINE 1.15
SEDDOUX 1.19
QUINE 1.23
QUERIDO 1.17
1.15
MATINALE 1.20
JAVA DE LA MOTTE
BEAUSEJOUR 1.18
1.24
CANNELLE III 1.21
SPEEDY SOMOLLI
nata in USA nel 1990
COMING UP CASH 1.14.6
GIANT CAT 7, 1.11.7
FLORESTAN
3, 1.55
SUGAR FROSTING
2, 2.13
SPEEDY CROWN
SPEEDY CROWN 3, 1.57.1
SOMOLLI
CARLISLE 4, TT 1.57
KOREAN’S CHOICE
SPEEDY SCOT 3, 1.56.4
3, 1.57.1
MISSILE TOE 3, 2.05.2
AH SO
SPEEDY COUNT 3, 1.58.4
2, 2.01.1
LALITA HANOVER
CASINO EVIL
9
COMING UP CASH
f. 1990,
Baltic Speed
ITALIANO
m. 2004,
Giant Cap
WESGATE CROWN
m. 1991,
Royal Prestige
f. 1985,
Speedy Crown
CASINO EVIL
f. 1985,
Dream of Glory
m. 1982,
Speedy Crown
f. 1974,
Speedy Crown
ARMBRO GAELIC
WORKAHOLIC.
ARMBRO STACEY
AH SO
f. 1970,
Speedy Count
f. 1965,
Star’s Pride
f. 1975,
Speedy Crown
SPEEDY SOMOLLI
m. 1987,
Super Bowl
ROYAL TROUBADOR
f. 1981,
Speedy Crown
MAE JEANS CROWN
f. 1970,
Star’s Pride
SOMOLLI
f. 1959,
Hoot Moon
f. 1956,
Hoot Moon
LADYSHIP HANOVER
LAURITA HANOVER
LALITA HANOVER
f. 1950,
Dean Hanover
LARK HANOVER
m. 1998,
Lemon Dra
BARTALI OK
f. 1989,
Speedy Crown
SINGER LOBELL
di Marco Montanari
GRAN PREMIO GIOVANARDI
C’È CHI DICE
L
NAD
a strada che porta al
Derby è ancora lunga e
ricca di appuntamenti
importanti (tipo il Nazionale a fine giugno o il
Marangoni a metà settembre), però – nonostante questo – il Tito
Giovanardi non può essere considerata una corsa “normale”. Sull’anello modenese, la meglio gioventù del trotto italiano ha sempre
dato vita a grandi sfide e l’albo
d’oro comprende i nomi di due recenti derbywinner, Daguet Rapide
e Lana del Rio, oltre che di tantissimi campioni che hanno fatto la
storia del nostro sport: da Cellini a
Gualdo, da Mincio a Steno, da
Atollo a Ghenderò, a Esotico Prad,
Feystongal, Mint di Jesolo, Rapid
Effe, Viking Kronos, Boss di Jesolo, Mirtillo Rosso e compagnia stupenda.
Insomma, all’Ippodromo della
Ghirlandina è di casa l’aristocrazia
del nostro allevamento. E quest’anno non poteva essere diversamente. Oddio, per la verità un problemino pareva poter venire dal…
cielo: per tutta la settimana, l’Emilia Romagna era stata bersagliata
da violenti temporali e si sa che
Nad Al Sheba in passerella a Modena dopo il trionfo nel Giovanardi
12
per essere “fortunata”, contrariamente alla sposa, la pista è meglio
che non sia “bagnata”. Allora tutti
con il naso all’insù, per controllare
il colore dell’orizzonte e tirare un
sospiro di sollievo quando il sole,
dopo una sortita timida, ha ricordato a tutti che era il 16 maggio,
asciugando la pista e scaldando il
cuore degli appassionati.
Dodici le puledre al via nel “Filly”,
intitolato a Carlo Cacciari, e addirittura quindici i cavalli chiamati a
disputare la prova “Open”: quantità unita a qualità, tempo bello e
terreno buono, buona affluenza di
meritato quarto posto con uno
spunto davvero notevole.
Fra i maschi, Mauro Baroncini affidava ancora una volta il suo Nad
Al Sheba alle sapienti mani di Davide Nuti. Il figlio di Windsong’s
Legacy e Divina Dei ha confermato
di trovarsi a proprio agio con il suo
interprete, inanellando l’ottava vittoria in nove uscite (un solo secondo posto, nel Premio Veneto, per
“colpa” di Napoleon Bar). Al comando fin dallo stacco della macchina, il gioiello allevato dalla scuderia Asfina di Antonio Asdrubali
(che con questa vittoria in Gruppo
1 ha anche ottenuto la “patente” di
futuro stallone d.o.c.) ha resistito
agli attacchi del focoso Non Solo
Nolita Ur la dominatrice del Cacciari e al
centro con il suo team in premiazione.
Il delegato dell’Emilia Govoni con il piatto
d’argento offerto dall’Anact
pubblico. Insomma, un pomeriggio
“d’altri tempi”; o, se preferite,
“d’altra ippica”.
Tra le femmine, brillante conferma
per Nolita Ur, già vincitrice a Padova della versione in rosa dell’Elwood Medium. Svelta a rilevare al
comando la veloce Nada Mas, la figlia di Varenne ed Estasi, cresciuta
sui verdi prati dell’Allevamento
Ucci-Riccitelli, si è bevuta tutto
d’un fiato il miglio, lasciando a debita distanza l’iniziale rivale che
ha ben contenuto le velleità di Narrazione, mentre, al centro della pista, Naltrastoria Rex (puledra migliorata tantissimo) coglieva un
Bar e tenuto in scacco nella sua
scia New Star Fks, che si sono accomodati nell’ordine al secondo e
terzo posto. Sul piano squisitamente tecnico, un solo rimpianto,
legato alle rotture che hanno funestato la corsa, privandola di potenziali protagonisti come Napoleon
Bar, Nieves Vl, Nicolas Bieffe, Noak Lb e, dopo un giro, Noriana
Rosso. Anche se va detto che, per
quanto visto in pista, contro il cavallo che porta il nome di una località del Dubai c’era ben poco da fare. Anzi, in prospettiva Derby sappiamo già una cosa: chi vorrà aggiudicarsi il Nastro Azzurro, troverà in lui un osso duro. Di quelli che
magari ti rompono i denti…
13
di Ezio Cipolat
NAD AL SHEBA
CAMPIONE DI PRIMAVERA
Il vincitore dell’Elwood Medium e del Giovanardi
ha come ava di riferimento la famosa Noble Gal
P
orta il nome di un ippodromo del galoppo Nad
Al Sheba che, con l’unodue nell’ Elwood Medium e nel Giovanardi, è
diventato il campione di primavera
dei nostri attuali 3 anni. Allevato e
di proprietà della Scuderia Asfina,
del pavese Antonio Astrubali, nato
a Castrezzato e cresciuto sui prati
di Seniga, l’ allievo di Mauro Baroncini ha un quadro genealogico
di grande interesse, con un padre
giovane (ma purtroppo prematuramente scomparso), abbinato ad un
settore femminile tra i più collaudati, l’uno e l’altro di impronta
prettamente americana.
Windsong’s Legacy, classe 2001, è
il settimo vincitore della Triplice
Corona (Yonkers Trot-Hambletonian-Kentucky Futurity) dopo Scott
Frost (1955), Speedy Scot (1963),
Ayres (1964), Nevele Pride (1968),
Lindy’s Pride (1969) e Super Bowl
(1972), impresa successivamente
riuscita anche a Glidemaster, nella
stagione 2007. Passato in razza alla fine della carriera dei 3 anni, il
primaserie di Trond Smedshammer ha lasciato in eredità soltanto
tre annate complete di produzione
Primo piano di Nad Al Sheba
a Modena nel giorno del Giovanardi
14
(due in corsa) e un pezzettino della
quarta e più di un rimpianto, perché il suo esordio era stato assai
promettente, grazie a Yursa Hanover, lo scorso anno per un certo
periodo primatista femminile della
leva 2006 in 1.53.2 e vincitrice
delle Matron S., Big Bikkies a segno in un heat del Kentucky Futurity e a fine stagione il suo figlio
più veloce in 1.52.1, Windsong Soprano vincitrice dell’ Udson Filly,
Southwind Wasabi laureata nell’atto conclusivo delle Moni Maker,
oltre al più giovane Lucky Chuchy
in evidenza in una eliminatoria del
Peter Haughton Memorial (terzo in
finale) e nelle divisioni delle Matron e dell’ International Stallion
Series.
Ottimo, pur con numeri naturalmente ridotti, anche l’ impatto di
Windsong’s Legacy sull’allevamento italiano, per il quale oltre a Nad
Al Sheba, che al momento vanta
un vertice di 1.13.2 sul mezzo miglio di Padova al record dell’Elwood Medium, ha già prodotto
Madison Om 1.13.6, Messalina Om
1.13.9, Matilda Horse 1.14.4, Meadow Effe 1.14.4, Melissa d’Ete
1.14.6, Minerva Dei 1.14.8, Madame dei Bessi 1.15.6,oltre Nembo
degli Dei 1.16.1, Nike Gar 1.16.4,
Nettuno Dei 1.16.6 e Nefertiti Dvs
1.16.6.
Windsong’s Legacy, come figlio del
vincitore dell’ Orsi Mangelli Conway Hall, è uno dei rappresentanti
di quell’ onda lunga provocata dai
tre Hall (Angus, Conway e Andover), che negli ultimi anni ha scosso e rinnovato l’allevamento e il
mercato americano. Il settore femminile del razzatore scomparso ha
una curiosa particolarità: infatti
dalla sua quinta madre, Jane Revere, viene anche Alma Lee, importata in Italia dal conte Paolo Orsi Mangelli nel 1934, dopo aver già
NAD AL SHEBA 3, 1.13.2
GARLAND LOBELL
nato in USA nel 2001
WINDSONG’S LEGACY 3, 1.53
Maschio Baio, nato il 28 aprile 2007
Allevatore e Proprietario: Scud. Asfina
CONWAY HALL
3, 1.53.2
3, 1.55.3
AMOUR ANGUS
3, 2.03.1
PRAKAS
YANKEE WINDSONG
3, 1.53.2
3, Q 2.01.2
YANKEE SCOTTIE
DIVINA DEI 1.13.8
nata in ITALIA nel 2000
SUPER WAY
DIAMOND WAY
5, 1.14.5
3, 2.00.1
KÖNIGSKRONE
1.20.6
SPEEDY CROWN
GAMIN LOBELL 3, TT 2.05
MAGNA FORCE
KENWOOD SCAMPER
SPEEDY CROWN 3, 1.15.7
PRUDY HANOVER 3, 2.04.4
HICKORY PRIDE 5, TT 1.59.2
YANKEE DUCHESS
SUPER BOWL 3, 1.56.2
NOBLE GAL 3, 1.58.2
ARDEN AL 4, 1.59.4
WALLBURG 1.17.7
SPEEDY SCOT 3, 1.56.4
3, 1.57.1
MISSILE TOE 3, 2.05.2
NOBLESSE HANOVER
SUPER BOWL 3, 1.56.2
3, TT 2.04
NOBLE GAL 3, 1.58.2
NOCTURNE HANOVER
prodotto in America Rosalind, famosissima vincitrice dell’Hambletonian 1936. Da Alma Lee, in Italia, è nato il Derbywinner 1939
Floridoro e la sua linea si è protratta nel tempo, illustrata da soggetti del livello di Parioli, Tuscolo,
Corazon Om, Oronte e Tudor.
Nad Al Sheba è il secondo prodotto
della Diamond Way Divina Dei
1.13.8, che ha svolto una più che
valida carriera per conto dello
stesso Antonio Astrubali: il vincitore del Giovanardi è stato preceduto
da Maccabeo di Palle, un Lindy Lane che si è messo ad andare
(1.14.1 il suo record) dopo la castrazione in quanto tendeva a fermarsi. Nad ha poi due fratellini più
piccoli, anch’ essi maschi, Ora Pronobis (da Pine Chip), già in doma a
Divignano da Mauro Baroncini, e
Palle Spirit, anch’esso da Windsong’s Legacy che sta crescendo a
Seniga.
Nad Al Sheba è stato affidato a Baroncini, in quanto il trainer di Divignano aveva già avuto in cura tre
fratelli di Divina Dei, Ares degli
Dei, Cassandra Dei e, soprattutto,
ABC FREIGHT 3, 1.56.3
Forbante Dei, che Mauro ha portato anche a disputare una finale del
Lotteria di Agnano. Materiale evidentemente di grande qualità, grazie a mamma Nocturne Hanover
che viene, come ricordato nelle
prime righe di questo commento,
da una famiglia di grandissima
riuscita. Nocturne, infatti, nasce da
Noblesse Hanover: questa altro
non è che uno dei sedici prodotti di
Noble Gal, straordinaria sia nell’attività agonistica (è la più veloce
figlia di Noble Victory con 1.58.2 a
3 anni che allora aveva un valore
mondiale) che in razza. È, infatti,
la prima fattrice nella storia del
trotto mondiale ad aver prodotto
sette in 2.00: Noxie Hanover 2,
TT1.55 contro il tempo, ex primatista mondiale delle 2 anni; Neil
Hanover 1.55.3, vincitore di stakes
e stallone di buona riuscita in Italia; Nanuet Hanover 2, TT1.57;
Nobleboy Hanover 1.13.3; Nobie
Hanover 3, 1.58.2, Nowak 2,
1.58.4 e Newfi Hanover 3, 1.59.1,
anch’ esso approdato con buoni risultati in Italia e poi esportato in
Germania come razzatore.
Ma nascono da Noble Gal anche
Super Way 3, 2.00.1 che ha il
grande merito di essere il padre
del campione e stallone top Diamond Way, che tra l’ altro è il papà
di Divina Dei proponendo un incrocio volutamente particolare;
Novella Hanover (da cui Columnist
3, 1.55.1 vincitore del Costa Azzurra) e soprattutto Noble Hanover, che è la terza madre di Bell
Power, la fattrice da cui nascono
(tutti con Viking Kronos) Going
Kronos 1.09.9, Lantern Kronos
1.10 (1.52.3) primatista assoluta
dei 3 anni indigeni con vertice conseguito in Usa nella stagione 2008,
quando l’allieva di Kolgjini ha vinto un’eliminatoria dell’Hambletonian Oaks (seconda in finale) e il
World Trotting Derby Filly e Moonlight Kronos 1.10.8. E da Noble
viene anche Narvara, nonna della
vincitrice del Nazionale Filly 2009
Medulla del Ronco.
Una famiglia straordinaria, dunque, che valorizza ancor di più
questo Nad Al Sheba e gli prospetta una possibile futura carriera da
stallone.
15
DIVINE DEI
f. 2000
Diamond Way
NAD AL SHEBA
m. 2007
Windsong’s Legacy
NARA
f. 1991
Speedy Crown
BELL POWER
f. 1999
Pine Chip
LANTERN KRONOS
f. 2005
Viking Kronos
NOCTURNE
HANOVER
f. 1993
Speedy Crown
NOBLESSE HANOVER
f. 1975
Super Bowl
NARVA HANOVER
f. 1982
Florinda Pro
GOING KRONOS
m. 2003
Viking Kronos
NUANCE HANOVER
f. 1986
Prakas
NOBLE HANOVER
f. 1974
Super Bowl
SUPER WAY
m. 1976
Super Bowl
NEW0FI HANOVER
m. 1979
Super Bowl
f. 1968
Noble Victory
NOBLE GAL
NEIL HANOVER
m. 1980
Super Bowl
COLUMNIST
m. 1987
Speedy Crown
NOVELLA HANOVER
f. 1981
Super Bowl
MANUET HANOVER
f. 1985
Super Bowl
NOXIE HANOVER
f. 1986
Super Bowl
di Alberto Cagnato
MAGO
RE D’EUROPA
O
ltre cinquemila persone erano presenti il 25
aprile, all’ippodromo
del trotto di San Siro,
per la giornata imperniata sul Gran Premio d’Europa.
Un sintomo positivo di un non certo impossibile rilancio. Sulle tribune tante facce nuove, tante famiglie che magari scommettono
pochi euro ma che hanno dimostrato di gradire l’ottimo spettacolo e che sicuramente torneranno in
altre occasioni. Pienone al ristorante panoramico, da poco riaperto, che offre un ottimo rapporto
qualità-prezzo, senz’altro superiore alle gestioni passate. Note
meno liete per quanto riguarda le
scommesse sul campo, soltanto
150mila euro, che hanno comunque contribuito a portare il movimento globale della giornata, comprensivo del gioco della rete esterna, poco oltre il milione di euro.
C’era un grandissimo favorito nel
Gran Premio d’Europa e il responso della pista è stato inequivocabile: Mago d’Amore, il campioncino di Pippo Gubellini, ha
centrato con superiorità il bersaglio originando al totalizzatore la
mini-quota di 1.21, vicinissima a
quella del divino Varenne che nella
sua edizione pagò 1.20. Va subito
precisato che il paragone con il più
grande trottatore di tutti i tempi
non regge: Mago d’Amore è un ottimo cavallo, un campioncino con
ancora vasti margini di miglioramento, ma per avvicinarsi a Varenne ha ancora molto da lavorare. Nel Gran Premio d’Europa, disertato dagli stranieri (spaventati
dalla qualità dei trottatori espressi
dal nostro allevamento ma anche
dal grave ritardo con cui l’Unire
paga i premi), Mago d’Amore è
piaciuto, ma non ha convinto completamente i puristi ai quali non
poteva sfuggire lo ‘sbattimento’ in
sulky di Pippo Gubellini negli ultimi 200 metri per parare, sia pure
senza grossi patemi, il disperato
affondo di un ottimo Mondiale Ok.
Va comunque precisato che Mago
d’Amore aveva dovuto spendere
parecchie energie per sfondare e
conquistare il comando delle operazioni, dopo 500 metri sul compagno di allenamento Mercks Ok.
Nel dopocorsa Pippo Gubellini, al
suo quarto centro nell’Europa,
confermerà che dopo un primo
chilometro percorso sul piede di
1’12”, non ha più sentito ben carico in mano Mago d’Amore ed ha
avuto un po’ di paura. Buon per lui
che Mondiale Ok provenisse da
troppo lontano, altrimenti ci sarebbe stato un epilogo ben più
combattuto. Comunque la prestazione di Mago d’Amore, espressosi
sul piede di 1’11”8, a sette decimi
dal record di Lisa America. E’ da
17
che, in poche battute, assume il
controllo della corsa. Marcia di
trasferimento movimentata solo
dalla sfuriata di Moriondo e passerella finale di Mago d’Amore, comunque comandato a fondo da
Pippo Gubellini, mentre alle sue
spalle Mondiale Ok finiva molto
forte superando il compagno di
paddock Merckx Ok per la seconda
piazza. Va sottolineato il ritorno
alla ribalta dell’allevamento di
Bruno e Roberto Branchini. Note
negative, invece, per il derbywinner Macho Gams, crollato a traguardo ancora molto lontano, e
apparso come l’ombra del cavallo
che si era aggiudicato il Nastro Azzurro.
considerarsi altamente positiva e
ancora meglio farà quando potrà
correre senza ferri.
La vittoria di Mago d’Amore contribuirà ad alleviare le pene dei
bambini di un villaggio dell’India
ai quali i coniugi Ubaldo devolveranno una larga fetta del premio di
traguardo.
Mago d’Amore si è aggiudicato la
terza, grande classica consecutiva:
G.P. Orsi Mangelli a Milano, G.P. Città di Torino a Torino e appunto G.P.
d’Europa, che è l’ultimo di una serie
di appuntamenti internazionali
snobbati dai cavalli stranieri.
Ecco il film della corsa. In testa
Merckx Ok, davanti a Mondiale
Ok, ma dopo mezzo giro l’implacabile avanzata di Mago d’Amore
Da rilevare che sia il vincitore che
il secondo arrivato sono figli del
mostro sacro Lemon Dra, stallone
eccelso continuatore del caporazza
Sharif di Jesolo, purtroppo finito
nel buco nero dopo un misterioso
rapimento. E William Casoli, il
grandissimo driver da poco scomparso, da lassù si sarà lustrato gli
occhi: il campione da lui forgiato,
oltre all’accoppiata nell’Europa, ha
fatto altrettanto anche nel Filly
con il binomio Mania-Maddy Laser. Meritatissimo il successo di
Mania, pilotata alla grande da Jorma Kontio, che ha trovato le energie per sfuggire a Maddy Laser alla
media di 1’12”6, dopo oltre un giro
di fuori scoperta.
18
I QUINDICI ANNI DI VARENNE
Tanti auguri
Capitano
lla festa hanno partecipato circa duecentocinquanta persone provenienti da
tutta Italia. Erano presenti, soprattutto, molti bambini e donne in un’atmosfera straordinaria, al limite del surreale, dove predominavano emozioni e
riconoscenza verso il Capitano.
Varenne, impeccabile e consapevole di essere il protagonista della giornata, si è fatto
fotografare con tutti senza problemi e, nonostante fosse praticamente ‘tirato’ da tutte
le parti, non solo non ha mai mostrato segni di insofferenza, ma ha riconfermato di
apprezzare le attenzioni dei suoi supporters, in particolare quelle dei bambini.
Insomma, una festa all’insegna della semplicità e dei buoni sentimenti grazie a un
Campione che, anche dopo otto anni dall’abbandono delle piste, è ancora nel cuore
della ‘sua’ gente.
A
19
A REA A LLEVAMENTO
di Massimo Alberti
ALLEVAMENTO GARDESANA
Casa Fraccari:
la Dinastia regale delle EFFE
S
i respira la storia dell’ippica nazionale davanti alla galleria di foto che tappezzano le pareti del salone d’ingresso della Gardesana a Sant’Angelo di Piove, 34
ettari di verde in provincia di Padova. È la sede principale dell’allevamento dei Fraccari, una delle dinastie più importanti del trotto italiano, una dinastia che inizia con
Ferriano, continua con Franco e
Filiberto e prosegue con Francesco. Poi, se si sale di un piano, si
20
rimane letteralmente a bocca
aperta. Sembra di entrare nel magazzino di un importante argentiere perché ci si trova davanti ad
una serie interminabile di trofei
vinti da tanti campioni, per la stragrande maggioranza nati qui. C’è
persino la coppa di una batteria
dell’Hambletonian, nel 1994 con
Bulville Victory.
Si può cominciare la carrellata dalla premiazione di un lontano Elwood Medium, vinto da Ostiolo che
fu secondo anche al Derby, pur
partendo con un numero impossibile. Si possono vedere Enorme,
Rivasco e Gadames che i non giovanissimi ricorderanno bene. E
poi il classico Darif Effe e lì a fianco forse la bandiera dei Fraccari,
Fiaccola Effe, la femmina indigena
che ancora oggi, dopo tanti anni,
detiene il record di somme vinte
con l’equivalente di 750.000 euro
(allora c’erano le lire). Fiaccola che
vince un Grassetto a Padova e arriva seconda nel Campionato Europeo a Cesena e nel Lotteria di
Immagini dei puledri nei paddock
Napoli. È singolare proprio quest’ultima istantanea perché si vede
chiaramente il driver Roberto Benedetti che alza il frustino in segno
di vittoria, smette di comandare e
viene beffato proprio sul filo da
Evann C. È senza dubbio il gesto di
esultanza più costoso della storia
perché privò l’incolpevole Fiaccola
Effe del successo nella prestigiosa
finale napoletana.
E poi Rapid Effe, vincitore nel Giovanardi e nel Nazionale. Quindi
Solar Effe che andò a raccogliere i
cocci di Victory Tilly, demolito da
Varenne nell’ Elite Lopp, e seguì al
traguardo il Capitano. E ancora
Atlanta Effe (Europa Filly, Due
Mari e il Prix del Louxemburg a
Vincennes), primo prodotto dei
Fraccari a vincere all’estero, partendo, tra le altre cose, dalle corse
a vendere. Candid Effe, record europeo dei 3 anni con 1.13 sui 2 mila metri, ottenuto a Parigi. Duca
Effe sul traguardo del Marche al
San Paolo. E dulcis in fundo Island
Effe che vendica dopo molti anni
Fiaccola Effe e si afferma nel Lotteria 2009, oltre ad essere recorder della pista di Roma con 1.11.3.
Una girandola di ‘effe’ da perdere
la testa. E del resto qui tutto è…
marchiato con la ‘effe’. Perfino il
direttore dell’allevamento Livio
Marin si fa chiamare Fausto, il suo
secondo nome che ha per l’appunto l’iniziale... d’ordinanza. Assieme a lui troviamo Francesco Fraccari che ci fa da Cicerone. Nipote e
figlio d’arte, ed anche gentleman
driver dal 1978.
“In realtà, non potevo che diventare anch’io driver, come mio padre Franco. Con lui, ancora da ragazzo, passavo serate intere a discutere di corse e qualche volta si
litigava pure. In fondo, però, i cavalli erano un argomento che ci
univa tanto e ricordo anche
l’emozione forte ad ogni nascita
di un puledro. La domenica, prima di andare all’ippodromo, venivamo sempre tutti e due a vedere
i neonati. Poi portarli in corsa era
un’esperienza commovente perché c’è dell’autentica magia nel
momento in cui li osservi entrare
in pista dopo averli visti venire al
mondo. Anche mia sorella Federica è stata gentleman driver e il
suo secondogenito Marcello è
campione italiano di equitazione
della sua categoria (14 anni,
n.d.r.) e fa parte del team nazionale della Fise. Quindi, mio nonno
Ferriano ci ha tramandato una
passione che trova sfogo anche in
settori diversi dal trotto.”
Filiberto Fraccari
21
Cavalli e poesia alla Gardesana
Dunque, un gentleman e
un allevatore predestinato. Quale la corsa più bella della carriera di guidatore?
“Ne vorrei ricordare tre. La prima è quella che in realtà vinse
mio padre Franco con Montepin e
io arrivai secondo con Artheno.
Fu un momento irripetibile, per
me e per lui, perché la gara era
intitolata a mio nonno Ferriano.
E poi quando andai a vincere a
Milano con Doberdò in una corsa
con i professionisti. C’erano anche i due Baroncini (Walter e
Livio Marin
22
Mauro) e battere gente come loro
è una cosa unica. La terza esperienza fu la vittoria nella sfida
con i gentlemen americani. Il nostro team li sconfisse a casa loro
negli USA anche grazie al mio
successo nell’individuale.”
E l’allevamento, com’è organizzato oggi?
“Tutta l'attività allevatoria è nelle
mani di mio zio Filiberto al quale
faccio volentieri da spalla. Nell’anno 2000 abbiamo chiuso la scuderia e ci siamo concentrati sull’allevamento. Le fattrici rimaste sono
Francesco Fraccari
ventuno, i cui prodotti vendiamo
alle Aste Anact di Settimo Milanese. Un tempo ormai lontano ci affidavamo all’incrocio franco-americano, quando collaboravamo con
Ezio Bezzecchi, Gianfranco Bongiovanni, Mario Rivara e Roberto
Benedetti. Ricordo anche la frequente sintonia con il commendator Carlo Cacciari, con il quale ci
confrontavamo spesso e volentieri
sulle scelte allevatorie. Dalla seconda metà degli anni novanta ci
siamo orientati sull’americano puro e collaboriamo con i capi scuola
svedesi del calibro di Bern Lindstedt (presso il quale teniamo anche dei cavalli), Stig Johansonn e
Jan Johnsonn, che spesso viene a
lavorare qui a Sant’Angelo. Delle
fattrici vorrei ricordarne due: Dalona Brisco (da Speedy Crown e
Icefolly), madre di Candid Effe,
Glamour Effe, Miss Lady Effe e
Dotty Effe. Quest’ultima pure fattrice nasce da Sierra Kosmos e Dalona Brisco ed è la madre di Island
Effe.”
Un puledro da tenere a
mente per il futuro?
“Proviamo con una femmina: si
chiama Oibambam Effe (da Classic
Photo e Etna Sec). Per lei ho scelto
un nome particolare che in dialetto
bolognese (città in cui Francesco
ha fatto l’Università, n.d.r.) significa all’incirca per bacco.”
In esclusiva
per la stagione di monta 2010
al Centro Medico Equino - Limena (PD)
Donerail: 1992 (USA) - Record 1.55.4 ($ 703.049)
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Like A Prayer: 1999 (USA) - Record 1.52.2 ($ 1.118.504)
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Tasso di monta: € 4.000 (€ 800 alla prenotazione + € 3.200 al 31 dicembre)
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e CORTEZ GAR 1.12.4 (Armbro Goal x Ivana Gar)
di Vieri Berti
AZIENDA AGRICOLA DEI GREPPI
Sari, Nicola
e la Valle dei Greppi
Q
uante volte, nel corso
della vita, l’incontro
con la persona giusta
può dare una svolta all’esistenza... E se la vita può cambiare grazie alla presenza di qualcuno che si imbatte
sulla nostra strada, nel nostro
mondo l’incontro decisivo si può
fare, oltre che con una persona,
anche con un amico a quattro
zampe. Di questo tipo di contatti,
Sari Del Rosso, ippico a tutto tondo, proprietario, gentleman e infine allevatore, prima insieme alla
moglie, la signora Maria Cristina
Bracali, e ora con il figlio Nicola,
che è coltivatore diretto e titolare
dell’Azienda Agricola Dei Greppi,
ne ha avuti diversi. Una sintesi?
Giancarlo Baldi, Nello Bellei, Valpiana e Guadalupe Est. Ma, a questo punto, occorre fare chiarezza.
“Nel 1976 – attacca Sari – rilevai la
proprietà di Cesare Riccioni, nella
campagna toscana, tra Santa Croce Sull’Arno ed Altopascio e, oltre
al terreno, comprai anche i cavalli.
Tra questi c’era Valpiana, la campionessa di Ilma Cacialli, che seppe essere grande anche in razza.
Da lei, infatti, nel 1979 nacque Bonefra che, oltre ad avere avuto una
più che discreta carriera agonistica, nel 1987 dette alla luce Mauna
Kea. Il figlio di Orvieto è stato senza dubbio la mia prima realizzazione importante nel ruolo di allevatore e mi dette la grandissima
soddisfazione di ottenere il secondo nell’Europa, alle spalle di Majer
Art, e il terzo nel Triossi.”
Di Valpiana, dunque, abbiamo detto. Ma Giancarlo
e Nello?
“È presto detto. – prosegue Sari -
24
Il reuccio del posto, Tome de Sousa
Nei primi anni ’80 Giancarlo vendette all’allevamento Gardesana
Gallant Man, che fu pagato parte
in contanti e parte con tre stalloni
e diciassette fattrici, di cui undici
gravide e sei vuote. Io rilevai una
parte di queste fattrici e, con la
mediazione di Nello, ne cedemmo
tre, tutte gravide, alla scuderia Kyra, barattandole con dieci fattrici
vuote dell’allevamento di Scandicci
Alto. Tra queste dieci femmine
c’era una figlia di Steno e Marchesana, Ghirba, alla quale detti The
Last Hurrah e, un bel giorno, nacque Guadalupe Est. A dire il vero il
nome che le volevamo dare era solo Guadalupe, ma quando andai alla sede dell’Anact mi dissero che
c’era già e la prima cosa che mi
venne in mente fu di aggiungere
quell’Est che, tutto sommato, ci ha
portato fortuna.”
È vero, perché Guadalupe
Est è stata una discreta cavalla da corsa ma, soprattutto, in razza è stata un
piccolo fenomeno…
“Intanto da lei è nato Tome de
Sousa, che ha dato veramente la
svolta alla nostra attività, e poi ha
prodotto tante femmine che, a loro
volta, si sono distinte in razza molto bene. Tome, ovviamente, con il
suo record di 1.11.8 e oltre 730
mila euro di somme vinte, è stato
la sua grande realizzazione, ma mi
piace ricordare Shoshone, 1.15.2
con 116 mila euro di vincite, Alice
Springs, che in corsa ha combinato
poco ma è madre di Giramondo
Rex, 1.12.4, e di una certa Naltrastoria Rex, e poi Bird Island, mamma di Neckar dei Greppi e di una
“O”, Omsk dei Greppi (da Ganymède) verso cui ho tantissime speran-
NATI NEL 2008
MASCHI
OHAN DEI GREPPI da Gigant Neo e Covilha de Sousa
OMSK DEI GREPPI da Ganymède e Bird Island
OREGON DEI GREPPI da Gigant Neo e Zooropa
ORLY DEI GREPPI da Gigant Neo e Timisoara
OLAF DEI GREPPI da Cherokee Chief e Silvia Laser
ODER DEI GREPPI da Toss Out e Approbation
OHIO DEI GREPPI da Coktail Jet e Dresda dei Greppi
ORTLE DEI GREPPI da Cherokee Chief e Gilgit dei Greppi
FEMMINE
ORANGE DEI GREPPI da Cherokee Chief e Ville Lumière
OUCHY DEI GREPPI da Crowning Classic e Great dei Greppi
OHANA DEI GREPPI da Cherokee Chief e Cenaia
OISE DEI GREPPI da Calypso Capar e Venere d’Alfa
NATI NEL 2009
MASCHI
POWELL DEI GREPPI da Brads Photo e Covilha de Sousa
PHILIP DEI GREPPI da Coktail Jet e Bird Island
PACK DEI GREPPI da Cipollini Mario e Great dei Greppi
PUERTO DEI GREPPI da Juliano Star e Cenaia
PAMIR DEI GREPPI da Calypso Capar e Dehra dei Greppi
PACHA DEI GREPPI da Juliano Star e Dresda dei Greppi
PARRY DEI GREPPI da Cherokee Chief e Edvige Volo
FEMMINE
PRAVDA DEI GREPPI da Toss Out e Approbation
PAPAUA DEI GREPPI da Dulal e Ville Lumiere
PAMPA DEI GREPPI da Gigant Neo e Elmina de Sousa
PRAGA DEI GREPPI da Ganymède e Cleo dei Greppi
PALMA DEI GREPPI da Cherokee Chief e Diecilune Rex
NATI NEL 2010
MASCHI
Exploit Caf e Covilha de Sousa
Brads Photo e Ismailia
Juliano Star e Estasi Runner
Coktail Jet e Timisoara
Brads Photo e Cleo dei Greppi
Sand Vic e Great dei Greppi
FEMMINE
Love You e Bird Island
Look De Star e Ville Lumière
Look De Star e Zooropa
Look De Star e Fenix dei Greppi
FATTRICI
PROSSIME AL PARTO
Cenaia (Look De Star)
Dresda dei Greppi (Coktail Jet)
Diecilune Rex (Sand Vic)
Edvige Volo (Look De Star)
Elmina de Sousa (Love You)
25
ze. E poi ci sono state Covilha de
Sousa, madre di Mayon dei Greppi, Elmina de Sousa, madre di New
York Times, Flores de Sousa, che
ha vinto oltre 100 mila euro con un
record di 1.13.7, e Ilu Babor. Insomma, una fattrice inesauribile
che ora ha ventisei anni e non è
più in attività, ma che considero la
‘padrona’ di questo posto, dove
potrà vivere serenamente la sua
vecchiaia fino alla fine dei suoi
giorni.”
Questo posto, di cui dici essere padrona Guadalupe Est
(e come non esserle riconoscenti?), si trova lungo la
Via Francigena, a metà
strada fra Galleno e Chimenti, nel comune di Castelfranco di Sotto, in provincia di Pisa. Da quando
siete qui?
“Vendemmo la proprietà che avevamo comprato da Cesare Riccioni
e poi ci mettemmo alla ricerca. Ci
volle del tempo, avevamo pensato
anche alla Maremma, poi mi fu offerto questo posto: 44 ettari di terreno, boschi con alberi di ogni genere, una valle, la Valle dei Greppi,
da cui la sigla dei nostri prodotti, e
un lago. Insomma, un luogo fantastico, sul quale c’è stato molto da
lavorare, perché era semi-abbandonato, ma con il tempo siamo riusciti a sistemare tutto, dotando la
struttura anche di una clinica veterinaria, che fa capo a mio fratello
Armando.”
Zooropa e una femmina da Look De Star
26
La... 'proprietaria' virtuale di tutto, Guadalupe Est
E qui, oltre all’allevamento,
che è l’attività principale,
dimorano anche i cavalli da
corsa…
“Certo! Abbiamo una pista in salita
di 500 metri e una pista dritta di
800. Ai tempi in cui iniziammo i
lavori, andai con Bjorn Lindblom
in Svezia, al centro di Ake Svanstedt, che si trova a 500 km a nord
di Stoccolma. Vidi una realtà diversa: i cavalli allo stato brado,
sempre fuori, e piste che si insinuavano nei boschi su cui i cavalli
uscivano per lunghe passeggiate. E
ti dirò di più: la sensazione che ho
avuto, e che conservo tuttora,
quando esco con i cavalli qui, è che
più il terreno è accidentato e con
saliscendi e più il cavallo si impe-
gna e si diverte, mentre quello che
lo stressa è la velocità.”
Quindi, vita più spartana
ma anche più serena…
“La selezione inizia subito: a parte i periodi invernali, io tengo
sempre fuori le fattrici e il puledro
che nasce all’aperto viene accudito ma anche sollecitato dalla madre. Insomma, la natura fa il suo
corso e, francamente, è molto difficile che succedano disgrazie. Al
proposito, c’è un episodio di qualche anno fa che mi colpì moltissimo: c’erano in un paddock otto
fattrici gravide, una partorì e accudiva il suo piccolo, mentre le altre sette le stavano intorno per
proteggerla. La natura è davvero
fantastica…”
Sono sempre fuori anche i
giovani puledri?
“Abbiamo una scuderia di circa 50
box, ma sono quasi sempre tutti
vuoti. I cavalli che stanno all’aperto, per me vivono secondo natura e
sono più sereni. Qui cavalli ‘arrabbiati’ non ce ne sono, puoi tranquillamente entrare nel paddocks
dove ci sono i puledri di dodici mesi e loro ti avvicinano e si lasciano
maneggiare senza problemi. Insomma, io credo che si debba assecondare la natura e, tutto sommato, mi sembra che i risultati mi
diano ragione, considerando che
quasi tutti i cavalli che nascono qui
Torniamo all’allevamento.
Oltre ai Greppi e, ovviamente, a Tome, fra i cavalli
da te allevati ce ne sono altri che ti hanno dato soddisfazione, tra cui un certo
Battery Point…
“Lui era figlio di Frascosa, una figlia di Civenna a sua volta nata da
Valpiana. È stato un buon cavallo,
ricordo ancora il successo nel Società Terme con Vincenzo La Porta.
Fu una grande soddisfazione. E da
Frascosa sono nate Timisoara (madre di Dresda dei Greppi, Gilan dei
Greppi, Ile dei Greppi, Luxor dei
Greppi e Nelson dei Greppi), Ville
Lumière (Fukui dei Greppi, Islam
dei Greppi, Lilla dei Greppi e Mar-
na dei Greppi), Zooropa (da cui Fez
dei Greppi) e Crazy dei Greppi, che
ha vinto oltre 117 mila euro con un
record di 1.15.7. Ancora una volta
tutto grazie a Valpiana.”
E poi c’è la generazione
delle ‘I’.
“Una delle migliori della nostra
produzione: quindici nati e quindici in corsa, con ‘punte’ quali Iran
dei Greppi, Ioseph dei Greppi,
Islam dei Greppi ed Islas dei Greppi. Insomma è andata bene.”
E il sogno?
“In parte si può dire che si sia già
realizzato: amo i cavalli e sto in
mezzo a loro in un posto fantastico,
Omsk dei Greppi e Sari Del Rosso
arrivano sempre in fondo alla carriera tonici e robusti, il che non è
poco.”
E forse sono robusti anche
per il lavoro cui li sottoponete?
“Beh, non è mica una pensione
questa… Lavorare si lavora tutti, è
giusto che tocchi anche a loro... Ma
è un lavoro che non li stressa: tanti chilometri di passeggiate in mezzo ai boschi e parecchio trot master. Insomma, poca velocità e tanta fatica.”
La giostra situata di fronte alle scuderie principali
Il paddock dove vivono i sette maschi della lettera P
non ho ambizioni di vendita, perché la produzione dell’azienda è rilevata ogni anno dalla scuderia Delton, le cose girano per il verso giusto e bisogna sapersi accontentare.
Se proprio vuoi una risposta precisa alla tua domanda, però, di sogni
ne avrei due: al primo posto ci metto un discorso generale, ovvero che
l’ippica torni ad essere quello sport
meraviglioso che era fino a vent’anni fa, e spero che non sia solo un sogno, ma perché si realizzi ci vuole
un po’ di buona volontà da parte di
tutti. Al secondo posto, perché no, è
il poter vedere un giorno un “Greppi” nell’albo d’oro di qualche classica. Intanto, io mi coccolo Omsk!
‘Dei Greppi’… naturalmente!.”
27
di Paola Palmieri
ALLEVAMENTO PURLARI
Inseguendo i sogni
chiamati cavalli
I cugini Maisto appassionati leader del sud
G
li impegni dell’Onorevole Pietro Maisto sono
sempre molti, ma non
appena gli chiediamo
di parlare di cavalli, come per incanto tutto cambia.
“Scappo all’allevamento appena
posso. Lì mi rilasso, è una passio-
28
ne radicata che mi ha trasmesso
mio padre Andrea. Ora purtroppo
non c’è più, ma la stima dei tanti
che lo conoscevano perdura. Lui
era un appassionato vero che viveva l’ippica a tutto tondo. Nel 1970
iniziò come proprietario, poi arrivò anche la parte allevatoria con
l’acquisto di dieci ettari di terreno
a Marzano Appio, zona dell’alto
casertano.”
Come mai proprio quella
zona?
“Per il terreno particolarmente
adatto per i cavalli che vi nascono
e crescono sani. Inoltre nella zona
non ci sono insediamenti indu-
striali quindi è buona anche la
qualità dell’aria tanto da permetterci di lasciare i cavalli a paddock
giorno e notte.”.
Quali sono gli accorgimenti a cui date maggiore
importanza nel programma allevatorio?
“Seguiamo molto i puledri nell’alimentazione, lo riteniamo fondamentale per la formazione. Cavalli
come Dott Maisto e Garland, ricordati da tutti, sono stati ottimi soggetti, potenti e coriacei, da loro ho
avuto grandi soddisfazioni.”
E i traguardi fin qui raggiunti, con tanti altri buoni puledri in pista con la
sigla Breed…
“Sono molto soddisfatto del lavoro
effettuato, che risale all’ottimo inizio di mio padre e poi al percorso
fatto assieme ai miei fidatissimi
collaboratori, di cui non potrei fare
a meno. Ma naturalmente inseguiamo i sogni, senza quelli che ippica sarebbe.”
Non stiamo qui ad elencare i
prodotti dell’Allevamento Purlari, si possono vedere sul sito
www.purlari.it. Un sito ben realizzato, corredato da foto bellissime e
di facile consultazione.
ll suo nome è anche legato
ad un driver di grande levatura professionale.
Il professor Maisto vanto dell'ippica italiana
“Sì, con Giuseppe Pietro Maisto siamo cugini, figli di due fratelli. La
nostra famiglia è nata nell’ippica,
siamo tutti grandi appassionati.
Mio padre, come ho già avuto modo di sottolineare, è stato il primo
portacolori di questa passione.”
Se avesse la bacchetta
magica cosa cambierebbe
nell’ippica?
“Sicuramente proverei a rinnovare
il sistema pubblicitario legato al
settore anche con investimenti diversificati. Punterei sul gioco online, in modo da renderlo facile, veloce e funzionale.
Mi piacerebbe che la scommessa
quintè sia unica come giocata senza che sia legata alla tris ed al
quartè.
Inoltre vorrei che gli ippodromi diventassero un punto di aggregazione e spettacolo per tutti e infine
il mio desiderio è che i proprietari
fossero riabilitati nel loro ruolo,
non bistrattati e quindi costretti a
rinunciare. Si sta dimenticando
che sono loro il vero motore del
nostro ambiente.”
Mentre la bacchetta magica nel settore allevatorio
come la utilizzerebbe?
“Io parto dal presupposto che i cavalli sono un hobby, per me sono
una grandissima passione e mi
rendo conto che probabilmente ci
sono realtà diverse nei grandi allevamenti, dove i numeri sono importanti. Però mi piacerebbe che
gli stallonieri si rendessero conto
del momento difficile che il nostro
paese sta attraversando e che i sacrifici sono chiesti a tutti, nessuno
escluso. Darei vita ad una riflessione collettiva sulle aste, non proprio brillanti, per effettuare una
valutazione seria ed attenta diretta a superare il momento, a costo
anche di diminuire le fattrici se
necessario.”
La nostra conversazione con l’onorevole Pietro Maisto termina qui,
richiamato dagli impegni istituzionali e a noi non resta che augurargli in bocca al lupo.
29
di Martina Nerli
ALLEVAMENTO DEI VELTRI
Ottimismo
e passione
C’
era una volta... potremmo iniziare così
questa storia quasi
fiabesca, che capita
quando si ha l’immensa fortuna di far nascere cavalli come Echo Dei Veltri, Derby
Winner 2004.
Fortuna o capacità? Jones Stradaioli, proprietario del lussuoso allevamento Dei Veltri, le ha entrambe. Siamo andati a trovarlo nel suo
regno, in provincia di Ravenna,
dove tutti i sogni, o quasi, si avverano.
Come inizia la sua favola?
“Ho iniziato a fare l’allevatore quasi per caso nel 1999. Dico quasi
per caso perché mio padre è stato
proprietario di cavalli da corsa per
circa trent’anni, rigorosamente figli di Sharif Di Jesolo: erano la sua
passione. Cercavo per mia moglie
Laura una cavalla da montare a
sella e mio padre mi regalò Pamela
Stra, tra i cavalli che aveva era la
più piccola e la più scarsa in pista.
Dopo qualche mese, notai che la
cavalla si faceva più bella. Mi venne in mente di provare a dargli
uno stallone, una seconda chance
per lei nel mondo del trotto. Il primo anno la gravidanza andò male,
l’anno successivo ci riprovai e
puntai su Waikiki Beach, non mi
deluse, e nacque Echo Dei Veltri.
Acquistai un’altra fattrice, Nilema
Sweet, per allargare l’attività e
nacque Ciro Dei Veltri (da Giant
Victory e Nilema Sweet), altro cavallo di cui sono orgogliosissimo.
30
“Un’ottima madre, come prima regola. La scelta dello stallone è importante, ma se non hai una fattrice che dà prodotti da corsa è un
flop. Seconda regola, alimentarli al
meglio. Mi impegno per scegliere
mangimi adatti per ogni fase della
crescita del puledro, al fine di farlo
crescere senza carenze, perché
possa poi affrontare lo stress dell’attività agonistica. Questi sono
due punti essenziali, a cui seguono
altre attenzioni: non spostare i cavalli dentro e fuori, lo sbalzo di
temperatura dal paddock al box
può creare notevoli problemi. Piccole accortezze che possono fare la
differenza.”
Ero un principiante nel settore ma
le cose andavano comunque decisamente bene.”
Allevatore di levrieri che
vincono magnifici concorsi di bellezza in tutta Italia, di cavalli che vincono
Derby. Quello che lei tocca
diventa oro...
“Prima di diventare allevatore di
trottatori, lo ero di levrieri inglesi.
Questo mi ha aiutato. Anche se ca-
ni e cavalli apparentemente sono
animali estremamente diversi, ci
sono regole fondamentali da rispettare se si vogliono ottenere
prodotti di alto livello. La sigla ‘Dei
Veltri’ deriva proprio dalla mia
passione per i levrieri (il termine
‘veltro’ nel medioevo indicava il levriero).”
Lei parla di regole fondamentali per allevare. Ci
svela i suoi segreti?
Impossibile non parlare
di Echo Dei Veltri, la sua
creazione più sorprendente...
“Un cavallo di gran classe che mi
ha regalato emozioni infinite. Tanta potenza e cuore in pista, sempre
pronto a regalarti qualcosa in più
di quello che ti aspetti. Andai a Tor
Di Valle con tutta la mia famiglia
quando corse il Derby nel 2004,
una giornata da tachicardia. Vole-
31
vo vedere con i miei occhi quello di
cui era capace, vivere quel momento fino in fondo, perché quelle
sono emozioni e fortune che capitano una volta; 1.14.7 sui 2100
metri, protagonista assoluto, (2°
Eldgrado Bi, G.Maisto; 3° Equinox
Bi, M.Biasuzzi). Che dire? Echo fin
da piccolo colpiva subito l’attenzione di tutti, aveva tre mesi e trottava come da adulto, oltre ad essere
particolarmente bello fisicamente.
Un giorno mi vennero a trovare in
allevamento il signor Bruni e sua
moglie. La signora appena vide
Echo si innamorò perdutamente,
decise all’istante che quello doveva
essere il suo cavallo, un puledrino
di cinque mesi che aveva qualcosa
in più.”
Come vive questo periodo
non florido per l’ippica?
“Non amo piangermi addosso. Ho
avuto anch’io periodi duri, le generazioni con la lettera I e G sono andate male, ma nella vita credo ci
sia una compensazione, avevo già
avuto molto, non può sempre tutto
riuscire perfettamente. Ho sempre
creduto nell’ippica, anche se oggi è
difficile fare gli allevatori, ma continuo ad impegnarmi con la stessa
voglia di farcela. Anche quest’anno
ho sei fattrici gravide di cui tre
hanno già partorito, sono ottimista. L’ippica ha bisogno di nuovi
proprietari, che comprano cavalli
non per investimento ma per portare avanti un sogno, una passione
a cui non sanno rinunciare; e poi
norme molto più severe sul modo
di correre, per evitare corse troppo
tattiche che portano a fare un giro
da 1.20 in un gran premio. Non ho
la ricetta per risollevare l’ippica,
posso solo dire che in questo settore ci sono tante persone capaci e
speciali, che si impegnano ogni
giorno per portare avanti una passione che spesso diventa una ragione di vita. Non è tutto negativo!”
Un uomo estremamente ottimista,
una moglie che lui stesso definisce
“la colonna portante dell’allevamento” e puledri che riempiono il
cuore di gioia.
Un pezzo di vita, vissuta tra paddock e sogni.
32
di Elisabetta Busso
AZIENDA AGRICOLA MONFORTE
Ugo Chiola,
un americano nelle Langhe...
Lui si definisce il “vero” allevatore, cioè colui che alleva per vendere,
conosciuto e stimato in tutta America per essere l’unica persona che
in soli 25 anni sia riuscita ad allevare sette campioni
F
orse poche persone sanno che Igor Font è nato
negli USA, nell’allevamento Kosmos di Ugo
Chiola, e che lui stesso lo
ha portato in aereo in Italia quando aveva pochi mesi, insieme alla
mamma la Cologne Kosmos, gravida di Lexus Font. Ebbene sì, proprio lui: l’uomo con due passaporti, uno americano ed uno italiano.
A cinque anni vedeva partorire le
cavalle allevate da suo padre e da
suo nonno, di conseguenza il cavallo è nel suo sangue da sempre.
Avendo studiato in Usa, vicino all’ippodromo di Meadowland all’epoca dell’apertura, la passione è
diventata realtà e la realtà è diventa un’esigenza, da lì la decisione di
passare metà della vita in America. Il ritorno alle origini è comunque forte, così ha deciso di aprire
anche un grande centro qui in Italia, nella terra dove è nato, ed unire la tradizione italiana all’esperienza americana per cercare di
trarre tutti i vantaggi.
Tutto comincia una trentina d’anni fa.
“Ho iniziato ad allevare nel ‘77 ed il
primo prodotto è stato Jazz Kosmos, che vinse poi il Kentucky Futurity e secondo battuto in strettissima foto nell’Hambletonian. Avevo
promesso a mia madre, che avrebbe voluto vedermi praticare il me-
stiere per il quale avevo studiato,
un campione; e alla prima stagione
gliel’ ho dato, in breve in una decina d’anni ho tirato fuori sette campioni con i quali ho vinto tutto.”
Qual è stato il segreto per
riuscire così in fretta ad
arrivare alle cime alte
delle classifiche americane?
“Ci fosse qui il grande Federico Tesio direbbe «l’allevamento non è
una scienza esatta, non è matematica, ci vogliono quattro componenti per allevare un campione: il 25 %
la fa la linea di sangue del cavallo
con la sua genealogia, l’altro 25 %
il terreno dell’allevamento che rappresenta l’alimentazione iniziale
del puledro già quando è nella pancia della mamma, un altro 25 % dipende dall’allenatore e dalla sua
pazienza ed esperienza, ed il restante 25 % il famoso fattore C…».”
Stallone preferito?
“Non ho stalloni preferiti, ogni cavalla ha il suo. Ho sempre voluto
fare di testa mia, andando anche a
volte contro corrente, sia in Usa
che qui da noi. In America tutti credevano nella linea di sangue di
Star’s Pride affermando che la linea della Axworty era morta, io invece l’ho resuscitata con Nearly
Perfect. Qui in Europa alcuni stalloni che io amo non solo non li ap-
Ugo Chiola con la Cologne Kosmos
mamma di Igor Font e Lexus Font
provano, ma se dici ad alcuni allenatori di venire a vedere un prodotto di tale padre ti rispondono
che non hanno tempo da perdere.
Ho portato dall’America sei fattrici
e gli ho dato determinati stalloni,
vedremo in futuro se avrò avuto ragione io o loro. Ognuno ha la sua filosofia, ma io penso che il 60% del
risultato di un prodotto dipenda
dalla madre, so cosa valgono le mie
fattrici e di conseguenza mi comporto, ad esempio alla Cologne Kosmos, la mamma di Igor e di Lexus,
dopo Andover Hall e Varenne ho
pensato che per lei sarebbe stato
33
giusto Abano As, stallone al quale
sono molto affezionato per la sua
linea di sangue; dovete sapere che
la sua bisnonna, da parte di padre
la Cesoia, era una cavalla di mio
papà che in corsa forse non era
stata eccelsa, ma sulla quale credevamo molto come mamma, così
mio padre me la portò in America,
e lì si dimostrò che le nostre convinzioni su di lei erano giuste.”
La differenza di allevamento tra gli Usa e l’Italia?
“L’America ha un dono essenziale
regalato da Dio: i terreni ricchi di
sali minerali. Di conseguenza si
parte avvantaggiati, i puledri hanno una conformazione scheletrica
più forte rispetto alla nostra, non
credo che gli integratori di mangimi abbiano lo stesso effetto. Per il
resto ormai con il seme congelato
non vi è più differenza. Altre cose
possono essere determinate dal
modo di allevare, ma qui si entrerebbe in un discorso discutibile e
soggettivo. L’America è un paese
che si muove velocemente, i risultati si esigono subito, per cui se uno
è un brocco a due o a tre anni sarà
un brocco tutta la sua vita; capisco
che questo discorso fatto in Europa
ha tutt’altro significato e può esser
molto discutibile, ma si tratta di
mercato, lì i soldi vengono investiti
tutti e tanti, per le corse dei puledri. In America vogliono spettacolo
e vogliono vedere il ricambio generazionale, qui in Europa invece siamo più conservatori, tradizionalisti, passionali. L’ideale sarebbe allevare dei prodotti negli Stati Uniti,
farli correre lì a due e tre anni, e
poi da anziani portarli a vincere
qui da noi. Io ho avuto la fortuna di
essere il proprietario di Sj’s Photo:
a due anni ha fatto 13 corse vincendole tutte, idem a tre anni, poi è
venuto in Italia e ha vinto quello
che doveva vincere ed ora è uno
dei più grandi stalloni del mondo,
con il cui seme tutti gli anni copro
tre delle mie cavalle.”
Come mai la sigla Kosmos?
“Ero all’ultimo anno di università
negli Stati Uniti. Quando il mio
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In alto: Una bella immagine dall’alto dell’allevamento Kosmos e dell’Azienda Agricola Monforte
Al centro: I tre puledri della leva del 2009 a spasso nei paddock
Sotto: Ugo Chiola con i suoi tre gioiellini di 18 mesi
professore di marketing ha saputo
che volevo mettere su un allevamento di cavalli da corsa mi chiese
se sapevo come volevo siglarlo, gli
dissi di no, gli risposi solo che volevo vincere tutte le corse più impor-
tanti al mondo. Allora è semplice,
rispose, chiamalo Kosmos, Universo. In America ho vinto tutto quello
che volevo vincere, non mi manca
più niente, per questo ho deciso di
tornare in Europa e vincere il più
Campioni allevati in America
Jazz Kosmos
Nuclear Kosmos
Glenn Kosmos
Babe Kosmos
Petri Kosmos
Sierra Kosmos
Corleone Kosmos
Super Photo Kosmos
vincitore del Kentucky Futurity
vincitore Hambletonian
World Champion in Europe
World Champion in Age Mare
World Champion mezzo mile
World Champion mezzo mile
World Champion 1 mile
World Champion 1640 m
Cavalli allevati in Italia
Fitzgerald Bigi da Sj’s Photo e Rocket Affair (allevato in comproprietà con Az. Agr. Allev. Bigi)
Firstfoto Rivarco da Sj’s Photo e Biscuit Rivarco (allevato in comproprietà con Rivarco sas)
Futuro Rivarco da Sj’s Photo e Zardy Rivarco (allevato in comproprietà con Rivarco sas e Mader srl)
Festa Bigi da Baltic Speed e Guerra As (allevato in comproprietà con Az. Agr. Bigi)
Gradello Bigi da Sj’s Photo e Teneralady (allevato in comproprietà con Az. Agr. Bigi)
Igor Font da Andover Hall e Cologne Kosmos (allevato in comproprietà con Far srl)
Lexus Font da Andover Hall e Cologne Kosmos (allevato in comproprietà con Far srl)
Noisette Kosmos da Varenne e Cologne Kosmos (allevato in comproprietà con Allevamento Le Fontanette)
Oliver Kosmos da Abano As e Charming Honey
Olimpic Kosmos da Abano As e Tag Tears
Fattrici
Cologne Kosmos 1.54 (Sj’s Photo – Checklist)
Gravida di Yankee Slide prenotata a Andover Hall
Tag Tears 1.58 (Tagliabue – Ms.Chin)
Partorito da Abano As prenotata a Everest As
Charming Honey 1.58 (Yankee Glide – Shattered)
Gravida di SJ’s Photo prenotata a SJ’s Photo
Marciliana (Lindi Lane – Cornelia)
Gravida di SJ’s Photo prenotata a SJ’s Photo
Watch Out 1.12.4 (Malabar Man – HT’s Flak)
Partorito da SJ’s Photo prenotata a SJ’s Photo
Glinca 1.12.4 (Running Sea – Tania Caf)
Partorito da Classic Photo prenotata a Igor Font
Prodotti anno 2009
Princess Kosmos da Abano As e Cologne Kosmos
Pinotnoir Kosmos da SJ’s Photo e Watch Out
Pussy Kosmos da Abano As e Tag Tears
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nosco da anni poiché comprava il
seme congelato di Sj’s Photo, hanno presentato alle aste sia Igor sia
Lexus con la sigla Font, come da
accordi interpersonali. Due cavalli
fantastici che mi hanno dato grandi
gioie, e spero in futuro di averne
anche con Igor in veste di papà.”
Ugo Chiola con Watch Out e il puledrino appena nato
possibile, il mio sogno è l’Amerique, ci ho provato con Sj’ s Photo
ma non ci sono riuscito, vedremo
se in futuro sarà possibile.”
Ed ora parliamo del progetto italiano.
“Sono ritornato alle mie origini,
nelle Langhe dove sono nati i miei
genitori ed i miei nonni, dove ho
passato la mia giovinezza. Ho avuto la fortuna di poter acquistare
un’azienda metà pianeggiante e
metà collinare nella zona del Barolo: un terzo è dedicato alle vigne,
un terzo al frutteto, ed un terzo ai
terreni per l’allevamento. Di conseguenza è una campagna veramente buona, un terreno che dà il
Re dei vini spero mi dia anche un
campione. Ho creato una strategia
di allevamento con il mio carissimo amico Giacomo Bruno, titolare
dell’allevamento Bigi, un allevamento con dei paddock che sembrano molto quelli della Normandia. Le mie fattrici staranno da lui
per i parti e per l’inseminazione,
poi verranno qui con i puledrini
che staranno sino a tre mesi prima
delle aste, poi torneranno da lui
per la predoma. Una collaborazione che sono sicuro darà dei grossi
risultati, anche perché lui ha impostato delle tecniche di allevamento
esattamente come piacciono a me,
molto americane.”
Cosa pensa delle Aste italiane?
“Che dovrebbero essere impostate
36
in un’altra maniera, vedo che molti allevatori arrivano con prodotti
già venduti, o con i migliori tenuti
a casa per vendita privata, non mi
sembra giusto, né nei confronti di
chi organizza le Aste, né nei confronti di chi ci va per cercare di acquistare un cavallo che lo faccia
sognare. A mio modesto parere bisognerebbe lavorare tutti un po’ di
più alla luce del sole, farebbe bene
anche all’ippica in generale, e poi
noto che spesso il prezzo di vendita di alcuni puledri non copre quasi neanche le spese della monta
dello stallone.”
In Italia però un campione
c’è già, anche se con altra
sigla, Igor Font.
“Prima di comprare questa azienda
a Monforte D’Alba avevo già deciso
di portare un paio di fattrici in Italia, inclusa la Cologne Kosmos, così
ho fatto una compartecipazione
con Mario Forestiero, titolare dell’allevamento le Fontanette, che co-
Cosa lega tutto questo alla
cantina dei vini.
“La tradizione di famiglia, essendo
nato tra vigne e paddock, il connubio mi è sempre sembrato perfetto.
Ho creato un centro di relax per
una clientela raffinata, ho abbinato una buona cucina locale, fatta di
tartufi e funghi porcini, con l’ottimo vino di mia produzione, vini
che in poco tempo si sono già affermati non solo nella vecchia Europa ma anche in Usa, Asia, Cina e
Africa. Un centro benessere dove
rilassarsi tra un massaggio, una
sauna e un tuffo in piscina, un laghetto contornato da bellissimi
frutteti, delle belle passeggiate tra
le fattrici con i puledri e tra i boschi con cavalli da sella. Insomma
un luogo dove rilassarsi e dimenticare tutto per un po’, un luogo
adatto a tutta la famiglia. Sopra al
ristorante ed al centro benessere
ho inoltre creato ed arredato personalmente sei stanze e due suite,
ad ognuna delle quali ho dato il
nome di un grande vino. In pratica ho voluto dar vita ad un’autentica oasi di pace, tranquillità e benessere da cui il corpo e lo spirito
possono trarre solo gioia e piacere,
dove aspetterò gli amici allevatori
che vorranno venire a visione i
miei puledri aprendo una bella
bottiglia di Barolo davanti ad un
bel piatto di funghi o tartufi.”
Nei momenti successivi alla chiusura del giornale ci ha
lasciato Piero Golisano, storico Direttore Generale
dell’Unire fino al 1990 e Sindaco Revisore dell’Anact per
conto dell’Unire fino al 1993. Una carriera dirigenziale insigne vissuta con classe, signorilità e competenza di cui si
occuperanno le memorie del Trottatore del prossimo mese.
di E.C.
HA VINTO DA IMBATTUTO IL PRIX D’AMÉRIQUE 1991
ALLA TRENTESIMA USCITA IN CARRIERA
Addio a
Ténor de Baune
T
énor de Baune, morto a
25 anni per una colica
fulminante nella notte
del 18 aprile all’Haras
de la Ronceraie dove
stava svolgendo la sua diciannovesima stagione di monta, merita un
ricordo, dovuto al suo ingresso leggendario nella storia del trotto per
aver vinto l’Amérique da imbattuto.
Tra il 12 maggio del 1988, data del
suo debutto ad Argentan, e il 27
gennaio 1991, giorno in cui conquistò la classicissima francese, questo
sauro, allenato da Jean-Baptiste
Bossuet, mise insieme una collana
di 30 vittorie consecutive, ponendo
la sua firma anche su tre Critérium
(3 e 4 anni e Continental), oltre a
una decina di semiclassiche tra cui
l’Etoile e il Belgique. La lunga serie
di successi si interruppe proprio
nella corsa successiva all’Amérique, nel Prix de France, quando Té-
nor, non più al massimo dell’efficienza fisica, subì l’affondo di Ultra
Ducal che nella classicissima aveva
concluso al terzo posto, anche dietro Reve d’Udon, il futuro padre del
doppio vincitore d’Amérique, Offshore Dream.
Dal giorno della prima sconfitta la
parabola di Ténor cominciò la fase
discendente: il campione restò in
attività sino alla fine del 1993 vincendo altre tre volte, ma in contesti
meno impegnativi, per chiudere definitivamente dopo un np nel Bourbonnais, con un bottino di quasi un
milione e mezzo di euro.
Fuoriclasse che ha segnato un’epoca, negli ultimi trent’anni secondo
solo a Ourasi e a pari merito con
Jag de Bellouet. Tra i tanti primaserie che ha dato la Francia, Ténor de
Baune (soggetto dal modello seducente, alto al garrese 164 centimetri, figlio di Le Loir e Colivette, una
nipote di Fandango) ha lasciato il
segno anche in razza, producendo i
vincitori di sei Critérium (i confronti-base della selezione francese), vale a dire Gavroche Perrine, Hermés
Perrine e Lulo Josselyn, tutti maschi e quindi tutti stalloni di un certo livello e pertanto continuatori
della sua linea.
Una linea da francese puro, bisogna
infatti risalire all’ottava generazione per trovare nel suo pedigree una
traccia di sangue americano. Ténor, inoltre, aveva la particolarità di
rappresentare una linea maschile
assolutamente autoctona, a differenza della maggioranza degli stalloni, anche francesi, che deriva dall’americano Hambletonian 10.
Il vincitore dell’Amérique 1991 è il
continuatore della linea che ha come capostipite Conquérant e che è
stata portata avanti nel tempo, con
varie ramificazioni, da altri chef de
race come Fuschia, Bémécourt,
Hernani III e Kerjacques. Una linea
dominante nell’allevamento normanno sin dagli inizi del Novecento
e che si è mantenuta tale fino ad
una quindicina d’anni fa, con il citato Kerjacques e suo figlio Chambon
P., per poi vedersi erodere la terra
37
Linea maschile di TENOR DE BAUNE
CONQUERANT (1858)
REYNOLDS (1873)
FUSCHIA (1883)
BEMECOURT (1901)
ONTARIO (1914)
HERNANI III (1929)
QUINIO (1938)
KERJACQUES (1954)
CHAMBON P (1968)
LE LOIR (1977)
TENOR DE BAUNE (1985)
sotto i piedi dalla sempre più massiccia influenza delle linee americane che, come si è visto nel numero
scorso del Trottatore, vanno ormai
per la maggiore anche in Francia.
Conquérant, nato nella Manche nel
1858, è considerato il padre del
trottatore francese. I suoi eredi in
mezzo secolo hanno prevalso sui
continuatori degli altri stalloni-base
(Lavater, Niger, Normand e Phaëton), tanto che già nel 1905, come
faceva già presente Primo Castelvetro nel suo fondamentale Il trottatore americano e francese, origini e
sviluppi delle due razze; un’analisi
indicava che il 40% dei trottatori
francesi derivava, in linea maschile,
proprio da Conquérant, la cui
mamma Elisa è anche la seconda
madre di Phaëton.
La discendenza di Lavater e di Ni-
38
ger è ormai estinta da tempo, quella di Normand sopravvive con molta fatica (Orco e Kaiser Trot gli ultimi razzatori di discreto livello che
l’hanno illustrata); quella di Phaëton ha conosciuto un momento
d’oro ai tempi di Quioco, oggi ha
ancora qualche sussulto grazie ai
continuatori di Minou du Donjon e
Nodesso.
Il peso di portare avanti l’eredità
degli avi normanni è ormai tutta
sulle spalle della linea che si è diramata da Conquérant attraverso
Reynolds e il famoso Fuschia, dal
quale partono due branche, quella
di Narquois che arriva sino a Fandango e Paleo e quella di Bémécourt che a sua volta si è sdoppiata:
un canale sviluppatosi attraverso
Intermede-Gaèl-Quiroga II, l’altro
portato avanti sull’asse Ontario-
Hernani II-Quinio-Kerjacques che,
fra gli autoctoni, è quello più florido, l’unico che può contrastare, o
meglio rallentare, in qualche modo
l’incessante avanzata delle linee
maschili di stampo americano.
Ténor de Baune, in quasi venti anni di onorata carriera stalloniera,
ha tenuto alto il vessillo di questa
linea, assieme al giovane Offshore
Dream, doppio vincitore dell’Amérique, e a Sancho Pança, un vincitore del Critérium dei 4 Anni da
Chambon P che è ancora tra i razzatori più ricercati e che conta tra i
suoi continuatori i validissimi
Eclair de Vandel, Elvis du Rossignol, Kircho d’Acajeul e, soprattutto, Prince Gédé, il vincitore del Paris dello scorso anno che ha chiuso
prematuramente la carriera per un
serio incidente.
C’ERA U NA V OLTA...
MEMORIE DE
________a cura di LUCIO CELLETTI - [email protected]________
IN MEMORIA DI BEPPE BERTI
Il nostro periodico
gli è grato per gli
anni di collaborazione che ci ha voluto regalare nel corso degli anni Novanta. Al suo nome
è legata l’impresa di
Delfo nell’International Trot dal punto di vista del ricordo televisivo di
quell’impresa, commentata 48 ore dopo il trionfo dell’indigeno.
Lo salutiamo con la
tristezza del tempo
che passa ma forti
del suo ricordo e
della sua testimonianza.
M
emorie dedicate a
Beppe Berti, il noto
ex telecronista Rai
(direttore negli anni
Ottanta dello sport
di Raidue) che ci ha lasciato a fine
aprile. Un nostro breve, doveroso
spazio introduttivo prima di tuffarci nella lettura di uno degli articoli più interessanti che mai sia
passato sulla nostra rivista: IL
TROTTO DEI PADRI E DEI FIGLI.
Questa è cultura ippica ai massimi
livelli. Proprio per questo abbiamo pensato di riproporlo integralmente.
Per la precisione il testo è del mese di Marzo/aprile 1992.
39
40
41
42
43
di Ermanno Mori*
LA STORIA DELL’IPPODROMO
Milano deve tornare
la Scala del trotto
L
e corse al trotto apparvero in Italia agli inizi
dell’800 come fatto
provinciale, ricco di
fervore popolare, in occasione delle Fiere e della Festa
del Patrono. La culla di queste
manifestazioni fu il Veneto e poi
l’Emilia.
Milano, città cosmopolita, non
prese in considerazione il feno-
Inaugurazione del Trotter, 1892
44
Le corse a San Siro
puntano al rilancio e
ad essere per la città,
oltre ad uno
spettacolo unico,
un fatto culturale
meno e curò invece le corse del
“purosangue”, strumento di stimolo per la produzione zootecnica e fonte di divertimento per una
società doviziosa.
Gare con il cavallo “attaccato”
erano pur conosciute, ma solo
nella forma di corse con le bighe:
spettacolo da circo, dove giovanotti in gonnella, corazza ed elmo
di latta, alla romana, si rincorre-
Le tribune di San Siro, nel giorno dell'inaugurazione (1926)
vano per pochi giri nell’anello
dell’Arena.
Delle prime “vere” gare di trotto
ce ne dà succinta notizia il quotidiano “La Perseveranza” nel numero 901 del 18 maggio 1862:
“In Piazza d’Armi furono molto
interessanti le corse dei biroccini,
corse di carattere nazionale e di
vera utilità”. E, sempre su “La
Perseveranza”, numero 2714 dell’anno 1867, leggiamo: “nella
corsa eseguita al trotto con biroccini per cavalli di ogni razza ed
età venne aggiudicato il premio di
lire 1.500 al cavallo ‘La sa minga’
del signor Bazzini”.
Il 16 aprile 1881, nell’occasione
dell’Esposizione nazionale, in
una riunione mista con il galoppo, scesero in campo i campioni
italiani del trotto Vandalo e Violetta che si cimentarono con gli
Orloff russi: Patiesny, Krolik, Sakoldowany e Gourko. Dopo una
gara entusiasmante, la vittoria
toccò al grande Vandalo, guidato
da Ricciardo Bonetti, proprio su
Gourko il miglior cavallo europeo, e ai milanesi la gara rimase
impressa nella mente.
Il “Trotter”, il vero ippodromo,
nacque nel 1892 e partì subito a
gonfie vele. La gara di apertura fu
vinta dal trottatore americano
Spofford guidato da Egisto Tamberi, entrambi immortalati per
l’occasione da una scultura del
celebre Trubeskoy. Il successo fu
così vivo che oltre alle due giornate programmate, 27 e 30 ottobre, (la seconda onorata dalla
presenza del Re), se ne aggiunse
un’altra, non prevista, per il 1°
novembre. E, soprattutto, il gioco
filò vivacissimo e così abbondante da far quasi invidia ai più attrezzati fratelli del galoppo e da
consentire premi in corsa tanto
elevati da surclassare quelli di
tutte le altre piazze d’Italia. Venne subito istituito il Gran Premio
del Trotter di 25 mila lire, per cavalli di 3 anni, vinto, nella prima
edizione, da Caspio con la guida
del re delle redini lunghe Giuseppe Rossi.
Le cose andarono bene fino ai
primi del ’900 quando sopravvenne un periodo di crisi. La società di gestione si era un poco
impigrita avendo del resto concluso un “grosso affare”. La zona
del Trotter ormai inglobata nella
città, era diventata di grande appetito edificatorio. Le quote sociali, in breve tempo, passarono
da 1 lira a 4 lire per finire a 16.
Nacque l’idea di un nuovo ippodromo e la scelta del terreno cadde nella zona di Turro, sulla strada da piazzale Loreto verso Monza, ancora vicina alla città e non
lontana dalla ferrovia.
Il 2 novembre 1905 si inaugura-
45
rono le riunioni nel nuovo impianto con ottima pista da mezzo
miglio, molti box ed accoglienti
tribune. Venne un nugolo di spettatori e vi furono laute scommesse. Il Premio d’apertura di lire
3.000 fu vinto da Kirkwood,
grande cavallo americano, guidato dal proprietario bolognese Giuseppe Lamma.
Il periodo trottistico del Turro
che va dal 2 novembre 1905 al 31
marzo 1925, fu caratterizzato da
un avvio brillante e da un successivo lento decadimento, prima a
causa della Grande Guerra e poi
del turbinoso dopo-guerra. Comunque le corse nella metropoli
lombarda, anche in tempi di magra, furono sempre le più interessanti del Paese, frequentate da
abili drivers per lo più di origine
veneto-emiliana, come i Barbetta
ed i Branchini, e dai migliori cavalli, attirati dai premi che sono
stati sempre i più alti d’Italia.
Nel 1925 moriva il Turro e nasceva San Siro. Ma per la rivalutazione dei terreni, diventati anche
stavolta quasi centrali e con i
prezzi saliti alle stelle, per gli
azionisti, la morte del Turro non
fu crudele.
Con l’avvio dell’ippodromo di San
Siro nasce il terzo periodo trottistico che perdura fino ad oggi.
L’impianto creato sotto la direzione tecnica degli ingegneri Valerio e Somaini, per la pista (dagli
avanzatissimi criteri costruttivi,
validi ancora oggi), e dell’architetto Paolo Vietti Violi, per le tribune e le scuderie, grazie alla
premurosa, diretta cura del segretario della Sire, cavalier Locatelli, che aveva consentito di portare a termine un’imponente opera in pochi mesi, alla sua inaugurazione si presentava impeccabile. Anche il programma di corse
fu considerato più razionale e
moderno: prova unica generalizzata ed eliminazione di gare a
“partita obbligata” che suscitavano malumori tra gli scommettitori
e straziavano i cavalli, costretti, a
volte, per aver diritto al premio, a
correre tre-quattro prove. Per la
gara di apertura, con premio di
30 mila lire, giunsero cavalli da
46
tutta Europa. Vinse sul grande favorito Peter Harvester, dopo una
gara appassionante, l’americano
Billy Bunker del milanese Fabris
Favero, guidato da Alessandro
Finn, esule della rivoluzione russa, giunto appena in Italia. E
Finn divenne cittadino milanese
creando una scuola di guidatori
che allargò la schiera dei drivers
ormai stabiliti a Milano, dopo i
Barbetta e i Branchini, quali gli
Ossani di Faenza, i Pieropan veneti, i toscani Fabbrucci e, via
via, gli emiliani Antonellini, Rosi,
per finire con Brighenti, Casoli, i
Baroncini, i Guzzinati e i Gubellini.
Unico guidatore milanese di trotto fu il dilettante Flaminio Brunati, che ebbe il merito di importare
dalla Francia, attorno agli anni
‘20, il celebre trottatore “Jockey”,
grande in corsa e pilastro dell’allevamento per l’ottima riuscita
come riproduttore. Oltre ai guidatori, comparvero proprietari eccezionali (Borasio, Riva, Palazzoli, Camurati, Gonella, Orsi Mangelli) che importarono grandi cavalli americani.
Nel fervoroso clima, alcuni arguti
trottofili battezzarono questi proprietari spendaccioni, nominandoli “Lord”. Fabio Ferrari, grosso
commerciante di fieno e granaglie, venne chiamato “Lord Paglia”; Palazzoli, proprietario di
Hazleton, cicciottone e grossista
di salumi fu “Lord Lard”; il commendator Borasio, gran signore,
in relazione al suo nome Lorenzo,
divenne “Lord Magnific”; Riva,
alquanto tiratino, “Lord Bondanza” ed Enzo Malvicini, che muoveva allora i primi passi nell’ippica ed era assai loquace, fu battezzato “Lord Bauscetta”. In un raptus di democraticità anche un cavallo fu fatto Lord: “Lord Quinto
Romano” dal luogo periferico di
Milano in cui era nato. E il titolo
gli portò fortuna: vinse il Derby
del 1934.
Anche gli allevamenti si moltiplicarono, citiamo in ordine di tempo, il “Lorenteggio” di Borasio, il
“Castelverde” di Castelli, il “San
Pietro all’Olmo” di Giovannini, le
“Groane” di Aliberti, i “Fratelli
Airaghi”, poi “La Reda” di Fossati, fino a quello attuale dei Dan,
dei Branchini, trasformatisi da
celebri fruste in ottimi allevatori.
Il prodotto milanese più splendido è stato Tornese, cavallo leggendario, nato ed allevato dai
fratelli Manzoni, sotto i cui colori
ha trionfato su tutte le piste d’Europa con la guida dell’indimenticabile Sergio Brighenti.
Mentre si andava sempre più affermando il programma di corse,
con lo scandire graduale dei
grandi premi: Encat, Nazioni,
Saint Leger (diventato poi Nazionale), Inverno, Europa, Orsi Mangelli, Gran Criterium, con la costante presenza di tutti i campioni nazionali ed internazionali, e
con il progressivo aumento del
gettito del gioco - elemento caratterizzante dell’ippica milanese l’ippodromo, anche per l’usura
del tempo, manifestò il bisogno di
un ritocco ringiovanente. Ci pensò nel 1975 il nuovo timoniere
della Sire, l’avvocato Vittorio di
Capua, persona di grandi capacità organizzative e di straordinario valore umano, tragicamente
scomparso in un rapimento, nel
pieno fervore di lavoro.
Furono completamente rinnovate
le tribune, rendendole tra le più
eleganti ed accoglienti d’Europa.
Nell’ultimo periodo, dopo gli anni
Ottanta, conseguenze anche dei
tempi, si è susseguito un tumultuoso cambiamento dei pacchetti
azionari della proprietà di San Siro e la sostituzione dei vertici
aziendali, i quali hanno dovuto
fare i conti con la crisi del settore
e con il progressivo abbandono
degli ippodromi da parte degli
spettatori. Il Trotter di San Siro è
purtroppo diventato nel tempo
una cattedrale nel deserto, ma
ora, toccato il fondo, è auspicabile un rilancio in modo che le corse di Milano ricomincino ad essere, oltre che uno straordinario,
accurato spettacolo, un gioioso e
culturale fatto cittadino, vicino al
cuore dei milanesi come al momento della nascita del “Trotter”.
* direttore
del Museo Storico del Trotto
di Civitanova Marche
U OMINI & C AVALLI
di Diego Ricci
U N A ST R I S C I A D I 8 V I T TO R I E
MALIA
guerriera marchigiana
A
l San Paolo di Montegiorgio c’è una cavalla che ormai è entrata nei cuori degli appassionati locali e fa
sognare il proprio entourage per
il prossimo futuro: stiamo parlando di Malia, una femmina di
quattro anni da Lindy Lane ed Elvezia, che da quando è approdata
in terra marchigiana, ha trovato
le condizioni ideali per esprimere
al meglio il potenziale a sua disposizione. I risultati ottenuti da
questa cavalla, quanto mai concreta ed affidabile, si commentano da soli: diciotto corse in carriera, con dodici vittorie all’attivo, delle quali ben otto consecutive e quattro piazzamenti, con la
ciliegina sulla torta della recente
partecipazione al Gran Premio
D’Europa Filly a Milano, vinto
dalla quasi omonima Mania, nel
quale ha ottenuto un ottavo posto
da 1.13.1 comportandosi egregiamente, considerando il numero
quattordici di avvio, davvero ostico. La classica ‘Banca’ sia per i
proprietari, in questo caso la Scuderia Verner, la stessa di un altro
cavallo fantastico, come Elias Del
Pino, sia per gli scommettitori
che credono in lei di volta in volta, anche quando gli impegni salgono di livello. Per saperne di più
sul suo conto siamo andati a parlare con il suo realizzatore, Fabio
Buratti, che ce l’ha in training da
poco più di un anno.
“Malia è una cavalla fantastica, in
pratica le manca solo la parola,
quando è arrivata nelle mie scuderie aveva già effettuato la prova
di qualifica, ma senza mai effettuare il debutto vero e proprio. Ha
debuttato in un matinée con un
buon secondo posto e da quel momento in poi è sempre migliorata
di condizione e di rendimento.”
La prima vittoria, se ben
ricordo, è arrivata in pista
da mille metri?
“Esatto, sulla pista di Civitanova
Marche, un’affermazione piuttosto facile contro avversari non
trascendentali, poi un altro paio
di piazzamenti e quindi l’inizio
della sua serie di vittorie.”
Quest’anno al San Paolo è
imbattuta, qual è stata la
sua corsa migliore?
“Senza dubbio la penultima, quando ha imposto l’alt a due validi avversari con Markos Mac e sopratutto Milano Ok di Minnucci ed in
quel frangente ha ottenuto anche il
suo record personale di 1.14.2, ma
senza mai essere richiesta a fondo,
il che lascia ben sperare per ulteriori progressi. Malia è una cavalla
estremamente duttile, non ha problemi d’impiego e si adatta ad ogni
schema di corsa, ha vinto sia correndo all’avanguardia che costruendo il percorso all’esterno,
anche scoperta ed all’attacco, la ritengo agonisticamente completa,
ed il suo allenamento è piuttosto
semplice, mai lavori veloci e molta
pista dritta, per il resto passa le
sue giornate all’aria aperta sempre
in paddock notte e giorno.”
Il suo driver abituale è Davide Cangiano, tra i più af-
48
fidabili e seguiti della
piazza marchigiana, anch’egli entusiasta delle
performance di quella che
definisce come un’autentica macchina da corsa…
“Quando le chiedi di andare lei c’è
sempre, che corra in testa o di rimessa, per lei non fa nessuna differenza, le richiedi il cambio di marcia e lei si mette in azione, poter
guidare una cavalla così è sicuramente un privilegio, onore al merito a Fabio Buratti che la presenta
sempre in grandi condizioni di forma, spero di potermi togliere ancora molto soddisfazioni con Malia.”
Fabio Buratti e Davide Cangiano si coccolano Malia
Impegni per il prossimo futuro?
“Ora non abbiamo dei programmi definiti, rimaniamo in attesa
di qualche buona corsa che potrebbe essere sempre qui a Montegiorgio, ma anche a Tor Di Valle, all’Arcoveggio oppure, perché
no, ancora a San Siro. Se la fortuna ci assiste possiamo levarci
delle belle soddisfazioni con Malia e nell’occasione ci tengo a ringraziare il mio piccolo ed affiatato team che comprende Mirko,
Pasquale e Robertino Marinozzi,
il cui apporto è fondamentale per
i risultati che sto ottenendo sia
con Malia, sia con tutto il materiale che i proprietari mi stanno
affidando.
49
di Luca Sangiorgio
SARANNO FAMOSI
NADAL DI JESOLO
la voglia di vincere
C
hi ha a che fare con i puledri, sa che il primo ingrediente per ottenere
risultati importanti è una
sana razione di pazienza. Con loro non bisogna avere fretta, soprattutto non ci si deve abbattere di fronte a un insuccesso e non
ci si deve esaltare quando arriva
una vittoria. Così, mentre si avvicina l’ideale traguardo della generazione 2007, il Derby, i nostri 3 anni regalano ad allevatori e proprietari il solito mix agrodolce. C’è chi
è salito agli onori della cronaca poco dopo il debutto e chi invece sotto i riflettori ci è arrivato per gradi;
senza fretta, appunto. Quest’ultimo
è il caso di Nadal di Jesolo, all’inizio croce e poi grande delizia di Ettore Berno (il proprietario) e della
Azienda Agricola Sandra (che lo ha
allevato).
Perché su Nadal tutti hanno scommesso con convinzione: modello
imponente, genealogia giusta, grinta da combattente. Così, quando il
30
ottobre
2009
Giancarlo Baldi decide che è giunto il momento di debuttare,
nel parterre di San
Siro gli appassionati
“solitamente bene informati” si danno di
gomito: i favoriti sono Negus Bi e Nuevo,
ma la quota di Nadal
di Jesolo resta piuttosto bassa in virtù dell’ottima qualifica e
delle “voci” che lo vogliono in formissima.
Pronti, via e prima
doccia fredda: il puledro parte piano, sbotta di galoppo all’im-
50
bocco della prima curva e a Tamberino non resta da fare altro che
riportarlo in scuderia. Meno di un
mese per riflettere sull’accaduto: il
22 novembre Nadal è partente a
Padova. Nonostante il deludente
debutto, l’allievo di Giancarlo continua a essere seguito con affetto
dagli scommettitori. Affetto che
non viene… ricambiato dal cavallo,
il quale rompe rovinosamente prima dello stacco, si rimette a fatica,
insegue a distanza siderale e chiude all’ultimo posto.
Le docce fredde diventano due, c’è
da prendersi il raffreddore, ma –
come detto – con i puledri bisogna
armarsi di santa pazienza. Baldi
padre e figlio lo sanno, Berno lo impara nel frangente. L’anno è nuovo, il 4 febbraio 2010, chissà se anche la vita sarà nuova, di devono
essere detti i Nostri quando Nadal
è tornato in pista, a Bologna, quel
freddo giovedì. Prima notizia: gli
scommettitori sembrano aver perso ogni speranza, tanto che il figlio
di Cocktail Jet per la prima volta ha
una quota eventuale esorbitante,
17,54. Lorenzo Baldi, subentrato in
sulky al babbo, non fa la partenza,
parcheggia ultimo, sposta al giro finale in terza pariglia e raggranella
il terzo posto. Non è molto, verrebbe da dire, però almeno il ghiaccio
è rotto. A Follonica, tre settimane
più tardi, potrebbe andare meglio:
Antonio Greppi – driver di giornata
– lo fa partire in maniera più sollecita e lo porta al fianco del battistrada. Nadal non è perfetto d’andatura e a 800 metri dal palo,
quando bisognerebbe fare sul serio, si getta di galoppo. Greppi lo rimette e lo conduce a un quarto posto che – viste le premesse – ha il
sapore della beffa.
Nonostante i risultati per niente
esaltanti, la fiducia del team non
viene mai meno. Certo, papà Cocktail Jet impiegò meno tempo a
uscire dal guscio e mamma Delia
di Jesolo (36 corse fatte, 11 vittorie, 15 piazzamenti, 1’13”6 di record sulla breve, più
di 304 mila euro incassati) aveva un carattere meno difficile
del figlio, forse ereditato dal padre (Bion
di Jesolo) o dal nonno
(l’immenso Sharif di
Jesolo). Insomma, con
siffatta genealogia valeva la pena aspettare
senza farsi prendere
dal panico. E la pazienza viene premiata
in un gelido venerdì
modenese. Il calendario dice che è il 12
marzo, ma a bordo pista c’è neve in abbondanza e la pista è pe-
NADAL DI JESOLO 1.12.5 - € 25.619
DELIA DI JESOLO 1.13.6
femmina baio nata in ITA nel 2000
COKTAIL JET 1.11.2
maschio baio nato in USA nel 1990
Maschio Baio, nato il 31 marzo 2007
Allevatore: Az. Agr. Sandra
FAKIR DU VIVIER
QUIOUKY WILLIAMS
1.14.6
1.14.2
DOLLY WILLIAMS
SUPER BOWL
STAR'S PRIDE 1.57.1
SPEEDY COUNT 1.58.4
2.04.1
SUG 2.03.1
1.57.1
ARMBRO FLIGHT
BION DI JESOLO
1.14.2
1.17.5
santuccia. Nadal – che ritrova in sediolo Lorenzo Baldi – parte guardingo, risale gradatamente il gruppo e risolve la pratica sull’ultima
curva, involandosi verso una facile
vittoria. Adesso sì che, nonostante
il freddo, il ghiaccio è rotto…
Due settimane dopo, stessa pista,
stesso risultato finale ma copione
leggermente diverso: la partenza è
ancora prudente (d’altronde con il
numero in seconda fila non poteva
essere diversamente), la risalita
graduale ma più sfacciata, con 500
metri in terza ruota, mentre lo stacco avviene appena imboccata la
retta d’arrivo. Adesso non ci sono
più dubbi, si può tornare sul luogo
del debutto, ovvero a San Siro.
Giancarlo lo dà partente il 3 aprile
e in pista non ce n’è per nessuno:
terzo al via, dopo 800 metri va all’esterno del battistrada Nex Star
Hbd, lo demolisce e all’ingresso in
retta si isola per andare solitario al
traguardo. Più facile l’impegno –
sul doppio chilometro – del 16 aprile, ancora a Milano. Nonostante il
numero in seconda fila, Lorenzo gli
dà ben presto la sveglia, lui risponde “presente” e dopo 500 metri è
QUASSIA WIL
SPEEDY SUG
1.59
NEVE DI JESOLO
PACHA GRANDCHAMPS 1.20
PILLOW TALK 2.11.1
SPEEDY CROWN
1.54.3
UA UKA 1.26
1.56.2
ARMBRO GLAMOUR
ARMBRO GOAL
SABI PAS 1.17
VENIDA DI IESOLO
già al comando per andare a prendere una facilissima vittoria. Ecco
finalmente il cavallo che tutti aspettavano! Ma, come nelle migliori favole, il bello deve ancora venire. E
arriva a fine mese, il 30 aprile,
quando si dimostra più svelto del
solito in partenza, va a incalzare
l’apripista New Esterel, lo soppianta a 400 metri dal palo e poi ingaggia un duello con l’unico avversario
rimastogli, il cronometro. Duello
vinto pure questo, perché al termine del volatone il ragguaglio al chilometro è di 1’12”5, un decimo appena sopra il record della generazione.
Assume così i contorni della sgambatura la successiva uscita di Nadal
di Jesolo sull’anello milanese, l’11
maggio. Il campo è scarno, in palio
– più dei 14.000 euro di premio –
c’è la possibilità di centrare la sesta
vittoria consecutiva. Sembra tutto
scontato, però al gioiello di Giancarlino le cose facili non piacciono
e così ci si mette di mezzo la Natura: su San Siro si scatena una specie di tempesta, acqua a catinelle,
vento forte, scarsa visibilità. Nadal
sembra pattinare sulla pista visci-
SPEEDY SCOT 1.56.4
MISSILE TOE 2.05.2
STAR'S PRIDE 1.57.1
HELICOPTER 2.02.3
SHARIF DI IESOLO 1.15
ASPERELLA 1.20.7
MIKORI DI JESOLO 1.18.2
LIRASCA
da, ma non tradisce le attese di Lorenzo Baldi: sfonda in fretta e se ne
va per suo conto, quasi avesse una
gran voglia di tornare al più presto
nel box per ripararsi dalla tormenta.
L’avventura continua un caldo pomeriggio di fine maggio: è lunedì
24, Lorenzo prima della corsa confessa che lui e il padre stanno
aspettando il momento giusto per
portare Nadal a misurarsi con i migliori. Nel frattempo, lo portano sul
podio di primatista della generazione. Il numero 10 di partenza gli
impone di restare fuori dallo strappo, poi prende la scia di Naomi, la
pedina sino in retta d’arrivo dove il
battistrada Napoleon Caf si arrende esausto. La settima vittoria consecutiva è lì, a portata di… zampa,
e con le arriva pure il record dei 3
anni sul miglio: 1’12”2 e tanti saluti all’ex primatista Nando Font. Sarà Nadal di Jesolo, allora, uno dei
protagonisti del prossimo Derby?
Fino a oggi, come abbiamo visto,
non ha mai corso una Classica. Già,
ma lo abbiamo detto all’inizio che
con i puledri bisogna avere pazienza, ricordate?
51
di Luigi Colombo
Si fa presto
a dire TV
C
redo di essere stato uno
dei primi giornalisti televisivi a credere nell’ippica come spettacolo da
proporre al grande pubblico. Nel lontano 1978, epoca pionieristica per le tv locali, insieme a
Sandro Berardelli, lanciai un programma - Retta di Arrivo - che
proponeva le più belle corse della
settimana. Dopo alcuni anni a Telemontecarlo proposi nella trasmissione Sabato Sport una rubrica dedicata all’ippica, con due
grandi e indimenticabili esperti come Adone Carapezzi e Ugo Berti,
che furono un punto di forza della
trasmissione.
Mi accorsi, però, che per poter
conquistare nuovo pubblico occorreva un appeal più forte della bellezza delle immagini che lo splendido animale che è il cavallo ci può
offrire. L’occasione mi fu offerta
52
dal dottor Maggi di Sisal che mi
propose di mandare in onda per la
prima volta le immagini delle corse
Totip, il concorso che la sua azienda gestiva da anni.
Così la domenica, in differita in un
orario di buon ascolto, le corse Totip entrarono nelle case degli italiani e furono accolte con favore
soprattutto da quei giocatori che
non frequentavano abitualmente le
agenzie di scommesse ma amavano una volta alla settimana puntare sui cavalli: ora potevano vedere
come si era comportato il loro cavallo. Gli ascolti premiarono la
scelta fatta e allora decidemmo di
ripetere l’esperimento per la corsa
tris che si disputava solo il venerdì
e che veniva giocata non solo dagli
appassionato, che se l’andavano a
vedere in diretta in agenzia, ma
anche dalla gente comune che ora
la poteva vedere in differita nel no-
tiziario sportivo di Telemontecarlo. Anche questa volta gli ascolti ci
furono favorevoli e anche il gioco
ebbe un’impennata.
La RAI allora trasmetteva avvenimenti ippici solo in occasione di
Gran Premi famosi come il Lotteria
di Agnano o il Derby e io mi chiedevo perché tutti gli sport più importanti avessero puntualmente il
loro spazio sulla tv pubblica e l’ippica invece no, visti i buoni risultati di ascolto che Telemontecarlo
aveva registrato mettendone in onda alcuni avvenimenti.
Sono trascorsi molti anni, ora l’ippica ha un certo spazio in tv però
solo sui canali satellitari che vengono visti non dal grande pubblico
ma dagli appassionati, che pagano
il canone a Sky.
Il neo commissario Baggio ha recentemente affermato in conferenza stampa la necessità per l’ippica
di andare in tv. Sono d’accordo
con lui perché è ormai è noto a tutti che se oggi uno sport non va in
tv è come se non esistesse.
Attenzione, però, a saper scegliere
su quale tipo di tv bisogna cercare
spazi per raggiungere il grande
pubblico. Sky, che è la tv per eccellenza dello sport, è un ottimo veicolo per il calcio e i grandi avvenimenti, ma non lo è per i cosiddetti
sport minori perché per vederli bisogna pagare l’abbonamento a
Sky, cosa che fanno gli appassionati ma non il grande pubblico.
Ne sanno qualcosa i dirigenti del
basket che, pur trasmesso puntualmente su Sky, ha visto ridursi
al lumicino gli ascolti o il rugby che
ha costretto la Federazione ad intervenire per far trasmettere il Sei
Nazioni da una tv in chiaro come
la Sette per non vederlo finire nel
dimenticatoio.
L’ippica non deve certo abbandonare i canali satellitari ma se vuol
conquistare nuovo pubblico deve
cercarsi spazi sulle tv in chiaro, e il
digitale terrestre offrirà nei prossimi mesi grandi opportunità dato
che moltiplicherà i canali a disposizione delle tv. Credo poi che il
nuovo Commissario debba pretendere per l’ippica, come per tutti gli
altri sport, di veder trasmettere
dalla RAI tutti i suoi più grandi appuntamenti.
Oggi le riprese delle corse hanno
raggiunto un ottimo livello, tutti gli
ippodromi su invito dell’UNIRE,
hanno migliorato la qualità dei
propri impianti televisivi e sono in
grado di offrire al pubblico uno
splendido spettacolo, con i cavalli
come protagonisti.
Purtroppo ci sono tv a livello nazionale che, per riempire il loro
scarno palinsesto, potrebbero sicuramente catturare audience
trasmettendo le corse, ma purtroppo chi non conosce il mondo
dei cavalli non riesce a capirne
l’attrattiva. Insieme a Rolando
Luzi e grazie alla collaborazione
di UNIRE e di due altri grandi
sponsor che hanno creduto nel
nostro progetto, sto sperimentando sul digitale terrestre la diretta
dal lunedì al venerdì della corsa
tris delle 19. Ho trovato un’ottima
Il Commissario Unire Tiziano Baggio
collaborazione da parte di GOLD
tv che ci ha messo a disposizione
non solo i suoi canali digitali, che
coprono una bella fetta della penisola, ma anche due canali satellitari di Sky (856 e 903), che trasmettono in tutta Italia e anche
all’estero.
Siamo solo agli inizi dell’esperimento ma già qualche risultato positivo si vede. L’UNIRE per lanciare lo spettacolo ippico in maniera
adeguata deve oggi migliorare la
qualità dei programmi della sua tv
e concederli a tutti i siti dei concessionari dove è possibile giocare legalmente.
Il gioco on line oggi, nonostante la
crisi che attanaglia l’ippica, sta vi-
vendo un momento di grande sviluppo, ma ne avrebbe ancora di
più se potesse offrire in diretta lo
spettacolo delle corse: si gioca e si
scommette sul computer e qualche
istante dopo si vede la corsa.
Infine la RAI deve dedicare spazi
ai grandi avvenimenti ippici ma
deve anche dare qualche nozione
sul gioco, senza falsi pudori. Il
gioco, sul quale lo stato incassa
un forte prelievo, non è il demonio ma è un divertimento se, come in tutte le cose della vita, non
si perde la bussola. Senza l’appeal
del gioco, l’ippica perde molto del
suo interesse e torna ad essere,
come alle sue origini, uno sport
d’élite.
53
CULTURA
Il cavallo in libreria e al cinema
di Barbara Sarri
Un libro:
EQUITARE PER BEN-ESSERE
E
quitare per ben-essere, pubblicato nell’ottobre 2009 dalla casa editrice Equitare, è un libro
innovativo che aiuta a capire come
avvicinarsi al nostro amico cavallo,
che ci guida nella comprensione, nella formazione, nello studio accurato
del rapporto binomio cavallo/uomo,
sia sotto l’aspetto tecnico che sotto
quello pratico. Un libro adatto quindi
per i professionisti del settore che
vogliono approfondire la conoscenza
del cavallo, ma anche per gli amanti
di questo animale che vogliono imparare i meccanismi del nostro corpo in
sella, per armonizzarli a quelli del cavallo, creando così una particolare
unione.
Mazzoleni dopo aver passato in rassegna le metodologie dei grandi maestri
del passato, è arrivato a individuare e
54
formulare il Metodo di Equimozione e
Isodinamica (M.E.I.) che include anche
il mimo equestre.
Lo scopo del M.E.I è quello di “praticare un’equitazione in cui convivano miglioramento del rapporto uomo-cavallo, attività fisica finalizzata al benessere del cavallo e dell’uomo - inteso
come benessere fisico e mentale - gratificazione dalla progressione quotidiana”, (pag. 24).
Chi ha seguito l’autore a partire da
Equitare con sentimento, e poi attraverso i Quaderni di Pratica, troverà in
questo testo il completamento naturale di quanto espresso nei libri precedenti. Il libro è anche fornito di un interessante ed esplicativo apparato fotografico.
Nella quarta di copertina la foto dell’uomo con la testa del cavallo (che vedete pubblicata) del fotografo Fabio
Petroni ben riassume il concetto base
del libro: “Per equitare per ben-essere
la prima cosa necessaria è sostituire la
testa, il cervello, il modo di pensare
dell’uomo con una testa, un cervello e
il modo di pensare del cavallo. Il cavallo è intelligente, è un essere pensante,
non una macchina da usare e gettare.
Se non abbiamo pregiudizi nei suoi
confronti e tenteremo di capirlo, ci
renderà la vita più felice. Per fare ciò
però dobbiamo conoscerlo, sapere ciò
che può danneggiarlo, per avere con
lui un dialogo corporeo utile e piacevole. Non si diventa uomini di cavalli
perché si nasce “imparati”, lo si diventa solo se abbiamo acquisito e approfondito gli strumenti culturali per capire e per fare.”
Giancarlo Mazzoleni, cavaliere sin dall’infanzia e medico, si dedica da più di
venti anni allo studio del benessere
del cavallo, delle interazioni tra il corpo del cavaliere e quello del cavallo. In
questo periodo ha ‘recuperato’ molti
cavalli destinati al macello, riportandoli a una nuova vita e insegnando ai
loro padroni come mantenere lo stato
di ben-essere. Ha fondato il Centro di
Ricerca di Equimozione e Isodinamica
a Monvicino (Alessandria). Dagli studi
sviluppati in questi anni con la collaborazione di etologi, fisiatri, veterinari, è scaturito il Metodo di Equimozione e Isodinamica che permette ai cavalieri di modificare i propri errori posturali e cinetici che sono la prima causa
dei danni dei cavalli. Da cinque anni
molti appassionati e professionisti
hanno partecipato ai corsi che l’autore
tiene a Monvicino e in numerosi altri
centri equestri (biografia dal sito della
casa editrice www.equitare.it).
Titolo: Equitare per ben-essere
Autore: Giancarlo Mazzoleni
Casa Editrice: Equitare
Anno di pubblicazione: 2009
Pagine: 143
Prezzo: 32.00 euro
Un film:
ZAFIR,
UN CAVALLO SPECIALE
Z
afir, un cavallo speciale è un film
di Malene Vilstrup, uscito nel
2003 in Danimarca, con Rose Marie Hermannsen, Katrine Schnoor,
Henrik Lykkegaard. Ha vinto nell’Ottobre 2004 il Peace Price al Chicago International Children’s Film Festival.
Zafir è un cavallo dal carattere difficile
appartenente alla razza frisone: il mantello morello come quello di Furia, i folti crini, una corporatura possente, sono le caratteristiche che fanno innamorare follemente di lui Anna e Rose
Marie Hermannsen, così tanto da andare contro le decisioni dei genitori, da
non accontentarsi come le altre amiche
di montare i pony del maneggio, da desiderare di cavalcarlo. La storia parte
dal fatto che Lena, la sorella minore di
Anna, muore in un incidente misterioso proprio con Zafir e le autorità, convinte della pericolosità dell’animale,
decidono di isolarlo.
La vita di Anna diventa solitaria, i genitori si preoccupano giorno dopo giorno di più per l’attaccamento che la ragazzina ha verso Zafir fino a pensare,
come unica soluzione, la sua vendita.
L’animale diviene sempre più bello ma
anche selvaggio: dopo la morte di Lena
nessuno l’ha più montato.
Sarà la piccola Sharbat, Katrine Schnoor, una bambina rifugiata del centro
accoglienza, ad aiutare Anna non solo
ad avvicinarsi a Zafir ma anche a convincerla a cavalcarlo in una competizione.
Sharbat ha un feeling particolare con i
cavalli, nel suo paese con suo padre
aveva una giumenta chiamata Akha
Khal, uccisa dai soldati.“Ma non si può
semplicemente sparare ad un cavallo.
Non ha fatto niente di male”, le dice
Anna commossa quando ascolta la sua
storia e, oltre a ospitarla di nascosto in
casa, le svela un piccolo segreto: le mostra la sciarpa che aveva regalato a Lena per il suo compleanno, una sciarpa
speciale che la sorella indossava per le
gare.
“Tieni gli occhi aperti e vola come il
vento…” è un consiglio ma anche quello che farà Anna il giorno della gara e,
mentre gli undici cavalli sono in partenza, si prepara ad entrare come dodicesima.
È il momento del riscatto per dimostrare
anche alla sua famiglia che Zafir non è
pazzo, è soltanto un cavallo diverso dagli altri che ha bisogno di essere capito.
Doveva arrivare la piccola Sharbat per
insegnare ad Anna la fiducia in se stes-
sa, a non mollare, a riconoscere il fatto che quell’animale reputato dai grandi così difficile e furioso era in realtà
soltanto un cavallo speciale.
Titolo del film: Zafir (in italiano:
“Zafir un cavallo speciale”)*
Regista: Marlene Vilstrup
Soggetto: Marlene Vilstrup e Han
HansenHans
Luogo di produzione: Danimarca
Anno: Giugno 2003
Durata: 72 minuti
Genere: per le famiglie
Attori: Rose Marie Hermannsen,
Katrine Schnoor, Henrik
Lykkegaard, Claus Bue, Charlotte
Munksgaard, Jonas Oddermose,
Caroline Heiber Pelch, Benjamin
Thorup Arnfred, Anja Riis
Petersen, Dya Josefine Hauch.
*Un particolare ringraziamento per il materiale di questo film lo devo a Marco Roberto Capelli. (www.progettobabele.it)
Rubrica a cura di
Barbara Sarri
www.barbarasarri.com
55
di Giacomo Belli
S.O.S. i cavalli del cuore
del premio alla Tutti i Giorni onlus, un’associazione che in provincia di Buenos Aires gestisce un
centro di accoglienza per piccoli
emarginati.
Quel che è davvero simpatico è come i bambini argentini chiedano
ogni giorno agli operatori notizie
del ‘loro’ cavallo, esprimendo il desiderio di accudirlo quando sarà in
pensione. Ritiro che certamente
non auguriamo a Gleno ed anzi,
speriamo possa ritornare in auge
per il suo proprietario e per i più
sfortunati.
M
adre Teresa di Calcutta in una sua celebre frase ricordò
a noi uomini che
nel mondo c’è più
bene che male, solo che il male fa
molto più rumore. A ricordarlo a
noi ippici, nelle scorse settimane ci
ha pensato Mago D’Amore, il cavallo balzato sulle prime pagine
dei giornali e sugli schermi dei Tg
nazionali per il cuore dei suoi proprietari. La vittoria del Gran Premio D’Europa e la storia di un grave infortunio recuperato grazie alla pazienza del team sono stati accessori per i media, visto che ciò
che ha fatto parlare di più del figlio
di Lemon Dra è Do It Wise.
Roberto Ubaldi e famiglia hanno
infatti deciso di devolvere una parte dei premi vinti dallo straordinario campione di casa Gubellini per
la costruzione e la gestione di una
casa famiglia a Bangalore. Siamo
in India, e nel centro di accoglienza Vanaprastha, 89 bambini possono mangiare ed essere accuditi
grazie ad un trottatore che vince.
Una storia che oltre ad essere segno
di civiltà fa capire come al mondo
esistano ancora persone speciali, e
soprattutto dà un segnale.
L’ippica infatti non vive un gran
56
momento e lo sappiamo, quindi è
proprio ora che un gesto del genere assume più valenza. Gli Ubaldi e
Mago D’Amore ora lo hanno fatto
sapere a tutti, ma il trotto non è
nuovo a forme di aiuto agli altri,
nelle più diverse modalità, con
precedenti nobili e anche altre generosità nel presente.
Gleno
o Dei corrre per i bamb
binii
argen
ntinii
L’avvocato Cofanelli è un marchigiano con il trotto nel sangue. Durante la sua carriera universitaria
ha conosciuto le corse e non è più
riuscito a staccarsene. Un amore
infinito, che nel tempo lo ha portato a fondare la Scuderia Patty, che
ha avuto diversi cavalli buoni nelle
scuderie, spesso acquistati alle
Aste Anact.
Tra i suoi soggetti migliori c’è senz’altro Gleno Dei, che lo sta facendo penare perché non riesce a rendere come potrebbe per un problema fisico e oggi, come sanno tutti,
è da Fabrice Soluoy, che sta tentando di riportarlo al meglio. Quello che pochi sanno però è che Gleno Dei corre per 180 sfortunati
bambini argentini. Dopo la prima
vittoria a Vincennes, Cofanelli ha
infatti donato una cospicua parte
Mauro
o Boni e i rimb
borsi triss
do
onatti, e l’An
nactt per l’A
Aquiila
Certamente saranno molti altri gli
ippici buoni, e ci perdonerete se
non li ricordiamo o non ne siamo
venuti a conoscenza. Ci piace però
ricordare il gesto di Mario Boni, allevatore, proprietario e guidatore
che ai tempi dei rimborsi tris
‘grassi’ decise di donare l’intera cifra ad un’opera benefica.
Boni pensò forse che farsi rimborsare per coltivare la propria passione era un lusso eccessivo, e così
diede l’esempio. Sconfinando al
galoppo per le notizie che hanno
avuto risalto, anche Vittorio Feltri
ha donato tutti i premi del suo Libero Mercato, ed ora ha ricevuto
una cavalla da Bruno Grizzetti che
correrà per la ricerca contro il cancro della fondazione Umberto Veronesi.
Anche l’Anact non si è mai sottratta nella sua storia al dovere della
solidarietà. Tra le tante iniziative
l’ultima è stata quella a favore dei
terremotati dell’Aquila. Una sottoscrizione che ha visto la partecipazione diretta di molti soci anche
con somme di denaro importanti.
La storia di Mago D’Amore dunque
non è isolata, a lui però va il grande merito di averci riportato in prima pagina, per una volta almeno
facendo sentire forte il piacevole
rumore del bene.
ANNO LVIII - N. 5
M A G G I O
CONCORDIA RES PARVAE
CRESCUNT DISCORDIA
MAXIMAE DILABUNTUR
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - DRCB - Roma
ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALLEVATORI
DEL CAVALLO TROTTATORE
2 0 1 0
LOTTERIA: UN ITALIANO CANTA A NAPOLI
GIOVANARDI: NAD AL SHEBA FUGA PER LA VITTORIA
ALLEVAMENTO: IL GIRO D'ITALIA TRA LE ECCELLENZE
BEPPE BERTI: LA GRANDE PENNA CHE HA DIPINTO L'IPPICA
Pubblicazione mensile
dell’A.N.A.C.T.
(Associazione Nazionale
Allevatori del Cavallo Trottatore)
Iscrizione n. 218/204 nel
Registro del Tribunale di Roma
in data 27/05/2004
Direttore Responsabile:
Alessandro Viani
Capo Redattore:
Antonio Terraneo
SOMMARIO
ANNO LVIII - N° 5 - MAGGIO 2010
A NAPOLI CANTA UN ITALIANO VERO
Comitato di redazione:
Alberto Caravita
Ernesto Cazzaniga
Antonio Diana
Marco Zafferoni
Redazione:
Lucio Celletti
Redazione Amministrazione:
Viale del Policlinico, 131
00161 Roma
Tel. 06 4416421
Fax 06 44164237
http://www.anact.it
E-mail: [email protected]
Fotografie di:
Archivio Anact, Fabio Abete,
Vieri Berti, Claudio Caldani,
Mauro Castelluccio,
Enzo De Nardin, Gerard Forni,
Stefano Grasso, Sara Zitelli,
Giulio Ravenna
Progetto Grafico
e impaginazione:
Franco Bottoni Studio
[email protected]
Spedizione in abbonamento
postale 70%
Filiale di Roma
Stampa:
Grafica Rinascimento Srl
Via Giuseppe Vaccari, 9
00194 Roma
Tel. 06 55590255
ITALIANO: PROMESSA MANTENUTA
ITALIANO INCROCIO VINCENTE FRANCO-AMERICANO
C’È CHI DICE NAD
MAGO RE D’EUROPA
TANTI AUGURI CAPITANO
2
6
8
12
17
19
AREA A LLEVAMENTO
ALLEVAMENTO GARDESANA
CASA FRACCARI: LA DINASTIA REGALE DELLE EFFE
AZIENDA AGRICOLA DEI GREPPI - SARI, NICOLA E LA VALLE DEI GREPPI
ALLEVAMENTO PURLARI - INSEGUENDO I SOGNI CHIAMATI CAVALLI
ALLEVAMENTO DEI VELTRI - OTTIMISMO E PASSIONE
AZIENDA AGRICOLA MONFORTE - UGO CHIOLA,
UN AMERICANO NELLE LANGHE...
ADDIO A TÉNOR DE BAUME
20
24
28
30
33
37
C’ERA U NA V OLTA
MEMORIE DE “IL TROTTATORE”- IN MEMORIA DI BEPPE BERTI
MILANO DEVE TORNARE LA SCALA DEL TROTTO
39
44
UOMINI & C AVALLI
MALIA GUERRIERA MARCHIGIANA
NADAL DI JESOLO LA VOGLIA DI VINCERE
SI FA PRESTO A DIRE TV
48
50
52
CULTURA
IL CAVALLO IN LIBRERIA E AL CINEMA
S.O.S. I CAVALLI DEL CUORE
FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI MAGGIO 2010
54
56
di Francesca Asti
LOTTERIA CHOC
A Napoli canta
un Italiano vero
Gaetano Di Nardo ed Italiano sul palo del Lotteria
N
apoli si sveglia, con il
sole, nel giorno più importante dell’anno per
l’ippica. In testa l’idea
meravigliosa di rilanciare il trotto italiano oltre i confini
del nostro paese. Miracolo riuscito
grazie al fascino del Lotteria che
2
porta nella conca di Agnano una
folla di oltre 8 mila appassionati
che non vogliono perdersi l’appuntamento con la storia. Del resto
l’albo d’oro di questa corsa parla
chiaro, qui vincono solo i campioni
e oggi gli stranieri non possono
farci paura. Appena la macchina
lancia i concorrenti della prima
batteria si capisce che sarà una
giornata di fuochi d’artificio, grazie alla prestazione super di Indy
Kronos, interpretato dal mago Enrico Bellei che, se fino a pochi mesi
fa correva nelle tris, si dimostra
pronto al grande salto di qualità. Il
E' festa grande per il team di Italiano in premiazione
binomio azzurro lascia tutti di
stucco volando il miglio sul piede
dell’1.11.6 al km, saltando gli avversari come birilli in retta d’arrivo.
Secondo a bomba, al largo di tutti,
arriva Italiano, finito forte nelle
mani di Roberto Vecchione per
staccare il biglietto d’ingresso di
quello che, poche ore dopo, diventerà il paradiso della finale. Terza
con coraggio si piazza Island Effe,
la campionessa in carica che nei
pressi del palo, vince la guerra privata con Iulius Del Ronco, battistrada della contesa e calato sul
più bello. Nella seconda batteria
conferma dei valori in campo con
Ilaria Jet che tiene fede al ruolo di
favorita netta chiudendo la pratica
in 1.12 senza però mai vedere lo
steccato. Secondo si piazza un ottimo Leben Rl che dalla coda rimonta tutti gli altri avversari, finendo
come un missile a precedere Irambo Jet.
Anche il terzo heat non offre sorprese, che il destino vuole riservare per il gran finale, e Irving Rivarco e Pippo Gubellini, eletti favoriti
al betting sotto la pari, spaziano
senza problemi in arrivo, precedendo Linda Di Casei, mentre il
terzo posto se lo aggiudica un ottimo Lorenz Del Ronco con Mario
Minopoli, per fare cantare Napoli
ed il suo appassionato proprietario: il giornalista Rai Enrico Varriale, uno che il trotto lo ama per
davvero, tanto da investire su di
esso. Poi tutti in scuderia a rifinire
i motori per la volata finale che ve-
de solo cavalli allevati in Italia. Gli
stranieri che si sono avventurati a
varcare i confini, non erano certo
delle prime lame (quelli buoni in
Italia non vengono più) e quindi
non stupisce la loro assenza dai
posti caldi del marcatore. Il clima
diventa rovente man mano che la
finale si avvicina, con il buon Salvio Cervone che illumina la scena
con la solita arte della narrazione
di cui è indubbiamente maestro.
Annuncia puntuale l’unica variazione, cioè la guida di Italiano che
viene affidata a Gaetano Di Nardo,
napoletano doc visto che Vecchione decide di non tradire Irambo
Jet ed il suo trainer Ehlert.
Un dettaglio che come vedremo sarà determinante. Al via della finale
il betting recita Ilaria Jet favorita
3
Arrivi delle 3 batterie:
dall’alto: Indy Kronos con Enrico Bellei,
Ilaria Jet con JM Bazire, Irving Rivarco con
Pippo Gubellini
ad uno e mezzo davanti ad Indy
Kronos ed Irving Rivarco, scelto da
Pippo Gubellini (dopo il ballottaggio con Island) che al via decide di
giocarsela al comando, scattando
in testa su Indy Kronos.
Qui si decide la corsa poichè Enrico, per non rischiare di finire in
trappola, sposta subito all’esterno,
lasciando la comoda posizione della ‘tasca’ a Italiano, filtrato lungo i
birilli dalla seconda fila in virtù
della scelta di partire con il nove. Il
primo chilometro va via veloce e
sull’ultima curva i cavalli si aprono
nel classico ventaglio.
Ilaria ci prova ma non è efficace,
come del resto tutti quelli delle corsie esterne. Irving in arrivo prova
a scappare verso la gloria ma dalla
sua scia, come il gatto con il topo,
scatta Italiano che in un amen lo
appariglia prima e lo giustizia poi,
a media di 1.11.3, mandando in
delirio i suoi fans che lo avevano
appoggiato alla quota siderale di
24 contro 1.
Secondo arriva ancora Irving, lasciando un po’ di amaro in bocca
al team di Pippo a precedere un
concreto Irambo Jet. Per la prima
volta un driver partenopeo diventa
profeta in patria, conquistando il
Lotteria, e scrive l’ennesima pagina d’oro con una di quelle favole
che solo l’ippica sa regalare ai propri sostenitori, dimostrandosi ancora una volta lo sport più bello del
mondo.
4
di Matteo Muccichini
Italiano:
promessa mantenuta
P
er fortuna ci sono le storie a lieto fine, quelle
che tengono in vita il
trotto. Prima Mago
D’Amore che vince il
Gran Premio d’Europa e diventa
fuoriclasse, dopo un travagliato recupero da un infortunio, ha aperto
la strada. Ed ora un altro neo campione dal passato difficile: quell’Italiano, che a Napoli ha sorpreso
il mondo intero, il vincitore del
Gran Premio Lotteria di Agnano, il
cavallo che ha fatto esplodere di
gioia Napoli, regalando a Gaetano
di Nardo il titolo di primo napoletano della storia a vincere la corsa
per eccellenza.
Italia-Francia andata e ritorno prima della gloria
A dispetto di cotanto nome il figlio
di Giant Cat è stato allevato da un
francese: quell’Alain Roussel che
in Italia aveva già avuto una felice
esperienza con Express Road. Padre come detto Giant Cat, che è
stato un ottimo soggetto in pista, la
mamma Coming Up Cash, è una
Baltic Speed che ha già prodotto
l’ottimo Citizen Speed.
Portato presto nelle scuderie di
Roussel in Francia, Italiano ha fatto subito capire di essere una stella
promettente.
“Era il puledro più interessante
che avevo e, così come per Express
Road, l’ho inviato ad Andrea Guzzinati per prepararlo. Purtroppo la
sfortuna ci ha messo lo zampino,
ed il cavallo si è lesionato un tendine dell’anteriore destro. Così non
sapevo più cosa fare, l’ho anche
iscritto alle Aste di Parigi senza ottenere neppure un’offerta. In
Francia aveva poco programma, e
mi sono guardato attorno per cercare un proprietario in Piemonte
che volesse prenderlo. L’ho prati-
6
camente regalato, per le spese del
viaggio ed una piccola clausola è
andato alla Ucci Riccitelli, tramite
Giuseppe Pistone, che conoscevo,
con la mediazione di Maurizio
Grosso. Non ho assolutamente
nessun rammarico per come è andata, anzi sono soddisfattissimo, il
20% da allevatore mi ripaga infatti
in pieno”. Così Roussell ha raccontato al quotidiano francese Paris
Turf, l’incredibile vicenda dell’ennesimo brutto anatroccolo trasformatosi in cigno.
Nella metamorfosi hanno giocato
un ruolo importante altri uomini,
sostanzialmente tre: Peppe Pistone, Heikki Korpi, ed ora Claus
Hollman.
Italiano ha debuttato il 2 Maggio
2008 a Roma in gentleman,
quando la Ucci Riccitelli era gestita dal giovane palermitano sotto
la regia di Korpi. Heikki è riuscito, con il tempo ed una ferratura
particolare, a risolvere il problema al tendine, e centellinato anche nel programma Italiano è diventato positivo, vincendo a ripetizione e arrivando alla soglie della prima categoria. Nei grandi
premi si è affacciato con Pistone
dopo l’addio di Korpi, con discreti risultati.
Poi, e questa è storia recente, con
il passaggio in training a Claus
Hollman il cavallo è ulteriormen-
te migliorato facendo spesso coppia anche con Ernico Bellei. Il
2010 è dunque stato l’anno della
sua consacrazione, sia tecnica
che di risultati, e se si considera
che ha debuttato solo a quattro
anni, c’è anche da fare un pensierino ad un suo ulteriore salto di
qualità, anche se fare meglio che
vincere il Lotteria è obiettivamente compito arduo.
Ucci-Riccitelli soci investitori
Quando Tonino Ucci e Lorenzo
Riccitelli sono entrati nel mondo
del trotto lo hanno fatto dalla porta
principale. Gli investimenti mas-
sicci li hanno portati subito in alto,
sotto il profilo dei cavalli acquistati, e successivamente con l’ingaggio di alcuni tra i migliori trainer
europei, su tutti Heikki Korpi.
Le vittorie sono arrivate, con le
classiche giovanili della generazione lettera G che li vedevano spesso
primeggiare. Giordy Bi, vincitore
dell’Elwood Medium e pluripiazzato classico, Gran Senior al successo nel Dante, e Goal Court Sm primo ad Aversa, hanno presto ripagato i sacrifici. La scuderia si è poi
consolidata nel tempo, i due sono
diventati anche allevatori, e passando per ottimi cavalli come Merisi Font, proprio alla vigilia del
Lotteria hanno centrato il primo
alloro con un cavallo dell’allevamento. Nolita Ur a Padova nell’Elwood Medium Filly ha fatto quindi
da aperitivo allo show di Italiano e
Gaetano di Nardo.
Un week end di gloria che è arrivato come manna dal cielo, in un momento in cui Lorenzo Riccitelli e
Tonino Ucci sembravano un po’
scoraggiati dal sistema ippico. I
due, precisando a mezzo stampa
che non si trattava di una dismissione ma solo di una scelta tecnica,
da qualche mese hanno infatti inviato il materiale a diversi trainer.
Evidentemente mai opzione è stata
più azzeccata: Italiano in un colpo
solo li ha ripagati parzialmente dei
tanti investimenti, ma completamente dal punto di vista delle emozioni.
7
di Ezio Cipolat
Italiano
incrocio vincente
franco-americano
L
a storia di Italiano, vincitore ad alta quota del
Lotteria, ha trovato ampio spazio sulle pagine di
Paris-Turf e Trav-Ronden. Il principale quotidiano ippico
francese ha riportato le parole del
suo allevatore, Alain Roussel, raccolte in diretta in redazione, dove
il professionista normanno si è recato per seguire in televisione la
prova napoletana. Il periodico di
riferimento del trotto svedese, da
parte sua, ha dedicato al portacolori della Ucci-Riccitelli, come commento al sua impresa, ben quattro
pagine della rivista, andando a
scovare e a proporre, oltre alla pagina del catalogo, un’immagine del
lavoro pubblico, con Nicolas Roussel in sulky, sulla pista di Vincennes, al quale il figlio di Giant Cat fu
sottoposto poche ore prima di passare, da inedito, sotto il martello
del banditore alle aste dell’Amérique 2008, senza poi ricevere alcuna offerta.
Ora sono tutti molto interessati a
questo indigeno dalla linea francoamericana, che in due anni esatti
(dal 2 maggio 2008, data dell’esordio a Tor di Valle, al 2 maggio
2010, giorno in cui ha trionfato nel
Lotteria) è passato da cavallo da
attrezzare alla sella per la campagna ad esser un campione, in grado di vincere una delle prove clou
del trotto internazionale.
Ventiquattro mesi, più una piccola
appendice per la prova di qualifica
effettuata a Tor di Valle il 19 aprile a media di 1.15.1 con Pistone,
durante i quali l’attuale allievo di
Gaetano Di Nardo e Claus Hol-
8
lmann è sceso in campo 45 volte,
ottenendo 17 successi e altrettanti
piazzamenti, un guadagno di
371mila euro, 200mila dei quali
racimolati in un solo botto, ad
Agnano, quando ha anche portato
il suo record a 1.11.3 sul miglio.
Da Alain Roussel, a Giuseppe e
Andrea Guzzinati, sino a Giuseppe
Pistone, Heikki Korpi e, ora, Claus
Hollmann: sono gli uomini che
hanno contribuito nel tempo alla
non facile realizzazione di questo
primaserie. Roussel ha acquistato
la madre Coming Up Cash alle
aste yearling negli Stati Uniti nell’ormai lontano settembre del
1991 ed ha pensato all’incrocio
con Giant Cat; i Guzzinati sono
stati i primi ad intuire le sue possibilità, anche se a lungo frustrate
da un serio problema ad un tendine; Pistone, da parte sua, ha avuto
il fiuto, in quel pomeriggio di fine
gennaio a Vincennes, di accettare
la proposta di Roussel e di farsi
carico di quel cavallo di qualità ma
problematico che nessuna voleva;
Korpi e ora Hollmann hanno messo in gioco la loro esperienza e perizia. Un cocktail che ha portato
alla realizzazione di un soggetto di
grande qualità, con una lunga carriera davanti a sé. E non va, naturalmente, dimenticato Gaetano Di
Nardo, che lo ha interpretato in
modo perfetto nella finale, diventando il primo professionista napoletano ad andare a segno nel
Lotteria.
Italiano, comunque sia, è uno di
quei cavalli che si suol definire ‘nato bene’, da un impianto allevatorio importante, anche se la filiale
italiana dei Roussel è piccola, in
confronto alla sede-madre, in Normandia.
Per la verità suo padre Giant Cat,
pur se accompagnato da una carriera agonistica di primo piano a
livello internazionale (ha vinto il
Grand Prix de l’Uet, l’Oslo Grand
Prix, nonché Pix de France, Bourgogne ed Eté, facendo sempre coppia con Nicolas Roussel), non ha finora suscitato un grande interesse
tra gli allevatori italiani: sono infatti soltanto sei, a tutt’oggi, i suoi
prodotti registrati in Italia ad aver
ottenuto un record: oltre al vincitore del Lotteria, la lista annovera
anche sua sorella Graziella 1.13.5
sulla media distanza, Fleuron
1.17.8, Giant Axe 1.15, Gianta Sf
1.16.4, Grace de France 1.14.9 e
Mali Axe 1.15.3. In Francia, il riscontro di Giant Cat come stallone
ha contorni più positivi. Sono figli
suoi i validi Rouge Vif, Navarro
Sund, Nice Gold du Lys, Octopus,
Quintillus, tutti in evidenza a livello semiclassico, ma la sua ‘vetrina’
è Perlando, approdato quest’anno
all’Amérique (settimo a traguardo)
dopo aver vinto Jules Thibault,
Boissy-Saint Leger e Landes a Vincennes e Jean-Luc Lagardere ad
Enghien. Giant Cat, dal punto di vista genealogico, presenta la caratteristica di avere entrambi i genitori vincitori di corse ora di Gruppo I, il padre Quito de Talonay (ex
primatista di Vincennes, da Florestan con madre da Seddouk) si è illustrato nel Criterium des 3 Ans e
nell’Etoile, la madre Pussy Cat ha
vinto un Prix de France ed è giunta
terza nell’Amérique 1990, alle
spalle di Ourasi (al suo quarto successo nella classicissima) e Poroto.
Come detto, Alain Roussel ha acquistato Coming Up Cash alle Tattersalls Select Yearling, assieme all’altra ‘Baltic Speed’ Working Mon
(futura mamma di Meadow Road,
a segno nel Nazioni e nel Renzo
Orlandi), pagando 18 mila dollari
la prima, 20 mila l’altra. Mentre
Working Mon è rimasta inespressa, Coming ha svolto una validissima carriera agli ordini di Giuseppe
e Andrea Guzzinati, restando in attività dal novembre del 1992 al
gennaio del 1997, con 11 vittorie e
29 piazzamenti in 60 uscite, record di 1.14.6, somme vinte equivalenti a 90mila euro. Passata in
razza, l’americana prima di Italiano ha prodotto Belle de Jour
1.15.6, Citizen Speed 1.14.8 e
Dentelle 1.15.6 e tra i suoi figli
successivi si è già messo in bella
evidenza Mistic Love 1.13.8, che
ha anche vinto lo scorso inverno a
Vincennes.
La seconda madre di Italiano, Casino Evil, che ha prodotto la sola
Coming Up, è una sorella piena di
Workaholic, vincitore a 2
anni della Breeders Crown
e ora stallone top in Francia, nonché dell’altro razzatore Rule The Wind e
delle femmine Working
Gal, a segno nell’Hambletonian Oaks e madre per
l’allevamento italiano di
una serie di ottimi soggetti
tra i quali Ebony Kronos,
Sushi, mamma in Svezia di
Pine Dust, laureata delle
Oaks, e di Footloos, dalla
quale Place Kicher, secondo nell’Orsi Mangelli 1990
vinto da Antwerp Hanover
e davanti al nostro Derbywinner Mint di Jesolo. Casino Evil, inoltre, è sorella
uterina di At Risk, primaserie sulle piste nordiche.
Dietro a tutti questi validissimi soggetti c’è Ah So,
stakes-winner, ma soprattutto, figlia di Lalita Hanover che è sorella piena di Laurita
Hanover, la quale altro non è che
la mamma di Somolli (da cui
Speedy Somolli, Remington
Crown e Singer Lobell, madre del
nostro Bartali Ok) e del vincitore
dell’Hambletonian 1979 Legend
Hanover.
ITALIANO 6, 1.11.3
Maschio Baio, nato il 15 aprile 2004
Allevatore: Alain Roussel - Propr.: Scud. Ucci-Riccitelli
nato in Francia nel 1994
QUITO DE TALONEY
1.13
1.15
DENT BLANCHE
1.19
FIRSTLY
PUSSY CAT
1.13
BALTIC SPEED
3, 1.56
STAR’S PRIDE 3, 1.57.1
ROQUEPINE 1.15
SEDDOUX 1.19
QUINE 1.23
QUERIDO 1.17
1.15
MATINALE 1.20
JAVA DE LA MOTTE
BEAUSEJOUR 1.18
1.24
CANNELLE III 1.21
SPEEDY SOMOLLI
nata in USA nel 1990
COMING UP CASH 1.14.6
GIANT CAT 7, 1.11.7
FLORESTAN
3, 1.55
SUGAR FROSTING
2, 2.13
SPEEDY CROWN
SPEEDY CROWN 3, 1.57.1
SOMOLLI
CARLISLE 4, TT 1.57
KOREAN’S CHOICE
SPEEDY SCOT 3, 1.56.4
3, 1.57.1
MISSILE TOE 3, 2.05.2
AH SO
SPEEDY COUNT 3, 1.58.4
2, 2.01.1
LALITA HANOVER
CASINO EVIL
9
COMING UP CASH
f. 1990,
Baltic Speed
ITALIANO
m. 2004,
Giant Cap
WESGATE CROWN
m. 1991,
Royal Prestige
f. 1985,
Speedy Crown
CASINO EVIL
f. 1985,
Dream of Glory
m. 1982,
Speedy Crown
f. 1974,
Speedy Crown
ARMBRO GAELIC
WORKAHOLIC.
ARMBRO STACEY
AH SO
f. 1970,
Speedy Count
f. 1965,
Star’s Pride
f. 1975,
Speedy Crown
SPEEDY SOMOLLI
m. 1987,
Super Bowl
ROYAL TROUBADOR
f. 1981,
Speedy Crown
MAE JEANS CROWN
f. 1970,
Star’s Pride
SOMOLLI
f. 1959,
Hoot Moon
f. 1956,
Hoot Moon
LADYSHIP HANOVER
LAURITA HANOVER
LALITA HANOVER
f. 1950,
Dean Hanover
LARK HANOVER
m. 1998,
Lemon Dra
BARTALI OK
f. 1989,
Speedy Crown
SINGER LOBELL
di Marco Montanari
GRAN PREMIO GIOVANARDI
C’È CHI DICE
L
NAD
a strada che porta al
Derby è ancora lunga e
ricca di appuntamenti
importanti (tipo il Nazionale a fine giugno o il
Marangoni a metà settembre), però – nonostante questo – il Tito
Giovanardi non può essere considerata una corsa “normale”. Sull’anello modenese, la meglio gioventù del trotto italiano ha sempre
dato vita a grandi sfide e l’albo
d’oro comprende i nomi di due recenti derbywinner, Daguet Rapide
e Lana del Rio, oltre che di tantissimi campioni che hanno fatto la
storia del nostro sport: da Cellini a
Gualdo, da Mincio a Steno, da
Atollo a Ghenderò, a Esotico Prad,
Feystongal, Mint di Jesolo, Rapid
Effe, Viking Kronos, Boss di Jesolo, Mirtillo Rosso e compagnia stupenda.
Insomma, all’Ippodromo della
Ghirlandina è di casa l’aristocrazia
del nostro allevamento. E quest’anno non poteva essere diversamente. Oddio, per la verità un problemino pareva poter venire dal…
cielo: per tutta la settimana, l’Emilia Romagna era stata bersagliata
da violenti temporali e si sa che
Nad Al Sheba in passerella a Modena dopo il trionfo nel Giovanardi
12
per essere “fortunata”, contrariamente alla sposa, la pista è meglio
che non sia “bagnata”. Allora tutti
con il naso all’insù, per controllare
il colore dell’orizzonte e tirare un
sospiro di sollievo quando il sole,
dopo una sortita timida, ha ricordato a tutti che era il 16 maggio,
asciugando la pista e scaldando il
cuore degli appassionati.
Dodici le puledre al via nel “Filly”,
intitolato a Carlo Cacciari, e addirittura quindici i cavalli chiamati a
disputare la prova “Open”: quantità unita a qualità, tempo bello e
terreno buono, buona affluenza di
meritato quarto posto con uno
spunto davvero notevole.
Fra i maschi, Mauro Baroncini affidava ancora una volta il suo Nad
Al Sheba alle sapienti mani di Davide Nuti. Il figlio di Windsong’s
Legacy e Divina Dei ha confermato
di trovarsi a proprio agio con il suo
interprete, inanellando l’ottava vittoria in nove uscite (un solo secondo posto, nel Premio Veneto, per
“colpa” di Napoleon Bar). Al comando fin dallo stacco della macchina, il gioiello allevato dalla scuderia Asfina di Antonio Asdrubali
(che con questa vittoria in Gruppo
1 ha anche ottenuto la “patente” di
futuro stallone d.o.c.) ha resistito
agli attacchi del focoso Non Solo
Nolita Ur la dominatrice del Cacciari e al
centro con il suo team in premiazione.
Il delegato dell’Emilia Govoni con il piatto
d’argento offerto dall’Anact
pubblico. Insomma, un pomeriggio
“d’altri tempi”; o, se preferite,
“d’altra ippica”.
Tra le femmine, brillante conferma
per Nolita Ur, già vincitrice a Padova della versione in rosa dell’Elwood Medium. Svelta a rilevare al
comando la veloce Nada Mas, la figlia di Varenne ed Estasi, cresciuta
sui verdi prati dell’Allevamento
Ucci-Riccitelli, si è bevuta tutto
d’un fiato il miglio, lasciando a debita distanza l’iniziale rivale che
ha ben contenuto le velleità di Narrazione, mentre, al centro della pista, Naltrastoria Rex (puledra migliorata tantissimo) coglieva un
Bar e tenuto in scacco nella sua
scia New Star Fks, che si sono accomodati nell’ordine al secondo e
terzo posto. Sul piano squisitamente tecnico, un solo rimpianto,
legato alle rotture che hanno funestato la corsa, privandola di potenziali protagonisti come Napoleon
Bar, Nieves Vl, Nicolas Bieffe, Noak Lb e, dopo un giro, Noriana
Rosso. Anche se va detto che, per
quanto visto in pista, contro il cavallo che porta il nome di una località del Dubai c’era ben poco da fare. Anzi, in prospettiva Derby sappiamo già una cosa: chi vorrà aggiudicarsi il Nastro Azzurro, troverà in lui un osso duro. Di quelli che
magari ti rompono i denti…
13
di Ezio Cipolat
NAD AL SHEBA
CAMPIONE DI PRIMAVERA
Il vincitore dell’Elwood Medium e del Giovanardi
ha come ava di riferimento la famosa Noble Gal
P
orta il nome di un ippodromo del galoppo Nad
Al Sheba che, con l’unodue nell’ Elwood Medium e nel Giovanardi, è
diventato il campione di primavera
dei nostri attuali 3 anni. Allevato e
di proprietà della Scuderia Asfina,
del pavese Antonio Astrubali, nato
a Castrezzato e cresciuto sui prati
di Seniga, l’ allievo di Mauro Baroncini ha un quadro genealogico
di grande interesse, con un padre
giovane (ma purtroppo prematuramente scomparso), abbinato ad un
settore femminile tra i più collaudati, l’uno e l’altro di impronta
prettamente americana.
Windsong’s Legacy, classe 2001, è
il settimo vincitore della Triplice
Corona (Yonkers Trot-Hambletonian-Kentucky Futurity) dopo Scott
Frost (1955), Speedy Scot (1963),
Ayres (1964), Nevele Pride (1968),
Lindy’s Pride (1969) e Super Bowl
(1972), impresa successivamente
riuscita anche a Glidemaster, nella
stagione 2007. Passato in razza alla fine della carriera dei 3 anni, il
primaserie di Trond Smedshammer ha lasciato in eredità soltanto
tre annate complete di produzione
Primo piano di Nad Al Sheba
a Modena nel giorno del Giovanardi
14
(due in corsa) e un pezzettino della
quarta e più di un rimpianto, perché il suo esordio era stato assai
promettente, grazie a Yursa Hanover, lo scorso anno per un certo
periodo primatista femminile della
leva 2006 in 1.53.2 e vincitrice
delle Matron S., Big Bikkies a segno in un heat del Kentucky Futurity e a fine stagione il suo figlio
più veloce in 1.52.1, Windsong Soprano vincitrice dell’ Udson Filly,
Southwind Wasabi laureata nell’atto conclusivo delle Moni Maker,
oltre al più giovane Lucky Chuchy
in evidenza in una eliminatoria del
Peter Haughton Memorial (terzo in
finale) e nelle divisioni delle Matron e dell’ International Stallion
Series.
Ottimo, pur con numeri naturalmente ridotti, anche l’ impatto di
Windsong’s Legacy sull’allevamento italiano, per il quale oltre a Nad
Al Sheba, che al momento vanta
un vertice di 1.13.2 sul mezzo miglio di Padova al record dell’Elwood Medium, ha già prodotto
Madison Om 1.13.6, Messalina Om
1.13.9, Matilda Horse 1.14.4, Meadow Effe 1.14.4, Melissa d’Ete
1.14.6, Minerva Dei 1.14.8, Madame dei Bessi 1.15.6,oltre Nembo
degli Dei 1.16.1, Nike Gar 1.16.4,
Nettuno Dei 1.16.6 e Nefertiti Dvs
1.16.6.
Windsong’s Legacy, come figlio del
vincitore dell’ Orsi Mangelli Conway Hall, è uno dei rappresentanti
di quell’ onda lunga provocata dai
tre Hall (Angus, Conway e Andover), che negli ultimi anni ha scosso e rinnovato l’allevamento e il
mercato americano. Il settore femminile del razzatore scomparso ha
una curiosa particolarità: infatti
dalla sua quinta madre, Jane Revere, viene anche Alma Lee, importata in Italia dal conte Paolo Orsi Mangelli nel 1934, dopo aver già
NAD AL SHEBA 3, 1.13.2
GARLAND LOBELL
nato in USA nel 2001
WINDSONG’S LEGACY 3, 1.53
Maschio Baio, nato il 28 aprile 2007
Allevatore e Proprietario: Scud. Asfina
CONWAY HALL
3, 1.53.2
3, 1.55.3
AMOUR ANGUS
3, 2.03.1
PRAKAS
YANKEE WINDSONG
3, 1.53.2
3, Q 2.01.2
YANKEE SCOTTIE
DIVINA DEI 1.13.8
nata in ITALIA nel 2000
SUPER WAY
DIAMOND WAY
5, 1.14.5
3, 2.00.1
KÖNIGSKRONE
1.20.6
SPEEDY CROWN
GAMIN LOBELL 3, TT 2.05
MAGNA FORCE
KENWOOD SCAMPER
SPEEDY CROWN 3, 1.15.7
PRUDY HANOVER 3, 2.04.4
HICKORY PRIDE 5, TT 1.59.2
YANKEE DUCHESS
SUPER BOWL 3, 1.56.2
NOBLE GAL 3, 1.58.2
ARDEN AL 4, 1.59.4
WALLBURG 1.17.7
SPEEDY SCOT 3, 1.56.4
3, 1.57.1
MISSILE TOE 3, 2.05.2
NOBLESSE HANOVER
SUPER BOWL 3, 1.56.2
3, TT 2.04
NOBLE GAL 3, 1.58.2
NOCTURNE HANOVER
prodotto in America Rosalind, famosissima vincitrice dell’Hambletonian 1936. Da Alma Lee, in Italia, è nato il Derbywinner 1939
Floridoro e la sua linea si è protratta nel tempo, illustrata da soggetti del livello di Parioli, Tuscolo,
Corazon Om, Oronte e Tudor.
Nad Al Sheba è il secondo prodotto
della Diamond Way Divina Dei
1.13.8, che ha svolto una più che
valida carriera per conto dello
stesso Antonio Astrubali: il vincitore del Giovanardi è stato preceduto
da Maccabeo di Palle, un Lindy Lane che si è messo ad andare
(1.14.1 il suo record) dopo la castrazione in quanto tendeva a fermarsi. Nad ha poi due fratellini più
piccoli, anch’ essi maschi, Ora Pronobis (da Pine Chip), già in doma a
Divignano da Mauro Baroncini, e
Palle Spirit, anch’esso da Windsong’s Legacy che sta crescendo a
Seniga.
Nad Al Sheba è stato affidato a Baroncini, in quanto il trainer di Divignano aveva già avuto in cura tre
fratelli di Divina Dei, Ares degli
Dei, Cassandra Dei e, soprattutto,
ABC FREIGHT 3, 1.56.3
Forbante Dei, che Mauro ha portato anche a disputare una finale del
Lotteria di Agnano. Materiale evidentemente di grande qualità, grazie a mamma Nocturne Hanover
che viene, come ricordato nelle
prime righe di questo commento,
da una famiglia di grandissima
riuscita. Nocturne, infatti, nasce da
Noblesse Hanover: questa altro
non è che uno dei sedici prodotti di
Noble Gal, straordinaria sia nell’attività agonistica (è la più veloce
figlia di Noble Victory con 1.58.2 a
3 anni che allora aveva un valore
mondiale) che in razza. È, infatti,
la prima fattrice nella storia del
trotto mondiale ad aver prodotto
sette in 2.00: Noxie Hanover 2,
TT1.55 contro il tempo, ex primatista mondiale delle 2 anni; Neil
Hanover 1.55.3, vincitore di stakes
e stallone di buona riuscita in Italia; Nanuet Hanover 2, TT1.57;
Nobleboy Hanover 1.13.3; Nobie
Hanover 3, 1.58.2, Nowak 2,
1.58.4 e Newfi Hanover 3, 1.59.1,
anch’ esso approdato con buoni risultati in Italia e poi esportato in
Germania come razzatore.
Ma nascono da Noble Gal anche
Super Way 3, 2.00.1 che ha il
grande merito di essere il padre
del campione e stallone top Diamond Way, che tra l’ altro è il papà
di Divina Dei proponendo un incrocio volutamente particolare;
Novella Hanover (da cui Columnist
3, 1.55.1 vincitore del Costa Azzurra) e soprattutto Noble Hanover, che è la terza madre di Bell
Power, la fattrice da cui nascono
(tutti con Viking Kronos) Going
Kronos 1.09.9, Lantern Kronos
1.10 (1.52.3) primatista assoluta
dei 3 anni indigeni con vertice conseguito in Usa nella stagione 2008,
quando l’allieva di Kolgjini ha vinto un’eliminatoria dell’Hambletonian Oaks (seconda in finale) e il
World Trotting Derby Filly e Moonlight Kronos 1.10.8. E da Noble
viene anche Narvara, nonna della
vincitrice del Nazionale Filly 2009
Medulla del Ronco.
Una famiglia straordinaria, dunque, che valorizza ancor di più
questo Nad Al Sheba e gli prospetta una possibile futura carriera da
stallone.
15
DIVINE DEI
f. 2000
Diamond Way
NAD AL SHEBA
m. 2007
Windsong’s Legacy
NARA
f. 1991
Speedy Crown
BELL POWER
f. 1999
Pine Chip
LANTERN KRONOS
f. 2005
Viking Kronos
NOCTURNE
HANOVER
f. 1993
Speedy Crown
NOBLESSE HANOVER
f. 1975
Super Bowl
NARVA HANOVER
f. 1982
Florinda Pro
GOING KRONOS
m. 2003
Viking Kronos
NUANCE HANOVER
f. 1986
Prakas
NOBLE HANOVER
f. 1974
Super Bowl
SUPER WAY
m. 1976
Super Bowl
NEW0FI HANOVER
m. 1979
Super Bowl
f. 1968
Noble Victory
NOBLE GAL
NEIL HANOVER
m. 1980
Super Bowl
COLUMNIST
m. 1987
Speedy Crown
NOVELLA HANOVER
f. 1981
Super Bowl
MANUET HANOVER
f. 1985
Super Bowl
NOXIE HANOVER
f. 1986
Super Bowl
di Alberto Cagnato
MAGO
RE D’EUROPA
O
ltre cinquemila persone erano presenti il 25
aprile, all’ippodromo
del trotto di San Siro,
per la giornata imperniata sul Gran Premio d’Europa.
Un sintomo positivo di un non certo impossibile rilancio. Sulle tribune tante facce nuove, tante famiglie che magari scommettono
pochi euro ma che hanno dimostrato di gradire l’ottimo spettacolo e che sicuramente torneranno in
altre occasioni. Pienone al ristorante panoramico, da poco riaperto, che offre un ottimo rapporto
qualità-prezzo, senz’altro superiore alle gestioni passate. Note
meno liete per quanto riguarda le
scommesse sul campo, soltanto
150mila euro, che hanno comunque contribuito a portare il movimento globale della giornata, comprensivo del gioco della rete esterna, poco oltre il milione di euro.
C’era un grandissimo favorito nel
Gran Premio d’Europa e il responso della pista è stato inequivocabile: Mago d’Amore, il campioncino di Pippo Gubellini, ha
centrato con superiorità il bersaglio originando al totalizzatore la
mini-quota di 1.21, vicinissima a
quella del divino Varenne che nella
sua edizione pagò 1.20. Va subito
precisato che il paragone con il più
grande trottatore di tutti i tempi
non regge: Mago d’Amore è un ottimo cavallo, un campioncino con
ancora vasti margini di miglioramento, ma per avvicinarsi a Varenne ha ancora molto da lavorare. Nel Gran Premio d’Europa, disertato dagli stranieri (spaventati
dalla qualità dei trottatori espressi
dal nostro allevamento ma anche
dal grave ritardo con cui l’Unire
paga i premi), Mago d’Amore è
piaciuto, ma non ha convinto completamente i puristi ai quali non
poteva sfuggire lo ‘sbattimento’ in
sulky di Pippo Gubellini negli ultimi 200 metri per parare, sia pure
senza grossi patemi, il disperato
affondo di un ottimo Mondiale Ok.
Va comunque precisato che Mago
d’Amore aveva dovuto spendere
parecchie energie per sfondare e
conquistare il comando delle operazioni, dopo 500 metri sul compagno di allenamento Mercks Ok.
Nel dopocorsa Pippo Gubellini, al
suo quarto centro nell’Europa,
confermerà che dopo un primo
chilometro percorso sul piede di
1’12”, non ha più sentito ben carico in mano Mago d’Amore ed ha
avuto un po’ di paura. Buon per lui
che Mondiale Ok provenisse da
troppo lontano, altrimenti ci sarebbe stato un epilogo ben più
combattuto. Comunque la prestazione di Mago d’Amore, espressosi
sul piede di 1’11”8, a sette decimi
dal record di Lisa America. E’ da
17
che, in poche battute, assume il
controllo della corsa. Marcia di
trasferimento movimentata solo
dalla sfuriata di Moriondo e passerella finale di Mago d’Amore, comunque comandato a fondo da
Pippo Gubellini, mentre alle sue
spalle Mondiale Ok finiva molto
forte superando il compagno di
paddock Merckx Ok per la seconda
piazza. Va sottolineato il ritorno
alla ribalta dell’allevamento di
Bruno e Roberto Branchini. Note
negative, invece, per il derbywinner Macho Gams, crollato a traguardo ancora molto lontano, e
apparso come l’ombra del cavallo
che si era aggiudicato il Nastro Azzurro.
considerarsi altamente positiva e
ancora meglio farà quando potrà
correre senza ferri.
La vittoria di Mago d’Amore contribuirà ad alleviare le pene dei
bambini di un villaggio dell’India
ai quali i coniugi Ubaldo devolveranno una larga fetta del premio di
traguardo.
Mago d’Amore si è aggiudicato la
terza, grande classica consecutiva:
G.P. Orsi Mangelli a Milano, G.P. Città di Torino a Torino e appunto G.P.
d’Europa, che è l’ultimo di una serie
di appuntamenti internazionali
snobbati dai cavalli stranieri.
Ecco il film della corsa. In testa
Merckx Ok, davanti a Mondiale
Ok, ma dopo mezzo giro l’implacabile avanzata di Mago d’Amore
Da rilevare che sia il vincitore che
il secondo arrivato sono figli del
mostro sacro Lemon Dra, stallone
eccelso continuatore del caporazza
Sharif di Jesolo, purtroppo finito
nel buco nero dopo un misterioso
rapimento. E William Casoli, il
grandissimo driver da poco scomparso, da lassù si sarà lustrato gli
occhi: il campione da lui forgiato,
oltre all’accoppiata nell’Europa, ha
fatto altrettanto anche nel Filly
con il binomio Mania-Maddy Laser. Meritatissimo il successo di
Mania, pilotata alla grande da Jorma Kontio, che ha trovato le energie per sfuggire a Maddy Laser alla
media di 1’12”6, dopo oltre un giro
di fuori scoperta.
18
I QUINDICI ANNI DI VARENNE
Tanti auguri
Capitano
lla festa hanno partecipato circa duecentocinquanta persone provenienti da
tutta Italia. Erano presenti, soprattutto, molti bambini e donne in un’atmosfera straordinaria, al limite del surreale, dove predominavano emozioni e
riconoscenza verso il Capitano.
Varenne, impeccabile e consapevole di essere il protagonista della giornata, si è fatto
fotografare con tutti senza problemi e, nonostante fosse praticamente ‘tirato’ da tutte
le parti, non solo non ha mai mostrato segni di insofferenza, ma ha riconfermato di
apprezzare le attenzioni dei suoi supporters, in particolare quelle dei bambini.
Insomma, una festa all’insegna della semplicità e dei buoni sentimenti grazie a un
Campione che, anche dopo otto anni dall’abbandono delle piste, è ancora nel cuore
della ‘sua’ gente.
A
19
A REA A LLEVAMENTO
di Massimo Alberti
ALLEVAMENTO GARDESANA
Casa Fraccari:
la Dinastia regale delle EFFE
S
i respira la storia dell’ippica nazionale davanti alla galleria di foto che tappezzano le pareti del salone d’ingresso della Gardesana a Sant’Angelo di Piove, 34
ettari di verde in provincia di Padova. È la sede principale dell’allevamento dei Fraccari, una delle dinastie più importanti del trotto italiano, una dinastia che inizia con
Ferriano, continua con Franco e
Filiberto e prosegue con Francesco. Poi, se si sale di un piano, si
20
rimane letteralmente a bocca
aperta. Sembra di entrare nel magazzino di un importante argentiere perché ci si trova davanti ad
una serie interminabile di trofei
vinti da tanti campioni, per la stragrande maggioranza nati qui. C’è
persino la coppa di una batteria
dell’Hambletonian, nel 1994 con
Bulville Victory.
Si può cominciare la carrellata dalla premiazione di un lontano Elwood Medium, vinto da Ostiolo che
fu secondo anche al Derby, pur
partendo con un numero impossibile. Si possono vedere Enorme,
Rivasco e Gadames che i non giovanissimi ricorderanno bene. E
poi il classico Darif Effe e lì a fianco forse la bandiera dei Fraccari,
Fiaccola Effe, la femmina indigena
che ancora oggi, dopo tanti anni,
detiene il record di somme vinte
con l’equivalente di 750.000 euro
(allora c’erano le lire). Fiaccola che
vince un Grassetto a Padova e arriva seconda nel Campionato Europeo a Cesena e nel Lotteria di
Immagini dei puledri nei paddock
Napoli. È singolare proprio quest’ultima istantanea perché si vede
chiaramente il driver Roberto Benedetti che alza il frustino in segno
di vittoria, smette di comandare e
viene beffato proprio sul filo da
Evann C. È senza dubbio il gesto di
esultanza più costoso della storia
perché privò l’incolpevole Fiaccola
Effe del successo nella prestigiosa
finale napoletana.
E poi Rapid Effe, vincitore nel Giovanardi e nel Nazionale. Quindi
Solar Effe che andò a raccogliere i
cocci di Victory Tilly, demolito da
Varenne nell’ Elite Lopp, e seguì al
traguardo il Capitano. E ancora
Atlanta Effe (Europa Filly, Due
Mari e il Prix del Louxemburg a
Vincennes), primo prodotto dei
Fraccari a vincere all’estero, partendo, tra le altre cose, dalle corse
a vendere. Candid Effe, record europeo dei 3 anni con 1.13 sui 2 mila metri, ottenuto a Parigi. Duca
Effe sul traguardo del Marche al
San Paolo. E dulcis in fundo Island
Effe che vendica dopo molti anni
Fiaccola Effe e si afferma nel Lotteria 2009, oltre ad essere recorder della pista di Roma con 1.11.3.
Una girandola di ‘effe’ da perdere
la testa. E del resto qui tutto è…
marchiato con la ‘effe’. Perfino il
direttore dell’allevamento Livio
Marin si fa chiamare Fausto, il suo
secondo nome che ha per l’appunto l’iniziale... d’ordinanza. Assieme a lui troviamo Francesco Fraccari che ci fa da Cicerone. Nipote e
figlio d’arte, ed anche gentleman
driver dal 1978.
“In realtà, non potevo che diventare anch’io driver, come mio padre Franco. Con lui, ancora da ragazzo, passavo serate intere a discutere di corse e qualche volta si
litigava pure. In fondo, però, i cavalli erano un argomento che ci
univa tanto e ricordo anche
l’emozione forte ad ogni nascita
di un puledro. La domenica, prima di andare all’ippodromo, venivamo sempre tutti e due a vedere
i neonati. Poi portarli in corsa era
un’esperienza commovente perché c’è dell’autentica magia nel
momento in cui li osservi entrare
in pista dopo averli visti venire al
mondo. Anche mia sorella Federica è stata gentleman driver e il
suo secondogenito Marcello è
campione italiano di equitazione
della sua categoria (14 anni,
n.d.r.) e fa parte del team nazionale della Fise. Quindi, mio nonno
Ferriano ci ha tramandato una
passione che trova sfogo anche in
settori diversi dal trotto.”
Filiberto Fraccari
21
Cavalli e poesia alla Gardesana
Dunque, un gentleman e
un allevatore predestinato. Quale la corsa più bella della carriera di guidatore?
“Ne vorrei ricordare tre. La prima è quella che in realtà vinse
mio padre Franco con Montepin e
io arrivai secondo con Artheno.
Fu un momento irripetibile, per
me e per lui, perché la gara era
intitolata a mio nonno Ferriano.
E poi quando andai a vincere a
Milano con Doberdò in una corsa
con i professionisti. C’erano anche i due Baroncini (Walter e
Livio Marin
22
Mauro) e battere gente come loro
è una cosa unica. La terza esperienza fu la vittoria nella sfida
con i gentlemen americani. Il nostro team li sconfisse a casa loro
negli USA anche grazie al mio
successo nell’individuale.”
E l’allevamento, com’è organizzato oggi?
“Tutta l'attività allevatoria è nelle
mani di mio zio Filiberto al quale
faccio volentieri da spalla. Nell’anno 2000 abbiamo chiuso la scuderia e ci siamo concentrati sull’allevamento. Le fattrici rimaste sono
Francesco Fraccari
ventuno, i cui prodotti vendiamo
alle Aste Anact di Settimo Milanese. Un tempo ormai lontano ci affidavamo all’incrocio franco-americano, quando collaboravamo con
Ezio Bezzecchi, Gianfranco Bongiovanni, Mario Rivara e Roberto
Benedetti. Ricordo anche la frequente sintonia con il commendator Carlo Cacciari, con il quale ci
confrontavamo spesso e volentieri
sulle scelte allevatorie. Dalla seconda metà degli anni novanta ci
siamo orientati sull’americano puro e collaboriamo con i capi scuola
svedesi del calibro di Bern Lindstedt (presso il quale teniamo anche dei cavalli), Stig Johansonn e
Jan Johnsonn, che spesso viene a
lavorare qui a Sant’Angelo. Delle
fattrici vorrei ricordarne due: Dalona Brisco (da Speedy Crown e
Icefolly), madre di Candid Effe,
Glamour Effe, Miss Lady Effe e
Dotty Effe. Quest’ultima pure fattrice nasce da Sierra Kosmos e Dalona Brisco ed è la madre di Island
Effe.”
Un puledro da tenere a
mente per il futuro?
“Proviamo con una femmina: si
chiama Oibambam Effe (da Classic
Photo e Etna Sec). Per lei ho scelto
un nome particolare che in dialetto
bolognese (città in cui Francesco
ha fatto l’Università, n.d.r.) significa all’incirca per bacco.”
In esclusiva
per la stagione di monta 2010
al Centro Medico Equino - Limena (PD)
Donerail: 1992 (USA) - Record 1.55.4 ($ 703.049)
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Seme fresco e congelato
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Seme fresco e congelato
Presso il CME funzionano anche COIS CAF 1.13.3 (Park Avenue Joe x Madam Palm Beach)
e CORTEZ GAR 1.12.4 (Armbro Goal x Ivana Gar)
di Vieri Berti
AZIENDA AGRICOLA DEI GREPPI
Sari, Nicola
e la Valle dei Greppi
Q
uante volte, nel corso
della vita, l’incontro
con la persona giusta
può dare una svolta all’esistenza... E se la vita può cambiare grazie alla presenza di qualcuno che si imbatte
sulla nostra strada, nel nostro
mondo l’incontro decisivo si può
fare, oltre che con una persona,
anche con un amico a quattro
zampe. Di questo tipo di contatti,
Sari Del Rosso, ippico a tutto tondo, proprietario, gentleman e infine allevatore, prima insieme alla
moglie, la signora Maria Cristina
Bracali, e ora con il figlio Nicola,
che è coltivatore diretto e titolare
dell’Azienda Agricola Dei Greppi,
ne ha avuti diversi. Una sintesi?
Giancarlo Baldi, Nello Bellei, Valpiana e Guadalupe Est. Ma, a questo punto, occorre fare chiarezza.
“Nel 1976 – attacca Sari – rilevai la
proprietà di Cesare Riccioni, nella
campagna toscana, tra Santa Croce Sull’Arno ed Altopascio e, oltre
al terreno, comprai anche i cavalli.
Tra questi c’era Valpiana, la campionessa di Ilma Cacialli, che seppe essere grande anche in razza.
Da lei, infatti, nel 1979 nacque Bonefra che, oltre ad avere avuto una
più che discreta carriera agonistica, nel 1987 dette alla luce Mauna
Kea. Il figlio di Orvieto è stato senza dubbio la mia prima realizzazione importante nel ruolo di allevatore e mi dette la grandissima
soddisfazione di ottenere il secondo nell’Europa, alle spalle di Majer
Art, e il terzo nel Triossi.”
Di Valpiana, dunque, abbiamo detto. Ma Giancarlo
e Nello?
“È presto detto. – prosegue Sari -
24
Il reuccio del posto, Tome de Sousa
Nei primi anni ’80 Giancarlo vendette all’allevamento Gardesana
Gallant Man, che fu pagato parte
in contanti e parte con tre stalloni
e diciassette fattrici, di cui undici
gravide e sei vuote. Io rilevai una
parte di queste fattrici e, con la
mediazione di Nello, ne cedemmo
tre, tutte gravide, alla scuderia Kyra, barattandole con dieci fattrici
vuote dell’allevamento di Scandicci
Alto. Tra queste dieci femmine
c’era una figlia di Steno e Marchesana, Ghirba, alla quale detti The
Last Hurrah e, un bel giorno, nacque Guadalupe Est. A dire il vero il
nome che le volevamo dare era solo Guadalupe, ma quando andai alla sede dell’Anact mi dissero che
c’era già e la prima cosa che mi
venne in mente fu di aggiungere
quell’Est che, tutto sommato, ci ha
portato fortuna.”
È vero, perché Guadalupe
Est è stata una discreta cavalla da corsa ma, soprattutto, in razza è stata un
piccolo fenomeno…
“Intanto da lei è nato Tome de
Sousa, che ha dato veramente la
svolta alla nostra attività, e poi ha
prodotto tante femmine che, a loro
volta, si sono distinte in razza molto bene. Tome, ovviamente, con il
suo record di 1.11.8 e oltre 730
mila euro di somme vinte, è stato
la sua grande realizzazione, ma mi
piace ricordare Shoshone, 1.15.2
con 116 mila euro di vincite, Alice
Springs, che in corsa ha combinato
poco ma è madre di Giramondo
Rex, 1.12.4, e di una certa Naltrastoria Rex, e poi Bird Island, mamma di Neckar dei Greppi e di una
“O”, Omsk dei Greppi (da Ganymède) verso cui ho tantissime speran-
NATI NEL 2008
MASCHI
OHAN DEI GREPPI da Gigant Neo e Covilha de Sousa
OMSK DEI GREPPI da Ganymède e Bird Island
OREGON DEI GREPPI da Gigant Neo e Zooropa
ORLY DEI GREPPI da Gigant Neo e Timisoara
OLAF DEI GREPPI da Cherokee Chief e Silvia Laser
ODER DEI GREPPI da Toss Out e Approbation
OHIO DEI GREPPI da Coktail Jet e Dresda dei Greppi
ORTLE DEI GREPPI da Cherokee Chief e Gilgit dei Greppi
FEMMINE
ORANGE DEI GREPPI da Cherokee Chief e Ville Lumière
OUCHY DEI GREPPI da Crowning Classic e Great dei Greppi
OHANA DEI GREPPI da Cherokee Chief e Cenaia
OISE DEI GREPPI da Calypso Capar e Venere d’Alfa
NATI NEL 2009
MASCHI
POWELL DEI GREPPI da Brads Photo e Covilha de Sousa
PHILIP DEI GREPPI da Coktail Jet e Bird Island
PACK DEI GREPPI da Cipollini Mario e Great dei Greppi
PUERTO DEI GREPPI da Juliano Star e Cenaia
PAMIR DEI GREPPI da Calypso Capar e Dehra dei Greppi
PACHA DEI GREPPI da Juliano Star e Dresda dei Greppi
PARRY DEI GREPPI da Cherokee Chief e Edvige Volo
FEMMINE
PRAVDA DEI GREPPI da Toss Out e Approbation
PAPAUA DEI GREPPI da Dulal e Ville Lumiere
PAMPA DEI GREPPI da Gigant Neo e Elmina de Sousa
PRAGA DEI GREPPI da Ganymède e Cleo dei Greppi
PALMA DEI GREPPI da Cherokee Chief e Diecilune Rex
NATI NEL 2010
MASCHI
Exploit Caf e Covilha de Sousa
Brads Photo e Ismailia
Juliano Star e Estasi Runner
Coktail Jet e Timisoara
Brads Photo e Cleo dei Greppi
Sand Vic e Great dei Greppi
FEMMINE
Love You e Bird Island
Look De Star e Ville Lumière
Look De Star e Zooropa
Look De Star e Fenix dei Greppi
FATTRICI
PROSSIME AL PARTO
Cenaia (Look De Star)
Dresda dei Greppi (Coktail Jet)
Diecilune Rex (Sand Vic)
Edvige Volo (Look De Star)
Elmina de Sousa (Love You)
25
ze. E poi ci sono state Covilha de
Sousa, madre di Mayon dei Greppi, Elmina de Sousa, madre di New
York Times, Flores de Sousa, che
ha vinto oltre 100 mila euro con un
record di 1.13.7, e Ilu Babor. Insomma, una fattrice inesauribile
che ora ha ventisei anni e non è
più in attività, ma che considero la
‘padrona’ di questo posto, dove
potrà vivere serenamente la sua
vecchiaia fino alla fine dei suoi
giorni.”
Questo posto, di cui dici essere padrona Guadalupe Est
(e come non esserle riconoscenti?), si trova lungo la
Via Francigena, a metà
strada fra Galleno e Chimenti, nel comune di Castelfranco di Sotto, in provincia di Pisa. Da quando
siete qui?
“Vendemmo la proprietà che avevamo comprato da Cesare Riccioni
e poi ci mettemmo alla ricerca. Ci
volle del tempo, avevamo pensato
anche alla Maremma, poi mi fu offerto questo posto: 44 ettari di terreno, boschi con alberi di ogni genere, una valle, la Valle dei Greppi,
da cui la sigla dei nostri prodotti, e
un lago. Insomma, un luogo fantastico, sul quale c’è stato molto da
lavorare, perché era semi-abbandonato, ma con il tempo siamo riusciti a sistemare tutto, dotando la
struttura anche di una clinica veterinaria, che fa capo a mio fratello
Armando.”
Zooropa e una femmina da Look De Star
26
La... 'proprietaria' virtuale di tutto, Guadalupe Est
E qui, oltre all’allevamento,
che è l’attività principale,
dimorano anche i cavalli da
corsa…
“Certo! Abbiamo una pista in salita
di 500 metri e una pista dritta di
800. Ai tempi in cui iniziammo i
lavori, andai con Bjorn Lindblom
in Svezia, al centro di Ake Svanstedt, che si trova a 500 km a nord
di Stoccolma. Vidi una realtà diversa: i cavalli allo stato brado,
sempre fuori, e piste che si insinuavano nei boschi su cui i cavalli
uscivano per lunghe passeggiate. E
ti dirò di più: la sensazione che ho
avuto, e che conservo tuttora,
quando esco con i cavalli qui, è che
più il terreno è accidentato e con
saliscendi e più il cavallo si impe-
gna e si diverte, mentre quello che
lo stressa è la velocità.”
Quindi, vita più spartana
ma anche più serena…
“La selezione inizia subito: a parte i periodi invernali, io tengo
sempre fuori le fattrici e il puledro
che nasce all’aperto viene accudito ma anche sollecitato dalla madre. Insomma, la natura fa il suo
corso e, francamente, è molto difficile che succedano disgrazie. Al
proposito, c’è un episodio di qualche anno fa che mi colpì moltissimo: c’erano in un paddock otto
fattrici gravide, una partorì e accudiva il suo piccolo, mentre le altre sette le stavano intorno per
proteggerla. La natura è davvero
fantastica…”
Sono sempre fuori anche i
giovani puledri?
“Abbiamo una scuderia di circa 50
box, ma sono quasi sempre tutti
vuoti. I cavalli che stanno all’aperto, per me vivono secondo natura e
sono più sereni. Qui cavalli ‘arrabbiati’ non ce ne sono, puoi tranquillamente entrare nel paddocks
dove ci sono i puledri di dodici mesi e loro ti avvicinano e si lasciano
maneggiare senza problemi. Insomma, io credo che si debba assecondare la natura e, tutto sommato, mi sembra che i risultati mi
diano ragione, considerando che
quasi tutti i cavalli che nascono qui
Torniamo all’allevamento.
Oltre ai Greppi e, ovviamente, a Tome, fra i cavalli
da te allevati ce ne sono altri che ti hanno dato soddisfazione, tra cui un certo
Battery Point…
“Lui era figlio di Frascosa, una figlia di Civenna a sua volta nata da
Valpiana. È stato un buon cavallo,
ricordo ancora il successo nel Società Terme con Vincenzo La Porta.
Fu una grande soddisfazione. E da
Frascosa sono nate Timisoara (madre di Dresda dei Greppi, Gilan dei
Greppi, Ile dei Greppi, Luxor dei
Greppi e Nelson dei Greppi), Ville
Lumière (Fukui dei Greppi, Islam
dei Greppi, Lilla dei Greppi e Mar-
na dei Greppi), Zooropa (da cui Fez
dei Greppi) e Crazy dei Greppi, che
ha vinto oltre 117 mila euro con un
record di 1.15.7. Ancora una volta
tutto grazie a Valpiana.”
E poi c’è la generazione
delle ‘I’.
“Una delle migliori della nostra
produzione: quindici nati e quindici in corsa, con ‘punte’ quali Iran
dei Greppi, Ioseph dei Greppi,
Islam dei Greppi ed Islas dei Greppi. Insomma è andata bene.”
E il sogno?
“In parte si può dire che si sia già
realizzato: amo i cavalli e sto in
mezzo a loro in un posto fantastico,
Omsk dei Greppi e Sari Del Rosso
arrivano sempre in fondo alla carriera tonici e robusti, il che non è
poco.”
E forse sono robusti anche
per il lavoro cui li sottoponete?
“Beh, non è mica una pensione
questa… Lavorare si lavora tutti, è
giusto che tocchi anche a loro... Ma
è un lavoro che non li stressa: tanti chilometri di passeggiate in mezzo ai boschi e parecchio trot master. Insomma, poca velocità e tanta fatica.”
La giostra situata di fronte alle scuderie principali
Il paddock dove vivono i sette maschi della lettera P
non ho ambizioni di vendita, perché la produzione dell’azienda è rilevata ogni anno dalla scuderia Delton, le cose girano per il verso giusto e bisogna sapersi accontentare.
Se proprio vuoi una risposta precisa alla tua domanda, però, di sogni
ne avrei due: al primo posto ci metto un discorso generale, ovvero che
l’ippica torni ad essere quello sport
meraviglioso che era fino a vent’anni fa, e spero che non sia solo un sogno, ma perché si realizzi ci vuole
un po’ di buona volontà da parte di
tutti. Al secondo posto, perché no, è
il poter vedere un giorno un “Greppi” nell’albo d’oro di qualche classica. Intanto, io mi coccolo Omsk!
‘Dei Greppi’… naturalmente!.”
27
di Paola Palmieri
ALLEVAMENTO PURLARI
Inseguendo i sogni
chiamati cavalli
I cugini Maisto appassionati leader del sud
G
li impegni dell’Onorevole Pietro Maisto sono
sempre molti, ma non
appena gli chiediamo
di parlare di cavalli, come per incanto tutto cambia.
“Scappo all’allevamento appena
posso. Lì mi rilasso, è una passio-
28
ne radicata che mi ha trasmesso
mio padre Andrea. Ora purtroppo
non c’è più, ma la stima dei tanti
che lo conoscevano perdura. Lui
era un appassionato vero che viveva l’ippica a tutto tondo. Nel 1970
iniziò come proprietario, poi arrivò anche la parte allevatoria con
l’acquisto di dieci ettari di terreno
a Marzano Appio, zona dell’alto
casertano.”
Come mai proprio quella
zona?
“Per il terreno particolarmente
adatto per i cavalli che vi nascono
e crescono sani. Inoltre nella zona
non ci sono insediamenti indu-
striali quindi è buona anche la
qualità dell’aria tanto da permetterci di lasciare i cavalli a paddock
giorno e notte.”.
Quali sono gli accorgimenti a cui date maggiore
importanza nel programma allevatorio?
“Seguiamo molto i puledri nell’alimentazione, lo riteniamo fondamentale per la formazione. Cavalli
come Dott Maisto e Garland, ricordati da tutti, sono stati ottimi soggetti, potenti e coriacei, da loro ho
avuto grandi soddisfazioni.”
E i traguardi fin qui raggiunti, con tanti altri buoni puledri in pista con la
sigla Breed…
“Sono molto soddisfatto del lavoro
effettuato, che risale all’ottimo inizio di mio padre e poi al percorso
fatto assieme ai miei fidatissimi
collaboratori, di cui non potrei fare
a meno. Ma naturalmente inseguiamo i sogni, senza quelli che ippica sarebbe.”
Non stiamo qui ad elencare i
prodotti dell’Allevamento Purlari, si possono vedere sul sito
www.purlari.it. Un sito ben realizzato, corredato da foto bellissime e
di facile consultazione.
ll suo nome è anche legato
ad un driver di grande levatura professionale.
Il professor Maisto vanto dell'ippica italiana
“Sì, con Giuseppe Pietro Maisto siamo cugini, figli di due fratelli. La
nostra famiglia è nata nell’ippica,
siamo tutti grandi appassionati.
Mio padre, come ho già avuto modo di sottolineare, è stato il primo
portacolori di questa passione.”
Se avesse la bacchetta
magica cosa cambierebbe
nell’ippica?
“Sicuramente proverei a rinnovare
il sistema pubblicitario legato al
settore anche con investimenti diversificati. Punterei sul gioco online, in modo da renderlo facile, veloce e funzionale.
Mi piacerebbe che la scommessa
quintè sia unica come giocata senza che sia legata alla tris ed al
quartè.
Inoltre vorrei che gli ippodromi diventassero un punto di aggregazione e spettacolo per tutti e infine
il mio desiderio è che i proprietari
fossero riabilitati nel loro ruolo,
non bistrattati e quindi costretti a
rinunciare. Si sta dimenticando
che sono loro il vero motore del
nostro ambiente.”
Mentre la bacchetta magica nel settore allevatorio
come la utilizzerebbe?
“Io parto dal presupposto che i cavalli sono un hobby, per me sono
una grandissima passione e mi
rendo conto che probabilmente ci
sono realtà diverse nei grandi allevamenti, dove i numeri sono importanti. Però mi piacerebbe che
gli stallonieri si rendessero conto
del momento difficile che il nostro
paese sta attraversando e che i sacrifici sono chiesti a tutti, nessuno
escluso. Darei vita ad una riflessione collettiva sulle aste, non proprio brillanti, per effettuare una
valutazione seria ed attenta diretta a superare il momento, a costo
anche di diminuire le fattrici se
necessario.”
La nostra conversazione con l’onorevole Pietro Maisto termina qui,
richiamato dagli impegni istituzionali e a noi non resta che augurargli in bocca al lupo.
29
di Martina Nerli
ALLEVAMENTO DEI VELTRI
Ottimismo
e passione
C’
era una volta... potremmo iniziare così
questa storia quasi
fiabesca, che capita
quando si ha l’immensa fortuna di far nascere cavalli come Echo Dei Veltri, Derby
Winner 2004.
Fortuna o capacità? Jones Stradaioli, proprietario del lussuoso allevamento Dei Veltri, le ha entrambe. Siamo andati a trovarlo nel suo
regno, in provincia di Ravenna,
dove tutti i sogni, o quasi, si avverano.
Come inizia la sua favola?
“Ho iniziato a fare l’allevatore quasi per caso nel 1999. Dico quasi
per caso perché mio padre è stato
proprietario di cavalli da corsa per
circa trent’anni, rigorosamente figli di Sharif Di Jesolo: erano la sua
passione. Cercavo per mia moglie
Laura una cavalla da montare a
sella e mio padre mi regalò Pamela
Stra, tra i cavalli che aveva era la
più piccola e la più scarsa in pista.
Dopo qualche mese, notai che la
cavalla si faceva più bella. Mi venne in mente di provare a dargli
uno stallone, una seconda chance
per lei nel mondo del trotto. Il primo anno la gravidanza andò male,
l’anno successivo ci riprovai e
puntai su Waikiki Beach, non mi
deluse, e nacque Echo Dei Veltri.
Acquistai un’altra fattrice, Nilema
Sweet, per allargare l’attività e
nacque Ciro Dei Veltri (da Giant
Victory e Nilema Sweet), altro cavallo di cui sono orgogliosissimo.
30
“Un’ottima madre, come prima regola. La scelta dello stallone è importante, ma se non hai una fattrice che dà prodotti da corsa è un
flop. Seconda regola, alimentarli al
meglio. Mi impegno per scegliere
mangimi adatti per ogni fase della
crescita del puledro, al fine di farlo
crescere senza carenze, perché
possa poi affrontare lo stress dell’attività agonistica. Questi sono
due punti essenziali, a cui seguono
altre attenzioni: non spostare i cavalli dentro e fuori, lo sbalzo di
temperatura dal paddock al box
può creare notevoli problemi. Piccole accortezze che possono fare la
differenza.”
Ero un principiante nel settore ma
le cose andavano comunque decisamente bene.”
Allevatore di levrieri che
vincono magnifici concorsi di bellezza in tutta Italia, di cavalli che vincono
Derby. Quello che lei tocca
diventa oro...
“Prima di diventare allevatore di
trottatori, lo ero di levrieri inglesi.
Questo mi ha aiutato. Anche se ca-
ni e cavalli apparentemente sono
animali estremamente diversi, ci
sono regole fondamentali da rispettare se si vogliono ottenere
prodotti di alto livello. La sigla ‘Dei
Veltri’ deriva proprio dalla mia
passione per i levrieri (il termine
‘veltro’ nel medioevo indicava il levriero).”
Lei parla di regole fondamentali per allevare. Ci
svela i suoi segreti?
Impossibile non parlare
di Echo Dei Veltri, la sua
creazione più sorprendente...
“Un cavallo di gran classe che mi
ha regalato emozioni infinite. Tanta potenza e cuore in pista, sempre
pronto a regalarti qualcosa in più
di quello che ti aspetti. Andai a Tor
Di Valle con tutta la mia famiglia
quando corse il Derby nel 2004,
una giornata da tachicardia. Vole-
31
vo vedere con i miei occhi quello di
cui era capace, vivere quel momento fino in fondo, perché quelle
sono emozioni e fortune che capitano una volta; 1.14.7 sui 2100
metri, protagonista assoluto, (2°
Eldgrado Bi, G.Maisto; 3° Equinox
Bi, M.Biasuzzi). Che dire? Echo fin
da piccolo colpiva subito l’attenzione di tutti, aveva tre mesi e trottava come da adulto, oltre ad essere
particolarmente bello fisicamente.
Un giorno mi vennero a trovare in
allevamento il signor Bruni e sua
moglie. La signora appena vide
Echo si innamorò perdutamente,
decise all’istante che quello doveva
essere il suo cavallo, un puledrino
di cinque mesi che aveva qualcosa
in più.”
Come vive questo periodo
non florido per l’ippica?
“Non amo piangermi addosso. Ho
avuto anch’io periodi duri, le generazioni con la lettera I e G sono andate male, ma nella vita credo ci
sia una compensazione, avevo già
avuto molto, non può sempre tutto
riuscire perfettamente. Ho sempre
creduto nell’ippica, anche se oggi è
difficile fare gli allevatori, ma continuo ad impegnarmi con la stessa
voglia di farcela. Anche quest’anno
ho sei fattrici gravide di cui tre
hanno già partorito, sono ottimista. L’ippica ha bisogno di nuovi
proprietari, che comprano cavalli
non per investimento ma per portare avanti un sogno, una passione
a cui non sanno rinunciare; e poi
norme molto più severe sul modo
di correre, per evitare corse troppo
tattiche che portano a fare un giro
da 1.20 in un gran premio. Non ho
la ricetta per risollevare l’ippica,
posso solo dire che in questo settore ci sono tante persone capaci e
speciali, che si impegnano ogni
giorno per portare avanti una passione che spesso diventa una ragione di vita. Non è tutto negativo!”
Un uomo estremamente ottimista,
una moglie che lui stesso definisce
“la colonna portante dell’allevamento” e puledri che riempiono il
cuore di gioia.
Un pezzo di vita, vissuta tra paddock e sogni.
32
di Elisabetta Busso
AZIENDA AGRICOLA MONFORTE
Ugo Chiola,
un americano nelle Langhe...
Lui si definisce il “vero” allevatore, cioè colui che alleva per vendere,
conosciuto e stimato in tutta America per essere l’unica persona che
in soli 25 anni sia riuscita ad allevare sette campioni
F
orse poche persone sanno che Igor Font è nato
negli USA, nell’allevamento Kosmos di Ugo
Chiola, e che lui stesso lo
ha portato in aereo in Italia quando aveva pochi mesi, insieme alla
mamma la Cologne Kosmos, gravida di Lexus Font. Ebbene sì, proprio lui: l’uomo con due passaporti, uno americano ed uno italiano.
A cinque anni vedeva partorire le
cavalle allevate da suo padre e da
suo nonno, di conseguenza il cavallo è nel suo sangue da sempre.
Avendo studiato in Usa, vicino all’ippodromo di Meadowland all’epoca dell’apertura, la passione è
diventata realtà e la realtà è diventa un’esigenza, da lì la decisione di
passare metà della vita in America. Il ritorno alle origini è comunque forte, così ha deciso di aprire
anche un grande centro qui in Italia, nella terra dove è nato, ed unire la tradizione italiana all’esperienza americana per cercare di
trarre tutti i vantaggi.
Tutto comincia una trentina d’anni fa.
“Ho iniziato ad allevare nel ‘77 ed il
primo prodotto è stato Jazz Kosmos, che vinse poi il Kentucky Futurity e secondo battuto in strettissima foto nell’Hambletonian. Avevo
promesso a mia madre, che avrebbe voluto vedermi praticare il me-
stiere per il quale avevo studiato,
un campione; e alla prima stagione
gliel’ ho dato, in breve in una decina d’anni ho tirato fuori sette campioni con i quali ho vinto tutto.”
Qual è stato il segreto per
riuscire così in fretta ad
arrivare alle cime alte
delle classifiche americane?
“Ci fosse qui il grande Federico Tesio direbbe «l’allevamento non è
una scienza esatta, non è matematica, ci vogliono quattro componenti per allevare un campione: il 25 %
la fa la linea di sangue del cavallo
con la sua genealogia, l’altro 25 %
il terreno dell’allevamento che rappresenta l’alimentazione iniziale
del puledro già quando è nella pancia della mamma, un altro 25 % dipende dall’allenatore e dalla sua
pazienza ed esperienza, ed il restante 25 % il famoso fattore C…».”
Stallone preferito?
“Non ho stalloni preferiti, ogni cavalla ha il suo. Ho sempre voluto
fare di testa mia, andando anche a
volte contro corrente, sia in Usa
che qui da noi. In America tutti credevano nella linea di sangue di
Star’s Pride affermando che la linea della Axworty era morta, io invece l’ho resuscitata con Nearly
Perfect. Qui in Europa alcuni stalloni che io amo non solo non li ap-
Ugo Chiola con la Cologne Kosmos
mamma di Igor Font e Lexus Font
provano, ma se dici ad alcuni allenatori di venire a vedere un prodotto di tale padre ti rispondono
che non hanno tempo da perdere.
Ho portato dall’America sei fattrici
e gli ho dato determinati stalloni,
vedremo in futuro se avrò avuto ragione io o loro. Ognuno ha la sua filosofia, ma io penso che il 60% del
risultato di un prodotto dipenda
dalla madre, so cosa valgono le mie
fattrici e di conseguenza mi comporto, ad esempio alla Cologne Kosmos, la mamma di Igor e di Lexus,
dopo Andover Hall e Varenne ho
pensato che per lei sarebbe stato
33
giusto Abano As, stallone al quale
sono molto affezionato per la sua
linea di sangue; dovete sapere che
la sua bisnonna, da parte di padre
la Cesoia, era una cavalla di mio
papà che in corsa forse non era
stata eccelsa, ma sulla quale credevamo molto come mamma, così
mio padre me la portò in America,
e lì si dimostrò che le nostre convinzioni su di lei erano giuste.”
La differenza di allevamento tra gli Usa e l’Italia?
“L’America ha un dono essenziale
regalato da Dio: i terreni ricchi di
sali minerali. Di conseguenza si
parte avvantaggiati, i puledri hanno una conformazione scheletrica
più forte rispetto alla nostra, non
credo che gli integratori di mangimi abbiano lo stesso effetto. Per il
resto ormai con il seme congelato
non vi è più differenza. Altre cose
possono essere determinate dal
modo di allevare, ma qui si entrerebbe in un discorso discutibile e
soggettivo. L’America è un paese
che si muove velocemente, i risultati si esigono subito, per cui se uno
è un brocco a due o a tre anni sarà
un brocco tutta la sua vita; capisco
che questo discorso fatto in Europa
ha tutt’altro significato e può esser
molto discutibile, ma si tratta di
mercato, lì i soldi vengono investiti
tutti e tanti, per le corse dei puledri. In America vogliono spettacolo
e vogliono vedere il ricambio generazionale, qui in Europa invece siamo più conservatori, tradizionalisti, passionali. L’ideale sarebbe allevare dei prodotti negli Stati Uniti,
farli correre lì a due e tre anni, e
poi da anziani portarli a vincere
qui da noi. Io ho avuto la fortuna di
essere il proprietario di Sj’s Photo:
a due anni ha fatto 13 corse vincendole tutte, idem a tre anni, poi è
venuto in Italia e ha vinto quello
che doveva vincere ed ora è uno
dei più grandi stalloni del mondo,
con il cui seme tutti gli anni copro
tre delle mie cavalle.”
Come mai la sigla Kosmos?
“Ero all’ultimo anno di università
negli Stati Uniti. Quando il mio
34
In alto: Una bella immagine dall’alto dell’allevamento Kosmos e dell’Azienda Agricola Monforte
Al centro: I tre puledri della leva del 2009 a spasso nei paddock
Sotto: Ugo Chiola con i suoi tre gioiellini di 18 mesi
professore di marketing ha saputo
che volevo mettere su un allevamento di cavalli da corsa mi chiese
se sapevo come volevo siglarlo, gli
dissi di no, gli risposi solo che volevo vincere tutte le corse più impor-
tanti al mondo. Allora è semplice,
rispose, chiamalo Kosmos, Universo. In America ho vinto tutto quello
che volevo vincere, non mi manca
più niente, per questo ho deciso di
tornare in Europa e vincere il più
Campioni allevati in America
Jazz Kosmos
Nuclear Kosmos
Glenn Kosmos
Babe Kosmos
Petri Kosmos
Sierra Kosmos
Corleone Kosmos
Super Photo Kosmos
vincitore del Kentucky Futurity
vincitore Hambletonian
World Champion in Europe
World Champion in Age Mare
World Champion mezzo mile
World Champion mezzo mile
World Champion 1 mile
World Champion 1640 m
Cavalli allevati in Italia
Fitzgerald Bigi da Sj’s Photo e Rocket Affair (allevato in comproprietà con Az. Agr. Allev. Bigi)
Firstfoto Rivarco da Sj’s Photo e Biscuit Rivarco (allevato in comproprietà con Rivarco sas)
Futuro Rivarco da Sj’s Photo e Zardy Rivarco (allevato in comproprietà con Rivarco sas e Mader srl)
Festa Bigi da Baltic Speed e Guerra As (allevato in comproprietà con Az. Agr. Bigi)
Gradello Bigi da Sj’s Photo e Teneralady (allevato in comproprietà con Az. Agr. Bigi)
Igor Font da Andover Hall e Cologne Kosmos (allevato in comproprietà con Far srl)
Lexus Font da Andover Hall e Cologne Kosmos (allevato in comproprietà con Far srl)
Noisette Kosmos da Varenne e Cologne Kosmos (allevato in comproprietà con Allevamento Le Fontanette)
Oliver Kosmos da Abano As e Charming Honey
Olimpic Kosmos da Abano As e Tag Tears
Fattrici
Cologne Kosmos 1.54 (Sj’s Photo – Checklist)
Gravida di Yankee Slide prenotata a Andover Hall
Tag Tears 1.58 (Tagliabue – Ms.Chin)
Partorito da Abano As prenotata a Everest As
Charming Honey 1.58 (Yankee Glide – Shattered)
Gravida di SJ’s Photo prenotata a SJ’s Photo
Marciliana (Lindi Lane – Cornelia)
Gravida di SJ’s Photo prenotata a SJ’s Photo
Watch Out 1.12.4 (Malabar Man – HT’s Flak)
Partorito da SJ’s Photo prenotata a SJ’s Photo
Glinca 1.12.4 (Running Sea – Tania Caf)
Partorito da Classic Photo prenotata a Igor Font
Prodotti anno 2009
Princess Kosmos da Abano As e Cologne Kosmos
Pinotnoir Kosmos da SJ’s Photo e Watch Out
Pussy Kosmos da Abano As e Tag Tears
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nosco da anni poiché comprava il
seme congelato di Sj’s Photo, hanno presentato alle aste sia Igor sia
Lexus con la sigla Font, come da
accordi interpersonali. Due cavalli
fantastici che mi hanno dato grandi
gioie, e spero in futuro di averne
anche con Igor in veste di papà.”
Ugo Chiola con Watch Out e il puledrino appena nato
possibile, il mio sogno è l’Amerique, ci ho provato con Sj’ s Photo
ma non ci sono riuscito, vedremo
se in futuro sarà possibile.”
Ed ora parliamo del progetto italiano.
“Sono ritornato alle mie origini,
nelle Langhe dove sono nati i miei
genitori ed i miei nonni, dove ho
passato la mia giovinezza. Ho avuto la fortuna di poter acquistare
un’azienda metà pianeggiante e
metà collinare nella zona del Barolo: un terzo è dedicato alle vigne,
un terzo al frutteto, ed un terzo ai
terreni per l’allevamento. Di conseguenza è una campagna veramente buona, un terreno che dà il
Re dei vini spero mi dia anche un
campione. Ho creato una strategia
di allevamento con il mio carissimo amico Giacomo Bruno, titolare
dell’allevamento Bigi, un allevamento con dei paddock che sembrano molto quelli della Normandia. Le mie fattrici staranno da lui
per i parti e per l’inseminazione,
poi verranno qui con i puledrini
che staranno sino a tre mesi prima
delle aste, poi torneranno da lui
per la predoma. Una collaborazione che sono sicuro darà dei grossi
risultati, anche perché lui ha impostato delle tecniche di allevamento
esattamente come piacciono a me,
molto americane.”
Cosa pensa delle Aste italiane?
“Che dovrebbero essere impostate
36
in un’altra maniera, vedo che molti allevatori arrivano con prodotti
già venduti, o con i migliori tenuti
a casa per vendita privata, non mi
sembra giusto, né nei confronti di
chi organizza le Aste, né nei confronti di chi ci va per cercare di acquistare un cavallo che lo faccia
sognare. A mio modesto parere bisognerebbe lavorare tutti un po’ di
più alla luce del sole, farebbe bene
anche all’ippica in generale, e poi
noto che spesso il prezzo di vendita di alcuni puledri non copre quasi neanche le spese della monta
dello stallone.”
In Italia però un campione
c’è già, anche se con altra
sigla, Igor Font.
“Prima di comprare questa azienda
a Monforte D’Alba avevo già deciso
di portare un paio di fattrici in Italia, inclusa la Cologne Kosmos, così
ho fatto una compartecipazione
con Mario Forestiero, titolare dell’allevamento le Fontanette, che co-
Cosa lega tutto questo alla
cantina dei vini.
“La tradizione di famiglia, essendo
nato tra vigne e paddock, il connubio mi è sempre sembrato perfetto.
Ho creato un centro di relax per
una clientela raffinata, ho abbinato una buona cucina locale, fatta di
tartufi e funghi porcini, con l’ottimo vino di mia produzione, vini
che in poco tempo si sono già affermati non solo nella vecchia Europa ma anche in Usa, Asia, Cina e
Africa. Un centro benessere dove
rilassarsi tra un massaggio, una
sauna e un tuffo in piscina, un laghetto contornato da bellissimi
frutteti, delle belle passeggiate tra
le fattrici con i puledri e tra i boschi con cavalli da sella. Insomma
un luogo dove rilassarsi e dimenticare tutto per un po’, un luogo
adatto a tutta la famiglia. Sopra al
ristorante ed al centro benessere
ho inoltre creato ed arredato personalmente sei stanze e due suite,
ad ognuna delle quali ho dato il
nome di un grande vino. In pratica ho voluto dar vita ad un’autentica oasi di pace, tranquillità e benessere da cui il corpo e lo spirito
possono trarre solo gioia e piacere,
dove aspetterò gli amici allevatori
che vorranno venire a visione i
miei puledri aprendo una bella
bottiglia di Barolo davanti ad un
bel piatto di funghi o tartufi.”
Nei momenti successivi alla chiusura del giornale ci ha
lasciato Piero Golisano, storico Direttore Generale
dell’Unire fino al 1990 e Sindaco Revisore dell’Anact per
conto dell’Unire fino al 1993. Una carriera dirigenziale insigne vissuta con classe, signorilità e competenza di cui si
occuperanno le memorie del Trottatore del prossimo mese.
di E.C.
HA VINTO DA IMBATTUTO IL PRIX D’AMÉRIQUE 1991
ALLA TRENTESIMA USCITA IN CARRIERA
Addio a
Ténor de Baune
T
énor de Baune, morto a
25 anni per una colica
fulminante nella notte
del 18 aprile all’Haras
de la Ronceraie dove
stava svolgendo la sua diciannovesima stagione di monta, merita un
ricordo, dovuto al suo ingresso leggendario nella storia del trotto per
aver vinto l’Amérique da imbattuto.
Tra il 12 maggio del 1988, data del
suo debutto ad Argentan, e il 27
gennaio 1991, giorno in cui conquistò la classicissima francese, questo
sauro, allenato da Jean-Baptiste
Bossuet, mise insieme una collana
di 30 vittorie consecutive, ponendo
la sua firma anche su tre Critérium
(3 e 4 anni e Continental), oltre a
una decina di semiclassiche tra cui
l’Etoile e il Belgique. La lunga serie
di successi si interruppe proprio
nella corsa successiva all’Amérique, nel Prix de France, quando Té-
nor, non più al massimo dell’efficienza fisica, subì l’affondo di Ultra
Ducal che nella classicissima aveva
concluso al terzo posto, anche dietro Reve d’Udon, il futuro padre del
doppio vincitore d’Amérique, Offshore Dream.
Dal giorno della prima sconfitta la
parabola di Ténor cominciò la fase
discendente: il campione restò in
attività sino alla fine del 1993 vincendo altre tre volte, ma in contesti
meno impegnativi, per chiudere definitivamente dopo un np nel Bourbonnais, con un bottino di quasi un
milione e mezzo di euro.
Fuoriclasse che ha segnato un’epoca, negli ultimi trent’anni secondo
solo a Ourasi e a pari merito con
Jag de Bellouet. Tra i tanti primaserie che ha dato la Francia, Ténor de
Baune (soggetto dal modello seducente, alto al garrese 164 centimetri, figlio di Le Loir e Colivette, una
nipote di Fandango) ha lasciato il
segno anche in razza, producendo i
vincitori di sei Critérium (i confronti-base della selezione francese), vale a dire Gavroche Perrine, Hermés
Perrine e Lulo Josselyn, tutti maschi e quindi tutti stalloni di un certo livello e pertanto continuatori
della sua linea.
Una linea da francese puro, bisogna
infatti risalire all’ottava generazione per trovare nel suo pedigree una
traccia di sangue americano. Ténor, inoltre, aveva la particolarità di
rappresentare una linea maschile
assolutamente autoctona, a differenza della maggioranza degli stalloni, anche francesi, che deriva dall’americano Hambletonian 10.
Il vincitore dell’Amérique 1991 è il
continuatore della linea che ha come capostipite Conquérant e che è
stata portata avanti nel tempo, con
varie ramificazioni, da altri chef de
race come Fuschia, Bémécourt,
Hernani III e Kerjacques. Una linea
dominante nell’allevamento normanno sin dagli inizi del Novecento
e che si è mantenuta tale fino ad
una quindicina d’anni fa, con il citato Kerjacques e suo figlio Chambon
P., per poi vedersi erodere la terra
37
Linea maschile di TENOR DE BAUNE
CONQUERANT (1858)
REYNOLDS (1873)
FUSCHIA (1883)
BEMECOURT (1901)
ONTARIO (1914)
HERNANI III (1929)
QUINIO (1938)
KERJACQUES (1954)
CHAMBON P (1968)
LE LOIR (1977)
TENOR DE BAUNE (1985)
sotto i piedi dalla sempre più massiccia influenza delle linee americane che, come si è visto nel numero
scorso del Trottatore, vanno ormai
per la maggiore anche in Francia.
Conquérant, nato nella Manche nel
1858, è considerato il padre del
trottatore francese. I suoi eredi in
mezzo secolo hanno prevalso sui
continuatori degli altri stalloni-base
(Lavater, Niger, Normand e Phaëton), tanto che già nel 1905, come
faceva già presente Primo Castelvetro nel suo fondamentale Il trottatore americano e francese, origini e
sviluppi delle due razze; un’analisi
indicava che il 40% dei trottatori
francesi derivava, in linea maschile,
proprio da Conquérant, la cui
mamma Elisa è anche la seconda
madre di Phaëton.
La discendenza di Lavater e di Ni-
38
ger è ormai estinta da tempo, quella di Normand sopravvive con molta fatica (Orco e Kaiser Trot gli ultimi razzatori di discreto livello che
l’hanno illustrata); quella di Phaëton ha conosciuto un momento
d’oro ai tempi di Quioco, oggi ha
ancora qualche sussulto grazie ai
continuatori di Minou du Donjon e
Nodesso.
Il peso di portare avanti l’eredità
degli avi normanni è ormai tutta
sulle spalle della linea che si è diramata da Conquérant attraverso
Reynolds e il famoso Fuschia, dal
quale partono due branche, quella
di Narquois che arriva sino a Fandango e Paleo e quella di Bémécourt che a sua volta si è sdoppiata:
un canale sviluppatosi attraverso
Intermede-Gaèl-Quiroga II, l’altro
portato avanti sull’asse Ontario-
Hernani II-Quinio-Kerjacques che,
fra gli autoctoni, è quello più florido, l’unico che può contrastare, o
meglio rallentare, in qualche modo
l’incessante avanzata delle linee
maschili di stampo americano.
Ténor de Baune, in quasi venti anni di onorata carriera stalloniera,
ha tenuto alto il vessillo di questa
linea, assieme al giovane Offshore
Dream, doppio vincitore dell’Amérique, e a Sancho Pança, un vincitore del Critérium dei 4 Anni da
Chambon P che è ancora tra i razzatori più ricercati e che conta tra i
suoi continuatori i validissimi
Eclair de Vandel, Elvis du Rossignol, Kircho d’Acajeul e, soprattutto, Prince Gédé, il vincitore del Paris dello scorso anno che ha chiuso
prematuramente la carriera per un
serio incidente.
C’ERA U NA V OLTA...
MEMORIE DE
________a cura di LUCIO CELLETTI - [email protected]________
IN MEMORIA DI BEPPE BERTI
Il nostro periodico
gli è grato per gli
anni di collaborazione che ci ha voluto regalare nel corso degli anni Novanta. Al suo nome
è legata l’impresa di
Delfo nell’International Trot dal punto di vista del ricordo televisivo di
quell’impresa, commentata 48 ore dopo il trionfo dell’indigeno.
Lo salutiamo con la
tristezza del tempo
che passa ma forti
del suo ricordo e
della sua testimonianza.
M
emorie dedicate a
Beppe Berti, il noto
ex telecronista Rai
(direttore negli anni
Ottanta dello sport
di Raidue) che ci ha lasciato a fine
aprile. Un nostro breve, doveroso
spazio introduttivo prima di tuffarci nella lettura di uno degli articoli più interessanti che mai sia
passato sulla nostra rivista: IL
TROTTO DEI PADRI E DEI FIGLI.
Questa è cultura ippica ai massimi
livelli. Proprio per questo abbiamo pensato di riproporlo integralmente.
Per la precisione il testo è del mese di Marzo/aprile 1992.
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di Ermanno Mori*
LA STORIA DELL’IPPODROMO
Milano deve tornare
la Scala del trotto
L
e corse al trotto apparvero in Italia agli inizi
dell’800 come fatto
provinciale, ricco di
fervore popolare, in occasione delle Fiere e della Festa
del Patrono. La culla di queste
manifestazioni fu il Veneto e poi
l’Emilia.
Milano, città cosmopolita, non
prese in considerazione il feno-
Inaugurazione del Trotter, 1892
44
Le corse a San Siro
puntano al rilancio e
ad essere per la città,
oltre ad uno
spettacolo unico,
un fatto culturale
meno e curò invece le corse del
“purosangue”, strumento di stimolo per la produzione zootecnica e fonte di divertimento per una
società doviziosa.
Gare con il cavallo “attaccato”
erano pur conosciute, ma solo
nella forma di corse con le bighe:
spettacolo da circo, dove giovanotti in gonnella, corazza ed elmo
di latta, alla romana, si rincorre-
Le tribune di San Siro, nel giorno dell'inaugurazione (1926)
vano per pochi giri nell’anello
dell’Arena.
Delle prime “vere” gare di trotto
ce ne dà succinta notizia il quotidiano “La Perseveranza” nel numero 901 del 18 maggio 1862:
“In Piazza d’Armi furono molto
interessanti le corse dei biroccini,
corse di carattere nazionale e di
vera utilità”. E, sempre su “La
Perseveranza”, numero 2714 dell’anno 1867, leggiamo: “nella
corsa eseguita al trotto con biroccini per cavalli di ogni razza ed
età venne aggiudicato il premio di
lire 1.500 al cavallo ‘La sa minga’
del signor Bazzini”.
Il 16 aprile 1881, nell’occasione
dell’Esposizione nazionale, in
una riunione mista con il galoppo, scesero in campo i campioni
italiani del trotto Vandalo e Violetta che si cimentarono con gli
Orloff russi: Patiesny, Krolik, Sakoldowany e Gourko. Dopo una
gara entusiasmante, la vittoria
toccò al grande Vandalo, guidato
da Ricciardo Bonetti, proprio su
Gourko il miglior cavallo europeo, e ai milanesi la gara rimase
impressa nella mente.
Il “Trotter”, il vero ippodromo,
nacque nel 1892 e partì subito a
gonfie vele. La gara di apertura fu
vinta dal trottatore americano
Spofford guidato da Egisto Tamberi, entrambi immortalati per
l’occasione da una scultura del
celebre Trubeskoy. Il successo fu
così vivo che oltre alle due giornate programmate, 27 e 30 ottobre, (la seconda onorata dalla
presenza del Re), se ne aggiunse
un’altra, non prevista, per il 1°
novembre. E, soprattutto, il gioco
filò vivacissimo e così abbondante da far quasi invidia ai più attrezzati fratelli del galoppo e da
consentire premi in corsa tanto
elevati da surclassare quelli di
tutte le altre piazze d’Italia. Venne subito istituito il Gran Premio
del Trotter di 25 mila lire, per cavalli di 3 anni, vinto, nella prima
edizione, da Caspio con la guida
del re delle redini lunghe Giuseppe Rossi.
Le cose andarono bene fino ai
primi del ’900 quando sopravvenne un periodo di crisi. La società di gestione si era un poco
impigrita avendo del resto concluso un “grosso affare”. La zona
del Trotter ormai inglobata nella
città, era diventata di grande appetito edificatorio. Le quote sociali, in breve tempo, passarono
da 1 lira a 4 lire per finire a 16.
Nacque l’idea di un nuovo ippodromo e la scelta del terreno cadde nella zona di Turro, sulla strada da piazzale Loreto verso Monza, ancora vicina alla città e non
lontana dalla ferrovia.
Il 2 novembre 1905 si inaugura-
45
rono le riunioni nel nuovo impianto con ottima pista da mezzo
miglio, molti box ed accoglienti
tribune. Venne un nugolo di spettatori e vi furono laute scommesse. Il Premio d’apertura di lire
3.000 fu vinto da Kirkwood,
grande cavallo americano, guidato dal proprietario bolognese Giuseppe Lamma.
Il periodo trottistico del Turro
che va dal 2 novembre 1905 al 31
marzo 1925, fu caratterizzato da
un avvio brillante e da un successivo lento decadimento, prima a
causa della Grande Guerra e poi
del turbinoso dopo-guerra. Comunque le corse nella metropoli
lombarda, anche in tempi di magra, furono sempre le più interessanti del Paese, frequentate da
abili drivers per lo più di origine
veneto-emiliana, come i Barbetta
ed i Branchini, e dai migliori cavalli, attirati dai premi che sono
stati sempre i più alti d’Italia.
Nel 1925 moriva il Turro e nasceva San Siro. Ma per la rivalutazione dei terreni, diventati anche
stavolta quasi centrali e con i
prezzi saliti alle stelle, per gli
azionisti, la morte del Turro non
fu crudele.
Con l’avvio dell’ippodromo di San
Siro nasce il terzo periodo trottistico che perdura fino ad oggi.
L’impianto creato sotto la direzione tecnica degli ingegneri Valerio e Somaini, per la pista (dagli
avanzatissimi criteri costruttivi,
validi ancora oggi), e dell’architetto Paolo Vietti Violi, per le tribune e le scuderie, grazie alla
premurosa, diretta cura del segretario della Sire, cavalier Locatelli, che aveva consentito di portare a termine un’imponente opera in pochi mesi, alla sua inaugurazione si presentava impeccabile. Anche il programma di corse
fu considerato più razionale e
moderno: prova unica generalizzata ed eliminazione di gare a
“partita obbligata” che suscitavano malumori tra gli scommettitori
e straziavano i cavalli, costretti, a
volte, per aver diritto al premio, a
correre tre-quattro prove. Per la
gara di apertura, con premio di
30 mila lire, giunsero cavalli da
46
tutta Europa. Vinse sul grande favorito Peter Harvester, dopo una
gara appassionante, l’americano
Billy Bunker del milanese Fabris
Favero, guidato da Alessandro
Finn, esule della rivoluzione russa, giunto appena in Italia. E
Finn divenne cittadino milanese
creando una scuola di guidatori
che allargò la schiera dei drivers
ormai stabiliti a Milano, dopo i
Barbetta e i Branchini, quali gli
Ossani di Faenza, i Pieropan veneti, i toscani Fabbrucci e, via
via, gli emiliani Antonellini, Rosi,
per finire con Brighenti, Casoli, i
Baroncini, i Guzzinati e i Gubellini.
Unico guidatore milanese di trotto fu il dilettante Flaminio Brunati, che ebbe il merito di importare
dalla Francia, attorno agli anni
‘20, il celebre trottatore “Jockey”,
grande in corsa e pilastro dell’allevamento per l’ottima riuscita
come riproduttore. Oltre ai guidatori, comparvero proprietari eccezionali (Borasio, Riva, Palazzoli, Camurati, Gonella, Orsi Mangelli) che importarono grandi cavalli americani.
Nel fervoroso clima, alcuni arguti
trottofili battezzarono questi proprietari spendaccioni, nominandoli “Lord”. Fabio Ferrari, grosso
commerciante di fieno e granaglie, venne chiamato “Lord Paglia”; Palazzoli, proprietario di
Hazleton, cicciottone e grossista
di salumi fu “Lord Lard”; il commendator Borasio, gran signore,
in relazione al suo nome Lorenzo,
divenne “Lord Magnific”; Riva,
alquanto tiratino, “Lord Bondanza” ed Enzo Malvicini, che muoveva allora i primi passi nell’ippica ed era assai loquace, fu battezzato “Lord Bauscetta”. In un raptus di democraticità anche un cavallo fu fatto Lord: “Lord Quinto
Romano” dal luogo periferico di
Milano in cui era nato. E il titolo
gli portò fortuna: vinse il Derby
del 1934.
Anche gli allevamenti si moltiplicarono, citiamo in ordine di tempo, il “Lorenteggio” di Borasio, il
“Castelverde” di Castelli, il “San
Pietro all’Olmo” di Giovannini, le
“Groane” di Aliberti, i “Fratelli
Airaghi”, poi “La Reda” di Fossati, fino a quello attuale dei Dan,
dei Branchini, trasformatisi da
celebri fruste in ottimi allevatori.
Il prodotto milanese più splendido è stato Tornese, cavallo leggendario, nato ed allevato dai
fratelli Manzoni, sotto i cui colori
ha trionfato su tutte le piste d’Europa con la guida dell’indimenticabile Sergio Brighenti.
Mentre si andava sempre più affermando il programma di corse,
con lo scandire graduale dei
grandi premi: Encat, Nazioni,
Saint Leger (diventato poi Nazionale), Inverno, Europa, Orsi Mangelli, Gran Criterium, con la costante presenza di tutti i campioni nazionali ed internazionali, e
con il progressivo aumento del
gettito del gioco - elemento caratterizzante dell’ippica milanese l’ippodromo, anche per l’usura
del tempo, manifestò il bisogno di
un ritocco ringiovanente. Ci pensò nel 1975 il nuovo timoniere
della Sire, l’avvocato Vittorio di
Capua, persona di grandi capacità organizzative e di straordinario valore umano, tragicamente
scomparso in un rapimento, nel
pieno fervore di lavoro.
Furono completamente rinnovate
le tribune, rendendole tra le più
eleganti ed accoglienti d’Europa.
Nell’ultimo periodo, dopo gli anni
Ottanta, conseguenze anche dei
tempi, si è susseguito un tumultuoso cambiamento dei pacchetti
azionari della proprietà di San Siro e la sostituzione dei vertici
aziendali, i quali hanno dovuto
fare i conti con la crisi del settore
e con il progressivo abbandono
degli ippodromi da parte degli
spettatori. Il Trotter di San Siro è
purtroppo diventato nel tempo
una cattedrale nel deserto, ma
ora, toccato il fondo, è auspicabile un rilancio in modo che le corse di Milano ricomincino ad essere, oltre che uno straordinario,
accurato spettacolo, un gioioso e
culturale fatto cittadino, vicino al
cuore dei milanesi come al momento della nascita del “Trotter”.
* direttore
del Museo Storico del Trotto
di Civitanova Marche
U OMINI & C AVALLI
di Diego Ricci
U N A ST R I S C I A D I 8 V I T TO R I E
MALIA
guerriera marchigiana
A
l San Paolo di Montegiorgio c’è una cavalla che ormai è entrata nei cuori degli appassionati locali e fa
sognare il proprio entourage per
il prossimo futuro: stiamo parlando di Malia, una femmina di
quattro anni da Lindy Lane ed Elvezia, che da quando è approdata
in terra marchigiana, ha trovato
le condizioni ideali per esprimere
al meglio il potenziale a sua disposizione. I risultati ottenuti da
questa cavalla, quanto mai concreta ed affidabile, si commentano da soli: diciotto corse in carriera, con dodici vittorie all’attivo, delle quali ben otto consecutive e quattro piazzamenti, con la
ciliegina sulla torta della recente
partecipazione al Gran Premio
D’Europa Filly a Milano, vinto
dalla quasi omonima Mania, nel
quale ha ottenuto un ottavo posto
da 1.13.1 comportandosi egregiamente, considerando il numero
quattordici di avvio, davvero ostico. La classica ‘Banca’ sia per i
proprietari, in questo caso la Scuderia Verner, la stessa di un altro
cavallo fantastico, come Elias Del
Pino, sia per gli scommettitori
che credono in lei di volta in volta, anche quando gli impegni salgono di livello. Per saperne di più
sul suo conto siamo andati a parlare con il suo realizzatore, Fabio
Buratti, che ce l’ha in training da
poco più di un anno.
“Malia è una cavalla fantastica, in
pratica le manca solo la parola,
quando è arrivata nelle mie scuderie aveva già effettuato la prova
di qualifica, ma senza mai effettuare il debutto vero e proprio. Ha
debuttato in un matinée con un
buon secondo posto e da quel momento in poi è sempre migliorata
di condizione e di rendimento.”
La prima vittoria, se ben
ricordo, è arrivata in pista
da mille metri?
“Esatto, sulla pista di Civitanova
Marche, un’affermazione piuttosto facile contro avversari non
trascendentali, poi un altro paio
di piazzamenti e quindi l’inizio
della sua serie di vittorie.”
Quest’anno al San Paolo è
imbattuta, qual è stata la
sua corsa migliore?
“Senza dubbio la penultima, quando ha imposto l’alt a due validi avversari con Markos Mac e sopratutto Milano Ok di Minnucci ed in
quel frangente ha ottenuto anche il
suo record personale di 1.14.2, ma
senza mai essere richiesta a fondo,
il che lascia ben sperare per ulteriori progressi. Malia è una cavalla
estremamente duttile, non ha problemi d’impiego e si adatta ad ogni
schema di corsa, ha vinto sia correndo all’avanguardia che costruendo il percorso all’esterno,
anche scoperta ed all’attacco, la ritengo agonisticamente completa,
ed il suo allenamento è piuttosto
semplice, mai lavori veloci e molta
pista dritta, per il resto passa le
sue giornate all’aria aperta sempre
in paddock notte e giorno.”
Il suo driver abituale è Davide Cangiano, tra i più af-
48
fidabili e seguiti della
piazza marchigiana, anch’egli entusiasta delle
performance di quella che
definisce come un’autentica macchina da corsa…
“Quando le chiedi di andare lei c’è
sempre, che corra in testa o di rimessa, per lei non fa nessuna differenza, le richiedi il cambio di marcia e lei si mette in azione, poter
guidare una cavalla così è sicuramente un privilegio, onore al merito a Fabio Buratti che la presenta
sempre in grandi condizioni di forma, spero di potermi togliere ancora molto soddisfazioni con Malia.”
Fabio Buratti e Davide Cangiano si coccolano Malia
Impegni per il prossimo futuro?
“Ora non abbiamo dei programmi definiti, rimaniamo in attesa
di qualche buona corsa che potrebbe essere sempre qui a Montegiorgio, ma anche a Tor Di Valle, all’Arcoveggio oppure, perché
no, ancora a San Siro. Se la fortuna ci assiste possiamo levarci
delle belle soddisfazioni con Malia e nell’occasione ci tengo a ringraziare il mio piccolo ed affiatato team che comprende Mirko,
Pasquale e Robertino Marinozzi,
il cui apporto è fondamentale per
i risultati che sto ottenendo sia
con Malia, sia con tutto il materiale che i proprietari mi stanno
affidando.
49
di Luca Sangiorgio
SARANNO FAMOSI
NADAL DI JESOLO
la voglia di vincere
C
hi ha a che fare con i puledri, sa che il primo ingrediente per ottenere
risultati importanti è una
sana razione di pazienza. Con loro non bisogna avere fretta, soprattutto non ci si deve abbattere di fronte a un insuccesso e non
ci si deve esaltare quando arriva
una vittoria. Così, mentre si avvicina l’ideale traguardo della generazione 2007, il Derby, i nostri 3 anni regalano ad allevatori e proprietari il solito mix agrodolce. C’è chi
è salito agli onori della cronaca poco dopo il debutto e chi invece sotto i riflettori ci è arrivato per gradi;
senza fretta, appunto. Quest’ultimo
è il caso di Nadal di Jesolo, all’inizio croce e poi grande delizia di Ettore Berno (il proprietario) e della
Azienda Agricola Sandra (che lo ha
allevato).
Perché su Nadal tutti hanno scommesso con convinzione: modello
imponente, genealogia giusta, grinta da combattente. Così, quando il
30
ottobre
2009
Giancarlo Baldi decide che è giunto il momento di debuttare,
nel parterre di San
Siro gli appassionati
“solitamente bene informati” si danno di
gomito: i favoriti sono Negus Bi e Nuevo,
ma la quota di Nadal
di Jesolo resta piuttosto bassa in virtù dell’ottima qualifica e
delle “voci” che lo vogliono in formissima.
Pronti, via e prima
doccia fredda: il puledro parte piano, sbotta di galoppo all’im-
50
bocco della prima curva e a Tamberino non resta da fare altro che
riportarlo in scuderia. Meno di un
mese per riflettere sull’accaduto: il
22 novembre Nadal è partente a
Padova. Nonostante il deludente
debutto, l’allievo di Giancarlo continua a essere seguito con affetto
dagli scommettitori. Affetto che
non viene… ricambiato dal cavallo,
il quale rompe rovinosamente prima dello stacco, si rimette a fatica,
insegue a distanza siderale e chiude all’ultimo posto.
Le docce fredde diventano due, c’è
da prendersi il raffreddore, ma –
come detto – con i puledri bisogna
armarsi di santa pazienza. Baldi
padre e figlio lo sanno, Berno lo impara nel frangente. L’anno è nuovo, il 4 febbraio 2010, chissà se anche la vita sarà nuova, di devono
essere detti i Nostri quando Nadal
è tornato in pista, a Bologna, quel
freddo giovedì. Prima notizia: gli
scommettitori sembrano aver perso ogni speranza, tanto che il figlio
di Cocktail Jet per la prima volta ha
una quota eventuale esorbitante,
17,54. Lorenzo Baldi, subentrato in
sulky al babbo, non fa la partenza,
parcheggia ultimo, sposta al giro finale in terza pariglia e raggranella
il terzo posto. Non è molto, verrebbe da dire, però almeno il ghiaccio
è rotto. A Follonica, tre settimane
più tardi, potrebbe andare meglio:
Antonio Greppi – driver di giornata
– lo fa partire in maniera più sollecita e lo porta al fianco del battistrada. Nadal non è perfetto d’andatura e a 800 metri dal palo,
quando bisognerebbe fare sul serio, si getta di galoppo. Greppi lo rimette e lo conduce a un quarto posto che – viste le premesse – ha il
sapore della beffa.
Nonostante i risultati per niente
esaltanti, la fiducia del team non
viene mai meno. Certo, papà Cocktail Jet impiegò meno tempo a
uscire dal guscio e mamma Delia
di Jesolo (36 corse fatte, 11 vittorie, 15 piazzamenti, 1’13”6 di record sulla breve, più
di 304 mila euro incassati) aveva un carattere meno difficile
del figlio, forse ereditato dal padre (Bion
di Jesolo) o dal nonno
(l’immenso Sharif di
Jesolo). Insomma, con
siffatta genealogia valeva la pena aspettare
senza farsi prendere
dal panico. E la pazienza viene premiata
in un gelido venerdì
modenese. Il calendario dice che è il 12
marzo, ma a bordo pista c’è neve in abbondanza e la pista è pe-
NADAL DI JESOLO 1.12.5 - € 25.619
DELIA DI JESOLO 1.13.6
femmina baio nata in ITA nel 2000
COKTAIL JET 1.11.2
maschio baio nato in USA nel 1990
Maschio Baio, nato il 31 marzo 2007
Allevatore: Az. Agr. Sandra
FAKIR DU VIVIER
QUIOUKY WILLIAMS
1.14.6
1.14.2
DOLLY WILLIAMS
SUPER BOWL
STAR'S PRIDE 1.57.1
SPEEDY COUNT 1.58.4
2.04.1
SUG 2.03.1
1.57.1
ARMBRO FLIGHT
BION DI JESOLO
1.14.2
1.17.5
santuccia. Nadal – che ritrova in sediolo Lorenzo Baldi – parte guardingo, risale gradatamente il gruppo e risolve la pratica sull’ultima
curva, involandosi verso una facile
vittoria. Adesso sì che, nonostante
il freddo, il ghiaccio è rotto…
Due settimane dopo, stessa pista,
stesso risultato finale ma copione
leggermente diverso: la partenza è
ancora prudente (d’altronde con il
numero in seconda fila non poteva
essere diversamente), la risalita
graduale ma più sfacciata, con 500
metri in terza ruota, mentre lo stacco avviene appena imboccata la
retta d’arrivo. Adesso non ci sono
più dubbi, si può tornare sul luogo
del debutto, ovvero a San Siro.
Giancarlo lo dà partente il 3 aprile
e in pista non ce n’è per nessuno:
terzo al via, dopo 800 metri va all’esterno del battistrada Nex Star
Hbd, lo demolisce e all’ingresso in
retta si isola per andare solitario al
traguardo. Più facile l’impegno –
sul doppio chilometro – del 16 aprile, ancora a Milano. Nonostante il
numero in seconda fila, Lorenzo gli
dà ben presto la sveglia, lui risponde “presente” e dopo 500 metri è
QUASSIA WIL
SPEEDY SUG
1.59
NEVE DI JESOLO
PACHA GRANDCHAMPS 1.20
PILLOW TALK 2.11.1
SPEEDY CROWN
1.54.3
UA UKA 1.26
1.56.2
ARMBRO GLAMOUR
ARMBRO GOAL
SABI PAS 1.17
VENIDA DI IESOLO
già al comando per andare a prendere una facilissima vittoria. Ecco
finalmente il cavallo che tutti aspettavano! Ma, come nelle migliori favole, il bello deve ancora venire. E
arriva a fine mese, il 30 aprile,
quando si dimostra più svelto del
solito in partenza, va a incalzare
l’apripista New Esterel, lo soppianta a 400 metri dal palo e poi ingaggia un duello con l’unico avversario
rimastogli, il cronometro. Duello
vinto pure questo, perché al termine del volatone il ragguaglio al chilometro è di 1’12”5, un decimo appena sopra il record della generazione.
Assume così i contorni della sgambatura la successiva uscita di Nadal
di Jesolo sull’anello milanese, l’11
maggio. Il campo è scarno, in palio
– più dei 14.000 euro di premio –
c’è la possibilità di centrare la sesta
vittoria consecutiva. Sembra tutto
scontato, però al gioiello di Giancarlino le cose facili non piacciono
e così ci si mette di mezzo la Natura: su San Siro si scatena una specie di tempesta, acqua a catinelle,
vento forte, scarsa visibilità. Nadal
sembra pattinare sulla pista visci-
SPEEDY SCOT 1.56.4
MISSILE TOE 2.05.2
STAR'S PRIDE 1.57.1
HELICOPTER 2.02.3
SHARIF DI IESOLO 1.15
ASPERELLA 1.20.7
MIKORI DI JESOLO 1.18.2
LIRASCA
da, ma non tradisce le attese di Lorenzo Baldi: sfonda in fretta e se ne
va per suo conto, quasi avesse una
gran voglia di tornare al più presto
nel box per ripararsi dalla tormenta.
L’avventura continua un caldo pomeriggio di fine maggio: è lunedì
24, Lorenzo prima della corsa confessa che lui e il padre stanno
aspettando il momento giusto per
portare Nadal a misurarsi con i migliori. Nel frattempo, lo portano sul
podio di primatista della generazione. Il numero 10 di partenza gli
impone di restare fuori dallo strappo, poi prende la scia di Naomi, la
pedina sino in retta d’arrivo dove il
battistrada Napoleon Caf si arrende esausto. La settima vittoria consecutiva è lì, a portata di… zampa,
e con le arriva pure il record dei 3
anni sul miglio: 1’12”2 e tanti saluti all’ex primatista Nando Font. Sarà Nadal di Jesolo, allora, uno dei
protagonisti del prossimo Derby?
Fino a oggi, come abbiamo visto,
non ha mai corso una Classica. Già,
ma lo abbiamo detto all’inizio che
con i puledri bisogna avere pazienza, ricordate?
51
di Luigi Colombo
Si fa presto
a dire TV
C
redo di essere stato uno
dei primi giornalisti televisivi a credere nell’ippica come spettacolo da
proporre al grande pubblico. Nel lontano 1978, epoca pionieristica per le tv locali, insieme a
Sandro Berardelli, lanciai un programma - Retta di Arrivo - che
proponeva le più belle corse della
settimana. Dopo alcuni anni a Telemontecarlo proposi nella trasmissione Sabato Sport una rubrica dedicata all’ippica, con due
grandi e indimenticabili esperti come Adone Carapezzi e Ugo Berti,
che furono un punto di forza della
trasmissione.
Mi accorsi, però, che per poter
conquistare nuovo pubblico occorreva un appeal più forte della bellezza delle immagini che lo splendido animale che è il cavallo ci può
offrire. L’occasione mi fu offerta
52
dal dottor Maggi di Sisal che mi
propose di mandare in onda per la
prima volta le immagini delle corse
Totip, il concorso che la sua azienda gestiva da anni.
Così la domenica, in differita in un
orario di buon ascolto, le corse Totip entrarono nelle case degli italiani e furono accolte con favore
soprattutto da quei giocatori che
non frequentavano abitualmente le
agenzie di scommesse ma amavano una volta alla settimana puntare sui cavalli: ora potevano vedere
come si era comportato il loro cavallo. Gli ascolti premiarono la
scelta fatta e allora decidemmo di
ripetere l’esperimento per la corsa
tris che si disputava solo il venerdì
e che veniva giocata non solo dagli
appassionato, che se l’andavano a
vedere in diretta in agenzia, ma
anche dalla gente comune che ora
la poteva vedere in differita nel no-
tiziario sportivo di Telemontecarlo. Anche questa volta gli ascolti ci
furono favorevoli e anche il gioco
ebbe un’impennata.
La RAI allora trasmetteva avvenimenti ippici solo in occasione di
Gran Premi famosi come il Lotteria
di Agnano o il Derby e io mi chiedevo perché tutti gli sport più importanti avessero puntualmente il
loro spazio sulla tv pubblica e l’ippica invece no, visti i buoni risultati di ascolto che Telemontecarlo
aveva registrato mettendone in onda alcuni avvenimenti.
Sono trascorsi molti anni, ora l’ippica ha un certo spazio in tv però
solo sui canali satellitari che vengono visti non dal grande pubblico
ma dagli appassionati, che pagano
il canone a Sky.
Il neo commissario Baggio ha recentemente affermato in conferenza stampa la necessità per l’ippica
di andare in tv. Sono d’accordo
con lui perché è ormai è noto a tutti che se oggi uno sport non va in
tv è come se non esistesse.
Attenzione, però, a saper scegliere
su quale tipo di tv bisogna cercare
spazi per raggiungere il grande
pubblico. Sky, che è la tv per eccellenza dello sport, è un ottimo veicolo per il calcio e i grandi avvenimenti, ma non lo è per i cosiddetti
sport minori perché per vederli bisogna pagare l’abbonamento a
Sky, cosa che fanno gli appassionati ma non il grande pubblico.
Ne sanno qualcosa i dirigenti del
basket che, pur trasmesso puntualmente su Sky, ha visto ridursi
al lumicino gli ascolti o il rugby che
ha costretto la Federazione ad intervenire per far trasmettere il Sei
Nazioni da una tv in chiaro come
la Sette per non vederlo finire nel
dimenticatoio.
L’ippica non deve certo abbandonare i canali satellitari ma se vuol
conquistare nuovo pubblico deve
cercarsi spazi sulle tv in chiaro, e il
digitale terrestre offrirà nei prossimi mesi grandi opportunità dato
che moltiplicherà i canali a disposizione delle tv. Credo poi che il
nuovo Commissario debba pretendere per l’ippica, come per tutti gli
altri sport, di veder trasmettere
dalla RAI tutti i suoi più grandi appuntamenti.
Oggi le riprese delle corse hanno
raggiunto un ottimo livello, tutti gli
ippodromi su invito dell’UNIRE,
hanno migliorato la qualità dei
propri impianti televisivi e sono in
grado di offrire al pubblico uno
splendido spettacolo, con i cavalli
come protagonisti.
Purtroppo ci sono tv a livello nazionale che, per riempire il loro
scarno palinsesto, potrebbero sicuramente catturare audience
trasmettendo le corse, ma purtroppo chi non conosce il mondo
dei cavalli non riesce a capirne
l’attrattiva. Insieme a Rolando
Luzi e grazie alla collaborazione
di UNIRE e di due altri grandi
sponsor che hanno creduto nel
nostro progetto, sto sperimentando sul digitale terrestre la diretta
dal lunedì al venerdì della corsa
tris delle 19. Ho trovato un’ottima
Il Commissario Unire Tiziano Baggio
collaborazione da parte di GOLD
tv che ci ha messo a disposizione
non solo i suoi canali digitali, che
coprono una bella fetta della penisola, ma anche due canali satellitari di Sky (856 e 903), che trasmettono in tutta Italia e anche
all’estero.
Siamo solo agli inizi dell’esperimento ma già qualche risultato positivo si vede. L’UNIRE per lanciare lo spettacolo ippico in maniera
adeguata deve oggi migliorare la
qualità dei programmi della sua tv
e concederli a tutti i siti dei concessionari dove è possibile giocare legalmente.
Il gioco on line oggi, nonostante la
crisi che attanaglia l’ippica, sta vi-
vendo un momento di grande sviluppo, ma ne avrebbe ancora di
più se potesse offrire in diretta lo
spettacolo delle corse: si gioca e si
scommette sul computer e qualche
istante dopo si vede la corsa.
Infine la RAI deve dedicare spazi
ai grandi avvenimenti ippici ma
deve anche dare qualche nozione
sul gioco, senza falsi pudori. Il
gioco, sul quale lo stato incassa
un forte prelievo, non è il demonio ma è un divertimento se, come in tutte le cose della vita, non
si perde la bussola. Senza l’appeal
del gioco, l’ippica perde molto del
suo interesse e torna ad essere,
come alle sue origini, uno sport
d’élite.
53
CULTURA
Il cavallo in libreria e al cinema
di Barbara Sarri
Un libro:
EQUITARE PER BEN-ESSERE
E
quitare per ben-essere, pubblicato nell’ottobre 2009 dalla casa editrice Equitare, è un libro
innovativo che aiuta a capire come
avvicinarsi al nostro amico cavallo,
che ci guida nella comprensione, nella formazione, nello studio accurato
del rapporto binomio cavallo/uomo,
sia sotto l’aspetto tecnico che sotto
quello pratico. Un libro adatto quindi
per i professionisti del settore che
vogliono approfondire la conoscenza
del cavallo, ma anche per gli amanti
di questo animale che vogliono imparare i meccanismi del nostro corpo in
sella, per armonizzarli a quelli del cavallo, creando così una particolare
unione.
Mazzoleni dopo aver passato in rassegna le metodologie dei grandi maestri
del passato, è arrivato a individuare e
54
formulare il Metodo di Equimozione e
Isodinamica (M.E.I.) che include anche
il mimo equestre.
Lo scopo del M.E.I è quello di “praticare un’equitazione in cui convivano miglioramento del rapporto uomo-cavallo, attività fisica finalizzata al benessere del cavallo e dell’uomo - inteso
come benessere fisico e mentale - gratificazione dalla progressione quotidiana”, (pag. 24).
Chi ha seguito l’autore a partire da
Equitare con sentimento, e poi attraverso i Quaderni di Pratica, troverà in
questo testo il completamento naturale di quanto espresso nei libri precedenti. Il libro è anche fornito di un interessante ed esplicativo apparato fotografico.
Nella quarta di copertina la foto dell’uomo con la testa del cavallo (che vedete pubblicata) del fotografo Fabio
Petroni ben riassume il concetto base
del libro: “Per equitare per ben-essere
la prima cosa necessaria è sostituire la
testa, il cervello, il modo di pensare
dell’uomo con una testa, un cervello e
il modo di pensare del cavallo. Il cavallo è intelligente, è un essere pensante,
non una macchina da usare e gettare.
Se non abbiamo pregiudizi nei suoi
confronti e tenteremo di capirlo, ci
renderà la vita più felice. Per fare ciò
però dobbiamo conoscerlo, sapere ciò
che può danneggiarlo, per avere con
lui un dialogo corporeo utile e piacevole. Non si diventa uomini di cavalli
perché si nasce “imparati”, lo si diventa solo se abbiamo acquisito e approfondito gli strumenti culturali per capire e per fare.”
Giancarlo Mazzoleni, cavaliere sin dall’infanzia e medico, si dedica da più di
venti anni allo studio del benessere
del cavallo, delle interazioni tra il corpo del cavaliere e quello del cavallo. In
questo periodo ha ‘recuperato’ molti
cavalli destinati al macello, riportandoli a una nuova vita e insegnando ai
loro padroni come mantenere lo stato
di ben-essere. Ha fondato il Centro di
Ricerca di Equimozione e Isodinamica
a Monvicino (Alessandria). Dagli studi
sviluppati in questi anni con la collaborazione di etologi, fisiatri, veterinari, è scaturito il Metodo di Equimozione e Isodinamica che permette ai cavalieri di modificare i propri errori posturali e cinetici che sono la prima causa
dei danni dei cavalli. Da cinque anni
molti appassionati e professionisti
hanno partecipato ai corsi che l’autore
tiene a Monvicino e in numerosi altri
centri equestri (biografia dal sito della
casa editrice www.equitare.it).
Titolo: Equitare per ben-essere
Autore: Giancarlo Mazzoleni
Casa Editrice: Equitare
Anno di pubblicazione: 2009
Pagine: 143
Prezzo: 32.00 euro
Un film:
ZAFIR,
UN CAVALLO SPECIALE
Z
afir, un cavallo speciale è un film
di Malene Vilstrup, uscito nel
2003 in Danimarca, con Rose Marie Hermannsen, Katrine Schnoor,
Henrik Lykkegaard. Ha vinto nell’Ottobre 2004 il Peace Price al Chicago International Children’s Film Festival.
Zafir è un cavallo dal carattere difficile
appartenente alla razza frisone: il mantello morello come quello di Furia, i folti crini, una corporatura possente, sono le caratteristiche che fanno innamorare follemente di lui Anna e Rose
Marie Hermannsen, così tanto da andare contro le decisioni dei genitori, da
non accontentarsi come le altre amiche
di montare i pony del maneggio, da desiderare di cavalcarlo. La storia parte
dal fatto che Lena, la sorella minore di
Anna, muore in un incidente misterioso proprio con Zafir e le autorità, convinte della pericolosità dell’animale,
decidono di isolarlo.
La vita di Anna diventa solitaria, i genitori si preoccupano giorno dopo giorno di più per l’attaccamento che la ragazzina ha verso Zafir fino a pensare,
come unica soluzione, la sua vendita.
L’animale diviene sempre più bello ma
anche selvaggio: dopo la morte di Lena
nessuno l’ha più montato.
Sarà la piccola Sharbat, Katrine Schnoor, una bambina rifugiata del centro
accoglienza, ad aiutare Anna non solo
ad avvicinarsi a Zafir ma anche a convincerla a cavalcarlo in una competizione.
Sharbat ha un feeling particolare con i
cavalli, nel suo paese con suo padre
aveva una giumenta chiamata Akha
Khal, uccisa dai soldati.“Ma non si può
semplicemente sparare ad un cavallo.
Non ha fatto niente di male”, le dice
Anna commossa quando ascolta la sua
storia e, oltre a ospitarla di nascosto in
casa, le svela un piccolo segreto: le mostra la sciarpa che aveva regalato a Lena per il suo compleanno, una sciarpa
speciale che la sorella indossava per le
gare.
“Tieni gli occhi aperti e vola come il
vento…” è un consiglio ma anche quello che farà Anna il giorno della gara e,
mentre gli undici cavalli sono in partenza, si prepara ad entrare come dodicesima.
È il momento del riscatto per dimostrare
anche alla sua famiglia che Zafir non è
pazzo, è soltanto un cavallo diverso dagli altri che ha bisogno di essere capito.
Doveva arrivare la piccola Sharbat per
insegnare ad Anna la fiducia in se stes-
sa, a non mollare, a riconoscere il fatto che quell’animale reputato dai grandi così difficile e furioso era in realtà
soltanto un cavallo speciale.
Titolo del film: Zafir (in italiano:
“Zafir un cavallo speciale”)*
Regista: Marlene Vilstrup
Soggetto: Marlene Vilstrup e Han
HansenHans
Luogo di produzione: Danimarca
Anno: Giugno 2003
Durata: 72 minuti
Genere: per le famiglie
Attori: Rose Marie Hermannsen,
Katrine Schnoor, Henrik
Lykkegaard, Claus Bue, Charlotte
Munksgaard, Jonas Oddermose,
Caroline Heiber Pelch, Benjamin
Thorup Arnfred, Anja Riis
Petersen, Dya Josefine Hauch.
*Un particolare ringraziamento per il materiale di questo film lo devo a Marco Roberto Capelli. (www.progettobabele.it)
Rubrica a cura di
Barbara Sarri
www.barbarasarri.com
55
di Giacomo Belli
S.O.S. i cavalli del cuore
del premio alla Tutti i Giorni onlus, un’associazione che in provincia di Buenos Aires gestisce un
centro di accoglienza per piccoli
emarginati.
Quel che è davvero simpatico è come i bambini argentini chiedano
ogni giorno agli operatori notizie
del ‘loro’ cavallo, esprimendo il desiderio di accudirlo quando sarà in
pensione. Ritiro che certamente
non auguriamo a Gleno ed anzi,
speriamo possa ritornare in auge
per il suo proprietario e per i più
sfortunati.
M
adre Teresa di Calcutta in una sua celebre frase ricordò
a noi uomini che
nel mondo c’è più
bene che male, solo che il male fa
molto più rumore. A ricordarlo a
noi ippici, nelle scorse settimane ci
ha pensato Mago D’Amore, il cavallo balzato sulle prime pagine
dei giornali e sugli schermi dei Tg
nazionali per il cuore dei suoi proprietari. La vittoria del Gran Premio D’Europa e la storia di un grave infortunio recuperato grazie alla pazienza del team sono stati accessori per i media, visto che ciò
che ha fatto parlare di più del figlio
di Lemon Dra è Do It Wise.
Roberto Ubaldi e famiglia hanno
infatti deciso di devolvere una parte dei premi vinti dallo straordinario campione di casa Gubellini per
la costruzione e la gestione di una
casa famiglia a Bangalore. Siamo
in India, e nel centro di accoglienza Vanaprastha, 89 bambini possono mangiare ed essere accuditi
grazie ad un trottatore che vince.
Una storia che oltre ad essere segno
di civiltà fa capire come al mondo
esistano ancora persone speciali, e
soprattutto dà un segnale.
L’ippica infatti non vive un gran
56
momento e lo sappiamo, quindi è
proprio ora che un gesto del genere assume più valenza. Gli Ubaldi e
Mago D’Amore ora lo hanno fatto
sapere a tutti, ma il trotto non è
nuovo a forme di aiuto agli altri,
nelle più diverse modalità, con
precedenti nobili e anche altre generosità nel presente.
Gleno
o Dei corrre per i bamb
binii
argen
ntinii
L’avvocato Cofanelli è un marchigiano con il trotto nel sangue. Durante la sua carriera universitaria
ha conosciuto le corse e non è più
riuscito a staccarsene. Un amore
infinito, che nel tempo lo ha portato a fondare la Scuderia Patty, che
ha avuto diversi cavalli buoni nelle
scuderie, spesso acquistati alle
Aste Anact.
Tra i suoi soggetti migliori c’è senz’altro Gleno Dei, che lo sta facendo penare perché non riesce a rendere come potrebbe per un problema fisico e oggi, come sanno tutti,
è da Fabrice Soluoy, che sta tentando di riportarlo al meglio. Quello che pochi sanno però è che Gleno Dei corre per 180 sfortunati
bambini argentini. Dopo la prima
vittoria a Vincennes, Cofanelli ha
infatti donato una cospicua parte
Mauro
o Boni e i rimb
borsi triss
do
onatti, e l’An
nactt per l’A
Aquiila
Certamente saranno molti altri gli
ippici buoni, e ci perdonerete se
non li ricordiamo o non ne siamo
venuti a conoscenza. Ci piace però
ricordare il gesto di Mario Boni, allevatore, proprietario e guidatore
che ai tempi dei rimborsi tris
‘grassi’ decise di donare l’intera cifra ad un’opera benefica.
Boni pensò forse che farsi rimborsare per coltivare la propria passione era un lusso eccessivo, e così
diede l’esempio. Sconfinando al
galoppo per le notizie che hanno
avuto risalto, anche Vittorio Feltri
ha donato tutti i premi del suo Libero Mercato, ed ora ha ricevuto
una cavalla da Bruno Grizzetti che
correrà per la ricerca contro il cancro della fondazione Umberto Veronesi.
Anche l’Anact non si è mai sottratta nella sua storia al dovere della
solidarietà. Tra le tante iniziative
l’ultima è stata quella a favore dei
terremotati dell’Aquila. Una sottoscrizione che ha visto la partecipazione diretta di molti soci anche
con somme di denaro importanti.
La storia di Mago D’Amore dunque
non è isolata, a lui però va il grande merito di averci riportato in prima pagina, per una volta almeno
facendo sentire forte il piacevole
rumore del bene.
9LQFLWRUHGHO'HUE\HOLPLQDWRULDH¿nale) del G.P. d’Europa a San Siro,
del Città di Padova e delle classiche
giovanili Premio Dante a Montecatini
e G.P. Italia a Bologna. Leader della sua generazione come dimostrò
ampiamente dominando il Derby a
Roma, con un modello equilibrato ed
azione spontanea, tanto da imporsi
sulle varie distanze e piste, dal mezzo miglio al chilometro.
Di facile impiego in corsa, aveva
un brillante cambio di marcia, che
è dote dei campioni e in virtù del
quale risolveva le corse in proprio
favore. Vincitore di una Batteria del
G.P. Orsi Mangelli a San Siro. Potenza, scatto e tenuta alla distanza
all’origine dei successi e specchio
della sua genealogia. E’ il secondo
prodotto da Waikiki Beach, capace
di vincere il Derby Italiano, l’altro é
il campionissimo Varenne. Il padre
Waikiki Beach americano dalle linee
classiche e di maggior successo
(nick fondamentale Speedy Crown Star’s Pride) ha trovato in Italia, con
la linea indigena, robusta e franco
americana di Sharif di Jesolo, il top
del suo incrocio.
Echo’ Dei Veltri ripete il fortunato
connubio tra Waikiki Beach ed una
discendente di Sharif, come VaUHQQH ,DOPD] q ¿JOLD GL =HE GD
Waikiki Beach - Pamela Stra ~ Ghenderò
1.12.3, 1.13.1 - Euro 754.750
Sharif di Jesolo). La madre Pamela
6WUD q ¿JOLD GL *KHQGHUz
vincitore di Giovanardi, Marangoni,
Presidente della Repubblica, Turilli e
Costa Azzurra, e con padre appunto
il grande Sharif di Jesolo.
In linea materna anche la presenza
di Marengo Hanover, americano di
FODVVH VRSUDI¿QD LPSRUWDWR LQ ,WDlia da Orsi Mangelli e vincitore sulle
nostre piste del Costa AzLo stallone funziona presso:
Azienda Agricola MARIANO zurra. Echo’ dei Veltri non
ha avuto una carriera eccesVia Borghetto, 16
sivamente intensa e dunque
43015 NOCETO (PR)
si presenta in razza con enTel. 0521/626110- 626115
ergie fresche subito disponiFax 0521/624004
bile a dare il meglio di sé anwww.mariano.it
[email protected]
che come riproduttore.