Da SARRIA a PORTOMARIN Data 25/05 Tappa 26 Distanza 22.5

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Da SARRIA a PORTOMARIN Data 25/05 Tappa 26 Distanza 22.5
Da SARRIA
a PORTOMARIN
Data Tappa
25/05
26
Distanza
22.5 km
Abitanti
2.008
Regione
CASTIGLIA-LEON
Portomarín è un comune della comunità autonoma della Galizia.
La città nacque e si sviluppò in corrispondenza di un ponte romano che attraversava il fiume andato distrutto e poi ricostruito in epoca medioevale anche a causa della presenza del Camino de Santiago.
Quando, nel 1962, fu costruita la diga di Belesar, tutto il paese si trasferì sul
vicino monte del Cristo. Lì vennero ricostruiti alcuni degli gli edifici più importanti; come la chiesa di San Nicola, sul cui lato destro sono ancora visibili i numeri scritti sulle pietre durante lo "smontaggio" dell'edificio e che servivano a permetterne la corretta ricostruzione. La chiesa è di stile romanico e
fu costruita dall' Ordine dei cavalieri ospitalieri di san Giovanni di Gerusalemme.
Nei periodi in cui l'acqua del bacino artificiale si abbassa sono ancora visibili alcuni ruderi del vecchio villaggio e i resti del ponte.
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Mi dicono che non è raro, in Galizia, trovarsi nella nebbia (in qualsiasi stagione), data la forte umidità della zona. Questo mese è stato un mese eccezionale, sempre sole tranne oggi. È camminando
in questa atmosfera che si arriva a Barbadelo. La nebbia si alterna alla pioggia.
Francisco e Licel
L’ultimo è Licel
Licel, Francisco e Javier
Licel
Io, partendo, sono stato imprudente: ho tenuto le scarpe da corsa anziché gli scarponi da trekking, e
non ho rovesciato la mia giacca doubleface, che ha l’interno impermeabile, con il risultato che le
scarpe e i piedi si sono bagnati, e così anche le maniche della giacca che spuntano dalle larghe aperture laterali dell’impermeabile.
In certi punti il sentiero diventa un ruscello e mi costringe a camminare sopra delle pietre messe appositamente o sulle ripe del sentiero-ruscello. Peccato che quando il sentiero è sconnesso devo tenere la testa bassa per stare attento a dove metto i piedi, e quindi non posso godere della natura. Con la
pioggia i colori dei fiori, il verde delle foglie, gli alberi sembrano lavati e hanno un aspetto diverso,
non meno bello di quando c’è il sole.
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Francisco e Licel
Una fontana con il logo del pellegrino che usano in
Galizia
A circa 4 ore, cioè circa 17 km, ci fermiamo in un bel bar per fare merenda. C’è una stufetta catalitica a gas e io ne approfitto per asciugarmi un po’. Dai calzoni si alzano nuvole di vapori, come se
andassero a fuoco.
Un caffè sotto la pioggia
Sentiero e pioggerella
Dopo mezz’ora di sosta, ripartiamo. Percorso facile; oggi si cammina tra dolci campagne alternate a
fitti boschi.
L'aspetto (almeno simbolico) più significativo della tappa, è l'incontro, tra le località di Brea e Ferreiros, del cippo che indica che mancano 100 km (!!!) a Santiago, particolare che ha l'effetto di moltiplicare le energie e la resistenza del pellegrino. In questo tratto la campagna è un dedalo di sentieri
e di stradine ma stando attenti alle indicazioni e alle frecce gialle non ci si perde. Frequenti cippi
con l’indicazione di quanti km mancano a Santiago, ci confermano la giustezza del Cammino e ci
caricano di nuova energia.
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Oggi è giornata di nebbia e pioggerella. Laggiù
Portomatin
Si cammina anche con la pioggia
Si notano, sparse per la campagna, particolari costruzioni rettangolari in pietra e legno (tipiche della
Galizia, chiamate horréos), che servono per conservare il mais e per ripararlo dall'umidità del terreno. Si scende quindi verso la valle del Rio Miño, sulla cui riva opposta sorge Portomarin. Avvicinandoci alla città, noto che i pellegrini diventano sempre più numerosi e allora comincio quasi a
correre, trascinandomi Licel, per superarli e aumentare così la probabilità di trovare posto in albergo. Si entra in città attraversando il Rio Miño su un gigantesco ponte moderno.
Chiesa di San Nicolàs a Portomarin
Portomarin, Palazzo Comunale
Arriviamo all’Albergo e siamo i primi della fila. Fa fresco e umido ma dobbiamo aspettare che apra,
alle 13,30. Nell’attesa parlo con una coppia di australiani che sono già stati a Roma, a Firenze, Venezia... Dalla faccia penso che possano essere oriundi italiani. Ci sono due donne venete che tra loro
dicono: “Appoggiamo lo zaino qui e nel frattempo andiamo a fare la spesa. E’ chiaro che vorrebbero fare le furbe. Qualcuno dice: “Lo zaino appoggiatelo laggiù infondo alla fila!”. Ma no, ma
noi...piripì, parapà... e fanno finta di non capire bene spagnolo inglese francese... Allora io, che ero
rimasto a guardare, visto che parlo bene l’italiano-ad-alta-voce come loro, con quattro parole le ho
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messe in fila. Comunque queste erano furbille per costituzione, perché anche in camerata tendevano
a non stare alle regole.
Il nostro Albergo a Portomarin
In fila davanti l’Albergo
Prendiamo il primo castello vicino alla porta della camerata, quindi il più comodo per andare al bagno di notte, il più comodo perché ha molto più spazio per poggiare zaini e carabattole, il più comodo anche perché abbiamo un termosifone che usiamo come fosse nostro mettendoci ad asciugare
tutto quello che abbiamo di umido o bagnato, usufruendo anche di una sedia che sembra messa lì
proprio per noi..
Uno svizzero ci chiede il permesso di appoggiare anche il suo zaino; poi parlando ci dice che è partito a piedi da Berna il 22 marzo e che conta di ritornare a casa a piedi. Nel mio letto “matrimoniale” (due castelli accostati) capita la bionda che all’Alto do Poyo ha partecipato al dopocena di Francisco. E mi dice. “Allora questa notte dormiamo insieme...”
Puliti e sistemati, usciamo per un giro di visita alla città, per comprare un paio di scarponi nuovi per
Licel, e per fare la spesa. Sotto i portici incontriamo Francisco e Licel che siedono al bar e invitano
anche noi. Francisco approfitta per tirare fuori il solito quaderno e fare il diario della tappa. Quello
sarà veramente un diario fedele e particolareggiato. Ne stamperà due copie, una per sé ed una per
Javier. A cena io e Licel andiamo in un bar ristorante sulla piazza, veramente bella, dove si affacciano i palazzi ricostruiti, la Chiesa-Fortezza di San Nicolas, il Municipio e, credo, il palazzo del
nostro bar. Mentre mangiamo entra una coppia, forse di 45enni; lei, bella alta e magra, è vestita da
pellegrina medievale con un vestito che sembra di alta sartoria; potrebbe benissimo stare su una rivista di mode.
Dalla finestra del bar, vedo che aprono la vicina Chiesa di San Pedro. Dico a Licel: ”Se tu rimani
qui al tavolo, io faccio un salto a fotografare l’interno della Chiesa...”. Lui mi dice: “...ma il padrone
del ristorante che cosa potrebbe pensare... ma non sta bene...”. Discorsi che ho già sentito altre volte
(a Roma):... e poi la gente che pensa... Insomma, rinuncio (anche perché ho la segreta speranza che
poi posso chiedere le foto a Francisco). Comunque, anche qui ottima cena a 9 euro.
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La giornata è finita: riposiamo in pace.
“Ridando e scherzendo”, abbiamo guadagnato un giorno rispetto alla tabella di marcia, avvantaggiandoci negli ultimi giorni, in vista della tappa di 40 km, nell’eventualità dovessimo spezzarla.
Portomarin, una via del centro
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Da PORTOMARIN
a MELIDE
Data Tappa
26/05
27
Distanza
40 km
Abitanti
Regione
7.818
CASTIGLIA-LEON
Melide è un comune della comunità autonoma della Galizia a circa 60 km
dalla città di Santiago di Compostela.
Timbro dell’Albergo
Partiamo la mattina alle sei e abbiamo una certa fretta, perché ormai quasi sentiamo di essere prossimi alla meta. Oggi sono quaranta km. Abbiamo avuto la fortuna che vicino all’Albergo c’è un bar
aperto, quindi si può fare colazione. Ci dobbiamo fare un km per raggiungere l’inizio del percorso,
e che quindi va aggiunto ai 40. Da Portomarin, si scende fino alla strada principale, si prende un
lungo ponte pedonale, attraversando così il lago artificiale de Belesar, e si segue per Tobixio.
Si giunge così, per un sentiero parallelo alla strada, al piccolo paese di Gonzar, e, dopo una breve
salita, a Castromaior che prende il nome da un castro romano di cui conserva delle tracce. Da qui in
avanti incominciano i boschi di eucalipto. Una breve ma dura salita porta su una strada più importante.
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La tappa è simile alla precedente, con paesaggi che variano in continuazione, e si alternano fra loro: boschi, prati, pascoli, piccoli paesi e villaggi, torrenti e ponti ed innumerevoli saliscendi. Da
Portomarin a Hospital de la Cruz si fiancheggia , ora a destra ora a sinistra, la carretera nacional, poi
si percorrono strade secondarie, con le salite della Sierra Ligonde e dell'Alto do Rosario e si raggiunge Palas de Rei.
La parte iniziale della tappa è in aperta campagna, ma ad un certo punto si inoltra in un bosco. Vediamo che una ragazza esita ad entrare e sembra quasi che aspetti noi, poi ci si accoda a qualche
passo di distanza senza parlare. Forse aveva paura d'incontrare il lupo. Dopo un po' attacchiamo discorso. Si chiama Sara, è una rossetta lentigginosa, viene dall'Inghilterra, vicino Londra; è già stata
in Italia come cameriera in un albergo a Courmayeur. Seguitiamo il cammino esercitandomi in inglese. Per scioccarla, le dico che sono stato a Londra e sono stato invitato dalla Regina due o tre
volte. Ad un certo punto, già usciti dal bosco, incontriamo un camper di inglesi che conosce, in sosta davanti ad un bar, e ci saluta. Dopo vari chilometri, troviamo un posto dove sederci, fare merenda e risistemare i cerotti, e la vediamo ripassare, da sola. Visto che ormai ci conosciamo, approfitta
anche lei della panchina. Ripartiamo insieme. Dopo qualche chilometro incontriamo un ristorante;
lei si ferma per pranzare, ma noi proseguiamo.
Sentiero tra i fiori
Chiesa romanica di santa Maria a Laboreiro
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Casa do Conceillo de Palas de Rei
Pellegrini a Aldea de Riba, poco dopo Palas de Rei
Il solito cartello a Carballal, dopo di Palas de Rei
Cippo di confine tra le province di Lugo e La
Coruña
Furelos
Sentiero tra i boschi
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In avvicinamento a Melide
Melide, la via dietro l’albergo
Da qui fino a Melide il Camino segue bellissimi sentieri ed in quest'ultima parte si sale, per poi ridiscendere, attraversando tre vallate, in gran parte immerse nei boschi. Attraverso una grande periferia di case sparse arriviamo finalmente a Melide. Abbiamo finora percorso 742 km. Cerchiamo
l’albergo che però quando arriviamo ha esaurito tutti i 130 posti e i posti con materasso per terra. Ci
facciamo indicare un altro albergo dove ci dirigiamo. Una stanza a due letti in un appartamento attrezzato ad albergo, 25 euro. Come al solito, ci sistemiamo, andiamo a fare i turisti, facciamo la spesa e vediamo dove si può cenare. Non c’è un ristorante che ci soddisfi. Ci sarebbe una “pulperia”
come ce ne sono in tutta la Galizia, ma Licel cerca di evitarla, forse per il prezzo, che quasi certamente non sarebbe da pellegrini. E’ una trattoria caratteristica tipo fraschetta, dove preparano ricette
di polpo in tante maniere.
L’albergo a Melide
Melide, centro città
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Chiesa e Monastero de Sancti spiritus
Interno della Chiesa
Da una parte mi dispiace non provare una pulperia, ed in più quella di Melide che è anche famosa
tra i pellegrini, ma dopotutto penso che il polpo ed il vino non mi avrebbero aiutato per la tappa del
giorno dopo.
Melide non è una gran città e il giro turistico finisce subito. C’è una farmacia che si presenta come
un negozietto tipo emporio di 100 anni fa: bancone e vetrine di legno quasi grezzo. Gli altri negozi
sono poco meglio. Alla fine, con la spesa fatta, mangiamo panini, scatole di sardine e tonno, e cocacola o birra, in camera.
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Da MELIDE
a PEDROUZO (ARCA)
Data Tappa
27/05
28
Distanza
32.5km
Abitanti
1.000
Regione
GALICIA
Lasciamo Melide senza rimpianti, una cittadina che sembra un paesotto del sud Italia. Seguiamo la
via di San Martino inoltrandoci nel bosco. Si attraversano Boente, Castañeda, il rio Iso, Arzúa. Si
prosegue per Calzada, Calle, Boavista e Salceda, sempre su di un sentiero situato alla destra della
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statale. L’ultimo tratto della tappa, che prevede il passaggio da Brea, Santa Irene, Rua ed infine Pedrouzo-Arca e’ contraddistinto da continua alternanza di sterrato ed asfalto e continui saliscendi.
Sentiero nel bosco prima dell’alba, da Melide
Fontana a Raido
A Castaneda due ore dopo
A Pedrido
Lungo il cammino sorpassiamo un ragazzo che sembra stia per morire dalla stanchezza: cammina
come se avesse i piedi pieni di vesciche; perde un pacchetto di fazzoletti di carta, lo raccolgo, raggiungo il ragazzo e glielo ridò; mi guarda come imbambolato; in altre circostanze avrei pensato che
fosse sotto gli effetti della droga.
Ad As Barrosas, prima di Arzúa, incontriamo un piccolo monumento ad un giovane monaco morto
nel 1996. Lungo la strada, verso Calzada, incontriamo un ragazzo che si è acceso un focherello
sfregando legnetti e poi con un piccolissimo barbecue fatto di rametti avvolti in carta stagnola perché non si brucino, sta cuocendo un pezzetto di carne. Ma non è l’unico “estroso” che incontriamo;
dopo mezz’ora, verso le 10, quasi in mezzo alla nostra strada sterrata, ci sono due donne che dormono con i loro sacchi a pelo, e un bambino che evidentemente non ha più sonno, che dal suo sacco
a pelo saluta tutti i pellegrini che passano: Buen camino..., buen camino, peregrino...
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CAMINO / DE / SANTIAGO / 1996.
TERMINASTE TU CORTO MINISTERIO
SACERDOTAL HACIENDO EL CAMINO
CON NOSOTROS, ENTREGANDO TU VIDA
AL SERVICIO DE LOS DEMÁS HASTA
EL ÚLTIMO MOMENTO!
LA PARROQUIA DE S. FCO. JAVIER DE
LA CORUÑA NUNCA OLVIDARÁ TU
PASO ENTRE NOSOTROS.
LAS HUELLAS DEL SEÑOR
NO SON INVISIBLES.
TU VIDA ES UNA DE ELLAS
22 DE JULIO DE 1996
“EL QUE PIERDA SU VIDA POR MÍ, LA
ENCONTRARÁ”
RAMÓN PAZOS SEAJE
"MONCHO"
A Ramón Pazos Seaje, Monaco
Furelos
Pellegrini che dormono in mezzo alla strada alle 10
del mattino
Nel bosco di eucalipti
Boavista
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Verso mezzogiorno la stanchezza comincia a farsi sentire e decidiamo di fermarci a Boavista dove
c’è un bel bar con tavoli e sdraio su un prato molto curato. Un bocadillo ed una birra ci rimettono in
sesto. Poco oltre incontriamo un’altra targa in memoria di una pellegrina olandese arrivata a Santiago e morta nel sonno,.
Più oltre, tra Salceda e Santa Irene, secondo la guida dovrebbe esserci un piccolo monumento a
Guillermo Watt, un pellegrino morto lì nel 1993 "a una giornata da Santiago".
Attraversato un bosco di eucalipti, e chieste più volte informazioni sulla strada da seguire, raggiungiamo finalmente Pedrouzo, in cui si trova Arca che è il nostro albergo. La fortuna ci bacia in fronte: ci danno gli ultimi due letti rimasti di 140. Grazie, Padre Eterno!
Con tre euro, come in tutti gli alberghi della Galizia, ci danno anche un lenzuolo e federa usa-egetta.
Io occupo il letto in basso, come al solito, in quanto Licel non ha problemi a occupare il letto in alto. Ogni volta che mi siedo sul letto però sbatto la testa sul bordo dell’altro letto, cosa che provoca
allegria nella mia dirimpettaia, una bella argentina che mi racconta di vivere a Barcellona da cinque
anni; adocchia un fusto italiano nella fila di letti di fronte; si fanno complimenti... sei più bella di
Valeria Mazza... Dopo due giorni li rivedo nella Cattedrale di Santiago teneramente abbracciati come fossero innamorati da lungo tempo. Si slacciano solo quando lui va a fare la comunione.
L’albergo è nuovo e molto comodo. Ci sistemiamo e andiamo a fare la spesa nel vicino supermercato. Ci compriamo una bibita e ci sediamo lì fuori a berla. C’è anche un altro italiano che mi chiede
di dove sono e mi dice che ha fatto il Cammino in 22 giorni (anziché i 29, finora, di quasi tutti). Deduco che la fatica l’ha rintronato, perché poi per almeno altre quattro o cinque volte mi richiede se
sono italiano, e ciò nonostante io abbia in mano la guida in italiano.
La sera andiamo a cena in un bel bar-ristorante, sempre al solito prezzo.
Remember in your prayers Myra Brennan, 52 years nee
Holland, of Kilkeny and Silko, Ireland... who died
peacefully in her sleep in Santiago de Compostella on
24.6.03 having just completed her 2nd concutive camino
A sinistra il mio letto (sotto) e quello di Licel (sopra); a
destra in basso quello dell’argentina
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La mia camerata; il mio letto è quello con
l’asciugamano giallo
Soggiorno-pranzo
Lavanderia
La cucina a disposizione dei pellegrini
L’Albergo ad Arca, con il simbolo usato in Galizia
per l’albergo del pellegrino
L’Albergo ad Arca
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Consiglio comunale
Inizio del Cammino per domani mattina
Da PEDROUZO
a SANTIAGO DE COMPOSTELA
Data Tappa
28/05
29
Distanza
20 km
Abitanti
93.000
Regione
GALICIA
Santiago de Compostela è' stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco nel 1985, che ne ha sottolineato così il valore universale forgiato da
milioni di pellegrini che, nei secoli, da tutta Europa (e oggi dal mondo),
hanno percorso la rotta jacopea per "ritrovare" l'apostolo. Questo ha fatto sì
che il Cammino di Santiago sia stato dichiarato
"primo itinerario culturale europeo".
Capoluogo della comunità autonoma della Galizia, nella provincia di La Coruña, è stata nel
2000 città europea della cultura.
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Partiamo presto e troviamo vicino l’albergo un bar aperto dove possiamo fare colazione, anche se in
albergo l’avevamo già fatta con quanto c’eravamo procurati il pomeriggio prima, proprio a questo
scopo. Dopo un mese di cammino, giornate di sforzi, vesciche (chi più chi meno), dolori muscolari
e, soprattutto, l'incontro fraterno con tanti amici, la meta è a mezza giornata di cammino. Riprendiamo il Cammino attraverso un bel bosco di eucalipti, godendo ancora una volta della tranquillità
della natura. Il fatto che ancora non sia l’alba, il camminare nel bosco rende il cammino ancora più
buio. Man mano che ci avviciniamo a Santiago, la natura cede il posto al cemento e all’asfalto. Cominciamo a fare i programmi in vista dell’arrivo, finalmente. Dovremmo arrivare verso le 11, ritirare la Compostela e assistere alla Messa delle 12 con benedizione del pellegrino e, se siamo fortunati, potremmo anche vedere in azione il famoso turibolo.
Subito dopo la Messa, Licel deve prendere un autobus che lo porta alla stazione ferroviaria. Non
vede l’ora di arrivare a casa dove l’attende la sua Mistresa, che lo accoglierà come al solito, dicendo
”Ecco il nostro Rey”. Ci sarà festa grande, come al solito, con figli e nipoti riuniti a casa sua.
Una comoda salita porta all'Alto de Labacolla, scendendo dal quale si costeggia l'aeroporto omonimo (che è quello di Santiago). A Labacolla, approfittando del piccolo rio omonimo che scorre nei
dintorni, gli antichi pellegrini usavano lavare il corpo e i vestiti, quasi a mondarsi dalle fatiche del
lungo viaggio e per purificarsi, così da presentarsi più degnamente davanti alla tomba dell'Apostolo.
Sentiero nel bosco prima dell’alba, da Pedrouzo
Dopo poco più di un’ora arriviamo ad un grande cippo che sembra un monumento e sul quale è indicato Santiago. In un primo momento credo che sia l’indicazione dell’ingresso alla città di Santiago, ma siccome continuiamo a camminare ancora per molto, forse si tratta dell’indicazione del Comune di Santiago, non della città.
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Dopo poco più di un’ora il cippo indicante l’ingresso
in Santiago
A San Marcos
A San Marcos passiamo davanti una stalla dalla cui porta è possibile intravedere una mungitrice
automatica. Una vacca con le mammelle enormi che quasi le impediscono di camminare, entra nella
stalla. Già in un altro paese avevo constatato la stessa cosa: evidentemente da queste parti non c’è
molta cura degli animali. Dopo un po’ troviamo una bella panchina e ci sediamo a riposare e fare
merenda. Osserviamo che arrivano quattro ragazze; forse per “colleganza di sesso” si salutano,
chiacchierano un po’, ripartono e dopo meno di un chilometro, ognuna per conto suo così come si
erano incontrate.
Inizia la salita al Monte del Gozo ("monte della gioia"), ai piedi del quale si trova il borgo di San
Marcos. Il Monte del Gozo, il luogo dove gli antichi pellegrini, scorgendo Santiago, ringraziavano
Dio cantando e, talvolta, piangendo: Il Cammino è compiuto, l'impresa è riuscita, la paura di non
farcela si è sciolta; ora è tempo di gioia, c'è posto solo per la felicità, la commozione e il ringraziamento. In cima al Monte del Gozo c’è un monumento che fu inaugurato da Papa Giovanni Paolo II,
che vi è raffigurato su due diverse facce; su un’altra faccia è raffigurato San Francesco pellegrino a
Santiago e su un’altra faccia i vari Cammini che confluiscono a Santiago.19
19
Nel 1989 a Santiago si svolse una delle famose Giornate Mondiali della Gioventù: da allora sempre più numerosi sono i giovani e non che dalla vecchia Europa e dagli altri continenti si muovono, come gli antichi pellegrini, verso la città
dell’Apostolo. Durante quell’incontro oltre alla veglia notturna e alla S. Messa sul Monte do Gozo particolarmente coinvolgente fu la preghiera recitata nella basilica compostellana dal Papa dopo il gesto dell’abrazo, l’abbraccio
all’Apostolo che ogni pellegrino compie al termine del suo pellegrinaggio a suggellare l’intima comunione e confidenza
con Santiago l’amico del Signore. Ecco il testo di quella preghiera che racchiude non solo il valore della Giornata mondiale della Gioventù ma l’autentico e genuino significato del pellegrinaggio cristiano e jacobeo:
San Giacomo!
Sono qui, nuovamente, presso il tuo sepolcro / al quale mi avvicino oggi, / pellegrino da tutte le strade del mondo, / per
onorare la tua memoria ed implorare la tua protezione. / Giungo dalla Roma luminosa e perenne, / fino a te che ti sei
fatto pellegrino sulle orme di Cristo / ed hai portato il suo nome e la sua voce / fino a questo confine dell’universo. /
Vengo dai luoghi di Pietro / e, quale suo successore, porto a te / che sei con lui colonna della Chiesa, / l’abbraccio fraterno che viene dai secoli / ed il canto che risuona fermo ed apostolico nella cattolicità. / Viene con me, san Giacomo,
un immenso fiume giovanile / nato dalle sorgenti di tutti i paesi della terra. / Qui lo trovi, unito e sereno alla tua presenza, / ansioso di rinnovare la sua fede nell’esempio vibrante della tua vita. / Veniamo a questa soglia benedetta in animato pellegrinaggio. / Veniamo immersi in questo copioso esercito / che sin dalle viscere dei secoli è venuto portando
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Verso il Monte de Gozo
Juan Pablo II Peregrino en Santiago de Compostela
Juan Pablo II
San Francisco Peregrino en Santiago
le genti fino a questa Compostela / dove tu sei pellegrino ed ospite, apostolo e patrono. / E giungiamo qui al tuo cospetto perché andiamo uniti nel cammino. / Camminiamo verso la fine di un millennio / che desideriamo sigillare con il sigillo di Cristo. / Camminiamo ancora oltre, verso l’inizio di un millennio nuovo / che desideriamo aprire nel nome di
Dio. / San Giacomo, / abbiamo bisogno per il nostro pellegrinaggio / del tuo ardore e del tuo coraggio. / Per questo
veniamo a chiederteli / fino a questo “finisterrae” delle tue imprese apostoliche. / Insegnaci, Apostolo ed amico del Signore, / la via che porta a lui. / Aprici, predicatore delle Spagne, / alla verità che hai imparato dalle labbra del Maestro. / Dacci, testimone del Vangelo, / la forza di amare sempre la vita. / Mettiti tu, patrono dei pellegrini, / alla testa
del nostro pellegrinaggio di cristiani e di giovani. / E come i popoli all’epoca camminarono verso di te, / vieni tu in pellegrinaggio con noi incontro a tutti i popoli. / Con te, san Giacomo apostolo e pellegrino, / desideriamo insegnare alle
genti d’Europa e del mondo / che Cristo è - oggi e sempre - / la via, la verità e la vita.
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Porta Itineris Sancti Iacobi20
I vari Cammini che confluiscono a Santiago
Solo una volta arrivati in plaza San Pedro, si vede bene una delle imponenti torri della cattedrale.
Attraverso la Puerta del Camino, si entra finalmente nella città vecchia, la città di pietra, come viene
definita. Torna la poesia, la mente si rallegra, il cuore si allieta, la commozione ha il sopravvento.
Pochi passi ancora, e attraversate Callejòn de las Animas, Plaza de Cervantes, Via Sacra, Calle Azabacheria, Plaza de las Platerìas, si entra, passando sotto un arco, in Plaza del Obradoiro, dominata
dalla maestosità della facciata barocca della cattedrale. Sono tutte vie e piazze che imparerò a memoria perché è la strada che farò ogni giorno avanti e indietro tra il mio Albergo e la Cattedrale.
Ora, solo una grande scalinata separa dal Portico della Gloria e dalla tomba dell'Apostolo San Giacomo.
Ingresso a Santiago
Da plaza San Pedro si intravede una guglia della
cattedrale
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Vi sono rappresentati tra gli altri Alfonso II il Casto; San Domingo de la Calzada; il papa Callisto II; Dante Alighieri;
Isabel del Portogallo; Brígida di Svezia; Jan Van Eyck; San José María Escrivá; Jacobo Sobieski; e Giovanni Paolo II.
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Monastero di San Martin Pinario, difronte la
Cattedrale
Lato nord della Cattedrale
Arrivati a Santiago, come prima cosa andiamo a ritirare la Compostela. C’è una fila lunghissima
che dall’ufficio al primo piano di un palazzo antico, arriva fino in strada. Ci vuole più di un’ora.
Quando, dopo aver mostrato le credenziali ed i timbri appostivi, otteniamo questo sospirato attestato, la Messa e la benedizione del Pellegrino è ormai passata. Io non me ne preoccupo perché comunque avrei voluto andare il giorno dopo. Quelli che arrivano a registrarsi per la Compostela dopo
le dieci, vengono menzionati il giorno dopo durante la Messa, mentre quelli che arrivano prima delle 10 vengono menzionati lo stesso giorno. La menzione non è nominativa, ma per gruppi e per luogo d’inizio del Cammino, per es. “da Saint Jean Pied de Port: tre italiani, quattro francesi un canadese due coreani, ecc...”; quindi uno può riconoscersi.
Nel Palazzo della Compostela e nella via adiacente c’era una tale ressa che io e Licel ci siamo persi
di vista senza neanche salutarci. Mi è dispiaciuto. Tornato a casa a Roma ho spedito un fax ai Bomberos de Manresa con preghiera di consegnargli una lettera. Il figlio infatti è il Comandante dei
Bomberos (Pompieri) di Manresa, che è una città a 60 km da Barcellona e di circa 60.000 abitanti.
Palazzo del Governo galiziano e del Comune, in
Piazza dell’Obradoiro (opera d’oro)
Facciata principale della Cattedrale su Piazza
dell’Obradoiro
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Romanza di Don Gaifers
Mentre faccio la fila per la Compostela, leggo vari foglietti di dove potrei trovare alloggio, e fotografo un cartellone che riproduce la Romanza di Don Gaiferos.
ROMANCE DE DON GAIFEROS
ROMANZA DI DON GAIFEROS
Aonde irá aquel romeiro,
meu romeiro, aonde irá?
Caminho de Compostela,
não sei se ali chegará.
E os pés leva cheos de sangue
e não pode mais andar,
mal pocado, pobre velho!
não sei se ali chegará.
Tem longas e brancas barbas,
olhos de doce mirar,
olhos gazos, leonados,
verdes como água do mar.
Chegarom a Compostela
e foron à Catedral,
Ai, desta maneira falou
Gaiferos de Mormaltám:
-Graças meu senhor Santiago
os vossos pés me tés já,
se queres tirar-me a vida
podes-ma senhor tirar,
porque morrerei contento
nesta santa Catedral.
Dove andrà quel romeo,
mio romeo, dove andrà?
Cammino di Compostela,
non so se ci arriverà.
E porta i piedi mezzi di sangue,
e non può andar oltre,
mal pocado, povero vecchio!
Non so se ci arriverà.
Ha una barba lunga e bianca,
occhi dallo sguardo dolce,
occhi gioiosi e chiari,
verdi come l’acqua del mare.
Arrivarono a Compostela
e furono alla Cattedrale,
Ahi, in questa maniera parlò
Gaiferos de Morrmaltan:
- Grazie, mio Santiago,
i tuoi piedi già mi tengono,
se vuoi prendermi la vita,
me la puoi prendere, Signore,
perché morirei contento
in questa santa Cattedrale.
Esaurita l’”operazione Compostela” cerco un albergo. Mi indirizzano al Seminario Minore, ad un
quarto d’ora dalla Cattedrale. E’ un bel palazzo con un bello scalone e tre piani di camerate. Anche
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qui bisogna aspettare che apra: alle 15. I letti sono solo singoli, non a castello, ognuno con un armadio a muro con serratura a moneta recuperabile. Mentre in tutti gli alberghi del Cammino si può stare un solo giorno, qui puoi stare quanti giorni vuoi. Dieci euro al giorno. Alle otto del mattino tutti
fuori, a mezzanotte chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro: il portone rimane chiuso.
Mi custodisco, faccio la doccia, faccio il bucato con la lavatrice, e vado al centro a fare il turista.
Biblioteca universitaria
La via verso l’Albergo
Panoramica dal Pale dell’Albergo
Il mio Albergo
Lungo la strada prendo qualche foto, alla Chiesa delle Anime, il Palacio de Gelmirez sulla Piazza
dell’Obradoiro, l’Hostal de los Reyes Catolicos21 costruito nel 1492 come ospizio per i pellegrini e
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Nel 1492 avvengono alcuni avvenimenti importanti per la storia dell’umanità (come la scoperta dell’America, per cui
la fine del mondo non è più Finisterre e nuovi traffici e itinerari ormai sono aperti sia per lo sviluppo economico sia per
l’evangelizzazione) e la storia di Spagna e d’Europa: la presa di Granada da parte di Isabella di Castiglia e Fernando di
Aragona, il cui matrimonio nel 1469 aveva finalmente riunito le due corone più importanti di Spagna; il decreto di espulsione degli ebrei e infine il valenciano Rodrigo de Borja (Borgia) è eletto Papa con il nome di Alessandro VI, il
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trasformato oggi in uno degli alberghi più lussuosi di Spagna;riprendo l’interno della cattedrale, con
la Cripta e l’Altare di Santiago, la targa lasciata da Giovanni Paolo II, la Cappella del Crocifisso
davanti al quale ho acceso “decinaia” di moccoli per tutti i miei raccomandati22, la Porta Santa, che
viene aperta ogni Anno Santo23, cioè quando la festa di Santiago, il 25 luglio, cade di domenica.
Nella Cattedrale accanto alla scala che scende alla Cripta con l’Urna di Santiago, c’è un’altra scaletta che sale e porta dietro le spalle della statua di Santiago sopra l'altare maggiore e che, secondo la
tradizione si usa abbracciare. A quello davanti a me, che ha lasciato un’offerta nell’apposito bussolotto un addetto alla Cattedrale consegna un “santino”; a me invece non lo consegna. Allora deduco
che lo consegna solo a chi dà un’offerta, risalgo nuovamente e lascio l’offerta; a me non lo dà neppure questa volta. Allora penso di recuperarlo in qualche angolo della Cattedrale, ma non ci sono.
Pazienza. Ho altri giorni per procurarmelo.
Mi faccio delle passeggiate per le vie cittadine molto belle e animate e piene di bar e ristoranti con
gente rilassata dappertutto. Santiago è una città universitaria, quindi ai pellegrini che hanno concluso la loro fatica si sommano anche un sacco di universitari.
Ci sono un sacco di negozi a beneficio dei pellegrini, con magliette con varie scritte, statuine, bastoni, conchiglie, dolci che ti offrono da assaggiare.
A cena vorrei andare al Ristorante raccomandato dalla guida, il “Gato Negro” ma stranamente lo
trovo chiuso, poi scoprirò che apre all’ora di cena, alle venti. Tra l’altro sembra una specie di osteria, con pavimento di cemento e tavoli quasi sgangherati. Ripiego allora su un ristorante in una delle
principali vie, il prezzo sembra buono, ma alla fine mi sommano il pane e le bevande. Siccome è
comunque poco, non me la prendo. Inoltre ho anche mangiato il polpo alla gallega, come extra, pagando solo 5 euro
quale nel 1494 concederà a Isabella e Fernando il titolo di Re Cattolici (Reyes Catolicos). E’ in questo periodo che a ricordo della presa di Granada a Santiago viene eretto per accogliere il gran numero di pellegrini l’Hospital de los Reyes
Catolicos, trasformato nel 1954 da Franco in un Parador nacional (albergo di gran lusso), nella stupenda cornice della
piazza dell’Obradoiro.
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Casimiro Clementina Stefano Lucia Italia Anna Uberta Giuliana Bordighini Mocini Santoni Papò Massa Fanelli
Furfaro Girau Barbara Siri Gantin Milingo Lefevre Jolanda Claudio Fratello Anna Orazio Giachino Grazio Giuseppa
Marcello Saverio Luigino Irma Valerio Antonio Giulio Cecilia Adelia Leonardo Maddalena Giocondo Giustina Clemente Maddalena padre di Alberto Morti Sparviero Marcella Cristina Manuela Filippo Lena Gabriele M.Cristina Anna
Alberto Giada Gaia +2 Pupi (Paola) Verderame Filena e figli Chieruzzi e figli Bonanni e figlio Gilda Raffaele Giorgio
Filippo Alessandro Lello Paola Elisabetta Gelsa e figlia
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Papa Callisto II istituì l'Anno Santo Jacobeo (1122) ed il suo successore, Alessandro III, attraverso la Bolla Regis Aeternis, concesse la grazia del Giubileo (Indulgenza Plenaria) a chi visitasse il tempio compostellano negli anni in cui il
25 di luglio (festa di Santiago) cadesse di domenica
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Chiesa delle Anime
La Casa del Cadibo
Praza da Immaculata o da Azabacherìa
L’Hostal de los Reyes Catolicos costruito nel 1492
Interno della Cattedrale
La Cripta con l’Urna di Santiago
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JUAN PABLO II
“YO OBISPO DE ROMA Y PASTOR DE LA IGLESIA
UNIVERSAL, DESDE SANTIAGO TE LANZO,
VIEJA EUROPA, UN GRITO LLENO DE AMOR:
VUELVE A ENCONTRARTE, SE TU MISMA”.
EL PAPA EN SU PEREGRINACION A COMPOSTELA.
9 DE NOVIEMBRE DE 1982.
La targa lasciata da Giovanni Paolo II
Cappella del Crocefisso
Porta Santa
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Oggi, in un rinnovato fervore spirituale, migliaia di persone raggiungono Santiago ripercorrendo le antiche vie, ricevendo ospitalità negli ospizi e nelle chiese disseminate lungo il percorso che nel 1987 il Consiglio d’Europa ha proclamato “Primo Itinerario Culturale d’Europa” e nell'anno 1993 gli è stato concesso dall'UNESCO il titolo di “Patrimonio Culturale dell'Umanità”. Lo stesso Papa
Giovanni Paolo II nel 1982 radunò a Santiago gli abati delle principali abbazie d’Europa e consegnò alla città un memorabile discorso sulle radici cristiane dell’Europa: «Per questo, io, Giovanni Paolo, figlio della Nazione polacca, che si è sempre considerata europea, per le sue origini, tradizioni, cultura e rapporti vitali, slava tra i latini e latina tra gli slavi; io, successore di Pietro nella Sede
di Roma, Sede che Cristo volle collocare in Europa e che l’Europa ama per il suo sforzo nella diffusione del Cristianesimo in tutto il
mondo; io, Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale, da Santiago, grido con amore a te, antica Europa: “Ritrova te stessa. Sii te stessa”. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere dei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza negli altri continenti. Ricostruisci la tua unità spirituale, in un clima di pieno rispetto verso le altre religioni e le genuine libertà. Rendi a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Non inorgoglirti delle tue conquiste fino a
dimenticare le loro possibili conseguenze negative; non deprimerti per la perdita quantitativa della tua grandezza nel mondo o per le
crisi sociali e culturali che ti percorrono. Tu puoi essere ancora faro di civiltà e stimolo di progresso per il mondo. Gli altri continenti guardano a te e da te si attendono la risposta che san Giacomo diede a Cristo: “Lo posso”».
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24
Altare di San Giacomo
Dintorni della Cattedrale
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Monastero de San Pelayo de Antealtares in praza da
Quintana
29/05/2009
Plaza de San Pedro
A SANTIAGO DE COMPOSTELA
Mi alzo con comodo, mi custodisco e prima delle otto vado in centro portandomi la guida di
Santiago, che studio.
Santiago. Il suo tracciato è tipico della città medioevale con le mura (sopravvissero fino alla fine del XIX secolo).
La parte antica si articola principalmente lungo la rùa do Franco, la rùa do Vilar e la rùa Nova; varie stradine, vicoli,
piazze (praza, in gagliego) e slarghi si chiudono per offrire prospettive sorprendenti.
Le principali piazze della città sono:* Praza do Obradoiro: merita una citazione particolare; situata sul lato Ovest
della cattedrale, è il cuore pulsante di quel "museo vivente" che è Santiago. E' il luogo dove si sente il battito di ogni
ora del giorno e della notte. Ha monumenti straordinari: la cattedrale (la facciata barocca d'ingresso), il Palacio de
Gelmìrez, l'Hotel de los Reyes Catòlicos, il Palacio de Rajoy e il Collegio de San Jerònimo. Malgrado ogni
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edificio risalga a un periodo diverso, tutti sono impregnati di un'insolita armonia. La verità è che questa piazza, il cui
nome significa "opera d'oro", è meritevole di essere considerata una delle più belle del mondo.
* Praza das Praterias (de las Platerìas, in castigliano); situata sul lato sud della cattedrale, era il luogo dove più
erano concentrate le botteghe di argentieri ed orefici (il nome della piazza significa infatti "degli argentieri").
* Praza da Immaculada (anticamente "da Azabacheria"); situata sul lato nord della cattedrale, il suo antico nome
significa che qui si radunavano gli artigiani che lavoravano il gaietto (azabache, una varietà di lignite dura, di colore
nero lucente, adoperata per bottoni e ornamenti).
Principali monumenti: * La cattedrale; è stata ed è la ragione d'essere di Santiago e del pellegrinaggio; in seguito
ad essi nacque la città. E' un prodigio di fusione dell'architettura e scultura romanica con quella barocca. Infatti,
sebbene l'aspetto esteriore sia stato modificato da successive riforme fino ad assumere la spettacolare veste barocca
che oggi si ammira, l'interno conserva infatti i suoi tratti originali e costituisce l'insieme più prezioso del primo stile
monumentale del Medioevo cristiano: il romanico.
I lavori di costruzione dell'attuale cattedrale iniziarono nel 1075, culmine dello splendore di Santiago. Fondato sotto
il vescovado di Diego Pelàez, sotto la direzione di Maestro Bernardo "il Vecchio", dove in precedenza erano
esistite anteriori basiliche distrutte da truppe mussulmane, ricevette nuovi impulsi nel 1090. In questo periodo si
strinsero i rapporti tra il vescovado locale e l'Abbazia di Cluny, e i lavori vennero affidati a Maestro Esteban.
Questi progettò un tempio a tre navate. Partecipò ai lavori anche Bernardo "il Giovane". Il vescovo Gelmìrez, nel
1105, consacrò quasi tutti gli altari della chiesa e i lavori vennero completati nel 1128. La maestosa e slanciata
facciata barocca, detta dell'Obradoiro, fu realizzata (posta dinanzi alla precedente romanica) nel XVIII secolo
dall'architetto Fernando Casas y Novoa. Il corpo centrale, definito "retablo de piedra" si erge tra due torri
gemelle di origine romanica, trasformate in barocche nel 1670 circa e terminate dallo stesso architetto. Guardando
frontalmente la facciata, quella di sinistra è definita Torre de la Carraca, e quella di destra Torre de las
Campanas. La facciata sud, detta de las Platerias come l'omonima piazza dove si affaccia, è l'unica che conserva
tratti del romanico originale. Fra le statue che la decorano spicca quella di Re Davide musicante. La facciata est che
da su Praza da Quintana, circonda l'abside della cattedrale. In essa si trova la Puerta Santa o del Perdòn, che
viene aperta solo durante gli anni santi. Lateralmente si trova la Torre del Reloj (dell'orologio), iniziata nel 1316 e
portata a termine nel XVII secolo da Andrade che diede forma a una delle torri barocche più belle. Un particolare:
l'orologio ha solo una lancetta che indica le ore. La facciata nord, detta della Azabacheria, nell'originale stile
romanico era chiamata "del Paradiso"; oggi è presente uno stile neoclassico. Entrando nella cattedrale si resta
abbagliati e incantati dall'opera più bella: il Portico della Gloria. Difficile descrivere la bellezza di questo portale
d'ingresso della cattedrale, a cui si accede dopo aver superato la facciata dell'Obradoiro. E' un gruppo scultoreo
romanico così eccezionale da essere definito il monumento iconografico più completo della scultura medioevale.
Arrivare a contemplarlo dopo tanto camminare e tante difficoltà è commovente. Opera di Maestro Mateo, fù
probabilmente iniziato nel 1118.........
E' formato da tre archi: quello centrale, il più maestoso, è presieduto da Cristo glorioso in trono secondo la visione
apocalittica di Giovanni. La sua figura è circondata dai quattro evangelisti; otto angeli portano i segni della passione
e altre figure ai lati rappresentano i prescelti. Nell'archivolto sono rappresentati i ventiquattro anziani dell'Apocalisse
nell'atto di accordare i propri strumenti musicali dando vita a un concerto celeste. La colonna centrale (detta albero
di Jesse) raffigura la storia genealogica del Cristo, ed è sormontata dalla statua dell'apostolo Giacomo colma di
espressione e serena bellezza in viso, che sostiene una pergamena con la scritta "mi mandò il Signore". Giacomo
sembra davvero accogliere i pellegrini che arrivano. I cinque solchi (a forma di mano destra) presenti su questa
colonna, sono stati sempre usati per appoggiarvi la mano come ringraziamento e richiesta di benedizione
all'apostolo. Ai piedi della colonna, dalla parte opposta a quella di Giacomo, c'è la statua che autoritrae Maestro
Mateo sulla cui prgamena si può leggere "architectus" e che la devozione popolare a ribattezzato "O santo dos
croques" (il santo dei bernoccoli). E' infatti usanza dare dei piccoli colpi con la testa a questa statua per ottenere un
pò della sua intelligenza e saggezza. Sull'arco di sinistra sono rappresentati episodi dell'Antico Testamento; le
colonne sottostanti rappresentano i profeti (Daniele, in particolare sorride). Sull'arco di destra appaiano Dio Padre e
Dio Figlio al centro, nel giudizio universale co gli eletti a destra e i condannati a sinistra (mi sembra che la
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sinistra..... politica, non aveva pace neppure allora.....); le colonne sottostanti hanno statue che rappresentano gli
apostoli.
All'interno della cattedrale, percorrendo le navate da sinistra, si incontrano diverse importanti cappelle: la cappella
del Cristo di Burgos, della Comunione, di Santa Catalina, della Corticela, di San Andrés e la Mayor. Girando
intorno a qust'ultima (sempre da sinistra a destra) si incontrano ancora: la cappella di San Juan Apostolo, de Nuestra
Senora la Blanca, del Salvador, de la Azucena, Tra queste ultime due si trova la Porta Santa. Merita una particolare
citazione la Capilla Mayor: posta dietro l'altare maggiore, ha elementi decorativi del XVII secolo e conserva una
statua di San Giacomo alla quale si accede salendo una scaletta. E' del 1211, abbigliata con vestiti e gioielli del XVII
secolo, ed ha una espressione così accogliente e serena che sembra quasi commuoversi all'abbraccio che i pellegrini
usano darle a ringraziamento dell'avvenuto pellegrinaggio.
Lasciato l'altare maggiore con la statua di San. Giacomo, scendendo dal lato opposto, si accede alla sottostante
cripta dove, in una urna d'argento, cesellata in stile romanico, sono conservate le reliquie del santo. La cappella e
l'altare maggiore ricevono luce dalla cupola soprastante, ottagonale, del 1445, dalla quale pende il "Botafumeiro",
il gigantesco turibolo dell'incenso che viene fatto oscillare spettacolarmente da un estremo all'altro della navata a
crociera nei giorni di solenni celebrazioni. Lungo la navata centrale, poggiati sulle colonne che appartenevano a un
coro del XVII secolo, si trovano i due organi della cattedrale, opera di Manuel la Vina, del XVII secolo. Annesso
alla cattedrale c'è il chiostro: del XVI secolo fu progettato dai migliori architetti del momento. Gaspar de Arce lo
potò a termine con la splendida veranda che si affaccia su Praza do Obradoiro. Ospita un importante museo; sono
presenti l'archivio ( dove è conservato il Codex Calixtinus ), la biblioteca, la sezione archeologica, arazzi di
pregevole fattura e altre opere di rilievo.
* Palacio de Gelmìrez: fa da contrappunto al chiostro della cattedrale. Fu eretto per volere del vescovo Gelmìrez
nel 1120 ed è uno dei migliori esempi di romanico civile in Spagna. La facciata sovrapposta alla precedente è del
XVIII secolo. Al suo interno spicca il Salòn Sinodal, fatto costruire dal vescovo Arias nel 1260.
* Hostal de los Reyes Catòlicos: costruito nel 1492 per accogliervi i pellegrini e gli ammalati, è oggi uno degli
hotel più lussuosi di Spagna. Molto bello il portale d'ingresso riccamente scolpito. I balconi e le finestre sono rifiniti
in stile rinascimentale e barocco.
* Palacio de Rajoy: si erge di fronte alla cattedrale. Fu costruito verso la metà del XVIII secolo. Nel corpo centrale
della struttura sono rappresentati la battaglia di Clavijo e un Santiago Matamoros. E' oggi sede del governo
glagliego e del comune compostelano.
* Casa del Cadibo: edificio barocco con facciata progettata da Fernàniez Sarela nel 1758, eretta a scopo
ornamentale. Delimita la Praza das Praterias, al centro della quale si trova la Fuente de los Caballos, del 1825.
* Casa dei canonici o "Conga" : costruita da Andrade nel 1709 come residenza capitolare, è circondata da portici
che la separano dalla Praza da Quintana.
* Monastero de San Pelayo de Antealtares: situato in Praza da Quintana di fronte alla dinamica abside della
cattedrale e alla Porta Santa; contrasta con esse per la severità delle sue mura granitiche. E' uno dei monasteri più
antichi della città, fondato da Alfonso II nel IX secolo per custodire la tomba dell'apostolo appena scoperta.
L'edificio che oggi lo sovrasta fu eretto nei secoli XVII e XVIII. Le facciate attuali sono del XVII secolo opera di
Melchor de Velasco.
Ritorno alla Cattedrale. Vedo che c’è una suora che sta spolverando l’Altare Maggiore; appena mi
capita a tiro gli chiedo dove potermi procurare un “santino”, e lei me ne va a prendere cinque in
sagrestia. (Alla faccia di quello che ieri non me ne ha dato manco uno, forse perché dietro è
riportata una preghiera per gli spagnoli, visto che Santiago è protettore della Spagna).
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Mi fermo per la Messa di mezzogiorno con la menzione dei pellegrini cui è stata consegnata la
compostela e la Benedizione del Pellegrino. Alle 11.30 la chiesa è già piena quindi io devo rimanere
in piedi. Al termine della Messa viene fatto oscillare il "Botafumiero", il gigantesco turibolo
dell'incenso, che solitamente viene azionato spettacolarmente da un estremo all'altro della navata a
crociera nei giorni di solenni celebrazioni. Pertanto mi ritengo fortunato. Questo turibolo è così
pesante che lo azionano otto persone.
Nel primo pomeriggio incontro Francisco e Javier che propongono di andare a prenderci qualcosa in
un bar all’aperto al termine della via principale.
Verso le sette, passeggiando per la via principale incontro Domigno e José Maria, di Cadige e
Madrid, che mi invitano a bere una birra. In tutti e due i bar mi sono fatto scattare delle foto dal
cameriere.
A cena vado al “Gato Negro”, che è il più brutto ristorante incontrato finora; sembra proprio
un’osteria. Avrei intenzione di mangiare finalmente una paella, ma mi dicono che non ce l’hanno,
Allora mi scuso e me ne vado, anche perché non hanno un menù organico: solo piatti e piattini....
Vicino la cattedrale trovo un ristorante con un assortimento di paelle; mi portano il menù delle
paelle dove ce ne sono illustrate una dozzina; quella che scelgo non ce l'hanno; quali hanno? Solo
due; mi sorge il sospetto che ce l'abbiano preconfezionate. Comunque scelgo quella di verdure. E
sangria. Però la sangria non ce l'hanno. Boh... e meno male che è un bel ristorante al centro della
città e vicino alla Cattedrale!
Tutti a fotografare il botafomeiro
Botafomeiro in azione
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Il botafomeiro viene riportato in sagrestia
Io, Javier e Francisco
Io, Javier e Francisco
Io, José Maria e Domingo
Io, José Maria e Domingo
Lo scalone dell’Albergo
225
Da SANTIAGO DE COMPOSTELA
a NEGREIRA
Data
30/05
Tappa
30
Distanza
21.3 km
Abitanti
6.592
Regione
GALICIA
Negreira è un comune della comunità autonoma della Galizia, nella provincia de La Coruña, sul Rio Tambre.
È il paese più importante dopo Santiago, prima di raggiungere la costa. Di
origine medievale. È la cittadina alla quale allude Hemingway nel suo racconto “Per chi suona campana.”
Dall’Albergo devo ritornare al centro della Città e poi prendere la strada per Negreira, ma comincio
subito a non trovare le frecce gialle che mi sarei aspettato, quindi perdo la strada e dopo vari andirivieni e richieste d’informazioni ai rari passanti, finalmente trovo la strada giusta. Poi mi capita anche di raggiungere vari "sperduti" ai quali do io informazioni. Mentre fino a Santiago la campagna
era bella, ordinata, verdeggiante, qui mi dà l’idea del trascurato e un po’ caotico.
Sono ormai nel tracciato semiurbano della città e, dopo ancora un po' di discesa, oltrepasso il piccolo Rio Sarela, entrando in aperta campagna. Il cammino prosegue ora su un sentiero vero e proprio, tra la fitta boscaglia di eucalipti.
Si incontreranno via via i piccoli centri di Moas, Carballal, Quitans, fino ad arrivare al nucleo di
Augapesada dove si conserva un piccolo ponte di origine medievale, che non ho fotografato.
Poco dopo reincontro i tre siciliani e per un po’ camminiamo insieme.
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Arriviamo a Ponte Maceira. Qui le rive del Rio Tambre sono unite dal ponte più significativo del
cammino; si tratta di una bella costruzione della fine del XIV secolo che fu, nel tempo, di grande
importanza nelle comunicazioni tra le città di Santiago e Finisterre.
Località di Ponte Maceira
Località di Ponte Maceira
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A Ponte Maceira i tre siciliani mi parlano di una fonte miracolosa, ma non ho capito bene che miracoli faccia. I tre sono di Mistretta in provincia di Messina, ma solo uno c’è rimasto, un altro vive a
Palermo ed un altro a Bergamo. Dopo pochi chilometri, passando per le località di Barca e di Chancela, si giunge a Negreira, centro di origine medievale e con maggior popolazione, che s’incontra
prima di raggiungere la costa.
All'ingresso del paese, in avenida de Santiago, un monumento al pellegrino. A Negreira si trova inoltre EI Paza de Coton, antica fortezza medievale ristrutturata nel XVII secolo.
In fondo, il Paese
Monumento al Pellegrino (tra i due cespugli)
In fondo, la Fortezza
L’Albergo
L’albergo si trova un km e mezzo fuori del Paese. Quando arrivo, verso l’una, mi prende un colpo:
sulla finestra vicino l’ingresso c’è un cartello con scritto TUTTO OCCUPATO. L’albergatrice non
c’è. Mentre sto lì pensando cosa fare, un ragazzo mi dice: “vai dentro e prenditi un letto”. In effetti
mi sembra quasi una buona idea; entro e constato che ci sono parecchi letti liberi. Ne occupo subito
uno con il mio sacco a pelo, poi ridiscendo e mi segno sul registro dell’Albergo. L’hostelera arriverà dopo le quattro. Nel frattempo la gente continua ad arrivare e io a tutti quelli che incontro dico di
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occupare un letto e segnarsi, perché, penso, cacciare fuori un abusivo (me) può essere facile ma
cacciarne parecchi diventa più difficile.
Quando arriva l’hostelera, regolarizza la posizione di tutti. Ma la gente seguita ad arrivare; lei li autorizza a rimanere sulle poltrone e sui divani del soggiorno che occupano con i propri sacchi a pelo
per non perdere il posto. Quando i divani e le poltrone sono finiti, chiedono di poter rimanere sotto
il portico e stendono il sacco a pelo per terra.
Sistematomi e custoditomi, vado a fare la spesa: qualcosa per il pranzo e per la colazione di domani.
Faccio un pezzo di strada con l’hostelera che abita lì vicino. L'hosterera sta per andare in pensione e
si rammarica di dover lasciare un posto di lavoro così interessante, dove si possono incontrare tanti
giovani (come me) di tutto il mondo, poter imparare le lingue conversando con tanti stranieri. Mi
dice che negli anni passati, per poter aumentare la ricettività dell'albergo erano state messe delle
tende collettive in giardino, ma che poi il Governo Regionale della Galizia aveva fatto togliere. Siccome fa abbastanza caldo, penso che quelli che hanno steso il sacco a pelo sotto il portico possano
passare la notte senza troppi problemi.
Nel tornare all’Albergo, ho la fortuna di capitare in mezzo a una festa di paese, e scatto qualche foto
al corteo di persone vestite in costume. Le persone in costume sono tante, e partecipano con convinzione alla festa, nonostante il caldo. Alle 18 il corteo inizia a muovere con la banda, pifferi e tamburi.
Deposito la spesa in Albergo e ritorno in Paese per la cena. Reincontro i tre siciliani e mentre chiacchieriamo si avvicina un italiano che vive a Negreira. E’ un abruzzese che ha conosciuto la moglie a
Perugia all’Università per stranieri. Secondo lui tutte le feste paesane e i costumi sono più o meno
uguali dappertutto, e questa festa e questo corteo sembrano quelle che vengono fatte in Abruzzo.
Secondo me qui sembrano più convinti e più curati.
Proseguo per il ristorante, mentre i tre siciliani si dirigono ad una altro ristorante.
L’Albergo con vari sacchi a pelo sotto il portico
Il corteo, banda in testa
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Il ristorante è un bel ristorante, ma ci sono solo due
persone oltre me. Sarà per caso troppo costoso (9
euro)?
Dopo cena,visto che è domenica, vado alla Messa.
La Chiesa viene aperta poco prima delle 20 da una
beghina. Alle 20 arriva un signore, si mette i paramenti e dice la Messa.
Nella “cattolicissima" Spagna i preti cominciano a
scarseggiare e quelli che ci sono, sembra che non
vogliano farsi notare.
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Da NEGREIRA
a OLVEIROA
Data Tappa
31/05
31
Distanza
33.2 km
Abitanti
100
Regione
GALICIA
Parto prima delle sei, sia perché la tappa è lunga, sia perché comincia a fare molto caldo a metà
giornata, e vorrei evitare di trovarmi sotto il sole alle 2. Però partire presto presenta degli inconvenienti: se non si trova la strada, a chi chiedere informazioni?
Poco dopo essere uscito dall’Albergo incontro quattro tedeschi che vengono in direzione opposta.
Li avviso che il Cammino è nella direzione che io sto seguendo (mi ero informato la sera prima).
Loro cercano di convincermi che io sbaglio e loro sono nel giusto e mi invitano ad andare con loro.
Ci salutiamo e ognuno prosegue per la sua strada.
Dopo un km incontro altri due sperduti, ai quali indico la strada segnalata da una piccola freccia
gialla, che loro non avevano notato. M’inoltro nel bosco, ma non sono tanto sicuro di essere nel giusto. Speriamo bene... Finalmente dopo qualche chilometro incontro uno dei soliti cippi con la conchiglia e mi tranquillizzo.
Lungo il percorso ci sono rari paesetti che penso non avessero la luce elettrica fino a poco tempo fa.
Infatti nel paesaggio ci sono selve di mulini a vento per generatori di elettricità. Incontro anche varie mandrie con vacche incredibilmente luride. E mi ricordo che a Collamato le pulivano e le stri232
gliavano. In una mandria ho notato una vacca sciancata, un’altra vacca con un grosso rigonfiamento
sull’anca, un’altra con un solo capezzolo e con le mammelle dagli strani rigonfiamenti. Visto che
hanno così poca cura delle bestie, la carne spagnola non vorrei mangiarla.
Lo strano è, che mentre in Castiglia ho traversato vaste distese di campi molto curati e rarissimamente ho visto un contadino, qui che la cura della campagna non mi sembra eccessiva, si vedono
spesso contadini.
A Santa Mariña di Maroñas mi faccio una bella merenda e proseguo il cammino, oltre un lago artificiale, fino a Olveiroa.
Poco prima avevo incontrato un ragazzo-pellegrino che veniva in senso contrario, siccome l’ho
guardato con aria titubante, prima che gli chiedessi informazioni sul cammino mi ha detto” tu vai
giusto, io sto tornando indietro a piedi...”
Sentiero nel bosco
Un mare di fiori
Una selva di mulini a vento per elettricità
Un paesetto che probabilmente utilizza i generatori
eolici di elettricità
233
Vacche al pascolo (queste abbastanza pulite)
In fondo, un lago
La strada sembra interminabile. Ad un certo momento, quando dai segnali stradali sembra di essere
arrivati, un cartello mi indica che l’albergo è in una laterale a sinistra, a due km di distanza. Due km
ancora più lunghi degli altri.
Poco prima ho superato un francese, che poi scoprirò essere un neuropsichiatra, che non ci vuole
stare (a essere superato). Quando poi arriviamo in albergo, mi fa pure i complimenti e ” mi dà il
cinque”. Ma io non ci pensavo neppure a fare la gara con lui.
L’Albergo è in una casa in pietra, ristrutturata e risistemata, con parquet, luci bagni e docce. Anche
qui l’albergatrice non c’è. Io occupo uno degli ultimi letti disponibili e alle quattro regolarizzo la
mia posizione, appena arriva l’hostelera.
Mentre bighellono, noto che sui vetri dell’ufficietto dell’hostelera sono appesi dei foglietti con detti
e massime di vari autori. Ricopio quelli che mi piacciono e li riporto qui sotto. Nel frattempo arrivano due ragazze tedesche che chiedono informazioni su un fiume che passa nei paraggi. Siccome
non parlano spagnolo, non riescono a capirsi non l’hostelera; allora io faccio da traduttore, poi, visto
che il fiume è vicino, vado anch’io a vedere, anche per mettere i piedi a bagno come suggerito dalla
guida: rinfrescarsi e lavarsi i piedi ogni volta che sia possibile.
Nei pressi del fiume il paese è ben curato e sistemato, una bella strada, delimitata da un bel muraglione in pietra, alberi e panchine, un bel ponte; il tutto costruito con soldi della Comunità europea.
Gli spagnoli prima hanno fatto dichiarare il Cammino di Santiago patrimonio culturale europeo, e
poi mungono soldi che comunque danno lavoro, anche se non tutti sono interessati al Cammino. L'Italia dovrebbe fare altrettanto, visto che la Via Francigena dovrebbe essere più interessante del
Cammino e porta ad una meta che è più importante di Santiago, e traversa città e paesi che a quelli
spagnoli gli danno una pista. Ma purtroppo la Via Francigena non credo sia altrettanto organizzata,
come ristoranti e alberghi a poco prezzo e sentieri distinti dalle strade a traffico intenso. Se lo fosse,
sarebbe anche uno strumento per aumentare il turismo.
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A sinistra, indicazione per l’albergo
L’Albergo, a destra
Abbellimenti sulla parete delle scale dell’Albergo
Sassi “muschiati” che sembrano pesci
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Uno scorcio del fiumiciattolo
Sistemazione di una strada con fondi della Comunità
Europea
Las Bendiciones.
Un hombre susurró: "Dios, háblame".
Y un pajaro cantó. Pero el hombre no oy.
El hombre gritó: "Dios, háblame".
Y el trueno rodó a traves del cielo.
Pero el hombre no escuchó.
El hombre miró a su alrededor y dijo: "Dios, déjame verte".
Y una estrella brilló en el cielo.
Pero el hombre no la notó.
Y el hombre gritó:
"Dios, mostrame un milagro". ¡Y nació su hijo!
Pero el hombre no se dio cuenta de la nueva e irrepetible vida que comenzaba.
Entonces gritó desesperadamente: "Dios, tócame, déjame sentir che estas aqui".
Dios bajó y tocó al hombre, pero éste espantó a la mariposa que volaba a su alrededor y continuó
caminando.
Esto nos debe recordar que Dios siempre está a nuestro lado, en todo, en lo grande y lo sencillo, al
igual que en cosas a las que no le prestamos mucha atención.
No te pierdas de una bendicion sólo porque no viene envuelta del modo en que tú esperas.
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- Cada encuentro es una oportunidad, para seguir tu camino.
- Cuando estés particularmente enfadato y furioso, recuerda que la vida humana no dura mas que un
momento. Marc Aurel
- No sueñe tu vida, vive tu sueño.
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- Afronta tu camino con coraje, no tengas miedo de las criticas de los demas. Y, sobre todos, no te
deje paralizar por tus proprias criticas. Pablo Coelho
- Si crees que puedes, tienes razon, Si crees que no puedes, tambien tienes razon. Henry Ford
- Cuando alguien muere, no es esa la verdadera muerte; la muerte es cuando alguien vive e no lo
save. Marie Rieck
- Cada hombre llega consigo todo lo que necesita para una vida feliz, pero mucha gente lo ha
olvidado. William Shakespeare
Da OLVEIORA
a FINISTERRE
Data Tappa
01/06
32
Distanza
30 km
Abitanti
4.959
Regione
GALICIA
Finisterre (Fisterra in gallego) è un comune della comunità autonoma
della Galizia.
Il nome deriva dall'espressione latina Finis terrae, cioè "fine delle terre"
in quanto il capo Fisterra è uno dei due punti più occidentali della Spagna
(l'altro è il capo Touriñan presso Muxia).
È spesso visitato dai pellegrini che compiono il Cammino di Santiago di
Compostela e decidono di prolungare il pellegrinaggio per circa un altro
centinaio di chilometri. La tradizione vuole che i pellegrini qui compiano
un bagno nell'oceano in segno di purificazione, brucino un indumento indossato durante il cammino stesso e infine raccolgano una delle conchiglie (simbolo che segna il cammino a partire da Roncisvalle) che si trovano su una spiaggia a prova dell'avvenuto pellegrinaggio.
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