Relazione Stralcio Rischio Sismico - Provincia di Forlì

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Relazione Stralcio Rischio Sismico - Provincia di Forlì
Agenzia di Protezione Civile
PROVINCIA DI FORLI'-CESENA
Servizio Ambiente e Pianificazione Territoriale
Piano Provinciale di Emergenza
STRALCIO RISCHIO SISMICO
Approvato con Delibera di Consiglio Provinciale n°60614/34 del 4 aprile 2013
RELAZIONE
Ufficio Protezione Civile P.zza Morgagni, 9 - 47121 FORLI'
tel. 0543-714278 fax 0543-31830
e.mail: [email protected]
sito: http://www.provincia.fc.it/ambiente/protezione.civile
PROVINCIA DI FORLI'-CESENA
Piano Provinciale di Emergenza
STRALCIO RISCHIO SISMICO
PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA – STRALCIO RISCHIO SISMICO
Tavolo di Pianificazione
Provincia di Forlì-Cesena Servizio Ambiente e Sicurezza del Territorio
Prefettura di Forlì-Cesena - Area Protezione civile, difesa civile
Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Forlì
Agenzia regionale di Protezione Civile
Regione Emilia-Romagna –Servizio Geologico e Sismico dei Suoli
Regione Emilia-Romagna – Servizio Tecnico di Bacino Romagna
Gruppo di Lavoro Provinciale
Arch. Cimatti Roberto
D.ssa Casadei Claudia
Geom. Guardigli Stefano
Ing. Campoli Manuela
Geom. Raggi Sabrina
Ing. Lungherini Milena
Geol. Quagliere Stefano
Dirigente del Servizio
Coordinatore del Piano
Responsabile composizione cartografica
Collaborazioni - Provincia di Forlì - Cesena
Servizio Pianificazione territoriale
Servizi Infrastrutture Viarie, Mobilità, Trasporti e Gestione Strade di Forlì e Cesena
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
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ELENCO DESTINATARI – STRALCIO RISCHIO SISMICO
•
Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile
•
Agenzia regionale di Protezione Civile della Regione Emilia-Romagna
•
Regione Emilia-Romagna – Servizio Geologico e Sismico dei Suoli
•
Regione Emilia-Romagna – Servizio Tecnico di Bacino Romagna
•
Prefettura di Forlì-Cesena
•
Questura di Forlì
•
Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Forlì
•
Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato
•
Comuni della Provincia di Forlì-Cesena
•
Unione Montana Acquacheta – Romagna Toscana
•
Comunità Montana Appennino Forlivese
•
Comunità Montana Appennino Cesenate
•
ARPA Sezione Provinciale di Forlì
•
Azienda USL di Forlì
•
Azienda USL di Cesena
•
Consorzio di Bonifica della Romagna
•
Coordinamento Provinciale Volontariato di Protezione Civile
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
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TABELLA AGGIUNTE E VARIANTI - STRALCIO RISCHIO SISMICO
Le modifiche ed integrazioni al Piano sono diramate dalla Provincia di Forlì-Cesena in versioni
periodiche, numerate progressivamente.
Di norma potranno essere sostituite pagine della relazione o aggiornati elenchi e schede.
Ciascuna modifica dovrà essere registrata nella successiva tabella
DOCUMENTO
Revisioni
PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA
STRALCIO RISCHIO SISMICO
N. Descrizione
Data
0 Documento approvato in linea tecnica
Delibera di Giunta Provinciale n.119312/548
27/12/12
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2
3
4
5
Approvato con atto
Delibera di Consiglio Provinciale n.60614/34 del 4/04/2012
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
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ELENCO ELABORATI – STRALCIO RISCHIO SISMICO
LIVELLO PROVINCIALE
Relazione Specifica Rischio Sismico
Schede:
Scheda Comando Provinciale Vigili del Fuoco
Scheda Centro Unificato Provinciale di PC (CUP)
Schede dei Centri Operativi Misti (8 elaborati)
Elenchi:
Strutture sanitarie (sedi ospedali, 118, pronto soccorso) comprensorio di Forlì
Strutture sanitarie (sedi ospedali, 118, pronto soccorso) comprensorio di Cesena
Cartografia:
Tavola 1 Carta della Viabilità strategica
Tavola 2 Carta di Inquadramento provinciale
Monografie aree di ammassamento mezzi e soccorritori (6 elaborati articolati in 3 planimetrie
generali e 3 planimetrie di dettaglio)
LIVELLO COMUNALE
Schede:
Schede COC - Sede abituale/sede scenario sismico (30 elaborati)
Schede Moduli Abitativi (10 elaborati)
Schede dei Serbatoi pensili ed interrati della rete acquedottistica del territorio provinciale–
(21elaborati)
Elenchi:
Edifici antisismici rilevanti in caso di evento sismico: strutture strategiche ai fini di PC, scuole
antisismiche, altri edifici pubblici che in emergenza possono avere valenza ai fini di PC
(30 elaborati articolati per comune)
Cartografia:
Tavole Inquadramento territoriale su base comunale (36 elaborati)
Monografie delle aree di accoglienza scoperte (54 elaborati articolati in 27 planimetrie
generali e 27 planimetrie di dettaglio)
ALLEGATI:
Allegato 1 Scenario di Danno rischio sismico (Fonte: Dipartimento Nazionale di PC)
Allegato 2 PTCP-TAV6-Rischio sismico-carta delle aree suscettibili di effetti locali
Allegato 3 mappa di copertura radioelettrica secondo le varie tipologie di servizio
Allegato 4 Carta “Acquedotto della Romagna-Schema rete di adduzione”
Allegato5 Edifici messi in sicurezza ex L.289/2002 (stralci ex DGR 836/2006 e DGR
1141/2007)
Allegato 6 Edifici inseriti in programma verifiche tecniche ex OPCM 3362/2004 (Stralci ex
DGR 1553/2006 DGR 936/2008)
Allegato 7 Elenchi edifici inseriti nel piano di adeguamento sismico ex OPCM 3362/2004
(stralcio DGR 1553/2006)
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
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PRESENTAZIONE
Da qualche migliaio di anni l’uomo si confronta e cerca di opporsi alla inarrestabile azione
dei terremoti e n’è uscito quasi sempre sconfitto, anche quando è stato in grado di comprenderne i
meccanismi e di stimarne l’incontenibile energia. Basti pensare agli eventi che hanno colpito il
Belice, il Friuli e l' Irpinia.
Il catalogo dei terremoti italiani dal 1900 ad oggi, considerando gli eventi con magnitudo
superiore a 5,8 (scala Mercalli) annovera ben 31 eventi intervallati fra di loro appena di qualche
anno e solo in un caso con una pausa di 19 anni: tale semplice analisi conferma il fatto che
l'accadimento di eventi sismici di grave entità è un fatto anche purtroppo frequente del territorio
italiano.
A partire dalla conoscenza delle dimensioni del problema, dalla frequenza e dalla intensità
dei terremoti in determinate aree ed esaminando il fenomeno anche in termini economici, è
evidente la necessità di compiere ogni sforzo volto alla riduzione e mitigazione del rischio sismico.
A fronte di questo quadro, il ruolo dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni,
enti ai quali la normativa nazionale e regionale ha conferito responsabilità nel settore della
protezione civile, deve indirizzarsi verso la promozione di una incisiva politica di prevenzione dal
rischio sismico mediante una serie di interventi atti a ridurre l’impatto che un evento sismico
produce sulla popolazione e sul sistema insediativo e infrastrutturale.
La Provincia di Forlì-Cesena ha voluto integrare il contributo reso con l'approvazione del
Piano Provinciale d’Emergenza di Protezione Civile del 21 luglio 2008, approfondendo alcuni temi
specifici e mettendo a disposizione una serie di strumenti ed informazioni per favorire i soccorsi e
per coadiuvare i Comuni nella gestione del rischio sismico.
Attività da intraprendere in “tempo di pace” quando non si è sopraffatti dalla gestione
dell’emergenza, ma facendo tesoro delle esperienze vissute nella gestione degli eventi calamitosi
che hanno colpito il nostro territorio o del supporto fornito ad altri territori colpiti.
Indubbiamente il rischio sismico è la tipologia di rischio più complessa, senza preannuncio
nonostante le attuali conoscenze scientifiche, e con elevato danneggiamento in termini di
popolazioni colpite, danni al patrimonio insediativo, produttivo e culturale.
E’ vero però che gli studi effettuati in Italia hanno ormai raggiunto un buon livello di
determinazione, molti sforzi sono stati fatti in termini di miglioramento delle caratteristiche degli
edifici e molteplici sono le iniziative avviate. Anche la macchina dei soccorsi, purtroppo più volte
attivata, ha dato prova di grande capacità di azione e reazione.
La consapevolezza della esposizione del nostro territorio al rischio sismico è un ulteriore
sprone per l’attività di pianificazione che la Provincia ha intrapreso con la predisposizione di uno
strumento che contribuisca alla riduzione del rischio.
Il documento è stato condiviso tra gli enti che a vario titolo detengono competenze in
materia di rischio sismico e che concorrono alla gestione dell’emergenza, e questa condivisione
rappresenta il valore aggiunto del piano che gli assicura efficacia ed applicabilità sul territorio in
caso di evento.
Un ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito alla sua stesura contribuendo al
rafforzamento del “sistema di protezione civile” della Provincia di Forlì-Cesena.
L’Assessore alla Protezione Civile
Guglielmo Russo
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
Il Presidente
Massimo Bulbi
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INDICE
1. INTRODUZIONE
2. PIANIFICAZIONE PROVINCIALE
2.1 La pianificazione provinciale previgente
2.2 Motivazioni delle scelte
2.3 Obiettivi
2.4 Percorso di redazione e approvazione del piano
2.5 Limiti del Piano
3. INFORMAZIONI DI BASE
3.1 Cosa è e come si misura un terremoto
3.2 Terremoti in Italia
3.3 Pericolosità sismica
3.4 La classificazione sismica italiana
3.5 Vulnerabilità sismica
3.6 Rischio sismico
3.7 Microzonazione sismica
3.8 Misure per la riduzione del rischio sismico negli edifici
3.9 Sistemi di monitoraggio
4. INQUADRAMENTO TERRITORIALE E SCENARIO DI DANNO
4.1 Inquadramento territoriale della Provincia di Forlì-Cesena
4.2 Sismicità della Provincia di Forlì-Cesena
4.3 Scenario di danno
4.4 Considerazioni finali
5. COSTRUZIONE DEL PIANO
5.1 Elementi fondamentali OPCM 3274/2003
5.2 La Delibera regionale n. 1661/2009
5.2 Rapporti fra la DGR 1661/2009 e la pianificazione provinciale di protezione civile
5.3 Struttura del piano di previsione prevenzione rischio sismico
6. EDIFICI ED AREE DI INTERESSE STRATEGICO IN SEDE EMERGENZIALE
6.1 Centri Funzionali di coordinamento di protezione civile
6.1.1 Sedi degli organismi di coordinamento provinciale (CCS-SOP-CUP)
6.1.2 Centro Operativo Misto (COM)
6.1.3 Centro Operativo Comunale (COC)
6.1.4 Moduli Abitativi Prefabbricati
6.1.5 Aree di ammassamento e aree di accoglienza scoperte (AA e AAS)
6.1.6 Edifici Pubblici antisismici che possono avere valenza ai fini di protezione civile
6.1.7 Strutture Operative di Protezione Civile
6.2 Edifici ed infrastrutture di interesse strategico
6.2.1 Ospedali, 118 e strutture sanitarie
6.2.2 Porti, aeroporti e stazioni ferroviarie
6.2.3 Opere connesse all'approvvigionamento, deposito e distribuzione dell'acqua
potabile
6.3 Edifici ed infrastrutture che possono assumere rilevanza in caso di eventuale collasso
6.3.1 Scuole e Scuole antisismiche
6.3.2 Chiese e monumenti
6.3.3 Stabilimenti a rischio di incidente rilevante
6.3.4 Stabilimenti industriali “altra tipologia” ex DGR 1945/2009
6.3.5 Discariche, inceneritori
6.3.6 Depuratori
6.3.7 Dighe, invasi e sbarramenti
6.3.8 Reti e infrastrutture di servizio
6.3.9 Territorio Urbanizzato, Centro Storico
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
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7. VIABILITA’ STRATEGICA
7.1 Viabilità strategica provinciale
7.1.1 Rete autostradale (A14) e di grande percorrenza (E45)
7.1.2 Strade statali Emilia (SS9), Adriatica (SS16), Tosco-Romagnola (SS67)
7.1.3 Strade provinciali di collegamento con tutti i capoluoghi dei comuni o dei centri
abitati
7.1.4 Strade comunali di collegamento
8. TELECOMUNICAZIONI
9. GLOSSARIO
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
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1. INTRODUZIONE
Il rischio sismico rappresenta uno dei principali e più delicati settori di intervento della
Protezione Civile, per la complessità delle funzioni che devono essere garantite nelle diverse fasi
di valutazione, prevenzione e di gestione post-terremoto.
Un’efficace strategia di mitigazione del rischio sismico richiede innanzitutto un costante
impegno volto a migliorare le conoscenze sulle cause del fenomeno, ad approfondire gli studi sul
comportamento delle strutture sottoposte alle azioni sismiche, a disporre di informazioni
aggiornate sui territori in termini di strutture strategiche e criticità locali e a migliorare gli interventi
in emergenza.
Il rischio sismico, infatti, oltre che al verificarsi del fenomeno fisico, è indissolubilmente legato
alla presenza dell’uomo.
Poiché non è possibile prevedere il verificarsi dei terremoti, l’unica strategia applicabile è quella
di limitare gli effetti del fenomeno sull’ambiente antropizzato, attuando adeguate politiche di
prevenzione e riduzione del rischio sismico.
In particolare:
•
migliorando la conoscenza del fenomeno, anche attraverso il monitoraggio del territorio e
valutando adeguatamente il pericolo a cui sono esposti il patrimonio abitativo, la
popolazione, i sistemi infrastrutturali;
•
attuando politiche di riduzione della vulnerabilità dell’edilizia più antica, degli edifici
“strategici” (scuole, ospedali, strutture adibite alla gestione dell’emergenza);
•
aggiornando la classificazione sismica e la normativa;
•
utilizzando al meglio gli strumenti ordinari di pianificazione, per conseguire nel tempo un
riassetto del territorio che tenga conto del rischio sismico e per migliorare l’operatività e lo
standard di gestione dell’emergenza a seguito di un terremoto;
•
intervenendo sulla popolazione con una costante e incisiva azione di informazione e
sensibilizzazione.
Per preparare le strutture di Protezione Civile a gestire l’emergenza e fronteggiare un evento
sono necessari specifici piani. In essi devono essere individuati gli obiettivi da conseguire per
organizzare un'adeguata risposta di protezione civile al verificarsi dell'evento.
Il Piano di Previsione e Prevenzione ricostruisce gli scenari attesi sul territorio in esame,
individua le risorse strategiche presenti e rileva le criticità.
Il Piano di Emergenza predispone un sistema articolato di attivazione di uomini e mezzi,
organizzati secondo un quadro logico e temporalmente coordinato, che costituisce il modello di
intervento.
La base conoscitiva, per il dimensionamento delle risorse da mettere in campo, è costituita dagli
scenari di danno, ossia strumenti di previsione del possibile danneggiamento e del conseguente
coinvolgimento della popolazione.
Tali scenari devono essere definiti:
-
sulla scorta dei dati territoriali di esposizione e vulnerabilità,
- sulla base di eventi di riferimento il cui verificarsi sia ritenuto più probabile a seconda
dell’intervallo di tempo selezionato.
La predisposizione di uno scenario di danno permette di ottenere preventivamente un quadro
territoriale dell’area coinvolta dall’evento fornendo, quindi, informazioni, quali la localizzazione e
l’estensione dell’area maggiormente colpita, la funzionalità delle reti dei trasporti, delle vie di
comunicazione e delle linee di distribuzione, oltre che le perdite attese in termini di vite umane,
feriti, senza tetto, edifici crollati e danneggiati ed il corrispondente danno economico. Questi dati
sono di fondamentale importanza nelle attività di pianificazione e di gestione dell’emergenza da
parte della Protezione Civile.
Nell’ambito della pianificazione, oltre agli scenari di danno che descrivono l’evento/i di
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
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riferimento, è utile avere a disposizione l’insieme delle risorse, in termini di edifici strategici e di
strutture operative, l’insieme delle criticità allo scopo di dimensionare le risorse umane, i materiali
da utilizzare e la loro allocazione da prevedere nel piano.
Nell’emergenza, invece, gli scenari di danno contribuiscono alla descrizione dell’evento reale e
del suo impatto sul territorio e sulla popolazione e facilitano l'organizzazione di adeguati soccorsi.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
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2. PIANIFICAZIONE PROVINCIALE
2.1 La Pianificazione provinciale previgente
Il Piano Stralcio Rischio Sismico si inserisce nell’alveo del lavoro avviato nel 2004 con
l’emanazione da parte della Giunta Regionale delle “Linee Guida regionali per la predisposizione
dei Piani di Emergenza provinciali e comunali” (DGR 1166/2004), che hanno definito la struttura
dei piani di emergenza provinciali e comunali di protezione civile raccordando i modelli di
intervento con gli specifici scenari di rischio tramite la costruzione della carta del modello di
intervento.
Nel rispetto delle linee guida regionali per la redazione dei piani di previsione e prevenzione dei
rischi Antincendio Boschivo e Idrogeologico, si è giunti all’approvazione del primo Piano provinciale
d’emergenza di Protezione Civile (Delibera di Consiglio Provinciale n.73760/128 del 28.7.2008) –
Stralci Rischio Incendi Boschivi e Idrogeologico.
Si evidenzia che gran parte della stesura del suddetto Piano fu destinata alla definizione del
modello di intervento per i rischi approvati, nonché alla definizione di un modello di intervento
“generico” relativo ai rischi per i quali non era stato elaborato lo specifico scenario, articolato in
modello di intervento per eventi con preannuncio e per eventi senza preannuncio.
L’attività di pianificazione provinciale, coerentemente con le novità normative e l’emanazione di
specifiche linee guida regionali è poi proseguita con l’approvazione dello stralcio Rischio
Industriale del Piano d’Emergenza provinciale (Delibera di Consiglio Provinciale n. 115731/255 del
20.12.2010) composto dai Piani di Emergenza Esterni delle aziende ai rischio di incidente rilevante
e dal piano di previsione e prevenzione per il rischio industriale con la mappatura sul territorio delle
attività che per le loro specifiche caratteristiche ovvero per le tipologie di sostanze stoccate o
trattate sono da considerarsi rilevanti in caso di evento calamitoso.
2.2 Motivazioni delle scelte
Nel 2009, nell’ambito del sistema regionale di Protezione Civile, il sistema provinciale, ovvero il
l’insieme delle risorse umane del nostro territorio (funzionari e tecnici provinciali e comunali,
volontariato, Vigili del Fuoco, STB Romagna, ecc.) ha partecipato attivamente alla gestione
dell’evento sismico che ha colpito l’Aquila, con la collaborazione alla gestione dei campi di Piazza
D’Armi e Villa Sant’Angelo.
Il grave evento sismico che ha colpito per ben due volte, nella nostra Regione, l’Emilia, ha visto
rinnovato lo spirito di solidarietà che è sorto per l’emergenza abruzzese, portando oltre un migliaio
persone (fra tecnici comunali e provinciali, volontari e professionisti) a prestare servizio presso i
comuni terremotati impegnati nei COC, nelle verifiche sugli edifici, nei contributi scientifici, nei
campi di accoglienza.
L’esperienza sul campo ha determinato una forte crescita nelle sensibilità e competenze di
molte persone che a vario titolo e nell’ambito dei propri ruoli hanno contribuito a definire i contenuti
dello strumento che stiamo introducendo:
- con l’esperienza Abruzzese, si è consolidata l’esigenza di avere non solo individuate aree
di accoglienza scoperte, ma di poter disporre di progettazioni delle medesime sulla base
del modulo standard da 250 posti della colonna mobile regionale. Sono infatti state
emanate le linee guida per la progettazione di aree di accoglienza scoperta, approvate con
DGR 1954/2009, e conseguentemente progettate su base comunale negli anni 2010 e
2011 (per un totale di 27 aree di accoglienza e 3 aree di ammassamento);
- parimenti l’esperienza Emiliana ha determinato la necessità di verificare le caratteristiche
costruttive dei COC e la disponibilità di sedi antisismiche, nonché di censire nell’ambito
comunale gli edifici antisismici: costruiti successivamente al 1927/1983, o adeguati
sismicamente ai sensi del punto C.9 Norme tecniche sismiche previgenti (di cui al DM96 e
precedenti) - oppure ai sensi del capitolo 8.4 del DM 141/2008 (NTC08).
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
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2.3 Obiettivi
Gli scopi del presente piano, alla luce delle attività svolte dai diversi enti e strutture operative
territoriali che a diverso titolo concorrono a mitigare e gestire il rischio sismico, sono:
• fornire supporto omogeneo alla pianificazione comunale per la redazione dei documenti di
dettaglio e specificazioni tipiche del livello comunale, in modo armonico e sussidiario,
• fornire supporto conoscitivo dei principali dati comunali quando non è presente specifico
Piano di Emergenza,
•
•
fornire ai soccorritori un quadro d’insieme delle risorse e delle criticità del territorio
provinciale,
fornire uno strumento utile alla divulgazione del rischio sismico nonchè delle misure di
prevenzione e mitigazione attuate, delle modalità in essere per la gestione dell’emergenza,
ovvero delle criticità presenti.
2.4 Percorso di redazione ed approvazione del Piano
Con Delibera di Giunta Provinciale n.71979/290 del 17 luglio 2012 la Provincia di Forlì-Cesena
ha stabilito, relativamente alle attività di pianificazione in materia di protezione civile, la redazione
dello stralcio rischio sismico, quale strumento di supporto alla pianificazione dell'emergenza a
scala provinciale ed in stretta correlazione con la pianificazione comunale.
Con Determinazione n. 84626/1929 del 3 settembre 2012 è stato istituito un Gruppo di Lavoro
provinciale che ha proceduto materialmente alla redazione degli elaborati.
Il Tavolo di Pianificazione si è composto dagli enti con competenza specifica in materia:
Provincia di Forlì-Cesena
Coordinamento attività volte alla definizione dello scenario di rischio,
elaborazione scenario e relativo stralcio del piano emergenza
Agenzia Regionale di PC
supporto tecnico ed operativo
Prefettura di Forlì-Cesena
raccordo con le competenze di coordinamento delle emergenze di
rilievo sovracomunale, coordinamento forze dell'ordine
Servizio geologico, sismico e
dei suoli della Regione EmiliaRomagna
competenza tecnica in materia e raccordo con le procedure di
attivazione e comunicazione
Comando Provinciale VVF
competenza tecnica in materia e di soccorso tecnico urgente sugli
scenari di evento
STB
supporto tecnico su scenari di evento ed attività operative
Il Tavolo, si è riunito tre volte:
•
18 settembre 2012 - seduta di insediamento e condivisione dei tematismi da rappresentare,
•
6 novembre 2012 - seduta di condivisione della struttura del piano,
•
13 dicembre 2012 - seduta conclusiva e approvazione in linea tecnica degli elaborati finali.
Le proposte sono state presentate al Tavolo di Pianificazione dal Gruppo di Lavoro provinciale
che ha provveduto alla raccolta dei dati, all’effettuazione di sopralluoghi in tutti i comuni raccordandosi con i tecnici comunali, e alla redazione degli elaborati.
In data 21 novembre 2012 la struttura e gli obiettivi del piano sono stati presentati al Comitato
Provinciale di Protezione Civile al fine di avviare il processo di disseminazione dei risultati e
raccogliere eventuali suggerimenti ed integrazioni.
Nella seduta del 13 dicembre 2012 il Tavolo di pianificazione ha approvato in linea tecnica gli
elaborati costituenti il Piano.
La Giunta Provinciale nella seduta del 27 dicembre 2012 ha proceduto alla sua approvazione
(D.G.P. n. 119312/548/2012) ritenendo opportuno far seguire una fase di osservazioni di 30 giorni
per consentire ai Comuni di verificare i contenuti degli elaborati di livello comunale.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
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Le osservazioni pervenute (da 10 Comuni), di natura tecnica e legate spesso alla
individuazione/rappresentazione cartografica di strutture strategiche di Protezione Civile, sono
state in linea di massima accolte, come risulta da apposita valutazione depositata agli atti d'Ufficio.
Sono inoltre state apportate su iniziativa dell’Ufficio alcune modifiche, sempre di natura tecnica
e puntuale, ritenute utili per l’implementazione del piano quali:
• Inserimento in cartografia dei seguenti nuovi tematismi: centri storici, stazioni ferroviarie, ed
eliminazione del tematismo punti critici viabilità dal livello comunale;
• Revisione legenda;
• Aggiornamento della relazione specifica in ragione delle sopracitate modifiche;
• Correzioni di meri errori materiali.
Il Piano è stato approvato in via definitiva dal Consiglio Provinciale con Deliberazione
n.60614/34 del 4 Aprile 2013, e successivamente, per le parti non contenenti dati sensibili, è stato
pubblicato sul sito web della Provincia di Forlì-Cesena all’indirizzo:
http://www.provincia.fc.it/ambiente/protezione.civile
Gli elaborati sono quindi stati trasmessi a tutti gli enti (indicati sul retro del frontespizio) su
supporto CD, i dati generali e la parte cartografica sono stati pubblicati nel sito provinciale.
Molti dei dati riportati nel piano erano già presenti nei precedenti strumenti provinciali, ma sono
stati aggiornati e meglio dettagliati, in accordo con i Comuni, come verrà nel seguito descritto. Altre
informazioni sono invece state introdotte ex-novo sulla base delle riflessioni condotte nell'ambito
del Tavolo di Pianificazione.
Sono inoltre stati considerati e inseriti i contenuti messi a disposizione dai vari Enti e Strutture
Operative interpellate, operanti in campo sismico a livello regionale e locale. Molti riferimenti
all’interno del testo e degli allegati derivano direttamente dal materiale da loro fornito, dai
precedenti documenti di pianificazione, oltre che da studi e documenti ufficiali dei principali Enti –
Istituti operanti a livello nazionale in campo sismico. In particolare:
− Ufficio Servizio Sismico Nazionale – Dipartimento della Protezione Civile
− Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (I.N.G.V.)
− Gruppo Nazionale Difesa Terremoti (G.N.D.T.)
2.5 Limiti del piano
Il mutamento del quadro normativo che si è verificato con l’entrata in vigore della Legge n. 100
del 12 luglio 2012 (legge di conversione del decreto legge 15 maggio 2012, n. 59), che introduce
importanti modifiche legislative alla Legge quadro 225/1992, interviene seppure in modo non
chiaro in materia di Pianificazione d’Emergenza.
Si è ritenuto tuttavia, stante la sismicità del territorio della provincia di Forlì-Cesena, portare a
compimento una impotante e strategica fase pianificatoria di contenuto prettamente tecnico e
volta all'implementazione del quadro conoscitivo e della carta del modello di intervento.
Il presente Stralcio Rischio Sismico non apporta modifiche od integrazioni alle procedure definite
nel “Modello d’Intervento Generale” per evento calamitoso senza preannuncio approvate dal
Consiglio Provinciale con Deliberazione 73760/128 del 28.7.2008 e non interviene sugli accordi fra le
diverse componenti del sistema provinciale di protezione civile in merito ai contenuti del modello di
intervento che verrà adeguato indipedentemente e in relazione all'evolversi e al chiarirsi dell'attuale
quadro normativo.
Lo scenario di riferimento per la predisposizione del presente Stralcio è il documento redatto dal
Dipartimento della Protezione Civile – Ufficio Servizio Sismico Nazionale – Servizio Vulnerabilità
dei Sistemi antropizzati, “Scenario di danno a seguito di eventi sismici per la pianificazione di
emergenza per la Provincia di Forlì-Cesena” di cui all' Allegato1.
Come verrà diffusamente illustrato nel seguito, il piano, nato per integrare gli strumenti già
presenti di conoscenza del territorio, ha anche l’obiettivo di essere un valido contributo nella
gestione dell’emergenza, integrando e talvolta innovando i contenuti dei piani comunali; fornisce
infatti un primo collegamento fra le numerose iniziative legate alla prevenzione del rischio sismico
e le azioni per la gestione dell’emergenza.
Non siamo in grado di prevedere i terremoti, ma possiamo limitarne le conseguenze.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
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3. INFORMAZIONI DI BASE
3.1 Cosa è e come si misura un terremoto
Il terremoto è un evento naturale che si manifesta come un rapido e violento scuotimento del
terreno e avviene in modo inaspettato, senza preavviso. Il fenomeno è causato dallo scontro, in
alcune zone del pianeta, di blocchi della crosta terrestre, chiamate placche tettoniche; le placche,
nel loro lentissimo movimento l'una contro l'altra, provocano un enorme frizione, con accumulo di
energia elastica nella roccia. Quando l'energia accumulata supera il punto critico di resistenza
delle rocce, queste si rompono, liberando, improvvisamente, tutta l’energia accumulata fino a quel
momento; avviene così una repentina e massiccia frattura che produce una serie di onde
elastiche, dette onde sismiche, le quali si propagano fino in superficie dove vengono avvertite.
Il punto, interno alla crosta terrestre, dove si originano la frattura e l'evento sismico si chiama
ipocentro. La sua proiezione superficiale è detta epicentro, e coincide con il luogo di massima
avvertibilità e, talvolta di effetti dell'evento. L'intensità del terremoto è tanto più elevata quanto
maggiore è la frattura che avviene nelle rocce interessate. Gli effetti su persone o cose sono
costituiti da una serie di elementi quali la relativa profondità ipocentrale, le condizioni stratigrafiche
e geomorfologiche locali e, soprattutto, la resistenza delle costruzioni umane alle sollecitazioni
delle onde sismiche.
La distribuzione dei terremoti sul nostro globo non è quindi casuale: essi avvengono con una
certa ripetitività e frequenza nelle medesime zone, per lo più concentrati sulle linee di contatto
delle placche tettoniche, là dove è minore l'equilibrio delle stesse. Le fratture superficiali
(nell'ordine di 5/15 km di profondità) della crosta terrestre sono chiamate faglie, in corrispondenza
delle quali si verifica un movimento relativo dei due blocchi di roccia lungo la superficie di
separazione, detta piano di faglia. E' in prossimità di tali fratture, quindi, che si originano i
terremoti.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
13
Il sisma ha una durata che difficilmente supera il minuto. L'evento principale qualche volta è
preceduto da qualche scossa di "avvertimento", ma, soprattutto, è seguito da una serie di
"repliche" minori, che sono causate dal naturale assestamento del terreno.
Le oscillazioni provocate dal passaggio delle onde sismiche determinano spinte orizzontali sulle
costruzioni e causano gravi danni o addirittura il crollo, se gli edifici non sono costruiti con criteri
antisismici. Il terremoto genera inoltre effetti indotti o secondari, come frane, maremoti,
liquefazione dei terreni, incendi, a volte più dannosi dello scuotimento stesso. A parità di distanza
dalla faglia in cui si è generato il terremoto, lo scuotimento degli edifici dipende dalle condizioni
locali del territorio, in particolare dal tipo di terreni in superficie e dalla forma del paesaggio.
L'evento sismico viene misurato in base a due distinti criteri:
1) la magnitudo o scala Richter
2) l'intensità macrosismica o scala Mercalli MCS
Con la prima si stima il valore dell'energia liberata dal sisma; con la seconda viene stimato il grado
di percezione sulle persone e gli effetti prodotti dalla scossa sulle cose, misurato in una scala da 1
a 12.
Per calcolare la magnitudo è necessario registrare il terremoto con un sismografo, uno strumento
che registra le oscillazioni del terreno durante una scossa sismica anche a grandissima distanza
dall’ipocentro. L’intensità macrosismica, invece, viene attribuita in ciascun luogo in cui si è risentito
il terremoto, dopo averne osservato gli effetti sull’uomo, sulle costruzioni e sull’ambiente. Sono
quindi grandezze diverse e non confrontabili.
SCALA RICHTER - GRAVITA' TERREMOTI
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
14
SCALA MERCALLI - GRAVITA' TERREMOTI
3.2 Terremoti in Italia
L’Italia è situata al margine di convergenza tra due grandi placche, quella africana e quella
euroasiatica. Il movimento relativo tra queste due placche causa l’accumulo di energia che
occasionalmente viene rilasciata sotto forma di terremoti di varia entità.
Guardando la mappa degli ultimi 31 anni di sismicità (1981-2011, INGV) si nota che i terremoti
recenti sono localizzati in aree distribuite principalmente lungo la fascia al di sotto degli Appennini,
dell’arco Calabro e delle Alpi.
Negli ultimi 31 anni la Rete Sismica Nazionale ha registrato più di 150.000 eventi sismici in Italia, la
maggior parte dei quali non è stata avvertita dalla popolazione. Più di 50 terremoti hanno avuto
una magnitudo Richter superiore a 5.0. I più forti terremoti di questo periodo sono avvenuti in
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
15
Abruzzo il 6 aprile 2009, Mw =6.3, e in Emilia Romagna il 20 maggio 2012, Mw =5.9.
Dal 1900 ad oggi si sono verificati 30 terremoti molto forti (Mw>5.8), alcuni dei quali sono stati
catastrofici. Qui di seguito sono riportati in ordine cronologico. Il più forte tra questi è il terremoto
che nel1908 distrusse Messina e Reggio Calabria.
3.3 Pericolosità sismica
La Pericolosità sismica è la probabilità che si verifichi, in un dato luogo o entro una data area ed
entro un certo periodo di tempo, un terremoto capace di causare dei danni.
Secondo quanto esposto in precedenza, sappiamo che l’Italia è da sempre stata soggetta a
frequenti terremoti, talvolta distruttivi e che più una certa zona è stata colpita da forti terremoti in
passato, più è probabile che lo sia anche in futuro. Sappiamo inoltre che prevedere un terremoto,
indicando con precisione la data, l’ora ed il luogo di occorrenza non è possibile. Pertanto le
informazioni su possibili terremoti futuri vengono fornite in termini di probabilità che si possano
verificare, in un dato intervallo di tempo, effetti sismici di entità uguale o superiore ad un certo
livello.
In termini schematici si può parlare di:
• Pericolosità sismica di base, sopra definita e intesa come la misura dello scuotimento al
suolo atteso in un dato sito.
•
Pericolosità sismica locale: rappresenta la modificazione indotta da condizioni
geologiche particolari e dalla morfologia del suolo all'intensità con cui le onde sismiche si
manifestano in superficie.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
16
Alla base della classificazione di pericolosità sismica di base è la Carta delle zone
sismogenetiche, redatta dal Gruppo di lavoro dell'INGV, combinando elementi geologici e
sismologici. In questa mappa sono indicate le zone sorgente, rappresentate da un poligono,
all'interno delle quali si assume che i terremoti possono verificarsi in ogni punto con la medesima
probabilità e sono distribuiti casualmente ("spalmatura" degli eventi).
Ciascuna zona rappresenta in sostanza la proiezione in superficie di un segmento più o meno
lungo di un sistema di faglie attive capaci di generare terremoti; essa contiene quindi uno o più
segmenti di faglie maggiori, responsabili degli eventi di più alta energia, e numerose faglie minori
associate, responsabili degli eventi di più bassa energia. Tale mappatura è in continua revisione,
l'ultima versione è dell'anno 2004.
Sulla base dell’analisi dei terremoti raccolti nei cataloghi sismici e
sismogenetica del territorio (ricostruita in funzione della distribuzione spaziale e
terremoti conosciuti e in relazione all’attenuazione delle onde sismiche
dell’epicentro) è stata elaborata la Mappa della pericolosità sismica che
documento di sintesi necessario all’elaborazione di una classificazione sismica
quale si è concentrata l’azione legislativa, al fine della riduzione del rischio.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
dalla zonazione
della profondità di
con la distanza
rappresenta un
del territorio, sulla
17
L'ultimo aggiornamento dello studio di pericolosità di riferimento nazionale (Gruppo di Lavoro,
2004), previsto dall’O.P.C.M. 3274/03, è stato adottato con l’O.P.C.M. n. 3519 del 28 aprile 2006.
Nella mappa, in continuo aggiornamento, sono mostrati i valori attesi di scuotimento del terreno in
un dato luogo a causa di un probabile terremoto, vicino o lontano che sia: tali valori sono espressi
in termini di accelerazione massima orizzontale del suolo rispetto a g (l’accelerazione di gravità).
La stima della pericolosità sismica fornisce l’accelerazione massima attesa su suolo rigido con una
probabilità di superamento del 10% in 50 anni, dal minimo (colore grigio) al massimo (colore viola).
Nella definizione della Pericolosità sismica locale vengono considerate le condizioni
geologiche e geomorfologiche locali che possono produrre delle variazioni della risposta sismica e,
tra queste, le aree che presentano particolari conformazioni morfologiche (quali creste rocciose,
cocuzzoli, dorsali, scarpate), dove possono verificarsi focalizzazioni dell’energia sismica incidente.
Variazioni dell’ampiezza delle vibrazioni e delle frequenze si possono avere anche alla
superficie di depositi alluvionali e di falde di detrito, anche con spessori di poche decine di metri a
causa dei fenomeni di riflessione multipla e di interferenza delle onde sismiche entro il deposito
stesso, con conseguente notevole modificazione rispetto al moto di riferimento. Il rapporto tra
l'accelerazione di picco in superficie e l'accelerazione di picco del substrato è detta
Amplificazione locale. Altri casi di comportamento sismico anomalo dei terreni sono quelli
connessi con le deformazioni permanenti e/o cedimenti dovuti a liquefazione di depositi sabbiosi
saturi di acqua o a densificazioni dei terreni granulari sopra la falda, nel caso si abbiano terreni con
caratteristiche meccaniche scadenti. Sono da segnalare i problemi connessi con i fenomeni di
instabilità di vario tipo, come quelli di attivazioni o riattivazione di movimenti franosi e crolli di massi
da pareti rocciose.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
18
3.4 La classificazione sismica italiana
Sino al 2003 il territorio nazionale era classificato in tre categorie sismiche a diversa severità. I
Decreti Ministeriali emanati dal Ministero dei Lavori Pubblici tra il 1981 ed il 1984 avevano
classificato complessivamente 2.965 comuni italiani su di un totale di 8.102, che corrispondono al
45% della superficie del territorio nazionale, nel quale risiede il 40% della popolazione.
Nel 2003, in seguito al terremoto del Molise, sono stati emanati i criteri di nuova classificazione
sismica del territorio nazionale, basati sugli studi e le elaborazioni più recenti relative alla
pericolosità sismica del territorio, ossia sull’analisi della probabilità che il territorio venga
interessato in un certo intervallo di tempo (generalmente 50 anni) da un evento che superi una
determinata soglia di intensità o magnitudo (O.P.C.M. n. 3274 del 20 marzo 2003, sulla Gazzetta
Ufficiale n. 105 dell’8 maggio 2003).
Il provvedimento detta i principi generali sulla base dei quali le Regioni, a cui lo Stato ha
delegato l’adozione della classificazione sismica del territorio (Decreto Legislativo n. 112 del 1998
e Decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 - "Testo Unico delle Norme per
l’Edilizia”), hanno compilato l’elenco dei comuni con la relativa attribuzione ad una delle quattro
zone, a pericolosità decrescente, nelle quali è stato riclassificato il territorio nazionale.
Zona 1 - E' la zona più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti
Zona 2 - Nei Comuni inseriti in questa zona possono verificarsi terremoti abbastanza forti
Zona 3 - I Comuni inseriti in questa zona possono essere soggetti a scuotimenti modesti
Zona 4 - E' la zona meno pericolosa
Circa il 60% dei comuni italiani è classificato nelle prime tre zone. Di fatto, sparisce il territorio
“non classificato”, che diviene zona 4, nel quale è facoltà delle Regioni prescrivere l’obbligo della
progettazione antisismica.
Sulla base della Mappa di Pericolosità sismica nazionale riportata nella pagina precedente,
viene attribuito un valore dell’azione sismica utile per la progettazione, espresso in termini di
accelerazione massima su roccia. I comuni devono rispettare precise norme sulla progettazione e
realizzazione delle costruzioni nuove e sull’adeguamento di quelle vecchie. Tali norme, aggiornate
nel luglio 2009, stabiliscono cosa deve essere fatto, in ogni punto del territorio nazionale, in fase di
progettazione delle strutture e contengono inoltre nuove regole per il rafforzamento delle strutture
esistenti.
Zona sismica Accelerazione con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni (ag)
1
ag >0.25
2
0.15 <ag≤ 0.25
3
0.05 <ag≤ 0.15
4
ag ≤ 0.05
Suddivisione delle zone sismiche in relazione all’accelerazione di picco su terreno rigido (OPCM
3519/06)
Nel rispetto degli indirizzi e criteri stabiliti a livello nazionale, alcune Regioni hanno classificato
il territorio nelle quattro zone proposte, altre Regioni hanno classificato diversamente il proprio
territorio, ad esempio adottando solo tre zone (zona 1, 2 e 3) e introducendo, in alcuni casi, delle
sottozone per meglio adattare le norme alle caratteristiche di sismicità.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
19
Relativamente alla provincia di Forlì-Cesena, la classificazione sismica indicata nell’Ordinanza
del Presidente del Consiglio dei Ministri n° 3274/03 e successivi aggiornamenti conferma la
classificazione in zona sismica 2 per l'intero territorio.
3.5 Vulnerabilità sismica
La Vulnerabilità sismica consiste nella valutazione della propensione di persone, beni o attività
a subire danni al verificarsi dell’evento sismico. Essa misura, da una parte, la perdita o la riduzione
di efficienza, dall’altra la capacità residua a svolgere e assicurare le funzioni che il sistema
territoriale nel complesso normalmente esplica a regime. Nell’ottica di una analisi completa della
vulnerabilità si pone il problema di individuare non solo i singoli elementi che possono collassare
sotto l’impatto del sisma, ma di individuare e quantificare gli effetti che il loro collasso determina sul
funzionamento del sistema territoriale.
Le componenti che concorrono alla definizione del concetto di vulnerabilità possono essere
distinte in:
•
Vulnerabilità diretta: definita in rapporto alla propensione del singolo elemento fisico
semplice o complesso a subire collasso (ad esempio la vulnerabilità di un edificio, di un
viadotto o di un insediamento);
•
Vulnerabilità indotta: definita in rapporto agli effetti di crisi dell’organizzazione del territorio
generati dal collasso di uno degli elementi fisici (ad esempio la crisi del sistema di trasporto
indotto dall’ostruzione di una strada);
•
Vulnerabilità differita: definita in rapporto agli effetti che si manifestano nelle fasi
successive all’evento e alla prima emergenza e tali da modificare il comportamento delle
popolazioni insediate (ad esempio il disagio della popolazione conseguente alla riduzione
della base occupazionale per il collasso di stabilimenti industriali).
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
20
3.6 Rischio sismico
Il Rischio sismico può essere espresso dalla relazione:
RS = PS x E x V x R
dove
– PS è la pericolosità sismica dell’area, definita dalla sismicità e dalle condizioni geomorfologiche locali;
– E è l’esposizione, data dalla distribuzione e importanza dei centri urbani, delle infrastrutture e
della popolazione sul territorio;
– V è la vulnerabilità delle costruzioni, cioè la qualità o capacità degli edifici e delle infrastrutture
di resistere alle sollecitazioni sismiche;
– R è la resilienza, cioè la capacità della comunità di reagire all’evento in termini di ripresa delle
attività economiche e sociali.
L’esposizione, la vulnerabilità e la resilienza sono strettamente correlate alle scelte e alle azioni
dei cittadini e delle amministrazioni, mentre la pericolosità sismica dipende, invece, come detto in
precedenza, dalle caratteristiche fisiche del territorio.
3.7 La Microzonazione sismica
Con la legge sul governo del territorio, LR 20/2000 “Disciplina generale sulla tutela e l’uso del
territorio”, la recente LR 6/2009 “Governo e riqualificazione solidale del territorio” e la LR 19/2008
“Norme per la riduzione del rischio sismico”, la Regione Emilia-Romagna ha riconosciuto alla
pianificazione territoriale e urbanistica il ruolo fondamentale di concorrere alla riduzione e
prevenzione del rischio sismico, fissando soglie di criticità, limiti e condizioni per la realizzazione
degli interventi di trasformazione.
Uno degli strumenti più efficaci in tal senso è rappresentato dalla microzonazione sismica.
Questa consiste nella suddivisione dettagliata del territorio in base alla risposta sismica locale
attesa, sulla base delle caratteristiche geologiche, morfologiche e geotecniche. E' quindi possibile,
fino dalle prime fasi della pianificazione urbanistica, valutare la pericolosità sismica nelle aree
urbane e urbanizzabili, indirizzando nuovi interventi verso zone a minore pericolosità e
programmando interventi di mitigazione del rischio nelle zone in cui sono presenti particolari
criticità.
A tale riguardo vanno ricordati i due atti di indirizzo: DGR 1677/2005 e Delibera Assemblea
legislativa n. 112/2007 “Indirizzi per gli studi di microzonazione sismica in Emilia-Romagna per la
pianificazione territoriale e urbanistica”, che forniscono indicazioni sui contenuti e le modalità di
approvazione degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica e, in particolare, sui criteri
per l’individuazione delle aree soggette a effetti locali e per la microzonazione sismica del territorio,
al fine di orientare la pianificazione verso aree caratterizzate da minore pericolosità sismica.
Le indagini di Microzonazione sismica in funzione delle finalità e applicazioni, possono essere
svolte a diversi livelli di approfondimento. In relazione all’area di indagine, alla sismicità della zona
e alla gravità delle conseguenze di eventuali franamenti e/o liquefazioni e collassi, si può operare
secondo 3 livelli di approfondimento:
• il Livello I è un livello propedeutico ai veri e propri studi di microzonazione sismica in quanto
consiste in una raccolta e interpretazione di dati preesistenti (ad esempio condizioni geologiche e
morfologiche locali), elaborati per suddividere il territorio in microzone qualitativamente omogenee;
• il Livello II introduce l'elemento quantitativo associato alle zone omogenee, utilizzando
migliori e mirate indagini ove necessarie (rilevazione più dettagliata delle condizioni locali e
determinazione dei parametri necessari per la definizione della risposta sismica dei terreni;
indagini in situ: prove geofisiche e prove geotecniche di tipo corrente), e definisce una vera carta di
Microzonazione sismica;
• il Livello III restituisce una carta di Microzonazione sismica con approfondimenti su
tematiche o aree particolari (ad esempio: aree ad alta vulnerabilità, studio di fattibilità di
infrastrutture di rilevante interesse), viene condotta attraverso un numero elevato di prove
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
21
geofisiche e geotecniche, sia in sito che in laboratorio, mirate all’acquisizione di dati geotecnici, nei
campi di sollecitazione e deformazione indotti dai terremoti attesi.
Un'ulteriore analisi da effettuare in concomitanza con gli studi di microzonazione sismica è
rappresentata dall'analisi della Condizione Limite per l'Emergenza (CLE) dell'insediamento urbano.
La CLE è definita come quella condizione al cui superamento, a seguito del manifestarsi
dell'evento sismico, l'insediamento urbano conserva comunque, nel suo complesso, l'operatività
della maggior parte delle funzioni strategiche per l'emergenza, la loro accessibilità e connessione
con il contesto territoriale, pur in concomitanza con il verificarsi di danni fisici e funzionali tali da
condurre all'interruzione della quasi totalità delle funzioni urbane presenti, compresa la residenza.
A livello provinciale le prime esperienze di studio sulla pericolosità sismica locale e la
microzonazione hanno contribuito alla redazione del masterplan propedeutico ai Piani Regolatori
Generali dei comuni di Gatteo, Savignano e S. Mauro Pascoli e agli studi sperimentali per il Piano
Territoriale di Coordinamento della Provincia di Forlì-Cesena. In particolare relativamente agli
approfondimenti previsti per il PTCP sono stati svolti studi sperimentali di microzonazione sismica
realizzati dal Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli regionale, dall'Istituto per la Dinamica dei
Processi Ambientali del CNR di Milano, dalle Amministrazioni Locali interessate e dai professionisti
incaricati tra cui:
1) Studio di zonazione sismica in un'area vasta di pianura compresa tra Forlì e Cesena;
2) Studio di microzonazione sismica in un'area di fondovalle dell'Appennino romagnolo nella
zona di Predappio bassa.
Nell'affiancare e supportare Province e i Comuni e nell’applicazione delle normative sopra
menzionate e nella sperimentazione delle analisi di pericolosità e microzonazione sismica la
Regione ha avuto ed ha un ruolo molto importante.
In seguito all'approvazione della deliberazione dell’Assemblea Legislativa n.112/2007 “Indirizzi
per gli studi di microzonazione sismica in Emilia-Romagna per la pianificazione territoriale e
urbanistica”, nel 2011 e nel 2012, la Regione ha infatti assegnato risorse economiche per studi di
microzonazione sismica provenienti dall’O.P.C.M. n. 3907/2010 “Attuazione dell’articolo 11 del
Decreto legge 28 aprile 2009 n. 39, convertito, con modificazioni, dalla Legge 24 giugno 2009 n.
77”. Le risorse sono state assegnate a Comuni ed Enti Locali per la predisposizione di studi di
microzonazione sismica di secondo e terzo livello.
Nella Provincia di Forlì – Cesena sono state redatte nel 2009 le mappe di II livello per 7
Comuni, in ambito di pianura, collinare e montano (Cesenatico, Gambettola, Borghi, Mercato
Saraceno, Sogliano al Rubicone, Roncofreddo e Verghereto) i cui risultati sono stati assunti dal
PTCP, avente valore di PSC.
Nel corso del 2013, con i nuovi finanziamenti, la zonazione di c.d. II livello sarà estesa a tutti
gli altri Comuni della Provincia, ad esclusione dei Comuni di Gatteo, S. Mauro Pascoli, Savignano
sul Rubicone, Longiano, Montiano e Forlimpopoli. Per i 7 Comuni del Cesenate che già avevano
una carta di II livello, saranno prodotti degli approfondimenti di III livello, nonché, in via
sperimentale, una analisi della Condizione Limite per l'Emergenza (CLE).
Le procedure per la definizione della pericolosità sismica locale, utilizzate per gli strumenti di
pianificazione, possono essere applicate anche nella pianificazione delle attività di protezione civile
per la prevenzione e il superamento delle emergenze; in particolare, le conoscenze di pericolosità
sismica locale possono essere utilizzate per una più accurata definizione degli scenari di rischio,
che tengano conto anche delle condizioni locali di pericolosità, e per una più dettagliata
valutazione della vulnerabilità, ed eventuale messa in sicurezza, di strutture ed edifici ritenuti
strategici per la gestione e il superamento delle emergenze.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
22
3.8 Misure per la riduzione del rischio sismico negli edifici
Per quanto riguarda la riduzione del rischio sismico negli edifici, è bene ricordare che la Legge
Regionale n.19/2008 “Norme per la riduzione del rischio sismico”, entrata pienamente in vigore dal
1 giugno 2010, si è posta l’obiettivo di rafforzare la tutela dell’incolumità pubblica, provvedendo al
completo riordino delle funzioni regionali e locali attinenti alla materia sismica e dettando un nuovo
regime di controlli sulle pratiche sismiche.
Ai fini della sua attuazione, la legge regionale ha previsto una serie di atti, di competenza della
Giunta regionale, e in particolare:
• l’istituzione di un Comitato Tecnico Scientifico (CTS) composto da esperti in materia
sismica (DGR n. 1430/2009) al fine di supportare la Regione nell’attuazione della legge
stessa;
• l’istituzione del Comitato regionale per la riduzione del rischio sismico (DGR n. 1500/2009)
allo scopo di realizzare il coordinamento politico istituzionale e una più stretta integrazione
tecnico operativa tra i soggetti pubblici e privati;
• l’individuazione delle opere e degli edifici di rilevante interesse pubblico, i cui interventi
sono sempre soggetti ad autorizzazione sismica (DGR n. 1661/2009);
• l’individuazione degli interventi privi di rilevanza per la pubblica incolumità ai fini sismici e
delle varianti, riguardanti parti strutturali, che non rivestono carattere sostanziale e la
definizione della documentazione necessaria per il rilascio del permesso di costruire o per
la denuncia di inizio attività (DGR n. 121/2010);
• l’approvazione della modulistica relativa ai procedimenti in materia sismica
(Determinazione dirigenziale n. 2380/2010), al fine di garantire un’applicazione uniforme sul
territorio regionale;
• l’individuazione dei contenuti cogenti del progetto esecutivo riguardante le strutture (DGR
n. 1071/2010).
L’entrata in vigore della LR 6/2009 ha ulteriormente rafforzato il concetto della prevenzione del
rischio sismico, da un lato dando maggiore incisività alla LR 19/2008, dall’altro prevedendo misure
premiali per incentivare l’adeguamento del patrimonio edilizio esistente alle Norme tecniche per le
costruzioni 2008 (art. 53, c. 5 lett. b).
Con circolare del 29 luglio 2010 degli Assessori competenti in materia, è stato approvato un
vademecum sulle procedure di vigilanza e controllo delle costruzioni, al fine di fornire chiarimenti e
indicazioni utili per rendere più agevole e sicura l’applicazione delle norme.
Nel mese di novembre 2010 la Regione ha avviato un’attività di monitoraggio della prima
attuazione della LR n.19/2008 e degli atti di indirizzo, che ha portato alla riscrittura di alcuni dei
suddetti atti di indirizzo, e in particolare:
•
l’individuazione degli interventi privi di rilevanza per la pubblica incolumità ai fini sismici e
delle varianti, riguardanti parti strutturali, che non rivestono carattere sostanziale (DGR n.
687/2011);
•
l’individuazione della documentazione attinente alla riduzione del rischio sismico
necessaria per il rilascio del permesso di costruire e per gli altri titoli edilizi, alla individuazione degli
elaborati costitutivi e dei contenuti del progetto esecutivo riguardante le strutture e alla definizione
delle modalità di controllo degli stessi (DGR n. 1373/2011).
In considerazione della rilevanza culturale, economica e strategica e alla densità abitativa dei
principali centri urbani, ulteriori misure di riduzione del rischio sismico sono state anche orientate
alla riduzione della vulnerabilità dell’edilizia più antica. Dal 2004 è stato attivato un Fondo per
interventi straordinari per la realizzazione di azioni volte alla riduzione della vulnerabilità sismica, in
considerazione anche di quanto stabilito dalla già menzionata Ordinanza 3274/2003. Con tali
risorse finanziarie, la Regione Emilia-Romagna ha attivato una serie di verifiche tecniche e
interventi di adeguamento o di miglioramento sismico con priorità ad edifici strategici quali edifici
pubblici a funzione ospedaliera, funzione scolastica nonché sedi strategiche di Protezione Civile
quali C.O.M e C.O.C.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
23
Sono stati considerati idonei a svolgere funzioni di protezione civile durante un evento sismico,
tutti gli edifici pubblici realizzati dopo l'anno di classificazione sismica del comune di appartenenza,
proposti dai rispettivi uffici tecnici, previa verifica sul loro stato di conservazione, ovvero:
- dopo il 1927 nei Comuni di: Bagno di Romagna, Civitella di Romagna, Galeata, Mercato
Saraceno, Premilcuore, Rocca San Casciano, Santa Sofia, Sarsina, Sogliano al Rubicone,
Verghereto;
- dopo il 1983 nei Comuni di: Bertinoro, Borghi, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Cesena,
Cesenatico, Dovadola, Forlì, Forlimpopoli, Gambettola, Gatteo, Longiano, Meldola,
Modigliana, Montiano, Portico e San Benedetto, Predappio, Roncofreddo, San Mauro
Pascoli, Savignano sul Rubicone, Tredozio.
Tra gli edifici esistenti realizzati prima della classificazione sismica del comune di appartenenza
sono considerati idonei gli edifici che hanno subito interventi di adeguamento sismico oppure
edifici che hanno subito interventi di miglioramento sismico tali da garantire un opportuno
indicatore di sicurezza.
L’indicatore di sicurezza è il rapporto tra la capacità di resistenza della struttura e la capacità
richiesta dalle norme di riferimento. Il quadro legislativo attuale prevede che l’indicatore di
sicurezza sia accettabile ai fini della protezione civile se pari a 60%-65% minimo; di seguito i
riferimenti normativi:
-
OPCM 4007/2012, art9 comma 4:
Ordinanze legate al sisma Emilia 2012:
Ordinanze legate al sisma Abruzzo 2009:
Delibera C.I.P.E. n. 143/2006 (DGR1141/2007)
αmin=60%
αmin=60%
αmin=60%
αmin=65%
Nell'Allegato 5 sono elencati gli edifici scolastici pubblici della provincia di FC su cui sono stati
finanziati lavori di riduzione del rischio sismico, ai sensi dell'art.80, comma 21 della LEGGE
N.289/2002: il primo stralcio mediante DGR 836/2006, il secondo stralcio mediante DGR
1141/2007. I risultati di dette verifiche, eseguite prima e dopo l'intervento di miglioramento, sono
piuttosto disomogenei e difficilmente comparabili poiché fatte con riferimento a differenti normative
tecniche (prevalentemente DM96, alcune con OPCM 3274, poche con riferimento al DM2005) e
metodi di analisi semplificati (metodo POR per le murature); l’attendibilità dei risultati risente inoltre
della modesta esperienza dei tecnici con le verifiche sismiche.
Nell'Allegato 6 vengono elencati gli edifici scolastici pubblici della provincia di FC su cui sono
state eseguite le verifiche tecniche di sicurezza approvate con DGR 1553/2006, nonché gli edifici
ospedalieri in cui sono stati finanziati lavori di riduzione del rischio sismico attraverso la medesima
Delibera.
Nell'Allegato 7 sono infine elencati gli edifici pubblici della provincia di FC su cui sono state
finanziate le verifiche tecniche di sicurezza mediante DGR 936/2008. Ad oggi non tutte le verifiche
finanziate sono state presentate e, di quelle presentate, un 40-50% risulta ancora in fase di
integrazione per la completezza e regolarità formale. Le verifiche sono fatte sia con riferimento ai
carichi statici che all’azione sismica; la normativa tecnica di riferimento è rappresentata dal
DM14/01/2008. L’indicatore di rischio risente del livello di conoscenza a cui si è spinto il progettista
e del conseguente fattore di confidenza adottato.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
24
3.9 Sistemi di monitoraggio
La rete sismica nazionale fu istituita all'indomani del catastrofico terremoto dell'Irpinia del 23
novembre 1980. In quella occasione le autorità competenti alla pianificazione degli interventi di
prima emergenza non ottennero dalle istituzioni scientifiche operanti nel campo della sismologia,
notizie precise riguardanti l'esatta localizzazione dell'evento e la precisa portata distruttiva del
fenomeno. La mancanza di dati disponibili in tempo reale causò un ritardo di molte ore nella
determinazione dell'area epicentrale causando, conseguentemente, un rallentamento
nell'indirizzare i primi soccorsi nelle zone interessate dall'evento.
Fu a tutti chiaro che l'Italia, benchè fosse un paese fortemente sismico, era del tutto sguarnita
di un sistema di monitoraggio a scala nazionale efficiente o comunque tale da consentire una
tempestiva conoscenza dei principali parametri fisici degli eventi sismici più significativi. A quel
punto l'allora Commissario Straordinario della Protezione Civile incaricò l'Istituto Nazionale di
Geofisica di realizzare una rete sismometrica a copertura nazionale che consentisse la gestione e
l’elaborazione centralizzata dei dati in tempi rapidi.
Ad oggi la Rete Sismica Nazionale Centralizzata (RSNC), gestita in tempo reale dal Centro
Nazionale Terremoti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), è una rete di
sensori sismici (sismometri), composta attualmente da circa 200 stazioni, deputata al monitoraggio
dell'attività sismica in corso sul territorio nazionale.
Lo scopo di tale rete è duplice:
•
fornisce in tempo reale (da pochi secondi ad un massimo di circa tre minuti per l’Italia) la
posizione dell’epicentro del sisma e il valore della sua intensità: ne dà immediata
comunicazione di avvenuto terremoto al Dipartimento della Protezione Civile e alle
Prefetture interessate, per eventuali attività di soccorso e di informazione alla popolazione,
•
produce informazioni scientifiche di base (localizzazione ipocentrale, meccanismo focale,
magnitudo) per una migliore conoscenza dei fenomeni sismici, con particolare riguardo alla
comprensione dei processi sismogenetici della penisola.
Una seconda rete presente sull'intero territorio nazionale è la Rete Accelerometrica Nazionale
(RAN), una rete di monitoraggio accelerometrico che registra terremoti di media ed elevata
intensità. La RAN è gestita dal Servizio Sistemi di Monitoraggio del Dipartimento della Protezione
Civile, ed è attiva a partire dall’evento sismico del 9 settembre 1998 (Basilicata Meridionale e
Calabria settentrionale, VII Mercalli, Mw 5,6 Richter).
I comunicati sono diffusi quando le stazioni accelerometriche della RAN registrano eventi
sismici significativi. Le registrazioni analogiche digitalizzate e le registrazioni digitali sono elaborate
calcolando le accelerazioni non corrette e le accelerazioni, velocità e spostamenti corretti,
unitamente agli spettri di Fourier e di risposta.
Dall'anno 2003, sono disponibili le informazioni relative a tutte le stazioni analogiche della RAN
suddivise per regione.
Per ciascuna postazione è possibile consultare, unitamente agli eventi principali registrati da
ogni postazione (maggio 1976 - agosto 2000), una dettagliata scheda monografica.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
25
4. INQUADRAMENTO TERRITORIALE E SCENARIO DI DANNO
4.1 Inquadramento territoriale Provincia di Forlì-Cesena
La Provincia di Forlì-Cesena si colloca nella porzione sud-orientale della Regione Emilia
Romagna e si estende per 2376 Kmq dal crinale dell’Appennino tosco romagnolo fino al Mare
Adriatico, interessando così il 9% della superficie regionale dell’Emilia Romagna, corrispondendo a
gran parte della Romagna meridionale.
Confina a nord con la Provincia di Ravenna, a est con il Mar Adriatico dove presenta una costa
bassa e sabbiosa, a Sud-est con la Provincia di Rimini, a sud-ovest con la Toscana (Provincia di
Arezzo e Provincia di Firenze).
La Provincia di Forlì-Cesena comprende l’estremo settore sudorientale della pianura padanoveneto-romagnola, e un tratto del versante adriatico dell’Appennino Tosco-Emiliano, con
caratteristiche morfologiche molto diversificate, spaziando da zone montane (22,6%), ad ampie
zone collinari (44,6%) e a zone di pianura (32,8%).
La fascia montana che culmina in corrispondenza dello spartiacque appenninico si mantiene
costantemente sopra i mille metri di quota, e arriva a raggiungere i 1407 m del Monte Fumaiolo, i
1658 m di Monte Falco e i 1520 m di Poggio Scali.
Il complesso montagnoso degrada verso il lato nord-est, trasformandosi dapprima in sistemi
collinari ed infine in pianura, che si estende fino al mare Adriatico.
Da questo settore dell’Appennino scendono, con un corso trasversale all'orientamento di questa
parte della catena, alcuni corsi d'acqua, tutti sfocianti in Adriatico: il Tramazzo, il Montone, il Rabbi,
il Bidente-Ronco, il Savio e l’Uso. Il Bevano, il Pisciatello e il Rubicone nascono invece dai rilievi
collinari.
Per quanto riguarda una descrizione più estesa delle informazioni di carattere generale
(geomorfologico, idrologico climatico, copertura vegetazionale, ecc.) si rimanda ai seguenti
elaborati del Piano Provinciale di Emergenza approvato il 21 luglio 2008:
•
•
•
Relazione Generale - Capitolo 2: Inquadramento territoriale
Relazione specifica Rischio Idrogeologico
Relazione specifica Rischio Incendi Boschivi
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
26
4.2 Sismicità della Provincia di Forlì Cesena
La sismicità della Provincia di Forlì-Cesena ben si inquadra in quella della parte settentrionale
della catena appenninica (Appennino umbro-marchigiano e toscoemiliano) che, relativamente alle
grandi aree sismogenetiche italiane, risulta caratterizzata da più elevata frequenza di comparsa,
ma da magnitudo al massimo comprese tra 6.0 e 6.5.
Nelle zone appenniniche è presente una sola area sismogeneticamente importante situata in
corrispondenza dell'appennino forlivese e più precisamente nella zona di Rocca San Casciano Santa Sofia - Galeata - Bagno di Romagna. Quest'area, infatti, è stata sede di un evento (terremoto dell' Appenino forlivese del 1584) che presenta la più elevata magnitudo (Ma = 6.0), assegnata
ai terremoti della regione, nonché di una trentina di terremoti, tra cui cinque risultano di magnitudo
Ma 5.0; in particolare tre eventi (terremoti del 1661, 1768 e 1918) sono caratterizzati da magnitudo
5.7 e 5.8, che sono tra le più elevate della regione stessa.
Le intensità massime osservate e quelle epicentrali più elevate risultano pari al IX grado MCS.
Nella fascia pedeappenninica l'area sismicamente più attiva della regione è rappresentata dal
pedeappennino forlivese-faentino. Le intensità massime osservate e le più elevate intensità epicentrali raggiungono in due casi il IX grado ed in vari altri l'VIII. Gli epicentri sono in gran parte distribuiti sulle aree collinari, ad eccezione del piccolo raggruppamento situato poco a NE di Faenza
nella zona di Russi- Cotignola, sede del terremoto del 1688, il più forte dell'area. Nella Tabella 1
nella pagina successiva sono citati i 33 eventi più rilevanti desunti dal Catalogo DOM4.1.
INGV – DBMI04 (Stucchi e altri 2007): eventi sismici registrati nella città di Forlì tra l’anno 1000 e
l’anno 2002. In ordinata è rappresentata l’intensità sismica, al sito, in gradi della scala MCS.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
27
Osservazioni sismiche disponibili per Forlì-Cesena (FC) (Catalogo DOM4.1)
In relazione a quanto già esposto al precedente Capitolo 3 – Informazioni di base - del
presente documento, di seguito si presenta, in tabella ed in carta, un report delle massime
intensità macrosismiche storiche attribuite a ciascun comune della provincia di Forlì-Cesena.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
28
Massime intensità macrosismiche
osservate nella provincia di Forli`-Cesena
Comune
BAGNO DI ROMAGNA
BERTINORO
BORGHI
CASTROCARO TERME E TERRA DEL SOLE
CESENA
CESENATICO
CIVITELLA DI ROMAGNA
DOVADOLA
FORLI`
FORLIMPOPOLI
GALEATA
GAMBETTOLA
GATTEO
LONGIANO
MELDOLA
MERCATO SARACENO
MODIGLIANA
MONTIANO
PORTICO E SAN BENEDETTO
PREDAPPIO
PREMILCUORE
ROCCA SAN CASCIANO
RONCOFREDDO
SAN MAURO PASCOLI
SANTA SOFIA
SARSINA
SAVIGNANO SUL RUBICONE
SOGLIANO AL RUBICONE
TREDOZIO
VERGHERETO
Imax
9
8
7
8
8
8
9
8
8
8
9
8
8
8
9
8
8
7
9
8
9
9
7
8
9
= 10
8
7
8
8
Analizzando la distribuzione delle massime intensità osservate, è facile constatare quanto il
territorio provinciale sia esposto ai terremoti.
Ben 26 dei 30 comuni della provincia hanno infatti subito dei danni in occasione di almeno uno
dei maggiori terremoti accaduti negli ultimi anni di intensità pari o maggiore a VIII MCS; i restanti 4
di intensità pari a VII MCS.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
29
Zonazione sismogenetica dell'Appennino settentrionale, con evidenziati gli epicentri dei terremoti storici con
M> 5 (vecchia versione)
Relativamente alla provincia di Forlì-Cesena, la classificazione sismica indicata nell’Ordinanza
del Presidente del Consiglio dei Ministri n° 3274/03 e successivi aggiornamenti conferma la
classificazione di zona sismica 2 per l'intero territorio.
In termini di pericolosità, facendo riferimento alla O.P.C.M. n° 3519 del 28 aprile 2006 “Criteri
generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento degli
elenchi delle medesime zone” dove ciascuna zona è individuata mediante valori di accelerazione
massima del suolo Ag con probabilità di superamento del 10% in 50 anni, riferiti a suoli rigidi
caratterizzati da Vs30 > 800 m/s (Mappa di pericolosità sismica su scala nazionale), la Provincia è
caratterizzata da valori di PGA compresi tra 0.175 e 0.225g, come rappresentato nella figura
seguente.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
30
4.3
Scenario di danno
Sia nelle attività di pianificazione che in quelle di gestione dell'emergenza post terremoto è essenziale l'acquisizione di importanti informazioni, quali il quadro territoriale con la descrizione dell'area maggiormente colpita dall'evento e le conseguenze dello stesso in termini di perdite umane
e materiali subite dagli elementi a rischio.
Per queste motivazioni, nell’ambito delle proprie attività a supporto della pianificazione dell’emergenza di Regioni e Province, il Dipartimento della Protezione Civile - Ufficio Valutazione, prevenzione e mitigazione del rischio sismico ed opere post emergenza, ha elaborato il documento
“Scenari di danno a seguito di eventi sismici per la pianificazione di emergenza per la provincia di
Forlì- Cesena”, con il quale viene effettuata una prima stima degli scenari di danno utilizzando le
metodologie e i dati attualmente disponibili su tutto il territorio nazionale.
Tale elaborato costituisce riferimento per la pianificazione in materia di rischio sismico di livello
provinciale e comunale e viene riportato in Allegato n.1 alla presente relazione.
Sintesi Metodologica per l'elaborazione degli scenari di danno a supporto dei Piani d'emergenza provinciali.
Da un punto di vista generale, la predisposizione di scenari di danno si svolge secondo due momenti fondamentali:
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
31
1) Individuazione degli eventi sismici di riferimento. E' necessario individuare gli eventi che
siano "critici" rispetto alla gestione dell'emergenza, considerando non soltanto eventi storici, ma
tutte le possibili situazioni in termini di intensità e coordinate epicentrali desunte per il territorio in
esame da analisi di pericolosità svolte da soggetti istituzionalmente e scientificamente competenti.
Gli approcci che si possono seguire per la selezione degli eventi sono molteplici:
- evento storico più gravoso,
- evento più significativo dal punto di vista della pericolosità sismica del sito,
-
evento più significativo dal punto di vista del danneggiamento.
Per l’elaborazione del presente scenario di danno, poiché ai fini della pianificazione dell'emergenza gli eventi di riferimento sono quelli "critici" ai fini della gestione della stessa, il Dipartimento ha
deciso di adottare il terzo approccio ossia di considerare quali eventi più significativi quelli che
possono determinare il maggiore impatto, in termini di danneggiamento atteso, sul territorio
in esame, intendendo, in generale, la modifica dello stato del territorio prodotta dall'evento, sia in
termini diretti, danno fisico, sia in termini di conseguenze di questo, cioè morti, feriti, senza tetto,
ecc..
2) Elaborazione di n scenari di danno per l'area in esame, caratterizzati da differenti livelli di gravità (in termini di perdite) con epicentro che migra all'interno delle zone e strutture più critiche. Per
essi il software messo a punto fornisce la valutazione delle perdite attese in funzione del tempo di
ritorno degli eventi generatori (e quindi indirettamente in funzione della probabilità di accadimento
degli eventi su una prefissata finestra temporale) espresse in termini di poche grandezze significative ai fini della pianificazione dell'emergenza (abitazioni crollate, abitazioni inagibili, numero persone coinvolte in crolli, numero di senzatetto) espresse a livello aggregato sull'insieme dei comuni interessati. L'analisi dei risultati dell'elaborazione consente di pervenire alla selezione degli interventi
significativi, definendo, ove necessario, differenti soglie d'impatto per gravità crescente e/o per differenti periodo di ritorno, cui potranno corrispondere diversi livelli di attivazione del piano d'emergenza.
Preme evidenziare, come esposto dal Dipartimento della Protezione Civile medesimo, che gli
scenari di danno elaborati, sulla scorta delle metodologie di seguito indicate, rappresentano gli ordini di grandezza del problema da fronteggiare sia in fase di pianificazione che in fase di emergenza. Tuttavia nonostante le incertezze e le approssimazioni dei sistemi di calcolo, lo strumento
costituisce una prima risposta ai problemi di pianificazione dell'emergenza, e per quanto limitato, è
in ogni caso, di grande utilità.
4.4 Considerazioni finali
Dalle considerazioni sopraesposte emerge una sostanziale uniformità nel grado di rischio cui il
territorio della provincia di Forlì-Cesena è soggetto, pur tenendo conto delle peculiarità locali
dovute alle condizioni geomorfologiche e alla pericolosità storica.
Con riferimento alla pericolosità sismica tutti i Comuni sono classificati in seconda categoria:
rischio medio – caratterizzato da eventi attesi di media intensità, ma con elevata frequenza (0,15 <
Ag < 0,25).
Gli attuali scenari di danno, come evidenziato dal Dipartimento di Protezione Civile che li ha
redatti, rappresentano gli ordini di grandezza del problema da fronteggiare sia in fase di
pianificazione che in fase di emergenza.
Rilevato che tali scenari coinvolgono tutti i comuni in termini di abitazioni crollate, abitazioni
inagibili, numero persone coinvolte in crolli, numero di senzatetto, si è ritenuto congruo trattare il
rischio sismico in modo uniforme su base comunale, ovvero fornendo nel livello di
approfondimento comunale le medesime basi informative.
Le basi conoscitive sulla vulnerabilità sismica possono consentire ai Comuni singole valutazioni
per la successiva pianificazione comunale d'emergenza.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
32
5. COSTRUZIONE DEL PIANO
5.1 Elementi fondamentali dell'OPCM 3274/2003
La costruzione e l’organizzazione del presente piano trae origine dagli strumenti di prevenzione
messi a punto a partire dall'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, 20 marzo 2003, n.
3274 recante “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio
nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica” (pubblicata sulla G.U. n. 105
dell'8 maggio 2003), che fissa le regole per l'identificazione dei comuni sismici e definisce le norme
tecniche costruttive.
La normativa sismica italiana in vigore prima della predetta Ordinanza era rappresentata
sostanzialmente dalla L. 64/1974 "Provvedimenti per le costruzioni con particolare prescrizioni per
le zone sismiche", mentre le norme tecniche si rinvengono nel decreto del ministero dei Lavori
pubblici del 3 marzo 1975, da ultimo aggiornato con il decreto del ministero di Lavori pubblici del
16 gennaio 1996.
Va premesso che l’Ordinanza n. 3274, come asserito nelle Note esplicative emesse dal
Dipartimento della protezione civile del 4 giugno 2003, è nata dalla necessità di dare una risposta
tempestiva alle esigenze poste dal rischio sismico, dopo tragici eventi sismici calamitosi; per tale
motivo è stato utilizzato uno strumento di rapida attuazione ancorché connotato dal carattere della
provvisorietà, in attesa di un assetto normativo stabile.
L’Ordinanza ha una portata molto vasta, in quanto reca numerosi elementi innovativi rispetto
alla previgente normativa, quali:
•
la classificazione sismica di tutto il territorio nazionale (introducendo la categoria 4),
•
la ridefinizione delle norme tecniche (in sostanziale coerenza con l'Eurocodice 8, di fonte
comunitaria),
•
la verifica sugli edifici esistenti ed infine l'aggiornamento dei professionisti
Con riferimento particolare a quest’ultimo punto essa prevede che le verifiche tecniche sugli
edifici devono essere effettuate solo sugli edifici e infrastrutture strategici nonché di importanza
rilevante, siano essi di proprietà pubblica che privata, secondo le indicazioni di cui all'Allegato 2 del
citato decreto del Dipartimento della Protezione civile del 21 ottobre 2003.
Senza entrare nei dettagli dei diversi livelli di verifica che devono essere effettuate dai
proprietari (pubblici o privati) entro i termini previsti dall’ordinanza e dalle successive proroghe,
essa rimanda alle regioni il compito di classificare tali edifici.
5.2 La Delibera regionale n. 1661/2009
La Regione Emilia-Romagna pertanto con la deliberazione n. 1661/2009 ha redatto i suddetti
elenchi, individuando gli edifici ed infrastrutture che, per la loro rilevanza in caso di evento sismico, debbono essere sottoposti alle verifiche tecniche, previste dall’articolo 2, commi 3 e 4, dell’Ordinanza 3274/2003 e ss.mm. ad esclusione degli edifici e delle opere progettate in base alle norme
sismiche vigenti dal 1984, e che in caso di interventi, sono sempre soggetti a preventiva autorizzazione sismica:
•
Categorie di edifici e di opere infrastrutturali di interesse strategico di competenza
regionale, la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le
finalità di protezione civile (Allegato A)
•
Categorie di edifici e di opere infrastrutturali di competenza regionale che possono
assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso. (Allegato B)
Di seguito si riporta per esteso l'elenco degli edifici (opere strategiche e opere rilevanti) di cui
agli Allegati A e B della deliberazione di che trattasi:
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
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Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
34
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
35
5.3 Rapporti fra la DGR 1661/2009 e la pianificazione provinciale di protezione civile
Ai fini del presente piano le categorie di edifici individuate nei due allegati soprarichiamati sono
stati il filo conduttore per la selezione dei tematismi scelti a corredo del Piano nell’ambito del
Tavolo di Pianificazione e riportati nelle tabelle sottostanti.
EDIFICI ED INFRASTRUTTURE DI INTERESSE
STRATEGICO LA CUI FUNZIONALITA’ DURANTE
GLI EVENTI SISMSICI ASSUME RILIEVO
FONDAMENTALE PER LE FINALITA’ DI PC
•
CENTRI FUNZIONALI DI
COORDINAMENTO DI PC
•
(CCS – CUP – COM - COC)
•
AREE DI ACCOGLIENZA SCOPERTE
•
AREE DI AMMASSAMENTO
•
OSPEDALI, 118 E STRUTTURE SANITARIE
•
EDIFICI ED INFRASTRUTTURE CHE POSSONO
ASSUMERE RILEVANZA IN CASO DI EVENTUALE
COLLASSO
•
SCUOLE
•
CHIESE E MONUMENTI
•
DIGHE/ INVASI E SBARRAMENTI
•
STABILIMENTI A RISCHIO INCIDENTE
RILEVANTE
•
STABILIMENTI INDUSTRIALI “ALTRA
TIPOLOGIA” ex DGR1945/2009
CARABINIERI
•
DISCARICHE E INCENERITORI
•
CORPO FORESTALE DELLO STATO
•
DEPURATORI
•
VIGILI DEL FUOCO
Nei capitoli 6. e 7. verranno descritti nel dettaglio le motivazioni delle scelte e le fonti dei dati.
In linea generale si evidenzia che sulla base delle scelte fatte in Tavolo di Pianificazione le
attività del gruppo di lavoro provinciale e degli Enti coinvolti, sono state quelle di:
-
verificare i dati mediante rilievo diretto con sopralluogo, tramite rapporti con i soggetti
detentori delle informazioni, ovvero mediante verifica degli elenchi presenti presso
l’amministrazione provinciale;
-
riportare in apposite schede descrittive i dati di maggiore rilievo in riferimento alle
strutture di coordinamento di protezione civile (CCS, CUP, COM, COC, Moduli abitativi,
Serbatoi rete acquedottistica);
-
riportare in elenchi, redatti su base comunale, gli edifici e le aree di interesse strategico
per la gestione di un evento sismico;
-
rappresentare nella cartografia di riferimento (quadro d’unione ed inquadramenti di livello
comunale) i dati rilevati.
5.4 Struttura del Piano provinciale di Previsione e Prevenzione Rischio sismico
Il piano si compone essenzialmente di due livelli di approfondimento: scala provinciale e scala
di dettaglio su base comunale.
Livello provinciale
Relazione specifica:
La relazione costituisce un documento riassuntivo delle principali tematiche relative al rischio
sismico, riassumendo in un documento di agile lettura i dati conoscitivi di base a livello nazionale,
per specificarli con un grado di dettaglio maggiore a livello del territorio della Provincia di ForlìCesena: introduce e schematizza le attività di prevenzione espletate su scala nazionale e
regionale, e si aggancia ai provvedimenti normativi regionali per coniugare le iniziative nate nel
campo della prevenzione con gli interventi tipici della gestione delle emergenze; descrive inoltre i
tematismi rappresentati nel piano seguendo il filo conduttore della DGR 1661/2009, indicandone le
modalità di reperimento e aggiornamento dei dati.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
36
Schede, Elenchi Cartografia:
Nella consapevolezza del ruolo strategico di alcuni tematismi di livello provinciale, sono stati
rappresentati i principali centri di coordinamento dell'emergenza, le principali strutture sanitarie, la
copertura in termini di segnale e dotazioni delle telecomunicazioni, la rete viaria strategica, le aree
di ammassamento soccorritori.
Livello comunale
Sono presenti nel piano poi una serie di informazioni di livello comunale, organizzate e
contenute in apposite cartelle, al fine di fornire con rapidità le prime informazioni
sull'organizzazione di protezione civile, strutture strategiche e criticità
Schede:
Schede COC - Sede abituale/sede scenario sismico (30 elaborati)
Schede Moduli Abitativi (10 elaborati)
Schede dei Serbatoi pensili ed interrati della rete acquedottistica del territorio provinciale (21
elaborati)
Elenchi:
Edifici antisismici rilevanti in caso di evento sismico: strutture strategiche ai fini di PC, scuole
antisismiche, altri edifici pubblici che in emergenza possono avere valenza ai fini di PC
(30 elaborati articolati per comune)
Cartografia:
Tavole Inquadramento territoriale su base comunale (30 elaborati)
Monografie delle aree di accoglienza scoperte (54 elaborati articolati in 27 planimetrie
generali e 27 planimetrie di dettaglio)
Il piano infine porta a corredo alcuni allegati acquisiti dai soggetti che hanno collaborato alla
stesura del Piano e utili ai fini conoscitivi.
Alcune sporadiche disomogeneità nella copertura dati dipendono dalla mancata restituzione di
alcune informazione da parte dei soggetti detentori. I dati rappresentati sono stati tutti verificati.
A livello cartografico, salvo quando diversamente indicato,
all’aggiornamento degli shapefile dei relativi tematismi provinciali.
si
è proceduto
anche
Potrà essere cura dei Comuni, nell’ambito dei piani comunali, integrare i dati, le informazioni,
ovvero la metodologia utilizzata (per es. progettazione delle aree di accoglienza) sulla base delle
specifiche esigenze, anche con riferimento ai dati contenuti nello scenario di danno del
Dipartimento nazionale della Protezione Civile.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
37
6.
EDIFICI ED AREE DI INTERESSE STRATEGICO IN SEDE
EMERGENZIALE
6.1 Centri Funzionali di coordinamento di protezione civile
6.1.1 Sedi degli organismi di coordinamento provinciale (CCS – SOP - CUP)
CCS – Centro Coordinamento Soccorsi
Il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) è l’organo fondamentale del quale si avvale il Prefetto
per gestire i soccorsi e gli interventi in emergenza. Di norma, si riuniscono nel CCS i responsabili
di tutte le Strutture Operative presenti nel territorio provinciale, precedentemente individuati e
nominati con decreto prefettizio secondo le specifiche competenze svolte in tempo di pace e con
l’obiettivo di gestire l’emergenza mediante le funzioni di supporto individuate nel metodo Augustus.
In generale fanno parte del CCS:
• Prefetto
• Presidente della Provincia o suo delegato
• Sindaci o loro delegati
• Dirigenti delle Strutture Operative di livello provinciale e comunale e di Enti di servizi Essenziali
• Comandante locale delle forze armate (Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Vigili del Fuoco, ecc) o suo delegato
• Rappresentanti del Dipartimento di Sanità Pubblica e del Servizio Veterinario del AUSL di
riferimento
• Rappresentante del Coordinamento del Volontariato Provinciale.
Obiettivo primario del CCS è individuare le strategie d’intervento per la gestione ed il
superamento dell’emergenza, sulla base dell’analisi delle risorse disponibili nel territorio
provinciale, e nella conseguente attivazione della Sala Operativa Provinciale (SOP) che costituisce
l’organo delle 14 funzioni di supporto per la gestione dell’emergenza che il Prefetto, sulla base
dell’entità e della tipologia dell’evento verificatosi, deciderà di attivare al completo o solo
parzialmente.
SOP – Sala Operativa Provinciale
I tecnici degli enti locali responsabili delle funzioni di supporto che costituiscono la Sala
Operativa Provinciale (SOP) devono dare risposta alle diverse esigenze che scaturiscono in ogni
evento calamitoso, mettendo in atto le decisioni conseguite all’interno del CCS.
Funzioni di supporto della Sala Operativa Provinciale (per la cui descrizione nel dettaglio si
rimanda alla relazione generale):
- Tecnico scientifica, pianificazione,
- Sanità e assistenza sociale,
- Mass-Media ed Informazione,
- Volontariato,
- Materiali e Mezzi,
- Trasporto, Circolazione e Viabilità,
- Telecomunicazioni,
- Servizi Essenziali,
- Censimento danni persone e cose,
- Strutture operative S.a.R,
- Enti Locali
- Materiali Pericolosi
- Assistenza alla Popolazione
- Coordinamento Centri Operativi
- Beni Culturali
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
38
CUP - Centro Unificato Protezione Civile
Il Centro Unificato provinciale di Protezione Civile (CUP) nasce al fine di dare una sede unica
alle Strutture Operative di PC e Volontariato della Provincia, nonché del Comune capoluogo, in
modo da costituire il centro di gestione di tali attività sia in fase ordinaria che in emergenza.
Il CUP della Provincia di Forlì-Cesena, inaugurato a novembre 2007, ha sede in comune di
Forlì-via Cadore 75 e comprende una palazzina uffici, ex Istituto scolastico adeguato dal punto di
vista strutturale e sismico con coefficiente 1.4 e due autorimesse in cui trovano alloggiamento i
mezzi della Polizia Provinciale e della Colonna Mobile regionale in dotazione al Coordinamento
Provinciale Volontariato di PC.
Il Centro Unificato, è sede unica degli Uffici della Protezione Civile di Provincia e Comune di
Forlì, Corpo Unico di Polizia Provinciale, Coordinamento Provinciale Volontariato di PC e di alcune
Associazioni di Forlì iscritte allo stesso.
In particolare, in relazione all’organizzazione degli uffici delle varie Istituzioni presenti, il piano
interrato è destinato ai servizi di pranzo, spogliatoio-docce, riposo e magazzini per Polizia
Provinciale e associazioni, nel piano rialzato sono stati predisposti gli uffici delle Associazioni,
l’ufficio e la segreteria del Coordinamento ed una sala didattica; infine, al primo piano, hanno sede
gli uffici ordinari del Servizio Protezione Civile provinciale e comunale e della Polizia Provinciale
con vari locali operativi, oltre a sale di rappresentanza per convegni, corsi di formazione ed incontri
(sala decisioni e annesse sala segreteria e sala radio).
Sono state realizzate per CUP e Comando provinciale dei VVF delle monografie costituite da
una prima parte di inquadramento della struttura con informazioni relative a:
• ubicazione, evidenziata anche da mappa stradale, coordinate espresse nel sistema UTM
32*, foto dell’esterno dall’edificio,
• indicazione dell’utilizzo abituale e dei recapiti telefonici di referente e responsabile della
sede,
• copertura delle frequenze delle radio analogiche VHF e digitali TETRA e relative dotazioni,
e da una seconda sezione, corredata di foto ed immagini, relativa alle dotazioni della struttura,
con particolare riferimento alla presenza di spazi interni (tecnici e non) da utilizzarsi per la gestione
di una emergenza (sala situazioni, sala radio, sedi di associazioni di PC, sala riposo, cucina, ecc)
oltre ad evidenziare l’eventuale disponibilità già in loco di mezzi ed attrezzature.
6.1.2 COM - Centri Operativi Misti
Il Centro Operativo Misto (COM), la cui organizzazione e struttura sono dettagliatamente
descritte nella relazione generale, è una struttura operativa decentrata costituita con decreto
prefettizio e retta da un funzionario della Prefettura stessa o dal Sindaco di uno dei Comuni colpiti
dall’evento calamitoso.
I compiti attribuiti al COM, articolati nelle stesse 14 funzioni della SOP da attivare al completo o
solo parzialmente a discrezione del Prefetto, sono quelli di coordinare e gestire le operazioni
d’emergenza sui luoghi del disastro in costante raccordo con CCS, Sala Operativa Provinciale e i
Sindaci dei comuni colpiti facenti capo al COM stesso.
Nell’ambito dell’attività tecnica di redazione del piano di emergenza provinciale di PC (stralcio
rischio idrogeologico ed incendi boschivi), d’intesa con la Prefettura sono stati individuati 8 edifici
sedi di COM, la cui dislocazione è descritta nella figura sottostante.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
39
Nella tabella di seguito riportata sono elencati i COM con l’indicazione della sede abituale e
antisismica, definita nell’ambito della redazione del presente piano, e dei vari comuni afferenti.
Sede COM abituale
Sede COM
antisismica
COM FC4
Sogliano al
Rubicone
Forlì
sede presso il CUP
Via Cadore, 75
Cesena
sede presso il
Municipio
P.zza del Popolo, 1
Cesenatico
sede COC e CS
Via Saffi, 82
Sogliano al Rubicone
Autorimessa
Via A. Moro
Forlì
sede presso il CUP
Via Cadore, 75
Cesena presso
Scuola Elementare
Torre del Moro
via San Colombano
Cesenatico
sede di COC e CS
Via Saffi, 82
Sogliano al Rubicone
Autorimessa
Via A. Moro
COM FC5
Bagno di
Romagna
Bagno di Romagna
sede presso il CS
SP138, località Vigne
Bagno di Romagna
sede presso il CS
SP138, località Vigne
Meldola
sede presso il
Palazzetto dello Sport
Via IV Novembre 4
Dovadola
sede di COC
via Don Nadiani n.3
Modigliana
sede presso il CS Via
C.A. Dalla Chiesa
Meldola
sede presso il
Palazzetto dello Sport
Via IV Novembre 4
Dovadola
sede di COC
via Don Nadiani n.3
Modigliana
sede presso il CS Via
C.A. Dalla Chiesa
Nome COM
COM FC1
Forlì
COM FC2
Cesena
COM FC3
Cesenatico
COM FC6
Meldola
COM FC7
Dovadola
COM FC8
Modigliana
Comuni afferenti
Forlì, Bertinoro, Castrocaro Terme e
Terra del Sole, Forlimpopoli
Cesena, Gambettola, Longiano,
Montiano
Cesenatico, Gatteo, S.Mauro Pascoli,
Savignano sul Rubicone
Sogliano al Rubicone, Borghi,
Roncofreddo
Bagno di Romagna, Mercato
Saraceno, Sarsina, Verghereto
Meldola, Civitella di Romagna,
Galeata, Predappio, Premilcuore,
S.Sofia
Dovadola, Portico e S.Benedetto,
Rocca S.Casciano
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
Modigliana, Tredozio
40
Per ogni Centro Operativo Misto è stata pertanto realizzata, per la sede abituale e/o
antisismica, una monografia costituita da una prima parte di inquadramento della struttura con
informazioni relative a:
• ubicazione, evidenziata anche da mappa stradale, coordinate espresse nel sistema UTM
32*, foto dell’esterno dall’edificio,
• indicazione dell’utilizzo abituale e dei recapiti telefonici di referente e responsabile della
sede,
• copertura delle frequenze delle radio analogiche VHF e digitali TETRA e relative dotazioni,
e da una seconda sezione, corredata di foto ed immagini, relativa alle dotazioni della struttura,
con particolare riferimento alla presenza di spazi interni (tecnici e non) da utilizzarsi per la gestione
di una emergenza (sala situazioni, sala radio, sedi di associazioni di PC, sala riposo, cucina, ecc)
oltre ad evidenziare l’eventuale disponibilità già in loco di mezzi ed attrezzature.
6.1.3 COC - Centri Operativi Comunali
Il Centro Operativo Comunale (COC) è la prima struttura di coordinamento dell’emergenza
ad attivarsi a livello locale e di cui si avvale il Sindaco per una direzione unitaria dei servizi di
soccorso e di assistenza alla popolazione colpita.
Il COC comprende al suo interno 9 funzioni di supporto che rappresentano le singole risposte
operative che occorrono in qualsiasi tipo di emergenza nell’ambito del territorio comunale, per la
cui articolazione si rimanda alla relazione generale.
Ogni Comune del territorio della provincia di Forlì-Cesena ha individuato da tempo la propria
sede del COC: essendo la prima struttura di coordinamento che il Sindaco attiva in caso di
necessità, di norma ha sede nei locali del Municipio, luogo costantemente operativo, familiare,
dove lavorano quotidianamente collaboratori, tecnici e amministratori al fine di garantire e
assicurare in tempo di pace ed in emergenza l'erogazione di servizi.
Di contro il Palazzo comunale è spesso un edificio particolarmente vulnerabile dal punto di vista
sismico, sia per criticità costruttive intrinseche alla struttura stessa, sia per fattori esterni legati alla
sua accessibilità come elemento insediato in centro storico.
Tenuto conto di quanto sopra esposto, è stato ritenuto fondamentale, tra gli altri obiettivi, quello
di individuare per ciascun comune una sede COC antisismica che consenta al Sindaco e ai suoi
collaboratori di gestire un’emergenza sismica in sicurezza.
Analogamente alle sedi COM, sono state realizzate delle monografie, per la sede abituale e/o
antisismica, costituite da una prima parte di inquadramento della struttura con informazioni relative
a:
• ubicazione, evidenziata anche da mappa stradale, coordinate espresse nel sistema UTM
32*, foto dell’esterno dall’edificio,
• indicazione dell’utilizzo abituale e dei recapiti telefonici di referente e responsabile della
sede,
• copertura delle frequenze delle radio analogiche VHF e digitali TETRA e relative dotazioni,
e da una seconda sezione, corredata di foto ed immagini, relativa alle dotazioni della struttura,
con particolare riferimento alla presenza di spazi interni (tecnici e non) da utilizzarsi per la gestione
di una emergenza (sala situazioni, sala radio, sedi di associazioni di PC, sala riposo, cucina, ecc)
oltre ad evidenziare l’eventuale disponibilità già in loco di mezzi ed attrezzature.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
41
6.1.4 Moduli Abitativi Prefabbricati
Alcuni dei COC individuati comprendono la disponibilità di un modulo abitativo prefabbricato
appartenente alla fornitura del Dipartimento Nazionale di PC dell'anno 2004.
In fase di emergenza, il container inteso come modulo standardizzato, adibito a necessità
alloggiative o sociali, ha rappresentato il più diffuso apparato utilizzato per fronteggiare condizioni
emergenziali, grazie ai vantaggi offerti in termini di autonomia funzionale, rapidità di fornitura,
trasporto e posizionamento, possibilità di recupero e successivo stoccaggio, facilità di
manutenzione.
I moduli abitativi prefabbricati si sono storicamente rivelati indispensabili a seguito di eventi
calamitosi (sismi, alluvioni o frane), alla ricostruzione delle funzioni indispensabili alle normali
condizioni di vita di una comunità, garantendone soprattutto un’adeguata vivibilità.
D’altro canto, le unità modulari di tipo sociale, hanno consentito l’organizzazione di funzioni
tipiche del quartiere e quelle di valenza comune quali il presidio sanitario, la scuola, la chiesa, gli
uffici amministrativi comunali, l’ufficio postale, la banca, le attività commerciali, ecc..
In tempo di pace, il container è utilizzato come sede di associazioni di protezione civile, adibito
a deposito delle attrezzature indispensabili in emergenza, nonché all’accoglienza della
popolazione interessata da eventi calamitosi di tipo locale.
Nella suddetta fornitura, alla Provincia di Forlì-Cesena, sono stati assegnati un totale di n.12
moduli, di diversa tipologia (abitativo e sociale) e dimensione, destinati in parte ad alcune
amministrazioni comunali, in parte ad uso della Protezione Civile provinciale:
n.2 Provincia di Forlì-Cesena
n.2 Comune di Cesena
n.1 Comune di Forlì
n.1 Comune di Modigliana
n.1 Comune di Tredozio
n.1 Comune di Portico e San Benedetto
n.3 Comune di Santa Sofia
n.1 Comune di Verghereto
I moduli assegnati alla Provincia di Forlì-Cesena, di uso abitativo e sociale, si possono
distinguere a seconda della ditta costruttrice e delle rispettive dimensioni e superfici, nei seguenti
modelli:
-
MORTEO – ISO 40
-
SOCECO – ISO 40
MODULO ISO 40
La superficie complessiva
è di circa 36mq. Composto da: 2 camere
da letto, soggiorno con angolo cottura,
servizio igienico, ingresso
-
USO ABITATIVO PER NUCLEO DA 4/8 PERSONE
Dimensioni esterne
Lunghezza
12,19 m
Dimensioni interne
Lunghezza
11,95 m
Larghezza
2,99 m
Larghezza
2,75 m
Altezza
2,74 m
Altezza
2,20 m
SAPI – unità telescopica
UNITA' TELESCOPICA
La superficie complessiva
è di circa 64mq.
USO ABITATIVO MONOFAMILIARE - 4/6 PERSONE
Dimensioni chiuso
Dimensioni aperto
Lunghezza
9,50 m
Lunghezza
9,50 m
Larghezza
2,90 m
Larghezza
7,50 m
Altezza
2,75 m
Altezza
2,75 m
Durante l’anno 2012 è stata censita la loro collocazione, nonché le condizioni di manutenzione
e le destinazioni d’uso, riportate nelle apposite schede allegate.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
42
6,1,5 AA e AAS – Aree di ammassamento e aree di accoglienza scoperte
Ai sensi delle linee guida specificatamente emanate e approvate dall'Agenzia regionale di
PC con DGR 1954/2009 sono state individuate e progettate, congiuntamente ai tecnici comunali:
• aree di accoglienza scoperte per l'allestimento del modulo da 250 posti della Colonna
Mobile regionale,
• aree di ammassamento soccorritori in grado di ospitare i moduli della Colonna Mobile
Integrata (Protezione Civile e Vigili del Fuoco)
Nello specifico si sono realizzate:
• 3 aree di ammassamento utilizzabili a livello provinciale nei comuni di Forlì, Cesena e
Modigliana,
• 27 aree di accoglienza scoperta (una per comune ad eccezione dei territori di Portico e
S.Benedetto, Montiano e Roncofreddo in quanto sprovvisti di aree rispondenti
completamente ai requisiti delle linee guida in termini di dimensioni o di esposizione a
rischi)
per ognuna delle quali si sono prodotti due elaborati tecnici:
• una planimetria generale contenente dati generali e di inquadramento dell'area, la relativa
documentazione fotografica e la definizione di viabilità strategica ed alternativa,
• una planimetria di dettaglio con un progetto di allestimento dell'area con i moduli della
Colonna Mobile regionale e Colonna Mobile Integrata (PC e VVF).
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
43
Si specifica che all’interno del campo note delle singole monografie generali sono talvolta
indicate informazioni utili per attività di approntamento della tendopoli o che si riferiscono all’uso
che normalmente è attribuito all’area oppure che rappresentano limitazioni di accesso o di
fornitura.
In generale i Comuni del territorio provinciale pianeggiante e costiero presentano singole aree
idonee dal punto di vista dimensionale e delle infrastrutture a servizio, ma non sufficienti dal punto
di vista numerico per ogni singolo territorio comunale, dato atto che le aree che rispondono ai
requisiti delle linee guida regionali sono in linea di massima i centri sportivi caratterizzati da più
campi da calcio e da ampie aree di parcheggio.
Le più grandi di queste strutture sportive possono garantire, come massima potenzialità, 500700 posti tenda.
I comuni di collina e montagna sono invece quasi del tutto privi di aree idonee rispetto alle linee
guida, viste le dimensioni ridotte dei centri sportivi e per carenza di aree pianeggianti intravallive
(Comune di Portico e San Benedetto).
Alcune aree censite quindi non rispondono pienamente ai requisiti dimensionali delle linee
guida regionali, ma si è comunque proceduto con la progettazione delle aree di accoglienza
riducendo il numero dei posti tenda e conseguentemente, in proporzione, le strutture di servizio
(bagni, docce, ecc).
Si evidenzia infine che i comuni per i quali non è stato realizzato alcun progetto (Roncofreddo e
Montiano, entrambi nel comprensorio cesenate) presentano le uniche aree sportive perimetrate
come frane attive nel PAI e nel PTCP e non possiedono altre aree pianeggianti.
6.1.6 Edifici pubblici antisismici che possono avere valenza ai fini di PC
Nell’eventualità si dovesse verificare un evento sismico, gli edifici pubblici costruiti con
criteri antisismici risultano strategici o comunque di rilevante importanza ai fini della gestione
dell’emergenza, in termini di disponibilità di spazi adeguati e sicuri per il coordinamento dei
soccorsi e per l'assistenza alla popolazione colpita.
Nel corso dei sopralluoghi effettuati nei vari comuni del nostro territorio si sono pertanto censite
queste strutture, ove presenti ed in stretto raccordo con i tecnici comunali, allo scopo di consentire
così un loro utilizzo immediato in sede emergenziale, previa verifica di agibilità.
Il presente piano ricomprende pertanto negli elaborati di livello comunale un Elenco riportante i
suddetti edifici; per ogni edificio sono specificati ubicazione, anno di costruzione ed eventuali
adeguamenti sismici, referente della struttura e recapito telefonico.
Gli stessi edifici sono rappresentati negli inquadramenti a scala comunale con la sigla EPas-nISTAT. La numerazione degli edifici è progressiva secondo l’ordine alfabetico dei comuni della
Provincia di Forlì-Cesena.
6.1.7 Strutture Operative di Protezione Civile
Nell’ambito della redazione del presente piano si è proceduto ad un aggiornamento dei dati
storici relativi alle sedi delle principali Strutture Operative presenti sul territorio provinciale con
particolare riferimento a:
Carabinieri;
VVF, Comando Provinciale;
VVF, Distaccamenti Permanente;
VVF, Distaccamento Volontario;
CFS, Coordinamento Provinciale;
CFS, Comando di Stazione;
Capitaneria di Porto;
Coordinamento Provinciale Volontariato di PC.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
44
6.2 Edifici ed infrastrutture di interesse strategico
6.2.1 Ospedali, 118 e strutture sanitarie
Gli ospedali e le strutture sanitarie rientrano tra le categorie di edifici ed infrastrutture
strategiche la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità
di PC (Allegato A, DGR 1661/2009).
Nell’ambito dell’attività tecnica dei tavoli di pianificazione si è deciso di effettuare, per il tramite
delle Aziende USL di Forlì e Cesena, una aggiornamento delle sedi principali, successivamente
riportati in cartografia, di:
- ospedali,
- 118,
- pronto soccorso.
Tra gli elaborati di livello provinciale sono presenti gli elenchi delle suddette strutture sanitarie,
restituite dalle Aziende USL di Forlì e Cesena con evidenziati per ogni struttura e/o componenti
costruttive dell’edificio, oltre all’anno di costruzione, anche eventuali adeguamenti sismici effettuati.
6.2.2. Porti, aeroporti e stazioni ferroviarie
Gli elaborati cartografici del piano riportano la localizzazione di queste infrastrutture; si precisa che
i medesimi non hanno subito modifiche rispetto alla prima redazione del piano negli stralci rischio
idrogeologico ed incendi boschivi.
6.2.3 Opere connesse all'approvvigionamento, deposito e distribuzione
dell'acqua potabile
In sede di elaborazione del piano, anche a fronte dell’esperienza maturata nell’ambito della
partecipazione alla gestione dell’emergenza sismica in Emilia del maggio 2012, si è deciso di
effettuare un censimento con relativa mappatura cartografica dei serbatoi della rete acquedottistica
presenti sul nostro territorio per il tramite delle Società di proprietà/gestione degli stessi, Romagna
Acque S.p.A. ed Hera S.p.a.
Questi manufatti risultano essere di interesse strategico in quanto elementi fondamentali per
l’erogazione di acqua potabile nel territorio, oltre a rappresentare contestualmente un rilevante
elemento di criticità in caso di un eventuale collasso (nel caso dei serbatoi pensili).
In questa fase si è deciso di prendere in considerazione i soli serbatoi pensili in
proprietà/gestione alle predette Società (in totale 24 elementi), consapevoli comunque del fatto
che sul territorio provinciale sono presenti altri manufatti (pensili/interrati) dei quali si
approfondiranno, in sede di aggiornamento del Piano, le conoscenze relative a proprietà,
localizzazione, condizioni di esercizio, caratteristiche strutturali, stato di manutenzione, ecc.
Romagna Acque S.p.A ha realizzato 21 schede, parti integranti del piano, relative ai serbatoi
pensili in gestione o di proprietà presenti nel territorio provinciale, contenenti dati relativi a
localizzazione, normativa sismica di riferimento, referente, documentazione fotografica; Hera
S.p.A. ha fornito informazioni di base relativamente ai 3 serbatoi pensili di proprietà.
In allegato al piano è presente la Carta “Acquedotto della Romagna-Schema rete di adduzione”
(Allegato 4) fornita da Romagna Acque S.p.A.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
45
6.3 Edifici ed infrastrutture che possono assumere rilevanza in caso di eventuale collasso
6.3.1 Scuole e Scuole antisismiche
Le scuole, per la loro articolazione, ben si prestano ad ospitare i centri di coordinamento
delle emergenze, inoltre la ripresa delle attività scolastiche post-evento è uno degli obiettivi primari
per il ritorno alle normali condizioni di vita.
Per queste motivazioni sono state censite nel presente piano:
- tutte le scuole del territorio
- gli edifici scolastici antisismici mediante rilevamento, di concerto con i tecnici comunali, nei
sopralluoghi più volte citati.
Pertanto il tematismo "scuole" utilizzato nell'elaborazione dei PSC comunali è stato
implementato con gli edifici scolastici antisismici e rappresentato nelle carte di inquadramento di
livello comunale.
Gli edifici scolastici antisismici sono inoltre stati riportati negli elenchi “Edifici antisismici rilevanti
in caso di evento sismico” articolati per Comune, con informazioni relative a ubicazione, anno di
costruzione ed eventuali adeguamenti sismici, referente della struttura e suo recapito telefonico, al
fine di poter effettuare le prime verifiche di agibilità e consentire così un loro utilizzo immediato in
sede emergenziale. Negli elenchi vengono riportate anche le scuole di proprietà provinciale.
6.3.2. Chiese e monumenti
Questi edifici, per le loro caratteristiche costruttive ed in particolare per la data di
costruzione, possono risultare elementi critici del territorio in caso di un loro eventuale collasso.
Pertanto si è deciso, in sede dei tavoli tecnici di pianificazione, di inserirli in cartografia al fine di
poterli individuare a scala comunale, utilizzando lo shape esistente del PTCP.
6.3.3 Stabilimenti a rischio di incidente rilevante e 6.3.4 Stabilimenti industriali
“altra tipologia” ex DGR 1945/2009
Queste strutture, data la loro natura, possono assumere rilevanza in caso di evento sismico per
gli effetti collegati all’attività svolta al loro interno. Sono stati pertanto riportati in cartografia
utilizzando lo shape realizzato dall’ufficio PC nell’ambito delle attività di previsione e prevenzione
ex DGR 1945/2009 e della redazione dei Piani di Emergenza Esterna.
6.3.5 Discariche, inceneritori
Tali elementi assumono rilevanza in caso di evento sismico per gli effetti collegati alle
attività svolte al loro interno. Sono inseriti in cartografia utilizzando lo shape realizzato dall’ufficio
PC nell’ambito della redazione del piano negli stralci rischio idrogeologico ed incendi boschivi.
6.3.6 Depuratori
Tali elementi assumono rilevanza in caso di evento sismico per gli effetti ambientali
collegati ad un loro eventuale collasso. Sono inseriti in cartografia utilizzando lo shape esistente
nel PTCP.
6.3.7 Dighe, invasi e sbarramenti
Come elementi sensibili e vulnerabili del territorio si è deciso di inserirli in cartografia utilizzando
lo shape realizzato dall’ufficio PC nell’ambito della redazione del piano negli stralci rischio
idrogeologico ed incendi boschivi.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
46
6.3.8 Reti e infrastrutture di servizio
Il tema della vulnerabilità di reti e infrastrutture di servizio è di notevole importanza ai fini sia
dell’emergenza che della sicurezza e ripristino delle attività di base in un territorio colpito da
terremoto.
In passato l’attenzione si è concentrata prevalentemente sui danni agli edifici che rimangono
ovviamente la causa principale delle morti e del ferimento di persone in caso di sisma. Tuttavia
negli ultimi anni si registra una crescente attenzione anche per altri sistemi territoriali, quali le
infrastrutture di servizio.
L'efficienza delle infrastrutture, in grado di facilitare l’immediato soccorso alle vittime, può
mitigare sensibilmente l’impatto di un evento calamitoso e favorire il ritorno alle normali condizioni
di vita.
Nel presente piano, alla luce delle considerazioni svolte in sede di tavolo di pianificazione, si è
verificato che gli Enti gestori sono in possesso dei dati relativi alle rispettive reti in termini di
vulnerabilità, criticità, priorità di intervento.
Nel corso degli approfondimenti effettuati è stato reso noto il processo di costruzione della
mappa di pericolosità sismica locale realizzata dai Servizi cartografici di Hera S.p.A in
collaborazione con il Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli della Regione Emilia-Romagna.
La mappa è stata realizzata partendo dalla definizione di una formula in grado di valutare la
pericolosità sismica del territorio di pertinenza delle reti di Hera in relazione a sismicità, geologia e
morfologia, mettendo in gioco vari parametri quali accelerazione sismica di base, amplificazione
geologica legata alle classi rocciose, amplificazione morfologica legata a pendenze e dislivello dei
crinali.
Sono stati poi elaborati gli shape e le relative mappe delle coperture detritiche, substrato
geologico e linee di faglia cui vengono associati differenti valori dei parametri della sopraccitata
formula, ottenendo così cinque classi di pericolosità in cui è stato suddiviso il territorio analizzato
nello studio.
La mappatura risultante ha permesso di individuare:
- le zone a maggiore criticità in cui concentrare gli interventi in caso di evento sismico,
- le zone in cui pianificare interventi di messa in sicurezza,
- i tracciati più idonei per nuove reti nell’ottica della prevenzione e riduzione del rischio sismico.
6.3.9 Territorio Urbanizzato e Centro Storico
L'individuazione del centro storico assume notevole rilevanza in caso di evento sismico: i
fabbricati del centro storico, infatti, essendo in gran parte realizzati molto tempo prima dell'entrata
in vigore della normativa antisismica, con varie tipologie costruttive e in adiacenza a strade di
ristrette dimensioni, a seguito di evento sismico necessitano di puntuale verifica statica prima che
sia possibile accedervi in condizioni di sicurezza.
L'introduzione di tale tematismo può costituire punto di partenza per le valutazioni, in sede di
evento, finalizzate alla perimetrazione della cosiddetta "zona rossa".
Le perimetrazioni relative al territorio urbanizzato, riportato in colore
grigio , e al
centro storico, riportato in colore rosa , sono inserite in cartografia utilizzando lo shape esistente
nel PTCP.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
47
7. VIABILITA' STRATEGICA
7.1 Viabilità strategica provinciale
Uno degli obiettivi fondamentali del presente piano è l’individuazione a livello provinciale della
“viabilità strategica di prossimità”, intesa come collegamento agli assi viari principali di tutti i
capoluoghi dei comuni e dei nuclei abitati più significativi.
A partire dal sistema stradale di base della Provincia, che è dettagliatamente descritto allo
specifico paragrafo 2.1.7.2 della Relazione Generale del Piano di Emergenza approvato nell'anno
2008, è stato tracciato lo schema viario principale del nostro territorio, in collaborazione con i
Servizi provinciali Infrastrutture Viarie, Mobilità, Trasporti e Gestione Strade di Forlì e Cesena.
La carta della viabilità strategica, realizzata su base provinciale, è costituita da:
1)
rete autostradale (A14) e di grande percorrenza (E45 Tiberina),
2)
strade statali: Emilia (SS9), Adriatica (SS16), Tosco-Romagnola (SS67),
3)
strade provinciali di collegamento con tutti i capoluoghi dei comuni o dei centri abitiati
4)
strade comunali di collegamento.
7.1.1 Rete autostradale (A14) e di grande percorrenza (E45)
L’autostrada A14, nel tratto che attraversa la nostra provincia è a 3 corsie per ogni senso di marcia
e sono presenti attualmente 4 caselli: Forlì, Cesena Nord che consente una accesso diretto
sull’E45, Cesena Sud, Casello del Rubicone all’altezza di Gatteo che garantisce un veloce
raggiungimento dei principali centri della vallata del Rubicone evitando la congestione del traffico
lungo la via Emilia tra Forlì e Cesena.
La strada di grande comunicazione E45 Tiberina attraversa longitudinalmente il territorio della
provincia collegando a Cesena sia la provincia di Ravenna che tutti i centri abitati esistenti lungo la
vallata del Savio fino al confine con la provincia di Arezzo.
7.1.2 Strade statali Emilia (SS9), Adriatica (SS16), Tosco-Romagnola (SS67)
Tre sono le strade statali che attraversano il territorio della Provincia di Forlì-Cesena:
- la SS9 - via Emilia percorre il nostro territorio in direzione Nord Ovest – Sud Est, separando di
fatto la porzione collinare montana da quella di pianura, e attraversando i Comuni capoluogo di
Forlì e Cesena, nonché gli altri lungo il suo asse (Forlimpopoli, Gambettola, Savignano sul
Rubicone.
- la SS67 - Tosco Romagnola, collega Ravenna a Firenze attraversando l'abitato di Forlì e
costituisce la strada di fondovalle del Fiume Montone;
- la SS16 - Adriatica percorre il territorio provinciale per un breve tratto costiero di circa 9 km, nei
territori dei Comuni di Cesenatico, Gatteo e Savignano sul Rubicone.
La viabilità statale, nell'attraversamento degli abitati di Forlì e Cesena, comprende i sistemi
Tangenziali di Forlì e di Cesena (secante): la secante di Cesena, di fatto una porzione della
variante alla Via Emilia, è interamente realizzata, mentre il sistema tangenziale di Forlì è in fase di
completamento.
7.1.3 Strade provinciali di collegamento con tutti i capoluoghi dei comuni o dei centri
abitiati
Alla luce della particolare conformazione del nostro territorio, sono state individuate le strade
provinciali ritenute strategiche. Per queste, tramite appositi sopralluoghi, si sono evidenziati i
relativi tratti e punti critici, di norma riconducibili all’attraversamento dei centri abitati (inizio di
presenza di edifici e strutture) per i probabili crolli di case alte poste vicino alla sede stradale.
Queste criticità, opportunamente rappresentate in cartografia al fine dell’implementazione dello
scenario di rischio, si sono riscontrate maggiormente lungo le SP del comprensorio forlivese
(alcuni esempi sono i centri dislocati lungo le SP20, SP3, SP4), mentre in generale non si rilevano
significativi restringimenti o strettoie: la larghezza minima della sede stradale può consentire
comunque il transito, perlomeno alternato, anche di mezzi pesanti.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
48
ANALISI DELLA VIABILITA' DA NORD A SUD
Comprensorio forlivese
- SP di vallata:
• SP20 “ Tramazzo-Marzeno” (15km): dal confine con la provincia di Ravenna collega i centri
di Modigliana e Tredozio, più a sud del quale non si evidenziano ulteriori nuclei significativi; Il
collegamento con l'autostrada si effettua tornando sulla SS67, prendendo la via emilia in
direzione Bologna e poi il sistema tangenziale;
• SS67 “via Firenze”: dalla via emilia-porta Schiavonia in comune di Forlì, collega i centri di
Castrocaro Terme e Terra del Sole, Dovadola, Rocca S.Casciano, Portico,le piccole frazioni
montane di Bocconi e S.Benedetto in Alpe fino al confine con la provincia di Firenze (località
Cavallino). Il collegamento con l'autostrada si effettua in comune di Forlì prendendo la via
emilia in direzione Bologna e poi il sistema tangenziale;
• SP3 “del Rabbi” (48km): dalla località Grisignano in comune di Forlì collega Predappio e
Premilcuore fino al confine con la Toscana in provincia di Firenze. Il collegamento con
l'autostrada si effettua in comune di Forlì prendendo la tangenziale. C'è un accordo di
programma con il comune di forlì per la cessione di parte della SP3 all'interno del centro
abitato di Grisignano, una volta ultimata la variante che si collega al sistema tangenziale;
• SP4 “del Bidente” (64km): nasce nell'ambito della rotatoria del sistema tangenziale in via
Campo di Marte in comune di Forlì e collega i centri di Meldola, Civitella di R., Galeata,
S.Sofia, la frazione di Corniolo arrivando al confine con la provincia di Arezzo.
Il collegamento con l'Autostrada si effettua in comune di Forlì prendendo la tangenziale;
• SP112 “Isola-Biserno-Ridracoli” (9km): nasce dalla SP4 all'altezza di Isola snodandosi fino
alla diga di Ridracoli. Non si rileva la presenza di nuclei abitati significativi;
• SP39 “Cellaimo” (4km): collega Forlimpopoli e Bertinoro;
SP intervallive:
• SP129 traversa di romagna “Modigliana – Rocca S.Casciano”(20km);
• SP23 “Centoforche” (12km): collega Rocca S.Casciano e Strada S.Zeno;
• SP24 “Forche” (5km): collega Strada S.Zeno a Galeata;
• SP26 “Carnaio”(16km): collega S.Sofia a S.Piero in Bagno e Bagno di Romagna.
Comprensorio cesenate
• SP138 “Savio”(44Km): nasce da Borello e collega M.Saraceno, Sarsina, Bagno di
Romagna, Verghereto. E' una alternativa all'E45 che sostituisce in presenza di cantieri Anas;
• SP29 “Borello-Ranchio”(14Km): nasce da Borello, collega Linaro, Ranchio e cambiando
nome prosegue verso Civorio, Spinello e S.Sofia;
• SP85 “Fondovalle-Rubicone”(11Km): nasce da Savignano sul Rubicone come SP11 e
diventando SP85 arriva a Sogliano al Rubicone (ultimo tratto SP9);
• SP142 “Dei mandrioli”(11Km): passo tra Bagno di Romagna Badia Prataglia in Provincia di
Arezzo;
• SP11”Sogliano”(30Km): nasce da Savignano sul Rubicone e collega Borghi e Sogliano al
Rubicone, attraversa Strigara e diventando SP79 “Riopetra”(7Km) si collega alla E45 tra le
località di Gualdo e Cella; in alternativa a questo ultimo tratto dalla SP11 si attraversa
Montegelli e si raggiunge l'E45 all'altezza di Cella percorrendo la “Montebosio” (percorribile
anche con mezzi pesanti);
• SP9 “Cesena-Sogliano”(19Km);
• SP40 “Badia-S.Paola”(11Km): collega Gambettola (primi tratti SP70 e SP6) a Longiano e
Roncofreddo;
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
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• SP43 “Alfero”(26Km): nasce da S. Piero in Bagno e collega le frazioni di mezza montagna
intorno al monte Comero, Acquapartita, Selvapiana, Alfero, diventando SP93 attraversa
Verghereto e si ricongiunge a SP138 ed E45;
• SP33 “Gatteo”(16Km): da Savignano sul Rubicone attraversa Gatteo e si congiunge
all’autostrada A14 grazie al casello “Valle del Rubicone”,
• SP10 “S.Mauro-Cagnona”(9Km) e SP108 “Rigossa”(5Km): da Gatteo partono i
collegamenti verso il mare passando da S.Mauro Pascoli;
• SS16 “Adriatica”: tratto di 8Km da Cesenatico a Gatteo a mare;
• SP2 “di Cervia”(11Km): collega Bagnolo, Carpinello, Pievequinta, Casemurate;
7.1.4 Strade comunali di collegamento
Sono stati inseriti alcuni tratti di strade comunali negli attraversamenti dei centri abitati o in casi
particolari.
I sopradescritti tratti viari sono rappresentati complessivamente nella Tavola 1 Carta della Viabilità
strategica.
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8. TELECOMUNICAZIONI
Il Sistema regionale di PC, per il tramite dell'Agenzia regionale di PC, si è dotato nel tempo di
un’infrastruttura tecnologica avanzata di telecomunicazioni per fronteggiare le emergenze e
comunicare con la rete degli enti e delle strutture operative (Prefetture, Province, Comuni, VVF,
CFS, Capitaneria di Porto, Volontariato di PC).
La maggior parte dei Comuni del nostro territorio ha beneficiato dei finanziamenti regionali per
allestire i propri centri operativi non solo con apparati radio analogici, ma, negli ultimi anni, anche
con strumentazioni digitali.
Di seguito viene descritto in breve l’infrastruttura delle telecomunicazioni in analogico e digitale:
Sistema analogico
Attualmente la Protezione Civile ha in funzione una rete di ponti radio analogici dislocati sul
territorio, collegati con la sede centrale di Bologna e che utilizza la gamma di frequenze VHF (168173 Mhz). A questo sistema sono associate 28 sale operative (provviste di apparati radio) dislocate
in vari centri strategici del territorio (sedi di Province o Comuni). Altri apparati radio sono inoltre in
dotazione presso quelle sedi o sale operative che in qualche modo hanno compiti di difesa del
suolo, quali Servizi Tecnici di Bacino, Vigili del Fuoco, Corpo Forestale dello Stato, etc…oltre agli
apparati in dotazione alla componente Volontariato.
Sistema digitale TETRA ( TErrestrial Trunked RAdio)
TETRA è un sistema radio digitale standard “APERTO” definito da ETSI (European
Telecommunications Standards Institute) per soddisfare le esigenze degli utenti del servizio radio
mobile professionale. APERTO significa "non proprietario" e pertanto sono consentiti la convivenza
e l'operatività in rete di apparati di produttori diversi. E' un sistema radio-mobile basato sul
TRUNKED: tutti i canali sono a disposizione di tutti gli utenti e all'occorrenza si provvede a
selezionare un canale libero.
Il sistema TETRA garantisce:
•
possibilità di garantire alta capacità di trasmissione in fonia e dati;
•uso ottimizzato delle frequenze in funzione della banda di comunicazione richiesta;
•possibilità di realizzare un sistema aperto, flessibile ed espandibile a standard Europeo;
•sicurezza delle comunicazioni: vengono implementati due livelli di cifratura (Air-Interface e
End-to-End), più un sistema completo per la gestione delle chiavi;
•possibilità di implementazione di Gruppi Chiusi di Utenti: viene garantita la possibilità dell’uso
della stessa rete fisica a più organizzazioni di utenti abbassando cosi’ costi dell’Impianto e sua
relativa manutenzione (rispetto al caso in cui ogni organizzazione viene dotata di una propria
rete radiomobile), garantendo un elevato grado di privacy per ciascuna organizzazione. Con
questa tecnica viene dunque permesso di condividere lo stesso numero di frequenze (le
frequenze costano e sono limitate in numero) tra le varie organizzazioni.
•utilizzo della modalità diretta, in caso di comunicazioni dirette tra utenti senza coinvolgimento
della infrastruttura di rete, utile in caso di guasto di rete o in zone esterne all’area di copertura di
rete.
Il Sistema TETRA è in continua evoluzione ed è obiettivo dell'Agenzia cercare di coprire tutto il
territorio regionale tramite la dislocazione di siti che garantiscono la copertura radioelettrica e
l'erogazione dei servizi permettendo ai terminali mobili (apparati portatili e veicolari) e alle stazioni
fisse di effettuare le comunicazioni.
Piano Provinciale di Emergenza - Stralcio Rischio Sismico
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Durante gli anni 2011/2012 è stata svolta una ricognizione delle dotazioni radio presenti nei
COC e della loro operatività su tutto il territorio provinciale, da cui è emerso che l'attuale copertura
radioelettrica non è completa ne' uniforme: le zone in cui si rilevano le maggiori criticità in termini di
parziale/totale assenza del segnale digitale sono le vallate del Tramazzo, Rabbi, Montone e
Bidente, evidenziando quanto segue:
- copertura di segnale assente nel territorio dei comuni di (partendo da ovest):
Tredozio,
Predappio,
Bagno di Romagna
- copertura di segnale parziale nel territorio dei comuni di (partendo da ovest):
Dovadola,
Galeata,
Meldola,
Civitella di Romagna,
Sogliano al Rubicone
Di seguito la mappa di copertura radioelettrica secondo le varie tipologie di servizio che è
presente in allegato al Piano (Allegato 3):
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9. GLOSSARIO
Elenco descrittivo dei principali termini utilizzati per la descrizione di fenomeni legati ai sismi.
ACCELEROMETRO: strumento che misura l'accelerazione del suolo (vedi anche RAN)
ACCELERAZIONE: spostamento al suolo dovuto alle azioni dinamiche del sisma, misurato in m/sec2
AREA SISMOGENETICA: zona dove l'attività sismica si manifesta con maggiore frequenza
ASISMICO, TERRITORIO: area dove, sulla base dei dati storici, non si sono mai verificati terremoti
ASTENOSFERA: parte del mantello limitata superiormente dalla litosfera (fra i 70 ed i 100 Km di profondità)
e inferiormente dalla mesosfera (circa 700 Km di profondità). L'astenosfera è composta da rocce
parzialmente allo stato fuso e ad elevata viscosità
AZIONE SISMICA DI PROGETTO: valori delle forze orizzontali definiti dalla vigente normativa sismica che
devono essere introdotti nei calcoli per la progettazione degli edifici per contrastare le azioni del
terremoto, ai quali devono resistere gli edifici in zona sismica
CROSTA TERRESTE: parte superficiale della terra compresa tra la superficie libera ed il mantello. La
profondità della crosta varia tra i 6-7 Km sotto gli oceani ed i 50 Km sotto i continenti
DATI MACROSISMICI: insieme di informazioni raccolte sul territorio interessato da un terremoto al fine di
catalogare le diverse località in funzione dell'intensità osservata
DERIVA DEI CONTINENTI: ipotesi formulata nel 1915 secondo la quale gli attuali continenti si sarebbero
formati dalla fratturazione di un unico continente primordiale (Pangea)
DISCONTINUITA' SISMICHE: superfici o strati sottili posti all'interno della Terra attraverso i quali si
verificano nette variazioni di velocità delle onde sismiche
EMERGENZA: periodo immediatamente seguente un disastro. Dura fino allo sgombero delle macerie
EPICENTRO: punto della superficie terrestre più vicino all'ipocentro
FAGLIA: frattura o discontinuità di una massa rocciosa (vedi anche piano di faglia)
FAGLIA ATTIVA: faglia che presenta evidenze di movimenti avvenuti nel corso degli ultimi 10.000 anni, per
cui si presume che i movimenti (e quindi anche i terremoti) possano ancora verificarsi
FAGLIA TRASFORME: tipo di faglia verticale con spostamenti solo orizzontali, caratteristica di alcune zone
d'incontro di zolle litosferiche
FAGLIA, PIANO DI: superficie che separa due blocchi di roccia dislocati da una faglia
GEODESIA: disciplina che studia la forma della terra specialmente in relazione alla forza di gravità
GEODINAMICA: studio dei processi che avvengono nel globo in relazione alle forze che vi agiscono
GEOFISICA: disciplina che indaga sulle caratteristiche fisiche del globo
GEOTECNICA: disciplina che si occupa delle caratteristiche meccaniche dei terreni di fondazione
GUTEMBERG, DISCONTINUITÀ DI: è la zona che separa il mantello dal nucleo esterno. Si situa a 2883
Km di profondità. Fu scoperta per la prima volta da B. Gutemberg
INTENSITÀ: valore che indica il grado di danneggiamento prodotto da un terremoto, ad essa si associa la
scala MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg)
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IPOCENTRO: punto della crosta terrestre dove si localizza il terremoto
ISOSISMA O ISOSISTA: linea che congiunge (o racchiude) punti di uguale intensità sismica
LIQUEFAZIONE DEL TERRENO: totale perdita di consistenza dei terreni, composti da sabbia molto fine, in
conseguenza dello scuotimento prodotto dal terremoto molto violento, in presenza di particolari
caratteristiche del terreno
LITOSFERA: parte solida del globo terrestre, composta dalla crosta e dalla parte superiore del mantello. Più
sottile sotto gli oceani e più spessa sotto i continenti, la sua profondità varia tra i 70 e i 100 km
MACROSISMICA: disciplina che si occupa dei terremoti in relazione al loro impatto sull'ambiente
MAGNITUDO: misura della potenza di un terremoto all'ipocentro. Si calcola in sismogrammi, ad esso si
associa la scala Richter
MANTELLO: costituisce gran parte del globo terrestre. E' compreso tra la crosta e il nucleo, a 2883 km di
profondità
MAREMOTO: onde marine causate da movimenti dei fondali oceanici, generalmente prodotti da terremoti
(denominati anche "Tsunami")
MESOSFERA: mantello inferiore, compreso tra l'astenosfera, a circa 700 km di profondità, e la discontinuità
di Gutenberg
MICROZONAZIONE SISMICA: suddivisione di un'area sismica con estremo dettaglio, in base alle differenze
di risposta sismica. Solitamente l' area investigata raggiunge al massimo quella di una città
NUCLEO TERRESTRE: separato dal mantello dalla discontinuità di Gutenberg è la parte più interna del
globo. Si compone di 2 porzioni: nucleo interno e nucleo esterno. Si presume che il primo sia allo stato
solido e il secondo allo stato liquido. In quest'ultimo, secondo molti studiosi, si produrrebbe il campo
magnetico terrestre
ONDE SISMICHE (ELASTICHE) : onde prodotte dal terremoto, dette anche onde elastiche per il
comportamento delle rocce attraverso le quali si propagano
ONDE SUPERFICIALI: onde sismiche che si propagano lungo le superfici di discontinuità
PANGÈA: supercontinente esistente, secondo la teoria della tettonica a zolle, nell'era secondaria. Dalla sua
frammentazione avrebbero avuto origine gli attuali continenti
PERICOLOSITÀ SISMICA: valore dello scuotimento, prodotto dal terremoto, che ci si attende in una
determinata area
PERIODO DI RITORNO: intervallo medio di tempo intercorrente tra un terremoto e un altro di pari magnitudo
(o intensità) nella stessa zona
PERIODO SISMICO (O SEQUENZA SISMICA): serie di terremoti localizzati nella stessa area, in un definito
intervallo temporale, che seguono o contengono un evento di magnitudo maggiore
PRELIMINARI, SCOSSE: eventi sismici di non elevata magnitudo che, a volte, precedono l'evento principale
PREVENZIONE SISMICA: complesso di azioni che la comunità intraprende per mitigare i danni di futuri
terremoti, primo fra tutte l'adozione di misure per la costruzione di edifici antisismici
RAGGIO SISMICO: linea immaginaria lungo la quale si propaga l'energia trasportata dalle onde sismiche
REPLICHE, SCOSSE: eventi sismici che seguono la scossa principale RETI SISMICHE: insieme di stazioni
sismiche collegate tra loro
RETE ACCELEROMETRICA NAZIONALE (RAN): insieme di stazioni sismiche di tipo accelerometrico
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RICOSTRUZIONE PRIMARIA: segue la fase di ripristino e si conclude quando è stato ristabilito il livello
socioeconomico anteriore al disastro
RICOSTRUZIONE SECONDARIA: insieme degli interventi post-disastro aventi per obbiettivo il
miglioramento del livello socioeconomico della zona colpita rispetto alla situazione anteriore al disastro
RIPRISTINO: fase che segue l'emergenza. Riguarda la rimessa in funzione dei principali servizi pubblici e
segna il ritorno della zona a livelli socioeconomici relativamente stabili
RISCHIO SISMICO: valore complessivo del danno atteso da un terremoto in una determinata zona sismica
SCALA D'INTENSITÀ MCS (MERCALLI-CANCANI-SIEBERG): scala per la valutazione degli effetti prodotti
da terremoti su persone, manufatti e sull'ambiente naturale
SCALA RICHTER: definita scala in modo improprio, indica il valore che assume il magnitudo
SCIAME, TERREMOTO A: terremoto che si presenta con una serie di eventi distribuiti temporalmente senza
un andamento regolare dei valori di magnitudo
SISMICITÀ: valore della pericolosità sismica in una determinata area
SISMOGENESI: studio delle cause e delle zone origini dei terremoti
SISMOGRAFO: strumento scrivente per la rilevazione delle onde sismiche
SISMOGRAMMA: tracciato grafico di un terremoto registrato da un sismografo
SISMOLOGIA: disciplina che studia i terremoti
SISMOMETRO: strumento per la rilevazione di eventi sismici. In generale si indica lo strumento moderno di
tipo elettromagnetico
STAZIONE SISMICA: luogo in cui sono collocati gli strumenti di rilevazione (sismometri o accelerometri)
TETTONICA A ZOLLE: teoria che spiega la dinamica della parte più superficiale della terra (orogenesi,
vulcanesimo, sismicità ecc.) a partire dai movimenti orizzontali delle zolle litosferiche e delle loro
reciproche interazioni
VULCANO: apertura della crosta terrestre che permette la risalita dei sottostanti magmi del mantello
ZOLLE O PLACCHE LITOSFERICHE: parti in cui è suddivisa la litosfera terrestre
ZONA SISMICA: area soggetta a terremoti
ZONAZIONE SISMICA: suddivisione di un'area di vaste dimensioni (ad esempio il territorio nazionale) sulla
base del valore della pericolosità sismica
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