scarica il contributo

Transcript

scarica il contributo
L’Arte e il Tempo
Rivisitazione di un saggio di iconologia
Erwin Panofsky, Il Padre tempo, in Studi di iconologia. I temi
umanistici nell’arte del Rinascimento
Premessa generale
Erwin Panofsky (Hannover 1892 – Princeton 1968)
Rifugiatosi negli Stati Uniti nel 1933 a causa del Nazismo
Studies in Iconology è del 1939, riedito nel 1962, tradotto e
pubblicato in Italia nel 1975
L’autore individua tre gradi d'interpretazione dell'opera d'arte: il
primo, pre-iconografico determina il soggetto naturale o principale
(ad esempio un uomo che ne porta un altro più vecchio sulle spalle
e reca un bambino).
Il secondo grado, detto iconografico, identifica il tema convenzionale
Enea con Anchise e Ascanio.
Infine, l'interpretazione iconologica vede nel tema di Enea e di
Anchise un esempio di pietà filiale.
Nell'interpretazione iconologica va tenuto conto del background
culturale del soggetto interpretante: bisogna ricercare l'oggettività
studiando svariati aspetti dell'epoca e della tradizione di cui fa parte
l'opera, esaminando esempi di composizioni simili nei testi e nelle
immagini, quindi giustificando l'interpretazione con il maggir numero
di fonti possibili.
Indice
1. Come si colloca la raffigurazione del Tempo nella ripresa delle
immagini classiche attuata nel Rinascimento
- investite di un nuovo contenuto simbolico non classico
- asservite alle concezioni cristiane (per assimilazione o per contrasto)
- fenomeno della pseudomorfosi (Il Padre Tempo)
2. Come si attua la pseudomorfosi
- concezioni e raffigurazioni del Tempo nell’antichità
- identificazione tra Chronos e il dio Kronos-Saturno
- la raffigurazione del Tempo nel Medioevo
- la raffigurazione del Tempo per illustrare i Trionfi del Petrarca
3. I significati attribuiti al Tempo nel Rinascimento e nel Barocco
- Il Tempo che trascorre
- Il Tempo distruttore, associato alla Morte
- Il Tempo rivelatore
- Il Tempo principio cosmico universale
Che origine ha
quella che
riconosciamo come
raffigurazione del
Tempo ? Viene
dall’antichità ?
La reintegrazione dei motivi e dei
temi classici è uno degli aspetti
caratteristici del Rinascimento.
Lo spirito rinascimentale però
non si limitava alla semplice
restaurazione dei tipi classici, ma
mirava ad una sintesi figurativa
ed emotiva tra il passato pagano
e il presente cristiano, ottenuta
con metodi diversi.
Il metodo più largamente usato si
potrebbe chiamare
re-interpretazione delle immagini
classiche.
Le immagini o venivano investite di un nuovo
contenuto simbolico di carattere profano
assolutamente non classico
Sandro Botticelli,
Primavera, 1482
oppure venivano asservite alle concezioni
specificatamente cristiane:
per via di assimilazione
Ara Pacis, Saturnia tellus
Cosmé Tura, La Carità, Museo
Poldi Pezzoli
oppure per contrasto
Domenico Ghirlandaio,
Adorazione dei pastori,
1485, Firenze, Santa
Trinita, cappella
Sassetti
La raffigurazione del Tempo non rientra in
nessuno di questi casi. Appartiene piuttosto
al fenomeno della pseudomorfosi, mediante
il quale le tradizioni classiche riportate in luce
si fondono quasi naturalmente con le
tradizioni medievali ancora vive.
Quando un personaggio classico emerge dal
Medioevo in un travestimento
profondamente anticlassico, ed è riportato
dal Rinascimento all’aspetto originario, il
risultato finale spesso manifesta tracce del
processo intercorso.
La raffigurazione del
Padre Tempo è un caso
tipico di pseudomorfosi
Nel disegno moderno
riconosciamo come attributi
caratteristici del Padre
Tempo: la tarda età, la
clessidra, la falce, le spighe.
Ignaz
Gunther,
Padre
Tempo,
1765-75
Nell’arte rinascimentale e
barocca la personificazione
del Tempo è anche meglio
equipaggiata. Solitamente è
nudo e alato e possiede un
serpente o un dragone che si
morde la coda, ovvero lo
zodiaco, e in molti casi
cammina su grucce.
Nessuna delle
combinazioni peculiari
che costituiscono il tipo
del Padre Tempo nel
senso moderno si ritrova
nell’arte antica
Nell’arte antica sono presenti due tipi di
concezioni del Tempo:
Kairos Opportunità
Aion principio della creatività eterna
In nessuna di queste rappresentazioni si
trovano la clessidra, la falce, le grucce e i
segni di età avanzata. Le immagini
antiche del Tempo sono caratterizzate o
da simboli di rapidità e di equilibrio
precario o da simboli di potenza
universale.
Come si giunse ad introdurre gli attributi
specifici del Padre Tempo?
La risposta risiede nel fatto che l’espressione greca per
indicare il tempo Chronos era assai simile al nome greco di
Saturno “Kronos”, il più vecchio e il più temibile tra gli dei.
Patrono dell’agricoltura recava di solito un falcetto.
Più tardi quando si giunse ad identificare le grandi divinità
classiche con i pianeti, venne associato al più lontano dei
corpi celesti conosciuti.
La risposta è dunque da cercare nell’iconografia
di Kronos-Saturno, anche se la sintesi ebbe
luogo dopo molte vicissitudini.
I filosofi neoplatonici accettarono l’identificazione
tra Cronos e Kronos-Saturno. Allora gli autori
del IV e del V secolo a.C. cominciarono a
dotare Kronos-Saturno di attributi nuovi come il
dragone o il serpente che si morde la coda.
Inoltre reinterpretarono i tratti della sua
immagine come simboli del tempo: il falcetto da
utensile agricolo divenne il simbolo del tempo
che raccoglie.
Nell’arte classica KronosSaturno è una figura di
perfetta dignità anche
se tetra, caratterizzata
da un falcetto, da un
velo sul capo. Non ha
ali, sostegni o grucce
Nel corso del Medioevo le
rappresentazioni di
Saturno che ripetono il
tipo classico si trovano
nei Calendari e nei
Planetaria che
compaiono nei trattati
astronomici, e nei
manoscritti dell’XI e XII
secolo
Statua di Saturno, Tunisi, Museo
del Bardo
Durante il Tardo Medioevo tali
figurazioni furono sostituite da
tipi non classici.
A causa del fatto che i nomi
erano stati associati ai pianeti le
immagini emergono nelle
illustrazioni di testi sia mitologici
sia astrologici.
L’immagine astrologica non
cessò però mai di sottolineare
le implicazioni sfavorevoli: un
vecchio tetro, il falcetto spesso
sostituito da una vanga, anche
quando appare in trono la
vanga tende a trasformarsi in
gruccia Si arriva a
rappresentare Saturno come
uno zoppo con una gamba di
legno.
Padova, Palazzo della Ragione
Il problema di trovare una coerente
raffigurazione del Tempo si pose
quando si volle illustrare
i Trionfi del Petrarca:
la castità trionfa sull’amore,
la morte sulla castità,
la fama sulla morte,
il tempo sulla fama e
solo l’eternità trionferà sul
tempo.
Il Tempo del Petrarca non era un
semplice principio filosofico, ma
un’allarmante potenza concreta.
Gli illustratori decisero allora di
fondere l’innocua iniziale
personificazione del “Temps”
con l’immagine sinistra di
Saturno
Jacopo del Sellaio, Trionfo del Tempo,
1480-85, Fiesole, Museo Bandini
Dalla prima ripresero le ali,
dalla seconda l’aspetto tetro
e decrepito, le grucce, il
falcetto, il motivo
cannibalesco. Per
sottolineare la
personificazione del Tempo
aggiunsero una clessidra, lo
zodiaco o il serpente che si
morde la coda
Questa è l’origine della
figura del Padre Tempo:
mezzo classica e mezzo
medievale, mezzo
occidentale e mezzo
orientale
La complessità
dell’immagine spiega i
diversi significati ad essa
attribuiti nell’arte
rinascimentale e
barocca.
A volte il Tempo è usato
per indicare
il trascorrere dei mesi,
degli anni
A. Raphael Mengs, Allegoria della
Storia, 1762, Palazzo del Vaticano,
sala dei Papiri
A volte è
messo
strettamente
in relazione
con la morte e
interpretato
come una
forza
distruttrice
G.L. Bernini, tomba di
papa Alessandro VII,
Città del Vaticano, San
Pietro
Interpretazione
del Tempo come
distruttore in
chiave
archeologica
Frontespizio seicentesco
delle “cento statue
romane risparmiate
dall’invidioso dente del
Tempo”
A volte è
interpretato come
rivelatore
Nei proverbi e nelle locuzioni
poetiche
Jan Rost, arazzo su cartone di
Agnolo Bronzino, l’Innocenza
minacciata dalle potenze del
male (un cane un leone un
lupo un serpente / invidia,
furia, avarizia, perfidia) salvata
dalla Giustizia
Il Tempo toglie il velo ad una
giovinetta che personifica la
Verità. Il soggetto rappresenta
una fusione tra il tema della
Verità svelata dal Tempo e
l’Innocenza giustificata dopo la
persecuzione
La composizione del
Bronzino perfettamente
adatta ad accompagnare
l’arazzo dell’Innocenza è
la famosa Allegoria della
National Gallery di
Londra, datato 1546 e
così descritto dal Vasari
“fece un quadro di
singolare bellezza, che
fu mandato in Francia al
re Francesco, dentro al
quale era una Venere
ignuda con Cupido che
la baciava, ed il Piacere
da un lato e il Giuoco
con altri amori, e
dall’altro la Fraude, la
Gelosia ed altre passioni
d’amore”
Al centro Cupido
bacia Venere, che
tiene una freccia e
un pomo, il pomo
offerto, la freccia
nascosta.
L’abbraccio tra
madre e figlio ha un
sapore ambiguo.
Il quadro vuole infatti
mostrare
un’immagine della
Lussuria (Cupido è
inginocchiato su un
cuscino, simbolo di
lascivia e di
mollezza)
A sinistra appare la testa di una donna anziana che si strappa
follemente i capelli (è la Gelosia che unisce gli aspetti dell’invidia e della
disperazione). A destra un putto getta rose, porta una cavigliera con
campanelli (Piacere e gioco). L’infausta presenza di due maschere,
simboli della falsità, lasciano intendere che i piaceri che promette sono futili
e ingannevoli. Iconograficamente il quadro mostra i piaceri dell’amore “da
un lato” e i suoi pericoli e torture “dall’altro”.
Le maschere sono connesse
alla ragazza in abito verde
che sta dietro (la Fraude).
L’abito verde della bella
fanciullina non può
nascondere infatti il corpo
squamoso da pesce, gli
artigli da leone, la coda da
drago. Offre un favo con una
mano e nell’altra nasconde
un animaletto velenoso. E’
un simbolo sofisticato di
duplicità.
I tratti si fondono in una
figura che vuole essere
attraente e repulsiva nello
stesso tempo.
Il gruppo della Lussuria
è svelato dal Tempo
e dalla Verità
“Veritas filia Temporis”
Le due composizioni, l’Innocenza vendicata e la Lussuria
svergognata, raffigurano bene la duplice funzione del
Tempo Rivelatore “smascherare la falsità e portare la
verità alla luce”
G.B. Tiepolo, Il Tempo
svela la Verità, 1743-44,
Vicenza, Pinacoteca
F. Goya,
KronosSaturno,
1819
Il Tempo come principio cosmico universale
Nessun periodo è
stato tanto
ossessionato dalla
profondità, dalla
vastità, dall’orrore
e dalla sublimità
del concetto del
tempo quanto il
Barocco, l’epoca
in cui l’uomo si
trova di fronte
all’infinito come
qualità
dell’universo,
anziché come
prerogativa di Dio
N. Poussin, Ballo della vita umana (Povertà, Lavoro,
Ricchezza, Lussuria danzano al suono della lira del Tempo)