Scheda dello spettacolo
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Scheda dello spettacolo
LuganoInScena Scheda dello spettacolo Piazza Bernardino Luini 2 6901 Lugano T +41 (0)58 866 42 73 [email protected] www.luganoinscena.ch Claude Debussy, La mer Compagnia Virgilio Sieni Regia, coreografia, scene, luci Virgilio Sieni Orchestra della Svizzera italiana Direttore Yannis Pouspourikas Danzatori Claudia Caldarano, Luna Cenere, Patscharaporn Distakul, Vittoria De Ferrari Sapetto, Giulia Mureddu e Sara Sguotti Una produzione in esclusiva LuganoInScena Prima internazionale “La facoltà umana di scavarsi una nicchia, di secernere un guscio, di erigersi intorno una tenue barriera di difesa, anche in circostanze apparentemente disperate, è stupefacente, e meriterebbe uno studio approfondito. Si tratta di un prezioso lavoro di adattamento, in parte passivo e inconscio, e in parte attivo: di piantare un chiodo sopra la cuccetta per appendervi le scarpe di notte; di stipulare taciti patti di non aggressione coi vicini; di intuire e accettare le consuetudini e le leggi del singolo Kommando e del singolo Block. In virtù di questo lavoro, dopo qualche settimana si riesce a raggiungere un certo equilibrio, un certo grado di sicurezza di fronte agli imprevisti; ci si è fatto un nido, il trauma del travasamento è superato.” Primo Levi, Se questo è un uomo - Le nostre notti Prima del rito, in un tempo ancestrale, là dove l’archeologia tocca il limite in cui la forma non si lascia afferrare, piccoli gruppi di danzatrici indagano le stratificazioni del corpo nell’incrinatura e nel dettaglio, ricomponendo un dizionario di movimenti primi sulla soglia dell’umanità. I corpi sono allo stesso tempo macerie e origine, fonte e memoria del gesto. La loro nudità scava un guscio, traccia l’argine sottile che ci separa dall’aperto. Procedono per tentativi, ricercando nella ripetizione dello stesso movimento le infinite fessure che permettono di declinarlo in altri modi. Ne nasce uno sciame di gesti che origina continui slittamenti in soluzioni sempre nuove. E durante questo viaggio nella bellezza delle pieghe si finisce per ripercorre miriadi di volte lo stesso sentiero ritrovandolo infine totalmente mutato. In questo archivio delle infinite coreografie inscritte nelle articolazioni, le figure frammentano la dinamica in un succedersi di variazioni che evidenziano similarità e differenze nel processo della serialità. Come nella musica di Debussy, dove il suono si fa liquido e dove la forma si manifesta in continua mutazione, il succedersi delle posture che si stratificano l’una sull’altra lascia affiorare una composizione in cui materia, luce e figura ci interrogano sulla natura della vita. 1/2 LuganoInScena Igor Stravinskij, La sagra della primavera Piazza Bernardino Luini 2 6901 Lugano T +41 (0)58 866 42 73 Compagnia Virgilio Sieni Regia, coreografia, scene, luci Virgilio Sieni Orchestra della Svizzera italiana Direttore Yannis Pouspourikas Danzatori Jari Boldrini, Claudia Caldarano, Patscharaporn Distakul, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu, Giulio Petrucci, Rafal Pierzynski, Vittoria Sapetto De Ferrari, Sara Sguotti e Davide Valrosso Costumi Giulia Bonaldi e Virgilio Sieni Produzione Teatro Comunale di Bologna e Compagnia Virgilio Sieni con Emilia Romagna Teatro [email protected] www.luganoinscena.ch “Ho scelto di frequentare la musica di Igor Stravinskij e l’universo del rito con l’intento di iniziare un cammino nella frammentazione e la composizione del corpo coreografico, per intravedere il luogo che si presenta al rito nell’oggi del corpo. Mi piacerebbe che la coreografia guardasse al primitivo come forma leale di scavo verso la propria archeologia, un’archeologia di ossa, allineamenti sottili, corrispondenze neurali, muscolari, tendinee, molecolari, fatti che ci danno al mondo: in questo senso Il tema della danza diventa urgente in quanto si pone come avamposto sul territorio delle abitudini; il gesto che nasce dall’ascolto dell’ambiente interno e esterno accenna dunque a quell’ignoto che scorre ai bordi della nostra vita. Danzare la Sagra rappresenta infine un’opportunità per rovesciare alcuni modelli colonialisti della coreografia occidentale, dove il rito appare esclusivamente come forma barbara. Nel processo sofisticato che porta l’uomo ad uno spostamento nella radura del margine e della soglia, verso il primo passo nel nuovo mondo, o comunque in un mondo che risorge nuovo alla messa in opera del corpo, proprio in questo spostamento, viene chiesto ai dieci interpreti di originare i movimenti da un continuum di risonanze e di stratificazioni ritmiche. L’arcipelago che appare nell’estrema articolazione e scansione di più livelli ritmici che coesistono alla musica, apre ad una fessurazione continua affinché lo sguardo di chi osserva si abbandoni alla foresta di gesti. In questo luogo costruito da centinaia di traiettorie, il sacrificio riunisce intorno a se una comunità di danzatori che cerca di superarsi nel cogliere, tra intuito e struttura, rito e gioco, l’elemento della durata. La proposta di una danza che ricerca le risonanze ritmiche dislocandole in infiniti punti del corpo e dello spazio sarà il vero luogo che ogni danzatore si troverà a frequentare, reinterpretando il sacrificio come forma epifanica e morale del bene comune, la consapevolezza di un corpo altro, di un corpo che si dà per margini e soglie, per gesti di liberazione. Già Vaclav Nizinskij anticipa la trasmigrazione per cellule di un movimento da un danzatore all’altro, lasciando emergere il senso profondo dell’individuo nella comunità. Proprio la comunità, qui è chiamata a creare il luogo del rito depositando le fitte trame di danze soprammesse tra donne e uomini, affacciandosi nella sfera dei sensi e nella naturalezza di un corpo indicibile, di una coreografia che non vuole lasciarsi afferrare ma solo toccare con mano.” (Virgilio Sieni) 2/2