leggi la scheda del film - Lo Spettacolo del Veneto

Transcript

leggi la scheda del film - Lo Spettacolo del Veneto
Federazione
[email protected]
Italiana
Cinema
d’Essai
[email protected]
wwww.spettacoloveneto.it
Associazione
Generale
Italiana
dello Spettacolo
di D a n n y B o y l e
ATTORI: Ewan
McGregor, Jonny Lee
Miller,
Robert Carlyle, Ewen
Bremner
SCENEGGIATURA:
John Hodge
FOTOGRAFIA: Anthony
Dod Mantle
MONTAGGIO: Jon
Harris
DISTRIBUZIONE:
Warner Bros.
PAESE: Gran Bretagna
DURATA: 114 Min
PRESENTAZIONE E CRITICA
Porno è il titolo del sequel letterario, ambientato nove anni più tardi, e
ha molto poco a che vedere con il film che va in un’altra direzione, con il
beneplacito di Irvine Welsh. Per essere onesti non c’era bisogno di andare a
toccare un cult come Trainspotting, ma lo schiaffo di quel film ha lasciato le
cinque dita sulla guancia della cinematografia britannica. Quell’opera
respingente per contenuti, attraente per originalità, carica di angoscia e
humour nero, è rimasta sottopelle per anni e, forse, il desiderio di molti di
sapere come avrebbero potuto evolversi le vite di quei quattro sregolati
poteva essere soddisfatto. TRAINSPOTTING 2 arriva vent’anni dopo sempre
con la regia di Danny Boyle e l’adattamento della sceneggiatura di John
Hodge. I due sono perfettamente consapevoli di non poter riprodurre l’impatto
culturale del primo film. Nel mondo, così come in Scozia, vige ancora il
consumismo ma la società ha cambiato faccia dagli anni 90 ad oggi e gli autori scelgono l’unica strada
possibile per continuare il racconto, quella che li porta direttamente ai personaggi e ai conti lasciati in
sospeso. Renton, Sick Boy, Spud e Begbie sono nella quarantina inoltrata, ormai troppo in là per aggiornarsi
a nuove forme di ribellione o anche soltanto credere ancora che ribellarsi faccia rima con soluzione anziché
con illusione. Il fisico non regge più come prima e dove non sono arrivati l’eroina, il carcere o la loro stessa
esuberanza, ci ha pensato la vita a schiacciarli in questo lasso di tempo. Trainspotting terminava con Renton
in fuga col malloppo di 16 mila sterline dopo aver fregato i suoi amici. Il sequel inizia con Renton di ritorno a
Edimburgo per non essere riuscito a dare un senso alla propria vita. Alla sua vista Sick Boy gli si scaglia
contro traboccante di rabbia, perché certe ruggini il tempo non solo non le cancella, le incrosta ancor di più. I
due ex amici recuperano lentamente un rapporto pur basato su una reciproca diffidenza. Spud sta toccando
il fondo per non risalire più, mentre Begbie esce di prigione e le mani gli prudono davvero tanto. La storia
abbandona lo stato allucinogeno per schiantarsi nel realismo più brutale. Il monologo "scegli la vita" di
Renton è aggiornato e suona più come un lamento che come un manifesto. Essere carogne prima era un
vezzo arrogante, ora è sopravvivenza. È incredibile quanto sembri che Ewan McGregor, Jonny Lee Miller,
Ewen Bremner e Robert Carlyle non abbiano mai lasciato quei personaggi. Se visto immediatamente dopo il
primo capitolo, il film produce un interessante coinvolgimento. Trainspotting si faceva soltanto guardare, con
distacco e senza chiedere l’identificazione con i personaggi. TRAINSPOTTING 2 invece si fa sentire mettendo sul piatto nostalgia, rimpianto e rancori che chiunque oltre i quarant’anni può comprendere. Danny
Boyle lega il sequel indissolubilmente al capostipite con veloci inserti di flashback che bene si integrano
visivamente ed emotivamente, punta al cuore dei personaggi e del pubblico sapendo di trovare lì l’unico
appiglio possibile per giustificare la storia. Vivere nel passato è un amaro anestetico, il che non è molto
come unico spunto di riflessione, però è patetico il giusto per potercisi specchiare un paio d’ore.
(www.comingsoon.it)
A vent'anni esatti dalla sua rocambolesca fuga dalla Scozia con sedicimila sterline nella borsa, Mark
Renton si ripresenta a Edinburgo e al cospetto dei vecchi amici, Simon "Sick Boy" e Daniel "Spud". Anche
"Franco" Begbie, intanto, è evaso di prigione e non vede l'ora di ammazzarlo a mani nude. Renton li ha
traditi, si è rifatto una vita, fuori dalla droga e dentro un progetto borghese, ma quella vita si è già sgretolata,
mentre l'amicizia dei compagni di siringa dimostra, nonostante tutto, di aver tenuto bene. Molto è cambiato e
molto è rimasto lo stesso. Benché nominalmente tratto da "Porno", il libro che Irvine Welsh diede alle
stampe, con nove anni di distanza, come seguito dell'instant-book che lo avevo reso famoso,
TRAINSPOTTING 2 non segue alla lettera il progetto pseudoartistico di Simon di darsi all'arrampicata
sociale come produttore di cinema porno, anche perché il cinema nel cinema è argomento da dosare con
________________________________________________________________________________
di D a n n y B o y l e
misura, e questo è un territorio di eccessi, quasi per definizione. T2 sceglie di configurarsi come una
riflessione sul suo precedente di successo, una rilettura con altri occhi, a suo modo, dunque, un film nel film,
comunque, e, appunto, un'idea rischiosa. Diciamolo, T2 non è un film che intacca o viola la bellezza intatta e
imperitura di Trainspotting anno 1996, perché quella bellezza non esiste. Non ricordiamo il film del giovane
Danny Boyle perché bello, non ci segnò per quello, bensì perché rappresentava l'inedito. Era inedito il tono,
prima di tutto, un mix di commedia giovanile e terribilità. Era inedito il modo in cui raccontava la dipendenza
dall'eroina, un modo allucinato in sé, e come revisionava il social cinema inglese e il racconto della working
class, con spietato sarcasmo. Mai, prima, si era vista morire così una creatura di pochi mesi, rosea e
paffutta, la figlia del coprotagonista stesso, perché lui era troppo fatto per capire cosa stesse accadendo.
Non lo si era mai visto accadere a suon di musica, di distorsioni affascinanti e colori pop. L'impresa è stata
metterli tutti insieme. Non solo diversi membri del cast avevano avuto alterchi pesanti, non solo alcuni tra di
loro (Robert Carlyle, Ewan McGregor e lo stesso Danny Boyle) sono oggi star molto più grandi di prima, ma
soprattutto il protagonista e il regista di Trainspotting, dopo 3 film insieme, avevano avuto uno scontro
durissimo per The Beach (McGregor non gli ha mai perdonato a Boyle di non aver chiamato lui ma
DiCaprio). Invece tornano tutti, 20 anni dopo, per T2: TRAINSPOTTING. Anche Irvine Welsh. Lo scrittore del
romanzo che nel 1996 aveva fatto da base al film originale, aveva scritto un sequel otto anni dopo, "Porno",
un'altra storia che vedeva i personaggi insieme dopo 10 anni ed era ambientata nel mondo del porno invece
che in quello della droga. Proprio a partire da questo canovaccio T2:TRAINSPOTTING prende le mosse.
Welsh è stato sentito come consulente ma la sceneggiatura, visto che è solo ispirata al romanzo, sarà un
lavoro originale di John Hodge (che già adattò il film del 1996). Al centro ovviamente c'è Mark Renton, non
più giovane, e ritornato in Scozia dopo quel mattino di 20 anni fa in cui abbandonò i suoi compagni rubando i
loro soldi. Il punto di Trainspotting è che si tratta di uno dei rari casi in cui il film getta un'ombra molto
superiore a quella del romanzo, in cui cioè la maniera in cui la storia è stata messa in scena si è rivelata più
determinante ed influente di quel che la storia raccontava. L'intreccio di eroina, dipendenza, violenza, piccolo
crimine, storielle d'amore e morti quasi casuali, squarciava il buio delle sale cinematografiche degli anni '90
con uno stile inedito. Potentissimo, elettrico, montato con creatività e senza paura di risultare esagerato quel
film metteva Danny Boyle sotto i riflettori e lanciava Ewan McGregor, faceva un lavoro inedito in sala sul
tema della droga, assemblando una colonna sonora da urlo. Era la celebrazione del proprio tempo, il pezzo
più anni '90 di tutti gli anni '90, il gioiello più pregiato di un'epoca che ha fatto fatica a raccontare se stessa.
Ad oggi, visto in retrospettiva, è uno dei film più influenti in assoluto, capace di formare una classe di registi e
scrittori ma anche di dare un chiaro indirizzo ai gusti del pubblico. Simbolo imperituro di distruzione
giovanile, quel mondo rivisto con gli occhi di personaggi che orbitano intorno ai 50 anni, è un'arma
pericolosa. Di certo il punto di tutto sarà, in un certo senso, nuovamente, il concetto di dipendenza. I
protagonisti erano dei drogati e sono dei drogati, cambia solo quale sia la loro droga (sostanze chimiche,
pillole, idee o aghi). L'atteggiamento del "junkie", cioè del drogato marcio, è quello che li distingue e non è
detto che debba necessariamente prendere la forma dell'eroina o delle sostanze allucinogene. Trainspotting
aggiornava al 1996 l'eterna dialettica giovanile tra attrazione e repulsione per il mondo dei propri genitori, per
la sicurezza borghese del cane e del megatelevisore, prendeva in giro con la sua apertura e il suo finale
l'idea stessa di conformarsi, la ripudiava e la abbracciava amaramente al tempo stesso. Pieno di soldi e
felice, ma con alle spalle alcuni amici abbandonati e un altro morto per colpa sua, Mark Renton si avviava
verso un futuro di fai-da-te la domenica mattina e figli viziati messi al mondo per prendere il suo posto "fino
al giorno in cui non morirò". Era il punto di vista perfetto per quell'epoca e quel pubblico, per questo la sfida
più dura di un sequel è quella di quale prospettiva adottare. Se raccontare di quasi cinquantenni con l'occhio
dei coetanei o con quella stessa sfrontata coerenza del primo.
(www.mymovies.it)
________________________________________________________________________________