Una nuova sfida

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Una nuova sfida
ANNO 35 - N. 10
magaz
ine
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB Mantova
www.enricabergonzini.it
15 - Euro 2,50
- NOVEMBRE 20
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AL CENTRO
MEDICO
DR.
FRANCESCO SCARPA
DR.
Dott. Francesco scarpa,
MeDico estetico
DiploMato alla scuola
post universitaria
Di MeDicina estetica
agorà Di Milano
MEDICO ESTETICO
ENRICO VOLPIN
Il Dott. Francesco Scarpa si laurea in Medicina e Chirurgia
all’università di Padova nel 2004. Negli anni si dedica molto
alla formazione nella disciplina ed al continuo aggiornamento, distinguendosi oltre che per la sua professionalità,
MEDICO CHIRURGO
SPECIALISTA IN CHIRURGIA PLASTICA E RICOSTRUTTIVA
anche per la sua predisposizione umana a questo mestiere, che necessita di attenzione e ascolto delle esigenze
del paziente.
Diplomato con il massimo dei voti e la lode alla SCUOLA
QUADRIENNALE di MEDICINA AD INDIRIZZO ESTETICO
dell’Agorà di Milano ottenendo il titolo di ESPERTO E
TRATTAMENTI VISO
Check-up cutaneo e Cosmeologia
Filler
Biorivitalizzazione
Peeling chimico
Radiofrequenza Iperpulsata
Laser CO2 frazionato
Fotoringiovanimento
Trattamento macchie ipercromiche
Trattamento couperose
Mesobotox
Trattamento acne e i suoi esiti
Tossina Botulinica
Epilazione duratura
Riempimento labbra
TRATTAMENTI LASER
Trattamento macchie ipercromiche
Trattamento neoformazioni benigne
(fibromi penduli, cheratosi, ecc.)
Trattamento verruche, xantelasmi,
condilomi
Laser epilazione
Trattamenti rughe
Resurfacing ablativo, non ablativo
e frazionale
Trattamento capillari gambe
Trattamento angiomi
Trattamento couperose, rosacea ed eritrosi
Trattamento cicatrici ipertrofiche
Trattamento cicatrici aceniche e da varicella
CONSULENTE IN MEDICINA AD INDIRIZZO ESTETICO
inoltre presso la stessa scuola consegue il DIPLOMA DI
ESPERTO IN LASERTERAPIA E LASERCHIRURGIA AD
INDIRIZZO ESTETICO.
Dott. enrico volpin
MeDico chirurgo
specialista in
chirurgia plastica
e ricostruttiva.
Si laurea in Medicina e Chirurgia nel 2003 pesso
l’università degli Studi di Padova.Si specializza in
chirurgia Plastica e Ricostruttiva presso l’Università degli Studi di Udine. La sua formazione è
sempre stata arricchita da importanti collaborazioni con esperti e noti professionisti del set-
TRATTAMENTI CORPO
Trattamenti cellulite
Trattamenti adiposità localizzata
Mesoterapia
Epilazione duratura
Flebologia estetica
Trattamento macchie ipercromiche
Trattamento con ultrasuoni
Trattamento smagliature
Radiofrequenza iperpulsata
Laser CO2 frazionato
Piccola chirurgia
REPARTO ESTETICA
Rexon Age
Ossigeno Iperbarico Transdermico
Criolipolisi
Radiofrequenza
Vibrance Needle Shaping
Carbossiterapia
per informazioni e prenotazioni
0386 733976
[email protected]
fax: 0386 741532 - mail: [email protected] - via Mantegna 51 - Poggio Rusco - MN
tore e da stage in Italia e all’estero che gli hanno permesso di perfezionare sempre di più le
tecniche di chirurgia plastica ed estetica.
Editoriale
di luigi lui
Sermidiana Magazine
è un mensile di Sermidiana 2000
Aut. Tribunale di Padova del 15/12/2006
Iscrizione Registro Stampa: 2058
Spedizione in A. P. - 70% Filiale di Mantova
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Questo periodico è associato
all'Unione Stampa Periodica Italiana
Direttore Responsabile Luigi Lui
Giornalista Pubblicista n.138447 O.D.G.Lombardia
Redazione
Silvestro Bertarella · Giorgio Dall’Oca ·
Siro Mantovani · Imo Moi · Chiara Mora
Maurizio Santini · Marco Vallicelli
Hanno collaborato a questo numero
Bizzarri Danilo · Bregasi Orjanel
Carpani Stefano · Ferri Alessandro ·
Fioravanzi Armando · Ganzaroli Pietro
Gramola Gisa · Malagò Vittorino ·
Marchioni Alfonso · Menghini Lorella ·
Merighi Remo · Orsatti Franco ·
Padricelli Pasquale · Passerini Lorena ·
Rizzi Franco · Scassa Giulia
Tralli Giulia · Tralli Lidia · Zibordi Anna
Fotografie
Foto Studio Travaini · Rampionesi Davide
Disegni
Severino Baraldi
Collaborazione web
Nicola Bettini · Marco Pulga
Progetto grafico e impaginazione
Enrica Bergonzini grafica con passione
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Stampa Arte Stampa - Urbana (PD)
Redazione
46028 Sermide (MN)
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46028 Sermide (MN)
“Sebben
che siamo
donne...”
È davvero uno strano Paese il nostro, dove per esistere e poter avere dei diritti devi
avere il permesso degli altri. Di altri di cui poi ti chiedi: ma davvero sono questi
a decidere di me?
Proprio in questo periodo sono successe e si stanno sviluppando questioni molto importanti,
per ciò che riguarda la civiltà e la cultura del nostro Belpaese: espressione che ha avuto
illustri sostenitori, ma che purtroppo ritroviamo con maggiore facilità solo nei supermercati,
nel banco dei latticini.
Intanto la questione delle donne in Parlamento, o anche più ampiamente, in politica. Anche
qui, gran parlare sulle quote rosa, sulla necessità del riconoscimento sociale, sul fare a gara
tra partiti per vedere chi mette più donne in lista… per poi scoprire amaramente che, sulla
stampa e sui mass media in generale, le “onorevoli” godono di ben poca stima. C’è chi
pensa che una donna, se avvenente, se è arrivata lì sia perché sicuramente ha fatto qualche particolare servizio al potente compiacente, o ha partecipato alle cene poco eleganti di
qualche ricco epulone di turno, che però mantiene intatta la sua reputazione: del resto si sa
che una donna di facili costumi è deprecabile, un uomo invece passa per essere uno che si
sa divertire. Se invece la donna non è avvenente, semplicemente è “inchiavabile”; se ha gli
occhioni, allora è una “bella addormentata”; se interviene in parlamento dicendo qualcosa
che risulta non condivisibile, allora farebbe meglio ad usare la bocca per fare altre cose,
come ci ha fatto capire, senza possibilità di equivoci, il ben poco onorevole Barani; se ha il
colore della pelle diverso allora la si può definire un primate e passarla liscia, barattando, tra
uomini, la rispettabilità di una donna con il ritiro di una montagna di emendamenti.
Che Paese è il nostro? In cui si fa un gran parlare dell’importanza delle donne e poi, in fondo
in fondo, le si considera sempre carne da camera da letto, quando non sono impegnate
nell’accudire i figli o cucinare? Che Paese è il nostro se a discutere di famiglia a Roma si
riuniscono migliaia di uomini, provenienti da tutto il mondo, perché il sacerdozio femminile
non è ammesso. E chi sono tutti questi uomini per decidere che altri uomini non possono né
parlare né costruirsela una famiglia, perché non la condivideranno con una donna?
Cosa porta un uomo, seduto in parlamento, o chissà dove, a credere di essere autorizzato a
sentenziare su cose che riguardano la morale, la civiltà e la cultura, considerandosi immune
da tutto ciò che è immensamente e totalmente umano. Cos’ha una donna di così sbagliato,
disprezzabile, derisibile?
Gli strateghi dicono che la miglior difesa è l’attacco, ma come si sente una donna che deve
difendersi perché non è uno scorfano, ma allo stesso tempo non è nemmeno stupida?
Stefano Rodotà, in occasione dell’ultimo Festivaletteratura, ha citato una canzone popolare
dei primi del Novecento che dice “Sebben che siamo donne, paura non abbiamo, abbiam
delle belle e buone lingue e ben ci difendiamo”. Un vero corso di aggiornamento in musica,
anche per tutti quegli uomini che, anche in parlamento, la lingua la usano anche per scopi
meno nobili del difendere una posizione.
Testi e foto sono di proprietà
dell’editore Sermidiana 2000.
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al quale gli interessati possono rivolgersi per esercitare i diritti
previsti è Luigi Lui.
sermidianamagazine 3
sommario
servizi
brevi di cronaca
PRIMO PIANO
14 | DAL MUNICIPIO
16 | INTRAPRESA
23 | IN EVIDENZA
sport
9 | CALCIO
10 | ANTARES
associazioni
12 | SCUOLA DI MUSICA MONTEVERDI
13 | UNIVERSITÀ APERTA SERMIDE
comuni
17
18
20
22
27
28
| BORGOFRANCO
| FELONICA
| CASTELNOVO BARIANO
| CASTELMASSA
| MAGNACAVALLO
| CARBONARA
rubriche
4 | MISCELLANEA
30 | SCUOLA
31 | DALLA BIBLIOTECA
32 | MUSICA
33 | COCQUINARIA
34 | STRADE ANTICHE
36 | IL COLLEZIONISTA
38 | STORIA
40 | ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO
41 | RACCONTI
44 | AMARCORD
46 | SCRITTO DA VOI
4 sermidianamagazine
LA CULTURA DEL
SOCCORSO DI EMERGENZA
◆ È stato presentato al Capitol il progetto “Sermide, Città cardioprotetta”, ideato dall’Avis
sermidese per contrastare il calo di donatori con segni evidenti sul territorio e promuovere la
cultura del soccorso di emergenza. L’iniziativa ha fruttato la donazione al Comune di quattro
defibrillatori semi-automatici esterni (DAE), utilizzabili in qualsiasi momento dalle circa 60
persone abilitate a Sermide dal 118. I DAE sono posizionati al palasport, sul nuovo campo
sportivo, alla Casa del Giovane e a Moglia. Appositi corsi di formazione per poterli utilizzare
con competenza sono stati allestiti ed altri sono in corso di attivazione.
Nella serata del Capitol il presidente Avis di Sermide, Severo Malinverno, ha delineato l’articolato percorso del progetto elencando anche coloro che lo hanno sostenuto concretamente. L’avvocata Maria Rosaria Bellutti ha trattato l’aspetto legale relativo al corretto utilizzo dei
DAE. Il dott. Gian Paolo Castelli, direttore del 118 del “Poma” di Mantova, ha approfondito
il concetto di cultura del soccorso di emergenza, soprattutto nei casi di arresto cardiaco,
ricordando che non è sufficiente donare i defibrillatori, ma è fondamentale sviluppare la
conoscenza di semplici manovre come il massaggio cardiaco. Solo dopo, in attesa dell’arrivo
dei soccorsi qualificati, l’eventuale defibrillatore può veramente fare la differenza. Il dott. Castelli ha sottolineato che Sermide, con i suoi quattro DAE, è uno dei centri meglio attrezzati
del Mantovano, provincia dove ogni anno gli arresti cardiocircolatori sono 400/450.
Siro
CAMMINANDO IN SALUTE
◆ Il GRUPPO CAMMINO di Sermide ha partecipato, domenica 27 settembre 2015,
all’evento CAMMINANDO IN SALUTE presso il Campo Canoa di Mantova organizzato
dall’ASL di Mantova Dipartimento di Prevenzione Medica. Una piacevole mattinata in
compagnia con gli altri gruppi di cammino mantovani lungo le sponde del lago e, al
termine, uno squisito risotto con la zucca e abbondante frutta fresca; tutto offerto dall’associazione AVIS . L’attività sermidese del gruppo, iniziata nel 2009 con l’Amministrazione
Reggiani e il patrocinio dell’ASL, continua ancora oggi gestita in autonomia dal gruppo
stesso. C’è posto per tutti coloro che desiderano partecipare: l’attività si svolge nei giorni
di lunedì, martedì e giovedì alle ore 15 con ritrovo in Piazza Garibaldi; la durata è di circa
un’ora per un percorso variabile tra i 4 e i 5 Km.
PARTECIPATE NUMEROSI: CAMMINARE E’ SALUTE
e curiosità
miscellanea
MEMORIE DEGLI ANNI…“VERDI”
Riuscita la serata dedicata alla belle epoque del Politeama
◆ Per una sera Piazzetta Gonzaga si è trasformata nel “Politeama
Verdi”, quello di via XXIX luglio, la Fòssa. Esperimento riuscito. Stesse atmosfere, forse anche stesse facce, con qualche ruga in più e
qualche capello in meno (e bianco). I “sotcaldéra” del gruppo Sei
di Sermide se… hanno colpito ancora. Lo hanno fatto egregiamente
l’anno scorso con la Colomba Bianca e ha bissato il successo col
Verdi che, della Colomba, è il figlio naturale. Ottima l’operazione revival; delicato e preciso l’allestimento nel suo complesso, essenziale la
strutturazione degli spazi a tema, il tutto rafforzato nella sostanza dal
comparto visivo, con le foto e i filmati d’epoca protagonisti assoluti,
sempre infallibili nello stillare in menti e cuori il giusto magone che la
reminiscenza sa suscitare.
La serata prevedeva il lauto pasto prima di lasciare il passo alla memoria; giusto così, perché solo se la pancia è piena si può fare in-
digestione di emozioni forti. Nel frattempo lo schermo gigante mandava a ruota libera spezzoni dei vecchi film proiettati al Verdi negli
anni ruggenti, alternati ad altri sulla Sermide dei Sessanta, Settanta
e Ottanta. La “Festa dello Sport”, poi, ha ricordato e premiato le più
importanti discipline praticate a Sermide sempre in quel periodo,
con riferimenti personali - ed “oscar alla carriera” - solo a tre Grandi della sermidesità: Vasco Bergamaschi, Gerardo Menani e Giorgio
Dall’Oca. Solo ora il messaggio di Lino Bellodi, letto dai suoi ragazzi
quando è stata la volta del judo, risulta particolarmente prezioso e
caro, distillato di una straordinaria, lunga e intensa esperienza umana di maestro di vita. La festa, realizzata con il patrocinio di Comune,
Pro Loco, Polisportiva e noi di Sermidiana Magazine, è stata coronata
dal concerto del gruppo “Caffè Havana Sambuca Lambrusco”.
Siro
PREMIO MONDADORI
vince “Un cuore sull'argine”
Chiara Negrini
◆ Dal 14 al 18 ottobre si è svolta l'ottava edizione del Premio Ostiglia Arnoldo Mondadori. Il concorso a cadenza annuale, premia la migliore trasposizione cinematografica
di un'opera letteraria. I film proiettati sono stati:
“Il Capitale Umano” di Paolo Virzi, tratto dal libro omonimo di Stephen Amidon.
“Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvadores con il libro omonimo di Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo. “Tutta colpa di Freud” di Paolo Genovese.
Gli ospiti della serata sono stati Francesco Piccolo, sceneggiatore del film “Il Capitale
Umano” che si è aggiudicato l'edizione 2015 del Premio Ostiglia Mondadori e Paolo
Genovese scrittore e sceneggiatore del film “Tutta colpa di Freud”.
Anche quest'anno il Premio Ostiglia ha indetto il concorso “Un cuore sull'argine” dedicato all'IISSG Greggiati e al liceo Galilei di Ostiglia.
Agli studenti è stato chiesto di comporre un elaborato scritto da sviluppare con toni
giocosi, o umoristici, o riflessivi, o drammatici a piacere, un racconto nella forma di
breve soggetto cinematografico. Per l'Istituto Greggiati la vincitrice per il secondo anno
consecutivo è stata Chiara Negrini di Sermide della 4EP di Poggio Rusco. L'alunna è
stata premiata dal Preside Giordano Pachera. Complimenti ancora Chiara.
sermidianamagazine 5
Miscellanea
brevi di cronaca
DOMO SERVIZI Soc.Coop. ar.l
proviamo a conoscerla
◆ DOMO SERVIZI è una società cooperativa con sede a
Mantova. E' nata per offrire nuove modalità di protezione e
di servizio alle persone ed ad uno dei beni più preziosi come
la casa. Inoltre vengono offerte altre tipologie di servizi delle
quali ci parla Domenico Marinelli, referente della Cooperativa
per il Basso mantovano:
“Il servizio di protezione e cura della propria casa è la punta
di diamante dei servizi offerti da DOMO che si concretizza
nella figura dell'home sitter. E' quella persona che, particolarmente nei periodi di assenza del proprietario, si prende
cura della gestione della casa fornendo il servizio di controllo
dell'impianto di allarme, ritiro della posta, pagamento delle
bollette, prenotazione delle visite mediche, cura delle piante
e dei piccoli animali domestici, supplenza alle badanti o collaboratrici domestiche.
Per le esigenze pratiche, DOMO offre servizi specifici non soltanto nell'effettuazione di tutti i più svariati lavoretti domestici
quali la riparazione di rubinetti, montaggio e smontaggio mobili, sostituzione lampadine e prese, piccoli traslochi ma anche nell'importante campo della pulizia ed igiene della casa,
assicurando trattamento pavimenti, pulizia e lavaggio moquette e parquet, pulizie di pannelli fotovoltaici, sanificazioni
di autovetture e tanto altro per consentire di vivere la casa
con serenità. Questo stesso tipo di servizi è esteso anche alle
grandi strutture come condomini, magazzini, complessi industriali e commerciali completandosi con interventi di sanificazione, disinfestazione, pulizie periodiche e\o straordinarie.
DOMO valorizza anche gli immobili e le attività, migliorandone l'immagine e conseguentemente favorendone la vendita o
la locazione in tempi brevi ed al miglior prezzo.
Nel campo della sicurezza DOMO garantisce servizi anche
per le aziende e le grandi strutture complesse mettendo a
disposizione personale altamente qualificato con compiti di
6 sermidianamagazine
portierato, sicurezza agli immobili, controllo accessi e sicurezza ad eventi e manifestazioni
di massa, trovando la naturale
collocazione in contesti quali
negozi, supermercati, industrie,
ospedali e cliniche pubbliche e
private, hotel e resort, villaggi
vacanze e campeggi, centralini
di pubbliche amministrazioni.
Sono a disposizione anche servizi di noleggio con conducente
per trasporti protetti in andata e
ritorno verso discoteche, ristoranti od altri generi di luoghi.
Anche nel campo dell'educazione DOMO garantisce risposte
alle più svariate esigenze in temini di didattica, tempo libero,
formazione e sostegno educativo grazie alla competenza dei
propri insegnanti ed educatori.
Sono persone accuratamente
selezionate e preparate, in grado di rispondere alle esigenze di
ogni fascia di età. Sono attivabili
corsi di scrittura creativa nelle
scuole di ogni ordine e grado
anche per adulti, correzione
bozze di manoscritti, e corsi di
insegnamento di musica e di
strumento, educatori per asili
nido e scuole materne private e\o pubbliche, insegnanti di
ginnastica polivalente per adulti, insegnanti di ginnastica di
mantenimento funzionale per
la terza età. Viene offerta anche
la preparazione e recupero di
esami universitari, ripetizioni e
sostegno agli studi delle scuole
primarie, secondarie e superiori, aiuto e consolidamento per
stranieri dell'uso della lingua italiana parlata e scritta, recupero
didattico esami di riparazione e
sostegno alla comunicazione tra
figli normodotati e genitori non
udenti, servizio di bay sitter.
DOMO SERVIZI è allora un unico referente per un servizio a
360°. Prendete appuntamento
con i nostri referenti e saremo
lieti di studiare con voi il servizio che più rispetta le vostre
esigenze. Tutti i nostri servizi
sono personalizzabili e le cinque divisioni primarie hanno al
loro interno una vasta gamma
di servizi secondari. Possiamo
inoltre offrire altri servizi grazie
ai nostri due partner principali:
My Security azienda specializzata in sistemi di sicurezza
www.my-security.it e VCB Securitas . Istituto di vigilanza privata
presente sul territorio dal 1925
www.vcbsecuritas.it
Abbiamo già incontrato le amministrazioni comunali di Poggio Rusco e Sermide. Nelle
prossime settimane e nei prossimi mesi incontreremo anche
altre amministrazioni comunali
di altri centri del Basso mantovano.
Per altre informazioni qui non
specificamente elencate si possono prendere contatti con i seguenti recapiti ed indirizzi:
telefono : 0376 381493
[email protected]
www.domoservizi.it
facebook : domoservizi
Marco Vallicelli
e curiosità
miscellanea
DAL CARRO FUNEBRE ALL'AUTOFUNEBRE
Conosciamo la passione di Ero Mantovani per le carrozze d'epoca
◆ Rovistando fra vecchi documenti reperiti negli archivi
della Camera di Commercio
di Bologna, Ero Mantovani ha
trovato una lettera del sindaco
della “Città di Sermide” datata
13 novembre 1910 indirizzata
al sindaco di Bologna in cui si
chiede informazioni sulle ditte
costruttrici di carri funebri, per
l'acquisto. Ecco il testo: “Sarei
grato alla V.S.ill.ma se vorrà con
cortese sollecitudine indicarmi
le Ditte costruttrici carri funebri
completi dovendo questo Municipio rivolgersi a qualcuna delle
migliori per l'acquisto. In attesa
e ringraziando è grato ripetermi
coi dovuti rispetti.
p. Il Sindaco, Oreste Gulinati”
Oltre un secolo fa i carri funebri
erano veicoli a trazione animale.
Sul sito wikipedia si legge che
in alcune regioni italiane tale
tipo di carro, spesso trainato
da quadrighe di cavalli neri, è
ancora in uso per cortei funebri
di grande importanza o ai quali
si voglia conferire un particolare prestigio o elevata visibilità.
L'autofunebre, inventato negli
Stati Uniti nel 1911, iniziò gradatamente a diffondersi anche
in Europa a partire dagli anni
venti, sostituendo quasi completamente il carro funebre negli anni cinquanta.
In Italia, il carro funebre costituì il principale mezzo di
trasporto dei feretri fino al se-
condo dopoguerra, quando
venne rapidamente sostituito
dall'autofunebre, grazie alla
riconversione per usi civili
delle numerose autoabulanze
militari dismesse.
1910 PIAZZALE CHIESA PARROCCHIALE
Ancora prestigiosi premi
per i vini Malavasi
◆ È nell’idilliaca cornice delle colline moreniche, anfiteatro
naturale del Lago di Garda, che l’imprenditore Daniele Malavasi con passione e dedizione produce i suoi vini. Un luogo
incantevole, particolarmente vocato alla coltivazione delle uve
grazie a un clima mite e un suolo argilloso di derivazione glaciale, dove il Lugana doc, perla della produzione rilascia al
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sermidianamagazine 7
Miscellanea
L’AGRICOLTURA
APRE AL COMPOST
◆ Venerdì 16 ottobre al CEA ex teleferica il Consorzio Melone
Mantovano ha promosso un incontro, col patrocinio del Comune, sul tema “Il compost: da rifiuto urbano a fertilizzante
per l’agricoltura”. L’occasione era ghiotta per tutti: addetti ai
lavori e cittadinanza, ma la risposta non è stata pari all’interesse dell’argomento che avrebbe meritato ben altro contributo.
Il presidente del Consorzio, M. Aguzzi, ha introdotto la serata richiamando la centralità del problema: la terra delle serre
(riscaldate d’inverno) produttrici di meloni a ciclo continuo si
impoverisce sempre di più, servono perciò dei nutrienti per
arricchirla e consentire alle giovani piante di crescere più dotate di difese contro gli agenti patogeni. Il compost potrebbe
essere la risposta e nella sua azienda lo sta sperimentando.
Molti Sermidesi si sono accorti subito “a naso” dell’impiego di
questo fertilizzante naturale perché, mentre viene distribuito
sul terreno, produce un odore pungente, nauseante, amaro,
impregnante che ristagna sul posto per più giorni. Il dottor M.
Centemero, presidente del Consorzio Italiano Compostatori,
porta nel dibattito due dati di segno opposto: la fertilità del
suolo agricolo è diminuita del 50%, la raccolta differenziata
in Italia è oggi al 50% e con la crisi gli scarti organici sono
aumentati per gli orti fai da te. Il compostaggio prende i rifiuti
verdi e dell’umido e li trasforma in una sostanza organica che,
se è a norma di legge, è benefica per le piante. La pianticella
del melone si sa ha una radice piccola che penetra nel terreno
15 cm., lo strato più superficiale del suolo, quello che, sigillato
per anni sotto serra e spremuto da uno sfruttamento intensivo, s’impoverisce e necessita di sostanze organiche come il
carbonio per recuperare fertilità. A questo punto servirebbe
il compost: 300 q.li per ettaro. Alcuni ecologisti presenti del
Comitato Aria Pulita hanno chiamato in causa la politica locale
per valutare l’uso del compost di Pieve di Coriano (Sermide
differenzia all’85%), eliminare così l’impatto ambientale del
traffico pesante dei camion sul tratto Calcinate/Sermide, regolamentare l’uso del compost a fronte di una forte richiesta per
ridurre la formazione di una cappa maleodorante su Sermide.
Gisa Gramola
brevi di cronaca
Scuola infanzia Moglia
“Le torte della nonna”
◆ Domenica 4 ottobre si è tenuta la ormai tradizionale vendita delle
torte delle nonne, giunta alla 9a edizione. Sono state vendute più di
60 torte e per questo ringraziamo di cuore tutte le nonne e le mamme che hanno preparato le torte. un grosso grazie alle mamme che
hanno curato l’iniziativa mettendo a disposizione il loro tempo per la
raccolta e la vendita. Un grazie al caloroso a tutti i cittadini mogliesi
che sempre rispondono positivamente alla nostre iniziative, e un grazie anche alle tante persone dei paesi limitrofi che sono venute ad
acquistare le torte per sostenere la scuola. Grazie a tutti!
le insegnanti, i bambini e le mamme della scuola
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8 sermidianamagazine
Farmacia Fajoni Sermide
di marco vallicelli
calcio
CALCIO II CATEGORIA
Un Sermide orgoglioso
rialza la testa
S P O R T
I
l torneo è arrivato a metà
del suo cammino di andata
e la compagine biancoblù
sta gradualmente risalendo
l’impetuosa corrente avversa.
E’ stata sconfitta in trasferta
dalla Polisportiva Futura di
Dosolo per 1-0, registrando
l’espulsione di L.Iori e
dell’allenatore Guicciardi
e poi è stata battuta anche
nella seguente trasferta dal
Borgovirgilio per 2-0. Quindi ha
rialzato la testa pareggiando,
nuovamente fuori casa, contro
il S.EgidioS.PioX per 1-1: dopo
essere passati in vantaggio nel
primo tempo grazie a Golinelli,
i biancoblù sono stati raggiunti
all’inizio della ripresa su calcio
di rigore; infine, nel turno
casalingo, hanno superato il
Real Bagnolo per 2-0, grazie alla
detonante doppietta (un gol per
tempo) realizzata da “Tigre”
Golinelli.
La classifica vede ora al
comando Pomponesco e
Roverbella con 14 punti.
Seguono Medolese e Poggese 13
– Borgovirgilio e Pol.Futura 12 –
Castellucchio e S.Egidio S.PioX
10 – IvecoSuzzara, Moglia,
R.Marmirolo, RealBagnolo e
SerenissimaRoncoferraro 7
SERMIDE 6 – Boca Junior 5 –
Villimpenta 3.
Con l’esordio di Feltre, F.
Massarenti, Quacchi e Zanforlin
sono saliti a 19 gli atleti finora
utilizzati da mister Guicciardi.
Riccardo Golinelli ne è il capocannoniere
con 4 reti, seguito da Pietro Mantovani
con una.
Il commento di questa prima parte di
stagione è dell’allenatore sermidese Luca
“D’Artagnan” Guicciardi: “Siamo una
squadra rinnovatissima, dopo un avvio
un po’ incerto ci stiamo riassemblando.
Sto recuperando diversi atleti per avere
a mia disposizione sempre valide
alternative e sto vedendo crescere uno
spirito nuovo nei miei ragazzi, tutto
votato all’altruismo ed alla battaglia.
Noi sappiamo che sarà un torneo duro
ed impegnativo ma siamo pronti ad
affrontarlo.”
Nella foto la formazione
sermidese che ha riportato
la prima (di una lunga futura
serie...) bella vittoria della
stagione.
In piedi da sinistra: Russo,
Malagò, Fiori, Golinelli,
Pedrazzi mister Guicciardi.
In ginocchio da sinistra:
L.Iori, Oliani, Matteo Barozzi,
Verri, Bergamini, Travaini
sermidianamagazine 9
di giulia tralli
antares
Antares
INIZIA LA STAGIONE NEL MIGLIORE DEI MODI
S P O R T
I
l weekend del 4 ottobre si è svolta la prima prova del
Campionato di Specialità Maschile e la prima prova
del Campionato di Serie C Femminile, ma andiamo con
ordine. A Cesena, domenica 4 ottobre, si è disputato il
Campionato di Specialità che ha visto Federico Gobbi
salire sul podio in entrambe le specialità presentate. La
gara prevede che il ginnasta scelga gli attrezzi a lui più
congeniali e presenti il proprio esercizio. Il nostro Federico, forte sia a corpolibero che a volteggio, ha portato due esercizi di livello tecnico molto elevato che gli
hanno permesso di salire sul terzo gradino del podio a
Corpolibero e sul secondo gradino nella specialità del
Volteggio, mettendo così già una piccola zampata sulla
possibile qualificazione nazionale. Sempre il 4 ottobre,
ma questa volta a Rimini, erano in gara le nostre Allieve
di 8-10 anni impegnate nel Campionato di Serie C3A.
Antares si è presentata a competere con due squadre, la
prima squadra composta da Tani Dea, Monaldi Beatrice
e Ferrari Evy, e la seconda squadra composta da Pellegrinelli Emily e Guicciardi Alessia entrambe di appena
PAOLO, 2° POSTO PARALLELE
8 anni e alla loro primissima
esperienza in gara. La prima
squadra ha portato a termine
una gara pressoché perfetta,
nessun errore da parte delle
nostre giovani ginnaste che
hanno messo il loro massimo impegno e sono riuscite a
salire sul gradino più alto del
podio vincendo così la prima
prova del Campionato con 4
punti di distacco dalla seconda e terza squadra.
Un risultato che ci fa ben sperare per la qualificazione nazionale, attendiamo con ansia
la prossima gara sperando che
possa concludersi al meglio
con una storica qualificazione
nazionale. Molto soddisfatte
le istruttrici anche di Emily
e Alessia che alla loro prima
esperienza hanno affrontato
gli attrezzi con un pò di timore ma senza grossi errori
portando a termine una gara
di tutto rispetto che gli ha permesso di qualificarsi 18° su 24
squadre, un risultato tutt’altro
che disonorevole. Concluso il
primo weekend i ginnasti di
Antares sono subito tornati al
lavoro per affrontare altre due
gare il 10 e 11 ottobre. E così,
domenica 11 ottobre a Cesena,
è iniziato anche il Campionato di specialità femminile. Le
nostre ginnaste Lucia Diazzi,
categoria Junior, e Annachiara Merlin, Senior, hanno partecipato nella specialità del
Corpolibero, presentando due
esercizi di valore elevato.
Lucia, all’esordio in questa
categoria, ha eseguito un corpolibero molto pulito ed elegante, sintomo di una grande
maturazione di questa ginnasta, che le ha valso il 13° posto in classifica. Aumentando
un pò le difficoltà sicuramente
Lucia sarà in grado di scalare
qualche posizione. Annachiara invece, sporca un pò il suo
E
M
I
S
S
I
V
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NU
I
N
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Z
E
L
L
CO
ANNACHIARA E LUCIA
10 sermidianamagazine
Via Curiel 27 - Sermide - Telefono 0386.960320
centro
ippico
sermidese
TUTTE LE DUE SQUADRE DI C3A
esercizio, di elevata difficoltà, e giunge
6° a 0,10 dal terzo gradino del podio. Un
peccato se si pensa che un passettino in
meno avrebbe potuto regalarle la gioia,
purtroppo l’emozione questa volta ha
avuto la meglio.
Conoscendo Annachiara si rifarà sicuramente la prossima gara. Infine, sabato 10
ottobre a Carpi, si è svolta la prima prova
del Torneo Allievo GAM, gara individuale
della sezione maschile. A rappresentare
la società sono stati i nostri Paolo Tavian,
10 anni, Calaf Reggiani, 9 anni, e Matteo
Mazzi, 8 anni. Prima gara anche per loro
e tensione elevata, ma i nostri ginnasti si
sono ben comportati. Hanno commesso
qualche errore qua e là ma alla prima
esperienza non si poteva aspettare diversamente e nel complesso siamo molto
contenti di come hanno affrontato la gara.
Molto bene Paolo Tavian che è riuscito a
salire sul terzo gradino del podio alle Parallele dimostrando che il potenziale di
questi giovani non potrà che crescere. Vi
diamo appuntamento alla seconda prova
che si svolgerà a Sermide il pomeriggio
di sabato 7 novembre presso il Palazzetto
dello Sport. Accorrete numerosi a tifare i
nostri piccoli ginnasti che hanno bisogno
di sentire tutto il vostro calore.
FEDERICO, 3° POSTO A CORPOLIBERO
CONSEGNA A DOMICILIO
La nostra compaesana Federica
Sarti allieva del Centro Ippico
Sermidese, alle semifinali che si
sono disputate all Arezzo Equestrian Centre, si è posizionata
al secondo posto della classifica
nazionale del progetto giovani
nella categoria livello 2 brevetti
children.
Nella foto l’allieva accompagnata
dall’istruttrice Gloria Rattighieri
e il responsabile tecnico Fise del
progetto Giovani tenente colonnello dell’esercito Salvatore Oppes.
Questa qualifica la fará accedere
alla finale che si terrá a novembre all’interno di Fieracavalli Verona.
DA novembre proponiamo
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sermidianamagazine 11
di lidia tralli
scuola di musica monteverdi
AS S O C I A Z I O N I
Le stanze della musica
N
ella foto un momento della festosa inaugurazione della nuova sede della Scuola di Musica C. Monteverdi in P.zza IV novembre: l’assessore Andrea Bianchini, come portavoce dell’Amm.ne Comunale, e Anna Spettoli, Presidente della Scuola
Monteverdi, hanno espresso la loro soddisfazione per questo nuovo centro della cultura musicale di Sermide e del territorio.
Utenti e visitatori sono stati calorosamente accolti dai componenti del Consiglio e dai Docenti che si sono esibiti nelle varie
“stanze” della musica suddivisi in quattro gruppi: il primo formato da Alessio Verzola (tastiera), Silvia Melloncelli (violoncello), Lorena Salani (canto); il quartetto di Jacopo Salieri (pianoforte), Fausto Negrelli (batteria), Nicola Govoni (basso), Luca
Chiari (chitarra); il trio “Singing Bird” con Paolo Buzzola (chitarra), Barbara Lui (canto), Leonardo Mondadori (fisarmonica)
e il duo Leonardo Mondadori (tastiera) e Rebecca Bertolasi (canto). Tutti i gruppi erano composti da docenti della scuola fatta
eccezione per Rebecca, alunna del corso di canto, che ha dato prova del suo giovane talento.
Ha concluso il gruppo di educazione corale adulti che ha sorpreso i presenti con la sua estrosa esibizione “itinerante” nei vari
ambienti della scuola. Ricco e gradito il buffet finale offerto dalla scuola stessa.
“Quando un albero
diventa suono”
L’ARTE DELLA LIUTERIA RACCONTATA DAL M° UMBERTO FERRIANI
D
opo il regolare inizio
delle lezioni, la scuola di
musica C. Monteverdi ha dato
il via agli eventi del nuovo
anno scolastico. Il primo,
“Quando un albero diventa
suono”, in collaborazione con
l’Amministrazione Comunale,
ha avuto luogo lunedì 26
ottobre con le lezioni di Liuteria
tenute dal M° Umberto Ferriani
e proposte al pubblico e all’IC
di Sermide, che ha partecipato
con le classi quinte della Scuola
Primaria e le prime della Scuola
Secondaria.
Umberto Ferriani, violoncellista,
è nato a Sermide e si considera
figlio del Po.
12 sermidianamagazine
Conseguito il diploma di Violoncello
nel 1954 presso il Conservatorio “G.
Frescobaldi” di Ferrara col M°. E. Rizzi,
dopo un’ attività saltuaria nelle orchestre
dei teatri delle città limitrofe, nel 1957 è
stato chiamato a Catania, al meraviglioso
teatro “Bellini”, dove per cinque anni,
ha svolto una intensa attività Lirica e
Sinfonica. Nel 1962 ha vinto il concorso
nell’Orchestra Sinfonica “Hadyn” di
Bolzano e Trento dove, per 30 anni
consecutivi, ha coperto il ruolo di I°
Violoncello. In seguito ha ottenuto il
ruolo di insegnate di Violoncello presso
il Conservatorio “C. Monteverdi” della
stessa città, coperto per 23 anni. La
conoscenza dei bravissimi liutai con
cui è stato in rapporto lo ha avvicinato
sempre più alla splendida ARTE
della liuteria che, con passione, ci ha
raccontato.
di anna zibordi
università aperta sermide
Gianfranco Natoli
inaugura il nuovo anno
accademico
C
on ancora negli occhi lo stupore
della modernità che abbiamo vissuto
ad Expo Milano, con le immagini
impresse sui nostri smartphone, ci
prepariamo ad una nuova avventura. In
questi mesi abbiamo visto il significato
della bellezza, abbiamo potuto
apprezzare la vivacità delle idee, esibito
agli occhi del mondo la creatività tutta
italiana, raccontato la potenza del
saper fare, toccato con mano, l’estate
scorsa, il mondo del futuro e il potere
della bellezza manifestando tutto ciò
che di bello l’intelletto dell’uomo può
realizzare. Provenienti da un mondo
piccolo di guareschiana memoria,
abbiamo vissuto un pezzettino di
storia, ed esaltati dall’esperienza ormai
irripetibile, l’Università Aperta Sermide,
si prepara ad una nuova avventura.
Sabato 7 novembre, presso la Multisala
Capitol di Sermide ci ritroveremo per
l’apertura del nuovo anno accademico
che avrà come ospite il giornalista
Gianfranco Natoli. Il suo ultimo libro,
intitolato “Non ho dubbi”, presentato nel
luglio scorso, nella prestigiosa sede del
Senato a Roma, è dedicato alla figura del
prof. Vincenzo Gallucci, primo medico
in Italia ad aver trapiantato un cuore.
Natoli ricostruisce attraverso inedite
testimonianze e documenti d’epoca, la
vita di Vincenzo Gallucci, padre della
cardiochirurgia italiana. Un romanzo
storico, ricco di aneddoti che svela e
porta alla luce le tante sfaccettature di
un grande protagonista di un’Italia che
sembra non esistere più. Tante storie,
dolori, speranze, retroscena, miopie
politiche, che hanno poi portato al
primo trapianto di cuore in Italia e alla
successiva costruzione, tra lotte di potere
e gelosie, del Centro di Cardiochirurgia di
Padova. Una lunga cavalcata attraverso il
Novecento, reso migliore dalla passione,
dal coraggio, dal rigore, dall’amore e dal
rispetto verso il malato, del medico e
dello scienziato mantovano.
Gruppo 900 al Bibiena
Presso il prestigioso Teatro Bibiena, per il Gruppo 900, che ha riproposto assieme a
Giorgio Piccinini, alla Corale Verdi di Ostiglia e agli studenti del Liceo Belfiore, lo spettacolo “Quando tornerai… la Grande Guerra raccontata dai canti e dalla voce delle
donne”. L’occasione è stata l’apertura dell’Anno Scolastico del liceo, scuola presso la
quale, da molti anni Giorgio Piccinini opera con passione. Il professore ha condotto lo
spettacolo ripercorrendo tutta la storia della Prima Guerra Mondiale, a partire dall’uccisione dell’Arciduca Ferdinando, fino alle ultime fasi del conflitto, senza scordare le
battaglie dell’Isonzo e di Verdun. Le suggestive atmosfere create dal gruppo 900, e le
struggenti esecuzioni della Corale Verdi, le letture dei ragazzi del Liceo, hanno composto
uno spettacolo emozionando e coinvolgendo l’emozionata sala.
Aperti
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sermidianamagazine 13
dal municipio
Un regalo per i posteri
“TI RACCONTO SERMIDE: STORIA DEL TERRITORIO ATTRAVERSO FILMATI”
P R I M O
P I A N O
S
i è chiuso giovedì 15 Ottobre il bando per partecipare
all’avviso pubblico “Ti Racconto Sermide: storia del territorio
attraverso filmati”; un concorso
finalizzato all’individuazione di
cittadini volontari disponibili a
collaborare per la realizzazione
di video promozionali del territorio sermidese. Al fine gli iscritti
sono stati 11 (tra cui importanti
realtà sermidesi come l’Istituto
Comprensivo, Sermidiana, l’Associazione Musulmana Amici della
Pace e la Polisportiva Mogliese),
tutti provenienti da ambienti diversi ma complementari. Mondi
differenti che si compensano descrivendo in maniera pressoché
complessiva la realtà sermidese.
A loro l’arduo compito di rac-
contare il particolare momento che sta
attraversando il nostro territorio tramite
video improntati su specifiche tematiche
da essi stessi scelte. Tra un anno, durante
“Vivere il Po 2016”, saranno poi presentati i lavori completi tra i quali potremmo vedere la nostra Sermide raccontata
attraverso il dialetto, i gruppi musicali, le
religioni, la natura, il ballo, le persone del
territorio e altri interessanti aspetti e temi.
Grazie al prezioso aiuto della Scuola di
musica Moderna e della Scuola di musica
Monteverdi i filmati saranno inoltre dotati
di musica, per renderli ancor più pregevoli e piacevoli. Fine ultimo di questo progetto sarà la realizzazione di una capsula
del tempo che verrà sotterrata in un specifico punto del parco Falcone Borsellino
e che custodirà questi preziosi doni per
cinquant’anni: fino al 2066 (anno previsto per l’apertura della nicchia di conservazione). Un presente per i posteri che
racconti la nostra storia in questo particolare momento storico di cambiamenti ed
incertezze. Un racconto ancor più veritiero e completo perché narrato dagli stessi
protagonisti che giorno dopo giorno vivono Sermide. La storia di un piccolo paese che altrimenti andrebbe perduta tra le
pagine del tempo. Un regalo per tramandare ai futuri sermidesi ciò che è stato,
le nostre abitudini, le nostre passioni e il
nostro amore per Sermide.
Scuola materna di Moglia
FACCIAMO CHIAREZZA RIGUARDO ALLE VICENDE
CHE HANNO PORTATO AL PROLUNGAMENTO DEI LAVORI
C
onsci del disagio creato ad
alunni, genitori, insegnanti ma anche alle Associazioni di
volontariato la cui sede si trova
all’interno dello stabile, auspichiamo possa essere compreso
l’impegno profuso al fine di ottenere la miglior soluzione possibile.
Ma veniamo alla cronaca dei fatti:
prima dell’inizio degli interventi sull’immobile, grazie al lavoro
sinergico dei responsabili della
sicurezza dell’Istituto Comprensivo, del Comune e dell’impresa
edile aggiudicataria dei lavori,
si era predisposto un adeguato piano di sicurezza al fine di
proseguire normalmente i lavori
salvaguardando, nel contempo,
l’incolumità dei giovani alunni,
dei fruitori della struttura e dei
dipendenti dell’impresa.
In un secondo momento, considerate le pressioni da parte di alcuni genitori (che al solo pensiero
14 sermidianamagazine
di avere i propri figli in prossimità di un
cantiere aperto esprimevano paure e preoccupazioni, certo comprensibili, ma di
fatto non legittimate dalla situazione nè
propriamente condivise dagli addetti ai
lavori e dai responsabili della sicurezza)
fatte presente dalla Dirigente Scolastica,
ma anche per rispondere all’obiettivo di
finire quanto prima i lavori che già erano
in ritardo rispetto ai tempi concessi dal
Comune all’ impresa edile per la consegna
(specifichiamo che trattandosi di lavori
al tetto della struttura i rischi di ulteriori
rimandi dipendenti da eventi atmosferici
in questo periodo erano particolarmente rilevanti) si è provveduto ad adottare
specifica ordinanza di chiusura del plesso
scolastico e concordare il trasferimento
delle attività presso un’ altra scuola materna comunale per 2/3 settimane.
Ora che i lavori sono stati ultimati e che
i bambini sono rientrati nella loro scuola
(dal 12 Ottobre 2015) occorrerà valutare
attentamente e che livello si configurano
le responsabilità dei ritardi nella consegna
dei lavori finiti (prevista per l›inizio di set-
tembre) ed intervenire di conseguenza. Và da sé che verrà investito il massimo
sforzo al fine di recuperare quanto più denaro pubblico possibile tramite le previste
penali.
In ogni caso il recupero sarà reinvestito a
supporto dei futuri lavori allo stesso immobile, che in particolare modo riguarderanno la sistemazione degli infissi (fatte
salve eventuali prescrizioni della Sovrintendenza).
Un percorso
di dialogo sempre
più partecipato
S
i è svolto, sabato
17 ottobre alle ore
15 in Sala Consiliare,
il secondo incontro
inerente il ciclo “Pomeriggi di dialogo a
Sermide: le religioni e
i temi d’attualità”. La
tematica trattata per
questo appuntamento
è stata le religioni, la
crisi economica ed il
mondo del lavoro, un
argomento che ha suscitato molto interesse
da parte della cittadinanza che oltre ad intervenire fisicamente
all’incontro ha posto molte interessanti
domande ed osservazioni che hanno
reso il pomeriggio ancor più ricco ed interessante. Un ringraziamento particolare va ai relatori di questi appuntamenti:
la nostra Karim Siham e il Dott. Abellah
Cozzolino per la comunità Musulmana,
il pastore Emanuele Casalino per la co-
munità Valdese, Andrea Campagna per la
comunità Buddista e per concludere il nostro seminarista Francesco Freddi e don
Renato Zenezini in rappresentanza della
locale comunità Cattolica.
Auspichiamo che il prossimo appuntamento di sabato 28 Novembre (dalle ore
15,30 sempre in Sala Consiliare) in cui
verrà trattato l’attualissimo tema della nutrizione e della sostenibilità,
sia ancor più partecipato, come emerso anche
durante il pomeriggio
incontri come questo
avvicinano realtà apparentemente differenti. La
parola, il dialogo aiuta
ad unire, a capire e soprattutto a capirci un po’
meglio.
Onoranze
OFFICINE FERROVIARIE,
GARANZIE DA MILANO
Per le Officine Grandi Riparazioni
Ferroviarie il futuro a medio termine
è assicurato grazie all'esclusiva nella
manutenzione dei locomotori diesel.
Le garanzie di più lunga durata sono
al momento affidate ad un tavolo di
concertazione fra le regioni Lombardia
ed Emilia. È questo quanto emerso ieri
dall'audizione che il sindaco di Sermide Paolo Calzolari ed il rappresentante
del comitato di difesa dell'impianto,
Carlo Negrini, hanno avuto a Milano
con la quarta commissione consigliare e l'assessore regionale ai trasporti
Alessandro Sorte. La posizione delle
officine a confine di due regioni è particolare: lo stabilimento è di proprietà
della Lombardia, la gestione ed il materiale di lavoro e della TPER (trasporto emilia romagna).
Da qui le incertezze sul futuro legato
al blocco dell'investimento di quasi 12
milioni, congelato dal 2009, al difficile coordinamento fra due regioni che
hanno gestori ferroviari diversi, alla
configurazione dell'impianto che per
ora tratta solo materiale diesel. “Direi che sono abbastanza soddisfatto
- commenta il primo cittadino sermidese - in primo luogo c'è stata la conferma che i fondi per i danni del terremoto sono già stati spesi, e questo
apre la strada a possibili nuovi finanziamenti. Inoltre si è stabilito che tutto
il materiale diesel della rete ferroviaria
emiliana verrà manutenuto qui a Sermide, questo dà garanzie di lavoro a
medio termine”.
Per quanto riguarda i futuri investimenti e la riconversione per il materiale elettrico, le due regioni hanno deciso di istituire un tavolo di confronto
che sinora non esisteva, semplificando cosi la collaborazione per difendere
l'impianto, con circa 40 dipendenti.
Funebri
CONCORDIA
s.r.l.
Stefano Bertolani s Cell. 335.7639850 s Tel. 0386.61108 s Sermide sIn servizio 24 ore su 24
Convenzionati con SOCREM (società mantovana per la cremazione)
sermidianamagazine 15
di siber
aziende del territorio
Vivai Campana
LE ERBE OFFICINALI
PER L’INDUSTRIA FARMACEUTICA EUROPEA
I N T R A P R E S A
Sono 5 le qualità di erbe coltivate:
L’
Azienda agricola Vivai Campana di Sermide, da qualche
tempo, ha avviato un’attività di
coltivazione biologica di erbe
officinali che vengono utilizzate
dall’industria farmaceutica per
prodotti omeopatici.
Le erbe vengono esportate, per
il momento, in Germania e Francia. Secondo Giancarlo Campana, che ha iniziato le coltivazioni
3 anni fa:
“E’ una strada nuova, un’agricoltura di nicchia che ha un futuro abbastanza roseo perché il
mercato ha un deficit enorme di
questi prodotti e la richiesta è, ad
oggi, molto superiore alla attuale
produzione”.
erbe officinali.
E’, quindi, interessante conoscere come
sia maturata l’idea di iniziare la coltivazione di queste erbe: “L’input è partito
5/6 anni fa da mie letture su riviste del
settore agricolo. In seguito ho partecipato
ad un corso sulla coltivazione e la prima
trasformazione di queste erbe. Ho conosciuto agronomi all’interno della Associazione Italiana Produttori Piante Officinali.
Più che per la coltivazione, ho avuto suggerimenti circa la commercializzazione
delle erbe. E’ importante farsi conoscere
sul mercato che utilizza questi prodotti. La
scelta obbligata è stata quella del mercato
biologico perché, a tutt’oggi, è molto più
facile affermarsi sul mercato con prodotti
biologici. Sono questi di cui c’è bisogno”.
La superficie utilizzata dall’azienda di via Cavour è di tre
ettari. Il prossimo anno sarà aumentata a cinque ettari.
La prospettiva di medio-lungo
termine è di estenderla ulteriormente tenendo conto, però, che
la produzione biologica necessita
di più manodopera e sarà necessario, inoltre, dotare l’azienda di
altri essiccatori – stabilizzatori.
Il tutto richiederà un notevole
investimento. Già dal prossimo
anno, con l’aumento della superficie da tre a cinque ettari, sarà
necessario dotarsi di un secondo
essiccatore da affiancare a quello
già in funzione.
In Italia sono poche le aziende
che si dedicano alla coltura di
VIVAI
16 sermidianamagazine
Equisetum maximum, è una erba
spontanea che abbiamo portato dai fossi al campo trasformandola in purezza.
Si raccoglie una volta l’anno.
Urtica diodica, la classica ortica spontanea che cresce nei fossi. Una volta
raccolta viene essiccata. Si falcia 5/6
volte l’anno e la pianta resiste sul campo per 5/6 anni.
Melissa officinalis. Anche questa erba
viene falciata 3/4 volte l’anno a seconda delle temperature stagionali.
Passiflora incarnata. E’ una pianta
sub-tropicale che tollera il nostro clima. Viene falciata 2 volte l’anno subito
dopo la fioritura. E’ il momento migliore perchè più ricca di sostanze. Viene
essiccata e tritata.
Malva sylvestris. La comune malva
che si trova sulle strade di campagna.
Si raccoglie quando mette il fiore. La
parte pregiata è la foglia. E’ una pianta che viene trapiantata annualmente
perchè, nella produzione biologica, è
difficile tenere la pianta sana anche per
il secondo anno.
Dalla Sardegna è giunta una delegazione di esperti a visionare l’azienda Campana. Vuole rendersi conto di come sia
organizzato il ciclo
di produzione per
“copiare” quanto
di buono è stato
fatto in vista di un
avvio di produzione in aziende Sarde. Chissà se, oltre
la Sardegna, anche
nel territorio sermidese qualche altro
penserà di cogliere
l’occasione e avviare una produzione
simile.
Come ha detto
Giancarlo Campana, la richiesta c’è
e supera l’offerta.
CAMPANA
di Giancarlo Campana
PROGETTAZIONE
GIARDINI
E MANUTENZIONE
DEL VERDE
S. Croce di Sermide - via Cavour, 28
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C O M U N I
di alessandro ferri
borgofranco sul po
TuberFood
ancora un successo
IN CHIUSURA UNA EMOZIONANTE SERATA CON BRUNO SERATO
S
i è conclusa all’insegna
della beneficenza
Tuberfood – 21^ Fiera
Nazionale del Tartufo.
Presso il Trumu infatti,
nell’ultimo giorno della
manifestazione, si è tenuto
un edificante incontro con
Bruno Serato, chef ristoratore
italo-americano dal cuore
grande, che offre pasti
caldi ai bambini dei centri
di solidarietà statunitensi.
L’appuntamento ha raccolto
un folto gruppo di persone,
alla presenza del Sindaco
Lisetta Superbi che ha
salutato l’illustre ospite, del
presidente della Pro Loco
Massimo Malavasi, che ha
portato i saluti della Pro Loco
e dei numerosi volontari che
hanno lavorato in questa
edizione record e del project
manager di Tuberfood,
Gabriele Manservisi, che ha
mostrato attraverso alcune
slides il consuntivo della
Fiera Nazionale del Tartufo:
un excursus delle principali
iniziative svoltesi nelle
serate precedenti che hanno
decretato nuovo successo
al consueto appuntamento
Tuberfood. Nel pubblico
erano presenti anche
alcuni ristoratori delle zone
limitrofe, e tanti interessati
appartenenti al mondo del
BRUNO SERATO
volontariato. Quello di Bruno Serato è
del resto un esempio da seguire ed è
l’invito che egli stesso ha fatto durante
il racconto della sua esperienza: un
appello da cogliere a livello personale,
ma rivolto in special modo a quelle
realtà di ristorazione già avviate che
saprebbero come destreggiarsi in un
progetto simile. Attraverso la proiezione
di un video, ha mostrato la realtà che
vive attorno all’Anaheim White House,
il ristorante di cui è proprietario sulla
strada che porta a Los Angeles: tanti
bambini di povere famiglie, ospitati nei
motel kids, che grazie all’intervento
umanitario di Serato e del suo staff oggi della sua Fondazione caritatevole
Caterina’s Club – hanno trovano
ulteriore accoglienza. Bruno ha carisma,
sa coinvolgere con i gesti e con le parole.
“Di grandi serate in questa ventunesima
edizione della Fiera -dice il sindaco
Superbi- ce ne sono state molte, ma la
più emozionante, vera e strepitosa è
stata quella del19 ottobre con lo chef
Serato. Eravamo tutti letteralmente rapiti
da questo personaggio, dalla sua storia
di vita; sostenere il suo nobile progetto
rimarca una delle finalità che Tuberfood
appoggia da sempre.” Tuberfood è infatti
molto rivolta al sociale (ricordiamo le
varie iniziative benefiche appoggiate,
come l’aiuto alla chiesa o alla scuola di
musica…) e il sindaco si dice orgoglioso
di portare avanti l’evento insieme ai
volontari della Pro Loco che anche
in questa edizione hanno dimostrato
capacità organizzative e culinarie. Un
messaggio positivo, quindi, che proviene
dalla comunità di Borgofranco sul Po.
“C’è un cuore “grande” che non si
ferma mai, così come deve essere il
cuore di un giovane, che deve sempre
avere entusiasmo, senza “mai perdere la
speranza di crescere in un mondo civile
e giusto”. Queste sono le parole che lo
stesso Bruno Serato ha lasciato come
messaggio al pubblico.
sermidianamagazine 17
di vittorino malagò
Felonica po
Il progetto
teatro
Il coro
RIPARTE
LA NUOVA STAGIONE
C OM U N I
DEGLI ISTITUTI POLESANI
T
V
enerdì 25 settembre presso la palestra della Scuola Primaria di Felonica si è
tenuto un momento davvero significativo per la sensibilizzazione e l’inclusione sociale.
Gli Istituti Polesani di Ficarolo hanno rappresentato una commedia ricca di musiche, canzoni, balli: un recital avente come titolo ”Giustino e il senso della vita”.
L’intera esibizione ha coinvolto ed emozionato gli alunni di tutta la Scuola Primaria di Felonica e pure i ragazzi della classe quarta di Sermide ed anche il
pubblico composto da genitori,dall’Amministrazione comunale, con a capo il
Sindaco, la cittadinanza e la Pro Loco.
Lo spettacolo ha voluto rappresentare quanto sia importante l’amore e la solidarietà per il prossimo nella vita di tutti noi esseri umani.
Momenti come questi vanno valorizzati perché inclusione significa sostanzialmente porre la questione della disabilità nella dimensione del diritto di cittadinanza, includere vuol dire offrire l’opportunità di essere cittadini a tutti gli
effetti.
In questo senso, lo spettacolo ha creato tutte quelle condizioni affinché tutti i
cittadini siano partecipi, parte di una comunità e che venga riconosciuto a pieno
titolo il loro ruolo e la loro identità.
erzo anno di attività per tutto il
gruppo del Coro di Felonica; a
palazzo Cavriani il 5 ottobre tutti a
vocalizzare per riprendere la piena forma
in vista dei numerosi appuntamenti che
andranno a sfociare con i canti natalizi.
Da quest’anno inizia la collaborazione
con la scuola Monteverdi di Sermide che
si avvalgono dei maestri Barbara Lui e
Jacopo Salieri, due esperti di musica e
canti per valorizzare la piena volontà
degli intonati felonichesi. I due maestri
sono stati chiamati a sostituire il maestro
Francesco Zacchi emigrato per ragioni di
lavoro.
Lui e Salieri saranno impegnati con la
collaborazione di Giuseppina Confortini
che ha sostituito in alcune esibizioni lo
stesso Zacchi nell’anno precedente.
Il cavallo di battaglia dei coristi sarà
l’inno a Felonica composta dal maestro
sermidese Stefano Cavaliere su testo
di Gianfranco Maretti Tregiardini,
presentato con successo due anni fa di
fronte al palazzo comunale con tanti
ascoltatori intenti a scoprire per la prima
volta l’inno del proprio paese.
Il lodevole impegno riceverà tra breve
una nuova pregiata proposta ovvero:
l’inno locale in “latino” del poeta e
latinista di Felonica Gianfranco Maretti
Tregiardini.
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18 sermidianamagazine
Il tiròt sempre
protagonista
CONVEGNO A DUE ANNI DALL’ISTITUZIONE
DELL’UNICO PRESIDIO SLOW FOOD DELLA PROVINCIA
DI MANTOVA “TIRÒT DI FELONICA”
I
l “tirot” di Felonica è stato il protagonista della giornata di domenica 27 settembre,
in occasione del convegno organizzato a due anni dal suo riconoscimento di unico
presidio slow food della provincia di Mantova.
La mattinata è iniziata al parco scuole, presso le strutture della Pro Loco, dove vi è stata
una dimostrazione di preparazione della tipica focaccia felonichese a base di cipolla.
Successivamente le persone presenti si sono portate in palazzo Cavriani dove si è tenuto
il convegno.
Fra i relatori, dopo i saluti della sindaca di Felonica Annalisa Bazzi, del Presidente della
Pro Loco Giorgio Lanzoni e di Massimo Truzzi, Referente Slow Food del Basso Mantovano, hanno preso la parola il Presidente della provincia di Mantova Alessandro Pastacci,
il Vice Presidente del Consorzio dell’Oltrepò Mantovano Paolo Calzolari, il Direttore del
GAL Oltrepò Mantovano Carmelita Trentin, la Vice Presidente di Slow Food Italia Francesca Rocchi e il Prof. Graziano Rossi dell’università di Pavia.
Gli interventi hanno rimarcato l’importanza di questa apprezzata focaccia frutto di una
tradizione contadina.
Cicloturistici sulla Strada
del Tartufo Mantovano
DOMENICA 11 OTTOBRE SI È TENUTA
LA 3^ EDIZIONE DELLA GRANFONDO STRADA
DEL TARTUFO MANTOVANO
Q
uest’anno erano previsti 4 percorsi: il percorso “Granfondo” da 121 km, il percorso
“Mediofondo” da 99 o da 78 km e quello denominato “Gourmet” di circa 27 km
destinato agli amanti della bicicletta in relax, accessibile a tutti e che aveva come destinazione finale un agriturismo della zona.
Il percorso più lungo, ovvero il “Granfondo”, ha toccato tutti i Comuni soci della Strada
del Tartufo Mantovano compreso quello di Felonica.
L’Amministrazione comunale, la Pro Loco e altre associazioni del paese hanno collaborato all’iniziativa mettendo a disposizione per i ciclisti di passaggio un punto ristoro
presso la chiesa Matildica dell’Assunta.
Nell’ambito di tale iniziativa, sabato 10 ottobre, con lo scopo di far conoscere il nostro
territorio ai ciclisti a gli accompagnatori è
stato organizzato il "Gran Tour dell'Oltrepò
Mantovano".
Nel primo pomeriggio, il gruppo proveniente
da Pieve di Coriano si è fermato anche a Felonica per la visita del Museo della Seconda
Guerra Mondiale e per l’assaggio del “tiròt".
GUERRA
E PACE
UN KOLOSSAL FRA
CALTO E FELONICA
D
omenica 18 ottobre, presso le sale
di palazzo Cavriani, si è tenuta
l’inaugurazione della mostra fotograficadocumentaria del film “Guerra e Pace –
Un Kolossal tra Calto e Felonica”.
Si tratta di una mostra molto significativa
perché alcune scene del film di King
Vidor e Mario Soldati vennero girate
nell’ottobre del 1955 nelle zone in
prossimità del Po, tra Calto e Felonica.
Il film venne definito un kolossal per la
presenza di attori molto famosi, per il
grande impiego di mezzi, e per il numero
elevato di comparse che parteciparono
alle varie riprese, tra cui anche molti
abitanti dei due paesi e delle località
vicine.
L’esposizione, creata e curata dalla prof.
ssa Maria Rita Cabria di Calto, ripercorre,
in 5 sezioni distinte: il Romanzo, il
Cineracconto di "Oggi" del 15 marzo
del 1956, le principali immagini di Calto
e Felonica nel film, le testimonianze
di chi ha partecipato e ha vissuto quei
momenti di grande popolarità e la
rassegna stampa con alcuni articoli dei
giornali nazionali e locali di allora.
Di fronte ad un pubblico numeroso,
dopo i saluti d'apertura della sindaca
Annalisa Bazzi, sono intervenuti il
sindaco di Calto, Michele Fioravanti, la
prof.ssa Licia Rebustini, componente
della Commissione Biblioteca di Felonica
e la prof.ssa Franca Bulgarelli, Presidente
del Comitato di Gestione della Biblioteca
di Calto.
La mostra potrà essere visitata fino al
giorno 3 novembre dal martedì al sabato
dalle ore 08.00 alle ore 12.00 e nei giorni
festivi dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e
dalle ore 14.30 alle ore 19.30
sermidianamagazine 19
castelnovo bariano
di franco rizzi
Nel mese
dell’anziano
trionfano
le donne
Nel ricordo
della Grande
Guerra
C OM U N I
I
l prof. Paolo Brenzan ha
coordinato un gruppo
di studiosi che, frugando
nell’archivio parrocchiale di
Castelmassa, hanno riportato alla
luce spunti e testimonianze dei
soldati e delle rispettive famiglie
(1915-18) e ciò nell’ambito del
100° del 24 maggio 1915, quando
l’Italia dichiarò guerra all’AustriaUngheria. Serata interessante
e partecipata l’ultimo giovedì
sera in cui Paolo Brenzan,
Alessandra Carta, Giovanni
Albertin, Silvia Brenzan e
Fiorella Ferraresi hanno letto
e commentato testimonianze
inedite di fronte ad un pubblico
numeroso, attento e motivato;
ha fatto gli onori di casa il
sindaco Massimo Biancardi
che ha voluto fermamente
l’iniziativa. I protagonisti: mons.
Daniele Quaglio, arciprete di
Castelmassa dal 1914 al 1941
il cui bollettino parrocchiale è
stato fonte preziosa di notizie;
il generale Giuseppe Porta,
massese, medaglia d’argento
già nelle prime settimane di
guerra che, come comandante
dell’82° reggimento nel 1918,
per primo riconquistò parte del
territorio, perso dopo la rovinosa
rotta di Caporetto; testimoni
vari sui primi decenni del ‘900
i cui ricordi furono condensati
prima del 1980 nel libro Gente
polesana.
20 sermidianamagazine
O
ttobre mese dell’anziano festeggiato
in misura degna tramite la sesta
edizione di nonni a tavola domenica
18 ottobre dalle 12.30, il classico
pranzo offerto a tutti i pensionati locali
a cura dell’Amministrazione e della
Pro Loco e la terza età ha risposto in
pieno. L’assessore ai servizi sociali
Francesco Masini è il promotore di
questa originale manifestazione e anche
stavolta si è detto “contento di vedere
qui in allegria tanti anziani. Divertitevi
tra la buona cucina e l’amicizia che vi
lega. L’Amministrazione castelnovese
che ho l’onore di rappresentare vi è
sempre vicina nei limiti del possibile”.
Don Stefano Certossi ha elogiato
la promotion, impartendo poi la
benedizione. Il sindaco Massimo
Biancardi, accompagnato dall’assessore
Anita Paganelli e dai consiglieri delegati
Damiano Filippi e Vanni Libanori, ha
augurato buon appetito a tutti. Francesco
Lazzarini, presidente Pro Loco, è stato il
vero regista dell’evento prima, durante
e dopo il pranzo, un post allietato da
una lunga tombola per molti premi.
Sempre all’altezza il servizio cucina
e ai tavoli della Pro Loco e gradite
assai le varie portate: cappellacci,
fettuccine, cotechino, puré, contorno,
dolce casalingo, caffè e ammazzacaffé.
Indipendenza al completo si diceva
e maggioranza assoluta per quanto
riguarda il gentil sesso sempre pimpante,
elegante, spiritoso specie nella terza
età, avendo così dato una connotazione
particolare a una manifestazione
perfettamente riuscita pure stavolta.
SAN PIETRO POLESINE
Il bar Antonella
sempre affollato
I
l Bar Gelateria Antonella da sempre
è il più importante riferimento per la
piccola frazione sampietrese in cui il
calcio giocato e tifato la fa da padrone.
Entriamo un sabato pomeriggio ottobrino
prima delle 17 e troviamo il ritrovo
pieno di gente. I pensionati Ivano
Barbieri, Agostino Maestrello, Renzo
Lupi e Franco Lorenzetti abitano a Villa
Bartolomea ed affermano concordi
che “questo bar ci piace da tempo
per l’ospitalità, i clienti simpatici, il
vino buono e il caffè invitante. Siamo
veronesi ma basta passare il Canalbianco
e arrivare qui”.
Altri veronesi come Soufiane Labrahiri,
il fratello Ayoub Labrahiri e Yassine El
Morsli (“risiediamo a Vangadizza di
Legnago”) fanno tappa qui il sabato
pomeriggio per motivi sportivi. “Siamo
tesserati col Bar Gelateria Antonella che
partecipa al campionato interprovinciale
di calcio amatori Uisp. Siamo all’inizio
del campionato ed abbiamo appena
“Nel 1986 abbiamo rilevato il bar che
comunque ha una valenza storica
nostrana, essendo stato aperto dopo
il 1960 per una numerosa clientela
locale e non. Diciamo che caffè e
calcio sono sempre stati il binomio
vincente: tifo per la serie A, la mitica
Sampietrese prima, il team di calcio
amatori che noi sponsorizziamo poi.
Abbiamo ristrutturato l’ambiente nel
1999 e da allora con varie promozioni
ci impegniamo per venire incontro alle
esigenze della clientela e al mutar dei
tempi. Il calcio amatori ci ha dato grandi
soddisfazioni sempre, su tutte il titolo
italiano 2004-2005”.
battuto allo stadio locale per 2-1 lo
Spinimbecco. Quando giochiamo in casa
prima e dopo il match l’Antonella è il
nostro punto di ritrovo, così durante gli
allenamenti serali infrasettimanali. Si
respira aria familiare in questo bar”.
La titolare Antonella Ramazzina gestisce
il ritrovo insieme al marito Marco
Garbellini e a lei diamo la parola.
La mamma Bepina
compie 92 anni
Domenica 4 ottobre Giuseppina Malerba, detta Bepina, ha festeggiato felicemente i 92
anni, essendo in perfetta forma. Accanto a lei il marito Vittorino Rizzi 89enne, insieme
ai figli Franco e Silvio.
Assente giustificato
l’unico nipote Fabio
Rizzi, impegnato nella
sua edicola di Lonigo
(vicino alla mitica
pista di speedway)
insieme alla mamma
Lucia Randon.
sermidianamagazine 21
di franco rizzi
castelmassa
“Cio Negri” dopo 70 anni
chiude bottega
C OM U N I
F
ra i mestieri tradizionali
in via d’estinzione occorre
annoverare il calzolaio
(scarpulin in dialetto locale) e
nel paese caro a Guareschi il
simbolo dei ciabattini è sempre
stato Pio Negri, classe 1931, da
tutti conosciuto col soprannome
di Cio. Nel 2010, nell’ambito
della fiera di S. Martino, a Maac
25 l’Amministrazione comunale
e la Cna gli hanno riconosciuto
il premio Artigiano per la vita.
In che modo ha cominciato a
riparare scarpe?
“Sono nato a Castelmassa 84
anni fa, poi, col matrimonio,
mi sono trasferito a Ceneselli,
dove ancor oggi risiedo, ma
ho sempre avuto bottega qui.
Nel 1948, sedicenne, venni
assunto come apprendista nel
laboratorio di Cesare Cabri
in piazza Libertà, la stessa
bottega dove ho lavorato sino
a poco tempo fa; allora si
producevano scarpe e borse da
lavoro. Ci rimasi una decina
d’anni ed imparai bene il
mestiere tanto che decisi di
mettermi in proprio, essendoci
a quei tempi molta richiesta.
Aprii una piccola realtà
produttiva in via N. Sauro (oggi
piazzetta Ragazzi) proprio di
fronte all’odierna Camera del
lavoro e là rimasi per oltre un
quarto di secolo: tanto lavoro,
soddisfazioni, un mestiere che
mi assorbiva completamente
e che tirava; a Castelmassa
eravamo ben cinque calzolai e
c’era posto per tutti”.
Com’è arrivato sino ad oggi?
“Nel 1993 mi sono trasferito
in piazza Libertà nel vecchio
A SINISTRA, CIO NEGRI
A DESTRA MARINO RIZZI
EMIGRATO IN FRANCIA
NEL 1948, SUO COMPAGNO
ALLE ELEMENTARI,
TORNATO A TROVARLO
NEL 2013
laboratorio di Cesare Cabri; un paio di
anni fa nuovo spostamento di pochi
metri in un ambiente più funzionale
proprio a fianco della storica orologeria
Bardini, quello attuale. Aggiusto scarpe
d’ogni genere da quasi settant’anni ed
in paese da parecchio sono rimasto
l’unico scarpulin. Il mio mestiere è in via
d’estinzione: in zona bisogna spostarsi
a Trecenta o a Sermide per trovare
un collega, oppure andare nei centri
commerciali cittadini. Sinora ho sempre
lavorato molto per Castelmassa e i paesi
limitrofi e la mia passione professionale
è rimasta intatta; ciò mi ha permesso
di restare giovane in mezzo alla gente
quotidianamente, unico mio rimpianto
non avere continuatori. Consiglio ai
giovani di fare il calzolaio: attività
autonoma, lavoro sicuro, necessario però
fare molto apprendistato, ciò che tutti
rifiutano”.
Cosa differenzia il calzolaio di ieri da
quello odierno?
“Una volta era tutta fatica manuale:
tomaie e suole venivano variamente
incollate; si riparavano scarpe vecchie
che duravano anni, i famosi zocui.
Adesso impera il consumismo dell’usa
e getta: recupero calzature nuove,
un prodotto meno durevole in quanto
industriale, pure quello griffato. Si fa
meno fatica tramite l’impiego della
macchina, pur se la manualità ragionata
è ancora essenziale (montaggio,
finissaggio, controlli vari)”.
Chiude a fine anno, perché?
“Data l’età avanzata è giusto smettere,
chiuderò definitivamente il prossimo
31 dicembre, mi dispiace ma un
ciclo professionale ed esistenziale ha
completato il suo corso. Comunque per i
clienti affezionati lavorerò ancora a casa,
Abito in centro a Ceneselli in via Roma
291 e mi si può reperire allo 0425/88611”
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in evidenza
COOP ALLEANZA 3.0
La storia continua
Le 3 Cooperative di consumo: Coop Adriatica, Coop Nordest e Coop Estense
hanno deciso la fusione, che partirà dal 1° gennaio 2016.
Una realtà nata per dare ai soci e a tutti i consumatori i vantaggi e le sicurezze
che possono derivare dalla più grande Cooperativa di consumo italiana:
2,7 milioni di soci, 22mila dipendenti, 4,8 miliardi di fatturato e che con i 419
punti vendita, coprirà l’intera penisola, dalle regioni del nordest alla Sicilia.
sermidianamagazine 23
I soci potranno beneficiare di una serie di facilitazioni: dalla salute
e cura della persona, alla cultura, al turismo, all’integrazione
sanitaria e previdenziale, ai prodotti assicurativi e finanziari,
fino alla distribuzione di carburanti, elettricità e gas, attraverso
società proprie, partecipate e controllate.
Sermidiana ha ospitato il sermidese Gianmaria Menabò,
una carriera in Coop Nordest, dove attualmente è direttore
commerciale, e nella Coop Alleanza 3.0 sarà il nuovo
manager responsabile del marketing su tutto il territorio
nazionale.
Ha conversato a “ruota libera” sui temi e prospettive della nuova
Cooperativa.
Perché la fusione in questo momento?
E’ stata fatta adesso perché non siamo costretti a farla ma è una fusione lungimirante,
fatta per il futuro. Ci sono Coop che si mettono insieme all’ultimo momento per necessità, per evitare la chiusura.
E’ la storia che si ripete. Molte Coop che
erano nate localmente con un solo negozio
hanno dovuto aggregarsi e alcune chiudere.
Il tema dell’aggregazione è da sempre nello
spirito della Coop, e i dirigenti cooperatori
lungimiranti l’hanno perseguito.
La propensione o la necessità di aggregarsi implicano problemi da risolvere, come
rinunciare alla autonomia di decisioni. in
che modo sono stati superati?
Certamente! Lo stare insieme vuol dire anche
controllarsi. Lo stare da soli ha significato,
per alcune realtà, dover chiudere con danno
per i soci.
Un esempio sono le Coop di costruzioni:
sono fallite tutte perché non hanno portato
avanti progetti di aggregazione. Quando ci
sono sofferenze di questo tipo, l’associazionismo interviene in varia misura a tutela dei
soci.
Qual è il senso di questa aggregazione, che
si chiamerà Coop Alleanza 3.0 ?
Quando è stata creata la Coop Nordest sono
stati messi insieme due territori, con Coop
diverse creando un’azienda di grandi dimensioni. Ogni Coop, restando a casa propria,
non avrebbe potuto diventare così grande. Il
senso è proprio quello di cooperare per poter
offrire ai soci, a tutti i consumatori, prodotti
e servizi di qualità al miglior prezzo.
In che modo i consumatori e soci di Sermide potranno trarre benefici da questa
fusione?
Prendo ad esempio i dipendenti. E’ innegabile che più grande è l’azienda maggiori
sono le tutele. Altro problema è quello di
dotarci di strumenti per non allontanarci
dal territorio. A questo proposito il nuovo
Statuto prevede modi perché la Coop non
sia percepita “lontana”. E’ un problema da
sempre vivo, dalla nascita della cooperazione. Oggi è tutto più allargato, ma gli stimoli
sono gli stessi: creare qualcosa di più forte
e duraturo.
Inoltre, un’azienda di queste dimensioni
ha l’ambizione di essere utile allo sviluppo
dell’Italia. Non salveremo il Paese da soli, ma
potremo essere uno strumento. Un’azienda
che ha circa 2,7 milioni di soci, cittadini italiani, non è cosa di poco conto. L’operazione
è fatta guardando al futuro.
Quando è nata l’idea di questa fusione con
Coop Adriatica e Coop Estense, per creare
poi la grande Coop ?
Se ne parlava da 15 anni. L’ex Presidente
della Nordest e della Unione Mondiale delle
Cooperative, Barberini, è sempre stato fautore di unificazione delle Coop
Ci sono già strumenti comuni: il distretto, i
magazzini. La strada della fusione è una via
obbligata. La cooperazione francese è fallita
proprio per mancanza di aggregazione ed
ha ceduto all’avanzata dei colossi. Naturalmente bisogna superare resistenze. Ognuno
pensa di poter stare bene a casa propria e
di poter essere autosufficiente. Ci sono stati
momenti storici in cui questa era l’idea prevalente.
I tempi sono maturi tant’è che in sei mesi si
è passati dalla delibera di indirizzo del Consiglio di Amministrazione alla fusione che
partirà il 1° gennaio 2016.
Questa fusione mette insieme persone dal
Friuli alla Puglia e, attraverso controllate,
dal Trentino alla Sicilia. Sono tutti italiani con caratteristiche diverse, come si fa a
farli interagire in un solo modo ?
E’ una impresa “titanica” e, prima di vedere
i frutti, servirà qualche anno per integrare le
aziende. Perché sono culture diverse, modalità diverse di stare in azienda e stili diversi
degli stessi Consigli di Amministrazione. Il
tutto da unificare.
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24 sermidianamagazine
Quali sono le dimensioni della
nuova cooperativa ?
Sicuramente la più grande Cooperativa italiana e tra le più
grandi d’Europa. Ricordo i circa
2,7 milioni di soci, più di 400
punti vendita, 22.000 dipendenti e circa 5 miliardi di euro
di fatturato.
Non si tratta, dunque, di una
operazione finanziaria, ma di
una fusione la cui utilità sarà
a vantaggio di soci e consumatori ?
Se si trattasse di una mera operazione finanziaria sarebbe stato
meglio che ognuno rimanesse a
casa propria. La fusione è rivolta
al futuro per diversi aspetti: la
solidità, la tranquillità, la possibilità di investire. Ognuna per sé
non ha lo stesso peso che mettere insieme i tre patrimoni delle
società.
La Coop Adriatica ha una società che vende luce e gas ai soci.
La Coop Nordest non ha una
società simile. Nel 2016 anche i
soci di Sermide potranno avere
un’offerta di luce e gas Coop a
prezzo vantaggioso. E’ un esempio per dire che quanto offerto
dalle tre Coop potrà essere a disposizione di tutti i soci su tutto il territorio interessato dalla
nuova Coop.
I soci si troveranno la somma dei
benefici di cui le singole Coop
non disponevano. Per altri versi
si procederà alla normalizzazione. Esempio: ci sono due società di turismo. Diventerà una
soltanto che servirà tutti. Si faranno risparmi che andranno a
beneficio di tutti.
Riassumendo: mettersi insieme
vuol dire fare enormi risparmi
e distribuire i vantaggi. Fare
questa fusione non è stata una
“passeggiata in salute”, le difficoltà sono tante, ma il risultato
va perseguito perché sarà a favore in primo luogo dei soci e
di tutti i consumatori. E’ come
avere una strada davanti e un
percorso da fare. Non si potrà fare tutto e subito ma, nel
medio periodo, si potranno fare
costanti e continui passaggi di
miglioramento gestionale.
Dove si svilupperanno le nuove
sfide territoriali ?
Sicuramente nel Sud Italia. Penso che un’azienda nazionale
non possa chiudersi nei propri
territori di vocazione. Una grande azienda deve avere la capacità di andarsi a misurare dove
sono le difficoltà. La sfida è
gravosa, ma non provare al Sud
vuol dire rimanere un’azienda
dimezzata. Nei nostri territori la
cooperazione ha fatto crescere
la cultura, la capacità di stare
sul mercato. In questo modo
crescono le persone, crescono le
aziende cooperative e crescono
sane. Quello che manca al Sud
è “l’humus” cooperativo, che è
stato importante nella nostra
zona. La cooperazione non deve
essere esclusiva, ma non può,
parimenti, essere bandita. Al
Sud non esisteva la cooperazione, ma può far capire che si
può stare sul mercato, lavorare
avendo un contratto regolare,
pagando la gente tutti i mesi,
comprando da fornitori regolari,
facendo investimento regolare,
restando nella “zona bianca” e
non nella “zona grigia”. Come
grande impresa cooperativa ci
siamo posti il principio di non
abbandonare il Sud. Non farlo
sarebbe un passo indietro. Non
andare in Sicilia sarebbe da conigli. Non si può non porsi il
problema di far evolvere anche il
Sud. Sono da sfatare anche certe
dicerie o convinzioni. Esempio:
al Sud, in particolare in Sicilia,
abbiamo riscontrato un assenteismo molto basso. Così come
non è vero che vi sia soltanto
clientelismo. Tutti quelli che
sono stati assunti dalla Coop lo
sono stati perché hanno fatto
richiesta e senza “raccomandazioni”. Anche gli approvvigionamenti della Coop avvengono da
produttori in maniera regolare
e trasparente. La Coop intende
restare nella legalità in tutti i
passaggi necessari.
Sono le sfide che, in Sicilia come
nel resto del Sud, si devono vincere perché sono nel DNA della
Cooperazione.
La cooperazione ha origini
storiche e politiche ben precise. Le forze politiche come
hanno commentato questa
nuova aggregazione ?
Da tempo tra Politica e Coop vi
è un certo spazio, pur ricordando la nostra nascita e la nostra
storia. La Politica vede di buon
occhio questa fusione. Uno
strumento di questo tipo è utile
alla Politica. La Coop è radicata
in tutti i territori e, ovunque, è
benvoluta.
La Coop sul territorio non fa politica. Piuttosto fa assunzioni e
paga le tasse. Questo fa bene a
tutti perché è una risorsa.
E’ stata una lunga, amichevole
chiacchierata. Sermidiana ringrazia Gianmaria Menabò per
aver dato opportunità ai lettori
di conoscere notizie dettagliate
e di prima mano sulla nuova Cooperativa Alleanza 3.0, che sta
ad indicare (come nell’informatica) un punto di partenza, non
di arrivo, avendo come meta ciò
che di meglio porta con sé la
cooperazione a favore di soci,
consumatori e dei territori, cioè
dell’Italia. Auguri al manager
sermidese. Nella nuova azienda
lo aspetta un gravoso, ma prestigioso incarico di responsabile
del marketing su tutto il territorio nazionale.
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sermidianamagazine 25
Giorgio dall’Oca: anima cooperativa
Se dici Coop a Sermide non puoi
non pensare a Giorgio Dall’oca,
che ha assistito e attivamente
partecipato, all’avvento del primo
supermercato aperto dopo quello
di Mantova nei primo anni Settanta.
Nel 2000, anno della pubblicazione
del volumetto “Dalla Sermidese
alla Coop Nordest”, proprio lui
scriveva: “Sono trascorsi ben 55
anni da quando, per iniziativa
di alcuni temerari, si costituiva
la Cooperativa di consumo “La
Sermidese”, che ha rappresentato
la base di partenza per arrivare ai
nostri giorni”.
Dov’è comincia la storia cooperativa di Sermide?
Lo sviluppo del movimento cooperativo affonda le sue radici già alla fine dell’Ottocento, con le prime società di mutuo soccorso operaie e contadine. Poi naturalmente
tutto subisce una battuta d’arresto a causa dei conflitti mondiali, ma dopo la seconda guerra mondiale si assiste alla ricostruzione della rete cooperativa. La validità di
quanto offerto dalle società di mutuo soccorso era confermato dall’adesione della
popolazione, specie di quella meno solida economicamente, anche perché si concedeva il credito. Anche a Sermide, così come in ogni comune, c’era un piccolo spaccio,
quasi un deposito, nato su iniziativa di alcuni agricoltori, in cui avveniva la vendita, o
meglio lo scambio, di beni di prima necessità. Era il 1945, e la nascita della Cooperativa
di produzione e Consumo “la Sermidese” fu uno dei segnali forti della volontà di rinascere di una città distrutta dalle bombe e dalla guerra. Già allora, la cifra distintiva di
queste iniziative, era la volontà di aiutare chi non ce la faceva, intervenendo sui prezzi
dei prodotti.
Ma il movimento cooperativo si esprimeva
solo nel campo commerciale?
Certo che no, in quegli stessi anni nascevano la Cooperativa Edile Sermidese, la Cooperativa di Produzione e Lavoro e la Cooperativa Elettricisti.
Che cosa decretò allora, valenza sociale a parte,
secondo te la fortuna della Cooperativa?
Una forte incidenza è stata quella della quantità: nessuna azienda poteva competere con il
suo volume d’affari, all’epoca c’erano sette punti vendita per poco più di dieci mila abitanti.
E poi era indiscutibile la competenza dell’addetto alle vendite Berzuini, del resto dobbiamo
pensare che all’epoca si trattava soprattutto prodotti di prima necessità: zucchero, olio, farina, burro…il petrolio per le lampade. É da qui che poi la Coop ha mantenuto la politica del
proprio marchio, frutto di competenza e conoscenza dei prodotti e del territorio.
Quando è comincia la tua esperienza con la Cooperativa?
Negli anni Cinquanta lavoravo per la CGIL, e da sempre questo sindacato cercava di sostenere
questa iniziativa di sostegno e supporto dei lavoratori e dei meno abbienti. Ad un certo punto
mi è stato proposto di diventare segretario della Cooperativa, che intanto era cresciuta e aveva
visto nascere la necessità di un coordinamento. Poi negli anni sono diventato Responsabile
Commerciale e poi Capo negozio.
26 sermidianamagazine
Quali sono state le sedi
a Sermide dei negozi della
Cooperativa?
Nel 1946 inizia l’attività commerciale in via
Indipendenza, l’ex bottegone Gulinati, poi a
Santa Croce, Malcantone, Porcara, Caposotto, Moglia, Zappellone. Nel ’69 si è costruito
il supermercato, il primo aperto in provincia
dopo quello di Mantova, dove ora c’è il condominio San Michele. Nel 1986 si è spostato
dove c’è l’attuale sala Bingo, per spostarsi
ancora in anni più recenti, nella sede attuale
di via dei Cipressi.
Che cosa ti è rimasto
di quegli anni, di quella
esperienza?
La soddisfazione di aver fatto parte di un’organizzazione che esprimeva i princìpi di una
sinistra votata alla sussidiarietà e all’aiuto dei
più fragili. Negli anni la Cooperativa aveva
impresso la sua impronta al mercato, tutti i
negozi si sono rifatti a lei per i prezzi; ancora
adesso è un’azienda che investe per migliorare i suoi servizi. E poi sono orgoglioso del
peso assunto da Sermide in quegli anni in
cui tutto prendeva forza; a Sermide era davvero forte e antico la spirito cooperativo. Ho
speso in questa realtà una fetta importante
della mia vita, non posso che essere compiaciuto di ciò che sta diventando oggi.
A cura di Chiara Mora
di danilo bizzarri
magnacavallo
DAL BRASILE
C OM U N I
I Costa
sulle vestigia
degli avi
Gita a Cervia
CON LA PRO LOCO
GASTRONOMIA E BELLEZZE NATURALI
A
l mattino le saline, note
in tutto il mondo. La giovane guida spiega le varie fasi
della lavorazione di questo
prodotto che viene dal mare:
il salmarino, che entra ogni
giorno nelle nostre case.
Questo è uno dei più raffinati
che si trovino in giro. La comitiva non sta sulla pelle, attende il momento fatidico della
gita, il suo clou principale e
comincia a smaniare. Allora,
tutti a tavola, è arrivato il gran
momento. I camerieri non accennano a fermarsi un attimo,
arrivano con vassoi e vassoi,
ogni specialità di pesce, ce
n’è per tutti i gusti. Allora a
capofitto sulle pietanze, una
goduria impagabile per i palati dei buongustai, l’appetito è
insaziabile con tutto quel ben
di Dio. La brigata dei commensali si sente in paradiso e
le conversazioni si fanno più
frequenti e piacevoli.
Inebriati da tanta cornucopia,
i gitanti vagano nel pomeriggio passeggiando sulle sabbie
un po’ grige e smorte di Torre Pedrera ravvivate di tanto
in tanto da qualche raggio
di sole, il clima è dolcissimo
e l’aria marina ricca di iodio
ritempra le membra assopite dal pranzo pantagruelico.
Peccato che la giornata scorra così in fretta e che giunga
l’ora del ritorno! Ma il piacere
è stato tale che durerà ancora
tanto nel ricordo di chi ha vissuto questa giornata di piena
libertà.
I COSTA BRASILIANI INSIEME A DUE PARENTI ITALIANI
P
er i discendenti della famiglia Costa, è stato
importante immergersi nel tempo e nello spazio
dei luoghi delle loro radici. Han fatto la loro comparsa
un giorno feriale dei primi d’ottobre, giunti da Poggio
Rusco accompagnati dal primo cugino Bruno, l’oriundo
brasiliano Orlando Costa Dias con la moglie Elaine Lucia
Palloni e l’amica di origine tedesca Kathye Karg, che
han messo piede sul sagrato della parrocchiale dedicato
alla santa degli emigrati Francesca Saverio Cabrini
per calcare la terra in cui vissero i nonni dei nonni e
respirare l’aria che respirarono i loro antichi progenitori.
Sono stati accolti da Rino Barbi, che ha fatto da guida e
cicerone nel percorso culturale dedicato all’emigrazione
mantovana. Dapprima una capatina nella chiesa,
dove hanno potuto ammirare il magnifico bassorilievo
dedicato alla santa inaugurato nell’ultima festa
all’Emigrato, poi camminando sono passati attraverso il
Parco degli Emigrati per raggiungere in piazza Marconi
l’esemplare Monumento all’Emigrato, dove hanno
sostato per immortalare con uno scatto di foto il magico
momento; ultima tappa, il Museo dedicato all’Emigrato.
Qui gli ospiti di riguardo, lui Orlando celebre chirurgo
specializzato all’Istituto dell’Ospedale Rizzoli di Bologna
ed insigne figura nella città di Barau nello Stato di
San Paolo, da dove sono provenuti, consigliere laggiù
dell’Associazione Dante Alighieri, e lei, la moglie,
vicepresidente dello stesso sodalizio, che tiene alto il
valore della nostra lingua e della nostra cultura, insieme
alla loro amica hanno visitato con tanto interesse le varie
sezioni del museo.
IL GRUPPO DEI GITANTI A TORRE PEDRERA
MENÙ PERSONALIZZATI
O S T E R I A
LA Caposotto
CUCARACHA
di Sermide
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sermidianamagazine 27
di pietro ganzaroli
C OM U N I
Filitalia
incontra la
comunità
carbonarese
I
n settembre Villa Bisighini
di Carbonara di Po ha avuto
l’onore di ospitare un gruppo
di visitatori americani di
Philadelphia accompagnati
dal fondatore di Filitalia
Prof. Pasquale F. Nestico, dal
Governatore D. Marconcini
e da Vittorio Bocchi, in
collaborazione con il “Portale
dei lombardi nel mondo”,
finanziato dalla Regione
Lombardia. Il gruppo insieme
al Sindaco di Carbonara di Po
Motta Paola ha visitato Villa
Bisighini ed ha assistito alla
proiezione del documentario
“Ritorno da Buenos Aires”
commentato da Vittorio Bocchi.
Filitalia è stata fondata a
Philadelphia nel 1987 dal Dott.
Prof. Pasquale F. Nestico, ed da
un gruppo di Italo-Americani.
La parola “Filitalia” significa
amore per l’Italia. Gli obiettivi
della Filitalia sono quelli di
preservare l’eredità italiana,
la tradizione e la cultura,
sia attraverso eventi sociali,
culturali che sportivi e
programmi umanitari.
Ci si propone di incentivare
questi incontri e rafforzare
l’amicizia con FILITALIA per
mantenere viva la cultura
italiana nel mondo.
28 sermidianamagazine
carborara po
Humana Vox
compie 10 anni
D
omenica 18 ottobre presso
Villa Bisighini di Carbonara
si è tenuto il concerto della Corale
carbonarese Humana vox per festeggiare
l’anniversario dei suoi 10 anni di attività.
La corale Humana vox di Carbonara di
Po, nata nel 2005, è una formazione
composta da coristi con esperienze
corali di vario genere, può vantare un
repertorio polifonico di genere vario,
che spazia dalla musica sacra alla
musica profana, agli spirituals, agli
arrangiamenti di brani famosi.
In pochi anni di attività la corale ha
già all’attivo molti concerti, ha stretto
collaborazioni con altri gruppi corali sia
italiani che stranieri.
La direzione artistica è del Maestro
Simone Morandi, laureatosi in Musica
corale e Direzione di Coro presso il
Conservatorio “Lucio Campiani” di
Mantova .
Nel 2005 ha fondato la corale polifonica
“Humana Vox”di Carbonara di Po,
impartendo con passione lezioni per
arrivare ad un repertorio molto vasto.
Accompagnavano il coro:Francesco
Borghi alle percussioni e Katiuscia
Carella al flauto. Nella splendida
cornice di Villa Bisighini, i numerosi
ospiti intervenuti hanno apprezzato le
splendide esecuzioni. Il Sindaco Paola
Motta e gli amministratori hanno accolto
artisti e pubblico con entusiasmo.
Le associazioni locali Anspi, Auser
e Pro Loco hanno contribuito con le
loro collaborazioni e con rinfresco
a completare il gradito pomeriggio
musicale.
Carbonara di Po
ad Oltrexpo
N
ella sala del Museo Archeologico di Mantova, hanno fatto la loro rassegna i Comuni
del Consorzio Oltrepò mantovano, per promuovere le loro specialità in funzione di
EXPO.
Dall’8 all’11 ottobre Carbonara ha esposto in quella ammirevole vetrina le sue specificità
e tipicità. All’esposizione erano presenti le opere degli artisti di Carbonara: Angiolino
Bertolani, Laura Cabrini e Alice Negrelli.
C’erano filmati dell’Isola Boscone, la riserva naturalistica di importanza internazionale
curata dal Dott. Daniele Cuizzi, il documentario di Villa Bisighini, gioiello artistico che
identifica il nostro territorio, Vittorio Bocchi ha prestato i suoi libri sull’emigrazione.
Le aziende locali, di cui Carbonara va fiera, hanno presentato le loro icone: Haemotronic, Unical, Bertolani, S.A.I.C.
Le ristorazioni: Corte della marchesa, Osteria 59, La rosa dei venti, il Passacor hanno
presentato i loro ambienti e le loro specialità. Numerosi sono stati i visitatori, che hanno
degustato le specialità al tartufo offerte dalla Pro Loco Carbonarese, anticipazione della
Tartufesta che inizia il 28 ottobre a Carbonara.
Il Sindaco Paola Motta, Viviana Bertazzoni, Fiorella Pradella, Umberto Rampani,Gianni
Garosi hanno garantito con la loro presenza la rappresentanza dell’Amministrazione.
Bella giornata culturale, artistica, letteraria e gastronomica hanno festeggiato Carbonara
di Po, piccolo centro, ma grande gioiello dell’Oltrepò.
Tartufesta
TRE INTENSI FINE SETTIMANA A BASE DI TARTUFO BIANCO
A
nche quest’anno a Carbonara torna la TARTUFESTA, con una ricca proposta
di piatti tipici e specialità culinarie.
La rinomata manifestazione
enogastronomica si svolgerà
in una tensostruttura riscaldata con ben 600 posti a sedere:
il Palatartufo. L’appuntamento più atteso dei buongustai
carbonaresi, organizzato dalla
Pro Loco Carbonarese in collaborazione con l’Amministrazione Comunale ed altri enti
ed associazioni locali, si terrà
dal 24 ottobre all’8 novembre.
Per la Kermesse dedicata ad
uno dei prodotti più prelibati della zona si tratterà della
18esima edizione: un traguardo che solamente le iniziative
di successo riescono a raggiungere.
La scorsa edizione ha visto
una costante crescita di pubblico, quindi per il 2015 si è
voluto riproporre un ambiente
adeguato per poter aumentare ulteriormente le presenze:
gli amanti della buona tavola
raggiungeranno Carbonara da
tutte le province limitrofe.
Ad attenderli ci sarà un menù
“tutto tartufo bianco” che
spazierà dal classico risotto
alle tagliatelle, dai tortelli di
zucca alle scaloppine, al carpaccio.
E per chi, dopo aver mangiato, vorrà portare a casa qualche prelibatezza locale o alcuni prodotti artigianali, sarà
allestita anche un’area con
stand espositivi.
I grandi protagonisti della manifestazione saranno come
sempre i volontari: anche
quest’anno saranno un centinaio le persone impegnate in
cucina, nel servizio ai tavoli
ed in altre attività fondamentali per la riuscita della Tartufesta.
E’ consigliata la prenotazione
al 333-2377400, 3484520695,
[email protected]
Q
uesto è sicuramente il
mese del tartufo, un
mese ricco di manifestazioni
che celebrano il famoso
“oro bianco” della bassa
mantovana e di carbonara;
una grande risorsa e fonte
di ricchezza per il nostro
territorio. La cosa più
affascinante del tartufo è il
suo profumo, quando lo senti
è come se ti accarezzasse
dolcemente, e si presta
benissimo a moltissimi
accostamenti perchè da
sicuramente un tocco in
più al piatto, ma non tutti
sanno come nasce e come si
raccoglie questo prezioso tipo
di fungo.
Il nostro territorio infatti si
può definire una tartufaia
naturale per via della sua
origine alluvionale e per il
suo paesaggio pianeggiante
che favorisce la crescita
del tartufo bianco o come
viene definito in latino
“Tuber magnatum Pico”, il
più pregiato tra i tartufi per
via della sua alta qualità
gastronomica.
Il tartufo è infatti un fungo
IL TRIFULIN ROBERTO
E IL SUO FEDELE
AMICO PICO
che cresce spontaneamente
nel sottosuolo accanto
alle radici degli alberi, ad
esempio come quelle dei
pioppi o delle querce e sono
un presupposto fondamentale
per coltivare il tartufo perchè
ne favoriscono la nascita e
la crescita. Inoltre anche la
mano dell'uomo, i cosiddetti
tartufai, non è affatto da
sottovalutare che con i
loro fedeli amici a quattro
zampe, i cani da tartufo,
eccezionali nel fiutare i
tartufi, permettono di scovarli
anche nei posti più difficili.
La raccolta avviene in base
a dei giorni definiti da un
calendario ben preciso e
tutti i tartufai devono essere
in possesso di un tesserino
rilasciato dalla provincia
di Mantova a seguito di un
corso e di un esame. Una
volta che il cane ha trovato il
fungo, il tartufaio lo rimuove
dal terreno e poi provvede a
risistemarlo per conservare
il suolo e per permettere una
nuova fioritura del tartufo.
A volte invece la raccolta
avviene di notte in modo da
mantenere segrete le zone di
crescita per non rivelarne la
potenzialità ad altri tartufai.
Per quanto riguarda
l'addestramento del cane
esiste tra le altre cose anche
un libro chiamato: “Come
addestrare il cane da tartufo”,
un manuale prezioso per
gli appassionati di tartufi,
che svela i segreti di un
esperto nell'addestrare i cani
da tartufo e che può dare
consigli molto utili.
sermidianamagazine 29
rubricascuola
L’ISTITUTO COMPRENSIVO
DI SERMIDE PRESENTE A
“LA RELAZIONE CHE NUTRE”
◆Domenica 27 settembre 2015 a Mantova nel Parco di Campo Canoa si è svolta la manifestazione “La relazione che nutre” organizzata da ASL Mantova in collaborazione con Regione Lombardia.
Nella mattinata, presso l’auditorium, si è svolta una tavola rotonda
alla presenza di numerose autorità in rappresentanza del Provveditore agli studi di Mantova, della Scuola Capofila Provinciale Rete
SPS Mantovane, dell’Ufficio scolastico per la Lombardia e dell’Area
Promozione Salute ASL Mantova, in cui si sono affrontati i temi ed
illustrati i progetti realizzati nelle scuole del nostro territorio rivolti alla
promozione della Salute, della Legalità, della Cittadinanza attiva e
alla prevenzione del bullismo. La Dirigente Carla Sgarbi e la Prof.
ssa Vanna Bernardelli sono state invitate in qualità di relatrici delle
significative esperienze realizzate nell’Istituto Comprensivo di Sermide, e hanno illustrato il percorso formativo e didattico ed i risultati
raggiunti. Per l’occasione è stato proiettato il video “INSIEME LIBERI
RIPRENDIAMOCI I NOSTRI SOGNI” esperienza didattica di promozione alla legalità, realizzata dai ragazzi della 3A coordinati dalle Prof.
sse Vanna Bernardelli e Catia Barbieri.
CARBONARA
E’ ARRIVATO IL NUOVO
LABORATORIO INFORMATICO
◆Il Piano di Diritto allo studio
del Comune di Carbonara ha
consentito la realizzazione del
nuovo laboratorio Informatico
della scuola Primaria e secondaria di Carbonara di Po.
La collaborazione fra la Dirigente prof. Carla Sgarbi ed il Sindaco Paola Motta hanno consentito il raggiungimento di obiettivi
comuni, cioè il potenziamento
di strumenti informatici, che
sono beni durevoli, utilizzati da
tutti gli alunni delle scuole di
Carbonara.
Il laboratorio è costituito da 13
postazioni pc, rappresenta un
importante strumento di potenziamento di competenze informatiche.
L’aula è stata rinnovata, imbiancata, rimessa a nuovo, un punto
di forza per le scuole di Carbonara.
A partire da questo anno scolastico gli alunni a turno potranno
utilizzare le tecnologie informatiche per acquisire nuove competenze e rafforzare le loro conoscenze con software didattici,
ricerche sul web, presentazioni,
elaborazione di testi, grafici e
altri applicativi.
I ragazzi appassionati d’informatica troveranno nella scuola
la possibilità di approfondire i
loro interessi in modo didattico
con l’aiuto di insegnanti qualificati e competenti. Si realizza
la “Buona scuola”; gli alunni al
centro della scuola, un bacino
di idee, di interessi, di creatività,
di competenze su cui il Comune
investe.
CENTRO SAN MICHELE
AGENZIA DI SERVIZI
Centro Medico Sanitario
Studio Medico dei Dottori
Bozzini, Cranchi, Ferrari, Negri
30 sermidianamagazine
Aut. Com. n. 1543 del 03.03.97
SERMIDE . Vicolo Mastine 1 . Tel 0386.62395
librirubrica
di lorena passerini
«LEGGILI ANCHE TU..!»
PROPOSTE DI LETTURA PRESENTI
NELLA BIBLIOTECA COMUNALE DI SERMIDE
IL MERAVIGLIOSO
VIAGGIO DI OCTAVIO
di Miguel Bonnefoy
ed. 66th and 2and
◆Octavio è un uomo solitario,
con gli altri scambia solo le parole dettate dalla necessità, finché
nella sua vita non entra Dona
Venezuela, attrice di Maracaibo
che lo inizia alla scrittura e alla
lettura, e con la quale instaura
un rapporto di tenera amicizia.
Ma questa relazione è destinata
a non durare. Assoldato nella
banda di ladri gentiluomini capeggiata dal carismatico Rutilio
Alberto Guerra, Octavio è coinvolto in un furto proprio a casa
della donna che ama. Qualcosa
però va storto. Costretto a fuggire, intraprende un viaggio alla
scoperta dell’universo venezuelano in un alternarsi di situazioni
oniriche e avventurose. La sua
peregrinazione alla ricerca di
riscatto lo condurrà nei recessi
di una natura indomabile, tra le
pieghe di un paese misterioso,
fino all’epilogo imprevedibile e
affascinante. Romanzo ricco di
sfumature, in cui si intrecciano la storia, il mito, l’elemento
religioso e quello irrazionale; “Il
meraviglioso viaggio di Octavio” celebra la bellezza del Sud
America e la straordinaria capacità del linguaggio di possedere
il mondo.
PESCHERIA FRIGGITORIA
STELLA MARINA
TEMPO
DI SECONDA MANO.
LA VITA IN RUSSIA
DOPO IL CROLLO DEL
COMUNISMO
di Svetlana Aleksievic
ed. Bompiani
◆Far raccontare a donne e
uomini, protagonisti e vittime e
carnefici, un dramma corale,
quello delle “piccole persone”
coinvolte dalla Grande Utopia
comunista, che ha squassato la
storia dell’URSS-Russia per settant’anni e fino a oggi, è il cuore
del lavoro letterario di Svetlana
Aleksievic.
Questo nuovo libro, sullo sfondo
del grande dramma collettivo
del crollo dell’Unione Sovietica
e della tormentosa e problematica nascita di una “nuova Russia”, costituisce il coronamento
ideale di un lavoro di trent’anni:
qui sono decine i protagonistinarratori che raccontano cos’è
stata l’epocale svolta tuttora in
atto: contadini, operai, studenti,
intellettuali, dalla semplice militante al generale, all’alto funzionario del Cremlino, al volonteroso carnefice di ieri forse ormai
consapevole dei troppi orrori
del regime che serviva. Nonché
misconosciuti eroi sovietici del
tempo di pace e del tempo di
guerra, i quali non sanno rassegnarsi al tramonto degli ideali
e alle mediocri servitù di un’esistenza che, rispettando solo
successo e denaro, esclude i
deboli e gli ultimi.
Svetlana
Aleksievic
scrittrice
bielorissa:
Premio
Nobel 2015
per la
Letteratura
di Leandro e Consuelo
telefono 333.4248105 / 320.7874606
Fornitura pesce crudo
per fiere, sagre e banchetti
Presente a:
Ostiglia il martedì
Sermide il venerdì
Villa Bartolomea
il giovedì
sermidianamagazine 31
rubricamusica
di giulia scassa
EFIALTE
IL PUNK ROCK RESUSCITA A SERMIDE
◆ Gli Efialte sono tre ragazzi dalle idee ben
chiare e forti: Stefano Bellati di Ostiglia, Edoardo Gobatti e Daniele Penitenti di Sermide.
Dall’inverno 2014 hanno iniziato a suonare
insieme riscontrando grande successo in
zona grazie alle numerose date nei locali
della bassa e da allora sembrano promettere
sempre di più.
Il nome del gruppo trova spiegazione nel
messaggio di denuncia sociale che lanciano
nei testi che scrivono. “Efialte è un personaggio storico che viene ricordato per il suo
tradimento ai danni degli spartani durante la
battaglia delle Termopili, tradimento che avviene dopo il rifiuto da parte di Leonida (comandante degli spartani) di accettarlo tra le
fila del suo esercito a causa della sua scarsa
struttura fisica che lo rendeva inadatto alla
battaglia. Spiegano i ragazzi: “Condividiamo
il gesto di ribellione di Efialte, e vediamo in
esso un gesto di rivolta contro il potere, contro una società che pretende la perfezione,
scartando tutte quelle persone che non rientrano nei suoi canoni.”
Freschi di studio, hanno appena inciso una
Demo presso Sonic Design a Sermide, contenente tre pezzi: “Ricordati che devi morire”, “Zero” e “Sei euro l’ora”. La prima traccia, cantata dal bassista, punta il dito verso
tutti coloro che vivono una vita povera di
principi e consentono alla società di privarli
di una morale, pensando solamente a soldi
e potere, dimenticando che alla fine esiste
un unico destino uguale per tutti quanti.
32 sermidianamagazine
STEFANO BELLATI, EDOARDO GOBATTI E DANIELE PENITENTI
Il secondo brano invece, cantato dal chitarrista, descrive una persona cosciente della
propria alienazione e del vuoto della propria
solitudine.
L’ultimo brano, con nuovamente la voce del
bassista, racconta il lavoro in Italia vissuto
in prima persona e descrive con particolare
ironia una figura di lavoratore insofferente e
stanco della propria vita. Di questa canzone
sul canale youtube Efialteband è possibile
vedere il videoclip, girato il mese
scorso dai ragazzi di Iulilli’s Cinema.
Tutti e tre i pezzi suonano forte, ricchi di parti strumentali e di un uso
della voce, perfettamente in linea
con il genere punk rock.
Il gruppo si è reso molto attivo sul
versante live: nella bassa mantovana sono stati accolti a Sermide, al
Caffè Italia di Quingentole, al Capolinea di Bergantino, all’Oliva Sgarbata
di Pilastri.
Le date future in programma porteranno il punk degli Efialte un po’ più
lontano:
il 31 Ottobre suoneranno
a Faenza (RA) ed il 27 Novembre
a Lugo (RA).
Quella degli Efialte è una sensibilità
nuova, che dona estremo valore alle
esperienze dei giovani di oggi che
si ritrovano intrappolati in una realtà che sentono non appartenergli e
tendono a smettere di cercare una
via di uscita. E’ proprio una proposta di sfogo allora quella di cantare
e gridare con violenza nelle orecchie
di tutti questa realtà, e sembra funzionante, “Suoniamo il punk per alleggerire le nostre giornate” dicono.
coquinariacose di cucina
maurizio santini
SAPORI D'AUTUNNO
L’AUTUNNO È LA STAGIONE PIÙ MAGICA DELL’ANNO QUANDO FRUTTA VERDURA
E PRODOTTI DEL SOTTOBOSCO SONO ANCORA BACIATI DAL SOLE E REGALANO
AI BUONGUSTAI PRODOTTI CON UNA RICCA VARIETÀ DI SAPORI E COLORI
◆ I boschi si tingono di colori caldi come il giallo e il rosso e offrono profumati: funghi, castagne, frutti di bosco, i vigneti ci deliziano con la
dolcissima uva la regina d’autunno e i campi ci regalano zucca, la verza, mele, pere, prugne, fichi. Con l’arrivo della stagione fresca è più
piacevole stare ai fornelli, cucinare ricette con cotture più lunghe e portare in tavola piatti sostanziosi e dai gusti decisi come risotti, minestroni,
polenta o brasati. In questo numero di Sermidiana vi lascio alcune idee per un menu che celebra i doni della natura, eccellenti prodotti di
stagione per una gustosa cucina d’autunno.
ARROSTO ALLA PANNA
Ingredienti
› 1 kg di fesa di tacchino
› 200 ml di brodo di carne
› sale e pepe q.b
› 1 cipolla bionda
› 1 carota
› 3 cucchiai di olio extravergine di oliva
› 40 gr di burro
› 25 ml di vino bianco
› 100 gr di pancetta a fette
› 250 ml di panna fresca
› 1 rametto di rosmarino
› 3 foglie di salvia
FUSILLI CREMOSI
ALLA VERZA
Ingredienti
› 350 gr di fusilli
› 2 cucchiai di olio extravergine di oliva
› 100 gr di panna fresca
› 150 gr di cavolo verza
› 40 gr di burro
› 80 gr di taleggio
› 80 gr di prosciuitto cotto a cubetti
› sale e pepe q.b
◆Preparate la carne fasciandola completamente con le fette di pancetta, unite rosmarino, salvia e legatele stretta con lo spago da cucina. In una capiente casseruola fate rosolare con burro e olio la
cipolla e la carota tagliata a rondelle sottili, quando saranno stufate
unite la carne. Fate rosolare la carne da tutti i lati, bagnate con il
vino, lasciatelo sfumare, aggiustate di sale e pepe, poi unite la panna
fresca e lasciate cuocere a fuoco dolce per 45-50 minuti aggiungendo a metà cottura il brodo caldo. A cottura avvenuta (verificare con i
rebbi di una forchetta il centro della carne, dovrà uscire solo liquido
trasparente, se è rosso prolungate la cottura) togliete la carne dalla
casseruola, conservatela al caldo e con un frullatore ad immersione emulsionate il fondo di cottura. Eliminate dalla carne lo spago,
tagliatela a fette e servite l’arrosto con la salsa alla panna preparata
in precedenza.
◆Lavate e tritate a striscioline sottili la verza, fatela saltare pochi minuti in padella con l’olio, il prosciutto cotto, sale e pepe
assicurandovi di lasciare la verdura croccante. Nel frattempo
sciogliete in una piccola casseruola il burro, il taleggio tagliato
cubetti e la panna. Lessate i fusilli in abbondante acqua salata,
scolatela al dente, fatela saltare in padella con la verza e la
fonduta di taleggio.
sermidianamagazine 33
rubricaSTRADE ANTICHE
di lidia tralli
“TUTTE LE STRADE PORTANO A ROMA”
T
Da questo numero
iniziamo una rubrica
che ci porterà a
conoscere il percorso
e le caratteristiche
delle più importanti
strade romane in
Italia, espandendoci
poi alle strade
transalpine fra
Italia e Germania,
Italia e Francia o
riscoprendo percorsi
romani, attualmente
vitali, nel Regno
Unito, in Spagna o
verso l’area Dalmata.
34 sermidianamagazine
utte le strade portano a
Roma: questo proverbio
della cultura popolare italiana
trae origine dall’efficiente sistema di strade dell’antica Roma;
molte strade partivano da Roma
e quindi, se prese in senso contrario, “portavano a Roma”. Le
attuali strade statali contrassegnate con i numeri da 1 a 7
sono tutte strade romane: Aurelia, Cassia, Flaminia, Salaria,
Tiburtina, Casilina, Appia.
Nei primi secoli di vita della
Repubblica, seppure manchino chiare evidenze storiche, il
disegno della rete viaria romana
che correva lungo la penisola
consentiva agli eserciti consolari di spostarsi verso le prime
province conquistate. Al momento della massima espansione dell’Impero la rete viaria misurava oltre 80.000 chilometri,
ripartiti fra 29 strade che si irradiavano da Roma verso l’Italia e
altre che toccavano tutti i territori dell’Impero, dalla Britannia
alla Mesopotamia, dalle Colonne d’Ercole al Mar Caspio. Le
strade erano dotate di pietre miliari, che indicavano la distanza
in miglia dal miliario aureo, ideale “chilometro zero” posto nel
Foro romano, ai piedi del Campidoglio. La loro creazione fu
inizialmente spontanea, e presero normalmente il nome dalla
città alle quali conducevano (via
Ardeatina verso Ardea), mentre
altre avevano i nomi delle funzioni alle quali servivano (via
Salaria) o delle popolazioni che
arrivavano a raggiungere (via
Latina). A partire dal IV secolo
a.C. venne avviata la costruzione di nuove strade, aventi
funzioni di tipo militare e scopi
commerciali, alle quali venne
dato il nome dei magistrati che
le avevano realizzate, principalmente censori e consoli.
Iniziamo il percorso con le cosiddette strade consolari.
La via Aurelia
(Strada Statale1)
e la Via Cassia
(Strada Statale 2)
Nel sistema viario dell’antica
Roma lungo la direttrice nordest troviamo la via Aurelia, antica via consolare iniziata alla
metà del III sec. a.C. dal console
Gaio Aurelio Cotta per collegare
Roma a Cerveteri, poi prolun-
gata fino a raggiungere le nuove colonie militari fondate sul
litorale tirrenico, in seguito alla
definitiva sottomissione dell’Etruria. L’arteria rimase interrotta a Pisa per secoli, la viabilità
verso il ponente ligure fu ripresa dall’imperatore Augusto con
la via Julia Augusta. Nei tempi
successivi, mediante ulteriori
tratti di viabilità nell’entroterra
ligure di levante e di ponente, la
via Aurelia andò componendo
quel “puzzle” che oggi è conosciuto come SS1 Aurelia e che
va da Roma fino a Ventimiglia e
prosegue verso Nizza, Tolone e
Marsiglia fino ad Arles, portando così la lunghezza totale del
legando vari percorsi etruschi
preesistenti, correva (e corre)
in un territorio intermedio tra le
più importanti via Aurelia lungo,
e la via Flaminia (Roma-Rimini).
La moderna Strada statale 2 Via
Cassia, parte a Roma da Ponte Milvio e termina entrando a
Firenze dal Ponte Vecchio. Paesaggisticamente e storicamente, la strada offre nel suo percorso una cornice storica, dalla
Roma repubblicana ed imperiale, per giungere alla Toscana
medievale e rinascimentale. È
l’unica delle strade che partono
da Roma il cui chilometraggio
non inizia dal Campidoglio ma
da Ponte Milvio.
La Via Appia
(Strada statale 7)
sistema Aurelia/Julia-Augusta a
962 chilometri.
La via Cassia, è un’altra importante via consolare romana lungo la direttrice Nord-Ovest che
congiungeva Roma a Florentia. E’ incerta l’identificazione
del personaggio pubblico che
le diede il nome, se il censore
Cassio Longino nel 154 a.C. o il
console Cassio Longino nel 127
a.C.. La strada, realizzata col-
La via Appia è la strada romana,
che collegava l’antica Roma a
Brundisium (Brindisi), che era
allora il più importante porto
per la Grecia e l’Oriente; data la
sua importanza l’Appia si meritò l’appellativo di regina delle
strade (regina viarum). I lavori
per la sua costruzione iniziarono nel 312 a.C., per volere del
censore Appio Claudio Cieco e
si protrassero fino al 190 a.C.,
data in cui la via completò appunto il suo percorso fino al
porto di Brindisi. Fu restaurata
ed ampliata durante il governo degli imperatori Augusto,
Vespasiano, Traiano, Adriano.
Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, cadde in
disuso fino a quando Papa Pio
VI la riportò in attività. Dal porto di Brindisi salpò Federico II
in direzione della Terra santa;
nel Medioevo, l’Appia divenne,
con la via Traiana, la via dei crociati. Ampie parti della strada
originale si sono preservate fino
ad oggi ed alcune sono tuttora
usate per il traffico automobilistico. Lungo la parte di strada
più vicina a Roma si possono
ammirare numerose tombe e
catacombe romane delle prime
comunità cristiane.
IL CAMMINO DELL’APPIA ANTICA
DI PAOLO RUMIZ E ALESSANDRO SCILLITANI
3 DVD DI RACCONTI, TESTIMONIANZE,
INCONTRI SULLA “GRANDE MADRE DIMENTICATA
DELLE STRADE EUROPEE”
L’Appia è probabilmente la più famosa strada romana
di cui siano rimasti i resti: Paolo Rumiz, Alessandro
Scillitani ed altri compagni di cammino, l’hanno
ripercorsa interamente a piedi, con la guida di mappa e
gps, per riscoprire il percorso antico di questa direttrice
indiscutibile che si snoda oggi tra natura selvatica e
città.
L’appassionante racconto del loro viaggio, pubblicato a
puntate la scorsa estate sul quotidiano La Repubblica,
in settembre è uscito in 3 DVD: il 1° “Da Roma a
Capua Vetere”(la parte iniziale del fantastico rettilineo
dell’Appia); il 2° “Da Capua Vetere a Melfi” (l’ardua
traversata delle montagne dei Sanniti); il 3° ”Da Melfi
al porto di Brindisi” (dove la diagonale d’Oriente si
completa fino allo Ionio e all’Adriatico).
digital imaging
di Piergiorgio Travaini
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sermidianamagazine 35
rubricaIL COLLEZIONISTA
di lorella menghini e remo merighi
LE PRIME MONETE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
QUATTRO PICCOLI CAPOLAVORI CHE RICHIAMANO ICONOGRAFIE CLASSICHE DI GRANDE FASCINO E NOTORIETÀ
◆Come anticipato nell’articolo del numero di ottobre e visto l’interesse dei nostri lettori,
continuiamo ad occuparci della
monetazione della nostra Repubblica. Questo mese parleremo delle prime monete coniate
dopo il secondo conflitto mondiale nel nostro paese. Prima di
addentrarci nella parte tecnica
delle coniazioni dobbiamo fare
una breve introduzione storica.
Dopo la seconda guerra mondiale, la neonata Repubblica
Italiana, uscita vincente dalle
urne del referendum del 2 giugno 1946 nel quale ha prevalso sull’Istituto monarchico per
soli due milioni di voti, versava
in una situazione veramente
drammatica: distruzioni, disagio
dei reduci rientrati, disoccupazione e disavanzo dello stato.
Solamente con l’aiuto americano e precisamente con il piano
Marshall, che riversò sul nostro
paese i fondi per la ricostruzione, la nostra economia incominciò a riprendere fiato.
Quasi scomparsa la moneta
metallica, non più coniata dal
1943, l’Italia era invasa da una
massa sterminata di emissioni
cartacee quali: banconote del
regno del sud, della Repubblica
Sociale, banconote di occupazione americane e inglesi(amlire, sterline e dollari dal timbro
giallo) i buoni di liberazione e i
buoni partigiani.
Bisogna voltare pagina, e il governo ne è consapevole, anche
sotto il profilo della monetazione
metallica, espressione istituzionale primaria che deve segnare
il passaggio da Regno a Repubblica, dalla dittatura alla democrazia. E, per la verità, ad una
nuova serie di spiccioli si pensa
già durante la Luogotenenza e il
breve periodo di Umberto II, il
“re di maggio” dato che portano proprio le firme del 25 giugno 1944 e dell’8 maggio 1945
i due decreti che prevedono la
coniazione di nuovi tipi da 1,
2, 5 e 10 lire. La modellazione
viene affidata a Giuseppe Romagnoli, l’incisione dei conii a
Pietro Giampaoli e, nel corso
del 1946, si provvede alla coniazione degli esemplari di prova sui quali, in attesa dell’esito
del referendum, appare la scritta ITALIA.
Sarà Enrico De Nicola, capo
provvisorio dello Stato, con decreto del 6 settembre 1946 a
fissare le caratteristiche definitive dei nuovi spiccioli, a sancire
Serie
prova
1946
Serie
ordinaria
1946
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“Gambero Rosso”
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36 sermidianamagazine
che su di essi appaia l’iscrizione
REPUBBLICA ITALIANA e a segnare anche una vera e propria
rivoluzione tecnica: per la prima
volta, infatti, viene impiegata
per il conio una lega di alluminio (96,2%), magnesio (3,5%)
e manganese (0,3%) che viene ribattezzata italma (ITaliano
ALuminio MAgnesio). Peraltro,
nel decreto in questione viene indicato anche, in modo
esplicito, il millesimo 1946 da
apporre sui rovesci: un fatto,
Serie
ordinaria
1947
questo, che per tutta la durata
della serie (fino al 1950 compreso) costringerà a promulgare
un nuovo decreto di emissione
ogni anno per fissare le caratteristiche delle monete. Quattro
monete che entreranno nella
storia e che tutti i numismatici
conoscono, quattro piccoli capolavori che – in realtà profondamente simbolici – solo all’apparenza esaltano l’agricoltura
celando in realtà richiami ad
iconografie classiche di grande fascino e notorietà, lontane
dalla retorica di tante emissioni
del ventennio precedente e per
questo, ancora oggi, così amate
dai collezionisti.
Ci troviamo di fronte a coniazioni di serie numismatiche così
composte: 1 lira, 2 lire, 5 lire e
10 lire coniate rispettivamente negli anni 1946-47-48-49 e
50. Le due serie più ricercate
dai collezionisti sono quelle del
1946 e del 1947 per la loro esigua tiratura. Le serie del 48-49
e 50 sono state coniate in diversi milioni di esemplari, mentre il
1946 sfiora i 120.000 e il 1947
i 12.000 pezzi.
I collezionisti per tali monete
in assoluto FDC (fior di conio)
sono disposti a sborsare diverse migliaia di euro. Una cosa
interessante da far notare e far
conoscere è che moltissimi di
questi appassionati numismatici preferisce non “investire” in
tali monete non solamente per
l’alta quotazione raggiunta ma
soprattutto perché sono terrorizzati dal fatto che esse possano ammalarsi e di conseguenza
perdere il loro valore.
Mi spiego: come detto in precedenza la composizione di questi
spiccioli è fatta di metallo molto povero (lega di alluminio) e,
complice l’umidità, con il passare degli anni si possono ossidare al punto di far comparire
delle macchie sulla loro superficie o addirittura dei piccoli fori
(cancro del metallo). Potete ben
immaginare come si possa sentire un collezionista se gli succedesse una cosa del genere.
Comunque niente paura se si
riuscisse a mettere in collezione una di queste serie rarissime
bisogna conservarla in vassoi
di velluto e in un luogo il più
asciutto possibile. Alcuni collezionisti preferiscono addirittura
passare un sottile strato di olio
sulle loro superfici o addirittura
conservarle in bustine di plastica di quelle morbide con plastificanti.
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IL NOVELLIERE E IL PARRICIDA
MATTEO BANDELLO TRASSE ISPIRAZIONE
PER UNA SUA NOVELLA DA UN PARRICIDIO
AVVENUTO A SERMIDE AGLI INIZI DEL’500
◆ Oltre che in Italia, il
novelliere Mattio Bandello
(1485 – 1561), godette di
grande fama tra i letterati
suoi contemporanei
nell’intero continente. Fu
fonte di ispirazione per autori
anglosassoni quali George
Gascoigne (Poesie del Green
Knight) e William Shakespeare,
che ne trasse il soggetto per
le commedie Molto rumore
per nulla, La dodicesima notte
e per la tragedia Romeo e
Giulietta. Fu fonte di ispirazione
38 sermidianamagazine
anche per gli scrittori spagnoli
Lope de Vega e Miguel de
Cervantes.
Scrisse 214 novelle, che
vennero raccolte in tre libri
pubblicati nel 1554 e in un
quarto pubblicato postumo
nel 1573. A ognuna delle
novelle premise la dedica ad
un personaggio illustre, nella
quale (l’autore) fa riferimento
all’occasione in cui sarebbe
stata raccontata la novella
stessa (1)
La novella quinta della quarta
parte, quella pubblicata
postuma, venne dedicata al
signor Ludovico Guerrero di
Fermo. Il tema è quello del
parricidio. Nella premessa
il Bandello la collega ad un
avvenimento di cronaca che
ne costituisce lo spunto per la
narrazione.
Mentre si trovava ospite di
Francesco Gonzaga alla corte
di Mantova, narra lo scrittore,
giunse la notizia di come a
Sermide uno povero contadino
vecchio fosse stato ucciso e
svenato come una pecora dal
proprio figliuolo su la riva del
Po e successivamente gettato
nel fiume. Il signor marchese,
prosegue il Bandello,
fieramente turbato di così
scelerato parricidio, commandò
a messer Tolomeo Spagnuolo,
suo primo segretario, che
scrivesse a Sermedo e vi
mettesse tale ordine, che il
malfattore acerbissimamente
fosse punito (2).
Il fatto avvenne certamente
in un periodo compreso tra
il settembre 1515 e il marzo
1519. Il Bandello infatti,
fuoriuscito da Milano, giunse
a Mantova dopo la Battaglia
di Marignano, combattuta tra
il 13 e 14 settembre dell’anno
1515. Benché lo scrittore si
sia soffermato nel Mantovano
fino al 1541, sappiamo che
Francesco Gonzaga morì il 29
marzo 1519. Subito dopo la
sua morte, Tolomeo Spagnoli
fuggì da Mantova, temendo di
e rinchiuso in prigione e di
come, essendo stato in seguito
restituito nel ducato, privò
dell’eredità il figlio Adolfo che
venne in seguito ucciso dagli
abitanti di Gantes.
Nella novella, il Bandello,
dopo aver ribadito il sospetto
sulla paternità del parricida
(la morte di quello povero
vecchio m’induce a pensare
che la madre di quello
bestiale figliuolo debbia avere
ingannato il marito, e che egli
del seme de l’ucciso vecchio
non nascesse già mai) accenna
ad altri celebri parricidi.
Ricorda infatti come non fu
costui da Sermedo il primo
che si abbia bruttate le mani
ne lo sangue paterno, avendo
Selimo del mille cinquecento
dodici fatto avelenare Baiazete
suo padre per farsi imperadore
di Costantinopoli, non potendo
aspettare la morte naturale di
quello, che pur era vecchio;
e molto innanzi a lui, e
avendo Fresco da Este, per
farsi signore di Ferrara, con
le proprie mani strangolato
Azzone suo padre, marchese di
Ferrara (2).
1) Matteo Bandello, voce Wikipedia
2 Matteo Bandello, Novelle, Libro quarto, Lione, 1573. Le citazioni sono tratte
da Raccolta di novellieri italiani, Firenze 1883, Libro quinto, pag. 705
Mantegna, Madonna della vittoria, dettaglio di Francesco Gonzaga
essere sottoposto a processo
per volontà della moglie del
defunto duca, Isabella d’Este.
Il Bandello, così come il duca
Francesco, si interrogò sulla
cagione che potesse avere
indutto quello sceleratissimo,
non figliuolo ma crudelissimo
nemico, a perpetrare così
enorme sceleratezza. L’ipotesi
formulata dal novelliere fu che
quello ribaldo non fosse vero
figliuolo de lo svenato vecchio,
avendo ferma opinione che
se era suo figliuolo, che la
natura gli averia destato in
core il debito che deve avere
ogni figliuolo a suo padre,
e rafrenato quello da sì
vituperoso misfatto. Lo scrittore
prosegue narrando come il
signor Volfgango Schilicco,
nobilissimo tedesco, il quale ne
la sua giovanezza fu a Bologna
discepolo di messer Filippo
Beroaldo, e allora tornava da
Roma (…), sentendo adunque
l’occorsa sceleraggine, prese
licenza dal signor marchese di
narrare a questo proposito una
novella in Lamagna avenuta.
E, pregato dal signor marchese
che la dicesse, senza aspettare
altro invito, la istoria narrò.
Io poi, tornato a casa, quella
scrissi e aggiunsi al numero de
le altre mie novelle (2).
La novella racconta di come
Arnolfo, duca di Gheldria, fu
privato dal figlio del potere
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LA SCUOLA SUPERIORE PROMUOVE OGNI ANNO UN PROGETTO DI ALTERNANZA SCUOLA/LAVORO.
QUEST’ANNO L’ISTITUTO SUPERIORE GREGGIATI DI OSTIGLIA CI HA CHIESTO DI ACCOGLIERE LO STUDENTE ORJANEL BREGASI,
CHE PER DUE SETTIMANE HA LAVORATO PRESSO LA REDAZIONE DI SERMIDIANA. FRA I MOLTEPLICI INCARICHI SVOLTI, ORJANEL,
DI ORIGINI ALBANESI, HA ELABORATO UNO STUDIO SULLA MONETA ALBANESE CHE QUI RIPROPONIAMO.
LA RICERCA DI ORJANEL
La moneta albanese: il lek
1 Euro = 140.4500 Lek
1 Lek = 0.0071 Euro
Le banconote attualmente in circolazione hanno ritratti invece un
personaggio sul fronte e un luogo sul retro:
· I 200 lekë hanno ritratti sul fronte Naim Frashëri (poeta albanese),
sul retro il luogo di nascita del poeta (la città di Frashër).
La moneta albanese è il lek (plurale lekë), introdotto nel 1926 durante il regno di Ahmet Zogu. Il nome della moneta però ha origini
molto più antiche, deriva infatti dal nome Aleksandri i Madh, meglio
conosciuto come Alessandro Magno, che abbreviato in albanese si
dice Leka i Madh, da cui il nome lek.
Storicamente il lek albanese era suddiviso in 100 centesimi (qindarka), ma attualmente questa suddivisione non esiste più.
Le monete attualmente in circolazione, sul fronte, hanno indicato il
valore tra dei rami:
· I 500 lekë rappresentano sul fronte Ismail Qemali, politico albanese
fautore dell’indipendenza del paese dall’Impero Ottomano, sul retro
il Palazzo dell’indipendenza di Valona (in albanese Vlorë)
· I 1000 lekë raffigurano sul fronte Pjetër Bogdani, conosciuto in Italia con il nome di Pietro Bogdano, arcivescovo cattolico nonché il più
noto scrittore degli albori della letteratura albanese. Sul retro possiamo invece vedere la Chiesa di Vau-Dejës, città nel distretto di Scutari
Sul retro invece sono rappresentati vari disegni, con l’iscrizione Republika e Shqipërisë (Repubblica di Albania) e l’anno di produzione.
I disegni rappresentati sul retro delle monete sono:
· 1 lek: pellicano
· 5 lekë: aquila a due teste della bandiera dell’Albania
· 10 lekë: castello di Berat, città nel sud dell’Albania
· 20 lekë: nave dei Liburni, antico popolo marittimo che nel I millennio a.C. abitava le coste settentrionali dell’Adriatico.
· 50 lekë: ritratto di Re Genzio dell’Illiria a cavallo, l’ultimo re degli Illiri
· 100 lekë: ritratto della Regina Teuta dell’Illiria
· I 2000 lekë raffigurano sul fronte il già citato re Genzio con l’elmo
illirico, sul retro possiamo invece ammirare l’Anfiteatro di Durazzo
· Sui 5000 lekë, infine, troviamo sul fronte un ritratto di Skanderbeg
(condottiero ed eroe nazionale albanese), sul retro il suo Castello,
situato a Krujë.
40 sermidianamagazine
raccontirubrica
di gerardo menani
CRESIME
NEL SETTEMBRE 1871 SERMIDE È IN FESTA
LA NUOVA CHIESA È CONSACRATA E APERTA AI FEDELI
LE CRESIME SONO 3627
GERARDO MENANI, DISEGNO
◆ A fine ottobre è caduto il 27° anniversario della
morte di Gerardo Menani.
Sermidiana ricorda il suo collaboratore, nonché
preziosissimo curatore dell'archivio parrocchiale,
con questo breve suo articolo redatto poco tempo
prima della scomparsa e che il figlio Roberto gentilmente ci ha consegnato.
Quasi tutti sanno che il 15 Novembre 1987 sono
stati cresimati nella nostra Chiesa Parrocchiale n°
50 ragazzi da S.E. Mons. Carlo Ferrari.
Pochi sanno, invece che il 27 febbraio 1887 in
questa stessa Chiesa ne sono stati cresimati 562
da S.E. Mons. Giuseppe Sarto, che allora era Vescovo di Mantova e che noi veneriamo oggi come
“San Pio X”.
La Sua effige, invero molto modesta, è esposta in
fondo alla Chiesa, a destra entrando dalla porta principale,
ma pochi sanno che quel "Santo" è stato qui in mezzo a noi e
ha benedetto i nostri… antenati
! Mons. Sarto tornò poi ancora
a Sermide il 14 settembre 1890
per la sua seconda visita Pastorale e forse sarebbe venuto per
la terza volta nel 1894, se non
fosse stato nominato Patriarca
di Venezia.
Nel 1890 i cresimati furono 435,
e chi si meravigliasse dell’elevato numero dei cresimati, diremo
che fino a non molti anni fa era
abbastanza ordinario che i cresimati variassero volta per volta
da 500 a 1000, dato che il Vescovo di Mantova visitava personalmente tutte le parrocchie
della sua Diocesi e per farlo,
alcuni anni ci volevano di sicuro. Potrà invece meravigliarci
tutti il sapere che nel Settembre
1871, i cresimati nella nostra
Chiesa furono 3.627! Ma ecco
come si svolsero i fatti.
Chi ha letto il libro del nostro
storico, prof. Gaetano Mantovani, saprà che la nostra vecchia
chiesa era rovinata nel 1840 e
che solo nel 1865 fu posta la
prima pietra di un nuovo tempio. Quello che il prof. Mantovani non dice, sebbene abbia
rovistato molto nell’archivio parrocchiale, è che esso fu consacrato e aperto al culto nel 1871.
Infatti il giorno 17 settembre
1871, che era la terza domenica
di settembre, venne a Sermide
Mons. Pietro Rota, che divenne
più tardi Vescovo di Mantova,
ma che allora era ancora Vescovo di Guastalla e "consacrò"
il nuovo Tempio e nei giorni 18
e 19 seguenti, vi impartì tutte le
cresime anzidette e possiamo
dirvi che i Sermidesi erano solo
1298. Gli altri 2329 erano giunti
qui da ben 27 Parrocchie del
circondario. Ragione quindi di
tanto afflusso, di tanta partecipazione e, possiamo pensarlo,
di tanta festa, è stato il "Nuovo
Tempiow e cioè la nostra attuale
Chiesa Parrocchiale che non ha
l’uguale per un raggio di molti e
molti chilometri. Quanti furono i
cresimati delle altre Parrocchie?
Ve li do in ordine numerico decrescente: Felonica 515, Carbonara 453, Moglia 388, Bonizzo
190, Magnacavallo 173, Borgofranco 153, S.Martino in Spino
97, Poggio Rusco 71, Pilastri
70 Carbonarola 67, Quatrelle
54, Revere 33, Pieve di Coriano
22, Massa Superiore 11 e tutte
le altre con meno di 10, forse
a solo titolo di rappresentanza.
Ora noi sappiamo che i cresimandi non si presentano mai in
Chiesa da soli e possiamo quindi immaginare quale sia stato il
movimento a Sermide in quei
giorni.
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il parmig iano a po rtata di mano
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Ferdinando Dall'Olio “Fasòl”
◆ Personaggio principe del “Bestiario” di Gavello, un tipino a dir poco bizzarro, anarcoide, rustico, insofferente ad
ogni vincolo, mal sopportava di vivere secondo obblighi e
regole del comune buonsenso, da vivo fu proprietario di
un modesto fondo agricolo, e tuttavia era diventato azionista della Cassa di Risparmio di Ferrara. Capofamiglia
provvedeva all'acquisto del necessario per la sua “tribù”
a cui non faceva mancar nulla, l'unico della borgata ad
allevare ed uccidere due maiali per l'inverno, fatto notevole per quei tempi di ristrettezze. Da rimarcare inoltre
che provvedeva per il vestiario nonchè per le mutande e i
regiseni delle figlie in età da marito. In casa per mangiare
e dormire non stava quasi mai: i campi, i fossi, le macchie
d'arbusti, le canne erano le sue abituali dimore. Durante
la bella stagione passava le notti in qualche pagliaio, tra
gli stocchi di granoturco, sull'erba fresca di un medicaio,
all'addiaccio sotto un cielo di stelle. Quando poi la temperatura si abbassava sotto lo zero, il fienile di casa sua era
l'ideale. L'esistenza randagia l'aveva imbarbarito. I capelli
lunghi biondi, la barba ispida, rossiccia, il lezzo che propagava al suo passaggio davano al personaggio un che di
selvatico che incuteva paura. Se poi qualcuno gli vedeva
spuntare dal lurido solino una biscia, lui rispondeva che
gli teneva compagnia, quale che fosse un cane od altro
animale. Questa sua idiosincrasia per il letto non gli impedì tuttavia di cooperare a mettere al mondo ben undici figli. Di sera all'osteria non andava quasi mai, ciò nonostante era sempre ben informato dell'andazzo del paese, un
profondo conoscitore delle tresche e degli amori illegittmi.
Di notte, col favore delle tenebre si arrampicava come un
gatto sui tetti di bassi tuguri ad origliare, a spiare una vita
notturna e colorita, le alcove improvvisate di amanti irregolari che si intrattenevano ignari.
Da giovane aveva fatto il soldato combattendo al fronte
la grande guerra. La vita dura dell'esercito, la disciprina
non potevano fare per uno come lui dal profondo spirito
libertario. Le cannonate, le fucilate degli austriaci furono
di gran lunga piu convicenti dei numerosi inviti alla gradenzza della patria. Così ritornato a casa per una breve
licenza, pensò bene che non gli pareva giusto rischiare
una schioppetata per la gloria dei Savoia, disertò dandosi
alla macchia. Di lì a poco fu spiccato un mandato di cattura per il fante Ferdinando Dall'Olio, ma si sa di come
potevano andare gli sviluppi in
tali frangenti e di come la giustizia non fosse proprio ”un
fulmine di guerra”. Le poche
guardie rimaste a controllare un
territorio vasto e disagiato non
reputavano salutare avventurasi
in luoghi pieni di acquitrini, infestanti per giunta dalla malaria
e da bande di sbandati pronti
a tutto. Lo stato di illegalità del
disertore si protrasse per lungo
tempo. Ma un giorno stanco di
una situazione senza sbocchi,
Fasòl decise di consegnarsi alla
giustizia e pagare il suo debito.
Bussò dunque alla porta della
caserma di Finale Emilia.
Lo accolse il piantone e a questo domandò del maresciallo.
- E' uscito ma dovrebbe rientrare fra un po' - gli rispose il
milite.
- Ah... senti caro... li avete poi
presi quei disertori che si aggirano spesso dalle parti di Scortichino e Gavello - gli domandò
Fasol.
- Non tutti, uno ci è scappato,
un tale Dall'Olio... lo avevamo
acciuffatto abbracandolo per
benino. Lui ci seguiva bono
bono, quando all'improvviso
quel diavolo si è divincolato dalla morsa come un anguilla, ha
saltato una siepe di spine come
una capra ed è scappato. Nemeno le pallottole lo hanno convinto a desistere.
- Bene carino quello ero io, io
in persona – scandì Fasòl con
sufficienza. Il carabiniere a quel
punto corse alla porta, la sprangò, si parò davanti al renitente
per ammanettarlo.
- Non avrai paura che vi scappi
una seconda volta? Ti pare che
sarei venuto qui? - concluse il
ricercato e senza far resistenza
infilò la cella della caserma.
A Modena fu condannato a
qualche anno di detenzione.
Ci fu poco dopo l'amnistia per
la vittoria e dopo pochi mesi
Dall'Olio Ferdinando fece ritorno a casa accolto dall' ammirazione dei paesani.
Il giorno seguente obbedendo
al richiamo ancestrale del proprio dna, prese la via dei campi,
s'imboscò per moltissimi giorni.
Più nessuno lo vide.
SERRAMENTI in ALLUMINIO
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Incentivi del 65% per le riqualificazioni energetiche
42 sermidianamagazine
di armando fioravanzi
La magliaia
LA MAGLIAIA ANDREINA FIORAVANZI, FINE ANNI ’60
◆ Dai primi anni ’60 e fino a
metà degli anni ’80, nella nostra
zona vi erano parecchie donne
che, oltre alla casalinga, esercitavano il mestiere della “magliaia”. Quando terminavano le
scuole di Avviamento professionale o Medie non era facile
trovare un lavoro o un impiego
stabili e spesso mancavano le
condizioni per continuare gli
studi superiori, quindi fare un
lavoro diverso da quello della
campagna era quasi impossibile. Molte donne, per incrementare le entrate familiari, avevano
intravisto in quella situazione,
una possibilità di lavoro facendo la “magliaia”, un’attività piuttosto nuova in quell’epoca. Un
mestiere che si poteva svolgere
in casa con orari ed esigenze
propri, secondo le varie necessità e la volontà delle dirette
interessate. Un mestiere pulito,
faticoso, ma sopportabile che
veniva svolto con soddisfazione professionale e un discreto
riscontro economico.
Dove e come imparavano le
donne a fare la magliaia? Le
ragazze giovani dovevano trovare il posto presso una magliaia esperta che insegnava loro
le tecniche e gli accorgimenti
necessari per svolgere questo
lavoro. Le allieve prestavano la
loro opera per l’intera giornata e
per un periodo di circa un anno,
in cambio dell’insegnamento ricevuto: qualche ragazza veniva
talvolta assunta come apprendista, con un corrispettivo salario
contrattuale. Terminato il periodo di apprendimento, le ragazze (a volte anche qualche donna adulta) iniziavano, per conto
loro, l’attività. Il posto dove lavorare non costituiva quasi mai un
problema, si poteva benissimo
lavorare in casa dove risiedeva
la famiglia. Occorreva però procedere all’acquisto della macchina da maglieria, del “tornello“ manuale per preparare i fusi
con la lana oppure del dipanatore con funzionamento elettrico. Una seria difficoltà di ordine
economico, dato che spesso le
famiglie non disponevano della
cifra necessaria, che superava,
allora, le cinque/seicento mila
lire. Ecco quindi che, quasi per
“magia”, spuntavano dei personaggi che si proponevano per
far fronte all’acquisto di tutto
quanto occorreva: i cosiddetti
“gruppisti” (coloro che davano
lavoro a gruppi di magliaie).
Questi sottoponevano alle donne neo magliaie, l’acquisto della
macchina con gli accessori per
lavorare, in cambio di una certa
esclusiva affinché il lavoro venisse svolto dalla magliaia per
lui o per la ditta che questi rappresentava. Per l’acquisto, le
magliaie optavano in genere per
un anticipo in denaro liquido,
mentre per la cifra rimanente
si impegnavano a firmare cambiali, che sarebbero state evase
con il denaro ricavato dal lavoro
procurato dal “gruppista”. Quasi sempre, anche se alle magliaie veniva data la possibilità di
confezionare capi di maglieria
per clienti privati che desideravano una maglia fatta artigianalmente, il lavoro predominante
lo svolgevano per la “ditta” in
quanto occorreva la certezza
di lavorare e guadagnare così i
soldi per estinguere le cambiali.
Quando il “gruppista” portava
il lavoro alla magliaia, venivano preventivamente concordati
compensi e tempi di consegna,
facendo sempre riferimento al
modello ed alle difficoltà per
realizzarlo. Le magliaie che
eseguivano lavori soltanto per i
clienti possedevano macchine
adatte alle differenti tipologie
di capi da confezionare: pesanti o leggere. Erano le donne
che avevano iniziato a lavorare
molto presto e che avevano già
provveduto al pagamento delle
macchine e dell’attrezzatura.
I clienti che indossavano maglie con finiture curate e fatte
su misura, oltre a sentirsele
apprezzate per la bellezza, si
sentivano rivolgere la solita
domanda:-“dove hai comperato quella maglia così bella che
indossi? –Non l’ho comperata,
l’ha confezionata la mia magliaia!” Le giovani magliaie che
realizzavano maglie in serie per
la ditta, spesso venivano aiutate, per certi lavori, da qualche
donna anziana, che preparava
con il “guindul” (arcolaio), il dipanatoio e il “tornello”, i “fusi”
o rocchetti, con la lana fornita
in matasse dal “gruppista”.
Capitava di frequente che dovessero lavorare per giorni fino
a notte inoltrata, quando era
necessario completare e consegnare gli ordinativi nella data
stabilita con il “gruppista” che
in genere, per conto della ditta,
ritirava il lavoro ogni quindici
giorni. Quando questo si accomodava seduto in qualche angolo al tavolo da lavoro, sempre
pieno di fusi, pettini in acciaio,
attrezzi vari, per firmare l’asse-
gno quale corrispettivo per
il lavoro svolto e ritirato, per
la magliaia era il momento di
massima soddisfazione. La
stanza di lavoro era costantemente occupata in tutte le
sue parti: oltre alla macchina
da maglieria, vi erano diversi
pacchi di lana e la macchina da cucire, poiché con
l’esperienza acquisita, alcune magliaie confezionavano
capi su misura, per il cliente;
modelli nuovi di maglie, che
se fossero state esposte in
negozi importanti al fianco
di quelle “griffate”, avrebbero fatto un’ottima figura. A
metà anni ’80, con il subentro di tante modifiche in vari
settori artigianali, compreso
quello delle magliaie, le figure dei “gruppisti” responsabili delle ditte che fornivano
la lana erano scomparse. Le
grandi aziende che prima si
servivano di una catena di
lavoranti a domicilio non lo
facevano più. Le magliaie di
oggi desiderano soddisfare
la propria clientela “affezionata” confezionando capi
fatti rigorosamente a mano
e su misura, spesso abbelliti
con qualche motivo di fantasia ricavati dalla grande
esperienza maturata in tanti
anni di onesto lavoro.
sermidianamagazine 43
rubricaamarcord
di pasquale padricelli
Una bomba inesplosa
◆ Per ragioni tecniche, nei primi anni '50 i tecnici dello
zuccherificio di Sermide costruirono una nuova cabina per
installare le pompe che avrebbero portato l’acqua allo stabilimento saccarifero. L’ubicazione fu scelta nel tratto tra il
“Chiavicone” e la “Teleferica”, dove vi è tuttora. Io e mio
fratello Antonio sapevamo con sicurezza dove avrebbero
dovuto fare la fondazione di base con sopra i piloni in cemento armato, ma nei pressi vi era una bomba bellica e altri
innumerevoli proiettili inesplosi. Con mio padre prendemmo
appuntamento con i dirigenti dello zuccherificio per avvisarli
del pericolo che incombeva in quel luogo. L’ ing. Berni coadiuvato dall'ingegnere Comola ci convocò nel punto dove
doveva sorgere la nuova costruzione; mio papà spiegò loro
che durante la massima magra del Po del 1949 era apparso
questo ordigno bellico non esploso e tanto altro materiale incendiario. Dopo qualche giorno arrivarono delle camionette
con dei militari da Bologna, vi era anche una persona che si
mise addosso un grosso scafandro e con molta precauzione
piano piano andò giù nell’acqua. Dopo qualche minuto riaffiorò dicendo che aveva individuato la bomba e che non era
molto grande. Intanto sull’argine si era formata molta gente
incuriosita da quello che stava avvenendo. Poiché c'era pericolo fu allontanata e transennarono con del filo spinato. Il
giorno dopo vennero con una grossa gru, mentre io e mio
fratello eravamo a debita distanza per osservare. Attorno alle
dieci del mattino sentimmo un gran botto, ma molto soffocato, poiché avevano coperto la buca con dentro la bomba
con della sabbia per attutire il botto. L’altro materiale bellico
fu messo in casse di legno e depositato in un camion. Ancora adesso dopo molti anni saprei dire dove esattamente
fecero brillare la bomba. Nel medesimo posto io e mio fratello trovammo anche una grossa bombola ancora piena
di metano che vendemmo a Giovanni Raccanelli il quale
distribuiva le bombole per i camion, ricavando la somma di
800 lire. Il lavori della cabina iniziarono in estate e il signor
Mario Lucchetti, responsabile delle maestranze addette alla
costruzione (ricordo alcuni di quei nomi: Augusto Marzola,
Nedo Freddi che era anche un giocatore di calcio del Sermide, Enea Malavasi), mi diede l’incarico di portare due volte
al giorno due secchi di acqua potabile per dissetarle. Alla
fine della settimana ricevetti una piccola somma, mentre
mio fratello Antonio venne chiamato personalmente dall’ing.
Comola per fare la campagna saccarifera.
Bonetti Pinotti
di Bonetti Cesare, Pinotti Angela, Bonetti Federica e Bonetti Lisa
ONORANZE FUNEBRI DAL 1980
Sermide, via 29 Luglio 99/A - Telefono 0386.61939
44 sermidianamagazine
1923
Moglia
◆ Nel 1923, nella frazione di Moglia, la "Voce di Mantova" in un articolo datato 12 marzo, solennemente pubblica: "a Moglia di Sermide
ieri si è ufficialmente inaugurato il Campo sportivo. Alle 15 in punto è giunta la squadra biancorossa di Trecenta, accolta dalla popolazione
con solenne cerimonia e festeggiata dalla squadra bianco-verde di Moglia. Il corteo composto presso la Sede della Società Sportiva, si avviò
al suono di inni patriottici sul Campo di gioco. La partita svoltasi con energia e affiatamento da ambo le parti, fu seguita con grande interessamento (!) e finì con la vittoria dei biancorossi per 3 a 1, quantunque anche i Mogliesi addimostrassero forza d'insieme ed elasticità di
movimento. L'arbitro signor Cavallini compì inappuntabilmente il suo dovere".
Nell'immagine un numeroso gruppo con lo stendardo della Società Sportiva Mogliese: si possono riconoscere fra gli altri:
Francesco Fanti, Nicanore e Ermogene Berzuini, Antonio Reggiani, Giunio Bassi, Fabbri... (con la tromba)
1966
Squadra s
Juniore
◆ Il presidente-promotore-organizzatore-animatore dell'Unione Sportiva Sermide, Gerardo Menani, sempre prodigo in geniali iniziative a
favore della gioventù locale, organizzava, a metà degli anni sessanta, una bella attività sportiva. Lo scopo principale non era tanto ottenere
vittorie in campo agonistico, bensì trasmettere rispetto, educazione, spirito di sacrificio allo scopo di formare giovani di sani principi. Ne fu
conferma anche l'acquisizione per tre anni consecutivi del premio disciplina rilasciato dal Comitato della F.I.G.C. di Finale Emilia al calcio
giovanile sermidese.
in alto da sin.: Carlo Bazzoli, Francesco Margutti, Ferruccio Sivieri, Imo Galli, Maurizio Sganzerla, Giampietro Ravagnani
in ginocchio: Valerio Menghini, Flavio Fini, Renato Bettoni, Sergio Moi, Vittorio Goltara
sermidianamagazine 45
rubricascritto da voi
Direttore
vorrei ringraziare di cuore i
volontari della Pro Loco che
lasciano a dicembre prossimo.
Buon lavoro alla Pro Loco che
subentrerà nel 2016.
Ma in quali spazi i volontari
hanno organizzato e
organizzeranno il ricco
calendario di iniziative per
promuovere il territorio e
anniversario
Di matrimonio
favorire la socializzazione,
la crescita culturale, il
divertimento dei Sermidesi e
non solo? Gli spazi all’aperto,
anche in parte attrezzati, non
mancano. Uno spazio pubblico
chiuso, capace almeno di
200 persone, raccolte in una
iniziativa gettonata con meteo
inclemente, a Sermide non c’è.
La sera di venerdì fiera ottobre
la tensostruttura di piazzetta
Gonzaga è stata messa a
dura prova da una pioggia
scrosciante: rivoli di acqua
entravano ai lati e, per evitare
che collassasse per il peso,
i volontari con manichi di
scopa sollevavano le sacche
di pioggia per far defluire
l’acqua. Pochi gli ospiti per la
serata di tango argentino e
pincinata con salumi locali.
Proviamo a dire quello che
pensiamo sul quesito “Una
struttura pubblica coperta
e capiente per Sermide:
quale, dove e con quali
finanziamenti”. Il dibattito
può partire …
Gisa Gramola
cinzia e vaLerio
Cinzia e Valerio si sono sposati il 26 ottobre 1975
nella chiesa dei Cappuccini:
una cerimonia con pochi parenti, in una domenica mattina nebbiosa.
Festeggiano insieme a figli, nipoti e parenti
questo importante anniversario
di quarant’anni di matrimonio.
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Lino beLLoDi
C
aro Direttore,
soltanto poche parole per
esprimere la mia personale
riconoscenza a chi ha saputo
trasformare la partenza di Lino
in un’occasione in cui, sulla
morte e sul dolore, ha prevalso
il calore dell’affetto e della
condivisione. Grazie, dunque, a
tutti i giovani che hanno saputo
trovare parole e gesti bellissimi
dimostrando una dote molto
rara: la capacità di esprimere
e di vivere i sentimenti con
autenticità. Grazie ai genitori
e agli adulti che li hanno
affiancati. Grazie ai familiari e
agli amici, vecchi e nuovi, che
hanno aiutato in ogni modo ed
hanno regalato la loro vicinanza
costante. Grazie a tutti i mondi
che si intrecciano nella nostra
comunità e che sono entrati
in tangenza con la nostra vita:
abbiamo ricevuto tanto, con
commozione e gratitudine.
Zena Roncada
Il più bello fra gli alberi
è il ciliegio.
Il più bello fra gli uomini
è il combattente.
N
o
di
con immenso dolore e tristezza che
salutiamo Lino Bellodi. Un pilastro della comunità sermidese che,
con il suo cuore, la sua determinazione e
le sue azioni, ha contribuito a migliorare il
nostro paese. Da oggi, seguendo il suo esempio, abbiamo
l’opportunità di riempire questo grande vuoto
che ha lasciato sforzandoci, ognuno di
noi e tutti insieme, di fare nostri i suoi
insegnamenti:
il suo modo di porsi sempre cordiale e
gentile, il suo modo di lottare mai violento, il
suo modo di vivere con passione.
Abbiamo la grande opportunità di portare
avanti la sua missione facendo, ognuno a
proprio modo, del nostro meglio per rendere
più bello e interessante il nostro paese.
Ciao caro Lino, buon viaggio.”
Andrea Bianchini, Mirco Bortesi,
Paolo Calzolari, Erika Campana,
Davide Chieregatti, Daniele Ghiselli,
Michele Negrini, Marco Travaini.
A UN ANNO DALLA SCOMPARSA
IL 1° NOVEMBRE BRUNO PAPAZZONI AVREBBE COMPIUTO 93 ANNI
no n n o
u
br
no
un ricord
el momento del lutto è importante far sentire la
nostra vicinanza a te Zena nel momento in cui
è venuto a mancare Lino. Trovare le parole giuste
per porgerti le condoglianze è spesso più difficile
di quanto possa sembrare. Le parole non potranno
colmare il vuoto lasciato da Lino ma potranno
alleviare il dolore, facendo sentire a te l’affetto di
poche parole scritte con il cuore.
La Redazione di Sermidiana
“E’
Lo so, 93 anni non sono pochi, ma dispiace sempre quando scompare qualcuno
che è stato punto di riferimento nella vita sociale del paese. Un’altra pietra miliare
è stata tolta al già fragile castello sermidese. Bruno per il suo lavoro in banca, era
conosciuto e stimato da molti.
In primis la categoria degli agricoltori che ha trovato in lui, figlio di contadini, un
valido aiuto per migliorare lo stato delle loro aziende. Lo zuccherificio, la BonlatParmalat e la ferrovia Suzzara-Ferrara, sono sempre stati pensieri fissi, per mantenere alto lo stato occupazionale del nostro paese. Oltre al lavoro che lo teneva
occupato tutti i giorni (anche la domenica mattina), aveva una grande passione:
la Musica. Da giovane aveva imparato a suonare il clarino nella banda militare,
durante il periodo bellico, ma non disdegnava di cantare nei cori parrocchiali. E’
stato il M° Franco Negrini a convincerlo a prendere in mano il coro di Sermide, per
accompagnare col canto, la liturgia durante le feste principali. Stimolato poi dai
coristi, ha cercato le partiture dei canti profani a più voci e i “giovani” di una volta,
ricorderanno le divertenti esibizioni canore. Per lui, ormai nonno, è stato il massimo
quando è stato chiamato a preparare e a dirigere un coro di oltre 200 bambini per
il saggio di fine anno nel plesso scolastico di Sermide. Sono passati ormai tanti anni
ma penso che molti di quei ragazzi lo ricorderanno con affetto.
Roberto Menani
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