giovedì 6 ottobre 2016

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giovedì 6 ottobre 2016
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L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLVI n. 229 (47.364)
Città del Vaticano
giovedì 6 ottobre 2016
.
La visita del Papa ai terremotati dell’Italia centrale
All’udienza generale il Pontefice parla del viaggio in Georgia e Azerbaigian
Ha voluto
salutarli uno per uno
Dialogo e rispetto
per la convivenza nel Caucaso
«Portare la consolazione del Signore Gesù, con la carezza e l’abbraccio di tutta la Chiesa a quanti sono
stati colpiti dal terremoto»: con
questa intenzione, resa nota attraverso un tweet sull’account @Pontifex, il Papa ha dedicato la giornata di martedì 4 ottobre alle popolazioni dell’Italia centrale vittime del
sisma dello scorso 24 agosto. Cinquecento chilometri percorsi in automobile e sei ore trascorse in mezzo alle sofferenze di bambini, donne e uomini duramente provati, ai
quali Francesco ha voluto far senti-
re la sua paterna vicinanza, recandosi al mattino ad Amatrice, Borbona, Cittareale e Accumoli nel
reatino, Pescara e Arquata del
Tronto nelle Marche, e nel pomeriggio a San Pellegrino di Norcia,
in Umbria. «Li ha voluti salutare
uno per uno», ci ha raccontato il
direttore della Sala stampa della
Santa Sede, Greg Burke, tra le pochissime persone che hanno accompagnato il Papa.
«Tutte le popolazioni caucasiche vivano nella pace e nel rispetto reciproco»: è quanto auspicato da Papa
Francesco all’indomani del viaggio
internazionale compiuto in Georgia
e in Azerbaigian.
Mercoledì mattina, 5 ottobre, durante l’udienza generale, il Pontefice
ha ripercorso con i fedeli presenti in
piazza San Pietro le principali tappe
della quindicesima visita internazionale del pontificato. Esprimendo riconoscenza alle autorità civili e religiose dei due paesi, e in particolare
al patriarca ortodosso Ilia e allo
sceicco dei musulmani del Caucaso,
ha ringraziato anche i vescovi, i sacerdoti e i religiosi. Quindi ha ricordato che il viaggio rappresentava il
«proseguimento e il completamento
di quello effettuato in Armenia, nel
mese di giugno. In tal modo ho potuto — ha chiarito — realizzare il
progetto di visitare tutti e tre questi
Paesi caucasici, per confermare la
Chiesa cattolica che vive in essi e
per incoraggiare il cammino di quelle popolazioni verso la pace e la fraternità».
Dopo aver sottolineato che «entrambi questi Paesi hanno radici storiche, culturali e religiose molto anti-
Cattolici e anglicani
Andiamo
verso il mare aperto
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JEAN GUITTON
A PAGINA
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Oltre diecimila migranti salvati in poche ore ma il Mediterraneo continua a restituire corpi
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Strage silenziosa
BRUXELLES, 5. I corpi di trentotto
persone, tra cui una donna incinta,
sono stati recuperati nel Canale di
Sicilia. Sono le vittime più recenti
della strage silenziosa di migranti e
profughi che continua a consumarsi
nel Mediterraneo. Nelle ultime 48
ore oltre 11.000 migranti sono tuttavia stati tratti in salvo. E tre bimbi
sono venuti alla luce in navigazione,
segni di speranza in un mare di
morte.
I 28 cadaveri ritrovati ieri e nella
notte si aggiungono ai dieci che erano stati recuperati due giorni fa. Gli
oltre 4600 migranti tratti in salvo
nelle ultime operazioni si sommano
ai 6000 intercettati e seguiti poco
prima. In tutto sono 72 le operazioni
di soccorso effettuate tra ieri e la
notte scorsa. E in una di queste, dopo lo sbarco di 120 migranti nel porto di Crotone, la forze dell’ordine
hanno identificato e arrestato tre
scafisti.
Guardando invece alla rotta balcanica, la polizia serba ha individuato
all’interno di camion un gruppo di
migranti irregolari provenienti da
Afghanistan, Pakistan, Iraq e Iran e
ha arrestato due trafficanti di esseri
umani.
Intanto, l’Unione europea e l’Afghanistan hanno siglato un accordo
per la cooperazione su rimpatri,
riammissioni e reintegri. L’intesa
punta anche a sensibilizzare la popolazione sui rischi della migrazione
irregolare, a smantellare il modello
di business dei trafficanti e a fornire
un’accoglienza sostenibile a chi torna in Afghanistan. Nel documento
siglato si legge che Ue e Afghanistan «esploreranno la possibilità di
costruire un terminal per i rimpatri
nell’aeroporto di Kabul». Inoltre,
«ci sarà un limite ai rimpatri non
volontari di 50 per volo nei sei mesi
dopo la firma della dichiarazione».
Interviene sull’emergenza migranti, per chiedere «una soluzione condivisa», il segretario generale delle
Nazioni Unite, Ban Ki-moon. In
un’intervista al quotidiano «La
Stampa», chiede «uno sforzo comune contro i trafficanti di esseri umani». Ban Ki-moon elogia Roma per
tutti gli sforzi fatti per salvare vite
umane, e sottolinea che «il rischio
che il traffico di esseri umani venga
sfruttato dai terroristi è reale».
Il tema dei migranti porta a guardare alla Libia e Ban Ki-moon sottolinea che nel paese del nord Africa
«è cruciale» dar vita a «forze armate
solide e unite, a istituzioni per la si-
curezza, sotto il comando del consiglio di presidenza».
Ma c’è anche la crisi in Siria da
dove partono moltissimi richiedenti
asilo. Ban Ki-moon afferma che
«l’inviato Staffan de Mistura è pronto a presentare un quadro di proposte alle parti, come punto di partenza, ma ciò che serve è un ambiente
favorevole a colloqui di successo». Il
segretario generale dell’Onu spiega
che «questo significa cessazione delle ostilità, e accesso degli aiuti umanitari a tutti i siriani».
tutti e noi siamo fratelli e sorelle».
Da qui l’invito a «cercare l’incontro
e il dialogo con tutti coloro che credono in Dio, per costruire insieme
un mondo più giusto e fraterno».
In precedenza nell’auletta dell’Aula Paolo VI, il Pontefice aveva ricevuto i dirigenti della fondazione Vodafone, che gli hanno presentato un
progetto di solidarietà per studenti
africani.
Nel pomeriggio altri appuntamenti attendono il Papa: l’incontro in
che, ma nello stesso tempo stanno
vivendo una fase nuova», il Papa ha
richiamato le difficoltà che essi incontrano «nei diversi ambiti della vita sociale». Per questo, ha affermato,
la Chiesa cattolica «è chiamata a essere presente, a essere vicina, specialmente nel segno della carità e della
promozione umana; ed essa cerca di
farlo in comunione con le altre
Chiese e comunità cristiane e in dialogo con le altre comunità religiose,
nella certezza che Dio è Padre di
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E
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Mentre non si ferma la battaglia ad Aleppo
Alla ricerca di una soluzione politica
DAMASCO, 5. La rottura sulla Siria
tra Russia e Stati Uniti sembra totale ma la diplomazia internazionale è impegnata a cercare una via
d’uscita allo stallo, che continua solo a causare vittime tra i civili in
particolare ad Aleppo.
Sul conflitto siriano «stiamo cercando di mettere assieme i pezzi di
un processo politico che crediamo
sia l’unica strada per andare avanti.
Crediamo fortemente che non ci sia
una soluzione militare alla guerra,
ed è per questo che lavoriamo molto con i partner, a partire dall’inviato speciale dell’Onu Staffan de Mistura, per rimettere questo processo
sui binari». Così l’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Federica
Mogherini, arrivando alla conferenza sull’Afghanistan a Bruxelles.
«Della situazione ad Aleppo abbiamo discusso ieri e penso che continueremo oggi».
Il segretario di stato americano,
John Kerry, che lunedì aveva formalmente annunciato l’interruzione
dei contatti con i russi, ieri è tornato ad aprire uno spiraglio sostenendo che gli Stati Uniti non hanno
gettato la spugna nella «ricerca della pace». Al Cremlino auspicano intanto che «la saggezza politica»
prevalga a Washington, ha dichiarato ieri sera il portavoce, Dmitry Peskov.
Alle Nazioni Unite, Francia e
Spagna provano a definire un’intesa
per una tregua ad Aleppo con una
bozza di risoluzione redatta sotto
l’egida dell’Onu, che dovrà monitorare la fine di ogni combattimento
e lo stop ai voli degli aerei da guerra sulla seconda città siriana. Que-
Ragazzi tra le rovine di palazzi distrutti ad Aleppo (Reuters)
st’ultima parte, l’imposizione di fatto di una no-fly zone su Aleppo, ha
già fatto sollevare obiezioni da parte russa, che ha più volte ribadito
come non intenda sospendere i raid
aerei al fianco dei jet di Damasco.
Anche la Turchia sta lavorando a
una proposta per riprendere una
tregua in Siria. Lo ha detto il portavoce del presidente Recep Tayyip
Erdoğan, che lunedì prossimo vedrà
il leader del Cremlino, Vladimir
Putin, a Istanbul.
Si teme un disastro umanitario nelle zone colpite dal sisma del 2010
Haiti devastata dall’uragano Matthew
Strade allagate nella capitale haitiana (Afp)
Vaticano con i partecipanti a un
convegno su sport e fede — preceduto da udienze private al segretario
generale dell’Onu e al presidente del
Comitato olimpico internazionale —
e la celebrazione dei vespri con la
partecipazione del primate della comunione anglicana, l’arcivescovo di
Canterbury Justin Welby, nella chiesa romana di San Gregorio al Celio.
PORT-AU-PRINCE, 5. Con piogge
torrenziali e raffiche di vento fino a
230 chilometri orari, l’uragano Matthew si è abbattuto oggi su Haiti,
provocando morte e devastazioni in
un paese ancora in ginocchio dal
terribile terremoto del 2010, in cui
morirono oltre 220.000 persone. Il
bilancio provvisorio è di almeno
cinque vittime, migliaia di sfollati e
un numero imprecisato di dispersi.
Si teme, però, che le vittime possano essere molte di più. All’appello mancano infatti decine di persone e molte altre, hanno indicato i
soccorritori, si sono rifiutate di lasciare le proprie case, nonostante i
numerosi appelli delle autorità locali. Isolato il sud del paese dopo
il crollo di un ponte che collegava
il comune di Petit-Gôave alla capitale, Port-au-Prince. Nella città
portuale meridionale di Les Cayes,
decine di abitazioni sono state
completamente rase al suolo dalla
furia dell’uragano, di categoria 4 su
5 sulla scala Saffir-Simpson.
La situazione è particolarmente
grave per migliaia di haitiani che
vivono ancora in tende e baracche
dopo il sisma del gennaio del 2010.
Circa 10.000 persone sono state trasferite nei centri di accoglienza appositamente allestiti, mentre gli
ospedali sono ricolmi di feriti e a
corto di acqua e medicine. L’Unicef ha lanciato un allarme per oltre
quattro milioni di bambini
Contemporaneamente ad Haiti,
l’uragano ha sferzato la Repubblica
Dominicana, uccidendo quattro
persone. Matthew — l’uragano più
potente degli ultimi dieci anni sui
Caraibi — si sta ora dirigendo verso
Cuba, dove dovrebbe toccare terra
all’alba di domani. Le autorità
dell’Avana hanno già fatto sgomberare più un milione di persone dalla regioni costiere. A detta degli
esperti meteorologi, proseguirà poi
verso le Bahamas e gli Stati Uniti,
dove è atteso venerdì in Florida,
Georgia, al Nord e Sud Carolina fino allo stato di New York.
La Russia ha intanto inviato in
Siria una batteria di sistemi antimissilistici S-300, come ha affermato
il portavoce del ministero della difesa, Igor Konashenkov, precisando
che ha lo scopo di difendere la base
navale russa di Tartus. «Ricordiamo
che l’S-300 è un sistema puramente
difensivo e non rappresenta una minaccia per nessuno. Non è chiaro
perché il suo dispiegamento in Siria
abbia suscitato tanto scalpore nei
nostri colleghi occidentali», ha aggiunto il portavoce russo.
Mosca, però, non arretra dal suo
sostegno al governo siriano e ieri ne
ha fatto le spese anche la sua ambasciata a Damasco, danneggiata da
colpi di mortaio che arrivavano da
un sobborgo della capitale controllato dai gruppi estremistici Jabhat
Fatah ash Sham (gli ex qaedisti di
Al Nusra) e Failak ar Rakhman.
Nel frattempo, ad Aleppo i soldati di Bashar Al Assad stanno
avanzando. Conquistano un palazzo alla volta strappandoli al controllo delle forze ribelli e procedono nella strada per conquistare i
quartieri orientali della città. In
particolare il cuore degli scontri si
concentra sul quartiere di Suleiman
Al Halabi e verso nord in direzione
di Bustan Al Basha.
NOSTRE
INFORMAZIONI
Provvista di Chiesa
Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Brugge (Belgio) il Reverendo Canonico Lodewijk
Aerts, del clero della Diocesi di
Gent e finora Decano della città
di Gent.
L’OSSERVATORE ROMANO
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giovedì 6 ottobre 2016
Il presidente colombiano
Juan Manuel Santos (Ansa)
Unicef e Banca mondiale fotografano quasi 400 milioni di bambini senza un domani
Infanzia in povertà estrema
Esteso fino al 31 ottobre il cessate il fuoco
Futuro incerto
per l’accordo in Colombia
BO GOTÁ, 5. Rimane incerto il futuro
del processo di pace in Colombia
dopo la sorprendente sconfitta, nel
referendum di domenica scorsa,
dell’intesa di pace tra Bogotá e le
Forze armate rivoluzionarie della
Colombia (Farc). Intanto, è stato
esteso fino al 31 ottobre il cessate il
fuoco bilaterale e definitivo concordato con i guerriglieri delle Farc e
scaduto domenica scorsa. Lo ha reso
noto il presidente Juan Manuel Santos in una breve dichiarazione rilasciata dal palazzo presidenziale.
«Spero che per allora saremo in
grado di finalizzare l’accordo di pace
e porre fine al conflitto», ha affermato il capo dello stato, sottolineando che «non possiamo prolungare
questo processo e questo dialogo a
lungo, perché ci troviamo in una zona grigia, una sorta di limbo che è
molto rischioso e pericoloso».
Santos dovrà adesso tentare di riformulare i termini dell’accordo con
il principale fautore del fronte del
«no», l’ex presidente Álvaro Uribe a
capo del partito conservatore Centro
democratico.
Il presidente ha annunciato difatti
che incontrerà a breve il suo predecessore, il quale gioca ora un ruolo
decisivo nella risoluzione della crisi
a cui ha fatto seguito la sconfitta
dell’intesa di pace.
Nel frattempo, Uribe ha moderato
i toni dopo il voto e insiste sulla necessità di evitare di tornare alla guerra, tuttavia non ha chiarito del tutto
quali sono le sue proposte affinché
questo non accada, né ha specificato
le modifiche all’accordo che a suo
avviso dovrebbero essere introdotte.
Tuttavia ha sottolineato che la priorità dopo il risultato del referendum
è evitare «la violenza: su questo, ha
precisato, siamo d’accordo tutti».
La guerriglia continua ad affermare che il referendum ha semplicemente contribuito a evidenziare che
in Colombia esiste un problema politico, una profonda divisione della
società. Intanto Santos ha creato
una commissione di alto livello per
iniziare un nuovo dialogo di pace.
La commissione si riunirà con i delegati del suo predecessore e sarà costituita dal ministro degli esteri María Ángela Holguín, il ministro della
difesa Luis Carlos Villegas e un ex
negoziatore con le Farc per conto
del governo, Humberto de la Calle.
«Il paese ha bisogno di unità,
dobbiamo lasciare alle spalle litigi,
odio e la polarizzazione che ci stanno causando tanti danni», ha detto
Santos, rimarcando che «è necessario cercare minimi denominatori». È
importante capire — ha sottolineato
— «le preoccupazioni e le osservazioni» del fronte del no per «giungere
a un grande accordo nazionale».
WASHINGTON, 5. Circa 385 milioni
di bambini nel mondo vivono in
condizioni di povertà estrema. È
quanto si legge nel rapporto presentato dall’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, e dalla
Banca mondiale. E i minori rappresentano praticamente la metà di
una “popolazione” di poveri: in tutto, infatti, circa 767 milioni di persone a livello globale vivono con
meno di 1,90 dollari al giorno.
Le stime sulla povertà estrema infantile sono basate sui dati, registrati nel 2013, di 89 nazioni che rappresentano l’83 per cento della popolazione dei paesi in via di sviluppo. L’Africa subsahariana registra la
più alta percentuale al mondo di
bambini in povertà estrema: supera,
anche se di poco, il 50 per cento.
L’Asia meridionale è al secondo posto con circa il 36 per cento, ma bisogna dire che oltre il 30 per cento
dei bambini poveri sono concentrati
in India. Inoltre, più di quattro
bambini su cinque in povertà estrema vivono in aree rurali.
Anthony Lake, direttore generale
dell’Unicef, ricorda che «i bambini
non solo hanno più probabilità di
vivere in condizioni di povertà
estrema, ma gli effetti della povertà
su di essa sono più dannosi». Lake
sottolinea che «è scioccante constatare che metà di tutti i bambini
dell’Africa subsahariana e un bambino su cinque nei paesi in via di
sviluppo crescano in condizioni di
povertà estrema», avvertendo che
«non è solo un limite per il loro futuro, ma anche per le loro società».
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ai governi c’è quella di rafforzare i
sistemi di protezione sociale per i
bambini, compresi i programmi di
trasferimento di denaro che aiutano
direttamente le famiglie povere a
pagare cibo, sistemi sanitari, istruzione e altri servizi; dare priorità
agli investimenti su istruzione, salute, acqua pulita.
Bambini in un campo profughi somalo (Ap)
All’esame del governo un piano per realizzare nuove strutture
La premier May esprime ottimismo sui dati economici
Sovraffollamento
nelle carceri di Buenos Aires
Brexit
alla prova dei mercati
BUENOS AIRES, 5. È al limite la situazione carceraria in Argentina.
La realtà all’interno delle carceri
soprattutto nella provincia di Buenos Aires — la più popolosa e la
più estesa del paese con circa 17
milioni di persone in un territorio
grande quanto l’Italia — è molto
complessa. Il sovraffollamento ha
raggiunto livelli preoccupanti, mentre si aggravano sempre più le condizioni dei detenuti. Il numero stimato delle persone presenti nelle
carceri nella provincia di Buenos
Aires — come riferisce il quotidiano
«El País» del 5 ottobre — ha raggiunto 33.000 presenze, mentre le
strutture avrebbero spazio per ospitare solo 26.000 detenuti.
Ad ammettere questa grave situazione è lo stesso ministro della giustizia, Gustavo Ferrari, insediatosi a
maggio. Il sistema penitenziario —
spiega ancora il ministro della giustizia — registra una situazione precaria dal punto di vista della salute,
educazione e lavoro. Inoltre scarseggiano cibo e acqua potabile.
Uno dei centri di detenzione con
più problemi è quello di Olmos, a
pochi chilometri da La Plata. Rimasta praticamente immutata dal
1939, l’obsoleta struttura, concepita
per accogliere circa 2000 persone,
attualmente ne ospita quasi 2500. Il
governo provinciale ha promesso la
costruzione di otto nuovi peniten-
ziari, da realizzarsi però nei prossimi dieci anni per l’insufficienza dei
fondi.
Ferrari ha ribadito l’urgenza di
un piano, poiché da anni la questione carceraria è stata praticamente dimenticata nella provincia bonaerense. A tal proposito il governo locale ha annunciato un ambizioso progetto che include la ri-
strutturazione e la riconversione di
una struttura ospedaliera, chiusa da
sei anni, e di altri edifici dismessi
da tempo.
Il grande problema delle carceri
argentine è il sovraffollamento. E
da questa situazione scaturiscono
tante altre drammatiche realtà, come l’endemica violenza, che segnano la vita dei detenuti.
Rallenta la crescita mondiale
WASHINGTON, 5. La ripresa globale è debole e precaria. E ci sono
rischi al ribasso, soprattutto politici, come dimostrato dalla Brexit e
dall’incertezza economica creata
dalle elezioni statunitensi. Lo evidenzia il Fondo monetario inter-
controverse istanze portate avanti dal
tycoon newyorchese. «Pensare a Donald Trump come comandante in capo ci spaventa a morte», ha dichiarato, dicendosi pronto per il suo ruolo
e vantando una esperienza «a ogni livello». Pence ha invece difeso il magnate sulle rivelazioni circa dichiarazioni sulle tasse, affermando che
Trump «ha usato in maniera brillante
la normativa fiscale». Nei consensi finali, secondo un sondaggio della
Cnn, il repubblicano avrebbe prevalso sul democratico 48 a 42 per cento.
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
nazionale (Fmi) nel suo World
Economic Outlook.
Invitando a un’azione collettiva
per restituire alla crescita la necessaria spinta, l’istituto di Washington dipinge un mondo ancora
“pericoloso”, dove la persistente
L’indice degli scambi alla Borsa di Tokyo (Afp)
Servizio vaticano: [email protected]
Servizio internazionale: [email protected]
Servizio culturale: [email protected]
Servizio religioso: [email protected]
caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
LONDRA, 5. I mercati oscillano in
Gran Bretagna dopo il discorso con
cui la premier britannica, Theresa
May, ha annunciato che entro marzo sarà avviato il percorso della
Brexit. May ha ribadito ieri che «il
cambio della sterlina è destinato a
oscillare in modi e in tempi diversi» durante questa fase di transizione, ma ha aggiunto che «i dati
Rapporto del Fondo monetario internazionale
Dibattito tra i candidati
alla vicepresidenza statunitense
WASHINGTON, 5. Primo e unico faccia a faccia, ieri sera in diretta televisiva, tra i candidati alla vicepresidenza degli Stati Uniti, il democratico
Tim Kaine e il repubblicano Mike
Pence. Il confronto, molto acceso, ha
avuto luogo alla Longwood University di Farmville in Virginia, uno degli
stati decisivi per il voto di novembre,
(di cui Kaine è stato governatore), ed
è stato moderato da Elaine Quijano,
giornalista della emittente Cbs.
Nel corso del dibattito, Kaine —
indicano gli analisti — ha vigorosamente attaccato il rivale sulle più
Ana Revenga, direttore del programma povertà e eguaglianza della
Banca mondiale, raccomanda: «Migliorare questi servizi e assicurare
che i bambini di oggi possano avere
un accesso a opportunità lavorative
di qualità, è l’unica strada per rompere il ciclo di povertà intergenerazionale». Fra le richieste proposte
dall’Unicef e dalla Banca mondiale
Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998
[email protected] www.photo.va
Segreteria di redazione
telefono 06 698 83461, 06 698 84442
fax 06 698 83675
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Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
ripresa debole ha avuto ricadute
politiche «con l’ascesa dei populismi e del protezionismo». Ne consegue,
spiegano
gli
analisti
dell’Fmi, una incertezza politica
che ostacola gli investimenti delle
imprese e l’attività economica a
breve termine. Ma soprattutto —
ammonisce il rapporto del Fondo
monetario — il rischio è di una
«crescita globale che si autoalimenta nella sua debolezza».
Il voto sulla Brexit e la campagna elettorale negli Stati Uniti per
le presidenziali di novembre mostrano come il «sempre più sfilacciato consenso sui benefici dell’integrazione economica rende più
attraenti le politiche protezionistiche», affermano gli esperti.
In un contesto di rallentamento,
con l’economia globale che crescerà quest’anno del 3,1 per cento —
meno del più 3,2 per cento del
2015 — a pagare il prezzo più elevato sono le economie avanzate.
Nel 2016, l’area euro farà comunque meglio degli Stati Uniti, crescendo dell’1,7 per cento.
Riguardo all’Italia, l’Fmi ha limato le stime di crescita: nel 2016
il prodotto interno lordo salirà
dello 0,8 per cento e nel 2017 dello 0,9 per cento. Il debito salirà al
133,2 per cento nel 2016, poi al
133,4 per cento. «L’Italia è lenta, è
il fanalino di coda dell’Unione europea», si legge nel rapporto del
Fondo monetario internazionale.
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30):
telefono 06 698 99480, 06 698 99483
fax 06 69885164, 06 698 82818,
[email protected] [email protected]
Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
dell’economia, presi nell’insieme,
sono stati positivi negli ultimi mesi,
meglio di come ci si aspettasse».
La stampa ha parlato di «hard
Brexit» o «soft Brexit», cioè di un
percorso che può essere di maggiore contrapposizione con le posizioni di Bruxelles o di maggiore conciliazione. I timori di un possibile taglio netto con l’Ue sembrano alla
base del calo della sterlina, che nel
giro di due giorni ha raggiunto un
doppio minimo storico nei confronti del dollaro, con una quotazione
mai così bassa dal 1985.
May, dunque è intervenuta con
varie interviste in televisione, ricordando che le stime aggiornate del
Fondo monetario internazionale insistono su una previsione di rallentamento ma ben lontano dallo spettro della recessione. May ha anche
dichiarato di sperare di mantenere
in qualche modo un piede nel mercato unico europeo, dopo aver affermato nei giorni scorsi di non accettare compromessi a nessun costo.
Calo
dei disoccupati
spagnoli
MADRID, 5. A settembre, il numero
dei disoccupati in Spagna è sceso
su base annua di 373.745 unità, il
calo più forte degli ultimi sette anni, anche se i senza lavoro sono leggermente aumentati rispetto al mese precedente. Il numero dei disoccupati è infatti cresciuto di 22.801
persone rispetto ad agosto, ma i
senza lavoro registrati presso il ministero del lavoro sono 3.720.000,
con un calo di quasi 1,4 milioni di
unità rispetto ai picchi di inizio
2013. Su base destagionalizzata, la
disoccupazione è scesa di 16.906
unità rispetto al mese precedente,
mentre la disoccupazione giovanile
è aumentata rispetto ad agosto. Notizie positive anche sul fronte degli
occupati aumentati di 12.000 unità
(più 0,07 per cento).
Concessionaria di pubblicità
Aziende promotrici della diffusione
Il Sole 24 Ore S.p.A.
System Comunicazione Pubblicitaria
Ivan Ranza, direttore generale
Sede legale
Via Monte Rosa 91, 20149 Milano
telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214
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Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Società Cattolica di Assicurazione
Credito Valtellinese
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Conferenza internazionale dei paesi donatori a Bruxelles
Sostegno all’Afghanistan
Per il segretario generale della Nato sviluppo e sicurezza vanno di pari passo
BRUXELLES, 5. La conferenza di Bruxelles sull’Afghanistan ha l’obiettivo
di assicurare il forte sostegno della
comunità internazionale all’agenda
di riforme del governo di Kabul.
Presieduta dall’alto rappresentante
per la politica estera e di sicurezza
comune dell’Ue, Federica Mogheri-
Rinviate
le elezioni
amministrative
palestinesi
RAMALLAH, 5. Il governo palestinese ha deciso di rinviare le elezioni amministrative di almeno
quattro mesi. Lo riferisce l’agenzia ufficiale palestinese Wafa, citando il primo ministro, Rami
Hamdallah. Una data precisa,
tuttavia, non è stata ancora fissata
per la tornata elettorale, inizialmente indetta per sabato 8 ottobre e poi sospesa a causa di contrasti sulle liste presentate da Fatah e Hamas.
La situazione rimane molto tesa. Ieri, l’alta corte palestinese di
Ramallah ha autorizzato le elezioni municipali solo in Cisgiordania
e non nella Striscia di Gaza, controllata da giugno del 2007 da
Hamas.
«Il sistema giudiziario a Gaza
non offre le necessarie garanzie
per tenere le elezioni», ha spiegato il presidente dell’alta corte, Hisham Al Hatoo. In una nota ripresa dalle agenzie di stampa internazionali, Hamas ha definito la
decisione «politica», in quanto
diretta da Fatah, che, di fatto,
«aggrava la frattura nella politica
palestinese». La sentenza dell’alta
corte — rilevano gli osservatori internazionali — sembra così chiudere definitivamente le prospettive di un voto comune in tutti i
territori palestinesi, che non si tiene congiuntamente dal 2006.
Intanto, un razzo lanciato da
Gaza è caduto oggi nel centro
della cittadina israeliana di Sderot, al confine con la Striscia. Lo
ha detto la radio militare, secondo cui non ci sono state vittime,
nonostante il razzo sia esploso tra
due condomini. Poco prima, nella
stessa zona, erano risuonate le sirene di allarme antimissili.
Quello odierno — ricordano gli
analisti — è il primo incidente di
questo tipo nel sud di Israele da
quando, lo scorso metà settembre,
un colpo di mortaio dalla Striscia
cadde nella stessa zona, senza
provocare né danni né vittime. In
risposta, l’aviazione israeliana colpì, secondo il portavoce militare,
tre strutture di Hamas nella parte
settentrionale di Gaza.
ni, vi partecipano fra gli altri il presidente afghano, Ashraf Ghani, il segretario di stato americano, John
Kerry, oltre al segretario generale
dell’Onu, Ban Ki-moon, al presidente del Consiglio europeo, Donald
Tusk, e al segretario generale della
nato, Jens Stoltenberg.
Le delegazioni di settanta paesi e
di 20 organizzazioni e agenzie internazionali sono a Bruxelles al fine di
garantire «il sostegno politico e finanziario internazionale per rafforzare la stabilità politica ed economica, la formazione delle istituzioni
statali e lo sviluppo» del paese.
«L’Afghanistan, con il presidente
Ashraf Ghani e il chief executive del
governo Abdullah Abdullah, ha fatto notevoli riforme e piani di sviluppo per cambiare la vita della gente
che ha sofferto troppo a lungo per
difficoltà socio-economiche critiche,
il terrorismo e l’estremismo. È importante che oggi la comunità internazionale invii un forte messaggio di
sostegno per il popolo e il governo
afghano». Così ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-
moon, alla conferenza sull’Afghanistan aggiungendo che «le Nazioni
Unite sono pronte a lavorare con i
poteri regionali e la comunità internazionale, in modo che gli afghani»
possano vivere «in un paese pacifico
e prosperoso».
Dal canto suo, il segretario di stato americano ha affermato che «non
ho assolutamente alcun dubbio che
anche dopo le elezioni gli Stati Uniti continueranno nel loro sostegno
all’Afghanistan». Kerry ha ricordato
che gli Stati Uniti hanno «promesso
di rafforzare la partnership strategica
con l’Afghanistan e di lavorare per
fornire aiuti civili all’attuale livello, o
a un livello molto vicino all’attuale,
in media, di qui al 2020». Per questo, ha ribadito, «ci sarà un impegno
rinnovato e la prossima amministrazione statunitense resterà impegnata,
così come lo siamo noi oggi».
«Sviluppo e sicurezza in Afghanistan vanno di pari passo. Non ci
può essere l’uno senza l’altra». Lo
ha affermato oggi il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.
«Al summit della Nato di luglio ab-
Il presidente afghano, Ashraf Ghani, con il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini (Afp)
Oltre due milioni di bambini non vanno a scuola
Dopo la riunione organizzata a Parigi
Non si ferma
il conflitto yemenita
Nessun progresso significativo
sulla crisi libica
SANA’A, 5. Si aggrava di giorno in
giorno il conflitto nello Yemen tra i
ribelli huthi e le forze fedeli al presidente Abd Rabbo Mansour Hadi, riconosciuto dalla comunità internazionale.
Con
l’apertura
dell’anno scolastico questa settimana, l’Unicef chiede a tutte le parti
in conflitto di proteggere le scuole.
In Yemen, da quando si è intensificato il conflitto, l’Agenzia
dell’Onu stima che 2108 scuole in
tutto il paese non possano più essere utilizzate, o perché distrutte o
danneggiate o perché ospitano famiglie sfollate o perché vengono
utilizzate per scopi militari. A causa delle violenze e della chiusura
delle scuole, oltre 350.000 bambini
non hanno potuto completare il
proprio percorso scolastico l’anno
scorso. Il numero totale di bambini
che non vanno a scuola in Yemen è
arrivato a oltre due milioni.
«I bambini che non vanno a
scuola rischiano di essere reclutati
per combattere» ha dichiarato Ju-
lien Harneis, rappresentante Unicef
in Yemen. Dal marzo 2015, 1210
bambini, anche di otto anni, sono
stati reclutati per combattere. «I
bambini sono stati uccisi lungo la
strada o mentre erano a scuola —
ha denunciato Harneis — e le parti
in conflitto dovrebbero tenere i
bambini e le scuole al sicuro per
dare loro la possibilità di ricevere
un’istruzione». L’Unicef sta supportando la campagna Back to
School per garantire opportunità
di apprendimento ai bambini.
La campagna comprende: supporto per ripristinare 700 scuole
danneggiate, materiali scolastici, di
cancelleria, zaini, corsi di formazione per gli insegnanti per dare sostegno psicologico agli studenti per
affrontare gli orrori del conflitto.
Allarme anche per la situazione sanitaria: moltissimi bambini rischiano di essere colpiti da qualche malattia e 1,3 milioni sono malnutriti,
370.000 dei quali soffrono di malnutrizione acuta grave.
Assegnato
il Nobel
per la chimica
STO CCOLMA, 5. Il premio Nobel
2016 per la chimica è stato assegnato oggi agli scienziati JeanPierre Sauvage, J. Fraser Stoddart
e Bernard L. Feringa per avere
progettato — si legge nella motivazione
dell’accademia
delle
scienze svedese — «la più piccola
macchina del mondo», ovvero
avere sintetizzato le macchine
molecolari. Si tratta, indicano gli
esperti, di strutture di dimensioni
nanometriche e controllabili, in
grado di trasformare l’energia chimica in forza meccanica e movimento. Le macchine molecolari
«potranno probabilmente essere
utilizzate per lo sviluppo di nuovi
materiali, sensori, sistemi di accumulo dell’energia», e, dunque, saranno utilizzate per un enorme
numero di applicazioni.
biamo deciso di prolungare la nostra
presenza nel paese. Con la nostra
missione di addestramento, assistenza e consulenza, avremo circa 13.000
truppe in Afghanistan. In queste settimane — ha affermato Stoltenberg —
abbiamo visto l’importanza di addestrare l’esercito afghano», ad esempio «a Kunduz dove le forze afghane hanno ripreso il controllo e respinto gli attacchi». «Continueremo
— ha aggiunto — a sostenere l’esercito» nel paese «perché ci sono sfide e
pericoli, c’è ancora la presenza dei
talebani e del terrorismo».
E, intanto, a Kunduz violenti
scontri a fuoco fra gruppi di talebani
e forze di sicurezza afghana sono
continuati anche oggi. Il capo della
polizia provinciale, generale Qasim
Jangal Bagh, ha annunciato che nei
più recenti combattimenti è stato ucciso un importante comandante talebano, con decine dei suoi uomini —
almeno 40 insorti sono morti a Kunduz — spingendo i circa 200 talebani
che avevano lanciato l’offensiva ad
abbandonare il centro cittadino.
TRIPOLI, 5. «Nessun progresso significativo» è stato raggiunto sulla situazione in Libia nel corso della riunione ministeriale che si è svolta ieri
a Parigi. È questo il bilancio tracciato dai siti libici, che parlano di contrasti e di un diffuso malcontento tra
i partecipanti all’incontro.
Oltre al governo francese, organizzatore dell’evento, erano presenti
a Parigi delegazioni provenienti da
Egitto, Germania, Italia, Qatar, Arabia Saudita, Spagna, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati
Uniti, insieme all’inviato speciale
dell’Onu per la Libia, Martin Kobler, e all’alto rappresentante per la
politica estera e di sicurezza comune
dell’Ue, Federica Mogherini. Assente invece la Lega araba, che avrebbe
protestato per il mancato invito.
Malcontento anche tra i libici, rappresentati alla riunione di Parigi dal
ministro degli esteri del governo di
Tripoli, Taher Siala, mentre il capo
del governo, Fayez Al Sarraj, era in
visita ufficiale in Algeria.
E, intanto, una calma precaria regna a Sirte nei quartieri teatro di recenti combattimenti tra le forze libiche fedeli al governo di unità nazionale di Tripoli e i jihadisti che sono
accerchiati nel quartiere di El Giza.
L’aviazione prosegue con i voli di ricognizione per controllare la città e
ieri è stato proclamato il coprifuoco
notturno nella regione di Abu Hadi
a 20 chilometri a sud di Sirte.
Nel frattempo, la campagna militare aerea degli Stati Uniti a Sirte
contro i miliziani del cosiddetto stato islamico (Is) è entrata nel terzo
mese. Aerei e droni hanno pesantemente bombardato nel fine settima-
Sono necessari venti miliardi di dollari
Tunisi chiede
aiuti finanziari
TUNISI, 5. La Tunisia ha «bisogno
di aiuti finanziari per un valore di
20 miliardi di dollari nei prossimi
cinque anni per promuovere l’economia nazionale». Sono le parole
del ministro dello sviluppo, degli
investimenti e la cooperazione internazionale tunisino, Fadhel Abdelkefi, all’apertura di una riunione
sulla competitività a Tunisi.
Il ministro ha anche affermato
che «le finanze pubbliche non sono più sufficienti per migliorare il
tasso di crescita del paese». I vantaggi per gli investitori stranieri sa-
Posticipate le presidenziali
congolesi
Bambini in un campo profughi nei pressi di Sana’a (Reuters)
KINSHASA, 5. Il presidente della Repubblica Democratica del Congo,
Joseph Kabila, ha rinviato le elezioni presidenziali, previste in novembre, per permettere al paese — ha
dichiarato — «di prepararsi alla consultazione in modo adeguato». Lo
riferisce il sito AfricaNews.
I partiti d’opposizione hanno a
più riprese accusato Kabila — il cui
secondo e ultimo mandato scade il
19 dicembre — di avere pianificato il
rinvio, provocando ulteriori tensioni
e sanguinosi scontri tra dimostranti
antigovernativi e forze di sicurezza.
L’attuale costituzione impedisce a
Kabila, che è in carica dal 2001, di
candidarsi per un terzo mandato.
Ma in molti, indicano gli analisti,
sospettano che il presidente stia
prendendo tempo per continuare a
restare al potere e, nel frattempo,
modificare la costituzione a suo
vantaggio per potersi ricandidare.
na i quartieri della città costiera libica dove sono ancora asserragliati i
jihadisti. Il sito della missione U.S.
Africa Command ha infatti reso noto che «dal 1° agosto al 2 ottobre sono stati effettuati 201 raid aerei di
precisione su richiesta e in coordinamento con il governo di Tripoli».
Parlando ai giornalisti, Kabila ha
detto che il rinvio è stato deciso
perché «molte persone, in gran parte giovani, in novembre non avrebbero potuto recarsi alle urne a causa
dei ritardi nella registrazione di almeno 10 milioni di votanti». E ha
ricordato come la commissione elettorale nazionale abbia detto di avere bisogno di molti mesi per completare la registrazione degli aventi
diritto al voto, in un paese che conta più di 30 milioni di abitanti.
La commissione ha ipotizzato la
tenuta di elezioni presidenziali nel
2018. La situazione nel paese africano, a questo punto, diventa sempre
più a rischio. Osservatori internazionali hanno ricordato che dall’indipendenza dal Belgio, nel 1960, la
Repubblica Democratica del Congo
non ha mai vissuto in modo pacifico una transizione politica.
ranno annunciati nel nuovo codice
degli investimenti e nella legge sullo stato di emergenza economica
presto in discussione in parlamento. Secondo il ministro, la Tunisia
garantisce l’attuazione degli investimenti industriali, in particolare
nel settore automobilistico, agricolo
e tessile. Abdelkedefi ha sottolineato ancora l’importanza di attrarre
investitori in Tunisia ricordando
l’appuntamento con la conferenza
internazionale “Tunisia 2020” in
programma nella capitale tunisina
il prossimo 29 e 30 novembre.
Nel frattempo, nel campo della
sicurezza, il progetto di dotare di
videocamere di sorveglianza le
principali vie delle città tunisine
verrà realizzato entro la fine
dell’anno, dopo aver esaminato tutte le offerte giunte al ministero.
Questo l’annuncio fatto ieri dal ministro dell’interno tunisino, Hèdi
Majdoub, alla televisione locale Al
Hiwar Ettounsi in una intervista
nella quale ha fatto anche il punto
sulla sicurezza nel paese.
Majdoub ha affermato che la situazione generale è migliorata, anche se è necessario proseguire gli
sforzi, dato che la minaccia terroristica pesa ancora sul paese. Lo
stesso ministro ha ammesso che
non è di facile gestione la questione delicata dei jihadisti tunisini di
ritorno dalle zone di combattimento di Siria, Libia e Iraq che sono
mantenuti sotto stretta sorveglianza. Il numero dei tunisini che si sono uniti alle organizzazioni terroristiche all’estero non può essere fornito con esattezza, ma secondo il
ministro si avvicina alle 3000 unità.
Sono i confini con la Libia quelli
che per Tunisi destano la maggiore
preoccupazione dal punto di vista
della sicurezza.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
giovedì 6 ottobre 2016
Il primate anglicano impone a Paolo
una croce pettorale d’oro
VI
di JEAN GUITTON
arcivescovo di Canterbury, dottor Ramsey, è
stato ricevuto da Paolo
VI, non a titolo personale come il suo predecessore, il dottor Fisher, ma come capo di
Chiesa, nella sua duplice qualità di
primate di tutta l’Inghilterra e di capo
spirituale della Comunione anglicana.
Dato che quest’ultimo titolo, che possiede in qualità di presidente della
Conferenza di Lambeth, è un titolo
onorifico, l’arcivescovo ha voluto consultare tutti gli arcivescovi metropolitani della Comunione anglicana sull’opportunità della sua visita. Tutti hanno
dato il loro assenso. L’arcivescovo di
Canterbury viene a Roma come rappresentante di cinquanta milioni di
anglicani, ripartiti in diciannove province.
Qualcuno ricordava l’incontro di
Paolo VI col patriarca Athenagoras, a
Gerusalemme, nel salotto di una vecchia casa di campagna, tra gli ulivi.
Ora lo scenario era diverso. Là Betania, qui il Vaticano. La veste bianca
operava la congiunzione. Ma adesso
era coperta da una stola rossa e oro.
Il dottor Ramsey vestiva una cappa
viola e porpora; portava il berretto di
velluto scuro che designa il teologo riformato e mette una nota laica e grave
nei quadri del Rinascimento. Sopra i
due, l’affresco del Giudizio universale.
Qualcuno ha detto che Michelangelo era un luterano, che il suo Cristo
cupo, vendicatore di crimini, era una
lezione che lo spirito della Riforma dava al Vaticano del Rinascimento. È anche possibile che questa idea abbia
sfiorato la mente del Taciturno, abitata
da tante collere e da tante forme.
E forse la tristezza, la dismisura
sempre ricorrenti in Michelangelo gli
derivavano dalla coscienza dolorosa e
profonda di non essere un santo?
Contemplo una volta ancora questi
corpi enormi che si sfasciano in una
luce sulfurea e bluastra, come nell’ultimo giorno del mondo; mi sembra che
dopo Hiroshima non si può guardare
questo affresco come prima. Nel Giudizio c’è uno splendore triste, una strana
commistione di gravità e di compassione, e molti contrasti: Michelangelo teneva a precisare che era nato sotto il
segno del Capricorno. Sentiva più che
ogni artista la dolcezza, la durezza, la
difficoltà di essere: compassionevole e
crudele, sospettoso e fiducioso, conservatore e uomo in rivolta, abituato ai
palazzi e amico dei poveri, pieno di
angoscia ma anche di certezze. Il Giu-
L’
Sotto l’immenso «Giudizio»
il Papa e l’arcivescovo inglese
sono seduti su due poltrone
La Chiesa romana e la Chiesa anglicana
si sono scambiate
un bacio di speranza
dizio universale e la sua anima totalmente proiettata su un muro, da una
mano creatrice che non ha mai ammesso l’esitazione.
Non so se un uomo si sia spinto più
avanti in questa terza dimensione della
profondità e del volume; le statue di
Michelangelo, più delle greche che
gli servivano da richiamo e da mo-
Il 23 marzo 1966 l’incontro tra Paolo
VI
e il primate anglicano nella cappella Sistina
Andiamo
verso il mare aperto
dello, occupano completamente lo spaMichelangelo dialogava con tutti ma
zio. Ho letto che Michelangelo ammi- per sublimare tutto in un unico dialorava il tronco più del viso, in quanto il go: quello dell’arte e della preghiera;
tronco, luogo delle torsioni, del movi- quando si è soli con Dio. Come tutti i
mento e dell’equilibrio, è il marchio geni Michelangelo è ecumenico, ma
del creatore sull’opera. Nella pittura, forse più di Goethe e di Shakespeare,
arte immobile, Michelangelo ha porta- in quanto ricompone tutto nello splento il movimento. Nell’architettura, che dore dell’Incarnazione. È l’Incarnazionascondeva il cielo allo sguardo, come ne che gli è stata ispirazione, modello,
la grotta o la caverna, ha fatto entrare speranza, disperazione d’artista, limite.
la luce del sole. Ma senza apparente
Ed è perché egli ha voluto raggiunstanchezza, come un angelo impetuo- gere, esprimere, tradurre con la materia
so, pressato, pietoso. un po’ bisbetico terrestre e nella forma umana il mistero
e sostanzialmente tenero. Il tema della inaccessibile, che la sua arte, pur perPietà, che lo ha perseguitato tutta la fetta, pur così sicura di sé, è per così
vita, è sintomatico del
bisogno inespresso di
amore di questo spirito
Quante volte
taciturno.
Quante volte durante
avevo sentito lord Halifax dire
il Concilio sono andato
«Il primo obiettivo
a vederla, la sua prima
Pietà dei 25 anni, che
è che i capi delle nostre due Chiese
sembra riassumere le
si incontrino soli nella nube
esperienze di una vita,
mentre è soltanto una
Oltre ogni consuetudine
promessa! Non mi stanoltre ogni convenzione»
cavo di guardarla. Ogni
volta ne coglievo un dato fino allora segreto: è
il privilegio delle grandi
opere d’arte, di non finire mai di rive- dire esplosa; e nella figura perfetta
larsi, quali una Scrittura muta. Un conserva la dismisura; e porta sempre
giorno ho osservato che la bellezza del la divina cicatrice del non compiuto; lo
Cristo veniva dalla sua morbidezza; scacco sublime e la ferita che scalfisce
sulle ginocchia della Madre, Gesù ri- la Bellezza, dacché Dio si è fatto uomo
posa un sonno divino che si risveglierà senza bellezza, senza volto.
Quante volte avevo sentito lord Hanella vita. È un corpo rotto ma non
corrotto, un corpo sottoposto a una lifax dire (riassumendo tutte le sue
torsione leggera. E la Vergine come è speranze): «Il primo obiettivo è che i
leggera anche nel suo marmo, e mal- capi delle nostre due Chiese si incongrado le pieghe della veste! Un altro trino, soli nella nube, oltre ogni congiorno mi sembrava che la testa della suetudine, oltre ogni convenzione; che
Vergine fosse troppo piccola rispetto al discutano dall’alto i problemi dogmativolume del corpo. Regge il corpo di ci e soprattutto pratici di un’unione
Gesù solo con una mano. Non sembra tanto auspicata ». Il nobile lord aveva
molto addolorata! La Pietà è un an- fiducia nei contatti al vertice dei renuncio di Pasqua: la Resurrezione è sponsabili supremi (suo figlio, quando
era viceré in India, si era incontrato
già presente.
Il Cristo appena morto, che la Ver- con Gandhi). Oggi ricordo le sue pagine tiene come una lunga role: «Come morirei felice se sapessi
ostia, sembra pronto a sal- che il primate d’Inghilterra e il Santo
Padre potessero incontrarsi».
tarle via dalle braccia.
Michelangelo, «Giudizio universale» (1535-1541)
In un taccuino dove annotavo i suoi
consigli, le sue parole e anche le sue
confidenze, ho ritrovato alcune note
sui retroscena delle «conversazioni di
Malines». Dal 1921 al 1925 il cardinale
Mercier, con l’approvazione di Benedetto XV e di Pio XI, aveva ricevuto dei
delegati della Chiesa anglicana, per un
dialogo leale. Il fatto inedito fu la lettura di una memoria del benedettino
padre Beaudoin: come la Chiesa anglicana unita alla Chiesa romana poteva
mantenere la sua autonomia.
Lord Halifax si infilò gli spessi occhiali e mi lesse con voce felice queste
dichiarazioni, così ardite, del benedettino: «Fin dalle origini la Chiesa anglicana è stata fortemente unita alla sede
di Pietro. Investito del mantello
simbolico del principe degli
apostoli, l’arcivescovo di
Canterbury
partecipa
della
giurisdizione
apostolica, non solo
sui fedeli, ma anche
sui pastori. Bisogna dire, in tutta
verità, che una
Chiesa anglicana separata da
Roma è in primo luogo e
sotto il profilo
storico,
un’eresia;
e
che, sia una
Chiesa anglicana assorbita
da Roma come una Chiesa anglicana
separata da Roma sono ipotesi inammissibili. La vera formula va ricercata
nella via mediana, che è la sola storica:
Chiesa anglicana unita a Roma.
«Esiste una formula cattolica di
unione delle Chiese, che non è assorbimento, ma invece salvaguardia dell’autonomia organizzativa interna delle
grandi Chiese storiche; pur nel mantenimento della loro perfetta dipendenza
dalla Chiesa universale. Ora, se esiste
una Chiesa che, per le sue origini, la
sua storia, i costumi della nazione, ha
diritto a queste concessioni di autonomia, questa è la Chiesa anglicana. Praticamente l’arcivescovo di Canterbury
sarebbe ristabilito nei suoi diritti tradizionali ed effettivi di patriarca della
Chiesa anglicana. Dopo aver ricevuto
l’investitura dal successore di Pietro,
con l’imposizione storica della porpora, godrebbe di tutti i suoi diritti
patriarcali su tutta la Chiesa d’Inghilterra.
«Il Codice di diritto canonico della
Chiesa latina non sarebbe imposto alla
Chiesa anglicana: quest’ultima, in un
sinodo interprovinciale, provvederebbe
ad elaborare il proprio diritto ecclesiastico.
«Avrebbe inoltre la sua liturgia; la
liturgia romana del VII e dell’VIII secolo.
«Evidentemente tutte le antiche sedi
storiche della Chiesa anglicana verrebbero mantenute; e le nuove sedi cattoliche, istituite dopo il 1851, verrebbero
soppresse».
Halifax diceva: «Non può immaginare il silenzio che seguì la lettura di
questa memoria. Il cardinale approvava con un sorriso di gioia.
«Eravamo al colmo della meraviglia.
Il mio vicino anglicano mi diceva: “Sono cose da togliere il fiato”. Ho preso
la parola per chiedere se, in vista di
Michelangelo, «Pietà» (1497-1499)
una riunione, l’autorità romana avrebbe dato agli anglicani la libertà di non
aderire subito ai dogmi definiti dalla
Chiesa dopo la separazione. Pensavo
che si sarebbe potuto prevedere un periodo di maturazione: durante il quale
si sarebbe distinto il fondamentale dal
non-fondamentale. Le grandi cose si
fanno a poco a poco...».
Sotto l’immenso Giudizio, il papa e
l’arcivescovo inglese sono seduti su
due poltrone addossate all’altare. La
Dialoghi
Pubblichiamo la testimonianza dell’incontro
tra Paolo VI e il primate anglicano Michael
Ramsey, arcivescovo di Canterbury, avvenuto
il 23 marzo 1966, tratta dai Dialoghi con Paolo
VI (Milano, Mondadori, 1967) di Jean
Guitton tradotti da Maria Luisa Mazzini.
Chiesa romana e la Chiesa anglicana si
sono scambiate un bacio di speranza.
L’indomani, nella basilica di San Paolo, il papa diede il suo anello pastorale
al visitatore. «Allora ho ricordato —
disse — il gesto del cardinale Mercier,
prima di morire». «Dimentichiamo il
passato» ripeteva lord Halifax. «Niente è impossibile alla fede. Andiamo verso il mare aperto».
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 6 ottobre 2016
inquecento chilometri percorsi in
automobile e sei ore trascorse in
mezzo alle sofferenze delle popolazioni dell’Italia centrale devastata
dal sisma del 24 agosto scorso: Papa Francesco ha vissuto così la giornata di martedì 4 ottobre, concludendo il suo viaggio nei
luoghi del dolore, a San Pellegrino di Norcia.
Un gesto paterno il cui significato è stato riassunto dallo stesso Pontefice nel tweet lanciato
sull’account @Pontifex.it: «Desidero portare la
consolazione del Signore Gesù, con la carezza e
l’abbraccio di tutta la Chiesa a quanti son0 stati
colpiti dal terremoto».
Dopo aver visitato al mattino Amatrice, Borbona, Cittareale e Accumoli nel reatino, Pescara
e Arquata del Tronto nelle Marche, nel primo
pomeriggio il Papa si è trasferito in Umbria.
Accompagnato dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, ha raggiunto
la “zona rossa” davanti alla chiesa di San Pellegrino e ha pregato in silenzio. I vigili del fuoco
gli hanno spiegato che proprio poco prima del
suo arrivo si era udito un forte rumore per la
caduta di alcuni sassi, provocata dall’ennesima
scossa di assestamento con epicentro a pochi
chilometri di distanza.
Francesco ha usato il microfono amplificato
di una vettura della Polizia di Stato italiana per
rivolgersi ai presenti: «Saluto tutti voi. Sono
stato vicino a voi — ha detto — e mi sento molto
vicino in questo momento di tristezza e prego
pagina 5
C
Il Papa tra i terremotati dell’Italia centrale
In mezzo alle sofferenze
per voi e chiedo al Signore che dia la forza di
andare avanti. E adesso vi invito a pregare tutti
insieme l’Avemaria». Quindi ha baciato i tanti
bambini che lo avevano aspettato e nel congedarsi ha assicurato che prega per loro e chiesto
di pregare per lui.
Mentre stava lasciando la frazione, lungo la
stretta strada che conduce al piccolo centro abitato, in automobile ha incrociato alcune suore
benedettine del monastero di Sant’Antonio, anch’esso gravemente danneggiato dalle scosse. Il
Papa, seduto al posto del passeggero, ha fatto
fermare la vettura e abbassando il finestrino ha
risposto al saluto con un sorriso.
Alle 15.30 è ripartito per Roma, dov’è giunto
dopo poco più di due ore. Tra i doni riportati a
casa anche una maglia con una scritta evocativa:
«il coraggio non trema».
Uno per uno
Il racconto del direttore della Sala stampa della Santa Sede
«Uno per uno. Li ha voluti salutare uno per
uno. Sia nei momenti più raccolti che in
quelli in cui c’era più confusione: una delle
cose che più mi ha colpito è stata la cura,
l’attenzione, la premura del Papa per le persone che aveva davanti». Greg Burke, direttore della Sala stampa della Santa Sede, ha ancora negli occhi le emozioni di una giornata
davvero speciale: «Incredibile che subito dopo il viaggio in Georgia e Azerbaigian si sia
speso così: non so neanche immaginare il numero di persone che lui ha salutato».
Tra i pochissimi che dal Vaticano hanno
accompagnato il Pontefice nella visita alle popolazioni vittime del terremoto, Burke ha raccontato al nostro giornale il mix di emozioni
vissute in quelle ore. «Sentimenti forti e contrastanti» ci ha detto: «da una parte la grande gioia e la riconoscenza percepite nelle persone incontrate dal Papa, dall’altra il dolore e
la sofferenza di un popolo davvero provato».
E quando Francesco è entrato nella zona rossa ad Amatrice, «ha potuto “assorbire” anche
la distruzione fisica, la devastazione: la sua
preghiera silenziosa è stato un momento davvero toccante».
«Particolarmente emozionante poi — ha
continuato il direttore della Sala stampa — è
stato l’incontro con gli anziani nella residenza
di Borbona. Lì il Pontefice ha trovato più
calma e discrezione e davvero ci ha mostrato
in concreto cosa intende ogni volta che nei
suoi discorsi ci invita a non dimenticare i
nonni. Fino all’ultimo gli ospiti non sapevano
che sarebbe arrivato il Papa, ed è stato bellissimo vedere i loro volti sorpresi, gli occhi
sgranati nel vederlo entrare in ogni stanza e
fermarsi proprio da loro». Molto significativa,
ha aggiunto Burke, anche la sequenza di soste che Francesco ha compiuto mentre raggiungeva i vari paesi. Le strade, nella zona,
sono punteggiate di case isolate, e diverse
volte il Pontefice, vedendo gruppetti di persone che lo aspettavano fuori dalla porta, ha
fatto fermare la macchina per salutarli.
Nonostante il riserbo mantenuto fino alla
fine, la notizia della visita è naturalmente
rimbalzata su tutti i media. Dopo il primo
lancio della Sala stampa sull’arrivo del Pontefice ad Amatrice, Burke ha anche postato un
tweet con la foto di Francesco tra i terremotati. L’immagine è subito divenuta virale in rete
ed è aumentato in maniera esponenziale il
numero di condivisioni degli hashtag #Papa
e #Amatrice: «È naturalmente importante che
noi diamo un’informazione dettagliata e descrittiva di un avvenimento — spiega — però
le parole a volte parlano fino a un certo punto. L’immagine trasmette l’emozione. E si diffonde molto più velocemente. Del resto il
modo tradizionale di fare informazione sta
cambiando e noi dobbiamo usare tutti i mezzi disponibili. In questo caso, poi, l’occasione
era davvero perfetta per comunicare con le
immagini. Ed è bello che, guardando e ascoltando il Papa, tutti abbiano potuto percepire
il suo essere uomo di fede e di speranza che
vuole trasmettere questa speranza agli altri dicendo: coraggio!». (maurizio fontana)
Per l’anima e per il corpo
La testimonianza dei parroci
Ossigeno per l’anima. E balsamo per il corpo. All’indomani
della visita di Papa Francesco,
tra le persone terremotate affiora non solo un sentimento di
commossa gratitudine ma anche, finalmente, un senso di ritrovata fiducia: nell’avvenire e
nella propria capacità di rialzarsi dalla distruzione. Ne sono testimoni soprattutto i parroci,
coloro che dal primo istante
non hanno mai smesso di dare
conforto e offrire sostegno, non
solo spirituale. «Ci ha fatto riscoprire la vera Chiesa», dice
don Luis Kangombe, da cinque
anni parroco a Trisungo, frazione di Arquata del Tronto, e oggi «terremotato tra i terremotati», perché, dice, «la mia chiesa
e la mia canonica non ci sono
più».
Sui volti delle persone, assicura il sacerdote di origini con-
golesi, «è finalmente tornato il
sorriso». La gente «è stata consolata». Alla sera, dopo che il
Papa era andato via, «abbiamo
celebrato la messa nella tenda
della Protezione civile. Abbiamo ringrazio Dio per questa
giornata. La gente era finalmente contenta. Ha sentito che la
Chiesa è vicina, che non abbandona».
Un’iniezione di fiducia per
affrontare i prossimi mesi che
«saranno molto difficili», anche
dal punto di vista climatico. Di
«ossigeno per lo spirito» parla
senza tanti giri di parole don
Francesco Armandi, parroco di
Arquata del Tronto. E non è un
modo di dire. «Ho visto con i
miei occhi — racconta — una
donna anziana, di 92 anni.
Finora era rimasta sempre
chiusa in se stessa. Mi è sembrata rinata. L’incontro con il
«Ciò che resta di corso Umberto I mostra la prospettiva di una città bombardata» scrive Gian Guido Vecchi
sul «Corriere della Sera» del 5 ottobre, raccontando la
visita a sorpresa del Papa ad Amatrice e negli altri luoghi colpiti dal terremoto dell’agosto scorso. «Francesco va avanti da solo, stringendosi le mani, lo sguardo
assorto — continua il giornalista — pezzi di calcestruzzo, pietre di fiume, collinette di tegole e macerie, facciate pericolanti e interni esposti, salotti sventrati, materassi, termosifoni che pendono sul vuoto, nei pochi
edifici rimasti chissà come in piedi. Si ferma lì in mezzo alla zona rossa, china il capo e prega». Nella scuola
al mattino — prosegue Vecchi nel suo reportage — è
uno dei bimbi più piccoli a sciogliere l’imbarazzo (...)
ma oggi è san Francesco, è la tua festa, auguri Papa
Papa le ha regalato come una
nuova vita». Non si tratta, assicura, solo di una emozione passeggera. «La vicinanza del Pontefice ci ha trasmesso fiducia e
speranza. La gente è stata moralmente sollevata». Perché soprattutto «di fiducia c’era e c’è
immenso bisogno», sottolinea
anche don Savino D’Amelio,
parroco di Amatrice, sul versante reatino dell’area devastata dal
sisma.
Ne hanno bisogno i bambini,
i più piccoli, che il Papa «con
delicatezza ha voluto salutare
uno per uno». Ne hanno urgenza gli adulti, i più anziani, che
insieme con le abitazioni, hanno «perso gli affetti e la speranza». E anche «noi preti che non
abbiamo più una chiesa per la
messa e una sala per il catechismo. Grazie Papa Francesco».
(fabrizio contessa)
Speranza tra le macerie
Francesco! E lo ha abbracciato» racconta al giornalista
la preside della scuola, Maria Rita Pitoni.
Il Papa è rimasto colpito soprattutto dai bambini,
con i quali si è fermato a lungo, conferma Franca
Giansoldati, inviata per «Il Messaggero». Il trauma
non li ha ancora abbandonati e sui loro volti si scorgono le ombre dell’esperienza fatta. «Io prego per voi,
voi fatelo anche per me». Ad Accumoli, quaranta giorni dopo la grande scossa dentro la chiesetta crollata il
crocifisso dondola ancora, appeso per un braccio. Il
vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, ha
raccontato: «Il Papa mi ha chiesto se andavo nelle ten-
dopoli tutti i giorni. Gli ho risposto di sì, che lo facevo». Tutti i giorni, sottolinea la giornalista, «ecco cosa
si aspetta, non un giorno sì e due no. La Chiesa vicina
alla gente. Francesco ha anche parlato con il commissario per la ricostruzione, Errani. Parole di circostanza,
ma si è informato su come procede il lavoro».
Commuove per coraggio e semplicità la testimonianza di Valerio, il fornaio di Amatrice che ha perso
moglie e figli nel sisma. L’ha raccolta Alessia Guerrieri, inviata di «Avvenire»: il Signore è con noi anche
nel grande dolore, ripete Valerio, «e ha mandato il Papa a ricordarcelo».
E sulla sorpresa e l’emozione dei terremotati insiste
la «Frankfurter Allegemeine» che titola «Improvvisamente il Papa» il breve servizio dedicato alla visita del
Pontefice
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
giovedì 6 ottobre 2016
Cattolici e luterani svedesi attendono il Papa
LUSSEMBURGO, 5. «La sicurezza è
essenziale e positiva, ma quando
non è unita alla giustizia e ai diritti
umani diventa alienante, impedisce
gli scambi e può diventare un nuovo
motivo per conflitti e divisioni»: è
quanto scrivono nella dichiarazione
conclusiva i delegati delle 31 commissioni episcopali Iustitia et Pax
dei Paesi europei che si sono riuniti
a Lussemburgo nei giorni scorsi.
«Diffidiamo dell’idea che l’Europa
possa raggiungere la sua sicurezza
costruendo muri», si legge nel testo,
muri che sono inefficaci di fronte
«alla natura delle minacce alla sicurezza dell’Europa così diversificate e
complesse. L’alternativa è un ordine
del mondo basato sulla giustizia». I
delegati hanno lanciato diversi appelli: all’Ue e ai suoi membri per
una «politica di pace basata sullo
sviluppo umano integrale»; ai politici perché ogni loro scelta e parola
sia «nel rispetto della dignità umana
e del principio dello Stato di diritto»; agli intellettuali perché «elaborino nuove idee in grado di offrire
una prospettiva per tutti»; a chi lavora nella comunicazione perché abbia «un più forte senso di responsabilità etica, denunci il linguaggio
violento e non incoraggi gli stereotipi»; alla Chiesa perché sia «sacramento di pace»; a ogni cittadino
perché contribuisca a «costruire una
comunità sicura e pacifica con il dialogo e in spirito di fraternità».
Della necessità di creare un sistema di corridoi umanitari in soccorso
dei migranti, ha invece parlato nel
corso di un convegno il segretario
generale della Conferenza episcopale italiana, il vescovo Nunzio Galantino. «Come Caritas e Chiesa italia-
Dalle commissioni episcopali europee Iustitia et Pax
Ponti non muri
na — ha detto — stiamo trattando
per aprire corridoi umanitari con
l’Etiopia e altre regioni che vivono
drammi indicibili. Perché i muri
dell’Europa non fermeranno chi è
intenzionato a guardare oltre: cercheranno altre strade. Sogno il momento in cui quello che si spende
per l’immigrazione non sia più
iscritto tra le spese, ma tra gli investimenti».
A ragione di quanto espresso da
monsignor Galantino, vi è l’esperienza dei corridoi umanitari realiz-
Moschee aperte in Germania
Conoscersi meglio
zata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei), dalla Tavola valdese e dalla comunità di
Sant’Egidio, e che ha già portato
circa 300 profughi in situazione di
vulnerabilità, soprattutto siriani, dal
Libano in Italia.
Intanto, lunedì scorso, nella chiesa di San Gerlando gremita di fedeli
è stata celebrata la messa, presieduta
dal parroco dell’isola, don Mimmo
Zambito, alla presenza del pastore
Luca Maria Negro, presidente della
Fcei, in ricordo delle vittime di tutte
le frontiere. Durante la celebrazione,
è stata letta una dichiarazione ecumenica per ribadire che «le morti in
mare si possono contrastare aprendo
vie di accesso legali e sicure». «In
quest’isola, in questa chiesa e con
rinnovato spirito ecumenico e interreligioso — si legge nella dichiarazione — ci impegniamo a lanciare un
nuovo appello alla comunità internazionale, alle leadership europee e
mondiali, alle nostre sorelle e ai nostri fratelli ancora indifferenti o esitanti di fronte alle sofferenze dei migranti e dei profughi. Siamo qui per
chiedere nuove politiche migratorie
affinché i nostri Governi e le istituzioni europee adottino politiche di
accoglienza che mettano fine alle
stragi di immigrati; alla brutalità del
traffico di uomini; all’angoscia e alla
paura di migliaia di persone che
fuggono disperate da persecuzioni,
guerre, violenze e fame. Siamo qui
— prosegue il testo — per impegnarci
a vigilare sul rispetto dei diritti
umani, sulla qualità dell’accoglienza
ai profughi e ai migranti che avviene
nei centri e negli hotspot presenti
nei nostri territori, sull’effettiva protezione che leggi morali e civili ci
impongono di riconoscere a chi fugge da guerre e persecuzioni. A tutti
chiediamo di guardare alle migrazioni mediterranee non con gli occhi
della paura e dell’egoismo ma con
quelli del diritto e della solidarietà».
Al riguardo, i partner ecumenici
hanno lanciato un appello affinché
«Lampedusa non diventi una frontiera di nuovi fili spinati che dividono e feriscono l’Europa e l’umanità,
ma perché possa essere un luogo in
cui uomini e donne di buona volontà costruiscono ponti di dialogo, di
cooperazione e di pace. È questa la
preghiera che rivolgiamo al Signore:
che faccia di noi costruttori di ponti,
uomini e donne che sanno aprire la
loro porta e il loro cuore a chi cerca
protezione e accoglienza. In un
giorno della memoria e del cordoglio — conclude la dichiarazione — è
questo l’impegno che oggi, a Lampedusa, noi ci assumiamo insieme».
Nel 2016 si stimano già oltre
4.000 morti fra i migranti, in aumento rispetto agli anni precedenti,
e in gran parte nella rotta del Mediterraneo verso l’Italia, nonostante le
misure di salvataggio dell’operazione “Mare Nostrum”.
Testimonianza
di misericordia
STO CCOLMA, 5. «Sul cammino dell’ecumenismo ci sono
anche gli ostacoli, ma ci auguriamo che ciò che è ormai
imminente dia energia al lavoro ecumenico nel nostro Paese
e doni segnali incoraggianti e
di speranza in tutto il mondo». Così si conclude un lungo articolo apparso martedì
sul quotidiano svedese di ispi-
La cattedrale luterana di Lund
razione cristiana «Dagen»,
congiuntamente firmato da
monsignor Anders Arborelius,
vescovo di Stoccolma, e Antje
Jackelén, arcivescovo della
Chiesa luterana di Svezia, a
meno di un mese dalla visita
di Papa Francesco a Lund,
«evento — scrivono i due ve-
A padre Nicolás la gratitudine della congregazione generale dei gesuiti
Mai mediocri
mai superficiali
BERLINO, 5. Porte aperte in
moschea. Si è ripetuta anche
quest’anno in centinaia di
luoghi di culto islamici di
Germania l’iniziativa che intende favorire la comprensione reciproca e la convivenza
con la popolazione non musulmana. Convegni, mostre e
appunto l’apertura straordinaria delle moschee hanno
caratterizzato l’iniziativa quasi ventennale — per la prima
volta è stata realizzata nel
1997 — che tradizionalmente
si svolge nello stesso giorno,
il 3 ottobre, dei festeggiamenti per la riunificazione
tedesca, proprio per sottolineare lo stretto legame con il
Paese. Appuntamento che
quest’anno ha assunto un significato ancora più importante perché dedicato al tema, questione assai scottante
nell’opinione pubblica tedesca, dell’accoglienza di immigrati e rifugiati.
Nella capitale Berlino hanno aderito all’iniziativa non
meno di sessanta moschee.
Nello Stato della Renania
Settentrionale - Vestfalia, il
più popoloso dei Länder tedeschi, il ministro regionale
per l’integrazione, Rainer
Schmeltzer, ha visitato la moschea della città di Witten,
ricordando come in tutta
l’area vivano attualmente un
milione e mezzo di musulmani. «Questo dimostra che i
musulmani, e l’islam con loro, appartengono alla Renania Settentrionale - Vestfalia.
Chi lo nega è cieco», ha detto, con riferimento a un’analoga frase — «L’islam appartiene alla Germania» — pronunciata in passato dall’allora presidente tedesco Christian Wulff. Frase che scatenò la reazione di gruppi xenofobi. Attualmente, vivono
in Germania circa 4 milioni
di musulmani, molti dei quali discendenti di lavoratori
turchi arrivati nel Paese negli
anni Settanta del secolo scorso. Le moschee sono circa
2400 e per molti versi sono
considerate anche un ponte
per l’inserimento dei musulmani all’interno della società.
Nel corso della sua visita a
Dresda, la cancelliera Angela
Merkel ha incontrato la famiglia dell’imam della moschea
della città sull’Elba contro
cui la scorsa settimana era
stato compiuto un attentato
dinamitardo, fortunatamente
senza causare vittime. Un
tweet del portavoce del governo, Steffen Seibert, mostra una foto della cancelliera
che si rivolge alla consorte,
velata, e ai due bambini
dell’imam.
ROMA, 5. «Ci ha esortato a non
essere gesuiti “distratti”, ma a
“sentire e gustare le cose interiormente”, ad andare al centro dei
problemi, delle sfide apostoliche
del nostro tempo, usando l’intelligenza, lo studio e il cuore per
guardare il mondo con gli occhi
di Dio, per saper condividere le
gioie e le angosce, gli interrogativi
dei nostri fratelli e sorelle, accompagnarli a cercare e trovare i segni
della presenza e della volontà di
Dio, i movimenti dello Spirito al
di sotto della crosta superficiale,
della figura esteriore di questo
mondo globalizzato e frenetico,
caratterizzato dalla nuova cultura
digitale». È uno dei passaggi più
significativi del discorso di ringraziamento a padre Adolfo Nicolás
Pachón, preposito generale dimissionario della Compagnia di Gesù, tenuto lunedì scorso da padre
Federico Lombardi.
Lombardi, che ha parlato in veste di assistente ad providentiam
del superiore generale, ha sottolineato due parole — universalità e
profondità — pronunciate spesso
da padre Nicolás nel corso del suo
mandato: «Lei ci ha continuamente ricordato la prospettiva universale della nostra missione, al di là
dei confini ristretti delle regioni,
delle nazioni o delle province, e ci
ha invitati alla profondità spirituale, a evitare i rischi della mediocrità e della superficialità», ha osservato padre Lombardi, sottolineando anche lo stile personale del gesuita spagnolo caratterizzato da
«cordialità, spontaneità e semplicità di tratto, accessibilità».
Passando all’azione di governo
vera e propria svolta in questi anni dal preposito, essa ha visto «un
grande lavoro di ristrutturazione
delle Province nelle diverse parti
del mondo; i superiori maggiori
sono stati spesso invitati a essere
lungimiranti e a discernere sul numero forse troppo grande di opere
e ministeri presenti nelle aree di
loro competenza; le Conferenze
dei provinciali e i loro presidenti
sono stati incoraggiati nel compito
di rispondere alle sfide che vanno
al di là dei confini provinciali o
regionali».
Per padre Lombardi, il generale
«non ha avuto uno stile di governo individualistico e accentratore,
ma è stato capace di farsi aiutare,
di coinvolgere i suoi più diretti
collaboratori in un lavoro comune
e corresponsabile, di squadra». E
«vi è stato un uso frequente ed efficace di gruppi di lavoro e commissioni per affrontare problemi
complessi, la costituzione, riorga-
scovi — che può essere definito storico».
Il 31 ottobre, anniversario
della Riforma, «per la prima
volta in assoluto, i vertici della Chiesa cattolica e della Federazione luterana mondiale
(Flm) guarderanno insieme
alla Riforma». L’evento è uno
dei “frutti visibili” di «cinquant’anni di dialogo tra cat-
nizzazione o valorizzazione di segretariati».
Ed è da sottolineare inoltre la
promozione di una «cultura della
responsabilità», di apostolato e
governo, nel rispondere dei compiti e della fiducia ricevuti.
Ma padre Nicolás è stato anche
«il primo generale a trovarsi nella
condizione di assistere all’elezione
di un Papa gesuita». Con il Pontefice — ha ricordato ancora padre
Lombardi, già direttore della Sala
stampa della Santa Sede — il preposito generale ha stabilito fin
dall’inizio «un rapporto di comunicazione diretto e cordiale», con
semplicità, discrezione e quella
sintonia «che discende naturalmente dalla comune identità e spiritualità religiosa».
tolici e luterani», scrivono i
due vescovi, ricordando la
firma della «Dichiarazione
congiunta sulla dottrina della
giustificazione» e il documento «Dal conflitto alla comunione».
I vescovi spiegano inoltre
che l’evento all’Arena di Malmö, intitolato «Insieme nella
speranza», che fa parte del
programma della visita del
Papa, vuole essere una «testimonianza al mondo della misericordia di Dio» e annunciano che «come segno concreto della volontà di rafforzare i legami, Caritas Internationalis e il World Service sottoscriveranno un memorandum congiunto». L’invito è a
«cogliere quest’opportunità di
testimonianza di Gesù Cristo
perché il mondo creda e a
pregare e lavorare per il bene
del Vangelo».
Nella cattedrale luterana di
Lund è prevista la celebrazione di una preghiera ecumenica comune.
Per il terzo centenario della presenza ortodossa russa
Il patriarca di Mosca nel Regno Unito
dal 15 al 18 ottobre
MOSCA, 5. Dal 15 al 18 ottobre il patriarca di Mosca, Cirillo, visiterà il
Regno Unito per celebrare il trecentesimo anniversario della presenza
della Chiesa ortodossa russa nelle
isole britanniche. Come ha annunciato il portavoce del patriarcato,
padre Alexander Volkov, l’evento
più importante sarà la divina liturgia
guidata da Cirillo nella cattedrale
della Dormizione della Madre di
Dio a Londra.
Durante il viaggio, particolare attenzione verrà dedicata alla figura
del metropolita di Sourozh, Anthony, al secolo Andrei Borisovich
Bloom (morto nel 2003), che «ha
contribuito in maniera significativa
alla presenza della comunità ortodossa russa nel Regno Unito nel
ventesimo secolo e ha dedicato
enormi sforzi allo sviluppo della
diocesi di Sourozh, creata nel 1962».
Volkov ha ricordato che la storia
della parrocchia russa, e in seguito
della diocesi, è cominciata con la
cappella dell’ambasciata, istituita
per decreto dallo zar Pietro il Grande nel 1716. Il metropolita presidente
del Dipartimento per le relazioni
esterne, Ilarione, ha detto che sono
previsti incontri con la regina Elisabetta II e con il primate della Comunione anglicana, Justin Welby.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 6 ottobre 2016
pagina 7
Il Pontefice invita a usare le risorse on line in modo libero e critico
Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice
Tecnologie come strumenti
Indicazioni
per il Giubileo mariano
Sabato 8 ottobre 2016
Prima dell’udienza generale, nella mattina
di mercoledì 5 ottobre, il Papa ha ricevuto
nell’auletta dell’Aula Paolo VI i dirigenti della
fondazione Vodafone che gli hanno presentato
un’iniziativa di solidarietà per i giovani africani.
VEGLIA
Rivolgo il mio benvenuto a tutti voi e ringrazio
l’Amministratore Delegato di Vodafone Italia per
la sua presentazione di questa interessante iniziativa chiamata “Instant Schools for Africa”. Essa si
propone — come abbiamo sentito — di consentire
a numerosi giovani africani, di cui una parte
ospitati in campi-profughi, di accedere on line a
importanti risorse educative.
Questo progetto si inserisce nell’orizzonte ampio e variegato di interventi pubblici e privati
orientati a promuovere un mondo più inclusivo,
più solidale, più capace di offrire opportunità di
sviluppo a persone e gruppi sociali a rischio di
esclusione.
Esprimo il mio apprezzamento per tale iniziativa e mi permetto di suggerire che, nell’attuarla,
si abbia cura di fornire ai giovani anche qualche
nozione di metodo, affinché imparino non solo
ad usare gli strumenti, ma a usarli come strumenti,
diventando capaci di avvalersene in modo libero
e critico.
E infine un desiderio: che, tra le risorse offerte
ai giovani, ci possa essere l’accesso informatico ai
testi sacri delle varie religioni, in diverse lingue.
Questo sarebbe un bel segno di attenzione alla
dimensione religiosa, così radicata nei popoli
africani, e di incoraggiamento al dialogo interreligioso.
Grazie ancora per la vostra cortesia e tanti auguri per questo progetto, che per quello che ho
sentito mi piace tanto, è costruttivo. E oggi bisogna essere costruttivi, fare cose che portino
l’umanità avanti e non soltanto vedere come cadono le bombe sopra persone innocenti, bambini, ammalati, città intere. Costruire, non distruggere! Grazie.
All’udienza generale di mercoledì 5 ottobre, in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi:
Da diversi Paesi: Sacerdoti studenti nel Pontificio Collegio Missionario San Paolo Apostolo, in Roma; Fratelli Maristi delle Scuole; Fatebenefratelli; Serve di Maria Ministre degli
Infermi.
Dall’Italia: Pellegrinaggio della Diocesi di
Aosta, con il Vescovo Franco Lovignana; Pellegrinaggio della Diocesi di Ventimiglia - San
Remo, con il Vescovo Antonio Suetta; Pellegrini dalla Diocesi di Milano, con il Vescovo
Ausiliare Mario Delpini; Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: San Giacomo, in Veglia; San
Giuseppe, in Vigevano; San Martino, in Vergiate; Santa Maria di Salsasio, in Carmagnola;
San Giorgio, in Busalla; Madonna del Poggio,
in Lorenzatico-Zenerigolo di San Giovanni in
Persiceto; San Giovanni Battista, in Castel
San Giovanni; San Giacomo, in Cesenatico;
Santa Maria Assunta, in Marlia; Madonna
della Speranza, in Grottammare; Sant’Alberto
Magno, in Roma; Maria Santissima della
Provvidenza, in Zafferana Etnea; Santa Anastasia, in Buddusò; Santi Gioacchino e Anna,
in Selegas; Foranie di Feltre e di Pedavena;
Comunità pastorale Maria Madre della Chiesa, di Cassina de’ Pecchi; Decanato di Trezzo
sull’Adda; Parrocchie di Fontanelle, e di Portobuffolè; gruppi di fedeli dalle Parrocchie:
San Giovanni Battista, in Istrana; San Giuseppe, in Vigevano; Santi Giovanni Battista e
Gemma Galgani, in Casteldebole di Bologna;
Santa Maria Maggiore, in Sant’Arsenio;
Sant’Ignazio da Laconi, in Olbia; San Pio X,
in Iglesias; Sacerdoti della Diocesi di Udine;
Parrocchie di Venasca; Istituto Sant’Antonio Opera Don Guanella, di Cassago Brianza;
Istituto italiano della donazione, in occasione
della Giornata del Dono; Società di Calcio
Ascoli Picchio; Gruppo «Vivere da sportivi»;
Federazione italiana sport cinofili; Gruppo
«Tutti i cammini portano a Roma»; Associazione Auser, di Annunziata-Messina; Associazione Correre per..., di Tortona; Associazione
Arpe-Federproprietà; Associazione Fidapa, di
Barcellona Pozzo di Gotto; Associazione professionale cuochi italiani, Calabria; Confederazione nazionale artigiani, di Bologna; Banca
Centropadana, di Bergamo; Banca di Valle
Camonica; Caserma dei Carabinieri, di Palermo; Guardie Penitenziarie, di Piacenza; Infermieri della Provincia di Salerno; Gruppo
«Gloria Crucis» dell’Università Lateranense di
Roma; Volontari di Sant’Anselmo, di Goito;
Gruppo Unitalsi, di Milano; Famiglia del
Cuore Immacolato di Maria, di Galbiate;
Gruppo Ericsson Academy Center, di Roma;
Gruppo TgNews TV, di Frigento; Scuola Oasi
Madre Serafina, di Roma; Scuola Suore Francescane, di Civita Castellana; Liceo «Bruni»,
di Ponte di Brenta di Padova; Gruppi di fedeli da Voghera, Sarnico, Villamiroglio, Milazzo,
Rosta, Settimo, Catania, Solofra, Montoro,
Noventa Vicentina, Jerago con Orago e Besnate; Studenti partecipanti al Corso del Mediterraneo presso l’Università Roma Tre.
MARIANA
Sabato 8 ottobre 2016, alle ore
17.30, sul Sagrato della Basilica
Vaticana, il Santo Padre Francesco presiederà il Santo Rosario
in occasione del Giubileo Mariano, indetto nel contesto delle celebrazioni del Giubileo della Misericordia.
I Signori Cardinali, gli Arcivescovi, i Vescovi, i Prelati e i Cappellani di Sua Santità che desiderano partecipare alla preghiera
si troveranno alle ore 17 sul Sagrato della Basilica Vaticana, indossando l’abito filettato loro
proprio.
Il 9 ottobre 2016, XXVIII D omenica del Tempo Ordinario, in
occasione del Giubileo Mariano,
alle ore 10.30, il Santo Padre
Francesco celebrerà la Santa
Messa sul Sagrato della Basilica
Vaticana.
Per la circostanza, l’Ufficio
delle Celebrazioni Liturgiche del
Sommo
Pontefice
comunica
quanto segue:
dal rispetto per la verità e da un forte
senso etico». La registrazione si conclude con la richiesta del Pontefice ai giornalisti di aiutarlo «a diffondere questa
intenzione di preghiera» e con la risposta affermativa dei giovani interpellati.
Come i precedenti, il video è stato
preparato dall’agenzia La Machi, che si
occupa della produzione e della distribuzione, in collaborazione con il Centro televisivo vaticano che lo ha registrato.
Gruppi di fedeli all’udienza generale
Coppie di sposi novelli.
Gruppi di fedeli da: Ungheria; Repubblica
Ceca; Slovacchia; Lituania; Romania.
I polacchi:Pielgrzymki: z Polskiej Misji Katolickiej z Kolonii w Niemczech, z Warszawy,
Pieniążkowic, Nowego Targu, z Fundacji Maximilian-Kolbe-Werk więźniów obozu koncentracyjnego w Auschwitz i rodzin nieżyjących
więźniów obozów w Ravensbrück, Mathausen
oraz Flossenbürg; pielgrzymi z parafii: św.
Marcina w Szebniach i Matki Boskiej Częstochowskiej w Zabieżkach; uczniowie Gimnazjum im. Ludzi Pojednania z Witnicy i ze Stargardu (Szczecińskiego); pielgrzymka osób niepełnosprawnych; grupy turystyczne z Poznania, Opola i Katowic; pielgrzymi indywidualni.
De France: Groupe de prêtres du diocèse
de Nevers, avec Mgr Thierry Brac de La Perrière; pèlerinage du diocèse de Rodez, avec
Mgr François Fonlupt; pèlerinages des diocèses de Beauvais, Clermont-Ferrand, Angers,
Paris; paroisse Saint-Jean-Bosco, de Ponts-deCé; paroisse Notre-Dame-de-Lorette, de Bellac; groupes de pèlerins des paroisses de Boulogne-Billancourt, Bailleul, Strasbourg; centre
de spiritualité jésuite, du Coteaux; Les «Marcheurs de l’espérance» du Secours catholique
d’Avignon et de Marseille; groupe de pèlerins
de Doix-les-Fontaines.
De Suisse: Groupe de pèlerins de Moutier.
De Belgique: Groupe de prêtres de l’archidiocèse de Malines-Bruxelles; groupe de pèlerins du diocèse de Tournai; groupe de pèlerins
du diocèse de Liège; groupe de prière, de
Louvain-la-Neuve.
From various Countries: A group of new
seminarians from the Pontifical Beda College,
Rome; Delegates attending the International
Al-Anon General Services Meeting.
From England: Pilgrims from the Diocese
of Hallam accompanied by Bishop Ralph Heskett; a group of «Friends of Don Orione»;
Students and staff from St Bernadette’s Catholic Secondary School, Bristol.
From Scotland: Students and staff from St
Andrew’s and St Bride’s High School, East
Kilbride.
From Ireland: A group of pilgrims from the
Diocese of Meath.
From Norway: Students and staff from St
Paul’s School, Bergen.
From Australia: The Australian Girls
Choir; a group from the Filipino Chaplaincy,
Chatswood Parish, New South Wales; Pilgrims from Salesian Schools.
Dalla Svizzera: Gruppo Viva Maria, di
Wohlen; Missione cattolica italiana, di Oerlikon, e di Schaffhausen.
From China: Pilgrims from the Diocese of
Suzhou, accompanied by their Bishop.
Dalla Polonia: ex Prigionieri del Campo di
Concentramento di Auschwitz.
From Indonesia: Pilgrims from: St John the
Evangelist Church, Archdiocese of Jakarta;
Cathedral of the Virgin Mary, Diocese of Bogor; Trinity Catholic Church, Chengkareng,
Jakarta; St Francis of Assisi Catholic Church,
Medan.
From Malaysia: Pilgrims from Holy Trinity
Catholic Church, Tawau, Sabah.
From the Philippines: Pilgrims from Immaculate Conception Parish, Damar Village,
Quezon City.
From the United States of America: Pilgrims from: Archdiocese of Chicago, Illinois;
Diocese of Omaha, Nebraska; Episcopal Diocese of Texas, accompanied by Rt Rev
Andrew Doyle; Pilgrims from the following
parishes: St Lucy, Los Angeles, California; St
Louis, Miami, Florida; Resurrection, Miramar
Beach, Florida; St Emily, Mount Prospect, Illinois; St Andrew, Moore, Oklahoma; St Mary
of the Hill, Hubertus, Wisconsin; Members of
the Board of Trustees of Assumption College,
Worcester, Massachusetts; Pilgrims from the
Franciscan Missionaries of Mary Health Care
System, Louisiana; Pilgrims from the Chinese
Catholic Community, San Francisco, California; Students from California Lutheran University - Oxford University Study Abroad
Programme.
Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden St. Nikolaus, Ankum; Pfarrverband Aufkirchen; St.
Bartholomäus, Ayl; St. Antonius, Bad Laer;
St. Vitus, Breitenworbis; Guter Hirte, Cottbus; St. Blasius, Dietmansried; St. Benno,
Dresden; St. Georg, Ehrenkirchen; St. Johannes Baptist, Garrel; St. Maria-Magdalena,
Geldern-Pont; St. Clemens Maria Hofbauer,
Gelsenkirchen Sutum; St. Franziskus, Halle;
St. Joseph, Hannover; St. Remigius, Ingelheim; Propsteipfarre St. Mariä Himmelfahrt,
Kleve; St. Sebastian, Magdeburg; St. Georg,
Neustadt an der Waldnaab; St. Michael,
Östringen; St. Peter und Paul, Osnabrück; St.
Meinrad, Radolfzell; St. Johannes, Steinfeld;
St. Johannes der Täufer, Westerstede; Pilgergruppen aus dem Erzbistum München und
Freising; Bistum Münster; Bistum Würzburg;
Pilgergruppen aus Bakum; Grevenbroich; Hanhofen; Hann. Münden; Kesselsdorf; Koblenz; Oberaudorf; Olsberg; Pressig; Waghäusel; Westheim; Mitglieder des Ordens des
Heiligen Lazarus von Jerusalem, Asperg; Diözesanwallfahrt aus dem Bistum Mainz; Katholische Arbeitnehmer-Bewegung, Mannheim;
Communität Jesus Caritas, Bramsche; Katholische Arbeiternehmer-Bewegung, Dortmund;
Jubilare aus dem Humanistischen WillibaldGymnasium, Eichstätt; (45-jähriges Abiturjubiläum); St. Sebastianus-Bruderschaft, Herten;
Ev. Pfarrei Kettenheim und Ev. Pfarrei Offenheim; Kolpingfamilie, Lippstadt; Mitarbeiter
des Bischöflichen Ordinariates, Mainz; Studierende der Katholisch-Theologischen Fakultäten der Universitäten Mainz und Frankfurt;
Katholische Arbeiternehmer-Bewegung, Mannheim; St. Helena Schützenbruderschaft
Rheindahlen, Mönchengladbach; Deutsche
Gesellschaft für Kirchenrecht, München; Katholische Arbeiternehmer-Bewegung, Paderborn; Singekreis Niedergladbach in Schlan-
MESSA
celebrata da Papa Francesco
Videomessaggio per la Rete mondiale di preghiera
contro». E nel farlo Francesco individua una risposta nella necessità di avere «informazioni che portino» all’impegno «per il bene dell’umanità e del
pianeta».
Mentre sullo schermo scorrono le immagini di giovani operatori dei media,
rivolgendosi proprio a loro il Papa
chiede di unirsi a lui «perché i giornalisti, nello svolgimento della loro professione — è l’intenzione di preghiera per
questo mese — siano sempre animati
SANTA
presieduta da Papa Francesco
Giornalisti al servizio della cultura dell’incontro
I giornalisti siano al servizio della cultura dell’incontro. È quanto auspica
Francesco nel videomessaggio per l’intenzione di preghiera del mese di ottobre, diffusa martedì 4 ottobre sul sito
(www.apmej.org) della Rete mondiale
di preghiera del Papa (Apostolato della
preghiera).
Parlando in lingua spagnola il Pontefice esordisce: «Spesso mi chiedo come
i mezzi di comunicazione possono mettersi al servizio di una cultura dell’in-
Domenica 9 ottobre 2016
genbad; Bundestagsabgeordnete der CDU/CSU;
St. Sebastian-Schützen, Borchen; Leserreisen,
Braunschweig; Elterngemeinschaft des Gymnasiums Leoninum, Handrup; Mitglieder der
cdu in Hofstetten; Pilgergruppe der Freiwilligen Feuerwehr, Langengeisling; Studierende
der Volkshochschule, Lambrecht; Leserreise
Münchner Merkur; Schülerinnen, Schüler und
Lehrer aus folgenden Schulen: Couven-Gymnasium, Aachen; Goethe-Gymnasium, Auerbach; Schule, Bad Ems; Paulsen-Gymnasium,
Berlin; Kardinal-Frings-Gymnasium, Bonn;
Sankt-Adelheid-Gymnasium, Bonn; St. Ursula
Gymnasium, Brühl; Mauritius-Gymnasium,
Büren; Gerhardinger-Realschule, Cham; Maristen-Realschule,
Cham;
Johannes-KeplerGymnasium, Chemnitz; Sophie-Barat-Schule,
Hamburg;
Albert-Schweitzer-Gymnasium,
Limbach-Oberfrohna; Walburgisgymnasium,
Menden; Gymnasium Am Geroweiher, Mönchengladbach; Hildegardisschule, Münster;
Erzbischöfliches
Friedrich-Spee-Kolleg,
Neuss;
Städt.
Sophie-Scholl-Gymnasium,
Oberhausen; Hittorf-Gymnasium, Recklinghausen; Bischöfliches Gymnasium St. Mi-
chael, Ahlen und das Johanneum, Wadersloh;
Anne-Frank-Gymnasium, Werne.
Aus der Republik Österreich: Pilgergruppe
aus folgenden Pfarreien: St. Gertrud, WienWähring; Maria Himmelfahrt, Zwettl; Pilgergruppe aus der Diözese Eisenstadt in Begleitung von Bischof Dr. Ägidius Zsifkovics; Pilger aus Murau; Silz; Schülerinnen, Schüler
und Lehrer aus folgenden Schulen: Gymnasium, Güssing; Stiftsgymnasium der Benediktiner in St. Paul.
Aus der Schweizerischen Eidgenossenschaft:
Pilger aus folgenden Pfarreien: St. Joseph,
Köniz und Schwarzenburg; St. Anna, Eggersriet; St. Barbara, Rothenburg; Pilgergruppe
aus dem Bistum Basel; Pilger aus Küttigen;
Potranno concelebrare:
— i Cardinali, i Patriarchi, gli
Arcivescovi e i Vescovi, che si
troveranno, alle ore 9.45, nella
Cappella di San Sebastiano in
Basilica, portando con sé: i Cardinali e i Patriarchi la mitria
bianca damascata, gli Arcivescovi
e i Vescovi la mitria bianca;
— i Sacerdoti, muniti di apposito biglietto, rilasciato dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che si troveranno, alle ore
9, al Braccio di Costantino, portando con sé amitto, camice, cingolo e stola verde.
Città del Vaticano, 4 ottobre
2016.
Mons. GUID O MARINI
Maestro delle Celebrazioni
Liturgiche Pontificie
Jugendliche, die an der Informationswoche
der Päpstlichen Schweizergarde teilnehmen;
Ministranten aus folgenden Pfarreien: Maria
Geburt, Au/St. Gallen; St. Martin, Egerkingen und Mariä Himmelfahrt, Oberbuchsiten;
Eggersriet; St. Kolumban, Rorschach; St. Antonius Erm., Rothenthurm; St. Theodul und
Mauritius, Sachseln; St. Stephan, Therwil/Biel-Benken.
Aus der Provinz Bozen - Republik Italien:
Blindenapostolat St. Raphael, Bozen.
De España: Peregrinación de la Diócesis
de Santander, con S.E. Mons. Manuel Sánchez Monge; Peregrinación de la Diócesis de
Mallorca, con S.E. Mons. Javier Salinas Vinais; Santuario de la Piedad, de Almendralejo;
Archicofradía del Santísimo Cuerpo de Cristo
Señor del mundo, de Alcantarilla; Hermandad
de Santa Marta, de Sevilla; Cofradía de Santiago Apóstol, de Torrevieja; Asociación antiguos alumnos Campus universitario Sur, de
Santiago de Compostela; Grupo del Programa
Invulnerables de lucha contra la pobreza infantil; grupos de peregrinos de Ceuta, y Sevilla.
De México: grupos de peregrinos.
De Argentina: Grupo del Seminario de Etica en la Gestión y Administra ción de Salud,
con S. E. Mons. Alberto Bochatey.
De Portugal: Paróquia de Nosso Senhor
dos Milagres, de Leiria; grupo da Venerável
Ordem Terceira de São Francisco, de Guimarães; Coro de Pais da Paróquia de Cristo Rei,
do Porto.
De Angola: grupo de peregrinos da Diocese de Huambo.
Do Brasil: grupo da Família Kolping, de
Santa Catarina.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
giovedì 6 ottobre 2016
All’udienza generale il Pontefice ricorda il viaggio in Georgia e Azerbaigian
Dialogo e rispetto
per la convivenza nel Caucaso
«Tutte le popolazioni caucasiche vivano
nella pace e nel rispetto reciproco»: è la
speranza espressa da Papa Francesco dopo il
recente viaggio compiuto in Georgia e in
Azerbaigian. Un auspicio che lo stesso
Pontefice è tornato a manifestare durante
l’udienza generale in piazza San Pietro,
mercoledì mattina, 5 ottobre.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nello scorso fine settimana ho compiuto il
viaggio apostolico in Georgia e Azerbaigian. Rendo grazie al Signore che me lo
ha concesso e rinnovo l’espressione della
mia riconoscenza alle Autorità civili e religiose di questi due Paesi, in particolare al
Patriarca di tutta la Georgia Ilia II — la
sua testimonianza mi ha fatto tanto bene
al cuore e all’anima — e allo Sceicco dei
Musulmani del Caucaso. Un grazie fraterno ai Vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e a
tutti i fedeli che mi hanno fatto sentire il
loro caloroso affetto.
Questo viaggio è stato il proseguimento
e il completamento di quello effettuato in
Armenia, nel mese di giugno. In tal modo
ho potuto — grazie a Dio — realizzare il
progetto di visitare tutti e tre questi Paesi
caucasici, per confermare la Chiesa Cattolica che vive in essi e per incoraggiare il
cammino di quelle popolazioni verso la
pace e la fraternità. Lo evidenziavano an-
I bambini invulnerabili di Barcellona
«Non ci si può solo
commuovere per i bambini
che non hanno nulla: bisogna
passare all’azione concreta per
sradicare la povertà, aiutando
le famiglie nella loro vita di
ogni giorno». Ecco
l’ambizioso progetto che suor
Lucía Caram sta mettendo in
campo a Barcellona e che ha
presentato a Papa Francesco
durante l’udienza generale. Il
programma, spiega la
religiosa, «intende rendere i
bambini “invulnerables” alla
povertà», creando intorno a
loro «migliori condizioni di
vita». Ma «per realizzarlo —
fa notare — occorre veramente
la collaborazione di tutti e un
impegno continuo». Per
questa ragione suor Lucía ha
coinvolto «l’intera città di
Barcellona», a partire dagli
amministratori fino alla
famosa squadra di calcio con
Messi e Neymar, passando
per fondazioni e soggetti
pubblici e privati.
Storie di «solidarietà concreta
e di attenzione ai più poveri
tra i poveri in Francia» sono
state raccontate al Papa dai
rappresentanti di Secours
catholique d’Avignon et de
Marseille. Significativo, in
particolare, il progetto
«Marcheurs de l’espérance»
che dal 2011 consente a un
gruppo di persone povere di
percorrere il cammino verso
Santiago de Compostela,
vivendo un’esperienza
spirituale di comunione e
amicizia.
Hanno fatto tappa a Taizé i
quarantasette pellegrini cinesi,
provenienti da Suzhou, che
Papa Francesco ha accolto
all’udienza generale. Il
gruppo sta vivendo questo
particolare momento come
un’esperienza di fede molto
forte. «I love Jesus» la scritta
sui cappellini rossi indossati
da tutti i pellegrini, che
hanno sventolato in piazza la
bandierina del loro Paese.
Particolarmente significativo,
inoltre, l’incontro del
Pontefice con un gruppo di
persone che hanno vissuto
sulla loro pelle la tragedia
della deportazione nei campi
di concentramento nazisti,
durante la seconda guerra
mondiale. Ad accompagnarli
Zdisława Włodarczyk,
rappresentante della
fondazione polacca
Massimiliano Kolbe, che
arrivò ad Auschwitz quando
aveva appena undici anni,
nell’agosto 1944, e venne
liberata il 27 gennaio 1945.
«Facevamo parte — racconta
la donna — del gruppo dei
bambini della Slesia, gli
ultimi e più giovani
prigionieri del lager di
Auschwitz, e siamo
letteralmente sopravvissuti
all’inferno». Al momento
dell’arresto, ricorda, «siamo
stati strappati ai nostri
genitori che sono stati tutti
sterminati». Francesco ha
potuto salutare anche alcuni
familiari di deportati nei
campi di Ravensbrück,
Mauthausen e Flossenbürg.
Serhiy Malyk, rappresentante
del gruppo ucraino Wheels of
Hope and Gratitudine, ha
presentato al Papa una
raccolta di disegni fatti da
bambini che vivono nelle
zone di conflitto. Il progetto
prevede ora l’esposizione di
questi disegni in diverse città
ucraine per comunicare un
messaggio di speranza, pace e
riconciliazione.
L’impegno per aiutare le
persone vittime dell’alcolismo
è stato poi assicurato a
Francesco dai rappresentanti
di Al-Anon Family Groups
Headquarters — la cui sede
centrale è negli Stati Uniti
d’America — riuniti a Roma
per vivere insieme l’esperienza
del giubileo.
Con affetto il Papa ha
salutato suor Filomena
Gisoldo, festeggiando i suoi
novantaquattro anni, settanta
che il tema della gratuità sia
al centro del nostro agire».
Il Papa ha voluto stringere in
un abbraccio i ragazzi
autistici venuti da Tortona
con i loro familiari e con
l’aiuto dell’associazione
«Correre per...» che li
sostiene nell’integrazione,
attraverso l’attività sportiva
proposta dal progetto
Filippide.
A Francesco sono stati inoltre
illustrati i contenuti
dell’iniziativa «Tutti i
cammini portano a Roma»,
promossa «per celebrare la
Via francigena — spiegano gli
organizzatori — ma
soprattutto per onorare san
Francesco e san Benedetto e
portare al Papa un messaggio
di impegno e responsabilità
sociale e ambientale». I
pellegrinaggi confluiranno a
Roma: sabato 8 ottobre ci
sarà una celebrazione nella
basilica ostiense mentre
che i due motti di quest’ultimo viaggio:
per la Georgia “Pax vobis” e per l’Azerbaigian “Siamo tutti fratelli”.
Entrambi questi Paesi hanno radici storiche, culturali e religiose molto antiche,
ma nello stesso tempo stanno vivendo una
fase nuova: infatti, tutt’e due celebrano
quest’anno il 25° della loro indipendenza,
essendo stati per buona parte del secolo
XX sotto il regime sovietico. E in questa
fase essi incontrano parecchie difficoltà
nei diversi ambiti della vita sociale. La
Chiesa Cattolica è chiamata ad essere presente, ad essere vicina, specialmente nel
segno della carità e della promozione
umana; ed essa cerca di farlo in comunione con le altre Chiese e Comunità cristiane e in dialogo con le altre comunità religiose, nella certezza che Dio è Padre di
tutti e noi siamo fratelli e sorelle.
In Georgia questa missione passa naturalmente attraverso la collaborazione con i
fratelli ortodossi, che formano la grande
maggioranza della popolazione. Perciò è
stato un segno molto importante il fatto
che quando sono arrivato a Tbilisi ho trovato a ricevermi all’Aeroporto, insieme
con il Presidente della Repubblica, anche
il venerato Patriarca Ilia II. L’incontro con
lui quel pomeriggio è stato commovente,
come pure lo è stata all’indomani la visita
alla Cattedrale Patriarcale, dove si venera
la reliquia della tunica di Cristo, simbolo
dell’unità della Chiesa. Questa unità è
corroborata dal sangue di tanti martiri
delle diverse confessioni cristiane. Tra le
comunità più provate c’è quella AssiroCaldea, con la quale ho vissuto a Tbilisi
un intenso momento di preghiera per la
domenica i fedeli saranno in
piazza San Pietro per la
preghiera dell’Angelus.
Tra i doni presentati al Papa,
una scultura che raffigura san
Giuseppe mentre gioca con il
piccolo Gesù, prendendolo in
braccio e sollevandolo in aria.
A donargliela è stato l’artista
colombiano Wilder Gómez.
«È davvero un papà che
gioca con il suo bambino»
spiega l’artista, che di figli ne
ha sette. A Francesco è stata
offerta anche la scultura
denominata «Angelo del
soccorso», simbolo del
premio nazionale «che ogni
anno verrà assegnato a una
persona che avrà compiuto un
gesto spontaneo di amore,
altruismo e solidarietà»,
spiega Antonio Cucè, vigile
del fuoco di Livorno. Il
premio sarà consegnato il 29
giugno: quel giorno del 2009
avvenne, infatti, nella città
toscana la tragedia ferroviaria
in cui persero la vita trentatré
persone.
Francesco ha infine
accarezzato i cani che fanno
parte della rappresentativa
italiana reduce dai campionati
mondiali di agility dog
svoltisi nei Paesi Bassi.
la maggioranza della popolazione è musulmana e i cattolici sono poche centinaia,
ma grazie a Dio hanno buoni rapporti
con tutti, in particolare mantengono vincoli fraterni con i cristiani ortodossi. Per
questo a Baku, capitale dell’Azerbaigian,
abbiamo vissuto due momenti che la fede
sa tenere nel giusto rapporto: l’Eucaristia
e l’incontro interreligioso. L’Eucaristia con
la piccola comunità cattolica, dove lo Spirito armonizza le diverse lingue e dona la
forza della testimonianza; e questa comunione in Cristo non impedisce, anzi, spinge a cercare l’incontro e il dialogo con tutti coloro che credono in Dio, per costruire
insieme un mondo più giusto e fraterno.
In tale prospettiva, rivolgendomi alle Autorità azere, ho auspicato che le questioni
aperte possano trovare buone soluzioni e
tutte le popolazioni caucasiche vivano nella pace e nel rispetto reciproco.
Dio benedica l’Armenia, la Georgia e
l’Azerbaigian, e accompagni il cammino
del Suo Popolo santo pellegrino in quei
Paesi.
Nella festa liturgica di santa Faustina Kowalska
Il saluto ai sopravvissuti di Auschwitz
Al termine dell’udienza, come di
consueto, Francesco ha salutato i vari
gruppi linguistici presenti in piazza San
Pietro, rivolgendosi in particolare agli
ex prigionieri del Campo di
Concentramento di Auschwitz, da lui
visitato il 29 luglio scorso durante il
viaggio in Polonia.
Sono lieto di accogliere i pellegrini di
lingua francese, venuti da Francia,
Belgio e Svizzera. Saluto in particolare i sacerdoti di Nevers, con il loro
Vescovo Mons. Brac de la Perrière, i
pellegrini di Rodez, con Mons.
Fonlupt, i «Marciatori della speranza» di Avignone e Marsiglia, come
pure i preti di Malines-Bruxelles e i
fedeli delle Diocesi di Tournai e di
Liège.
Vi affido all’intercessione di San
Francesco d’Assisi e di Santa Teresa
di Lisieux, per camminare coraggiosamente sulle strade della santità, alla
ricerca di un’autentica fraternità tra
di noi. Dio vi benedica!
dei quali vissuti con l’abito
religioso delle francescane dei
Sacri Cuori. «Ho
accompagnato con particolare
intensità nella preghiera il
Papa nella sua visita alle
popolazioni dell’Italia
centrale colpite dal terremoto
— racconta la suora — perché
nel 1930, quando avevo nove
anni, rimasi sepolta per un
giorno intero sotto le macerie
per il sisma che colpì la mia
Irpinia. E mia madre morì
accanto a me».
E di terremoto il Pontefice ha
parlato anche con i
responsabili dell’Istituto
italiano della donazione. Il
loro obiettivo, spiegano, «è
far crescere la solidarietà» e il
volontariato. Per questo
hanno lanciato anche una
raccolta fondi per i
terremotati insieme a cento
iniziative organizzate da quasi
duecento realtà locali, piccole
e grandi. L’iniziativa ha
coinvolto, tra l’altro,
millecinquecento studenti di
cinquanta scuole. Tutto
questo lavoro, spiega Edoardo
Patriarca, presidente
dell’istituto, «è mirato a
promuovere un cambiamento
culturale per fare in modo
pace in Siria, in Iraq e in tutto il Medio
O riente.
La Messa con i fedeli cattolici della
Georgia — latini, armeni e assiro-caldei —
è stata celebrata nella memoria di Santa
Teresa di Gesù Bambino, patrona delle
missioni: lei ci ricorda che la vera missione
non è mai proselitismo, ma attrazione a
Cristo a partire dalla forte unione con Lui
nella preghiera, nell’adorazione e nella carità concreta, che è servizio a Gesù presente nel più piccolo dei fratelli. È quello che
fanno i religiosi e le religiose che ho incontrato a Tbilisi, come poi anche a Baku:
lo fanno con la preghiera e con le opere
caritative e promozionali. Li ho incoraggiati ad essere saldi nella fede, con memoria, coraggio e speranza. E poi ci sono le
famiglie cristiane: quant’è preziosa la loro
presenza di accoglienza, accompagnamento, discernimento e integrazione nella comunità!
Questo stile di presenza evangelica come seme del Regno di Dio è, se possibile,
ancora più necessario in Azerbaigian, dove
Saluto i pellegrini di lingua inglese
presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda, Norvegia, Australia, Cina, Indonesia, Malaysia, Filippine e Stati Uniti d’America. Su tutti
voi e sulle vostre famiglie invoco la
misericordia e la pace del Signore,
pregando che condividiate questi doni con tutti quelli che incontrerete.
Dio vi benedica!
Un caloroso benvenuto ai fratelli e
alle sorelle di lingua tedesca. Saluto i
pellegrini della Diocesi di Magonza e
i fedeli della parrocchia di San Giovanni Battista in Garrel, accompagnati da Mons. Timmerevers. Un particolare saluto porgo ai giovani che
partecipano alla settimana di informazione della Guardia Svizzera Pontificia, nonché alle numerose scolaresche, soprattutto agli allievi del Liceo
Anne Frank di Werne. Il Signore vi
confermi nella vita cristiana e vi benedica sempre.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular
a los grupos provenientes de España
y Latinoamérica. Que la firmeza humilde de nuestra fe nos haga testigos
valientes de Cristo y portadores de
reconciliación, unidad y paz en el
mundo. Que Dios los bendiga.
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai fedeli di Angola, Brasile e Portogallo. Cari amici, grazie per la vostra presenza e soprattutto per le vostre preghiere! Chiediamo allo Spirito
Santo, artefice dell’unità nella Chiesa
e fra gli uomini, che ci aiuti a cercare
sempre il dialogo con tutte le persone
di buona volontà, affinché possiamo
costruire un mondo di pace e solidarietà. Dio benedica voi e quanti vi sono cari!
Rivolgo un cordiale benvenuto ai
pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio
Oriente! Cari fratelli e sorelle, ricordatevi sempre che il nostro annuncio
e la nostra testimonianza saranno tanto più credibili quanto più noi per
primi saremo capaci di vivere in comunione e di volerci bene. Il Signore
vi benedica!
Saluto cordialmente tutti i Polacchi
qui presenti e in modo particolare gli
ex prigionieri del Campo di Concentramento di Auschwitz. Celebriamo
oggi la memoria di Santa Faustina
Kowalska. Lei ha ricordato al mondo
che Dio è ricco di misericordia e che
il Suo amore è più potente della morte, del peccato e di ogni male. Questo messaggio di Gesù Misericordioso, affidato a lei, fruttifichi nella vostra vita con l’approfondimento
dell’unione con Dio e con le opere di
misericordia. Affidando al Signore
noi stessi e i difficili problemi del
mondo, ripetiamo frequentemente:
“Gesù, confido in te!”. Sia lodato
Gesù Cristo.
Rivolgo un cordiale benvenuto ai
pellegrini di lingua italiana. Accolgo
con gioia i fedeli delle Diocesi di Aosta e Ventimiglia - San Remo, accompagnati dai Vescovi Mons. Franco
Lovignana e Mons. Antonio Suetta,
come pure i pellegrini ambrosiani con
Mons. Mario Delpini. Auspico che il
pellegrinaggio giubilare rinsaldi ciascuno nell’adesione al Cristo per un
crescente impegno ecclesiale a vantaggio delle comunità diocesane e
parrocchiali.
Saluto e incoraggio i sacerdoti del
Pontificio Collegio Missionario San
Paolo giunti a Roma per approfondire gli studi teologici. Saluto il Gruppo Gloria Crucis dell’Università Late-
ranense, i fedeli di Grottammare e
quelli di Vigevano, e li esorto a vivere
con fede il Giubileo Straordinario, testimoniando le opere di misericordia
corporali e spirituali.
Saluto l’Istituto Italiano della Donazione; l’associazione “Vivere da
Sportivi”; la Federazione Sport Cinofili e gli studenti delle scuole Oasi
Madre Serafina di Roma e delle Suore Francescane di Civita Castellana.
Un pensiero infine per i giovani,
gli ammalati e gli sposi novelli. Il
mese di ottobre è il mese missionario,
in cui siamo invitati a pregare intensamente la Vergine Maria, Regina
delle Missioni: cari giovani, siate missionari del Vangelo nei vostri ambienti con la misericordia e la tenerezza
di Gesù; cari ammalati, offrite la vostra sofferenza per la conversione dei
lontani e degli indifferenti; e voi, cari
sposi novelli, siate missionari nella
vostra famiglia annunciando con la
Parola e l’esempio il Vangelo della
salvezza.
Nomina episcopale
in Belgio
La nomina di oggi riguarda il Belgio.
Lodewijk Aerts, vescovo di Brugge
Nato il 2 ottobre 1959 a Geraardsbergen,
nella diocesi di Gent, dopo aver frequentato il
collegio di Eeklo è entrato nel 1977 nel seminario di Gent, dove ha fatto un anno di filosofia. Poi ha continuato gli studi di filosofia a
Lovanio e quelli di teologia di nuovo a Gent.
Ordinato sacerdote il 7 luglio 1984, ha conseguito il baccalaureato in filosofia e lettere
all’università cattolica di Lovanio e il dottorato in teologia dogmatica alla Pontificia università Gregoriana. È stato professore prima
di filosofia (1988-1992) poi di teologia dogmatica e al contempo direttore spirituale del seminario di Gent (1992-2002); vicario episcopale prima per la pastorale giovanile (1992-2002)
poi per le vocazioni, l’istruzione e la formazione (2002-2015). Dal 2002 era canonico titolare della cattedrale di Gent e dal 2016 decano
della città.