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STAMPA REGGIANA
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anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
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LE GRANDI MANOVRE PER
LA
POLTRONA
DI
SINDACO
Dopo la parentesi estiva partono i giochi per la conquista
di palazzo Prampolini. C’è chi punta al ballottaggio
di Simone Russo
L a corsa verso le elezioni
alla carica di sindaco di Reggio Emilia sta per iniziare e
l'impressione è che in questa
circostanza gli elettori si troveranno di fronte ad una griglia
di partenza affollata come mai
avvenuto in precedenza. Prima
della pausa agostana infatti,
gli ambienti politici locali sono
parsi una fucina inesauribile da
cui far uscire quotidianamente
nomi di foggia sempre diversa: un pirotecnico scoppiettio
di fuochi più meno fatui che
ha fatto la delizia del bla bla
salottiero e ha ulteriormente
confuso le idee ai cittadini, alle
prese con l'inattesa fioritura di
vocazioni politiche da parte di
personalità varie e, in alcuni
casi, molto eventuali; d'altra
parte, molti sono i chiamati
ma uno solo l'eletto, e questo
è il sale della sfida. Posto che
prevedere il futuro non fa parte
ancora delle numerose sfaccettature del raziocinio, almeno
secondo i canoni della scienza,
è esercizio utile cercare di ripercorrere cosa sia accaduto fino
ad oggi per individuare alcune
coordinate di uno scenario minimo di prospettiva.
LO STATO DI SALUTE
DELL’ECONOMIA REGGIANA
di Dario Caselli
Graziano Delrio
L'eccezionale vivacità sul fronte delle candidature alla poltrona di sindaco di Reggio viene
da molto lontano. In estrema
sintesi si tratta di uno dei numerosi prodotti di quella formuletta magica chiamata "crisi
dei partiti".
segue a pagina 3
E' sicuro che l'Italia sta per
attraversare un periodo difficile
dal punto di vista economico, testimoniato dall'andamento piatto dell'economia e dal diminuito
potere d'acquisto dei salari. Se
l'Italia non sta bene, vediamo
come si sente la nostra provincia,
una delle più ricche del Paese. Se
si prende il dato della raccolta
bancaria, si direbbe che scoppia
di salute, il 2007 ha segnato un
più 14% sul 2006, in cifra un miliardo e mezzo di euro. In realtà
anche noi abbiamo qualche ruga, come l'aumento dall'indebitamento delle famiglie, arrivato
a dieci miliardi pari al 65% del
reddito disponibile.
segue a pagina 3
ECCO IL DIPINTO
MAI VISTO A REGGIO
La storia dell’opera di Jacopo Palma il Giovane regalata
alla Basilica della Ghiara dai Mercanti dell’Arte della
Seta, ma requisita nel 1783 dal Duca di Modena
a cura di P. Fiorenzo M. Gobbo
EVENTI
La grande mostra
dedicata a
Matilde di Canossa
>
PRIMO PIANO
Gli americani e
le O.M. Reggiane
Dalle bombe
ai dollari
>
di Donatella
Dall’Argine
di Romano Pezzi
da pagina 9-11
OLIMPIADI
Il lavoro reggiano
protagonista
a Pechino
a pagina 12-13
a pagina 6-7
STORIA
Rinasce la
Filarmonica
“Città di Reggio”
>
>
di Cristina Bolognesi
da pagina 19 a 21
REGIA, RIFACCI SOGNARE
Da sx Maschio, Falconieri, Ferrari e Padoin salutano i tifosi granata dopo la vittoria a Cesena
servizi di Mauro Romoli e Stefania Rabotti
di Sergio Masini
a pagina 28-29
a pagina 16 - 17
STAMPA REGGIANA
>
anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
Politica >
ELEZIONI, LE GRANDI MANOVRE
segue dalla prima
Simone Russo
Da una parte le aspettative dei cittadini non bussano più alla porta
delle tradizionale centrali politiche,
per finire incanalate nel calderone
dell'offerta "civica", vista da molti
come l'unica medicina credibile per
curare i mali quotidiani della cattiva amministrazione; dall'altra parte i partiti stessi, sotto l'influenza crescente dei media, l'arena reale in cui
si contende il consenso, fanno sempre più fatica a tenere in mano le redini della selezione del candidato,
con il successo facile di nomi più
adatti a sorridere sui cartelloni pubblicitari che non ad occuparsi dei
problemi dei cittadini. Risultato:
tutti, anche gli inesperti, i marginali e i meri cacciatori di prebende si
sentono in grado di avanzare la propria candidatura. Ci penserà poi l'urna a scremare la lista e a ricacciare
nel mondo dei sogni le aspirazioni
degli illusi.
Veniamo agli schieramenti. Nel
centrosinistra la situazione oscilla tra
due poli. Graziano Delrio dovrebbe
essere ricandidato dal Pd: una sua
bocciatura delegittimerebbe il lavoro fatto dalla maggioranza negli
ultimi anni. Eppure c'è chi vorrebbe
far sottoporre il nome dell'attuale
sindaco al vaglio delle primarie.Una
prospettiva che appare attualmente lontana: i vertici del partito (il segretario provinciale Giulio Fantuzzi),
dopo aver affermato che la ricandidatura del primo cittadino forse non
sarebbe stata così naturale, ha concesso attraverso le sue ultime esternazioni solo lo svolgimento di una
assemblea programmatica, avocando implicitamente alle segreteria il
diritto di scegliere il nome. D'altra
parte, chi non vede l'ora di attrarre
l'attuale sindaco in un "trappolone"
in stile prima repubblica, gli spaggiariani, non sembrano possedere né
i numeri necessari da regolamento
per lanciare una sfida a Delrio, nè il
nome giusto per poter costituire
un'insidia reale. Timidi passi contro
Delrio sono stati fatti da parte della presidente della Provincia Sonia
Masini, alcuni hanno pensato a Celestina Tinelli, si sussurra - con voce
assai flebile- di manovre di riposizionamento di Elena Montecchi all'interno del partito... Per ora poca
cosa. Resta poi da capire, a margine di questo frullìo di situazioni, perchè il Pd si ostini ad utilizzare un metodo come le primarie, molto criticato negli stessi Usa in quanto ritenuto ben poco democratico: vince
chi ha più soldi e appoggi eccellenti da investire nella propria autopromozione, non chi ha le proposte
più innovative. Mistero. Centrale, invece, il tema delle aleanze: con Delrio il Pd continuerà a guardare alla
sinistra, mentre Fantuzzi, sulla falsariga deolle dinamiche nazionali,
guarda con più concupiscenza all'Udc. La sinistra è in bilico: ancora
difficile capire se Rifondazione a livello locale possa portare avanti
un'alleanza rotta a livelo nazionale.
Prevarrà la logica della lotta dall'in-
Angelo Alessandri
Ivan Strozzi
Mario Monducci
Francesco Colosimo
terno del sistema o quella di un'opposizione dura e senza sconti al Pd?
Più malleabile pare il Pdci. Un bel
puzzle. Se Sparta piange, Atene non
ride. Pure con il vantaggio di trova-
re come avversario uno dei sindaci
di Reggio più controversi di sempre,
aspramente criticato anche dall'interno della sua maggioranza, il centrodestra non ha ancora deciso se
andare unito e che nome scegliere.
L'impressione è che lo sforzo strategico sia passato completamente in
secondo piano rispetto ad una logica di perenne lotta tra galli nel pollaio. La Lega il suo nome lo ha fatto da tempo: Angelo Alessandri, candidato di un certo appeal presso l'elettorato di centrodestra e per questo osteggiato fin dall'inizio da altri
esponenti in cerca di "investitura",
Eboli e Vanda Giampaoli in primis.
Nessuno dei nomi emersi fino ad
adesso pare avere le ponzialità giuste per ottenere i due obiettivi: unire le forze moderate e stuzzicare la
libido politica dell'elettorato centrista e d'opinione. Il gioco contrapposto delle correnti rischia di portare
alla deriva i per ora fragili vascelli del
centrodestra locale. Per questo motivo molti, al suo interno, sperano
di veder veleggiare la candidatura
anti-Delrio in acque più accoglienti:
quelle delle liste civiche, purtroppo
più affollate di una baia nel corso
della Coppa America. Molto si sta
muovendo sotto traccia, come ha rivelato il giovane presidente di An
Tommaso Lombardini: in poche settimane potrebbe emergere qualche
nome nuovo capace di sovvertire il
pronostico della sfida elettorale: si
sussurra di un possibile nome imprenditoriale "forte" e universalmente stimato per i suoi successi. Il
nome di Landi è stato più volte avanzato e smentito, le alternative non
mancano.
Per ora tra i civici si è fatto avanti
esplicitamente il commissario Luigi
Piscopo, mentre Nadia Borghi del comitato anti porta a porta ha annunciato la presentazione di una sua
lista civica, pur non confermando
che sarà lei a sfidare Delrio. Bolle in
pentola anche una nuova iniziativa
di stampo civico per il consigliere comunale Mario Monducci, da qualche
tempo vicino alle battaglie dei Grillini. Il suo ormai ex sodale Carlo Baldi viene invece dato per molto vicino al centrosinistra.
C'è poi da capire il ruolo che giocherà l'ex ad di Enìa Ivan Strozzi, da
tempo in trattativa con il centrodestra: il suo nome ha creato qualche
"mal di pancia" nel Pdl, ma la possibilità di una sua candidatura non
è assolutamente tramontata. E poi
c'è il consigliere comunale centrista
Franco Colosimo: intervistato sull'argomento, non ha negato la possibilità della discesa in campo con un
suo soggetto.
In generale la sfida sembra aperta più che mai per due diversi fattori. Il Pd sta lentamente indebolendo la sua presa sull'elettorato.
segue dalla prima
Dario Caselli
cordare che assieme alla meccanica, il settore trainante è quello dell'edilizia che è in crisi dopo oltre un
decennio di crescita esagerata, che
ha stravolto la città, cancellando i
quartieri e rendendola meno gestibile e vivibile. Il rallentamento attuale, più che una scelta consapevole di come si vuole la città, è dettato dal venir meno della domanda. D'altra parte la nostra economia ha richiamato molta manodopera straniera poco qualificata,
che comporterà un aumento della
spesa sociale per effetto dei ricongiungimenti, del fatto che ormai
sono gli unici a fare figli e che so-
E' vero che si tratta in gran parte di mutui casa, ma le loro scadenze sono sempre più lunghe (almeno venti anni) e ciò vincola il sottoscrittore fino all'età della pensione, visto che la vera differenza
tra i percettori di reddito fisso la fa
il dover pagare o meno l'affitto e
la rata dei mutui oggi è equivalente. Occorre inoltre considerare
che l'aumento della ricchezza non
interessa più quasi tutti, ma settori ristretti di lavoratori autonomi,
imprenditori o dirigenti. Inoltre il
motore primo dell'aumento della
ricchezza, non è più il lavoro, ma
la rendita, sul primo grava infatti
una fortissima imposizione, che è
quasi assente sulla seconda. L'aumento della ricchezza è inoltre concentrato sugli ultracinquantenni, in
Italia ne detengono quasi l'80%,
mentre i debiti, siano essi mutui o
crediti al consumo, gravano sui più
giovani. Dunque nonostante l'aumento della ricchezza complessiva,
aumenta il numero di coloro che
non riescono a risparmiare o si indebitano per mantenere il loro tenore di vita. Anche nel settore delle imprese, dove lo sforzo di ristrutturazione ed internazionalizzazione è stato notevole, ci sono
criticità legate alle carenze di denaro del sistema finanziario, nonché all'aumento dei tassi, il nostro
sistema industriale è sempre stato
poco capitalizzato e molto dipendente dalle banche. Si avvertono
inoltre, sempre di più i problemi di
successione nelle imprese, che nella migliore delle ipotesi sono giunte alla seconda generazione. Anche
da noi arrivano imprese straniere,
gli ultimi casi sono l'acquisto delle
Reggiane, leader mondiale nelle
gru da porto, da parte dell'americana Terex e l'ingresso dei russi di
Renova in Kerself, grande produttore di pannelli solari. Occorre ri-
Un partito in crisi di identità
a livello nazionale e lacerato
a livello locale da lotte interne di notevole portata, difficilmente può presentarsi con
intatta credebilità ai suoi tradizionali elettori. In secondo
luogo la presenza di molte liste civiche potrebbe erodere il
patrimonio di consenso di cui
gode il centrosinistra locale. Insomma: siamo ancora ben
lontani dal vedere elezioni su
modello anglosassone, incerte
e determinate dall'elettorato
d'opinione, ma mai come questa volta la possibilità di un
ballottaggio sembra realmente concretizzabile. La Bulgaria
è un pò più lontana da Reggio.
STAMPA REGGIANA
>
no tra i meno abbienti. La spesa sociale cresce inoltre per l'aumento
degli anziani che, come scrive ironicamente Michele Serra nel suo libro "Breviario comico" sono la comunità più prolifica (raddoppiano
ogni decennio), consumano meno
dei curdi, si abbronzano meno dei
polacchi e consumano farmaci a dismisura.
Ciò comporta una diminuzione
dei consumi e un aumento della
spesa per pensioni e sanità. Un problema serio da noi, dove il welfare vuole assistere il cittadino dalla
culla alla bara. Rughe ne presenta tante anche la nostra realtà, sebbene, come dice un amico imprenditore, quando dovesse entrare in crisi Reggio, l'Italia avrebbe chiuso da tempo.
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n. 1093 del 17/03/2003
anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
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STAMPA REGGIANA
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anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
Opinioni & Interventi >
ASPETTANDO I BUONI PROPOSITI
di Sebastiano Simonini
Le aspettiamo tutto l'anno, e
quando ce le ritroviamo davanti, all'improvviso, è come guardare un treno in transito alla stazione, veloce e rumoroso, spesso non riusciamo neanche a
mettere a fuoco quanto vediamo e in memoria rimane solo
qualche immagine sfuocata. Le
vacanze passano più o meno in
questo modo, e all'improvviso ci
ritroviamo a settembre.
Quest'anno però ho proprio
voglia che venga settembre.
Adesso, mentre sto scrivendo
per questo numero di Stampa
Reggiana, siamo ancora ad agosto, ma ho già una gran voglia
di settembre. Innanzi tutto spero sia meno caldo di oggi, poi ho
in animo di fare tante cose, ho
idee e progetti da realizzare, e
non è un caso che i buoni propositi si facciano o a Capodanno, per l'anno nuovo, o proprio
nell'attesa di settembre.
Ma c'è un elemento in più:
una forte curiosità. Sono infat-
ti molto curioso di vedere cosa
succederà a Reggio dopo il torpore agostano, scoprire che forma prenderanno i molti propositi che la nostra Amministrazione dichiara di voler rendere
concreti, sono curioso di vedere
se davvero l'Assessore Spadoni
riuscirà a risolvere, come ha in
parte fatto con i phone center,
il problema dei kebab e se l'assessore Corradini riuscirà a can-
cellare, come aveva promesso, i
bivacchi che continuano ad affliggere aree verdi, piazze e gradinate dei principali monumenti cittadini. E quei perfezionisti
dei reggiani, capaci solo di guardare al pelo nell'uovo (così sono stati di recente definiti dal
nuovo Questore), continueranno implacabili ad insistere chiedendo ordine, pulizia e rispetto
delle regole? Per non parlare dei
grandi temi che vivacizzano l'agenda del Sindaco, circa i quali
dovrà render conto nell'imminente campagna elettorale (stazione dell'alta velocità, Enia,
area ex Reggiane, inceneritore,
campine per i nomadi, viabilità,
aria, Via Emilia bis e molto altro
ben noto a tutti). Eccoci al punto: l'imminente campagna elettorale. Mai come quest'anno sono curioso di scoprire cosa succederà. Verrà ricandidato Del
Rio o si faranno delle primarie
come qualcuno in ambito PD si
è da mesi affrettato a proporre?
O forse il centro-sinistra metterà
in campo un nome forte, magari
fortissimo per evitare ogni possibile rischio? E il centro-destra
cosa inventerà? Sempre che a
Reggio il centro-destra si dimostri capace di inventare qualcosa, poiché è più probabile che lì
continuino a bisticciare, incapaci di proporre un'alternativa
concreta, ancora molto lontani
dall'individuare un comune punto di vista ed un candidato comune. E le liste civiche, che sorprese ci riserveranno? Dobbiamo attenderci proclami roboanti
o prevarranno finalmente la
concretezza e il buon senso, per
ricondurre la nostra Reggio entro una semplice e da tutti tanto desiderata normalità?
Eh, sì, sono proprio curioso,
ma per fortuna siamo già in settembre.
SU INVITO DELL’ASSOSTAMPA
LORENZO DEL BOCA
OSPITE DEL ROTARY
Su invito dell'Associazione Provinciale Stampa Reggiana "G. Bedeschi",
il presidente del Consiglio nazionale
dell'Ordine dei Giornalisti, Lorenzo Del
Boca, sarà a Reggio il 12 e il 13 settembre prossimo, accompagnato da
Roberto Zalambani, dell'Esecutivo nazionale dell'Odg. Alle 18 di venerdi 12,
su invito del Rotary
Club di Reggio, Del
Boca presenterà all'Hotel Astoria il suo
volume
Grande
Guerra, piccoli generali. Una cronaca
feroce della Prima
guerra mondiale.
Dopo un saluto di
benvenuto di, Paolo Lorenzo Del Boca
Ampollini, presidente del Rotary, parleranno del libro con
l'autore lo stesso Zalambani e Gino Badini, presidente dell'Associazione
Stampa Reggiana. Nell'occasione verranno esposti cimeli della Grande
Guerra, a cura del Museo dell'Arma di
Cavalleria e del suo presidente Gianmarco Manganelli.
E' stato poi organizzato un incontro
conviviale durante il quale Del Boca
affronterà il tema "La professione giornalistica, oggi", rispondendo alle domande dei giornalisti reggiani.
Il giorno successivo, sabato 13 settembre alle 9,30 nell'Aula Magna dell'Università (viale Allegri n. 9), in occasione dei trent'anni della rivista
"Reggio Storia" (1978-2008), avrà inizio il primo convegno nazionale dedicato ai periodici di culture e storie lo-
cali: "Re-media memoriae. Cronisti
delle tradizioni".
Con il coordinamento di Roberto Zalambani, dopo gli indirizzi di saluto (è
prevista la partecipazione del Prefetto di Reggio dott. Bruno Pezzuto),
avranno inizio gli interventi. Gino Ba-
Paolo Ampollini
dini, fondatore e direttore della rivista
"Reggio Storia", introdurrà il tema sul
ruolo e sulle prospettive dei periodici
di culture e storie locali. Seguiranno gli
interventi dei responsabili delle pubblicazioni edite a Mantova, Vercelli, Roma, Pesaro, Ancona, Parma, Ferrara,
Romagna, Padova, Udine, Bologna, La
Spezia, Trento. Al termine, Egidio
Bandini si soffermerà brevemente su
"Cultura e tradizioni locali nel pensiero e nell'opera di Giovannino Guareschi" (hanno assicurato la loro presenza i figli del grande scrittore parmense).
Alle 12.30 concluderanno la manifestazione un rappresentante di Governo e il presidente nazionale OdG Lorenzo del Boca, al quale sarà consegnato "Il primo tricolore".
L’OGGETTO E
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STAMPA REGGIANA
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anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
5
> Primo Piano
IL SUCCESSO DEL LAVORO REGGIANO A
La ditta Assist da Pontenovo di San Polo d’Enza a Casa Italia in Cina
di Cristina Bolognesi
Pontenovo di San Polo è un luogo tranquillo, cullato dalle distese
di prati e boschi della pedecollina
reggiana: qui si possono incontrare con estrema facilità caprioli, falchi, scoiattoli ed il rumore più forte che si può udire potrebbe essere quello di qualche vecchio trattore
Landini intento a spostarsi lentamente da un campo all'altro. L'aria qui su è fresca ed in continuo
movimento prendendo velocità nella gola del torrente Enza.
Queste sono sicuramente le caratteristiche ideali per aprire un
agriturismo o trascorrere le calde
estati con la famiglia in una casa di
sassi. Nel percorrere la stradina in
salita che attraversa il cuore del borgo, risulta così quanto meno curioso scoprire che proprio qui, a Pontenovo, in una grande casa colonica ristrutturata che si affaccia su distese di prati verdi, da più di
vent'anni un team di creativi esperti di comunicazione e marketing
operano, con il nome di Assist, su
tutto il territorio nazionale e non
solo, considerando che la loro ultima sfida è una collaborazione triennale con il Coni che ha visto questa
agenzia impegnata alle Olimpiadi di
Pechino 2008.
Lo staff di Assist è rappresentato
da professionisti provenienti da diverse città ed esperienze lavorative
nel settore e l'aria (cioè l'atmosfera) che si respira parlando con loro
è di grande entusiasmo, di serenità
e soprattutto di creatività.
Assist, dal 1987 è un'agenzia
di comunicazione integrata con
uno staff di 90 persone e 6 sedi in Italia. Nel nostro vivere
quotidiano l'apparire, l'essere
sempre presenti e ben visibili è
un must irrinunciabile: quale filosofia sta dietro alla scelta di
collocare proprio la sede principale dell'agenzia in una località della pedecollina Reggiana,
a Pontenovo di San Polo?
La scelta di rimanere con i piedi
ben piantati per terra…si tratta per
Assist di ribadire le proprie origini e
il proprio legame con questo territorio senza cedere all'idea che per
lavorare bene si debba per forza
avere uffici nelle grandi capitali del-
6
STAMPA REGGIANA
>
la comunicazione. Vent'anni fa abbiamo cominciato in questa zona e
il nostro percorso di crescita ci ha
portato in lungo e in largo per il
mondo, fino a Pechino. Ma è sempre molto bello ritornare a casa e ritrovare le proprie radici. Inoltre la
qualità di vita e di conseguenza del
lavoro, di cui si beneficia ad avere
sede in questa zona non ha eguali.
tato a lavorare sul marketing e sulla comunicazione della Squadra
Olimpica Italiana. Significa aver a
che fare con l'eccellenza dello
sport italiano e con una materia
molto delicata, quella dell'olimpismo. Crediamo che proprio i valori etici e morali siano la "scintilla"
che accende il meccanismo del business. Le persone cercano esempi
Estivi di Pechino 2008, nei Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009 e nei Giochi Olimpici Invernali di Vancouver 2010?
Un progetto che per la prima volta porta sul mercato delle sponsorizzazioni sportive la Squadra Olimpica Italiana. Una grande sfida
professionale per Assist (che ha trovato un grande partner nell'ame-
Oggi la comunicazione nello
sport ha raggiunto livelli di
grande importanza: leggendo
tra le vostre collaborazioni si
nota la vostra forte presenza
nel settore sportivo e nel suo
indotto.
Come riuscite a coniugare
business ed etica sportiva nella vostra logica di comunicazione?
Il nostro ultimo incarico ci ha por-
positivi, e anche i grandi brand cercano sempre più di rappresentarsi
accostandosi a testimonial portatori
di correttezza, lealtà, coraggio… E
oggi sempre più si parla di sponsorizzazioni legate non tanto alle
performance ma ai valori…
Come si può descrivere il vostro progetto Italia Team che
vede una collaborazione di
marketing triennale tra Assist
ed il Coni nei Giochi Olimpici
ricana Octagon) ma anche un grande "regalo" con il quale celebrare
i nostri primi 20 anni di attività.
Maurizio Thiebat, responsabile dell'area creativa e dei
contenuti del progetto Italia
Team della spedizione cinese
per Assist Group:
cosa ha significato per lei
questa "avventura" dal punto
di vista creativo, operativo e
perché no, anche umano?
anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
Ore di sonno arretrato, ma anche
una grande libertà di sviluppare e
realizzare idee. Raccontare la capacità italiana di esprimere eccellenze in ogni campo, dallo sport alla cultura, dalla musica alla gastronomia… Il concetto di base del
progetto è di quelli che chiunque
faccia questo mestiere vorrebbe poter affrontare.
A Pechino la nuova Casa Italia era diversa da quella del passato: una superficie di 10.000
metri quadri aperta al pubblico,
una vera e propria vetrina che
ospita le eccellenze italiane oltre che i nostri campioni dello
sport. Per le nostre aziende presenti un'occasione veramente
importante di mostrare i propri
prodotti ad un mercato un pò
distante: il bilancio di questa
"missione cinese " è già positivo?
Il bilancio è super positivo. Tireremo le somme in termini quantitativi solo fra alcune settimane, ma
la grande attenzione che tutti i media cinesi e internazionali (dall'americana Nbc alla tv di stato cinese, passando per tv brasiliane, inglesi e coreane…) hanno dedicato
a Casa Italia e l'affluenza costante
di visitatori ci convince che il progetto di "aprire" - per la prima volta nella storia di Casa Italia anche
al pubblico generico - sia stata un'idea giusta.
Nella foto in alto: la sede di Assist a
Pontenovo di San Polo d’Enza, sotto l’ingresso di Casa Italia a Pechino. Al centro
alcuni dei visitatori all’interno di Casa Italia.
Primo Piano >
ALLE OLIMPIADI DI PECHINO 2008
A Capanni la regia dei tabelloni elettronici del Beijing Institute of Technology Gymnasium e del Capitol Indor Stadium
Le Olimpiadi moderne sono un
grande evento sportivo ( anzi il
più grande in assoluto) oltre che
economico. Nel rispetto delle finalità del fondatore De Coubertin che le vedeva come uno strumento di conoscenza e interscambio di culture tra i popoli e,
in ultima analisi, un contributo alla pace mondiale, forse oggi la Cina è più vicina al resto del mondo di quanto non lo fosse un mese fa.
Paolo Capanni, 42 anni, ingegnere elettronico e titolare della
Capanni Srl di Castelnovo né
Monti, ha partecipato attivamente alle Olimpiadi 2008 di Pechino.
Operando nei due impianti in
cui si sono disputate le partite di
pallavolo ovvero il Beijing Institute of Technology Gymnasium
(all'interno di un campus universitario) e il Capitol Indoor Stadium
(uno dei principali "palazzetti" indoor di Pechino), Capanni aveva
la responsabilità della visualizzazione dei dati provenienti dalle
apparecchiature a bordo campo
(gestione dei punteggi, time out,
statistiche, etc) sui grandi tabelloni presenti negli impianti, una
vera e propria regia per la presentazione delle informazioni
sportive ed una traduzione in
tempo reale in caratteri cinesi.
Considerati i tempi di trasferimento nella grande città ed il fatto che il protocollo prevedeva di
essere pronti due ore prima dell'inizio delle competizioni, Capanni facilmente arrivava alle 14
ore giornaliere di impegno, affrontate sempre con il sorriso e
con buone dosi di caffè.
In alto: Lo stadio Beijing Institute of Technology Gymnasium. In
basso da sinistra: Capanni in un momento del lavoro (comunicazione
con il bordo campo). In basso al cen-
tro: un pannello informativo (avvolto
dallo smog) per i guidatori nel caotico traffico cittadino. In basso a destra: un momento di festa al termine delle competizioni. Paolo Capanni
è con la mascotte (Fuwa) Panda, una
delle cinque mascotte che animavano i momenti di intervallo. Le mascotte olimpiche erano cinque, una
per ogni cerchio olimpico.
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anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
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STAMPA REGGIANA
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anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
Eventi >
LE VICENDE STORICHE
E UMANE DI
MATILDE DI CANOSSA
La grande mostra dedicata alla donna più
potente del medioevo
di Donatella Dall’Argine
"…Non esito, figlia amatissima e
amorevole, a esprimerti questi miei
pensieri, giacché conto, tu forse non
sai quanto, sul tuo fervore e sulla tua
saggezza…"
Così, nel 1074, scriveva Gregorio
VII a Matilde di Canossa, la donna
più potente del Medio Evo, testimone di quarant'anni di lotta tra Impero e Chiesa, ardente sostenitrice
del Papato nella lotta per le investiture, titolare di uno Stato il cui ter-
ritorio si estendeva su gran parte dell'Italia settentrionale e centrale, dalla Toscana alla Lombardia, e per la
cui difesa in battaglia si gridava con
audacia "per San Pietro e per Matilde". Santa guerriera, protagonista
della storia dell'XI secolo, protettrice del diritto e di giureconsulti insigni come Irnerio, Matilde, paladina
della fede , al di là del giudizio storico e delle suggestioni di parte, fu
bella, intelligente, colta, coraggiosa,
dotata di temperamento ardito e di
abile talento diplomatico. Donna
dalla forte personalità, "Onore e gloria d'Italia", così come è scolpito sulla sua tomba in San Pietro a Roma,
modellò quasi a sua immagine e somiglianza un territorio, quello tra
Reggio Emilia, Canossa e altri paesi
dell'Appennino, epicentro della sua
Il Duello, Mosaicista Padano, attr. metà del secolo XII, Casale Monferrato (AL),
Diocesi di Casale Monferrato.
eredità culturale e testimone di tante vicende storiche e umane uniche
nel suo genere, punto strategico assolutamente privilegiato e particolare. Per tentare di ricostruire come
siano state progettate una cultura e
una memoria collettiva che tuttora
incidono sul modo di vivere e di concepire il nostro territorio, in occasione delle celebrazioni internazionali Matildiane, da settembre 2008
a gennaio 2009, le "sue" terre saranno teatro di una serie di iniziative storico-artistiche dal titolo MATILDEDEICANOSSA. Donna d’Europa.
Un evento internazionale di grande
spessore che ha visto coinvolti per la
sua realizzazione alcuni dei maggiori
studiosi italiani e stranieri della materia.
La Provincia di Reggio Emilia, la
Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, il
Comune di Reggio Emilia, la Fondazione Cassa di Risparmio di Reggio
Emilia "Pietro Manodori'', la Comunità Montana dell'Appennino Reggiano, la Camera di Commercio di
Reggio Emilia, la Matilde di Canossa s.p.a. e i Comuni matildici hanno
deciso, infatti, di promuovere e organizzare una serie di manifestazioni
dedicate alla cultura medievale incentrate sul ruolo dei Canossa, e in
particolare di Matilde. Nucleo centrale di tali manifestazioni sarà la
mostra "Matilde e il tesoro dei Canossa, tra castelli e città" che si terrà
dal 31 agosto 2008 all'11 gennaio
2009 in Palazzo Magnani e nelle sedi del Museo Diocesano, dei Musei
Civici di Reggio Emilia e nel Museo
Campanini a Canossa.
Reliquiario di San Romano, XII secolo (restaurato nel 1510 e nel XIX secolo),
Reiningue, Chiesa parrocchiale.
Per la prima volta saranno presentate 215 opere capaci di evocare
gli avvenimenti storici salienti della
vita della Contessa, tra i più conosciuti nella storia medievale, come il
Concilio indetto a Guastalla da Pasquale II nel 1106, l'incontro tra Matilde e Papa Gregorio VII con Enrico
IV a Canossa nel 1077 e il convegno
indetto a Carpineti nel 1092, durante
il quale ecclesiastici ed alleati di Matilde discussero le proposte di pace
di Enrico IV.
L'esposizione, mirabilmente curata da Arturo Calzona, docente di Storia dell'Arte Medievale all'Università
di Parma, consentirà di analizzare come le vicende politiche dei Canossa,
ma anche le architetture, la fondazione di monasteri, le costruzioni di
segue a pag.10
Madonna di Fontevivo, Fine secolo XII, Fontevivo (PR), Abbazia Cistercense.
STAMPA REGGIANA
>
anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
9
> Eventi
I RAPPORTI DELLA GRANCONTESSA CON PAPA
segue da pag. 9
cattedrali, i testi letterari, le miniature
e le immagini dipinte e scolpite ancora incidano sul modo di vivere e di
concepire le terre dell'Appennino
reggiano. L'esigenza di dare corpo a
tale progetto è nata dalla constatazione della mancanza fino ad oggi di
un'analisi d'insieme sulle importanti
testimonianze architettoniche, scultoree e pittoriche del territorio che,
seppure in modo frammentario, sono giunte sino a noi. Non si è mai
compreso, infatti, se quanto è rimasto tra pezzi erratici, castelli, pievi,
ponti e strutture varie, sia collegabile a una possibile "programmazione" dell'immagine, ma anche del territorio che, secondo parte della storiografia, sarebbe stata elaborata
proprio in quegli anni da parte del
Papato con il sostegno dei Canossa.
La mostra intende occuparsi di questi aspetti e, grazie a importanti prestiti provenienti da numerosi musei
nazionali e internazionali, offre strumenti critici per comprendere come
le zone del reggiano a partire dal XI
secolo divengano di fatto un punto
di riferimento culturale sia per il sistema canusino, che si era espanso alla Toscana attraverso i passi appenninici, sia per gli imperatori tedeschi,
che intendevano svolgere le loro funzioni di governo nel Regnum, sia per
il Papato, che tentava di recuperare
un ruolo primario, politico e spirituale
rispetto alla subalternità nei confronti
dell'imperatore.
L'evento espositivo riunisce e presenta al grande pubblico, per la prima volta, tutto il patrimonio scolpito, le immagini dipinte, ma staccate
dalle sedi originarie, oggetti di arte
suntuaria e le miniature legate o prodotte allo scriptorium della Cattedrale. Si vuole fare comprendere al
10
STAMPA REGGIANA
>
visitatore anche l'antico contesto in
cui tali pezzi si trovavano ricostruendo il tessuto architettonico di
chiese, monasteri o di edifici civili ancora presenti su tutto il territorio diocesano. A fianco delle opere pertinenti direttamente all'antica diocesi
di Reggio Emilia e alla città, è previsto anche il confronto con opere delle aree vicine legate ai Canossa. In
particolare, verranno presentati alcuni pezzi significativi dell'area modenese prodotti dalla bottega di Wi-
Sitzende Maria mit Kind (Madonna col Bambino), Modena, 1120-1130 circa, Kunsthaus Zürich, Vereinigung Züricher Kunstfreunde
ligelmo, il grandissimo scultore che rivoluzionò il modo di raccontare nel
romanico italiano. E' possibile ammirare anche altre opere provenienti dall'area parmense, in particolare
quelle di cultura antelamica della fine del XII secolo, quando iniziò ad affermarsi quella che è stata definita l'
"arte comunale", oppure quelle legate ai modi del cosiddetto "romanico lombardo", di area pavese o milanese, che, prima dell'arrivo di Wiligelmo a Modena, costituivano il modello della scultura al settentrione d'Italia o, infine, di area toscana, soprattutto pisana e lucchese, realizzate
nei territori canusini.
anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
MATILDE
NELLA STORIA
Poche donne hanno avuto, nella storia italiana, un ruolo importante quanto quello di Matilde di
Canossa, che per quarant'anni resse uno Stato che si estendeva su
buona parte dell'Italia settentrionale e centrale, e che partecipò da
protagonista alla lotta tra l'Impero
e la Chiesa. Fatta prigioniera dall'imperatore Enrico III, insieme alla
madre, restò fortemente impressionata dall'esperienza, al punto
che divenne un'assidua sostenitrice
del Papato. Data in sposa a Goffredo il Gobbo, si separò da lui dopo soli tre anni. Quando nel 1076
entrò in pieno possesso dei domini del padre, risultò la più importante alleata di Papa Gregorio VII.
Matilde ebbe una parte fondamentale nei rapporti tra Papa Gregorio VII e il giovane imperatore
Enrico IV, suo cugino. L'imperatore,
che tramava contro il Papato, si fingeva alleato di Matilde e di Gregorio VII finché, alla mezzanotte
del Natale del 1075, fece rapire il
pontefice mentre celebrava la messa nella basilica di Santa Maria
Maggiore a Roma. Arrestato e malmenato, il Papa venne condotto in
Germania, ed Enrico IV svelò la sua
vera natura. Lanciata la scomunica
del Papa contro Enrico IV, quest'ultimo si rese conto del potere
della Chiesa e sapendo di non poter andare contro il suo popolo, si
preparò a quello che è diventato un
simbolo di sottomissione: l'umiliazione di Canossa. Fu solo grazie alla cugina Matilde, che Enrico IV
venne ricevuto dal Papa nel castello di Canossa, ma solo dopo essere
rimasto per tre giorni a piedi nudi
a supplicare sotto la neve, rischiando il congelamento. Nonostante
l'imperatore fosse in realtà in malafede, ottenne il perdono grazie a
quella potente e decisa donna che
era Matilde. Negli anni successivi,
però, Enrico IV si scagliò nuovamente contro il Papato e Matilde
continuò a schierarsi dalla parte di
Gregorio VII.
Nel 1092, nel castello di Carpineti, s'indisse un convegno, durante il
quale ecclesiastici ed alleati di Matilde discussero le proposte di pace
di Enrico IV. La contessa, incoraggiata anche dalle veementi parole
dell'eremita Giovanni da Marola,
maturò la decisione di perseverare
nella lotta. Nello stesso anno, infatti, le truppe di Matilde misero in
fuga, nel reggiano, tra Bianello e
Canossa, l'esercito imperiale venuto per lavare l'umiliazione del 1077.
Salvatasi dalla minaccia, Matilde si
dedicò a rafforzare e allargare il suo
feudo. Sostenne l'edificazione di
chiese e cattedrali, fece sorgere
ospizi per poveri e partecipò in modo determinante alla nascita dell'Università di Bologna. Nel 1111 a
Bianello incontrò il nuovo imperatore, Enrico V, figlio del suo grande nemico, che la nominò vice regina d'Italia.
Matilde muore a Bondeno di
Roncore identificata oggi con l'attuale Bondonazzo, nel comune di
Reggiolo (RE), il 24 luglio 1115 e
viene sepolta nel monastero di San
Benedetto in Polirone. Dal 1632 riposa a Roma, nella basilica di San
Pietro, in un sarcofago, arricchito da
uno straordinario monumento realizzato dal Bernini.
Foto in alto: Copia di Antonio Villa del
dipinto andato perso del Parmigianino;
Dipinto equestre di Matilde; Affresco della fine dell'800 raffigurante Matilde di Canossa nella Pieve di Guastalla o Chiesa di
San Pietro.
Eventi >
PA GREGORIO VII E L’IMPERATORE ENRICO IV
SONIA MASINI : “ QUEL FAMOSO
INCONTRO NEL CASTELLO DI CANOSSA”
M
< atilde è stata a tutti gli effetti e prima del tempo una donna europea - spiega Sonia Masini, presidente della Provincia di Reggio Emilia- illuminata, coraggiosa, colta, di
grande stirpe e di cultura internazionale. Fu figura chiave sulla scena
politica europea incidendo profondamente anche sul piano sociale e
culturale. La travagliata vicenda biografica della Contessa va ben al di là
dello stereotipo della donna di potere e disegna il profilo di una personalità femminile complessa, in bilico tra le pratiche di governo e la solitudine della statista, tra "gli affanni del mondo" e la nostalgia per la
vita contemplativa, tra i successi nella vita pubblica e le difficoltà nella vita privata, e trova un filo conduttore nell'inquietudine di una personalità destinata a sfidare le convenzioni, i pregiudizi e l'incomprensione dei
poteri maschili del tempo. Matilde
giocò un fondamentale ruolo di intermediazione tra il papato e l'im-
pero, culminato con il famoso incontro del gennaio 1077 fra l'imperatore Enrico IV e papa Gregorio VII
nel Castello di Canossa.
Il carisma e la suggestione di questa donna che, nel cuore del medioevo, incarnò in modo emblematico il femminile, ha alimentato una
mitologia che ha attraversato quasi
un millennio ed ha finito per saldarsi definitivamente anche con la storia della cultura europea contemporanea, dell'Europa tutta, non solo
emiliana>.
Storie di San Pietro: il giudizio e la punizione di Anania e Saffira, già in San Giovanni Laterano,
affresco staccato, Roma, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana, Depositi (per concessione dei Musei Vaticani)
Calice Ansato detto di San Donnino, Orafo dell'area mosano-renana,
secolo XI-XII, Fidenza (PR), Museo del Duomo
Reliquiario di San Matteo, 1086 circa, Roma, Basilica dei Santi Cosma
e Damiano
Altare portatile, attr. secolo XII, Namur, Musée Diocésain et Trésor de la cathédrale de Namur
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STAMPA REGGIANA
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anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
11
> Primo Piano
GLI AMERICANI E LE REGGIANE: DOPO L
desche. Aerei derivati dallo RE
2001, ma col motore radiale Piaggio da 1.175 Cv anziché del più potente Daimler DB 601, difficile da
reperire, quindi una macchina di
prestazioni inferiori al modello
precedente e per questo motivo
adibite all'addestramento dei nuovi piloti della Lutfwaffe e al servizio di collegamento. Un relitto di
uno di questi RE 2002 è tutt'ora
esistente a Limoges, preda bellica
e monumento in onore alla Resistenza francese.
Per gli alleati era importante per
fini strategici, fermare la produzione di questi caccia ed il 7 e 8
gennaio del 1944 decine di B17
Fortezze Volanti, scaricarono sulle Officine Reggiane tonnellate di
bombe che distrussero in buona
parte le strutture e le catene di
montaggio. Più drammatica l'incursione dell'otto gennaio quando
una trentina di bombardieri, rombando in modo sinistro, arrivarono alle 13,30 dal cielo di Parma e
cominciarono a rovesciare il loro
micidiale carico (81 bombe da 500
libbre) centrando in pieno le Officine e parte del quartiere di Santa Croce provocando centinaia di
vittime tra la popolazione.
Il destino delle Officine Reggiane ora, con l'arrivo degli americani, è però ancora confuso. "L'acquisizione delle Reggiane - afferma il presidente della Terex, Ro-
di Romano Pezzi
Le Officine Reggiane vendute
agli americani. La Terex, una multinazionale d'oltreoceano, ha recentemente acquistato per 321 milioni di dollari, tutti gli asset industriali della ormai centenaria
azienda reggiana, caduta in
profonda crisi. L'ultimo suo proprietario Luciano Fantuzzi, che
l'aveva rilevata nel 1994, non conta più nulla. Un sussulto nel mondo economico di casa nostra. Gli
americani in definitiva, con una
pioggia di dollari, tornano ad impadronirsi del destino delle industrie di via Agosti, come già lo fecero nel 1944 quando sulle officine sganciarono invece tonnellate
di bombe per impedirne l'allora
produzione d'armi, munizioni e soprattutto dei famosi aerei da caccia.
Le Reggiane infatti erano diventate un punto strategico importante durante gli ultimi mesi
della guerra. Nelle fabbriche di via
Agosti in quegli anni, si continuava a costruire materiale bellico ed
ancora, i caccia RE 2002, destinati
ad equipaggiare le forze aeree te-
12
STAMPA REGGIANA
>
nald De Feo - è un'opportunità di
crescita per la nostra società per le
infrastrutture dei trasporti e soprattutto un completamento delle strategie del comparto delle
gru". Parole che assicurano, nell'intenzione dei nuovi proprietari,
di preservare soltanto l'attuale
occupazione. I settori di produzione dell'azienda però sono tanti e difficile mantenerli attivi tutti. Da quando all'inizio del secolo
scorso le Reggiane furono fondate, assorbendo poi negli anni successivi altre aziende e realtà produttive, in quei capannoni si costruirono macchine agricole, locomotive, materiale bellico inteso co-
anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
me cannoni, mitragliatrici e munizioni, vagoni ferroviari, molini,
macchine per pastifici, silos, e poi
dalla metà degli anni trenta con
l'ingresso della Caproni a metà degli anni trenta, anche gli aerei. I famosi caccia delle serie RE2000,
RE2001, RE2002, e RE2005 merito
dei quali, le Reggiane entrarono
anche nella storia dell'aviazione.
L'archivio delle fabbriche tra
l'altro, è ancora zeppo dei disegni
tecnici di questi aerei e noi sappiamo come gli americani siano
ghiotti di queste tecnologie aeronautiche del passato. Venire in
possesso dei "lucidi" gli yankers
potrebbero anche ricostruire que-
ste storiche macchine volanti e
presentarle poi ai numerosi e spettacolari Air Show, alcuni dei quali ormai leggendari, che vengono
organizzati ogni anno negli States.
Fare volare un RE2000 a fianco dei
loro Mustang, Ligthing e Corsair,
rappresenterebbe un grosso evento per il numeroso e competente
pubblico americano. Tanto meglio
con un RE2005 Sagitario, ritenuto
uno dei migliori aerei mai costruiti
all'epoca. Pare che uno di questi
caccia, preda di guerra, catturato
al tempo dello sbarco degli alleati in Sicilia nel 1943, sia stato portato negli Stati Uniti. Nessuno
però, tra i ricercatori storici, lo ha
Primo Piano >
O LE BOMBE HANNO SGANCIATO DOLLARI
mai rintracciato.
Soltanto i costruttori e restauratori americani di velivoli storici,
che hanno a disposizione grossi capitali, potrebbero continuare ora
il lavoro iniziato dal Gar (Gruppo
Aviazione Reggiane) negli anni ottanta, quando con i disegni originali, intrapresero l'avventura di costruire un RE 2002. Iniziativa poi
interrotta per mancanza di fondi.
Questo prototipo, ancora da terminare, si trova al Museo Aeronautico di Vigna di Valle.
Fu proprio il forte influsso tecnologico americano, d'altro canto,
che nel 1938 spinse l'ingegner Roberto Longhi alla realizzazione del
progetto del primo caccia Reggiane RE2000. L'aereo si staccava in
modo netto dagli altri caccia contemporanei in Italia e risentiva infatti delle esperienze che Longhi
fece in America. Alle prove di volo, eseguite dall'asso Mario De Bernardi (vincitore della Coppa Schneider del 1926 a Northfolk), il
RE2000 mostrò infatti caratteristiche superiori a quelle di tutti gli altri concorrenti.
All'entusiasmo dei costruttori
però, non fece riscontro l'approvazione dei tecnici ministeriali
della Regia Aeronautica. Ma il caccia trovò sbocco all'estero con
un'importante commessa in Ungheria, in Svezia, Svizzera e Inghilterra. Un modello integro si
trova ancora al Museo di Malmoe.
Per tanti tra questi motivi ora, si
apre una nuova possibilità, tanto
fantasiosa quanto reale, che il settore avio delle azienda di casa nostra, possa passare in mano a
qualche società statunitense che si
occupa di questi recuperi.
Risulta che gli americani siano
specialisti nell'acquisire aziende in
difficoltà, come nel nostro caso le
Reggiane, sezionarle nei vari settori e rivenderne poi le varie parti ad altre società interessate,
guadagnando inoltre, in queste
operazioni, mucchi di dollari.
Di là da tutto questo, sarebbe
quindi un motivo di grossa soddisfazione per tutti, sapere che i Cac-
cia Reggiane rivivranno ancora nel
tempo, belli come prima.
Per ora dobbiamo accontentarci dei pochi relitti esistenti e del
nuovo Museo delle Reggiane che
sorgerà in qualche punto dove esistono le Fabbriche. Sarà un punto
d'incontro per conoscere un secolo di vita della nostra più grande
realtà industriale.
Nell'area delle Reggiane, infatti, esiste una sorta di piano urbanistico, con un enorme progetto,
che prevede la nascita di un intero quartiere. Una sorta di Polo Tecnologico con vie di comunicazioni che si collegheranno alle famose Vele di Calatrava.
Mario De Bernardi
STAMPA REGGIANA
>
anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
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>
anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
Sociale >
UN “SASSO“ CONTRO IL DISAGIO GIOVANILE
Il difficile rapporto tra ragazzi, genitori e professori
Ragazzi in branco, cattivi e decisi, all’opera di notte come delinquenti. Hanno quasi distrutto una
scuola. La loro scuola. Avventandosi
con mazze e martelli contro i bagni, gli scaffali, i mobili, i telefoni,
i computers, disperdendo carte, registri, sporcando i muri con parolacce, mentre uno di loro, col telefonino filmava il tutto. Poi tutto
passò su internet. E il mondo seppe. E vide. Che loro erano, secondo loro, degli eroi. Cioè, secondo lo
psicologo Crepet ”esistevano finalmente”.
I carabinieri fecero il loro mestiere. Li presero, elencando i reati commessi: molti e gravi. Da prigione. I genitori allibirono. Non
pensavano che i loro figli potessero fare quelle cose e soffrirono. Ma
aggiunsero poi: ”Bisogna capirli, sono ragazzi!” Erano loro, i genitori, a non capire niente. Non conoscevano i loro figli, cresciuti soli senza guida educativa familiare e so-
ciale.
Non si sa se avessero ingoiato pasticche, o bevuto alcolici, ma avevano premeditato tutto senza considerare la scuola, il danno, la legge e se stessi come delinquenti. Un
disastro.
Questo non è un episodio unico,
purtroppo estremo. Svela un gravissimo problema di rapporto fra
genitori e figli. E viceversa. Oggi il
disagio giovanile è grande, pericoloso ,degradante: un virus personale e sociale molto diffuso. Per
questo nascono Associazioni di genitori che intervengono per salvare famiglie, genitori e figli da una
vita disperata. Coinvolgendo anche
la scuola. In una ”civiltà incivile”.
A Reggio è stata fondata, lavora intensamente e con buoni risul-
tati dal 2001 l’Associazione UN SASSO NELLO STAGNO. E’ una libera
ONLUS. Ha sede presso l’Istituto
Magistrale ”Matilde di Canossa” in
via Makallè 16 ( tel. 328/456122 ).
Raggruppa attualmente 450 soci,
parte dei quali si riunisce ogni quindici giorni. Produce materiali informativi, convoca riunioni e convegni
per genitori e figli, con la partecipazione di esperti: medici, psichiatri, psicologi, sociologi, filosofi, religiosi, docenti e amministratori. Famiglia, scuola e società, padri, madri, professori e figli sono al centro
dei dibattiti, delle ricerche, dei progetti, delle sperimentazioni dei
fatti. Un SASSO NELLO STAGNO si
considera una ”forza viva nel contesto culturale e del volontariato
reggiano”. Si auto-finanzia. Portavoce dell’Associazione è il signor
Giangiacomo Papotti, classe 1960,
via 24 maggio 120, Barco di Bibbiano. Ha due telefoni sempre
bollenti. E’ appassionato, razionale e scattante.
Lo abbiamo intervistato.
Di che cosa si occupa oggi la
vostra associazione?
Delle problematiche giovanili, dal
fenomeno delle droghe al bullismo,
delle disfunzioni alimentari (anoressia, bulimia….) violenza, alcoolismo, mancato o sbagliato rapporto
tra genitori e figli specialmente nella nostra provincia.
In generale voi oggi come li
vedete questi giovani?
Drammaticamente soli. In balia
dell’incultura del ”vivere oggi, il domani non mi interessa”. Non hanno
più alle spalle, né, dentro la ”nostra
storia reggiana, ”nè qualunque altra. Sono” alla giornata”, del consumismo dilagante e infestante fin
da piccoli.Noi cerchiamo di indicare
una via diversa.
E quale sarebbe questa via,
contro ”l’ospite inquietante”,
cioè il “nichilismo” di cui scrive
lo psicologo Galimberti?
E’ la ”cultura reggiana” basata su
un reticolo umano costruito nella
nostra storia, dai nostri nonni e padri. Con relazioni umane, di famiglie
e comunità, cariche di valori, principi e fatti che non consentono l’insediarsi da noi, di pericolosi schemi
sociali, intrusivi, negativi, devastanti, per l’educazione dei ragazzi e dei
giovani.
Voi giustamente, allora cercate di prevenire, valorizzate il
fatto di cultura, non di malattia
o psicologia? Di educazione genitoriale e sociale, compresa
l’educazione del cuore, delle relazioni affettive e creative, che
devono accompagnare gli apprendimenti anche a scuola, come devono ben sapere anche
tutti i professori bravi?
Per noi, medicina, psicologia, sociologia, sono decisive per capire e
intervenire al bisogno di spiegazioni e interventi e tecniche. Noi miriamo soprattutto a costruire la rete di cultura, di fatti, di comporta-
menti positivi a casa, a scuola e nelle istituzioni, tramite, soprattutto, i
genitori insieme ai ragazzi.
Ma i genitori ci stanno a seguirvi e a impegnarsi?
Molto. E ci arricchiscono di esperienze vive in diretta. Adesso sul dilagante problema dell’alcoolismo
tra i giovani e anche, purtroppo fra
i ragazzi.
Cos’è una nuova moda? Voi
percepite questi disagi crescenti?
Tanti genitori sono distratti. Non
conoscono i figli, cosa sono , cosa
fanno e dove vanno. Si pongono co-
Giangiacomo Papotti
me pari e divengono ”contrattuali”
e tutto si traduce in “ti compro… se
fai”. Abdicano al loro dovere di autorità educativa. E i figli vivono
“fuori,” con spot e TV, le mode estetiche e i luoghi dei gruppi. Il disagio,
che è mentale e affettivo, diventa
corporeo. C’è bisogno di ”sostegni”:
pasticche, musiche assordanti, vestiti
stravaganti, tatuaggi, piercing, linguaggi sboccati. Cercano riconoscimenti negli altri anche con intimidazioni e prepotenze. Così si per-
STAMPA REGGIANA
>
dono in una società in crisi di identità e di valori, piena di paure. Senza ambizioni o speranze di futuro.
E le leggi e le pene per i venditori di alcolici (sopra i gradi
1,2) a minori di anni sedici si conoscono e risultano applicate?
Le facciamo conoscere e invitiamo a fare denunce, se non applicate, segnalandole a stampa e TV.
In maggio avete organizzato
due incontri pubblici sull’alcool
nella quotidianità dal titolo
”Perdersi in un bicchiere”. Come
sono andate?
Direi bene, sia come presenze sia
come partecipazione attiva. Vogliamo insistere. Per noi è come un dovere, verso i nostri giovani e i loro
genitori.
Ha qualcosa d’altro, importante da dire in conclusione?
Sì, con piacere. Genitori e figli, diciamolo pure con orgoglio, non sono fortunatamente tutti come fin
qui abbiamo descritto quelli che deragliano, che il disagio li accompagna. La maggioranza delle famiglie
da noi sono ancora robuste moralmente e socialmente, hanno bei rapporti di affetti e stima, di rispetto,
lavoro e studio. Queste famiglie
sconfiggono l’ansia con l’amore, con
la conduzione di una vita coesa intorno a concreti valori umani. E vivono bene. E si danno da fare anche per il bene di altre famiglie e
della loro comunità. Sono così anche
molti dei nostri soci volontari.
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anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
15
> Primo Piano
RITORNA LA BANDA!
Dopo 25 anni rinasce la
Filarmonica “Città di
Reggio”. La storia di ieri e
quella di oggi con i nomi
dei 48 componenti
noscere quello che sapete fare, poi
penseremo a finanziarvi>>.
Per quasi due anni, per parecchie
sere la settimana, ci furono prove
per 70 musicisti, organizzati in Filarmonica, mentre era sempre affannosa la ricerca di un locale per
prove, di composizione dell’organico, dei fondi per l’acquisto di primi strumenti. E poi la ricerca e preparazione del repertorio. Scrisse il
M.° Giulio Speroncini, primo Direttore della Banda:<< Per notti intere ho scritto partiture e parti, instrumentando molte pagine di musica lirica e sinfonica che si potessero
adattare al nuovo complesso>>.
Nell’ottobre del 1951 fu vinta “ la
prova” svolgendo un gran concerto al Teatro Municipale, con tutte
le autorità in piedi, plaudenti e gli
spettatori entusiasti. Elogi, discorsi
e brindisi.
Così la Banda, provvista dei finanziamenti ( pochi ma sicuri) si costituiva in proprio con Atto Notarile, garantito dal Comune. C’erano
ancora tanti sacrifici da fare, nuove spese, vecchi debiti, scoraggiamenti, ma per dieci anni i successi
furono continui. In Città, in Provincia, in Italia e anche all’Estero. E concorsi vinti, premi conquistati, articoli
di stampa elogiativi. Ma fu soprattutto il popolo reggiano a seguire
sempre, con amore, la propria Banda, alimentando le speranze e rad-
di Sergio Masini
DOPO LA LIBERAZIONE
Nel 1945, ci furono tanti tentativi di costituire una Banda Musicale
a Reggio Emilia. Solo dopo 5 anni
le Autorità colsero sul serio l’atmosfera calorosa e decisa con la quale la comunità reggiana chiedeva, a
grande voce, la ripresa della nobilissima tradizione musicale nelle
piazze e delle prestigiose esibizioni bandistiche nel magnifico Teatro
Municipale.
Nei primi mesi del 1950 si riunirono, per decidere, queste autorità
e personalità: il Prefetto, il Presidente della Provincia, il Sindaco sen.
Marani, l’avv. Luigi Spallanzani, il
commendatore Marmiroli, il dott.
Spaggiari, il prof. Orlich, il rag. Garavaldi, il pittore prof. Govi, il segretario geom.Merlo, l’avv. Degani
e, in più, vari Enti, prima fra essi l’Associazione Pro Reggio.
E decisero così:<< Si raccolgano i
musicanti,( già entusiasti e disponibili), si formi il complesso e fate co-
16
STAMPA REGGIANA
>
doppiando le volontà.
Domenica 15 ottobre 1961 la
NUOVA GAZZETTA DI REGGIO dedicò alla Banda una pagina intera
di nove colonne dal titolo<< Compie oggi dieci anni la Filarmonica di
Reggio Emilia.>> E poi: “ Musica in
piazza, una bella ed antica tradizione, sospiri ed esaltazioni di LUCIA, affidati alla prima cornetta,
esplosioni ed estasi di MANRICO trasferiti al trombone di canto, limpide trine di seta e vibrazioni d’argento si introducono in filigrane
d’ottone e rimbombi di bronzo”.
Una “ pagina-inno” con l’elenco
dei settanta componenti della Filarmonica.
Ma già dopo il clamoroso successo a Lugano nel 1954 il Presidente
avv. Luigi Spallanzani aveva inviato
al Direttore artistico – musicale M°
Speroncini una appassionata e commovente lettera di compiacimento
e gratitudine:<< Bravi! A tutti di vero cuore. E grazie per la città che vi
segue con entusiasmo, sempre>>.
La Filarmonica reggiana ha vinto
fino al 1961 poi traballò, estinguendosi per varie circostanze intorno al 1980. Per 25 anni Reggio
sta senza Filarmonica, la Banda non
c’è. Solamente lo scorso anno 2007
la Filarmonica rinasce, in prova, proprio come nel 1951.
Ma questa è un’altra storia che
raccontiamo a parte.
anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
Un mese fa, a Modena c’è stato
un importante raduno di Bande
Musicali di vari Paesi. Un grande
successo anche in TV. Ho provato
una sottile invidia. Perché amo la
Banda. E’ bellissima e onora una
città. MA Reggio non l’ha, pensa-
vo tristemente. << Educa e dilettaha scritto il grande maestro bandistico Alessandro Vesselli – nelle piazze e a stretto contatto col popolo,
eleva il gusto artistico e divulga capolavori>>.
Io lo so che la Banda realizza feste anniversarie, civili e religiose, di
Primo Piano >
COMPONENTI DELLA FILARMONICA
“CITTA’ DEL TRICOLORE”
Direttore M° STEFANO TINCANI (trombonista)
Presidente Pro Tempore M° STEFANO TINCANI
Vicepresidente Facente funzione m° ANTONIO BONFRISCO
STRUMENTISTI
intense emozioni, richiama alla memoria episodi di vita personale. La
Banda commuove. Io, da bimbo,
piangevo con mio padre, quando,
in fila correvano i Bersaglieri, tutte
trombe. Davano gioia e sicurezza.
Come nell’antica Sparta la Banda eccitava gli animi.
Chiedo ad un amico calabrese
informazioni su Reggio e la Banda.
Mi conferma che la Banda c’è e mi
indirizza:” Se vuoi sapere tutto contatta Antonio Bonfrisco, musicista,
prof. di educazione musicale e an-
che Vice Presidente della nuova Filarmonica” Città di Reggio Emilia”.
Ecco l’intervista col Vice Presidente.
Professore, mi spieghi tutto
della nuova” Filarmonica Città
di Reggio Emilia.”
Decine di musicisti reggiani e calabresi cominciarono ad incontrarsi volontariamente per organizzare una Banda Tricolore. Furono subito sostenuti dal dott. Carlo Baldi
consigliere comunale e dall’assessore alla Cultura avv. Giovanni Ca-
STEFANO TINCANI
Presidente della Filarmonica “
Città di Reggio Emilia”Direttore Artistico e Musicale
Diplomato in Trombone e in
Euphonium, consegue diversi masters di specializzazione, collabora
con diverse orchestre Italiane molto importanti ( LAVINIA di Livorno,
FILARMONICA ITALIANA, MODERNA di Forlì, Conservatorio VERDI di
Milano, Teatro REGIO di Torino,
OLIMPICO di Vicenza, dove ricopre
il ruolo di secondo trombone dal
2002, ecc.). Fonda l’associazione musicale S.CECILIA di RE e dal 2001 è
docente di Bandistica nella scuola
musicale CATELLANI di villa Sesso.
Nel 2006 è Presidente e Direttore
della Filarmonica CITTà di Reggio
Emilia. Molto stimato e apprezzato per il suo ottimo lavoro.
ANTONIO BONFRISCO
Vice Presidente della Filarmonica “ Città di Reggio Emilia”
Diplomato in flauto traverso
all’Istituto Musicale PERI. Ha fatto parte dell’Orchestra Sinfonica
degli Istituti Musicali dell’Emilia –
Romagna. Dal 1970 ha operato in
vari gruppi di ogni tipo musicale,
maturando poliedriche esperienze pluristrumentali. Ha fatto musica cameristica in diverse formazioni, come flautista. Nel 1981 è
tra i fondatori del CEPAM (Centro Permanente Attività Musicali) dove insegna flauto e teoria
musicale. E’ docente di educa-
zione musicale alla scuola media
AOSTA di Reggio Emilia. Nella Filarmonica è primo flauto e svolge anche attività di solista per la
musica classica.
tellani. Animatori furono un tempo i fratelli Fava calabresi e l’ultimo Fava soprattutto, a nome Domenico, gia membro musicante
della prima Filarmonica e ora Consigliere della nuova. Era il 2006.
Come finì questa richiesta insistente e ben fondata già su
40-50 musicisti disponibili e
numerose autorità e personalità ben disposte?
Finì con la stesura di un accordo
– programma comprendente dieci
concerti aperti al pubblico e attività
di formazione, offrendo occasioni
di aggregazione e collaborazione
con istituzioni pubbliche, in primis
con l’Istituto Musicale ACHILLE PERI. Così sta scritto nell’atto di fondazione di quella che è la “ Filarmonica della città di Reggio Emilia”, libera associazione ONLUS”.
L’assessore avv. Giovanni Catellani
ne diede conto alla città con un comunicato che iniziava così:” Reggio
ha la sua Banda. E’ nata in stretta
collaborazione con la Banda parrocchiale” S. Cecilia” di villa Sesso,
è composta per ora di quaranta
musicisti, si presenterà per la prima
volta alla città con un concerto
inaugurale l’8 settembre 2007. La
sua sede legale e sala prove è nel
Centro Sociale di Rosta Nuova”.
Ma le redini amministrative,
organizzative ed artistiche chi
le prese nelle mani subito? E
ora?
Il Direttore musicale e Presidente del Consiglio Direttivo è il M°
Stefano Tincani. Come Vice Presidente e portavoce è stato nominato il Prof. Antonio Bonfrisco. Sono
consiglieri: Irene Bonfrisco, Mario
Gandolfi, Renato Negri, Andrea
Malagoli e Domenico Fava, fondatore della Banda del dopo guerra
e promotore della nuova. E’ il bravo veterano animatore dei bravi calabresi e dei reggiani più appassionati.
La nuova Filarmonica ha già
affrontato le piazze e i teatri?
BONFRISCO ANTONIO
FOLLONI MAURO
MIARI DEBORA
BONFRISCO MARIO
AMETRANO RAFFAELE
BASSI SABRINA
BIZZOCCHI ELENA
CASTAGNETTI ANGELO
COCCONI LUCA
COCCONI MATTEO
CORRADINI ANDREA
DAVIDDI ENRICO
FANTINI PIETRO
IELMINI MARINA
MEDICI ANDREA
MUSSINI GIUSEPPE
ZANNI GLORIA
BOTTAZZI ROMEO
CASTAGNETTI ALESSANDRO
CASTAGNETTI MASSIMO
DELIA FABRIZIO
FINOTTO ALESSANDRO
FINOTTO STEFANO
PICCOLI PAOLO
SALSI CECILIA
SIMONAZZI DAVIDE
BONFRISCO OTELLO
BRUGNOLI GIUSEPPE
CASTAGNETTI ALBERTO
DAVOLI PAOLO
FANTINI DANIELE
RUOZI AMEDEO
CASTAGNETTI MATTIA
DAVOLI DAVIDE
LUSETTI IOVANNI
BESTETTI DAVIDE
MASTROENI ANDREA
PERDOMINI ENRICO
BOCANCEA IVAN
CASTAGNETTI CLAUDIO
LUSETTI MAURIZIO
CASTAGNETTI ANDREA
QUERONICOLA
ZANNI PAOLO
Con quali programmi e orientamenti musicali?
Siamo pronti per la piazza e i teatri. Il repertorio è molto ampio: dalla vera musica bandistica, ottoni e
percussioni, da sfilate, da palco anniversario, alla musica sinfonica, da
camera, moderna anche, come il
jazz, tutto da bravi musicisti, già
sperimentati in feste della Liberazione, dei fratelli Cervi, del Patrono e del Natale tra il 2007 e il 2008.
Tanti successi. L’anno di prove è finito bene. La nuova Filarmonica c’è
e funziona come si deve. Adesso
siamo alla strutturazione e fondazione definitiva.
Cosa vuol dire questo?
Vuol dire che siamo già robusti
per andare avanti, aprendo a nuovi musicisti e strumenti ( i primi sono stati finanziati dal Comune) e
STAMPA REGGIANA
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Flauto e ottavino
Flauto
Flauto
Oboe
Clarinetto
Clarinetto
Clarinetto
Clarinetto
Clarinetto
Clarinetto
Clarinetto
Clarinetto
Clarinetto
Clarinetto - clarinetto basso
Clarinetto
Clarinetto
Clarinetto
Sax
Sax
Sax
Sax
Sax
Sax
Sax
Sax
Sax
Tromba
Tromba
Tromba
Tromba
Tromba
Corno
Euphonium
Euphonium
Euphonium
Trombone
Rombone
Trombone
Basso tuba
Basso tuba
Basso tuba
Percussioni
Percussioni
Percussioni
impegnati in un sempre più raffinato repertorio a disposizione della città. C’è da istituire il logo, da
pensare ad un labaro, eventualmente ad una divisa più decorativa e sempre pensiamo a dei sostenitori o sponsors per rifornimenti finanziari tranquillizzanti. La prossima riunione del Consiglio protempore deciderà tante cose e voterà il primo Consiglio non provvisorio,con Presidente, Vice e Direttore musicale, stenderà un programma operativo e celebrerà l’inizio di una nuova grande storia di
musica della Città del Tricolore.
STAMPA REGGIANA è lieta di
proclamare urbi et orbi, che Regium tandem habet bandam musicae.
anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
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>
anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
Eventi >
NEL SEGNO DI PALMA IL GIOVANE
LA XXIX SAGRA DELLA GIAREDA
di Camillo Rossi
Presidente della Fabbriceria Laica
del Tempio della B.V. della Ghiara
Esattamente quattro secoli or
sono, era il 1608, veniva collocata
nell'ancona dell'altare dell'Arte
della Seta - a sinistra dell'altare
maggiore della Basilica della Beata Vergine della Ghiara - la splendida pala rappresentante l'Adorazione dei Magi. Era stata commissionata due anni prima dai Mercanti reggiani dell'Arte, allora particolarmente florida, al pittore Jacopo Palma il Giovane (Venezia,
1544 - 1626) per la loro cappella. Il
pittore appose le proprie iniziali e
la data sulla balla di cotone in basso a destra.
Era questa la prima tela che veniva collocata nel Tempio, di cui ancora doveva essere iniziata la decorazione delle volte e della cupola.
Certamente è un fatto di particolare interesse e rilievo che sia stata propria una Corporazione di imprenditori, allora assai potente e
che stava procurando lavoro e ricchezza alla nostra Città, ad inaugurare la serie di preziosi quadri
che impreziosiscono la Basilica.
Ed è proprio questa tela che è
stata scelta dal Comitato per illustrare il manifesto della XXIX Sagra
della Giarèda: un omaggio al grande artista veneziano, un riconoscimento all'intelligente committenza artistica dei Mercanti reggiani
dell'inizio del secolo XVIII, ma anche un ritorno a Reggio, seppure
solo in immagine.
Infatti questo prezioso dipinto,
come altri importanti quadri di
chiese reggiane, non sfuggì alla feroce rapacità del duca estense Ercole III che nel 1783 lo tolse alla
Ghiara e lo fece trasportare a Modena per adornare le sale del suo
palazzo ducale, spogliato nel 1743
dalla notissima e perniciosa "vendita di Dresda".
Neppure tre anni dopo, nell'aprile 1786, il nostro Tempio veniva
privato dal duca di un altro eccezionale quadro: l'Estasi di San Francesco eseguito da Lionello Spada
per la cappella Ruggeri - Brami o
del Santo Monte.
Ora i due dipinti possono essere
ammirati nelle sale della Galleria
Estense di Modena dove troneggiano per la loro bellezza. Alla nostra Città non resta che il rimpianto per due eccezionali opere d'arte sottratte alla comunità e l'amarezza di essere stati privati dalla
protervia del signore di un patrimonio artistico che i committenti
aveva espressamente voluto per
adornare il Tempio della loro Madonna.
Ma echi di quella Reggio secentesca, che eresse e decorò la Basilica con dipinti splendidi e con ricchissimi donativi e arredi sacri - come ha dimostrato il ciclo di quattro incontri promosso per iniziativa della Fabbriceria in collabora-
zione con i Civici Musei e svoltosi
nei mesi scorsi - tornano a vivere
nella Sagra della Giarèda, che inaugurata il 3 settembre scorso, raggiungerà il suo apice lunedì 8 settembre, festa della Natività di Maria, con il solenne pontificale del vescovo Adriano Caprioli, che segnerà l'avvio dell'anno pastorale
versificate, particolare manifestazione economica accompagnata
da attività culturali.
Come allora, anche oggi il Tempio della Beata Vergine della Ghiara, che conserva l'affresco della Madonna in adorazione del Figlio davanti a cui Marchino ottenne miracolosamente la parola e l'udito,
diocesano, ma di fatto la piena ripresa della vita della Città dopo la
pausa estiva. Sarà tutta la comunità
reggiana, assieme alla autorità, a
riunirsi attorno all'altare per mettersi ancora una volta sotto la materna protezione di Maria.
Se nel secolo XVII erano gli ultimi giorni di aprile e i primissimi di
maggio riservati all'effettuazione
della Fiera di Reggio, che dal 29
aprile, festa del Primo Miracolo,
all'8 maggio vedeva confluire in
Ghiara mercanti da ogni parte d'Italia, ora è la prima settimana di
settembre ad ospitare la Sagra
della Giarèda, che intende far rivivere, con strutture e modalità di-
diventa ancora una volta il centro
della vita cittadina.
La fama dei prodigi compiuti per
intercessione della Vergine non
solo a Reggio ma anche in città vicine; la protezione sempre accordata da Maria alla città, che nel
1674 l'ha incoronata come sua Regina; le folle dei devoti che nel corso dei secoli si sono inginocchiati e
ancora di inginocchiano in preghiera nel Tempio; le tante pagine
della nostra storia drammatiche peste, carestia, guerre - e liete - visita del Papa e di Presidenti della
Repubblica, giornate della gioventù, sacre ordinazioni - di cui la
Basilica è stata protagonista e te-
STAMPA REGGIANA
>
stimone in tempi lontani e assai recenti, hanno fatto della Ghiara un
luogo privilegiato della città e con
essa hanno creato un legame inscindibile. Tant'è che la miracolosa
Immagine campeggia sul gonfalone del Comune, che lunedì, scortato dai vigili urbani, sarà collocato
assieme a quello della Provincia ai
lati dell'altare della Madonna.
La XXIX Sagra della Giarèda farà
convenire in Ghiara migliaia e migliaia di persone; corso Garibaldi,
piazza Gioberti e le vie attigue brulicheranno di persone che sfileranno davanti agli stand degli artigiani e alle bancarelle degli ambulanti.
La musica, la poesia dialettale, gli
altari fioriti, la visita guidata alla
Basilica e ai suoi tesori, la mostra
dei bonsai e delle sculture in pietra
saranno altre occasioni per accorrere in Ghiara, per conoscere e ammirare il complesso monumentale
della basilica e del convento, per vivere questa festa della città, che assumerà in questi giorni una dimensione diversa e un clima tutto
particolare.
E sarà sempre Lei, la Vergine Maria, la stella polare a cui tutti volgeranno lo sguardo per incontrare
il suo volto dolce e materno, in particolare in questo anno giubilare
del 150° della prima apparizione
della Madonna a Lourdes, per trarre conforto, sostegno, incoraggiamento, fiducia.
Foto al centro: le autorità cittadine, il
vescovo ausiliare Lorenzo Ghizzoni, il presidente della I^ circoscrizione Claudio Bassi, il presidente della Fabbriceria Camillo
Rossi e il sindaco Graziano Delrio inaugurano la Giarèda 2007
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anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
Sociale >
“MISSIONE SUD AFRICA” PER SETTE AZIENDE
Si è svolta nella sede della Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto la conferenza stampa
che ha illustrato il resoconto della
missione economica effettuata dal
21 al 28 giugno in Sudafrica alla
quale hanno preso parte sette
aziende associate ad API Reggio
Emilia: Lincar di Reggiolo, Max Stir
di Cavriago, Mectra di Montecchio,
Natfood di Fogliano, Olmark di Brescello, Werther International di
Villa Cadè e WF di Reggio Emilia e
una aderente a CNA: F.lli Bonezzi di
Reggio Emilia. La missione si inserisce all'interno del programma
per le iniziative promozionali all'estero organizzato dal tavolo di
coordinamento fra Camera di Commercio di Reggio Emilia, associazioni di categoria e Reggio nel
Mondo, che aveva pianificato per
il 2008 una serie di progetti rivolti
al mercato Sudafricano, in continuità con le azioni svolte l'anno
precedente.
All'inizio di quest'anno è stato
ospite a Reggio Emilia Moloko Leshaba, Console della Repubblica Sudafricana in Italia, successivamente si è tenuta una presentazione
dell'area geografica, presso la sede
camerale, a cura di Gianpaolo Bruno, direttore dell'ICE (Istituto per il
Commercio Estero) di Johannesburg.
Da qui è nata la volontà di organizzare la recente missione che
ha fatto tappa a Johannesburg,
Durban e Cape Town.
A Johannesburg sono stati effettuati incontri istituzionali con Jacopo Martino, primo segretario
dell'Ambasciata Italiana a Pretoria,
Mariagrazia Biancospino, direttore
della Camera di Commercio ItaloSudafricana e Giampaolo Bruno, direttore dell'ICE di Johannesburg,
che ha organizzato gli incontri tra
le aziende partecipanti e gli operatori sudafricani.
A Durban si sono svolti unicamente incontri a carattere commerciale.
A Cape Town infine la delegazione reggiana è stata ospite del
Console Italiano Emanuela Curnis,
e ha incontrato Michael Gamwo direttore della WESGRO (società regionale per la promozione degli investimenti nel Western Cape). La
tappa ha offerto inoltre la possibilità di conoscere e stabilire contatti con Ciro Migliore, direttore della Gazzetta del Sudafrica.
Giorgio Davoli, Ufficio Estero
API Reggio Emilia, commenta: <Gli
imprenditori coinvolti hanno
espresso un giudizio estremamen-
te positivo a fronte degli incontri
commerciali ed istituzionali effettuati e per la qualità dei contatti attivati che hanno portato a richieste
immediate di invio di campionature di attrezzature prodotte dalle
imprese reggiane. Il Console italiano è qui a Reggio Emilia proprio
per continuare a portare avanti
questo tipo di collaborazione che
si è dimostrato fruttuoso sia per le
nostre PMI che per il Sistema Paese Sudafricano che sta cercando di
sviluppare la propria economia locale>. Cristina Carbognani, Presidente API Reggio Emilia, conclude:
<La volontà di API di aiutare gli imprenditori a stringere rapporti
commerciali e di collaborazione con
il Sudafrica affonda le sue radici nel
tempo, quando Reggio Emilia e le
sue istituzioni avviarono un rapporto privilegiato con questa zona
geografica. Da queste basi solide è
maturato nel tempo un piano di
progetti che sta dando risultati concreti sia per i nostri associati che per
l'economia sudafricana, forte del
fatto che sono due realtà che interagiscono in maniera ottimale>.
B.C.
AUTORIZZATO
Foto dei relatori della conferenza stampa: da sinistra Giovanni Ottolini direttore della Fondazione Nazionale della Danza, Serena Foracchia di Reggio Nel Mondo, Enrico Bini Vicepresidente della Camera di Commercio, Emanuela Curnis
Console Italiano in Sudafrica e Cristina
Carbognani Presidente di API Reggio
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anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
23
> Itinerari
CERVAROLO, TERRA
DI POETI E SCRITTORI
strinse tanti ad emigrare come
successe ad Olivo Righi classe 1920
che dopo sei anni di guerra dal
1940 al 1946 (tre dei quali prigioniero degli inglesi) dopo essere ritornato nella sua Cervarolo partì
per un paese lontano, il più lontano di tutti, l'Australia.Col pianto nel
cuor lasciò i suoi genitori e l'amata sorella Santina e s'imbarcò, arrivò nel paese dei canguri dove cominciò la sua avventura d'emigrato, che per lui fu meno dura perché
parlava e scriveva molto bene l'inglese, l'aveva appreso in solo sei
mesi quando era prigioniero e per
questo fu citato da esempio dalle
autorità militari inglesi. Ma un
motivo per questa sua performans
c'era, Olivo era dotato di un intelligenza straordinaria e da sempre
anche di una vena poetica esage-
di Domenico Amidati
Cervarolo di Villa Minozzo, paese di poeti e di scrittori e di Olivo,
Ultimio, Umberto e Pietro voglio
raccontar. Quando percorri le irte
stradine di quest'ameno posto ti
par di sentir vociar in rima. Poi vedi la fontana nel centro del paese
intitolata allo scrittore Umberto
Monti e se ti capita di discorrere
con la sua gente ti senti dire: il tale ha scritto poesie, il tal altro ha
scritto in rima, mio nonno Michele
il papà d'Olivo rispondeva in rima,
se poi ci metti che qui da secoli cantano i maggi, ti vien da dire, ma
questo è un paese dove la gente ha
estro poetico. Succede anche che
mentre giri, lo sguardo cada immancabilmente sul vicino monumento e il pensiero va verso i martiri di quel 20 marzo 1944 quando
la ferocia nazista sfogò la sua rabbia verso gli inermi abitanti del luogo uccidendo 24 persone, si può affermare che ogni famiglia del posto ebbe un morto.Un avvenimento questo che segnerà per sempre
tutte le genti del paese e anche le
loro future generazioni, ma nonostante tutto, riuscirono a superare
questa tragedia e nel lavoro e nella famiglia ritrovarono la forza per
andare avanti. Un avanti che co-
rata. Si stabilì nella città di Glen Waverley stato del Victoria che aveva
come capitale Melbourne e cominciò a lavorare in un azienda metalmeccanica, ma dopo pochi anni
un siciliano che lavorava nella stessa azienda si macchiò di un feroce
delitto e tutti gli italiani furono licenziati e lui dovette cercarsi un altro lavoro. Lo trovò in un fabbrica
automobilistica molto lontana dal
suo paese e li rimase per tutta la
sua vita lavorativa, ma gli costò
enormi sacrifici, faceva il pendolare, ma pur di stare con la sua famiglia ogni sera ritornava. In Australia il nostro oltre che distinguersi moralmente e mantenendo
all'onore del mondo la sua famiglia,
moglie e due figli, ebbe modo di
dar sfogo alla sua grande passione,
la poesia e anche localmente se ne
accorgono, ne scriverà tante e tante ne manderà anche ai suoi famigliari a Cervarolo e con suo cognato Ultimio Fontana classe 1908 dotato lui stesso di grande vena poetica, addirittura si scambieranno
corrispondenza in rima. Eccone
una: carisssimo cognato, Natale
s'avvicina ho mamma mia!/ E il nuovo anno che lo segue appresso/ un
anno che veloce sfugge via / ed il
pensiero mio è a voi riflesso./Essendo io in ritardo ho sorte ria!/ Per
cui dovetti attender fino adesso /a
inviar a voi gli auguri miei ferventi/ più o men come gli anni precedenti./Che il millenovecento e più
novanta/ rechi serenità pel vostro
cuore;/malgrado vostra età oltre gli
ottanta/ presenti ognora il giovanil
vigore./La vena vostra che i bei canti canta/ verseggia la natura con ardore./Il mio augural si esprime veritiero/ sarò in quei dì con voi col
mio pensiero. Poi finalmente dopo
oltre quarant'anni era il 1991,Olivo che aveva mantenuto forti legami con il suo paese, ritorna e oltre alla felicità per aver riabbracciato sua sorella e i suoi parenti
avrà modo di stupire tutti per il suo
poetare in rima e non, ricco di contenuti culturali e umani e che nel
paese anglosassone gli valsero il
grado di professore, nonostante lui
avesse frequentato a Cervarolo solo la quarta elementare. Tanti sono stati i riconoscimenti ricevuti ma
quello che ricorda con grande piacere è stato l'incarico che l'università locale gli affidò (nonostante lui
fosse già in età da pensione) affinché facesse conoscere agli studenti di lettere il suo sapere. Fu invitato
anche negli Stati Uniti dove avrebbe dovuto ricevere un premio ma
data l'età e la paura di volare (dopo i fatti del 11 settembre del 2001)
non andò. Ritornò in Cervarolo altre due volte nel 1993 e 1995 poi
dopo la morte della moglie, decise
di non intraprendere più un viaggio così impegnativo, i contatti con
i suoi parenti però continuano
quasi settimanalmente per telefono e ovviamente per corrispondenza e con le immancabili poesie
che ogni tanto invia, come, per citarne alcune: Il crollo del ponte Westagate, La Pietra di Bismantova,
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Itinerari >
Sant Ignazio patrono del suo paese in Australia dove parroco è un
sassuolese, L'Emilia e gli Emiliani a
Melbourne e che la nipote Loretta
custodisce con cura ricambiando
con le settimane enigmistiche che
gli servono per mantenere in forma la mente, per il cuore ci pensa
rolo e si distinse in tutto l'Appennino sia come falegname sia come
scultore del legno, un grande artista, tantissime suo opere sono
presso case di signori e di chiese
della montagna. Qualche opera si
trova anche in casa sua ma sono poche, una fra le più importanti l'ha
il ricordo della sua gente e della sua
Cervarolo che non dimenticherà
mai.La vena poetica delle genti di
questo paese non si esaurisce con
Olivo altri ne ricalcano i fasti e forse lo eguagliano o forse … ai posteri l'ardua sentenza. Parliamo di
Ultimio Fontana (ora non più) il
marito di Santina sorella di Olivo e
forse più fortunato del cognato, lui
fece il militare nel 1931 poi fu richiamato nella seconda guerra
mondiale quando aveva 32 anni,
sposato e due figlie, poi si ammalò
e quando questa terminò era convalescente a casa. Ultimio non emigrò, aveva di cui lavorare, teneva
terra e avendo anche appreso il mestiere di falegname dal padre Remigio (ucciso nella strage del 20
Marzo 1944) fece anche questo mestiere, nella sua bottega di Cerva-
donata alla figlia Liana quando si
è sposata, un letto in noce locale intarsiato, un vero capolavoro.Un
grande falegname, ma dopo aver
letto le sue poesie si può affermare che come poeta era ancora più
grande. Il lavoro dei campi e del legno davano da mangiare alla sua
famiglia e del tempo per la poesia
ne restava poco, poetava e scriveva quando poteva e di solito lo faceva a letto dice la moglie. Quando non dormiva gli prendeva l'ispirazione e si sedeva sul letto e
scriveva e scriveva e la sua sposa lo
vedeva assorto e lo ammirava e nulla gli diceva, era tanto buono e poi
questa era la sua grande passione.
Per tutta la sua vita ha scritto così,
poi negli ultimi anni quando le forze non gli permettevano più di lavorare, poetava e scriveva al suo ta-
volo, e come scriveva, una grafia
bella e pulita non da IV elementare Ha scritto tanto Ultimio e la figlia Loretta (oltre a quelli dello zio)
ne custodisce gelosamente i manoscritti, sono un tesoro, uno scrigno di versi in rima e non, che esprimono i sentimenti, la vita e la storia sua e della sua
gente, della sua terra e di quello che la
circonda. La lunga
poesia della befana
per esempio scritta
nel 1977 racconta in
43 strofe, citandoli
per nome, tutti gli
abitanti adulti del
suo paese.Ma di sue
opere ce ne sono
tante e andrebbero
raccolte e pubblicate.Ed ora tocca al
poeta e scrittore
Umberto Monti nato in questo paese
nel 1882, più famoso degli altri due ma non più fortunato, perché ancora bambino
perse prima il padre emigrato a Genova per lavoro e poi da ragazzetto la madre. Aiutato da benefattori
laici e religiosi fra i quali padre Semeria, riuscì a laurearsi in lettere
prima e in filosofia poi all'Università di Genova dove divenne in seguito vicedirettore della biblioteca.Anche lui però in quanto orfano non trascorse un'infanzia felice
e di questo periodo pubblicò nel
1938 "Il nido nell'erba: brandelli di
vita vissuta" dove racconta i sacrifici e la miseria passata quando ancora bambino dovette trasferirsi a
Genova .Dopo essersi laureato peregrinò per il nord Italia dove fu responsabile delle biblioteche di Modena di Gorizia di Venezia e infine
di Genova dove morì nel 1968. Du-
rante questo suo peregrinare ebbe
anche modo di pubblicare vari volumi di prose e di versi di impronta pascoliana e molti lavori di storia della sua terra d'origine tra i
quali la " Storia dell'antichissimo
santuario di San Pellegrino dell'Alpe e Castelnovomonti dalle origini
ad oggi. Dopo la liberazione dedicò
due volumi alla strage nazista avvenuta nel suo paese e altri scritti
e l'opuscolo "Alcuni giudizi inediti sulla prima edizione dei "Promessi sposi". Il suo paese negli anni scorsi gli dedicò una fontana in
sasso e una strada, un uomo che nel
suo necrologio viene ricordato così: visse e operò con la parola, con
gli scritti e con l'azione per il bene
degli altri. Con il quarto e più giovane, Pietro Alberghi classe 1927
che vive a Modena con la figlia e
la moglie chiudiamo alla grande
questa carrellata dei dotti personaggi di Cervarolo. Anche lui non
ebbe un infanzia molto felice, perse la madre che non aveva ancora
otto anni e ultimo di quattro fratelli visse a Cervarolo con loro e col
padre, che alternava la sua attività
di artigiano a quella di coltivatore
diretto.Innamorato del sapere e
della lettura in genere, poté frequentare solo la terza elementare
ma dopo anni di attesa, trascorsi
nei lavori campestri e nella cura del
bestiame a 16 anni grazie ad un
amico riprese gli studi in un collegio della Lucchesia e in soli tre anni saltando alcune classi conseguì la
licenza ginnasiale,poi i suoi studi
continuarono nel trevigiano e nel
bellunese e poi al liceo Foscarini di
Venezia.Rientrato in famiglia conseguì anche l'esame di maestro e
nel 1958 si laureò in lettere e in seguito vinse un concorso e passò ad
insegnare italiano e storia e latino
negli Istituti Magistrali. In questo
periodo ebbe modo di collaborare
con varie testate quali:Avvenire D'Italia, Il Resto del Carlino e la Gazzetta di Reggio poi cominciò ad interessarsi di storia locale diventando anche un affermato scrittore,
molteplici i suoi libri tra i quali "
Morte sull'aia " dove racconta magistralmente e con dovizia di episodi l'eccidio perpetrato dai tedeschi al suo paese, suoi anche "Attila sull'Appennino" e "La Strage di
Monchio " e molti altri. E così alla
luce di questa carrellata le genti di
Cervarolo e di tutta la
montagna con i suoi
scrittori possono di
che vantarsi ed essere orgogliosi di essere paesani di questi
ambasciatori del sapere che saranno ricordati dalle future
generazioni per aver
dato lustro alla loro
terra, in Italia e nel
mondo.
Foto In alto nella pagina di fianco:
dx uno scorcio di Cervarolo, sotto la
fontana intitolata ad Umberto Monti. Sopra a sx Ultimio Fontana e suo
cognato Olivo Righi nel 1991 a Cervarolo, quando Olivo ritornò la prima volta dopo tanti anni e la poesia
di Ultimio, infine i due poeti da sx
Umberto Monti e Pietro Alberghi.
CORSO
ADVANCED PADI
Elenco partecipanti
brevettati Advanced:
• Elisa Zarotti
• Laurent Dordoni
• Pietro Usai
• Simone Gelosini
• Massimiliano Bassi
• Matteo Gambarelli
• Giulio Panciroli
• Andrea Giorgini
tti!
Grazie a tu
llani
Andrea Cate
rsi e informazioni
Iscrizioni ai co
- Autoscuole BARALDI – P.zza Duca d’Aosta, 2 – Reggio Emilia
- Agenzia Viaggi HOLIDAYS & TOURS – Via Emilia Est, 2/F – Rubiera (RE)
- DIVING CENTER – Via Che Guevara, 55/B - Reggio Emilia
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STAMPA REGGIANA
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anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
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STAMPA REGGIANA
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anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
Costume & Società >
I “DIVERSAMENTE ABILI” NELLA SOCIETA’ CIVILE
di Riccardo Caselli
Negli ultimi anni i cosiddetti
"disabili" in Italia sono diventati i "diversamente abili", ma per
il resto si è continuato ad infischiarsene serenamente.
Se ne infischiano gli architetti
di grido, basti pensare alla polemica sul ponte di Calatrava a Venezia, ma anche i privati, specialmente la "bella gente": è una
novità di quest'estate la denuncia del ragazzo lasciato fuori dal
Billionaire di Briatore, sostanzialmente in quanto portatore di
handicap.
La vergogna sta nel fatto che
proprio questa gente, che ha i
soldi, che detiene il potere, invece di porsi al servizio di chi è
più sfortunato, voglia comparire
sulle copertine patinate solo circondata di belle ragazze e yacht;
tuttavia ancora più vergogna dovrebbe averla chi queste riviste le
va anche a comprare.
Questo modo di trattare chi è
vittima di problemi invalidanti è
semplicemente il sintomo di una
società incivile, che adotta l'atteggiamento del non voler vedere.
Ancor più grave però è un altro fenomeno che si sta diffondendo: non solo la non accettazione del più debole, ma la vio-
con ridicole sospensioni, vissute
poi dai ragazzi come fossero ferie.
Ci sono stati addirittura casi di
violenza sessuale messi in atto da
immigrati nei confronti di persone in sedia a rotelle nella nostra
Emilia Romagna, e mentre il fenomeno si allarga, lo Stato non
pare in grado di punire con la dovuta severità i colpevoli.
il ponte di Calatrava a Venezia
lenza verso il più debole. Nelle
scuole viene spesso definito bullismo ciò che in realtà è una deprecabile violenza fisica verso
ragazzi down, un atto criminale
da punire col carcere, non certo
l’interno del Billionaire di Briatore
In questo modo si diffonde pericolosamente una "cultura primitiva", fondata sulla legge del
più forte, sul branco, sull'omertà:
così si spiega perché certi fenomeni di violenza giovanile non
trovano più nel gruppo classe
una prima risposta di disapprovazione.
Gli immigrati sono purtroppo
spesso portatori di questa mentalità, in quanto frequentemente provenienti da Stati che di fatto non perseguono certe condotte verso i più deboli o le donne: l'Italia non è ora in grado di
fornire una risposta adeguata a
questo problema, e invece che
educare, è sempre più propensa
a farsi contagiare dalle peggiori
spinte all'inciviltà, endogene ed
esogene.
L'inciviltà in fondo consiste
proprio in questo: nell'accaparrare le risorse solo per sè ed il
proprio gruppo di riferimento, in
una logica tribale o di clan; sfruttare le alte posizioni gerarchiche
come un vantaggio anziché come
una responsabilità, far valere il
peso della forza invece che la
forza del dialogo, presentando il
conto sempre a chi è più debole.
Bisogna ammettere senza mezzi termini che il tessuto sociale
italiano, se ancora esiste, è di
gran lunga uno dei peggiori
d'Europa, sicuramente peggiore
quantomeno della Germania,
dell'Olanda, di Austria e Svizzera, dei Paesi scandinavi e di quelli baltici. Chiunque abbia fatto
una passeggiata per Berlino non
avrà potuto non notare il numero di persone disabili in circolazione e il modo in cui sono servite, assistite, rispettate. Quella è
una società. La nostra ormai si sta
STAMPA REGGIANA
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trasformando in un'anarchia di
interessi individuali, in cui le
persone con dei problemi servono solo per farci sopra delle trasmissioni televisive e vendere
pubblicità, e se non fruttano denaro vanno buttate fuori dalla
porta come spazzatura. Come
hanno fatto i buttafuori di Briatore, il quale ovviamente si giustifica e si scusa in mille maniere.
Molti italiani dal canto loro
paiono conoscere piuttosto bene
il servilismo verso questa gente,
la piaggeria e la speranza di entrare un domani anche loro nel
"salotto buono", magari passando per il Grande Fratello, invece
di pensare a ricostruire un luogo
migliore, dove ci sia spazio per un
sorriso anche dei più deboli, dove non si debba vivere nella paura, e dove tutti possano sperimentare una parvenza di eguaglianza, sentendosi meno presi in
giro da un moralismo di facciata.
[email protected]
anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
27
> Sport
LA SQUADRA CHE VORREI?
SOMIGLIA TANTO
ALLA REGGIANA
ricchisca il corredo dell’ultimo campionato con l’innesto, sulla sostanza del vecchio impianto, di forti individualità che ne accentuino il
profilo aggressivo. Poi una compagine societaria rappresentativa delle migliori energie imprenditoriali
della città, una governance senza
padrone che sommi più intelligenze e che sappia esprimersi, quando
occorre, con l’autorevolezza di una
voce sola. Vorrei un budget sorvegliato, che utilizzi accortamente le
risorse disponibili senza generare
tensioni finanziarie destabilizzanti e
che offra al panorama del calcio nazionale, stressato dai bilanci disinvolti, un esempio contagioso di sobrietà. Vorrei una Reggiana che investa sulla continuità dei ruoli tecnici e sulla professionalità sperimentata, che valuti la congruità degli apporti individuali a scadenza di
contratto. Vorrei politiche concer-
di Mauro Romoli
Agli albori della nuova stagione
pedatoria, azzardo qualche voto augurale circa la Reggiana che vorrei.
Vorrei una (s)quadra che trasfonda
le celebrate spigolosità craniche degli autoctoni alle fattezze del
gruppo. Un organico dall’assetto ordinato e puntuto, capace di tutelare e di nuocere, una Reggiana (attenti all’ossimoro!) aristocraticamente operaia, che faccia discendere la propria nobiltà dall’abnegazione, dalla buona volontà, dalla disposizione al lavoro responsabile. E, ancora, una squadra che ar-
L’abbraccio tra l’allenatore Pane e il presidente Vando Veroni
tate con tutti i laboratori di calcio
giovanile della provincia suscettibili di scremare talenti da tesaurizzare a beneficio della prima squadra.
Vorrei che la città distratta riscoprisse il piacere dello stadio e che la
grande famiglia dei sostenitori, corposamente rimpinguata, testimoniasse la propria affezione alla maglia granata assicurandosi un posto
al Giglio. Vorrei che un carico vistoso di risorse aggiuntive, attraverso
il veicolo pubblicitario, giungesse a
conforto della gestione. E, ancora,
mi sentirei di auspicare che la Reggiana ci risparmi vanagloriose ostentazioni e che coltivi invece, nell’intimità del muscolo cardiaco, la speranza, da sussurrarsi discrezionalmente ai pessimisti, di raggiungere
il più ambizioso dei traguardi.
Ho il sospetto, dolce e decoroso,
che la Reggiana dei desideri somigli diabolicamente alla Reggiana in
essere, quella che ha già mostrato
sul campo qualche segnale incoraggiante e che promette il meglio
di sé quando potrà schierare la formazione migliore, quella configu-
IL PRIMO SUCCE
rata sulla carta dagli strateghi e sortita dalle alchimie antropologiche
del mercato estivo. Intanto accontentiamoci di sapere che la società
è in salute, che il tiket Veroni/Fontanesi è già sul ponte di comando,
che gli ufficiali sono operativi, che
il vascello granata ha sciolto gli ormeggi e dispiegato la velatura e che
nessuno, per ora, rema contro. Il
campionato che si prospetta è decisamente impegnativo; sono parecchie le squadre che aspirano al
protagonismo. Se non altro, la composizione del girone ci ha dispensato
da rapporti imbarazzanti con l’inurbanità di certa piazza che ha funestato la penultima stagione granata compromettendone l’esito.
Talete di Mileto, il filosofo greco
capostipite della scuola ionica vissuto intorno alla quindicesima Olimpiade, aveva un’idea piuttosto precisa della fisicità evolutiva dell’universo. Pensava che il tutto avesse origine Dall’Acqua. Che la cosa riguardi
anche il destino della Reggiana?
Il vice presidente Clark Fontanesi
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STAMPA REGGIANA
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anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
Sport >
CESSO A CESENA
UN CAMPIONATO PIENO DI STELLE
di Stefania Rabotti
Campionato al via. E questa volta,in verità un pò pomposamente,
non sarà più serie C, ma Lega Pro
e non si parlerà più di serie C1, ma
bensì di Prima Divisione. Un modo
formale per trovare una considerazione che quest'anno basta scorrere la lista delle pretendenti, per
capire che è legittima e motivata.
Qualcuno l'ha definita B2, ma in effetti il parco-squadre è tale che
pensare di essere nella terza serie
del calcio nazionale, sembra quasi
un paradosso.
Cesena e Ravenna, appena retrocesse dalla serie cadetta, e poi
Cremonese, Verona, Venezia, Padova solo per citare nobili decadute alla ricerca del loro riscatto. Un
campionato stellare, inutile nasconderlo, tra piazze ambiziose
che pretenderanno bel calcio e giocatori di nome e carriera che daranno lustro alla competizione.
E la Reggiana? Ci sarà anche lei
di questo si può stare certi, stretta
nel duplice ruolo di neopromossa
e nobile decaduta. Parte a fari
spenti, come l'umiltà impone, ma
di sicuro ha tutte le carte in regola per recitare un ruolo da protagonista al fianco di quelle che protagoniste lo sono di diritto.
Le nuove maglie granata presentate dai “modelli” Maschio, Tomasig, Mei e Stefani
Da sx Cigarini, Delrio, Lancetti e Veroni
La squadra granata è reduce da
un campionato strepitoso, dominato e vinto con pieno merito
quando si diceva che la Reggiana
era, nella scorsa stagione, formazione di categoria superiore. Ecco,
la categoria superiore è stata conquistata così come sembrava logico che fosse visto il valore della
squadra e dunque normale aspettarsi ancora qualcosa. Ripartire
dalla conferma dell'allenatore,
STAMPA REGGIANA
>
Alessandro Pane, giovane e ambizioso quanto serve, e dal cosiddetto zoccolo duro è stato il segnale
che la fiducia nel gruppo vincente
era rimasta intatta, legittimata dai
fatti. E così la Reggiana si presenta ai nastri di partenza come la figlia legittima di quella dello scorso anno, stessa impostazione tattica, stessa predilezione per il giocare a calcio, inteso come bel gioco
che alla fine, per fortuna, paga
sempre. In attesa che il bomber designato Stefano Dall'Acqua, autentico colpo da novanta di mercato per la categoria, se ne esca dai
box e porti il suo contributo in fatto di gol, dovrà proprio essere il
gioco l'arma in più di una Reggiana che, una cosa, sopra tutte, deve fare: non porsi alcun limite.
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> Musica
APPUNTAMENTO CON LA BAND “IL NUCLEO”
DOPO I CONCERTI
CON LIGABUE
UN DISCO
E UN NUOVO
TOUR
è come staccare dal mondo.
Il Nucleo sono Andrea Zanichelli (cantante e autore dei testi), Marcello Presi (chitarra), Luca Canei
(batteria) e Mauro Buratti (al basso): tutti sui trenta, tutti delle colline reggiane, tutti pronti ad incominciare un nuovo tour. Il disco si
chiama "Io prendo casa sopra un
ramo al vento", nove canzoni snelle e veloci, una trentina di minuti
in tutto.
<Ci abbiamo messo due anni e
mezzo a realizzarlo> ci dice Andrea, <abbiamo accumulato molto
materiale, circa 70 pezzi; da una
prima scrematura ne sono rimasti
una quindicina, fino ad arrivare ai
nove del disco. Di quelli definitivi
volevamo davvero essere sicuri, al
100%>.
E quelli rimasti fuori?
<Usciranno su altri canali, magari sul nostro Myspace; su Itunes chi
compra il disco ha già in regalo un
di Francesco Rossi
Chi segue la band Il Nucleo da
un pò di tempo sa bene che non si
tratta della solita combriccola da
ponte Milvio, lucchetti dell'amore
e motorini sui colli. Certo, le atmosfere (ora più che mai) sono decisamente pop, l'influenza di gente come Luciano Ligabue si fa sentire, ma se si vuol leggere tra le righe qualche venatura da cavalli di
razza si intravede eccome.
Io li incontro in una serata decisamente afosa (ne sapete qualcosa) di fine agosto: quest'anno per
me niente vacanze, per cui una birra la sera anche nell'umida Albinea
brano inedito, "la tavola rotonda".>
I dischi precedenti della band si
caratterizzavano da testi ermetici e
di una certa ricercatezza estetica,
giochi di suoni, assonanze, dissonanze. Questo disco non è una vera e propria eccezione, il gusto del
gioco si sente ancora tra le parole,
ma le liriche sono decisamente alleggerite, il cantato lineare e non
prevaricante.
Una scelta precisa?
<Certo, abbiamo deciso di compiere un primo passo verso una
scrittura più diretta, priva di fronzoli, puntando più sul contenuto
che su giri di parole. Ci sono stati
molto utili in questo i consigli del
nostro manager, Claudio Maioli
(ex Ligabue, ndr).>
La nuove band giovani italiane si
rivolgono per lo più ad un pubblico che legge Moccia e guarda i Cesaroni, molto teen, sotto i 16 anni.
Dai testi si capisce che il vostro target è diverso.
<La fascia di ascoltatori è una cosa difficile da capire. Certo il nostro
pubblico cresce con noi, e non è
mai stato giovanissimo. Anche la
nostra immagine mediatica non è
mai stata quella delle riviste da ragazzine.>
Parliamo di Reggio. Mi sembra di capire che siate molto attaccati a questa terra, non solo
anagraficamente.
<Se ascolti i testi ci sono molti riferimenti al caos della grande città,
che non ci appartiene. A Reggio ci
sentiamo in una dimensione più
umana, qui si vive bene. Abbiamo
aspettato tanto per il nuovo album
anche perché nel frattempo ci siamo costruiti lo studio personale e
l'abbiamo voluto qui, vicino casa.
Una scelta che ci può aver anche
penalizzato, intendo lo stare fuori
dal "grande giro" dei produttori
ecc, ma noi preferiamo così>.
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Musica >
E per quel che riguarda la musica di Reggio?
<Questa era la capitale della musica fino ad una decina di anni fa.
C'era un grande fermento nella scena, addirittura più di 300 gruppi. In
quell'ambiente non potevi che sentirti stimolato, era come essere parte di qualcosa che stava crescendo.
Noi siamo cresciuti con i CCCP e altre band del tempo, ma devo dire
che ora le cose sono molto cambiate, i locali chiudono in conti-
nuazione...>
Due consigli ai giovani reggiani che si vogliono buttare
nel mercato?
<E' difficile darne, ognuno segue
la propria strada. Posso dire di concentrasi non sul cosa ma sul come:
non è importante il genere, ma il
cuore che ci si mette, il messaggio.
E ancora: non spendete troppi soldi su autoproduzioni e cose così,
pensate solo a creare pezzi validi,
migliorandoli sempre più; abbiamo
sperimentato sulla nostra pelle il ciclo che va dalla tua spesa folle per
fare un cd al cestinamento immediato da parte di qualche casa discografica. Lavorate sodo, ascoltate pareri esterni, e solo dopo proponetevi. Non si ottiene tutto subito, per il nostro primo disco abbiamo passato due anni in studio!>
Per quanto riguarda il tour?
<Abbiamo appena finito il ciclo
di aperture delle date di Ligabue
negli stadi. Un'esperienza che ti fa
crescere molto, suonare davanti a
tutta quella gente! E poi ti dà l'impressione di partire con il piede giusto. Ora siamo in studio a provare,
ma già da settembre si parte con le
date. Per tutti gli appuntamenti
guardate in rete, aggiorniamo
sempre con cura (myspace.com@ilnucleo, ndr)!>
Tirando due somme conclusive, il
disco "Io prendo casa sopra il ramo
di un albero", che si pone già dal
titolo come uno schiaffo antiborghese, rifiuto di una società urbanizzata e disumanizzata, in effetti
non rispetta appieno le promesse;
le tracce fluiscono sobrie, la musica è impeccabilmente eseguita,
ma il sottobosco commerciale si fa
sentire eccome, specie alla luce del
dichiarato amore per gente come
Lindo Ferretti, che certamente all'epoca non le mandava a dire. Detto ciò si può restare comunque colpiti piacevolmente dai testi semplici
ma brillanti (cosa non comune), da
uno spirito non saccente né arrogante che domina l'album e più in
generale da un prodotto generato
da un lavoro serio, non da puerili
slanci emotivi da star dell'ultim'ora. I brani: "Che cosa conta", con
chitarre distorte e un testo intelligente, "Cambiano le cose", primo
singolo estratto, una ballata deliziosamente suonata nella sua apparente semplicità, "Un giorno li-
bero", atmosfere del migliore Cremonini, "La mia occasione" perché
è un brano italiano che risente non
so quanto consciamente (ma di si-
curo positivamente) di 15 anni di
Radiohead e infine l'ottimo brano
che dà il titolo all'album.
IN RICORDO
DI ALESSANDRO
Il mondo della musica reggiana è una grande rete di persone, di età, di storie, contatti e
punti di incontro. I generi sono
tanti e la "scuola" esiste da anni. Quando qualcuno di speciale lascia questa scuola ci si ferma un momento e si resta silenziosi.
Alessandro Cepelli è stato in
questa realtà un grande contrabbassista. Suonava un genere di per sé vicino alla mente e
all'anima, la stima che ne avevano i colleghi e gli artisti che lo
frequentavano è sincera e commovente. Se ne è andato, alle tre
del pomeriggio di qualche giorno fa, dalla Pietra antica che
STAMPA REGGIANA
>
Dante citava nel purgatorio. Se
ci è permesso un pensiero, quel
purgatorio è lo stesso in cui il
grande Poeta salva il suicida che
compie il gesto estremo in nome
di qualcosa di così alto da offuscare il resto, qualcosa che lui
chiama libertà.
anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
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STAMPA REGGIANA
>
anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
Spettacoli >
ELEONORA
ABBAGNATO,
UNA
STELLA
IN
FONDERIA
La prima ballerina dell'Opéra di Parigi è stata ospite per qualche giorno della sede di Aterbal-
letto. L'étoile ha provato una coreografia di Mauro Bigonzetti, che ha poi debuttato in Giappone
di Paolo Borgognone
L'estate della danza reggiana
è stata illuminata, sia pure solo
per un mometo, dalla più fulgida stella dell'arte tersicorea nazionale e, probabilmente, del
mondo intero.
E' stata infatti ospite d'eccezione della sede di Aterballetto la
prima ballerina dell'Opéra di Parigi Eleonora Abbagnato. L'étoile è stata infatti impegnata per
alcuni giorni nelle sale della Fonderia a provare un passo a due su
musiche di Nick Cave estratto da
"Canzoni", uno dei titoli più popolari del repertorio della compagnia reggiana firmato nel 1997
da Mauro Bigonzetti.
Per Eleonora Abbagnato si tratta di un nuovo incontro con lo stile del coreografo, dopo aver eseguito con grande successo il pas
de deux da "Kasimir's Colours".
Partner di Eleonora per questo
nuovo duetto, il danzatore Benjamin Pech. Il debutto è avvenuto,
con enorme successo, al prestigioso Etoile Gala di Tokyo l'8 agosto scorso.
La grande danzatrice aveva il
suo destino artistico nel sangue,
oggi si direbbe nel Dna. Fin da
piccola, ha raccontato nelle interviste, le essere guardata, muoversi in scena e sentire che il pubblico era con lei. Organizzava piccoli spettacoli in casa, entusiasmando i parenti. Un'ambizione,
una determinazione, che le hanno permesso di lasciare la sua terra, la Sicilia, per conquistare il
mondo quand'era poco più che
una bambina. E senza batter ciglio. La voglia di arrivare, di
emergere, di diventare una vera
ballerina per conquistare i palcoscenici del mondo era tanto
forte da non farle sentire la
mancanza della famiglia e di
un'infanzia normale.
Oggi, alla soglia dei 30 anni,
Eeleonora Abbagnato trionfa ormai nei massimi teatri, ed è stata anche acclamatissima protagonista dello "Schiaccianoci" a
Milano, con la compagnia della
Scala. Danza da quando aveva 3
anni: la madre, che aveva un negozio di vestiti a Palermo, quando era troppo impegnata con le
sue clienti la affidava alla vicina,
Marisa Benassai, che aveva una
scuola di danza nell'edificio accanto. A 8 anni Eleonora ha iniziato a fare concorsi e stage. La
piccola approdò in tv già all'età
di 11 anni, scoperta da Pippo
Baudo che le fece ballare in diretta un brano con Raffaele Paganini, e già in quell'occasione
mostrò tutta la disinvoltura e la
sicurezza di un'artista fuori dal
comune. A 12 anni è andata a
studiare a Montecarlo, dalla Bresobrasova. Poi ha saputo che il
coreografo francese Roland Petit,
a Palermo per mettere in scena al
Teatro Massimo la sua versione
della "Bella Addormentata", cercava una bambina per il ruolo di
Aurora piccola. La prese, e volle
portarla in tournée con la compagnia per 6 mesi.
Fu costretta così a lasciare la
scuola e a studiare per corrispondenza. Poi frequentò per
un anno a Cannes la famosa
scuola di danza della Hightower.
E quando seppe che Claude Bessy, direttrice della scuola dell'Opéra di Parigi, faceva uno stage a Venezia, si presentò un'audizione. Claude Bessy la fece entrare nella scuola dell'Opéra, dove rimase per quattro anni, dai 14
ai 18 anni. Quindi entrò nella
compagnia: all'audizione si presentarono dieci allievi del suo corso, solo in due furono prese nel
corpo di ballo. Da lì si sussegui-
rono una serie di riconoscimenti
della critica e successi di pubblico, in una parabola ascendente
senza sosta: "Coryphée" nel '99,
"Sujet" nel 2000. Ogni anno, all'Opéra, c'è un esame per salire di
grado: nel 2001 Eleonora Abbagnato è diventata prima ballerina. L'unica ballerina italiana del
nuovo millennio ad avere raggiunto un traguardo di così grande importanza.
All'Opéra si lavora 7 ore al giorno, i danzatori si allenano tutti i
giorni almeno per un'ora e mezza, oltre a fare le prove per gli
spettacoli.
Eleonora Abbagnato ricorda
con particolare gratitudine, oltre
a Mauro Bigonzetti, i grandi del
nostro tempo: Pina Bausch, Neumaier, Kylian, Forsythe.
A questo proposito, ha dichiarato più volte che preferisce la
danza contemporanea a quella
classica, anche se sul palcoscenico è stata ed è una grandissima
interprete dei ruoli fondamentali del balletto classico.
Oltre a danzare, le piace organizzare eventi, e anche in questo
campo ha dimostrato un certo talento. Fa la modella per fotografie di moda, posando per il grande Karl Lagerfeld. Legge molto,
in particolare i romanzi di Amélie Nothomb.
Foto di Stefano Rossi
STAMPA REGGIANA
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anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
33
> Arte e Cultura
MARIO PAVESI, SCULTORE
ra. La nuova coscienza artistica,
infatti, ha ridato alla scultura una
consapevolezza del proprio vero
compito. Il Laboratorio di Mario
Pavesi, con l’armoniosa rccolta
delle sue sculture e dei suoi dipinti, è dunque un importante
centro di richiamo per quanti
hanno interesse per l’arte. Tra le
grandi opere più recenti che lasciano indimenticabile impressione è d'obbligo ricordare la grande "CROCEFISSIONE", in bronzo.
Qualcosa, che, in ogni tempo, farebbe risplendere le opere degli
uomini di genio. Come non è possibile sottovalutare l'altro bellissimo bronzo "ICARO", recente
dono dell'artista al reparto di Radioterapia dell'Arcispedale Santa
Maria Nuova di Reggio Emilia.
Non sarebbe stato possibile realizzarlo con piu' pulsante e fiammeggiante amore.
Invano si cercherebbe nel Pavesi
una qualsiasi influenza o un qualunque richiamo a una tipologia
riconoscibile. Nello sforzo costante di mantenere la scultura
entro i suoi termini funzionali nella ricerca di un rapporto sempre
piu' sentito e piu'unitario fra gli
elementi plastici, non si avverte
nessuna estranea suggestione che
possa aver avuto valore indicativo. In questa ricerca puramente
spaziale sulla destinazione della
scultura si evidenzia un umile e
profondo affetto per il mondo e
per le sue creature da cui scaturisce una visione alta e superiore.
La forma plastica si integra e si
compone cosi' nella natura con lo
stesso ordine e con lo stesso
grandioso respiro. La luce che
emana da queste opere, a volte
pagina a cura
di Gaetano Montanari
La personalità dell'opera di
Mario Pavesi, dal 1975 ad oggi, è
venuta a sempre maggiormente
definirsi senza essere tributaria
che a se stessa della propria originalità. Chiedere a uno scultore
come gli è nata una statua e lo
stesso che domandare a una donna come le è nato il figlio in
grembo. "è venuto, ci risponderà". E niente altro.
Cosi' è all'incirca per la scultura. Riescono. O non riescono. è
dalla seconda metà del secolo
scorso che la statue di Mario Pavesi aspirano ad un ideale classico di bellezza dove la deformazione della figura non ha luogo
ma in cui già appare evidente un
bisogno di sintesi del particolare
anatomico per un possesso
piùampio del volume che lo comprende e lo domina. Si dovrebbe
parlare di struttura interna e di
struttura esterna, le due componenti spirituali e tecniche che precedono la formazione di un'opera. L'arte di Mario Pavesi e il risultato di una semplificazione
delle forme, la ricerca di un essenziale che potenzialmente si
trova nella realtà. Sovvertendo
l'ordine delle cose, rovesciando i
valori stabiliti come luoghi comuni, Pavesi ha aperto un libero
e straordinario sentiero alla figu-
abbagliante e a volte fuggevole, compone in volumi unitari i
frammenti dispersi della materia
non ancora completamente risolta e riempie certi vuoti ancora insoluti.
Non trascurando le esigenze
plastiche della scultura Pavesi
non s'accontenta di operare in
superficie per ottenere sottili vibrazioni coloristiche e risonanze
ritmiche, ma scava dentro la
materia come dentro se stesso
per ricavarne inflessioni interiori e quella luce viva e umana che
scaturisce solo dal profondo dopo una severa indagine dei propri valori spirituali. Entra cosi' in
giuoco la sua naturale fantasia
che non ha piu' il tempo di coagularsi entro un lento processo
d'indagine, ma si manifesta con
immediatezza e spontaneità senza limiti di sorta.
Mario Pavesi, aderendo ad
una severa disciplina formale e
ad una sua tormentosa ricerca
spirituale, si è proposto una
realtà che viva nel respiro cosmico delle cose in uno stesso ordine naturale e nello stesso rapporto unitario che possano testimoniarne la sua solare origine.
Nasce assai spesso un magico
sole, un sole che investe ogni
contorno e le cose, che infonde
alle statue parvenze di simboli.
In questa luce da vespro, ogni riverbero getta nell'aria una sostanza uguale, calma. E la materia stessa perde i contorni e
l'ombra calda confonde a poco a
poco ogni realtà e tutto diviene
una specie di armonia ombrata,
entro cui, le opere di Mario Pavesi
sono come le note di una musica
espressa sottovoce. Sono occorsi
circa quarant'anni perchè la sua
opera si scoprisse in tutta la spiritualità che la pervade.
Nella foto l’opera che è stata donata il 4/7/2008 al reparto di Radioterapia dell’Ospedale Santa Maria di Reggio. Titolo: “Icaro”
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STAMPA REGGIANA
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anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
Arte e Cultura >
GIUSEPPE ROTA
RODOLFO PISI
METAPHYSICA
Giuseppe Rota, artista già noto ai nostri
lettori, giunta l'età del
pensionamento , si è
iscritto ad un corso di
figura e di nudo; poi
ha frequentato, con
profitto, le lezioni e i
consigli del noto pittore reggiano Nino
Squarza. Subisce il fascino dei pittori antichi
come Giotto, Masaccio, Piero della Francesca e altri, e, grande
conforto, trova, nell'amicizia con quell'ottimo pittore che è stato
Nello Leonardi.
E contatti importanti avvengono con la
pittura di Renoir, Cezanne, Degas, Villon,
Picasso, Braque, e Sironi. La pittura metafisica per Rota è un richiamo per il senso d'eleganza e il ritmo puro dei volumi e delle forme.
Con un'espressione felicissima è stato anche rilevato che Rota muove con
la felicità della tavolozza all'insegna
di De Chirico, Morandi e Carrà. è una
stagione d'oro per il nostro pittore
che riesce a dare in continuità discorso piu' profondo e significativo e
fecondità spirituale a molti dipinti.
L'atmosfera assume nuvole di colore iridescenti, limpida pittura, la
massima essenziale semplificazione.
Tra le diverse nature morte, segnaliamo il misterioso,bellissimo "TOTEMICO". Di effetto suggestivo il singolare : "Omaggio a De Chirico".
"Marilù" del 2003 d'una bellezza rara e preziosa. "Silenzio" vivo nell’at-
mosfera tipica e silenziosa d'un tempo; caratteristico e spontaneo: "Iridescenze". Denso di gioioso cromatismo: "Preziosi riflessi" (2008). Nature morte come narrazioni di singolari vicende, fin dagli inizi, è il "leitmotiv" dell'opera di Giuseppe Rota.
Si deve inoltre ricordare la grande e
suggestiva poesia dell'artista che
con le sue composizioni di melanconici strumenti musicali ci tramanda
opere delicatissime. Festa quindi di
colori, di frutta, di bottiglie, di manichini, di maschere, di un "omaggio
a Picasso", di libri e di ortaggi,
un'autentica manna insomma per i
buongustai della pittura.
Da quando ho conosciuto le sue
prime opere, ho sempre trovato una
linea coerente, dapprima nella
precisione del ritmo, e solo in seguito in una sempre maggiore
libertà , contenuta con istintivo
riserbo. Questa ultima mostra al
Camelot Club ne rivela la grazia pittorica, la finezza, la misura: evita comunque ogni effetto esteriore. E non è poco, in
un periodo dove la smania di fare, troppo spesso incrina ogni
limpida voce. Rota si serve cioè,
come tanti altri, di oggetti esistenti dai quali crea, con composizioni ispirate, nuovi simboli adatti alla mutata visione dell'uomo. Da questa si sgomitola
un mondo con la sua storia determinata, la cui realtà fisica è
sorretta da una essenza metafisica posta oltre i confini del
tempo e dello spazio.
I manichini e le nature morte di Giuseppe Rota sono dipinti
sotto l'impulso di un'immaginazione che trasfigura e arricchisce la visione di un momento, l'impressione di un ricordo. I quadri esposti al CAMELOT CLUB erano
estremamente lirici, ricchi di colore
dalla natura e risolti con una luminosità tonale e felice. Rota ha una vena pittorica estremamente vivace,
con una schiettezza nell'impegno che
lo porta a momenti di poesia espressi con grande sincerità. è sicuramente un pittore pervenuto alla propria
maturità stilistica, con un linguaggio
umano, sostenuto dai propri stati
emotivi. Sempre sobrio, nemico dei
rumori dei battages, dei gesti plateali,
sobrio, in definitiva, in una categoria che è il modo e la misura del suo
dipingere che è il suo vivere
G.MONT.
ITINERARIO
ARTISTICO
R
odolfo Pisi nasce a Bagnolo in Piano di Reggio Emilia nel 1935. Ha frequentato l'Istituto Statale d'Arte
"Gaetano Chierici" fino al 1952 ( allievo dei professori Menozzi, Leonardi, Giuffredi e Gandini). La buona
scuola di pittura reggiana piena di
sorprese e di imprevisti. Pensare di poterla fissare entro determinati schemi
di tendenza con particolari estetici ci
sembra impresa delle piu' difficili. La
pittura reggiana è un organismo vivo
e fremente in continua - per fortuna
- evoluzione, aperta al nuovo che impara. Vi è sempre la possibilità di un
imprevisto cambiamento di gusto; dallo spostamento verso nuove direzioni o su altre linee di corrente. C'è sempre qualche artista che sfugge a una
qualsiasi catalogazione e che procede
al di fuori di gruppi e delle tendenze.
C'è qualcuno che giudica le sue opere "pittura di intelligenza". La luce è
una idealizzazione platonica ed il colore rievoca la pura limpidezza del filone post davoliano di terza generazione (come ben ricorda Emanuele Filini). La pittura di Rodolfo Pisi liberamente spazia dai paesaggi alle figure, al nudo, ai fiori. Nelle opere del catalogo, dai colori esuberanti e vivaci,
sono notevoli le figure, la coerenza tonale e, specialmente, nei nudi, l'abilità disegnativa. Nei soggetti "Barche
all'attracco" e "Visioni di barche",
mantiene una sua forza espressiva,
mossa, anche in funzione di una calibrata distribuzione di volumi e poetico vigore di sentimenti. In riva al mare le macchie di colore si fanno serene: evocano il sole e il cielo mediterraneo.
Pisi dipinge con la scioltezza degli
anni migliori e con una continuità di
concezione poetica. Oltre la bellezza
delle immagini, oltre le spontanee ammirazioni che suscitano la straordina-
ria ricchezza dei colori, sono opere che
emanano una testimonianza di vitalità. Pisi, tra gli artisti di una certa età,
è sicuramente uno dei piu' significativi. è non è per caso che ha meritato
scritti di autorevoli critici d'arte come
Aurora Marzi, Beatrice Menozzi, Sandro Parmiggiani, Egle Prati ed Emanuele Filini.
Smagliante, sontuoso, delicatissimo,
sorprendente è il colore dell'artista,
ma esso interviene a sottolineare o a
colmare spazi che il segno ha già delineato, senza crearne a sua volta. In
effetti questo non si può definire un
handicap. è il modo di cui è venuto
configurandosi un temperamento tra
i piu' felici. Una pittura, in effetti, che
cerca nel segno non l'efficacia della
raffigurazione o qualità puramente
decorative, ma il segreto di un moto
interiore alla cosa dipinta.
Un'opera umana, sia essa pittura o
scultura, non è niente altro che un lungo tentativo per rintracciare, con
l'aiuto dell'arte, le cose piccole o grandi sulle quali il cuore dell'artista si è
aperto per la prima volta. Rodolfo Pisi, a nostro sommesso avviso, non appartiene a quella classe di artisti imbevuti di presunzione che dicono
"punto e a capo"; ma, al contrario,
adotta il lessico dei maggiori per esprimersi con un moderno idioma antiretorico, che risponde ad un dettato
intimo piu' intuitivo che intellettuale.
Fusione, cioè, di due elementi che
paiono quanto mai discordi: la realtà
e la poesia.
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anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
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> Arte e Cultura
MARIANGELA CARNEVALI
GIOVANNA MAGNANI
“Bibbidi-bobbidi-bu”
Probabilmente Giovanna Magna-
ma assume un potere intuitivo che si
inserisce nella verità psicologica che
non rifiuta la materia, e in una insistenza in cui l'emozione è piena e assillante.
La pittura, che è divenuta un'in-
ni vive in una località (non troppo)
lontana dal mondo convulso di oggi,
e questa sembra essere l'ambiente
piu' propizio a mantenere vivo e limpido il ricordo psico-visivo
della fanciullezza, declinando, sui ritmi del suo
spirito candido, una storia
come se il tempo non fosse trascorso.
E sa che non le consuetudini sentimentali creano l'umanità dell'artista,
ma il suo modo di capire,
la vastità e la profondità
della sua comprensione.
L'ultima mostra alla Galleria d'arte 8.75, ci ha rivelato una serie di dipinti ricchi di luci e di colori.
Tagliato il nastro della prima "personale", nel 1999,
diplomata presso l'Istituto d'Arte Gaetano Chierici, ci sorprende subito
con il mostrarci come sia
riuscita a sfuggire alla
realtà oggettiva per offrirci un'immagine trasfigurata ed, in certo modo,
sognata di ciò che vede e
la impressiona. Nei dipinti delle sue fanciulle e dei
suoi fiabeschi villaggi, è relativamente facile scorgere quando Giovanna Magnani si accontenta di cogliere la prima impressione che gli viene dalla visione improvvisa della
poesia dei colori. La raggiunta bellezza di ogni opera d'arte da l'impressione di una inscindibile sostanza, unità realizzata con magia. La visione è apparentemente irrazionale
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STAMPA REGGIANA
dustria disordinata e alla portata di
tutti, ha favorito l'iperproduzione di
stramberie prive di senso. E le Gallerie d'Arte lanciano periodicamente
dei robusti giovanotti e delle graziose signorine che si divertono a rovesciare barattoli di vernice sulle tele o
su tavole di masonite. Quanto ai critici, alcuni artisti pensano che farebbero meglio a cambiar mestiere,
>
perchè parlando dei pittori non hanno scritto che sono dei Renoir e dei
Picasso. I toni delle tele di Giovanna
Magnani sono sempre luminosi, personali, e riescono ad esprimere costantemente il carattere decisivo e
chiaro della pittrice. La
sua arte di si può definire una forma di poesia
pittorica e siffatto giudizio non è per nulla connesso a valutazioni superficiali, ma trae la ragione sua dalla considerazione di elementi concreti di approfondita
umanità. Perchè per Giovanna Magnani la pittura è estremamente importante. Non solo come
manifestazione vitale di
impegno artistico e umano, ma, soprattutto, impegno dello spirito, in cui
attinge l'intelligenza, le
emozioni più intime, per
trasmetterle, per mezzo
delle sue favolose bambole, come puri e irripetibili messaggi dell'anima.
Le fanciulle e i paesaggi
della Magnani sono un
intelligente
mezzo
espressivo di un artista in
cui si riflette l'animo semplice e romantico della pittrice.
Tecnicamente perfetti, hanno
un'impronta, uno stile, e uno spirito
e un'atmosfera permeata di poesia.
Possiamo concludere che il mondo di
Giovanna Magnani è fedele ad un
amore sincero verso le fiabe e le bellissime principesse della favola d'una
volta.
G.MONT.
anno VI numero 8 > SETTEMBRE 2008
La natura e il sogno
Mariangela Carnevali è da considerare una acquerellista capace di
condurre con efficace tratteggio cromatico votato alla definizione di piani volumetrici piuttosto articolati, che
dai cieli, luminosi ed intensi, sollecitano l'occhio dell'osservatore a scorrere una natura viva e pulsante che
si spande frequentemente lungo il
primo e il primissimo piano; natura
e sogno sono elementi essenziali della pittura d'acquarello di Mariangela Carnevali artista sicuramente in
grado di porre in essere un discorso
lirico profondo e coerente, nel quale abbandonarsi al fascino delle cro-
mie e al bianco-luce del supporto cartaceo, parte integrante e non meramente accessorio, di tutta la sua produzione creativa .
Mariangela Carnevali nasce a Reggio Emilia dove vive e lavora come
quadro amministrativo in una azienda metalmeccanica reggiana. Ha
esposto in mostre collettive e personali nella nostra citta, Bergamo, Treviso, Padova, Pisa e nel 2008 ha partecipato al primo Festival Internazionale dell'Acquarello a Bellagio
(Co) e vincendo il primo premio al
concorso "Artisti della scuola Gorlini" .
A.P.
Ricordi d’estate
Cena sotto le stelle dell’Unione Giovani Dottori
Commercialisti di Reggio con il contributo di:
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Foto 1: Alberto Peroni, Stefano Sidoli, Cristian Poldi Allai, Gabriella La Costa, Andrea Romersa, Francesca Lugli, Serena Giannuzzi.
Foto 2: Elena Fedolfi, Lorenzo Galaverni, Michele Corradini. Foto 3: Giulio Tassoni, Filippo Pasini, Catia Valcavi, Claudio Steffanini,
Barbara Vezzani, Luca Attolini. Foto 4: Gianni Lasagni, Roberto Spaggiari, Bruno Bartoli, Pietro Cantarelli, Marco Borghi. Foto 5: Marco Guarnieri, Corrado Baldini, Matteo Benelli. Foto 6: Silvia Pattacini, Alessandro Schiatti, Giacomo Fornaciari con la moglie Alice Ferrari, Giacobbe Silvi, Caterina Catellani, Dolores Casoli, Romina Bellelli, Federica Oleari. Foto 7: Franco Cadoppi e moglie
Le nozze di
Sabrina Spadaccini
e Ciro Poncemi
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Nelle foto al centro due momenti del matrimonio fra Sabrina Spadaccini e Ciro Poncemi; in alto durante la cerimona nella chiesa di Quattro Castella e sotto
il momento del taglio della torta.
Foto 1: Tiziano e Maria Catellani, Sabrina e Ciro, Giuliana e Enrico Poncemi.
Foto 2: Paolo Pergolizzi, Francesca Spadaccini con Francesco Pergolizzi, Sabrina Spadaccini e Ciro Poncemi, Benedetta Ferretti con Emma Poncemi, Tommaso Poncemi. Foto 3: Terenziani, Vincenzo Garvani, Sabrina e Ciro,Tommaso
Poncemi e Maurizio Oviedo. Foto 4: Spogliarello “Full Monthy”. Foto 5: Ballo degli Ospiti al Castello Di Bianello. Foto 6: Ballo delle “Spice Girls”.
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Foto di Stefano Rossi
Gli incontri, le feste e
I Giovani Imprenditori
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Il primo semestre di attività annuale del Gruppo Giovani Imprenditori di Industriali Reggio Emilia si è concluso lo scorso 2 luglio con la tradizionale Festa d'estate. Scenografia di quest'anno la rustica ma pur sempre elegante cornice dell'Antica Corte di Sant'Ilario d'Enza, dove i giovani imprenditori reggiani si sono riuniti insieme alla Presidente Giorgia Iasoni per un saluto prima delle vacanze estive, in compagnia di alcuni colleghi imprenditori di Modena, Parma, Mantova e del
neo eletto Presidente regionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria Giovanni
Misté.
Foto 1: Giuseppe Domenichini, Direttore Generale Industriali Reggio Emilia, Giorgia Iasoni, Presidente Gruppo Giovani Industriali Reggio Emilia, Giovanni Misté,
Presidente Regionale Gruppo Giovani Imprenditori. Foto 2: Giorgia Iasoni e Rossella Po, Presidente Gruppo Giovani di Modena, con il marito. Foto 3: Lisa e Chiara Tagliavento con Alessandro Busani e la moglie. Foto 4: Elena Galli, Lorenzo
Lasagni e Mariacristina Gherpelli, Vice Presidente Industriali Reggio Emilia. Foto 5: Un momento della cena. Foto 6: Giulia Bertani, Carlotta Rantica, Maria Luisa Fioretti, Margherita Montanari, Giorgia Iasoni, Andrea Franceschini, Francesca Paoli, Milena Sanmarchi. Foto 7: Guglielmo Bagnacani, Alessandro Bedeschi,
Paolo Talami. Foto 8: Giancarlo Cavazzoni e Giusy Sassi, Presidente Gruppo
Giovani di Parma. Foto 9: Gianluca Salsi, Andrea Mezzofanti, Alessandro Torricelli, Federico Grisendi. Cinzia Tarasconi, Alessandro Negri, Graziano Grasselli,
Francesca Marchini, Mauro Macchiaverna, Giorgia Ciarlini.
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Cena di gala per AUT AUT
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Presso l'Antico Borgo delle Viole a Telarolo di Castellarano è stata organizzata una cena di gala a scopo benefico a favore dell'AUT
AUT, l'associazione creata nel Febbraio 2000 da un gruppo di genitori di bambini autistici per condividere la loro esperienza di vita con
un figlio colpito da questa disabilità insieme ad altre famiglie in situazioni
simili.
Foto 1: Il sindaco di Casalgrande Alberto Caprari e Roberto Vassallo vice presidente dell'associazione AUT AUT. Foto 2: il galà di beneficenza. Foto 3: Il cantante Matteo Setti con Roberto Vassallo.
Festa con i
cliclisti della
CSF Navigare
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e gli eventi d’estate
Il Gruppo Giovani API
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160 ospiti alla cena d'estate del Gruppo Giovani API. L'aperitivo al
tramonto è stata la cornice che ha dato il via alla Cena d'estate del Gruppo Giovani API svoltasi nei giorni scorsi al San Valentino Golf Club di
Castellarano. L’evento ha consentito agli associati di fare il bilancio
del lavoro svolto nella prima metà del 2008 e di pianificare il programma
delle iniziative per la ripresa dopo la pausa estiva.
Foto 1: Giannicola Albarelli, Giunta API, Maurizio Medici con la moglie Cristina Carbognani, Presidente API, Gian Paolo Faggioli, Presidente Apindustria Parma, i consiglieri API Roberta Anceschi e Alfeo
Carretti e Marco Bedogni, Vice Pres. API. Foto 2: La padrona di casa
Cinzia Rubertelli, Pres. GGI API, con i due ospiti d'onore della serata:
a sinistra il cantante Matteo Setti e il campione olimpico di sci Giuliano Razzoli. Foto 3: Marcello Rossetti, Pres. GGI Unionapi, Cristiano
Casa, Pres. GGI Apindustria Parma, Silvano Groppi, Presidente Unionapi, Stefania Denti, Pres. GGI APMI Modena, con il marito, Emanuela Curnis, Console Italiano a Cape Town (Sud Africa), Andrea Prati, Azio
Sezzi, Segretario API, il cantante Matteo Setti e Cinzia Rubertelli, Pres.
GGI API. Foto 4: Alessandro Ceci, Consigliere GGI, con la moglie Gabriella, Bruno Zannoni, Consigliere GGI, con la fidanzata Paola, Alberto
Lombardini con un'amica, Dino Dini, Consigliere GGI, con la fidanzata Barbara, Claudio Lodi, Vice Pres. GGI con la fidanzata Cristina. Foto 5: Gianluca Burani, Consigliere GGI, con la moglie Cristina, Maurizio Codeluppi, Massimo Montanari con la figlia Alice, i fratelli Stefano
e Paolo Montruccoli con le consorti. Foto 6: Simona Lodi, Milo Campioli, Francesca Tirelli con un'amica, Luigi Lodi, Matteo Puglia, Massimo Bertani, Stefano Nironi, Roberto Dallari, Cinzia Rubertelli, Elisa
Caroli con un'amica. Foto 7: Daniele Cariola, Mariagiulia Arduini con
il fidanzato Romeo, Roberto Rinaldi con la moglie Silvia Arduini, Consigliere GGI, il pittore Angelo Davoli, la pr Cristina Bolognesi e Guido Buratti, (Gruppo Baiauto) sponsor della serata. Foto 9: Marco Bigliardi, Consigliere GGI, Lorella e Barbara Morini, Paolo Cucchi con
un'amica, Elena Ferrari con il marito, Silvia Binacchi, Consigliere GGI,
Ivan Brini, Vice Presidente GGI e Stefano Bondioli.
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Foto di Stefano Rossi
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Beneficenza a favore di G.R.A.D.E.
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Foto 1: Alberto Brunetti e i dirigenti della Sc Riese. Foto 2 - Il Ds Fabiano Fontanelli con i corridori professionisti. Foto 3 - Franca e Massimo Brunetti
Foto 4 - I professionisti della Csf Navigare con al centro Fortunato Baliani. Foto 5 - Il sincado di Carpi premia Andrea Pagoto, con Rolando Paterlini e
Bruno Reverberi. Foto 6 - Franco Tondelli e Mario Marchi. Foto 7 - Rolando Paterlini e Bruno Reverberi. Foto 8 - I soci della Ciclistica Riese. Foto 9 - Roberto Reverberi, Andrea Mussini, Andrea Ferrari, Massimo e Alberto Brunetti. Foto 10 - Bruno Ronchetti con Gigi e Gianna Gazzini. Foto 11 - Maurizio
Beltrami con Mauro Richeze.
Foto di Romano Pezzi
Venerdì 1 agosto a San Polo in Piazza Matteotti, con il patrocinio del Comune,
è stato organizzato un evento benefico denominato "Cena sotto le Stelle". Più di
300 persone hanno potuto gustare il raffinato menù a base di pesce preparato dalla pescheria Le Sardine. La caratteristica di queste serata è stata la partecipazione
del gruppo Curva Sud, una decina di amici (che si ritrovano appunto in una curva
della strada che attraversa San Polo) che da anni si dilettano in esibizioni canore e
cabarettistiche pur avendo tutti altre professionalità e che per l'occasione erano "supportati" da Max Zivieri. Da segnalare la presenza nel gruppo del dottor Claudio Corradi, pediatra e a "tempo perso" produttore di vino biologico, lo stesso che è stato
offerto durante la cena di beneficienza. L'intero incasso della serata è stato devoluto all'associazione G.R.A.D.E. Gruppo Amici dell'ematologia di Reggio Emilia.
Foto 1: una panoramica della cena in piazza. Foto 2: il dott. Claudio Corradi presenta
la serata. Foto 3: Lo staff della pescheria Le sardine con il presidente della “Curva
Sud” Fausto Morini e il Dott. Corradi. Foto 4: il gruppo Curva Sud al completo.
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