gli strumenti del disegno dal passato ad oggi

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gli strumenti del disegno dal passato ad oggi
GLI STRUMENTI DEL DISEGNO DAL PASSATO AD OGGI
Premessa
Il disegno è forse la più antica e diffusa forma di comunicazione non verbale fra gli uomini,
e di conseguenza gli strumenti per disegnare dovrebbero occupare un posto di riguardo fra i
documenti della storia dell’umanità.
Ma che cosa può essere catalogato come strumento per disegno ?
Presenta difficoltà la definizione stessa di Disegno, come spesso accade per le cose più
comuni, ed ancor più difficile è la definizione di disegno tecnico. Ovviamente ci si può
accontentare delle classiche definizioni da vocabolario ( che spesso utilizzano concetti che
richiedono a loro volta spiegazioni): il disegno è una rappresentazione grafica…..
Ma che cos’è una rappresentazione grafica? E che differenza c’è fra un’illustrazione ed un
disegno tecnico? Lo sviluppo di questo discorso può condurre lontano, ed è quindi meglio
fermarsi e considerare il disegno essenzialmente come un insieme di linee tracciate su delle
superfici. Per il tracciamento di tali linee sorge la necessità di strumenti idonei, adatti alla
natura delle superfici e ovviamente legati alle tecniche ed ai mezzi disponibili nelle varie
epoche.
Dai punteruoli usati nell’antichità per incidere superfici di pietra agli odierni elaboratori di
immagini, sono tanti gli oggetti che, in mano all’uomo attraverso i secoli, hanno consentito
la rappresentazione di immagini, finalizzata ad informare, ad istruire, a fornire indicazioni
costruttive oppure a suscitare sensazioni.
Senza aver la pretesa di un discorso completo che richiederebbe un più ampio sviluppo e
soprattutto una indagine assai più laboriosa , ci soffermeremo in questa sede su alcuni di
questi strumenti, con brevi annotazioni, sulle loro caratteristiche e sulla loro evoluzione.
Gli strumenti per il disegno
Quando ci si avvicina alla storia del disegno, la prima
considerazione che balza agli occhi è la carenza di
documenti di un passato non recente.
Le ingegnose e positive realizzazioni ingegneristiche
nel corso dei secoli in genere non godono di una
documentazione paragonabile a quella che accompagna
le opere letterarie o filosofiche o quelle artistiche. I
disegni tecnici, fase iniziale ed accompagnatoria di
queste realizzazioni, soffrono ancor più di una scarsa
considerazione
Molti strumenti da disegno sono però comuni al
disegno tecnico ed a quello artistico, ed allora per essi
qualcosa è recuperabile fra le memorie del passato.
Grazie poi all’uso che del disegno viene fatto, non solo
nella progettazione ingegneristica od architettonica, ma
anche in ambito scientifico, una certa attenzione agli
strumenti da disegno si può talora trovare nei musei
Figura 1: Una scatola di
strumenti per architetto (XVII
sec.) - Kassel, Museum fur
Technikgeschicte
scientifici (fig.1) e nelle pubblicazioni di storia della scienza. Naturalmente in questo caso
maggiore spazio viene dato agli strumenti di misura ed elaborazione di dati matematici e
meno agli attrezzi di tracciamento, per la loro intrinseca semplicità e per essere talmente
inseriti nell’operare quotidiano da venire trascurati come oggetto di osservazione.
Strumenti ed attrezzature per il disegno possono essere classificati in quattro categorie,
secondo le loro funzioni, così sintetizzabili:
-
tracciamento diretto (matite, tiralinee, ed anche gomme, raschietti e simili)
aiuto alla precisione di tracciamento (righe, squadre, sagome….)
misura e riferimento (compassi, goniometri, scalimetri)
supporto per il disegno (carta, tela, tavoli)
Come tutte le classificazioni anche questa è imprecisa: la gomma per cancellare non traccia
linee ma è un aiuto a definirle e correggerle, il compasso è nato come strumento di misura e
di riporto di dimensioni, ma è anche utilizzato nel tracciamento diretto di curve e cerchi, il
tecnigrafo è contemporaneamente supporto, aiuto al tracciamento e strumento di misura….
La suddivisione è tuttavia utile per una trattazione ordinata e ad essa potrebbe anche
aggiungersi la categoria degli strumenti per la riproduzione, legati ai problemi di
archiviazione e conservazione dei documenti grafici.
Strumenti
di
grafico diretto
tracciamento
Strumento essenziale del disegno è
ovviamente quello
che traccia
direttamente le linee e su questo è
opportuno soffermarsi in primo
luogo.
Da una semplice considerazione
preliminare, che la scrittura non è
altro che una forma di disegno
semplificato
e
condotto
ad
Fig. 2: un graffito su roccia (Capo di Ponte, Valcamonica)
un'espressione ed un significato simbolico, si
deduce che lo sviluppo degli strumenti per il
disegno si sovrappone a quello degli
strumenti per la scrittura, anche se non
mancano particolarità legate alle modalità di
impiego.
E’ un percorso che parte probabilmente da
forme di incisione di linee, sulla pietra,(fig.2),
sull’argilla, sul legno, mediante scalpelli e
punte, per passare allo stilo romano , con
Figura 3: una fantasiosa ricostruzione delle
origini del disegno in un arazzo settecentesco
l’estremità appuntita per incidere lo strato di
cera su una tavoletta e l’estremità opposta arrotondata, per lisciare, cancellando i segni
preesistenti.
Un altro cammino plurisecolare segue una diversa forma di tracciatura, basata su un mezzo
che lasci una traccia sulla superficie: il primo esempio è dato dalla traccia di polvere di
carbone, lasciata, dapprima su una parete e poi su altri supporti, da un’asticella di legno
carbonizzata ed appuntita.(fig.3).
Si è poi scoperto che alcune “pietre”, come il gesso, si comportavano nello stesso modo e
così altre sostanze, magari colorate, come la sanguigna, lapis aematitis, che ha originato
entrambi i termini che in italiano designano lo stesso strumento di scrittura.
Anche se nota fin dall’antichità, dal Medioevo dalla pietra naturale si è sviluppata,una serie
di strumenti basati sull’utilizzo di polveri ottenute dalla sua macinazione ed impastate con
vari leganti, cotte o no: i gessetti, i pastelli, a cera o ad olio.
Altrettanto antico è l’uso di asticelle in particolari metalli, come il piombo, l’antimonio, lo
stagno, lo stesso argento, che lasciano tracce, più o meno evidenti, sui fogli, di pergamena o
di carta, spesso
colorata per far
meglio risaltare
i segni.
Infine,
intorno
al XVI secolo,
inizia il suo
cammino
un
altro materiale,
ritenuto
dapprima
un
metallo per la
sua caratteristica
Figura 4: dal porta lapis cinquecentesco del Gessner all'attuale portamine
lucentezza:
la
grafite, chiamata
“piombo spagnolo”, “piombo inglese”, “piombo nero”, che lascia sui fogli tracce di intensità
e dimensioni volute, graduando la pressione della mano e le dimensioni delle asticelle di
materiale, tenute direttamente in mano o inserite in astucci cilindrici, come descritto nel
1565 dal Gessner, che ne riconosce la natura di materiale diverso dal piombo. Verso la fine
del Seicento compaiono astucci in legno, e per passi successivi, la grafite, anch’essa ridotta
in polvere, impastata con leganti e trafilata in sottili cilindretti, viene inserita in un involucro
di legno, e giustifica appieno il suo appellativo (dal greco grafein, scrivere), datole nel 1779
da Scheele, che la riconosce come una forma di carbone (il che la apparenta ai legnetti
carbonizzati dell’antichità)
Alcuni momenti fondamentali danno alle matite di grafite l’aspetto attuale: il processo di
lavorazione dei contenitori in legno, elaborato in Germania, con successivi perfezionamenti,
ed il processo Conté, messo a punto nella Francia di fine ‘700 per ovviare alla mancanza di
grafite inglese, e basato sulla cottura di un impasto di grafite ed argilla, con possibilità di
ottenere diverse durezze ed intensità di traccia.
Un passo successivo è l’invenzione ottocentesca dei portamine regolabili, a vite od a
pulsante, che sono divenuti lo strumento principe del disegnatore tecnico, con forme
svariate, uso di mine calibrate, con impasto elastico per ridurne la fragilità, con ampia
gamma di colori.
Finora si è parlato di tracce
lasciate da materiali solidi, ma
una serie di altri attrezzi usano
traccianti
liquidi, definibili
sinteticamente inchiostri.
Anche qui si risale all’antico
Egitto,
con
soluzioni
di
nerofumo o di altre sostanze
coloranti, trascinate sui fogli
per mezzo di cannule cave ed
appuntite, da cui sono originate
le penne di varia forma e
tecnologia, o mediante sottili
Figura 5: gli strumenti da disegno secondo l' Encyclopedie
pennelli (penicillum, da cui
l’inglese pencil).
Se penne e pennelli hanno nel complesso minore impiego nel disegno tecnico, dove in
genere il problema è quello di tracciare linee e curve continue, di spessore variabile,
l’inchiostro è (o meglio era) invece di grande interesse per la maggior durata, intensità e
riproducibilità delle linee con esso tracciate. Senza
soffermarsi, per motivi di tempo, su tale materiale (basti
ricordare il cosiddetto inchiostro di China o Cina), un veloce
cenno meritano quelle particolari forme di penne che sono i
tiralinee. In questi la distanziatura variabile delle punte fra
cui scorre l’inchiostro, consente differenze di spessore: la
difficoltà di regolazione, e spesso di uso, dei tiralinee, da cui
possono scaturire gocciolamenti e macchie difficili da
eliminare, ha portato a varie tipologie di sostituti, dai pennini
Graphos, che datano dagli anni ’30 dello scorso secolo, alle
penne tubolari calibrate degli anni ’50.
Tralasciamo qui ancora gli strumenti per cancellare,
ricordando che dalla mollica di pane dei tempi antichi si è
arrivati al vasto assortimento attuale di gomme (che spesso di
Figura 6: un curioso
gomma non sono), con uno sguardo di simpatia alla matita in
tiralinee con serbatoio
legno con gomma inserita all’estremità, che non è certo uno
d’inchiostro, precursore
strumento per il disegnatore professionista, ma che ha
delle penne attuali (1911)
accompagnato generazioni di scolari ed è presente in tutte le
case, anche se insidiata da pennarelli di feltro o fibra con inchiostri di ogni colore.
Strumenti di ausilio al tracciamento
Rimane il fatto che nel disegno tecnico, a differenza
di quello artistico, occorre precisione nel
tracciamento delle linee, nel loro reciproco
posizionamento (parallele, perpendicolari, inclinate
di un definito angolo), nei loro rapporti
dimensionali; accanto alle linee occorre tracciare
cerchi, interi o
Figura 7: Corredo di strumenti da
parti di essi.
disegno dell’inizio ‘900
La rappresentazione in scala comporta esattezza ed omogeneità di misure.
Tutto ciò richiede righe, squadre, compassi, goniometri e li ha richiesti fin dalle origini del
disegno tecnico, in quelle applicazioni all’agrimensura che per prime hanno comportato una
relazione fra rappresentazione e misura.
Il corredo tipico per il disegno tecnico non è quindi variato nei secoli nei suoi elementi
essenziali, che compaiono in fig. 7.
Non è il caso di soffermarsi sui più semplici fra questi
elementi: righe e squadre sono invariate nella loro
forma da secoli, anche se variano i materiali con cui
sono costruite, dall’ottone o addirittura l’argento dei
corredi settecenteschi, al legno di pero dell’800, alle
varie materie plastiche di oggi.
A compassi e goniometri si accennerà fra gli strumenti
di misura. Sulle maschere, utilizzabili per un più rapido
tracciamento di elementi ripetitivi (cerchi,ellissi,
elementi normalizzati) o di curve, fisse o variabili,
poco si può aggiungere alla loro raffigurazione.
Può invece destare qualche curiosità la presenza, più
Figura 8: goniometri e scalimetri
diffusa naturalmente negli ultimi due secoli, di
apparecchi più o meno ingegnosi creati per aiutare il
disegnatore in operazioni ripetitive o difficoltose.
Figura 10: righe parallele utilizzabili anche per
tratteggi
Figura 9: a sin. ,normografo per scrittura
Figura 11: pantografo del 1830 in ottone ed avorio,
con matita tracciante
Le righe a T o Tè, da appoggiare ai bordi
del tavolo da disegno (ved.fig. 19 ), le
righe parallele ed i vari tratteggigrafi
costituiti da righe che scorrono sul
disegno tramite rotelle, sono ormai solo
un ricordo, di fronte ai programmi di
disegno automatizzato .
Altri strumenti, anche se ormai in disuso,
costituiscono ancora un esempio di
inventiva e di applicazione di conoscenza
geometriche e meccaniche.
Strumenti per la riproduzione di disegni
gia eseguiti, per lo più anche con
cambiamento di scala, hanno sempre destato l’interesse dei disegnatori. Il più noto è il
pantografo, messo a punto agli inizi del ‘600 e perfezionato nei secoli successivi (fig.12): è
in grado di ricopiare, ingrandire o ridurre disegni, mediante una punta che segue le linee
dell’originale ed una punta scrivente che disegna la copia nella scala stabilita dall’opportuno
infulcramento delle leve.
Strumenti per misura e riferimento
Lo strumento principe fra questi è il compasso, noto fin
dalla civiltà babilonese, anzi tutto nella sua versione di
rapportatore a punte fisse (fig.12). Nella versione di
compasso di proporzione (fig.13)
si ritrova dal Rinascimento, ma
risale nelle forme più semplici
all’età romana. Per il disegno una
delle punte fisse sarà poi sostituita
da un attacco per uno strumento di
tracciatura, a grafite o ad
inchiostro.
I
compassi
seisettecenteschi
(come
altri
strumenti) sono spesso eseguiti
con molta cura da artigiani
specialisti,
in metalli impreziositi
Figura 12: Compasso nel
museo di Coburg
da dorature e decorazioni. Solo dall
‘800 si semplifica la forma e si hanno diverse qualità di strumenti,
Figura 13: un
più curati quelli destinati ad uso professionale , con meno accessori
compasso di
quelli per gli studenti delle scuole tecniche che vanno sorgendo. E’
proporzione in ottone
proprio nel XIX secolo, sull’onda della rivoluzione industriale e
dorato (xvi sec)
delle trasformazioni sociali e culturali che ne seguono, la
diffusione in tutti i ceti, insieme all’istruzione tecnica , degli strumenti per il disegno, che di
quell’istruzione è pilastro fondamentale. La scatole di compassi diventano un simbolo per il
tecnico e sono un regalo ambito per i ragazzi.
I fabbricanti si moltiplicano e c’è anche in questo
campo una gara fra i paesi europei, per chi realizza i
prodotti più affidabili: Svizzera, Francia, soprattutto
Germania riscuotono apprezzamenti mondiali, ma
anche l’Italia non è da meno, almeno per il mercato
interno.
Si sperimentano materiali nuovi, più leggeri, come
l’alluminio , o più resistenti alla corrosione, come
l’alpacca.
Si mettono a punto forme particolari, per il
tracciamento di piccolissimi cerchi, o all’opposto,
Figura 15: goniometro settecentesco in
con aste e prolunghe, per grandi diametri.
metallo, con nonio per maggior precisione di
In pratica si ha la tipologia ancora valida ai giorni
lettura
nostri.
Usati come strumenti a sé, completati da accessori, come attrezzi di misura, o, più semplici,
inseriti nelle scatole di compassi, per le esigenze di tracciatura di angoli o di divisione di
cerchi, circolari o semicircolari, i goniometri ottocenteschi perfezionano forme precedenti e
presentano l’aspetto attuale (fig. 15)
Regoli graduati, con incise indicazioni di misure corrispondenti a diverse scale, rendono più
rapide le letture delle dimensioni ed il
tracciamento dei disegni: anch’essi di origine
cinquecentesca, o forse anche anteriori,
nell’800 assumono la forma odierna,
triangolare prismatica (e non manca, in un
catalogo di fine secolo, la pinzetta inseribile
per facilità di uso!)
Figura 16: scalimetro triangolare
Il tracciamento di curve particolari, esprimibili
matematicamente ha portato alla costruzione di
attrezzi più o meno complicati, come gli
ellissografi, o l’apparecchio di figura 18. Altri
apparecchi sono stati costruiti per misurare sui
disegni aree o percorsi (integrafi, platometri,
ecc), ma più che strumenti di disegno sono da
considerarsi strumenti di calcolo, sia pure
grafico.
Figura 17: Ellissografo di Clement (1830 ca.)
Supporti per il disegno
Il disegno, come la scrittura, richiede in
genere una superficie piana su cui essere
tracciato e per lo più questa esigenza è
soddisfatta da un foglio di carta. Prima
della carta si può ritrovare l’uso del
Figura 18: Volutor, strumento per tracciare spirali
(Londra, 1857)
papiro, della pergamena, magari del legno
o della tela (e si può parlare anche della
pietra, se tornano in mente i graffiti). Come materiale traslucido per riproduzione alla carta si
affiancano poi i poliesteri ed altri materiali sintetici.
Quasi sempre si tratta quindi di operare su fogli sottili, che a loro volta richiedono un
appoggio: il disegno presuppone un tavolo da disegno (non parlando ovviamente di disegno
al computer !).
Anche il tavolo, la superficie su cui appoggiare il foglio da disegno è da considerarsi uno
strumento del disegno tecnico: una superficie perfettamente piana, indeformabile, stabile.
Nel passato i tavoli subivano trattamenti piuttosto rudi: viene descritta l’operazione di
inumidire il foglio su cui disegnare ed incollarne i bordi sul tavolo, in modo che il successivo
ritiro per asciugatura assicurasse che il foglio stesso fosse ben teso . A disegno terminato il
foglio veniva ritagliato ed il tavolo raschiato per asportarne la colla.
Non va dimenticato che la precisione costruttiva del
tavolo da disegno era anche richiesta dal fatto di
essere appoggio e riferimento per le squadre a T ed
attrezzi consimili.
L’idea di conglobare nel
tavolo le righe, con
possibilità di movimenti paralleli, ortogonali ed
angolari, risale solo al terzo decennio dello scorso
secolo: il tecnigrafo (o macchina da disegno, come
definito in inglese) ha aumentato del 30% almeno la
rapidità di esecuzione dei disegni tecnici ed ha
regnato sovrano per alcuni decenni negli studi di
progettazione (fig. 20), cedendo poi il passo solo
agli elaboratori elettronici, con i loro schermi prima
monocromatici, poi a colori, poi….ecc
Con l’immagine del tecnigrafo, che passa fra le
memorie del passato si conclude, questo rapido
percorso fra gli strumenti del disegno che vuole
ricordare anche questi oggetti, trascurati perchè
apparentemente trascurabili, ma la cui importanza
di per lo sviluppo dell’umanità non può essere
sottovalutata.
Figura 19: righe e tavolette da disegno
in un catalogo del 1895
Figura 20: ufficio disegnatori alla FIAT di corso Dante, 1916