Trono di Debiti: L`Effetto Trump

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Trono di Debiti: L`Effetto Trump
©CH Trono di Debiti: L’Effetto Trump
8 Dicembre 2016
Arianna Filippi
Management and Program
Global Thinking Foundation
Si dice che l’istruzione apra diverse porte.
Alcune porte sono già spalancate, altre richiedono
tempo, ed altre ancora invece sono aperte per voi,
ma tutte sono l’inevitabile risultato di un grande
applauso, un pezzo di carta e una toga che avete
indossato per poche ore. Esistono però delle porte
particolari (più lontane dalla concezione italiana
ma molto reali oltreoceano) che non si riescono a
richiudere alle proprie spalle, come se qualcosa
rimanesse incastrato nello stipite e non lasciasse la
vostra vita accademica nel passato: i debiti dello
studente.
Il problema di questi debiti e del loro peso
sulle tasche dei contribuenti e dello Stato
americano è diventato un argomento centrale nella
recente campagna presidenziale. La materia dei
prestiti federali e privati a fini accademici è una
spada di Damocle sopra il Tesoro, delineata da
cifre che non possono far altro che allarmare la
futura amministrazione.
1
Lusardi, et al. Student Loan Debt in the US: An Analysis of the 2015 NFCS Data. 2016. GFLEC. Il debito degli studenti ha avuto un
incremento complessivo da $240 miliardi nel
2003 a $1.3 trilioni nel 2016, un aumento
giustificato dall’espansione non solo del numero
di studenti contraenti, ma anche dalla media del
singolo prestito, che cresce ad un ritmo del 54%
dal 2011: attualmente uno studente entra nel
mondo del lavoro con un debito medio di quasi
$30,0001. Il governo permette agli universitari
(undergraduate - laurea di primo livello di quattro
anni) di richiedere un prestito fino a $57,500,
mentre non esiste un margine per i dottorati (postgraduate) da cui ci si aspetta uno stipendio futuro
decisamente più alto, e quindi una maggior
capacità di ripagare il debito stesso.
La crescita media del 13% nella retta
scolastica non può spiegare da sola queste cifre.
La distribuzione del reddito famigliare, sofferente
per l’ineguaglianza e la crisi globale, aggiunge un
altro pezzo al puzzle, senza però definire un
quadro completo.
Il fenomeno considerato è diffuso su tutto il suolo
statunitense. In un recente sondaggio condotto da
Figura 1: Debito degli studenti per età. 2015 NFCS Data, GFLEC FINRA Investor Education Foundation, i debiti
degli studenti sono distribuiti tra diversi livelli di
età in modo disomogeneo: il 45% dei cittadini
compresi tra i 18 e 34 anni sono in debito, il 27%
per quelli tra i 35 e 54 anni, con un rimanente 9%
per i corrispondenti ultra cinquantacinquenni.
All’interno del gruppo dei debitori, il 73% ha
preso un prestito per finanziare la propria
educazione, mentre i rimanenti hanno dedicato il
finanziamento alle rette scolastiche dei figli o dei
famigliari2.
Figura 2: Recipiente del finanziamento. 2015 NFCS Data, GFLEC Nonostante la maggior parte dei
richiedenti non ha raccolto informazioni riguardo
l’istituto di emissione o le opzioni di rimborso
prima (o dopo) il contratto, è necessario valutare i
cambiamenti storici nei prestiti federali e privati
statunitensi, insieme alle diverse tipologie di
rimborso, all’alba della nuova amministrazione
presidenziale.
Nel 1965 il governo americano presenta il
programma Guaranteed Student Loan (Prestito
garantito agli studenti), modificato
2
Lusardi, et al. Student Loan Debt in the US: An Analysis of the 2015 NFCS Data. 2016. GFLEC. successivamente durante gli anni ed adattato alle
sfide della finanza contemporanea. Questo piano,
chiamato in seguito Stafford Loans (Prestiti
Stafford), assegnava i parametri d’idoneità, del
tasso di interesse e la garanzia contro l’insolvenza
al governo federale e al Congresso. In un secondo
tempo, questo programma si è evoluto in due
direzioni differenti: gli Stafford Loans
includevano una struttura privata che fungeva
come intermediario, imponendo i propri tassi di
interesse ed opzioni di garanzia, mentre il
programma dei Direct Loans (Prestiti Diretti) era
gestito esclusivamente dal settore pubblico. In
generale, i prestiti pubblici propongono soluzioni
di rimborso migliori, ma difficilmente riescono a
coprire l’intera retta accademica.
Dopo il 2010 con l’approvazione della
legge sulla sanità ed istruzione Health Care and
Education Reconciliation Act, il ruolo dell’entità
privata nei Stafford Loans viene limitato a quello
semplicemente “consultivo”, dedicato a
monitoraggio e comunicazione. Nello stesso
periodo, al Ministero dell’Istruzione viene
conferita la gestione complessiva dei debiti degli
studenti attraverso il programma del Federal
Direct Loan (Prestito Federale Diretto),
includendo anche i debiti PLUS. Il cambiamento è
stato accolto positivamente dal settore privato
quando la crisi finanziaria è scoppiata: restii ad
emettere ulteriori prestiti non garantiti, le
compagnie private hanno lasciato il palco al
volenteroso governo.
Gli istituti privati sono ora tornati sotto i
riflettori, spinti anche dagli eventi recenti della
politica americana. I prestiti privati sono diversi
dai prestiti federali che mantengono la loro
primaria competitività, avendo bisogno di un “cofirmatario” solvibile e un buon profilo di credito. I
prestiti privati non ammettono l’insolvenza del
contraente. In contrasto, il governo federale offre
prestiti agevolati e non agevolati a seconda della
condizione e delle capacità di rimborso del
debitore. I benefici dei prestiti agevolati includono
un tasso di interesse del 0% durante gli anni
accademici per gli studenti meno abbienti.
Con la legge sui debiti degli studenti
(Student Loan Certainty Act) del 2013, i tassi di
interesse riflettono quello dei buoni del Tesoro
decennali al momento dell’emissione, fissi
sull’intera durata del prestito stesso. Un tasso di
interesse più alto può assicurare un incentivo ad
uno sforzo e responsabilità accademica maggiore,
mentre un tasso più basso permette dei pagamenti
più pratici e meno insolvenze. Un’agevolazione
sugli interessi è un metodo costoso e
disorganizzato per ridurre la possibilità
d’insolvenza, ma piccoli passi sono stati fatti
verso la giusta direzione.
I piani di rimborso differiscono tra gli
emittenti privati e pubblici, ma entrambi sono
soggetti alle decisioni della legislatura e
l’andamento dei mercati. La maggior parte dei
richiedenti sceglie un prestito federale, mentre il
22% mostra di avere sia prestiti privati che
pubblici, con differenti metodi di rimborso
durante un periodo di 10-20 anni. Solo il 51% dei
debitori pagano (o hanno pagato) regolarmente,
mentre i soggetti rimanenti incontrano diverse
difficoltà nel pagamento: i richiedenti che
appartengono a minoranze etniche sono i soggetti
con più segnalazioni e a rischio di insolvenza.
Ricerche recenti mostrano almeno 8 milioni di
Americani in insolvenza, diminuiti dagli anni
precedenti con l’introduzione di programmi
dell’amministrazione di Obama che prevedono
opzioni di rimborso basate sul reddito. Donne e
uomini sono divisi da una differenza del 9% per
quanto riguarda l’abilità e l’interesse a rimborsare
il prestito, una discrepanza troppo piccola per
delineare un pattern concreto3. Il problema
compare nell’incompatibilità tra costo e benefici
dell’educazione (Dynarski, 2014): lo studente
infatti dovrebbe rimborsare il debito appena si
laurea, in un momento in cui si trova
particolarmente vulnerabile economicamente e in
cerca di liquidità.
Pochi debitori conosco o hanno
considerato un programma di rimborso in base al
reddito acquisito una volta laureati ed entranti
nella workforce, una soluzione interessante che
necessita di ulteriore sviluppo e miglioramento.
Durante gli anni di Obama alla Casa Bianca, il
programma Pay As You Earn (Paga quando
guadagni) limita le rate al 10% dello stipendio per
20 anni, ma non si adegua automaticamente ai
cambiamenti nello stipendio del debitore, avendo
quindi bisogno di una verifica annua. Questo
metodo di rimborso viene usato da quasi 5.3
milioni di Americani per diversi tipi di debiti, da
debiti per carte di credito a mutui immobiliari,
raggiungendo l’ammontare di circa $269 miliardi.
Il Ministero dell’Istruzione suggerisce questa
opzione, solo nel caso in cui il metodo di
pagamento standard (rateale) supera le rate
dell’opzione basata sul reddito.
3
Lusardi, et al. Student Loan Debt in the US: An Analysis of the 2015 NFCS Data. 2016. GFLEC. Questo sistema ha provocato diverse
critiche: se il piano di rimborso è legato allo
stipendio futuro, il debitore potrebbe essere
incoraggiato ad aumentare l’importo del prestito
nella speranza (o l’illusione) di un reddito alto,
creando una perdita notevole per i contribuenti al
termine dei 20 anni contrattuali. I debiti più
ingenti saranno quindi stralciati dopo 20 anni per
un importo maggiore rispetto ai richiedenti meno
esigenti che rappresentano la maggioranza degli
studenti in debito. Un altro aspetto che preoccupa
Washington concerne gli incentivi per le
università e i college di aumentare parallelamente
le rette semestrali. Secondo il Government
Accountability Office (GAO), l’ufficio
investigativo del Congresso, il programma di
rimborso basato sul reddito viene scelto
principalmente dai laureati post-universitari e
dottorati (post-graduate) che non presentano
alcuna difficoltà ad onorare i propri debiti anche
con il metodo di rimborso standard. Gli studenti
che abbandonano il college prima di terminare gli
studi con meno di $10,000 in debito, tendono a
scegliere il rimborso rateale, portandosi ancora
più a rischio di insolvenza.
La ricerca approfondita del GAO ha
dimostrato come il governo si appresti a stralciare
$137 miliardi (di questi, $108 miliardi vengono
effettivamente stralciati mentre $29 miliardi sono
annullati per morte o disabilità del contraente) nel
prossimo futuro con il rimborso basato sul reddito,
solo considerando l’anno fiscale 2016. Il governo
inoltre si aspetta un ritorno più basso di quello
previsto dal programma citato. Le critiche a
quest’ultimo non finiscono qui: il Ministero
dell’Istruzione non considera infatti l’influenza
dell’inflazione sullo stipendio del debitore,
creando significative discrepanze con le reali
capacità di rimborso del contraente.
Tra queste preoccupazioni ed opportunità,
gli studenti americani guardano al nuovo
Presidente eletto in cerca di risposte e chiarimenti
sulla sua posizione a riguardo. Sfortunatamente,
Trump non ha condiviso molto sull’argomento.
Durante un incontro di campagna elettorale a
Maggio 2016, Sam Clovis, copresidente e
consigliere della campagna per il candidato
Repubblicano, ha chiarito alcune delle poche
direttive politiche di Trump. Ha infatti dichiarato
che la nuova amministrazione si focalizzerà sul
rimuovere i programmi di prestito agli studenti
dalle abitudini governative, conferendo agli istituti
privati l’unica gestione degli stessi. Il
coinvolgimento federale sarà quindi limitato al
finanziamento del prestito, come era in vigore
negli anni Ottanta. Attualmente, i prestiti federali
offrono più opzioni di rimborso e tassi di interesse
più bassi. I prestiti privati, invece, saranno guidati
dal mercato, mentre banche ed università insieme
valuteranno l’idoneità del candidato, basata sulla
sua reale capacità di rimborsare il debito, facendo
scomparire la tendenza a contrarre un debito più
ingente del dovuto. Gli istituti federali avranno la
possibilità di finanziare e gestire autonomamente
solo i programmi educativi non-tradizionali.
Clovis ha affermato inoltre che il nuovo
Presidente propone una “condivisione di rischio”
per rendere le università più responsabili riguardo
il successo di un proprio laureato: rimane però da
chiarire come questo punto possa essere messo in
atto.
Lo stesso Trump ha ripreso l’argomento
durante un rally di campagna elettorale a
Columbus, Ohio ad Ottobre. Il suo piano di
rimborso si sposta dal 10% sul reddito del
debitore su 20 anni, costituito da Obama, a 12,5%
su un periodo di 15 anni. Nonostante non abbia
definito i parametri o i costi fiscali di questa
manovra, egli assicura che le università saranno
costrette ad abbassare le rette: attraverso il taglio
dei “parametri federali che i college e le università
devono sostenere con costi ingenti”, le istituzioni
accademiche avranno più fondi da investire sui
propri studenti, mantenendo il loro status di
esenzione ed altri benefici fiscali. Con il concetto
di “parametri federali”, Trump alludeva
probabilmente al Gainful Employment Regulation
(Regolamento sull’occupazione redditizia) e altri
piani di monitoraggio stabiliti
dall’amministrazione Obama, al fine di rendere le
università e i college più lucrativi responsabili dei
propri servizi ed abilità di occupazione dei
laureati.
L’effetto Trump su questo Trono di Debiti
estende la sua ondata fino alle imprese
sponsorizzate dal governo Fannie Mae e Freddie
Mac. Subito prima delle elezioni, Fannie Mae ha
annunciato un nuovo piano congiunto “Student
Loan Payoff ReFi” con SoFi Lending
Corporation, un istituto di credito per studenti. Il
piano permette agli studenti di pagare il debito
direttamente all’emittente rifinanziando il loro
mutuo ad un tasso più basso. Il valore delle azioni
di Fannie Mae è quindi aumentato l’8 Novembre
da $1.650 a $3.080 nei soli venti giorni successivi,
aspettando la crescita futura delle richieste dei
prestiti che offrono.
L’altra istituzione presa in considerazione
è Freddie Mac, che ha sofferto molto durante gli
anni di Obama al governo per l’indifferenza
presidenziale alle richieste di Wall Street e le
diverse cause condotte nel 2014. Come Fannie
Mae, anch’essa offre prestiti agli studenti
attraverso il rifinanziamento di un mutuo
precedente. Il suo valore sul mercato è andato alle
stelle dopo le elezioni, come per Sallie Mae, uno
dei più grandi emittenti privati di prestiti agli
studenti. L’aumento repentino di altri operatori
lucrativi nell’ambito (DeVry Education Group e
Apollo Education Group tra i tanti) non è quindi
una sorpresa.
Figura 3: Fannie Mae sul mercato. Nov 2016. Fonte: Bloomberg Figura 4: Freddie Mac sul mercato Nov. 2016. Fonte: Bloomberg A Novembre, il nuovo Presidente ha
condiviso la sua agenda per i primi cento giorni
alla Casa Bianca, che include un blocco delle
assunzioni di tutti i lavoratori federali (con
l’eccezione degli ambiti militari, di sicurezza e
sanità pubblica), influenzando enormemente le
manovre future del Ministero dell’Istruzione.
L’esistenza di quest’ultimo è stata messa a dura
prova per diversi amministrazioni presidenziali fin
dai tempi di Reagan, senza però riuscire a
comprometterne la tenacia.
I Repubblicani hanno sempre inseguito la
deregolamentazione, ed ora si trovano davanti una
strada più chiara verso la privatizzazione,
incentivati anche dal prossimo Reauthorization of
the Higher Education Act (Legge sulla Nuova
Autorizzazione dell’Educazione Secondaria). Le
minacce di diminuire i fondi federali per college
ed università che non limitano le proprie rette
possono inavvertitamente innescare una crescita
di donazioni e supporto privato alle stesse,
diminuendo od azzerando così il ruolo essenziale
del Ministero dell’Istruzione.
Il comportamento poco prevedibile del
nuovo Presidente, dalla sua più completa
inosservanza dei rapporti diplomatici (“La
chiamata di Taiwan”) ai suoi compromessi postelettorali, rende il verdetto sul futuro dei debiti
degli studenti indecifrabile. Aspettarsi che Trump
mantenga le sue promesse è un azzardo sia per i
mercati che per i futuri debitori. I mercati
potrebbero infatti condurre gli investitori verso
certi prodotti finanziari che sono strettamente
influenzati dalle scelte politiche presidenziali:
mentre le parole dei presidenti americani
precedenti erano considerate come patti
inviolabili, i discorsi di Trump devono essere
analizzati e formalizzati attentamente. In questa
atmosfera di incertezza, quale potrebbe essere
l’ancora di salvezza (e di stabilità) dei mercati? La
risposta è paradossalmente la stessa educazione,
in due diverse connotazioni.
In primo luogo, il campo dell’istruzione
deve subire una ristrutturazione. Se le decisioni
alla Casa Bianca sono poco chiare, istituzioni e
scuole dovrebbero prendere l’iniziativa per
risolvere il problema. Senza cadere nella visione
limitata dei conservatori fiscali e speculatori di
bolle sull’educazione superiore, non vi è alcun
dubbio che l’istruzione porta ad impieghi migliori,
stipendi più alti, ed infine migliori prestazioni
economiche del Paese. Ciononostante, il sistema è
come d’abitudine mal distribuito. Alcune lauree
sono note come mezzi con maggior possibilità di
successo e reddito di altre, ma l’istituzione
scolastica di appartenenza impone la stessa retta
per tutti i corsi. Inoltre, molte aree di studio sono
sopravvalutate o sottovalutate in termine di
reddito futuro. I prestiti che gli studenti
sottoscrivono per conseguire queste carriere non
sono adeguati ai diversi fattori endogeni. Le
scuole devono quindi prendere in considerazione
il reale potenziale di un corso di laurea e fare dei
cambiamenti allineati. I mercati saranno in grado
di offrire andamenti (quasi) prevedibili e prodotti
meno rischiosi, migliorando infine il trend
economico generale. Questa visione, per quanto
improbabile, è un piccolo passo per rendere le
istituzioni davvero responsabili non solo per il
cammino accademico del singolo studente, ma
anche per il loro futuro e rendimento.
Lasciando il concetto più istituzionale
d’istruzione, la seconda nozione si basa sul
bisogno dell’educazione finanziaria tra gli
studenti stessi. Gli studenti di economia sembrano
essere gli unici con una conoscenza e
dimestichezza con le proprie finanze, che in parte
guadagnano dal loro corso di laurea, una volta
firmato il contratto di finanziamento.
L’educazione finanziaria dovrebbe essere
insegnata molto prima, quando gli studenti
entrano in contatto con il mondo dei lavori parttime dopo la scuola e la paghetta personale.
Nonostante sia particolarmente improbabile che
uno studente riesca a risparmiare abbastanza per
l’università, è importante per il singolo essere in
grado di districarsi tra i vari prestiti ed opzioni di
rimborso che gli istituti di credito offrono. I
sondaggi condotti negli ultimi anni hanno
delineato un ritratto allarmante sull’ignoranza e
gli errori di valutazione al momento della firma
del contratto. Se gli studenti potessero cambiare le
proprie decisioni riguardo al prestito, il 53% di
questi sceglierebbe un cammino completamente
diverso. La maggior parte di loro non era al
corrente del rimborso basato sul reddito, o non ha
approfondito le effettive possibilità di assunzione
con la carriera accademica scelta. L’istruzione,
nella sua natura più intrinseca, diviene quindi la
soluzione. Gli studenti liceali con una prima
conoscenza finanziaria hanno molte più possibilità
di scegliere un cammino di credito che è più
adeguato alle loro reali capacità di rimborso.
Seguendo le parole di Trump, gli studenti futuri
tenderanno ad approfittare delle nuove opzioni di
rimborso, con poca attenzione all’impatto reale
dei tassi di interesse, rapporto di credito e debito
nazionale. Il fattore privato, che il neo-eletto
Presidente sembra avere particolarmente a cuore,
è ancora più preoccupante. Le agenzie di credito,
fino adesso legate e monitorate dal governo
federale, avranno carta bianca per riscrivere le
regole del Trono di Debiti. Queste imprese,
insieme agli istituti accademici, stanno per
diventare gli squali nel mare dell’istruzione,
pronti per adeguare le loro rette e promuovere i
propri interessi. In questa oscurità, la luce
dell’educazione finanziaria incide ora come non
mai, per permettere a tutti di raggiungere i propri
scopi con le opzioni e le conoscenze migliori.
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