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Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia © PI-ME, Pavia 2011 http://gimle.fsm.it Supplemento B, Psicologia 2011; Vol. 33, N. 3: B85 ISSN 1592-7830 Recensioni Pat Ogden, Kekuni Minton, Claire Pain Trauma and the body. A Sensorimotor approach to psychotherapy New York: Norton, 2006 Che cosa è la Psicoterapia Sensomotoria? Facendo una ricerca bibliografica in lingua italiana non si trova praticamente nulla: un accenno in Giannantonio, M. (2009), Psicotraumatologia. Fondamenti e strumenti operativi. Centro Scientifico Editore e in Wallin, D.J. (2009), Psicoterapia e teoria dell’attaccamento, Il Mulino, una breve trattazione in ambito sessuologico in Puliatti, M. (2010), Psicosomatica del dolore pelvico cronico femminile. Società Editrice Universo e, infine, un breve approfondimento nel recente e autorevole Liotti, G., Farina (2011), Sviluppi traumatici. Eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa. Cortina. Si tratta, invece, di approccio psicoterapeutico nato alla fine degli anni ’70 che ha riscosso ampio consenso nei paesi anglofoni, e che negli ultimi anni sta registrando una diffusione esponenziale innanzitutto (ma non solo) nella comprensione e nel trattamento dei disturbi post-traumatici e, in senso lato, correlati a storie di attaccamento disfunzionali. Oltre a ciò, viene accreditata dai massimi esperti del settore, come in Courtois, C.A., Ford, J.D. (2009), Treating complex post-traumatc states: and evidence-based guide, Norton. Tra le ragioni ipotizzabili alla base di questa non conoscenza da parte del pubblico italiano c’è probabilmente la tipica avversione che molti psicologi hanno per la lingua inglese, e la presenza di un ampio gap nell’ambito della cultura psicotraumatologica italiana. Oltre a ciò, la Psicoterapia Sensomotoria ha avuto difficoltà a diffondersi da noi per la mancanza di attività formativa in Italia, e per l’assenza di un manuale di riferimento. Queste ultime lacune sono però state colmate: è iniziata in Italia nel 2010 la formazione in Psicoterapia Sensomotoria (www.psicosoma.eu) ed è stato pubblicato nel 2006 per i tipi della Norton il libro Trauma and the body. A Sensorimotor approach to psychotherapy, prossimamente tradotto in italiano dall’Istituto di Scienze Cognitive. Appassionato di psicotraumatologia da quasi 20 anni, ho comperato questo libro in internet, con una aspettativa onestamente bassa sul contenuto del libro stesso. Ho cominciato a ricredermi accorgendomi, sfogliandolo, che erano presenti ben due presentazioni, una da parte di Bessel van der Kolk, direttore del Trauma Center di Boston, ben conosciuto al pubblico italiano, e l’altra da parte di Daniel Siegel, le cui opere sono per buona parte tradotte nella nostra lingua. Inoltre, nella quarta di copertina Onno van der Hart, padre del concetto di “dissociazione strutturale (Fantasmi nel sé, Cortina, 2011) indicava Trauma and the Body con Il libro che la psicotraumatologia stava aspettando. A giudizio di chi scrive, si tratta effettivamente di un libro affascinante, molto ben scritto ed aggiornato, che propone una visione della psicoterapia - non solo psicotraumatologica - davvero innovativa, e facilmente integrabile con altri approcci. In particolare, la Psicoterapia Sensomotoria impiega modalità di analisi e di intervento cosiddette “bottom up” che possono facilmente rendere maggiormente efficaci approcci psicoterapeutici fondati essenzialmente sull’uso della parola. Di particolare interesse ed efficacia, vengono anche indicate modalità di intervento clinico basate essenzialmente sul processamento sensomotorio,eliminando le interferenze che il processamento emotivo e cognitivo possono generare. Questa strategia consente anche un approccio più graduale e sicuro nei confronti dei ricordi post-traumatici, specie nel caso in cui la psicopatologia e le risorse del paziente non consentano un fronteggiamento massivo nei confronti dei ricordi stessi a causa, ad esempio, della presenza di un Disturbo Post Traumatico da Stress Complesso, come inteso dalla Herman, o di marcate tendenze dissociative, che possono arrestare l’elaborazione terapeutica o, peggio, ritraumatizzare il paziente. Proprio al fine di tutelare il paziente, la Psicoterapia Sensomotoria propone un approccio al trauma anche millimetrico, se necessario, e dopo avere proceduto preventivamente ad una stabilizzazione del paziente attraverso approcci innanzitutto somatici. Non richiedendo necessariamente il contatto fisico con il paziente, nondimeno la Psicoterapia Sensomotoria promuove la familiarizzazione con il proprio modo di funzionamento corporeo, la definizione di confini somatici chiari e difendibili, la centratura e il radicalmente, risorse somatiche tutte che predispongono ad un lavoro sul trauma più sicuro ed efficace, sviluppando nel contempo le abilità metacognitive del paziente. Tale obiettivo è anche ottenuto attraverso un uso sistematico del dispositivo della mindfulness come “contenitore” all’interno del quale osservare il modo in cui si organizzano somaticamente le esperienze del paziente, e portare a compimento azioni incomplete, reazioni non concluse ad esempio di difesa, di freezing, di attacco o di fuga. Oltre a ciò, nell’approccio della Psicoterapia Sensomotoria si interviene attivamente anche ad un livello cognitivo, e non solo nel modo tradizionale. Infatti, i pensieri disfunzionali vengono trattati innanzitutto per il loro influenzamento sensomotorio, e affrontati anche a questo livello. Utilizzando la Psicoterapia Sensomotoria si può quindi a volte scoprire che, lavorando in modo mindful sull’attivazione somatica dei pensieri disfunzionali, i pensieri stessi si modificano, secondo un procedere bottom-up non previsto dalla maggior parte dei modelli psicoterapeutici più diffusi. Per chi scrive, si tratta davvero di uno dei libri fondamentali degli ultimi decenni, ed un passo verso il prossimo futuro della psicoterapia. Michele Giannantonio