Sistemi di campionamento basso flusso

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Sistemi di campionamento basso flusso
SISTEMI DI CAMPIONAMENTO
ACQUE DI FALDA
METODO LOW-FLOW
(CAMPIONAMENTO A BASSO FLUSSO)
-
Well Wizard® – Pompe Pneumatiche di Campionamento per Postazione Fissa
-
Sample Pro® – Pompe Pneumatiche di Campionamento Portatili
-
MP-10 – Controller per Pompe di Campionamento Pneumatiche
-
MP-20 – Sonda Multiparametrica
-
YellowJacket – Sonda di Interfaccia Acqua/Olio
Severn Trent Water Purification S.p.A. • Capitale Sociale i.v.: Euro 1.016.859 • Sede Leg. e Amm.: Via Isola Guarnieri,
13 • 20063 Cernusco s/N • C.F./P.I. 12499270150 • Reg. Impr. MI n. 135224/1998 • R.E.A. n. 1559847 • Tel. +39.0292908.1
Fax +39.029290830/840 • e-mail:[email protected] • http://www.severntrentservices.it
Brochure Monitoring_Rev.2.doc
Well Wizard – Pompe pneumatiche per
campionamento a postazione fissa
La linea di pompe dedicata al
monitoraggio più venduta al
mondo
Le pompe Well Wizard rappresentano uno
standard
nel
campo
del
monitoraggio
ambientale. Sono disponibili modelli adatti a
qualsiasi caratteristica riscontrabile nei pozzi di
campionamento e di controllo. Insieme agli altri
prodotti della linea formano il sistema più
affidabile ed economico nell’ambito del
campionamento low-flow (a bassa portata).
Ne sono stati installati più di 40000 esemplari in
tutto il mondo. La loro grande affidabilità e
robustezza consente pertanto una lunga durata.
Come funzionano?
I VANTAGGI DELLE POMPE
WELL WIZARD
Conformi alle direttive EPA per il
campionamento low-flow (a
bassa portata)
Modelli disponibili per ogni tipo di
pozzo
Grande affidabilità – garantite
fino a 10 anni
Membrana (bladder) in PTFE a
formulazione esclusiva
A
differenza
delle
pompe
azionate
elettricamente, con le pompe pneumatiche Well
Wizard la portata può essere impostata a
qualsiasi valore (anche molto basso) senza incorrere in problemi di surriscaldamento che
possono alterare la qualità del campione.
Viene anche esclusa la possibilità di “degasaggio” dei componenti volatili dovuto alla
depressione che si forma in aspirazione alla pompa elettrica. Inoltre, si evita l’incontrollato
aumento della torbidità causato dall’utilizzo di altri sistemi, quali i bailers.Il soffietto (bladder)
evita il contatto del fluido con l’aria, eliminando i pericoli di contaminazione esterna.
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WELL WIZARD – CARATTERISTICHE TECNICHE
Modello
Materiale
Lunghezza Diametro
(m)
(cm)
Materiale
connessioni
T1100M
Teflon
1.0
4.2
Teflon
P1101M
PVC
1.04
4.2
Polipropilene
P1101HM
PVC
1.0
4.2
Acciaio Inox
ST1102M
316 S.S.
1.04
4.2
Acciaio Inox
T1200M
316 S.S. e
Teflon
1.04
3.8
Acciaio Inox
T1250
316 S.S.
0.61
3.8
Acciaio Inox
P1150
PVC e Teflon
0.51
4.2
Polipropilene
T1300
316 S.S. e
Teflon
1.16
2.5
Acciaio Inox
*Diametro
Sollevamento
tubi scarico Volume
max
& aria
mm (pollici)
(ml)
(m)
6&9
(1/4 & 3/8)
6&9
(1/4 & 3/8)
6&9
(1/4 & 3/8)
6&9
(1/4 & 3/8)
6&9
(1/4 & 3/8)
6&6
(1/4 & ¼)
6&6
(1/4 & ¼)
6&9
(1/4 & 3/8)
395
75
395
90
395
180
395
305
495
90
100
90
130
90
220
90
* Per avere il diametro di scarico da 13 mm (1/2”) eliminare il suffisso M dal n° di modello
Specifiche Materiali
Acciaio Inox:
AISI 316 lucidato
PVC:
Grado alimentare, estruso per la QED.
Teflon (pompa): Teflon® duPont e altre resine PTFE
Teflon (bladders): Esclusiva Q-flex; per 200,000 cicli
Specifiche filtri in ingresso
Modello
35200
37789
37727
37733
Materiale
Dimensione fori
Adatto a Pompa:
Acciaio Inox
PVC
PVC
Teflon
0.01"
0.01"
0.01"
0.01"
T1200, T1250
P1101, P1101H
P1250 (anche P1101, P1101H)
T1100
(0.25 mm) mesh
(0.25 mm) slot
(0.25 mm) slot
(0.25 mm) slot
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Sample Pro – Pompe Pneumatiche Portatili per
campionamento Low-Flow
Pompe pneumatiche
portatili per pozzi da
1” in su: disponibili
con diametro da 3/4”
e da 1-3/4”.
La linea di pompe pneumatiche della QED rappresenta uno standard nel campo del
monitoraggio ambientale. Sono disponibili modelli adatti a qualsiasi caratteristica
riscontrabile nei pozzi di campionamento e di controllo. Insieme agli altri prodotti della linea
formano il sistema più affidabile ed economico nell’ambito del campionamento low-flow (a
bassa portata).
Le pompe QED operano
prelevando il campione dal
I VANTAGGI DELLE
pozzo molto lentamente, in
POMPE SAMPLE PRO
modo da non alterare le
condizioni statiche del fluido da
• Semplicità di gestione
analizzare
e
fornire
un
• Facilità di smontaggio
campione
realistico
dello
• Soffietto sostituibile con
stesso.
Vengono
azionate
tramite l’uso di aria compressa
semplici operazioni
a
condizioni
controllate,
• Campione indisturbato
impostando
dei
cicli
on-off che
• Nessun problema di
agiscono
sul
soffietto
(bladder)
torbidità
interno della pompa.
• Assenza di contatto tra
A differenza delle pompe
aria e fluido
azionate elettricamente, con le
• Temperatura del
pompe pneumatiche Sample
campione inalterata
Pro, la portata può essere
impostata a qualsiasi valore
• Minimizzazione nella
(anche molto basso) senza
perdita di volatili
incorrere
in
problemi
di
surriscaldamento che possono
alterare la qualità del campione.
Viene anche esclusa la possibilità di “degasaggio” dei componenti volatili dovuto alla
depressione che si forma in aspirazione alla pompa elettrica. Inoltre, si evita l’incontrollato
aumento della torbidità causato dall’utilizzo di altri sistemi, quali i bailers.
Il soffietto (bladder) impedisce il contatto del fluido con
l’aria, eliminando i problemi di ossidazione e
contaminazione esterna.
3
SPECIFICHE TECNICHE
Modello Pompa
SamplePro 3/4"
Diametro esterno 0.75 in (19 mm)
10.75 in (273 mm) con raccordi
Push-In
Lunghezza
9.18 in (233 mm) dal fondo della
pompa alla sezione d’ingresso
0.5 lbs (0.23 Kg)
Peso
Massimo
200 ft (61m)
sollevamento
Volume pompato 0.33 - 0.50 oz (10 - 15 ml)
Materiali
• Corpo
Acciaio Inox 316
• Ingresso, scarico
Acciaio Inox 303
e testa
• Bladder
Polietilene
• O-Rings
Viton®
Raccordi Push-in con placche di
Raccordi
serraggio tubi in acciaio inox 316
• Raccordo aria
1/8” (3.2 mm) O.D.
• Raccordo scarico 1/4" (6.4 mm) O.D.
SamplePro 1-3/4"
1.75 in (47 mm)
14.75 in (375 mm) con raccordi Push-In
12.1 in (307 mm) dal fondo della pompa
alla sezione d’ingresso
4.25 lbs (1.93 Kg)
250 ft (76m)
3.34 oz (100 ml)
Acciaio Inox 316
Acciaio Inox 303
Polietilene (Teflon in opzione)
Viton®
Raccordi Push-in con placche di
serraggio tubi in acciaio inox 316
1/4" (6.4 mm) O.D.
1/4" (6.4 mm) o 3/8” (9.5 mm) O.D.
Consultant kit
Dotazione completa per
l’installazione e la manutenzione
della pompa.
La valigetta include:
• Spazzole per la pulizia della pompa
• 10 soffietti (bladder)
• 10 placche di serraggio tubi
• 10 filtri ingresso acqua
• 10 set di guarnizioni
• 5 sfere in acciaio (valvole di non
ritorno)
• Taglierino tubi
…e tutti gli accessori necessari
Soffietti (bladder) standard in polietilene,
o in Teflon per applicazioni particolari
4
MicroPurge – Controller per sistemi Low-Flow
MP-10
Controller a microprocessore per pompe fisse e portatili.
Con una procedura molto
semplice, in tre differenti
modalità operative, consente di
controllare la portata di
campionamento.
Permette di richiamare i dati di
funzionamento relativi ad un
pozzo, consentendo una veloce
procedura di campionamento.
E’ robusto e leggero.
Richiede una fonte esterna di aria compressa o di altro
gas come fluido motore (es. CO2).
SPECIFICHE TECNICHE
Modello
Dimensioni
Peso
Materiale Custodia
Tastiera
Display
Alimentazione
Durata Batterie
Pressione Massima
Profondità massima pompa
Temperatura di lavoro
MP10
10-3/4"x9-3/4"x5" (27x25x13 cm)
5.5 lbs (2.5 kg)
Resina
6 tasti
2 Linee, 16 Caratteri / LCD
3 batterie "AA"
50,000 Cicli a 70°F (21°C)
120 PSI (827.5 kPa)
250 Feet (76 m)
-20 - 150°F (-29 - 66°C)
Durata di una bombola da 2,2 kg in funzione della profondità di
campionamento
5
MicroPurge – Sonda Multiparametrica per
sistemi Low-Flow
MP-20
Per la misura dei parametri durante il
campionamento
• Tramite la tecnologia PurgeScan segnala
l’avvenuta stabilizzazione dei parametri di
controllo con segnalazione visiva e acustica.
• Visualizza sei valori: ossigeno, pH, Redox,
Conducibilità, Temperatura e Salinità.
• Cella di flusso disegnata per minimizzare
qualsiasi interferenza esterna ed interna.
Specifiche del sistema:
Modello N.
Dimensioni
Peso
Memorizzazione
Stabilizzazione
Materiale custodia
Tastiera
Specifiche delle sonde
Temperatura
Ossigeno disciolto
Conducibilità
pH
ORP
Salinità*
*Calcolata
Range
-5 - 50°C (23 - 122°F)
da 0 a 20 mg/l
0-100 mS/cm
da 2 a 12 unità
-999 to 999 mV
da 0 a 70 PSS
Accuratezza
± 0.20°C (0.36°F)
± 0.2 mg/l
±1% della lettura ± 1 count
± 0.2 unità
± 20 mV
± 1 count
TM
Specifiche PurgeScan :
Range di Stabilizzazione dei pH - +/- .2 unità
parametri
DO - +/- 0.2 mg/l
Conducibilità- +/- 0.020 m S/cm
ORP- +/- 20 mV
NOTA: Queste sono impostazioni di
fabbrica, modificabili a seconda del sito.
Criterio di Stabilizzazione
Si devono verificare 3 letture consecutive dei
parametri selezionati (uno o più dei 4 sopra
elencati) i cui valori rientrino nei limiti
prestabiliti. L’intervallo tra una lettura e la
successiva è impostabile dall’utente (da 1 a 9
minuti)
6
Risoluzione
0.01°C (0.018°F)
0.01 mg/l
4 Digit
0.01 unità
1 mV
0.01 PSS
MP20
18.5"x15"x6.5" (47x38x17 cm)
14 lbs (6.4 kg)
100 scansioni
TM
Tecnologia Purge Scan
Resina
5 tasti
YellowJacket™ - Sonda di interfaccia acqua/olio
Disegnato per massimizzare l’efficienza
nelle operazioni “point & shoot”
• Controllo della discesa della sonda
con una sola mano tramite grilletto.
• Bobina piatta con pulisci nastro;
riavvolgimento preciso senza grovigli.
• Sonda da ¾” dal design robusto.
• Sensibilità regolabile.
• Costruzione in Alluminio ed elettronica
di 3a generazione.
Specifiche del sistema:
Modello N.
IS100
Dimensioni
12.5"x10.25"x3.25" (32 x 26 x 8 cm)
Peso
6.9 lbs (3.2 kg) esclusa la custodia
Compatibilità
Chimica
Generale
Alimentazione
Batterie rettangolari – 9 VDC
Dimensioni sonda
0.75” (1.9 cm) OD x 3” (7.6 cm) lunghezza
Tipo di sensore
Ottico e a conduttanza elettrica
Accuratezza
1/100’ (3 mm)
Sensibilità
Regolabile direttamente sullo strumento
Lunghezza nastro
100’ (30.5m)
Scala
In generale, il sensore non è
disturbato dalla maggior parte dei
fluidi per mezzi di trasporto, da
idrocarburi completamente alogenati,
da alcoli, da soluzioni acquose
deboli.
L’esposizione a idrocarburi
parzialmente alogenati e a condizioni
fortemente alcaline dovrebbe essere
evitata.
Fluidi per mezzi di
trasporto
Compatibili: Antigelo, fluido motore,
diesel, benzina, benzina verde, fluido
idraulico, cherosene, olio del motore,
fluidi di trasmissione
Organici
Compatibili: Acetone, butil alcol,
tetracloruro di carbonio, cicloesano,
etanolo, 2-etossi-etanolo, etil acetato,
etil etere, Freon, esano, fenolo,
isopropanolo, metanolo, nafta, glicol
propilene, tetracloroetilene,
trietilfosfato, xilene.
Non compatibili: cloroformio,
dicloruro di metilene, metil etil
chetone, 1,1,2 tricloroetano,
tricloroetilene
1/100’ su un lato
1 mm sull’altro lato
Materiali a contatto
con acqua
Viton, Tefzel, acciaio inox, termoplastica
Dimensioni custodia
19” x 14.5” x 5” (48 x 37 x 13 cm)
Specifiche custodia
Polietilene ad alta densità (HDPE)
Nota: Test eseguiti a 22°C
7
Il Campionamento con il Metodo “Low-Flow”
“Low-Flow” o basso flusso si riferisce al movimento
dell’acqua della formazione che attraversa la
fenestratura del pozzo durante la fase di spurgo ed il
successivo campionamento. Tale portata deve essere
ridotta ad un punto tale da non permettere alle particelle
sedimentate di entrare nel sistema di aspirazione del
campione. Alcuni ricercatori definiscono il metodo come
spurgo “Low-Stress”, indicando in tal modo il basso
impatto sulla formazione del sistema di pompaggio.
Lo spurgo ed il successivo campionamento in modalità
“Low-Flow” è un metodo che permette di operare senza
rimuovere consistenti quantità d’acqua dal pozzo.
Inoltre, a differenza dei metodi tradizionali, solo l’acqua
stagnante presente nel pozzo, e spesso solo parte di
essa, viene rimossa mentre la torbidità del campione
prelevato viene ridotta alla sola fase “mobile”.
Il metodo parte dall’osservazione che, prelevando
l’acqua con una portata prossima (o inferiore) a quella
di ricarica del pozzo, l’acqua della formazione fluisca
direttamente verso la pompa ad una velocità tale da
non movimentare in modo consistente le colonne
d’acqua sovrastante e sottostante.
Tipicamente, viene utilizzata una portata di 0.1 – 0.5
l/min, anche se tale valore è legato alle condizioni
idrogeologiche caratteristiche del sito.
Le seguenti sono raccomandazioni da tenere in
considerazione prima, durante e dopo le attività di
campionamento Low-Flow:
- utilizzare basse portate (< 0,5 l/min) durante lo spurgo
e il successivo campionamento in modo da produrre il
minimo abbassamento nel livello del pozzo;
- massimizzare lo spessore dei tubi e minimizzarne la
lunghezza;
- minimizzare i fattori di disturbo sulla colonna d’acqua
stagnante al di sopra dell’intervallo fessurato durante
le operazioni di misura del livello e di inserimento del
mezzo campionante;
- effettuare gli aggiustamenti per stabilizzare la portata
il più velocemente possibile;
- controllare gli indicatori della qualità delle acque
durante lo spurgo;
- raccogliere campioni non filtrati per valutare il carico
di contaminanti e il potenziale di trasporto nel sistema
sotterraneo.
Durante la fase di spurgo è raccomandato l’utilizzo di
strumenti di misura in linea (per esempio dotati di celle
a deflusso) per identificare il tempo di stabilizzazione di
alcuni parametri (pH, conducibilità, redox, ossigeno
disciolto, torbidità) di ogni pozzo. I dati relativi alla
portata di estrazione, abbassamento di livello e volume
richiesto per la stabilizzazione dei parametri possono
essere usati come guida per le successive attività di
campionamento. Ciò permette, dopo il primo
campionamento, di tornare successivamente al pozzo
con un bagaglio di informazioni che permetteranno di
rendere snelle e veloci tutte le operazioni di raccolta.
I vantaggi dello spurgo e campionamento “LowFlow”
In generale, questo metodo permette di ottenere una
serie di vantaggi rispetto ai metodi tradizionali, tra i
quali:
campioni che sono rappresentativi del carico
mobile (mobile load) di contaminanti presenti
(disciolti e associati ai colloidi)
minimo disturbo del punto di campionamento e
come conseguenza una semplificazione nelle
apparecchiature di campionamento
minore variabilità dovuta all’operatore; migliore
controllo da parte dell’operatore
riduzione dei fattori di stress sulla formazione
(minimo abbassamento)
minore miscelazione tra l’acqua stagnante del
pozzo e l’acqua di formazione
minore necessità di filtrazione e, di conseguenza,
tempi minori di campionamento
volumi di spurgo ridotti (spesso fino al 90%) che
diminuiscono i costi di smaltimento
tempi di campionamento ridotti e quindi risparmi sui
costi operativi
migliore consistenza del campione; ridotta
variabilità nei campioni artificiali
allungamento della vita del pozzo, in quanto
soggetto a stress da pompaggio e ad intasamenti
dovuti ad accumuli di articolato
8
Severn Trent Water Purification S.p.A.
Via Isola Guarnieri, 13
20063 Cernusco Sul Naviglio (Mi)
Tel. 02-92908.1 Fax. 02-9290840
e-mail: [email protected]
www.severntrentservices.it
9
EPA – GROUND WATER ISSUE
DOCUMENTO EPA/540/S-95/504 – Aprile 1996
Nota: data la natura multidisciplinare del seguente scritto, il traduttore si scusa anticipatamente per
eventuali errori e/o inesattezze. Chiunque lo desideri, può inviare segnalazioni e commenti a Luca
Filoni – Severn Trent Water Purification S.p.A. – tel:02 929081 e-mail [email protected]
DOCUMENTO EPA/540/S-95/504 – Aprile 1996
EPA – GROUND WATER ISSUE
Procedure di campionamento delle acque di falda di tipo Low-Flow (a
bassa portata) e a minimo abbassamento del livello del pozzo
Background
Il “Regional Superfund Ground Water Forum” è
composto da un gruppo di studiosi nel campo
delle acque sotterranee, che rappresentano i
“Regional
Superfund
Officies”
dell’EPA,
organizzato per lo scambio di informazioni relative
alla bonifica delle acque sotterranee. Una delle
maggiori aree di interesse del gruppo riguarda il
campionamento delle acque sotterranee come
supporto sia per la valutazione del sito inquinato
che agli obiettivi di monitoraggio dell’andamento
dei progetti di bonifica. Questo scritto intende dare
delle informazioni di base per lo sviluppo delle
procedure dei campionamenti Low-Flow e alla
loro applicazione in una varietà di formazioni
idrogeologiche. Ci si augura che questo scritto
possa aiutare a redarre procedure operative
(Standard Operating Procedures – SOP) ad uso
del personale EPA e degli altri professionisti
impegnati in questo settore.
Per informazioni addizionali contattare: Robert
Puls, 405-436-8543, Subsurface Remediation and
Protection Division, NRMRL, Ada, Oklahoma.
sottosuolo. Questo aumento di conoscenza è
stato possibile anche grazie all’apporto di nuove
tecniche e allo sviluppo delle apparecchiature
utilizzate per il campionamento.
Inizialmente, le idee e i mezzi per la
caratterizzazione degli acquiferi contaminati sono
stati “presi in prestito” da ciò che era stato
sviluppato nel campo dell’acqua potabile. Tali
procedure comprendevano le tecniche per
l’installazione di piezometri di campionamento e
le modalità per portare l’acqua in superficie,
trattarla, conservarla e analizzarla.
L’idea prevalente alla base si riferiva comunque
ad unità idrogeologiche caratterizzate da una
certa omogeneità.
Con il passare del tempo è risultato evidente che
il concetto di omogeneità non rappresentava in
modo adeguato le problematiche relative
all’inquinamento di falda.
Il concetto di eterogeneità ha cominciato pertanto
a prendere piede non solo nel senso geologico
del termine, ma anche in termini di complessi
processi chimici, fisici e biologici.
E’ diventato perciò evidente che l’inquinamento
sotterraneo era onnipresente e poteva includere
zone profonde, insature, a bassa conducibilità
idraulica o addirittura formazioni impermeabili.
I. Introduzione
Obiettivi e metodi per la valutazione della qualità
delle acque di falda hanno subito profondi
mutamenti durante il corso degli anni. Inizialmente
è stata data molta enfasi alla valutazione
qualitativa delle acque come approvvigionamento
per uso potabile. Falde acquifere di grande
capacità
sono state identificate e monitorate
tenendo presente questo obiettivo. Tali sistemi
fornivano grandi quantità d’acqua, alimentando
pozzi privati e compagnie pubbliche di
distribuzione dell’acqua.
Gradualmente, a seguito della presa di coscienza
delle problematiche relative all’inquinamento di
questi grandi acquiferi, sono migliorate le tecniche
per capire i complessi fenomeni idrogeologici che
governano il trasporto dei contaminanti nel
E’ al di là dello scopo di questo lavoro fare una
descrizione dei progressi fatti nel campo del
monitoraggio e bonifica delle acque sotterranee,
ma due particolari problematiche devono essere
poste in evidenza: l’eterogeneità dell’acquifero e il
trasporto in esso delle sostanze colloidali.
La non omogeneità dell’acquifero, che incide sui
percorsi dei contaminanti, include le variazioni
geologiche,
chimiche,
idrauliche
e
microbiologiche. A mano a mano che i metodi e le
apparecchiature sono diventati più sofisticati e
che si è cominciato a comprendere meglio
l’ambiente in cui si opera, si è giunti alla
consapevolezza che nella maggioranza dei casi
l’obiettivo
principale
deve
essere
la
caratterizzazione dei percorsi dei contaminanti,
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EPA – GROUND WATER ISSUE
DOCUMENTO EPA/540/S-95/504 – Aprile 1996
più che la caratterizzazione dell’intero acquifero.
Infatti, in molti casi, lo spessore del plume è
inferiore alla lunghezza della fenestratura di un
tipico piezometro di campionamento (es. 3 – 6 m)
installato in un sito inquinato. Si è notato come i
gradienti di concentrazione su piccola scala siano
importanti, tanto da influenzare il trend attuale
verso l’installazione di pozzi a piccolo diametro e
con zone fenestrate ridotte.
L’importanza a livello chimico delle particelle
colloidali in un sistema idrogeologico è andata via
via evidenziandosi nel corso degli anni. Questa
presa di coscienza è avvenuta tramite studi in
laboratorio ed in campo che hanno dimostrato
migrazioni degli inquinanti più veloci, e a distanze
e concentrazioni maggiori, di quanto poteva
essere previsto dai modelli disponibili. Difatti, tali
modelli prendono in considerazione solo
l’interazione tra la fase liquida (mobile) e quella
solida (immobile), ma non considerano una
ulteriore fase solida mobile e reattiva. E’ il
riconoscimento di questa terza fase come
possibile vettore di contaminanti che ha portato ad
un’attenzione sempre crescente verso le modalità
in cui i campioni vengono raccolti e processati per
le successive analisi. Se questa fase è presente
con una massa sufficiente, ha capacità di
assorbimento, area sufficientemente estesa e
rimane stabilmente in sospensione, può diventare
un
importante
veicolo
di
trasporto
dei
contaminanti in molti tipi di sistemi sotterranei.
I colloidi sono composti caratterizzati da un
diametro tale che le forze superficiali dominino
rispetto a quella interna (energia libera).
Tipicamente, nelle acque sotterranee, includono
sostanze con diametri da 1 a 1000 nm. Le più
comuni particelle con queste caratteristiche
includono: idrati di ferro, alluminio e ossidi di
manganese; alcuni composti organici disciolti o in
forma aggregata, virus e batteri.
Tali particelle reattive hanno mostrato di essere
mobili in numerose condizioni sia a livello di test di
laboratorio che di studio sul campo tanto da
essere inclusi di frequente nei programmi di
monitoraggio sotto la voce “carico inquinante
mobile totale” (dissolto + in sospensione).
Per ottenere questo scopo è necessario adottare
metodologie
di
campionamento
che
non
influenzino
artificialmente
la
naturale
concentrazione di tali sostanze.
Allo stato attuale, la metodologia più comune di
campionamento prevede di spurgare il pozzo
tramite bailer o pompe dotate di portate
relativamente elevate in modo da rimuovere dai 3
ai 5 volumi di acqua e di provvedere in seguito
alla raccolta del campione di fluido. Tale metodo
può avere un impatto sfavorevole sulla qualità del
campione, che può presentare elevati livelli di
torbidità. Il risultato è l’inclusione di particelle
interstiziali normalmente immobili nel campione in
esame e, di conseguenza, ad una sovrastima
nella concentrazione di alcuni composti (per es.
metalli e sostanze organiche idrofobiche).
Molte problematiche ben documentate associate
alla filtrazione del campione inducono a ritenere
che tale metodo risulti inaccettabile ai fini di
correggere i problemi legati alla torbidità, perché
include la rimozione di particelle potenzialmente
mobili (associate cioè al livello di contaminazione)
riducendo in modo artificiale il reale livello di
contaminazione del campione in esame.
Tutti i problemi legati alla torbidità possono essere
mitigati tramite l’utilizzo di tecniche di spurgo e
campionamento Low-Flow (a bassa portata).
Gli attuali modelli concettuali relativi al
comportamento delle acque sotterranee sono stati
considerevolmente affinati grazie al sempre
maggior
utilizzo
di
apparecchiature
di
monitoraggio in campo. Le cosiddette tecnologia a
spinta
idraulica
(“hydraulic
push”,
quali
penetrometri, Geoprobe, QED Hydropunch)
consentono di ottenere una caratterizzazione del
sito in modo relativamente veloce che può servire
a progettare e installare la rete di pozzi di
monitoraggio. Attualmente, si possono anche
prendere in considerazione anche alternative ai
sistemi di monitoraggio convenzionali per alcune
formazioni idrogeologiche. Il progetto finale per un
sistema di monitoraggio deve in ogni caso essere
supportato da una adeguata caratterizzazione del
sito e deve naturalmente perseguire gli obiettivi di
monitoraggio stabiliti a monte.
Se l’obiettivo del sistema di monitoraggio
comprende una valutazione accurata del livello e
dell’estensione della contaminazione nel tempo
e/o una approfondita analisi della metodologia di
bonifica, allora sono essenziali le informazioni
riguardo l’estensione tridimensionale del plume di
inquinante prima di procedere all’installazione dei
pozzi. Ciò può essere ottenuto tramite l’utilizzo di
un’ampia gamma di apparecchiature e tecniche,
che vanno dalle semplici trivelle manuali, ai
sistemi menzionati precedentemente e fino
all’utilizzo di grandi trivelle.
Informazioni
dettagliate sulla velocità dell’acqua di falda, sulla
direzione e sulla variabilità in orizzontale e in
verticale sono informazioni di base essenziali.
Informazioni geologiche e sulla qualità del suolo
sono richieste sia prima che durante l’installazione
di punti di monitoraggio. Ciò include sia i dati
storici che quelli accumulati durante le
investigazioni. Attraverso tutte le informazioni
raccolte e con la chiara comprensione degli
obiettivi di campionamento possono pertanto
essere prese tutte le decisioni riguardanti la
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posizione, la lunghezza delle sezioni fenestrate, i
diametri e quant’altro necessario sulla rete di
pozzi di monitoraggio. Tutto ciò è particolarmente
utile e critico nei nuovi progetti di bonifica in situ o
per valutare l’attenuazione naturale dell’inquinante
in un sito contaminato.
2)
Più in generale, lo scopo principale in ogni
programma di campionamento deve essere quello
di ottenere campioni senza alterazioni nei
parametri chimici; i dati analitici così ottenuti
possono essere utilizzati per qualsiasi tipologia di
programma di monitoraggio, in funzione delle
regolamentazioni specifiche. La metodologia di
campionamento descritta in questo lavoro parte
dall’assunzione che l’obiettivo del monitoraggio
sia il campionamento in pozzi di controllo dovuti
alla presenza di contaminanti ed è applicabile sia
in presenza che in assenza di colloidi e sia che la
natura dell’inquinamento sia dovuta a metalli (e
metalloidi) o a composti organici.
Queste componenti fondamentali servono a molti
tipi di programmi di campionamento e forniscono
una solida base quando sia necessario espandere
gli obiettivi a livelli di dettaglio superiori. Una
raccolta ad alta qualità e riproducibilità è un
traguardo comune indipendentemente dalgli
obiettivi del programma.
Alfine di raggiungere gli obiettivi stabiliti dal
programma, una raccolta di dati di alto livello
qualitativo implica un sufficiente grado di
accuratezza, precisione e completezza per (p.e. il
numero di dati analitici validi in rapporto al numero
minimo di campioni previsti dal piano).
L’accuratezza dipende dalla scelta corretta delle
apparecchiature
da
utilizzare
per
il
campionamento, e dalle procedure utilizzate per
minimizzare le fonti di disturbo per il campione e
per li sistema sotterraneo dalla raccolta fino
all’analisi del campione stesso. La precisione
dipende dalla riproducibilità dei protocolli di
campionamento e di analisi. Ciò può essere
assicurato o migliorato tramite la riproducibilità
delle analisi dei campioni, inclusi i bianchi, gli
standard di campo/laboratorio e gli standard di
riferimento.
II. Obiettivi di monitoraggio e
considerazioni sul design del sistema
Le problematiche riportate a seguito devono
essere prese in considerazione a monte del
design e della applicazione di ogni programma di
monitoraggio, inclusi quelli che utilizzeranno le
procedure di spurgo e campionamento di tipo
Low-Flow.
A. Obiettivi di qualità dei dati
Gli obiettivi di monitoraggio includono quattro
tipologie principali: la rilevazione, la valutazione,
la scelta delle azioni correttive e la valutazione
delle risorse a disposizione, oppure attraverso
ibridi derivanti dagli accertamenti dovuti ad un
passaggio di proprietà o alla ricerca di acquiferi da
sfruttare. Gli obiettivi di monitoraggio possono poi
cambiare a causa della scoperta di contaminanti o
più in generale di problemi nella qualità delle
acque. In ogni caso, esiste un numero di
componenti comune per ogni programma di
monitoraggio che deve essere considerato di
primaria importanza indipendentemente dagli
obiettivi iniziali. Queste componenti includono:
1)
Lo sviluppo di un modello concettuale che
incorpori gli elementi geologici della
regione e del sito in questione. Il modello
concettuale dovrà includere anche gli
studi di caratterizzazione preliminari sul
sito tesi a ricostruire la componente
idrogeologica tramite un numero limitato
di perforazioni ed installazioni di pozzi;
3)
una raccolta ben documentata e con un
buon rapporto costo/risultato di dati di
ottima qualità tramite l’utilizzo di tecniche
semplici, accurate e riproducibili;
un affinamento del modello concettuale
sulla base delle analisi e dei dati raccolti.
B. La rappresentatività del campione
Una meta importante in ogni programma di
monitoraggio è la raccolta di dati che siano
realmente rappresentativi delle condizioni del sito.
Il termine rappresentatività si applica ai dati
chimici e idrogeologici raccolti da pozzi,
piezometri, da misure geofisiche e di gas nel
terreno, lisimetri e punti di campionamento
temporanei. Lo stesso implica, nella ricerca della
causa di valori estremi, la conoscenza delle
variazioni a livello statistico in alcune proprietà
fisiche o dei valori di concentrazione di specie
ioniche o di contaminanti del sistema sotterraneo.
E’ buona pratica professionale cercare di
massimizzare la rappresentatività tramite l’utilizzo
di tecniche solide, provate e riproducibili per
definire i limiti di distribuzione dei valori raccolti in
sito. In ogni caso, i valori (o limiti) di
rappresentatività sono dinamici e possono subire
mutamenti durante il corso del progetto. Il modello
evolutivo di caratterizzazione del sito è
rappresentato in fig.1 mostra un approccio
sistematico per ottenere di una raccolta dati
consistente.
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Modello Evolutivo di Caratterizzazione del
Sito
Definire gli Obiettivi del
Programma
Stabilire La Qualità dei Dati
Definire Protocolli Analitici e di
Campionamento
Applicare i Protocolli
Affinare i
Protocolli
Decidere Come
Procedere
Fig. 1
sottostima
delle
variazioni
temporali dei contaminanti.
2)
I parametri di target
La selezione dei parametri da
controllare durante un piano di
campionamento
è
spesso
soggetta a leggi e regolamenti
locali. In ogni caso, gli indicatori
di base della qualità dell’acqua, i
parametri indicatori di spurgo e i
contaminanti sono tutti target per
la
raccolta
dei
dati.
Le
apparecchiature e le procedure
usati in questi programmi devono
essere tutti rigorosi e applicabili a
tutte le categorie di dati, in
quanto tutti possono essere
necessari a determinare o a
supportare un’azione sulla base
delle leggi vigenti.
C. Design e installazione del
punto di campionamento
Il modello pone enfasi sul riconoscimento delle
cause di variabilità (p.e. l’utilizzo di tecnologie non
appropriate, quali l’uso di baliers per spurgare un
pozzo; metodi poco precisi o dipendenti
dall’operatore) e sulla necessità di tenere sotto
controllo gli errori evitabili.
1)
Una questione di scala
Un piano di campionamenti ideato per raccogliere
campioni
rappresentativi
deve
tenere
in
considerazione il grado di variazione potenziale
delle condizioni del sito sia nello spazio che nel
tempo, così come le combinazioni e il
comportamento chimico dei parametri da
controllare. In un sistema sotterraneo, le proprietà
chimiche e fisiche non sono statisticamente
indipendenti. Infatti, campioni prelevati in
vicinanza (p.e. a pochi metri di distanza) o in un
piccolo intervallo di tempo (p.e. con frequenza
inferiore al mese) sono altamente auto correlati.
Ciò significa che un programma che preveda
un’alta frequenza di campionamenti nel tempo
(p.e. mensile) o una rete troppo densa di pozzi
rischia di ottenere dati ridondanti e poco validi a
livello statistico che portano ad interferenze
ingannevoli nel calcolo dei trend. Nella pratica
però,
i
programmi
di
monitoraggio
e
campionamento soffrono raramente di problemi di
ridondanza nei dati. Nei programmi di valutazione
delle azioni correttive è invece possibile che si
raccolgano un numero insufficiente di campioni
sia a livello spaziale che temporale. In questi casi,
il risultato può essere una falsa interpretazione del
livello spaziale della contaminazione o una
Una caratterizzazione dettagliata del sito sta al
centro di tutti i processi decisionali, e la base per
la caratterizzazione risiede nella conoscenza della
geologia e idrogeologia del luogo. I dati
fondamentali per identificare le localizzazioni dei
punti di campionamento includono: la litografia del
sottosuolo, le caratteristiche idrogeologiche e la
geochimica
di
base.
Ogni
punto
di
campionamento deve essere utilizzato per uno o
più scopi che devono essere propriamente
documentati negli obiettivi di qualità del piano. Un
singolo punto di campionamento può non essere
sempre in grado di ottemperare a tutte le richieste
del piano di monitoraggio (p.e. rilevamento
iniziale, valutazione, azione correttiva).
1)
Compatibilità
con
il
programma
di
monitoraggio e gli obiettivi di qualità dei dati
Le specifiche sulla localizzazione e costruzione
del punto di campionamento saranno dettate dalla
litografia sotterranea e dalla variabilità nel
contaminante e/o delle condizioni geochimiche.
Bisogna notare che, indipendentemente dal tipo di
approccio al campionamento, alcuni punti di
campionamento (quali pozzi ecc..) hanno zone di
influenza che eccedono il metro. Pertanto, la
disposizione spaziale dei punti deve essere
accuratamente progettata.
2)
Flessibilità di un punto di campionamento
In quasi tutti i casi, un punto di campionamento
con diametro maggiore o uguale ai due pollici
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permette l’utilizzo di gran parte delle pompe
sommerse adatte allo spurgo e campionamento di
tipo Low-Flow. Si suggerisce l’utilizzo, dove
possibile, di zone fenestrate corte (p.e. inferiori a
1.6 m) così da ottenere risultati comparabili con
diversi
tipi
di
apparecchiature.
Corto,
naturalmente, è in funzione della variazione attesa
nella qualità delle acque lungo la verticale.
3)
Equilibrio del punto di campionamento
Dopo l’installazione, deve essere previsto del
tempo per permettere che si stabilisca un
equilibrio fra il punto di campionamento e la
formazione. L’installazione produce infatti un certo
grado di disturbo al sistema sotterraneo.
Generalmente si ritiene che tecniche di
perforazione a rotazione e con trivella creino più
disturbo rispetto a quelle a percussione (directpush). In entrambe i casi ci può essere un periodo
(giorni o mesi) nel quale l’acqua in prossimità del
punto risulta differente nelle caratteristiche da
quella di formazione. Uno sviluppo appropriato del
pozzo per rimuovere il particolato fine creato
durante l’installazione accorcia questo intervallo
temporale.
III.
Definizione
di
spurgo
campionamento Low-Flow
e
E’ universalmente accettato che l’acqua contenuta
nel corpo del pozzo non rappresenti l’acqua di
formazione, e che sia necessario spurgarla prima
di procedere al campionamento. Nondimeno,
l’acqua nella sezione finestrata potrebbe essere
rappresentativa della formazione, in funzione delle
caratteristiche costruttive del pozzo e di quelle
idrogeologiche del sito. I pozzi vengono spurgati
in certa misura per le vari motivi: la presenza
dell’aria in testa alla colonna d’acqua che porta ad
un gradiente di concentrazione dell’aria disciolta
in funzione della profondità, la perdita di sostanze
volatili dalla testa della colonna assorbimenti o le
perdite di sostanze dal corpo del pozzo o dal
fascio filtrante, le variazioni nella natura chimica
dovuti tappi di argille o infiltrazioni dalla superficie.
Lo spurgo a bassa portata (Low-Flow), sia che si
utilizzino sistemi portatili che dedicati, deve
essere effettuato posizionando l’aspirazione della
pompa alla metà, o leggermente più in alto della
metà, della zona fenestrata
del
pozzo.
Posizionare la pompa troppo in basso
significherebbe aspirare anche i solidi che
possono essersi accumulati nel corso del tempo.
Queste particelle sono il risultato dello sviluppo
del
pozzo,
prima
delle
operazioni
di
campionamento, o depositi dovuti alla naturale
sedimentazione dei colloidi trasportati dalle acque
sotterranee.
Pertanto, il posizionamento della pompa al centro
o verso la parte superiore del filtro è consigliato.
Porre la pompa presso la cima della colonna
d’acqua è raccomandato solo nei casi di acquiferi
non confinati, con filtri lungo tutta la sezione e se
tale punto è quello desiderato per il
campionamento. Lo spurgo Low-Flow ha il
vantaggio di minimizzare la miscelazione tra lo
strato superiore di acqua stagnante e quella
presente nella zona fenestrata.
A. Spurgo e campionamento Low-Flow
Low-Flow (bassa portata) è riferito alla velocità
con la quale l’acqua entra nell’aspirazione della
pompa, e che proviene dalle immediate vicinanze
del
filtro
dei
pozzo.
Non
si
riferisce
necessariamente alla portata d’acqua scaricata
alla superficie, che può essere soggetta a
regolamenti e restrizioni. L’abbassamento del
livello dell’acqua dà la migliore indicazione dello
stress derivato da una certa portata in una certa
situazione idrogeologica. L’obiettivo è di estrarre
l’acqua in modo tale da minimizzare lo stress
(vedi abbassamento di livello) impartito al sistema
tenendo conto, in ogni caso, degli obiettivi globali
del programma di campionamento. Tipicamente,
viene utilizzata una portata di 0.1 – 0.5 l/min,
anche se tale valore è legato alle condizioni
idrogeologiche caratteristiche del sito. Alcune
formazioni a granulometria grossolana sono state
campionate con velocità anche di 1 l/min.
L’efficacia di un campionamento Low-Flow è
intimamente legato ad un corretto posizionamento
della zona fenestrata, alla lunghezza della stessa
e alle tecniche con cui il pozzo è stato installato e
sviluppato. Il ristabilirsi dei percorsi naturali
dell’acquifero in tutte le direzioni è importante per
una corretta interpretazione dei risultati analitici.
Se
di
desidera
un’alta
risoluzione
nel
campionammento, è necessario utilizzare zone
fenestrate non superiori al metro. Si è visto che la
necessità di effettuare lo spurgo del pozzo prima
del campionamento è dovuta, nella gran parte dei
casi, all’azione di disturbo durante il passaggio del
mezzo utilizzato per il campionamento. Tale
attività provoca la miscelazione degli strati della
colonna d’acqua, in particolare tra le zone
stagnanti superiori e quelle in movimento nella
zona fenestrata. In aggiunta, si crea sia
un’interferenza dovuta alla movimentazione dei
sedimenti depositati sul fondo che una spinta
verso la formazione immediatamente adiacente
alla parete di una certa massa d’acqua.
Questi fattori di disturbo, così come l’impatto
negativo sulla qualità del campionamento,
possono
essere
evitati
utilizzando
apparecchiature
dedicate.
Tali
strumenti
permettono di evitare l’inserimento di “corpi
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estranei”
prima
campionamento.
di
effettuare
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spurgo
e
Utilizzando le tecniche di campionamento LowFlow è possibile isolare la zona fenestrata dalla
colonna d’acqua stagnante che la sovrasta. Se
l’aspirazione della pompa è posizionata all’interno
dell’area fenestrata, la maggior parte dell’acqua
verrà aspirata direttamente dalla formazione,
minimizzando così miscelazione ed interferenze
con l’acqua stagnante del pozzo. In ogni caso, se
il pozzo non è costruito a dovere, altre zone non
previste
possono
venire
accidentalmente
campionate. In alcuni siti dove esiste una spiccata
eterogeneità geologica all’interno dell’intervallo
fenestrato, aree a conducibilità idraulica più
elevata potrebbero dare luogo a percorsi
preferenziali di campionamento. Questa è una
ragione in più per utilizzare aree fenestrate più
corte, in particolar modo quando l’obiettivo di
campionamento è un’elevata risoluzione spaziale.
B. Parametri indicatori della qualità delle
acque
E’ raccomandato l’utilizzo di parametri che
indichino la qualità delle acque in modo da
identificare la necessità o meno di uno spurgo
prima del prelievo del campione. I parametri di
stabilizzazione quali pH, conducibilità, ossigeno
disciolto, potenziale redox, temperatura e torbidità
devono essere monitorati per determinare il
momento in cui l’acqua di formazione inizia a
fluire nel campionatore.
In generale, l’ordine con il quale i parametri si
stabilizzano è: pH, temperatura e conducibilità,
seguiti da potenziale redox, ossigeno disciolto e
torbidità.
Il pH e la temperatura, pur essendo due parametri
comunemente utilizzati come indicatori durante lo
spurgo, non permettono quasi mai di distinguere
l’acqua del corpo pozzo da quella di formazione;
rimangono comunque dei fattori importanti per
l’interpretazione dei dati e devono essere misurati.
I criteri di performance nella determinazione della
stabilizzazione devono essere basati sul valore di
abbassamento del livello, sulla portata di
campionamento e sui particolari costruttivi delle
attrezzature dedicate alla misura dei parametri in
gioco. Sono infatti disponibili apparecchiature in
grado di monitorare in continuo i suddetti
parametri nel flusso in uscita dalla pompa.
E’ importante stabilire dei criteri specifici sulla
stabilizzazione di ogni pozzo, ed utilizzare in
seguito sempre la stessa metodica, in particolar
modo in relazione all’abbassamento del livello,
alla
portata
di
campionamento
e
all’apparecchiatura
di
campionamento.
In
generale, il tempo o il volume richiesto per lo
spurgo al fine di ottenere la stabilizzazione dei
parametri è indipendente dal volume dei pozzi o
dalla loro profondità. Le variabili dipendenti sono il
diametro,
il
tipo
di
apparecchiature
di
campionamento, le condizioni idrogeologiche e
chimiche, la portata della pompa e se le
attrezzature sono di tipo portatile o dedicate. Se il
mezzo utilizzato per il campionamento è già sul
posto (apparecchiatura dedicata), allora i tempi e i
volumi di spurgo sono decisamente più bassi. Altri
vantaggi dei sistemi dedicati sono le minori
quantità di acqua di spurgo da smaltire, meno
strumenti da decontaminare, minor tempo speso
nella preparazione al campionamento e, di
conseguenza, minor tempo speso sul sito, un
approccio più consistente al campionamento che
probabilmente si traduce in una minor variabilità
nei risultati. L’utilizzo di apparecchiature dedicate
è fortemente raccomandato per i pozzi soggetti
campionamenti di routine nel tempo.
Se i parametri di stabilizzazione sono troppo
stretti può accadere che a fronte di piccole
oscillazioni i tempi di spurgo si protraggano oltre il
necessario. Bisogna tener presente che la
torbidità è un parametro molto conservativo in
termini di stabilizzazione. La torbidità è sempre
l’ultimo parametro a stabilizzarsi. Tempi di spurgo
eccessivi sono invariabilmente legati all’aver
stabilito criteri troppo stretti sulla stabilizzazione
della torbidità. Bisogna ricordare che livelli di
torbidità naturali possono anche superare i 10
NTU.
C. Vantaggi e svantaggi dello spurgo LowFlow (minimo abbassamento)
In generale, i vantaggi del microspurgo includono:
campioni che sono rappresentativi del carico
mobile (mobile load) di contaminanti presenti
(disciolti e associati ai colloidi)
minimo disturbo del punto di campionamento
e come conseguenza una semplificazione
nelle apparecchiature di campionamento
minore
variabilità
dovuta
all’operatore;
migliore controllo da parte dell’operatore
riduzione dei fattori di stress sulla formazione
(minimo abbassamento)
minore miscelazione tra l’acqua stagnante del
pozzo e l’acqua di formazione
minore necessità di filtrazione e, di
conseguenza, tempi minori di campionamento
volumi di spurgo ridotti che diminuiscono i
costi di smaltimento e i tempi di
campionamento
migliore consistenza del campione; ridotta
variabilità nei campioni artificiali
Gli svantaggi:
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costi di investimento iniziale più elevato
tempi iniziali (di set-up del sistema) più lunghi
la
necessità
di
trasportare
delle
apparecchiature addizionali al sito e dal sito
tempi di addestramento più lunghi
resistenze al cambio di metodo da parte degli
addetti ai lavori
la paura che i nuovi dati portino a risultati
differenti e tali da innescare nuovi processi /
azioni
IV. Protocollo di campionamento LowFlow
La seguente procedura è stata sviluppata sulla
base di anni di esperienza nel campo del
campionamento delle acque di falda per la
determinazione di composti organici e inorganici e
raccoglie le esperienze degli autori (e altri) nel
corso degli anni (Barcelona et. al., 1984, 1994;
Barcelona and Helfrich, 1986; Puls and
Barcelona, 1989; Puls et. al. 1990, 1992; Puls and
Powell, 1992; Puls and Paul, 1995).
La raccolta di dati ad un elevato livello qualitativo
è essenziale per il monitoraggio degli acquiferi e
per la caratterizzazione del sito. Le maggiori
limitazioni alla raccolta di campioni rappresentativi
sono dovuti a: miscelazione tra acqua stagnante
presente nel pozzo e acqua fresca dal filtro
durante l’inserimento dell’apparecchiatura per il
campionamento, disturbi e risospensioni di solidi
sedimentati sul fondo del pozzo dovute all’utilizzo
di pompe ad alta portata o alla movimentazione di
bailers, introduzione di gas dall’atmosfera durante
la produzione o la manipolazione del campione,
un utilizzo non appropriato di sistemi di
campionamento a vuoto, ecc…
A. Raccomandazioni per il campionamento
I campioni di fluido non devono essere presi
immediatamente dopo le procedure di sviluppo
pozzo. Bisogna attendere un tempo sufficiente
affinché si ristabilizzi il naturale movimento
dell’acquifero nelle vicinanze del pozzo di
monitoraggio e che un nuovo equilibrio chimico
con i materiali di costruzione venga raggiunto.
Tale lasso di tempo dipende da vari fattori legati
alle condizioni del sito e ai metodi di installazione,
ma spesso supera la settimana.
Lo spurgo del pozzo è quasi sempre necessario
per ottenere che un flusso di acqua di formazione
attraversi la fenestratura del pozzo. Piuttosto che
utilizzare la procedura generalizzata (ma
arbitraria) di spurgare tre volumi di acqua prima
del campionamento, è raccomandato l’utilizzo di
strumenti di misura in linea (per esempio celle a
deflusso)
per
identificare
il
tempo
di
stabilizzazione
di
alcuni
parametri
(pH,
conducibilità, redox, ossigeno disciolto, torbidità)
di ogni pozzo. I dati relativi alla portata di
estrazione, abbassamento di livello e volume
richiesto per la stabilizzazione dei parametri
possono essere usati come guida per le
successive attività di campionamento.
Le seguenti sono raccomandazioni da tenere in
considerazione prima, durante e dopo le attività di
campionamento:
utilizzare basse portate (< 0,5 l/min) durante
lo spurgo e il successivo campionamento in
modo da ottenere il minimo abbassamento nel
livello del pozzo;
massimizzare lo spessore dei tubi e
minimizzarne la lunghezza;
posizionare l’aspirazione della pompa nel
punto di campionamento desiderato;
minimizzare i fattori di disturbo sulla colonna
d’acqua stagnante al di sopra dell’intervallo
fenestrato durante le operazioni di misura del
livello e l’inserimento del mezzo campionante
effettuare gli aggiustamenti per stabilizzare la
portata il più velocemente possibile;
monitorare gli indicatori della qualità delle
acque durante lo spurgo;
raccogliere campioni non filtrati per valutare il
carico di contaminanti e il potenziale di
trasporto nel sistema sotterraneo;
B. Calibrazione dell’equipaggiamento
Prima
del
campionamento,
tutto
l’equipaggiamento deve essere calibrato in
accordo alle raccomandazioni dei produttori, del
Piano di Qualità del progetto e del Piano di
Campionamento in Situ. La calibrazione del pH
deve essere effettuata con almeno due soluzioni
buffer che includano l’intervallo previsto. La
calibrazione per l’ossigeno disciolto deve essere
corretta in funzione della pressione barometrica e
del livello altimetrico.
C. Misura del livello dell’acqua e monitoraggio
Si raccomanda che l’apparecchiatura utilizzata sia
il meno possibile di disturbo all’acqua contenuta
nel corpo pozzo. La profondità deve essere
ottenuta dai dati del pozzo. Misurare al fondo del
pozzo porta in sospensione i solidi decantati dalla
formazione e richiede un tempo di spurgo più
lungo a causa della torbidità indotta. Misurare la
profondità del pozzo a campionamento avvenuto.
La misura del livello dell’acqua deve essere
effettuata relativamente ad una elevazione di
riferimento fissata a priori.
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D. Tipo di pompa
porta inoltre ad introdurre dei fattori incontrollati
dovuti alla variabilità nell’azione dell’operatore.
L’utilizzo di pompe a bassa portata (0.1 – 0.5
l/min) è consigliato per lo spurgo ed il
campionamento di tutti i tipi di analiti. Tutte le
pompe hanno dei limiti, e questi devono tenuti in
considerazione rispetto all’applicazione in un
determinato sito. I bailers sono strumenti
inadeguati per i campionamenti Low-Flow.
1) Considerazioni generali
Non ci sono dei requisiti particolari rispetto alle
apparecchiature da utilizzare con le tecniche di
campionamento
Low-Flow.
La
cosa
più
importante è che l’apparecchiatura dia risultati
consistenti e il minimo disturbo al sistema
nell’intervallo di portate tipiche di questa tecnica
(< 0.5 l/min).
E’ chiaro che un’apparecchiatura che ottiene un
abbassamento di livello minimo o nullo in un
pozzo potrebbe essere causa di un significativo
abbassamento in un atro con caratteristiche di
trasmissività della formazione più basse. In
questo senso, la pompa non deve causare
modifiche nella pressione, temperatura o nelle
altre caratteristiche fisiche del campione d’acqua
in un ragionevole range di campionamenti. La
costanza nelle operazioni è un fattore critico per
ottenere risultati di accuratezza e precisione.
2) Vantaggi e svantaggi delle apparecchiature di
campionamento
E’ disponibile una varietà di strumenti per lo
spurgo e campionamento Low-Flow, quali le
pompe peristaltiche, le pompe “bladder”, le
elettriche sommergibili e le pompe a gas. Le
apparecchiature che meglio si prestano sia ad
essere strumenti dedicati (a posizionamento fisso)
che a funzionare in modo consistente alle basse
portate utilizzate nel Low-Flow sono da preferirsi.
E’ anche auspicabile che si possa avere un buon
controllo sui parametri operativi della pompa
anche a portate molto basse. La pompa
peristaltica è limitata ad applicazioni di bassa
profondità, e può portare a degasaggio del
campione con il risultato di alterare il pH e
l’alcalinità e di perdita delle sostanze volatili. Le
pompe a gas devono essere del tipo che non
permetta il contatto tra il fluido e il gas stesso.
Chiaramente, i bailers e gli altri strumenti della
stessa famiglia non sono assolutamente adatti per
questa tecnica di campionamento, in quanto
portano ad innalzare la torbidità del sistema e a
miscelare le acque stagnanti con quelle di
formazione. Allo stesso modo, anche sistemi a
spinta inerziale con valvola di fondo causano
troppi disturbi al pozzo. L’uso di questi strumenti
Sommari sui vantaggi e gli svantaggi dei vari
strumenti di campionamento sono elencati in
Herzog et al. (1991), U.S. EPA (1992), Parker
(1994) e Thurnblad (1994).
E. Installazione della pompa
Le apparecchiature di campionamento dedicate
(fisse nel pozzo) che sono in grado di pompare e
produrre campioni sono da preferirsi al di sopra
di ogni altro tipo. Ogni strumento portatile deve
essere calato lentamente e con attenzione fino al
centro della zona fenestrata o leggermente più in
alto (per es. 1-1.5 metri sotto la cima di una griglia
di 3 metri). Ciò per mimimizzare la miscelazione
con la colonna di acqua stagnante superiore e,
nello stesso tempo, ridurre al minimo gli effetti di
una risospensione del particolato decantato sul
fondo del pozzo. E’ dimostrato come questi due
effetti di disturbo incidano direttamente sui tempi
di spurgo del sistema. Sembra inoltre che ci sia
una correlazione diretta tra le dimensioni
dell’apparecchiatura
di
campionamento
in
rapporto al diametro del pozzo ed il tempo di
spurgo. La chiave è minimizzare i fattori di
disturbo per l’acqua ed i solidi all’interno del corpo
del pozzo.
F. Filtrazione
La decisione se filtrare o no un campione deve
essere dettata dagli obiettivi della campagna di
campionamenti
piuttosto
che
essere
un’operazione di routine dovuta ad una scarsa
tecnica di campionamento, e la filtrazione in
campo non può essere un intervento di default.
Bisona fare delle considerazioni su cosa si vuole
ottenere dalla filtrazione in campo. Per valutare le
concentrazioni di elementi quali metalli in tracce
realmente disciolti in acqua (in opposizione a
quelli operativamente disciolti tramite per es.
filtrazione a 0.45 µm) sono raccomandati filtri da
0.1 µm, anche se gran parte dei regolamenti
prevedono quelli da 0.45 µm. Campioni alcalini
devono anch’essi essere filtrati se si sospetta la
presenza di particolato di carbonato di calcio,
visto che questa sostanza ha un impatto sui
risultati della titolazione (anche se la stessa
filtrazione può alterare la composizione della CO2
e, di conseguenza, falsare i risultati).
Anche se la filtrazione può essere considerata
una pratica appropriata, talvolta può causare una
serie di inconvenienti (ossidazione, areazione…)
e, di conseguenza, ad una incertezza nei risultati.
Alcune modifiche nello stato del campione sono
inevitabili, ma i fattori che portano ad esse devono
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essere noti. Alcuni effetti deleteri possono essere
minimizzati con la coerente applicazione di alcune
linee guida. Le linee guida devono indirizzare alla
selezione del tipo di filtro, del diametro dei pori
ecc.., in modo da identificare e minimizzare le
potenziali fonti di incertezza durante la filtrazione
del campione.
La filtrazione in linea è raccomandata perché
porta ad una maggiore consistenza tramite una
minor manipolazione del campione, oltre a
minimizzare
l’esposizione
dello
stesso
all’atmosfera. I filtri in linea sono disponibili sia in
formato usa e getta che riutilizzabile, oltre che in
vari formati e dimensioni (0.1 – 5 µm). Quelli usa
e getta hanno il vantaggio di avere una capacità
superiore sui sedimenti rispetto ai tradizionali filtri
a membrana. I filtri devono essere prelavati in
accordo alle prescrizioni del produttore. Se la
risciacquatura non è prevista, far scorrere un litro
d’acqua di falda tra la raccolta del campione e la
fine dello spurgo. Una volta iniziata la filtrazione,
la massa filtrata può ostruire i passaggi a valori
inferiori di quelli nominali del filtro e naturalmente
diversi da quelli desiderati. Azioni correttive
possono essere la prefiltrazione con filtri a
maggior luce di passaggio o la riduzione del
volume da campionare.
G. Il controllo del livello e dei parametri
indicatori di qualità
Controllare periodicamente l’abbassamento di
livello
dell’acqua
del
pozzo
permette
eventualmente di correggere la portata di spurgo.
L’obiettivo è ottenere un abbassamento minimo
del livello (< 0.1 m) durante lo spurgo. Ciò può
essere difficile da ottenere in alcune circostanze a
causa di formazioni geologiche particolarmente
eterogenee incluse nella zona fenestrata, e può
richiedere una regolazione del flusso particolare e
una certa esperienza. I parametri indicatori della
qualità dell’acqua devono essere continuamente
monitorati in linea durante lo spurgo. Tali
indicatori possono includere pH, potenziale redox,
conducibilità, ossigeno disciolto e torbidità. Gli
ultimi tre parametri sono spesso i più sensibili. I
valori di portata, abbassamento di livello, tempo e
volume di spurgo possono servire come linee
guida per i successivi spurghi e campionamenti. I
valori misurati devono essere registrati ogni 3 – 5
minuti quando vengono utilizzati i valori di portata
suggeriti
nei
precedenti
paragrafi.
La
stabilizzazione si può considerare raggiunta
quando tutti i parametri sono stabili per tre misure
successive. Al posto della misura di tutti e cinque i
parametri citati precedentemente, un set minimo
deve includere pH, conducibilità e torbidità o
ossigeno disciolto. Le tre letture consecutive
devono avere uno scostamento di ± 0.1 per il pH,
± 3% per la conducibilità, ± 10 mV per il
potenziale redox e ± 10% per ossigeno e torbidità.
I trend di stabilizzazione di questi indicatori sono
generalmente
ovvi
e
seguono
percorsi
esponenziali o asintotici verso la stabilizzazione.
Ossigeno e torbidità richiedono solitamente il
tempo più lungo prima della stabilizzazione. Le
precedenti linee guida offrono una stima
sommaria e sono basate sull’esperienza.
H.
Campionamento,
contenitori,
conservazione e decontaminazione
A fronte della stabilizzazione dei parametri
indicatori, il campionamento può avere inizio. Se
viene utilizzato uno strumento di analisi in linea,
questo deve essere disconnesso o by-passato
durante il prelievo del campione. La portata,
durante la raccolta del campione, deve rimanere
la stessa utilizzata durante lo spurgo o può essere
leggermente modificata in caso si debba
minimizzare l’areazione, la formazione di bolle, il
riempimento troppo turbolento del contenitore o la
perdita di volatili dovuti a lunghi tempi di residenza
nelle tubazioni. Tipicamente, portate inferiori a 0.5
l/min sono appropriate. La tessa apparecchiatura
utilizzata per lo spurgo deve essere utilizzata peri
il
campionamento.
La
campagna
di
campionamenti deve avvenire partendo dal pozzo
meno contaminato e passare man mano a quelli
con
livelli
di
contaminazione
superiori.
Generalmente, volatili (ad esempio solventi e
componenti di carburanti) e parametri sensibili ai
2+
gas (per es. Fe , CH4, H2S/HS , alcalinità)
devono essere campionati per primi. La sequenza
con cui vengono raccolti i campioni per la maggior
parte dei parametri inorganici non è importante, a
meno che si desiderino campioni filtrati (sostanze
in soluzione). La filtrazione deve avvenire alla fine
e devono essere utilizzati, come discusso
precedentemente, filtri in linea. Durante tutte le
fasi di spurgo e di campionamento devono essere
utilizzati indumenti protettivi adatti al tipo e al
livello di contaminazione.
Il contenitore del campione sarà preparato in
precedenza e adatto agli analiti di interesse e
includerà, quando necessario, le sostanze atte
alla conservazione del campione. Il campione
d’acqua deve essere versato direttamente nel
contenitore dal tubo di mandata della pompa.
Immediatamente dopo essere stato riempito, il
contenitore deve essere conservato come
specificato
dal
progetto.
I
protocolli
di
conservazione dei campioni sono basati sul tipo di
analisi che deve essere effettuata. Può essere
consigliabile aggiungere conservanti prima di
arrivare al sito in modo da ridurre il rischio di
conservare in modo inadatto i contenitori o di
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introdurre dei contaminanti presenti nel sito
durante l’aggiunta di conservanti.
I conservanti devono essere trasferiti dal loro
contenitore
al
contenitore
del
campione
utilizzando pipette usa e getta in polietilene.
Una volta riempito il contenitore con l’acqua di
falda, un tappo rivestito in teflon (o latta) viene
avvitato saldamente per evitare perdite. Il
contenitore viene poi etichettato in conformità alle
procedure del progetto. Il campione deve poi
essere conservato capovolto alla temperatura di
4°C.
I
protocolli
di
decontaminazione
delle
apparecchiature sono in qualche modo dipendenti
dal tipo di strumento utilizzato e dal tipo di
contaminante presente in sito. Fare riferimento ai
protocolli specifici per il sito e per il progetto.
I. I bianchi
Devono essere raccolti i seguenti bianchi:
1)
2)
3)
bianco del sito: deve essere raccolto un
campione per ogni fonte d’acqua utilizzata
in situ (distillata/deionizzata) per la
decontaminazione delle apparecchiature o
in ausilio alle attività di campionamento
bianchi
delle
apparecchiature:
un
campione per tipo di apparecchiatura
deve essere prelevato e conservato prima
dell’inizio delle attività giornaliere in situ.
Far riferimento ai protocolli e alle
procedure specifiche del progetto
bianco da trasporto. E’ richiesto ad ogni
trasporto di campioni contenenti volatili.
Questi bianchi vengono preparati in
laboratorio aggiungendo 40 ml di organici
volatili all’acqua distillata.
trovare soluzioni alternative, visto che le basse
permeabilità possono richiedere spurghi a
bassissima portata (< 0.1 l/min) e la tecnologia
può non essere di supporto. Dove non possano
essere utilizzate apparecchiature che permettano
di prelevare acqua a portate così basse, la
considerazione principale è quella di cercare di
evitare lo svuotamento dell’area fenestrata del
pozzo. Ciò può richiedere ripetute fermate durante
lo spurgo, per permettere al pozzo di ricaricarsi,
lasciando la pompa immersa. L’uso delle tecniche
Low-Flow può risultare poco pratico in queste
condizioni, a seconda del tempo di ricarica. Sia
l’operatore che gi utenti finali dei dati ricavati
devono rendersi conto dei limiti nei dati raccolti;
p.e., una alta probabilità di sottostima nelle
concentrazioni di VOC, dei potenziali falsi negativi
per i metalli dopo filtrazione e falsi positivi dei
campioni non filtrati. Si suggerisce una
comparazioni tra i valori ottenuti tramite tecniche
Low-Flow e campionamenti passivi (p.e. due set
di campioni). La raccolta tramite campionamento
passivo prevede l’acquisizione del campione
senza effettuare, o effettuando in quantità
modeste, lo spurgo del pozzo utilizzando un
sistema di campionamento dedicato (fisso nel
pozzo) o un sistema passivo di raccolta.
A. Formazioni a bassa permeabilità (ricarica <
0.1 l/min)
1.
Spurgo e campionamento Low-Flow tramite
pompe
a.
“modalità portatile o non dedicata” –
Calare la pompa (una in grado di erogare
portate < 0.1 l/min) fino al centro, o
leggermente più in alto, della sezione
fenestrata e lasciarla posizionata per un
minimo di 48 ore (per ridurre il volume di
spurgo). Passate le 48 ore, utilizzare le
procedure descritte alla sezione IV che
riguardano la stabilizzazione dei parametri
ecc.., ma senza svuotare la parte
fenestrata. Se il calo di livello eccessivo o
la ricarica lenta diventano un problema,
allora è meglio seguire gli approcci
seguenti.
b.
“modalità dedicata” – Posizionare la
pompa come nel modo precedente almeno
una settimana prima del campionamento;
ciò significa in pratica lavorare con
un’apparecchiatura dedicata al pozzo. Con
questo approccio i parametri indicatori
dovrebbero
stabilizzarsi
molto
più
rapidamente, a causa del minor disturbo
causato alla zona di campionamento.
V. Formazioni a bassa permeabilità e
di roccia fratturata
Lo scopo finale dei programmi di campionamento
o gli obiettivi di campionamento indirizzano le
scelte
di
posizionamento
dei
punti
di
campionamento, le loro modalità di installazione e
la scelta delle apparecchiature da utilizzare. Allo
stesso modo, anche le condizioni idrogeologiche
caratteristiche del sito hanno influenza su queste
decisioni. Siti con basse permeabilità o rocce
fratturate che causano dei percorsi discreti
dell’acqua possono richiedere apporocci ad hoc.
Contrariamente ai pozzi di approvvigionamento
acqua, quelli installati ai fini del monitoraggio o nei
programmi di bonifica sono spesso installati in
zone a bassa permeabilità. Talvolta è necessario
2.
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Raccolta passiva del campione
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La raccolta passiva del campione richiede
l’inserimento
del
manufatto
nell’intervallo
fenestrato per un tempo tale da permettere di
ottenere un certo equilibrio tra flusso sotterraneo
e campione prima dell’estrazione e successiva
analisi. Concettualmente, l’estrazione di acqua da
un pozzo a bassa permeabilità si avvicina di più
alla raccolta d’acqua da zone insature e le
tecniche di
campionamento passivo possono
risultare più appropriate in termini di ottenimento
di un campione “rappresentativo”. Riuscire ad
ottenere i volumi di campione richiesti è
normalmente un problema con questo tipo di
approccio.
B. Formazioni di roccia fratturata
In questo tipo di formazioni, è suggerito un
approccio di tipo Low-Flow tendente a zero in fase
di spurgo con l’utilizzo di packer. Anche sistemi
passivi multistrato portano ad avere campioni
“rappresentativi”. E’ comunque un imperativo in
queste
situazioni,
prima
di
campionare,
identificare i percorsi dell’acqua o le fratture che
erogano
acqua
utilizzando
un’adeguata
strumentazione.
Dopo aver identificato le fratture che erogano
acqua, installare i packer e la pompa con i suoi
accessori e utilizzare il metodo Low-Flow in
modalità dedicata. In alternativa, utilizzare un
equipaggiamento per il campionamento passivo
che può isolare la frattura che eroga acqua.
VI. Documentazione
Le normali pratiche per documentare un qualsiasi
campionamento devono essere utilizzate anche
per spurgo e campionamento Low-Flow. Ciò
include, come minimo: Informazioni su come è
stato condotto lo spurgo (portata, abbassamento
di livello, valori dei parametri di qualità dell’acqua,
volumi estratti e tempi per effettuare le misure),
dati relativi alle calibrazioni degli strumenti da
campo ecc… Riferirsi alee figure 2 e 3 e a
“Ground Water Sampling Workshop – A
Workshop Summary (U.S.EPA, 1995) come
formati di esempio e per eventuali suggerimenti
ed informazioni sulla documentazione. Tali
informazioni, insieme ai dati analitici di laboratorio
e ai dati di validazione sono necessari per
giudicare
la
“utilizzabilità”
dei
dati
di
campionamento.
VII. Nota
La “U.S. Environmental Protection Agency”
attraverso i suoi Uffici di Ricerca e Sviluppo ha
finanziato e diretto la ricerca qui illustrata come
parte del proprio programma di ricerca e sotto il
contratto N. 68-C4-0031 affidato a Dynamic
Corporation. E’ stato sottoposto a revisione e
approvato ai fini della pubblicazione come
documento EPA da parte della Agenzia stessa. La
menzione di marchi o prodotti in commercio non
costituisce appoggio o raccomandazione all’uso
degli stessi.
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