Photoshop Elements, per chi inizia

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Photoshop Elements, per chi inizia
Software
Photoshop Elements, per chi inizia
Photoshop Elements
si rivolge a chi desidera
un software dall’approccio
più semplice, con un
numero ridotto di
funzionalità, ma non
vuole rinunciare
a prestazioni
di elevata qualità.
Ci accoglie in perfetto stile Adobe lo splash screen di Photoshop Elements.
Le ferventi aspettative nei confronti della rinomata software house inerenti
all’uscita di un nuovo prodotto ‘di punta’ sono state mitigate da questo ‘succedaneo’ a quella che costituirà la pregevole novità futura: Photoshop 7.0.
Così come Photoshop Limited Edition aveva costituito l’alternativa ‘semplice’ alle ultime versioni del software di casa Adobe, Photoshop Elements pare rivelarsi una scelta obbligata per coloro i quali necessitino di un più ridotto set di funzionalità dai risultati applicativi comunque ineccepibili.
Quasi inaspettatamente giunge tra le nostre
mani questo ‘succedaneo’di Photoshop, nello stesso stile di Photoshop Limited Edition
ai tempi di Photoshop 5.5. Il nome sottolinea
la diversa impostazione di questo prodotto:
non si giova infatti né di rivoluzionari motori grafici, né di innovativi algoritmi per la gestione di vecchie e nuove funzionalità. Semplicemente esso rivede l’interfaccia originale di Photoshop, ridefinendo, anche attraverso la semplificazione di alcuni comandi e l’esclusione delle funzionalità maggiormente
specifiche, un nuovo livello di utilizzo. Photoshop Elements (PE) diviene un prodotto indirizzato ad un pubblico non inferiore ma differente, che può aver bisogno di effettuare rapidamente ed efficacemente ritocchi di alto
livello, ma non vuole essere obbligato ai percorsi tipici di un’utenza professionale.
Il risultato di tutto ciò è la dimostrazione di
come una nuova interfaccia utente crei un
nuovo software, e per di più decisamente ap-
petibile. Ad onor del vero va specificato che
il motore sottostante a Photoshop già di suo
‘mette tanta carne al fuoco’ da suggerire l’idea di delineare ulteriori versioni ridotte, anzi meglio ‘rivedute’, specificamente indirizzate a particolari ambiti di utilizzo (sullo stile AutoCad di Autodesk).
La sorpresa nell’affrontare con questo spirito il nuovo pargolo di casa Adobe deriva dal
fatto che ci siamo accorti di come, pur semplificando, molto è stato aggiunto (!) soprattutto in termini di ‘interfaccia’ e flessibilità
di utilizzo. È inoltre interessante verificare
come molti utenti convenzionali di Photoshop 6 si stiano convertendo al nuovo arrivato, constatando l’inutilità di una ingente
mole di funzioni… di cui non se ne fanno
nulla, perché non coinvolti in processi di elaborazione professionali, quando invece una
semplice tendina riassuntiva dei comandi mirati dimezza i tempi di lavorazione! Vediamo.
Tanto per familiarizzare con PE fin dalla prime fasi di utilizzo possiamo farci servire su di
un piatto di argento le fondamentali modalità
utili al fine di iniziare da zero o meno una sessione di lavoro. È da questo menu che è possibile scegliere come iniziare: se generare un
nuovo file specificandone degli attributi, o aprire un file esistente, o incollare materiale copiato precedentemente, o acquisire mediante
scanner o fotocamera digitale. Allo stesso modo possiamo qui decidere di iniziare dalla consultazione del tutorial piuttosto che della guida in linea (entrambi ben realizzati).
Convenevoli e presentazioni
Come ormai di consueto, abbiamo scaricato
il software in prova dal sito web di Adobe.
Breve la ricerca della sezione ‘Download’ o
‘Tryout’, breve la registrazione che consente di scaricare (non brevemente se dotati di
linee o modem un po’ scarsi) il file zippato;
dopo la decompressione si renderà disponibile il file di setup.
Le procedure di installazione richiedono al
più 5 minuti e si concludono con l’avvio del
software che ci indica la possibilità di usufruire della versione tryout (in prova) per un
periodo di 30 giorni. Ovviamente consigliamo tale prova prima di procedere all’acquisto.
All’avvio dell’applicazione ci troviamo di
fronte ad uno schermo che ci ricorda molto
da vicino la classica disposizione degli strumenti di Photoshop: varie finestre delle opzioni sparse per lo schermo, tra queste la fondamentale finestra Layers (livelli), la barra
verticale degli strumenti di fotoritocco più
classici, in alto la barra dei menu, quella degli strumenti e, sulla destra, un non meglio
specificato set di ‘linguette’che supponiamo
dovranno venire cliccate per ottenere un qualche beneficio.
Una prima novità è la richiesta, mediante finestra di benvenuto, di effettuare una delle
seguenti operazioni: aprire un file, crearne
uno nuovo, acquisire immagini tramite scansione o ‘digicamera’, sfruttare una qualche
grafica copiata da altri software o accedere
ai tutorial piuttosto che alla guida in linea.
Da subito quindi intuiamo l’impostazione
prettamente ‘guidata’che animerà molte scel-
È estremamente comodo poter ricorrere ad una finestra a discesa come quella denominata File Browser nel momento in
cui si pone il problema di accedere alle convenzionali funzionalità offerte del file system di Windows. Anche la semplice
apertura di un file, magari in seguito ad una breve ricerca nelle numerose cartelle di lavorazione, ha spesso comportato tempi morti e frustranti susseguirsi di ‘dentro-e-fuori’ dal noto
menu bloccante della sezione ‘File’. Le funzionalità gestionali possono essere gestite in modo indipendente dal flusso di
lavoro: ciò significa, in parole povere, il non essere costretti
a centrare ogni volta il pulsante ‘Annulla’ per poter tornare
alla fase di ritocco nel caso in cui fossimo ancora indecisi sulle precise operazioni da svolgersi.
te all’interno del novello software. Ritengo
utile partire dalla consultazione dei tutorial,
che sono ben fatti, magari dopo avere dato
un’occhiata al sito di Adobe che funge da
‘serbatoio’ ove ripescare le lezioni guidate
che andranno a costituire il corpo della sezione di tutor qui disponibile.
Volendo invece seguire una strada più personale possiamo iniziare con l’aprire un’immagine preesistente dal nostro disco per effettuare quella sessione di ‘prove a corpo libero’ che più volte ho raccomandato, ovvero l’esplorazione random del software onde
captarne la vera natura, come può avvenire
solo durante una visita condotta in modo assolutamente intuitivo ed improvvisato.
Più avanti seguiremo anche noi tale approccio per raccontare ciò che ci ha colpito in
Photoshop Elements.
Al lavoro!
Vediamo un po’… innanzi tutto cosa saranno mai queste linguette sulla destra? Però!
La scelta di attivarne una delle due denominate Filters o Effects, ci rivela fin da subito
la strategia di Adobe nel fornirci di questo
nuovo giocattolo. Riconosciamo infatti dalle didascalie, sottostanti a molte delle miniature che ci vengono presentate all’interno
delle tendine scese in seguito al clic, che la
simpatica barchetta ivi ritratta è la cavia per
l’applicazione dei filtri richiamabili utilizzando le miniature, quali ‘pulsantoni virtuali’. Il lottare da neofita con la difficoltà di rintracciare gli effetti o le funzionalità necessarie nel mare delle opzioni disponibili è infatti
uno dei maggiori problemi di chi frequenta
l’assai esteso mondo creato da Adobe. Qui
un notevole sforzo è stato fatto per fornire ai
neo utenti di Adobe PE una interfaccia estremamente amichevole, al punto da abbandonare la convenzionale definizione ‘nominale’ dei filtri applicabili (sempre presente comunque) per un metodo applicativo più diretto: si può cliccarvi sopra due volte, o trascinare l’icona del filtro/effetto all’interno
dell’immagine. Un ulteriore selettore permette di scegliere se vogliamo approfondire
la scelta del filtro mediante le finestre di opzione, spesso opportune.
Gli effetti si differenziano dai filtri essendo
fondamentalmente una composizione di filtri ed operazioni che consentono di ottenere
un determinato risultato; l’intera sequenza
delle operazioni può essere esaminata nell’immancabile Storia (History). A proposito
della Storia: teniamoci forte! Come ben sapranno gli utilizzatori accaniti di P6 e prece-
A prima vista mi paiono queste le finestrelle che dovrebbero inizialmente attrarre l’attenzione degli affezionati di
Photoshop. Sintetizzando molto potremmo attribuire al menu ‘Hints’ il ruolo di ‘suggeritore’, al menu Recipes quello di ‘tutore’, mentre al menu ‘Layer Styles’ potrebbe spettare di diritto il ruolo di ‘bigino’! In esso sono infatti contenuti diversi effetti che non mancheranno di attrarre i meno ‘audaci’ nel perseguire le classiche vie (manuali) del
fotoritocco digitale a favore di soluzioni ben più a portata di mano. In ogni caso è innegabile come la resa di tali effetti sia notevole. Le immagini a corredo di questo articolo che riportano effetti di ombra… beh, si giovano del suddetto pannello!
Non si può dire che la gestione dei colori in Photoshop Elements non sia stata semplificata all’osso! Tre sono le possibilità operative in tal senso (nessuna gestione, limitata e completa), come tre saranno i secondi che un utente evoluto impiegherà prima di percepire come carente tale riduzione e come tre saranno le urla di gioia che un neofita
leverà sentendosi finalmente liberato dalle eccessive nozioni tecniche da padroneggiarsi al fine di capirci qualche
cosa all’interno del medesimo pannello, ben più infarcito, di Photoshop 6.0. Il bello è che entrambe le possibili reazioni, così come un eventuale giudizio a riguardo, sono perfettamente lecite, dipendendo dal livello di esperienza di
chi si troverà a gestire il software.
Il restyling del menu Image mi ha lasciato inizialmente perplesso, soprattutto nei momenti in
cui la mia ricerca di uno strumento, ormai automatizzata da anni, è andata a vuoto per via della
nuova collocazione di alcune funzioni. Proseguendo l’esplorazione ci si accorge però che la
diminuzione delle funzionalità di modifica ha reso possibile tale ‘trasloco’ e la nuova disposizione si adatta meglio alla logica di un utente medio. Alleggerire a volte significa anche riorganizzare, non solo togliere, e qui mi pare che tale
riordinamento sia stato compiuto al meglio.
Anche il menu di conversione della
modalità colore ha subito forti decurtazioni. La sensazione che ne deriva è duplice: da un lato non posso
che notare l’assenza di alcuni metodi fondamentali come il CMYK o
il Lab, dall’altro mi chiedo: ‘Quante volte ho assistito all’utilizzo di tali metodi di sintesi tra coloro i quali non adoperano Photoshop da professionisti?
La comparsa di due voci precedentemente assenti del menu Enhance ci dà
spunto per andare a verificare che cosa ne pensi a riguardo la Guida in linea, o Help che dir si voglia. Oltre ad apprendere in tale contesto l’utilizzo delle utili funzionalità di rischiaramento del primo piano (Fill Flash) e
di riduzione del controluce (Backlighting), possiamo osservare la pregevole fattura dello strumento di guida. La grafica accattivante e la efficace
accessibilità, rispetto agli analoghi strumenti di qualche anno fa, deriva
essenzialmente dalla visualizzazione mediante browser (per esempio Microsoft Explorer), ricche di tutti gli ausili caratteristici del noto linguaggio ipertestuale.
denti, da sempre Adobe ha implementato un
sistema di Undo singoli nei propri prodotti
della serie Photoshop, elargendo unicamente qualche nota di flessibilità nelle ultime versioni attraverso l’introduzione della Storia
quale metodo per ripercorrere eventuali passi errati in numero maggiore a uno. In PE la
ripetuta pressione di Ctrl+Z permette di effettuare i tanto attesi Undo multipli, annullabili, sempre in successione, dalla pressione
di Ctrl+Y. Se tutto questo potrebbe causare
lo sconforto dei più tradizionalisti alla ricerca delle performance estreme (più Undo significano maggiori risorse destinate a tenere
traccia delle operazioni fatte), senza dubbio
però solleticherà l’appetito dei più pasticcioni, ai quali solevo raccomandare durante le
mie lezioni di ‘non sbagliare più di una volta visto che era loro proibito utilizzare la storia’.
Allo stesso modo dei due utili set di strumenti
citati è poi possibile azionare, dalla medesima fila di linguette, anche un pregevole File
Browser grafico, molto rapido per aprire i file. Seguono le ben note tacche corrispondenti
a History, Info, Swatches, Navigator e Recipes; posizionata in automatismo sulla destra,
vi è una finestrella denominata Hints (‘drit-
Visto che il Carnevale è appena passato (al momento in cui scrivo), mi pare doveroso rendere omaggio alla ricorrenza con questa dissennata esposizione di tutto ciò che è stato riunito sotto le due sole tendine Filters e Effects. Non
ritengo ci sia bisogno di particolari commenti a riguardo, visto che la moltitudine di miniature dovrebbe risultare
sufficientemente eloquente ad intuire la portata delle possibilità creative offerteci! Un’unica nota: si notino le opzioni utili al fine di richiamare i filtri raccolti in sottocategorie, di richiedere eventuali opzioni associate, di predisporre la visualizzazione mediante icone intestate o miniature.
te’), che stuzzica la mia curiosità. Alla pressione di un qualunque strumento, anzi, al solo transito su uno di essi, le immagini ed i testi contenuti all’interno della suddetta finestra di aiuto mutano dinamicamente suggerendoci quelli che potrebbero essere gli aspetti preminenti nell’utilizzo della funzionalità
in questione.
La pressione del pulsante ‘More help’ permette, se necessario, di accedere alla guida
in linea, realizzata come di consueto in formato Html, dunque consultabile dalle pagine del browser di default, ricca di tutte le migliorie e dinamismi tipici delle ultime versioni del noto linguaggio ipertestuale.
Il menu a discesa Recipes potrebbe essere un
po’ arditamente paragonato alle Azioni predefinite presenti in Photoshop 6. In pratica si
tratta di una serie di ‘suggerimenti’, estremamente dettagliati, nei passi da compiere
per raggiungere un determinato risultato. Nell’elenco, che può essere ampliato scarican-
do online ulteriori set messi a disposizione
da Adobe, figurano le fondamentali operazioni di correzione cromatica, di gestione del
testo, di ritocco fotografico ed altre. Mi paiono tutti estremamente ben realizzati, completi ed ‘impreziositi’quanto a ‘economia di
sforzi’: evidenziati in verde esistono qua e là
all’interno di tali descrizioni alcuni pulsanti
recanti il simbolo del pulsante ‘play’presente su molte apparecchiature elettroniche. La
pressione di tale oggetto, confortata dall’apparizione di una scritta ‘Do it for me’ (‘fallo
tu al mio posto’) provoca l’applicazione immediata della serie di funzioni che l’insegnante spera sempre vengano eseguite dall’utente ansioso di apprendere, ma che invece… va beh!
Spostiamo ora lo sguardo verso quello che
rappresenta il vero punto di riferimento, rimasto immutato nelle ormai numerose versioni di Photoshop, ovvero la barra verticale degli strumenti. Anche nell’odierna edi-
zione le classiche funzionalità tipiche del
software di Adobe sono quasi immutate: scelta dei colori di primo piano e sfondo in basso, possibilità di selezionare vari tipi di strumenti per tracciare linee e forme vettoriali
(questo da P6.0), funzionalità disponibili per
le selezioni, lo zoom, il timbro, i riempimenti
e le sfumature e molto altro ancora.
Sempre alla ricerca delle novità constatiamo
però la comparsa di un nuovo pulsante, denominato ‘Red eye brush’, ovvero ‘pennello occhi rossi’. Le funzionalità esplicate ricalcano molto da vicino quelle offerte spesso da innumerevoli applicativi grafici che ci
consentono di convertire a colpi di pennello
un colore presente nell’immagine in un altro
scelto da noi. È ovvio che l’applicazione immediata sia l’eliminazione del colore rosso
dagli occhi dei poveri amici che abbiamo ‘flashato’ nelle nostre immagini!
Oltre a questo rileviamo la mancanza di alcuni elementi a cui volevamo bene: i trac-
Molto bene! I tentativi di PE di automatizzare alcune delle procedure
più comuni ed esigenti in quanto a
competenze si concretizzano qui in
un ottimo plug-in, destinato all’assemblaggio di immagini parzialmente sovrapponibili. L’applicazione principale è la fotografia panoramica.
Ammetto di esserne rimasto sorpreso! Quasi
per caso, posto di non esserne a conoscenza, ci si
imbatte in una funzionalità denominata Photomerge. La richiesta di
indicare alcuni file da
sottoporre a tale trattamento potrebbe già far
intuire il risultato finale
di tale artificio…
ciati, le note e simili. Vedremo più avanti.
Spostandoci negli anfratti più reconditi di PE
arriviamo nel regno dei Menu, estroso popolo di funzionalità assai potenti che si sono
sempre celate in sottocategorie dai nomi oscuri… fino ad oggi! È qui infatti che ci appare
esplicito quello che mi pare essere il filo conduttore nella progettazione di Photoshop Elements (o meglio della sua interfaccia, visto
che il motore rimane di certo il medesimo di
Photoshop 6.0) cioè la voluta semplificazione dei comandi e dell’accesso alle funziona-
lità più comuni, anche a costo di lasciarsi alle spalle le possibilità più performanti e professionali.
Iniziando a percorrere la serie di menu notiamo che sono scomparsi molti metodi di
sintesi cromatica per la definizione delle immagini, che alcuni metodi di correzione sono migrati verso il menu ‘Enhance’, che alcune funzioni si trovano ora raggruppate sotto ‘Image/Resize/…’ o ‘Image/Adjustement/…’. Devo ammettere che, dopo un primo disorientamento di fronte a tali corag-
giosi ‘traslochi’, anche io ho rilevato una più
razionale organizzazione di tali settori. Il comando ‘Desatura’ è scomparso, ma è facilmente rimpiazzabile (e non vi dico come!);
sono scomparse nel nulla anche alcune funzionalità come il miscelatore di canali, le mappe sfumatura, le guide (questo è un colpo basso!) ed altri particolari minori che non cito
per rispetto ai dipartiti.
Mi sento invece di segnalare l’entrata in scena di un paio di funzionalità che mi hanno ricordato molto da vicino l’approccio di Paint
Shop Pro 7 di Jasc. La gestione delle operazioni di ritocco effettuate da PSP7 dà priorità
all’aspetto funzionale degli strumenti, ovvero alla riuscita di un ‘effetto’piuttosto che all’onnipresente schiera di centinaia di parametri per definire fin nei minimi particolari
la sua applicazione. Nel richiamare le funzioni ‘Enhance/Adjust backlighting’o ‘Enhance/Fill flash’ piuttosto che ‘Enhance/Color/Color cast’ si ha la netta percezione della
somiglianza di tali procedure con quelle di
Tanto per citare qualche funzionalità rimasta invariata da Photoshop 6.0 vediamo qui lo strumento Liquify, portento di
quanti amano le deformazioni ‘fluide’
nelle immagini fotografiche. Le operazioni permesse da tale procedura vengono eseguite a ‘mano libera’ ovvero mediante l’utilizzo di pennelli in diverse fogge e dimensioni in funzione dell’effetto
ricercato. La stragrande maggioranza
delle funzionalità rimaste invariate in PE
sono quelle di derivazione ‘pirotecnica’,
ovvero quelle destinate a produrre i maggiori sovvertimenti nelle immagini trattate: la depurazione del software dalle
regolazioni più fini deriva dalla scelta di
non costringere l’utente a studiare troppa teoria delle immagini digitali prima
di divenire capace di apprezzare tali selettivi aggiustamenti (Curve, Correzione
Colore Selettiva, Canali, etc.).
L’applicazione dell’effetto ‘Wood’ porta ad un allargamento
dell’immagine e all’applicazione della cornice a quelli che
erano i bordi dell’immagine stessa. Come è ovvio attendersi,
un set di filtri viene incluso di default in PE mentre altri sono/saranno disponibili per il download dalla rete.
Dovremmo essere abituati alla possibilità di applicare particolari stili ai nostri livelli immagine. In Photoshop Elements, ove precedentemente erano collocate le finestre relative a Tracciati e Canali, compare l’apposita tendina denominata Layers Styles, la quale ingloba
sia quelli che erano precedentemente chiamati Stili, sia i defunti Effetti di livello (denotati da una “f” quando applicati al livello) tra cui
figurano ombre interne, esterne e simili. Vi è un’ampia possibilità di
personalizzazione cliccando sulla lettera che compare di fianco alla
miniatura del livello in questione: l’abbondante numero di parametri dovrebbe garantire ad ognuno la certezza di individuarne la migliore combinazione utile ai propri intenti.
PSP7. Lo scopo è quello di rendere rapida
l’esecuzione di alcuni effetti ricorrenti, come possono essere il rischiarare un primo
piano non illuminato, piuttosto che il riportare uno sfondo sovraesposto ad una luminosità accettabile; molti utenti non particolarmente esperti potranno così ottenere il risultato voluto senza farsi venire un micidiale mal di testa nella ricerca dei modi operativi all’interno della vasta guida in linea.
In definitiva tutto, qui, è molto più diretto,
senza fronzoli, privo magari di molte possibilità operative proprie di Photoshop, ma di
certo anche meno dispersivo per eseguire le
funzioni meno specialistiche.
Cosa manca
Ammetto che includere all’interno della prova un paragrafo denominato in tal modo non
lascia ben sperare per un buon esito del test!
Tengo però a fare notare che Adobe è un nome tanto apprezzato che automaticamente
crea aspettative ad ogni nuova uscita. E noi
intendiamo verificare i risultati di scelte, dichiaratamente finalizzate più al ‘levare’ che
al ‘mettere’. Si è già notato come la modifica dell’interfaccia abbia ben riorganizzato
filtri, effetti, correzioni cromatiche, aiuti, etc.
Non si è per nulla invece accennato alle modifiche intervenute in zona ‘Livelli’. Prima
di tutto noto l’assenza delle maschere di li-
vello, una funzionalità che reputo ‘evoluta’.
Pur restando convinto del fatto che tale feature sia indice di un buon livello di sofisticazione del software che la implementa, devo anche ammettere che di utenti saltuari che
la padroneggiano ne conosco ben pochi.
Allo stesso modo riconosco una certa logica
nel rinunciare ai servizi offerti dai Tracciati:
le simpatiche ‘manigliette’ hanno già fatto
vittime nella schiera dei meno esigenti, ma
più rilassati, utenti. Mancano infatti sia il pulsante sulla barra degli strumenti che la relativa finestrella generalmente posta dietro quella dei… Canali, i quali… mancano! Qui mi
trovo un poco in imbarazzo nel giudicare ta-
A rassicurare chi, pur ricercando una semplificazione nel metodo di procedere classico di Photoshop, desidera che
siano mantenuti i suoi tradizionali potenti strumenti, per questi soli (sono tra essi!) siamo andati a verificare il comportamento di alcune delle più importanti funzioni. Regolazione dei livelli, Variazioni e Maschere di contrasto confermano la loro presenza, magari perdendo la possibilità di salvare in un file apposito le correzioni fatte onde poterle riutilizzare in futuro, ma comunque proponendo tutta la consueta efficacia nell’applicazione.
le decurtazione. Mi spiego. Personalmente
faccio un utilizzo abbastanza insistente dei
canali, soprattutto per generare selezioni ‘anomale’ piuttosto che per fornire di mappe di
vario tipo i filtri che ne richiedono; dunque
mi sento in parte limitato nel non poterne usufruire al meglio. È probabile comunque che
anche in questo caso l’utenza media non dovrebbe sentirne più di tanto la mancanza.
Avendo parlato di Selezioni direi invece di
condannare senza appello la mancanza della possibilità di salvare tali artefatti, pur riconoscendo il parallelo che intercorre tra esse ed i già dimenticati Canali. Ma aspettiamo un secondo… vuoi vedere che…?!? Nell’esplorazione dei convenzionali metodi di
salvataggio di altri manufatti digitali (Livelli, Curve, Correzione Colore Selettiva, etc.)
mi accorgo che è stata rimossa del tutto la
possibilità globale di salvare ogni tipo di impostazione cromatica! Beh, la mancanza della possibilità di salvare le correzioni di un
qualunque tipo è bypassabile con la creazione di un ‘Livello di Regolazione’ apposito
(pulsante in basso a sinistra nella palette dei
livelli), pur essendo necessario salvare il tutto assieme all’immagine piuttosto che come
singolo file. Non è invece sostituibile in alcun modo il salvataggio delle selezioni, se
non con una tortuosa procedura di salvataggio di un’immagine BN che simuli la selezione (basta riempire di nero e bianco selezione ed inversa) per poi trarre da questa con
la bacchetta magica l’originaria (folle!).
Una ulteriore mancanza che mi pare risultare particolarmente ‘fastidiosa’ è la scelta di
togliere all’utente la possibilità di utilizzare
le guide, alla quali risulta estremamente utile fare riferimento nell’istante in cui PE venga utilizzato per fare un minimo di impaginazione, per quanto ridotta essa sia.
Osserviamo infine che vengono a mancare
alcuni metodi di descrizione cromatica (restano RGB, Grayscale, Indexed Color e Bitmap) ed alcuni metodi di correzione dei toni (persistono Levels, i livelli, Variations, le
variazioni, Hue/Saturation, tinta e saturazione, e Brightness/Contrast, luminosità e contrasto).
Che altro? Beh, di certo non ho elencato tutto ciò che si è deciso di eliminare (miscelatore canali, mappe sfumatura, etc.), così come di sicuro molto mi è sfuggito in termini
di introduzione di nuovi elementi e struttu-
re, ma ritengo che le indicazioni fino a qui
fornite siano sufficienti per farsi un’idea tutto sommato attendibile sul ‘cosa aspettarsi’
nel momento in cui scaricheremo il software dalla Rete.
Conclusioni (molto personali!)
Adobe Photoshop Elements contiene per l’appunto elementi derivanti da Photoshop 6.0 i
quali, da soli e senza un paragone così stretto col procace genitore, meriterebbero la palma della funzionalità e delle performance. È
noto che la velocità e la precisione con cui i
classici strumenti di casa Adobe operano è
tutt’oggi incontrastata (mi spiace per Jasc,
ma ha ancora da lavorare!).
Chi come me passa diverse ore al giorno di
fronte al logo ‘occhiuto’ non può non essere
prevenuto di fronte ad un tale software; ma
proprio per tale motivo penso che il mio giudizio positivo sia attendibile. Photoshop Elements è ad oggi il migliore strumento base
per affrontare da neofiti il problema del fotoritocco amatoriale. Non dico, come ho già
scritto per Paint Shop Pro 7, che esso sia il
migliore software adatto a guidarci nel passaggio dall’amatoriale al professionale, ma
Sempre in vena di semplificazioni, vediamo qui uno dei nuovi strumenti introdotti all’interno del nostro pacchetto: il Color Cast. Per chi già conosce
Photoshop, l’effetto provocato è il medesimo che si aveva selezionando il
contagocce centrale dalla finestra di
regolazione dei livelli cromatici
(CTRL+L per Win o ‘MELA’+L per
Mac). L’applicazione della funzionalità, ora come prima, consiste nel riportare ad una tonalità neutra (grigia) il
colore cliccato, modificando di conseguenza le tinte presenti nell’immagine. Lo scopo è proprio l’eliminazione
delle dominanti cromatiche: in PE è stato estrapolato dal resto e messoci a disposizione a se stante.
QUANTO COSTA
Photoshop Elements
Euro 150.00
www.adobe.it
Lo strumento di correzione degli occhi rossi, così è stato ‘vezzosamente’ ribattezzato, altro non è che un pennello che ci consente di sostituire un colore ad un altro, in questo caso il rosso che compare all’interno dell’iride nelle fotografie scattate col flash diretto negli occhi dei soggetti. La dote principale dello strumento in questione consiste nell’ampiezza della personalizzazione del pennello per operare con la tolleranza e la dimensione del tratto adatte alle circostanze.
La già nominata sezione di help è stata pensata per venire incontro, con la
maggiore semplicità espositiva possibile, a coloro che incontrino una qualsivoglia difficoltà nella gestione degli
strumenti messici a disposizione da
Photoshop Elements. Mi pare ovvio che
un software indirizzato ad un pubblico in fase di crescita tecnica, come quello cui si rivolge Adobe con questo prodotto, debba offrire illustrazioni ben
realizzate a supportare un testo estremamente completo. La guida Html supporta le consuete funzionalità di ricerca
ed indicizzazione dei contenuti.
È inutile ricordare nuovamente quanto sia importante ed utile consultare
periodicamente il sito di Adobe, nello
specifico, ma in generale di qualunque
produttore del quale possiamo vantare il possesso di un prodotto hardware
o software. Solo in tal modo potremo
infatti rimanere informati riguardo ad
eventuali aggiornamenti, patch, offerte e, perché no, concorsi spesso pubblicizzati unicamente sulle pagine della Rete.
affermo soltanto che, date le potenzialità offerte dal motore grafico di P6.0, data l’estrema pulizia con cui l’interfaccia utente è stata realizzata e riorganizzata e dato l’alto numero di funzionalità basilari presenti, ebbene questo software merita di certo il podio
tra chi desidera disporre di un set di strumenti
ridotto, ma pur sempre completo e al top per
prestazioni offerte.
Volendo essere corretti, devo constatare come Photoshop Elements non soddisferà certamente chi ha già una base culturale discretamente indirizzata al fotoritocco digitale: la
mancanza di curve, canali, maschere e salvataggi delle impostazioni soffoca un utilizzo professionale di tale applicativo. Se però
chi sta leggendo queste righe non ha mai sentito la necessità di scontornare immagini mediante mascheratura, piuttosto che di correggere selettivamente una tinta o di operare in modalità Lab… compratelo! Magari
non a scatola chiusa, visto che la versione dimostrativa è perfettamente operativa e gratuita, ma ritengo che in questa ultima ipotesi PE possa costituire il non plus ultra per l’utente appassionato senza essere fanatico o
‘feticista tecnologico’.
Solita raccomandazione: qui i filtri e gli effetti sono un’enormità, sono presentati in modo ameno, permettono di fare un mucchio di
cose ma, mi raccomando, che questi strumenti siano di complemento all’abilità dell’utente senza prenderne il posto.
Eugenio G. Tursi