Tra Egitto e Siria nel III millennio aC

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Tra Egitto e Siria nel III millennio aC
Acc. Sc. Torino
Atti Sc. Mor. 146 (2012)
ARCHEOLOGIA, EPIGRAFIA, NUMISMATICA
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C.
Nota di MARIA GIOVANNA BIGA* e ALESSANDRO ROCCATI**
presentata dal Socio corrispondente ALESSANDRO ROCCATI
nell’adunanza del 15 maggio 2012
e approvata nell’adunanza del 5 febbraio 2013
Riassunto. Dopo più di trent’anni dalla sensazionale scoperta, il grande
archivio di Ebla, coevo del faraone egizio Pepi I (VI dinastia), riversa
informazioni per tutto il mondo circostante, ma mantiene il silenzio sugli
attesi rapporti con l’Egitto. Insospettita da tale inspiegabile anomalia,
l’Autrice dello studio sposta l’attenzione sulla natura degli scambi commerciali e perviene ad identificare una regione altrimenti ignota, di cui
propone la lettura «DUGURASU», quale possibile designazione del Paese del Nilo in quel periodo remoto. Quindi un egittologo suggerisce una
plausibile corrispondenza in un toponimo identificato di recente, che
parrebbe riferirsi alle «bocche del Nilo» nel delta.
PAROLE CHIAVE: Delta egiziano, Ebla, Biblo, lapislazzuli, stagno, lino.
Abstract. More than thirty years after they were discovered, the great
Ebla archives, dated to the times of the Egyptian Pharao Pepy I (6th Dynasty), in spite of a bumper information about a large coeval world, keep
hiding any expected connexions with Egypt. Suspicious because of such
strange dearth of information, the author of this research moves her attention to the nature of the alleged trade with particular countries and
can point out a place name, which would read «DUGURASU», as a
likely partner in the land of the Nile at that most ancient period. Eventually an Egyptologist guesses a fit match for it in a contemporary Egyptian place name, which refers to the «mouths of the river» in the Nile
delta.
KEYWORDS: Egyptian Delta, Ebla, Byblos, lapis lazuli, tin, linen.
1. Gli archivi di Ebla e il loro orizzonte geo-politico
Prima della scoperta della città di Ebla (il sito di Tell Mardikh a 60 km
a sud-ovest di Aleppo in Siria settentrionale) e dei suoi archivi, databili al
XXIV secolo a.C., che hanno permesso di scrivere la storia della Siria del
*
Professore associato di Storia del Vicino Oriente Antico nella Sapienza Università di Roma;
e-mail: [email protected]
Sono utilizzate le seguenti abbreviazioni: ARET = Archivi Reali di Ebla. Testi; ARES = Archivi Reali di Ebla. Studi; MEE = Materiali Epigrafici di Ebla.
**
Professore emerito, già ordinario di Egittologia nelle Università di Roma e di Torino (Autore dell’Appendice); e-mail: [email protected]
18 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
III millennio a.C., i due grandi poli culturali del III millennio a.C. erano considerati l’Egitto e la Mesopotamia, sorti sulle rive di grandi fiumi. La Siria
era ritenuta invece una regione di passaggio tra questi due grandi poli, abitata da tribù di pastori seminomadi che avrebbero poi cercato, alla fine del
III millennio, di sedentarizzarsi in Mesopotamia, portando alla caduta
dell’impero di Ur III (2000 a.C. circa).
Erano noti i rapporti tra la costa siro-palestinese e l’Egitto, e soprattutto i
contatti dell’Egitto con la città di Biblo, documentati archeologicamente già
dalla fine del IV millennio a.C.1. Ma la Siria interna era considerata, anche
per l’assenza di grandi fiumi, una zona nella quale la cultura urbana, nel III
millennio, non si era ancora sviluppata e la scrittura era sconosciuta.
Solamente dalla città di Mari, sul medio Eufrate e nella Siria attuale, al
confine con l’Iraq, provenivano statue con i nomi di re e brevi testi di dedica
ed era evidente che Mari era stata un grande regno del III millennio, ma era
considerata una città di cultura mesopotamica, anche se al confine con la cultura siriana. Gli studi degli ultimi trent’anni dell’équipe francese diretta da
J.-M. Durand hanno dimostrato come invece Mari sia un testimone importante di una cultura siriana che ha ricevuto senz’altro grandi influssi dalla
Mesopotamia, ma che ha avuto tanti aspetti originali che dimostrano come la
Siria sia stata un grande polo culturale autonomo tra l’Egitto e la Mesopotamia. Molti aspetti della cultura mesopotamica, noti da tanto tempo perché
i primi scavi nel Vicino Oriente antico sono stati in Assiria e in Babilonia,
sono ora evidenti aspetti originari della cultura siriana che dalla cultura mesopotamica sono stati in seguito assorbiti e non viceversa, come creduto a
lungo2.
Gli scavi della missione archeologica italiana, diretta da P. Matthiae3, ad
Ebla hanno dimostrato la presenza in Siria, già alla metà del III millennio
a.C., di una sviluppata e ricca civiltà urbana4. Grazie ad un testo che elenca
ventisei nomi di sovrani della dinastia eblaita, si può far risalire la presenza
di un re di Ebla almeno al XXVIII secolo a.C. o prima. E i testi degli archivi
di Ebla, ritrovati nel palazzo reale, hanno consentito di scrivere la storia poli-
1
W. Helck, Die Beziehungen Ägyptens zu Vorderasien im 3. und 2. Jahrtausend v. Chr., Harrassowitz, Wiesbaden 1962.
2
Per la pubblicazione, traduzione e commento dei testi di Mari v. J.-M. Durand, Documents
Epistolaires du Palais de Mari, I, II, III, Éditions du Cerf, Paris 1997, 1998, 2000; per una
sintesi della storia di Mari v. D. Charpin e N. Ziegler, Mari et le Proche-Orient à l’époque
amorrite. Essai d’histoire politique, Florilegium marianum V, Paris 2003.
3
Per una sintesi recente degli scavi di Ebla con tutta la bibliografia precedente v. P. Matthiae,
Ebla. La città del trono, Einaudi, Torino 2010.
4
P. Matthiae, F. Pinnock, G. Scandone Matthiae (a cura di), Ebla, Alle origini della civiltà
urbana, Electa, Milano 1995.
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tica, diplomatica, sociale, economica e religiosa della Siria e dell’alta Mesopotamia completamente sconosciute5.
Tra i testi degli archivi vi sono i più antichi vocabolari bilingui e le liste
lessicali sumeriche, entrambi di origine mesopotamica, e copiati e studiati
dagli scribi eblaiti6; testi letterari di origine sumerica, ancora molto difficili
da comprendere7; un grande testo con un trattato tra la città di Ebla e quella
di Abarsal (di identificazione ancora sconosciuta ma su un fiume) per dividersi le zone di influenza commerciale; testi matematici; alcune lettere diplomatiche di re stranieri inviate al re di Ebla8; ma soprattutto vi sono testi
amministrativi. Tali testi sono registrazioni delle uscite dalle casse dello stato e dai magazzini del palazzo reale di prodotti vari, soprattutto tessuti di lana, che sono senza dubbio la maggiore produzione eblaita e quella inviata in
tutto il resto del Vicino Oriente, ma anche metalli e oggetti vari in metallo,
legname9. I metalli preziosi quali l’oro e l’argento sono presenti in grande
quantità nei magazzini di Ebla (anche se i testi non indicano mai il paese
straniero di provenienza)10; rendiconti annuali ne documentano le uscite per
scopi vari e per produrre oggetti e per acquisto di beni. Anche gli archivi
mesopotamici contemporanei a quelli di Ebla, e provenienti da Lagash nel
sud della Mesopotamia, registrano le uscite dell’amministrazione interna della città e dello stato11. Ma quello che rende i testi amministrativi di Ebla
davvero eccezionali è il fatto che questi apparentemente monotoni e ripetitivi
testi amministrativi, che elencano uscite di beni, sono invece una miniera di
notizie su diversi aspetti della storia politica, diplomatica, economica, sociale, religiosa sia del regno di Ebla sia di molti altri regni della Siria e dell’Alta
Mesopotamia del periodo. Gli scribi eblaiti, infatti, dopo la registrazione della quantità del bene in uscita e il destinatario, con la sua titolatura o nome di
professione, hanno sovente scritto l’occasione per la quale è avvenuta la
consegna del bene. Tra queste occasioni vi sono eventi successi alla corte di
Ebla e ad altre corti dell’epoca in contatto con quella di Ebla, quali nascite di
5
V. ad es. M.G. Biga, Scrivere la storia con i testi di Ebla, in G. Servadio (ed.), Scritti siriani
dell’antichità, Biblioteca di «Pasiphae», IX, Roma-Pisa 2010, pp. 23-28.
6
I testi lessicali sumerici e i vocabolari bilingui sono stati pubblicati da G. Pettinato in MEE
III e IV.
7
I testi letterari di Ebla sono stati pubblicati da D.O. Edzard in ARET V, Roma 1985.
8
Tutti questi testi sono stati individuati e pubblicati da G. Pettinato. La più recente edizione è
opera di P. Fronzaroli, nel volume ARET XIII, Roma 2003.
9
Per una sintesi recente sugli archivi v. P. Matthiae, Gli Archivi reali di Ebla, MondadoriSapienza, Roma 2008.
10
Il commercio a lunga distanza, soprattutto quello dei metalli, non è purtroppo documentato
da nessun testo amministrativo mesopotamico né siriano e per ricostruirlo ci si basa sulla documentazione archeologica e su altri tipi di testi, tra cui quelli letterari sono i più produttivi.
11
Per una sintesi sugli archivi di Lagash v. M.G. Biga, Gli archivi di Lagash, in «Archivi e
Cultura», 29, 1996, pp. 33-55.
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principi e principesse, matrimoni interdinastici, malattie e morti di personaggi della corte e delle corti straniere, cerimonie di purificazione dopo la morte
di un personaggio, cerimonie e rituali vari in onore di divinità, fiere ecc., ma
anche guerre, arrivi di messaggeri e re stranieri a prestare il giuramento ad
Ebla nel tempio del dio principale Kura12. Le notizie degli eventi che succedono fuori Ebla e presso le altre corti, quelle delle vittorie dell’esercito eblaita nelle numerose campagne militari, quelle dello scavo di un pozzo ecc. sono molto sovente portate da messaggeri, informatori vari, mercanti, ambasciatori che giungono ad Ebla con la bella notizia13, ricevendone in cambio
doni consistenti per lo più in tessuti preziosi. Inoltre da alcuni anni è stato
riconosciuto dalla scrivente il termine sumerico utilizzato dagli scribi eblaiti
per indicare la campagna militare14 e da quel momento è diventato evidente
che gli Eblaiti non erano stati solo pacifici mercanti che commerciavano in
tessuti, legnami, lana ecc., ma avevano intrapreso anche molte campagne militari.
Questa quantità enorme di dati sulla vita politica, diplomatica, sociale ed
economica della Siria e dell’Alta Mesopotamia non sarebbe servita però a
scrivere la storia se non fosse stata ordinata cronologicamente nella cronologia relativa. Se infatti fin dall’inizio, poco dopo la scoperta degli archivi, la
datazione assoluta degli stessi era stata stabilita alla fine del periodo protodinastico e prima dell’ascesa al potere, in Mesopotamia, di Sargon di Accad
(2300 a.C. circa), non menzionato negli archivi, era invece molto difficile
ordinare i testi nella cronologia relativa. I testi di Ebla sono infatti per lo più
datati solo con il nome del mese e non presentano ancora dei veri e proprii
nomi d’anno, come si farà di lì a poco. Inoltre il re, la massima autorità politica, è semplicemente indicato nei testi, con il nome di funzione di «re»,
«en» in sumerico e quindi era molto difficile in primo luogo attribuire i testi
12
Per una sintesi di questi eventi v. M.G. Biga, Au-delà des frontières: guerre et diplomatie à
Ebla, in «Orientalia», 77, 2008, pp. 289 ss.; per le fiere v. M.G. Biga, Feste e fiere a Ebla, in
C. Zaccagnini (ed.), Mercanti e politica nel mondo antico, in «Saggi di Storia antica», 21,
2003, Roma, pp. 55-68.
13
Tutte le notizie che giungono alla corte ed al re sono sempre e solo notizie di eventi lieti e
favorevoli ad Ebla; per l’identificazione del termine «notizia» v. W. Sallaberger, Nachrichten
an den Palast von Ebla. Eine Deutung von níg-mul-(an), in Semitic and Assyriological Studies Presented to Pelio Fronzaroli by Pupils and Colleagues, Harrassowitz, Wiesbaden 2003,
pp. 600-625. Le notizie brutte, come ad es. sconfitte dell’esercito, probabilmente arrivavano,
come del resto arrivano quelle di morti di re stranieri; evidentemente chi le portava non riceveva compenso!
14
Gli scribi eblaiti, contrariamente a quello che facevano i loro colleghi sumerici, hanno distinto tre termini, uno per indicare il viaggio, uno per la campagna militare, e un altro per le
provvisioni per il viaggio o per la campagna militare, v. M.G. Biga, Las Guerras de Ebla, in
M. Alonso Baquer et al. (eds.), La Guerra en Oriente Próximo y Egipto, Universidad
Autónoma de Madrid, Servicio de Publicaciones, Madrid 2003, pp. 79-87.
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con i loro eventi ai regni dei vari sovrani. C’è voluto un lungo studio, soprattutto prosopografico, per potere, per tappe successive, arrivare ad una cronologia relativa dei testi, attribuiti ora ai regni dei vari sovrani e ai loro visir e
classificati anno per anno e talvolta mese dopo mese. Si sono studiate le figure principali della corte eblaita e seguendo questi personaggi nella loro vita si sono potuti ordinare cronologicamente i testi nei quali essi comparivano, agivano, morivano ecc.15. Fondamentali in questo senso sono stati gli
studi sulle donne della corte eblaita, soprattutto una regina madre, una regina
e varie principesse. Anche le vite di personaggi più modesti come le nutrici
che hanno prestato servizio alla corte, gli addetti all’equipaggiamento degli
equidi per i carri, i cantori, i danzatori menzionati in liste che variano negli
anni, i «Signori» (lugal) sono state utili per ricostruire la cronologia relativa
dei testi.
La maggior parte dei testi amministrativi relativi a tessuti e metalli è stata
perciò sistemata nella cronologia relativa; grazie alla sistemazione in questa
cronologia anche di molti testi frammentari è stato possibile proporre joins
tra frammenti di tavolette e ricomporre parecchie tavolette16.
15
Anche il nome dell’ultimo sovrano di Ebla, che è risultato essere Ishar-damu, era da individuare e lo è stato principalmente sulla base dello studio prosopografico sui principi e di altri
testi, v. M.G. Biga, F. Pomponio, Ishar-Damu, roi d’Ebla, «NABU», 106, 1987, pp. 60-61.
Per le tappe successive della ricostruzione della cronologia relativa v. M.G. Biga, The Reconstruction of a Relative Chronology for the Ebla Texts, in «Orientalia», 72, 2003, pp. 345-367.
16
Molte tavolette degli archivi sono infatti intere e ben conservate, ma moltissime sono
frammentarie ed è stata cura degli epigrafisti cercare joins fin dall’inizio degli studi sulle tavolette. Ma, dopo la sistemazione nella cronologia relativa di molti frammenti, è stato possibile un altro tipo di joins, fatto a tavolino. Se infatti due grossi frammenti, che avevano numeri
di inventario anche molto lontani tra loro, erano datati, in base agli studi prosopografici, allo
stesso periodo e riguardavano ad esempio la stessa guerra o un particolare matrimonio ecc.
era possibile supporre che appartenessero alla stessa tavoletta. Dopo avere studiato e classificato nella cronologia relativa tutti i testi mensili di rendiconti di tessuti (che sono anche quelli
più ricchi di eventi) è stato possibile a chi scrive proporre una serie di joins tra frammenti di
tavolette, joins che sono stati poi verificati nel museo di Idlib e che si sono rivelati per lo più
esatti, a conferma della validità della ricostruzione della cronologia relativa. Per alcuni di
questi joins effettuati con frammenti di testi già pubblicati in volumi di frammenti quali
ARET III e ARET XII v. ad es. M.G. Biga, ARET I 3 + ARET XII 146, ARET I 7 + ARET
XII 934 e altri joins recenti dei rendiconti mensili di Ebla sulle consegne di tessuti, «NABU»,
29, 2009, pp. 37-40. Molti altri joins di frammenti sono stati effettuati sia da chi scrive sia
dagli altri epigrafisti che hanno lavorato direttamente sulle tavolette di Ebla, ma sono stati joins
ben più scontati e meccanici fatti in base alla tipologia di testo o alla paleografia o alla dimensione del frammento. Essi sono stati fatti ad esempio con frammenti di testi che riguardavano
metalli, separando tutti i frammenti di tale genere e provando poi se si potevano unire alle tavolette (frammentarie) annuali di metalli, con i testi riguardanti campi, con i testi del rituale della
regalità ecc. Anche per i testi letterari sono stati cercati (da chi scrive) tutti i frammenti, ivi compresi quelli più piccoli, di tale tipologia di testi, che sono stati poi studiati da D.O. Edzard e pubblicati nel volume ARET V, Roma 1985.
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I dati forniti da tutti questi testi hanno quindi permesso di scrivere la storia di Ebla nei cinquanta anni circa documentati dagli archivi e il regno dei
quattro ultimi sovrani di Ebla: Kun-damu (documentato da pochissimi testi),
Igrish-Halab (documentato da più testi), Irkab-damu (con un numero di testi
ancora maggiore) e infine Ishar-damu al cui regno si possono attribuire moltissimi testi, anno per anno. È stata possibile quindi una più precisa valutazione delle linee di politica estera del regno eblaita. Si sono individuati alcuni grandi regni contemporanei a quello eblaita e con esso in rapporti politici
e diplomatici fin dall’inizio degli archivi. Sono i grandi regni di Mari, sul
medio Eufrate, Nagar, in alta Mesopotamia, e Kish nella Mesopotamia centrale. Dai testi di Ebla è stato possibile ricostruire la dinastia che ha regnato a
Mari per secoli e la storia delle relazioni tra Mari e Ebla. Il regno di Mari ha
avuto una grande rete commerciale che è arrivata a nord-ovest fino ad Ebla,
costringendo Ebla a pagare un grosso tributo in oro, argento, olio a Mari per
anni. Ma Ebla, con una serie di alleanze con i piccoli re della zona, con matrimoni interdinastici, con scambi di doni cerimoniali con un numero sempre crescente di regni siriani e dell’alta Mesopotamia, è riuscita ad eguagliare la potenza di Mari, a competere con la sua rete di commerci, fino ad arrivare a portare l’esercito nei confini stessi del regno di Mari e costringere il
re di Mari a muoversi con l’esercito per fermare l’avanzata eblaita17. Mari è
un centro di commercio del lapislazzuli che le giunge dal Badakhshan per
tappe successive; da Mari il lapislazzuli giunge in blocchetti da 500 grammi
circa ritrovati ancora da lavorare e in grande numero nel palazzo reale G di
Ebla18 e da Ebla viene inviato solo ad un regno di nome Dugurasu, come si
vedrà.
Con il regno di Nagar (Tell Brak), capitale di un regno importante in una
zona quale la Gezira siriana fondamentale per i commerci verso il Tigri, e
poi da lì, seguendo il Tigri, fino alla Diyala e quindi l’Iran e gli altri stati ad
est, i rapporti furono sempre buoni19. Nagar è anche, per Ebla, un centro di
approvvigionamento di equidi BAR.AN, pregiati equidi degli Zagros ora e17
V. M.G. Biga, Las guerras de Ebla, 2003; A. Archi, M.G. Biga, A Victory over Mari and
the Fall of Ebla, in «Journal of Cuneiform Studies», 55, 2003, pp. 1-44.
18
Per il lapislazzuli ad Ebla, la provenienza e il commercio v. F. Pinnock, Observations on
the Trade of Lapis Lazuli in the Third Millennium BC, in H. Waetzoldt, H. Hauptmann (eds),
Wirtshaft und Gesellschaft von Ebla, Heidelberger Orientverlag, Heidelberg 1988, pp. 107-110;
F. Pinnock, The Raw Lapis Lazuli in the Royal Palace G of Ebla: New Evidence from the
Annexes of the Throne Room, in Alberti, M.E. et al. (eds), Proceedings of the International
Colloquium: Weights in Context. Weighing Systems of Eastern Mediterranean, Istituto Italiano di Numismatica, Rome 2006, pp. 347-357.
19
V.A. Archi, The Regional State of Nagar According to the Texts of Ebla, in «Subartu»,
IV/2, 1998, pp. 1-15; per gli scavi a Nagar v. D. Oates, J. Oates, J. and H. McDonald, H.
(eds), Excavations at Tell Brak, vol. II: Nagar in the Third Millennium B.C., McDonald Institute for Archaeological Research, London-Cambridge 2001.
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stinti. Anche al regno di Khamazi, menzionato solo in una magnifica lettera
diplomatica (ARET XIII 3) scritta da un funzionario reale al suo corrispettivo eblaita, Ebla chiede buoni equidi-BAR.AN e invia in cambio legno di
bosso e oggetti in legno di bosso20. Ebla è un centro di commercio dei pregiati legni della macchia mediterranea quali bosso e altri legni, probabilmente anche quello di cedro, anche se dai testi amministrativi questo commercio
non emerge chiaramente.
Infine, tra i grandi regni, rapporti frequenti fin dall’inizio della documentazione sono con il regno centromesopotamico di Kish, dal quale sono giunti
ad Ebla scribi che hanno insegnato il cuneiforme e testi della tradizione mesopotamica. Con Kish sono documentati intensi rapporti per tutta la durata
degli archivi, e infine ci sarà un grande matrimonio interdinastico tra il figlio
del re di Kish e la principessa Keshdut figlia della coppia regale.
Se con Kish e Nagar le relazioni documentate fin dall’inizio degli archivi
furono sempre eccellenti, con Mari le relazioni furono ambigue e difficili.
Ma i commerci con Mari, come dimostrato da delegazioni diplomatiche, inviate dal re di Mari al re e alla corte di Ebla, che giungono ad Ebla ogni anno
guidate da vari coppieri che si sono succeduti a capo di queste delegazioni,
portando lapislazzuli e altri beni in dono, e ricevendo argento e oro da Ebla21, furono sempre attivissimi. Molti testi di Ebla menzionano anche quantità di lapislazzuli portate ad Ebla da mercanti eblaiti e acquistate a Mari,
tappa importante della lunga strada che dal Badakhshan portava il lapislazzuli in Mesopotamia e poi in Siria. È più che probabile che la pietra fosse poi
portata a Biblo e all’Egitto.
I testi di Ebla hanno anche documentato l’importanza già nel III millennio a.C. di una serie di regni che si conoscevano solo per il II millennio, ad
es. Alalakh, vicina alla costa del Mediterraneo, il regno di Kharran nell’alta
Mesopotamia (ora in Turchia), il regno di Emar, sull’Eufrate. Anche Tuttul e
Terqa, che si conoscevano solo a partire dal secondo millennio, sono già documentate nei testi di Ebla. Queste città sono ben localizzate e identificate
con tell moderni scavati. Ma Ebla è in rapporti diplomatici e commerciali
con una grande quantità di regni che non erano documentati prima dello studio degli archivi eblaiti. È evidente che la Siria del terzo millennio è divisa
in una serie di regni di diversa importanza, per lo più retti da un re che è
chiamato «en» come il re di Ebla. Tra questi regni una trentina sono quelli
più frequentemente menzionati e che vengono ad Ebla a giurare alleanza nel
20
P. Steinkeller, The Historical Background of Urkesh and the Hurrian Beginnings in Northern Mesopotamia, in G. Buccellati and M. Kelly-Buccellati (eds.), Urkesh and the Hurrians,
Studies in Honor of Lloyd Cotsen, «Urkesh/Mozan Studies», 3, Bibliotheca Mesopotamica 26,
Malibu 1998, pp. 75-98 propone di identificare Khamazi con la capitale della regione di Subartu, ad est di Nagar e dell’alta Mesopotamia.
21
V.A. Archi, The Steward and his Jar, in «Iraq», 61, 1999, pp. 147-158.
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tempio del dio Kura. Tutti questi regni, con i quali Ebla ha frequentissimi
scambi diplomatici, commerciali, matrimoni interdinastici, non sono identificati con certezza con nessuno dei numerosissimi tell della Siria. Con il regno di ‘Adu, di incerta identificazione anch’esso ma sulla strada verso Mari,
i rapporti restano ambigui perché sia Mari sia Ebla cercano di averlo come
alleato. Ma, scrive uno scriba di Mari, non bisogna fidarsi di Ebla la cui lingua «è come quella di una donna» (ARET XIII, 8).
Anche con il regno di Armi le relazioni restano sempre ambigue nonostante i frequentissimi rapporti commerciali. Recentemente è stata proposta
l’identificazione di Armi con tell Bazi-Banat, un grande tell sull’Eufrate su
un’altura che domina un punto dove l’Eufrate era facilmente attraversabile
per andare da Ebla verso Nagar22.
Ebla, soprattutto negli ultimi anni della sua vita, è in contatto con un numero impressionante di regni della Siria e dell’alta Mesopotamia e della Mesopotamia centrale, alcuni anche molto lontani, come si è visto. Non è detto
che non vi fossero altri regni importanti all’epoca, ma non in contatto politico-diplomatico con Ebla. Sicuramente Khamazi e Nagar mutuavano i rapporti con l’est e garantivano ad Ebla prodotti da quelle regioni, senza bisogno per Ebla di avere contatti diretti; così Kharran garantiva i rapporti con il
nord, con l’attuale Turchia. In effetti ad esempio sappiamo che il regno di
Urkesh (tell Mozan) era un regno importante all’epoca23 ma non risultano
dai testi di Ebla rapporti con questo regno; molto probabilmente, data la vicinanza con il grande regno di Nagar alleato di Ebla, era quest’ultimo a gestire i rapporti con Urkesh.
2. Il problema dell’Egitto e di Biblo negli archivi di Ebla
Ma un grande assente è stato sempre notato nei testi di Ebla: l’Egitto. Eppure ad Ebla nel palazzo reale G sono stati trovati, conservati con parecchi
altri frammenti di vasi e coppe di diorite e di alabastro egiziani, due importantissimi pezzi di provenienza egiziana, un frammento di lampada da olio in
diorite con il nome e la titolatura di Chefren, il quarto faraone della IV dina22
Si è proposto (v. A. Otto, Archaeological Perspectives in the Location of Naram-Sin’s Armanum, in «Journal of Cuneiform Studies», 58 [2006], pp. 1-26) che Armi sia la grande Armanum che il sovrano di Accad Naram-Sin dice di avere conquistato insieme con Ebla, raccontandoci l’assedio alle fortificazioni di Armanum, che coincidono con quelle ritrovate dagli
archeologi tedeschi a Tell Bazi-Banat. I dati di Ebla confortano questa ipotesi v. A. Otto,
M.G. Biga, Thoughts about the Identification of Tall Bazi with Armi of the Ebla Texts, in
P. Matthiae et al. (eds), Proceedings of the 6th International Congress on the Archaeology of
the Ancient Near East, vol. I, Wiesbaden, pp. 481-494, 2010. Per un’opinione contraria v. A.
Archi, In Search of Armi, in «Journal of Cuneiform Studies», 63, 2011, pp. 5-34.
23
Per i risultati degli scavi a Tell Mozan-Urkesh v. ad es. G. Buccellati, M. Kelly Buccellati
(eds.), Urkesh and the Hurrians, Studies in Honor of Lloyd Cotsen, «Urkesh/Mozan Studies»,
3, Bibliotheca Mesopotamica 26, Malibu 1998.
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stia e il coperchio di un vaso votivo in alabastro con il nome e la titolatura di
Pepi I, il terzo faraone della VI dinastia. Se effettivamente la pregiata lampada di Chefren può essere stato un dono di valore antiquario da parte forse
di qualche re della costa siriana che l’ha inviato al re di Ebla24 e si colloca
cronologicamente al XXV secolo a.C., due secoli prima degli archivi, il vaso
di Pepi I fornisce invece un sincronismo, l’unico per il periodo, tra Ebla e
l’Egitto. Pepi I nella cronologia egiziana, anch’essa discussa e soggetta a varianti, si colloca alla fine del XXIV secolo, inizi XXIII, e anche la discussa
cronologia siriana colloca in questo periodo l’ultimo sovrano di Ebla Ishardamu. Essendo poi il palazzo di Ebla stato distrutto e bruciato dopo Ishardamu, il vaso deve essere arrivato prima della caduta di Ebla. Il re Ishardamu, sotto il quale Ebla ha raggiunto l’apice della potenza, è stato quindi
sicuramente contemporaneo del faraone Pepi I. Rapporti diretti tra la Siria e
l’Egitto sono documentati a partire dal IV millennio, quando già Biblo era un
porto siriano usato per andare in Egitto. Negli scavi archeologici a Biblo sono stati trovati molti importanti e preziosi oggetti e vasi dei faraoni della III,
IV, V e soprattutto della VI dinastia. Pepi I in particolare è documentato da
parecchi oggetti trovati a Biblo25 e i ritrovamenti di Ebla documentano contatti diretti tra Ebla e l’Egitto. Ma non è stato finora possibile riconoscere tra
i più di mille toponimi presenti nei testi di Ebla un toponimo che possa indicare l’Egitto nei testi di Ebla. E probabilmente è impossibile ritrovare un toponimo che indichi l’Egitto perché gli egiziani stessi dell’epoca, non avevano una parola per indicare l’Egitto come intera regione. Se i regni all’epoca
di Ebla prendono il nome dalla città capitale26, il regno egiziano avrebbe do-
24
Negli scavi a Qatna degli ultimi anni, in una tomba del II millennio a.C., sono stati rinvenuti vasi egiziani delle prime dinastie, il cui valore antiquario era ben noto a Qatna.
25
Per i rapporti tra l’Egitto e Biblo v. ad es. G. Scandone Matthiae, La cultura egizia a Biblo
attraverso le testimonianze materiali, in A.A.V.V., Biblo. Una città e la sua cultura, Roma
1994, pp. 37-48; K.N. Soweda, Egypt in the Eastern Mediterranean during the Old Kingdom,
(OBO 237), Freiburg 2009; per i dati archeologici sui rapporti tra Ebla e l’Egitto v. G. Scandone Matthiae, Vasi iscritti di Chefren e Pepi I nel Palazzo Reale G di Ebla, in «Studi Eblaiti», 1, 1979, pp. 33-43; idem, I vasi egiziani in pietra del Palazzo Reale G, in «Studi Eblaiti»,
4, 1981, pp. 99-127; idem, Ebla, la Siria e l’Egitto nel Bronzo Antico e Medio, in P. Matthiae,
G. Scandone Matthiae, F. Pinnock, (a cura di), Ebla, Alle origini della civiltà urbana, Milano,
1995, pp. 234-241; idem, The Relations between Ebla and Egypt, in E. Oren, (ed.), The
Hyksos: New Historical and Archaeological Perspective, University Museum, University of
Pennsylvania, Philadelphia 1997, pp. 415-427.
26
Solo più tardi nel II millennio sarà documentato il nome del paese diverso da quello della
sua capitale, ad esempio Aleppo sarà la capitale dello stato di Yamkhad. Ringrazio Fabrizio
Pennacchietti che nel corso della discussione seguita alla relazione mi ha fatto osservare che
tuttora molti paesi arabi prendono il nome dalla capitale, così la Siria dal nome arabo di Damasco, Tunisia da Tunisi, Algeria da Algeri ecc.
26 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
vuto essere chiamato con il nome della sua capitale politica, Menfi27, oppure
da Eliopoli, la sua capitale religiosa. Ma le ricerche di un nome «il muro
bianco» come forse poteva chiamarsi Menfi all’epoca di Ebla o di altri nomi
che potessero nascondere l’Egitto o una parte di esso o il Sinai si sono sempre rivelate infruttuose. Bisognava anche supporre la possibilità che gli eblaiti avessero usato un termine per indicare il Delta, che è la zona
dell’Egitto dove più verosimilmente arrivavano i siriani sia via mare sia via
terra, attraversando il Sinai. È infatti evidente dagli scavi recenti nel Delta e
nel Sinai che vi erano lì città importanti sede di commerci con la zona siropalestinese.
Inoltre anche l’identificazione di città della costa siro-palestinese e della
città che aveva maggiori contatti con l’Egitto, cioè Biblo, il grande porto utilizzato già nel quarto millennio a.C. è problematica. G.Pettinato, all’inizio
degli studi eblaiti, aveva proposto l’identificazione della città di Biblo con il
toponimo scritto DU-lu nei testi di Ebla28. La proposta era stata accettata da
alcuni, da alcuni respinta. Nei due repertori di toponimi dei testi editi di Ebla
non si esclude la possibilità di tale identificazione29.
Dulu comunque risultava essere uno stato con molti e frequenti rapporti
con Ebla e da esso venivano inviati ad Ebla tessuti di lino e pietre semipreziose di difficile identificazione.
3. Dugurasu e Dulu nei testi degli archivi di Ebla e l’autobiografia
dell’egiziano Ini.
Ero da parecchio tempo sorpresa dal fatto che in alcuni testi amministrativi di uscite di tessuti oltre ai tessuti si menzionava anche il lapislazzuli, inviato sempre e solo al re di Dugurasu. Per Dugurasu era stato ragionevolmente proposta da Pettinato una identificazione con Tukrish30, un toponimo
che compare solo nel secondo millennio nella documentazione mesopotamica e che è stato localizzato con un regno dell’est della Mesopotamia, nel lontano Luristan. Questa proposta di identificazione di Dugurasu con Tukrish
non era stata considerata valida. Il problema nel caso di Ebla deriva dal fatto
che sembra davvero strano e irrazionale pensare ad invii di lapislazzuli ad un
regno molto più vicino di Ebla alle fonti dirette di approvvigionamento del
27
Il nome di Menfi nasce proprio in quest’epoca e deriva dalla denominazione della piramide
di Pepi I.
28
G. Pettinato, Le città fenicie e Byblos in particolare nella documentazione epigrafica di Ebla, in S.F. Bondì, (a cura di), Atti del primo Congresso di Studi Fenici e Punici, Consiglio
nazionale delle ricerche, Roma 1983, pp.107-118; idem, Ebla. Nuovi orizzonti della storia,
Rusconi, Milano 1986, pp. 245-250.
29
v. ARES II, Roma 1993, pp. 210-211, M. Bonechi, I nomi geografici dei testi di Ebla, «Répertoire Géographique des Textes Cunéiformes», 12/1, Reichert, Wiesbaden 1993, pp. 11-12.
30
V. Pettinato, cit., 1986, p. 284; v. anche i commenti in Bonechi, cit., 1993, p. 110.
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C. 27
prezioso materiale31. Il lapislazzuli è inviato sempre e solo a Dugurasu. Quale poteva essere il paese che ricercava il lapislazzuli più di ogni altro paese e
ne riceveva da Ebla costantemente, in quantità notevoli, chili, dall’epoca
dell’ultimo re Ishar-damu? L’Egitto diventava un candidato probabile per
l’identificazione con Dugurasu. Ma era una possibilità tutta da provare.
Debbo ad Alessandro Roccati la segnalazione del lavoro allora in corso, e
pubblicato poi nel 2010 negli Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino32,
da parte di M. Marcolin su una autobiografia di Ini, un importante funzionario egiziano del III millennio a.C.. Il lungo testo dell’autobiografia racconta
che Ini ebbe una lunga vita e servì sotto tre faraoni della VI Dinastia tra cui
anche Pepi I. Tutti i tre faraoni l’hanno mandato a Biblo e poi in una regione,
che è identificata da Alessandro Roccati come Purrus (-hatti), a comprare prodotti quali lapislazzuli, stagno, argento e bitume. In primo luogo questa iscrizione ha dimostrato che i sovrani della VI dinastia, e tra essi anche Pepi I, contemporaneo del re Ishar-damu di Ebla, avevano frequenti rapporti commerciali
con l’Anatolia e con Biblo. E proprio la menzione del lapislazzuli e dello stagno nel testo di Ini ha permesso a chi scrive, avendo in mente i testi amministrativi eblaiti che registrano notevoli quantità di lapislazzuli e stagno inviate a
Dugurasu (e solo a Dugurasu), di proporre per Dugurasu una localizzazione
verso l’Egitto, o più probabilmente nel Delta egiziano stesso. È per lo meno
sorprendente la straordinaria corrispondenza tra i beni inviati da Ebla in dono a
Dugurasu e i beni che Ini va a cercare fino in Anatolia per i suoi faraoni. Per
Dugurasu bisogna senz’altro cercare una localizzazione a ovest di Ebla. È ben
noto infatti, come si è visto, che Ebla era una tappa della lunga strada del
commercio del lapislazzuli che arrivava da est, dal Badakhshan, giungeva ad
Ebla dalla città di Mari, sul medio Eufrate e doveva quindi proseguire ancora
più ad ovest. Sembrerebbe improbabile che il lapislazzuli da Ebla riprendesse la direzione verso est! Ma quale altro regno ad ovest di Ebla poteva avere
tanta richiesta di lapislazzuli se non l’Egitto stesso? E anche lo stagno proveniva sicuramente da est e quindi non poteva ritornare indietro verso est. La
31
Avevo anche pensato all’articolo di Liverani sugli elementi irrazionali nel commercio amarniano (v. M. Liverani, Elementi ‘irrazionali’ nel commercio amarniano, in «Oriens Antiquus», 11 [1972], pp. 297-317), nel quale Liverani dimostrava che a volte alcuni interlocutori
delle lettere di el-Amarna inviavano dei doni preziosi del materiale che serviva loro per sollecitare dal loro partner un invio ben più sostanzioso dello stesso materiale, ma nel caso di Ebla
questa spiegazione non funzionava, dato che Ebla è chiaramente un centro di commercio del
lapislazzuli che le arriva da Mari.
32
V.M. Marcolin, Una nuova biografia egiziana della VI dinastia con iscrizioni storiche e
geografiche, in «Atti della Accademia delle Scienze di Torino. Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche», 144, 2010, pp. 43-69.
28 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
principale fonte di stagno per la Mesopotamia e la Siria nell’età del Bronzo
(e già nel III millennio) era il sud-ovest dell’Afghanistan33.
Sembra quindi verosimile proporre una identificazione di Dugurasu con il
Delta dell’Egitto, al quale arrivavano i siriani. Essi avrebbero quindi chiamato questo regno con il nome del luogo al quale essi arrivavano, «le bocche
del fiume», alludendo al delta, secondo l’interpretazione di A. Roccati. Per
nave o per terra attraverso il Sinai le carovane dei mercanti siriani portavano
in Egitto queste due pregiate materie prime. E inoltre solo e sempre da Dulu
e Dugurasu giungono ad Ebla i pregiati tessuti di lino che sono tipici
dell’Egitto. Non sono attestati altri centri che inviino tali quantità di tessuti
di lino ad Ebla. L’Egitto è certo il paese dove i tessuti di lino erano prodotti
in grande quantità mentre la Siria era specializzata nella produzione di tessuti di lana34. E quindi ridiviene probabile anche l’identificazione di Dulu con
Biblo, oppure con un altro porto sulla costa dal quale anche potevano partire
le merci. Da Dulu arrivano ad Ebla gli stessi prodotti che arrivavano da Dugurasu, perché è un porto al quale questi prodotti arrivano dall’Egitto.
Nei testi che registrano quantità di beni che arrivano ad Ebla, come vedremo dopo, (i cosiddetti testi «mu-DU»dalla parola chiave) tessuti di lino e
oggetti fatti di pietre preziose di diversi colori sono regolarmente mandati da
Dulu e Dugurasu e solo da queste città35.
Nei testi di Ebla sono menzionate enormi quantità di oro in entrata e in
uscita e usate per vari scopi e tipi di oggetti. L’origine di questo oro è sconosciuta. Sappiamo, soprattutto dai testi di el-Amarna, che il principale fornitore di oro ai paesi mesopotamici, siriani e anatolici era l’Egitto. È possibile
che anche l’oro arrivasse ad Ebla dall’Egitto, anche se per questo non vi sono testimonianze dai testi.
33
V.B. Lyonnet, Another Possible Interpretation of the Bactro-Margiana Culture (BMAC) of
Central Asia: The Tin Trade, in C. Jarrige, V. Lefèvre, (eds), South Asian Archaeology
(2001), Vol. I, Prehistory, Editions Recherche sur les Civilisations, Paris 2005, pp. 191-200.
È dimostrata l’esistenza, già nel III millennio a.C., di una via usata per portare stagno da Tagikistan e Uzbekistan alla Mesopotamia e poi alla Siria. I testi di Mari del II millennio a.C.
provano che la vallata del Tigri e specialmente la vallata della Diyala, un affluente del Tigri,
erano le strade attraverso le quali lo stagno arrivava a Mari dall’est, dalla regione iranica. Un
commercio di stagno da Susa a Mari è ben documentato dai testi di Mari, v. F. Joannès,
L’étain, de l’Elam à Mari, in Comptes Rendus de la Rencontre Assyriologique Internationale
36, Gand 1991, pp. 67-76; P. Amiet, L’âge des échanges Inter-Iraniens, 3500-1700 avant
J.C., G. Ligabue, G. Rossi Osmida (a cura di), Sulla via delle oasi, Tesori dell’Oriente antico,
Il Punto Edizioni, Trebaseleghe 2007, pp. 64-87.
34
Il lino sembra essere stato coltivato in Siria già dal IV millennio a.C., ma le attestazioni di
sue coltivazioni diminuiscono molto nel III millennio, quando diventa prevalente la produzione di tessuti di lana e colorati, per i quali i siriani diverranno famosi in tutto il Vicino Oriente
e l’Egitto.
35
Per alcuni testi «mu-DU» già pubblicati che registrano beni da Dulu e Dugurasu v. per es.
MEE II, 1 v. VII 6-11; MEE XII, 3 (29), (31), (32).
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C. 29
Si vuole ora presentare una buona parte della documentazione ancora inedita su Dugurasu (e anche su Dulu), insieme con alcuni testi editi36, dalla
quale si possa verificare la validità della proposta Dugurasu=città nel Delta
del Nilo, Dulu= Biblo o città sulla costa siro-palestinese, e i beni che vanno
da Ebla a Dugurasu (e Dulu) e viceversa.
Naturalmente i testi sono testi amministrativi che registrano le uscite dai
magazzini centrali e sono pertanto sintetici e registrano la quantità del bene
in uscita, la sua destinazione e, in alcuni casi, l’occasione dell’uscita. Non
sono certo racconti come quello dell’autobiografia del funzionario Ini. Ma a
ben guardare ci rivelano un mondo di rapporti tra i regni dell’epoca, di
scambi di doni tra alleati o potenziali alleati e di commerci mascherati da
doni cerimoniali.
I rapporti tra Ebla e Dugurasu non sono molto frequenti all’epoca del penultimo re Irkab-damu e del suo ministro Arrugum. L’unica menzione del
toponimo Dugurasu dell’epoca del visir Arrugum è in ARET XV, 31 (95)
(VI mese), dove dei tessili sono assegnati a 4 persone di Dulu e a una di Dugurasu. È da notare che già in questa attestazione le due città di Dulu e di
Dugurasu sono menzionate insieme, una dopo l’altra.
All’epoca dell’ultimo re Ishar-damu e del visir Ibrium (che fu visir per i
primi 18 anni di regno di questo re), i rapporti si intensificano e si comincia
ad inviare il lapislazzuli in dono al re di Dugurasu. Il dono (níg-ba) è riservato a pochi grandi re e agli dèi.
Nel testo TM.75.G.2594 (re Ishar-damu, visir Ibrium, mese za’atum)
vengono registrati i tessuti forniti dalla corte di Ebla a due personaggi della
città di Absu che vanno a Dugurasu; r. IX 3-10: «2 tessuti-gu-dul, 2 tessutiib a Innepap e Arimu della città di Abzu che vanno a Dugurasu». Poco dopo
sono registrati i doni per il re di Dugurasu, portati probabilmente dai due
personaggi menzionati prima: r. XII 13-18: «5 mine di lapislazzuli, 1 tessuto
variopinto, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-íb di buona qualità e variopinto, 1 pugnale-martu d’oro dono per il re di Dugurasu». 5 mine sono 2 chili e mezzo
di lapislazzuli, una notevole quantità; sono poi inviati i tessuti più caratteristici eblaiti, tessuti di lana, e un prezioso pugnale d’oro di foggia particolare.
E subito dopo nel testo, in un lungo passaggio che si snoda su tre colonne
della tavoletta, sono registrate varie consegne a personaggi che sono stati inviati tutti a Dugurasu dall’amministrazione centrale eblaita e che hanno fatto
parte della carovana. Essi ricevono tessuti vari e fasce per la testa e provvigioni di viaggio notevoli: r. XII 9-XIII- XIV 8: «1 fascia, 2 tessuti-adaum, 2
tessuti-aktum, 2 tessuti-ib di buona qualità e colorati, 1 fascia per la testa per
36
Per le menzioni di Dugurasu e Dulu nei testi editi v. ARES II e M. Bonechi, I nomi geografici dei testi di Ebla, «Répertoire Géographique des Textes Cunéiformes», 12/1, Reichert,
Wiesbaden 1993 s.v.. Sono poche le menzioni di Dugurasu nei testi finora pubblicati.
30 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
Ma’amu, 1 tessuto-gudul, 1 tessuto-sal, 1 tessuto-ib colorato per Sazu-[...]
che vanno a Dugurasu, 2 tessuti-gudul, 2 tessuti-sal, 2 tessuti-ib colorati, 1
bracciale di rame e d’oro del peso di 10 sicli, 1 fascia per la testa per Dubizikir, 2 tessuti-gudul, 2 tessuti-sal, 2 tessuti-ib colorati, 2 fasce per la testa
per Innepap e Arimu della città di Abzu, 3 tessuti-gudul, 3 tessuti-sal, 3 tessuti-ib colorati, 3 fasce per la testa per Zanaga e Anesu e [.....] che vanno a
Dugurasu, 25 sicli d’argento, 10 mine di rame e di ? come loro provvisione
di viaggio».
Si tratta di una carovana che parte da Ebla per andare a Dugurasu. I due
personaggi Innepap e Arimu della città di Abzu hanno ricevuto due volte
tessuti per il viaggio. È da notare la frequenza di consegne di fasce per la testa, verosimilmente per proteggere la testa dal sole; queste fasce sembrano
destinate più frequentemente a viaggiatori che fanno un lungo viaggio e non
sono invece attribuite normalmente. Importante è la menzione di un viaggio
a Dugurasu di un funzionario eblaita, Puzurra-hal, proprio nell’anno in cui
l’ultimo re di Ebla ha celebrato il rituale della regalità e ancora sotto il visir
Ibrium. Il testo MEE VII 34 (TM.75.G.1730) è un testo annuale di uscite di
metalli scritto nell’anno del matrimonio del re Ishar-damu con la sua regina
Tabur-damu e del successivo grande rituale di rinnovamento della regalità
compiuto dalla coppia regale. In questo testo al v. VIII 19-IX 2: «10 sicli di
stagno da fondere con 1 mina e 1 siclo di rame per fare 2 pugnali-martu per
Puzurra-hal che va a Dugurasu, gli sono stati consegnati e 25 sicli di argento
per il suo viaggio». La somma di 25 sicli d’argento è cospicua se confrontata
con i 5 sicli d’argento normalmente attribuiti come provvisione di viaggio ai
mercanti. Probabilmente Puzurra-hal deve fermarsi parecchio tempo; potrebbe aver partecipato, come invitato siriano rappresentante del re di Ebla,
alle cerimonie per la festa-sed che Pepi I ha celebrato dopo 30 anni di regno
e ricevere poi in dono un prezioso vaso a ricordo della cerimonia, come è in
effetti il vaso di Pepi I ritrovato ad Ebla, da portare al re di Ebla. Anche nel
testo ARET VII 114, da datare probabilmente al medesimo periodo, si menziona lana data a Puzurra-hal che va a Dugurasu.
Nel testo annuale di uscite di metalli TM.75.G.2465 (re Ishar-damu, visir
Ibrium) v. XVI 11-14: «2 mine di argento, 2 mine di stagno per il re di Dugurasu».
I rapporti diventano ancora più frequenti nella seconda parte del regno di
Ishar-damu sotto il visir Ibbi-zikir.
TM.75.G.2573 (re Ishar-damu, visir Ibbi-zikir, mese perduto) r. V 1-7: «3
misure-KIN di lana nera per Enzi-malik, figlio di Ilum-bala, che va a Dugurasu».
In TM.75.G.10273 (re Ishar-damu, visir Ibbi-zikir, mese zalul) r. X 3-4:
«1 tessuto-adaum-II, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib di buona qualità e colorato per una persona di Dulu, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib colorato per il suo
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C. 31
funzionario-mazalum». A Dulu è inviato sovente da Ebla, durante il periodo
in cui è visir Ibbi-zikir, Ilum-bala. Solo verso i centri più lontani e importanti, come Mari, sono sempre mandate le stesse persone, come Adar che va a
Mari 7 volte in un anno, mentre è il coppiere Shugadu che viene da Mari ad
Ebla con preziosi doni di lapislazzuli ed altro. Questo indica sia l’importanza
della corte di Dulu sia una relativa distanza. In centri più vicini, quali Burman, Ra’ak, Dub, Kakmium, Emar sono inviati di volta in volta funzionari
diversi a riprova che il viaggio era più breve e non era necessaria una particolare conoscenza della strada. Anche in TM.75.G.2608 (re Ishar-damu, visir Ibbi-zikir, mese perduto) v. V 9-VI 2: «1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib colorato, per Ilum-bala che va a Dulu, consegnato nella città di Garamanu».
Nel testo TM.75.G.2369, dell’epoca sempre del re Ishar-damu e del visir
Ibbi-zikir, essendo il testo parallelo a ARET VIII 534 databile agli ultimi anni della vita della città, si menzionano più volte invii sia a Dulu sia a Dugurasu menzionati uno dopo l’altro in una ideale, o forse più probabilmente,
geografica direzione. Al r. VI 4-VII 5: «2 tessuti-adaum-II, 1 tessuto-adaumI, 2 tessuti-aktum, 2 tessuti-ib di buona qualità e colorati per 2 persone di
Dulu, ... 1 tessuto-adaum-I, 2 tessuti-aktum, 2 tessuti-ib colorati per 2 persone di Dulu che hanno portato ad Ebla la notizia che il viaggio a Dugurasu si
è concluso». A Ebla giungono sovente ambasciatori, messaggeri, alti personaggi a portare notizie da corti straniere e in questo caso, abbastanza raro, è
portata la notizia, da due persone di Dulu, che il viaggio a Dugurasu è giunto
a buon fine. È un’altra prova del fatto che si andava preferibilmente a Dugurasu da Dulu.
Dal r. VII 9 -IX 1 vi è un lungo resoconto di beni inviati a Dugurasu: «3
mine di argento, 3 mine di lapislazzuli, dono per il re di Dugurasu, 1 tessutoadaum-II, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib di buona qualità e colorato, 1 fascia
per il petto, 1 pugnale-martu d’oro per il figlio di Teshwa di Dugurasu,1 tessuto-adaum-II, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib di buona qualità e colorato per il
suo anziano, 5 tessuti-sal, 5 tessuti-ib colorati per i suoi funzionari-mashkim
di Dugurasu, 2 tessuti-adaum-II, 2 tessuti-gudul, 4 tessuti-aktum, 2 tessuti-ib
di buona qualità e colorati, 2 tessuti-ib colorati, 2 tessuti di lino, 2 fasce per
la testa, 10 misure-KIN di lana, 10 sicli d’argento come provvigione di viaggio a Ilum-bala e Magal e ai loro funzionari-mashkim che vanno a Dugurasu».
Da questo lungo passo risulta il dono di argento e di lapislazzuli inviato
al re di Dugurasu, pregiati tessuti eblaiti di lana al figlio di Teshwa di Dugurasu, personaggio che non è con ogni verosimiglianza il re di Dugurasu, ma è
il nome di un’autorità di Dugurasu o la persona che a Dugurasu cura le relazioni del re di Ebla con quel regno lontano, forse un diplomatico/mercante
che a Dugurasu ha dei funzionari la cui esatta funzione ancora sfugge. E ancora nello stesso testo in v. III 2-5: «1 tessuto-sal da tagliare per farne fasce
32 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
per i piedi (calzari) per l’andata a Dugurasu». È abbastanza rara la consegna
di fasce per i piedi ed è un’altra prova della lunghezza del viaggio.
Il testo TM.75.G.1221 (re Ishar-damu. visir Ibbi-zikir, mese hali) registra
in una lunga sezione dei doni per il re di Dugurasu e altre consegne, non definite come doni, ma semplicemente annotate tra le uscite, per un funzionario
di Dugurasu, probabilmente un visir della zona o il rappresentante eblaita
avente sede a Dugurasu. TM.75.G.1221 r. I 12-II 15: «1 tessuto-adaum-II, 1
tessuto-aktum, 1 tessuto-ib di buona qualità e colorato, 1 pugnale-martu
d’oro, 4 mine d’argento, 11 mine di lapislazzuli, dono per il re di Dugurasu,
1 tessuto-adaum-II, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib di buona qualità, 1 bracciale di elettro per Gara di Dugurasu, 1 tessuto-adaum-I, 4 tessuti-gumug, 4 tessuti-sal, 5 tessuti-ib colorati per i suoi funzionari-mashkim, 4 tessuti-adaumII, 4 tessuti-aktum, 4 tessuti-ib di buona qualità, 4 fasce per i piedi (per i calzari), 2 tessuti di lino, 1 pugnale-martu appuntito, 10 sicli d’argento come
provvigione di viaggio per Enhar-lim e Ennani che vanno a Dugurasu». In
genere la provvigione di argento è 5 sicli per ogni mercante/funzionario inviato dalla corte di Ebla e anche qui ognuno dei due mercanti riceve 5 sicli di
argento. Il mercante/funzionario Adar che va sovente a Mari riceve anch’egli
5 sicli d’argento (qualche volta 7 sicli) ogni volta, ma non riceve un pugnale.
Il viaggio a Dugurasu sembra essere particolarmente pericoloso perché tutti
quelli che lo affrontano ricevono un pugnale. È da notare che sono inviate in
dono 11 mine di lapislazzuli che corrispondono a 5 chili e mezzo, una notevole quantità!
Nel testo TM.75.G.2338 (re Ishar-damu, visir Ibbi-zikir, mese hali) un
lungo resoconto di uscite riguarda di nuovo i doni al re di Dugurasu: r. I 1- II
13: «1 tessuto colorato, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib di buona qualità e colorato, 2 mine di argento, 2 mine di stagno, 2 mine di lapislazzuli dono per il re
di Dugurasu, 1 tessuto-adaum-II, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib di buona qualità e colorato, 1 mina di stagno, 1 bracciale di elettro del peso di 2 sicli, dono per ‘Awa di Dugurasu, 2 tessuti-adaum-I, 2 tessuti-aktum, 2 tessuti-ib colorati per due suoi funzionari mashkim, 7 tessuti-sal per 7 suoi mashkim, 2
tessuti-adaum-II, 2 tessuti-gudul, 4 tessuti-aktum, 2 tessuti-ib di buona qualità e colorati, 2 tessuti-ib colorati, 2 fasce per la testa, 1 tessuto-sal da tagliare
(da dividere) per farne 4 calzari (fasce per i piedi), 12 misure-kin di lana, 10
sicli di argento, provvigione di viaggio per Ilum-bala e Magal che vanno a
Dugurasu». Ilum-bala l’abbiamo visto prima andare a Dulu e quindi è uno
specialista del viaggio verso Dulu e Dugurasu.
Anche nel testo TM.75.G.10271, purtroppo ancora molto frammentario
(re Ishar-damu, visir Ibbi-zikir, mese perduto) ritornano insieme uscite per
Dugurasu e Dulu; r. III 7-IV 11: «2 tessuti-gudul, 2 tessuti-gumug, 2 tessutiaktum, 2 tessuti-sal, 2 tessuti-ib di buona qualità e colorati, 2 tessuti-ib colorati, 1 tessuto-aktum come loro fascia per la testa, 2 tessuti-sal da dividere
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C. 33
(da tagliare) per farne le loro fasce per i piedi (calzari) [frattura di alcune linee nelle quali vi erano sicuramente i nomi di due persone che vanno] a Dugurasu (r. IV 1-2), 1 tessuto-adaum-II, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib di buona
qualità e colorato per Musharadu di Dulu, 1 tessuto-adaum-I, 1 tessutoaktum, 1 tessuto-ib di buona qualità e colorato per Iti-Gamish, il suo funzionario-mashkim, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib colorato per il suo funzionariomazalum, [resto della colonna in lacuna]». Dato che i tessuti sono sempre
due per tipologia è evidente che le persone a cui sono destinati, e che vanno
a Dugurasu, sono due come normalmente in quasi tutti i testi che ricordano
un viaggio a Dugurasu. Sono due i capi della carovana; a volte, come si è visto, sono anche di più37. Il tessuto-sal è particolarmente utilizzato per farne
calzari dati ai viaggiatori che intraprendono un lungo viaggio.
Nel testo TM.75.G.1789 (re Ishar-damu, visir Ibbi-zikir, mese perduto) r.
VIII 13-19: 1 tessuto-gumug, 1 tessuto-sal, 1 tessuto-ib colorato per Arimu
della città di Abzu che va a Dugurasu. Abbiamo già visto Arimu andare a
Dugurasu in altro testo e allora era accompagnato da Innepap. Ora va da solo, ma evidentemente sono sempre gli stessi personaggi mandati a Dugurasu
perché conoscono la strada.
In TM.75.G.2647+2650+11861 (re Ishar-damu, visir Ibbi-zikir, mese isi),
r. II 15-21: «1 tessuto-adaum-I, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib colorato per ItiGamish, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib colorato per il suo funzionariomashkim, entrambi di Dulu, tessuti dati in cambio di legno-TI-HAR»38. r. III
17-20: «2 tessuti-gudul, 2 tessuti-sal, 2 tessuti-ib colorati per 2 persone di
Manuwadu che vanno a Dugurasu». Manuwadu non è localizzato con certezza, ma è un regno ad est di Ebla e quindi queste due persone passano da
Ebla per andare a Dugurasu.
In r. VIII 16-IX 1: «1 tessuto-sal, 1 tessuto-ib colorato per una persona di
Dugurasu per la sua tomba, morto nel Saza (cioè ad Ebla stessa)». Probabilmente un mercante o un messaggero di Dugurasu è morto ad Ebla e lì viene
sepolto.
In TM.75.G.1335 (re Ishar-damu, visir Ibbi-zikir 1° anno, mese halini) v.
VI 16-VII 4: «1 tessuto-adaum-I, 1 tessuto-sal, 1 tessuto-ib colorato per una
persona di Dulu che ha portato (ad Ebla) legno-TI-HAR».
37
È interessante notare che il tessuto-aktum serve come fascia per la testa, a riprova definitiva
che con i nomi dei tessuti non si indica mai un capo di abbigliamento, come alcuni ancora sostengono, ma si tratta di pezze di stoffa diversamente tessute e utilizzate per scopi vari. Per i
vari tipi di tessuti ad Ebla v. M.G. Biga, Textiles in the Administrative Texts of the Royal
Archives of Ebla (Syria, 24 Century B.C.) with Particular Emphasis on Coloured Textiles, in C.
Michel, M.-L. Nosch, Textile Terminologies in the Ancient Near East and Mediterranean from
the Third to the First Millennium BC, Oxbow Books Limited, Oxford 2010, pp. 146-172.
38
È importante qui notare che Dulu invia a Ebla del legno, probabilmente della macchia mediterranea, legno che compare poco nella documentazione ma che doveva arrivare ad Ebla
dalla costa del Mediterraneo, per poi essere da Ebla smistato verso est.
34 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
In ARET III 94 I 1-4: 2 mine di stagno sono il prezzo che è pagato ( da
Ebla) per acquistare 20 tessuti di lino in Dulu. Di nuovo abbiamo stagno inviato da Ebla a Dulu ( e poi verosimilmente a Dugurasu). In ARET III 95 II
1’-3’: 20 sicli di stagno per il re di Dugurasu. Lo stagno non è inviato sovente ad altri sovrani. Si intravede un commercio di stagno tra Ebla e Dulu e
Dugurasu. E lo stagno è quello che il funzionario egiziano Ini va a cercare.
I dati presentati rendono evidente le quantità di lapislazzuli e anche di
stagno inviate dagli eblaiti a Dugurasu. Non vi è (e di questo la scrivente è
sicura!) altro regno al quale sono inviate queste quantità di lapislazzuli.
Questi dati rendono possibile l’identificazione di Dugurasu con il Delta
egiziano, attraverso il quale il re di Ebla mandava doni al re d’Egitto che stava a Menfi. E rendono anche evidente che probabilmente Dulu è una località
sulla costa siro-palestinese dalla quale si raggiungeva Dugurasu. Dugurasu
deve trovarsi ad ovest di Ebla, che è la tappa siriana più a ovest alla quale
giunge il lapislazzuli. Deve essere un regno molto importante per Ebla. Non
risulta esserci al tempo in Anatolia un regno così importante. Inoltre essendo
Kharran, in Anatolia, un regno molto legato ad Ebla, i commerci con un eventuale regno nord-anatolico sarebbero passati probabilmente per Kharran.
D’altra parte è anche da notare che Dugurasu non è mai alleato con Ebla in
nessuna guerra, nonostante gli ottimi rapporti, mentre i grandi regni di Nagar
e Kish e i piccoli re attorno ad Ebla sono sovente alleati nelle campagne militari. È evidente che Dugurasu non è interessato ad alcuna espansione territoriale e i rapporti si limitano a doni preziosi e a commercio di beni che non
si trovano sui due rispettivi territori.
Da un’altra tipologia di testi, quelli detti «mu-DU» dalla parola chiave,
che indica gli apporti, le entrate che arrivano ad Ebla inviate in vario modo
come dono, scambio di beni, tributo39, anche se a volte è difficile capire il
tipo di consegna, risulta che da Dugurasu e da Dulu arrivano quasi gli stessi
prodotti, anche se da Dugurasu in quantità maggiore, come se ne fosse il
principale produttore e esportatore. Tra questi beni spiccano i tessuti di lino
che da Dugurasu sono inviati in grande quantità. Risulta anche che a Dugurasu gli eblaiti sono in contatto con un’autorità probabilmente eblaita o forse
egiziana, ma che comunque è sul posto la persona con la quale gli eblaiti
hanno i loro scambi: il funzionario e-gi-mashkim, che indica senz’altro un
altissimo funzionario, forse il visir egiziano nella zona. E tale può essere for39
Nei testi degli «apporti» gli scribi hanno registrato tutte le entrate, a vario titolo e dalle varie regioni in contatto con Ebla, di beni vari. Per alcuni regni è possibile che si tratti di un tributo che essi erano costretti ad inviare regolarmente ad Ebla, ma per altri regni è evidente che
si tratta di doni cerimoniali inviati dalle corti; così ad es. Mari, che è il grande regno potente
al quale Ebla stessa ha dovuto inviare tributo, invia sovente «apporti», doni cerimoniali a documentare che le relazioni tra i due regni sono più equilibrate e che Ebla è riconosciuta come
grande potenza.
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C. 35
se quel Teshwa menzionato nel testo TM.75.G. 2369 oppure Gara del testo
TM.75.G.1221.
Parecchi di questi testi di apporti sono già stati pubblicati (vedi ad es.
MEE II, 1, ARET VIII 528 e MEE XII, 340). Anche il testo frammentario
ARET XII 708 ricorda dei tessuti-kirnanu piccoli, apporto del figlio di
A’àwa di Dugurasu, personaggio che ricorre in altri testi e che forse è il visir
di Dugurasu in contatto con gli eblaiti.
Per citarne alcuni inediti, nel testo TM.75.G.1985+10188, datato agli anni
dell’ultimo re di Ebla Ishar-damu e a quelli del suo secondo visir Ibbi-zikir, si
registra l’apporto di Dulu, consistente completamente in tessuti di lino a cui si
aggiungono delle pietre rosse di difficile identificazione (TM.75.G.1985+10188
v. II 1-7); segue un lungo elenco di beni (v. II 8-III-IV) tra cui ancora molti
tessuti di lino, pietre rosse e probabilmente 5 zanne di elefante (5 si am), oggetti di rame e di bronzo, vasi vari, oggetti d’oro precisati essere in v. IV 15: doni al re di Ebla dal re di Dugurasu. Segue (v. IV 6-17) un altro elenco di
beni simili tra cui ancora tessuti di lino, 5 zanne di elefante e altri oggetti di
rame e di bronzo e di materiali ancora in via di definizione che sono definiti
come «apporto del funzionario e-gi-mashkim di Dugurasu».
Il testo di «apporti» TM.75.G.2073, scritto sotto il regno dell’ultimo sovrano Ishar-damu e del visir Ibbi-zikir, registra al r. IX 4-6: «3 tessuti di lino
come «apporto» di Dulu» e poi al v. V 17-VI 12: oro, tessuti di lino, mine di
rame (urudu), pietre di vari colori «apporto» di ‘Awa di Dugurasu, 2 tessuti
di lino apporto di Dulu.
Il testo di «apporti» TM.75.G.2289, anch’esso dell’epoca dell’ultimo visir Ibbi-zikir, registra in un lungo passo (r. XIII 5-XIV-v. I, II 5) dei tessuti
di lino e i tessuti-kirnanu come apporto di Dulu, poi 5 mine di lapislazzuli,
apporto di Teshna di Mari cui segue l’apporto di Dulu, con doni di tessuti di
lino e oggetti, per il re e la regina, e alla fine si precisa che provengono da
Dugurasu e da Dulu, unendo un’altra volta Dulu e Dugurasu.
Il testo di «apporti» TM.75.G.1556 registra al v. II 7: «1 tessuto di lino
apporto di Dulu» e al v. VII 7-VIII 9: lungo elenco di oggetti d’oro e tessuti
di lino, apporto di Dugurasu per il re di Ebla, seguito da un apporto consistente in vasi preziosi d’oro e pietre preziose, apporto di Dugurasu per la
madre del re.
Ancora un testo di «apporti» TM.75.G.1904+ menziona un’andata a Dugurasu (r. VI 1-2), ma il contesto frammentario non permette di conoscere
chi sia andato a Dugurasu.
Un altro esempio è fornito dal testo di «apporti» TM.75.G.10236 che registra anch’esso un apporto di tessuti di lino da Dulu, apporto dal re di Dulu,
40
Nel testo MEE XII 3 (30) vi è un lungo «apporto» di Dugurasu ad Ebla; v. anche l’apporto
di Dugurasu in ARET VIII, 528 (18).
36 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
poi da Arratilu di Dulu che deve essere il visir locale o colui che cura le relazioni con gli eblaiti, seguiti da un elenco di beni tra cui molti tessuti di lino e
tessuti-kirnanu grandi e piccoli e oggetti in oro, 31 zanne di elefante, 1 braciere, apporto del re di Dugurasu (al re di Ebla).
4. Conclusioni
La documentazione presentata prova che Dugurasu e Dulu sono due regni
con i quali Ebla ha avuto frequenti scambi di doni preziosi e particolari e
molti interessi commerciali. Lo stagno e il lapislazzuli sono i doni principali
inviati da Ebla a Dugurasu. La precisa identità dei prodotti cercati
dall’egiziano Ini in Siria con i prodotti inviati da Ebla a Dugurasu rende altamente probabile considerare Dugurasu come il termine con il quale gli eblaiti designavano la città, probabilmente nel delta, alla quale essi arrivavano
e tutta la regione circostante. Gli scribi eblaiti hanno reso in eblaita, e con la
grafia sillabica da essi usata, un termine egiziano che significa «bocche di
fiume», cioè il delta. Con Dugurasu i rapporti sono cerimoniali ad alti livelli.
Sono più frequenti i rapporti tra Dulu, città della costa del Mediterraneo, e
Ebla di quelli tra Ebla e Dugurasu. Numerosi rapporti tra Ebla e Dugurasu
sono documentati durante il regno dell’ultimo re Ishar-Damu, contemporaneo del faraone Pepi I.
Appendice
DUGURASU = GL
GL!LI
!LI
di Alessandro Roccati
Prima di proporre la mia ipotesi, debbo elogiare la sapienza della studiosa
che mi fa l’onore di partecipare a questa appassionante ricerca, perché essa è
venuta qualificandosi sempre più come la migliore interprete dell’archivio di
Ebla, colei che ha dato voce e senso ad una grande scoperta.
1. Osservazioni di toponimia storica
La documentazione egiziana del terzo millennio a.C. concerne già un
amplissimo orizzonte geografico, ma non possiede ancora una visione territoriale d’insieme1. In Egitto sono presenti le unità regionali con i loro centri,
raggruppate da un punto di vista amministrativo tra l’Alto Egitto (,B6«il sottile») e il Basso Egitto (I B! «la terra immersa»)2. Quando un egiziano si
riferiva al proprio Paese usava la semplice designazione IEC«questa terra».
Il vocabolo $BI «la nera» designò l’Egitto solo a partire dal secondo millennio a.C., considerandolo questa volta nella sua interezza ($BIpotrebbe anche significare «la completa»), e si tratta probabilmente di termine di origine
meridionale, più legato al polo tebano che a quello menfita. In modo corrispondente, le unità territoriali della Nubia, a sud dell’Egitto, erano citate con
i loro termini specifici (0LI"G-I3-L"B), mentre la designazione complessiva «Kush» (che pare essersi sviluppata da un piccolo toponimo, $H)
divenne anch’essa abituale dal secondo millennio a.C..
Nel secondo millennio a.C. le città principali dell’Egitto si dotano in genere di un secondo nome «religioso», che le connota in rapporto al culto
principale (con un valore dinamico). Il nome «Menfi» deriva dal nome della
piramide del faraone Pepi I (BCC;G«durevole e perfetta»). Nel secondo millennio a.C. la città assume, come molte altre in questo periodo, un nome religioso, !LI@)I!«la dimora-del-ka di Ptah» («il santuario di Ptah3») che è
il prototipo del termine «Egitto», usato per estensione dalla capitale a designare il fiume che la bagna (il Nilo) e tutto il territorio. Questa designazione
per Egitto (e non $BI) fu acquisita dai popoli esterni nel Mediterraneo orien1
A. Roccati, Sono dei Re quelli specificati per nome (!DLELBIGLGCL), ed. Fales & Grassi,
Camsemud 2007, Proceedings of the 13th Italian Meeting of Afro-Asiatic Linguistics, Udine,
May 21st24th, 2007 (HANE X), Padova 2010, pp. 271-273.
2
A. Roccati, La littérature historique sous l’Ancien Empire égyptien, Éd. du Cerf, Parigi
1982.
3
Dio tutelare di Menfi.
38 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
tale, dall’area egea fino ad Ugarit. Altrimenti il babilonese si servì di un termine semitico, Misr, adottato anche dagli hittiti e dai micenei4, e presente
ancora nella lingua araba attuale per designare tanto il Paese (l’Egitto) quanto la sua capitale (il Cairo).
2. Il commercio tra Ebla e l’Egitto
La scoperta dell’archivio di Ebla, con i suoi traffici a largo raggio, ha posto subito una questione egiziana. Manufatti di pregio donati dai faraoni erano bensì presenti nel palazzo di Ebla, ma nell’archivio non appariva alcuna
realtà esplicitamente collegabile con l’Egitto, e neanche con Biblo, che nel
terzo millennio funzionava da avamposto della potenza faraonica ed era il
principale riferimento egiziano dal lato asiatico ($7C).
Questa lacuna è stata recentemente superata dalla pubblicazione di una
straordinaria iscrizione biografica egiziana della VI dinastia, ad opera di Michele Marcolin5, e dall’intuizione di Maria Giovanna Biga.
Nell’iscrizione citata si tratta di un dignitario, Ini, mandato dal faraone in
sconosciute località asiatiche, certamente più lontane di Biblo e del Libano,
per trarne prodotti indispensabili all’Egitto ed altamente significativi, tenendo conto dell’ordine in cui sono enumerati: lapislazzuli (MH7), stagno (9!IN
! ossia «piombo bianco»)6, argento (!), bitume (O;-)7. Il termine per «bitume» costituisce una novità, poiché in campo egittologico è stato confuso
con il quasi omofono «olio di lino» (H;-).
Quasi tutti gli stessi prodotti si ritrovano con altri in due passi delle Admonitions8 in cui si depreca: «invero l’oro (C7L), il lapislazzuli (MH7),
4
Che dunque si servirono dei due termini, senza che si possa riconoscervi una differenza. Ma
cfr. G. Garbini, Biblical Philology and North-West Semitic Epigraphy: How Do They Contribute to Israelite History Writing, in Recenti tendenze nella ricostruzione della storia antica
d’Israele, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 2005, pp. 121-135: pp. 131-132.
5
M. Marcolin, Una nuova biografia egiziana della VI dinastia con iscrizioni storiche e geografiche, in «Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino. Classe di Scienze Morali, Storiche
e Filologiche», 144, 2010, pp. 43-79.
6
H. von Deines e H. Grapow, Wörterbuch der ägyptischen Drogennamen, Akademie Verlag, Berlino 1959, p. 603; cfr. J.H. Harris, Lexicographical Studies in Ancient Egyptian Minerals, Akademie Verlag, Berlino 1961, pp. 67; 150. A. Nibbi, MH7from the Sinai, e Tin from the Eastern Desert, «Göttinger Miszellen», 19, 1976, pp. 45-50, scriveva prima che fosse accessibile l’archivio di
Ebla. Lo stesso termine è probabilmente da riconoscere (pace Gardiner) in pBeatty V rt 8,2.
7
J.H. Harris, Studies, p. 234 Addendum a p. 173: il bitume fu usato in tutti i periodi per la
confezione di mummie. Si veda l’importante trattazione di Th. Bardinet, Hérodote et le secret
de l’embaumeur, «Parcourir l’éternité». Hommages à Jean Yoyotte, Bibliothèque de l’École
des Hautes Études-Sciences religieuses», 156, Brepols, Lovanio 2012, pp. 58-82: alle pp. 6470 cita da un papiro inedito del Louvre H;ICI$ECN«bitume di Biblo» e H;IMCIN,«bitume fenicio» (non «[huile] provenant des jardins»); oltre a «bitume di Siria (H;N>,G)». In neobabilonese pece si dice ziptu («Bibliotheca Orientalis», LXIX, 2012, p. 48).
8
A.H. Gardiner, The Admonitions of an Egyptian Sage, Lipsia 1909, p. 32.
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C. 39
l’argento (!), la turchese (B;@I)9, la cornalina (!B<I), il bronzo (!HBC),
l’ametista (>7=IN) … pendon dal collo delle serve» (3, 2-3) e «invero i costruttori son diventati contadini, i marinai campagnoli. Non si naviga più
verso nord a Biblo oggi. Che faremo per il cedro per le nostre mummie? Si
seppellivano i sacerdoti con i loro prodotti, s’imbalsamavano i principi con il
loro bitume (H;I, al tempo di questa copia non si distingueva più tra He O)10
fino a $;IL (Creta). Non possono più venire. Manca l’oro …» (3, 6-8).
Non sfugge la somiglianza con un passo della Storia di Sinuhe (B 188194 = O. Ashmolean 12-16), che s’inserisce nello stesso orizzonte storico e
dove si legge nella lettera inviata dal faraone: «Ritorna in Egitto ($BI), così
che tu riveda la capitale (1CL) dove sei venuto in esistenza, e baci la terra (ti
prosterni) alla doppia grande porta, e stia con gli Amici … Ricordati il dì
della sepoltura, il passaggio alla beatitudine: sarà assegnata a te la notte con
bitume (H;I) e bende dalle mani di Tait (dea della tessitura); si farà per te un
corteo funebre, un sarcofago d’oro (C7L), il capo di lapislazzuli (MH79), un
cielo su di te, che sarai posto in un catafalco e buoi ti tireranno, cantori essendo davanti a te, ecc.».
È chiara l’importanza dello stagno per produrre il bronzo (!HBC < !OBC
in egiziano, vocabolo sicuramente attestato dal secondo millennio a.C.), dato
che l’Egitto sfruttava almeno dalla III dinastia le miniere di rame (!BI) nel
Sinai. Nel tesoro di Tod, databile al regno di Amenemhat II (1914-1879) abbonda il vasellame d’argento e il lapislazzuli11. Il frammento di annali dello
stesso faraone menziona ripetutamente materiali importati dall’Asia, quali
argento (!), bronzo (!HBC), rame (!BI) e rame asiatico (!BI H-IN), oro
(6B), piombo o stagno !I>), cornalina (!B<I), malachite (L), bitume (?)
(H;-)12.
9
Questi primi quattro prodotti si ritrovano in un inno inedito ad Amon conservato in un papiro del Museo Egizio di Torino; alcuni di essi ricorrono ancora nell’inno al Nilo e nell’insegnamento di Amenemhat I. Gli archetipi di tutte queste opere potrebbero situarsi all’inizio
della XII dinastia. Inoltre nella stele di Serabit el-Khadim (J. Cerny e A.H. Gardiner, The Inscriptions of Sinai, I, Londra 1952, tav. XLIV n. 102 e: tempo di Amenemhat III) Hathor appare tanto come «signora del lapislazzuli» quanto come «signora del turchese».
10
Si tratta probabilmente dello stesso prodotto scritto H;N nel primo millennio a.C.: «Zeitschrift für Ägyptische Sprache und Altertumskunde», 137, 2010, pp. 93-95 (ivi tradotto, come
spesso, ambiguamente «resinous oil»).
11
F. Bisson de la Roque, Le trésor de Tod, Catalogue Général du Musée du Caire, Cairo
1953.
12
H. Altenmüller e A.M. Moussa, Die Inschrift Amenemhets II. aus dem Ptah-Tempel von
Memphis, Vorbericht, SAK 18, 1991, pp. 1-48. Stessi minerali ricorrono nella lunga lista di
pBeatty IV vs 7, 4-5 ss.
40 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
Del resto argento e lapislazzuli si trovano menzionati insieme sulla Pietra
di Palermo, di cui confermano così l’autenticità e l’attendibilità, fin dall’inizio della IV dinastia13.
Gli scavi di Ebla hanno messo in evidenza come questa città fosse un
centro di smistamento del lapislazzuli e dello stagno, provenienti dal lontano
Badakhshan, e come in essa si praticasse con competenza la fusione del rame
con lo stagno per ottenere il bronzo, già ai tempi dell’archivio. In effetti nei
papiri di Abusir si parla di «rame asiatico» (!BIH-IN), per significare probabilmente oggetti di bronzo d’importazione14. Come ha scoperto M.G. Biga, lapislazzuli e argento erano mandati a Dugurasu, ignoto paese che procurava però oro e tessuti di lino in quantità! Questo interscambio permette una
sola risposta: Dugurasu = Egitto.
3. Tentativo di verifica fonetica
A questo punto si desidera una conferma filologica di tale identità. Visto
che Dugurasu non pare avere alcun significato nelle lingue praticate
nell’area siropalestinese, sembrerebbe normale cercarvi la trascrizione di un
termine di provenienza egiziana. Quale? Ci si deve interrogare su quale percezione potesse avere chi viveva all’esterno di un’entità territoriale quale
l’Egitto, dominata dalla presenza di un immenso fiume, il quale dilagava in
numerose ramificazioni nella regione del delta. Sotto il profilo dell’antropologia culturale la visione geografica del terzo millennio a.C. non disponeva
ancora di denominazioni sintetiche per definire specifici territori o paesi, e si
può presumere che lavorasse soprattutto sulla base di caratteristiche morfologiche. A tale proposito viene in aiuto la biografia precitata, la quale in un
passo informa che il viaggio di Ini verso Biblo aveva avuto inizio a +!I«il
principio» o «l’imboccatura (del fiume)», reclamando una spiegazione e
provvedendo un suggerimento. Questo termine ricorre ancora con una certa
frequenza (anche al plurale) in documenti del secondo millennio a.C. per significare le «bocche (dei rami) del Nilo»15, nella seconda metà del secondo
millennio a.C. subisce la concorrenza di altro termine E9HLI CI ,. Esso potrebbe avere qualche rapporto con )GLC;G«la buona uscita», luogo di culto
di Astarte e Baal, che parrebbe designare il porto di Avaris16, e ci condurreb13
A. Roccati, La littérature historique sous l’Ancien Empire égyptien, Éd. du Cerf, Parigi
1982, p. 38 e p. 40.
14
A. Roccati, La littérature historique, pp. 278-279 (§§ 278 e 280); cfr. M. Valloggia, La
maîtrise du fer en Egypte: entre traditions indigènes et importations, in «Mediterranean Archaeology», 14, 2001, pp. 195-204.
15
P. Gallo, A. ‘Abd El-Fattah, Aegyptiaca Alexandrina V. Un directeur des marais du delta
Occidental au Moyen Empire, in J.Y. Empereur (ed.), «Alexandrina», 2, Cairo 2002, pp. 13-20;
Marcolin (citato nella nota 5), pp. 64-65.
16
W. Spiegelberg, La ville de Prw-nfr dans le Delta, «Revue de l’Égypte ancienne», I, 1925,
pp. 215-217; B. Grdseloff, «Bulletin de l’Institut français d’archéologie orientale», 45, 1945,
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C. 41
be fin dal terzo millennio a.C. in questa regione confinaria. Si pensa ancora
al riguardo alle maestose sfingi riadoperate e ritrovate nelle capitali della dinastia libica di Tanis e di Bubasti, ma che potrebbero risalire alla IV dinastia,
essendo poi usurpate da faraoni della XII dinastia e da re hyksos e posteriori17, e in ogni caso delimitare luoghi di entrata e di uscita rispetto all’Egitto.
Il toponimo +!I ricorda nella sua formazione +C;G altra località del
delta, con la quale potrebbe costituire una coppia complementare («principio»: «fine»). Il primo senso di +!I(noto anche al plurale: +L!LIpuò
alludere in qualche modo ad una «bocca del fiume», oppure questo composto potrebbe significare «principio» (cfr. !I6), quindi anche «limite»: Misri
nella tradizione semitica per designare l’Egitto, potrebbe esserne una traduzione successiva18.
Il vocalismo di Gpotrebbe essere *ra, plurale *rau (> *ru ?). La pronuncia di !Inel periodo in questione dovrebbe suonare *ƥurat, con che rende
r, fatto ben noto, ed è stata evidenziata per il periodo antico una frequente
equivalenza tra !e ƥ (la ƥain dell’arabo)19. Il derivato !IN(*ƥurti > *hurti
> *hnjt ?, copto'%) «cuore» è stato accostato all’indoeuropeo cord-. È altrettanto conosciuta la possibile resa dentale di r = d (ad esempio nel vocabolo semitico 6abdu «servo», notato nella grafia egiziana del secondo millennio
a.C. come 6EGL), sicché si manterrebbe l’opposizione tra G (= d) e (= r),
fuorché si tratti di una dissimilazione20. Ne risulta una probabile pronuncia
pp. 181-183; M. Bietak, The Thutmose Stronghold of Perunefer, in «Egyptian Archaeology»,
26, 2005, pp. 13-27.
17
J. Vandier, Manuel d’archéologie égyptienne, Parigi 1958, III. La statuaire, pp. 204-209;
Labib Habachi, Tell el-Dab’a I. The Site and its Connections with Avaris and Piramesse,
Vienna 2001, p. 91 e p. 106. Cfr. Th. Schneider, Foreign Egypt. Egyptology and the Concept
of Cultural Appropriation, Ä&L XIII, 2003, pp. 155-161: p. 161; A. Verbovsek, Die sogenannten Hyksosmonumente. Eine archäologische Standortbestimmung, Wiesbaden 2006, propone un’altra soluzione.
18
Sulla traduzione di termini stranieri in Egitto al principio del secondo millennio a.C., si veda A. Roccati, articolo citato nella nota 1.
19
Th. Schneider, Beiträge zur sogenannten “Neueren Komparatistik”, «Lingua Aegyptia», 5,
1997, pp. 189-209, specialmente p. 92 (settima triade), con i riferimenti n. 21 p. 196 (6!=
arabo daƥara), n. 60 p. 201 (!I = arabo ƥurra), n. 61 p. 202, e ancora n. 66 e 67, n. 112
p. 208: ossia la maggioranza delle corrispondenze accertate. Semitico g invece corrisponde ad
eg. k, cfr. Kbn = Gubla, Ikrt = Ugarit, cfr. !LI@)I!= ǹ‫ݫ‬ȖȣʌIJȠȢ.
20
Un altro caso possibile è A. Roccati, Un drago egiziano, XII Incontro Italiano di Linguistica Camito-semitica (Afroasiatica), Ragusa 2007, pp. 321-322: GG@>/= drak-on e lacer-ta (cfr.
V. Pisani, Kleinasiatische Wörter und Laute im Griechischen und Latein, «Die Sprache», 5,
1959, pp. 143-149). Inoltre: J.E. Hoch, Semitic Words in Egyptian Texts of the New Kingdom
and Third Intermediate Period,1994, p. 406 e n. 27; Th. Schneider, Ausländer in Ägypten während des Mittleren Reiches und der Hyksoszeit. Teil 2. Die ausländische Bevölkerung, Wiesbaden 2003, pp. 117-118. Cfr. A. Roccati, «Rivista degli Studi Orientali», 74, 2000, p. 2, e Idem,
Ricerche sulla scrittura egizia – VII. Il sillabario e la scrittura egizia, in «Atti
dell’Accademia delle Scienze di Torino. Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche»,
42 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
*duƥura(u)t, non così lontana da Dug(h?)urasu21. Trattandosi di una trascrizione orale è forse verosimile anche una audizione particolare (locale ?) di
certi suoni.
Se quanto proposto è credibile, Ini che partiva per Biblo, non lasciava
l’Egitto, un’entità che non conosceva ancora, ma Dugurasu (= +!I ?) «la
bocca del Nilo», ovvero «i limiti», dove forse monumenti grandiosi annunciavano l’ingresso in Egitto, e gli eblaiti inviavano le loro merci non in Egitto, ma a Dugurasu, «le bocche del fiume», donde sarebbero poi state inoltrate a destinazione (la residenza regale in questo periodo è sempre chiamata
1CL«il centro»). In tale modo Dugurasu quale porta nordorientale dell’Egitto avrebbe una funzione simile a quella di Elefantina / Aswan dal lato meridionale.
In un testo magico ramesside si parla di GC7L «l’ingresso (?) di Elefantina», che potrebbe esser reminiscente di G!I«l’ingresso iniziale». Nel Medio Regno la frontiera meridionale e quella settentrionale sono chiamate G6
«la porta (dei paesi stranieri)»22. Si tratta quindi apparentemente di terminologia alquanto speculare tra nord e sud.
Infine +!Ipotrebbe anche esser all’origine del termine che dal secondo
millennio a.C. designa il delta e le sue paludi (con gli abitanti): >9!L, conservato nel cuneiforme assiro come (na)thu e in greco come (ȞĮ)șȦ, in cui si
celerebbe la parte iniziale Dugu (< +!I), in seguito alla sparizione della
desinenza –I, all’affievolimento del suono , e all’aspirazione di !: tutti fenomeni regolari e noti.
142, 2008, pp. 55-65. Tra i suoni “r/l” e “d” esistono affinità: cfr. in latino olere e odor, latino
quaerere e italiano chiedere, raro e rado ecc.
21
Cfr. W. Von Soden, Grundriss der Akkadischen Grammatik, Analecta Orientalia, Ed. Pontificio Istituto Biblico, 3a ed., Roma 1998, p. 34 (g intervocalico può dare ƥ) e pp. 34-36 sulla
spirantizzazione di t.
22
H. Kees, Zu einigen Fachausdrücken der altägyptischen Provinzialverwaltung, «Zeitschrift
für Ägyptische Sprache und Altertumskunde», 70, 1934, pp. 83-86; cfr. E. Edel, Zur Lesung
und Bedeutung einiger Stellen in der biographischen Inschrift HGCELI’s I, «Zeitschrift für
Ägyptische Sprache und Altertumskunde», 87, 1962, pp. 96-107, p. 97.