legni da terra

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legni da terra
LIFE CLUB
AGOSTO - SETTEMBRE
L
AGOSTO - SETTEMBRE
14
FREE PRESS
ife club
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M A G A Z I N E
D E L
T U O
S T I L E
D I
2006
Italia
PONZA, ISOLA VIP
Benessere
HAMMAM TOUR
Fotografia
LA MAGIA DI GREGORY COLBERT
Europa
FOLEGANDROS, OASI CHIC
Golf
LEGNI DA TERRA
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14
ife club
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M A G A Z I N E
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T U O
S T I L E
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V I T A
editoriale
Eccovi il record del più lungo drive di tutta la storia del golf. Un cosmonauta,
armato di un ferro 6 placcato oro, lancerà una palla da golf da una stazione
spaziale internazionale nell’occasione di un contratto miliardario tra l’agenzia
spaziale russa e una società privata di Toronto. La palla entrerà in orbita per
quattro anni, percorrendo milioni di chilometri prima di disintegrarsi rientrando nell’atmosfera terrestre. La notizia è apparsa sul giornale inglese The
Guardian nel marzo 2006. Nel frattempo abbiamo perso di vista sulla stampa
internazionale il cosmonauta e la sua impresa, ma sull’ambizione del recordman non c’è che dire. Abbiamo intenzione di fare la stessa cosa, cari lettori.
Non abbiamo la più pallida idea se la nostra impresa sarà realizzabile o meno,
se avrà successo o si tradurrà in un flop, ma l’ambizione c’è, ed è tanta, e se al
momento non abbiamo sottomano stazioni spaziali da cui far decollare palline, indirizzeremo la nostra voglia di fare cose eccezionali, nel far crescere Life
Club, nel farlo diventare sempre più vicino ai vostri gusti e al vostro desiderio
agosto - settembre 2006
ANNO III agosto - settembre 2006
Autorizzazione Tribunale di Ivrea n. 2 del 2004 registro periodici
direttore editoriale
Eva Morletto
editore
Keyco S.r.l.
P.zza Martiri della Libertà, 30 10083 Favria (Torino)
redazione
www.lifeclubmagazine.com
[email protected]
segreteria di redazione
Lucia Glaudo
tel. 0124 47 05 53 fax 0124 34 96 07
[email protected]
pubblicità
Susann Bernien
tel. 3403401643
[email protected]
hanno collaborato
Luca Servelli,Fabrizio Rosboch, Massimo Bagetto,
Chiara Munnia, Eleonora Mori, Maurizio Di Maggio,
Chiara Manzo, Marco Mussini, Antonio Daniele,
Pietro Boschi, Stefano Bosco, Marta Azzolin, Golf Academy,
Andrea Guermani, Gregory Colbert e Ashes&Snow,
Alex@Faraway’s, Alexandra Buzzi - Hammam Palermo
direttore responsabile
Mauro Giubellini
di un life-style che vi somigli. Intanto eccovi un numero che straripa estate: un
progetto artistico
tris di isole da sogno, una regata curiosa e divertente, un personaggio d’ecce-
grafica e impaginazione
zione, e come al solito, tante notizie dal pianeta golf. Buona estate, cari lettori
stampa
e ricordatevi il nostro proposito; una promessa estiva non sempre è una promessa da marinaio.
Eva Morletto
Simona Goi
Antonio Daniele
Diffusioni Grafiche Editoriali
Strada Statale 31, km 22 15030 Villanova Monferrato (Al)
Sommario
6
GOLF
16
EVENTI
L
agosto - settembre 2006
ife club
I L
M A G A Z I N E
D E L
T U O
S T I L E
Legni da terra
Keyco Golf Cup 2006
19 GOLF&REGOLE
Driver sotto esame
22
GOLF&FITNESS
25
GOLF&TECNICA
30
VELA
34
ITALIA
37
EUROPA
40
MONDO
45 PERSONAGGIO
Power yoga e pilates
Sistemi di misurazione della distanza
Route de Jasmine 2006
Ponza forever, isola VIP
55
30
Le bianche scogliere di Folegandros
Mon ami Maurice
Giorgia Cardaci
51 MOSTRE
Andy Warhol
55
FOTOGRAFIA
62
FILM
63
LIBRI
64
SUONI
66
SAPORI
69
VINI
Gregory Colbert
62
Manhattan my love!
Destinatario sconosciuto
Flaming Lips
No meat’s land
Barbera d’Alba
71 BEAUTY&WELLNESS
Edonismo e relax
74
LIFESTYLE
Benvenuti nell’ ecolodge
78 AUTO
Summer car: Mazda mx-5
88
MODA
94
TENDENZE
Nuova collezione FURLA
Ladies and Gentlemen...
4 Life club agosto settembre 14
14
69
D I
V I T A
golf
Legni da terra
]
I trucchi per usarli al meglio
Vediamo questa volta come risparmiare
qualche colpo durante le diciotto buche,
cercando magari di raggiungere il green
con un buon colpo lungo dal fairway
usando un legno 3, 5 o 7, o ancora meglio
il cosìddetto ibrido.
Usare un legno da terra non è cosa facile,
ma spero almeno più fattibile dopo i miei
consigli.
Effettuate lo stesso swing di base che effettuereste con un ferro medio, consapevoli del fatto che il legno è senza dubbio
più lungo degli altri ferri, cosa che rende
necessaria una distanza maggiore dalla
palla in posizione di address. Proprio per
la maggior lunghezza del legno, il busto
deve essere un po’ più eretto.
Per un buon colpo dal fairway, o dal primo taglio del rough, giocate la palla posizionata tra i piedi appena a sinistra di
come fareste per tirare un normale ferro
foto 1
sette. Non giocatela erroneamente verso
il piede sinistro, come se tiraste un legno
dal tee, poiché è proprio il tee che ora
viene a mancare. Non avendo più quindi
la possibilità di colpirla dal basso verso
l’alto, rischiereste di colpire terreno prima della palla, con le ovvie conseguenze.
(foto 1)
Lo swing che dovete effettuare dovrebbe
essere il più morbido possibile, prestando
attenzione ad un corretto e anticipato caricamento dei polsi, al contrario di come
molti giocatori possono credere.
Un buon caricamento dei polsi (foto 2), vi
permette di mantenere una buona compostezza del corpo nella fase di rotazione
del backswing, riuscendo così a ritornare
più facilmente all’impatto mantenendo
le stesse distanze del corpo sia dalla palla
che dal terreno.
Ricordate, il colpo non può più essere dato
foto 2
foto 3
foto 4
verso l’alto come se ci fosse il tee, abbiate
cura quindi a che il bastone ritorni verso
il basso e attraverso la palla. (foto 3)
Questo vale soprattutto con la palla che
giace in un terreno accidentato così come
sulla terra priva d‘erba. L’idea della suola
del legno che state usando che rimbalza
sul terreno, potrebbe darvi meglio l’idea
di cosa dovrebbe succedere durante l’im-
patto. Ovviamente prima di effettuare il
colpo vero e proprio effettuate due o tre
prove di swing con lo stesso pensiero.
In salita
Su modeste pendenze in salita vi trovate ad affrontare sicuramente il colpo
più semplice tra i colpi in pendenza.
(foto 4)
Il “segreto” per effettuare questo tipo di
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colpo è quello di convincersi a far viaggiare la testa del bastone, legno o ferro che
sia, lungo la pendenza del terreno senza
incrociarla. Ecco perchè non mi posiziono in avanti verso la pendenza, come ver-
10 Life club agosto settembre 14
rebbe spontaneo da fare seguendo il senso dell’equilibrio, ma indietro con il peso
sulla gamba destra, cercando di formare
con il busto una linea perpendicolare al
terreno. Fate bene attenzione a non por-
sequenza 1 a
sequenza 1 b
sequenza 1 c
sequenza 1 d
tare il peso a sinistra, cosa difficile vista
la pendenza del terreno.
Rimanendo con il peso a destra, le mani
e il bastone si richiuderanno in fase d’impatto più velocemente del solito; aspetta-
tevi quindi dei colpi più alti del solito che
curveranno verso sinistra. (sequenza 1)
sequenza 1 e
sequenza 1 f
sequenza 1 g
sequenza 1 h
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11
In discesa
Il peso del corpo è sistemato sulla gamba
sinistra, con l’idea del bastone che viaggerà giù, sempre seguendo la pendenza
del terreno. (foto 5)
Se vi trovate a giocare un colpo del genere, vi consiglio di giocare anziché un legno tre, magari un legno cinque o sette, o
comunque un bastone con più inclinazio-
foto 5
ne.Questo perché all’impatto, con il peso
a sinistra, il bastone arriverà con minor
inclinazione correndo il rischio che la
palla non si alzi il necessario da terra.
Se la pendenza è più pronunciata del normale, soprattutto in discesa abbiate l’accortezza di tenere la palla più arretrata
rispetto al centro dei vostri piedi.
Più è pronunciata la pendenza, più do-
vrete giocare la palla verso il vostro piede
destro, evitando così di colpire sempre
prima il terreno. (sequenza 2)
Provate a praticare questi colpi, magari
da una pedana che simuli le pendenze
del campo; ogni campo pratica dovrebbe averne una. Quello che distingue un
principiante da un giocatore è che il pri-
sequenza 2 a
sequenza 2 b
sequenza 2 c
sequenza 2 d
sequenza 2 e
sequenza 2 f
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13
sequenza 2 g
sequenza 2 h
mo potrebbe finire il suo giro sulle 18
buche e passare il resto della giornata a
rimuginare sul putt sbagliato o a lodare
quell’unico buon drive sul par cinque,
mentre il buon giocatore, armato di palline, torna a provare e riprovare i colpi
sbagliati durante il giro.
Praticare molto e praticare bene.
Il golf è esigente a volte.
Luca Servelli
sequenza 2 i
14 Life club agosto settembre 14
eventi
Keyco Golf Cup 2006
NuovisuccessiperilcircuitoKeyco
]
Premiazione della tappa in Versilia.
Vincitori con l’a.d. Keyco, Fabrizio Rosboch e
il direttore del circolo Fabio Bensaja.
Festeggia il suo quarto compleanno la
Keyco Golf Cup, giunta anche quest’estate a vivacizzare le giornate dei golfisti di
tutta Italia. Dopo la tappa che ha visto
protagonista la Versilia e il campo da
golf di Pietrasanta, la Keyco Golf Cup
abbandona la canicola estiva e cambia
paesaggio. Prossima meta, il 4 agosto:
Courmayeur e la sua superba cornice
montana. Quindi sarà la volta dei Roveri,
tappa prevista per il 9 settembre, e infine la finalissima del 16 settembre a Bologna, che vedrà il vincitore conquistarsi
una vacanza di una settimana per due
persone. I premi in palio per i singoli appuntamenti saranno, tra gli altri, piatti
in argento, occhiali da sole Bollé, guanti
da golf, macchine per il caffé. Keyco Golf
Cup può contare sull’appoggio di numerosi e prestigiosi sponsor; il circuito organizzato da Keyco Consulting, società
di consulenza direzionale, formazione e
certificazione per la qualità, la sicurezza
e l’ambiente, attiva su tutto il territorio
italiano, vede l’adesione di Manpower,
Mitsubishi Tools, Celltech, Nespresso
Italiana S.p.A. e Bushnell Performance
Optics Italia.
Tutte le informazioni sull’azienda e sulle
gare della Keyco Golf Cup si possono trovare sul sito www.keyco.org.
I risultati della tappa in Versilia dell’ 8 luglio 2006
1° Categoria
1° Netto: Alfredo Salvatori 39 pt
1° Lordo: Massimo Tarrini 31 pt
2° Netto: Ugo Giambastiani 37 pt
3° Netto: Fabio Gargani 37 pt
2° Categoria:
1° Netto: Gunnar Prucker 43 pt
2° Netto: Andrea Riva 40 pt
3° Netto: Patrizio Piazza 40 pt
3° Categoria:
1° Netto: Giovanni Guidi 45 pt
2° Netto: Fabiolo Bacci 36 pt
3° Netto: Alfredo Maccolini 33 pt
1° Lady: Costanza Alessandri 36 pt
1° Senior: Cesare Antonini 35 pt
Nearest to the Pin: Giorgio Musetti mt. 0,43
Driving Contest: Massimi Tarrini
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tendenze
Ladies and Gentlemen...
]
Holiday Shopping per Lui e Lei
LOUIS MOINET
“Monte Cristo”
Edizione Limitata a 250 pezzi.
Prezzo a richiesta.
www.louismoinet.com
FRANCESCO PETROSELLI
Scarpe da golf
Prezzo a richiesta.
www.manifatturefp.it
CHRISTOFLE
America Collezione per fumatori di sigari.
Scatola per sigari e portacenere in cristallo con un poggia sigari in
argento.
Prezzo a richiesta.
www.lifeclubmagazine.com
94 Life club agosto settembre 14
PATRIZIA PEPE
Borse
Per informazioni e prezzi:
www.patriziapepe.com
FURLA
Borsa linea Giselle realizzata in vitello stampa cocco lucido.
Prezzo a richiesta.
www.furla.com
FRANCESCA TREZZI
Borsa L.A. e Mocassino con fibbia in cavallino verde prato
e vitello martellato testa di moro.
Prezzo a richiesta.
www.francescatrezzi.com
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moda
These boots are made
for walking…
]
L’irresistibile nuova collezione FURLA per l’autunno inverno
Stivale a metà polpaccio dall’effetto
morbido, cascante realizzato in
camoscio con dettagli in vernice tono
su tono.
88 Life club agosto settembre 14
Décolleté spuntata davanti realizzata in vernice
nera con grande fiocco nero in camoscio.
Sì, è il caso di ricordarlo, “Questi stivali
sono fatti per camminare…” e non semplicemente per attirare gli sguardi e l’ammirazione che reclama un look esclusivo.
Contemporary rétro è la parola d’ordine
per le creazioni FURLA autunno-inverno
2006/2007. Grinta e femminilità si uniscono con grazia nella nuova collezione,
infinitamente glamorous: i toni neutri si
alternano con le sfumature decise, lo chic
si abbina al casual e il risultato è uno stile
unico, immediatamente riconoscibile.
Languori d’autunno e primi rigori dimenticheranno i cliché nostalgici: il guar-
daroba FURLA regala borse, sacche, tracolle morbide e capienti, accessori ideali
per look eleganti ed informali. Lo chic
e lo stile cavallerizza trovano un’ideale
sinergia negli stivali, negli stivaletti, nei
tronchetti dalla punta arrotondata. I colori scelti sono le sfumature opache e naturali: caffè, cognac, tortora…La grinta si
esprime nei dettagli - accessori di metallo, cinghie, cuciture a contrasto – e in una
vasta gamma di modelli dalle forme geometriche decise: borse semi-strutturate
extralarge realizzate con materiali pregiati come il cocco ingrassato e il cuoio
14 agosto settembre Life club
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Borsa a mano strutturata dal design
squadrato, rigoroso, realizzata in vitello
spazzolato verde caratterizzata da grande
tasca posta sul frontale.
90 Life club agosto settembre 14
Borsa linea Yolande. Realizzata in vitello
stampa cocco ingrassato.
Borsa dal gusto un po’ retrò realizzata in vitello spazzolato con inserti in
camoscio ton sur ton, doppi manici, particolare il dettaglio in metallo vintage
originale degli anni ’50.
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Décolleté dalla linea arrotondata, caratterizzata
da plateau, realizzata in camoscio rosso con
dettagli (tacco, plateau e grande bottone in
vernice rossa).
lucido. Si abbinano a décolleté e sandali
da sera con tacco alto oppure con scarpe
maschili ultra piatte, impreziosite da giochi di materiali a contrasto (vitello abbinato a serpente) e da accessori inediti.
Per un look metropolitano e sofisticato,
che ama concedersi un’allure romantica
grazie alle esclusive mini bag, da indossare il giorno come la sera, dalle linee
strutturate, create con tessuti e pellami
preziosi come broccato, velluto, vacchetta, vernice, lucertolina, cocco. Evocazioni
d’arte ottocentesca, ispirazione teatrale nella gamma cromatica prescelta per
queste borse bijoux : onyx, rosso, verde,
viola, senape. Come sempre, per FURLA,
dettagli unici in una profusione di stile.
E.M.
92 Life club agosto settembre 14
auto
Summer car
I piaceri della nuova coupé cabriolet Mazda
]
Jinba Ittai, ovverossia perfetta unione
tra cavallo e cavaliere. Questa è la definizione che la Mazda ha scelto per il nuovo
modello dello spider Mx-5, che si adatta
alla perfezione anche all’ultima sua versione presto in commercio, la coupè-cabriolet (o, per usare la definizione ufficiale, Roadster coupé). La casa giapponese,
infatti, ha deciso di aggiungere alle sue
splendide due posti con tettuccio in tela
anche una nuova versione con copertura
in alluminio ripiegabile elettricamente a
scomparsa. Una scelta che ha fatto storcere il naso a qualche purista amante
della guida “en plein air”, ma che è stata
adottata con la precisa volontà di inserirsi in una fetta di mercato non ancora
“coperta” dai modelli Mazda, dove finora
l’hanno fatta da padroni marchi come
Mercedes, Opel, Renault. La nuova nata
è stata presentata al British International Motor Show di Londra. In tutto e per
tuttoesteriormentelaversionecoupé-cabriolet è identica all’Mx-5 “classico”, ma
sicuramente il maggior peso comportato dal tettuccio rigido rispetto a quello
in tela, influirà nelle prestazioni. Non
è escluso del resto che il nuovo modello
possa avvalersi anche di nuove motorizzazioni, ma sull’argomento per ora la casa
giapponese conserva il massimo riserbo.
Sicuramente con la versione CC Mazda
pensa di dare ulteriore impulso alla vendita di quest’auto: dalla sua presentazione si è rivelata un successo clamoroso,
che l’ha consacrata come lo spider di
maggior successo tra quelli in commercio
(oltre 70mila esemplari). I punti di forza
della Mx-5 sono la linea filante e molto
accattivante, la briosità dei motori a di-
sposizione, dalle grandi prestazioni, e la
facilità di guida. Il tutto arricchito da un
allestimento interno curato ed elegante,
da livelli di sicurezza attiva e passiva al
top e da una strumentazione ben leggibile e completa. In particolare, le caratteristiche che hanno fatto apprezzare dagli
automobilisti di tutto il mondo la spider
Mazda sono la grande maneggevolezza e
l’estrema precisione dello sterzo: la vettura risponde istantaneamente ad ogni
comando: uomo e macchina uniti in una
simbiosi perfetta. Di qui la scelta della
definizione Jinba ittai. Ma questa spider
non è soltanto piacere di guida, è anche
stile e funzionalità, grazie agli interni
realizzati con grande cura per i dettagli:
sedili sportivi perfettamente sagomati, finiture cromate, retro-illuminazione rossa degli indicatori, rivestimenti
di pregio. E poi, la sicurezza. In caso di
incidente, la protezione agli occupanti è
fornita dai doppi airbag laterali e frontali; i sistemi elettronici per scongiurare
l’eventualità di un sinistro sono di primo
livello: dall’Abs all’Ebc, la distribuzione
elettronica della frenata che controlla il
funzionamentodell’impiantoregolandolo a seconda delle condizioni di guida, al
Dsc, il controllo dinamico della stabilità,
che previene qualsiasi variazione repentina della traiettoria, stabilizzando l’auto
82 Life club agosto settembre 14
in una frazione di secondo. Una vettura
quindi veloce e scattante, ma incollata
alla strada e sicura, pronta nel rispondere alle sollecitazioni di chi ama una guida
sportiva, con ogni situazione climatica.
La Mazda ha poi pensato anche all’utilizzo della Mx-5 come macchina per le
vacanze, realizzando un “pack” di valigie
che si adattano perfettamente alla conformazione del bagagliaio della vettura,
di modo da sfruttare appieno tutto lo
spazio (limitato come in tutte le spider)
a disposizione. Un’auto, insomma, buona per tutte le occasioni, dalla gita estiva domenicale con il vento nei capelli, al
lungo viaggio verso le mete vacanziere,
alle emozioni di una guida sportiva. Ed
ora con la prossima messa in commercio
della versione a capote rigida reclinabile
elettricamente, la Mazda si lancia alla
conquista di nuovi clienti, per allargare
il club dei fortunati possessori di questa
due posti che sa rendere ogni viaggio
un’esperienza appagante.
Marco Mussini
lifestyle
Benvenuti
nell’ecolodge
]
Ilturismoesclusivocheamalanatura
Anche la scelta di un luogo di vacanza può
essere importante per la salvaguardia
dell’ambiente. Forse non ci abbiamo mai
pensato in questi termini, ma invece è
proprio da questa considerazione che nasce il concetto di eco-lodge: oggi esempio
concreto, in alternativa ad altre strutture, di un turismo sensibile nei confronti
dell’ambiente, e che privilegia il contatto con la natura. Dunque, una duplice
finalità: da una parte offrire ai clienti
un’esperienza a contatto con l’ambiente
naturale nella sua integrità, attraverso
iniziative che consentano di apprezzarlo
e di goderne al meglio. Dall’altra, fare in
modo che questo possa essere possibile
con un’opera di salvaguardia e di valorizzazione del patrimonio ambientale e
delle sue caratteristiche. In quest’ottica
occorre limitare l’impatto sull’ambiente,
in particolare attraverso l’adozione di impianti e di accorgimenti che consentano
di minimizzare l’inquinamento che ogni
attività umana produce. Questo attraverso la formazione del personale e l’informazione degli ospiti, al fine di limitare gli
sprechi di acqua potabile e di energia, così
come la produzione di rifiuti e di sostanze inquinanti. Come pure facendo ricorso
al compostaggio ed al riciclaggio.
L’ ecolodge non solo si impegna direttamente nella conservazione delle aree naturali ma fornisce un costante sostegno
alle comunità e all’economia locali, ricorrendo alle risorse del luogo sia per quanto
riguarda il personale sia per gli approvvigionamenti. Inoltre si pone l’obiettivo
di promuovere relazioni amichevoli e di
cooperazione con la popolazione locale,
al fine di diffonderne e valorizzarne le
tradizioni.
Chiara Manzo
Rainforest Edge – Sri Lanka
Inserito in un ambiente di incontaminata bellezza e serenità è il luogo ideale per gli amanti della natura e del relax. Potrete scoprire l’ospitalità
e la cucina locali, assaporando frutta e ortaggi biologici coltivati in loco. Il comfort degli ambienti è il risultato di un perfetto equilibrio tra
antico e moderno. Potrete disporre, sotto controllo medico, del Centro Benessere e Relax e di un qualificato Centro Terapia Ayurveda.
www.rainforestedge.com
San Jorge Ecolodge – Ecuador
Una fattoria del 18mo secolo, nella tipica architettura locale, situata in una riserva botanica di 80 mila ettari di terreno incontaminato dove
vengono conservate e protette nel loro ambiente naturale moltissime specie di flora e fauna tipiche della regione andina. In un paesaggio
montano di straordinaria bellezza, a circa 3 mila metri di altitudine, l’ecolodge San Jorge offre all’ospite un’atmosfera in cui tradizione, comfort
e relax si fondono insieme, e l’opportunità di godere del fascino maestoso delle Ande nel corso delle diverse escursioni organizzate all’interno
della riserva, sugli antichi sentieri degli Incas.
www.eco-lodgesanjorge.com
Chumbe Island Coral Park – Zanzibar
E’ una riserva naturale privata, raro esempio di ecosistema in un’isola corallina ancora intatta. Un’opportunità davvero unica per esplorare in
tutta la loro bellezza i bassi fondali della barriera corallina, la riserva forestale, praticare immersioni subacquee… oppure semplicemente oziare
facendosi lambire dal caldo oceano tropicale. La sistemazione in bungalows ubicati direttamente sul mare offre la privacy e nello stesso tempo
il senso di libertà della vita all’aperto. E la cucina vi sorprenderà con piatti in cui i sapori locali si mescolano a quelli arabi, indiani e africani.
www.chumbleisland.com
Anthony’s Key Resort - Honduras
Da oltre 30 anni l ’Anthony’s Key Resort offre ai suoi ospiti il sapore dell’ avventura senza dimenticare il comfort e l’ospitalità. E’ l’occasione
per sperimentare direttamente tutta la bellezza naturale dei Caraibi: immergendosi in fondali spettacolari, giocando con i delfini, scoprendo i
bellissimi giardini… e molto altro ancora, in un luogo disegnato dalla natura che con le sue cabanas in legno, le palme e la scintillante laguna
ha saputo conservare l’atmosfera intima e nascosta del villaggio di un tempo.
www.anthonyskey.com
beauty&wellness
]
Please,
don’t disturb
Edonismo e relax: gli hammam più belli
“L’anima del piacere è nella ricerca del
piacere stesso” diceva Blaise Pascal. E la
ricerca del piacere può avere mille forme,
nel suo scopo di trovare balsamo per corpo e anima. L’hammam è sfacciatamente
la dimensione concreta dell’edonismo.
Da secoli luogo di ristoro e fonte di benessere psico-fisico, oggi il bagno turco o
hammam è tornato in auge. Tra gli aspetti positivi della globalizzazione, vi è senza dubbio il poter attingere agli aspetti
piacevoli delle culture “altre”. E il Medio
Oriente ci regala la suggestione di luoghi
incantevoli, dove luci soffuse, arabeschi e
decori mudejar, permettono di viziarci e
dedicare a noi stessi tempo prezioso.
La vita delle terme, quella di cui rimangono mute testimonianze nei reperti romani disseminati in tutta Europa, torna
ad affascinarci. Varcare la porta degli
hammam significa sospendere il ruotare della clessidra impazzita del nostro
tempo, ristabilire i ritmi giusti, tornare a
percepire che la vita non è meta, ma viaggio, e se il viaggio lo si fa perennemente
di corsa, senza guardare nulla né fuori né
dentro noi stessi, non solo è un rischio
per le coronarie, ma anche una grande
perdita di opportunità: per pensare, per
prendere coscienza di noi stessi, per sognare, e perché no? Per l’ozio.
Sono ormai numerosi i luoghi in Europa
dove il bagno turco rientra comunemente nei riti del tempo libero, anche in Italia. Se di frenesia stavamo parlando, non
si può evitare il riferimento a Milano, ma
questa volta per dire che proprio qui, nella città che corre per eccellenza, ha aperto
i battenti un hammam d’eccezione, dove
classe, buon gusto e piccoli lussi nei trattamenti sono le caratteristiche salienti.
Aquae calidae, questo il nome, si trova
in via santa Sofia 14, (tel 02/58430269)
tutto l’arredamento è realizzato con prodotti naturali e tecniche artigianali. Si
accede al Tepidarium, sala con una temperatura costante di 38°, quindi il Calidarium, dove la temperatura si aggira
sui 55°, e infine il Frigidarium, cascata
di ghiaccio con cui ritemprare il fisico
grazie a una sferzata di energia estrema-
72 Life club agosto settembre 14
mente benefica per il sistema vascolare.
Nel tepidarium si conversa, si beve acqua
aromatizzata, si decide quale trattamento (peeling, massaggi) ricevere nelle sale
apposite.
Giochi di luce e rumore dell’acqua che
scroscia: la città che corre è fuori e lontana.
A Torino, il relax è di casa al Centro Culturale Dar Al Hikma, (via Fiocchetto 15
tel. 011/5216496), già conosciuto e ap-
prezzato come salotto letterario e crocevia di culture in una città sempre più
multietnica; oggi è dotato di un elegante
hammam, dove i decori arabeggianti, le
maioliche dai colori caldi accolgono i visitatori (giorni separati per uomini e donne) al secondo piano dell’edificio.
Anche al sud la dimensione hammam si
è ritagliata uno spazio di lusso. Parliamo
di Palermo, e dello splendido bagno turco
in via Torrearsa 17/d (tel. 091/320783),
dove oltre alla magnificenza e alla raffinatezza degli arredi, si viene attirati da
una serie di piacevoli trattamenti di bellezza quali il massaggio polinesiano, le
maschere di argilla per il corpo e di henné curativo per i capelli.
Non resta che staccare la spina, dunque,
e concedersi con un po’ di benefico egoismo, qualche ora di lusso tutto per sé!
Eleonora Mori
14 agosto settembre Life club
73
]
Barbera d’Alba
Evoluzione chic del più familiare dei “rossi”
Era il vinaccio da osteria che macchiava
la lingua, consumato da vecchietti impegnati in partite a carte senza fine. Il
vino della piemontesità, rude e testardo,
discreto e forte, prodotto da un vitigno
caparbio intensamente coltivato nelle
province di Asti e Alessandria, e molto
diffuso anche nelle province di Cuneo e
Torino. Oggi la Barbera è stata riscoperta
e reinterpretata grazie anche all’attenzione di giovani produttori. Le uve trattate come si deve danno un vino corposo
e morbido, che in alcuni casi sfiora i 15
gradi. Se poi si affina per 22 mesi in barriques nuove di rovere Francese dell’Allier,
consvolgimentodellafermentazionemalolattica, il risultato finale è una Barbera
Monti 2003 che ha poco da invidiare al
Barolo: armonioso e gradevolmente tannico grazie ad un uso misurato del legno.
In una cantina modernissima costruita
ex-novo nel 1996, Pier Paolo Monti, giovane produttore di belle speranze vinifica il frutto di 10 ettari di vigneto adagiati
a 450 metri di altitudine nel territorio di
Monforte d’Alba.
Ci mette tutta la sua passione visto che il
vino per lui non è una tradizione di famiglia. Il papà era un costruttore edile a Torino e Pier Paolo ha effettuato una scelta
emblematica, lasciando il cemento per le
vigne.
Maurizio Di Maggio
vini
sapori
No meat’s land
E se provassimo col vegetarianesimo?
]
Non tutti i vegetariani sono uguali. Se è
vero che il principio comune è quello di
escludere dall’alimentazione i prodotti
di origine animale, alcuni regimi alimentari possono essere più o meno flessibili
mentre altri sono decisamente restrittivi.
Così, mentre la dieta vegetariana esclude
carne e pesce, quella vegana vieta rigorosamente tutti i prodotti di origine animale, come uova, latte e latticini, anche
miele e pappa reale. I granivori mangiano
solo cereali, i frugivori o fruttariani soltanto frutta e i crudisti prediligono alimenti totalmente crudi per conservarne
le proprietà nutritive. Vegetariani si può
diventare per ragioni filosofico-religiose,
ma soprattutto etiche e salutistiche. Sovente non si tratta di una scelta esclusivamente alimentare ma di un vero e proprio stile di vita che coinvolge più aspetti
del vivere quotidiano. Le ragioni etiche,
nascono dal rifiuto in genere di qualsiasi
forma di sfruttamento e di violenza nei
confronti dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi. I diritti etici riconosciuti agli
animali portano a bandire dall’alimentazione tutti i prodotti che violano tali diritti, soprattutto in considerazione della
sofferenza inflitta agli animali in molti
allevamenti e nei macelli.
Essere vegetariani significa rifiutare i rischi derivanti da certe metodologie di allevamento che fanno largo uso di prodotti
chimici, farmaci antibiotici e di mangimi
contenenti sostanze anabolizzanti. Gli
alimenti di derivazione animale possono
essere all’origine delle cosiddette malattie del benessere, come le patologie cardiovascolari, il diabete, l’obesità.
Nel rispetto dell’ambiente e della salute i
regimi vegetariani privilegiano i cibi provenienti da coltivazioni biologiche e biodinamiche, i derivati dalla soia e spesso
anche alimenti particolari e di uso non
comune che si rifanno alla cucina macrobiotica e orientale. Tutto questo anche in
sintonia con i cicli della natura attraverso il consumo prevalente di prodotti di
stagione.
Varietà di ricette e di gusti caratterizzano questa cucina, per niente monotona.
Provate per credere: i ristoranti vegetariani ormai sono presenti ovunque, naturalmente il segreto sta nel trovare i posti giusti. Come ad esempio il Margutta
Vegetariano a Roma, nato nel 1979 con
lo scopo di trasmettere attraverso il piacere del cibo il rispetto della natura e dei
diritti di tutti gli organismi viventi. Un
ristorante il cui successo nel corso degli
14 agosto settembre Life club
67
anni è la dimostrazione di come anche
senza carne e pesce si possono ottenere
risultati gustosi, piacevoli e all’avanguardia offrendo nello stesso tempo una cucina ricca di tutti gli elementi nutritivi
necessari ad una corretta e sana alimentazione.
Tutto questo grazie alla ricerca attenta e
scrupolosa di materie prime il più possibile naturali, organiche e di prima qualità e attingendo alle antiche ricette della
tradizione culinaria popolare italiana e
mediterranea. (www.ilmargutta.it)
Stessa filosofia al Ristorante del Girasole
a Milano, nato dall’esperienza ventennaledell’omonimonegozio,pionierenelsuo
genere, per offrire una cucina biologica
vegetariana e vegana gustosa e attenta
alla stagionalità, rielaborata in maniera
creativa partendo dalle radici gastronomiche mediterranee. (via Vincenzo Monti 32, Milano, www.ilristorantedelgirasole.it)
E se vi trovate all’estero, il “Food for
thought” di Londra (www.viewlondon.
co.uk) o “La Victoire suprème du coeur”
aParigi(www.vscoeur.com),comesuggeriscono già i nomi, saranno un’ulteriore
conferma di come mangiare rappresenti
non solo una piacevole necessità ma una
scelta fatta con il cuore e con la mente.
Chiara Munnia
68 Life club agosto settembre 14
suoni
Un ritorno
di fiamma...
]
Aquattroannidall’ultimoalbum,iFlamingLipssonopiùinformachemai
Sono passati quattro anni dall’uscita di
“Yoshimi battles the pink robot” e non
si può dire che i Flaming Lips siano stati
con le mani in mano. Esce per la Warner
“At war with the mystics”: dodici tracce
che confermano l’estro, l’originalità e
l’efficacia di Wayne Coyne e compagni
che riportano nell’arena musicale di questi tempi una psichedelia fresca e solare,
degna dei migliori anni ’70, virando in
alcuni brani su atmosfere funk-soul ma
mantenendo quella radice rock che a loro
è tanto cara.
L’album si apre con “Yeah Yeah Yeah
Song”, quattro minuti di rock naif, sperimentale per molti versi, soprattutto
nella scelta del ritornello vocale bizzarro
(il videoclip ne conferma gli intenti), si
prosegue con “free radicals”, un omaggio
alla musica funk con un testo politico e
tagliente sempre in pieno stile Flaming
Lips. Con l’arpeggio iniziale di “The
Autore:
Flaming Lips
Titolo:
At War With The Mystics
Genere:
Pop-rock, psichedelia
Etichetta:
Warner Bros
64 Life club agosto settembre 14
sound of failure its dark is it always this
dark”, terza traccia, l’ingresso nel mondo
“Flaming Lips” è completo ed il viaggio
ha inizio. L’album procede omogeneo,
elegante, perfetto nelle sonorità e con
quel retrogusto che ha la vecchia musica
dei tempi di Syd Barret, seppur rinnovato
dall’ elettronica che i tre usano in modo
personalissimo ma senza strafare. Passando per la romantica “My cosmic autumn rebellion”, la superelettrica “The wizard turns on” e la più moderna “Haven’
t got a clue”, si arriva così fino a “Pompeii am gotterdammerung”, sognante,
commovente, energica e si finisce con un
congedo morbido: “Goin’ on”. “At the war
with the mystics” è uno di quegli album
da ascoltare e riascoltare più volte, da
custodire gelosamente nella propria collezione e ascoltarlo nuovamente dopo un
po’ di tempo per accorgersi che è ancora
più bello di come lo si ricordava. Se quattro anni di assenza sono serviti a sfornare una musica così, allora, Flaming Lips,
sparite di nuovo presto per altri quattro
anni… però dopo il tour live!
Antonio Daniele
libri
]
“Destinatario
sconosciuto”
Una tragedia storica sul filo di una corrispondenza privata
Ottanta pagine da leggere tutte di un fiato. Un breve racconto epistolare in grado
di sconvolgere gli animi e di far riflettere
sulla crudeltà del nazismo e degli uomini
che, entusiasticamente, lo supportarono.
“Destinatario sconosciuto” ci fa entrare
con aspro realismo nella tragedia degli
ebrei durante il periodo hitleriano e mette in risalto, con estrema lucidità, la follia
di uomini comuni, totalmente ipnotizzati da un potere delirante che li ha trasformati in veri e propri carnefici. Il filo
conduttore del racconto è tanto semplice
quanto impattante.
Uno scambio di lettere tra due amici e
soci d’affari: Martin Schulse, tedesco
da poco ritornato nella natia Germania
dopo aver vissuto per anni in America,
e Max Eisenstein, ebreo americano rimasto a vivere negli Stati Uniti. La corrispondenza all’inizio è molto amichevole
e mostra un forte sentimento di affetto
e reciproca stima che nulla sembrerebbe
potere scalfire; con l’avvento del nazismo
in Germania e con l’inizio delle prime
teorie antisemite, il tono delle lettere
cambia a poco a poco ma in maniera inesorabile, in un crescendo di drammaticità e di crudeltà, fino al secco finale che
lascia a bocca aperta. Un racconto da leg-
gere assolutamente e che non può lasciare indifferenti, in grado, per certi versi,
di insegnare e far riflettere molto più di
un lungo e articolato manuale di storia.
Simile per contenuti e tematiche a “L’amico ritrovato”, capolavoro di Fred Uhlman,
“Destinatario sconosciuto” lascia il segno
per il finale diretto e angoscioso che non
dà adito a nessun tipo di speranza.
Ciò che rende ancora più sorprendente la
vicenda, è che l’autrice Katherine Kressmann Taylor pubblicò per la prima volta il racconto nel 1938, ambientando le
vicende narrate in Germania tra il 1932
e il 1934, anni prima cioè che avvenisse
il noto sterminio degli ebrei, mostrando
una percezione inquietante su ciò che sarebbe effettivamente successo.
Ristampato senza troppo successo negli
Stati Uniti nel 1995, il racconto è tornato
alla ribalta nel 1999 grazie all’intuito di
una piccola casa editrice francese, diventando immediatamente un caso letterario in tutto il mondo e ponendo l’ennesima condanna al periodo storico più buio
del secolo scorso. Un libro che non deve
assolutamente mancare nella propria biblioteca.
Stefano Bosco
14 agosto settembre Life club
63
film
Manhattan,
my love
Aaron Milchan ci presenta il suo nuovo lavoro
Anno
2005 (USA)
Titolo Originale
Little Manhattan
Genere
Commedia, Family, Romantico
Produzione
New Regency Pictures, Epsilon Motion Pictures, Pariah,
Regency Enterprises
Distribuzione
20th Century Fox Italia
(2006)
Data uscita
28-07-2006
Regia
Mark Levin
Attori
Josh Hutcherson: Gabe
Charlie Ray: Rosemary
Fotografia
Tim Orr
Musiche
Chad Fisher
62 Life club agosto settembre 14
Che cos’hanno in comune film come
“C’era una volta in America”, “Pretty
woman” e “Fight Club”? La firma di Aaron Milchan, geniale produttore e film
- maker che nell’ultimo ventennio ha
sfornato film culto come quelli appena
citati, senza capolavori come “J.F.K.” e
“Natural Born Killer”.
Quest’anno Milchan si ripresenta nelle sale con “Innamorarsi a Manhattan”
uscito nelle sale italiane il 28 luglio e giudicato dalla migliore critica americana
come una delle commedie sentimentali
più riuscite degli ultimi tempi.
Firmato dal giovane regista Mark Levin,
“Little Manhattan” (titolo originale) è
una commedia delicata e spesso commovente, dolce ma non stucchevole che rac-
conta di Gabe Burton, classico undicenne
newyorchese, alle prese con le forti emozioni del primo amore.
La vicenda è ambientata in una romantica Manhattan dove Gabe vive con i suoi
genitori, dove gioca con i suoi tre inseparabili amici e dove, per caso, ad un corso
di karate incontra Rosemary Telesco, una
compagna dell’asilo della quale si innamora.
Gabe è troppo timido per dichiararsi ed
inoltre Rosemary sembra intenzionata
a partire per un campo estivo ma, cosa
ancor peggiore, al rientro dalle vacanze è
destinata a cambiare scuola.
Antonio Daniele
]
fotografia
]
Gregory Colbert
Quando gli elefanti impararono a volare...
56 Life club agosto settembre 14
Il Nomadic Museum è una struttura temporanea progettata dall’architetto Shigeru An come sede per la mostra del fotografo canadese Gregory Colbert, Ashes
and Snow. Il Nomadic è costituito da 152
cargo containers d’acciaio, uniti da strutture ricavate da materiali riciclati. Ha girato il pianeta. Come il tramp steamer di
Alvaro Mutis, è apparso a mo’ di vascello
magico in numerosi porti sparsi in tutto il
mondo: da Venezia a New York, da Santa
Monica a numerose città sudamericane.
Ma se il tramp steamer evoca la vita nella eroica tragicità del suo scorrere, con la
figura stoica di un piccolo rimorchiatore
che continua, comparendo una tantum
in giro per il mondo alla vista dell’autore, a compiere zelante il proprio lavoro
fingendo di ignorare il proprio sfacelo,
qui si evoca la vita in altri termini e con
altre intenzioni. Se ne evoca la magia, il
miracolo di natura che sempre stupisce,
la bellezza umana e animale che vive
una fratellanza e un’armonia in momenti unici, in un equilibrio di elementi che
rappacifica col cosmo e tesse la trama di
una nuova poesia visuale.
“Le sue immagini sono finestre verso un
mondo in cui silenzio e pazienza governano il tempo” commentò il New York Times quando il mondo cominciò a scoprire l’opera eccezionale di Gregory Colbert.
Ashes and snow è il titolo della sua mostra-totem: cenere e neve, come fuoco e
acqua, entrambi nella loro forma più impalpabile. Due elementi potenti, che però
si presentano nella veste più morbida, in
qualche modo magica. Le immagini di
Colbert catturano una straordinaria interazione tra esseri umani e animali, immortalata in location meravigliose quali
India, Egitto, Birmania, Sri Lanka, Namibia, Kenya, Antartide. Le gigantografie sono state rese ancora più suggestive
dal procedimento di stampa, effettuato
su carta vegetale pigmentata realizzata
a mano in Giappone e successivamente
elaborata dallo stesso fotografo-artista.
Ci sono voluti otto anni per realizzare
queste opere d’arte. Dal 1983, Colbert
cominciò a lavorare in campo cinema-
14 agosto settembre Life club
57
tografico realizzando cortometraggi e
documentari. L’occhio documentaristico
traspare dalla straordinaria capacità di
scegliere ciò che Cartier Bresson era solito definire il momento decisivo nella
fotografia. Dal 1992, congedatosi dall’attività filmica, iniziò a dedicarsi, nel più
assoluto silenzio, ad Ashes and Snow,
omaggiando la natura del ruolo di protagonista assoluta. Le sue fotografie sono
un inno all’estetica e carpiscono del mondo animale l’espressività quasi teatrale
delle pose e degli sguardi. Tutto è perfetto e superbo, ma talmente vibrante, da
mai risultare finto.
Eva Morletto
arte
]
Andy Warhol
Il tempo secondo il genio della pop - art
Nella pagina precedente: Cow, 1966, The
Andy Warhol Museum, Pittsburgh; Founding Collection, Contribution The Andy
Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc.
Sopra: John F. and Robert F. Kennedy
memorial jewelry from Time Capsule 262,
ca. 1970s, The Andy Warhol Museum, Pittsburgh; Founding Collection, Contribution
The Andy Warhol Foundation for the Visual
Arts, Inc.
52 Life club agosto settembre 14
All’ inizio era Duchamp. Col ready-made
si afferma già dal 1913 un vero e proprio
gusto per l’objet trouvé che si presta, nel
susseguirsi delle vicende artistiche contemporanee, a numerose, nuove declinazioni. A questo gusto non è certamente
estraneo Andy Warhol.
Presso il Centro d’Arte Moderna e Contemporanea dell’ex Peschiera Centrale di
Trieste è in corso una mostra che intende
far luce sulle modalità concettuali e operative attraverso cui l’artista newyorkese si appropria dei più disparati oggetti
d’uso comune al fine di produrre Arte. Ed
è proprio sul concetto di produzione che
si impernia il lavoro artistico del più popolare tra gli artisti americani che operano nel momento della totale affermazione della produzione massificata.
Per Warhol produrre significa anzitutto
saper inserire nello spazio del mercato
dellacomunicazioneglobaledeglioggetti
d’arte che su tale spazio facciano presa:
“E’ molto meglio fare della Business Art
che della Art Art, perché la Art Art non
riesce a reggere lo spazio che si prende
come la Business Art” (A. Warhol,
,
Costa & Nolan, Genova 1990).
Da qui l’esigenza di catalizzare e registrare una miriade di oggetti d’uso quotidiano per riproporli non più attraverso il
potere alchemico della firma dell’autore
(Duchamp) ma mediante un vero e proprio “marchio di fabbrica” che ne indichi
la provenienza, una specie di “made in
Warhol” potenzialmente riconoscibile da
tutti .
In questo senso l’opera del raccogliere,
del conservare per poi riproporre, diventa per l’artista un vero e proprio modus
operandi. Lo stile con cui si procede alla
raccolta è quello dei media: perfettamente indifferenziato. Ed è sempre sotto
questo profilo interpretativo che le Time
Capsule conservate negli archivi del Museo Andy Warhol di Pittsburgh, e ora a
Trieste, vanno intese.
Non solo. Nei grandi artisti - e Warhol
certamente lo è stato - le istanze poetiche sono un tutt’uno con la personalità
stessa del soggetto umano: arte e vita
sono, in un certo senso, la stessa cosa. E’
Andy stesso a confessarci che “É divertente comprare tante cose a poco prezzo.
Prendere una grande borsa per la spesa
da Lamston, pagare i trenta centesimi
della borsa e poi riempirla[…] Poi, un minuto dopo aver messo via tutto, vuoi di
nuovo andare a comprare.” E forse la più
grande Timebox warholiana è la dimora
stessa dell’artista che impressionò i periti di Sotheby’s per la incredibile quantità di oggetti che in essa si trovavano al
momento della sua morte. Oggetti tra i
più disparati, di grande o piccolo valore,
tutti perfettamente conservati come se
collocati in una wunderkammer cinquecentesca. Quella del più poliedrico tra gli
artisti Pop era, insomma, una evidente,
irrefrenabile mania dell’acquisto e della
conservazione di qualsiasi cosa che coincideva “naturalmente” con la sua strategia di “marketing dei prodotti d’arte”.
Anche gli artisti del Nouveau Réalisme,
soprattutto Arman, procedono alla raccolta di immagini e oggetti facenti parte del mondo che li circonda, ma la loro
azione implica una prospettiva ideologico-culturale molto diversa da quella dei
“cugini americani”: la civiltà capitalistica
riduce l’uomo ad un primate che accumula selvaggiamente per poi distruggere ciò
di cui si è avidamente impossessato. Più
eversivi sono pure i Fluxuskit di George
Maciunas il quale, negli stessi anni, propone dei multipli a tiratura limitata che
reinterpretano il museo in valigia di Duchamp nella valigetta del rappresentante
che vende porta a porta. Alla luce di questi brevi confronti con artisti che si avvalgono contemporaneamente a Warhol
di materiale di largo utilizzo, si riesce a
coglieretuttalachiaroveggenzadell’operazione artistica che informa gli scatoloni tutti uguali (datati con un’etichetta che
riporta mese e anno) e contenenti oggetti
simbolo della cultura di massa (caschetti
da cantiere, confezioni di profumo, scarpe da donna, ecc.) ai quali l’artista attinIn alto: Source material for Andy
Warhol’s flowers series, 1964, The
Andy Warhol Museum, Pittsburgh;
Founding Collection, Contribution
The Andy Warhol Foundation for the
Visual Arts, Inc.
In basso: Andy Warhol and his
brother John, Fall 1945, The Andy
Warhol Museum, Pittsburgh;
Founding Collection, Contribution
The Andy Warhol Foundation for the
Visual Arts, Inc.
Nella pagina seguente:
In alto: Miscellaneous Box 33, The
Andy Warhol Museum, Pittsburgh;
Founding Collection, Contribution
The Andy Warhol Foundation for the
Visual Arts, Inc.
In basso: Time Capsule -11 (open),
The Andy Warhol Museum, Pittsburgh; Founding Collection, Contribution The Andy Warhol Foundation for
the Visual Arts, Inc.
14 agosto settembre Life club
53
Andy Warhol’s Timeboxes
A cura di Gianni Salvaterra
Trieste, Centro Espositivo
d’Arte Moderna e Contemporanea
22 Luglio-22 Ottobre
Orario:
tutti i giorni dalle 10.00 alle 23.00
Biglietti:
Euro 10,00 intero, Euro 7,00 ridotto
Informazioni:
www.andywarholtimeboxes.com
Ufficio stampa:
ART LAB- Luca Panicucci Tel. 059 465 069
[email protected]
Catalogo:
Federico Motta Editore
54 Life club agosto settembre 14
ge, come un bambino che apre la propria
cassa dei giocattoli, per creare-produrre
nuove, ulteriori opere dotate della stessa
potenza comunicativa di una bottiglia di
Coca-Cola. Infatti, come ha recentemente sottolineato il critico Angelo Capasso,
l’artista, dopo Warhol, lavora secondo
“[…] quanto nel marketing normalmente
si definisce il posizionamento, ovvero il
lavoro di collocazione del marchio all’interno del mercato industriale.” I contenitori warholiani, quindi, rappresentano
in definitiva l’ultima frontiera del readymade storicamente e culturalmente definito. Sempre secondo Capasso, dopo la
Factory di Andy, ci si può legittimamente
chiedere se si sia andata delineando “[…]
una nuova generazione di lavori d’artista
libera dalle radici storiche che nasce a filo
d’acqua senza allacci predefiniti, ma che
per questo motivo urla il proprio desiderio di essere riconosciuta dal mondo dei
media per esistere” (A. Capasso, Capolavoro, catalogo della mostra, 2006 ).
Una nota finale riguarda la lettura critica
che si è voluta dare agli oggetti proposti
al pubblico mediante il loro allestimento:
il grande spazio offerto dall’ex Peschiera
Centrale di Trieste ha consentito la realizzazione di un percorso espositivo di
marcata valenza metaforica. Il visitatore
è invitato ad entrare in cinque diverse
costruzioni monocrome, e dalle forme
irregolari, disposte in successione logica;
esse rimandano all’universo metropolitano, caotico e sprecone, all’interno del
quale Warhol attua una rimodellazione
estetica a mezzo di una ricontestualizzazione di un’infinità di oggetti, attraverso la loro prolifica conservazione. Come
suggerisce Gianni Salvaterra, curatore
della mostra, le capsule del tempo sono
presenze materiali, “cervelli” costantemente collegati con il mondo che li circonda,registratoriprogrammaticamente
acritici della storia da cui si genera una
formidabile tensione creativa, quella di
Andy Warhol.
Pietro Boschi
personaggio
]
Giorgia
Cardaci
SaràtraiprotagonistidellanuovafictionRAI“Raccontami”
“Le gaffes sono il mio pane quotidiano;
sono goffa e pasticciona, ma tenera…”
A presentarsi così è Giorgia Cardaci, 32
anni, di professione attrice. L’abbiamo vista nella parte della segretaria Anna Murazzi nella sit-com Camera Café.
E ora è la protagonista di “Monday, il
mio giorno” cortometraggio diretto dal
giovane regista Simone Catania e interpretato a fianco del fascinoso Alessandro
Gassman.
Giorgia è una sorta di Amélie Poulain in
versione mediterranea: riccioli tiziano,
grandi e luminosi occhi neri, labbra rosso
fuoco.
E’ buffa, Giorgia… una scolara dispettosa
imprigionata in un aspetto sensuale, che
si diverte a sdrammatizzare il suo lato
sexy con espressioni da cartoon.
Ma se l’auto - ironia la fa giocare a Betty
Boop, quando risponde alle nostre domande Giorgia ha le idee chiare.
46 Life club agosto settembre 14
Com’è iniziato il tuo percorso di
attrice?
Ho cominciato a 17 anni, con un corso
propedeutico presso il Teatro Nuovo di
Torino, poi sono stata presa allo Stabile, lì mi sono diplomata e qualche tempo prima del saggio finale ho affrontato
a Milano il provino per Camera Café. In
realtà dovevo partecipare a un’altra trasmissione, erano indecisi tra me e un’attrice bionda. Hanno preferito lei perché
io “non avevo il volto per quella rete tv“
e non chiedetemi cosa intendessero… In
ogni caso al regista ero piaciuta e passò
direttamente il mio provino al regista
Christophe Sanchez di Camera Café.
Ti riconosci nel personaggio di Anna
Murazzi?
E’ una figura iper realista: la segretaria
che sopravvive con uno stipendio esiguo
e tira a campare con due figli. Non proprio
una figura glamour, insomma, ma piena
di umanità. Non è la manager vincente,
né l’immagine stereotipata e caricaturale
della segretaria sfigata, è vera.
E per quanto riguarda la protagonista
di “Monday, il mio giorno”?
Lì mi ci riconosco appieno, lei è una neo
romantica che rincontra un grande amore; tutto il suo personaggio parla del suo
modo di essere: i vestiti vintage, i colori,
l’estetica di un passato idealizzato. Sono
in contrasto con il personaggio interpretato da Gassmann, che invece è duro, in
qualche modo cinico, è cupo, è monocolore.
A fianco di quali attori ti piacerebbe
un giorno lavorare?
Mi piace Meryl Streep, perché è bravissima, senza il clichè hollywoodiano
dell’attore vip che fa bagni di folla ed è
protagonista del gossip; tra gli uomini mi
vengono in mente Edward Norton, Kevin
Spacey...
Cosa critichi nel mondo televisivo di
oggi?
Non mi piacciono l’ostentazione, la volgarizzazione dei sentimenti e delle vicende private, si è smarrita la sensualità, la
capacità di intrigare il pubblico propria,
ad esempio, di certi sceneggiati degli
14 agosto settembre Life club
47
Giorgia Cardaci ed il regista Simone
Catania sul set di “Monday, il mio
giorno”
anni Sessanta.
Progetti per il futuro?
Sarò la “zia Anna” nel cast di “Raccontami” una nuova fiction che andrà in
onda in prima serata da dicembre, su Rai
Uno. Sarà diretta in tandem da due registi, Riccardo Donna e Tiziana Aristarco,
compagni anche nella vita. E’ la versione
italiana di un format spagnolo di grande successo, “Cuentame”, appunto, e
narra le vicende, di una famiglia numerosa durante i mitici anni Sessanta del
boom economico, dei primi frigoriferi e
televisori, presenze aliene e affascinanti
48 Life club agosto settembre 14
nelle case. E’ un percorso domestico nel
contesto di un’Italia in cambiamento, visto dallo sguardo curioso e sorpreso del
bambino più piccolo della famiglia.
Se non fossi diventata attrice che cosa
avresti fatto “da grande”?
Volevo fare la biologa marina.
Ci congediamo da Giorgia e dalla sua cascata di riccioli sbarazzina e siamo grati
ai pesci, di averci lasciato godere il suo
talento.
Eva Morletto
viaggi mondo
Mon ami
Maurice
Sinfonia tropicale e note di zenzero
]
E’ un puntino nell’Oceano Indiano, a
3000 Km dalle coste africane. Un’isola
con le dimensioni giuste per una vacanza: abbastanza grande per non annoiarsi
e abbastanza piccola per non perdersi.
Mauritius è dall’altra parte dell’Equatore, sotto il Tropico del Capricorno.
Agosto quindi è il mese più freddo, in
media si è sui 22°. La temperatura a dire
il vero non varia di molto nel corso delle
stagioni: a gennaio, in piena estate, arriva
intorno ai 30°. E’ un’isola di origine vulcanica, con un suolo fertilissimo e quindi
ricoperta di vegetazione lussureggiante.
Nonostante sia lunga solo una sessantina di Km, Mauritius offre panorami molto diversi tra loro: il Nord è più coltivato
e pianeggiante mentre il Sud-Est è selvaggio, un trionfo della natura con rocce,
spiagge, picchi vulcanici.
Sull’isola ci sono 1600 Km di strade asfaltate; in un paio di settimane la si gira da
cima a fondo e si può ripartire senza il
rimpianto di non aver visto tutto.
Anche se la lingua ufficiale è l’inglese e si
guida a sinistra come a Londra, la gente
di Mauritius parla soprattutto il creolo,
un melange di francese e dialetti africani.
Perchè quest’isola è un villaggio globale:
ci sono i discendenti dei colonizzatori
europei, degli schiavi neri, dei braccianti
indiani e dei commercianti cinesi e arabi.
E’ una comunità multietnica di un milione e duecentomila persone in cui ogni
razza ha il suo culto, i suoi templi, le sue
usanze, le sue feste. In 2.000 Km quadrati sono concentrati 3 continenti.
A Mauritius gli hotel sono semplicemente perfetti. Hanno una grande tradizione
e la concorrenza fa in modo che vengano
rinnovati molto spesso per offrire sempre più confort e design di tendenza. I
migliori hanno centri benessere all’avanguardia nei quali rimettersi in forma o
semplicemente farsi coccolare. Per esempio “The Residence”, magnifico hotel in
stile coloniale, vanta “The Sanctuary”,
un’area di 600 mq dedicata al relax ed
ai trattamenti per la mente ed il corpo:
qualcosa di più che un semplice centro
massaggi o un centro sportivo.
Quando si è stufi di prendere il sole si
può fare un salto nella capitale per andare al marchè de Port Louis, un bazar
molto divertente dove si compra di tutto
ad ottimi prezzi: vestiti, pareo, spezie, ceste e batik, i tessuti dipinti a mano della
tradizione africana.
C’è poi da visitare Pamplemousses, uno
dei più begli orti botanici al mondo, che
ospita piante tropicali e tutte le qualità
di palma esistenti sulla Terra. Secondo
me il modo migliore di godersi Mauritius
è quello di andare in giro per le strade
secondarie che attraversano l’interno e
14 agosto settembre Life club
41
riempirsi gli occhi di quegli spettacolari
panorami: valli verdeggianti di canna da
zucchero, coltivazioni di thè sulle colline,
neri picchi vulcanici ricoperti di vegetazione tropicale e il rosso dei flamboyant
che si sposa con il verde dei campi. Ogni
tanto si attraversa un villaggetto di casette colorate, con le donne vestite con il
sari, i bambini che corrono di qua e di là, i
mercatini con le bancarelle di frutta esotica stranissima. Vale la pena di investire
una manciata di rupìe mauriziane per
comprare un frutto di ogni specie, farselo sbucciare e mangiarlo facendosi dire il
nome esatto. Mi sono divertito un sacco
con le “fruttarole” che mi facevano assaggiare un po’ di tutto e loro si divertivano con le mie facce strane a seconda del
gradimento. Tentavo di ripetere il nome
del frutto con la pronuncia più corretta,
facendo ridere tutti! Mi sono fatto una
scorpacciata di banane “gingeli”, dolcissime, di “pomme cannelle” e di “corossel”,
un frutto un po’ aspro, grosso, con delle
strane spine.
Uno spettacolo da non perdere a Mauritius sono le “Terre Colorate” nel sud dell’isola, a Chamarel. Sono ceneri vulcaniche messe a nudo dall’erosione, percui
vedrete dune di tutti i colori, ocra, rosse,
gialle oro, viola. Si tratta di un vero spettacolo, ma è necessario che sia una bella
giornata e per avere l’effetto migliore sulle foto bisogna andarci al mattino presto
quando i raggi del sole arrivano obliqui.
Le Terre Colorate valgono una levataccia.
Sul posto vendono delle provette di vetro
contenenti le sabbie divise per strati: un
bel souvenir da portarsi a casa.
Se lo shopping è la vostra passione, a
Mauritius c’è da comprare di tutto. Oggetti d’artigianato tipo maschere africane, stoviglie cinesi, stoffe coloratissime,
tisane, ceramiche e infine maquettes:
sono modellini di velieri realizzati sui
disegni originali di navi storiche. Sono
un po’ cari perchè per produrne uno ci
vogliono in media 500 ore di lavoro ma
vi fanno rivivere la grande epopea della navigazione a vela e per trasportarli
vi preparano un imballaggio a prova di
bomba!
Sto tenendo in mano una piccola conchiglia tigrata che ho trovato su una spiaggia di Grand Baie e sto ricordando come
l’acqua sia turchese fin dove arriva la barriera corallina. Al di là l’oceano diventa
blu indaco e si confonde all’orizzonte con
il cielo pieno di nuvole bianche.
La conchiglia è troppo piccola per ascoltarci il mare, ma mi fa rivedere il sorriso
della gente di Mauritius, le barche per la
pesca d’altura, i picchi ricoperti da vegetazione tropicale; mi fa risentire il profumo delle spezie nel Bazar di Port Louis
e il gusto dei piatti piccanti della cucina
indiana.
E’ una piccola conchiglia ma dentro ci
sono tutti i miei ricordi di Mauritius. Basta accarezzarla un po’ per farli uscire.
Maurizio Di Maggio
Moneta:
Rupìa Mauriziana
1 Euro vale 40 Rupìe
Fuso orario:
+ 2 ore, +3 quando è in vigore l’ora legale in Italia
Voli
giornalieri Air France via Parigi
2 voli settimanali Air Mauritius e 2 Air Europe da Malpensa e Roma.
Informazioni: http://www.mauritius-turismo.com
Sposarsi A Mauritius
E’ un’isola talmente romantica che ispira! Gli hotel di lusso organizzano per
i propri clienti splendide cerimonie in luoghi di grande charme: una spiaggia
al tramonto, un giardino tropicale, una residenza coloniale. La possibilità di
sposarsi sull’isola infatti è concessa anche ai non residenti richiedendo al
Central Civil Status Office un certificato e facendo in modo che le pubblicazioni vengano affisse almeno un giorno prima delle nozze.
viaggi europa
]
Le bianche scogliere
di Folegandros
Mediterraneochiclontanodallafolla
L’isola che non c’è. Non è solo quella del
tesoro, dei pirati, delle storie fantastiche,
e non è nemmeno quella delle illusioni,
dell’eden perfetto e felice che tutti inseguiamo e che un’isola dev’essere per forza, circondata da un mare catartico che
purifichi dalle brutture e dalla banalità
del quotidiano. L’isola che non c’è, più
concretamente, è quella greca deserta ad
agosto. Quella dei barchini di pescatori che ammazzano i polipi a mani nude
e delle vecchiette di nerovestite sedute
sulla soglia a scrutare i passanti. Quella
dei contadini a dorso d’asino e dei pope
che giocano a domino, quella della colonna sonora di cicale e sciabordìo di onde e
mille bolle blu. Quelle isole lì ad agosto
sono finite, come i ghiaccioli alla menta
sul bar della spiaggia. Finite e rovistate
in lungo e in largo da sciami di turisti
nordici o italioti ma comunque numerosissimi e devoti a dio baccano.
Ma qualcosa si è salvato. Anche sui lidi
cicladici durante il mese d’aria degli
impiegati. Il paradiso si chiama Folegandros e mamma mia, quanto è bello.
Adamo, Eva, e l’ouzo del peccato. Bevuto
così, senza rimorsi, sotto le foglie di vite
di una delle deliziose taverne che colorano la Chora, il capoluogo, uno dei più scenografici di tutto l’arcipelago. Se ci fosse
un inno locale, a Folegandros, sarebbe
una melodia lenta e dolce, che evochi la
calma e il douce vivre. Meta neochic per
viaggiatori raffinati e curiosi, l’isola è un
coacervo di meraviglie in cui lo spirito
dell’Ellade si è espresso con entusiasmo.
Acque cristalline raggiungibili attraverso pittoreschi sentieri, profumi di timo,
salvia, rosmarino, spiagge splendide e
poco affollate, chiesette ortodosse celate
da ciuffi di bouganiville: questo è il menu
dell’isola, ancora esclusa dal circuito del
turismo di massa.
Tra gli angoli più incantevoli: l’insenatura di ciottoli bagnata dal mare smeraldo
di Ayios Nikolaos, la spiaggia selvaggia di
Livadaki, la minuscola baia di Ampli, il
romantico Kastro medievale del borgo di
Chora, un labirinto di casette immacolate con i balconi di legno e le imposte verdi
e azzurre.
Un’escursione imperdibile a Folegandros
è quella che porta tra i campi terrazzati
di Ano Meria, borgata suddivisa in diverse frazioncine rurali. Qui vi accoglieranno le taverne proponendovi la specialità
locale: il mattata, ovvero galletto o coniglio in salsa servito con pasta casereccia.
Se l’ora è quella del tramonto e riuscirete
a distogliere lo sguardo dal piatto, potrete anche godere di una vista magnifica, di
quelle che vi faranno credere di essere in
paradiso, o sull’isola che non c’è.
Eva Morletto
Dove dormire:
Hotel Castro
Tel. 0030/2286041230
Chora
Nel cuore medievale di Chora, 12
camere con una vista eccezionale
sulla scogliera
Anemomilos Apts:
tel. 0030/2286041309
www.anemomilosapartments.com
Sotto la Chiesa della Panagia, immersi in un giardino di bouganville,
eleganti studios costruiti nello stile
locale come un borgo tradizionale,
con vista sulla falesia.
Dove mangiare:
Taverna O Kritikos
Tel. 0030/2286041219
Chora
Profumate costolette di agnello e
pomodori ripieni di riso serviti in un
delizioso patio tra i gerani
Taverna Piatza
Tel. 0030/2286041274
Piazza Kontarini
Chora
Colazioni abbondanti e cucina greca
tradizionale sotto i platani nella pittoresca piazzetta principale di Chora
Un ottimo indirizzo
sulla spiaggia…
Taverna Papalagi
Tel. 0030/2286041413
Ayios Nikolaos
Dove bere qualcosa:
Rakendia Sunset Bar
(poco fuori Chora, sulla scogliera…)
Per sorseggiare una retzina, cullati
dalla world music, di fronte a un
panorama superbo
14 agosto settembre Life club
39
viaggi italia
Ponza forever
]
Rifugio per i VIP, da Circe a Fellini
La pubblicità conosce bene le aspirazioni
della felicità umana. Anni di psico training, studi di marketing, inchieste e
sondaggi studiati apposta per individuare gli appetiti del pubblico, hanno permesso di mettere a fuoco una serie di immagini ed elementi che, combinati in un
certo modo, sono felicità pura. E c’è un
tris su cui i pubblicitari insistono a puntare caparbi. Spiaggia al tramonto, bella
donna, drink esotico. Che rappresentano
nell’ordine: estasi da contemplazione e
pace col mondo, gorgoglìo dei sensi, ozio
sfrenato.
Se a qualcuno capitasse di trovarsi verso le 19.00 di un pre cena estivo sulla
spiaggia del Frontone di Ponza, potrebbe
rischiare di piombare in una situazione
del genere: uno specchio di mare placido,
racchiuso da promontori di tufo, solcato
da barchette che rigurgitano belle ragazze in prossimità del beach bar, dove
cocktailemusicaloungefannoondeggiare i corpi. Ponza è uno dei più suggestivi
paradisi italiani. Proprio gli italiani ci
hanno messo un po’ a capirlo e per molto
tempo l’hanno vista soltanto come luogo
d’esilio per personaggi scomodi e talvolta
prigione. Ci venivano spediti quelli che
avevano commesso reati contro lo stato,
le donne indesiderate, i nemici dei Borboni e, in tempi remoti di paganesimo a
gogo, i cristiani perseguitati. Anche Mussolini è passato di qui, dal 27 luglio al 2
agosto del 1943, prigioniero nell’edificio
ora trasformato in pensione sulla spiaggia di Santa Maria. Ma quelli non erano
dei gran begli anni, e non c’era né tempo
né modo, per accorgersi che Ponza era
anche bellissima, di una bellezza che attanaglia i sentimenti, come mostra la natura stessa sulla spiaggia del Core, dove
campeggia una roccia a forma di cuore
ferito, grondante sangue.
Il porto accoglie i visitatori nella sua baia
ampia, da cui si gode lo spettacolo delle
case colorate, molte coi tetti a cupola, e
delle chiese impreziosite di maioliche,
disposte a grappolo sulle pendici della
collina.
La fantasia che la natura mette a scolpire la morbida roccia di tufo, dà luogo a
un’infinità di paesaggi costieri, a una miriade di rifugi deliziosi, alcuni al riparo
dall’assalto delle folle in bikini, anche
a Ferragosto. Uno di questi posti è la
spiaggia di Lucia Rosa, dal nome di una
ragazza dell’isola realmente vissuta alla
fine dell’Ottocento, che si buttò dai vicini Faraglioni, perché le fu impedito di co-
ronare i suoi propositi matrimoniali con
un giovane contadino inviso alla famiglia. Qui, al largo, nel 1985 fu rinvenuto
il relitto di una nave romana contenente
anfore e vasellame. Ai tempi di Augusto,
l’isola era una importante base navale e
luogo di riferimento per gli scambi con
i commercianti stranieri. Se a oggi, gli
approvvigionamenti idrici arrivano grazie alle navi-cisterna, i popoli romani
costruirono qui modernissimi condotti
d’acqua e due acquedotti, i cui impianti sono ancora ben visibili nella cisterna
della Dragonara e presso Cala d’Inferno.
Ma è a Chiaia di Luna il posto in cui l’isola rivela appieno la sua magnificenza: pareti a picco alte oltre 100 metri, curvate
a mezzaluna, un anfiteatro perfetto, che
il riflesso lunare sulla candida scogliera
tufacea rende fluorescente nelle notti
estive.
Un posto così fu perfetto per essere teatro dell’ultima tragica avventura romantica dell’Italia prima dell’Unità, quella
di Carlo Pisacane, che nel 1857 attraccò
nel porto con un piccolo battello a vapore. L’imbarcazione si chiamava “Cagliari” e portava a bordo pochi uomini male
armati. Un po’ la sorpresa, un po’ la determinazione dell’assalto, gli invasori
ebberorapidamenteragionedellapiccola
guarnigione locale. Si fecero consegnare
le chiavi delle prigioni, dove si trovavano
i delinquenti comuni e i sognatori irredentisti dell’unità d’Italia, e li liberarono. Li invitarono a seguirli in nome della
patria e ripresero il largo con il “Cagliari”
diretto verso la Calabria, per dar fuoco
alla miccia della rivolta antiborbonica. A
causa di un tradimento, l’impresa naufragò e innescò una serie di accadimenti
sfortunati che portarono il giovane patriota alla morte, sulle coste di Sapri.
Sogni di libertà e fantasie di celluloide: il
richiamo magnetico dell’isola attirò qui
anche Federico Fellini, che, suggestionato dalla bellezza delle grotte marine e
delle insenature di Capo Bianco, vi girò
alcune scene del Satyricon.
D’altra parte le leggende raccontano che
qui la maga Circe trasformava le donne
in sirene, per attirare i navigatori e farli
cadere in trappola. Circe per regnare da
sola, uccise il marito e fuggì con il carro del sole sull’isola. A causa della magia, Ulisse e le sue truppe non volevano
abbandonare Ponza. E chi non crede a
quanto ha detto Omero, ci vada di persona; è possibile che le sostanze di quegli
incantesimi siano ancora disperse nell’aria, magari al Frontone, verso le sette
di sera, quando la luce rende più belle le
donne e qualcuno giura si trasformino in
sirene.
Eva Morletto
Dove dormire
Villa La Scalinatella
Tel. 0771809886
[email protected]
Un indirizzo esclusivo, solo
per quattro fortunati: una villa
mediterranea piena di carattere,
dal fascino decadente, e una vista
mozzafiato sul mare.
Bed & Breakfast Villa Laetitia
Di Anna Fendi Venturini
Salita degli Scotti
Tel. 0771809886
[email protected]
Una raffinata dimora del 1920,
interamente ristrutturata, tetti a
cupola, maioliche e mobili in stile
isolano, vista da Oscar.
Dove mangiare
Acqua pazza
Piazza Pisacane
Tel. 077180643
[email protected]
Orestorante
Via Dietro la Chiesa 4
077180338
vela
Route
Du Jasmin
2006
Regate internazionali e la “bohemienne” Route de Jasmine
]
Secondo appuntamento con la vela, in un
momento dell’anno ricco di eventi.
La “Giraglia Rolex Cup” è ormai alle nostre spalle. Disputata tra il 14 e il 17 di
giugno, ha segnato la vittoria in “tempo
compensato” di “Alabianca”, il Polaris 33
di Camillo Capozzi, e quella in “tempo
reale” di Alfa Romeo 2” di Neville Crichton. Il piccolo “Polaris 33” ha avuto la
meglio su scafi ben più grandi e competitivi e si è aggiudicato il “Trofeo Challenge
Rolex” e il “Trofeo Challenge Bellon”. Al
secondo posto si è piazzato “Aurora”, il
Canard 41 di Paolo Bonomo, mentre ha
chiuso in terza posizione “Teshipa”, l’A35 del francese Alexis Le Pesteur. Il maxi
yacht “Alfa Romeo 2” del neozelandese
Neville Crichton si è aggiudicato invece
la vittoria in tempo reale concludendo la
regata con il tempo di 27 ore, 48 minuti
e 12 secondi. Sempre ad “Alfa Romeo 2”
anche il “Trofeo Beppe Croce”, riservato al
primo yacht ad avere doppiato lo scoglio
della Giraglia. Questo 2006 la Giraglia ha
registrato il numero record di presenze,
con 202 imbarcazioni iscritte.
Si è chiusa anche la stagione 2006 dei
“Louis Vuitton Act”, serie di regate preliminari che dal 2004 anticipano la “Coppa America” del 2007.
Ad aggiudicarsi l’Atto 12 e il titolo di
Campione “Louis Vuitton Classe America’s Cup 2006” sono stati i neozelandesi di “Emirates Team New Zealand” che
sono riusciti a distaccare di un punto il
team defender “Alinghi”. Una lotta dura
conclusasi nel corso delle finali di domenica 2 luglio. Gli statunitensi di “BMW
Oracle” sono al terzo posto della classifica
generale del 2006, seguiti dagli italiani di
“Luna Rossa”, in quarta posizione. La vittoria di “BMW Oracle” su “Luna Rossa” è
avvenuta a tavolino. Sabato 1° luglio, nel
corso di un testa-testa tra le due imbarcazioni, “Luna Rossa” è stata speronata in
virata da “BMW Oracle”, ritrovandosi con
una falla alla fiancata, all’altezza degli attacchi delle volanti, e costretta al ritiro. I
giudici di regata hanno poi dato torto alla
barca italiana, consegnando la vittoria
valida per il terzo posto agli statunitensi.
Nella classifica generale le altre due barche italiane “Mascalzone Latino” e “+39
Challenge” si trovano rispettivamente al
sesto e al decimo posto.
Il prossimo appuntamento con i “Louis
Vuitton Act” è previsto per il mese di
aprile del 2007, con il 13 atto che anticipa
di poco la sfida della “Coppa America”.
Giovedì 6 luglio è partita invece la “RomaGiraglia”, alla sua seconda edizione. Una
regata d’altura che si corre nel Tirreno,
su percorso da Riva di Traiano, scoglio
della Giraglia (Corsica) e ritorno, per un
totale di circa 250 miglia. La flotta che
partecipa alla regata si suddivide in due
gruppi: uno composto da equipaggi in
doppio, l’altro da equipaggi senza limiti
di numero. La “Roma-Giraglia” è una regata studiata per essere una sorta di allenamento per i velisti che parteciperanno
ai prossimi appuntamenti internaziona-
14 agosto settembre Life club
31
li d’altura, ma anche come iniziazione
per gli scafi più piccoli che non possono
superare le 12 miglia dalla costa. Il percorso della “Roma-Giraglia”, infatti, si
sviluppa a ridosso delle isole dell’arcipelago toscano. Il percorso è libero, unico
vincolo è lasciare a dritta lo scoglio della
Giraglia. Passare all’interno del canale di
Piombino, sfruttando i forti venti locali,
o all’esterno dell’Elba, sarà la scelta tattica che faranno i diversi equipaggi. Nel
momento in cui viene scritto questo articolo non si hanno ancora informazioni
sui vincitori.
Il 1° agosto parte infine la 16esima edizione della “Route du Jasmin” (http://www.
routedujasmin.org), un evento che riunisce croceristi e regatanti all’insegna dell’amore del mare e della navigazione. Un
percorso di 537 miglia, con partenza da
Tolone, tappe intermedie ad Oristano e a
Bizerte e arrivo a Trapani. La regata prevede due categorie di partecipanti: croceristi e regatanti. Ai primi sarà consentito
utilizzare il motore nel corso delle tre
traversate, ai secondi no, pena il cambiamento di categoria. La “Route du Jasmin”
è una regata d’altura all’insegna della
sicurezza. Il meteorologo Pierre Lasnier,
collaboratore dei più celebri navigatori
d’altura, collaborerà con l’organizzazione, fornendo giornalmente osservazioni
e consigli. In caso in cui le condizioni
meteo non fossero rassicuranti la partenza verrà rimandata. Per due volte nel
corso di ogni giornata di navigazione, gli
equipaggi saranno tenuti a comunicare
la propria posizione all’organizzazione
e riceveranno da questa informazioni
sull’evoluzione del meteo. La “Route du
Jasmin” è anche una regata all’insegna
del sorriso, dove la competizione passa
in secondo piano privilegiando altri valori quali la solidarietà e la convivialità,
un’esperienza unica per approfondire il
proprio rapporto con il mare.
Marta Azzolin
32 Life club agosto settembre 14
LA NOSTRA SKIPPER
Velista appassionata ed istruttrice di vela (FFV) per
l’associazione Sea Land di cui è Presidente dal 2002
(www.sealandweb.org).
Amante del mare, si occupa di cetacei dal 1993. Attualmente collabora con l’Università di Torino e diverse
organizzazioni internazionali per progetti di conservazione dei cetacei nel Mediterraneo. Tra i suoi progetti
di ricerca, studi sull’ecologia e la bioacustica dei cetacei
odontoceti. Per lavoro ha navigato nel Mediterraneo,
nell’Oceano Indiano, nel Pacifico e nei Caraibi.
Insieme all’associazione Sea Land propone un modo diverso di diverso di fare vela, di stare sul mare, di vivere
nel vento, per la salvaguardia dell’ambiente naturale.
Con Sea Land naviga durante tutto l’arco dell’anno. A
fine agosto l’associazione offre imbarchi per una crociera d’altura dall’Arcipelago della Maddalena, al Nord
della Corsica. A partire dal mese di settembre l’associazione propone crociere di avvistamento cetacei nel Mar
Ligure, organizzate nel corso di un fine settimana, con
imbarco da Sanremo Portosole. Le prime date previste
per questa attività sono: 8-10 settembre e 30 settembre-1 ottobre.
Con l’arrivo di ottobre partono invece i corsi di vela per
neofiti ed esperti, organizzati su moduli di 3 fine settimana. La prima serie di corsi si svolgerà nei seguenti
weekend: 14-15 e 28-29 ottobre e 11-12 novembre.
Per ulteriori informazioni e prenotazioni: Marta Azzolin, [email protected], 346 3782213.
golf e tecnica
]
Un alleato
high tech
L’usodeisistemidimisurazionedelladistanza
La nuova decisione 14-3/0,5 introdotta
dal R.& A. nelle decisioni sulle Regole del
Golf 2006-2007, consente ad un comitato
di gara di introdurre una regola locale per
utilizzare un dispositivo di misurazione,
compresi i telemetri laser e i sistemi gps.
Quanto sopra al fine di ottenere esclusivamente le informazioni circa la distanza
di oggetti durante il giro convenzionale.
La stessa decisione precisa che tuttavia,
se un giocatore utilizza un dispositivo di
misurazione e lo stesso ha altre funzioni
e può essere utilizzato in altre circostanze che potrebbero interessare il suo gioco (per esempio pendenza, velocità del
vento, temperatura), il giocatore infrangerebbe la regola, senza considerare se
qualsiasi di queste funzioni supplementari siano realmente usate.
Diversamente da quanto si pensi comunemente tra il popolo dei golfisti, non è
prevista una regola generale ma soltanto
introducendounaregolalocaleè permesso tale uso; infatti senza un’appropriata
regola locale l’uso di un tal dispositivo di
misurazione è un’infrazione alla regola
14-3, sanzionata con la squalifica.
Questa decisione ha preso tutti gli addetti ai lavori di sorpresa in quanto è
sicuramente un cambio di tendenza dei
due enti che gestiscono le regole del golf
nel mondo, in particolare del R. & A. di
St. Andrews, sempre molto conservatore
nelle sue scelte.
Con la nuova decisione ancora “calda” di
pubblicazione, entrambi gli enti si sono
prontamente preoccupati di chiarire tramite una “press release” la loro contrarietà ad applicare la regola locale, e che
tale regola non verrà applicata nei campionati sotto la loro egida. Mentre nello
stesso comunicato stampa si precisa che
i due enti non firmano o approvano alcuna marca di dispositivi di tal genere, e
mettono in guardia i fornitori ad usare i
termini quali “R. & A. approvato” e simili
in alcuna pubblicità del prodotto.
Anche la nostra Federazione ha inserito
14 agosto settembre Life club
25
nella normativa tecnica la proibizione ad
usare tali congegni nei campionati nazionali e internazionali giocati in Italia,
mentre da una ricerca svolta su internet
risulta che soltanto la British Columbia
BCGA ente che gestisce i campi della regione di Vancouver applicherà tale regola
locale.
Sulla base di quanto sopra, considerando
come si sono effettivamente mossi i due
enti ci viene un dubbio: ma perché questa
nuova decisione se i due enti non la sponsorizzano? Una risposta ci può essere:
considerando che i sistemi posizionanti
globali (GPS) sono usati comunemente
dai golfisti, possono essere montati su un
carrello o un golf cart o essere usati come
dispositivo tenuto in mano o addirittura
indossato (come l’orologio della Suunto
G9), senza considerare i congegni laser,
si è verificata la necessità di adeguarsi ed
accettare le nuove tecnologie ormai molto in uso.
Crediamo che questa modifica sia molto
significativa e abbia anche un aspetto positivo, ovvero la possibilità di accelerare
il gioco, in particolare per coloro che con
ossessione cercano di definire le distanze
esatte camminando avanti e indietro dai
segnali di cortesia, cercando le misure
sulle teste degli irrigatori o consultando la “mappetta del campo”, perdendo
in questo modo moltissimo tempo e...
ovviamente, molto spesso, tutto quanto
26 Life club agosto settembre 14
prima di realizzare con il colpo una bellissima “flappa”.
Massimiliano Schneck e Roberto Borro
Giudici arbitri internazionali
golf e fitness
Power yoga e
pilates
]
Duedisciplineperaiutareilgolfista
Il Power Yoga nasce da una perfetta miscellanea tra lo “iyengar”, una forma di
Yoga più precisa e lenta che si concentra
sulla postura, e l’ “ashtanga”, che è invece
una disciplina molto più atletica, dinamica e fisicamente impegnativa. Questa è la
filosofia del PowerYoga.
Quello che ne risulta è una tecnica più
faticosa del metodo Pilates, attraverso la
quale si allenano forza, flessibilità, potenza ed equilibrio, riportando mente e
corpo a una naturale armonia.
Il Power Yoga è una disciplina che porta
numerosi vantaggi: favorisce il riallineamento, il bilanciamento e la percezione
corporea, andando a sbloccare i ristagni
energetici che si formano a causa di una
cattiva postura, stress, mancanza di attività fisica.
Il Power Yoga rappresenta inoltre un ottimo lavoro aerobic grazie alla particolare
respirazione, si bruciano i grassi e si aumenta il metabolismo basale.
PILATES
Scopo principale di J.H. Pilates era quello di rendere le persone consapevoli di sé
stesse, del proprio corpo e della propria
mente e condurle ad unire corpo e mente
in una singola, dinamica e ben funzionante entità. In un certo senso J.H. Pilates cercò di fondere i migliori aspetti delle discipline fisiche occidentali con quelli
delle discipline spirituali orientali.
La mente di chi esegue gli esercizi del
metodo Pilates è diretta verso il corpo,
concentrata su ciò che sta accadendo
mentre accade: è possibile così comprendere esattamente ciò che la mente ordina
al corpo ed imparare a percepire esattamente come il corpo si sta muovendo.
Gli esercizi del metodo Pilates non presuppongono una ripetizione esasperata
finalizzata a sé stessa: con una logica
sequenza conducono la mente a cooperare con il corpo alla ricerca comune del
controllo, della precisione e della fluidità
dei movimenti, coordinati con una giusta
respirazione.
La persona che pratica gli esercizi del metodo Pilates non è spettatrice di sé stes-
sa, ma partecipa attivamente con il corpo
e con la mente a ciò che compie: “la cosa
importante non è ciò che stai facendo,
ma come stai eseguendo ciò che fai” era
solito dire J.H. Pilates.
Il metodo Pilates ha come scopo quello di
portare l’individuo a muoversi con economia, grazia ed equilibrio. Per godere
dei reali vantaggi di questo metodo è necessario familiarizzare con i sei principi
base ancor prima di affrontare gli esercizi
proposti.
Concentration - La concentrazione è
importante affinché si possano eseguire correttamente gli esercizi richiesti; è
necessario pertanto prestare molta attenzione ad ogni singolo movimento,
in quanto ogni parte del corpo ha importanza e nulla deve essere trascurato
o ignorato. La concentrazione richiesta
non si esaurisce tuttavia nel movimento
ma è estesa a tutti gli aspetti del proprio
corpo. Si diventa così consapevoli della
postura mantenuta durante l’esecuzione
dell’esercizio.
Control - Con la concentrazione si ottiene il totale controllo di ogni movimento.
Nulla nel metodo Pilates è casuale. E’
necessario quindi non solo tenere sotto
controllo il movimento relativo ad un’articolazione, ma anche la posizione della
testa, del collo, degli arti superiori, delle
dita delle mani, delle spalle, della schiena, del bacino, degli arti inferiori, dei piedi e perfino delle dita dei piedi. Muoversi
senza controllo può portare ad infortunarsi; il metodo Pilates insegna ad avere
il pieno controllo del proprio corpo ed a
non essere esclusivamente al servizio di
esso.
Centering - Il baricentro è inteso come
principio di stabilizzazione del bacino attraverso il lavoro sinergico della regione
addominale con quella lombare. Un appropriato sviluppo del lavoro sul baricentro significa minor dispendio energetico
e una ridotta incidenza di infortuni e di
dolori lombari e dorsali.
Flowing - Nessun movimento deve essere eseguito in modo rigido e contratto,
così come non deve risultare né troppo
14 agosto settembre Life club
23
rapido né troppo lento. Nel movimento
ci deve essere armonia, grazia e fluidità
affiancata al controllo del movimento
stesso. Secondo J.H. Pilates la fluidità dei
movimenti deriva dalla forza del baricentro.
Precision - La precisione è un altro aspetto fondamentale che deriva dal controllo.
La mancanza di controllo nell’esecuzione
degli esercizi porta inevitabilmente ad
una scorretta interpretazione ed esecuzione. La precisione dei movimenti determina il bilanciamento del tono muscolare che si traduce, nella vita di tutti
i giorni, nella grazia e nell’economia dei
movimenti.
Breathing - La respirazione, ultima della lista affinché sia una delle prime, fra i
principi elencati, ad essere ricordata. Una
fluida e completa inspirazione ed espirazione sono parte di ogni esercizio del
metodo Pilates. La respirazione deve essere correttamente coordinata con i mo-
vimenti che si compiono, ed è per questo
che ogni esercizio del metodo Pilates è
accompagnato da istruzioni per una corretta respirazione.
Presupposti - La serie completa degli
esercizi permette un lavoro muscolare
non solo segmentario, ma di coordinazione di tutte le regioni corporee. Il metodo
Pilates consente di utilizzare tutti i piani
spaziali. Il lavoro viene spesso effettuato
in scarico, permettendo il mantenimento
di un corretto allineamento della colonna vertebrale.
Il fisioterapista con l’uso dell’Universal
Reformer e della Cadillac ottiene una
mobilizzazione precoce dell’arto da riabilitare, in qualsiasi condizione esso si
trovi o quando il paziente abbia difficoltà
a mantenere la posizione eretta.
Qualsiasi tipo di lavoro muscolare è
possibile con i vari attrezzi: con la sola
eccezione del lavoro isocinetico. Sono
possibili sia esercizi in contrazione, sia
in estensione muscolare. Gli esercizi possono essere adattati, senza che i principi
di base vengano snaturati, a specifiche
esigenze in caso di particolari problemi
clinici della colonna vertebrale.
Il metodo Pilates è in accordo con i principi della fisiologia e della biomeccanica.
La pratica del metodo Pilates permette
un’ottimale preparazione muscolare prima di un eventuale intervento chirurgico o può servire come efficace tecnica di
riabilitazione postoperatoria. La versatilità degli attrezzi consente la loro veloce
modifica. Le resistenze possono essere
aumentate o diminuite con estrema facilità.
PergentileconcessionediGolfAcademy.it