legni da terra
Transcript
legni da terra
LIFE CLUB AGOSTO - SETTEMBRE L AGOSTO - SETTEMBRE 14 FREE PRESS ife club I L M A G A Z I N E D E L T U O S T I L E D I 2006 Italia PONZA, ISOLA VIP Benessere HAMMAM TOUR Fotografia LA MAGIA DI GREGORY COLBERT Europa FOLEGANDROS, OASI CHIC Golf LEGNI DA TERRA L 14 ife club I L M A G A Z I N E D E L T U O S T I L E D I V I T A editoriale Eccovi il record del più lungo drive di tutta la storia del golf. Un cosmonauta, armato di un ferro 6 placcato oro, lancerà una palla da golf da una stazione spaziale internazionale nell’occasione di un contratto miliardario tra l’agenzia spaziale russa e una società privata di Toronto. La palla entrerà in orbita per quattro anni, percorrendo milioni di chilometri prima di disintegrarsi rientrando nell’atmosfera terrestre. La notizia è apparsa sul giornale inglese The Guardian nel marzo 2006. Nel frattempo abbiamo perso di vista sulla stampa internazionale il cosmonauta e la sua impresa, ma sull’ambizione del recordman non c’è che dire. Abbiamo intenzione di fare la stessa cosa, cari lettori. Non abbiamo la più pallida idea se la nostra impresa sarà realizzabile o meno, se avrà successo o si tradurrà in un flop, ma l’ambizione c’è, ed è tanta, e se al momento non abbiamo sottomano stazioni spaziali da cui far decollare palline, indirizzeremo la nostra voglia di fare cose eccezionali, nel far crescere Life Club, nel farlo diventare sempre più vicino ai vostri gusti e al vostro desiderio agosto - settembre 2006 ANNO III agosto - settembre 2006 Autorizzazione Tribunale di Ivrea n. 2 del 2004 registro periodici direttore editoriale Eva Morletto editore Keyco S.r.l. P.zza Martiri della Libertà, 30 10083 Favria (Torino) redazione www.lifeclubmagazine.com [email protected] segreteria di redazione Lucia Glaudo tel. 0124 47 05 53 fax 0124 34 96 07 [email protected] pubblicità Susann Bernien tel. 3403401643 [email protected] hanno collaborato Luca Servelli,Fabrizio Rosboch, Massimo Bagetto, Chiara Munnia, Eleonora Mori, Maurizio Di Maggio, Chiara Manzo, Marco Mussini, Antonio Daniele, Pietro Boschi, Stefano Bosco, Marta Azzolin, Golf Academy, Andrea Guermani, Gregory Colbert e Ashes&Snow, Alex@Faraway’s, Alexandra Buzzi - Hammam Palermo direttore responsabile Mauro Giubellini di un life-style che vi somigli. Intanto eccovi un numero che straripa estate: un progetto artistico tris di isole da sogno, una regata curiosa e divertente, un personaggio d’ecce- grafica e impaginazione zione, e come al solito, tante notizie dal pianeta golf. Buona estate, cari lettori stampa e ricordatevi il nostro proposito; una promessa estiva non sempre è una promessa da marinaio. Eva Morletto Simona Goi Antonio Daniele Diffusioni Grafiche Editoriali Strada Statale 31, km 22 15030 Villanova Monferrato (Al) Sommario 6 GOLF 16 EVENTI L agosto - settembre 2006 ife club I L M A G A Z I N E D E L T U O S T I L E Legni da terra Keyco Golf Cup 2006 19 GOLF®OLE Driver sotto esame 22 GOLF&FITNESS 25 GOLF&TECNICA 30 VELA 34 ITALIA 37 EUROPA 40 MONDO 45 PERSONAGGIO Power yoga e pilates Sistemi di misurazione della distanza Route de Jasmine 2006 Ponza forever, isola VIP 55 30 Le bianche scogliere di Folegandros Mon ami Maurice Giorgia Cardaci 51 MOSTRE Andy Warhol 55 FOTOGRAFIA 62 FILM 63 LIBRI 64 SUONI 66 SAPORI 69 VINI Gregory Colbert 62 Manhattan my love! Destinatario sconosciuto Flaming Lips No meat’s land Barbera d’Alba 71 BEAUTY&WELLNESS Edonismo e relax 74 LIFESTYLE Benvenuti nell’ ecolodge 78 AUTO Summer car: Mazda mx-5 88 MODA 94 TENDENZE Nuova collezione FURLA Ladies and Gentlemen... 4 Life club agosto settembre 14 14 69 D I V I T A golf Legni da terra ] I trucchi per usarli al meglio Vediamo questa volta come risparmiare qualche colpo durante le diciotto buche, cercando magari di raggiungere il green con un buon colpo lungo dal fairway usando un legno 3, 5 o 7, o ancora meglio il cosìddetto ibrido. Usare un legno da terra non è cosa facile, ma spero almeno più fattibile dopo i miei consigli. Effettuate lo stesso swing di base che effettuereste con un ferro medio, consapevoli del fatto che il legno è senza dubbio più lungo degli altri ferri, cosa che rende necessaria una distanza maggiore dalla palla in posizione di address. Proprio per la maggior lunghezza del legno, il busto deve essere un po’ più eretto. Per un buon colpo dal fairway, o dal primo taglio del rough, giocate la palla posizionata tra i piedi appena a sinistra di come fareste per tirare un normale ferro foto 1 sette. Non giocatela erroneamente verso il piede sinistro, come se tiraste un legno dal tee, poiché è proprio il tee che ora viene a mancare. Non avendo più quindi la possibilità di colpirla dal basso verso l’alto, rischiereste di colpire terreno prima della palla, con le ovvie conseguenze. (foto 1) Lo swing che dovete effettuare dovrebbe essere il più morbido possibile, prestando attenzione ad un corretto e anticipato caricamento dei polsi, al contrario di come molti giocatori possono credere. Un buon caricamento dei polsi (foto 2), vi permette di mantenere una buona compostezza del corpo nella fase di rotazione del backswing, riuscendo così a ritornare più facilmente all’impatto mantenendo le stesse distanze del corpo sia dalla palla che dal terreno. Ricordate, il colpo non può più essere dato foto 2 foto 3 foto 4 verso l’alto come se ci fosse il tee, abbiate cura quindi a che il bastone ritorni verso il basso e attraverso la palla. (foto 3) Questo vale soprattutto con la palla che giace in un terreno accidentato così come sulla terra priva d‘erba. L’idea della suola del legno che state usando che rimbalza sul terreno, potrebbe darvi meglio l’idea di cosa dovrebbe succedere durante l’im- patto. Ovviamente prima di effettuare il colpo vero e proprio effettuate due o tre prove di swing con lo stesso pensiero. In salita Su modeste pendenze in salita vi trovate ad affrontare sicuramente il colpo più semplice tra i colpi in pendenza. (foto 4) Il “segreto” per effettuare questo tipo di 14 agosto settembre Life club 9 colpo è quello di convincersi a far viaggiare la testa del bastone, legno o ferro che sia, lungo la pendenza del terreno senza incrociarla. Ecco perchè non mi posiziono in avanti verso la pendenza, come ver- 10 Life club agosto settembre 14 rebbe spontaneo da fare seguendo il senso dell’equilibrio, ma indietro con il peso sulla gamba destra, cercando di formare con il busto una linea perpendicolare al terreno. Fate bene attenzione a non por- sequenza 1 a sequenza 1 b sequenza 1 c sequenza 1 d tare il peso a sinistra, cosa difficile vista la pendenza del terreno. Rimanendo con il peso a destra, le mani e il bastone si richiuderanno in fase d’impatto più velocemente del solito; aspetta- tevi quindi dei colpi più alti del solito che curveranno verso sinistra. (sequenza 1) sequenza 1 e sequenza 1 f sequenza 1 g sequenza 1 h 14 agosto settembre Life club 11 In discesa Il peso del corpo è sistemato sulla gamba sinistra, con l’idea del bastone che viaggerà giù, sempre seguendo la pendenza del terreno. (foto 5) Se vi trovate a giocare un colpo del genere, vi consiglio di giocare anziché un legno tre, magari un legno cinque o sette, o comunque un bastone con più inclinazio- foto 5 ne.Questo perché all’impatto, con il peso a sinistra, il bastone arriverà con minor inclinazione correndo il rischio che la palla non si alzi il necessario da terra. Se la pendenza è più pronunciata del normale, soprattutto in discesa abbiate l’accortezza di tenere la palla più arretrata rispetto al centro dei vostri piedi. Più è pronunciata la pendenza, più do- vrete giocare la palla verso il vostro piede destro, evitando così di colpire sempre prima il terreno. (sequenza 2) Provate a praticare questi colpi, magari da una pedana che simuli le pendenze del campo; ogni campo pratica dovrebbe averne una. Quello che distingue un principiante da un giocatore è che il pri- sequenza 2 a sequenza 2 b sequenza 2 c sequenza 2 d sequenza 2 e sequenza 2 f 14 agosto settembre Life club 13 sequenza 2 g sequenza 2 h mo potrebbe finire il suo giro sulle 18 buche e passare il resto della giornata a rimuginare sul putt sbagliato o a lodare quell’unico buon drive sul par cinque, mentre il buon giocatore, armato di palline, torna a provare e riprovare i colpi sbagliati durante il giro. Praticare molto e praticare bene. Il golf è esigente a volte. Luca Servelli sequenza 2 i 14 Life club agosto settembre 14 eventi Keyco Golf Cup 2006 NuovisuccessiperilcircuitoKeyco ] Premiazione della tappa in Versilia. Vincitori con l’a.d. Keyco, Fabrizio Rosboch e il direttore del circolo Fabio Bensaja. Festeggia il suo quarto compleanno la Keyco Golf Cup, giunta anche quest’estate a vivacizzare le giornate dei golfisti di tutta Italia. Dopo la tappa che ha visto protagonista la Versilia e il campo da golf di Pietrasanta, la Keyco Golf Cup abbandona la canicola estiva e cambia paesaggio. Prossima meta, il 4 agosto: Courmayeur e la sua superba cornice montana. Quindi sarà la volta dei Roveri, tappa prevista per il 9 settembre, e infine la finalissima del 16 settembre a Bologna, che vedrà il vincitore conquistarsi una vacanza di una settimana per due persone. I premi in palio per i singoli appuntamenti saranno, tra gli altri, piatti in argento, occhiali da sole Bollé, guanti da golf, macchine per il caffé. Keyco Golf Cup può contare sull’appoggio di numerosi e prestigiosi sponsor; il circuito organizzato da Keyco Consulting, società di consulenza direzionale, formazione e certificazione per la qualità, la sicurezza e l’ambiente, attiva su tutto il territorio italiano, vede l’adesione di Manpower, Mitsubishi Tools, Celltech, Nespresso Italiana S.p.A. e Bushnell Performance Optics Italia. Tutte le informazioni sull’azienda e sulle gare della Keyco Golf Cup si possono trovare sul sito www.keyco.org. I risultati della tappa in Versilia dell’ 8 luglio 2006 1° Categoria 1° Netto: Alfredo Salvatori 39 pt 1° Lordo: Massimo Tarrini 31 pt 2° Netto: Ugo Giambastiani 37 pt 3° Netto: Fabio Gargani 37 pt 2° Categoria: 1° Netto: Gunnar Prucker 43 pt 2° Netto: Andrea Riva 40 pt 3° Netto: Patrizio Piazza 40 pt 3° Categoria: 1° Netto: Giovanni Guidi 45 pt 2° Netto: Fabiolo Bacci 36 pt 3° Netto: Alfredo Maccolini 33 pt 1° Lady: Costanza Alessandri 36 pt 1° Senior: Cesare Antonini 35 pt Nearest to the Pin: Giorgio Musetti mt. 0,43 Driving Contest: Massimi Tarrini 14 agosto settembre Life club 17 tendenze Ladies and Gentlemen... ] Holiday Shopping per Lui e Lei LOUIS MOINET “Monte Cristo” Edizione Limitata a 250 pezzi. Prezzo a richiesta. www.louismoinet.com FRANCESCO PETROSELLI Scarpe da golf Prezzo a richiesta. www.manifatturefp.it CHRISTOFLE America Collezione per fumatori di sigari. Scatola per sigari e portacenere in cristallo con un poggia sigari in argento. Prezzo a richiesta. www.lifeclubmagazine.com 94 Life club agosto settembre 14 PATRIZIA PEPE Borse Per informazioni e prezzi: www.patriziapepe.com FURLA Borsa linea Giselle realizzata in vitello stampa cocco lucido. Prezzo a richiesta. www.furla.com FRANCESCA TREZZI Borsa L.A. e Mocassino con fibbia in cavallino verde prato e vitello martellato testa di moro. Prezzo a richiesta. www.francescatrezzi.com 14 agosto settembre Life club 95 moda These boots are made for walking… ] L’irresistibile nuova collezione FURLA per l’autunno inverno Stivale a metà polpaccio dall’effetto morbido, cascante realizzato in camoscio con dettagli in vernice tono su tono. 88 Life club agosto settembre 14 Décolleté spuntata davanti realizzata in vernice nera con grande fiocco nero in camoscio. Sì, è il caso di ricordarlo, “Questi stivali sono fatti per camminare…” e non semplicemente per attirare gli sguardi e l’ammirazione che reclama un look esclusivo. Contemporary rétro è la parola d’ordine per le creazioni FURLA autunno-inverno 2006/2007. Grinta e femminilità si uniscono con grazia nella nuova collezione, infinitamente glamorous: i toni neutri si alternano con le sfumature decise, lo chic si abbina al casual e il risultato è uno stile unico, immediatamente riconoscibile. Languori d’autunno e primi rigori dimenticheranno i cliché nostalgici: il guar- daroba FURLA regala borse, sacche, tracolle morbide e capienti, accessori ideali per look eleganti ed informali. Lo chic e lo stile cavallerizza trovano un’ideale sinergia negli stivali, negli stivaletti, nei tronchetti dalla punta arrotondata. I colori scelti sono le sfumature opache e naturali: caffè, cognac, tortora…La grinta si esprime nei dettagli - accessori di metallo, cinghie, cuciture a contrasto – e in una vasta gamma di modelli dalle forme geometriche decise: borse semi-strutturate extralarge realizzate con materiali pregiati come il cocco ingrassato e il cuoio 14 agosto settembre Life club 89 Borsa a mano strutturata dal design squadrato, rigoroso, realizzata in vitello spazzolato verde caratterizzata da grande tasca posta sul frontale. 90 Life club agosto settembre 14 Borsa linea Yolande. Realizzata in vitello stampa cocco ingrassato. Borsa dal gusto un po’ retrò realizzata in vitello spazzolato con inserti in camoscio ton sur ton, doppi manici, particolare il dettaglio in metallo vintage originale degli anni ’50. 14 agosto settembre Life club 91 Décolleté dalla linea arrotondata, caratterizzata da plateau, realizzata in camoscio rosso con dettagli (tacco, plateau e grande bottone in vernice rossa). lucido. Si abbinano a décolleté e sandali da sera con tacco alto oppure con scarpe maschili ultra piatte, impreziosite da giochi di materiali a contrasto (vitello abbinato a serpente) e da accessori inediti. Per un look metropolitano e sofisticato, che ama concedersi un’allure romantica grazie alle esclusive mini bag, da indossare il giorno come la sera, dalle linee strutturate, create con tessuti e pellami preziosi come broccato, velluto, vacchetta, vernice, lucertolina, cocco. Evocazioni d’arte ottocentesca, ispirazione teatrale nella gamma cromatica prescelta per queste borse bijoux : onyx, rosso, verde, viola, senape. Come sempre, per FURLA, dettagli unici in una profusione di stile. E.M. 92 Life club agosto settembre 14 auto Summer car I piaceri della nuova coupé cabriolet Mazda ] Jinba Ittai, ovverossia perfetta unione tra cavallo e cavaliere. Questa è la definizione che la Mazda ha scelto per il nuovo modello dello spider Mx-5, che si adatta alla perfezione anche all’ultima sua versione presto in commercio, la coupè-cabriolet (o, per usare la definizione ufficiale, Roadster coupé). La casa giapponese, infatti, ha deciso di aggiungere alle sue splendide due posti con tettuccio in tela anche una nuova versione con copertura in alluminio ripiegabile elettricamente a scomparsa. Una scelta che ha fatto storcere il naso a qualche purista amante della guida “en plein air”, ma che è stata adottata con la precisa volontà di inserirsi in una fetta di mercato non ancora “coperta” dai modelli Mazda, dove finora l’hanno fatta da padroni marchi come Mercedes, Opel, Renault. La nuova nata è stata presentata al British International Motor Show di Londra. In tutto e per tuttoesteriormentelaversionecoupé-cabriolet è identica all’Mx-5 “classico”, ma sicuramente il maggior peso comportato dal tettuccio rigido rispetto a quello in tela, influirà nelle prestazioni. Non è escluso del resto che il nuovo modello possa avvalersi anche di nuove motorizzazioni, ma sull’argomento per ora la casa giapponese conserva il massimo riserbo. Sicuramente con la versione CC Mazda pensa di dare ulteriore impulso alla vendita di quest’auto: dalla sua presentazione si è rivelata un successo clamoroso, che l’ha consacrata come lo spider di maggior successo tra quelli in commercio (oltre 70mila esemplari). I punti di forza della Mx-5 sono la linea filante e molto accattivante, la briosità dei motori a di- sposizione, dalle grandi prestazioni, e la facilità di guida. Il tutto arricchito da un allestimento interno curato ed elegante, da livelli di sicurezza attiva e passiva al top e da una strumentazione ben leggibile e completa. In particolare, le caratteristiche che hanno fatto apprezzare dagli automobilisti di tutto il mondo la spider Mazda sono la grande maneggevolezza e l’estrema precisione dello sterzo: la vettura risponde istantaneamente ad ogni comando: uomo e macchina uniti in una simbiosi perfetta. Di qui la scelta della definizione Jinba ittai. Ma questa spider non è soltanto piacere di guida, è anche stile e funzionalità, grazie agli interni realizzati con grande cura per i dettagli: sedili sportivi perfettamente sagomati, finiture cromate, retro-illuminazione rossa degli indicatori, rivestimenti di pregio. E poi, la sicurezza. In caso di incidente, la protezione agli occupanti è fornita dai doppi airbag laterali e frontali; i sistemi elettronici per scongiurare l’eventualità di un sinistro sono di primo livello: dall’Abs all’Ebc, la distribuzione elettronica della frenata che controlla il funzionamentodell’impiantoregolandolo a seconda delle condizioni di guida, al Dsc, il controllo dinamico della stabilità, che previene qualsiasi variazione repentina della traiettoria, stabilizzando l’auto 82 Life club agosto settembre 14 in una frazione di secondo. Una vettura quindi veloce e scattante, ma incollata alla strada e sicura, pronta nel rispondere alle sollecitazioni di chi ama una guida sportiva, con ogni situazione climatica. La Mazda ha poi pensato anche all’utilizzo della Mx-5 come macchina per le vacanze, realizzando un “pack” di valigie che si adattano perfettamente alla conformazione del bagagliaio della vettura, di modo da sfruttare appieno tutto lo spazio (limitato come in tutte le spider) a disposizione. Un’auto, insomma, buona per tutte le occasioni, dalla gita estiva domenicale con il vento nei capelli, al lungo viaggio verso le mete vacanziere, alle emozioni di una guida sportiva. Ed ora con la prossima messa in commercio della versione a capote rigida reclinabile elettricamente, la Mazda si lancia alla conquista di nuovi clienti, per allargare il club dei fortunati possessori di questa due posti che sa rendere ogni viaggio un’esperienza appagante. Marco Mussini lifestyle Benvenuti nell’ecolodge ] Ilturismoesclusivocheamalanatura Anche la scelta di un luogo di vacanza può essere importante per la salvaguardia dell’ambiente. Forse non ci abbiamo mai pensato in questi termini, ma invece è proprio da questa considerazione che nasce il concetto di eco-lodge: oggi esempio concreto, in alternativa ad altre strutture, di un turismo sensibile nei confronti dell’ambiente, e che privilegia il contatto con la natura. Dunque, una duplice finalità: da una parte offrire ai clienti un’esperienza a contatto con l’ambiente naturale nella sua integrità, attraverso iniziative che consentano di apprezzarlo e di goderne al meglio. Dall’altra, fare in modo che questo possa essere possibile con un’opera di salvaguardia e di valorizzazione del patrimonio ambientale e delle sue caratteristiche. In quest’ottica occorre limitare l’impatto sull’ambiente, in particolare attraverso l’adozione di impianti e di accorgimenti che consentano di minimizzare l’inquinamento che ogni attività umana produce. Questo attraverso la formazione del personale e l’informazione degli ospiti, al fine di limitare gli sprechi di acqua potabile e di energia, così come la produzione di rifiuti e di sostanze inquinanti. Come pure facendo ricorso al compostaggio ed al riciclaggio. L’ ecolodge non solo si impegna direttamente nella conservazione delle aree naturali ma fornisce un costante sostegno alle comunità e all’economia locali, ricorrendo alle risorse del luogo sia per quanto riguarda il personale sia per gli approvvigionamenti. Inoltre si pone l’obiettivo di promuovere relazioni amichevoli e di cooperazione con la popolazione locale, al fine di diffonderne e valorizzarne le tradizioni. Chiara Manzo Rainforest Edge – Sri Lanka Inserito in un ambiente di incontaminata bellezza e serenità è il luogo ideale per gli amanti della natura e del relax. Potrete scoprire l’ospitalità e la cucina locali, assaporando frutta e ortaggi biologici coltivati in loco. Il comfort degli ambienti è il risultato di un perfetto equilibrio tra antico e moderno. Potrete disporre, sotto controllo medico, del Centro Benessere e Relax e di un qualificato Centro Terapia Ayurveda. www.rainforestedge.com San Jorge Ecolodge – Ecuador Una fattoria del 18mo secolo, nella tipica architettura locale, situata in una riserva botanica di 80 mila ettari di terreno incontaminato dove vengono conservate e protette nel loro ambiente naturale moltissime specie di flora e fauna tipiche della regione andina. In un paesaggio montano di straordinaria bellezza, a circa 3 mila metri di altitudine, l’ecolodge San Jorge offre all’ospite un’atmosfera in cui tradizione, comfort e relax si fondono insieme, e l’opportunità di godere del fascino maestoso delle Ande nel corso delle diverse escursioni organizzate all’interno della riserva, sugli antichi sentieri degli Incas. www.eco-lodgesanjorge.com Chumbe Island Coral Park – Zanzibar E’ una riserva naturale privata, raro esempio di ecosistema in un’isola corallina ancora intatta. Un’opportunità davvero unica per esplorare in tutta la loro bellezza i bassi fondali della barriera corallina, la riserva forestale, praticare immersioni subacquee… oppure semplicemente oziare facendosi lambire dal caldo oceano tropicale. La sistemazione in bungalows ubicati direttamente sul mare offre la privacy e nello stesso tempo il senso di libertà della vita all’aperto. E la cucina vi sorprenderà con piatti in cui i sapori locali si mescolano a quelli arabi, indiani e africani. www.chumbleisland.com Anthony’s Key Resort - Honduras Da oltre 30 anni l ’Anthony’s Key Resort offre ai suoi ospiti il sapore dell’ avventura senza dimenticare il comfort e l’ospitalità. E’ l’occasione per sperimentare direttamente tutta la bellezza naturale dei Caraibi: immergendosi in fondali spettacolari, giocando con i delfini, scoprendo i bellissimi giardini… e molto altro ancora, in un luogo disegnato dalla natura che con le sue cabanas in legno, le palme e la scintillante laguna ha saputo conservare l’atmosfera intima e nascosta del villaggio di un tempo. www.anthonyskey.com beauty&wellness ] Please, don’t disturb Edonismo e relax: gli hammam più belli “L’anima del piacere è nella ricerca del piacere stesso” diceva Blaise Pascal. E la ricerca del piacere può avere mille forme, nel suo scopo di trovare balsamo per corpo e anima. L’hammam è sfacciatamente la dimensione concreta dell’edonismo. Da secoli luogo di ristoro e fonte di benessere psico-fisico, oggi il bagno turco o hammam è tornato in auge. Tra gli aspetti positivi della globalizzazione, vi è senza dubbio il poter attingere agli aspetti piacevoli delle culture “altre”. E il Medio Oriente ci regala la suggestione di luoghi incantevoli, dove luci soffuse, arabeschi e decori mudejar, permettono di viziarci e dedicare a noi stessi tempo prezioso. La vita delle terme, quella di cui rimangono mute testimonianze nei reperti romani disseminati in tutta Europa, torna ad affascinarci. Varcare la porta degli hammam significa sospendere il ruotare della clessidra impazzita del nostro tempo, ristabilire i ritmi giusti, tornare a percepire che la vita non è meta, ma viaggio, e se il viaggio lo si fa perennemente di corsa, senza guardare nulla né fuori né dentro noi stessi, non solo è un rischio per le coronarie, ma anche una grande perdita di opportunità: per pensare, per prendere coscienza di noi stessi, per sognare, e perché no? Per l’ozio. Sono ormai numerosi i luoghi in Europa dove il bagno turco rientra comunemente nei riti del tempo libero, anche in Italia. Se di frenesia stavamo parlando, non si può evitare il riferimento a Milano, ma questa volta per dire che proprio qui, nella città che corre per eccellenza, ha aperto i battenti un hammam d’eccezione, dove classe, buon gusto e piccoli lussi nei trattamenti sono le caratteristiche salienti. Aquae calidae, questo il nome, si trova in via santa Sofia 14, (tel 02/58430269) tutto l’arredamento è realizzato con prodotti naturali e tecniche artigianali. Si accede al Tepidarium, sala con una temperatura costante di 38°, quindi il Calidarium, dove la temperatura si aggira sui 55°, e infine il Frigidarium, cascata di ghiaccio con cui ritemprare il fisico grazie a una sferzata di energia estrema- 72 Life club agosto settembre 14 mente benefica per il sistema vascolare. Nel tepidarium si conversa, si beve acqua aromatizzata, si decide quale trattamento (peeling, massaggi) ricevere nelle sale apposite. Giochi di luce e rumore dell’acqua che scroscia: la città che corre è fuori e lontana. A Torino, il relax è di casa al Centro Culturale Dar Al Hikma, (via Fiocchetto 15 tel. 011/5216496), già conosciuto e ap- prezzato come salotto letterario e crocevia di culture in una città sempre più multietnica; oggi è dotato di un elegante hammam, dove i decori arabeggianti, le maioliche dai colori caldi accolgono i visitatori (giorni separati per uomini e donne) al secondo piano dell’edificio. Anche al sud la dimensione hammam si è ritagliata uno spazio di lusso. Parliamo di Palermo, e dello splendido bagno turco in via Torrearsa 17/d (tel. 091/320783), dove oltre alla magnificenza e alla raffinatezza degli arredi, si viene attirati da una serie di piacevoli trattamenti di bellezza quali il massaggio polinesiano, le maschere di argilla per il corpo e di henné curativo per i capelli. Non resta che staccare la spina, dunque, e concedersi con un po’ di benefico egoismo, qualche ora di lusso tutto per sé! Eleonora Mori 14 agosto settembre Life club 73 ] Barbera d’Alba Evoluzione chic del più familiare dei “rossi” Era il vinaccio da osteria che macchiava la lingua, consumato da vecchietti impegnati in partite a carte senza fine. Il vino della piemontesità, rude e testardo, discreto e forte, prodotto da un vitigno caparbio intensamente coltivato nelle province di Asti e Alessandria, e molto diffuso anche nelle province di Cuneo e Torino. Oggi la Barbera è stata riscoperta e reinterpretata grazie anche all’attenzione di giovani produttori. Le uve trattate come si deve danno un vino corposo e morbido, che in alcuni casi sfiora i 15 gradi. Se poi si affina per 22 mesi in barriques nuove di rovere Francese dell’Allier, consvolgimentodellafermentazionemalolattica, il risultato finale è una Barbera Monti 2003 che ha poco da invidiare al Barolo: armonioso e gradevolmente tannico grazie ad un uso misurato del legno. In una cantina modernissima costruita ex-novo nel 1996, Pier Paolo Monti, giovane produttore di belle speranze vinifica il frutto di 10 ettari di vigneto adagiati a 450 metri di altitudine nel territorio di Monforte d’Alba. Ci mette tutta la sua passione visto che il vino per lui non è una tradizione di famiglia. Il papà era un costruttore edile a Torino e Pier Paolo ha effettuato una scelta emblematica, lasciando il cemento per le vigne. Maurizio Di Maggio vini sapori No meat’s land E se provassimo col vegetarianesimo? ] Non tutti i vegetariani sono uguali. Se è vero che il principio comune è quello di escludere dall’alimentazione i prodotti di origine animale, alcuni regimi alimentari possono essere più o meno flessibili mentre altri sono decisamente restrittivi. Così, mentre la dieta vegetariana esclude carne e pesce, quella vegana vieta rigorosamente tutti i prodotti di origine animale, come uova, latte e latticini, anche miele e pappa reale. I granivori mangiano solo cereali, i frugivori o fruttariani soltanto frutta e i crudisti prediligono alimenti totalmente crudi per conservarne le proprietà nutritive. Vegetariani si può diventare per ragioni filosofico-religiose, ma soprattutto etiche e salutistiche. Sovente non si tratta di una scelta esclusivamente alimentare ma di un vero e proprio stile di vita che coinvolge più aspetti del vivere quotidiano. Le ragioni etiche, nascono dal rifiuto in genere di qualsiasi forma di sfruttamento e di violenza nei confronti dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi. I diritti etici riconosciuti agli animali portano a bandire dall’alimentazione tutti i prodotti che violano tali diritti, soprattutto in considerazione della sofferenza inflitta agli animali in molti allevamenti e nei macelli. Essere vegetariani significa rifiutare i rischi derivanti da certe metodologie di allevamento che fanno largo uso di prodotti chimici, farmaci antibiotici e di mangimi contenenti sostanze anabolizzanti. Gli alimenti di derivazione animale possono essere all’origine delle cosiddette malattie del benessere, come le patologie cardiovascolari, il diabete, l’obesità. Nel rispetto dell’ambiente e della salute i regimi vegetariani privilegiano i cibi provenienti da coltivazioni biologiche e biodinamiche, i derivati dalla soia e spesso anche alimenti particolari e di uso non comune che si rifanno alla cucina macrobiotica e orientale. Tutto questo anche in sintonia con i cicli della natura attraverso il consumo prevalente di prodotti di stagione. Varietà di ricette e di gusti caratterizzano questa cucina, per niente monotona. Provate per credere: i ristoranti vegetariani ormai sono presenti ovunque, naturalmente il segreto sta nel trovare i posti giusti. Come ad esempio il Margutta Vegetariano a Roma, nato nel 1979 con lo scopo di trasmettere attraverso il piacere del cibo il rispetto della natura e dei diritti di tutti gli organismi viventi. Un ristorante il cui successo nel corso degli 14 agosto settembre Life club 67 anni è la dimostrazione di come anche senza carne e pesce si possono ottenere risultati gustosi, piacevoli e all’avanguardia offrendo nello stesso tempo una cucina ricca di tutti gli elementi nutritivi necessari ad una corretta e sana alimentazione. Tutto questo grazie alla ricerca attenta e scrupolosa di materie prime il più possibile naturali, organiche e di prima qualità e attingendo alle antiche ricette della tradizione culinaria popolare italiana e mediterranea. (www.ilmargutta.it) Stessa filosofia al Ristorante del Girasole a Milano, nato dall’esperienza ventennaledell’omonimonegozio,pionierenelsuo genere, per offrire una cucina biologica vegetariana e vegana gustosa e attenta alla stagionalità, rielaborata in maniera creativa partendo dalle radici gastronomiche mediterranee. (via Vincenzo Monti 32, Milano, www.ilristorantedelgirasole.it) E se vi trovate all’estero, il “Food for thought” di Londra (www.viewlondon. co.uk) o “La Victoire suprème du coeur” aParigi(www.vscoeur.com),comesuggeriscono già i nomi, saranno un’ulteriore conferma di come mangiare rappresenti non solo una piacevole necessità ma una scelta fatta con il cuore e con la mente. Chiara Munnia 68 Life club agosto settembre 14 suoni Un ritorno di fiamma... ] Aquattroannidall’ultimoalbum,iFlamingLipssonopiùinformachemai Sono passati quattro anni dall’uscita di “Yoshimi battles the pink robot” e non si può dire che i Flaming Lips siano stati con le mani in mano. Esce per la Warner “At war with the mystics”: dodici tracce che confermano l’estro, l’originalità e l’efficacia di Wayne Coyne e compagni che riportano nell’arena musicale di questi tempi una psichedelia fresca e solare, degna dei migliori anni ’70, virando in alcuni brani su atmosfere funk-soul ma mantenendo quella radice rock che a loro è tanto cara. L’album si apre con “Yeah Yeah Yeah Song”, quattro minuti di rock naif, sperimentale per molti versi, soprattutto nella scelta del ritornello vocale bizzarro (il videoclip ne conferma gli intenti), si prosegue con “free radicals”, un omaggio alla musica funk con un testo politico e tagliente sempre in pieno stile Flaming Lips. Con l’arpeggio iniziale di “The Autore: Flaming Lips Titolo: At War With The Mystics Genere: Pop-rock, psichedelia Etichetta: Warner Bros 64 Life club agosto settembre 14 sound of failure its dark is it always this dark”, terza traccia, l’ingresso nel mondo “Flaming Lips” è completo ed il viaggio ha inizio. L’album procede omogeneo, elegante, perfetto nelle sonorità e con quel retrogusto che ha la vecchia musica dei tempi di Syd Barret, seppur rinnovato dall’ elettronica che i tre usano in modo personalissimo ma senza strafare. Passando per la romantica “My cosmic autumn rebellion”, la superelettrica “The wizard turns on” e la più moderna “Haven’ t got a clue”, si arriva così fino a “Pompeii am gotterdammerung”, sognante, commovente, energica e si finisce con un congedo morbido: “Goin’ on”. “At the war with the mystics” è uno di quegli album da ascoltare e riascoltare più volte, da custodire gelosamente nella propria collezione e ascoltarlo nuovamente dopo un po’ di tempo per accorgersi che è ancora più bello di come lo si ricordava. Se quattro anni di assenza sono serviti a sfornare una musica così, allora, Flaming Lips, sparite di nuovo presto per altri quattro anni… però dopo il tour live! Antonio Daniele libri ] “Destinatario sconosciuto” Una tragedia storica sul filo di una corrispondenza privata Ottanta pagine da leggere tutte di un fiato. Un breve racconto epistolare in grado di sconvolgere gli animi e di far riflettere sulla crudeltà del nazismo e degli uomini che, entusiasticamente, lo supportarono. “Destinatario sconosciuto” ci fa entrare con aspro realismo nella tragedia degli ebrei durante il periodo hitleriano e mette in risalto, con estrema lucidità, la follia di uomini comuni, totalmente ipnotizzati da un potere delirante che li ha trasformati in veri e propri carnefici. Il filo conduttore del racconto è tanto semplice quanto impattante. Uno scambio di lettere tra due amici e soci d’affari: Martin Schulse, tedesco da poco ritornato nella natia Germania dopo aver vissuto per anni in America, e Max Eisenstein, ebreo americano rimasto a vivere negli Stati Uniti. La corrispondenza all’inizio è molto amichevole e mostra un forte sentimento di affetto e reciproca stima che nulla sembrerebbe potere scalfire; con l’avvento del nazismo in Germania e con l’inizio delle prime teorie antisemite, il tono delle lettere cambia a poco a poco ma in maniera inesorabile, in un crescendo di drammaticità e di crudeltà, fino al secco finale che lascia a bocca aperta. Un racconto da leg- gere assolutamente e che non può lasciare indifferenti, in grado, per certi versi, di insegnare e far riflettere molto più di un lungo e articolato manuale di storia. Simile per contenuti e tematiche a “L’amico ritrovato”, capolavoro di Fred Uhlman, “Destinatario sconosciuto” lascia il segno per il finale diretto e angoscioso che non dà adito a nessun tipo di speranza. Ciò che rende ancora più sorprendente la vicenda, è che l’autrice Katherine Kressmann Taylor pubblicò per la prima volta il racconto nel 1938, ambientando le vicende narrate in Germania tra il 1932 e il 1934, anni prima cioè che avvenisse il noto sterminio degli ebrei, mostrando una percezione inquietante su ciò che sarebbe effettivamente successo. Ristampato senza troppo successo negli Stati Uniti nel 1995, il racconto è tornato alla ribalta nel 1999 grazie all’intuito di una piccola casa editrice francese, diventando immediatamente un caso letterario in tutto il mondo e ponendo l’ennesima condanna al periodo storico più buio del secolo scorso. Un libro che non deve assolutamente mancare nella propria biblioteca. Stefano Bosco 14 agosto settembre Life club 63 film Manhattan, my love Aaron Milchan ci presenta il suo nuovo lavoro Anno 2005 (USA) Titolo Originale Little Manhattan Genere Commedia, Family, Romantico Produzione New Regency Pictures, Epsilon Motion Pictures, Pariah, Regency Enterprises Distribuzione 20th Century Fox Italia (2006) Data uscita 28-07-2006 Regia Mark Levin Attori Josh Hutcherson: Gabe Charlie Ray: Rosemary Fotografia Tim Orr Musiche Chad Fisher 62 Life club agosto settembre 14 Che cos’hanno in comune film come “C’era una volta in America”, “Pretty woman” e “Fight Club”? La firma di Aaron Milchan, geniale produttore e film - maker che nell’ultimo ventennio ha sfornato film culto come quelli appena citati, senza capolavori come “J.F.K.” e “Natural Born Killer”. Quest’anno Milchan si ripresenta nelle sale con “Innamorarsi a Manhattan” uscito nelle sale italiane il 28 luglio e giudicato dalla migliore critica americana come una delle commedie sentimentali più riuscite degli ultimi tempi. Firmato dal giovane regista Mark Levin, “Little Manhattan” (titolo originale) è una commedia delicata e spesso commovente, dolce ma non stucchevole che rac- conta di Gabe Burton, classico undicenne newyorchese, alle prese con le forti emozioni del primo amore. La vicenda è ambientata in una romantica Manhattan dove Gabe vive con i suoi genitori, dove gioca con i suoi tre inseparabili amici e dove, per caso, ad un corso di karate incontra Rosemary Telesco, una compagna dell’asilo della quale si innamora. Gabe è troppo timido per dichiararsi ed inoltre Rosemary sembra intenzionata a partire per un campo estivo ma, cosa ancor peggiore, al rientro dalle vacanze è destinata a cambiare scuola. Antonio Daniele ] fotografia ] Gregory Colbert Quando gli elefanti impararono a volare... 56 Life club agosto settembre 14 Il Nomadic Museum è una struttura temporanea progettata dall’architetto Shigeru An come sede per la mostra del fotografo canadese Gregory Colbert, Ashes and Snow. Il Nomadic è costituito da 152 cargo containers d’acciaio, uniti da strutture ricavate da materiali riciclati. Ha girato il pianeta. Come il tramp steamer di Alvaro Mutis, è apparso a mo’ di vascello magico in numerosi porti sparsi in tutto il mondo: da Venezia a New York, da Santa Monica a numerose città sudamericane. Ma se il tramp steamer evoca la vita nella eroica tragicità del suo scorrere, con la figura stoica di un piccolo rimorchiatore che continua, comparendo una tantum in giro per il mondo alla vista dell’autore, a compiere zelante il proprio lavoro fingendo di ignorare il proprio sfacelo, qui si evoca la vita in altri termini e con altre intenzioni. Se ne evoca la magia, il miracolo di natura che sempre stupisce, la bellezza umana e animale che vive una fratellanza e un’armonia in momenti unici, in un equilibrio di elementi che rappacifica col cosmo e tesse la trama di una nuova poesia visuale. “Le sue immagini sono finestre verso un mondo in cui silenzio e pazienza governano il tempo” commentò il New York Times quando il mondo cominciò a scoprire l’opera eccezionale di Gregory Colbert. Ashes and snow è il titolo della sua mostra-totem: cenere e neve, come fuoco e acqua, entrambi nella loro forma più impalpabile. Due elementi potenti, che però si presentano nella veste più morbida, in qualche modo magica. Le immagini di Colbert catturano una straordinaria interazione tra esseri umani e animali, immortalata in location meravigliose quali India, Egitto, Birmania, Sri Lanka, Namibia, Kenya, Antartide. Le gigantografie sono state rese ancora più suggestive dal procedimento di stampa, effettuato su carta vegetale pigmentata realizzata a mano in Giappone e successivamente elaborata dallo stesso fotografo-artista. Ci sono voluti otto anni per realizzare queste opere d’arte. Dal 1983, Colbert cominciò a lavorare in campo cinema- 14 agosto settembre Life club 57 tografico realizzando cortometraggi e documentari. L’occhio documentaristico traspare dalla straordinaria capacità di scegliere ciò che Cartier Bresson era solito definire il momento decisivo nella fotografia. Dal 1992, congedatosi dall’attività filmica, iniziò a dedicarsi, nel più assoluto silenzio, ad Ashes and Snow, omaggiando la natura del ruolo di protagonista assoluta. Le sue fotografie sono un inno all’estetica e carpiscono del mondo animale l’espressività quasi teatrale delle pose e degli sguardi. Tutto è perfetto e superbo, ma talmente vibrante, da mai risultare finto. Eva Morletto arte ] Andy Warhol Il tempo secondo il genio della pop - art Nella pagina precedente: Cow, 1966, The Andy Warhol Museum, Pittsburgh; Founding Collection, Contribution The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc. Sopra: John F. and Robert F. Kennedy memorial jewelry from Time Capsule 262, ca. 1970s, The Andy Warhol Museum, Pittsburgh; Founding Collection, Contribution The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc. 52 Life club agosto settembre 14 All’ inizio era Duchamp. Col ready-made si afferma già dal 1913 un vero e proprio gusto per l’objet trouvé che si presta, nel susseguirsi delle vicende artistiche contemporanee, a numerose, nuove declinazioni. A questo gusto non è certamente estraneo Andy Warhol. Presso il Centro d’Arte Moderna e Contemporanea dell’ex Peschiera Centrale di Trieste è in corso una mostra che intende far luce sulle modalità concettuali e operative attraverso cui l’artista newyorkese si appropria dei più disparati oggetti d’uso comune al fine di produrre Arte. Ed è proprio sul concetto di produzione che si impernia il lavoro artistico del più popolare tra gli artisti americani che operano nel momento della totale affermazione della produzione massificata. Per Warhol produrre significa anzitutto saper inserire nello spazio del mercato dellacomunicazioneglobaledeglioggetti d’arte che su tale spazio facciano presa: “E’ molto meglio fare della Business Art che della Art Art, perché la Art Art non riesce a reggere lo spazio che si prende come la Business Art” (A. Warhol, , Costa & Nolan, Genova 1990). Da qui l’esigenza di catalizzare e registrare una miriade di oggetti d’uso quotidiano per riproporli non più attraverso il potere alchemico della firma dell’autore (Duchamp) ma mediante un vero e proprio “marchio di fabbrica” che ne indichi la provenienza, una specie di “made in Warhol” potenzialmente riconoscibile da tutti . In questo senso l’opera del raccogliere, del conservare per poi riproporre, diventa per l’artista un vero e proprio modus operandi. Lo stile con cui si procede alla raccolta è quello dei media: perfettamente indifferenziato. Ed è sempre sotto questo profilo interpretativo che le Time Capsule conservate negli archivi del Museo Andy Warhol di Pittsburgh, e ora a Trieste, vanno intese. Non solo. Nei grandi artisti - e Warhol certamente lo è stato - le istanze poetiche sono un tutt’uno con la personalità stessa del soggetto umano: arte e vita sono, in un certo senso, la stessa cosa. E’ Andy stesso a confessarci che “É divertente comprare tante cose a poco prezzo. Prendere una grande borsa per la spesa da Lamston, pagare i trenta centesimi della borsa e poi riempirla[…] Poi, un minuto dopo aver messo via tutto, vuoi di nuovo andare a comprare.” E forse la più grande Timebox warholiana è la dimora stessa dell’artista che impressionò i periti di Sotheby’s per la incredibile quantità di oggetti che in essa si trovavano al momento della sua morte. Oggetti tra i più disparati, di grande o piccolo valore, tutti perfettamente conservati come se collocati in una wunderkammer cinquecentesca. Quella del più poliedrico tra gli artisti Pop era, insomma, una evidente, irrefrenabile mania dell’acquisto e della conservazione di qualsiasi cosa che coincideva “naturalmente” con la sua strategia di “marketing dei prodotti d’arte”. Anche gli artisti del Nouveau Réalisme, soprattutto Arman, procedono alla raccolta di immagini e oggetti facenti parte del mondo che li circonda, ma la loro azione implica una prospettiva ideologico-culturale molto diversa da quella dei “cugini americani”: la civiltà capitalistica riduce l’uomo ad un primate che accumula selvaggiamente per poi distruggere ciò di cui si è avidamente impossessato. Più eversivi sono pure i Fluxuskit di George Maciunas il quale, negli stessi anni, propone dei multipli a tiratura limitata che reinterpretano il museo in valigia di Duchamp nella valigetta del rappresentante che vende porta a porta. Alla luce di questi brevi confronti con artisti che si avvalgono contemporaneamente a Warhol di materiale di largo utilizzo, si riesce a coglieretuttalachiaroveggenzadell’operazione artistica che informa gli scatoloni tutti uguali (datati con un’etichetta che riporta mese e anno) e contenenti oggetti simbolo della cultura di massa (caschetti da cantiere, confezioni di profumo, scarpe da donna, ecc.) ai quali l’artista attinIn alto: Source material for Andy Warhol’s flowers series, 1964, The Andy Warhol Museum, Pittsburgh; Founding Collection, Contribution The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc. In basso: Andy Warhol and his brother John, Fall 1945, The Andy Warhol Museum, Pittsburgh; Founding Collection, Contribution The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc. Nella pagina seguente: In alto: Miscellaneous Box 33, The Andy Warhol Museum, Pittsburgh; Founding Collection, Contribution The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc. In basso: Time Capsule -11 (open), The Andy Warhol Museum, Pittsburgh; Founding Collection, Contribution The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc. 14 agosto settembre Life club 53 Andy Warhol’s Timeboxes A cura di Gianni Salvaterra Trieste, Centro Espositivo d’Arte Moderna e Contemporanea 22 Luglio-22 Ottobre Orario: tutti i giorni dalle 10.00 alle 23.00 Biglietti: Euro 10,00 intero, Euro 7,00 ridotto Informazioni: www.andywarholtimeboxes.com Ufficio stampa: ART LAB- Luca Panicucci Tel. 059 465 069 [email protected] Catalogo: Federico Motta Editore 54 Life club agosto settembre 14 ge, come un bambino che apre la propria cassa dei giocattoli, per creare-produrre nuove, ulteriori opere dotate della stessa potenza comunicativa di una bottiglia di Coca-Cola. Infatti, come ha recentemente sottolineato il critico Angelo Capasso, l’artista, dopo Warhol, lavora secondo “[…] quanto nel marketing normalmente si definisce il posizionamento, ovvero il lavoro di collocazione del marchio all’interno del mercato industriale.” I contenitori warholiani, quindi, rappresentano in definitiva l’ultima frontiera del readymade storicamente e culturalmente definito. Sempre secondo Capasso, dopo la Factory di Andy, ci si può legittimamente chiedere se si sia andata delineando “[…] una nuova generazione di lavori d’artista libera dalle radici storiche che nasce a filo d’acqua senza allacci predefiniti, ma che per questo motivo urla il proprio desiderio di essere riconosciuta dal mondo dei media per esistere” (A. Capasso, Capolavoro, catalogo della mostra, 2006 ). Una nota finale riguarda la lettura critica che si è voluta dare agli oggetti proposti al pubblico mediante il loro allestimento: il grande spazio offerto dall’ex Peschiera Centrale di Trieste ha consentito la realizzazione di un percorso espositivo di marcata valenza metaforica. Il visitatore è invitato ad entrare in cinque diverse costruzioni monocrome, e dalle forme irregolari, disposte in successione logica; esse rimandano all’universo metropolitano, caotico e sprecone, all’interno del quale Warhol attua una rimodellazione estetica a mezzo di una ricontestualizzazione di un’infinità di oggetti, attraverso la loro prolifica conservazione. Come suggerisce Gianni Salvaterra, curatore della mostra, le capsule del tempo sono presenze materiali, “cervelli” costantemente collegati con il mondo che li circonda,registratoriprogrammaticamente acritici della storia da cui si genera una formidabile tensione creativa, quella di Andy Warhol. Pietro Boschi personaggio ] Giorgia Cardaci SaràtraiprotagonistidellanuovafictionRAI“Raccontami” “Le gaffes sono il mio pane quotidiano; sono goffa e pasticciona, ma tenera…” A presentarsi così è Giorgia Cardaci, 32 anni, di professione attrice. L’abbiamo vista nella parte della segretaria Anna Murazzi nella sit-com Camera Café. E ora è la protagonista di “Monday, il mio giorno” cortometraggio diretto dal giovane regista Simone Catania e interpretato a fianco del fascinoso Alessandro Gassman. Giorgia è una sorta di Amélie Poulain in versione mediterranea: riccioli tiziano, grandi e luminosi occhi neri, labbra rosso fuoco. E’ buffa, Giorgia… una scolara dispettosa imprigionata in un aspetto sensuale, che si diverte a sdrammatizzare il suo lato sexy con espressioni da cartoon. Ma se l’auto - ironia la fa giocare a Betty Boop, quando risponde alle nostre domande Giorgia ha le idee chiare. 46 Life club agosto settembre 14 Com’è iniziato il tuo percorso di attrice? Ho cominciato a 17 anni, con un corso propedeutico presso il Teatro Nuovo di Torino, poi sono stata presa allo Stabile, lì mi sono diplomata e qualche tempo prima del saggio finale ho affrontato a Milano il provino per Camera Café. In realtà dovevo partecipare a un’altra trasmissione, erano indecisi tra me e un’attrice bionda. Hanno preferito lei perché io “non avevo il volto per quella rete tv“ e non chiedetemi cosa intendessero… In ogni caso al regista ero piaciuta e passò direttamente il mio provino al regista Christophe Sanchez di Camera Café. Ti riconosci nel personaggio di Anna Murazzi? E’ una figura iper realista: la segretaria che sopravvive con uno stipendio esiguo e tira a campare con due figli. Non proprio una figura glamour, insomma, ma piena di umanità. Non è la manager vincente, né l’immagine stereotipata e caricaturale della segretaria sfigata, è vera. E per quanto riguarda la protagonista di “Monday, il mio giorno”? Lì mi ci riconosco appieno, lei è una neo romantica che rincontra un grande amore; tutto il suo personaggio parla del suo modo di essere: i vestiti vintage, i colori, l’estetica di un passato idealizzato. Sono in contrasto con il personaggio interpretato da Gassmann, che invece è duro, in qualche modo cinico, è cupo, è monocolore. A fianco di quali attori ti piacerebbe un giorno lavorare? Mi piace Meryl Streep, perché è bravissima, senza il clichè hollywoodiano dell’attore vip che fa bagni di folla ed è protagonista del gossip; tra gli uomini mi vengono in mente Edward Norton, Kevin Spacey... Cosa critichi nel mondo televisivo di oggi? Non mi piacciono l’ostentazione, la volgarizzazione dei sentimenti e delle vicende private, si è smarrita la sensualità, la capacità di intrigare il pubblico propria, ad esempio, di certi sceneggiati degli 14 agosto settembre Life club 47 Giorgia Cardaci ed il regista Simone Catania sul set di “Monday, il mio giorno” anni Sessanta. Progetti per il futuro? Sarò la “zia Anna” nel cast di “Raccontami” una nuova fiction che andrà in onda in prima serata da dicembre, su Rai Uno. Sarà diretta in tandem da due registi, Riccardo Donna e Tiziana Aristarco, compagni anche nella vita. E’ la versione italiana di un format spagnolo di grande successo, “Cuentame”, appunto, e narra le vicende, di una famiglia numerosa durante i mitici anni Sessanta del boom economico, dei primi frigoriferi e televisori, presenze aliene e affascinanti 48 Life club agosto settembre 14 nelle case. E’ un percorso domestico nel contesto di un’Italia in cambiamento, visto dallo sguardo curioso e sorpreso del bambino più piccolo della famiglia. Se non fossi diventata attrice che cosa avresti fatto “da grande”? Volevo fare la biologa marina. Ci congediamo da Giorgia e dalla sua cascata di riccioli sbarazzina e siamo grati ai pesci, di averci lasciato godere il suo talento. Eva Morletto viaggi mondo Mon ami Maurice Sinfonia tropicale e note di zenzero ] E’ un puntino nell’Oceano Indiano, a 3000 Km dalle coste africane. Un’isola con le dimensioni giuste per una vacanza: abbastanza grande per non annoiarsi e abbastanza piccola per non perdersi. Mauritius è dall’altra parte dell’Equatore, sotto il Tropico del Capricorno. Agosto quindi è il mese più freddo, in media si è sui 22°. La temperatura a dire il vero non varia di molto nel corso delle stagioni: a gennaio, in piena estate, arriva intorno ai 30°. E’ un’isola di origine vulcanica, con un suolo fertilissimo e quindi ricoperta di vegetazione lussureggiante. Nonostante sia lunga solo una sessantina di Km, Mauritius offre panorami molto diversi tra loro: il Nord è più coltivato e pianeggiante mentre il Sud-Est è selvaggio, un trionfo della natura con rocce, spiagge, picchi vulcanici. Sull’isola ci sono 1600 Km di strade asfaltate; in un paio di settimane la si gira da cima a fondo e si può ripartire senza il rimpianto di non aver visto tutto. Anche se la lingua ufficiale è l’inglese e si guida a sinistra come a Londra, la gente di Mauritius parla soprattutto il creolo, un melange di francese e dialetti africani. Perchè quest’isola è un villaggio globale: ci sono i discendenti dei colonizzatori europei, degli schiavi neri, dei braccianti indiani e dei commercianti cinesi e arabi. E’ una comunità multietnica di un milione e duecentomila persone in cui ogni razza ha il suo culto, i suoi templi, le sue usanze, le sue feste. In 2.000 Km quadrati sono concentrati 3 continenti. A Mauritius gli hotel sono semplicemente perfetti. Hanno una grande tradizione e la concorrenza fa in modo che vengano rinnovati molto spesso per offrire sempre più confort e design di tendenza. I migliori hanno centri benessere all’avanguardia nei quali rimettersi in forma o semplicemente farsi coccolare. Per esempio “The Residence”, magnifico hotel in stile coloniale, vanta “The Sanctuary”, un’area di 600 mq dedicata al relax ed ai trattamenti per la mente ed il corpo: qualcosa di più che un semplice centro massaggi o un centro sportivo. Quando si è stufi di prendere il sole si può fare un salto nella capitale per andare al marchè de Port Louis, un bazar molto divertente dove si compra di tutto ad ottimi prezzi: vestiti, pareo, spezie, ceste e batik, i tessuti dipinti a mano della tradizione africana. C’è poi da visitare Pamplemousses, uno dei più begli orti botanici al mondo, che ospita piante tropicali e tutte le qualità di palma esistenti sulla Terra. Secondo me il modo migliore di godersi Mauritius è quello di andare in giro per le strade secondarie che attraversano l’interno e 14 agosto settembre Life club 41 riempirsi gli occhi di quegli spettacolari panorami: valli verdeggianti di canna da zucchero, coltivazioni di thè sulle colline, neri picchi vulcanici ricoperti di vegetazione tropicale e il rosso dei flamboyant che si sposa con il verde dei campi. Ogni tanto si attraversa un villaggetto di casette colorate, con le donne vestite con il sari, i bambini che corrono di qua e di là, i mercatini con le bancarelle di frutta esotica stranissima. Vale la pena di investire una manciata di rupìe mauriziane per comprare un frutto di ogni specie, farselo sbucciare e mangiarlo facendosi dire il nome esatto. Mi sono divertito un sacco con le “fruttarole” che mi facevano assaggiare un po’ di tutto e loro si divertivano con le mie facce strane a seconda del gradimento. Tentavo di ripetere il nome del frutto con la pronuncia più corretta, facendo ridere tutti! Mi sono fatto una scorpacciata di banane “gingeli”, dolcissime, di “pomme cannelle” e di “corossel”, un frutto un po’ aspro, grosso, con delle strane spine. Uno spettacolo da non perdere a Mauritius sono le “Terre Colorate” nel sud dell’isola, a Chamarel. Sono ceneri vulcaniche messe a nudo dall’erosione, percui vedrete dune di tutti i colori, ocra, rosse, gialle oro, viola. Si tratta di un vero spettacolo, ma è necessario che sia una bella giornata e per avere l’effetto migliore sulle foto bisogna andarci al mattino presto quando i raggi del sole arrivano obliqui. Le Terre Colorate valgono una levataccia. Sul posto vendono delle provette di vetro contenenti le sabbie divise per strati: un bel souvenir da portarsi a casa. Se lo shopping è la vostra passione, a Mauritius c’è da comprare di tutto. Oggetti d’artigianato tipo maschere africane, stoviglie cinesi, stoffe coloratissime, tisane, ceramiche e infine maquettes: sono modellini di velieri realizzati sui disegni originali di navi storiche. Sono un po’ cari perchè per produrne uno ci vogliono in media 500 ore di lavoro ma vi fanno rivivere la grande epopea della navigazione a vela e per trasportarli vi preparano un imballaggio a prova di bomba! Sto tenendo in mano una piccola conchiglia tigrata che ho trovato su una spiaggia di Grand Baie e sto ricordando come l’acqua sia turchese fin dove arriva la barriera corallina. Al di là l’oceano diventa blu indaco e si confonde all’orizzonte con il cielo pieno di nuvole bianche. La conchiglia è troppo piccola per ascoltarci il mare, ma mi fa rivedere il sorriso della gente di Mauritius, le barche per la pesca d’altura, i picchi ricoperti da vegetazione tropicale; mi fa risentire il profumo delle spezie nel Bazar di Port Louis e il gusto dei piatti piccanti della cucina indiana. E’ una piccola conchiglia ma dentro ci sono tutti i miei ricordi di Mauritius. Basta accarezzarla un po’ per farli uscire. Maurizio Di Maggio Moneta: Rupìa Mauriziana 1 Euro vale 40 Rupìe Fuso orario: + 2 ore, +3 quando è in vigore l’ora legale in Italia Voli giornalieri Air France via Parigi 2 voli settimanali Air Mauritius e 2 Air Europe da Malpensa e Roma. Informazioni: http://www.mauritius-turismo.com Sposarsi A Mauritius E’ un’isola talmente romantica che ispira! Gli hotel di lusso organizzano per i propri clienti splendide cerimonie in luoghi di grande charme: una spiaggia al tramonto, un giardino tropicale, una residenza coloniale. La possibilità di sposarsi sull’isola infatti è concessa anche ai non residenti richiedendo al Central Civil Status Office un certificato e facendo in modo che le pubblicazioni vengano affisse almeno un giorno prima delle nozze. viaggi europa ] Le bianche scogliere di Folegandros Mediterraneochiclontanodallafolla L’isola che non c’è. Non è solo quella del tesoro, dei pirati, delle storie fantastiche, e non è nemmeno quella delle illusioni, dell’eden perfetto e felice che tutti inseguiamo e che un’isola dev’essere per forza, circondata da un mare catartico che purifichi dalle brutture e dalla banalità del quotidiano. L’isola che non c’è, più concretamente, è quella greca deserta ad agosto. Quella dei barchini di pescatori che ammazzano i polipi a mani nude e delle vecchiette di nerovestite sedute sulla soglia a scrutare i passanti. Quella dei contadini a dorso d’asino e dei pope che giocano a domino, quella della colonna sonora di cicale e sciabordìo di onde e mille bolle blu. Quelle isole lì ad agosto sono finite, come i ghiaccioli alla menta sul bar della spiaggia. Finite e rovistate in lungo e in largo da sciami di turisti nordici o italioti ma comunque numerosissimi e devoti a dio baccano. Ma qualcosa si è salvato. Anche sui lidi cicladici durante il mese d’aria degli impiegati. Il paradiso si chiama Folegandros e mamma mia, quanto è bello. Adamo, Eva, e l’ouzo del peccato. Bevuto così, senza rimorsi, sotto le foglie di vite di una delle deliziose taverne che colorano la Chora, il capoluogo, uno dei più scenografici di tutto l’arcipelago. Se ci fosse un inno locale, a Folegandros, sarebbe una melodia lenta e dolce, che evochi la calma e il douce vivre. Meta neochic per viaggiatori raffinati e curiosi, l’isola è un coacervo di meraviglie in cui lo spirito dell’Ellade si è espresso con entusiasmo. Acque cristalline raggiungibili attraverso pittoreschi sentieri, profumi di timo, salvia, rosmarino, spiagge splendide e poco affollate, chiesette ortodosse celate da ciuffi di bouganiville: questo è il menu dell’isola, ancora esclusa dal circuito del turismo di massa. Tra gli angoli più incantevoli: l’insenatura di ciottoli bagnata dal mare smeraldo di Ayios Nikolaos, la spiaggia selvaggia di Livadaki, la minuscola baia di Ampli, il romantico Kastro medievale del borgo di Chora, un labirinto di casette immacolate con i balconi di legno e le imposte verdi e azzurre. Un’escursione imperdibile a Folegandros è quella che porta tra i campi terrazzati di Ano Meria, borgata suddivisa in diverse frazioncine rurali. Qui vi accoglieranno le taverne proponendovi la specialità locale: il mattata, ovvero galletto o coniglio in salsa servito con pasta casereccia. Se l’ora è quella del tramonto e riuscirete a distogliere lo sguardo dal piatto, potrete anche godere di una vista magnifica, di quelle che vi faranno credere di essere in paradiso, o sull’isola che non c’è. Eva Morletto Dove dormire: Hotel Castro Tel. 0030/2286041230 Chora Nel cuore medievale di Chora, 12 camere con una vista eccezionale sulla scogliera Anemomilos Apts: tel. 0030/2286041309 www.anemomilosapartments.com Sotto la Chiesa della Panagia, immersi in un giardino di bouganville, eleganti studios costruiti nello stile locale come un borgo tradizionale, con vista sulla falesia. Dove mangiare: Taverna O Kritikos Tel. 0030/2286041219 Chora Profumate costolette di agnello e pomodori ripieni di riso serviti in un delizioso patio tra i gerani Taverna Piatza Tel. 0030/2286041274 Piazza Kontarini Chora Colazioni abbondanti e cucina greca tradizionale sotto i platani nella pittoresca piazzetta principale di Chora Un ottimo indirizzo sulla spiaggia… Taverna Papalagi Tel. 0030/2286041413 Ayios Nikolaos Dove bere qualcosa: Rakendia Sunset Bar (poco fuori Chora, sulla scogliera…) Per sorseggiare una retzina, cullati dalla world music, di fronte a un panorama superbo 14 agosto settembre Life club 39 viaggi italia Ponza forever ] Rifugio per i VIP, da Circe a Fellini La pubblicità conosce bene le aspirazioni della felicità umana. Anni di psico training, studi di marketing, inchieste e sondaggi studiati apposta per individuare gli appetiti del pubblico, hanno permesso di mettere a fuoco una serie di immagini ed elementi che, combinati in un certo modo, sono felicità pura. E c’è un tris su cui i pubblicitari insistono a puntare caparbi. Spiaggia al tramonto, bella donna, drink esotico. Che rappresentano nell’ordine: estasi da contemplazione e pace col mondo, gorgoglìo dei sensi, ozio sfrenato. Se a qualcuno capitasse di trovarsi verso le 19.00 di un pre cena estivo sulla spiaggia del Frontone di Ponza, potrebbe rischiare di piombare in una situazione del genere: uno specchio di mare placido, racchiuso da promontori di tufo, solcato da barchette che rigurgitano belle ragazze in prossimità del beach bar, dove cocktailemusicaloungefannoondeggiare i corpi. Ponza è uno dei più suggestivi paradisi italiani. Proprio gli italiani ci hanno messo un po’ a capirlo e per molto tempo l’hanno vista soltanto come luogo d’esilio per personaggi scomodi e talvolta prigione. Ci venivano spediti quelli che avevano commesso reati contro lo stato, le donne indesiderate, i nemici dei Borboni e, in tempi remoti di paganesimo a gogo, i cristiani perseguitati. Anche Mussolini è passato di qui, dal 27 luglio al 2 agosto del 1943, prigioniero nell’edificio ora trasformato in pensione sulla spiaggia di Santa Maria. Ma quelli non erano dei gran begli anni, e non c’era né tempo né modo, per accorgersi che Ponza era anche bellissima, di una bellezza che attanaglia i sentimenti, come mostra la natura stessa sulla spiaggia del Core, dove campeggia una roccia a forma di cuore ferito, grondante sangue. Il porto accoglie i visitatori nella sua baia ampia, da cui si gode lo spettacolo delle case colorate, molte coi tetti a cupola, e delle chiese impreziosite di maioliche, disposte a grappolo sulle pendici della collina. La fantasia che la natura mette a scolpire la morbida roccia di tufo, dà luogo a un’infinità di paesaggi costieri, a una miriade di rifugi deliziosi, alcuni al riparo dall’assalto delle folle in bikini, anche a Ferragosto. Uno di questi posti è la spiaggia di Lucia Rosa, dal nome di una ragazza dell’isola realmente vissuta alla fine dell’Ottocento, che si buttò dai vicini Faraglioni, perché le fu impedito di co- ronare i suoi propositi matrimoniali con un giovane contadino inviso alla famiglia. Qui, al largo, nel 1985 fu rinvenuto il relitto di una nave romana contenente anfore e vasellame. Ai tempi di Augusto, l’isola era una importante base navale e luogo di riferimento per gli scambi con i commercianti stranieri. Se a oggi, gli approvvigionamenti idrici arrivano grazie alle navi-cisterna, i popoli romani costruirono qui modernissimi condotti d’acqua e due acquedotti, i cui impianti sono ancora ben visibili nella cisterna della Dragonara e presso Cala d’Inferno. Ma è a Chiaia di Luna il posto in cui l’isola rivela appieno la sua magnificenza: pareti a picco alte oltre 100 metri, curvate a mezzaluna, un anfiteatro perfetto, che il riflesso lunare sulla candida scogliera tufacea rende fluorescente nelle notti estive. Un posto così fu perfetto per essere teatro dell’ultima tragica avventura romantica dell’Italia prima dell’Unità, quella di Carlo Pisacane, che nel 1857 attraccò nel porto con un piccolo battello a vapore. L’imbarcazione si chiamava “Cagliari” e portava a bordo pochi uomini male armati. Un po’ la sorpresa, un po’ la determinazione dell’assalto, gli invasori ebberorapidamenteragionedellapiccola guarnigione locale. Si fecero consegnare le chiavi delle prigioni, dove si trovavano i delinquenti comuni e i sognatori irredentisti dell’unità d’Italia, e li liberarono. Li invitarono a seguirli in nome della patria e ripresero il largo con il “Cagliari” diretto verso la Calabria, per dar fuoco alla miccia della rivolta antiborbonica. A causa di un tradimento, l’impresa naufragò e innescò una serie di accadimenti sfortunati che portarono il giovane patriota alla morte, sulle coste di Sapri. Sogni di libertà e fantasie di celluloide: il richiamo magnetico dell’isola attirò qui anche Federico Fellini, che, suggestionato dalla bellezza delle grotte marine e delle insenature di Capo Bianco, vi girò alcune scene del Satyricon. D’altra parte le leggende raccontano che qui la maga Circe trasformava le donne in sirene, per attirare i navigatori e farli cadere in trappola. Circe per regnare da sola, uccise il marito e fuggì con il carro del sole sull’isola. A causa della magia, Ulisse e le sue truppe non volevano abbandonare Ponza. E chi non crede a quanto ha detto Omero, ci vada di persona; è possibile che le sostanze di quegli incantesimi siano ancora disperse nell’aria, magari al Frontone, verso le sette di sera, quando la luce rende più belle le donne e qualcuno giura si trasformino in sirene. Eva Morletto Dove dormire Villa La Scalinatella Tel. 0771809886 [email protected] Un indirizzo esclusivo, solo per quattro fortunati: una villa mediterranea piena di carattere, dal fascino decadente, e una vista mozzafiato sul mare. Bed & Breakfast Villa Laetitia Di Anna Fendi Venturini Salita degli Scotti Tel. 0771809886 [email protected] Una raffinata dimora del 1920, interamente ristrutturata, tetti a cupola, maioliche e mobili in stile isolano, vista da Oscar. Dove mangiare Acqua pazza Piazza Pisacane Tel. 077180643 [email protected] Orestorante Via Dietro la Chiesa 4 077180338 vela Route Du Jasmin 2006 Regate internazionali e la “bohemienne” Route de Jasmine ] Secondo appuntamento con la vela, in un momento dell’anno ricco di eventi. La “Giraglia Rolex Cup” è ormai alle nostre spalle. Disputata tra il 14 e il 17 di giugno, ha segnato la vittoria in “tempo compensato” di “Alabianca”, il Polaris 33 di Camillo Capozzi, e quella in “tempo reale” di Alfa Romeo 2” di Neville Crichton. Il piccolo “Polaris 33” ha avuto la meglio su scafi ben più grandi e competitivi e si è aggiudicato il “Trofeo Challenge Rolex” e il “Trofeo Challenge Bellon”. Al secondo posto si è piazzato “Aurora”, il Canard 41 di Paolo Bonomo, mentre ha chiuso in terza posizione “Teshipa”, l’A35 del francese Alexis Le Pesteur. Il maxi yacht “Alfa Romeo 2” del neozelandese Neville Crichton si è aggiudicato invece la vittoria in tempo reale concludendo la regata con il tempo di 27 ore, 48 minuti e 12 secondi. Sempre ad “Alfa Romeo 2” anche il “Trofeo Beppe Croce”, riservato al primo yacht ad avere doppiato lo scoglio della Giraglia. Questo 2006 la Giraglia ha registrato il numero record di presenze, con 202 imbarcazioni iscritte. Si è chiusa anche la stagione 2006 dei “Louis Vuitton Act”, serie di regate preliminari che dal 2004 anticipano la “Coppa America” del 2007. Ad aggiudicarsi l’Atto 12 e il titolo di Campione “Louis Vuitton Classe America’s Cup 2006” sono stati i neozelandesi di “Emirates Team New Zealand” che sono riusciti a distaccare di un punto il team defender “Alinghi”. Una lotta dura conclusasi nel corso delle finali di domenica 2 luglio. Gli statunitensi di “BMW Oracle” sono al terzo posto della classifica generale del 2006, seguiti dagli italiani di “Luna Rossa”, in quarta posizione. La vittoria di “BMW Oracle” su “Luna Rossa” è avvenuta a tavolino. Sabato 1° luglio, nel corso di un testa-testa tra le due imbarcazioni, “Luna Rossa” è stata speronata in virata da “BMW Oracle”, ritrovandosi con una falla alla fiancata, all’altezza degli attacchi delle volanti, e costretta al ritiro. I giudici di regata hanno poi dato torto alla barca italiana, consegnando la vittoria valida per il terzo posto agli statunitensi. Nella classifica generale le altre due barche italiane “Mascalzone Latino” e “+39 Challenge” si trovano rispettivamente al sesto e al decimo posto. Il prossimo appuntamento con i “Louis Vuitton Act” è previsto per il mese di aprile del 2007, con il 13 atto che anticipa di poco la sfida della “Coppa America”. Giovedì 6 luglio è partita invece la “RomaGiraglia”, alla sua seconda edizione. Una regata d’altura che si corre nel Tirreno, su percorso da Riva di Traiano, scoglio della Giraglia (Corsica) e ritorno, per un totale di circa 250 miglia. La flotta che partecipa alla regata si suddivide in due gruppi: uno composto da equipaggi in doppio, l’altro da equipaggi senza limiti di numero. La “Roma-Giraglia” è una regata studiata per essere una sorta di allenamento per i velisti che parteciperanno ai prossimi appuntamenti internaziona- 14 agosto settembre Life club 31 li d’altura, ma anche come iniziazione per gli scafi più piccoli che non possono superare le 12 miglia dalla costa. Il percorso della “Roma-Giraglia”, infatti, si sviluppa a ridosso delle isole dell’arcipelago toscano. Il percorso è libero, unico vincolo è lasciare a dritta lo scoglio della Giraglia. Passare all’interno del canale di Piombino, sfruttando i forti venti locali, o all’esterno dell’Elba, sarà la scelta tattica che faranno i diversi equipaggi. Nel momento in cui viene scritto questo articolo non si hanno ancora informazioni sui vincitori. Il 1° agosto parte infine la 16esima edizione della “Route du Jasmin” (http://www. routedujasmin.org), un evento che riunisce croceristi e regatanti all’insegna dell’amore del mare e della navigazione. Un percorso di 537 miglia, con partenza da Tolone, tappe intermedie ad Oristano e a Bizerte e arrivo a Trapani. La regata prevede due categorie di partecipanti: croceristi e regatanti. Ai primi sarà consentito utilizzare il motore nel corso delle tre traversate, ai secondi no, pena il cambiamento di categoria. La “Route du Jasmin” è una regata d’altura all’insegna della sicurezza. Il meteorologo Pierre Lasnier, collaboratore dei più celebri navigatori d’altura, collaborerà con l’organizzazione, fornendo giornalmente osservazioni e consigli. In caso in cui le condizioni meteo non fossero rassicuranti la partenza verrà rimandata. Per due volte nel corso di ogni giornata di navigazione, gli equipaggi saranno tenuti a comunicare la propria posizione all’organizzazione e riceveranno da questa informazioni sull’evoluzione del meteo. La “Route du Jasmin” è anche una regata all’insegna del sorriso, dove la competizione passa in secondo piano privilegiando altri valori quali la solidarietà e la convivialità, un’esperienza unica per approfondire il proprio rapporto con il mare. Marta Azzolin 32 Life club agosto settembre 14 LA NOSTRA SKIPPER Velista appassionata ed istruttrice di vela (FFV) per l’associazione Sea Land di cui è Presidente dal 2002 (www.sealandweb.org). Amante del mare, si occupa di cetacei dal 1993. Attualmente collabora con l’Università di Torino e diverse organizzazioni internazionali per progetti di conservazione dei cetacei nel Mediterraneo. Tra i suoi progetti di ricerca, studi sull’ecologia e la bioacustica dei cetacei odontoceti. Per lavoro ha navigato nel Mediterraneo, nell’Oceano Indiano, nel Pacifico e nei Caraibi. Insieme all’associazione Sea Land propone un modo diverso di diverso di fare vela, di stare sul mare, di vivere nel vento, per la salvaguardia dell’ambiente naturale. Con Sea Land naviga durante tutto l’arco dell’anno. A fine agosto l’associazione offre imbarchi per una crociera d’altura dall’Arcipelago della Maddalena, al Nord della Corsica. A partire dal mese di settembre l’associazione propone crociere di avvistamento cetacei nel Mar Ligure, organizzate nel corso di un fine settimana, con imbarco da Sanremo Portosole. Le prime date previste per questa attività sono: 8-10 settembre e 30 settembre-1 ottobre. Con l’arrivo di ottobre partono invece i corsi di vela per neofiti ed esperti, organizzati su moduli di 3 fine settimana. La prima serie di corsi si svolgerà nei seguenti weekend: 14-15 e 28-29 ottobre e 11-12 novembre. Per ulteriori informazioni e prenotazioni: Marta Azzolin, [email protected], 346 3782213. golf e tecnica ] Un alleato high tech L’usodeisistemidimisurazionedelladistanza La nuova decisione 14-3/0,5 introdotta dal R.& A. nelle decisioni sulle Regole del Golf 2006-2007, consente ad un comitato di gara di introdurre una regola locale per utilizzare un dispositivo di misurazione, compresi i telemetri laser e i sistemi gps. Quanto sopra al fine di ottenere esclusivamente le informazioni circa la distanza di oggetti durante il giro convenzionale. La stessa decisione precisa che tuttavia, se un giocatore utilizza un dispositivo di misurazione e lo stesso ha altre funzioni e può essere utilizzato in altre circostanze che potrebbero interessare il suo gioco (per esempio pendenza, velocità del vento, temperatura), il giocatore infrangerebbe la regola, senza considerare se qualsiasi di queste funzioni supplementari siano realmente usate. Diversamente da quanto si pensi comunemente tra il popolo dei golfisti, non è prevista una regola generale ma soltanto introducendounaregolalocaleè permesso tale uso; infatti senza un’appropriata regola locale l’uso di un tal dispositivo di misurazione è un’infrazione alla regola 14-3, sanzionata con la squalifica. Questa decisione ha preso tutti gli addetti ai lavori di sorpresa in quanto è sicuramente un cambio di tendenza dei due enti che gestiscono le regole del golf nel mondo, in particolare del R. & A. di St. Andrews, sempre molto conservatore nelle sue scelte. Con la nuova decisione ancora “calda” di pubblicazione, entrambi gli enti si sono prontamente preoccupati di chiarire tramite una “press release” la loro contrarietà ad applicare la regola locale, e che tale regola non verrà applicata nei campionati sotto la loro egida. Mentre nello stesso comunicato stampa si precisa che i due enti non firmano o approvano alcuna marca di dispositivi di tal genere, e mettono in guardia i fornitori ad usare i termini quali “R. & A. approvato” e simili in alcuna pubblicità del prodotto. Anche la nostra Federazione ha inserito 14 agosto settembre Life club 25 nella normativa tecnica la proibizione ad usare tali congegni nei campionati nazionali e internazionali giocati in Italia, mentre da una ricerca svolta su internet risulta che soltanto la British Columbia BCGA ente che gestisce i campi della regione di Vancouver applicherà tale regola locale. Sulla base di quanto sopra, considerando come si sono effettivamente mossi i due enti ci viene un dubbio: ma perché questa nuova decisione se i due enti non la sponsorizzano? Una risposta ci può essere: considerando che i sistemi posizionanti globali (GPS) sono usati comunemente dai golfisti, possono essere montati su un carrello o un golf cart o essere usati come dispositivo tenuto in mano o addirittura indossato (come l’orologio della Suunto G9), senza considerare i congegni laser, si è verificata la necessità di adeguarsi ed accettare le nuove tecnologie ormai molto in uso. Crediamo che questa modifica sia molto significativa e abbia anche un aspetto positivo, ovvero la possibilità di accelerare il gioco, in particolare per coloro che con ossessione cercano di definire le distanze esatte camminando avanti e indietro dai segnali di cortesia, cercando le misure sulle teste degli irrigatori o consultando la “mappetta del campo”, perdendo in questo modo moltissimo tempo e... ovviamente, molto spesso, tutto quanto 26 Life club agosto settembre 14 prima di realizzare con il colpo una bellissima “flappa”. Massimiliano Schneck e Roberto Borro Giudici arbitri internazionali golf e fitness Power yoga e pilates ] Duedisciplineperaiutareilgolfista Il Power Yoga nasce da una perfetta miscellanea tra lo “iyengar”, una forma di Yoga più precisa e lenta che si concentra sulla postura, e l’ “ashtanga”, che è invece una disciplina molto più atletica, dinamica e fisicamente impegnativa. Questa è la filosofia del PowerYoga. Quello che ne risulta è una tecnica più faticosa del metodo Pilates, attraverso la quale si allenano forza, flessibilità, potenza ed equilibrio, riportando mente e corpo a una naturale armonia. Il Power Yoga è una disciplina che porta numerosi vantaggi: favorisce il riallineamento, il bilanciamento e la percezione corporea, andando a sbloccare i ristagni energetici che si formano a causa di una cattiva postura, stress, mancanza di attività fisica. Il Power Yoga rappresenta inoltre un ottimo lavoro aerobic grazie alla particolare respirazione, si bruciano i grassi e si aumenta il metabolismo basale. PILATES Scopo principale di J.H. Pilates era quello di rendere le persone consapevoli di sé stesse, del proprio corpo e della propria mente e condurle ad unire corpo e mente in una singola, dinamica e ben funzionante entità. In un certo senso J.H. Pilates cercò di fondere i migliori aspetti delle discipline fisiche occidentali con quelli delle discipline spirituali orientali. La mente di chi esegue gli esercizi del metodo Pilates è diretta verso il corpo, concentrata su ciò che sta accadendo mentre accade: è possibile così comprendere esattamente ciò che la mente ordina al corpo ed imparare a percepire esattamente come il corpo si sta muovendo. Gli esercizi del metodo Pilates non presuppongono una ripetizione esasperata finalizzata a sé stessa: con una logica sequenza conducono la mente a cooperare con il corpo alla ricerca comune del controllo, della precisione e della fluidità dei movimenti, coordinati con una giusta respirazione. La persona che pratica gli esercizi del metodo Pilates non è spettatrice di sé stes- sa, ma partecipa attivamente con il corpo e con la mente a ciò che compie: “la cosa importante non è ciò che stai facendo, ma come stai eseguendo ciò che fai” era solito dire J.H. Pilates. Il metodo Pilates ha come scopo quello di portare l’individuo a muoversi con economia, grazia ed equilibrio. Per godere dei reali vantaggi di questo metodo è necessario familiarizzare con i sei principi base ancor prima di affrontare gli esercizi proposti. Concentration - La concentrazione è importante affinché si possano eseguire correttamente gli esercizi richiesti; è necessario pertanto prestare molta attenzione ad ogni singolo movimento, in quanto ogni parte del corpo ha importanza e nulla deve essere trascurato o ignorato. La concentrazione richiesta non si esaurisce tuttavia nel movimento ma è estesa a tutti gli aspetti del proprio corpo. Si diventa così consapevoli della postura mantenuta durante l’esecuzione dell’esercizio. Control - Con la concentrazione si ottiene il totale controllo di ogni movimento. Nulla nel metodo Pilates è casuale. E’ necessario quindi non solo tenere sotto controllo il movimento relativo ad un’articolazione, ma anche la posizione della testa, del collo, degli arti superiori, delle dita delle mani, delle spalle, della schiena, del bacino, degli arti inferiori, dei piedi e perfino delle dita dei piedi. Muoversi senza controllo può portare ad infortunarsi; il metodo Pilates insegna ad avere il pieno controllo del proprio corpo ed a non essere esclusivamente al servizio di esso. Centering - Il baricentro è inteso come principio di stabilizzazione del bacino attraverso il lavoro sinergico della regione addominale con quella lombare. Un appropriato sviluppo del lavoro sul baricentro significa minor dispendio energetico e una ridotta incidenza di infortuni e di dolori lombari e dorsali. Flowing - Nessun movimento deve essere eseguito in modo rigido e contratto, così come non deve risultare né troppo 14 agosto settembre Life club 23 rapido né troppo lento. Nel movimento ci deve essere armonia, grazia e fluidità affiancata al controllo del movimento stesso. Secondo J.H. Pilates la fluidità dei movimenti deriva dalla forza del baricentro. Precision - La precisione è un altro aspetto fondamentale che deriva dal controllo. La mancanza di controllo nell’esecuzione degli esercizi porta inevitabilmente ad una scorretta interpretazione ed esecuzione. La precisione dei movimenti determina il bilanciamento del tono muscolare che si traduce, nella vita di tutti i giorni, nella grazia e nell’economia dei movimenti. Breathing - La respirazione, ultima della lista affinché sia una delle prime, fra i principi elencati, ad essere ricordata. Una fluida e completa inspirazione ed espirazione sono parte di ogni esercizio del metodo Pilates. La respirazione deve essere correttamente coordinata con i mo- vimenti che si compiono, ed è per questo che ogni esercizio del metodo Pilates è accompagnato da istruzioni per una corretta respirazione. Presupposti - La serie completa degli esercizi permette un lavoro muscolare non solo segmentario, ma di coordinazione di tutte le regioni corporee. Il metodo Pilates consente di utilizzare tutti i piani spaziali. Il lavoro viene spesso effettuato in scarico, permettendo il mantenimento di un corretto allineamento della colonna vertebrale. Il fisioterapista con l’uso dell’Universal Reformer e della Cadillac ottiene una mobilizzazione precoce dell’arto da riabilitare, in qualsiasi condizione esso si trovi o quando il paziente abbia difficoltà a mantenere la posizione eretta. Qualsiasi tipo di lavoro muscolare è possibile con i vari attrezzi: con la sola eccezione del lavoro isocinetico. Sono possibili sia esercizi in contrazione, sia in estensione muscolare. Gli esercizi possono essere adattati, senza che i principi di base vengano snaturati, a specifiche esigenze in caso di particolari problemi clinici della colonna vertebrale. Il metodo Pilates è in accordo con i principi della fisiologia e della biomeccanica. La pratica del metodo Pilates permette un’ottimale preparazione muscolare prima di un eventuale intervento chirurgico o può servire come efficace tecnica di riabilitazione postoperatoria. La versatilità degli attrezzi consente la loro veloce modifica. Le resistenze possono essere aumentate o diminuite con estrema facilità. PergentileconcessionediGolfAcademy.it