Arrestati due rumeni: hanno ridotto in schiavitù una giovane mamma

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Arrestati due rumeni: hanno ridotto in schiavitù una giovane mamma
Ragusa
–
Arrestati
due
rumeni: hanno ridotto in
schiavitù una giovane mamma
colombiana
La Polizia di Stato – Squadra Mobile di Ragusa, Siracusa e
Commissariato di Lentini – ha liberato una giovane mamma
colombiana ed ha arrestato i rumeni L.C. classe 1995 e D.M.
classe 1980 per riduzione in schiavitù e furto aggravato di
energia elettrica. La Squadra Mobile di Ragusa veniva
informata da un centro antiviolenza ibleo che il numero verde
nazionale dedicato alle donne vittime di reato aveva ricevuto
una richiesta d’aiuto da New York dai familiari di una giovane
mamma colombiana. I parenti erano disperati perché la
congiunta versava in grave pericolo in quanto ridotta in
schiavitù dal compagno, nonché padre del bambino e da un altro
rumeno. Gli investigatori della Squadra Mobile di Ragusa
avviavano immediatamente le indagini, grazie al supporto del
centro antiviolenza ed alla formidabile “rete” creata negli
anni sul territorio ibleo per la gestione di eventi
particolarmente delicati e complessi come questi. Le indagini
dopo poche ore portavano gli investigatori a credere che la
donna si trovasse nel comune di Lentini, pertanto veniva
chiesto supporto alla Squadra Mobile di Siracusa ed al
Commissariato di P.S. Dopo i dovuti accertamenti ed il
sopralluogo effettuato dagli investigatori ragusani e
siracusani, veniva individuata l’abitazione dove probabilmente
si trovava la donna. Domenica mattina fin dalle prime luci
dell’alba i poliziotti si appostavano davanti casa per
effettuare un’attenta attività di osservazione al fine di
individuare la donna in pericolo.
Effettivamente, i poliziotti notavano che una casa, gravemente
lesionata dal terremoto del 1990 e quindi dichiarata
inagibile, era stata abusivamente occupata da più persone.
Aspettato il momento propizio, gli agenti di Polizia
circondavano la casa per evitare fughe degli occupanti e dopo
pochi secondi facevano irruzione trovando, tra gli altri, la
donna ed il figlio. La vittima era disperata e quando si è
resa conto della presenza della Polizia di Stato è scoppiata
in un pianto liberatorio con la poliziotta che la prendeva in
consegna. Accompagnata presso gli uffici del Commissariato di
P.S. di Lentini, la donna riferiva agli investigatori ogni
dettaglio inerente in fatti reato subiti. La donna ha
denunciato di essere stata un “oggetto” per l’uomo che aveva
conosciuto all’estero e che aveva seguito in Italia solo
perché lui la ricattava di toglierle il bambino avendole
sequestrato i passaporti. I dettagli della denuncia sono stati
particolarmente cruenti e tra le cose meno gravi commesse dal
compagno L.C., vi era lo sfruttamento “lavorativo” della
vittima che consisteva nel mandarla a chiedere l’elemosina
insieme al figlio in tenerissima età e con qualsiasi
condizione climatica. La donna poi, era costretta a dare tutto
il ricavato di ogni giornata di accattonaggio senza poter
tenere per se alcuna somma di denaro. Il suo aguzzino ha
tentato inoltre di avviarla alla prostituzione ma la donna
cercava sempre scuse perché in compagnia del piccolo fino a
quando si è confidata con la madre e la sorella dimoranti a
New York. La vita per la vittima era un inferno, costretta a
stare con lui, anche sessualmente, perché non poteva andare
via senza documenti, non poteva tornare nel proprio paese e
temeva anche di essere considerata clandestina pertanto non
aveva mai chiesto aiuto alla Polizia di Stato.
La donna ha più volte sottolineato di essere diventata una
“cosa” di “proprietà” del padre di suo figlio e del suo amico.
Nonostante la giovane età di L.C., questi ha tenuto un
comportamento violento al di fuori di ogni immaginazione. La
donna veniva quotidianamente vessata e ridotta in uno stato
psicologico tale da non permetterle alcuna via d’uscita. Era
costretta a vivere in una casa fatiscente ad a lei era
riservata la parte più sporca e fredda. La stessa vittima ha
ammesso che se non fosse stata aiutata dalla Polizia a
liberarsi di questa schiavitù probabilmente non ne sarebbe
uscita mai. Dopo che la vittima è stata accudita e messa in
una condizione di sicurezza, ha potuto chiamare i parenti in
America per rincuorarli e ringraziarli di averla salvata
facendo quella telefonata al centro antiviolenza. Considerata
la circostanziata denuncia della vittima e la genuinità dei
racconti fatti e dei riscontri effettuati dagli investigatori
della Polizia di Stato, L.C. e D.M. venivano tratti in arresto
per il reato di riduzione in schiavitù. All’interno
dell’abitazione veniva inoltre riscontrato che i due avevano
allacciato abusivamente la corrente elettrica, pertanto, con
l’ausilio di personale ENEL, veniva constatato il furto di
energia aggravato e quindi L.C. in concorso con D.M. veniva
arrestato anche per questo titolo di reato. Ieri, il Pubblico
Ministero presso la Procura della Repubblica di Siracusa
competente per territorio, ha chiesto la convalida
dell’arresto dei due rumeni per i reati a loro ascritti ed il
GIP ha convalidato l’arresto ed applicato ad entrambi la
misura cautelare per il reato di furto di energia elettrica e
solo per L.C. ha applicato la misura anche per la riduzione in
schiavitù stante il ruolo marginale avuto da D.Cm. La donna ed
il piccolo sono stati affidate ad una comunità in località
segreta e sono già in corso le pratiche per regolarizzare la
posizione sul territorio nazionale da parte della Questura
competente. “La Polizia di Stato con un intervento sinergico
di più uffici investigativi di Ragusa e Siracusa, è riuscita
in poche ore dalla segnalazione ricevuta a liberare la donna
ed il piccolo e ad assicurare alla giustizia gli aguzzini
denunciati dalla vittima. Fondamentale, il parallelo
intervento della Squadra Mobile e del centro antiviolenza,
ovvero la repressione del reato e l’assistenza della giovane
vittima”.
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