Dall`asilo infantile alla Scuola dell`infanzia.
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Dall`asilo infantile alla Scuola dell`infanzia.
Con la parola alla gente non gli si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l’esempio. (d. Lorenzo Milani) Da Esperienze pastorali Dall’asilo infantile alla Scuola dell’infanzia. - BAMBINI “IN GIOCO” Chiavari 10 settembre ore 9.30 – 17.00 Riflessioni, tracce, di una giornata di studio. A cura di Carla Baglietto INTRODUZIONE Vorrei iniziare questo mio resoconto esprimendo la mia grande soddisfazione per quanto riguarda la riuscita di questo evento:la risposta attraverso la partecipazione veramente numerosa delle insegnanti di Scuola dell’infanzia alla giornata di studio, ha evidenziato ancora una volta la sensibilità verso iniziative di formazione e voglia, nonostante tutto, di essere presenti ed impegnarsi. Questo significa un grosso interesse per la nostra scuola e anche se le notizie che circolano in questi giorni destano forti preoccupazioni , noto che l’entusiasmo per l’inizio dell’anno scolastico non si è smorzato e la forte presenza significa ancora una volta che le insegnati della scuola dell’infanzia ci sono, sono disponibili a “mettersi in gioco” e ribadire a tutti l’attenzione verso ai bambini e al loro diritto al gioco. Questo è il senso del seminario. E ancora grande soddisfazione perché, come ho detto anche durante il mio intervento al Seminario, effettivamente possiamo dire che si è trattato di un Seminario Regionale che ha registrato la presenza di insegnanti provenienti dalle diverse realtà territoriali della nostra regione ( da Sanremo a La Spezia e diverse realtà dell’entroterra ligure) e molte di loro hanno dovuto fare un lungo viaggio per poter partecipare a questa giornata (allegato elenco Circoli Didattici ed Istituti Comprensivi). Al centro dell’attenzione quindi la tematica del gioco che è stata affrontata da punti di vista diversi dai relatori presenti. IL SEMINARIO MATTINO LE RELAZIONI “Pedagogia del Gioco” Andrea Bobbio Università di Aosta Il Dottor Andrea Bobbio ha affrontato la tematica del gioco nella sua complessità definendolo come “dispositivo pedagogico permanente”. Evidenziando la relazione tra gioco e scuola dell’infanzia egli parla di “monologo paradossale” asserendo “che lo stesso “gioco” alla scuola dell’infanzia è costato molto, in termini di esclusione dai circuiti riconosciuti dell’istruzione e dell’apprendimento, come zavorra nel pensarsi scientificamente, come peso del quale disfarsi velocemente per divenire finalmente scuola “pre-disciplinare, grado almeno propedeutico e preparatorio all’istruzione elementare” ” Descrive quindi l gioco come “demone” , come responsabile del mancato conseguimento da parte della scuola dell’infanzia dell’attestato di scuola Insomma lo stesso gioco potrebbe essere individuato come il responsabile della relegazione della scuola dell’infanzia a “luogo di trastulli”, e questa l’equazione che non regge: lavoro : produzione – scuola : apprendimento – scuola dell’infanzia : gioco. Partendo da questa considerazioni provocatorie che sicuramente hanno “scosso” gli ascoltatori, Bobbio procede “oltre il paradosso” affermando che”è convinzione ormai consolidata e diffusa che il gioco sia un elemento imprescindibile e nell’educazione del bambino”, a tal proposito cita sia gli Orientamenti del 91 che le Indicazioni 2007, La relazione prosegue sulle funzioni che il gioco può adempiere nella crescita e nello sviluppo di ogni persona chiedendosi quali siano i compiti nascosti che vengono promossi nel gioco (game) e nel giocare ( play): gioco come iniziazione al cambiamento, come tirocinio assistito,come alternanza natura/artificio, come transizione guidata. Attraverso questa disamina si arriva dunque a considerare il gioco come un dispositivo sensibile e sofisticato, poco incline ad addomesticamenti, mediazioni, riduzioni, e a trovare proprio nel gioco quei registri e quei linguaggi che sono propri dell’animo umano.; gioco come controveleno vincente nei confronti delle nuove povertà dell’infanzia ed efficace risposta alla variegata gamma di autentici bisogni che costellano l’universo infantile.Invita i presenti a riflettere sulle diverse sfaccettature del gioco : giocare con…giocare a…., giocare per….giocare fra…, a conoscere ed evitare il “gioco trucco” (sorveglianza sui giocattoli, sulle nostre trame di narrazione” La relazione si conclude ponendo al centro dell’attenzione la correlazione tra globalità della persona e complessità del gioco , “di un gioco serio e quindi impegnato, cui sono riservati adeguati spazi curricolari, architettonici ed educativi. Non poco per essere solo un gioco”. “40 anni di impegno” Rosa Mongillo Segretaria Nazionale Rosa Mongillo inizia il suo intervento evidenziando come le stia particolarmente a cuore la scuola dell’infanzia,che ritiene il segmento più bistrattato più messo all’angolo, forse perché ospita bambini che non parlano, che sono un po’ invisibili e quindi afferma che questo segmento è quello che ha bisogno di maggiori attenzioni. La tematica del gioco va a toccare il bambino ma anche l’adulto, la relatrice parla di crisi dell’adultità, evidenziando come oggi stia accadendo che i bambini giocano sempre meno e gli adulti giocano sempre di più, che ai bambini si chiede di crescere sempre più in fretta mentre l’adulto non cresce mai, si cerca di spiegare questa crisi mettendola in relazione con la paura dell’adulto di assumersi le responsabilità necessarie per condurre il bambino verso percorsi giusti per la sua crescita. Rosa Mongillo delinea il percorso di crescita della scuola dell’Infanzia partendo dalle prime scuole dell’infanzia nate con un ruolo assistenzialistico e afferma che l’impronta negativa che la scuola dell’infanzia continua a portarsi dietro è proprio quella dell’assistanzialismo: questo è un marchio pericoloso perchè oggi la deriva assistenzialistica avanza in un modo molto preoccupante. La riflessione continua mettendo in evidenza come la scuola dell’infanzia, grazie ai suoi operatori in questi quarant’anni ha cercato di “scrollarsi di dosso” questa etichetta e di fare un percorso diverso; a tal proposito ricorda le sperimentazioni : Ascanio, Alice e in modo particolare il progetto ORME, un grande progetto di orientamento rilevando che proprio l’orientamento è ciò che manca molto nel nostro sistema scolastico e invece la scuola dell’infanzia aveva già iniziato questo percorso per orientare. La relatrice afferma con forza che la scuola dell’infanzia è la scuola per i bambini “dai tre ai sei anni” e ricorda le dure battaglie contro gli anticipi portate avanti dal Sindacato Cisl scuola;e continua dicendo che “la scuola dell’infanzia non può essere la scuola del prealfabeto, la scuola dell’infanzia ha i suoi linguaggi, i suoi alfabeti, diversi da quelli degli altri ordini di scuola e non ha rigidi “steccati” come possono diventare i programmi per gli altri ordini di scuola. La scuola dell’infanzia può fare quello che è veramente di sua competenza : può coltivare la mente perchè coltivare la mente del bambino è il vero compito della scuola dell’ infanzia” Afferma altresì che il ruolo,fondante dell’’insegnante della scuola dell’infanzia è proprio il “coltivare la mentre che si nutre di affetti” aggiungendo che la formazione della mente è l’avventura più bella che possa capitare ad un essere umano” “Funzione del Gioco e sviluppo della persona” Angelo Nobile Università di Parma Il professor Nobile introduce la tematica del gioco evidenziando che il gioco del bambino nella società attuale “tende ad essere coartato ed impedito o precocemente invischiato in logiche adultistiche e consumistiche” In relazione a questa prima affermazione prende in disamina alcuni giocattoli, asserendo che spesso il bambino oggi possiede giochi sempre più sofisticati di cui non può indagare il funzionamento, giocattoli che non permettono al bambino alcun intervento esplorativo e creativo e che non danno spazio all’inventiva. Al contrario “i bambini hanno bisogno di giocattoli che lascino spazio alla fantasia e alla progettualità e che siano stimolo per le facoltà logiche e quelle immaginative” Ricordando che il gioco è un’attività che ha il fine in se stessa, Nobile passa in rassegna le diverse funzioni del gioco: inizialmente pone l’attenzione sulle funzioni diagnostica e terapeutica proiettiva evidenziando come il gioco “possa rilevare tratti della personalità che solitamente possono essere inibiti o sottoposti a censura dal superego”, soffermandosi ancora su questa funzione afferma che la consapevolezza della funzione diagnostica del gioco non è nuova nella storia del pensiero pedagogico e di essa si hanno intuizioni e precorrimenti fin dall’antichità classica, e fa riferimento a Platone che nella “Repubblica” suggeriva “fate che i bambini si istruiscano giocando: potrete conoscere le inclinazioni di ciascuno”: Segue la disamina della funzione catartica e di quella compensatoria che vengono messe in relazione al gioco simbolico, drammatico e di ruolo. Cita come particolarmente importante la funzione socializzante (il gioco come veicolo di socializzazione) e a tal proposito si sofferma sul ruolo sociale dei giochi di strada e della tradizione “che oggi spesso vengono impediti da tanti sfavorevoli fattori e che invece andrebbero caldamente incoraggiati.” Nobile afferma che “tutti i giochi non individuali e anche quelli più competitivi pongono il soggetto in rapporto attivo, anche se a volte conflittuale con l’altro, gli altri,, immettendolo in una rete molto contribuendo alla costruzione della personalità, tali giochi abituano altresì il bambino ad uniformarsi alle attese del gruppo e quindi a rinunciare al proprio individualismo” Viene inoltre evidenziato il ruolo della funzione narrativa (gioco e fiaba)e il rilievo che il gioco può svolgere come veicolo di apprendimento, come giocosa occasione di esplorazione e scoperta lungo l’arco dell’età evolutiva che consente di impadronirsi, attraverso esperienze dirette, di concetti, simboli,abilità e competenze. L’iter continua accennando alla relazione tra gioco,immaginazione, fantasia e creatività e ribadendo l’importanza del ruolo del gioco come occasione di reinvenzione della realtà a cui concorrono in particolar modo il gioco spontaneo e tutti i giochi non rigidamente strutturati (riferimento ai “giocattoli poveri” naturali,che quindi sollecitano interventi originali, suggeriti dalla fantasia e dall’inventiva); Nobile conclude parlando del gioco come bisogno di avventura, scoperta ed esplorazione dell’ambiente. “Programmare osservando il gioco dei bambini” Dirigente Scolastico Agenzia Scuola Liguria Isabella Benzoni La dottoressa Benzoni apre il suo intervento affermando l’esigenza da parte del mondo della scuola di opportunità di riflessione come quella offerta da questa giornata di studio e lamenta il fatto che “la scuola dell’infanzia non da troppo tempo non è coinvolta in iniziative forti e significative”. La relatrice entra subito nel vivo del lavoro degli insegnanti della scuola dell’infanzia raccontando alcune esperienze di Ricerca/Azione da lei condotte insieme agli insegnanti di scuola dell’infanzia in diverse regioni italiane. Queste esperienze sono partite dalla rilevazione dei bisogni delle insegnanti tra i quali è emerso come problema molto sentito il rapporto tra programmazione e bisogni/interessi dei bambini, e dunque “come può l’insegnante conoscere tali interessi?” Viene rilevato come molto spesso i bambini riescono ad esprimere i propri interessi attraverso il gioco e quindi “l’insegnante guardando il gioco dei bambini (senza organizzarlo) può costruire insieme agli stessi percorsi veramente significativi. Benzoni afferma che le esperienze presentate nascono lontanamente dalla metodologia dello “sfondo integratore” a tal proposito precisa che lo “sfondo” non deve essere confuso con il “filo conduttore”, che spesso diventa una forzatura : gli insegnanti elaborano una programmazione mettendo in relazione diverse attività seguendo un “filo” che è artificioso e non significativo per i bambini. La domanda da cui sono partite le ricerche può essere cosi sintetizzata : “Può aver senso progettare partendo dal gioco dei bambini?” Molti protocolli di osservazione hanno confermato che “nel gioco è possibile cogliere la matrice dei significati della cose che i bambini fanno: i bambini attraverso il gioco possono mandare messaggi molto forti sia in termini di motivazione che di bisogni”.ù La relatrice illustra quindi l’iter di lavoro : si parte dall’osservazione generalizzata del gioco dei bambini, cioè l’insegnante, nei primi quindi giorni successivi al progetto accoglienza, osserva “quello che fanno i bambini quando giocano e scrive una serie di protocolli osservativi attraverso i quali raccoglie numerosi dati: Segue l’analisi dei protocolli e l’ipotesi; una volta che le insegnanti hanno delle tracce sui giochi ed interessi dei gruppi di bambini si passa alla fase della negoziazione ed infine, insieme ai bambini alla costruzione del progetto. Questo approccio, che può essere definito coprogettazione o progettazione coevolutiva si caratterizza attraverso questi elementi: riferimenti pedagogici,competenze metodologiche e documentazione. Benzoni conclude delineando la figura dell’insegnante che vuole seguire questo approccio progettuale come quell’ insegnante che deve saper osservare, negoziare con i bambini, che deve saper resistere a dare le soluzioni ed quindi deve ascoltare gli interventi dei bambini stessi e soffermandosi sulla necessità che questa metodologia non può essere improvvisata, ma costruita attraverso un percorso di formazione e ricerca. POMERIGGIO “Il gioco negli Orientamenti e nelle Indicazioni” Carla Baglietto Referente Regionale Cisl Scuola Consulta Scuola dell’Infanzia I lavori del pomeriggio si aprono con il mio intervento che consiste in una riflessione ed una ricerca del significato del gioco nei documenti programmatici della Scuola dell’Infanzia Si tratta di “una riflessione di un insegnante della scuola dell’infanzia , che quindi ha letto, analizzato, ha discusso insieme alle colleghe, ha trovato punti di riferimento, ha programmato; di un’insegnante che in questi documenti ha trovato conferme a quello che era già un modo di fare scuola, ha messo in luce insieme alle colleghe i nodi problematici” Dichiaro subito l’intento di andare alla ricerca ed evidenziare quale ruolo viene attribuito al gioco negli Orientamenti e nelle Indicazioni non con lo scopo di mettere a confronto i due documenti, ma cercando di trovare linee di continuità, e in relazione a quello che è il fare scuola. Viene fatta una lettura con lo scopo di individuare i diversi “punti” in cui si tratta di “gioco”: Quali definizioni di gioco emergono ? L’accento è sul termine definizioni perché, come è emerso anche dalle relazioni di questa mattina non è possibile dare del gioco una definizione univoca considerata la sua complessità, Quali i significati di gioco, quanto è importante per il bambino giocare e cosa significa per il bambino giocare? Quali le attenzioni da parte dell’insegnante per far sì che il bambino possa giocare “realmente”? Durante l’intervento sono state utilizzate alcune diapositive per richiamare visivamente alla memoria le parole, le parti scritte dei documenti. I documenti vengono ripercorsi alla ricerca della parola Gioco”, dove questo è collocato, con quale significato, con quale intenzionalità; e vengono evidenziati i seguenti significati: o il diritto del bambino al gioco (diritto del bambino ad un “clima di “gioiosità ludica”); o il ruolo del gioco nella relazione scuola / famiglia; o le diverse funzioni del gioco in relazione a diversi campi di esperienza; o la valorizzazione del gioco come lineamento di metodo; o il forte riferimento agli spazi e tempi per il gioco; Concludo l’intervento delineando la figura dell’insegnante :come insegnante osservatore e regista. LA TAVOLA ROTONDA “Il gioco nei contesti educativi, forme organizzative e professionalità pedagogiche” Isabella Benzoni – Dirigente Scolastico; Andrea Bobbio – Università di Aosta Silvia Colombo – Dirigente Scolastico Sanremo IV; Maria Garlando – Dirigente Scolastico IC Valle Stura Durante la tavola rotonda i relatori hanno risposto alle diverse domande che sono state direttamente poste dalle insegnanti presenti. Sono emerse in particolar modo alcune problematiche : o La segnalazione di difficoltà per gli insegnanti di scuola dell’infanzia all’interno di Istituti comprensivi. o L’esigenza e la necessità di formazione. o La difficoltà collegata al numero elevato di bambini per sezione. - Maria Garlando, come Dirigente di Istituto Comprensivo, affronta la tematica del primo punto affermando che occorre considerare la scuola dell’infanzia come tassello fondamentale per l’avvio di qualunque percorso curricolare, di continuità e che non si può parlare di Istituto Comprensivo se all’interno dello stesso gli ordini di scuola rappresentati si muovono separatamente come “monadi impazzite”. Occorre quindi partire dalla condivisione degli aspetti sostanziali (dei processi, dei criteri, di relazione) che fondano la vita di tutti gli ordini di scuola; risulta allora necessaria la collaborazione e la condivisione di tutti a partire dal Dirigente che deve dare un’impronta e un supporto a tutti gli ordini di scuola rappresentati, compresa dunque la scuola dell’infanzia. Maria Garlando conclude il suo primo intervento con una riflessione: auspica per gli insegnanti del proprio istituto la possibilità di svolgere un aggiornamento attivo e quotidiano “mescolandosi” negli ordini di scuola e affermando che l’attività migliore di aggiornamento per gli insegnanti di un istituto comprensivo sta proprio nel conoscere sperimentandolo personalmente,sulla propria pelle, quello che può essere definito “l’accadimento del piano di sotto”. Pone l’attenzione sulla molteplicità di “funzioni” che il ruolo del Dirigente oggi implica. Ritorna poi su quello che definisce “l’aspetto più significativo della scuola” cioè il rapporto insegnanti alunni” evidenziando la necessità di una autoconsapevolezza, una disponibilità a ripensare al proprio lavoro. - Silvia Colombo riprende la tematica del ruolo del Dirigente evidenziando come l’obiettivo prioritario quello del rispetto di tutti gli insegnanti e la necessità di costruire un clima costruttivo e di fiducia reciproca . Afferma che nel suo ruolo di Dirigente ha avuto l’occasione di conoscere ed apprezzare il lavoro degli insegnanti della scuola dell’infanzia apprezzando il loro lavoro,impegno e passione e riconoscendo all’interno del fondo di istituto gli impegni aggiuntivi e le capacità di mettersi in gioco interrogarsi e studiare. L’intervento continua ponendo l’attenzione sulle iniziative di sperimentazione nazionali (Alice, Scala Sovasi…)sulla promozione di queste da parte dell’Ispettrice De Benedetti in Liguria e sull’impegno di tutte quelle insegnanti che vi hanno partecipato, sperimentando in prima persona e contribuendo perciò alla ricerca e all’innovazione. Silvia Colombo conclude asserendo che anche l’impegno di oggi da parte di i tutti i partecipanti è una dimostrazione continua di interesse e presa di posizione contro disegno demolitore della scuola, e denuncia la situazione molto critica che sta attraversando al scuola relativamente ai tagli di personale sui posti comuni,ma soprattutto sui posti di sostegno. - Isabella Benzoni ritorna sulla tematica formazione come strumento di cambiamento, formazione non frontale, ma attraverso processi di ricerca/azione. In relazione al problematica collegata al numero elevato di bambini per sezione si sofferma ad analizzare le modalità di conduzione/organizzazione della sezione da parte dell’insegnante confrontando due strategie: la strategia di dipendenza (l’insegnante che deve sempre avere “tutto sotto controllo”) e la strategia di autonomia (i bambini si organizzano autonomamente in gruppi . fanno giochi ed attività), facendo emergere lba figura dell’insegnante regista cioè di colui che organizza contesti di apprendimento in cui i bambini possano esprimersi in maniera autonoma. - Andrea Bobbio afferma che una scuola sufficientemente ludica è anche indice di una scuola sufficientemente sana ed evidenzia il ruolo del gioco anche in relazione alla salute psicologica degli insegnanti : la capacità di giocare dell’insegnante implica infatti una serie di sicurezze acquisite e di competenze legate al dominio del proprio mondo infantile. Invita le insegnanti ad usare il gioco, ad usare l’ironia e “saper stare al gioco” perché stando al gioco insieme ai Bambini è possibile fare scoperte meravigliose. CONCLUSIONI Nell’intervento conclusivo Rosa Mongillo coglie l’occasione per ringraziare sia tutti i partecipanti per l’attenzione e l’interesse dimostrati e per le domande poste, sia i relatori per gli spunti di riflessione offerti, affermando che l’organizzazione sindacale deve saper leggere, o meglio ancora anticipare, i bisogni delle persone. Viene messo subito in evidenza la necessità di investimenti sul “capitale umano”, sulle idee, ciò viene definito come “giocare bene con le persone” ossia il saper investire in istruzione e formazione, Invece negli ultimi anni si è assistito ad una serie di tagli: le ultime finanziarie (sia del governo di centro destra che quello di centro sinistra) hanno avuto nei confronti del sistema di istruzione pubblico statale soltanto un’attenzione di tagli.Tutto ciò si concretizza in una povertà di istruzione e formazione e quindi in una incapacità di intraprendere la realizzazione personale di ognuno di noi. Viene quindi messa in luce una forte contraddizione : da una parte si chiede di mettere al centro dell’attenzione il bambino, la “centralità della persona” dall’altra si assiste invece ad una “centralità dell’individuo” ,che diventa sempre più prepotente ed arrogante, e non è dando la colpa ai giovani che possiamo risolvere i problemi ma diventa invece prioritario fare tutti un profondo esame di coscienza. Ritornando al contratto riafferma che si deve chiedere più riconoscimento economico per il lavoro di aula e per la formazione continua Illustra infine un altro aspetto forte che deve essere affrontato nel rinnovo contrattuale e cioè il problema della valutazione, asserendo la necessità di avere un istituto di valutazione che sia serio e che faccia veramente valutazione del sistema a partire dal livello centrale per arrivare al periferico e alla valutazione del sistema a livello di istituzione scolastica. Occorre codificare le buone esperienze che nella scuola vengono fatte e incominciare a mettere insieme l’idea della valutazione della scuola, ma non per individuare i buoni e i cattivi bensì per dare alle scuole l’opportunità forte ed importante di aggiustare il proprio tiro e migliorare quindi quelle che sono le proprie offerte formative. L’intervento volge alla conclusione facendo una precisa disamina su quello che sta accadendo alla scuola oggi e rilevando come la politica dei risparmi significa in particolar modo tagli sul personale con innalzamento del numero di bambini per classe, la modifica dell’ordinamento della scuola primaria (il maestro unico), la diminuzione delle ore di scuola nella scuola secondaria di primo e secondo grado. Si tratta di un attacco frontale a tutto il sistema scolastico, che sicuramente toccherà anche la scuola dell’infanzia. Quali i pericoli dunque per la scuola dell’infanzia? Il rischio che “entri dalla porta quello che siamo riusciti con fatica a far uscire dalla finestra” cioè che si riparli di “anticipi”. Esorta infine tutti i presenti a contrastare in ogni modo questi pericoli, a riprendere le proprie postazioni, con l’obbligo morale,come educatori, di guardare soprattutto al futuro dei nostri giovani RINGRAZIAMENTI Un particolare ringraziamento va alle colleghe della Consulta Regionale, Anastasia, Antonietta, Ornella e Rosalba che insieme a me hanno pensato, progettato e pubblicizzato l’iniziativa nelle scuola. Ringrazio Dino Castiglioni e la Segreteria Regionale, che con grande disponibilità ha permesso la realizzazione dell’evento e Claudia Mossina della segreteria Cisl Scuola Piemonte e mia compagna, ma soprattutto maestra, nella Consulta nazionale della scuola dell’infanzia che ha con me condiviso la soddisfazione per questa importante giornata. Infine un Grazie di cuore a Rosa Mongillo per la sua preziosa presenza al Seminario e per la carica che riesce sempre infondere in noi insegnanti. ISTITUTI E CIRCOLI PARTECIPANTI PROVINCIA GENOVA DENOMINAZIONE D.D.CHIAVARI I CIRCOLO NUMERO 3 ins infanzia GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA IMPERIA IMPERIA IMPERIA LA SPEZIA LA SPEZIA LA SPEZIA LA SPEZIA SAVONA SAVONA SAVONA SAVONA SAVONA SAVONA SAVONA D.D.CHIAVARI II CIRCOLO D. D. GE-PRA’ D.D. GE-PEGLI D.D.GE-SESTRI PON D.D.RECCO D.D.LAVAGNA I,C.GE-VOLTRI I.C. VALLE STURA D.D.SAN TEODORO D.D.CORNIGLIANO D.D.SANTA MARGHERITA I.C.PIEVE D.D. SAMPIERDARENA II D.D. IMPERIA I CIRCOLO D.D. IMPERIA I I CIRCOLO D.D.SANREMO IV CIRCOLO I.C. LEVANTO I.C.SESTA VARESE I.C.BORGHETTO BRUGNATO I.C.SESTA VARESE D.D.ALBISOLA SUP D.D.ALASSIO D.D.ANDORA D.D.CERIALE D,D,ALBENGA I CIRCOLO D,D,ALBENGA II CIRCOLO D.D.SAVONA COLOMBO NON SPECIFICATO UNIV STUDI GENOVA FACOLTA’ SCIENZE DELLA FORM PRIMARIA 13 ins infanzia/primaria 1 dirigente scolastico 3 ins infanzia 4 ins infanzia 1 ins infanzia 1 ins infanzia 2 ins infanzia 8 ins inf/prim/dirigente scolastico 1 ins infanzia 1 ins infanzia 1 ins infanzia 1 ins infanzia 1 ins infanzia 1 ins infanzia 3 ins infanzia 4 ins infanzia/dirigente 9 ins infanzia 5 ins infanzia 5 ins infanzia 5 ins infanzia 1 ins infanzia 10 ins infanzia 2 ins infanzia 2 Ins infanzia 2 Ins infanzia 9 ins infanzia 1 dirigente scolastico 6 ins infanzia 10 STUDENTI